Rassegna bibliografica

Memoria operaia, vita quotidiana, fascismo di Dianella Gagliani

Il lavoro di Luisa Passerini su Torino ope­ dere nell’analisi storica “la vita degli indivi­ raia e fascismo. Una storia orale (Roma-Ba- dui oscuri e comuni” e di dare spazio ad ri, Laterza, 1984, pp. 296, lire 24.000) rap­ “aspetti non direttamente politici” ma propri presenta uno dei maggiori contributi alla co­ dell’esperienza quotidiana (p. 3). noscenza della classe operaia durante il fasci­ Il problema della rappresentatività dei te­ smo e, senza dubbio, si pone, per le metodo­ stimoni, di cui il gruppo più consistente ha logie e le fonti usate, per i problemi posti e le vissuto l’esperienza di lavoro in periodo fa­ conclusioni raggiunte — a prescindere da scista, si pone anche per altri aspetti, come ogni concordanza con essi — tra i punti di ri­ nota Luisa Passerini, ammettendo l’impossi­ ferimento obbligati per quanti vogliano af­ bilità di costruire con le fonti orali un cam­ frontare lo stesso tema. Di più: l’analisi delle pione esaurientemente rappresentativo “per fonti orali come percorsi di memoria, l’at­ problemi di mortalità differenziata, di diva­ tenzione all’ambivalenza di alcune forme rio nel tempo e di sfasatura irreconciliabile mentali, il rapporto stabilito tra cultura ope­ tra individui e processi generali” (p. 6). A raia e cultura popolare, aprono problemi e confronto con le acquisizioni della storiogra­ terreni di ricerca che travalicano il periodo fia sulla classe operaia durante il fascismo, il considerato. gruppo degli intervistati è maggiormente Asse portante della ricerca è la ricostruzio­ “sperequato a favore di una classe operaia ne della memoria operaia del fascismo. Lo relativamente più stabile e privilegiata per spazio geografico è forse il più classico, Tori­ più lunga permanenza nella città, qualifica­ no. Meno classici i testimoni. Non sono stati zione, scolarità di quanto fosse la classe ope­ privilegiati i militanti politici del movimento raia negli anni Venti e soprattutto Trenta” operaio, quanto si sono presi in considera­ (p. 11). Ma questi limiti, non celati dall’au­ zione lavoratori con appartenenze ideologi­ trice, trovano un correttivo nel gruppo degli che diverse, se non addirittura indifferenti operai più giovimi (20) e delle donne (34) e, od ostili alla politica. Dei 67 intervistati, in­ soprattutto, anziché intaccare, danno mag­ fatti, solamente 11 si collocano tra gli attivi­ gior forza alle conclusioni della ricerca, sul sti di organizzazioni operaie o dell’associa­ ricorso, da parte della classe operaia torine­ zionismo cattolico (rispettivamente cinque e se, a espressioni culturali arcaiche e sulla sei): una scelta dettata, più che dalla volontà convivenza, sul piano della mentalità, di di raccogliere testimonianze percentualmente aspetti progressisti e aspetti conservatori. Si­ rappresentative della collocazione politico­ gnificativa in questo senso la contrapposizio­ ideologica della classe operaia torinese, dal ne Torino/Roma, che, mentre esalta valori fine della ricerca, che si proponeva di inclu­ regionalistici, con caratteristiche anche xeno-

Italia contemporanea”, giugno 1984, n. 155 86 Rassegna bibliografica fobe, e salda forme di unità tra operai e fa­ attraverso un confronto con studiosi di disci­ miglia Agnelli, acquista pure, negli anni qui pline diverse. Questa premessa è utile non so­ considerati, una valenza antifascista, di con­ lo per illustrare più correttamente il volume, trapposizione al potere centrale. ma è necessaria per precisare il taglio parzia­ Il continuo rapporto stabilito tra le imma­ le della nostra lettura che non potrà dare gini della memoria e la realtà fattuale, per conto della ricchezza e dell’ampiezza dei pro­ cogliere tra i due piani concordanze o discor­ blemi discussi e di tutti gli spunti offerti per danze, costituisce uno dei maggiori apporti ulteriori ricerche. alla ricerca storica offerto dal libro e una le­ Non ci si può sottrarre, comunque, a me­ zione concreta di metodo riguardo eminente­ no di precludersi la comprensione della loro mente all’utilizzo delle fonti orali, su cui, co­ pregnanza come fonte storica, da una consi­ me è noto, Luisa Passerini ha dato uno dei derazione di ciò che è specifico e originale maggiori contributi in termini di elaborazio­ delle fonti orali raccolte con il metodo della ne teorica e metodologica. Come l’autrice storia di vita, analizzato da Luisa Passerini chiarisce fin dalle prime pagine, la fonte ora­ nel primo capitolo, La memoria di sé. Auto­ le si presenta maggiormente pregnante quan­ biografìa e autorappresentazione. Nella for­ do ci si voglia accostare al piano delle menta­ ma del racconto, nel modo di presentarsi, gli lità; senz’altro meno pregnante quando al operai torinesi usano dei tópoi, degli schemi centro si ponga la storia dei fatti, dei com­ narrativi che rinviano a tradizioni di media e portamenti: per quest’ultimo terreno diventa lunga durata (la contrapposizione Torino/ necessario il confronto con altre fonti coeve. Roma al momento del trasferimento della In realtà, Luisa Passerini ha intrecciato capitale; alcune forme del comico, popolare fonte orale e fonte scritta (di massima, fonti a temi analizzati dalla storiografia sulle cul­ del ministero dell’Interno e del ministero di ture del Cinquecento europeo) e partecipano Grazia e Giustizia, ma anche analisi e stati­ più di generi letterari precedenti la scrittura stiche elaborate dai contemporanei) non solo (la favola, il mimo, il dialogo, la satira) che nella parte del libro che affronta più diretta- non delle forme dell’autobiografia scritta. Il mente il piano dei comportamenti (i capitoli ricorso a stereotipi nell’autopresentarsi: “io Forme di accettazione sociale del fascismo, sono nata ribelle”, “io ho fatto sempre delle Resistenza demografica, La visita di Musso­ vite che non posso dire”, “io ho sempre avu­ lini a Mirafiori), ma anche nel capitolo Fa­ to fortuna” fanno emergere espressioni di scismo e ordine simbolico nella quotidianità, “identità senza sviluppo”, proiettate in un che analizza il piano delle mentalità e delle tempo assoluto, in cui passato presente e fu­ culture. turo sono incorporati l’uno nell’altro. Ciò Ci sembra opportuno premettere, prima di solo nel racconto orale, perché gli stessi sog­ considerare alcune conclusioni dell’autrice getti, richiesti di scrivere la loro storia, usano che ci paiono rivestire un particolare rilievo, nella scrittura i moduli proprio dell’autobio­ che, per la fonte privilegiata, i temi trattati, i grafia scritta, presentandosi inseriti in uno metodi seguiti, i risultati raggiunti, i proble­ sviluppo storico. mi sollevati, il libro riveste il carattere Muovendosi su questo terreno con molte dell’interdisciplinarietà, in cui si trovano cautele e sensibilità, Luisa Passerini, più che coinvolte, oltre a quella più propriamente risposte definitive e univoche, trova nella storica, metodologie proprie dell’antropolo­ fonte utilizzata elementi per correggere inter­ gia, del folclore, della critica letteraria, della pretazioni consolidate, come quella di Lu- psicologia: un lavoro pionieristico, dunque, kacs sull’evoluzione progressiva dall’epos al che sarebbe di estremo interesse analizzare romanzo. Le forme culturali ed espressive Rassegna bibliografica 87 delle autopresentazioni, che mostrano tracce ciò che non è ‘vero’, secondo una imposta­ di pensiero mitologico e magico, non si pos­ zione positivistica che ci precluderebbe la sono ridurre a “scalini verso altre forme suc­ comprensione del piano simbolico, delle cre­ cessive” e più alte, a meno di precludersi la denze e di una visione del mondo che è parte comprensione della cultura di ampi strati so­ integrante di quella cultura. Vanno invece ciali e del contributo a “trasmettere il senso colti i diversi piani, presenti in una medesima della continuità umana della storia” — non intervista, attraverso un uso critico della come processo evoluzionistico, ma come stessa capace di evidenziare le contraddizioni “percorsi che includono, oltre al lungo lavo­ presenti, e, nello stesso tempo, attraverso un ro ripetitivo, rotture, salti e sdoppiamenti” confronto tra le diverse biografie narrate e i (pp. 71-73). E la stessa fonte consente di cor­ documenti scritti coevi. Questo procedimen­ reggere l’interpretazione di Asor Rosa sulla to metodologico permette all’autrice di veri­ penetrazione di valori della piccola borghesia ficare atteggiamenti antifascisti ed espressio­ nella letteratura populista (pp. 20-21). Il pro­ ni che rinviano a una cultura popolare di più letario eroico che non ammette incrinature di antica data e comportamenti di accettazione quel filone trova un referente nella tradizio­ del fascismo che si richiamano a valori pree­ ne popolare e folclorica e si ritrova nell’iden­ sistenti il fascismo stesso, e, contemporanea­ tità senza sviluppo dell’autorappresentazio- mente, di cogliere le novità introdotte dal fa­ ne operaia; ma, ad esso è stata amputata l’al­ scismo come movimento, come regime, co­ tra fronte, quella che oppone la risata al me Mussolini. pianto, il comico al tono alto, l’irriverenza al Già questo primo capitolo pone il proble­ rispetto dei valori. Si può parlare allora, per ma, che nelle parti successive verrà ripreso la letteratura populista, di una riduzione del­ con più forza, del rapporto tra cultura ope­ la ricchezza, della profondità e della ambiva­ raia e cultura popolare e della parzialità e ri- lenza della cultura popolare e operaia — che, duttività di ipotesi che le separino nettamen­ come vedremo, tenterà di operare anche il te. Il legame stabilito tra le due culture — la fascismo —, non già di una completa estra­ cui caratterizzazione autonoma andrebbe neità ad essa. maggiormente precisata, ma risulta fonda- Dopo aver sottoloneato che gli stereotipi mentale il contributo qui dato al problema narrativi sono legati al sesso, all’età e a per­ — non ha il significato di una ricerca della corsi di vita individuali (le donne si presenta­ “purezza operaia” attraverso il recupero del­ no come “sempre ribelli”, i più giovani come le origini, con il rischio, risalendo all’indie- “sempre capaci di divertirsi”, i militanti co­ tro nel tempo, di “arrivare al contadino”, me “capaci di aver fatto una scelta e di esser­ come ha notato Rieser criticando alcune ten­ si saputi sacrificare per essa”), l’autrice met­ denze storiografiche degli studi sulla classe te in evidenza la sfasatura, all’interno di una operaia (A proposito di memoria storica e stessa intervista, tra l’immagine di sé offerta coscienza di classe “Quaderni piacentini”, dal testimone nel presentarsi e altre parti del 1982, n. 4). L’analisi di Luisa Passerini è più racconto, in cui, come nella biografìa narra­ complessa e, se le è totalmente estranea una ta di Carolina (pp. 21-25), ‘Tesser stata sem­ concezione eroica della classe operaia a par­ pre ribelle” si coniuga con l’accettazione di tire da una visione classocentrica, non è tara­ ruoli tradizionali e subalterni.Viene qui in­ ta all’origine dalla volontà di riscoprire pas­ trodotto uno dei leit-motiv del libro, il rap­ sati aurei. L’accento posto sull’ambivalenza porto tra il piano simbolico e il piano reale, di alcune forme ideologiche, che possono ri­ la cui tensione, in una storia della cultura, vestire caratteri di progresso ma anche carat­ non può essere risolta nella eliminazione di teri di conservazione, fa risaltare la distanza 88 Rassegna bibliografica di Torino operaia e fascismo da quelle pre­ il mio e mio nipote. Tutte bambine!”, si messe. vanta Carmen, ricordando con una certa Nel saggio Soggettività operaia e fascismo: superiorità la delusione di una famiglia di indicazioni di ricerca dallefonti orali (“Anna­ fascisti di fronte alla nascita di una bambi­ li”, Fondazione G.G. Feltrinelli, 1979/80) na (p. 188). già emergeva questo tema riguardo all’ideolo­ Nelle pieghe di alcune testimonianze, di gia del lavoro: il valore della professionalità, fronte a una esplicita affermazione di antifa­ negli anni del fascismo, si caricava di conte­ scismo, compaiono riferimenti all’accetta­ nuti conservatori e antidemocratici, già pre­ zione di pratiche fasciste, quali la divisa, spe­ senti in età liberale ma offuscati e inseriti in cialmente per le donne, di forme assistenzia­ una lotta di rinnovamento. In Torino operaia li, come le colonie estive per i bambini, e una e fascismo l’argomento viene ripreso (pp. valutazione sostanzialmente positiva del ruo­ 160-167), ma colto più problematicamente e lo d’ordine del fascismo (pp. 155-160). Ri­ soprattutto non dà luogo alle conclusioni là prendendo alcuni giudizi di Isnenghi sul fa­ emerse di un “consenso quotidiano” al fasci­ scismo che non inventa ma recupera e inne­ smo. Lo scavo in profondità che Luisa Passe­ sta nel suo sistema di equilibri “modi di esse­ rini ha svolto sulle fonti orali e sulla cultura re e di pensare preesistenti”, funzionali al operaia ha arricchito quel quadro e smussato suo dominio, l’autrice si chiede in quale mi­ gli angoli propri di un lavoro di rottura come sura i tradizionali valori d’ordine, “la fami­ era il saggio sugli “Annali” Feltrinelli. glia, l’etica del lavoro e del sacrificio, il ri­ Negli ultimi tre capitoli del libro, in cui si sparmio, il senso di appartenenza locale” ab­ analizza il rapporto tra gli atteggiamenti biano influito nel creare un consenso al fasci­ mentali e i comportamenti reali, i valori lega­ smo (p. 159). La risposta è complessa e non ti alla quotidianità non hanno solo un risvol­ univoca. to conservatore, rivestono un duplice carat­ Certo, è possibile, ammette l’autrice, usa­ tere. Se consideriamo il tema della maternità re le fonti orali con fini di supporto rispetto (il capitolo è già apparso su questa rivista nel alla storiografia esistente. Questa, tuttavia, n. 151/152, con il titolo Donne operaie e sarebbe una operazione riduttiva nei con­ aborto nella Torino fascista) verifichiamo fronti delle testimonianze, che hanno nuovi che le donne, la cui resistenza alla politica spunti da offrire per ulteriori ricerche e rive­ demografica del regime è stata reale — ri­ lano percorsi più ricchi e meno lineari, non scontrabile, se pur parzialmente, anche dalle riducibili ad un appiattimento sulle categorie fonti coeve — rivelano nella narrazione, in­ consenso/dissenso. Illuminante è, al riguar­ sieme alla forza decisionale di regolare la do, il paragrafo sulle Mediazioni (pp. 167- propria capacità riproduttiva in antitesi alle 175) nel quale è testimoniata la ricerca da norme fasciste, un atteggiamento subalterno parte degli operai torinesi di un modus viven­ a quei valori, quando dipingono altre donne, di con il potere fascista, con il quale essi generalmente di un’altra classe sociale o le­ scendono a compromessi — accettando l’ine­ gate politicamente al fascismo, come deboli e vitabile, ma anche legittimando quel potere incapaci fisicamente. “Sono forte da quel la­ —, tali, tuttavia, da garantire ad essi la con­ to lì come mia mamma, invece vedo delle servazione dell’identità antifascista. La ma­ belle signore che non riescono a comperare”, dre di Arturo Gunetti ottiene la promozione racconta Fiora parlando dei suoi falliti tenta­ del figlio — bocciato all’esame di terza ele­ tivi di aborto (p. 187). “E quelli lì volevano mentare dal maestro, acceso fascista, perché un maschio, non una femmina. So che in unico allievo non iscritto ai Balilla — attra­ quel giro lì [vicinato] c’è nato di maschi solo verso la complicità, fondata sulla comune Rassegna bibliografica 89 antipatia per i fascisti, con la direttrice della zelletta all’imprecazione. Ma contempora­ scuola, che consiglia l’iscrizione del ragazzo neamente si assiste a un restringimento dei a quella organizzazione giovanile. Il fastidio confini della sfera pubblica in quanto sono e le difficoltà create, specialmente al padre, relegate nella clandestinità le espressioni po­ dal presentarsi di Arturo in divisa, per di più litiche dei partiti di opposizione, ogni mani­ di fronte ai parenti, decisi antifascisti, ven­ festazione esterna al regime, fino al più pic­ gono in qualche misura temperati dalla rico­ colo commento sulla politica interna e inter­ nosciuta necessità di salvare la carriera scola­ nazionale (pp. 175-180). stica del figlio e dal ribadire la propria collo­ Fino a qual punto abbiano giocato nel mo­ cazione antifascista. L’arrendersi nella sfera dificato rapporto tra pubblico e privato, così pubblica alle regole del gioco viene compen­ acutamente analizzato e problematizzato da sato dal mantenimento nella sfera privata Luisa Passerini, le organizzazioni di massa della propria scelta ideologica, che fa appari­ del regime non si è in grado di stabilire. Dal re “momentanea e tattica quell’accettazio­ quasi totale silenzio delle fonti orali e dalla ne” (p. 170). non accentuazione dell’autrice sul loro ruolo Naturalmente, anche fra i testimoni, è pre­ si dovrebbe concludere che esse non abbiano sente chi non si è adeguato e ha pagato la rappresentato una alternativa e una reale so­ scelta di un compromesso con il carcere, le stituzione agli organismi politici ed economi­ menomazioni fisiche, la continua violenza. ci preesistenti. Anche se, va rilevato, sarebbe Questa coerenza, tuttavia, non può essere stata senz’altro utile una caratterizzazione, considerata rappresentativa dalla maggio­ ad esempio, del ruolo del sindacato nei rap­ ranza degli operai torinesi che scelse la me­ porti quotidiani, filtrato attraverso le fonti diazione con il regime, per la quale la fami­ di memoria. glia giocò come potente arma di ricatto e nel­ È necessario, tuttavia, precisare che sareb­ la quale un ruolo centrale fu svolto dalle be fuorviante un giudizio su Torino operaia e donne. Ma, accanto ad esse, troviamo altre fascismo basato sulle assenze e sulla pretesa figure di mediatori, un capocasa, un fiducia­ di una descrizione a tutto tondo della condi­ rio di reparto, un milite, che si avvalgono zione operaia tra le due guerre. Non solo per­ delle loro posizioni di piccolo potere per aiu­ ché il percorso segue il filo della memoria (e tare o non danneggiare gli stessi antifascisti; che il mosaico non sia completo di ogni sua oppure fascisti corrotti che instaurano o per­ tessera, è ben presente all’autrice), ma so­ petuano rapporti di tipo clientelare. prattutto perché in una analisi di frontiera è Il reticolo dei rapporti di mediazione, su una assurda pretesa la richiesta di una rico­ cui in parte si innesta il fascismo ma preesi­ struzione che proceda secondo le partizioni stente e in qualche misura autonomo rispetto classiche della narrazione storica. D’altra ad esso, pone il problema del grado di totali­ parte, le assenze sono compensate da ben più tarismo del fascismo italiano, della sua capa­ corpose presenze, che non si ritrovano in cità di penetrazione in tutte le pieghe della gran parte, se non totalmente, delle ricostru­ società. Certamente, furono fatti dal fasci­ zioni sulla classe operaia (e non solo in perio­ smo italiano tentativi di introdursi nella vita do fascista) e sono in grado di essere mag­ privata dei singoli, per destrutturarla, e di giormente esplicative del rapporto masse-fa­ spezzare i legami di solidarietà interni al vici­ scismo di molta letteratura storiografica. nato e alla fabbrica, utilizzando il sospetto e Abbiamo già accennato al contributo al la delazione, allargando i confini della sfera dibattito su consenso /dissenso, alla messa in pubblica per inserirvi momenti fino ad allora discussione delle due categorie a partire dalla propri di quella privata, dal canto alla bar­ complessità e dagli intrecci diversi tra forme 90 Rassegna bibliografica mentali e forme comportamentali. La resi­ tà del controllo sociale, contribuendo a di­ stenza oggettiva delle donne alla politica de­ stricare quel nodo del rapporto tra sfera pub­ mografica del regime si combina anche con blica e sfera privata intorno al quale, per espressioni ideologiche subalterne a quei va­ quanto si riferisce alla repressione politica, lori; l’accettazione sociale di alcune regole alcune prime osservazioni di rilievo sono sta­ del sistema (ad es. la ricordata iscrizione di te offerte da Paola Carucci (La repressione Arturo Gunetti all’Opera nazionale balilla) si politica. Problemi di ricerca, Intervento al combina con una affermazione di princìpi convegno su “Presenza e attività dell’antifa­ antifascisti. Nella pratica quotidiana e nei scismo a Firenze”, dicembre 1979). confronti del regime, dunque, il piano della È interessante notare che Luisa Passerini mentalità e il piano dei comportamenti non giunge a cogliere la rilevanza di questo mate­ seguono sempre il medesimo percorso: il pri­ riale a partire dalle fonti orali, in cui l’ac­ mo legato a valori antifascisti, il secondo centuazione dell’episodio aneddotico, come all’adattamento al regime nella pratica; essi espressione di antifascismo culturale che si intersecano e, a volte, si rovesciano; come coinvolge un intero gruppo sociale, trova pure, da una analisi interna al piano della una convergenza nell’azione di polizia che mentalità si riscontrano valori di segno op­ riduce quelle manifestazioni a forme di dis­ posto, e da una analisi del piano fattuale senso politico. Vengono così criminalizzate comportamenti di segno opposto. la scritta sui muri o nei gabinetti, il motto di Un ulteriore contributo al dibattito è of­ spirito, la barzelletta, il canto, l’imprecazio­ ferto dal capitolo Fascismo e ordine simboli­ ne, e qualsiasi indumento di color rosso sca­ co, in cui sono prese in considerazione le rea­ tena una “vera e propria guerra dei colori” zioni al fascismo nella quotidianità, i piccoli (pp. 120-127). Si tratta di espressioni che, gesti che diventano oppositivi di fronte a un precisa l’autrice, se confrontate con i grandi regime che li vieta e li punisce. In una effica­ “fatti” perdono il loro spessore e il loro si­ ce ricostruzione, che congiunge fonti orali e gnificato, ma che sarebbe riduttivo giudicare fonti scritte, l’autrice evidenzia la reazione come “ribellismo generico” e accantonarle culturale operaia alla omogeneizzazione, la in una ricostruzione della coscienza di classe resistenza sul piano simbolico al tentativo di operaia tra le due guerre (cfr. i saggi di irreggimentazione e disciplinamento del fa- Gianpasquale Santomassimo su questa stes­ scimo. La novità di questo capitolo, insieme sa rivista (n. 140) e di Giulio Sapelli nella alle conclusioni cui perviene, è rappresentata Storia del movimento operaio del socialismo dal tipo di materiale archivistico utilizzato, e delle lotte sociali in Piemonte, vol. Ili, Ba­ che abbonda per gli anni del fascismo nel ri, De Donato, 1980). fondo del ministero dell’Interno all’Archivio Molto più sensibile su questo versante, la centrale di Stato, ma che è stato finora poco letteratura antifascista del quindicennio considerato dalla storiografia per preclusioni postliberazione considerava i caratteri e la interpretative. Ora, se è vero che la ricerca violenza del fascismo nell’ingerirsi nella sfe­ non deve per forza indirizzarsi là dove i fon­ ra dei sentimenti e del costume e metteva in di di archivio sono più massicci, è altrettanto rilievo “gli aspetti simbolici del fascismo e vero che, in assenza di distruzioni, la consi­ della resistenza ad esso” (p. 75). Queste for­ derazione del rapporto quantitativo tra le me della reazione operaia, se non vanno im­ fonti non può essere elusa. Per un soggetto mediatamente interpretate come antifasci­ quale lo Stato, essa ci fa cogliere la gerarchia smo politico e se da esse non si possono trar­ dei valori e le modalità dell’intervento politi­ re conclusioni sull’alterità sostanziale della co e, nel caso specifico, il grado e la capillari­ classe operaia nei confronti del fascismo, Rassegna bibliografica 91 vanno tuttavia considerate come tentativi di mente l’interpretazione crociana, sfrondata difesa di una identità culturale e di contrap­ del versante ideologico di difesa del modello posizione, sul piano simbolico, di una visio­ liberale, trova una sua verità nella storia della ne del mondo a un’altra. Certamente non va classe operaia torinese (e non solo in essa), trascurata la cornice in cui si situano queste che, mentre cercava di mantenere la sua iden­ forme e che definisce la sconfitta e la debo­ tità, scendeva a compromessi con il regime. lezza della classe operaia, ridotta ad espri­ Da qui anche la spiegazione dei silenzi e delle mersi in modo monco e balbuziente, senza la rimozioni sul periodo fascista di molte testi­ possibilità di dispiegare le sue potenzialità e monianze e del sospiro di sollievo e liberazio­ di crescere culturalmente e politicamente. ne degli intervistati quando narrano del bien­ Ma fino a qual punto l’uso del linguaggio fa­ nio rosso o del triennio 1943-45, che segna il scista, come terminologia e schemi, per stra­ riscatto da quell’onta. Ma quella interpreta­ volgerne il significato, l’irrisione del potere e zione proviene anche dalla consapevolezza delle sue espressioni più assurde ma anche dell’impoverimento e della destrutturazione più imposte, il vestire la maschera dello della propria cultura operati dal fascismo, di sciocco che fingendo di non sapere ridicoliz­ cui l’autrice fornisce alcune esemplificazioni za chi pretende di sapere, possono essere de­ calzanti quando individua nell’uso dell’olio finiti una “regressione” culturale? La rispo­ di ricino, nell’immagine di Mussolini e nella sta di Luisa Passerini è complessa e conside­ ripresa da parte del regime delle tradizioni ra, insieme agli aspetti di arretramento e di folcloriche un recupero di elementi propri impoverimento culturali, il valore rivestito della cultura popolare, depotenziati, tutta­ da queste forme “arcaiche” nel creare un via, delle loro ambivalenze. L’effetto del­ fronte di difesa dietro il quale trincerarsi per l’olio di ricino e il riso che ne può derivare ri­ riaffermare una identità culturale e “valori chiamano la tradizione comica popolare, di universali compromessi da processi materiali cui ancora, se pur parzialmente, partecipa la e culturali” (pp. 151-152). La vitalità di que­ cultura operaia, ma l’abbassamento al corpo­ ste espressioni “più antiche” richiama, inol­ reo, alla terra, di questa ha un doppio segno: tre, “gli insegnamenti di antropologi e di fol­ nega e afferma nello stesso tempo, distrugge cloristi da un lato e di psicologi dall’altro” e resuscita (M. Bachtin); mentre quell’abbas­ sull’impossibilità di “interpretare le culture samento contiene solo la morte e il riso susci­ ‘altre’ o l’inconscio come fasi superate una tato diventa piuttosto il ghigno che si schiera volta per tutte dalle culture successive o con il potere, secondo la definizione di Th. dall’io” (p. 151) e mostra la trascuratezza Adorno (pp. 106-7 e 117). Una analoga ridu­ della cultura del movimento operaio — so­ zione si registra nella campagna fascista di re­ cialista, comunista, anarchica — “di fronte cupero delle tradizioni folcloriche, in cui il ai lati ‘oscuri’ dell’individuo e della specie, patrimonio culturale popolare viene destrut­ che comprendono le tradizioni magiche così turato con la formalizzazione e l’imbriglia­ come l’universo psicologico” (p. 5). Ma an­ mento dei caratteri, ad esempio, della festa, che su questo versante sarebbe necessaria di cui ogni momento è irrigidito di una regia una ricostruzione che individuasse il momen­ prestabilita. Per gli operai torinesi intervistati to della circolarità, e cioè del travaso (o del il fascismo è dunque “il male” sia per la vio­ recupero) di forme culturali popolari nella lenza fisica da esso esercitata, sia soprattutto cultura socialista. per l’aggressione psicologica e culturale alle L’interpretazione del fascismo come onta, espressioni della loro identità, sia per il tenta­ vergogna, male assoluto, quale emerge dalle tivo, in parte riuscito, di coinvolgerli e irretir­ fonti orali, che riprendono inconsapevol­ li nel suo sistema di valori. 92 Rassegna bibliografica

