La Virtù Della Pietra. Siti Rupestri in Costa D'amalfi
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Giacomo Ricci paperback A La virtù della pietra Siti Rupestri in Costa d’Amalfi rchigrafic A ArchigraficA 17 20102008 ISSN 1974-2843 ArchigraficA paperback collana monografica on-line del semestrale di architettura, città e paesaggioA rchigraficA giacomo ricci La virtù della pietra Siti Rupestri in Costa d’Amalfi Stampato in Italia © marzo 2010 by giacomo ricci - ArchigraficA © marzo 2010 by francesco donniacono grafici di rilievo paperback prima edizione per ArchigraficA formato ebook for educational purpose A Creative Common licence - con restrizioni ArchigraficA, live architecture on the web www.archigrafica.org info: [email protected] in copertina: il sito in località Centena in Furore rchigrafic A ISSN 1974-2843 17 Archigrafica paperback collana [online] Siti Rupestri in Costa d’Amalfi lineamenti per una definizione tipologica 1 Siti rupestri in Costa d’Amalfi lineamenti per una definizione tipologica di Giacomo Ricci Sito in località Centena Furore I siti rupestri in Costa d’Amalfi costituiscono un capitolo di studio denso d’interesse. La ragione principale di ciò consiste nel fatto che la rupe, con il suo andamento in forte pendenza, spesso, di difficile percorribilità, quando non sia totalmente impra- ticabile per le alte pareti scoscese a picco, ha costituito, fin dall’inizio, per chi aveva scelto di insediarsi a vivere in questi luoghi, un ostacolo forte, una difficoltà di vita presente e quotidianamente costante. Ma, allo stesso tempo, è indubbio come la struttura dell’ambiente abbia fornito un sostanziale sistema di sicurezza e di difesa contro gli aggressori esterni, per così dire, bell’e pronto, suscettibile di perfeziona- mento con pochi interventi costruttivi mirati e intelligenti. Anzi, si può dire che gli uomini si siano adattati a vivere in queste condizioni proprio per l’insieme di “dispo- 2 sitivi” di difesa offerti dall’assetto naturale della costiera, sui quali ci diffonderemo in dettaglio più avanti, e in particolare, abbiano sfruttato a fondo le caratteristiche precipue della roccia calcarea come asperità, crepe, camminamenti estremamente difficili, cavità e anfratti che sono stati sapientemente inglobati nelle costruzioni e perfezionati con opportune opere murarie di chiusura. Ma fermiamoci un attimo su una definizione: cosa intendiamo con l’ espressione “sito rupestre”? Ovviamente si tratta di un sito costruito su una rupe, ma che abbia, evidentemente, qualche caratteristica in più, altrimenti, banalmente, tutto il costru- ito della costa rientrerebbe nella nostra definizione. Si è stabilito, nell’ambito di questa ricerca, di definire “rupestre” un sito innanzitut- to addossato alla rupe; ma che, poi, lo faccia in una particolare maniera; che, cioè, il fronte roccioso diventi, nella realizzazione della fabbrica, parte integrante della costruzione artificiale, trasformandosi nella sua “quarta parete”, quella di fondo, per così dire e, in taluni casi, rappresenti non soltanto la quarta ma anche la terza e finan- Un focolare esterno nel sito in Località Centena, Furore che la seconda chiusura. Dunque, conveniamo di considerare “rupestre” un sito che abbia le caratteristiche ora dette e/o quella di inglobare nella sua struttura una o più grotte, vani naturali scavati nel banco calcareo dal tempo e dagli agenti atmosferici. Come ben presto vedremo, però, questa caratteristica ora descritta ne comporta qua- si automaticamente delle altre che a essa si accompagnano. Ma ne parleremo più avanti. Per ora soffermiamoci sul come la circostanza che una costruzione sia addossata alla parete rocciosa implichi almeno due vantaggi: uno di natura costruttiva, ben eviden- te per tutto quello che si è finora detto, e un altro di natura difensiva. Un sito rupestre, dunque, ha, legata alla sua nascita, una forte motivazione difensiva che determina in maniera preponderante le sue caratteristiche costruttive. L’obietti- vo di costruire un sito ben protetto, però, finisce per influire in maniera sostanziale anche sulle caratteristiche formali che la rupe da scegliere deve possedere. Tra i re- quisiti richiesti vi sono quello della protezione e del forte grado di inespugnabilità, per così dire. Il luogo prescelto, insomma, dev’essere difficilmente raggiungibile e attraversabile. Un luogo difficilmente transitabile, qual è la rupe della costiera amalfitana, permette 3 insediamenti difendibili. D’altro canto quella della sicurezza offerta da di un sito verso le aggressioni esterne è una delle regole fondamentali che hanno dettato le ragioni e la forma dell’architettura e delle città fin dagli albori della civiltà. Così, lungo il corso della storia, sono sorti paesi inerpicati su rocche naturali, insediati in luoghi difficilmente raggiungibili, incuneati in