Patria Indipendente Numero speciale a cura di Gianfranco Pagliarulo Diego Novelli, Marisa Ombra, Gianfranco Pagliarulo [email protected] Segretaria di redazione Iscritto al n. 2535 del registro stampa di Roma il 4 feb- La copertina e i disegni di questo numero sono di Gabriella Cerulli braio 1952 e nel registro nazionale della stampa con il Stefano Ghesini Impaginazione e grafica n. 1032 il 23 settembre 1983. Iscritto al Registro degli Editore: Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Nuovasocieta.it Associati Operatori di Comunicazione (ROC) con il n. 6552. La (A.N.P.I.). Abbonamenti testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Sede Legale: Via degli Scipioni, 271 - 00192 Roma Annuo € 25 (estero € 40). Sostenitore da € 45. legge 7 agosto 1990, n. 250. Direttore editoriale Carlo Smuraglia, Versamenti in c/c postale n. 609008 intestato a: Iscritto all’Unione Stampa Periodica Italiana Direttore responsabile Wladimiro Settimelli, PATRIA indipendente. Arretrati: € 5,00 a copia Stampa Redattore capo Andrea Liparoto Direzione, Redazione, Amministrazione Duògrafi snc c/o Consorzio Arti Grafiche Europa s.r.l., Comitato di Redazione Via degli Scipioni, 271 - 00192 Roma, tel. 06 32.11.309 via Vaccareccia, 57 - 00040 Pomezia (RM), e-mail: Fulvia Alidori, Ada Filosa, Enzo Fimiani, Anna Longo, - 32.12.345, fax 06 32.18.495, e-mail: patria@.it [email protected]

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Un numero di Patria Indipendente davvero speciale in un’occasione speciale, il 70° della Liberazione. Nel giugno di settant’anni fa, inoltre, nasceva l’ANPI. Questo fascicolo è nato grazie alla competenza e alla passione 48-49 degli Autori e dei tanti che hanno collaborato. A tutti va il ringraziamento dell’ANPI. L’Editoriale di Carlo Smuraglia*

no storico, di recente, ci ha sostanzialmente sere superati con una vera coscienza civile e con un im- invitato (sarebbe meglio dire “sfidato”) ad af- pegno solidale. Non si esaurisce con questo fascicolo, il frontare il 70° anniversario della Liberazio- nostro compito; e non solo perché lo faremo pervenire ne senza pregiudizi e indulgenze, superando ai giovani ed alle scuole e su ciò che esso contiene “finte memorie” e “concezioni monumentali” favoriremo discussioni e incontri, ma anche perché ab- Udella Resistenza. biamo in programma iniziative nazionali sugli scioperi Un invito (o una sfida) che – per quanto riguarda l’ANPI del 1943 e 1944 (in parte già svolte a Torino, Milano, – cade nel vuoto, perché è da molto tempo che abbia- Savona e tante altre città), sulle Repubbliche partigia- mo superato ogni visione puramente trionfalistica ed ne, sul contributo del Mezzogiorno alla guerra di Libe- abbiamo recepito (e concretamente attuato) una con- razione, in tutte le sue forme: temi che saranno ogget- cezione della memoria che è to di convegni e dibattiti, men- priva di pregiudizi e punta non tre il Coordinamento donne solo al doveroso ricordo, ma dell’ANPI sta preparando una anche e soprattutto all’infor- grande ricerca e un importante mazione, alla conoscenza, alla Convegno sui “gruppi di dife- riflessione. sa della donna” e, in definitiva, È con questo spirito che abbia- sul ruolo che le donne hanno mo affrontato anche il 70° an- avuto (ed hanno ancora) per la niversario; e questo fascicolo creazione di una società demo- speciale di “Patria” ne é rigoro- cratica, dopo gli orribili anni di sa dimostrazione; non voglia- dittatura fascista. mo “celebrare”, né accreditare Siamo consapevoli che vi sono veri o falsi “miti”; conosciamo non poche difficoltà, perché le luci e le ombre e su questo questa Nazione, come ha scritto grandioso fenomeno vogliamo Sabino Cassese, è ancora “una discutere con serena e limpida Nazione senza Stato” ed anche franchezza. perché, come altrettanto bene Non accettando, però, i revisio- ha osservato De Luna, non ab- nismi, espliciti o sottintesi e le biamo ancora costruito