Da qui il piacere della maggioranza degli identità che non ha soluzioni di continuità intervistati di raccontare la visita di Mussolini con il passato e con il futuro, trasmettendoci a Mirafiori del 15 maggio 1939, che nella me­ una immagine di sé che non accetta e vuole ri­ moria operaia acquista il significato di un ri­ muovere l’inquinamento delle coscienze ope­ scatto che anticipa e si collega con la lotta di rate dal fascismo, ma che nello stesso tempo Resistenza. La rottura dello schema dialogico “prefigura una disposizione alla libertà” mussoliniano, con il non esprimere coral­ (p 246). mente quel “sì” imposto dalla classica do­ Una domanda ci segue da quando si è ini­ manda retorica “Ricordate il discorso di Mi­ ziata la lettura di Torino operaia e fascismo: lano?”, è interpretata dai testimoni come a quale campo della ricerca storica esso ap­ espressione collettiva di dissenso. Solo un mi­ partenga. Una domanda che risente delle dif­ gliaio dei 50.000 operai presenti avrebbe ri­ ficoltà della storiografia di fare i conti, nel sposto e applaudito, e su questa notizia le ri- modo concreto di fare storia — al di là di un costruzioni confidenziali dell’epoca coinci­ comune accordo sulla necessità di un con­ dono sostanzialmente con il ricordo di oggi. fronto, per un ampliamento degli orizzonti Ma la memoria, anticipando di frequente della ricerca e per una maggiore profondità l’episodio al 1938, vuole scollegare quel silen­ nell’analisi — con nuovi approcci e con meto­ zio massiccio dalla insoddisfazione per i dologie proprie di altre discipline. Volendo provvedimenti in materia previdenziale del dare una risposta univoca, si può collocare il regime e specialmente dalle reali preoccupa­ libro nella storia delle culture e delle mentali­ zioni per una guerra incombente: storicizzan­ tà e, per il suo soggetto, inserirlo anche nel dolo, l’evento perderebbe la valenza di anti­ contesto della storia operaia, intesa non tra­ fascismo assoluto, di contrapposizione totale dizionalmente come storia del movimento con il regime. “Esso invece deve essere tra­ operaio organizzato, ma nel significato più mandato come il segno di un’identità cultura­ ampio di una storia sociale che tenga presen­ le che perdura anche nel fondo del periodo ti, a un tempo, i piani delle rappresentazioni fascista e come la base di un’interpretazione mentali, dei valori morali e culturali, e dei della storia lungo queste linee” (p. 245). comportamenti. Ma se accettiamo la defini­ Il capitolo sulla visita di Mussolini a Mira- zione di Marc Bloch dei Re taumaturghi co­ fiori (comparso, contemporaneamente alla me “un contributo alla storia politica pubblicazione italiana, in edizione francese dell’Europa, in senso lato nel senso esatto del in “Le Mouvement social”, 1984, n. 126) ha termine” — perché “occorre anche penetrare una sua specificità nel contesto generale del le credenze e le leggende che fiorirono attor­ libro, dimostrando, rispetto a un evento chia­ no alle case principesche” — e rifiutiamo una ramente datato, l’apporto della fonte orale interpretazione della storia politica come rispetto alla fonte scritta. Sulla descrizione esclusiva storia delle organizzazioni partiti­ della visita, limitatamente al discorso del dit­ che e dei gruppi dirigenti, non possiamo tatore, vi è convergenza tra le due fonti. Le escludere il libro di Luisa Passerini da questa testimonianze scritte aiutano a meglio situare storia. D’altra parte, per il metodo seguito e i l’avvenimento nel contesto storico, caratte­ soggetti sociali analizzati non si possono trac­ rizzato dai preparativi dell’alleanza militare ciare linee nette di demarcazione tra cultura, con la Germania e dall’introduzione di un vita quotidiana e sfera politica. Si assiste, in­ prelievo fiscale per un allargamento della pre­ fatti, a una osmosi tra i due piani: ambiti pro­ videnza sociale; la memoria operaia deconte­ pri della quotidianità si politicizzano, ambiti stualizza l’episodio e, fissandolo per la sua propri della politica si privatizzano, e il lega­ eccezionalità, lo rende esemplificativo di una me tra i due momenti emerge anche là dove si Rassegna bibliografica 93 verifica Pincontro-scontro tra forme culturali tradizionale dei campi della ricerca. Anche popolari e fascismo, illuminando il rapporto per queste implicazioni teoriche e metodolo­ tra masse e potere. giche, che investono la disciplina storica nel L’analisi, attraverso la storia orale, della suo complesso, Torino operaia e fascismo classe operaia nelle sue relazioni quotidiane e rappresenta un contributo che supera l’ambi­ nelle sue rappresentazioni non può non ride­ to territoriale e lo spazio temporale conside­ finire “la gerarchia delle rilevanze” nella sto­ rati. ria e non mettere in discussione la divisione Dianella Gagliani

“Tristi rottami di un triste passato” di Luciano Casali

Preceduta e accompagnata da un adeguato ni’ del , era stata accuratamente costrui­ battage pubblicitario, la “vera storia” di co­ ta, creando aspettative e curiosità. me il 25 luglio 1943 sia caduto il fascismo (nel­ Va ricordato come la presentazione “obiet­ la versione dell’uomo “da sempre” amico-ne­ tiva” (o meglio: acritica) dei vari memoriali mico di Mussolini) è divenuta immediatamen­ fascisti succedutisi ultimamente (da Ciano, a te un vero e proprio best seller ‘storiografico’. Bottai, a De Marsico, a Cianetti) aveva obiet­ Le memorie di (25 luglio. Qua­ tivamente creato un clima di viva attesa per il rantanni dopo, introduzione di Renzo De Fe­ pezzo giudicato più importante per completa­ lice, Bologna, Il Mulino, 1983, pp. 501, lire re il ricco mosaico che ha sostituito l’autorap- 30.000), sedicente fascista antidittatoriale, presentazione del ventennio allo studio ed alla giunte nelle edicole e nelle librerie da buone analisi portati avanti con gli strumenti della ultime, a conclusione di una serie di scoop critica storica. E, in quest’ultimo caso, le pa­ storico-giornalistici che, negli ultimi anni, gine di Grandi hanno raggiunto lo scopo di hanno riempito il mercato con i diari e le rive­ accreditarlo come un “simbolo dell’antifasci­ lazioni di tutti i principali gerarchi (e dello smo” (p. 12), senza aggiungere nulla a quanto stesso clima fanno parte anche i falsi diari di lo stesso Grandi, negli ultimi venticinque an­ Hitler e le raffazzonate pagine di Goebbels) ni, aveva raccontato in numerosissime inter­ hanno trovato una accoglienza ed un favore viste attraverso le quali aveva già accurata­ di vendita certamente proporzionata, all’im­ mente costruito una propria immagine pub­ portanza del personaggio, ma accresciuti dal­ blica antidittatoriale ed aveva già definito la speranza di rivelazioni di cui probabilmen­ praticamente tutti i particolari (reali o di fan­ te il ‘conte Grandi’ è depositario, ma che si è tasia) inerenti alla preparazione e allo svolgi­ ben guardato dal rendere di pubblico domi­ mento della ‘notte del Gran Consiglio’. nio. D’altra parte l’immagine, avallata anche Oltre all’articolo (firmato) su “Epoca” del da Renzo De Felice, di un uomo la cui azione 18 aprile 1965, Dino Grandi ha concesso ripe­ era stata determinante per allontanare dopo tutamente interviste; la prima, se non andia­ vent’anni Mussolini dalla presidenza del Con­ mo errati, comparve sul “Corriere della sera” siglio dei ministri, ma che per quarant’anni già il 9 e 10 febbraio 1955 e fu raccolta da In­ aveva sostanzialmente taciuto (p. 8) conser­ dro Montanelli; l’ultima, firmata da Gian­ vando per sé solo i segreti legati alle ‘dimissio­ franco Bianchi, è su “Il Giorno” del 23 luglio 94 Rassegna bibliografica

1982. Ma anche “Il Messaggero” (7 marzo bombe a mano che avevo con me e che gli 1967), il “Corriere d’informazione” (31 ago­ passo sotto il tavolo” (p. 266). sto e 1° settembre 1963), “Il Tempo” (21 lu­ Fu lui, Grandi, assieme ai diciannove fir­ glio 1960), “Oggi” (7 maggio 1959, 4 giugno matari dell’ordine del giorno, che si sacrificò 1959, 7 giugno 1973), “La Domenica del e, rischiando la vita, fu sul punto di essere Corriere” (23 gennaio 1968) e altri quotidiani passato per le armi a Palazzo Venezia nel e periodici hanno avuto ripetutamente la tentativo (riuscito) di abbattere la dittatura e possibilità di “rivelare per la prima volta uno riportare la democrazia in Italia “ascoltando dei maggiori enigmi della storia del nostro la voce del popolo” che era “contro la ditta­ Paese” (S. Bertoldi, Dino Grandi racconta tura e contro la guerra”. Non ci fu alcun me­ dopo trent’anni di silenzio, in “Oggi”, 7 giu­ rito da parte degli antifascisti (“i più grandi gno 1973). attendisti...di venti anni interi”): “Essi [gli È senz’altro vero che, per le reiterate di­ antifascisti] scrivevano, parlavano, incitava­ chiarazioni e interviste concesse, Grandi è no, ma non risulta che alcuno di essi si sia stato al centro dell’attenzione dei mass me­ giammai offerto di lasciarsi trasportare e de­ dia ed ha usato ampiamente tali strumenti porre da aereoplani Alleati su un posto qual­ per diffondere la propria versione degli avve­ siasi del territorio nazionale per organizzare, nimenti legati al 25 luglio, oltre che per co­ accelerare, comandare la rivoluzione popola­ struire una immagine di sé calibrata e pesata re. Nessuno arrischiò la propria vita prezio­ dalla decennale esperienza di un consumato sa. Seduti in comode poltrone nelle antica­ diplomatico: una vera e propria immagine mere degli uffici di propaganda in Londra e oleografica. New York, ovvero di fronte al microfono Ricordava nel giugno 1981 Mario Zambo­ lontano, i grandi esuli contavano i mesi ed i ni, “amico fraterno” e collaboratore “fede­ giorni che ancora li separavano dal giorno lissimo” di Grandi: “Le due bombe a mano fatale della inevitabile sconfitta dell’Italia che melodrammaticamente Grandi aveva per sopraggiungere (...). Comparvero baldi e raccontato di avere portato con sé in Gran rumorosi il 26 luglio per riacquattarsi nuova­ Consiglio, tanto da passarne una al qua­ mente in cantine e conventi l’8 settembre, ri­ drumviro quando comparendo poscia baldanzosi quando le di­ sembrava che la situazione volgesse al peg­ visioni motocorazzate del gen. Clark entra­ gio, non sono mai esistite” (Dino Grandi rac­ vano in Roma e le retroguardie tedesche si ri­ conta l’evitabile Asse, Milano, Jaca Book, tiravano oltre il Tevere per la via Flaminia 1984, p. 233). verso nord” (p. 327). Ma non si tratta di una semplice invenzio­ I fascisti, dunque, salvarono l’Italia, per la ne, aggiunta agli avvenimenti per dare un po’ seconda volta, come l’avevano salvata nel di colore alla narrazione: essa è una parte 1920-22; anche se il “perfido regime antifa­ profondamente integrata nella versione ed scista” instaurato da Badoglio (ma Grandi interpretazione grandiane del 25 luglio. Tan­ aveva ripetutamente avvertito Vittorio Ema­ to è vero che la versione pubblicata ora è an­ nuele di non fidarsi del Maresciallo!) aprì cora più melodrammatica di quella presenta­ immediatamente la “caccia agli uomini del ta da Gianfranco Bianchi (25 luglio crollo di passato regime”: “arresti e persecuzioni si in­ un regime, Milano, Mursia, 1963, pp. 506- tensificarono di mano in mano che i giorni e 507): “Ci siamo — dico piano a De Vecchi le settimane passarono” (pp. 402, 403). che mi siede vicino —, sta per arrivare il mo­ Questa linea interpretativa che scorre per mento di vendere cara la vita. De Vecchi fa centinaia di pagine, senza nessun intervento cenno di sì e accetta volentieri una delle due correttivo da parte di Renzo De Felice, cura- Rassegna bibliografica 95 tore del volume, giunge a conclusione di una ne inducono ad individuare momenti crono­ prima serie di annotazioni sulla preparazione logicamente diversi nella scrittura. “Un anno del ‘colpo di stato’ (che viene negato come è passato. Roma è stata liberata, ma la trage­ tale) e sullo svolgimento dell’ultima seduta dia dell’Italia non è finita” (p. 212: fissa cer­ del Gran Consiglio, annotazioni che nulla as­ tamente l’inizio della stesura alla tarda estate solutamente di qualche rilevanza aggiungono 1944). A p. 306 troviamo una indicazione più a quanto lo stesso Dino Grandi aveva rac­ precisa: “Scrivo queste pagine nell’agostodel contato e documentato vent’anni fa a Gian­ 1944”; ma, immediatamente (p. 307), ci vie­ franco Bianchi, che aveva pubblicato una ri- ne offerta una dilatazione dei tempi di reda­ costruzione che, secondo il giudizio del ras zione: “Da ormai quasi due anni la stampa bolognese, “corrisponde a verità” e poteva nazista e fascista (e falangista) persiste nella essere da lui “avvallata in pieno” (Dino tesi prescelta e stabilita nel processo di Vero­ Grandi racconta, cit., p. 172). na, la tesi del ‘tradimento’”. Diventa quindi Niente di nuovo, dunque, se non una serie necessario considerare la possibilità di un in­ di considerazioni sulle quali non vale la pena tervento di riscrittura protrattosi fino all’in­ di soffermarsi, in quanto la critica storica già verno 1945-46, come sembra confermare da tempo ha contribuito ad una loro più quanto troviamo a p. 318, un riferimento esatta valutazione? collocabile, forse, fra l’estate e l’autunno del Sostanzialmente le cose stanno così. 1945, se non oltre: “Gli antifascisti... sono Il volume di Grandi, tuttavia, è composto stati messi alla direzione del governo e prepa­ da tre distinte parti e forse è opportuno sof­ rano oggi la Costituente”. Inoltre (p. 488) è fermarsi un poco su ciascuna di esse, in ricordata la pubblicazione dei termini fissati quanto ciascuna ha caratteri suoi propri, an­ dall’armistizio (pubblicazione che avvenne il che se, in qualche modo, uniformi. 6 novembre 1945); è citata “L’Italia libera” del 10 novembre 1945 (p. 489) e, alla stessa La parte più corposa e sostanziosa (pp. pagina, sono ricordati due numeri della “Tri­ 205-492) del libro è costituita dal memoriale bune de Genève”, del 9 e dell’ll novembre redatto da Grandi “a Lisbona nel 1944, a 1945. Infine sono riportate alcune considera­ botta calda” (p. 137), dopo e il processo di zioni tratte dal volume di Stratolf {The Con­ Verona e la fucilazione dei “traditori venti- quest o f Italy), ora citando l’edizione ameri­ cinqueluglisti”. Precisa Renzo De Felice: cana del 1944 (p. 430), ora quella londinese “Fu buttato giù tutto d’un fiato, d’impeto: del 1946 (pp. 477, 489). Potremmo continua­ se qualcosa lo caratterizza sono il dolore e la re, ma i riferimenti ci sembrano sufficienti delusione e talvolta lo sdegno” (p. 10). per individuare fra l’estate del 1944 e l’inizio Una lettura più attenta non ci sembra con­ del 1946 la redazione ed una serie continua di fermare che ci troviamo di fronte ad un do­ interventi e rifacimenti delle note e, soprat­ cumento sostanzialmente scritto di getto, tutto, del testo. senza ripensamenti, calibrature, rimeditazio­ Non ci troviamo, quindi, di fronte ad un ni. Dobbiamo osservare che Grandi ha corre­ lavoro scritto di getto ed impulsivamente, dato le sue memorie con un apparato docu­ ma ad una lunga e attenta elaborazione, mentario e di note (probabilmente, ma non è all’interno della quale i riferimenti e i giudizi precisato, redatti contestualmente alle altre non sono determinati dalla “botta calda” pagine) che utilizzano fonti, periodici soprat­ delle fucilazioni decise al processo di Vero­ tutto inglesi e volumi pubblicati fino ai primi na. La feroce polemica contro gli antifasci­ mesi del 1946; inoltre alcuni riferimenti, an­ sti, la apologia del re come salvatore della che indiretti, inseriti nel corso della narrazio­ Patria (anche per Vittorio Emanuele III si 96 Rassegna bibliografica trattava di un secondo salvataggio, dopo tervenire nelle scelte di politica interna italia­ quello del 28 ottobre 1922...), fanno forse na (e intemazionale inglese). In ogni caso, se presumere una redazione completata in vista i fini della redazione del memoriale furono di una pubblicazione da farsi nel corso della quelli di accreditarne l’autore e la monarchia campagna elettorale referendaria del 2 giu­ quali costanti e fedeli fautori dell’antimusso- gno 1946? Secondo noi è una ipotesi da non linismo e proporre Grandi e Casa Savoia escludere, anche se questa considerazione quali punto di riferimento per un compatto modificherebbe notevolmente il valore docu­ voto di destra anticiellenistico (contro i pro­ mentario del testo grandiano. D’altra parte fittatori e gli attesisti, secondo le parole di — anche se si volesse ritenere forzata questa Grandi), a maggior ragione vanno accettate datazione della redazione definitiva del me­ con estrema cautela tutte le affermazioni del moriale e le conclusioni politiche che ne libro. traiamo — resta comunque il fatto che ci tro­ Riproporle dopo quarant’anni senza alcun viamo di fronte a pagine che hanno subito commento, senza un apparato di note (criti­ continue integrazioni (e certamente modifi­ che, esplicative, correttive) che mettano in ri­ che) per quasi due anni. In esse, quindi, gran lievo le omissioni, le forzature interpretative parte dei giudizi hanno risentito di tutte quel­ pro domo sua, le esagerazioni e gli errori (vo­ le variazioni che il contesto internazionale e luti o casuali), non ci sembra costituisca una la situazione interna italiana suggerivano di operazione del tutto corretta, in quanto po­ fronte al variare dei rapporti di forza dopo la trebbe indurre qualche lettore non partico­ guerra e al delinearsi di un clima politico ben larmente a conoscenza degli avvenimenti ad diverso da quello della alleanza internaziona­ accettare (grazie alla assenza di qualsiasi in­ le antinazifascista. Si avvicinava la guerra tervento correttivo da parte dell’autorevole fredda e forse il fascista Grandi sperava di curatore e presentatore) come verità o quasi poter ritrovare, con il mantenimento della verità ogni affermazione di Dino Grandi, an­ monarchia in Italia, uno spazio nella vita che la più lontana da quanto ormai da anni è pubblica: aveva ‘distrutto’ il fascismo italia­ stato accertato e documentato da storici e no, si qualificava da sempre come antinazi­ studiosi. Non soltanto la “feroce caccia” ai sta (o antihitleriano), la sua attività di amba­ fascisti scatenata da Badoglio nel corso dei sciatore a Londra gli aveva procurato calde 45 giorni non trova alcuna conferma (anzi!) amicizie a Buckingam Palace, presso Chur­ nelle scelte politiche effettuate dal Marescial­ chill, da gran parte del potere politico ed eco­ lo — e già questo basterebbe per annullare nomico britannico. Le note lettere di Grandi gran parte dell’interpretazione grandiana sul a Churchill (soprattutto quella del 18 agosto post 25 luglio —, ma anche altri numerosi 1944) si inseriscono perfettamente in tale episodi (piccoli e grandi, ma tutti convergen­ strategia (in W.F. Deakin, Storia della Re­ ti allo stesso fine di dimostrare la politica an­ pubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1963, pp. tifascista di Badoglio) risentono di una scelta 699-704), come l’altrettanto noto tentativo di fortemente finalizzata e più o meno voluta- Vittorio Emanuele III di sostituire Badoglio mente falsata nella ricostruzione degli avve­ con Grandi alla fine del settembre 1943 fa nimenti. Si veda, ad esempio, l’approssima­ comprendere la stima del Savoia nei con­ tivo e sbagliato elenco delle città bombardate fronti dell’ex ambasciatore a Londra. Tale dagli anglo-americani nel corso dell’agosto nomina, sostanzialmente non sgradita a 1943 (pp. 404-405, 458, 460-461), gli errori di Churchill, era stata bloccata da Roosevelt e datazione e motivazione degli scioperi operai da Stalin, ma, dopo l’aprile 1945, né l’uno né e delle manifestazioni di massa (pp. 281, 402- l’altro (per motivi diversi) potevano più in­ 403) la confusione e le contraddizioni nel ri­ Rassegna bibliografica 97 costruire gli incontri fra Grandi e gli altri li “allo scopo di portare la Nazione [cioè membri del Gran Consiglio prima della sedu­ l’Italia] alla rivoluzione disintegratrice” (p. ta (pp. 221, 237-240, 337). La stessa ricostru­ 427). Ma quali giudizi o conclusioni può zione dell’ordine degli interventi durante la trarre il lettore non specialista da quelle af­ seduta non corrisponde con quella riportata fermazioni o dalla seguente, lapidaria, frase da Bottai nel suo Diario (Milano, Rizzoli, ad effetto? “Ardeva in Milano la ‘Scala’ in­ 1982, pp. 407-421), ed è proprio Grandi a cendiata da fortezze volanti americane e To­ sottolineare (p. 249) che la versione di Bottai scanini organizzava e dirigeva a New York è probabilmente la più esatta in quanto rica­ un grande concerto allo scopo di inneggiare vata da note e appunti tenuti da Federzoni, alla vittoria sull’Italia” (p. 427). Bastianini, Bignardi, Bottai “e da altri du­ Ciò che resta, la cronaca scarna e non rante la seduta”. completa (pp. 249-268) della seduta del Gran Può non stupire la sottovalutazione degli Consiglio e il testo ‘ufficiale’, ricostruito a scioperi del marzo 1943 (pp. 329-330) o la posteriori, di due degli interventi di Grandi mancanza di ogni accenno alla Circolare in quella sede (pp. 285-303), non è né inedito Roatta, l’elemento determinante per il man­ né tale da giustificare la pubblicazione delle tenimento dell’ordine pubblico (a meno che altre 250 pagine. ad essa non si riferiscano le ambigue affer­ Alla fine della lettura qualcosa, comun­ mazioni di pp. 349-350 sulla “volontà ferma que, rimane di ancora non conosciuto (ed era ed energica” delle prime disposizioni bado- forse ciò che più ci interessava): il perché, le gliane); né meraviglia la sopravvalutazione motivazioni vere che indussero Grandi ad af­ del 25 luglio di cui vengono indicati riflessi fiancare l’azione della monarchia per sosti­ internazionali di incredibile portata: lo stesso tuire Mussolini. Va da sé che le affermazioni Francisco Franco avrebbe rischiato di dover­ (ampiamente scontate e prevedibili) del di­ si dimettere (p. 386)! Si tratta, è evidente, sinteresse più totale e della mancanza di se­ delle valutazioni che Grandi offriva nel 1946 condi fini nel condurre l’operazione, non per mostrare all’Italia (ed al mondo) l’im­ convincono. Il disinteressato amor di patria, portanza e il valore del suo “audace gesto”. ripetutamente proclamato, non era del resto Ma queste stesse considerazioni, quale valore mai stato il fattore determinante nelle scelte possono avere ora se non per gli addetti ai la­ di Grandi; non lo era stato quando si era vori, per quanti possono ‘smontare’ il testo e “messo al servizio” degli agrari di Imola, collocarlo esattamente nelle sue dimensioni, non lo fu certamente neppure il 25 luglio. misurate sull’autore, sulle sue aspirazioni, Quali garanzie e sollecitazioni avessero avan­ sul contesto che lo indusse a scrivere, sugli zato gli agrari bolognesi e Casa Savoia e qua­ scopi che erano sottesi a tale scrittura? Senza li ambizioni essi avessero sollecitato in un questi punti di riferimento (che non vengono Grandi politicamente e personalmente ridi­ dati dal curatore) per un lettore normale il li­ mensionato dopo essere stato richiamato a bro è perlomeno fuorviante, se non cultural­ Roma da Londra, non ci viene svelato. mente e politicamente ‘pericoloso’. Gli stu­ Il 22 luglio il principe di Piemonte aveva diosi possono semplicemente sorridere leg­ fatto sapere esplicitamente a Bottai che era gendo di un Badoglio impegnato a provocare tempo di muoversi se si voleva “salvare la “con ogni mezzo la rivoluzione e il caos in cattolicità, la monarchia e quel tanto di fa­ Italia”, o imparando che gli Alleati anglo- scismo che costituiscono i valori italiani” (G. americani intensificarono i bombardamenti Bottai, Diario, cit., p. 403). Nonostante i ri­ aerei fra il 7 agosto e l’8 setttembre colpendo petuti dinieghi di Grandi, potere economico, volontariamente le città e le popolazioni civi­ monarchia, esercito (e Vaticano?) non potè- 98 Rassegna bibliografica vano che auspicare un fascismo senza Mus­ to che non serve assolutamente neppure per solini. Caviglia (come suggeriva Grandi) o una approssimativa ricostruzione autobio­ Badoglio avevano semplicemente il compito grafica. Un esempio, fra i tanti possibili: “La di preparare la transizione ad un governo più guerra d’Etiopia fu una guerra ottocentesca, stabile dopo che fossero state rovesciate le al­ per molti aspetti romantica, dettata e fatta leanze militari e lo stesso Grandi (che non ca­ dal patriottismo italiano risvegliato dal ri­ sualmente restò a Roma fino al 18 agosto a chiamo, dopo mezzo secolo, delle tombe in­ stretto contatto con il re e con il Vaticano) vendicate dei nostri soldati caduti durante le sarebbe stato un successore forse non sgradi­ nostre campagne di guerra sfortunate in ter­ to alla Gran Bretagna. Questa ipotesi, di da­ ra d’Africa. Un gesto di unanime ribellione, re continuità al regime, viene, sia pure una non inconsueto nella storia d’Italia, contro sola volta e non esplicitamente, ammessa da la tirannia, la sopraffazione e l’ingiustizia” Grandi: “Il fascismo non poteva risorgere, (p. 159). ma bensì, morendo, compiere un grande ser­ Un cinismo sconcertante (pp. 167-168) si vigio al paese: salvare gli ideali, le aspirazio­ mescola all’autogiustificazionismo e ad una ni, i motivi che avevano dato vita al fascismo costante mistificazione. Tipiche le pagine in medesimo ed in pari tempo gran parte del be­ cui Grandi ci assicura che tutte le lettere di ne effettivo ed innegabile che lo stesso regi­ elogio e venerazione scritte per vent’anni a me fascista aveva, in mezzo a tanti errori, Mussolini erano solo “lettere strumentali” ed compiuto e che ormai era divenuto, attraver­ insincere, cosa, del resto, che “Mussolini sa­ so laboriose esperienze, patrimonio della na­ peva benissimo” (p. 162). Soprattutto il rac­ zione” (p. 338). conto dell’attività diplomatica a Londra du­ Una linea, questa di salvare in sostanza il rante le guerre di Etiopia e di Spagna, con­ fascismo, che, secondo Giuriati, trovava con­ frontato con qualsiasi altro testo, mostra i senziente lo stesso Mussolini (G. Giuriati, La segni di coscienti falsificazioni (pp. 168-171). parabola di Mussolini nei ricordi di un gerar­ E non parliamo del “miracolo della pace” ot­ ca, Roma-Bari, Laterza, 1981, pp. 224-233). tenuto da Grandi a Monaco (pp. 172-177) e La seconda parte del volume (pp. 137-197) della monomania, persistente, di essere stato è un ampio Proemio, datato 4 giugno 1983, da sempre perseguitato da Hitler e da innu­ nel quale Grandi esalta le proprie attività, ad merevoli sicari al soldo del nazionalsociali­ iniziare dal misterioso attentato subito ad smo... Non è vero che Grandi apprenda im­ Imola il 19 ottobre 1920 (ma su tale episodio provvisamente il 3 giugno 1939 (p. 180) di vale la pena di rileggere l’ampia e lucida te­ dover lasciare la sede diplomatica di Londra, stimonianza di Andrea Marabini al quale in quanto ne era già informato sin dal 23 feb­ Grandi andò a “chiedere protezione”) (in L. braio direttamente da Mussolini (G. Ciano, Bergonzini, La Resistenza a Bologna, I, Bo­ Diario 1937-1943, Milano, Rizzoli, 1980, p. logna, Istituto per la storia di Bologna, 1967, 256); è sbagliato il resoconto del Consiglio pp. 455-456). Ancora una volta non vale la dei ministri tenutosi il 1° settembre 1939 (iv i, pena elencare omissioni e ‘dimenticanze’, p. 340 e G. Bottai, Diario, cit., pp. 156-157); molto più numerose e consistenti che non i è tutt’altro che esatto che Ciano “era partito ricordi. Il vero ritratto di Grandi, del fasci­ per Salisburgo amico sincero dei tedeschi” e smo e dei suoi uomini potrebbe essere com­ che solo dopo quell’ 11 agosto cambiò il pro­ posto proprio dalla segnalazione di tutto prio atteggiamento (G. Ciano, Diario, cit., quanto oggi viene accuratamente celato sotto pp. 326-327), è falso che, dopo gli “accordi i falsi alibi del patriottismo. Affermazioni di Pasqua” (16 aprile 1938) promossi da grottesche costellano questa parte dello scrit­ Grandi a Londra, nessun “volontario” italia­ Rassegna bibliografica 99 no fu mandato contro la Repubblica spagno­ Nella sua Introduzione Renzo De Felice, la (cfr. J.F. Coverdale, Ifascisti italiani alla utilizzando la ormai imponente bibliografia guerra di Spagna, Roma-Bari, Laterza, e memorialistica relative alla caduta di Mus­ 1977, pp. 395-396). solini, ricostruisce, in chiave prevalentemen­ Nulla apprendiamo della ‘conquista’ fasci­ te psicologica, il comportamento e gli atteg­ sta di Bologna (su cui si sorvola ‘elegante­ giamenti del re, di Mussolini, degli alti co­ mente’, come su tutto il periodo dello squa­ mandi delle forze armate, delle gerarchie fa­ drismo), fra l’eccidio di Palazzo d’Accursio sciste, di Grandi a partire dal tardo autunno (ma Grandi si iscrisse al due giorni 1942, quando apparve sempre più evidente dopo) e l’allontanamento di Grandi dal­ la sconfitta militare. l’Emilia con la (momentanea e provvisoria) Nessuno spazio (né accenno) è lasciato a vittoria di Leandro Arpinati; resta misteriosa quel potere economico e finanziario che, sia­ l’origine dei mezzi finanziari utilizzati da mo convinti (ma le nostre possono essere Grandi per acquistare il pacchetto azionario convinzioni che sopravvalutano le influenze di maggioranza de “il Resto del Carlino”. dell’economia e sottovalutano il disinteresse personale che mosse Vittorio Emanuele III, A tutto ciò Renzo De Felice, nella sua am­ Grandi e gli altri nel tentativo di “salvare la pia Introduzione (pp. 7-133), oppone tre sole Patria”), qualche pressione dovettero eserci­ osservazioni, rapide e, tutto sommato, mar­ tare, sia di fronte alle sorti ormai segnate del ginali, indicando una certa reticenza gran- conflitto, sia in conseguenza degli scioperi diana nel descrivere il comportamento degli del marzo 1943 che avevano indicato come altri membri del Gran Consiglio (p. 107), ri­ Mussolini non fosse più in grado nemmeno cordando che sarebbe assurdo attribuire al di mantenere la repressione antioperaia e la solo Grandi i risultati del 25 luglio (p. 10) e “pace sociale” e quindi non fosse più utile. avvertendo che il rapido rovesciamento di al­ Solo l’accettazione, incredibile, dello scrit­ leanze militari dopo tale data (come auspica­ to di Grandi e delle sue valutazioni sul fasci­ va Grandi) non sarebbe stato possibile (p. smo può far comprendere come questo libro, 22). Altro (e speriamo di avere letto distrat­ che attraverso le parole di uno dei massimi tamente) non siamo riusciti a trovare e que­ responsabili dell’imperialismo fascista costi­ sto non può che significare un riconoscimen­ tuisce una tardiva esaltazione dell’opera di to completo delle tesi sostenute da Dino violenza e sopraffazione (interna ed interna­ Grandi, di un racconto costruito (nel 1944-46 zionale) del regime, possa essere stato pub­ e nel 1983) ai fini di autoesaltazione acritica, blicato per offrire, quale portatrice di verità, di un testo (tutto sommato) reticente di fron­ una lettura acritica, reticente, falsa e voluta- te ad avvenimenti giudicati, a quaranta-cin- mente falsificata della storia d’Italia. Gli an­ quanta anni di distanza, senza il minimo ac­ tifascisti, “tristi rottami di un triste cenno di ripensamenti, di dubbi, di autocriti­ passato”, saranno spazzati “quando risorge­ che. Solo la “stella malefica di Hitler” (p. rà l’Italia”, auspica Dino Grandi (p. 340). 194) ha inquinato e dirottato l’azione di Anche a questa “profezia” Renzo De Felice Mussolini, “un grande uomo [che] si sbagliò dà copertura e offre credito. E ciò è vera­ due [sole] volte”: il 1° settembre 1939, non mente e profondamente triste. prendendo sufficienti distanze dalla guerra nazista, e il 10 giugno 1940, entrando in Luciano Casali guerra (p. 190). 100 Rassegna bibliografica

