Rassegna bibliografica Memoria operaia, vita quotidiana, fascismo di Dianella Gagliani Il lavoro di Luisa Passerini su Torino ope­ dere nell’analisi storica “la vita degli indivi­ raia e fascismo. Una storia orale (Roma-Ba- dui oscuri e comuni” e di dare spazio ad ri, Laterza, 1984, pp. 296, lire 24.000) rap­ “aspetti non direttamente politici” ma propri presenta uno dei maggiori contributi alla co­ dell’esperienza quotidiana (p. 3). noscenza della classe operaia durante il fasci­ Il problema della rappresentatività dei te­ smo e, senza dubbio, si pone, per le metodo­ stimoni, di cui il gruppo più consistente ha logie e le fonti usate, per i problemi posti e le vissuto l’esperienza di lavoro in periodo fa­ conclusioni raggiunte — a prescindere da scista, si pone anche per altri aspetti, come ogni concordanza con essi — tra i punti di ri­ nota Luisa Passerini, ammettendo l’impossi­ ferimento obbligati per quanti vogliano af­ bilità di costruire con le fonti orali un cam­ frontare lo stesso tema. Di più: l’analisi delle pione esaurientemente rappresentativo “per fonti orali come percorsi di memoria, l’at­ problemi di mortalità differenziata, di diva­ tenzione all’ambivalenza di alcune forme rio nel tempo e di sfasatura irreconciliabile mentali, il rapporto stabilito tra cultura ope­ tra individui e processi generali” (p. 6). A raia e cultura popolare, aprono problemi e confronto con le acquisizioni della storiogra­ terreni di ricerca che travalicano il periodo fia sulla classe operaia durante il fascismo, il considerato. gruppo degli intervistati è maggiormente Asse portante della ricerca è la ricostruzio­ “sperequato a favore di una classe operaia ne della memoria operaia del fascismo. Lo relativamente più stabile e privilegiata per spazio geografico è forse il più classico, Tori­ più lunga permanenza nella città, qualifica­ no. Meno classici i testimoni. Non sono stati zione, scolarità di quanto fosse la classe ope­ privilegiati i militanti politici del movimento raia negli anni Venti e soprattutto Trenta” operaio, quanto si sono presi in considera­ (p. 11). Ma questi limiti, non celati dall’au­ zione lavoratori con appartenenze ideologi­ trice, trovano un correttivo nel gruppo degli che diverse, se non addirittura indifferenti operai più giovimi (20) e delle donne (34) e, od ostili alla politica. Dei 67 intervistati, in­ soprattutto, anziché intaccare, danno mag­ fatti, solamente 11 si collocano tra gli attivi­ gior forza alle conclusioni della ricerca, sul sti di organizzazioni operaie o dell’associa­ ricorso, da parte della classe operaia torine­ zionismo cattolico (rispettivamente cinque e se, a espressioni culturali arcaiche e sulla sei): una scelta dettata, più che dalla volontà convivenza, sul piano della mentalità, di di raccogliere testimonianze percentualmente aspetti progressisti e aspetti conservatori. Si­ rappresentative della collocazione politico­ gnificativa in questo senso la contrapposizio­ ideologica della classe operaia torinese, dal ne Torino/Roma, che, mentre esalta valori fine della ricerca, che si proponeva di inclu­ regionalistici, con caratteristiche anche xeno- Italia contemporanea”, giugno 1984, n. 155 86 Rassegna bibliografica fobe, e salda forme di unità tra operai e fa­ attraverso un confronto con studiosi di disci­ miglia Agnelli, acquista pure, negli anni qui pline diverse. Questa premessa è utile non so­ considerati, una valenza antifascista, di con­ lo per illustrare più correttamente il volume, trapposizione al potere centrale. ma è necessaria per precisare il taglio parzia­ Il continuo rapporto stabilito tra le imma­ le della nostra lettura che non potrà dare gini della memoria e la realtà fattuale, per conto della ricchezza e dell’ampiezza dei pro­ cogliere tra i due piani concordanze o discor­ blemi discussi e di tutti gli spunti offerti per danze, costituisce uno dei maggiori apporti ulteriori ricerche. alla ricerca storica offerto dal libro e una le­ Non ci si può sottrarre, comunque, a me­ zione concreta di metodo riguardo eminente­ no di precludersi la comprensione della loro mente all’utilizzo delle fonti orali, su cui, co­ pregnanza come fonte storica, da una consi­ me è noto, Luisa Passerini ha dato uno dei derazione di ciò che è specifico e originale maggiori contributi in termini di elaborazio­ delle fonti orali raccolte con il metodo della ne teorica e metodologica. Come l’autrice storia di vita, analizzato da Luisa Passerini chiarisce fin dalle prime pagine, la fonte ora­ nel primo capitolo, La memoria di sé. Auto­ le si presenta maggiormente pregnante quan­ biografìa e autorappresentazione. Nella for­ do ci si voglia accostare al piano delle menta­ ma del racconto, nel modo di presentarsi, gli lità; senz’altro meno pregnante quando al operai torinesi usano dei tópoi, degli schemi centro