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ANTENOR QUADERNI DIREZIONE Irene Favaretto, Francesca Ghedini COMITATO S C IENTIFI C O Maria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flügel, Andrea Raffaele Ghiotto, Giovanni Gorini, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, Alain Schnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann COOR D INAMENTO S C IENTIFI C O Isabella Colpo SEGRETERIA RE D AZIONALE Matteo Annibaletto, Maddalena Bassani Il volume raccoglie gli Atti del Convegno conclusivo del Progetto di Ateneo dell’Università di Padova 2009-2011 “La lana nella Cisalpina romana” (responsabile scientifico Maria Stella Busana) ed è pubblicato con il finanziamento dello stesso Progetto. Volume con comitato internazionale di referee. Volume with international referee system. Layout grafico: Matteo Annibaletto Università degli Studi di Padova Dipartimento dei Beni Culturali: archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica Piazza Capitaniato, 7 – 35139 Padova [email protected] ISBN 978-8897385-30-1 © Padova 2012, Padova University Press Università degli Studi di Padova via 8 febbraio 1848, 2 - 35122 Padova tel. 049 8273748, fax 049 8273095 e-mail: [email protected] www.padovauniversitypress.it Tutti i diritti sono riservati. È vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni. In copertina: Pascolo Foppe con pecore (foto http://www.franciacortainbianco.it/home.php?idp=146). UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI padova dipartimento DEI BENI culturali archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica ANTENOR QUADERNI 27 LA LANA NELLA CISALPINA ROMANA ECONOMIA E SOCIETÀ STUDI IN ONORE DI Stefania Pesavento mattioli atti DEL CONVEGNO (padova-VERONA, 18-20 MAGGIO 2011) a cura di Maria Stella Busana e Patrizia Basso con la collaborazione di Anna Rosa Tricomi PADOVA UNIVERSITY PRESS LA LAVORAZIONE D ELLA LANA NELLA B ASSA P IANURA D EL PO: D AI P ESI D A TELAIO AL P AESAGGIO D I ETÀ ROMANA Mauro Calzolari Allo stato attuale delle ricerche, i documenti di età romana relativi alla lavorazione della lana nella bassa pianura del Po, che comprende i lembi estremi dell’Emilia, della Lombardia e del Ve- neto, risultano piuttosto disomogenei1. Una stele da Brixellum, quella del sodalicum lanariorum carminatorum attivo nella città, ci suggerisce una vivace attività manifatturiera nel settore cir- cumpadano, che non trova alcun cenno specifico nelle fonti letterarie2. Sul versante archeologico, non si riscontrano peraltro segnalazioni di tracce di attività tessili negli insediamenti sparsi nel nostro areale: un dato che si spiega con la mancanza di scavi editi di contesti rustici, noti perlopiù da ricognizioni di superficie, alle quali anch’io ho dato un contributo più che decennale3. Unica testimonianza con diffusione articolata nel territorio sono i pesi fittili da telaio, recu- perati generalmente in contesti abitativi risalenti spesso alla tarda età repubblicana o alla prima età imperiale, ma con una vitalità che in diversi casi si protrae ben oltre il II secolo d. C., ren- dendo problematica la definizione di un arco cronologico di impiego di questi oggetti. Gli esemplari della bassa Pianura Padana hanno una forma a piramide tronca con base ret- tangolare, un foro pervio nella parte superiore, un’altezza compresa tra i 12 e i 18-20 cm, e un modulo ponderale variabile da un minimo di circa 400 a 1200 g, con punte fino anche a 1700 g.4 Modellati con stampi in legno, in un’argilla depurata (talora con inclusi) che assume, dopo la cottura, una colorazione tra il beige e il rossiccio o il rosato, si possono distinguere in due ti- pologie: a facce lisce e con una faccia decorata. Appartengono al tipo a facce lisce molti dei pesi della nostra area: non si hanno ancora dati precisi per stabilirne la consistenza numerica, anche solo in percentuale, rispetto al secondo gruppo. Si può solo osservare l’estrema variabilità delle associazioni nei rinvenimenti: in alcuni * Mi sia consentito esprimere un vivo ringraziamento a Patrizia Basso e Maria Stella Busana per l’opportunità di ritornare, anche con dati nuovi, su una tematica che ho affrontato in più contributi fino al 2001, e a Elena Maria Menotti, Direttrice del Museo Nazionale Archeologico di Mantova per avermi consentito di pubblicare i pesi ine- diti conservati nei Musei di Ostiglia e di Viadana. Sono inoltre grato a Mauro Vincenzi, Presidente del Gruppo Ar- cheologico Ostigliese, a Daniela Benedetti, Conservatrice del Museo Civico di Viadana, a Sergio e Antonio Anghi- nelli, Ispettori Archeologici Onorari e collaboratori dello stesso Museo, per la disponibilità dimostrata in occasione dell’esame autoptico dei pesi; ad Angela Donati e Daniela Rigato, del Dipartimento di Storia Antica dell’Università di Bologna, per il proficuo confronto su alcuni aspetti problematici legati all’interpretazione dell’iconografia dei pesi da telaio delle terre lungo il corso del Po. 1 Per la celebrata produzione lanaria della Cisalpina: VI C ARI 2001, pp. 37-47, con le relative fonti; COTTI C A 2003. Inoltre i contributi di ambito padano presentati in questo Convegno. 