Fascismo te spostare l’enfasi dell’interesse del fascismo italiano è affronta­ interpretativo sugli aspetti eco­ ta, con approfondimenti specifi­ AA.VV., La dittatura fascista, nomici e sociali del regime fasci­ ci, da Teodoro Sala (Fascismo e Milano, Teti, 1983, pp. 533, lire sta, che sarebbe preoccupazione Balcani. L ’occupazione della 30.000 [“Storia della società ita­ scontata in una collana intitola­ Jugoslavia) e da Enzo Collotti liana”, vol. XXII]. ta alla società se proprio la sto­ (L’alleanza italo-tedesca 1941- ria sociale dell’Italia fascista 1943), che mettono a frutto fon­ Le più recenti opere d’insieme non fosse ancora così sconosciu­ ti documentarie nuove o poco sul fascismo si caratterizzano, ta e deliberatamente ‘scansata’ conosciute, mentre Enzo Santa­ rispetto a quelle di dieci o da tanti studiosi professionali. relli (L’espansionismo imperiali­ vent’anni fa, per un grado sem­ Molti dati nuovi sono fomiti da stico del 1920-1940) traccia un pre più avanzato di interpreta­ Alberto Preti (La politica inter­ profilo generale, unico nel suo zione storiografica o per la mole na fascista e l’organizzazione genere e di grande interesse, dei sempre più ampia di risultati del consenso), da Giulio Sapelli caratteri originali e permanenti empirici che offrono o che pos­ (Grande industria e organizza­ dell’imperialismo fascista, ricor­ sono utilizzare. zione del lavoro), e da C.A. dandoci l’emblematica formula Questo volume presenta in ef­ Corsini (La mobilità interna del­ con cui Mussolini nel 1927 vole­ fetti dodici contributi che non si la popolazione nel periodo fa­ va descrivere al paese un’alter­ limitano alle ipotesi di lavoro, scista)', Ivano Granata (Classe nativa di politica estera senza alla pura e semplice sintesi di la­ operaia e sindacati fascisti) offre rendersi conto di immortalare vori altrui, alla divulgazione uno spaccato concreto, con va­ una contraddizione storica del narrativa degli avvenimenti. I rie esemplificazioni locali, del suo regime: “espandersi o esplo­ singoli autori si sono sforzati di rapporto reale tra sindacalismo dere” . Proprio i nessi inestrica­ approfondire e articolare lo stu­ fascista e mondo del lavoro; bili tra politica interna ed espan­ dio di temi specifici con vari Domenico Preti (Fascismo, sionismo fascista sollevano una sondaggi di ricerca almeno in grande capitale e classi sociali) questione complessiva che resta parte originali, potendo quindi richiama il contesto internazio­ forse ai margini di questo volu­ dare fondatezza ad un ripensa­ nale che favorisce la stabilizza­ me: la natura, la fisionomia, il mento di tanti argomenti-chiave zione del fascismo al potere, le funzionamento dello Stato fa­ della storia italiana nel periodo drastiche direttive di politica scista, quali rapporti di conti­ fascista, anche se liberamente economica consentite dal conso­ nuità e di novità mantenesse e svolti senza rigidi riferimenti ad lidamento dello Stato di polizia, promuovesse con le istituzioni un quadro unitario, che manca le conseguenze spesso sconvol­ prefasciste, quali mutamenti ge­ al volume anche nella forma mi­ genti, per ampi strati della po­ netici introducesse nella compo­ nima di una presentazione dei polazione, del controllo assolu­ sizione della classe dirigente, curatori e responsabili dell’inte­ to sulla forza lavoro, sui salari, quali permanenze alimentasse, ro impianto di questa “Storia sui consumi. La non comparabi­ col sottogoverno, le pratiche della società italiana” dall’anti­ le presenza della Chiesa e delle clientelali e il conformismo, in chità all’età contemporanea opposizioni è studiata da Camil­ vaste zone di arretratezza mate­ pubblicata dall’editore Teti. Al­ lo Brezzi (I Patti lateranensi e il riale e civile del paese. Lo Stato cune diseguaglianze, lacune e mondo cattolico) e da Aldo Ber­ fornisce il terreno d’incontro tra squilibri formali, di taglio e di selli (L’antifascismo all’interno il partito fascista, i suoi famelici trattazione, sono inevitabili in e all’esterno), mentre le questio­ ‘ras’ e le vecchie consorterie, lo un volume del genere, e larga­ ni dell’ideologia e della cultura Stato offre le molteplici sedi ed mente compensate dall’utilità vengono trattate da Gianpa- occasioni della mediazione pra­ dei singoli saggi, che sarebbe im­ squale Santomassimo (Cultura, ticata da Mussolini fra le varie possibile riassumere in questa intellettuali e fascismo) e da forze che pattuiscono gli equili­ sede rendendo giustizia a ciascu­ Emilio Agazzi (Croce e l’antifa­ bri del nuovo blocco di potere no di loro. La scelta dei temi, scismo moderato: fra ideologia borghese, lo Stato si riconcilia soprattutto nella prima parte, italiana e ideologia europea). con la Chiesa e persegue con im­ indica che si è voluto decisamen­ La collocazione internazionale personale violenza legalizzata gli Rassegna bibliografica 101 oppositori, lo Stato educa e 10 della nuova introduzione del parte dell’antologia), sono net­ coarta, lo Stato interviene curatore, Il fascismo caso di co­ tamente privilegiate rispetto a nell’economia creando istituzio­ scienza della nazione, fornisce quelle degli storici, se non tal­ ni non transitorie, lo Stato è indubbiamente una chiave di volta contrapposte ad esse. Il l’autentico motore dell’imperia­ lettura dell’antologia e dei sug­ gusto della classificazione, e lismo fascista, lo Stato è insom­ gerimenti che essa contiene. un’immaginazione addirittura ma l’elemento non transeunte di Nella sostanza, Casucci avanza fertile per trovare nuove catego­ un regime che in un giorno (25 una sua interpretazione morali­ rie, disancorati da criteri scienti­ luglio 1943) scompare. Con que­ stica del fascismo, che possiede fici di tipo filologico o storio­ sto, si vuole indicare non tanto la forza supplementare di una grafico e affidati principalmente un limite di questo volume, o testimonianza personale di ri­ alla tensione interpretativa eti­ esprimere ‘desiderata’ che po­ flessione quanto mai impegnata co-politica, producono tuttavia trebbero essere rivolti a tanti al­ e sofferta. Non si lasci inganna­ cadute di tono e fraintendimenti tri lavori, anche non specifica­ re o frastornare il lettore da non rari. Così, oltre che bizzar­ mente intitolati alla dittatura fa­ qualche riferimento estempora­ ra se non offensiva, appare piut­ scista nella storia della società neo o stravagante dell’introdu­ tosto meccanica e incongrua la italiana. Si vuole piuttosto zione di Casucci, dove l’autore semi-equiparazione compiuta avanzare l’ipotesi che se una paria — oltre che in prima — da Casucci delle posizioni matu­ storia etico-politica o puramen­ anche in terza persona, richia­ rate nel periodo ‘postfascista’ e te istituzionale dell’Italia fasci­ mando le sue posizioni e i suoi ‘al di fuori’ del sistema politico sta sarebbe vuota, senza un con­ scritti di oltre vent’anni fa, e do­ tradizionale, e che farebbero ca­ tinuo e saldo riferimento alle ve si menzionano il Risorgimen­ po al neofascismo di Adriano classi e ai mercati, alle officine e to e la prima guerra mondiale, Romualdi e alla contestazione di alle campagne, una storia socia­ Churchill, Benedetto XV, Rosa Guido Quazza, scelto quest’ulti­ le del fascismo sarebbe, senza il Luxemburg, l’odierno Stato di mo perché, “pur non apparte­ suo abnorme e possessivo Levia­ Israele, le recenti polemiche sul nendo alla generazione del ’68, tano, cieca. progetto di scavo nella zona dei ha saputo dare compiuta espres­ Marco Palla Fori imperiali a Roma, la Felix sione ai giudizi da quella formu­ Austria, i rapporti attuali fra Ci­ lati sul fascismo, mettendo a di­ na e Unione Sovietica, André sposizione gli strumenti di una Il fascismo. Antologia di scritti Glucksman, e l’aneddoto perso­ tecnica raffinata fino alla sofi­ critici, a cura di Costanzo Ca­ nale (di Casucci) su un viaggio sticazione” (p. 50). Casucci in­ suari, Bologna, Il Mulino, 1982, ferroviario in cui un giovane da­ clina poi verso analogie storiche pp. 700, lire 30.000. va del “fascista” a chi gli ricor­ tra fascismo e Risorgimento dava il divieto di fumare in quel­ (per il comune rifiuto di una Si tratta della seconda edizio­ lo scompartimento. Il fascismo “cultura neutrale”, sarebbero ne di un lavoro già apparso nel viene qui sempre trattato come entrambi fenomeni di reazione 1961, ed ora assai modificato e un fenomeno molto (anzi, tragi­ critica al Rinascimento) che arricchito, pur conservando il camente) “serio” della nostra suonano forzate. Qualche per­ carattere di fondo di antologia storia nazionale: per intenderne plessità suscita l’articolazione di davvero eclettica di tentativi di 11 significato, Casucci suggerisce tutta la prima parte dell’antolo­ interpretazione ‘metapolitica’ o di integrare l’interpretazione gia, che include, nella prima se­ ‘transpolitica’, e di ambizioni transpolitica o filosofica di Au­ zione (“Le interpretazioni del definitorie e classificatorie in gusto Del Noce con quella so­ sistema politico”), una larga senso epistemologico della natu­ ciologica di Monnerot e con rassegna di posizioni contempo­ ra del fascismo (un’antologia quella psicosociale di Erich ranee dei fascisti: quelle degli molto diversa, di taglio scientifi­ Fromm. Queste interpretazioni, intransigenti (Malaparte), dei co e storiografico, curata da Al­ accanto a quella scaturita dal di­ futuristi (Marinetti), dei sinda­ berto Aquarone e Maurizio Ver- battito degli anni cinquanta sul­ calisti (Rossoni, A.O. Olivetti, nassa è stata pubblicata nel 1974 la rivista “Terza generazione” Panunzio), dei corporativisti dalla stessa casa editrice). Il tito­ (qui riprodotto nella seconda (Bottai, Spirito, Costamagna), 102 Rassegna bibliografica dei nazionalisti (Rocco), dei re­ so la sinistra, che non avrebbe estremamente documentato nel visionisti (Bottai), dei conserva- mai saputo contemperare 1’ “esi­ quale gli strumenti dell’analisi tori (Fani, Ciotti), dei tecnocrati genza nazionale” e quella “clas­ storica e di quella cinematogra­ (G. Olivetti, Serpieri), dei giova­ sista” , in particolare nel giudizio fica si fondono in una analisi ni (Giani, Pallotta), e infine dei sulla prima guerra mondiale e estremamente viva ed utile che, “fascisti... fascisti” (Bottai, verso l’intervento che essa si fra l’altro, supera agevolmente, Gentile) per intendere, spiega ostina a non considerare obietti­ in un terreno troppo spesso faci­ Casucci, “come fanno intuire i vamente, come storicamente ne­ le alle mediazioni, ogni tentazio­ puntini sospensivi quei fascisti cessario e “rilevante” per lo svi­ ne ‘accomodante’ e superficiale, che sfuggono, al contrario degli luppo civile dell’Italia. Per non con giudizi a volte sferzatamen- altri, ad una ulteriore caratteriz­ lasciare spazio alla “seduzione te limpidi, specialmente di fron­ zazione” (p. 19). Queste classifi­ fascista” come avvenne nel pri­ te ad una editoria (libraria e te­ cazioni sono largamente opina­ mo dopoguerra, il nostro paese levisiva) “assurda ed equivoca” . bili, derivando dall’esplicita in­ deve oggi accettare gli eroi senza D’altra parte il centenario mus- dividuazione di molteplici ‘com­ lasciarne “il monopolio ai fasci­ soliniano sembra costituire non ponenti’ e ‘correnti’ del fasci­ sti”. Che per superare la crisi un semplice ‘riflusso’: è difficile smo i cui tratti comuni vengono “più grave della sua storia” pensare a nostalgie individuali, assai diluiti se non dispersi, e in l’Italia abbia “bisogno di eroi­ “siamo piuttosto nell’ambito di ogni caso stridono in una rac­ smo” (pp. 87-89), è esortazione una vera e propria linea colta antologica di “scritti criti­ discutibile quant’altre mai. Per­ politica” (p. 268). ci”, visto il largo predominare di sonalmente, a questo proposito Cinema e storia, quindi, che fumisterie ideologiche e di acri­ la penso ancora come Bertold nel racconto dell’autore debor­ tiche e propagandistiche teoriz­ Brecht. dano dagli anni del regime e si zazioni che quegli scritti presen­ Marco Palla rovesciano nella tristezza cupa tano. Rilievi di varia natura si di altre reazioni e di altre violen­ potrebbero muovere alla pur ze. Nello stesso modo la lettura utile rassegna delle posizioni dei G i a m p a o l o B e r n a g o z z i , lim ito filmica di Bernagozzi non si fer­ cattolici, dei liberali, dell’antifa­ dell’immagine, Bologna, Clueb, ma alle sole immagini o allo stu­ scismo radicale, socialista, co­ 1983, VI, pp. 311, lire 16.000. dio delle tecniche di ripresa, ma munista e anarchico: presentare colloca l’Istituto Luce e l’indu­ al lettore comune, necessaria­ Dieci anni fa Bernagozzi pub­ stria cinematografica al centro mente non addetto ai lavori, blicò il suo primo studio sui ci­ dei mezzi creati per la conquista una serie di materiali in cui non negiornali Luce. Da allora è an­ del consenso e per la creazione è sempre ben distinta la linea di dato approfondendo e amplian­ dei miti ad esso necessari, ac­ demarcazione fra fonti e studi do l’analisi dei mass media del canto alla cultura fascista, alla critici, costituisce solo un primo regime fascista, scientificamente scuola, alle parate ed adunate e limitato approccio ad una pro­ e filologicamente precisando i “oceaniche”... blematica ancora da elaborare temi della propaganda del regi­ Con la avventura fascista in ed approfondire nel senso di me e, specialmente, dello stru­ Spagna, l’antifascismo sembrò una prospettiva che ne storicizzi mento cinematografico come recuperare nuovo vigore e nuo­ i termini col minor grado di ap­ mezzo per la conquista del con­ ve adesioni. Lo stesso segno, di prossimazione possibile. Casuc­ senso, per comprendere fino in un deterioramento in questo ca­ ci infine stempera il suo impe­ fondo quegli anni, in modo da so fra lo schermo e le platee, si gno civile e la sua indiscutibile evitare “le forzature superficiali avverte anche dalla propaganda fede democratica in un’attitudi­ di un lacrimoso come eravamo visiva, un deterioramento nato ne didattica ad insegnarci la le­ oppure di un compiaciuto e per di più sugli “stilemi conven­ zione e la ‘morale’ che si può astioso come eravate” (p. 7), co­ zionali”, che proprio allora co­ trarre dalla storia nazionale (in struendo un dialogo continuo minciarono a mostrare la corda, questo caso, dalla storia del fa­ fra cinema e storia. Ora Berna­ in quanto “le parole giocano il scismo), che assume talora il to­ gozzi sembra tirare le somme ruolo del loro stesso esaurirsi in no di una “predica inutile” ver­ delle sue ricerche con un libro una ripetizione ossessiva e mo­ Rassegna bibliografica 103 notona” (pp. 171-72). A fianco le e godibile, il tema dei cine­ Cardillo mostra a sufficienza dell’esempio della Spagna, altri giornali e documentari che come su alcuni temi — in questo ne potremmo portare a confer­ l’Istituto Luce programmò du­ caso la ricostruzione / definizio­ ma della utilità dell’uso anche rante il ventennio. E ruolo che i ne di una personalità di rilievo, dello strumento filmico per una cinegiornali ebbero all’interno del suo ruolo e impatto e della “lettura” tradizionale della sto­ del più complesso sistema di sua funzione e fruizione pubbli­ ria, o ancor meglio per leggerla propaganda fascista è il filo ca — l’ausilio della fonte audio­ più attentamente attraverso i ri­ conduttore di una ricostruzione visiva sia qualcosa di più che un flessi sul sociale degli avveni­ che tocca qua e là altri temi (la materiale sussidiario: sia in real­ menti. Si vedano le pagine che radio in particolare) e che si tà una fonte primaria di inesti­ Bemagozzi dedica alle donne presenta come un momento im­ mabile valore là dove si sappia nelle immagini del regime: portante anche se non unico di utilizzarlo affiancandolo, senza “donne Rachele in miniatura: quel progetto di educazione po­ contrapposizioni, ad altri ele­ esseri inferiori, madri feconde, litica delle masse che il regime menti di ricerca e ad altri filoni massaie laboriose” (pp. 67-76), attuò mescolando la retorica di indagine. o agli operai (pp. 77-82), o più antiquata e la sapienza mo­ Questa ricostruzione compiu­ all’epica del mondo contadino derna delle tecniche di propa­ ta da Cardillo e la sua proposta (pp. 117-128): “la macchina da ganda. interpretativa e metodologica, presa nel momento stesso in cui Cardillo mette bene in eviden­ pur nei limiti oggettivi di una si impegna ad essere oleografi­ za le diverse fasi in cui operò prima ricognizione d’assieme ca riproduzione delle impenna­ l’Istituto Luce, i progressi tecni­ che si auspica apra la via a in­ te del regime, può offrirci coef­ ci e linguistici confrontati con dagini più dettagliate, è arric­ ficienti essenziali per la decodi­ intelligenza con i prodotti della chita da un’appendice con una ficazione di queste stesse im­ Germania nazista, le sollecita­ serie di utili documenti (schede pennate” (p. 7). zioni del regime, l’acquiescenza informative su numerosi film e Luciano Casali e la parziale autonomia degli cinegiornali prodotti dal Luce operatori e dei tecnici. Queste sugli argomenti “L’impero” e tappe interne all’istituto cine­ “Vita fascista”; circolari, rego­ M a s s i m o C a r d i l l o , II duce in matografico di propaganda ven­ lamenti, progetti e rendiconti moviola. Politica e divismo nei gono costantemente inserite in deU’Istituto) ed un gruppo di cinegiornali e documentari Lu­ una periodizzazione che tocca interviste a registi, critici, poli­ ce, Bari, Dedalo, 1983, pp. alcuni episodi cruciali della vita tici, inteUettuali che vissero in 220, lire 14.000. del regime — l’avventura colo­ modo diverso le vicende politi­ niale africana soprattutto — o che e propagandistiche del regi­ Tra i numerosi lavori usciti alcune tematiche che percorro­ me. Ed anche questo sintetico nel corso del centenario musso- no orizzontalmente tutta l’epo­ ma significativo apparato docu­ liniano, questo di Massimo ca fascista — il mito del rurali- mentario non fa che suscitare Cardillo si presenta come un smo è quello maggiormente ana­ ulteriore curiosità per un setto­ contributo particolarmente in­ lizzato ed esemplificato. re di ricerca che non potrà più teressante. La parte preponderante del essere considerato accessorio Più volte gli storici hanno se­ lavoro, comunque, al di là delle negli studi sulla propaganda, gnalato la necessità, per appro­ generali ipotesi di ricerca e delle sul consenso e in generale sul fondire un discorso sull’ideolo­ proposte di interpretazione dei rapporto con la società che il gia e sulla propaganda fascista, principali materiali propagandi­ regime fascista aveva cercato di di mettere direttamente le mani stici del Luce, riguarda la figura instaurare ed imporre. sul materiale prodotto dal regi­ di Mussolini, la sua soverchiarne me, radio e cinema in partico­ presenza all’interno dei filmati e Marcello Flores lare. dei cinegiornali. In due distinti Il libro di Cardillo contribui­ capitoli, l’uno dedicato alla psi­ sce a colmare questa esigenza cologia gestuale mussoliniana, U g o b e r t o A l f a s s i o G r i m a l d i - affrontando, in modo scorre- l’altro all’oratoria del dittatore, M a r i n a A d d i s S a b a , Cultura a 104 Rassegna bibliografica passo romano. Storia e strategia particolare, l’atteggiamento che stiche già compiute o da com­ dei Littoriali della cultura e nei confronti del fascismo si eb­ piersi —, priva di un utile terre­ dell’arte, Milano, Feltrinelli, be nei decenni successivi alla no di verifica una interpretazio­ 1983, pp. 270, lire 25.000. caduta del regime, secondo ca­ ne che sembra più enunciata e denze e periodizzazioni politi­ proposta che non discusssa e Negli studi dedicati all’educa­ co-culturali che andavano al di dimostrata. zione ed ai giovani durante il pe­ là del mero dibattito storiogra­ Il lavoro è completato da riodo fascista, il tema dei Litto­ fico. una ricca e precisa appendice riali della cultura e dell’arte or­ I tre capitoli successivi sono sulle classifiche e i temi dei Lit­ ganizzati dal regime dal 1934 in tutti dedicati alla ricostruzione, toriali maschili e femminili, sui avanti, è stato più volte oggetto selettiva ma puntuale, dei di­ premi, sulle fonti archivistiche di interessamento, di specula­ versi Littoriali, del clima che li utilizzate. Una fatica in più, si­ zioni, di suggerimenti interpre­ accompagnò, degli episodi più curamente utile, avrebbe potu­ tativi, di accenni più o meno significativi al loro interno. Il to essere quella di presentare episodici, ma quasi mai di rico­ quadro d’assieme dello svolgi­ anche per le gare maschili, così struzioni più attente ed appro­ mento di questa Olimpiade del­ come fatto per quelle femmini­ fondite. Il volume di Ugoberto la cultura è ricostruito con effi­ li, i titoli dei temi dati per le di­ Alfassio Grimaldi e Marina Ad­ cacia, anche se spesso si privile­ verse sezioni: elemento non se­ dis Saba cerca di colmare questa giano i momenti relativi a quei condario per valutare le perio­ lacuna, ricostruendo in modo personaggi che più avrebbero dizzazioni proposte e il giudizio più organico e puntuale il susse­ fatto carriera — politica e cul­ di parziale libertà (vigilata, gui­ guirsi dei diversi Littoriali e in­ turale — nel secondo dopo­ data, incanalata e poi repressa) serendo la loro vicenda in quella guerra. D’altra parte proprio che, attraverso i Littoriali, il re­ più vasta della politica culturale l’utilizzazione costante delle gime avrebbe cercato di creare del regime. fonti memorialistiche e di quel­ nel suo rapporto con i giovani. I due autori considerano, le giornalistiche rende la rico­ forse troppo unilateralmente, i struzione vivace ed interessan­ Marcello Flores Littoriali come il momento te, anche se a volte un po’ principale di una politica cultu­ troppo impressionistica e la­ rale diretta dalla struttura ge­ sciando nell’ombra interrogati­ G i u s e p p e C a r l o M a r i n o , L ’au­ rarchica del regime fascista. È vi adombrati più volte ma mai tarchia della cultura. Intellet­ certo che il loro impatto, so­ direttamente affrontati. Pro­ tuali e fascismo negli anni tren­ prattutto sui giovani, non può prio il capitolo finale, con le ta, Roma, Editori Riuniti, 1983, essere sottovalutato: special- sue assiomatiche definizioni di pp. XV-240, lire 14.000 mente ove si guardi ai nomi ri­ cosa rappresentarono e furono portati in appendice dei primi i Littoriali, di cosa costituirono Aperto da una gustosa docu­ classificati alle diverse edizioni alPintemo della strategia del mentazione sui fregi e le livree dei Littoriali, per la maggior consenso pensata dal regime, degli accademici d’Italia, e con­ parte uomini e donne che tro­ sembra chiudere un po’ troppo cluso dalla pubblicazione di car­ veranno nel dopoguerra — ed frettolosamente una ricchezza teggi inediti illustranti le posi­ alcuni anche prima, nel fasci­ di interrogativi che la prima zioni di Croce ed Einaudi non­ smo stesso, nell’antifascismo, parte e la ricostruzione succes­ ché di un paio di relazioni, pro­ nella Resistenza — modo di af­ siva avevano posto in modo venienti dall’ACS, in merito alle fermarsi e di inserirsi a pieno ti­ pertinente. La stessa scelta, posizioni del mondo cattolico tolo nelle élites politiche e cul­ probabilmente obbligata, di ri­ alla caduta del regime, il saggio turali del paese. Proprio il capi­ manere nell’ambito generale si aggira nei meandri dell’orga­ tolo iniziale, dedicato al proble­ della politica culturale del regi­ nizzazione della cultura italiana ma della gioventù fascista nella me, senza scendere alle sue in periodo fascista. Determina­ storiografia, è di particolare in­ concrete realizzazioni nei diver­ to, come appare nella prefazio­ teresse, con la sua capacità di si campi — compito che viene ne, a superare ogni giudizio di ricostruire, seppure in un’ottica demandato a ricerche speciali­ stampo moralistico, non riesce Rassegna bibliografica 105 tuttavia a svincolarsi dalla nota­ Da una parte, il tentativo di dimento della “cultura di tipo zione, che pure è determinante, far affiorare i connotati della ‘salazariano’” di cui l’autore della povertà morale della socie­ cultura italiana del periodo fa­ nelle ultime pagine del volume tà intellettuale italiana degli an­ scista approda a sottolineature ha cercato di indicare sommaria­ ni trenta. interessanti di aspetti finora for­ mente gli apporti nei primi anni Una cultura della crisi di se lasciati nell’ombra; ma dal­ di guerra. Non meno singolare è stampo autarchico, gretta e l’altra, le considerazioni sulla il contrapporre Croce a Einaudi provinciale, non può certamen­ portata effettiva di quanto emer­ (nell’Appendice I), il primo dei te meritare molta considerazio­ ge dall’intricato e faticoso per­ quali si erge in una posizione ne, se questa crisi è problema corso non modificano per nulla “netta e severa”, mentre il se­ di portata universale, rottura giudizi consolidati e quasi owii. condo “consente di evidenziare con tradizioni e certezze anima­ Modernità contro arretratezza, le contrattazioni di una cultura te da un respiro secolare. Mari­ slanci futuristi accompagnati da liberale che si ostinava a ricerca­ no sottolinea a ragione come la concessioni a ideologie retrò, re comunque un colloquio diret­ coscienza della cesura irrime­ suggestioni cattolicheggianti, to col Duce”. In realtà, il carteg­ diabile prodotta dal tracollo se­ “grande e amara festa della pa­ gio di Croce si riferisce all’ordi­ guito al 1929 pervada ogni set­ rola in libertà”, “esercitazione di ne di soppressione della “Criti­ tore della cultura italiana e si scriteriata verbosità”: sono giu­ ca” nel 1940, mentre quello di impegna a mostrare in qual dizi da non dimenticare, proba­ Einaudi (1932-34) attiene a que­ modo il regime abbia avuto bilmente; ma da sostanziare an­ stioni accademiche e a censure successo nel canalizzare la dia­ che con analisi di formazioni verso la casa editrice del figlio lettica delle varie componenenti culturali meno scivolosamente Giulio. Forse le date hanno scar­ della cultura italiana nell’alveo ammantate di tipizzazioni (bor­ sa importanza sul piano della di una autarchia culturale fun­ ghese, piccolo-borghese, cattoli­ storia dello spirito; ma, senza zionale al suo potere. Gli stru­ co: chissà come li distinguiamo) nutrire simpatie più accentuate menti del ricatto economico si che a mala pena reggono una let­ verso il magistero einaudiano intrecciano alle lusinghe ideali e tura attenta. Un’impressione di che verso quello crociano, vorrei al miraggio di una specificità sfasatura costante tra il giudizio suggerire una onesta riflessione italiana, originale creazione tra storico e la documentazione che sulla congiuntura e sui rapporti l’americanismo e il soviettismo, lo sostiene accompagna infine la di forza che caratterizzavano i centro della lotta anticomunista lettura del saggio. due momenti. Tanto più che, se e — al tempo stesso — motore È un dato che emerge in modo vogliamo lasciar cadere i morali­ per un’azione mirante al supe­ clamoroso dai due documenti ri­ smi, bisognerà pur cominciare a ramento del capitalismo e della prodotti nell’Appendice II: il rifiutare un uso delle carte di po­ società borghese. primo — una relazione del notis­ lizia da cui troppi, da che mondo Le intime contraddizioni della simo Babuscio Rizzo — èia con­ è mondo, hanno spiato le debo­ società italiana — modernità in- sueta esercitazione pettegolo­ lezze dei grandi uomini. dustrialeggiante contro rurali- giornalistica delPinformatore smo — restano tuttavia, secon­ della polizia fascista che semina Luigi Ganapini do Marino, il limite invalicabile; giudizi, peraltro incontrovertibi­ ed esse si scontrano in uno sce­ li in quanto lapalissiani, sull’at­ nario reso fittizio dalla presenza teggiamento della Chiesa verso A a .Vv ., Il pensiero reazionario di una volontà politica essen­ Croce e Gentile; il secondo, la politica e la cultura dei fasci­ zialmente poliziesca. un’affrettata e sommaria rasse­ smi, Ravenna, Longo, 1982 pp. Se della cura di seguire da gna stampa redatta dall’Amba­ 228, lire 12.000. vicino e dall’interno le moti­ sciata d’Italia presso la Santa Se­ vazioni e i percorsi dell’ideo­ de il 5 agosto 1943, si limita a Il volume raccoglie gli atti del logia va reso merito a Marino, sottolineare la perfetta “lealtà” convegno omonimo tenutosi a meno pregevole risulta invece cattolica verso il regime bado­ Ravenna nel novembre 1980, la capacità di sintesi e di giudi­ gliano. Davvero troppo poco per promosso dalla Casa dello Stu­ zio. ipotizzare spunti per l’approfon­ dente in collaborazione con la 106 Rassegna bibliografica Biblioteca Oriani e con l’Istituto pra indicati. Il saggio di Isnen­ e interessante saggio di Fumian per la storia della Resistenza. ghi ha la struttura di un vero e sulla cultura agraria della destra I saggi prendono soprattutto proprio programma di ricerca. fa il punto sul rapporto tra agra- in considerazione le vicende po­ Egli parte dal presupposto che rismo italiano e fascismo. litico-culturali della destra ita­ siano esistite in Italia una serie Per quanto riguarda l’altro fi­ liana e tedesca, soffermandosi di microculture e subculture ca­ lone, Cacciali individua due particolarmente sull’arco tem­ ratterizzate da una matrice cul­ anime contradditorie del pensie­ porale degli anni 1920-1930. La turale di destra, ma tra loro as­ ro di destra europeo. Una destra riduzione dell’area geopolitica sai disarticolate e disomogenee. organicista secondo la quale lo risponde all’esigenza di circo­ A partire da un censimento pre­ Stato attraverso processi autori­ scrivere il campo di analisi alle liminare, si tratterebbe poi di se­ tari integra le differenze per for­ esperienze storiche dei fascismi guire la storia, d’individuarne i mare un corpo unico. Una de­ europei. Appaiono così trascu­ contenuti, le aree, i tempi e gli stra decisionista basata sull’a­ rati i contributi e le esperienze di agenti di diffusione, tenendo zione autoritaria intesa come quella destra europea che operò conto del dislivello di piano esi­ volontà di potenza storicamente in quegli anni nei regimi liberali, stente tra queste subculture e la determinata. anche se spunti e osservazioni cultura ufficiale. Un secondo La prima di origine hegelia­ comparative sul pensiero reazio­ momento della ricerca dovrebbe na, contraria a ogni idea di re­ nario francese appaiono in ordi­ individuare come e quando esse lativismo e agnostismo liberale, ne sparso nei vari saggi del volu­ siano state portate a sintesi, tro­ lo supera attraverso l’azione me. vando uno sbocco unitario. In integratrice dello Stato. La se­ II volume, nonostante una questo senso le indicazioni di la­ conda prende atto del relativi­ prima apparente frammentarie­ voro appaiono chiare: la grande smo dello Stato liberale e lo tà, dovuta alla varietà dei campi guerra rappresenta un primo supera con la volontà di poten­ d’indagine affrontati, appare a momento di unificazione delle za. Il discorso di Cacciali, oltre lettura conclusa abbastanza coe­ varie microculture di destra, la­ a individuare alcune linee di ri­ rente. I vari contributi sono in­ sciato poi in eredità alla gestione cerca, si pone anche come fatti riconducibili a due princi­ autoritaria del fascismo, che spunto polemico a favore di pali filoni di ricerca. Da una riuscì, grazie all’uso della radio, una riapertura del dibattito fra parte l’analisi dei fondamenti alla centralizzazione della stam­ pensiero di destra e pensiero di teorici, sia politici che filosofici, pa, alla scuola e agli apparati di sinistra sul tema della critica della cultura della destra, con regime, a portare questo proces­ della democrazia liberale. particolare attenzione alla tradi­ so a piena maturazione. Spunto polemico peraltro ri­ zione tedesca e mitteleuropea; Su questa linea interpretativa preso dall’autore anche in altre dall’altra un approccio più pro­ si dispongono diversi contributi sedi. priamente storico che, sulla scia del volume. D’Attore studia la Gli altri saggi contenuti nel delle indicazioni di Mario Isnen- vita culturale di una città di pro­ volume: Chrnitzkj su scuola e ghi (Intellettuali militanti e intel­ vincia, Ravenna, durante il fa­ pedagogia in Italia e Germania; lettuali funzionari, Torino Ei­ scismo, puntando l’attenzione Masini sulla stereoscopia magi­ naudi, 1979), pone al centro del­ sulle istituzioni create dal regime ca di Jiinger; Marmotti su Mar­ la ricerca la figura dell’intellet­ come perno del rapporto tra in­ gherita Sarfatti; Pirazzoli sullo tuale funzionario e militante: tellettuali e società e sul ruolo stile littorio; Bandini sull’antise­ cinghia di trasmissione tra Stato della stampa locale del coinvol­ mitismo della Germania hitleria­ e società, portatore di valori di gimento delle giovani generazio­ na; Marcoaldi sul liberalismo senso comune, organizzatore di ni intellettuali. Dirani si soffer­ economico dei primi anni venti; comportamenti collettivi. Le re­ ma sulla funzione delle bibliote­ Benelli sull’analisi di un diario lazioni di Isnenghi e di Cacciali, che e dei bibliotecari nella tra­ parrocchiale; Schiavoni su Al­ che aprono il volume, propon­ smissione della cultura di regi­ fred Baeumler; Amendolagine gono una serie di prospettive di me. Monticone individua quali su Heidegger e Heisenberg. ricerca e d’indicazioni metodo- stereotipi storici veicolavano i li­ logiche relative ai due filoni so­ bri di testo delle scuole. Il breve Salvatore Adorno Rassegna bibliografica 107

