TORINO E LE FABBRICHE Percorsi Multimediali Sulla Storia Industriale Della Città
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CENTRO ON LINE STORIA E CULTURA DELL’INDUSTRIA il Nord Oves t dal 1850 PROPOSTE DIDATTICHE PER LE SCUOLE TORINO E LE FABBRICHE Percorsi multimediali sulla storia industriale della città 1 Con il sostegno di Con la collaborazione di 2 Indice Percorso storico L’INDUSTRIA TORINESE SUL FINIRE DEL XIX SECOLO ...................................5 LA NASCITA DELLE BARRIERE OPERAIE .....................................................5 BARRIERA DI MILANO ..............................................................................6 BORGO SAN PAOLO .................................................................................6 BORGO VITTORIA ....................................................................................7 BORGO REGIO PARCO ..............................................................................8 PRIMA GUERRA MONDIALE .......................................................................9 LA SECONDA GUERRA MONDIALE ............................................................ 10 I BOMBARDAMENTI ............................................................................... 10 DALLA RICOSTRUZIONE AL BOOM ECONOMICO ..........................................11 DA SUD A NORD: LA CITTÀ E I MOVIMENTI MIGRATORI ...............................11 LE FABBRICHE...................................................................................... 13 Le fonti e il loro uso nella ricerca .............................................................. 19 Per saperne di più… ............................................................................. 21 CENTRO ON LINE STORIA E CULTURA DELL’INDUSTRIA CSI-Piemonte - Corso Unione Sovietica 216, 10134 Torino - Tel. 011 316 8677 E-mail: [email protected] - www.storiaindustria.it ISMEL - ISTITUTO PER LA MEMORIA E LA CULTURA DEL LAVORO DELL’IMPRESA E DEI DIRITTI SOCIALI Presidenza Tel. 011 532 530 - Segreteria Tel. 011 835 223 E-mail: [email protected] - www.ismel.it 3 4 Percorso storico L’INDUSTRIA TORINESE SUL FINIRE DEL XIX SECOLO Nel 1861 Torino conta 200.000 abitanti, 50.000 dei quali sono impiegati in attività manifatturiere. Abbigliamento e alimentare rappresentano i settori principali. Botteghe artigianali e laboratori prevalgono sulle fabbriche vere e proprie, il cui numero appare ancora piuttosto esiguo. Gli stabilimenti più importanti sono legati all’iniziativa statale: la Manifattura Tabacchi con i suoi 2.000 lavoratori (in gran parte donne) è l’apparato industriale con il maggior numero di addetti, seguita dall’Arsenale Militare e della Fabbrica d’armi, la cui attività si lega alla Regia Scuola di artiglieria. Nel 1864 il trasferimento della capitale a Firenze ha effetti devastanti sulla città, che vede diminuire i propri abitanti, passati dai 218.000 del 1864 ai 191.500 del 1868. Una situazione aggravata da una sfavorevole congiuntura economica interna- zionale, che rende difficoltosa la ripresa dell’economia cittadina. Tra il 1880 e il 1890 si avvertono i primi timidi segnali di ripresa con la nascita di alcune tra le più importanti aziende della storia industriale di Torino. Tra il 1895 e il 1907, grazie alla ripresa economica internazionale e all’avvento dell’energia elettrica fornita a basso costo dal Comune, la struttura produttiva cittadina conosce una rapida accelerazione. Il primo decennio del Novecento vede affermarsi settori nuovi e trainanti come il metallurgico, il meccanico, il chimico e l’elettrico. Inizia così a prendere forma un panorama manifatturiero variegato e complesso, al cui interno assume sempre maggior rilevanza il settore dell’automobile, destinato ad assumere un ruolo di primo piano nella vita cittadina. La fabbrica si appresta così a diventare il cuore pulsante della vita economica e sociale della città, che vede aumentare il numero degli abitanti sull’intera popolazione cittadina impiegati in un’occupazione di tipo operaio. LA NASCITA DELLE BARRIERE OPERAIE Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo Torino presenta uno scenario differente da quello attuale: intorno alla città è infatti presente la cinta daziaria, ovvero una linea di demarcazione che divide la città dalla campagna vera e propria. Edificata nel 1853, la cinta è un grosso muro di sedici chilometri, all’interno del quale si aprono dei varchi che costituiscono le porte di accesso alla città. Questi passaggi sono denominati barriere, termine con il quale si definiscono gli insediamenti abitativi sorti all’esterno della cin- ta. Il progressivo insediamento delle fabbriche nelle zone periferiche della città, contribuisce allo sviluppo demografico e urbanistico delle barriere, diventate il polmone industriale della nuova Torino. 