anfratti inespugnabili. Questa circostanza e la presenza del mare hanno costituito, per esempio, la fortuna mercantile, militare e politica della repubblica marinara di Amalfi, la prima a im- porsi nei traffici del mediterraneo e quella che, al pari di Venezia, ha conquistato la sua fortuna e la possibilità di una lunga sopravvivenza proprio grazie alle condizioni fisico-ambientali del suo tipo di insediamento: Amalfi è circondata da alte rupi in- valicabili con un solo fronte aperto verso il mare, difeso da una lunga murazione, Venezia è lontana dalla terra ferma, nel mezzo di una laguna, fondata su palafitte La chiesa di San Marco: un simbolo di Venezia e isolette tra loro variamente connesse. Dunque, ciò che determina la fortuna di una collettività umana sono le caratteristiche naturali di difesa del sito prescelto per viverci, ciò che ne stabilisce la sventura e la caduta sono, quasi sempre gli uomini stessi, come afferma Ruskin parlando proprio di Venezia: “Durante tutta la sua storia, le vittorie di Venezia e qualche volta anche la sua sal- vezza, furono dovute all’eroismo individuale (…) Lo studio dell’arte di Venezia ci fornirà una prova continua ed indiscutibile che il declino della prosperità politica coincide esattamente con lo svanire della religione domestica ed individuale”1. Un’interpretazione interessante, questa che Ruskin ci offre, suscettibile di approfon- dite riflessioni se ciò non ci porterebbe lontano dai limiti propri dell’argomento che qui ci sono imposti. Non divagheremo, ma permettetemi solo di aggiungere che, nella sostanza, il fallimento di un progetto politico, organizzativo e sociale è sempre dovuto alle divisioni interne, alle contrapposizioni e alle rivalità tra coloro che do- vrebbero, al contrario, affiancarsi, “affratellarsi” nella difesa delle proprie idee e del costrutto realizzato. Questo intende Ruskin con la sua affermazione sul venir meno “della religione domestica”: una diffusa incredulità e scetticismo in una popolazione 1 John RUSKIN, The Stones of Venice, t.i. Rizzoli, Milano, 2000, pp. 61-62. 4 Una casa rupestre di Furore in località Centena, riadattata in maniera moderna (disegno dell’autore) Furore, sito di Centena, lo spazio antistante la cellula abita- intera che porta a dubitare dei fondamenti ideali della propria cultura, della validità tiva. Sulla sinistra la fontana e i canali di raccolta dell’ac- del proprio progetto di sopravvivenza e dominio e del contrapporsi l’uno all’altro qua in visto del miope raggiungimento del solo proprio personale tornaconto a dispetto della collettività. E queste sono, anche se in estrema sintesi, le ragioni in base alle quali la repubblica amalfitana morì. Ma per l’appunto, stiamo divagando, questa è una storia sulla quale non possiamo, in questa sede, dilungarci. La nascita della città di Amalfi, la sua costruzione fisica intendiamo, in definitiva, non è altro che un’applicazione più complicata e diffusa nello spazio del semplice principio costruttivo che è alla base degli insediamenti rupestri dei quali qui ci in- teressiamo: utilizzare lo svantaggio della rupe, la sua difficilissima transitabilità a proprio vantaggio. Così è stata costruita Amalfi, un corpo pluriconnesso, come fosse un unico organismo edilizio addossato alle pareti rocciose delle montagne che la circondano come le mura di una grande fortezza naturale e, con essa, tutti gli altri insediamenti urbani costieri, e così, sempre utilizzando le caratteristiche della rupe, 6 nascono i sistemi produttivi agricoli locali (e non solo2), basati sulla costruzione di macere (muri a secco) capaci di contenere il terreno di riporto spostato da valle ai siti prescelti in quota. E’, infatti, impensabile spiegarsi la forma e la logica dei siti rupestri al di fuori dei tipici sistemi produttivi tradizionali locali. In sintesi si vuol affermare che il sistema insediativo rupestre “laico” tipico del quale ci occuperemo di qui a poco, prevede un “modulo” abitativo-difensivo nel quale animali e uomini possano rifugiarsi durante la notte o in caso di pericolo esterno, e un area limitrofa di una certa ampiezza, ca- ratterizzata da terrazzamenti coltivati, sorretti da un sistema di muri a secco sapien- temente costruiti, anche se basati su una logica strutturale elementare. L’insieme casa-area agricola è quello che noi oggi definiremmo un “sistema integrato”3, nel quale nessuna cosa è lasciata al caso ma ogni elemento, fin nei più ravvicinati dettagli, è studiato e inserito nell’insieme con logica inoppugnabile, ra- zionalità costruttiva e funzionale ineccepibile. E’ questa razionalità del passato e dell’antico che, forse, andiamo individuando nel- le nostre ricerche che, altrimenti, sarebbero vuote speculazioni senza senso se non quello della pura e sterile contemplazione storicistica. E’ comunque vero che i primi insediamenti costieri non