M i c h e l O s t e n c , Intellectuels di posizioni (futurismo e dan­ re, come dimostrano gli echi go- italiens et fascisme (1915-1929), nunzianesimo, nazionalismo e bettiani presenti nel Montale di Paris, Payot, 1983, pp. 340. idealismo gentiliano), riflette so­ Ossi di seppia, o l’anticonformi­ prattutto la tendenza “molto smo del Gli indifferenti di Mora- Già noto per uno studio sulla diffusa tra i simpatizzanti de fa­ via. Le fila di una cultura di op­ scuola italiana in epoca fascista scismo, a confondere questo posizione vengono cosi rianno­ (L ’educazione in Italia duran­ movimento con il loro ideale, ad dandosi, e “negli anni trenta il te il fascismo, traduzione italia­ attribuire al nuovo regime obiet­ ritorno a Croce è in effetti il fon­ na, Roma-Bari, Laterza, 1980), tivi morali e spirituali molto lon­ damento di ogni educazione an­ Ostenc ricostruisce in questo vo­ tani dalle ambizioni politiche” di tifascista” (p. 325). lume “i rapporti di alcuni rap­ Mussolini (p. 316). L’incontro si Privo di una propria cultura il presentanti della cultura italia­ risolve pertanto in una coabita­ fascismo è tuttavia portatore, na, scelti tra i più conosciuti dal zione di convenienza. Da parte sempre secondo Ostenc, di uno pubblico francese, con le corren­ degli uomini di cultura che vedo­ ‘stile’. A cominciare da Mussoli­ ti interventiste dalle quali nasce­ no, in cambio dell’ossequio al ni, i principali esponenti del regi­ ranno i fasci di combattimento e principe, celebrata la loro imma­ me attingono largamente al dan­ in seguito con lo stesso regime gine pubblica (si veda, nella ter­ nunzianesimo e all’idealismo fascista” sino al 1929 (p. 7). Gli za parte, il capitolo dedicato alla gentiliano per elaborare il loro autori direttamente considerati fondazione dell’Accademia d’I­ modello retorico così che la “sin­ (talora sulla scorta della loro talia); da parte del regime che, tesi fascista si manifesta come produzione, più spesso attraver­ strumentalizzando le adesioni ri­ caricatura della cultura cui si so la lettura critica italiana cevute, può simulare una origi­ ispira”, strumento di propagan­ e soprattutto francese) sono nalità culturale di cui non esisto­ da per organizzare un “consenso D’Annunzio e Marinetti, Papini no nemmeno le premesse. La che si fonda anzitutto sul rispet­ e Soffici, Pirandello, Ungaretti e simbiosi cultura-fascismo, sot­ to quasi religioso d’una autorità Malaparte; ad essi si affiancano, tolinea ripetutamente Ostenc, presentata come infallibile e sul­ come guida del pensiero antifa­ resta un dato del tutto superfi­ la mistica del capo” (p. 326). scista, Gobetti, Gramsci e Cro­ ciale. La “trahison des clercs” si Anche per questa via si approda ce, al quale ultimo non è espres­ manifestò, ma essa “impegnò gli pertanto alla conclusione che samente dedicata alcuna parte individui e non le concezioni da “ fascismo e cultura sono due en­ del libro ma la cui presenza viene questi propugnate. Se le persone tità distinte” (p. 327). costantemente evocata come ri­ sono compromesse, gli ideali Come si vede, la proposta in­ ferimento obbligato e discrimi­ professati nelle opere restano terpretativa del volume non ha nante. salvi” (p. 318). Così “non si ebbe certo il dono della originalità; ri­ La tesi che Ostenc affaccia sin mai un’altra cultura fascista; prendendo valutazioni diffuse dall’inizio e limpidamente rias­ l’eredità idealista si mantenne soprattutto negli anni cinquanta sume nelle conclusioni è assai prevalente e con essa l’ispirazio­ e sessanta essa mescola motivi netta e riveste un carattere defi­ ne liberale di base” (p. 319). È ‘giustificazionisti’ avanzati dagli nitorio più che problematico. estremamente significativo — stessi intellettuali in chiave auto- Quasi tutte le correnti intellet­ conclude Ostenc su questo pun­ biografica (si veda il significati­ tuali che si manifestano nella to — che “la sola ‘autentica let­ vo riferimento a Luigi Russo a p. cultura italiana del primo Nove­ teratura di Stato’ promossa dal 324) e criteri tradizionali di iden­ cento sono collegate alla nascita fascismo sia quella dei funziona­ tificazione della storia della cul­ del fascismo visto come stru­ ri” (p. 320). tura con la produzione diretta da mento eversore degli stanchi ste­ Certo la cultura italiana di- alcuni grandi intellettuali. Non è reotipi positivistici sui quali si quegli anni “perse l’indispensa­ certo questa la sede per un ap­ fonda la “democrazia” giolittia- bile contatto con la società del profondimento dei limiti di tale na. Ma tale collegamento, prose­ suo tempo” (p. 320), ma, sia pu­ impostazione. Almeno uno di gue l’autore, lungi dal rappre­ re in modi soffocati e intermit­ essi va tuttavia segnalato ed è il sentare un principio di ricompo­ tenti, le più feconde correnti pre­ restringimento dell’analisi all’in­ sizione della grande eterogeneità fasciste continuarono ad opera­ terno dei vari profili biografici, 108 Rassegna bibliografica così che le correnti intellettuali dei quaderni non è stato rispetta­ inevitabilmente limitato. Ma è compaiono solo come somma di to, con l’estrapolazione di stralci anche vero che tali caratteristi­ alcune personalità e non anche del diario 1935-36 qui anticipati che dei diari e della memorialisti­ come categoria che, proprio nel (pp. 35-50); non è stata pubbli­ ca fascista sono state sottovalu­ periodo esaminato, vede molti­ cata una parte sostanziale del tate, o implicitamente ignorate, plicarsi i suoi strumenti di pre­ diario della guerra etiopica che da quelle ricostruzioni ‘dall’in­ senza nella società. Perciò di­ Bottai stesso aveva pubblicato terno’ della realtà storica del re­ stinzioni quali quella fra “alta nel 1939 col titolo di Quaderno gime fascista che hanno perciò cultura” e “cultura di funziona­ Affricano; è stata aggiunta al ristretto il ventaglio necessaria­ ri” non nasce dall’esame delle diario 1941, interrotto per il pe­ mente ampio e articolato di fonti mutazioni in atto, ma riveste un riodo in cui Bottai combattè in che ogni studio critico e docu­ carattere aprioristico, conserva­ Albania, una singolare scelta di mentato sul fascismo dovrebbe tivo di posizioni e comporta­ lettere alla moglie, che sono esplorare. Come fonte storica, menti tradizionali ricavati dalla estranee — come fonte storica, e in effetti, le informazioni ‘pri­ storia precedente. Il fatto poi come genere letterario — ai qua­ marie’ che il diario di Bottai con­ che il volume limiti la propria ri- derni. Se è vero che il volume at­ tiene si riducono in sostanza alle cognizione della adesione al fa­ tuale presenta diverse pagine verbalizzazioni sui generis delle scismo al mondo letterario (con “inedite”, soprattutto nei con­ sedute del Gran Consiglio del l’eccezione di Gentile) accentua fronti della parte già nota del Fascismo, del Consiglio dei mi­ il carattere settoriale dell’analisi diario che sempre Bottai aveva nistri, di qualche riunione della e la difficoltà di trarre da essa in­ pubblicato nel 1949(Vent’annie Commissione suprema di difesa. dicazioni di portata generale. un giorno, Milano, Garzanti, 2a Ben maggiore è lo spazio occu­ ed., 1977), è stupefacente che il pato dalla registrazione, spesso Massimo Legnani curatore non abbia compiuto e passiva quando non pedissequa, quindi offerto al lettore un siste­ dei motti del duce o dei colloqui matico confronto fra i due testi: privati con vari altri esponenti