5 Attratti dal minor costo degli affitti e dei generi alimentari (non soggetti al dazio), dalle migliori condizioni abitative e dalla vicinanza al posto di lavoro, intere famiglie di lavoratori si trasferiscono dai quartieri del centro storico nelle zone perife- riche, contribuendo non solo all’incremento della popolazione, ma anche a dare ai nuovi spazi urbani una connotazione palesemente operaia. Composizione sociale e isolamento urbanistico favoriscono tra gli abitanti la nascita di forme di socialità incentrate sulla vita del borgo, contribuendo a cementare un forte senso di appartenenza al territorio dove si vive, si lavora e si trascorre il tempo libero. La città è un’entità lontana, pressoché estranea, una sorta di sconfinamento il cui senso trova la sua forma di espressione in un modo dire molto diffuso tra gli abitanti delle periferie che, per andare in centro, sono soliti dire “’nduma a Turin”. BARRIERA DI MILANO Nell’ultimo ventennio del XIX secolo, la Barriera di Milano è ancora un distretto agricolo dove campi e cascine accom- pagnano un’urbanizzazione ancora disordinata e discontinua. Con una popolazione che nel 1881 raggiunge appena le 1.901 unità, il quartiere ha il proprio nucleo principale nel territorio adiacente a piazza Crispi, sede dell’ufficio del dazio, dei posti di guardia, di magazzini, osterie e attività commerciali. Come accade in altre zone periferiche della città, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, anche in Barriera di Milano si assiste a un rapido incremento della popolazione residente, costituita anche da immigrati veneti e toscani spinti a Torino dalla crisi agricola tra il 1871 e il 1891 e da motivi politici legati all’avvento del fascismo: si passa dai 5.747 abitanti del 1901 ai 17.791 del 1911, fino ai 24.925 del 1921. L’aumento della popolazione si salda con lo sviluppo industriale del territorio, che fino alla fine del XIX secolo gravita sulle industrie tessili e conciarie di Borgo Dora e su altre realtà produttive poste fuori dalla cinta (Manifattura Tabacchi, Sclopis e Colla e Concimi). La svolta arriva nel 1896 con la fondazione della Società Elettrica Alta Italia che, fornendo nuova energia, non vincola le imprese alla dipendenza dall’energia idraulica, consentendone l’ubicazio- ne in ogni zona della città e non soltanto in prossimità dei corsi d’acqua. Oltre la cinta nel territorio della Barriera di Milano, nascono così i grandi stabilimenti tessili dei Fratelli Piacenza, della Giordano, il lanificio Hoffman, la Filatura di Tollegno e altri ancora. A partire dai primi anni del Novecento, fino alla prima guerra mondiale, la Barriera di Milano vede nascere grandi insediamenti metalmeccanici, che hanno nella fabbrica Michele Ansaldi, sorta nel 1884, il loro primo predecessore. In pochi anni le Fonderie Subalpine, la Nebiolo, le Industrie Metallurgiche, l’Ansaldo San Giorgio, la Fiat Brevetti, le Fonderie Fiat, la INCET e soprattutto la Fiat Grandi Motori, iniziano a scandire le giornate di molti abitanti del borgo, dove accanto a quella metalmeccanica e metallurgica si sviluppano anche i settori chimico, conciario e delle fibre artificiali, che hanno nella Ceat, nella Gilardini e nella SNIA Viscosa gli stabilimenti più rappresentativi. BORGO SAN PAOLO Alla fine dell’Ottocento, borgo San Paolo presenta uno scenario non molo diverso dagli altri quartieri cittadini posti al di fuori della cinta daziaria: poche centinaia di abitanti, circondati da orti, bialere e cascine. Un equilibrio spezzato soltanto da 6 insediamenti urbani frammentari e discontinui. Il nucleo principale è quello raccolto intorno alla Chiesa di San Bernardino e piazza Peschiera (oggi piazza Sabotino), dove sorgono i servizi commerciali, primo tra tutti il mercato (prima in via Villa- franca e dopo in corso Peschiera), l’asilo e la scuola elementare (il complesso chiamato Cesare Battisti di via Luserna). Nel 1911 gli abitanti sono 4.476, dieci anni più tardi sono 21.941 e diventano 37.100 nel 1936. Se fino alla fine dell’Ottocento la gran parte dei residenti è impiegata in attività contadine, il primo decennio del ‘900 coincide con un mutamento delle attività professionali degli abitanti, la maggior parte dei quali lavora come operaio nei grandi stabilimenti industriali che, grazie all’esenzione daziaria e ai superati problemi di reperimento di energia elettrica, sorgono su questo spicchio citta- dino. La nascente industria automobilistica segna quindi il decollo di borgo San Paolo, dove alla SPA (1905), alla Lancia (1906), alla Chiribiri (1911), alla Diatto (1904) all’Ansaldo Automobili (1912), si affiancano altre importanti industrie come la Westinghouse, la Capamianto, la Dubosh, la Nebiolo e la Fabbrica Italiana Pianoforti (oggi sede del mercato coperto di corso Racconigi). Si modifica così la struttura professio- nale del quartiere, che vede gli operai sostituirsi ai contadini e ai commercianti in un territorio che