quella concezioni riduttive di un periodo storico di cui gli ita- memoria – se non del tutto condivisa – almeno collet- liani consapevoli sono, e devono essere, orgogliosi. tiva, che è poi il fondamento stesso della convivenza Purtroppo, c’è molta disinformazione; la scuola non ha civile. fatto e non fa il suo dovere fondamentale, che è quello Viviamo in un Paese nel quale c’è una certa tendenza di aiutare a crescere dei veri “cittadini” che guardano al alla smemoratezza, nel quale troppo spesso la crona- presente e al futuro, ma restano ancorati ad un passato ca prevale rispetto alla storia, in cui molti pregiudizi che conoscono e sul quale riflettono. riescono a sopravvivere approfittando di alcune, com- Non solo, dunque, destiniamo questo fascicolo “specia- plessive e ormai quasi strutturali, carenze di cultura le” soprattutto ai giovani, ma vorremmo che esso fosse democratica. occasione e stimolo per ricordi, riflessioni, elaborazioni C’è dunque necessità, non solo di vincere l’indifferenza consapevoli, che ci facciano avvertiti dei pericoli che e la rassegnazione, in un Paese disgregato e disilluso, una democrazia può correre e di come essi possano es- ma anche di vincere quelle sacche di non conoscen-

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 3 za (sarebbe troppo forte chiamarla ignoranza) che non fascismo, dal 1922 in poi, una scia di lutti dolorosissimi, aiutano certamente né a capire il presente né a nutrire di carcerazioni protrattesi per anni, di confino, di perse- fondate speranze per il futuro. È soprattutto ai giova- cuzioni), in cui è sorta un’Italia nuova, una concezione ni che dobbiamo non già impartire lezioni, ma sempli- di “patria” che non c’era mai stata prima, né nel periodo cemente far capire il coraggio e la bellezza di quelle liberale, né tanto meno nell’epoca della retorica fasci- scelte, che condussero tanti a impegnarsi e perfino a sta; c’è stata, infine, quella che è stata, giustamente, perdere la vita, per la libertà; a far apprezzare la Resi- definita la cultura e la moralità della Resistenza. Tutto stenza per quello che è davvero stata, cioè un grande questo vogliamo che esca dalle manifestazioni che, in movimento di reazione alla sopraffazione, alla dittatu- questo triennio, saranno dedicate al 70° della Libera- ra, alla barbarie, a far conoscere e sentire come propria zione; tutto questo vogliamo trasmettere con i conte- questa Costituzione che di quella lotta è stata il frutto nuti ricchissimi di questo numero speciale di “Patria”; maturo e durevole nel tempo. per contribuire alla rinascita ed al riscatto di un Paese C’è bisogno, in questo Paese, non solo di razionalità in crisi, sulla base di una memoria che non si cancel- (della quale, peraltro, c’è sempre una grande necessità), la, di esempi che non si possono dimenticare, di valori ma anche di sentimenti, che spingano al culto della li- che sono stati affermati attraverso una lotta complessa, bertà, della legalità, della democrazia. difficile, sproporzionata rispetto alle forze del nemico Perché parlo di “sentimenti”? Perché c’è bisogno di ma ugualmente capace anche di grandiosi successi e di metterci il cuore, in questa grande partita che il Paese contribuire in modo decisivo alla vittoria finale. si trova a giocare contro la crisi, contro la degenerazio- Intendiamo, insomma, offrire un contributo alla me- ne politica, morale e spesso anche culturale. moria ed alla conoscenza, ma anche alla diffusione di Additare e far conoscere gli esempi di quelle scelte, di sentimenti ed idealità nuove ed antiche, non ultima – e quei “venti mesi” (che in realtà sono molti di più, per- prima di tutto – la speranza di un futuro migliore. ché c’è stata tutta la Resistenza non armata, c’è stato il rifiuto della guerra, c’è stato tutto il percorso dell’anti- *Presidente nazionale dell’ANPI