G i u s e p p e B o t t a i , Diario 1935- chiunque voglia farlo, si renderà del gruppo dirigente fascista (in 1944, a cura di Giordano Bruno immediatamente conto di quan­ particolare, di quelli con Galeaz­ Guerri, Milano, Rizzoli, 1982, ti, innumerevoli abbellimenti, zo Ciano). Non manca un vasto pp. 579, lire 38.000. aggiunte, correzioni, censure e florilegio di battute cosiddette di tagli avesse compiuto Bottai nel spirito, di aneddoti più o meno La mancanza di accuratezza 1949, tanto che nel linguaggio gustosi, di soliloqui sempre un filologica e di inquadramento stesso il testo di Vent’anni e un po’ vanagloriosi: ma, anche qui, critico è la prima caratteristica giorno e quello delle parti corri­ si stenta a rintracciare il filo di che colpisce in questo volume, spondenti ora pubblicate in que­ una riflessione (non dirò di un che non fa eccezione alla linea di sto volume sono in tutta eviden­ pensiero) politica, di un ragiona­ tendenza prevalente tra le nume­ za riconoscibili più per le varian­ mento critico che non sia pura e rose pubblicazioni di fonti fasci­ ti che per le costanti letterali. semplice razionalizzazione di ste. L’adesione quasi agiografica Una certa sorpresa deriva poi una smarrita ansia, pur genuina, del curatore al personaggio Bot­ dalla scarsezza di riferimenti che di tener dietro ad una realtà che tai, espressa senza mezzi termini il diario presenta sulla attività si trasforma e si svolge sempre in un’enfatica introduzione, è politica e di governo di Bottai, più in contraddizione con i po­ perfino meno grave, si potrebbe sulla sua attività multiforme di stulati ideologici e propagandi­ dire secondaria, rispetto ai crite­ organizzatore culturale, sui temi stici del fascismo. Lo iato tra i ri di edizione del volume. Il cura­ corporativi che gli procurano fatti e le parole diventa, anche tore ha prescelto con notevole anche una certa notorietà inter­ dall’angolazione particolare di dose di arbitrio solo una parte nazionale. Si obietterà che è pro­ questo diario, il luogo comune dai trenta quaderni di Bottai che prio della natura di un diario di della parabola personale di tanti la famiglia possiede nel testo ma­ offrire principalmente un mate­ uomini del regime, e Bottai non noscritto e che coprono gli anni riale di tipo introspettivo, di in­ sfugge, proprio attraverso le pa­ 1928-1947; l’ordine cronologico teresse psicologico e di valore gine dei suoi quaderni, ad un ri­ Rassegna bibliografica 109 dimensionamento della sua sta­ grandi e piccoli, più o meno abil­ dei superstiti amici sono stati tura politica e culturale nei limiti mente arrangiate, e la vasta pro­ pagati dal nostro autore con pe­ più credibili e realistici di una fi­ duzione agiografica e giornalisti­ santi concessioni alla tradiziona­ gura non assimilabile a quelle in­ ca sfornata incessantemente da le agiografia del personaggio. Il colori di tanti gerarchi minori, rotocalchi, collane divulgative e Guerri comunque non dice se è ma pur sempre partecipe — in­ autori ‘specializzati’. Questa l’archivio privato ad essere pic­ sieme ai vari Ciano, Grandi, Pa- nuova biografia del Guerri, la colo e sostanzialmente deluden­ volini ecc. — di quei caratteri di prima di apparsa con te (come non sembrerebbe dalle improvvisazione, incompetenza pretese di completezza, rivela notizie disponibili), oppure se e dilettantismo che Calamandrei appunto una straordinaria cono­ sono le limitazioni poste dalla attribuiva alla ‘paidocrazia’ fa­ scenza della produzione memo­ famiglia ad impedire che il per­ scista (quasi rimpiangendo la rialistica e scandalistica sul regi­ sonaggio di Balbo venga alla lu­ ‘gerontocrazia’ liberale’). Da me fascista e sul personaggio in ce in tutti i suoi aspetti (possibi­ queste pagine emergono con questione e un’altrettanto note­ le, ad esempio, che l’archivio chiarezza alcuni tratti del mini­ vole disponibilità a utilizzare non contenga anche una sola mo comune denominatore della questa massa di notizie senza al­ carta sul governo di Ferrara che formazione politica dei capi fa­ cuna selezione né distinzione cri­ Balbo tenne per vent’anni? è la scisti: l’imperialismo e il razzi­ tica. Il risultato è una biografia famiglia che non osa toccare smo, il disprezzo per la democra­ di piacevole lettura, non priva di questi temi o il Guerri che non zie occidentali e l’anticomuni­ pagine indovinate, ma in com­ sa affrontarli?). smo, l’idealizzazione della vio­ plesso di poco spessore e di poca D nostro autore annuncia an­ lenza sia nel ricordo sempre affidabilità, che arricchisce la che di aver compiuto ampie ri­ edulcorato delle imprese squa- tradizione agiografica su Balbo cerche in vari altri archivi. dristiche sia nell’esasperazione senza cercare di verificarla né in­ L’unico realmente utilizzato è nazionalistica e nel culto della quadrarla. però l’Archivio centrale dello guerra. In questo senso, forse, la A dire il vero, il volume del Stato, o meglio la Segreteria pubblicazione di questo diario Guerri si presenta con maggiori particolare del duce, anche se può servire a far luce sulla anti­ ambizioni, come il risultato di l’indicazione della collocazione camera del dittatore o nei recessi ricerche archivistiche nuove ed dei documenti è fatta con tanta del regime: una luce limitata e ampie; ed infatti il nostro autore approssimazione da autorizzare parziale, secondaria anche se è riuscito ad accedere per primo il dubbio che le citazioni siano certo non irrilevante per la pro­ ed in esclusiva assoluta (se si ac- per lo più di seconda mano. blematica di studio della classe cettua una nota biografica di C. Chiunque abbia un minimo di dirigente fascista. Segré, citata a p. 296 in modo familiarità con questo fondo Marco Palla da non essere identificabile) (senz’altro il più sfruttato tra all’archivio privato di Balbo, ge­ tutti quelli degli anni fascisti) sa losamente custodito dalla fami­ che per il carteggio riservato oc­ G i o r d a n o B r u n o G u e r r i , Italo glia. Sulla consistenza e sul ca­ corre indicare prima il numero Balbo. Lo squadrista, il gerarca, rattere di questo archivio nulla del fascicolo, poi il nome del l’aviatore. La biografìa, basata dice Guerri, ma si limita ad personaggio cui il fascicolo è in­ su documenti inediti, del più pe­ estrame singoli documenti non testato, infine il sottofascicolo: ricoloso rivale di Mussolini, Mi­ inquadrati e spesso non datati, il Guerri invece dà soltanto il lano, Vallardi, 1984, pp. 458, li­ che offrono notizie nuove ed in­ numero della busta, un’indica­ re 25.000. teressanti su alcuni aspetti della zione generica e insufficiente vita di Balbo (in particolare sul­ (una busta contiene normalmen­ Scrivere la biografia di un ge­ la milizia 1923-25 e sull’aereo- te più fascicoli di più persone), rarca fascista è sempre più faci­ nautica 1926-33). Nulla però che ma in realtà confonde buste e le, finché la fonte principale di possa modificare il quadro già fascicoli. Il fascicolo 278/R: questo genere letterario conti­ noto, anche perché l’accesso Balbo, ad esempio, è citato co­ nuano ad essere le memorie e le all’archivio personale e l’ampia me b. 54, il fascicolo 278/R: De testimonianze di protagonisti collaborazione della famiglia e Pinedo come b. 278 e il fascico­ 110 Rassegna bibliografica lo 278/R : Valle addirittura co­ Guerri si ferma sempre al livel­ ora, (p. 349). Anche al livello me b. Valle. Sono errori tipici di lo del diario di Ciano, per in­ giornalistico su cui si muove il chi saccheggia lavori altrui (e in­ tenderci, indulgendo nelle note Guerri errori banali come questi fatti tutti questi documenti della di colore interne alla dinamica (e molti altri potremmo elencar­ Segreteria particolare del duce del gruppo dirigente fascista ne!) dovrebbero essere evitati in sono già stati pubblicati, come senza mai cercare di cogliere la un libro di qualche pretesa. non risulta dal volume), senza base del potere di Balbo e di riuscire a copiare con esattezza studiare le ragioni del suo suc­ Giorgio Rochat le indicazioni archivistiche per cesso. mancanza di pratica. Anche in questi termini, il I limiti delle ricerche archivi­ volume potrebbe avere qualche C e s a r e M. D e V e c c h i , Il qua­ stiche del nostro autore sono del utilità se non contenesse troppi drumviro scomodo. Il vero resto evidenziati dalla sua rinun­ errori, dovuti alla fretta con cui Mussolini nelle memorie del più cia ad approfondire lo studio è stato scritto ed alla scarsa monarchico dei fascisti, Mila­ del ruolo di Balbo a Ferrara: competenza dell’autore. A tito­ no, Mursia, 1983, pp. 294, lire poiché in questo campo non lo d’esempio, la riconquista 18.000. aveva studi altrui da utilizzare della Tripolitania fu iniziata da (dato che la sua scarsa familiari­ Volpi nel 1921-22 e non da De Non si può dire che la nutrita tà con le riviste di livello scienti­ Bono nel 1925 (pp. 298-99); memorialistica dei gerarchi fa­ fico non gli ha permesso di tro­ Balbo non fu (e come tenente scisti si distingua per onestà, lu­ vare due nostri articoli del 1982 non poteva essere) comandante cidità e profondità; queste me­ su questo tema specifico), il in seconda di un “2° battaglio­ morie di Cesare M. De Vecchi Guerri liquida l’analisi della si­ ne Cadore” mai esistito (p. 42: costituiscono però un caso limi­ tuazione politico-economico-so- il battaglione era il Pieve di Ca­ tato di insipienza e provocazio­ ciale ferrarese dal 1924 al 1940 e dore e comunque i battaglioni ne (nel senso che presuppongo­ la ricostruzione del potere di alpini non hanno mai avuto un no lettori incapaci di qualsiasi Balbo nella provincia in una so­ numero); Teruzzi era stato go­ riscontro critico e qualsiasi no­ la paginetta generica e superfi­ vernatore della Cirenaica e non zione sui fatti narrati), cui si ciale (p. 113). vicegovernatore (p. 313), men­ deve riconoscere come unico In definitiva, il volume è co­ tre Bernotti era sottocapo di merito la fedeltà all’immagine struito sulla utilizzazione (assai Stato maggiore della marina e di protervia e ciarlataneria che avaramente riconosciuta) degli non capo (p. 239: comunque il De Vecchi seppe costruirsi co­ studi di Paul R. Corner e Ales­ suo giudizio sui limiti dell’avia­ me gerarca fascista. Non sap­ sandro Roveri sullo squadrismo zione è successivo alla seconda piamo se sarebbe più lungo ferrarese, di Ranieri Cupini sulle crociera e non precedente); è l’elenco delle sciocchezze, degli crociere di Balbo, miei sulla sua falso che io abbia censurato un errori di fatto e delle grossolane attività come ministro dell’Ae- giudizio positivo sulla cultura distorsioni autoincensatorie o reonautica e di Claudio Segré di Balbo (p. 45: il Guerri con­ l’elenco delle lacune e dei silen­ sulla colonizzazione della Libia. fonde due rapporti diversi del zi su episodi piccoli e grandi, L’apporto originale del Guerri è maggiore Sibille); il corso nor­ noti e documentati; in tanta ap­ la sua ottima conoscenza della male dell’Istituto universitario prossimazione si perdono anche memorialistica e dell’agiografia C. Alfieri durava tre anni e non le note interessanti ed i partico­ fascista e la raccolta di testimo­ due (p. 50); Balbo fu commis­ lari inediti, che non è possibile nianze di amici di Balbo, non­ sario prefettizio a Pinzano per distinguere da quelli inventati o ché l’utilizzazione in chiave cinque mesi nel 1920, non per distorti. Ciò nonostante, il cu­ aneddotica del suo archivio. Il dieci (p. 227); nel 1922 non esi­ ratore Luigi Romersa non esita volume si riduce così ad una ri­ steva ancora la carica di capo a presentare queste memorie visitazione di Balbo personag­ di Stato maggiore generale (p. come rivelazioni fondamentali gio, condotta con vivacità e 284); Cini e Volpi erano legati a e ricordi autentici, senza de­ molta simpatia, ma sempre Balbo dalla metà degli anni gnarsi di riscontrarle con la avulsa dal contesto generale: venti, non amici dell’ultima produzione memorialistica, do­ Rassegna bibliografica 111 cumentaria e storiografica degli l’estremo tentativi di sottrarsi rie di “complotti” contro la sua ultimi quarant’anni (neppure ci con la fuga alla resa dei conti persona, sono probabilmente dice quando queste memorie fu­ ormai imminente, documenti su per Mussolini un punto forte rono scritte, verosimilmente cui molto si è discusso, ma che della sua ipotetica arringa di prima del 1949, quando un’e­ nessuno aveva finora analizzato fronte ad un tribunale che lo ac­ morragia celebrale bloccò De partendo dal loro esame diretto cuserà di uno dei reati più gravi; Vecchi a letto per gli ultimi die­ e completo. Dopo aver rico­ aver distrutto la libertà del po­ ci anni della sua vita). La pub­ struito sia l’avventura ‘straordi­ polo italiano. Ebbene la sua di­ blicazione di queste memorie naria’ di queste carte (dal loro fesa “è nella dimostrazione che senza una nota critica, né sequestro al duce fino al ritorno tutti, singoli e associati, trama­ un’avvertenza per il lettore, ma all’Archivio di Stato), sia le vi­ vano contro lo Stato, contro il con il titolo impegnativo II qua­ cende degli archivi nel periodo capo del Governo e le istituzio­ drumviro scomodo, si configu­ della Repubblica sociale italia­ ni; era di nuovo in giro per l’Ita­ ra in sostanza come un’opera­ na, puntualizzando, con un raf­ lia lo spettro del comuniSmo, zione puramente commerciale, fronto delle varie testimonianze della sovversione socialista e che non può certo servire a di­ esistenti sul tema, quale può massonica. Egli, capo del Go­ fendere la figura di un gerarca considerarsi oggi la versione più verno, doveva salvare lo Stato” assai più squalificato che sco­ attendibile (pp. 11-43), Contini (p. 62). Per quanto riguarda modo, in vita come nelle sue divide in quattro gruppi i docu­ l’ultimo e decisivo ‘complotto’, memorie. menti stessi: quelli relativi al pe­ quello del 25 luglio 1943, Mus­ Giorgio Rochat riodo della presa del potere; solini sceglierà con cura decine e quelli relativi agli anni imme­ decine di lettere e telegrammi diatamente successivi e dedicati giunti a Badoglio da parte dei G a e t a n o C o n t i n i , La valigia di ai ‘complotti’ contro Mussolini; gararchi, uomini d’affari, politi­ Mussolini. I documenti segreti quelli relativi al periodo 1939- ci, funzionari dello Stato, ecc.: dell’ultima fuga del duce, Mila­ 1943; quelli relativi al periodo essi lo dovevano confermare no, Mondadori, 1982, pp. 185, della Repubblica sociale italiana nell’idea che era stato un tradi­ lire 10.000. e soprattutto agli scioperi del mento esteso a tutti i livelli a marzo 1944. causare le difficoltà, le insuffi­ Nel profluvio di pubblicazio­ Il quesito di fondo chel’au- cienze emerse nella condotta ni su Mussolini che ci hanno tore si è posto è: come mai della guerra. Insomma nasceva travolto tra lo scorcio del 1982 e Mussolini scelse proprio questi forse già allora, almeno nella il ‘fatale’ 1983 — quasi tutte documenti e non altri? A cosa sua mente, la teoria del “duce inutili se non dannose — sem­ mirava, con quali obiettivi ope­ tradito”, del duce “bravo ma bra opportuno segnalare il volu­ rò tale scelta? Evidentemente — circondato da vili e da incapaci” me di Contini, dirigente del­ afferma Contini — egli pensava (p. 154), che per tanti anni una l’Archivio centrale di Stato, di dover subire un processo po­ certa memorialistica ‘nostalgica’ perché, meglio di tante vane rie­ litico dove avrebbe potuto, con ci ha propinato. vocazioni, mostra come, anche l’ausilio di tali documenti, so­ Le carte del quarto gruppo si nella ignominiosa fuga, il duce stenere la sua difesa. Ed ecco riferiscono essenzialmente al­ si portasse dietro, consapevole quindi che il primo blocco, l’episodio degli scioperi operai o meno, i documenti della sua quello sulla presa del potere, nell’Italia settentrionale del condanna incontrovertibile, una tende a dimostrare “l’esattezza marzo 1944, in piena occupazio­ condanna morale (che fu però della sua analisi e della sua azio­ ne tedesca. La scelta in questo anche e per fortuna reale) che ne politica in quel lontano 1922: caso è quanto mai chiara e pre­ nessuna pietistica rievocazione il pericolo bolscevico è evitato e gnante: egli aveva salvato una potrà far dimenticare. il potere è saldamente nelle ma­ prima volta l’Italia dal bolscevi­ L’interesse dell’autore è stato ni delle forze ‘nazionali’” smo nel 1922: “ora il bolscevi­ attirato dai documenti contenu­ (p. 57). smo italiano stava riprendendosi ti nella valigia che Mussolini si I documenti del periodo 1923- la rivincita”, questi documenti era portata dietro nel corso del­ 26, che ci illustrano tutta una se­ “lo riportano alla sua stessa ra­ 112 Rassegna bibliografica gion d’essere o almeno a quella periodo della preparazione paese di secondo piano e il mito che egli stesso aveva mitizzato”, dell’intervento in guerra — os­ della grande potenza. il fascismo toma ad essere “la sia dell’atto che Mussolini pen­ Il volume insomma ha il meri­ sola diga al dilagare del comuni­ sava avrebbe dovuto maggior­ to (pur se non sempre la tesi di Smo e la prospettiva di un’Italia mente difendere nei ‘processi’ fondo del ‘processo’ che Musso­ grande e potente”, così come il — e al periodo della guerra (non lini ipotizzava di dover subire suo interlocutore toma ad essere a caso essi costituiscono il gros­ appare convincente e talvolta ri­ “la massa piccolo-borghese del so delle carte della valigia). A mane una ipotesi suggestiva e 1919” (pp. 157-158). Insomma questo proposito il duce “non affascinante) di tentare una in­ per Mussolini la “legittimazio­ cerca di giustificare il disastro terpretazione, condotta in ma­ ne” del potere era essenzialmen­ della guerra; se sia stata un’ope­ niera seria e corretta, del perché te l’aver sconfitto la rivoluzione razione sbagliata o no, se poteva della scelta di quei documenti, bolscevica in Italia, aver riporta­ o no essere evitata” (p. 95). Il per cui alla fine si può conclude­ to la pace sociale nel paese, ed suo problema era piuttosto re che se Mussolini — come af­ ora che “il decadere del fasci­ quello di far capire come si era ferma Contini — “nella valigia smo riportava le cose al punto di giunti al conflitto e soprattutto portava soprattutto se stesso”, partenza” , che la minaccia del “chi con lui avrebbe dovuto di­ portava soprattutto la sua con­ bolscevismo era di nuovo il ne­ videre il pesante fardello del giu­ danna. mico da combattere, chi “aveva dizio storico” (p. 95). Giovanni Pariavecchia le carte in regola per opporsi ad In questo gruppo spiccano il esso, se non ancora il fasci­ discorso di Mussolini al Gran smo?” (p. 173). Consiglio del 4 febbraio 1939 e M a r i a T e r e s a P i c h e t t o , Alle Al di là di tutto resta comun­ il verbale della riunione dei capi radici dell’odio. Preziosi e Beni­ que, significativa, la scelta di di Stato maggiore del 18 no­ gni antisemiti, Milano, Angeli, questi documenti, né propagan­ vembre 1939. Una apparente 1983, pp. 148, lire 8.000. distici, né demagogici, che contraddizione sembra correre espongono senza mezzi termini tra essi: il primo contiene i pro­ Negli ultimi mesi stiamo assi­ la verità sugli scioperi. Ed è for­ getti di espansione, il secondo stendo a un rinnovato interesse se il caso di riflettere su tale at­ evidenzia la debolezza e la crisi verso il problema del razzismo e teggiamento, di considerare con delle forze armate. Ma forse da dell’antisemitismo, dal punto di la massima attenzione questi da­ una loro analisi comparata per vista ideologico, ma anche con ti di fondo, queste permanenze Mussolini risultava ancora più ricerche sulla politica del fasci­ di lungo periodo nella ideologia evidente che la strada obbligata smo in questo campo (si vedano di Mussolini, in un periodo in per il nostro paese — debole “Rivista di storia contempora­ cui molti storici con disinvoltura politicamente, economicamente nea”, 1983, n. 1 e il volume di eccessiva si dimenticano tran­ e militarmente, ma che non vo­ Meir Michaelis, Mussolini e la quillamente di analizzare l’a­ leva abdicare al ruolo di grande questione ebraica, Milano, Co­ spetto di “reazione di classe” potenza — era quello di rita­ munità, 1982, già segnalato sul che fu — certamente insieme a gliarsi, nell’ambito dello scon­ n. 150 di questa rivista). molti altri — il cardine, il mo­ tro mondiale, uno spazio per i Il volume della Pichetto posa mento chiave della nascita del propri obiettivi: la guerra paral­ l’attenzione più che sul razzi­ fascismo, del suo avvento, della lela, appunto, come egli enun- smo, sull’antisemitismo, esisten­ sua gestione del potere, della cerà nel Promemoria del 31 te in alcuni strati della società sua ideologia. marzo 1940, anche esso conte­ molto prima dell’avvento del fa­ I documenti del terzo blocco nuto nella valigia. Dunque scismo, pur trovando alimento — soprattutto quelli del 1939- Mussolini, nella ultima fuga, si negli stessi principi ideologici 1940 sono, a mio avviso, i più si­ trascinava dietro i documenti che ad esso portarono. L’antise­ gnificativi e importanti, anche della contraddizione fondamen­ mitismo si innestava sostanzial­ in vista dell’uso che Mussolini tale insita in tutta la politica mente nella lunga tradizione di intendeva fame. estera fascista, tra l’essere e il matrice cattolica e non a caso i Sono infatti quelli relativi al voler essere, tra la realtà di un due personaggi qui studiati (a Rassegna bibliografica 113 Benigni, figura certo meno nota panti’ a questa triste pagina del­ va e ripetitiva da decenni, diven­ di Preziosi, sono dedicate non la nostra storia, Preziosi tenesse ne parossistica coll’awicinarsi molte ma interessanti pagine) a rivendicare una sorta di pri­ della sconfitta, ma egli fu fedele furono entrambi sacerdoti (Pre­ mogenitura del fascismo rispet­ alla sua ideologia sino alla fine: ziosi solo per un periodo della to al nazismo e soprattutto a far l’ultimo Consiglio dei ministri sua vita), provenienti da posi­ notare come il razzismo italiano della Rsi, il 16 aprile 1945, die­ zioni ideologiche diverse “ma fosse tutto spirituale, essendo la tro sua proposta approvò una entrambi all’interno della tradi­ razza un insieme di valori spiri­ nuova legislazione antisemita! zione cattolica” (p. 10) e in defi­ tuali. Su questa strada si ritrova­ Crollato tutto, Preziosi si suici­ nitiva tra i pochi ‘coerenti’ anti­ vano infatti le gerarchie cattoli­ derà il 26 aprile del 1945. semiti italiani del nostro secolo. che, disposte ad accettare “il ri­ L’ultima parte del volume è Furono insomma degli ‘antesi­ torno alle vecchie discriminazio­ dedicata a Umberto Benigni, di gnani’ e l’attività e il pensiero di ni e la politica antisemita, pur­ cui “è poco conosciuta la conti­ Preziosi avrà anche una certa in­ ché non fosse fondata sul razzi­ nua e violenta polemica antie­ fluenza (da non sopravvalutare smo biologico” (p. 89). Del re­ braica”, che, per essersi svolta come riconosce la stessa Pichet- sto non fu padre Agostino Ge­ in parte prima dell’avvento del to, che ricorda l’avversione pro­ melli a dichiarare in una confe­ fascismo, conferma “la presen­ vata sempre da Mussolini ver­ renza del 1939 che vedeva “at­ za di un certo tipo di antisemiti­ so questo personaggio) quando tuarsi quella terribile sentenza smo fin dai primi anni del Nove­ dalla teoria si passerà alla prati­ che il popolo deicida ha chiesto cento” (p. 103). Partito da posi­ ca: significativamente egli sarà su di sé?”. E non fu il vescovo di zioni moderniste egli non esitò, sempre in prima fila nel tentati­ Cremona ad affermare, sempre per opportunismo, a compiere vo di rendere ancora più pesante nel 1939, che la Chiesa non ne­ una virata di 180 gradi e a schie­ la discriminazione e la persecu­ gava allo Stato il diritto di perse­ rarsi su posizioni sempre più in- zione fascista contro gli ebrei. guitare gli ebrei e si guardava tegraliste, cui affiancò una atti­ L’autrice ci illustra rapida­ bene dal difenderli? (p. 90). Il vità pubblicistica in cui gli ebrei mente ma incisivamente l’iter fatto che emerga così chiara­ erano avversati e accusati quali ideologico di Preziosi, dai con­ mente tale oggettiva ‘comunio­ sostenitori del liberalismo, del tatti con Murri alla fondazione ne’ di intenti dimostra come bolscevismo, della massoneria de “La vita italiana”, dall’ade­ l’assunto da cui è partita l’autri­ dell’internazionalismo e dell’ ‘o- sione al fascismo alla insistenza ce risulta giusto: l’antisemitismo micidio rituale’ (un argomento sul trinomio “ebraismo-masso­ — lo ha giustamente ricordato che può apparire risibile, ma a neria-bolscevismo” contro cui Rochat — godeva della piena cui Benigni dedicherà molti bisognava lottare per salvare la cittadinanza nella Chiesa catto­ scritti). civiltà, dalla pubblicazione dei lica anche in questo periodo. È altresì poco noto che, a Protocolli dei Savi anziani di Sio­ Non meraviglia certo l’ade­ conferma di un itinerario paral­ ni (.L ’internazionale ebraica - / sione di Preziosi alla Rsi: il fa­ lelo anche se non convergente, protocolli dei Savi anziani di vore da lui sempre riscosso pres­ Benigni pubblicò una propria Sion, Roma, “La vita italiana”, so i tedeschi, cresciuto natural­ edizione dei Protocolli dei Savi 1937) alla sua posizione nell’am­ mente dopo il settembre 1943, anziani di Sion nel 1921, un me­ bito dell’ideologia del fascismo, farà sì che, per la loro insisten­ se dopo quella di Preziosi. La dall’adesione alle dottrine razzi­ za, egli otterrà l’unica carica sua adesione al fascismo lo por­ ste del nazismo alla collaborazio­ pubblica della sua camera poli­ tò a divenire uno degli informa­ ne con Farinacci e Interlandi. tica sotto il fascismo: la direzio­ tori della segreteria del duce e È particolarmente significati­ ne dell’Ispettorato generale per dell’Ovra, sebbene la morte, av­ vo poi che, al momento dello la razza, nel marzo 1944. La sua venuta nel 1934, non gli consen­ scatenarsi della campagna antie­ tendenza monomaniacale ad at­ tisse di vedere attuate anche in braica nel 1938, analizzata dalla tribuire agli ebrei tutte le colpe, Italia quelle dottrine per cui ave­ Pichetto nelle sue varie espres­ con una insistenza propagandi­ va tanto combattuto. sioni e cercando di sottolineare stica che poteva risultare con­ le differenziazioni tra i ‘parteci­ troproducente tanto era ossessi­ Giovanni Pariavecchia 114 Rassegna bibliografica

