3. Attività Mineraria Nel Territorio Di Cugnano

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3. Attività Mineraria Nel Territorio Di Cugnano 3. ATTIVITÀ MINERARIA NEL TERRITORIO DI CUGNANO Come accennato in premessa, il territorio compreso fra le località di Poggio Trifonti, Poggio Mandriacce, Casa Bugettai ed Uccelliera, all’interno del quale sono localizzati i due insediamenti di Rocchette Pannocchieschi e Cugnano, è caratterizzato dalla presenza di mineralizzazioni a solfuri misti composti da idrossidi, minerali argentiferi e piombiferi (galena, tetraedrite), oltre che cupriferi (calcopirite)1. La relazione del senese Jacopo Tondi del 1334 menzionava inoltre il territorio di Cugnano dove erano abbondanti «il diaspro, il calcedonio, le corniole e le anabatiste, che pure s’annoverano fra le gemme…»2. Le mineralizzazioni sono localizzate in vene calcitiche racchiuse all’in- terno del calcare cavernoso, che è la roccia prevalente nel campione territo- riale in esame e dalla quale traggono origine i numerosi fenomeni carsici osservabili nel paesaggio, come grotte e doline; proprio queste ultime carat- terizzano fortemente l’area immediatamente circostante il castello di Roc- chette Pannocchieschi3. La presenza delle doline è fenomeno geologico che presenta rilevanti implicazioni per la storia delle coltivazioni minerarie in quest’area; le depres- sioni di origine naturale diventarono infatti (è questo il caso di Rocchette Pannocchieschi) cave per l’estrazione di materiale da costruzione, ma è assai probabile che, seguendo i naturali sprofondamenti, esse consentissero anche un più facile accesso alla mineralizzazione. È un fatto che il territorio in esame mostri una singolare e rilevante concentrazione di fronti di cava disposti lungo una probabile faglia direzio- nata NW/SE; anche le mineralizzazioni dell’area che chiameremo per sempli- cità Poggio Trifonti, ma che in realtà si articola in più “punti metalliferi”, cioè aree nelle quali i minerali si mostrano in concentrazione e profondità tali da poter essere più agevolmente coltivati, sono disposte lungo un asse 1 RICCOBONO, 1993, pp. 113-118. 2 JACOPO TONDI, 1334, Visita nell’antico stato della Repubblica di Siena, commessa a Simone di m. Jacomo Tondi dal governo dei Nove, per costruire ponti, fonti e strade per lo sviluppo dei commerci e delle industrie della stessa Repubblica, in LISINI, 1935, p. 217. 3 BIANCHI, BOLDRINI, DE LUCA, 1994, p. 255; BELLI, DE LUCA, GRASSI, 2003, pp. 286-291. 17 © 2005 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale NW/SE. Tale asse corrisponde ad una serie di fenomeni tettonici che interes- sano il calcare cavernoso ed il suo contatto con i flysch alloctoni; le aree di antica lavorazione mineraria si localizzano naturalmente nelle aree di contat- to fra le due formazioni geologiche. Dal punto di vista dell’analisi archeomineraria il territorio in esame, a differenza di quanto osservabile più a Sud, nella Valle dello Stregaio, a Nic- cioleta, a Poggio al Montone, alla Castellaccia ed a Serrabottini, ci consente dunque di osservare con maggiore frequenza l’associazione di scavi a cielo aperto e di piccoli nuclei di pozzi ormai interrati, dei quali sono ancora indi- viduabili i catini di franamento. Questa singolare caratteristica non era sfug- gita all’osservazione di Giovanni Targioni Tozzetti, che nelle sue Relazioni descrive l’area prossima al castello di Cugnano come segue: «…Quivi sono state fatte in antico copiosissime escavazioni, per tirarne fuori qualche vena metallica, e vi è stato lavorato a cava aperta, ed a pozzi o cunicoli…Poco più in là della cava, si vedono sparsi per la montagna circa 20 pozzi o cunicoli, i quali vanno distendendosi quasi in una linea da mezzogiorno a tramonta- na…»4. Alla fine dell’800 Bernardino Lotti, nel descrivere l’area di Poggio Tri- fonti, aveva elencato i punti nei quali si riconoscevano le tracce inequivoca- bili degli antichi lavori minerari; la lista comprende le località di Trifonti, Cugnano, Uccelliera, Lecceta, e Poggetti. Più in dettaglio egli aveva osservato «…antiche escavazioni di rame e piombo argentifero a Trifonti e poco sotto verso il Castello…» (che in questa descrizione è il castello di Cugnano). «Al Castello di Cugnano», egli prosegue, «estraevasi un fahlerz contenente fino ad 1,6% di argento». «…Alla Lecceta» (cioè presso Rocchette Pannocchie- schi) «sono pure stati escavati minerali in condizioni perfettamente analoghe e quivi pure si hanno cumuli di scorie dentro certe cavità imbutiformi del terreno; cavità troppo grandi perché possan essere credute i soliti sprofonda- menti circostanti ai pozzi antichi ripieni e troppo piccole per esser ritenute quali depressioni naturali del suolo»5. Sino alla fine dell’Ottocento le tracce delle lavorazioni antiche erano dunque ben evidenti in più punti del campione territoriale in esame; una cartografia sufficientemente analitica delle stesse è fornita pochi anni più tardi, nel 1931, da Gaetano Badii, che localizza tre aree nettamente distinte e ne dà una sintetica descrizione6. A distanza di poco più di un secolo dalla descrizione del Lotti l’indagi- ne di superficie condotta dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena nell’area di Poggio Trifonti ha potuto nuovamente documentare le tracce 4 TARGIONI TOZZETTI 1751-1754, t. VII, pp. 330-331. 