ta impressero l’indelebile timbro dell’orizzonte del cambiamento ponendo al centro il lavoro. Non solo: in Italia e in Europa è riappar- sa le bestia. Nazismo, fascismo, razzismo ispirano oggi le culture e spesso la pratica di partiti, gruppi, bande sempre più estese. Da ciò la missione dell’ANPI, l’urgenza di un moderno anti- fascismo, cioè di una strada democratica e costituzionale da percorrere insieme. A ben vedere, l’ANPI è di parte: la par- te della Repubblica. Perciò è un presidio repubblicano. Questo numero speciale è rivolto a tutti. Ma in particolare agli ’ANPI nasceva settant’anni fa a Roma, a quarantott’ore studenti, ai giovani disoccupati o precari. Proponiamo loro una dalla liberazione della città. Dieci mesi dopo i nazifascisti riflessione su quegli anni cruciali e, insieme, una chiave di lettura furono cacciati dall’intero Paese. Questo numero speciale di Patria indipendente è dedicato all’anniversario di que- gli anni di ferro e di fuoco, un tempo in cui lo sconforto si Lalternava alla speranza. Il riscatto, alla fine, vinse sul tallone di ferro di una inedita e sanguinaria dittatura tutta novecentesca. L’ANPI nazionale ha perciò deciso di tornare a raccontare quegli anni, quei mesi e quei giorni, chiedendo testimonianze, opinioni e commenti a un gran numero di personalità. Non c’è dunque al- cuna pretesa di completezza, non essendo un trattato di storia né una pedante cronologia. C’è – questo sì – il tentativo di rappresentare quel dramma- tico periodo nel suo insieme, cercando di mettere a fuoco al- cuni aspetti essenziali dei complessi fenomeni che chiamia- mo Resistenza e antifascismo, al fine di coglierne l’attualità. È perciò tutt’altro che un ritorno al passato. È un osservare le radici per studiare meglio l’albero e i suoi rami, l’Italia, il suo difficile presente, il suo incerto futuro, e contribuire, per quanto possibile, ad una rinascita sociale, intellettuale e mo- rale. Un ringraziamento sincero va perciò a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero. Settant’anni fa. È stato il tempo di una generazione di ragazzi che, spesso col loro sacrificio, hanno scavato le fondamenta di un Paese di liberi e uguali. Non sempre i loro successori hanno raccolto il te- stimone consegnatoci da coloro che hanno combattuto a Roma, a Milano, in Valsesia, a Montefiorino; o dai Costituenti, che sulla car-

4 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 che serva anche ad aprire tante porte che oggi sembrano sbarrate C’è un filo che lega la storia e la vita delle generazioni del passato e che possa contribuire a dare un senso alla storia ed alla vita. C’è alla storia e alla vita dei ragazzi d’oggi. Per questo abbiamo scrit- infatti un filo che lega quei ragazzi del 1944 ai ragazzi di oggi, in to in copertina “La nostra storia, la nostra vita”. un mondo cambiato tanto da essere del tutto irriconoscibile; è il filo della costruzione di un punto di vista critico, di una ragione- vole speranza, di una passione per la trasformazione. *Curatore del numero speciale di Patria Indipendente

plessivamente conformato a questo corso “politico-culturale” ormai pluriennale (con qualche sparuta e scarsamente incisiva parentesi), assiste. Accade però che in un’antica dimora delle radici, “Casa Cervi” ( a Gattatico, provincia di Reggio Emilia), si radunino migliaia di giovani per tentare un’offerta di ossigeno civile, di confronto e, quindi, di una preziosa possibilità di rias- sestamento della coscienza. A chiamarli è proprio l’ANPI che ha organizzato in quel luogo suggestivo la sua Prima Festa Nazio- nale. E così, nella sorpresa e improvvisa accensione di curiosità da parte degli organi di informazione, in tre giorni si è dato luo- go a partecipatissimi laboratori di cultura antifascista, di comu- nicazione della “memoria”, di rieducazione alla Costituzione (il primo e grandioso patrimonio della Resistenza) che proprio nel ’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è 2006 era stata minacciata di pesanti