Waffen SS, Le Forze Armate Delfordine Nero
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JEAN MABIRE In questi ultimi tempi, oramai lontani dagli anni del furore, con una più obiettiva valutazione delle vicende storiche, sono state finalmente pubblicate opere riguardanti la storia dell’Arma delle SS, le Waffen SS, le Forze Armate delFOrdine Nero. Questi combattenti furono soldati duri e terribili, anche nella rap¬ presaglia, ma la loro vicenda è legata interamente al campo di bat¬ taglia ed è doveroso il rispetto storico nel rievocare gesta guerrie¬ re spesso epiche. Forse furono gli ultimi Cavalieri Teutonici nel momento in cui opposero l’estremo baluardo al bolscevismo oltre l’Oder. Forse furono soldati assurdi quando combatterono una guerra ora¬ mai disperata perché perduta pur di mantenere fede al loro giura¬ mento di fedeltà. Forse furono soldati assurdi perché affascinati da un mito non umano. Convinti di appartenere ad un Ordine Guerriero di super-uomini pagarono con perdite enormi in un bagno di sangue il mito in cui credettero. JEAN MAB1RE WAFFEN SS i EDIZIONI ARKTOS 2006 } IL DRAPPO INSANGUINATO - Attenti! Il comando dell' ex caporale Adolf Hitler sembra sferzare l’aria come un colpo di frusta. Quarantacinque paia di tacchi battono con perfetto sincronismo. Non sono neppure una cinquantina, fra veterani del fronte, studenti, impiegati, disoccupati, a proteggere la prima riunione di propaganda del partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi. É il 4 novembre 1921. I responsabili del movimento hanno affittato la sala delle feste della Hofbràuhaus, a Monaco. Per loro, la sala ha un valore storico. Sotto le volte di falso gotico, fra il tintinnio dei boccali di birra sui tavoli di legno chiaro, era stata tenuta, il 24 febbraio 1920, la prima riunione per la fondazione del partito. Adolf Hitler aveva parlato per quattro ore, esponendo i venticinque punti del suo programma. Prima di tutto, aveva dichiarato che non avrebbe diretto un partito come gli altri. Un bagliore di incredula speranza aveva brillato negli occhi tristi di quei giovani trentenni. Aveva acceso una fiamma. Più tardi scriverà: « In questa ardente fiamma si forgerà la spada che renderà a Sigfrido la libertà, c alla nazione tedesca la vita.» U) Circa duemila presenti, in maggior parte avversari e scettici, erano stati conquistati dalla sua oratoria che lo aveva fatto sembrare più un profeta che un uomo politico. Aveva riempito interi saloni, tenendo due o tre riunioni alla settimana, e, giocando il tutto per tutto, aveva affittato renorme circo Krone, dove la folla arrivava fino al limiti della pista. Era stata una emozione inebriante, per questo soldato, vedere seimila e cinquecento persone alzarsi, alla fine del suo discorso e cantare in coro Deutschland uber alles, quell'inno che insieme ai giovani volontari del reggimento List, aveva salutato il suo battesimo del fuoco nelle Fiandre, in una alba fredda e umida del 1914 Quella sera è nuovamente alla Hofbràuhaus, ma Hitler, quella sera non deve parlare. Così hanno deciso i « rossi », comunisti e socialisti. Già prima delle 8 la sala è stipata di gente. Per la maggior parte sono avversari; molti simpatizzanti hanno trovato le porte presidiate dalla polizia. Attenderanno sulla piazza, nella fredda notte di novembre. Sono potuti invece entrare, con gli organizzatori della riunione, i quarantacinque giovani del servizio d'ordine che si schierano nell' atrio. Bisogna essere dei soldati per comprendere interamente quello che Adolf Hitler dice loro: - Miei camerati, questa sera potrete dimostrare la vostra fedeltà al movimento... 7 Si guardano attorno. Non sono che un pugno di uomini, ma già sembra loro di sentire quello che il Fuhrer dirà un giorno a centinaia di migliaia di camicie brune, allo stadio di Norimberga: « Il miracolo è che io ho trovato voi e voi avete trovato me». Quella sera, egli parla al più ristretto uditorio della sua carriera di agitatore: - Qualsiasi cosa accada, nessuno di voi abbandoni il suo posto, lo resterò nella sala fino alla fine. Non mi sfiora neppure il pensiero che qualcuno di voi possa abbandonarmi. Le mascelle si irrigidiscono, i pugni si chiudono, gli sguardi si fissano negli occhi dell' uomo che essi hanno scelto come loro capo, in un mutuo giuramento che non potrà essere tradito. - Se uno solo di voi avrà paura, io personalmente gli strapperò il bracciale e gli toglierò l'insegna. Ciascuno impegna il suo onore. Per un pezzetto di stoffa rossa ed uno stemma di metallo raffigurante la croce uncinata, essi sono pronti a farsi uccidere o... a uccidere. Adolf Hitler conclude: - Intervenite al primo tentativo di sabotaggio. Ricordate che la migliore difesa è l'attacco. Ripete ancora una volta con voce sibilante: Angriff! poi, bruscamente, tende il braccio destro nel saluto che ha scelto per il suo movimento: - Sieg\ (Vittoria!) Per tre volte, essi rispondono: Heil, con voce più dura e roca del solito. Entrano nella sala della Hofbràuhaus. Il fumo delle sigarette forma una densa