5 LOTTI 1893, pp. 92-93. 6 BADII 1931, pp. 469-471. 18 © 2005 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale superstiti delle antiche lavorazioni; il grado di depauperamento delle stesse appare tuttavia rilevante, e la visibilità limitatissima presente in tutta la zona, per lo più coperta da bosco, complica ulteriormente il lavoro di campagna. A differenza di quanto registrato nella vicina Valle dello Stregaio-Mon- te Gai-Niccioleta Vecchia, dove sono ancora visibili imboccature aperte di pozzi (la scomparsa di un buon numero delle quali è dovuta ad una recente e sconsiderata interpretazione del concetto di “messa in sicurezza”), nell’area di Poggio Trifonti non si sono al momento individuati pozzi aperti, ma sol- tanto evidenze di catini di franamento relativi ad antiche miniere, oltre a numerosi scavi a cielo aperto ai quali abbiamo precedentemente accennato. D’altra parte le stesse descrizioni di fine ottocento non fanno menzione di pozzi aperti, ed è quindi probabile che già all’epoca essi risultassero interrati. (Fig. 3) La prima ricognizione dell’Università di Siena nell’area di Poggio Tri- fonti data ai primi anni 90, e costituisce parte della campionatura prevista dal progetto Colline Metallifere7. L’indagine topografica complessiva coordi- nata dall’Insegnamento di Archeologia Medievale ha interessato negli anni una parte consistente degli antichi campi minerari che furono alla base della fortuna economica dei castelli signorili di quest’area e, dalla prima metà del XIII secolo, passarono in buona misura sotto il controllo del Comune di Massa. Oltre al campione territoriale di Poggio Trifonti, sono stati ricogniti il Poggio di Serrabottini, Poggio al Montone e Castellaccia, Niccioleta, Monte Gai e Valle dello Stregaio (tutte aree comprese entro i limiti amministrativi del comune di Massa Marittima), Poggio Mutti, Le Cornate ed il Poggio di Montieri8 (Fig. 4) Dal primo puntuale censimento effettuato nell’area di Poggio Trifonti furono identificate alcune aree estrattive delle quali si propose l’assegnazio- ne al distretto di Cugnano o di Rocchette in base al posizionamento delle aree stesse rispetto ai castelli; in realtà, con i dati in nostro possesso, è suffi- cientemente arbitrario giungere ad una conclusione di questo genere. Ciò che sappiamo dalle fonti documentarie infatti, evidenzia la complessità di interessi politici ed economici che opposero nell’area fin dal XII secolo gli Aldobrandeschi e i Pannocchieschi, il vescovo di Volterra ed il comune di Siena. Sappiamo anche che, alla metà del ’200, le tensioni sfociarono in aper- 7 I risultati delle indagini di quegli anni sono raccolti in PESTELLI G., 1992-93, Ricerche archeologiche nell’area mineraria di Poggio Trifonti, Comuni di Massa Marittima e Montero- tondo Marittimo, Provincia di Grosseto tesi di laurea inedita, Università degli Studi di Siena, relatore prof. R. Francovich. Ulteriori indagini sono state effettuate da chi scrive negli anni 2003, 2004. 8 Una sintesi dei dati relativi al territorio massetano in DALLAI, FARINELLI, 1998, pp. 66- 70; il territorio di Montieri è stato oggetto di una specifica campionatura: RUBEGNI B., 1990- 91, Montieri e l’età estrattiva e metallurgica nel Medioevo, tesi di laurea inedita, Università degli Studi di Siena, relatore prof. R. Francovich. 19 © 2005 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig. 3 – Il transetto d’indagine progettato per l’area di Poggio Trifonti e il perimetro della concessione mineraria richiesta negli anni ’30 dello scorso secolo. te aggressioni ai danni del castello e del territorio di Cugnano, e furono ori- ginate proprio dai diritti che i Pannocchieschi di Rocchette ritenevano di vantare sulle miniere del castello di Cugnano. Il Comune massetano esercitò il proprio controllo sui giacimenti di quest’area a partire dal 1297, quando esso intraprese la politica di acquisto delle miniere «di argento, di coffaro e di zolfo» di Rocchette, e lo incrementò ulteriormente nel 1301, con l’acquisizione da Bandino di Bonifazio da Travale dell’argentiera e della rameria di Cugnano9. I documenti testimoniano dunque con chiarezza il ruolo centrale rive- stito dalle miniere ed in particolare dalla produzione dell’argento nella storia e nelle fortune del castello di Cugnano. Lo scavo dei pozzi e delle gallerie, la realizzazione delle armature, la dotazione in strumenti necessaria al buon funzionamento di una coltivazione richiedevano, come ben evidenziato dal- l’appendice documentaria, un investimento di capitale assai rilevante. Già 9 La cessione di diritti vantati dai Pannocchieschi di Rocchette sulle miniere ed argen- tiere di Cugnano è discussa in Farinelli, infra. Per l’approfondimento degli aspetti relativi alla documentazione relativa alla zona si rimanda ancora a Farinelli ed all’appendice documenta- ria prodotta. 20 © 2005 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig.
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