T u l l i o C i a n e t t i , Memorie dal dalla lettura delle Memorie, o consiglio all’ordine del giorno carcere di Verona, a cura di Ren­ meglio la definizione non ci pare Grandi e, aU’indomani, scrive a zo De Felice, Milano, Rizzoli, sufficiente. Basti pensare che ci Mussolini ritirando la propria 1983, pp. XXVI-529, lire 40.000. troviamo di fronte a un dirigen­ adesione. te politico-sindacale che, pur es­ Un debole? Un opportunista? “Io sono sempre in buona fe­ sendosi accorto, fin dal 1926, in Questi aggettivi sono forse trop­ de”, conclude le sue memorie qualche modo, della sostanziale po netti per definirlo e giusta­ (p. 523) l’ultimo ministro delle diversità tra i programmi fascisti mente Renzo De Felice sottoli­ Corporazioni, Tullio Cianetti, e la loro pratica realizzazione nea una sorta di dipendenza psi­ l’unico sfuggito alla condanna (pp. 132-133), tuttavia continuò cologica di un uomo che ha otte­ capitale al processo di Verona tranquillamente a gestire, in no­ nuto — e ne è consapevole — contro “i traditori del 25 luglio” me del fascismo, settori sempre una vera e propria promozione firmatari dell’ordine del giorno più ampi di potere, cercando di sociale dal fascismo e da Musso­ Grandi che non riuscirono a garantire al regime un consenso lini e che, solo grazie al regime, è fuggire fuori d’Italia. In attesa e una ‘copertura’ in nome di stato immesso direttamente nel­ delle memorie di Alfredo De una pretesa (e certo non influen­ la classe dirigente (p. XIII). Di Marsico e di Dino Grandi, an­ te) corrente di ‘sinistra’ e rosso- qui probabilmente i limiti della nunciate da Renzo De Felice (p. niana. Una scalata abbastanza sua personalità a una vera e pro­ XXI), queste del ‘sindacalista’ rapida del giovane (era nato nel pria incapacità ad agire e a deci­ Cianetti, scritte durante la per­ 1899) contadino umbro all’in­ dere. Di qui, senza dubbio le manenza nel carcere di Verona terno dell’organizzazione sinda­ profonde contraddizioni tra le in attesa del processo e durante cale (fra coloro che De Felice, p. riflessioni critiche sul regime ed i lo stesso processo (letteraria­ V, definisce, un po’ ‘audace­ suoi dirigenti e la scelta di conti­ mente ben costruite, in tono mente’ a nostro parere, “quadri nuare ad agire all’interno di quel drammatico — e un poco melo- centrali e periferici più preparati sistema e di godere del ruolo pri­ drammatico — le pagine relative e più sensibili ai problemi dei la­ vilegiato conseguito. Si vedano all’ultima notte passata in com­ voratori”), fino ai vertici di uno le pagine (324-326) nelle quali pagnia di Ciano, De Bono, Pa- Stato di cui, nelle Memorie, Cianetti descrive lungamente la reschi, Marinelli e Gottardi, fu­ continua a registrare gli errori e “delusione” provocata in lui cilati I’ll gennaio 1944, pp. 493- le contraddizioni, ma contro il dall’atteggiamento di Mussolini 510), certamente servono per quale, o per modificare il quale, che, il 18 novembre 1940, dichia­ comprendere e valutare gli ‘uo­ nulla fa, se non mormorazioni rava che l’Italia avrebbe “spez­ mini del duce’, il personale sul di corridoio e una innocua fron­ zato le reni alla Grecia” e il com­ quale si costruirono le fortune da, del resto largamente diffusa. mento che l’autore fa a tali paro­ dittatoriali di Mussolini. Utili, Anzi, quest’uomo “sensibile ai le: “E sta bene! Rimanga pure quindi, per gli addetti ai lavori problemi dei lavoratori” è pro­ sul pulpito, si compiaccia del queste pagine, spesso riempite prio quello che, nel marzo 1943, trono, giuochi alla plastica sta­ da lunghe divagazioni pseudofi­ di fronte alle rivendicazioni eco­ tuaria, ma per l’Iddio dei giusti e losofiche, ma scarne di reali ri­ nomiche (e politiche) degli ope­ dei saggi, stia zitto!” . Sono righe velazioni, non meritavano pro­ rai del triangolo industriale (del che forse sintetizzano le contrad­ babilmente una divulgazione di cui malessere non si era reso dizioni politiche di un Cianetti massa. Da esse non esce un ri­ conto...), si offre volontaria­ che accetta sì che, per pochi inti­ tratto del regime neppure visto mente per andare a Milano “ad mi, “l’idolo cada nella polvere”, dall’interno e non si ricavano se affrontare” gli scioperanti per che porti pure il paese allo sface­ non meditazioni contraddittorie riportare l’ordine (pp. 361 sgg.). lo, ma che non si copra di ridico­ sul rapporto difficile dell’autore È lo stesso uomo che, pur riem­ lo in pubblico. con se stesso. piendo pagine e pagine con ac­ Quale senso dello Stato? Non De Felice (p. IX) definisce cuse a Mussolini, non riesce ad è facile rispondere, ma probabil­ Cianetti un “semplice” e un essere coerente neppure con se mente la risposta è: nessuno e “buono” . Non è la stessa im­ stesso: si accoda, quasi con en­ nessun senso di responsabilità pressione che abbiamo ricavato tusiasmo, nella notte del Gran per un potere di vita e di morte Rassegna bibliografica 115

