Repertorio Delle Attribuzioni Discordanti Nella Lirica Trovierica

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Repertorio Delle Attribuzioni Discordanti Nella Lirica Trovierica Studi e Ricerche Studi umanistici – Philologica Repertorio delle attribuzioni discordanti nella lirica trovierica Luca Gatti Prefazione di Luciano Formisano University Press Collana Studi e Ricerche 79 Studi umanistici Serie Philologica Repertorio delle attribuzioni discordanti nella lirica trovierica Luca Gatti Prefazione di Luciano Formisano 2019 Studi umanistici Serie Philologica Repertorio delle attribuzioni discordanti nella lirica trovierica Luca Gatti Prefazione di Luciano Formisano 2019 Il volume è pubblicato con il contributo di Sapienza Università di Roma (Fondi di Avvio alla Ricerca 2015). Copyright © 2019 Sapienza Università Editrice Piazzale Aldo Moro 5 – 00185 Roma www.editricesapienza.it [email protected] Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 11420 ISBN 978-88-9377-113-9 DOI 10.13133/9788893771139 Pubblicato ad agosto 2019 Quest’opera è distribuita con licenza Creative Commons 3.0 diffusa in modalitàopen access. In copertina: opera di Benedetta Moracchioli. Ai miei nonni Indice Prefazione ix 1. Introduzione 1 1.1. Le bibliografie della lirica trovierica 1 1.2. Ragioni di un Repertorio delle attribuzioni discordanti 5 nella lirica trovierica 1.3. Esami statistici 9 1.4. Discordanza fra testo e rubrica 13 1.4.1. Esempi di tradizione passiva 13 1.4.2. Esempi di tradizione attiva 18 1.4.3. Difformità attributive nei jeux-partis 22 1.5. I confini delle attribuzioni 24 1.6. Ragioni delle discordanze 26 1.6.1. Ragioni codicologiche 29 1.6.2. Ragioni analogiche 35 2. Descrizione dei codici 43 3. Corpus degli autori privi di scheda Linker 87 IL REPERTORIO Il Repertorio: istruzioni per l’uso 95 4. Repertorio per manoscritti 105 5. Repertorio per trovieri 199 xviii REPERTORIO DELLE ATTRIBUZIONI DISCORDANTI NELLA LIRICA TROVIERICA Indicecritica deio nelle Repertori indagini sui casi più conclamati di canzoniere d’autore275 Bibliografiao, per meglio dire, sulle sillogi che a un certo punto della tradizione285 si è pensato di organizzare sulla base di presunti criteri autoriali: casi ra- Indice dei nomi e delle opere 315 rissimi (i Liederbücher di Thibaut de Champagne e di Adam de la Halle neSigle costituiscono dei codici gli esempi più evidenti), come è lecito attendersi3 da23 una lirica in cui l’anonimato la fa da padrone sin dalle più antiche at- testazioni; per la quale insomma manca un Guglielmo IX a segnalare se non un inizio, quanto meno un punto fermo, mentre sempre più chiare appaiono le tracce di un “cominciamento” già nella prima metà del XII secolo, con indizi che riconducono al nord anglo-normanno. A maggior ragione mancano gli studi di tipo linguistico, sul modello delle Recherches di François Zufferey o delle indagini di Maurizio Pe- rugi, forse perché sulla dialettogia (e sulla scriptologia) della lettera- tura in lingua d’oïl siamo sufficientemente edotti, almeno per i livelli di produzione standard, i più refrattari al miraggio della diffrazione per lectio difficilior su base linguistica. La situazione è dunque abba- stanza stagnante perché si possa auspicare l’elaborazione di un “Nuovo Schwan”. La cosiddetta “filologia di canzoniere”, con l’edizione integrale o parziale dei singoli testimoni (è, ad esempio, il caso delle sil- logi lorenesi U e I, per quest’ultimo limitatamente alla sezione delle bal- lettes) o delle loro Tavole (a, b, A, C, H, Z, za, con Z già edito criticamente da Marcello Spaziani), e la scoperta di nuovi manoscritti, con la conse- guente necessità di una loro classificazione stemmatica (ricordo i fram- menti di Einsiedeln, di Leida e di Troyes), inducono a ben sperare. Una limpida testimonianza dell’opportunità di un ritorno ai mano- scritti è ora offerta dal Repertorio delle attribuzioni discordanti nella lirica trovierica di Luca Gatti: modellato, sin dal titolo, su quello procurato da Carlo Pulsoni per la poesia trobadorica, ma per la lirica antico-fran- cese tanto più urgente. Un Repertorio che, adattando al caso specifico il proposito del modello, risponde all’esigenza di una schedatura realmente “neutra” della situa- zione attributiva dei componimenti [oitanici] di paternità dubbia, basata unicamente sulle rubriche dei codici, visto che le classificazioni finora esi- stenti sono costrette a fornire sempre una soluzione in positivo, anche nei casi d’incertezza attributiva (p. 8). Di queste “attribuzioni discordanti”, già studiate minutamente nella Prefazione C’è stato un tempo in cui la Bibliographie des chansonniers français di Ga- ston Raynaud (1884) e le Altfranzösischen Liederhandschriften di Eduard Schwan (1886) hanno costituito un punto di partenza imprescindibile per gli editori della lirica d’oïl: la traduzione in tavole delle sillogi liri- che francesi del XIII e XIV secolo all’epoca note (mottetti e rondeaux esclusi) e un imponente lavoro d’insieme che quelle sillogi si propo- neva di sistematizzare dal punto di vista stemmatico, studiandone la composizione e le fonti. Con un ritardo di appena un decennio, la lirica d’oïl disponeva di uno strumento di indagine paragonabile a quello offerto dal Grundriss di Bartsch (1872) e