nebbia. Adolf Hitler si ferma un istante incerto, perché il fumo gli brucia gli occhi. Un odore pesante, di sudore, di birra, di tabacco. E poi, improvvisamente, gli urli: - Porco... è ora di farla finita con te... Questa sera ti tapperemo la bocca... assassino fascista! I « rossi» sono certi di essere i più forti. Si dondolano sulle loro panche e brandiscono i boccali di gres con impressa la corona della Hofbrau. Questi Stein, come li chiamano a Monaco, possono diventare un' amia micidiale. Adolf Hitler raggiunge il suo tavolo. Si guarda il vecchio impremeabile abbottonato e respira profondamente prima di iniziare il suo discorso con l'abituale apostrofe: - Uomini del popolo tedesco... E sono lì, gli uomini del popolo, seduti di fronte a lui, uniti, solidali. Vengono dalla fabbrica Maffei, dall' officina di contatori Isaria o da quella di Kusterman. La loro giornata di lavoro è terminata e sono venuti lì, alla Hofbràuhaus, per spazzare via dalla città di Monaco «la marmaglia nazionalista». Allungando le braccia Hitler potrebbe toccarli. Alcuni si sono seduti sullo stesso tavolo che serve a lui da podio. Ordinano in continuazione birra é gli allineano davanti i boccali: i proiettili sono pronti, ma attendono un segnale. Magia delle parole! Per un' ora e mezza lasciano parlare Adolf Hitler. 8 A volte, una brevissima interruzione, ma quest'uomo, con la sua voce bassa che mette in risalto l'accento austriaco, brucia di un tal fuoco che a poco a poco av¬ vince l'ascoltatore. Il capo del partito nazional socialista ha ormai la certezza di aver vinto ancora una volta la partita. Avverte che l'uditorio è scosso dalle sue parole e ritiene di potergli trasmettere la sua carica emotiva... Ma intanto sorveglia i caporioni rossi che attraversano la sala portando ordini ad ogni tavolo. Deve per forza accadere qualcosa. I caporioni rossi non possono tollerare questa voce che parla della patria tedesca come ne parlerebbe un operaio, un soldato. Bisogna farla tacere. Immediatamente. Prima che sia troppo tardi. Prima che le masse siano attratte da questo sconosciuto sorto dalla folla. Un uomo salta su una sedia e lancia un grido: - Freiheitl (Libertà!) È il segnale. Tutti corrono verso il palco. I boccali volano. Le sedie sono fatte a pezzi e se ne fanno bastoni. Spuntano i coltelli. Gli incitamenti si fondono.: - A morte !.. A morte !.. n servizio d'ordine scatta puntualmente. - Vorwàts! (Avanti!) Adolf Hitler non si muove. Dal suo posto domina la bagarre. Sulle sue labbra affiora un sorriso. Una riunione di un partito borghese qualsiasi avrebbe avuto immediatamente termine ed egli si sarebbe trovato in mezzo alla strada con la gola squarciata. Ma il partito nazional-socialista non è un partito borghese. Risponde alle grida, colpendo. I suoi uomini in gruppi di otto o dieci si scagliano, come una forza sola, sulla massa compatta degli avversari e la fendono a colpi di pugni, di cinturoni, di se¬ die. Il sangue scorre. Le grida si moltiplicano. In testa a tutti è il segretario particolare di Adolf Hitler, il fedele Rudolf Hess, vecchio pilota militare. La sua testa, dai capelli scuri e ric¬ ciuti e le sopraciglia cispugliose è una vera catapulta che sembra voler fracassare i rossi. Gli stessi feriti ripartono all' assalto. La zuffa dura oltre venti minuti. Gli agitato¬ ri sono lentamente respinti verso l'uscita, dopo ripetuti scontri sanguinosi. Sette o ottocento uomini sono messi in fuga da una squadra che non arriva a cinquanta giovani. Quella sera ciascuno di loro si sente un nuovo Sigfrido. Durante il tumulto echeggiano due colpi di pistola. È un nuovo segnale? Poi, un secco colpo di fucile... Un uomo grida: - Non è più una zuffa... È una guerra! Sembra che nella sala sia scoppiata una bomba. La devastazione è completa, ma non c'è più un solo agitatore. I feriti gravi sono trasportati su delle auto. Quelli che riescono a reggersi riprendono il loro posto. La gente si avvicina nuovamen- 9 te alla tribuna improvvisata. Hermann Esser, che presiede la riunione, dichiara con voce pacata: - La riunione continua. La parola al conferenziere. E Adolf Hitler riprende il filo del suo discorso. Dal 4 novembre 1921, il servizio d'ordine del partito nazional-socialista viene chiamato Sturmabteìlung (Gruppo d'assalto) o SA. Il piccolo manipolo si è guadagnato, sul campo, l’insegna. Dopo l'inizio del movimento, Adolf Hitler, cosciente delle sue prodigiose doti di oratore, è convinto che la cosa più importante, costi quel che costi, sia difendere la sua libertà di parola. Giudica che il parlare sotto la protezione delle forze di polizia pregiudichi il suo ascendente sulle masse. Da qui, la creazione di un servizio d'ordine con uno sco¬ po semplice e preciso: - Non darsi mai per vinti. Farsi ammazzare sulle piazze, ma mettere almeno il triplo degli avversari al tappeto. Il nuovo partito non ha che disprezzo per « i toreador delle riunioni borghesi che sono costretti ad abbandonare l'arena fra gli urli, gli sputi e i colpi » dopo aver promesso all'uditorio il contraddittorio.