sui cittadini che viene usato qua­ sì rappresenta il miglior ritratto portanti terreni di incontro — si fosse un gioco fra un gruppo di quel ceto medio che si formò soprattutto dopo il Concordato di amici che si divertono a dirige­ durante il regime, assurse a posti — con vasti settori del mondo re uno Stato e a parlar male del di responsabilità e di direzione, cattolico (a questi aspetti è dedi­ capo. E anche la guerra diventa ma soprattutto tanto servì a co­ cato, nel volume, il contributo di un wargame, nonostante la trau­ prire con veli ‘rivoluzionari’ il Anna Paganelli). matica esperienza di volontario rafforzamento delle vecchie éli­ Indubbiamente, come ricorda sul fronte greco-albanese. tes politiche ed economiche. Massimo Legnani, la battaglia Certo nel volume non manca­ del grano, va vista nei suoi vari no spunti interessanti. Si vedano Luciano Casali aspetti (propagandistico, tecni­ le critiche alle corporazioni e al co-economico ecc.) e soprattut­ sistema Bedaux (pp. 206-207), le to va collocata nel quadro com­ riflessioni sul concetto di ditta­ I s t i t u t o R e g i o n a l e p e r l a s t o ­ plessivo delle scelte economiche tura (pp. 284-290), i rapidi cenni r i a d e l l a R e s i s t e n z a e d e l l a del regime: viene in piena luce, sull’intervento contro la Spagna G u e r r a d i L i b e r a z i o n e i n E m i ­ per questa via, il problema del democratica, mai discusso “in l i a -R o m a g n a , “Annale 1981/ rapporto fra fascismo come “ri­ nessun consesso del regime” (pp. 1982”. Le campagne emiliane in torno all’indietro, controrivolu­ 269-270), le critiche a Bottai (pp. periodo fascista. Materiali e ri­ zione” (è d’obbligo il riferimen­ 147-150), le annotazioni sulla cerche sulla battaglia del grano, to alla ‘restaurazione contrat­ progressiva emarginazione del a cura di Massimo Legnani, Do­ tuale’, alla compressione dei sa­ Pnf (pp. 279-284). Ma il tutto re­ menico Preti e Giorgio Rochat, lari e dei consumi) e fascismo sta disperso e sommerso in oltre Bologna, Clueb, 1982, pp. 636, come “gestione parziale alterna­ 500 pagine di un testo troppo lire 20.000. tiva rispetto all’età liberale delle spesso pedagogico-morale, un trasformazioni in atto”. tono che non sempre è causato Il volume raccoglie, come dice Subordinazione dell’agricol­ dal fatto che le Memorie furono il titolo, “materiali e ricerche tura all’industria e divaricazione scritte non per essere rese pub­ sulla battaglia del grano”: mate­ fra le diverse aree agricole (con bliche, ma quasi come testamen­ riali non sempre omogenei ma una forte penalizzazione dell’a­ to per le figlie, e da un uomo che certo molto utili per approfondi­ gricoltura meridionale) sono non credeva di uscire vivo dal re un discorso che solo in tempi elementi omogeneamente indi­ carcere di Verona. recenti è stato iniziato in manie­ cati, nei vari saggi, come costi­ Furono pochi (come Giuriati) ra più puntuale, superando una tutivi della politica economica che ebbero la capacità (e il co­ concezione del periodo fascista del regime: è però nella loro de­ raggio) di trarre adeguate conse­ come periodo di pura stagnazio­ terminazione che emergono toni guenze dai giudizi che, con la fi­ ne economica. La stessa ideolo­ e sfaccettature diverse, che se­ ne degli anni venti, si erano for­ gia ruralista del regime è analiz­ gnalano indubbiamente ulteriori mati sul regime che avevano con­ zata, in più di un saggio, non so­ direzioni di ricerca. Così è in tribuito a portare al potere. E, in lo e non tanto nel suo carattere particolare per gli effetti indotti qualche modo, questo Cianetti, mistificante ma anche nella sua nell’area dell’agricoltura capita­ così contraddittorio, ha molti relativa efficacia politica. Do­ listica padana. Domenico Preti, punti in comune con altri gerar­ menico Preti osserva ad esempio ad esempio, ricorda i fattori ge­ chi per i quali si è (a torto) voluta che il protezionismo cerealicolo nerali che ostacolano la mecca­ scoprire una funzione determi­ è in realtà — per più di una ra­ nizzazione agraria (“sovrappo­ nante per la crisi del regime; quei gione — chiave di volta di una polazione relativa, bassi salari, Grandi e Ciano, ad esempio, che scelta complessivamente indu- entità drammatica della disoc­ invece ‘cospirarono’ solo quan­ strialista, ma osserva poi anche cupazione e larga estensione del­ do si trattò, a guerra decisamen­ come il regime riesca comunque la sottoccupazione, alti prezzi te perduta, di tentare di salvare ad attivare a partire dall’ideolo­ d’acquisto delle macchine..., le proprie posizioni personali. gia ruralista “un grande momen­ inefficiente rete di assistenza Cianetti non seppe fare fino in to di catalizzazione dell’interesse tecnica..., pessimo andamento fondo neppure questo e forse co­ collettivo” e a costruire degli im­ del mercato per un lungo perio­ 116 Rassegna bibliografica do...”) e osserva che quel che indirizzi produttivi e alcune ca­ a un paese diseguale come l’Ita­ stupisce non è in realtà la lentez­ ratteristiche generali del Ferrare­ lia, a una società squilibrata e za del processo di meccanizza­ se, del Piacentino e del Modene­ multiforme segnata da un grado zione ma il fatto che esso abbia se, e infine Salvatore Adorno ci notevole di debolezza ‘economi- potuto comunque verificarsi, so­ propone una interessante bio­ co-corporativa’ e di particolari­ prattutto nelle grandi aziende grafia di un tecnico agricolo si­ smi. Anche questa ricerca su capitalistiche padane, introdu­ gnificativo come Vittorio Pe- Bergamo dimostra l’utilità di cendo elementi di novità reale. glion. questo tipo di ricognizioni rav­ Sui limiti degli incrementi pro­ Diversi saggi, anche fra quelli vicinate e circoscritte, se con­ duttivi realizzati si sofferma in­ già citati, analizzano più da vici­ dotte problematicamente e non vece Luciano Bergonzini che, no le condizioni delle classi su­ ristrette a una cronaca pura­ analizzando più da vicino la pro­ balterne, e di particolare interes­ mente descrittiva. L’autrice co­ duzione granaria dell’Emilia, se è il contributo di Dianella Ga- nosce bene la storiografia esi­ sottolinea piuttosto gli “esiti li­ gliani. Considerando i compor­ stente e ha vagliato un’ampia se­ mitati e irregolari della battaglia tamenti bracciantili la Gagliani rie di fonti statistiche, censua- del grano nella regione” e osser­ mette in luce il multiforme ma­ rie, a stampa (pubblicazione e va come apprezzabili aumenti nifestarsi di processi di resisten­ periodici), valorizzando in par­ nelle rese unitarie si verifichino za, di opposizione, ma sottoli­ ticolare i dettagliati e preziosi nei fatti solo in alcune zone (il nea al tempo stesso i limiti sia documenti dell’archivio della lo­ bolognese e il ferrarese in parti­ ‘qualitativi’ che ‘quantitativi’ di cale Camera di commercio. Con colare). Pier Paolo D’Attorre, essi: ne esce un quadro estrema- precisione e sicurezza d’analisi, infine, considerando i rapporti mente articolato, che spinge a viene ricostruito un quadro geo- fra agrari bolognesi e fascismo una riconsiderazione più pun­ grafico-economico, sociale e po­ ripercorre le varie tappe attra­ tuale dei comportamenti e degli litico della provincia fino all’av­ verso cui “gli agrari perdono la atteggiamenti dei lavoratori vento del fascismo, che mette in guerra per il ‘primato dell’agri­ agricoli durante il ventennio. luce la relativa linearità di una coltura’” ma al tempo stesso struttura imperniata su industria sottolinea che incrementi pro­ Guido Crainz e proprietà terriera, operai e duttivi nelle grandi aziende capi­ contadini, dove stenta a farsi lu­ talistiche bolognesi indubbia­ ce una piccola borghesia urbana mente vi furono, mentre risultati A n n a C e n t o B u l l , Capitalismo (impiegati) e rurale (fittavoli) più modesti si ebbero nelle pic­ e fascismo di fronte alla crisi. In­ che costituisce l’ossatura del cole aziende di montagna e di dustria e società bergamasca movimento fascista delle origi­ collina e contemporaneamente si 1923-1937, Bergamo, Il Filo di ni, numericamente esiguo e poli­ verificò un peggioramento dra­ Arianna, 1983, pp. 231, lire ticamente schiacciato dalla con­ stico dei consumi alimentari 16.500. correnza dei liberali e dei catto­ dei lavoratori agricoli. Al mon­ lici anche dopo il 1922 (alle ele­ do degli agrari è dedicato anche Nel panorama della storiogra­ zioni del 1924, il Ppi ottiene il 34 il saggio di Giorgio Rochat sulla fia sul fascismo, gli studi locali per cento dei voti e il ‘listone’ il Ferrara di Italo Balbo (una Fer­ sugli anni trenta sono ancora 41 per cento). Operando solo sul rara le cui vicende sono segnate troppo scarsi per autorizzare un terreno della violenza squadri- — sullo sfondo — dalla conti­ bilancio complessivo o addirit­ stica, minore che in altre zone di nua presenza del problema brac­ tura una nuova immagine di un province confinanti, mobilitan­ ciantile), e sulla stampa agraria regime centralizzato e monoliti­ do i suoi seguaci dalle colonne si soffermano Maria Malatesta, co (più presunto che reale). I di una stampa dai toni e dai con­ Annalisa Botti e Patrizia Frac- sondaggi e i risultati che tuttavia tenuti rozzi e primitivi, il fascL chia. Teresa Isenburg svolge poi abbiamo a disposizione fanno smo bergamasco manca perfino alcune considerazioni sulla ‘bo­ chiaramente intravedere la com­ di un ‘ras’ locale o di capi auto­ nifica integrale’, mentre Cateri­ plessità e l’articolazione interna revoli, ed è condizionato fin na Zanella, Severina Fontana e di una dittatura che si era neces­ quasi a metà degli anni venti Giuliano Muzzioli esaminano gli sariamente espressa ed adattata dall’appoggio unanime ma con­ Rassegna bibliografica 117 tingente dei maggiorenti clerico- la rete delle casse rurali cattoli­ le che veniva “combattuta so­ moderati e liberal-nazionalisti, che non può fornire) che alimen­ prattutto nell’ambito ristretto che sperano di potersene servire ti ingenti crediti a lungo termine, della famiglia e che difficilmente per fini transitori. Il fascismo stringono dunque un rapporto portava a forme spontanee di come regime trova spazio piut­ strettissimo con lo Stato, con la aggregazione o di mobilitazione tosto come espressione di una protezione e l’intervento statale collettiva” (p. 164). La contrad­ “colossale ristrutturazione indu­ di salvataggio durante gli anni dizione del regime fascista stava striale” (p. 165) che dà vita a un più duri della crisi mondiale. nel dato elementare che questo nuovo blocco borghese, emanci­ L’autrice fornisce qui ampia ‘successo’ rappresentava: essen­ patosi dalle tradizioni e dalla tu­ materia d’interesse storico gene­ do efficace proprio e solo per­ tela politica sia del patriziato rale, per quanto riguarda l’in­ ché si indirizzava a consumatori terriero sia della vecchia impren­ treccio fra industria e regime ridotti all’indigenza, beneficati ditorialità individualista e pater­ che nasce su radici locali e si svi­ inoltre dagli industriali e dai nalista (che, non a caso, resta luppa fino ai livelli più alti del parroci, l’assistenzialismo fasci­ più legata, con quasi tutto il set­ potere politico ed economico sta aveva stabilito un contatto tore tessile, agli ambienti cattoli­ nello Stato fascista. Di pari inte­ puramente contingente con gli ci). Fra guerra e dopoguerra, le resse (e si segnala non solo per i strati popolari della popolazio­ nuove forze industriali (elettrici, risultati e i dati presentati, ma ne, rassegnati e indifferenti di Dalmine, Italcementi) si sono per l’interpretazione suggerita), fronte alle motivazioni ideali, coalizzate per una rapida ascesa è la ricostruzione del comporta­ politiche, culturali (se mai si ma­ che le porta non solo a impadro­ mento reale del Pnf, dei sinda­ nifestavano) del fascismo, emar­ nirsi delle leve di comando di cati fascisti e di tutte le altre or­ ginati da una sia pur minima tutta l’industria locale ma ad al­ ganizzazioni collaterali nel pie­ partecipazione alla vita politica lungare le redini direttamente no della crisi economica, co­ e sociale del regime e quindi sul partito fascista, i cui organi strette talora a rivaleggiare con estranei a ogni prospettiva di so­ dirigenti saranno negli anni le corrispondenti organizzazioni stenere le iniziative o di difen­ trenta composti prevalentemen­ cattoliche, che spesso le sopra­ derne le sorti. te dai nuovi ‘padroni del vapo­ vanzano numericamente nei set­ Marco Palla re’. Se i quadri intermedi locali tori giovanili e femminili. Le del Pnf restano emarginati dalle opere assistenziali fasciste han­ sedi decisionali del potere eco­ no l’effetto di depotenziare poli­ D a n t e S e v e r i n , Fascismo a Co­ nomico (consigli d’amministra­ ticamente il Pnf e lo stesso ruolo mo 1919-1943. Carteggi inediti e zione, banche), i ‘nuovi’ indu­ collaborazionista dei sindacati, stampa nella ricerca storica, Co­ striali vanno a dirigere in prima approfondendo la storica scon­ mo, Edizioni New Press, 1983, persona la Camera di commer­ fitta operaia degli anni venti in p. 139, sip. [Istituto Comasco cio, l’amministrazione provin­ dimensioni di vera e propria di­ per la Storia del Movimento di ciale e quella comunale, mentre sfatta. Esercitandosi su un terre­ Liberazione]. stabiliscono duraturi contatti no di autentica miseria, l’assi­ con esponenti del regime a livel­ stenzialismo fascista è ben lungi Questo libro di Dante Seve­ lo nazionale, legandosi a un dall’ottenere un ‘consenso’ po­ rin, pubblicista e storiografo Volpi di Misurata più che ai fa­ polare nutrito di una qualsivo­ avente all’attivo numerose pub­ scisti bergamaschi, siano essi glia misura di adesione politica, blicazioni di storia locale coma­ l’ex operaio e sindacalista Capo- pur incassando il successo deri­ sca, costituisce il seguito ideale ferri, il permaloso conte Giaco­ vante dall’accettazione pragma­ di un saggio pubblicato qualche mo Suardo, o il maestro elemen­ tica di una beneficienza che le anno fa sulla lotta politica a Co­ tare e farinacciano Beratto. Po­ masse popolari ovviamente si mo dall’Unità al fascismo: non che, ma solide e dinamiche guardavano bene dal rifiutare, e a caso l’introduzione e i primi grandi imprese, relativamente che spesso non potevano per­ capitoli esaminano il periodo indipendenti dal mercato estero, mettersi il lusso di respingere, giolittiano, “per il quale una bisognose di una moderna e po­ oppresse da una lotta quotidia­ meditazione non è mai troppa”, tente struttura finanziaria (che na per la sopravvivenza materia­ e quello della crisi dello Stato li­ 118 Rassegna bibliografica berale già trattati nel precedente liana, 1983, pp. XX-254, lire delle congiunture politiche. La volume. Indubbio merito del­ 18.000. stessa pregiudiziale anticomuni­ l’autore e quello di aver tenta­ sta — che pure rappresenta la to per primo una ricostruzione Dopo Roma “città sacra”? nervatura ideologica centrale complessiva delle vicende del Dalla conciliazione all’operazio­ del progetto — non ignora di­ fascismo locale basandosi, oltre ne Sturzo, del 1979, Andrea stinguo, sfumature, cangianti che su fonti a stampa, sul Fon­ Riccardi prosegue le sue indagi­ priorità. Da Gedda a padre do della Prefettura, Gabinetto, ni sulla presenza della chiesa Lombardi a “La civiltà cattoli­ conservato presso il locale Ar­ cattolica nella realtà italiana ca” (che sotto la direzione di pa­ chivio di Stato. Vengono così contemporanea con questo stu­ dre Mortegani raccoglie organi­ rievocati in un’ottica tipica­ dio sul ‘partito romano’, ovvero camente le valutazioni, e le ‘di­ mente événementielle che lascia — per riprendere la definizione rettive’, del ‘partito romano’), il sullo sfondo i processi so­ dell’autore — “d’una lobby, in­ quadro che si viene componen­ cioeconomici e, in genere, la terna al mondo ecclesiastico, do riesce assai mosso e si inseri­ società comasca, fatti e figure d’orientamento politico clerico- sce in un orientamento dei verti­ della vita cittadina degli anni moderato” che tenta, senza suc­ ci vaticani nel quale — al di là tra le due guerre. Questa scel­ cesso, nel primo decennio po­ della diversità/contrapposizio­ ta, insieme a quella di lasciar stbellico, di opporsi al “proget­ ne tra i due sostituti alla Segrete­ “parlare le carte” poiché “tra­ to vincente nel mondo cattolico ria di Stato, Tardini e Montini me, racconti e giudizi sorgono e nella società italiana, quello di — Pio XII pare contraddire, spontanei dai documenti” (p. G.B. Montini e di De Gaspari” con non poche oscillazioni di 9), costituisce uno dei limiti del (p. X). La ricostruzione è ricca giudizio, l’immagine di monoli­ saggio. L’ingenuità metodolo­ di dati e di riferimenti documen­ tismo spesso attribuita al suo gica è particolarmente evidente tari; particolarmente prezioso pontificato. Il libro segue da vi­ nelle pagine — peraltro tra le appare il ricorso alle carte di cino i ripetuti sforzi, prima e do­ più interessanti del volume — monsignor Ronca che, nella sua po il 18 aprile 1948, di ancorare in cui l’autore ricostruisce il qualità di animatore del movi­ la De a forme di stretta alleanza dualismo esistente tra autorità mento di “Civiltà italica”, svol­ sulla destra: dalla iniziale atten­ partitica, impersonata dal ‘ras’ ge a livello di relazioni politiche zione a Orlando come utile cer­ Tarabini, coinvolto in irregola­ un ruolo parallelo e complemen­ niera con il moderatismo prefa­ rità amministrative, e autorità tare a quello sviluppato dai Co­ scista ai rapporti privilegiati con statale, rappresentata, tra gli mitati civici di Gedda nel campo l’‘Uomo qualunque’; dall’impe­ altri, dal prefetto Rizzatti, con­ della mobilitazione di massa. gno a convogliare il Msi su posi­ siderato dal Severin uno “tra i L’ampiezza delle fonti consente zioni ‘parlamentari’ alle apertu­ migliori prefetti venuti a Co­ a Riccardi di riproporre con re ai monarchici inserite in un mo” (p. 81): il prefetto, “inter­ analitico puntiglio una cronaca più ampio disegno di riorienta­ locutore autorevole” dell’oppo­ talvolta minore, ma egualmente mento della vita politica meri­ sizione interna del partito e della significativa, del moltiplicarsi di dionale. La discriminante che “gente comune” (p. 7), finisce atti, incontri, prese di posizione guida tutte queste iniziative è per assurgere nelle pagine del attraverso i quali esponenti di costituita, sino al 1947, dal rifiu­ Severin a interpretare obiettivo primo piano della gerarchia ec­ to del Cln e, dopo il 1947, da delle esigenze della società co­ clesiastica si mossero nella pro­ una battaglia anticomunista masca. spettiva di un diretto condizio­ concepita come base di legitti­ Gilberto Bolliger namento della politica italiana. mità di un blocco di forze nazio­ Il disegno, noto nelle sue linee nali senza preclusioni a destra. generali, di conferire una forte Sono, come si vede, momenti di Storia della Chiesa impronta cattolica al nuovo Sta­ una cronaca certo non ignorata to repubblicano, si esprime in dalla letteratura sul dopoguerra, A n d r e a R i c c a r d i , Il “partito una varietà di episodi e perso­ anche se ricostruiti più in chiave romano ” nel secondo dopoguer­ naggi i cui obiettivi subiscono pubblicistica che storiografica ra (1945-1954), Brescia, Morcel­ continui adattamenti al variare (si vedano in proposito le osser­ Rassegna bibliografica 119 vazioni dell’autore all’inizio del le concettualizzazioni stesse che ta eluso attraverso una spiega­ capitolo Vili). Ma è proprio nel reggono l’impianto del libro va­ zione tanto tautologica quanto passaggio dall’uno all’altro li­ nificano tale prospettiva. Valga disinvolta: nel Sud — osserva vello che il libro si rivela carente per tutti l’uso del termine ‘mo­ infatti Riccardi — gli “ambienti e, in ultima analisi, deludente. derato’ come qualificativo del cattolici si presentano spesso A ragione Riccardi mette in ‘partito romano’, termine che si non immediatamente sensibili ai guardia dalle tentazioni di clas­ affolla a ogni pagina senza mai problemi della trasformazione sificare gli schieramenti vaticani assumere un reale spessore in­ della società e quindi permeabili secondo la topografia parla­ terpretativo e anzi costituendo ad esigenze conservatrici di dife­ mentare (p. 30); e altrettanto un sedimento di permanente sa dello static quo” (p. 158). In opportuno è il richiamo, repli­ ambiguità. Nella prefazione, tal modo la proposta del ‘parti­ cato a ogni capitolo, a non sot­ dopo aver escluso che il “partito to romano’ di un regime dotato tovalutare la preminente radice romano” si ponga in linea di di forti connotati autoritari e religiosa di molti dei comporta­ continuità con il clerico-mode- clericali non emerge mai come menti politici delle gerarchie ec­ ratismo del primo Novecento, reale momento di aggregazione clesiastiche. Ma i modi nei quali Riccardi prosegue: “A monte di di forze interne ed esterne alla l’autore accoglie il suo stesso in­ questo moderatismo c’è un’im­ Chiesa, interne ed esterne alla vito lascia perplessi. Anziché es­ pronta tipicamente romana. In De, ma resta una sorta di nebu­ sere analizzate come una soglia una mentalità scettica sul rifor­ losa che l’etichetta del moderati­ preliminare alle opzioni politi­ mismo sociale, la fedeltà assolu­ smo colora di toni più psicologi­ che, le radici religiose sono po­ ta alla Chiesa, espressa soprat­ ci che socioculturali e politici. stulate ma non indagate, resta­ tutto nel pontificato romano, il no confinate in un limbo che senso di moderazione politico­ Massimo Legnani sottrae loro ogni capacità espli­ sociale, conducono all’afferma- cativa. Vi sono, è vero, passaggi zione di quell’obiettivo priorita­ nei quali Riccardi sembra coglie­ rio che è la sconfitta delle sini­ P i e t r o B o r z o m a t i , Chiesa e so­ re le connessioni tra i due terre­ stre” (p. XVI). Dove è evidente cietà meridionale. Dalla Restau­ ni. Quando, ad esempio, si sof­ che moderato e moderatismo razione al secondo dopoguerra, ferma sulla ‘democrazia protet­ acquistano significato non tanto Roma, Studium, 1982, pp. XV- ta’ auspicata da “Civiltà cattoli­ di scelta politica, ma di compor­ 166, lire 6.000. ca” e osserva: “In effetti non c’è tamenti riflessi: “la mentalità un riconoscimento dei partiti scettica sul riformismo sociale” “La parrocchia è sempre sta­ come espressione della volontà segnata da “un’impronta tipica­ ta, anche nel Sud, il centro prin­ politica e portatori delle grandi mente romana”. Non appare al­ cipale della vita sacrale [...] ma tradizioni della storia politica lora strano che manchi ogni ri­ la parrocchia è stata nel Sud an­ del paese; si tende a vedere la ferimento alla borghesia capita­ che qualcosa d’altro. È stata 1) stessa verifica elettorale come listica (e alle scelte di politica anagrafe, 2) gestione del sacro un confronto tra masse che han­ economica) e che revocazione negli usi anche non propri reli­ no il loro punto di riferimento di un “partito moderato som­ giosi, ma profani delle vita rura­ non tanto nei partiti, quanto in merso” che nel paese raccoglie­ le, 3) economia di sussistenza entità esterne alla stesa vita poli­ rebbe le aspettative delle classi [...], 4) relazione con il mondo tica, cioè, in ultima analisi, la medie sia priva di ogni determi­ dell’emarginazione” (Gabriele Chiesa e l’errore, concretizzato nazione politica e sociologica. De Rosa, La parrocchia nel nel movimento comunista inter­ In un unico caso quella “menta­ Mezzogiorno dal Medio Evo al­ nazionale” (p. 129). Può sem­ lità scettica sul riformismo so­ l’età moderna, Napoli, Guida, brare l’inizio di un discorso inte­ ciale” trova un aggancio diretto 1980, p. 19). Da tale enunciato, so a verificare persistenze e svi­ e puntuale al quadro della lotta estensibile ai diversi ruoli assun­ luppi della concezione ‘concor­ politica ed è a proposito delle ti dalla Chiesa nel suo comples­ dataria’ come strumento di leggi agrarie e del Mezzogiorno. so in Italia meridionale, è possi­ ‘neutralizzazione’ del nuovo si­ Ma il rapporto chiesa cattolica- bile enucleare alcune delle linee stema politico-sociale; e invece ceti dominanti è ancora una vol­ programmatiche e metodologi­ 120 Rassegna bibliografica che del libro in esame: eviden­ autonomismi, le formule parti­ Un ulteriore esempio è offer­ ziare la funzione, spesso insosti­ colari, i campanilismi e le esi­ to dalla situazione consolidatasi tuibile, e la qualità della pene- genze specifiche. sullo scorcio degli anni cinquan­ trazione sociale esercitata dal Così, a partire dalla Restaura­ ta, in cui lo scarto risalta con clero nel suo insieme durante i zione, vengono illustrate le dif­ evidenza ancora maggiore: al secc. XIX e XX (più precisa- ficoltà della chiesa meridionale Sud, episcopi fatiscenti, privi di mente, dal Concordato del 1818 nell’attuazione della normativa collaboratori con funzioni se­ al Concilio Vaticano I) nelle tridentina, la scomparsa del par­ gretariali, mancanza di case co­ campagne e nelle città del Sud; roco-educatore civile e la pro­ loniche e di sedi per l’Azione sottolineare la specificità di un gressiva influenza del politico cattolica; al Nord, maggiore di­ apostolato che fu, come si è det­ sull’elemento spirituale, l’impe­ sponibilità di risorse e quindi di to, non soltanto di natura pasto­ gno di questo ad arginare l’anti­ iniziative pastorali e sociali... rale, e che esprime la valenza in­ clericalismo montante del perio­ Il resoconto è ampio e debita­ genita della componente eccle­ do preunitario, ma anche il con­ mente circostanziato: valga per siastica in quel processo di me­ trollo sui preti e sui fedeli coin­ tutte le testimonianze del vesco­ diazione tra realtà locali e pote­ volti nei moti postquarantotte­ vo di Amalfi, dalla cui lettera al re centrale che da sempre carat­ schi (si veda ad esempio la nasci­ clero nel 1955, integralmente ci­ terizza gli agenti storici operanti ta a Catanzaro della Società tata, possono trarsi spunti più in quelle regioni; offrire un ten­ evangelica ecc.). Al di là delle che sufficienti sulle condizioni tativo di lettura della religiosità vicende descritte, è interessante di vita e di lavoro del medio cle­ popolare, se non alternativa, in­ rilevare gli elementi di diversità ro locale. tegrativa di quella oggi predomi­ e la loro traduzione in resistenze Le problematiche inerenti e nante, risolta in chiave preva­ e incomprensioni reciproche che conseguenti a tale dato di fatto lentemente antropologica; dare hanno caratterizzato la storia (crisi vocazionali, ricorrenti per­ nuovo impulso alla ricerca in religiosa del Sud, come tante al­ dite di strutture monasteriali, questo settore, essendo i.contri­ tre storie, rispetto a quella del immissione e consolidamento di buti sugli anni più recenti non contesto più generale. iniziative del clero regolare set­ ancora sufficienti a costituire un Qualche esempio: dopo l’Uni­ tentrionale e anche straniero corpus organico e completo di tà, alla Santa Sede e all’episco­ ecc.) sono quindi appariscenti e conoscenze. pato, talora anche a quello me­ utili per delineare il quadro di Particolare interesse riveste la ridionale, sfuggirono i contorni una situazione ancora oggi non prima parte, non tanto per l’am­ reali delle comunità ecclesiali del tutto definita e risolta. piezza del dato informativo — nonché il particolarissimo rap­ Quanto alla seconda parte le è stata infatti riservata circa la porto dei fedeli con Dio e i san­ della trattazione, sarà opportu­ metà dell’intera stesura — ti, non sempre e non del tutto no considerarne non tanto la quanto, soprattutto, per la luci­ inficiato da superstizioni; non si consistenza dei contributi speci­ da analisi in essa contenuta dei tenne in debito conto il fatto che fici, quanto la valenza e lo spes­ rapporti tra le varie componenti la soppressione dell’asse eccle­ sore propositivi: riguardo alla ecclesiastiche, al loro interno e siastico, se da un lato garantì il religiosità popolare, non si può in riferimento all’organismo rilancio spirituale della Chiesa, ignorare la carenza di un’inve­ centrale nonché all’impatto che dall’altro, nella totale mancanza stigazione adeguata, sicché i li­ tale dialettica ebbe nei successivi di disponibilità economiche, neamenti del mondo contadino periodi sulle popolazioni locali. non consentì un’efficace opera appaiono sfocati e di corto re­ Ed è proprio questo scorrere su di assistenza, né un concreto spiro; più efficaci sembrano cer­ di un triplice piano — clero na­ programma di rinnovamento te operazioni di recupero della zionale, clero locale, società me­ pastorale poiché i beni del Sud presenza del clero all’interno del ridionale — che favorisce la erano di natura prevalentemente dibattito nazionale. comprensione della complessa e capitolare e conventuale e quin­ Anche le pagine dedicate al polivalente attività svolta dalla di risentirono in misura diversa movimento cattolico sono dense Chiesa nel meridione d’Italia e che al Nord dei provvedimenti di notizie grazie alle quali figure del suo intreccio con i rispettivi legislativi del 1866-67. come de Cardona, Monterisi, Rassegna bibliografica 121 Delle Nocche e altri acquistano tro dalla faticosa cruenta rico­ no si salva”. La tragedia italiana una più giusta collocazione nel struzione dei liberi istituti demo­ del 25 luglio 1943, p. 425-439) e panorama della storia meridio­ cratici, non ci si potrebbe atten­ di analisi politica (Uomini e nale. dere dal complesso dell’opera bandiere, pp. 351-385; Panora­ Vengono infine offerte alcune una totale asetticità scientifica, ma politico dell’Italia odierna, valide linee interpretative circa la se non di fronte a uno scrittore pp. 387-397; La crisi della de­ lenta e difficile affermazione vissuto nel più assoluto isola­ mocrazia e il potere del Parla­ deH’associazionismo cattolico mento spirituale, sordo ai pro­ mento, pp. 399-408; L ’universi­ nel Sud; tra le altre, si segnala blemi del suo tempo e indiffe­ tà nella società contemporanea, quella di Danilo Veneruso, se­ rente alle vicende che hanno pp. 409-423; La democrazia è in condo cui la scarsa ricettività scosso e trasformato le basi stes­ crisi?, p. 441-449; Prospettive dell’Azione cattolica nelle cam­ se della nostra società e sconvol­ odierne per la pace nel mondo, pagne “nasceva spontanea, qua­ to gli equilibri fra le nazioni. p. 451-467). Vi sono anche saggi si per reazione all’estrazione bor­ E Giacchi non rispondeva cer­ allora di attualità che per noi so­ ghese della maggior parte dei tamente a questo prototipo, se è no oggi pagine di storia, come II suoi quadri e dei suoi componen­ vero, come è vero, che, nei mo­ fantasma laico (p. 223-229) a ti, alla scristianizzazione delle menti più critici, non volle rifu­ proposito del risorgere dell’anti­ masse operaie cittadine e all’av­ giarsi spiritualmente sotto le ali clericalismo nel periodo del cen­ versione verso una cultura lonta­ protettrici dell’Università catto­ trismo. na dai problemi delle campagne e lica cui apparteneva, ma preferì, In momenti difficili Giacchi delle masse contadine” (Danilo con una scelta ben determinata e testimoniò i propri convinci­ Veneruso, Benedetto X V e il lai­ coraggiosa, impegnarsi in prima menti anche in interventi di alto cato cattolico italiano, in AA. persona nella rischiosa battaglia impegno civile. Nel settembre VV., Spiritualità e azione del lai­ per la libertà, occupando ruoli 1942, nella rivista “Studium” cato cattolico italiano. Studi per di primo piano nello scacchiere (Responsabilità nostra: sensibi­ il centenario dell’azione cattolica politico, che della Resistenza ar­ lità intellettuale, vol. I, p. 679- (1868-1968), Padova, ISEP, mata costituiva il necessario pre­ 686), prese posizione sul compi­ 1969, 2 voli.). supposto. to dell’intelligenza cattolica di Mirella Colpo Se la raccolta ha quindi come fronte alle profonde rivoluzioni parte sostanziale la raffinata del tempo, mentre ne L ’aspira­ scienza giuridica e storica del zione alla giustizia nella società O r i o G i a c c h i , Chiesa e Stato nostro autore posta al servizio contemporanea (vol. II, pp. nell’esperienza giuridica (1933- delle discipline da lui tanto pre­ 685-697) — apparso ne “La 1980), Studi, raccolti e presenta­ stigiosamente professate: il di­ scuola cattolica” del 1943 — ti da Ombretta Fumagalli Carul- ritto canonico ed ecclesiastico, apertamente dichiarava: “Ciò li: vol. I: La Chiesa e il suo dirit­ non mancano numerosi scritti che soprattutto ci spaventa è to; Religione e società; vol. II: d’attualità attinenti la politica e l’abbandono della razionalità, il La Chiesa davanti allo Stato. Lo l’economia avendo l’autore ritorno al mito, alla credenza Stato e la vita sociale. Milano, svolto una notevole attività poli­ cieca e fanatica in qualcosa che Giuffrè, 1981, pp. XX-772 e tica e occupato un ruolo tutt’al- spesso non merita di essere cre­ 728, lire 32.000 - 30.000. tro che secondario nell’ambito duto o comunque neppure viene dell’industria pubblica. esaminato, il naufragio di una Quando una raccolta com­ Questi scritti, degli anni cin­ torbida e incosciente sensibilità prende ben settantanove saggi, e quanta e sessanta, sono conte­ in cui i valori razionali annega­ l’autore è uno studioso apparte­ nuti nel secondo volume, e più no quasi interamente” (p. 685), nente a questa nostra generazio­ specificamente nella Sezione IV: auspicando poi l’avvento di una ne, che ha vissuto le molteplici Lo Stato e la vita sociale, parti­ comunità intemazionale capace esperienze delle due guerre, e so­ colarmente ricca di spunti di di garantire la convivenza tra gli prattutto quelle dei due dopo­ storia contemporanea (// signifi­ uomini. “Ma non è utopia pen­ guerra, caratterizzati l’uno dalla cato storico della Costituzione sare e volere che una norma di tragica avventura fascista, l’al­ italiana, pp. 339-349); “Nessu­ giustizia, realizzata in norma di 122 Rassegna bibliografica diritto, regoli la vita sociale an­ gnificato e sviluppo della libertà fonti di straordinaria importan­ che nel campo internazionale, religiosa, vol. II, pp. 133-144) za, specie nelle zone in cui l’an­ cioè anche tra quei soggetti di ma da tutta l’opera di Orio notazione frequente, se non diritto che sono gli Stati. Nulla Giacchi e — secondo le espres­ quotidiana, degli avvenimenti è di convincente è stato finora an­ sioni della Fumagalli Carulli — stata per lunghi periodi una cora mai detto per distinguere la “il valore supremo della persona pratica largamente diffusa nel intima universale speranza che umana e quindi della libertà reli­ clero curato, ed è certamente dalla eliminazione della lotta giosa, primo ed essenziale aspet­ utile il fatto che esse inizino ad cruenta tra uomo e uomo, e poi to della libertà dell’uomo” (p. essere catalogate, regestate e, di quella tra famiglia e famiglia XVI). naturalmente, utilizzate. È ciò e poi fra città e città si salga man La libertà religiosa attuata e che ha fatto l’autore di questo mano alla eliminazione della lot­ vissuta in modo profondo e rea­ volume raccogliendo ed esami­ ta fra nazione e nazione, in virtù le, è — per l’illustre canonista nando le cronistorie di oltre non già di un infiacchimento — condizione e valore di ogni cento parrocchie della diocesi della coscienza nazionale o del altra libertà. “Libertà per tutti, di Padova, relative al periodo valore guerriero, ma dell’instau­ dunque, libertà generale, che ri­ della guerra e della Resistenza. rarsi di un ordinamento in cui i ceve impulso e conferma dalla Il suo lavoro è, a sua volta, una mezzi di forza non siano di sin­ libertà della Chiesa ma che dà cronistoria, che segue passo goli Stati più forti, ma della au­ anche ad essa piena assicurazio­ passo l’azione svolta dal clero torità internazionale, qualunque ne: questa la posizione dello in quei mesi: opera di assisten­ essa sia nel domani” (p. 695). Stato contemporaneo di fronte za nei confronti delle popola­ Tra gli scritti dedicati alla vita alla libertà religiosa” (vol. II, zioni, degli sbandati dell’eserci­ politica ed economica che com­ p. 131). to e degli sfollati, rapporti con pletano il secondo volume, è ri­ l’occupatore e con il movimen­ cordata anche l’azione in campo Lazzaro Maria De Bernardis to partigiano, atteggiamenti nei sociale dei cattolici italiani e, in confronti delle condizioni di vi­ modo specifico, dell’Opera dei ta deteminate dalla contingenza