stravolgimenti. Indimenti- uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i cabile l’immagine di partigiane e partigiani impegnati in conti- giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono nui colloqui con ragazze e ragazzi che ben poche volte, prima di per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare allora, avevano avuto l’opportunità di ascoltare dai protagonisti “ l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo decisive storie di coraggio e assorbire quel sentimento di re- più.L Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento sponsabilità nei confronti della propria terra e dei propri con- continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’infer- terranei che mosse l’intensa esperienza di lotta contro una dit- no, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” tatura sanguinaria. Un duro colpo all’inferno. Giugno 2009: una Potrà apparire forse ardito, ma questo scatto di grande sfida di radicamento in tutte le province l’Italia parte da (da “Le città invisibili”) contiene e rappresenta un esatto profilo Chianciano Terme. A lanciarla sono ancora partigiani e giovani dell’ANPI. Parole che si appuntano irrimediabilmente sul tem- antifascisti. L’ANPI inizia così un lungo viaggio, “una nuova sta- po ultimo del Paese, un tempo nel quale quest’Associazione - gione”, che la porterà nel 2011 ad ottenere questo straordina- dopo quasi settant’anni di vita - s’è mossa e si muove, col timo- rio risultato, impossibile, c’è da dire, senza l’impegno quotidia- ne fermo del cuore, tra avvelenamenti dei valori, congelamento no di due generosissimi e “cocciuti” dirigenti nazionali: Luciano della riflessione (politica, in primis), furbizie dilaganti, oscene Guerzoni e Armando Cossutta. Sempre nel 2009, l’Associazione disuguaglianze e povertà: l’inferno. Un movimento che ha vene si trova “in prima linea” per una volgare iniziativa revisionisti- di storia, una storia di autentica vitalità umana, di una straor- ca: il governo Berlusconi tenta di equiparare i repubblichini di dinaria sollevazione della dignità: Antifascismo e Resistenza. Salò ai partigiani col famigerato progetto di legge 1360 (lato- La parentela con Calvino sta tutta qui: l’ANPI e la loro durata, il re di riconoscimenti d’onore a “tutti i combattenti”), tentativo loro spazio. Giugno 2008: il populismo e l’autoritarismo hanno che viene bloccato dopo una grande campagna di denuncia e appena avviato una nuova avventura governativa. Il Paese, com- informazione. Non pochi turisti della storia da allora hanno avu- to ben chiaro nelle mente il reale e criminale contributo degli “eroi di Salò” alla salute del Paese. Col Congresso di Torino del 2011 e la Presidenza di Carlo Smuraglia - che segue a quelle di Raimondo Ricci, Tino Casali e del mai dimenticato fondatore, Ar- rigo Boldrini “Bulow” - l’ANPI rafforza ulteriormente il processo di fattiva e influente presenza nella vita pubblica. Temi, questioni, vicende prima irrisolti, quando non ignorati, si impongono così all’attenzione generale. Alcuni, per tutti: otte- nimento della verità e giustizia per le vittime delle stragi nazifa- sciste del ’43-‘45, il ruolo decisivo delle donne nella Resistenza e il permanere di condotte e mentalità fasciste nei confronti delle donne stesse, il presidio dell’art.138 della Costituzione, l’urgenza della formazione - per i giovani ma non solo - ai valori dell’antifascismo e della legalità, essenziali per la convivenza civile. Un cammino, questo, che non avrebbe potuto diramarsi util- mente nell’intero territorio senza il lavoro impagabile di Comi- tati Provinciali e Sezioni, cui anche da qui va il nostro più affet- tuoso ringraziamento. E così l’agire “di paradiso” della nostra Associazione prosegue, tra non poche difficoltà che crescono col crescere accelerato di una società largamente prodiga di sfi- de, ma anche decadimenti. E allora “durare” e far durare diventa un dovere. Per tutti.