si ponga la storia dei fatti, dei com­ narrativi che rinviano a tradizioni di media e portamenti: per quest’ultimo terreno diventa lunga durata (la contrapposizione Torino/ necessario il confronto con altre fonti coeve. Roma al momento del trasferimento della In realtà, Luisa Passerini ha intrecciato capitale; alcune forme del comico, popolare fonte orale e fonte scritta (di massima, fonti a temi analizzati dalla storiografia sulle cul­ del ministero dell’Interno e del ministero di ture del Cinquecento europeo) e partecipano Grazia e Giustizia, ma anche analisi e stati­ più di generi letterari precedenti la scrittura stiche elaborate dai contemporanei) non solo (la favola, il mimo, il dialogo, la satira) che nella parte del libro che affronta più diretta- non delle forme dell’autobiografia scritta. Il mente il piano dei comportamenti (i capitoli ricorso a stereotipi nell’autopresentarsi: “io Forme di accettazione sociale del fascismo, sono nata ribelle”, “io ho fatto sempre delle Resistenza demografica, La visita di Musso­ vite che non posso dire”, “io ho sempre avu­ lini a Mirafiori), ma anche nel capitolo Fa­ to fortuna” fanno emergere espressioni di scismo e ordine simbolico nella quotidianità, “identità senza sviluppo”, proiettate in un che analizza il piano delle mentalità e delle tempo assoluto, in cui passato presente e fu­ culture. turo sono incorporati l’uno nell’altro. Ciò Ci sembra opportuno premettere, prima di solo nel racconto orale, perché gli stessi sog­ considerare alcune conclusioni dell’autrice getti, richiesti di scrivere la loro storia, usano che ci paiono rivestire un particolare rilievo, nella scrittura i moduli proprio dell’autobio­ che, per la fonte privilegiata, i temi trattati, i grafia scritta, presentandosi inseriti in uno metodi seguiti, i risultati raggiunti, i proble­ sviluppo storico. mi sollevati, il libro riveste il carattere Muovendosi su questo terreno con molte dell’interdisciplinarietà, in cui si trovano cautele e sensibilità, Luisa Passerini, più che coinvolte, oltre a quella più propriamente risposte definitive e univoche, trova nella storica, metodologie proprie dell’antropolo­ fonte utilizzata elementi per correggere inter­ gia, del folclore, della critica letteraria, della pretazioni consolidate, come quella di Lu- psicologia: un lavoro pionieristico, dunque, kacs sull’evoluzione progressiva dall’epos al che sarebbe di estremo interesse analizzare romanzo. Le forme culturali ed espressive Rassegna bibliografica 87 delle autopresentazioni, che mostrano tracce ciò che non è ‘vero’, secondo una imposta­ di pensiero mitologico e magico, non si pos­ zione positivistica che ci precluderebbe la sono ridurre a “scalini verso altre forme suc­ comprensione del piano simbolico, delle cre­ cessive” e più alte, a meno di precludersi la denze e di una visione del mondo che è parte comprensione della cultura di ampi strati so­ integrante di quella cultura. Vanno invece ciali e del contributo a “trasmettere il senso colti i diversi piani, presenti in una medesima della continuità umana della storia” — non intervista, attraverso un uso critico della come processo evoluzionistico, ma come stessa capace di evidenziare le contraddizioni “percorsi che includono, oltre al lungo lavo­ presenti, e, nello stesso tempo, attraverso un ro ripetitivo, rotture, salti e sdoppiamenti” confronto tra le diverse biografie narrate e i (pp. 71-73). E la stessa fonte consente di cor­ documenti scritti coevi. Questo procedimen­ reggere l’interpretazione di Asor Rosa sulla to metodologico permette all’autrice di veri­ penetrazione di valori della piccola borghesia ficare atteggiamenti antifascisti ed espressio­ nella letteratura populista (pp. 20-21). Il pro­ ni che rinviano a una cultura popolare di più letario eroico che non ammette incrinature di antica data e comportamenti di accettazione quel filone trova un referente nella tradizio­ del fascismo che si richiamano a valori pree­ ne popolare e folclorica e si ritrova nell’iden­ sistenti il fascismo stesso, e, contemporanea­ tità senza sviluppo dell’autorappresentazio- mente, di cogliere le novità introdotte dal fa­ ne operaia; ma, ad esso è stata amputata l’al­ scismo come movimento, come regime, co­ tra fronte, quella che oppone la risata al me Mussolini. pianto, il comico al tono alto, l’irriverenza al Già questo primo capitolo pone il proble­ rispetto dei valori. Si può parlare allora, per ma, che nelle parti successive verrà ripreso la letteratura populista, di una riduzione del­ con più forza, del rapporto tra cultura ope­ la ricchezza, della profondità e della ambiva­ raia e cultura popolare e della parzialità e ri- lenza della cultura popolare e operaia — che, duttività di ipotesi che le separino nettamen­ come vedremo,
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