[email protected] I Diritti Del Pubblico E I Diritti Del Moderatore Di
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n.3 Anno V N. 36 - Febbraio 2016 ISSN 2431 - 6739 Enzo Natta: il cinema come esperienza I diritti del pubblico comunitaria e i diritti del Dialogare con Enzo Nat- ho letto riviste di grande diffusione come No- moderatore di ta, firma storica del gior- velle film, che ogni settimana pubblicava il nalismo cinematografico trattamento di un film corredato da un’ampia cineforum italiano, può dischiuderti serie di fotografie. In questa mia passione, so- Nel fine settimana del una sorprendente molte- no stato agevolato dall’aver avuto i natali a 12 e 13 dicembre ho avu- plicità di orizzonti cultu- Imperia, a poca distanza da quella Francia to l’enorme piacere di rali. Anzitutto, perché ci che, culturalmente, è sempre stata per me un partecipare come ospite Stefano Macera si confronta con un per- riferimento. In effetti, tra i cineclub che ho al corso di autoforma- corso intellettuale del tut- frequentato ve ne era uno a Mentone, cittadina zione dei circoli aderen- to singolare, fortemente nutrito - come emerge segue a pag. successiva ti alla FICC, “Federazio- da questa intervista - da stimoli d’oltralpe. In se- ne Italiana dei Circoli del condo luogo perché, ripercorrendo la sua attività Cinema”, che ha avuto pluridecennale, è possibile misurarsi con il rap- luogo ad Ostia Antica, in Massimo Tria porto tra rilevanti componenti del mondo cattoli- occasione del quale ho co e la settima arte. Scoprendo approcci inconsue- potuto finalmente tributare un omaggio a Pier ti a una forma espressiva dal carattere fortemente Paolo Pasolini nel luogo in cui quarant’anni fa il sociale, talvolta non estranei alle suggestioni del poeta fu ammazzato (molto toccante il reading miglior umanesimo cristiano del XX secolo organizzato al Parco Letterario). Ufficialmente Intanto mi piacerebbe sapere come ti sei accostato sono intervenuto come delegato del “CINIT – Ci- alla critica cinematografica. neforum Italiano”, ma nella sostanza l’ ho fatto Premetto che, essendo nato nel 1933, appar- come amico e collega, desideroso di confrontar- tengo alla generazione che è cresciuta a “pane mi con approcci ed eredità diverse: in quest’ot- e cinema”. Dopo la seconda guerra mondiale e tica è stato particolarmente produttivo il con- anche negli anni immediatamente successivi fronto sulle metodologie di conduzione dei all’introduzione della televisione, il cinema Ettore Scola cineforum e sul rapporto fra pubblico e anima- costituiva il principale divertimento colletti- 19 gennaio 2016 tore. Sulla scorta dei dibattiti e delle analisi vo, anche perché, in molte località di provin- a pag. 5 il nostro ricordo. condotte egregiamente dagli amici della FICC, cia, non c’erano teatri. Sin da giovanissimo, ho scoperto con piacere l’attenzione certosina che l’associazione dedica a una equilibrata ge- stione degli incontri e soprattutto agli spesso La memoria è un ingranaggio collettivo bistrattati diritti degli spettatori. Mi è stato dunque chiesto di sviluppare proprio alcune Virgilio Tosi, un missionario laico della delle mie considerazioni di quei giorni sulla “Carta dei diritti del pubblico”, sorta di stella cultura cinematografica e del cinema polare e documento di riferimento della FICC. scientifico Inizierò spiazzando (lo spero vivamente) il let- tore occasionale con una considerazione geo- Abbiamo incontrato Virgilio Tosi, già dirigente della FICC grafica, che si farà poi geopolitica: questa sorta di decalogo dei diritti dello spettatore cinema- In questo colloquio nel- Hai appena festeggiato i tuoi novant’anni con un nuo- tografico fu firmato il 18 settembre del 1987 la sua casa romana, rac- vo libro intitolato “Storia di un’adolescenza breve” edi- nella città allora cecoslovacca, ora ceca di Táb- conta un po’ della sua zioni Carocci, 2015. Dopo aver scritto moltissimi testi or. Ero troppo giovane per poter seguire il la- vita partendo dai comi- sul cinema e realizzato numerosi documentari vorio pluriennale che suppongo stesse alla ba- zi teatrali del ’46 nelle scientifici ti sei cimentato in un’opera narrativa se di questo stimolante documento, e tanto fabbriche milanesi per travestita da autobiografia. Mi ha incuriosito subi- meno con i miei tredici anni di età potevo all’e- rivendicare il diritto al- to la foto della copertina e penso sarà così anche per poca prevedere di cosa mi sarei occupato “da la cultura. Tra i fonda- i lettori. E’ l’immagine della tua carta annonaria, grande”, ovvero anche di culture slave e in par- tori del Piccolo Teatro valida dal mese di novembre del ‘43 al febbraio del ticolare proprio di storia e letteratura ceca: di Milano con Paolo ‘44. Eri giovanissimo ed eri animato da una pro- quella cittadina della Boemia meridionale ri- Patrizia Masala Grassi, Giorgio Strehler fonda passione culturale. veste una profonda importanza simbolica per e Mario Apollonio. Pas- Lo racconto anche nel libro. Alla fine del ‘42, a 17 la lotta di emancipazione religiosa e nazionale serà dal teatro al cinema. Ricorda anche la nasci- anni, partecipai a un convegno