dalle Liedersammlungen di Grö- ber (1877). La revisione del Repertorio di Raynaud procurata da Hans Spanke (1955) è poi servita, per quanto postuma e completa solo della sua prima parte, a ridurre la distanza che nel frattempo si era venuta a creare con l’uscita della Bibliographie der Troubadours di Pillet-Carstens (1933), aggiornamento del Grundriss di Bartsch, presa poi a modello dalla Bibliography di Robert White Linker (1973), allo stesso modo che il Répertoire métrique di István Frank (1953-1957) sarebbe stato preso a modello per l’analogo di Mölk-Wolfzettel (1972), pur anticipato, per le informazioni essenziali sullo schema metrico e melodico, dallo stesso Spanke, la cui schedatura è ancora consultabile con grande profitto. Resta il fatto che per la lirica antico-francese, figlia di un dio minore, anche quando è tornata in auge con gli studi sulla “lirica formale” e sul “grand chant courtois”, o nelle indagini sull’intertestualità tra i due versanti della lirica gallo-romanza, è mancata la revisione sistematica compiuta da Avalle a partire dall’edizione di Peire Vidal. Poche le ec- cezioni, e per lo più confinate nel recinto di questa o di quella edizione x REPERTORIO DELLE ATTRIBUZIONI DISCORDANTI NELLA LIRICA TROVIERICA critica o nelle indagini sui casi più conclamati di canzoniere d’autore o, per meglio dire, sulle sillogi che a un certo punto della tradizione si è pensato di organizzare sulla base di presunti criteri autoriali: casi ra- rissimi (i Liederbücher di Thibaut de Champagne e di Adam de la Halle ne costituiscono gli esempi più evidenti), come è lecito attendersi da una lirica in cui l’anonimato la fa da padrone sin dalle più antiche at- testazioni; per la quale insomma manca un Guglielmo IX a segnalare se non un inizio, quanto meno un punto fermo, mentre sempre più chiare appaiono le tracce di un “cominciamento” già nella prima metà del XII secolo, con indizi che riconducono al nord anglo-normanno. A maggior ragione mancano gli studi di tipo linguistico, sul modello delle Recherches di François Zufferey o delle indagini di Maurizio Pe- rugi, forse perché sulla dialettogia (e sulla scriptologia) della lettera- tura in lingua d’oïl siamo sufficientemente edotti, almeno per i livelli di produzione standard, i più refrattari al miraggio della diffrazione per lectio difficilior su base linguistica. La situazione è dunque abba- stanza stagnante perché si possa auspicare l’elaborazione di un “Nuovo Schwan”. La cosiddetta “filologia di canzoniere”, con l’edizione integrale o parziale dei singoli testimoni (è, ad esempio, il caso delle sil- logi lorenesi U e I, per quest’ultimo limitatamente alla sezione delle bal- lettes) o delle loro Tavole (a, b, A, C, H, Z, za, con Z già edito criticamente da Marcello Spaziani), e la scoperta di nuovi manoscritti, con la conse- guente necessità di una loro classificazione stemmatica (ricordo i fram- menti di Einsiedeln, di Leida e di Troyes), inducono a ben sperare. Una limpida testimonianza dell’opportunità di un ritorno ai mano- scritti è ora offerta dal Repertorio delle attribuzioni discordanti nella lirica trovierica di Luca Gatti: modellato, sin dal titolo, su quello procurato da Carlo Pulsoni per la poesia trobadorica, ma per la lirica antico-fran- cese tanto più urgente. Un Repertorio che, adattando al caso specifico il proposito del modello, risponde all’esigenza di una schedatura realmente “neutra” della situa- zione attributiva dei componimenti [oitanici] di paternità dubbia, basata unicamente sulle rubriche dei codici, visto che le classificazioni finora esi- stenti sono costrette a fornire sempre una soluzione in positivo, anche nei casi d’incertezza attributiva (p. 8). Di queste “attribuzioni discordanti”, già studiate minutamente nella Prefazione xi sua tesi di dottorato, Gatti fornisce una chiara casistica, con importanti precisazioni di ordine statistico sulla diversa incidenza del fenomeno nella lirica trobadorica e in quella d’oïl, dove la discordanza di attribu- zione solitamente interessa due autori, raramente tre, la percentuale abbassandosi al 4% nel caso in cui i trovieri coinvolti sono quattro, ad- dirittura all’1% in compresenza di cinque autori: un fatto a cui non è certo estranea la scarsa diffusione dei testi oitanici, che nel 56% dei casi sono a tradizione unitestimoniale (un anticipo nell’articolo Per un’ana- lisi quantitativa delle liriche d’oïl e d’oc, in «Cognitive Philology», 8). En- trando nel merito delle discordanze tra testo e rubrica, gli esempi presi in esame dimostrano come siano operanti due tipi di tradizione: una tradizione passiva, che non tenta nemmeno di rimediare ai casi vistosi di contraddizione tra attribuzione e autonominatio (eclatante il caso del “mio” Gontier de Soignies), e una tradizione attiva, largamente preva- lente, responsabile di rifacimenti anche di ampie porzioni di testo. Quanto alle cause della discordanza, Gatti distingue opportunamente tra “ragioni codicologiche” e “ragioni analogiche”, quest’ultime non meno importanti delle prime, anche se, data la «formalizzazione del grand chant courtois», la pluralità delle attribuzioni concorrenti è essa stessa un sintomo dell’indifferenza dei dati interni al testo (p.
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