*Componente Segreteria Nazionale ANPI

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 5 Resistenza e lotta di Liberazione nel loro insieme si protras- sero per circa un quarto di secolo. Furono inizialmente un’ec- cezionale dimostrazione di coraggio e di fierezza ideale da parte di poche migliaia di uomini e donne, giovani e meno giovani (e tra questi militanti comunisti, socialisti, liberali, cattolici, azionisti, ma anche intellettuali che alle convenien- ze, alle opportunità garantite dal fascismo e da Mussolini preferirono dire di no), per poi divenire movimento di popolo. Gli studi storici e i relativi approfondimenti ci dicono qua- li furono le fasi dello sviluppo del movimento antifascista, la dimensione della partecipazione, la sua qualità e le sue caratteristiche; ci ricordano gli arresti, le violenze, le perse- cuzioni, le torture, le deportazioni, le morti e i massacri. Sot- tolineano una parte imprescindibile della nostra Memoria di popolo, che deve essere mantenuta viva: perché al di là del tempo trascorso una cosa è il venir meno dell’odio, altra sono la dimenticanza e l’oblio. Senza memoria, sia pure nella pietas per i morti, per tutti i morti, non può esserci dignità nel presente e speranza in un futuro migliore. Ma sarebbe difficile spiegare, soprattutto ai più giovani, i va- lori ispiratori, le idee e gli ideali che mossero all’antifascismo e alla Resistenza, se non cogliessimo il senso più profondo tempo di commemorazioni, questo, in Europa e non dell’impegno antifascista: che ha carattere d’immanenza e solo. Quelle sulla Prima Guerra Mondiale, con la quindi di attualità, ieri come oggi in Italia così come ovun- scintilla dell’assassinio di Francesco Ferdinando che que ci si batta per la libertà e l’effettiva democrazia. Perché nel 1914 diede il via a quella che fu definita “inutile questa era l’aspirazione, l’ansia che accomunarono quanti strage”. E poi, tra questo e il prossimo anno, il ricordo scelsero la lotta di Liberazione. Sì, nell’ultima fase usarono Èdei 70 anni dalla Liberazione. C’è un filo, al di là dei lutti, anche le armi, ma furono più a lungo armati di idee. Prima delle distruzioni e delle atrocità, che lega i due avvenimenti: delle lotta con le armi, infatti, l’antifascismo fu lotta alla cor- e cioè l’affermazione negli anni a cavallo tra le due guerre ruzione, all’avvilimento delle coscienze, all’ipocrisia e al con- di ideologie che culminarono in gran parte d’Europa in nu- formismo imposti dal regime, alla negazione di ogni libertà merose dittature di natura nazifascista. Possiamo dire che il e alla mortificazione delle migliori speranze collettive ed secondo conflitto sia conseguenza del primo, perché i frutti individuali. In definitiva, fu lotta per la riaffermazione della di ogni guerra sono di solito avvelenati e pericolosi. piena dignità di ogni individuo e del popolo tutto. Oltre le commemorazioni, giuste e doverose, cosa dobbiamo Ecco l’attualità dell’antifascismo. Il mio è il punto di vista di oggi tenere sempre a mente? Esiste un qualche valore che un giovane amministratore che mette la sacralità delle ri- un giovane di 15, 20 o 30 anni possa cogliere oggi nella Re- sorse pubbliche al primo posto nella propria agenda. Ancora sistenza e nella lotta di Liberazione? oggi c’è da battersi contro la corruzione, diffusa tanto da co- stituire uno degli ostacoli maggiori lungo il difficile percorso verso la ripresa del processo di sviluppo. Se abbiamo oggi un dovere morale è quello della lotta, la più intransigente, contro i nuovi volti del fascismo: la mafia e le mafie, la siste- matica evasione fiscale, le mille incrostazioni parassitarie, la politica intesa come perseguimento del proprio beneficio e di quello dei propri amici, il cattivo governo della cosa pub- blica. C’è anche un altro aspetto da considerare. Nel contesto sto- rico-politico dell’antifascismo nacquero il sogno e l’idea di