internazionale del popolo ceco, in quanto è uno dei luoghi sto- ta dell’Associazionismo Nazionale della Cultura dei Littoriali sul teatro che si svolse a Firenze al rici legati al movimento riformatore dell’hus- Cinematografica e della FICC nel 1947, l’amicizia Teatro della Pergola. C’erano tanti giovani, pa- sitismo, che prende il nome dal predicatore con Callisto Cosulich, l’incontro con Zavattini e recchi già antifascisti, tra i quali anche Gerardo Jan Hus (messo al rogo nel 1415, poi “riabilitato” la passione per il cinema scientifico. segue a pag. 12 segue a pag. 6 [email protected] n. 36 segue da pag. precedente giusta misura il carattere millenario della che s’incontra non appena si oltrepassa la fron- chiesa, un’istituzione che può e deve essere tiera. Qui, ho scoperto quanto il cinema po- trasformata, ma non sulla base di continui tesse essere un veicolo di crescita intellettua- scossoni. Del resto, poi, realtà ecclesiastica a le, assistendo - nel corso degli anni ‘50 - a parte, va detto che, era proprio la società ita- proiezioni e a dibattiti sui film, affollati come liana a presentare vaste sacche di arretratez- non mi è mai capitato di vedere in Italia. Del za. Io, per esempio, quando mi sono trasferito resto, il cineclub in questione era frequentato a Roma, sono rimasto colpito dal fatto che, da figure di assoluto rilievo, tra cui Chabrol e nella capitale del paese, le ragazze madri fos- Truffaut, che qui hanno presentato le loro sero ancora oggetto di commenti sprezzanti, opere iniziali. Di certo, è stato attraverso que- cosa che non accadeva nella mia città d’origi- sta esperienza che mi sono avvicinato alla ne. Se in Italia certe conquiste si sono date so- principale novità introdotta dalla Nouvelle Va- lo negli anni ‘70 è perché prima la situazione gue: la concezione di un cinema realizzabile da Enzo Natta tutti e in assoluta libertà. Ma in quegli anni, il mio legame con la Francia si è tradotto anche il critico teatrale Maurizio Giammusso, poi in forme concrete: il cineclub stampava un set- passato al Corriere della Sera. Insomma, in timanale, al quale ho anche collaborato. Per quella fase, la rivista si è caratterizzata come questa via, sono arrivato ad avere la tessera del una sorta di laboratorio, pronto ad accogliere Sindacato Giornalisti e Scrittori in Francia. varie tendenze culturali. Tuttavia... Che tipo di diffusione aveva allora questo periodico Tuttavia? così longevo? Debbo precisare che il giornalismo, per me, è Ovviamente, non raggiungeva le masse, ma sempre stato un valore in sé, anche a prescin- allora le riviste specializzate in Italia non se la dere dalla passione cinematografica. La mia passavano male, sia perché maggiore era il prima esperienza nel settore, in Italia, è co- numero degli appassionati di cinema, sia per- minciata attorno alla metà degli anni ‘50, ché vi era ancora il primato del cartaceo, ve- presso il quotidiano genovese Il Caffaro, e non nuto meno con l’attuale predominio delle ha avuto per oggetto il mondo dello spettaco- nuove tecnologie. Oltre alle vendite nelle li- lo, bensì le cronache locali dalla provincia di brerie, la rivista poteva contare su uno “zocco- Imperia. Ho anche lavorato per due giornali lo duro” di alcune migliaia di abbonati. della sera: La Notte e il Corriere Lombardo. Per diversi anni hai scritto anche sull’Osservatore Ma con la decisione di trasferirmi a Roma, al- Romano, che pur se non ne è un organo ufficiale, ha la fine degli anni ‘50, la mia carriera ha avuto forti rapporti con la Santa Sede. Viene spontaneo una svolta e, nella mia attività giornalistica, si chiedere a quali vincoli dovevi attenerti... è imposto decisamente l’interesse per il cine- Sì ho lavorato anche per L’Osservatore Roma- ma. In particolare, ho avviato il mio lungo no, quando, al principio degli anni ’60, vi è rapporto con la Rivista del Cinematografo, pub- stata introdotta una pagina degli spettacoli blicazione nata nel 1928, ancora esistente e le- coordinata da Ludovico Alessandrini. In real- “Uno sguardo nel buio. Cinema, critica, psicoanalisi“ gata a quell’Ente dello Spettacolo ch’era un tà, nello scrivere di cinema godevo d’una no- di Enzo Natta. Effatà editrice - Collana Accademia. tempo una sorta di Ministero dello Spettacolo tevole libertà, dovevo solo evitare certi campi ISBN: 9788874022236 del mondo cattolico. minati, soprattutto legati alle rappresentazio- Puoi darci un’idea del tuo apporto alla Rivista del ni meno convenzionali della sessualità. Ma non era matura. A parte ciò, un’esperienza di Cinematografo? questo quotidiano conduceva anche battaglie più lunga durata è stata la collaborazione, con Sì. Tra le prime cose che ho realizzato sulle piuttosto avanzate, relative alla necessità di Dimensioni, testata creata da un vivacissimo sue pagine, inevitabilmente, vi è stato un arti- introdurre sale a gestione pubblica e, in gene- gruppo di Salesiani, alcuni dei quali, peraltro, colo sulla Nouvelle Vague, volto a far conosce- rale, di rendere più forte l’intervento statale provenivano dall’America Latina e avevano re il processo che aveva portato alla produzio- nel campo dello spettacolo.