2 CIL, XI, 1031; sulla quale: VI C ARI 2001, p. 46. 3 Per questo territorio: CALZOLARI 1986, 1989, 1991, 1992, 1996, 1997, 2001a, 2001b, con ulteriore bibliografia. 4 Costituiscono un’eccezione alcuni pesi rinvenuti nel Mantovano e nella Bassa Modenese, che, pur presen- tando la medesima forma, risultano alti appena 7-8 cm e con un modulo tra gli 80 e i 170 g. CALZOLARI 1986, pp. 248- 249 e fig. 214, da Ostiglia (Mn);I D. 1996, p. 306 e fig. 37,5, da Pegognaga (Mn); ID. c.s., da Mirandola (Mo) e Finale Emilia: un dato che forse è da collegare a specifiche tecniche di lavorazione o a tessuti particolari. La lana nella Cisalpina romana 452 MAURO C ALZOLARI contesti essi costituiscono l’unica tipologia documen- tata o perlomeno quella pre- valente, in altri invece risul- tano di gran lunga inferiori rispetto agli esemplari deco- rati. Talora presentano segni incisi sulla faccia principale nell’argilla ancora cruda op- pure graffiti dopo la cottura (ad es. una o più X). I pesi del secondo tipo recano, sulla faccia princi- pale, una decorazione otte- nuta con una matrice lignea incisa in negativo in modo Fig. 1 – Le terre lungo il corso medio del Po, da Cremona a Brescello, a Man- tova e a Ferrara. Nella cartina si sono evidenziate, con un reticolo, le tracce di da restituire un disegno in centuriazione di età romana, note attraverso l’esame del terreno e delle foto rilievo. Questo consiste in aeree (rielaborazione da CALZOLARI 1986, fig. 27). un’iconografia figurativa o in un’iscrizione o in en- trambi gli elementi: una caratteristica che, come è noto, risulta particolarmente frequente negli esemplari rinvenuti nella bassa Pianura Padana. L’iconografia figurativa comprende numerose composizioni di carattere perlopiù geometrico, con alcuni motivi che si ripetono e che risultano di significato non immediatamente chiaro. Il più diffuso è quello definito «a lisca di pesce» o «a ramo secco», da solo o associato, in modo estrema- mente vario, a uno o più globetti, a un cerchio con più raggi, a una sorta di edicola, a un motivo a tridente, ad altri elementi ancora5. Ora, sulla base dei contesti di rinvenimento – di solito raccolte di superficie –, risulta im- possibile stabilire una seriazione cronologica dei pesi da telaio in modo da poter proporre un modello interpretativo dell’iconografia che li contraddistingue. Si è pertanto tentato di individuare, sulla base dei soli elementi formali (pur con tutti i ri- schi che comporta un tale procedimento), almeno un “soggetto” di significato certo, dal quale sarebbero poi derivate numerose varianti con l’aggregazione o la disaggregazione degli elementi originari, dovute sia a fraintendimenti sia a rese approssimative, sia ancora all’introduzione di nuovi elementi dettati dal gusto personale. L’esame dei reperti del corso medio del Po porta a riconoscere, in un gruppo di esemplari, quella che io intenderei come la rappresentazione, seppure schematica, del telaio verticale e del- la tessitura, con una valenza quindi concreta, legata all’utilizzo primario di questa classe stru- mentale. In un peso di Bondeno e in due di Mantova la figura stilizzata del telaio è completata con i fili tesi dell’ordito, dietro ai quali, e in parte sovrastante, si nota la sagoma dell’addetto alla tessitura, di cui è evidenziata la testa (resa con un globetto). All’estremità inferiore dell’ordito compare poi una serie di brevi segmenti verticali, identificabili con gli stessi pesi da telaio6. A questo “tipo iconico” sono probabilmente da ricondurre numerosi altri pesi, contraddistinti da elementi che, in seguito a stanche ripetizioni, vengono semplificati o associati ad altri particolari 5 Per una descrizione di questi elementi: BERGAMINI 2009. 6 Per esemplari con una tale iconografia:B ERTI 1978, p. 168 fig. 291 (dal Bondenese) eR IGATO 1988, p. 261 (con la proposta che si tratti di una «probabile rappresentazione di tessitura su peso da telaio»); CALZOLARI 1996, pp. 306-308, nn. 7-11 (dall’Oltrepò Mantovano); RUGGIERO , MENOTTI , SC ALARI 2003, pp. 117-119 e fig. 68 (quattro pesi da telaio dalla città di Mantova, decorati con il motivo del telaio verticale, a cui lavora un addetto alla tessitura, reso con alcuni tratti stilizzati). La lana nella Cisalpina romana LA LAVORAZIONE D ELLA LANA NELLA B ASSA P IANURA D EL P O 453 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) Fig. 2 – Pesi fittili da telaio di età romana della bassa pianura del Po: proposta di un modello con varianti sullo stesso tema iconografico, in questo caso il telaio con il tessitore o tessitrice, l’intreccio dei fili dell’ordito e, in più esemplari, gli stessi pesi da telaio. Rielaborazioni grafiche da: 1)B ERTI 1978, fig. 291, provenienza sconosciuta, ma dal Ferrarese; 2) RUGGIERO , MENOTTI , SC ALARI 2003, fig.