un’Europa unita. Bisogna pensare al coraggio e alla lungi- miranza di quel sogno: un’Europa che diventasse, contrad- dicendo il suo passato, non più terra di trincee ma un vasto territorio unito attorno a valori comuni. Un continente fon- dato sulla cooperazione tra i popoli, fattore e garante dello sviluppo economico e sociale e di crescita civile. Quanto sia- mo lontani da quel sogno, e quanto oggi il sogno di Altiero Spinelli suona attuale! Oggi quell’idea di Europa è deformata dal riemergere prepo- tente di populismi tanto grotteschi quanto pericolosi, di ne- onazismi e neofascismi vari, dalla miopia quando non dalla cecità dei gruppi dirigenti, dal ruolo assunto dalle banche e dai grandi gruppi finanziari, da una burocrazia cinica. Quanto è diversa l’Europa di oggi da quella sognata durante l’antifascismo, che era l’Europa dell’allargamento dei diritti! Valgano ancora il coraggio delle idee, l’impegno costruttivo, È ancora necessario ribellarsi, ed è necessario opporre a quei l’arma democratica della partecipazione, la forza della spe- rigurgiti la propria intelligenza, la propria volontà, la propria ranza: nel cammino tracciato dall’antifascismo e dalla Resi- passione civile nelle forme e nei modi previsti dalla Costitu- stenza tanto è stato fatto ma tanto è ancora da fare. zione repubblicana. * Sindaco di Cagliari

A 70 anni dalla liberazione dal nazifascismo, in una Paese smar- rito culturalmente, in cui lo spettro del neofascismo è troppo spesso dietro l’angolo, e i casi di aggressioni, violenze, minac- ce e azioni di stampo neofascista sono purtroppo all’ordine del giorno, il ruolo della memoria e della Resistenza devono essere al centro della rivalsa culturale del nostro Paese, devono ve- derci impegnati in prima fila, devono rappresentare le nostre radici, su cui far crescere l’albero del futuro. Senza la memoria non siamo niente, non esistiamo, e non avremo futuro. In questi anni gli studenti di questo Paese sono stati nelle piaz- ze, nelle strade, hanno riempito di colore e di voglia di cambia- mento la scena pubblica, hanno chiesto a gran voce un futuro migliore. Tante volte si è detto che gli studenti non sanno perché manife- stano. Ho frequentato molte manifestazioni in questi anni e mi sono reso conto che la verità è che gli studenti sanno benissi- mo perché manifestano, sono gli altri che non sono in grado di ascoltare il loro grido, la loro voglia di cambiamento. Solo pochi hanno capito che la verità è che un Paese come il nostro, con una storia grande, merita un futuro migliore, che deve partire dalle scuole, dalla costruzione di un modello culturale in grado di ricostruire quel senso di solidarietà smarrito, quel senso di comunità che non c’è. egli ultimi anni il mondo dell’Istruzione pubbli- Credo che la nostra sia una missione possibile. ca è cambiato, sono cambiati i giovani e gli stu- Una missione che deve essere la battaglia di tutte le generazio- denti di questo Paese, sono cambiate le abitudi- ni che hanno in testa un Paese diverso, fondato sui valori della ni, i modi di parlare e di esprimersi, è cambiato il Resistenza, dell’antifascismo, dell’uguaglianza, delle possibilità. modo di comunicare; aprendo una pagina inter- Solo con la memoria, solo tutti insieme, potremo cambiare que- Nnet si ha accesso a tutte le informazioni che si desidera- sto Paese. no sul mondo intero, senza muoversi dalla propria camera. Tanto altro è cambiato: il mondo che ci sta intorno. *Portavoce Nazionale Rete degli Studenti Medi - Il Sindacato Studentesco La nostra generazione si approccia ad un mondo costruito per essere spietato ed individualista, in un Paese che non da oppor- tunità e che ci vuole formati alla prevaricazione e alla competi- zione, nell’accezione peggiore del termine. In televisione ci vie- ne propinato ogni giorno che solo i “migliori” ce la possono fare. “Migliori” cioè più scaltri, più bravi nell’ingannare gli