Congressi, allorché — nell’af- P i e r a n t o n i o Gios, Resistenza, della guerra. Tutto questo viene frontare i problemi economici in parrocchia e società nella dioce­ raccontato per mezzo dei diari, una società che presentava con­ si di Padova. 1943-1945, Pado­ delle cui citazioni il volume è dizioni mutate — essi seppero va, Marsilio Editori, 1981, pp. intessuto fittamente, e anche passare da forme puramente ca­ 463, lire 29.000. quando l’autore interviene in ritative a quelle dell’economia prima persona nella narrazione, sociale cristiana. Nella pratica Non è passato molto tempo stile e argomentazioni sono an­ realizzazione di questo passag­ da quando — sulla scia di espe­ cora una volta quelli della sua gio può senz’altro inquadrarsi la rienze francesi — anche in Italia fonte. costituzione, nel 1896, ad opera gli archivi parrocchiali sono sta­ Si tratta certamente di un di Giuseppe Tovini e di altri ti riscoperti come ricchi depositi contributo utile sul piano docu­ esponenti del laicato milanese, di materiale documentario e si è mentario, soprattutto perché del Banco ambrosiano (Il Banco iniziato a utilizzare i dati sia per condotto su vasta scala, ciò che Ambrosiano nella storia sociale studi di carattere demografico, consente di operare raffronti e e bancaria italiana dalla fonda­ sia per ricerche volte a ricostrui­ individuare tendenze generali zione ad oggi (1896-1956), Mila­ re gli aspetti quotidiani della vi­ senza essere sviati da casi singo­ no, Pirola, 1956, pp. 635-673). ta delle popolazioni: le espres­ li significativi, ma isolati. La ri- C‘è, infine, da sottolineare un sioni della vita di pietà, ma an­ costruzione degli avvenimenti è ultimo aspetto che traspare non che, più ampiamente, fenomeni inoltre estremamente puntuale solo da alcuni specifici contribu­ di mentalità e di costume. A e presenta un aspetto non con­ ti (La libertà del cristiano e lo questo si prestano in modo par­ sueto nelle opere di storia ri­ Stato democratico, vol. I, pp. ticolare i diari redatti, con mag­ guardanti quel periodo: la vi­ 713-730; Lo Stato e la libertà re­ giore o minore diligenza e rego­ cenda di coloro che non parte­ ligiosa, vol. II, pp. 113-132; Si­ larità, dai parroci. Si tratta di ciparono al movimento di resi­ Rassegna bibliografica 123 stenza, dei civili che subirono Bologna, D Mulino, 1983, pp. sa, soprattutto per ribadire la nelle loro case quei tragici even­ 366, lire 30.000. necessità che l’analisi dei rap­ ti, degli sfollati. Dalle annota­ porti Chiesa-regime fascista su­ zioni dei parroci, attenti spesso D volume segue, nell’ambito peri decisamente una prospetti­ a riportare pareri e atteggia­ della ricerca promossa dal “Se­ va che “col dare particolare ri­ menti dei fedeli, emerge uno minario di Storia delle istituzio­ lievo al movimento politico spaccato della vita nei paesi, ni religiose e relazioni fra Stato e ideologico, finisce per essere dove divisioni politiche si in­ Chiesa” dell’Università di Firen­ esclusivamente diretta ad accer­ trecciano a rivalità personali, ze diretto da Francesco Mar­ tare il grado di adesione, oppo­ ricco di interesse. gotta Broglio, La Chiesa del sizione o indifferenza del cosi­ Qualche appunto va però Concordato. Anatomia di una detto ‘mondo cattolico’ al fasci­ mosso, al di là di questo, diocesi, Firenze 1919-1943 (Bo­ smo [...] rinunciando, necessa­ all’utilizzo che Gios ha fatto logna, Il Mulino, 1977). Allora riamente, ad ogni possibilità di del suo materiale. Egli infatti se s’era trattato di una serie di sag­ recuperare gli spessori più pro­ ne serve per costruire una storia gi intesi non solo a ricostruire le priamente religiosi del rapporto tutta fattuale, limitandosi nella principali vicende della Chiesa Chiesa-fascismo” (p. 8). L’ana­ disamina critica a stabilire la fiorentina tra le due guerre, ma lisi dell’autrice muove alla sod­ veridicità di versioni controver­ anche a fissare una “preliminare disfazione di questa esigenza ri­ se di singoli avvenimenti, senza proposta metodologica [...] che, costruendo la visione del compi­ tenere sufficientemente presen­ collocandosi nel punto d’incon­ to storico della Chiesa sottesa te che si tratta di versioni dei tro tra scienza storica e anato­ alle elaborazioni culturali e agli fatti filtrate dalla mentalità, da­ mia sociale e valendosi della strumenti organizzativi posti in gli schemi di giudizio, dalla cul­ convergente utilizzazione di tec­ atto da Dalla Costa. Resta così tura dei loro estensori e che niche diverse per analizzare costantemente in primo piano proprio un’analisi di questi ulti­ l’unica realtà di ‘Chiesa’, pre­ (modellata ai vari livelli e so­ mi elementi avrebbe potuto suppone l’apporto collettivo di prattutto a quello della ‘discipli­ rappresentare un filone nuovo e un gruppo interdisciplinare” (p. na’ del clero) una concezione del fecondo di indagine. Sotto que­ 22). Rispetto a tali premesse la magistero intrisa di cattolicesi­ sto profilo infatti il materiale monografia della Bocchini Ca­ mo tridentino, tesa ad afferma­ presenta spunti di grande inte­ maiani rappresenta, più che uno re la preminenza della società resse, che si sarebbero voluti sviluppo, una dilatazione crono­ ecclesiastica su quella civile e a maggiormente approfonditi, so­ logica condotta sul filo del­ contrastare ogni pretesa interfe­ prattutto per quanto concerne l’azione pastorale di Elia Dalla renza della seconda nella prima, la consapevolezza che questo Costa, che regge la diocesi dal come inquinamento di un’im­ clero ha del proprio ruolo, che 1932 al 1954 (quando Ermenegil­ magine — e di un destino — di gli consente di assumere — ri­ do Florit, nominato coadiutore, potenziale perfezione. È su que­ spondendo del resto a un’attesa viene via via assumendo su di sé sta cultura (per tanti versi anco­ della popolazione — la funzio­ le funzioni di governo). L’ele­ rata ai modelli ottocenteschi re­ ne di autorità civile oltre che mento centrale è dunque offerto cepiti da Dalla Costa nella sua religiosa nel momento in cui dalla verifica della tenuta della formazione ‘veneta’ e resasi già vengono a mancare le strutture ‘ricostruzione concordataria’ evidente, dal 1923 al 1931, nella dello Stato, e i criteri cui obbe­ nel primo decennio repubblica­ guida della diocesi di Padova) disce nell’esplicarlo. no, di fronte — come con qual­ che si innesta, pienamente com­ che forzatura indica il titolo — plementare, lo strumento con­ Liliana Ferrari ai ‘processi di secolarizzazione’. cordatario sentito come ricono­ L’intervallo temporale tra le scimento da parte dell’autorità due pubblicazioni è stato ricco civile del primato ecclesiastico. B r u n a B o c c h i n i C a m a i a n i , Ri- di sviluppi per la storiografia Il tragitto dagli anni trenta ai pri­ costruzione concordataria e pro­ della chiesa cattolica in Italia; e mi anni cinquanta appare perciò cessi di secolarizzazione. L ’azio­ ad essi si richiama largamente segnato dal passaggio da una fa­ ne pastorale di Elia Dalla Costa, Margiotta Broglio nella premes­ se ‘protetta’, quella fascista, in 124 Rassegna bibliografica cui l’opera pastorale si esplica gli indirizzi storiografici che, in­ di Jorio l’obiettivo di “riconqui­ prevalentemente all’interno del­ dividuando la ‘continuità’ del sta” della società, di “tutto re­ la Chiesa, ad una fase ‘scoperta’, mondo cattolico “in una pre­ staurare in Cristo” attraversi, che induce al massimo impegno sunta costante propensione ad anche cronologicamente — co­ politico nella società. E il volu­ una convergenza, fondata su me si desume ad esempio dai me appare particolarmente con­ una sostanziale identità di inte­ quesiti via via sottoposti ai preti vincente laddove delinea questo ressi, con i gruppi più conserva- della diocesi (pp. 150-51) —, tre secondo momento come quello tori, ed anche con quelli più rea­ distinte fasi: dal contrasto Sta­ del più grande allarme per la zionari, della borghesia italia­ to-Chiesa quale si era configura­ Chiesa, con un riferimento co­ na” avrebbero indotto a “sotto­ to all’atto delPunificazione, al stante e ossessivo al pericolo co­ valutare, o addirittura ad esclu­ conflitto tra cultura cattolica e munista che va evidentemente dere, anche le profonde motiva­ cultura positivista, alla “diffu­ letto (alla luce di quella cultura zioni etico-religiose che ispirano sione di un movimento cattolico cui s’è fatto cenno) come forma l’opposizione di tanti ecclesiasti­ intransigente, e quindi alle re­ di percezione riduttiva e impro­ ci e laici allo Stato liberale” sponsabilità del laicato e del cle­ pria di più generali e profondi (p. 8). ro nella vita pubblica” (p. 151). ‘processi di secolarizzazione’. In Campo di verifica di tale as­ Questo percorso dall’interno questa prospettiva il magistero sunto è il governo della diocesi all’esterno si ripete a livello delle di Dalla Costa si esprime con di Taranto ad opera di monsi­ molteplici iniziative che Jorio una carica di rigorismo e di sol­ gnor Jorio, governo ricostruito assume e che illuminano aspetti lecitudine spirituale che sono attraverso un sistematico spo­ non secondari del quadro socia­ certo un tratto distintivo rile­ glio delle carte d’archivio (a co­ le e istituzionale. Si coglie così vante rispetto ad altre figure minciare da quelle della Curia un fitto intreccio tra mutazioni della Chiesa del tempo, ma il tarantina, dell’Opera dei Con­ sociologiche (“allontanatisi dal­ suo nucleo centrale resta anco­ gressi e della Casa provinciale la vita ecclesiastica i membri del­ rato a una visione di primato della Congregazione della mis­ le famiglie aristocratiche e bor­ dell’istituzione ecclesiastica che sione di Napoli) oltre che della ghesi, i sacerdoti venivano or­ contrasta, nella sostanza, con ricca letteratura sulla Chiesa mai, in numero sempre crescen­ fermenti pur diversi ed eteroge­ meridionale. te, da famiglie modeste o pove­ nei (da La Pira a don Milani, le Il disegno di Jorio è fissato sin re”, p. 101), tenace autonomi­ cui posizioni sono tratteggiate dal suo ingresso nella diocesi. smo delle parrocchie, persisten­ abbastanza diffusamente nel­ “Tipico vescovo leoniano — za di tradizioni legate alle fun­ l’ultima parte del volume) che cosi l’autore lo presenta —, zioni civili, di ‘clientela’, delle s’affacciano con il dopoguerra aperto al mondo moderno nel confraternite (pp. 89-90); tutti nella diocesi fiorentina sul rap­ quale intendeva intervenire con elementi contro i quali il neoto­ porto chiesa cattolica-società. determinazione e con coraggio, mismo e la cultura politica rigi­ non si arroccava su posizioni di damente ancorata al Sillabo del Massimo Legnani protesta meramente negativa nuovo vescovo si sfrangiano e si ma si poneva obiettivi concreti spuntano. di presenza culturale in un rap­ È su questo terreno, del resto, A n t o n i o F i n o , Società civile e porto di confronto fermo con le che si creano le premesse delle “riconquista” cattolica in una autorità civili e con il regime li­ mancate realizzazioni in campo diocesi del Sud. Linee di inter­ berale” (p. 50). E ancora: “Con politico-sociale. Jorio si impe­ vento politico e pastorale un chiaro richiamo a motivi cari gna senza riserve ad organizzare nell’episcopato tarantino di al neoguelfismo affermava che nelle Puglie l’Opera dei Con­ mons. P.A. Jorio (1885-1908), la storia dimostrava anzi come gressi, ma i risultati che coglie Lecce, Milella, 1983, pp. 302, proprio la religione cattolica e la sul finire del secolo sono vanifi­ sip. presenza del Papato avessero cati, all’inizio del Novecento, preservato l’Italia dalle rovine e dal netto prevalere, nella Chiesa L’ambizione dichiarata del­ dall’imbarbarimento” (p. 52). locale, degli indirizzi clerico- l’autore è quella di contraddire Ed è significativo che nell’opera moderati. D’altro canto Tin- Rassegna bibliografica 125 transigentismo del vescovo di mettendo in luce i momenti es­ mento dalla vita politica e il Taranto (che individua la “cau­ senziali dell’impegno personale crollo dei valori nei quali si era sa fondamentale” del moltipli­ e civile che lo portarono dall’in­ formato. Gli scritti raccolti in carsi delle opposizioni “nello teresse per le teorie politiche del Società civile e Società religiosa scarso ‘sentimento papale’ esi­ passato a farsi critico vigile e (Torino, Einaudi, 1959) rappre­ stente nel clero e nel laicato” pu­ partecipe delle vicende del suo sentano la continuazione di gliesi, p. 233) e la linea di conci­ tempo. questa opera di critico del suo liazione filoliberale e filobor­ Secondo Morghen, Il Gianse­ tempo e costituiscono un ripen­ ghese proprie alla maggioranza nismo in Italia prima della Ri­ samento problematico e un rie­ della chiesa meridionale sintetiz­ voluzione (Bari, Laterza, 1928), same continuo della crisi del zano un aspetto particolare di oltre a rappresentare l’anello di mondo contemporaneo. un processo generale. In questo congiuntura tra le due opere più senso prende rilievo non tanto note, Stato e Chiesa negli scrit­ Paola Pirzio l’accusa dei transigenti agli in- tori italiani del ’600 e ’700 e trasigenti di voler imporre al Stato e Chiesa in Italia negli ul­ Sud modelli settentrionali, timi cento anni, si configura nel “Ricerche di storia sociale e reli­ quanto l’incidenza dei moti del contesto della intera produzione giosa”, 1982, n. 21-22. ’98 e della svolta giolittiana nel come un momento essenziale di determinare un progressivo rio­ consapevolezza critica: raffer­ L’interesse per le opere di sto­ rientamento della politica catto­ mare la rilevanza del fatto reli­ ria della Chiesa, sviluppatosi in lica. gioso nella sua autonomia si Italia a partire dagli anni settan­ È tuttavia soprattutto a que­ contrappone alle posizioni della ta, è storiograficamente signifi­ sto passaggio che lo studio di Fi­ moderna storiografia tendenti a cativo, a giudizio di Fulvio Sa- no denuncia sensibili limiti. In metterne in rilievo il solo aspet­ limbeni che ha curato la pubbli­ una duplice direzione: nello to politico-istituzionale. Di con­ cazione delle relazioni tenute al­ scarso approfondimento dei re­ seguenza la rilevanza di que­ la tavola rotonda su “Le storie ferenti sociali dell’intransigenti- st’opera sta proprio nel vedere generali della Chiesa dopo il smo (agli accenni alle iniziative nel giansenismo non solo un Concilio Vaticano II” (Vicenza, verso Taranto operaia sono momento spirituale che precede aprile 1979) e appartiene a un troppo rapidi e sfocati) e nell’al­ e prepara la rivoluzione politica quadro metodologico di ripro­ trettanto insufficiente analisi del del Risorgimento, ma un feno­ posizione della dimensione in­ connubio tra clerico-moderati e meno culturale da considerare terpretativa delle storie generali: borghesia locale. La saldatura in tutta la complessità delle sue va considerato come un momen­ tra organizzazione ecclesiastica, componenti religiose e filosofi- to di ‘crisi delle ideologie’ e nel forme di religiosità e tessuto so­ che. contempo come una tappa es­ ciale resta così incompleta. Stato e Chiesa in Italia negli senziale del processo di sistema­ ultimi cento anni, pubblicato zione del sapere storico emerso Massimo Legnani dall’editore Einaudi nel 1948, se dalle ricerche settoriali e mono­ da una parte riassume tutti i da­ grafiche nel corso degli ultimi ti storici, politici e religiosi del anni. Gli interventi di Silvio “Rivista di storia della Chiesa in problema dei rapporti tra Chie­ Tramontin, di Grado G. Merlo, Italia", 1982, n. 1. sa e Stato in Italia, dall’altro te­ di Luigi Mezzadri, di Maurilio stimonia il processo di forma­ Guasco, di Annibaie Zambar- Raffaello Morghen nel breve zione e di evoluzione dello Je­ bieri, di Giorgio Cracco, di An­ saggio Arturo C. Jemolo storico molo, che dalle analisi di affer­ tonio Niero, di Fulvio Salimbeni dello Stato e della Chiesa nella mazioni ideologiche e delle dot­ tracciano un bilancio delle storie crisi tra due età ricostruisce al­ trine politiche, si rivolge alla della Chiesa pubblicate in Italia cuni aspetti dell’opera di storico narrazione di vicende e di fatti a negli ultimi dieci anni sottoli­ dello Jemolo sia facendo riferi­ cui partecipò in modo diretto neando, e l’affermarsi di nuove mento agli scritti più significati­ vivendo drammaticamente du­ prospettive storiografiche so­ vi sul piano metodologico sia rante il fascismo l’allontana­ cioreligiose (in varia misura con­ 126 Rassegna bibliografica nesse alle linee del Concilio Va­ nelle premesse, e poi nella deli­ stato condotto dalla gerarchia ticano II), e il riproporsi di in­ neazione di tutto il percorso te­ ecclesiastica. Secondo Salimbe­ terpretazioni ormai remote e matico, Martina, attenendosi al­ ni la posizione di Miccoli, giusti­ svuotate di capacità esplicativa. le più recenti linee del Concilio ficata dal punto di vista perso­ In tale quadro le opere di storici Vaticano II, insegue l’immagine nale, sul piano storico risulta in­ ecclesiastici (sacerdoti o mona­ della Chiesa come “simbolo del capace di documentare in modo ci), animati soprattutto da fina­ popolo di Dio” e quindi si orien­ convincente questa visione della lità didattiche e pubblicate da ta verso la globalità degli atteg­ Chiesa, anzi spinge a deviazioni case editrici cattoliche, risultano giamenti del popolo cristiano in interpretative dando eccessivo più numerose, mentre gli inter­ tutte le sue componenti e ricerca rilievo a fenomeni di dissenso, venti di studiosi laici sono spes­ il vario inserirsi della Chiesa nel­ visti come manifestazioni di una so settoriali (Carlo Ginzburg, le strutture della società, accan­ crisi costante. Tuttavia la forte Antonio Rotondò) e presentati tonando ogni prospettiva verri- passione ‘religiosa’ che anima come momenti di una storia ge­ cistica di storia ecclesiastica. l’intervento di Miccoli e la serie­ nerale (Storia d ’Italia, Torino, La relazione di Giorgio Crac- tà di una sintesi di un millennio Einaudi, 1974). co e Antonio Niero, La storia di storia religiosa nazionale, si Di dimensioni monumentali della Chiesa in Italia (pp. 55-78) pongono come una sorta di pro­ appare l’opera diretta da Hu­ di Gregorio Penco (Storia della vocazione a una discussione sul­ bert Jedin (Handbuch der Kir- Chiesa in Italia, Milano, Jaka la istituzione ecclesiale in tutta chengeschichté), tradotta in Ita­ Book, 1978) mette in luce gli la sua storia. lia a metà degli anni settanta aspetti più datati dell’ecclesiolo­ Tutte le relazioni si caratteriz­ (Storia della Chiesa, Milano, Ja- gia che sta alla base di una rico­ zano per il proporre interpreta­ ka Book, 1975-80); in particola­ struzione storica che sottolinea zioni ‘interne’ al dibattito sulla re Maurilio Guasco (La storia la positività della realtà della storia della Chiesa, riservando della Chiesa di Hubert Jedin Chiesa in tutta la sua storia ve­ uno spazio minimo a riferimenti - L ’età contemporanea, pp. 29- dendo in essa la “rivelazione del storiografici generali. 44), per i volumi sull’età con­ Cristo” e tende quindi a ricon­ temporanea scritti e ispirati da durre i momenti della storia Paola Pirzio Roger Aubert (presentati da d’Italia a epifanie che da essa Francesco Traniello e Mario promanano. I criteri interpreta­ Bendiscioli), sottolinea la pro­ tivi che nelle altre opere di Pen­ Libri ricevuti spettiva mondiale, sia per i con­ co, monaco e studioso oltreché tenuti proposti comprendenti ammiratore del monacheSimo, Philip Abrams, Sociologia stori­ tutto lo spessore della vita eccle­ si presentano validi, rendono ca, Bologna, Il Mulino, 1983, siale, dalla dimensione istituzio­ tuttavia povera di prospettive pp. 427, lire 30.000. nale e organizzativa a quella cul­ critiche e di nuovi contenuti di turale e spirituale. indagine la sua opera. Netta­ A. Albertazzi e G. Campanini (a Nell’opera di Giacomo Marti­ mente contrapposta all’opera di cura di), Il Partito Popolare in na S.J. (La Chiesa nell’età Penco, appare sia nella relazio­ Emilia Romagna, 1919-1926, dell’assolutismo, del liberali­ ne di Cracco, che di Salimbeni (I voli. 3, Roma, Cinque lune, smo, del totalitarismo, Roma, contributi sulla storia religiosa 1982, pp. 504, lire 20.000. 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STUDI STORICI n. 3-4 - luglio-dicembre 1983 - anno 24

Karl Marx 1883-1983 Nicola Badaloni, Forme, soggetti, prassi rivoluzionaria; Eric J. Hobsbawm, Marx e la conoscenza storica: Jerzy Topolsky, Oltre il determinismo e il volontarismo: la concezione marxiana del pro­ cesso storico-, Aurelio Lepre, La funzione della storia nell’opera di Marx\ Ferenc Fehér, Le rivoluzioni francesi come modelli della concezione marxiana della po­ litica-, Giorgio Mori, La genesi dell'industria; Roberto Finzi, Marx e la "teoria di quattro stadi"-, Alfonso M. Iacono, Sul concetto di “feticismo" in Marx: Mauro Di Lisa, Astrazioni e meccanizzazione-, Immanuel Wallerstein, Marx e il sottosviluppo-, Oskar Negt, Per un rinnovamento del marxismo: caratteri e prospettive-, Otto Kallscheuer, Note sullo sviluppo della teoria critica marxiana nella Repubblica fe­ derale tedesca; Gian Mario Bravo, L’opera di Marx in Italia fra fascismo e dopoguerra.

Libri ricevuti - Indice dell’annata Spoglio dei periodici stranieri 1982 di Franco Pedone

Sono stati presi in considerazione i seguenti “History Workshop”, “The Historical Jour­ periodici: nal”, “Journal of Contemporary History”, Australia: “Labour History”; “Journal of Social Policy”, “New Left Re­ view”, “Past and Present” , “Social Belgio: “Cahiers d’histoire de la seconde History”; guerre mondiale”; Jugoslavia: “Casopis za Suvremenu Bulgaria: “Etudes balcaniques”; Povjest”, “Vojnoistorijski Glasnik”; Cecoslovacchia: “Studia historica slovaca”; Olanda: “International Review of Social Hi­ Francia: “Actes de la recerche en sciences so­ story”; ciales”, “Annales. Economies, sociétés, civi­ Polonia: “Acta Poloniae Historica”, “Dzieje lisations”, “Annales de démographie histori­ Najnowsze”, “Kwartalnik Historyczny”, que”, “Cahiers d’histoire”, “Cahiers d’hi­ “Studia historica slavo-germanica”, “Z Pola stoire de l’Institut de recherches marxistes”, Walki”; “Cahiers du monde russe et soviétique”, “Cahiers Léon Trotsky”, “Etudes rurales”, Romania: “Revue des études sud-est euro­ “Le mouvement social”, “Recherches”, péennes”, “Revue roumaine d’histoire”; “Relations internationales”, “Revue d’his­ Spagna: “Revista de estudios internaciona- toire de la deuxième guerre mondiale et des les”; conflits contemporaines”, “Revue d’histoire Svezia: “The Scandinavian Economie Histo­ moderne et contemporaine”, “Revue fran­ ry Review and Economy and History”, “The çaise de science politique”, “Revue histori­ Scandinavian Journal of History”; que”; Ungheria: “Acta historica”; Germania Rdt: “Beitrâge zur Geschichte der USA: “The American Historical Review”, Arbeiterbewegung”, “Zeitschrift für Ge- “Explorations in Economic History”, “Jour­ schichtswissenschaft” ; nal of Family History”, “Journal of Asian Germania Rft: “Geschichte und Gesell- Studies”, “The Journal of Economic Histo­ schaft”, “Historische Zeitschrift”, “Militâr- ry”, “Journal of History of Ideas”, “Jour­ geschichtliche Mitteilungen”, “Neue Politi- nal of Interdisciplinary History”, “Journal sche Literatur”, “Vierteljahrschefte für Zeit- of Latin-American Studies”, “The Journal geschichte”; of Modern History”, “Political Science Gran Bretagna: “Comparative Studies in So­ Quarterly”, “Proceedings of the Academy of ciety and History”, “The Economic History Political Science”, “Science and Society”, Review”, “The English Historical Review”, “Telos”; Rassegna bibliografica 131

Svizzera: “Schweizerische Zeitschrift für Ge- lotti, Stanislaw Sierpowski e Nanda Torcel- schichte”. lan. Sono stati presi in considerazione an­ che alcuni numeri che al momento della Lo spoglio è stato effettuato da Franco stampa dei precedenti spogli non erano an­ Pedone, con la collaborazione di Enzo Col­ cora usciti.

Storiografia Povjest”, n. 3 (1981), pp. 165-181. sprachingen Bereich. Ein Dberblick, in “Neue Politische Literatur”, a. Marek Andrzejewski, La sintesi del­ Jozef Chlebowczyk, Il nazionalismo 27, n. 1, pp. 20-46. la storia del movimento operaio in in generale e il nazionalismo serbo e Svizzera, in “Z Pola Walki”, a. croato in particolare, in “Kwartal­ Horst Haun, Die Diskussion iiber XXV, n. 3-4, pp. 77-101. nik Historyczny”,n. l,pp. 119-128. Reformation und Bauernkrieg in der DDR-Geschichtswissenschaft Bernard Bailyn, The Challenge o f Communications (The) Revolution 1952-1954, in “Zeitschrift für Ge- Modern Historiography, in “The in Politics, Edited by Gerald Benja­ schichtswissenschaft”, a. 30, n. 1, American Historical Review”, vol. min, in “Proceedings of the Acade­ pp. 5-22. 87, n. 1, pp. 1-24. my of Political Science”, voi. 34, n. 4. lise Heller, Zur Entwicklung der Jan Borkowski, Il movimento ope­ sovjetischen Geschichtswissenschaft raio e il movimento clandestino in Gottfried Dittrich, Zur Geschichte in den Jahren 1917-1928, in “Beitrâ- Polonia. Osservazioni e riflessioni, der DDR als Nationalgeschichte. ge zur Geschichte der Arbeiterbewe- in “Z Pola Walki”, a. XXV, n. 1-2, Bemerkungen zum Artikel von Rolf gung”, a. 24, n. 5, pp. 700-709. pp. 43-61. Badstübner, in “Zeitschrift für Ge- schichtswissenschaft”, a. 30, n. 8, Josef Henke, Das Schicksal deut- Andrzej Brozek, Le espressioni pp. 711-716. scher zeitgeschichtlicher Quellen in “Wolk” e “Nation" nella storia Kriegs-und Nachkriegszeit. Beschla- tedesca, in “Kwartalnik Histo- Claude S. Fischer, The Dispersion gnahme - Rilckführung - Verbleib, ryczny”, n. 1, pp. 129-143. ofKindship Ties in Modern Society; in “Vierteljahrshefte für Zeitge- Contemporary Data and Historical schichte”, a. 30, n. 4, pp. 557-620. N.F. Bugaj, Der Biirgerkrieg in Speculation, in “Journal of Family Sowjetrussland in der sowjetischen History”, voi. 7, n. 2, pp. 353-375. Josip Broz Tito nella bibliografia Geschichtsschreibung (1970-1980), jugoslava e straniera, Studi di Z. in “Zeitschrift für Geschichtswis- Roger Fletcher, Revision and Mili­ Cepo, P. Strcic, M. Vasic, F. Fili- senschaft”, a. 30, n. 6, pp. 551-555. tarism. War and Peace in the pre- pie, V. Kljakovic, S. Cvetkovic, S. 1914. Thougt o f Eduard Bernstein, Koprivica-Ostric, V. Ostric, B. Jan- Andre Burgniere, The Fate o f the in “Militârgeschichtliche Mitteilun- jatovic, D. Biber, B. Kasic, D. Bi- History o f “Mentalités” in the "A n­ gen”, a. 32, n. 1, pp. 23-36. landzic, R. Lovencic, in “Casopis za nales”, in “Comparative Studies in Suvremenu Povjest”, n. 2, pp. 7-94. Society and History”, voi. 24, n. 3, Elizabeth Fox - Genovese, Placing pp. 424-437. Women’s History in History, in John Keep, Emancipation by the “New Left Review”, n. 133, pp. Axe? Peasant Revolts in Russian Francis T. Butter, The Myth o f Per­ 5-29. Thought and Literature, in “Ca­ ry Miller, in “The American Histo­ hiers du monde russe et soviétique”, rical Review”, voi. 87, n. 3, pp. Francisco Granell, Aproximación a. XXIII, n. 1, pp. 45-61. 665-694. tipologica a la Organización Econò­ mica Internacional, in “Revista de Risto Kirlazovski, Un colpo d ’oc­ Barbara Caine, Beatrice Webb and estudios intemacionales”, n. 3, pp. chio retrospettivo sulla storiografia the “Woman Question”, in “Histo­ 757-773. concernente la lotta di liberazione ry Workshop”, n. 14, pp. 23-43. nazionale (1914-1945) e la Guerra Franz Gress - Hans-Gerd Jaschke, civile nella Macedonia egea, in “Ca­ Zlatko Cepo, Bukarin nuovamente Neuere Tendenzen der Faschismus- sopis za Suvremenu Povjest”, n. 3, attuale, in “Casopis za Suvremenu analyse im deutschen und englisch- pp. 97-110. 132 Rassegna bibliografica

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SOCIETÀ E STORIA anno VI - n. 21, 1983

Sommario Mariella Del Lungo, Aspetto dell’organizzazione sanitaria nella Genova del settecento: la cura delle malattie veneree', Giovanni Vigo, «...quando il popolo cominciò a leggere». Per una storia dell'alfabetismo in Italia-, Alessandro Polsi, Le amministrazioni locali post­ unitarie fra accentramento e autonomia: il caso del comune di Pisa (1860-1885)

Orientamenti e dibattiti Mauro Moretti, La nozione di "Stato moderno" nell’opera storiografica di Federico Cha- bod: note e osservazioni; Gary lanziti, Storiografia come propaganda: il caso dei "Com- mentarii" rinascimentali', Luigi Donvito, Il primo settecento napoletano attraverso la bio­ grafia intellettuale del patrizio genovese Paolo Mattia Doria.

Beni culturali e organizzazione della ricerca Teresa Isenburg, Hospedaria de Imigrantes: una fonte per lo studio delle migrazioni.

Redazione'. Via Leone XIII, 27, 20145 Milano. Amministrazione e distribuzione: v.le Monza n. 106, 20127 Milano - Tel. 28.27.651 - Casella Postale 17175 - 20100 Milano. Abbonamento 1984: Italia L. 45.000 (pagando l'importo entro 30 giorni sconto di L. 2.000), estero L. 60.000, da versare sul c.c.p. 17562208 intestato a FAE Riviste s.r.l., Milano.