altri, più furbi nel prevaricare le possibilità altrui e sfruttare il prossimo. È il mito dell’imprenditore che si è fatto da solo, è il mito del calciatore più alto e forte, della donna buona solo per sfilare in passerella. E così l’intero sistema valoriale viene meno sotto il peso della forza mediatica dei messaggi televisivi, dei modelli che ci vengono propinati, di un nuovo paradigma culturale. La nostra scuola, il luogo massimo della formazione, colpito duramente negli anni, non riesce più a sopportare il peso dei tagli continui, dello svilimento pubblico del suo ruolo. Poco re- sta della scuola che formava cittadini consapevoli, poco resta della scuola come possibilità di crescita personale, pochissimo resta della scuola come ascensore sociale.In un quadro di così enorme crisi culturale e valoriale, sociale ed economica, la no- stra battaglia per riaffermare dei valori diversi deve rendersi più forte e convinta. Ce lo hanno insegnato i nostri nonni, quelli che hanno combattuto per la nostra libertà, quelli che hanno lottato per lasciarci sceglie- re liberamente il nostro orientamento politico, il nostro governo, quelli che hanno costruito la nostra storia, quelli partigiani. enticinque luglio 1943: una con- giura di palazzo porta all’arresto di Mussolini e al crollo del regime fascista. Otto settembre 1943: dopo quarantacinque giorni di gover- noV militare, guidato da Badoglio, l’annuncio dell’armistizio con gli angloamericani fa scat- tare il piano nazista di occupazione del terri- torio italiano e di cattura del nostro esercito in patria e nei Balcani. Inizia, con fatica e in un quadro di forte disorientamento, la lotta di liberazione contro l’occupazione nazista e contro la Repubblica Sociale Italiana, il nuovo

gio della borghesia delle professioni e degli impieghi, le cui fila peraltro andaro- no ingrossandosi sia per lo sviluppo del settore terziario nella società industriale sia per creazione degli enti statali e pa- rastatali. Le masse operaie, restie ad accettare il Proprietari terrieri, industriali, ceti medi e dominio di coloro che ne avevano distrut- to il prezioso patrimonio di cultura e di reduci di guerra a sostegno delle camicie nere socialità, furono irretite (ma raramente di luigi ganapini * convinte) da un’organizzazione di assi- stenza e di svago intonata alla società più omplessa e difficilmente classi- Sulla scia del tremebondo consenso moderna che malgrado tutto andava deli- ficabile la base sociale del primo espresso dalla classe dirigente liberale, neandosi.Una massa quindi di aderenti al fascismo: troppo profondo lo anche la piccola e media borghesia urba- regime ai quali non era consentita alcuna sconvolgimento morale e politi- na accettò la violenza delle “squadre” fa- scelta, una massa di manovra sottoposta co e sociale della Grande Guerra sciste come un male transitorio, riassor- al perenne ricatto della perdita del lavo- Cper poter attribuire a una sola compo- bibile quando il Paese avesse ritrovato il ro in caso di dissidenza, nonché a tutte le nente il ruolo di motore dell’ascesa di suo assetto normale. E così gli uomini che misure restrittive della libertà personale questo movimento. Ma i lutti, i dolori e le componevano la forza armata del fasci- – l’ammonizione, il confino, il carcere – rovine del conflitto si accompagnavano a smo, reclutati per lo più tra i reduci che previste dalla repressione. miseria popolare e a impoverimento del- non si rassegnavano a perdere ruoli di co- A questa sua base il fascismo impose le le classi medie. E l’appello – se pur confu- mando ricoperti durante la guerra o a ri- sue politiche e le sue scelte belliche an- so e ambiguo – del nuovo movimento per nunciare all’inebriante uso della violenza che mediante l’educazione scolastica, cambiamenti profondi trovava eco negli per rientrare in una grigia vita borghese, la propaganda con i mezzi di comunica- ambienti più disparati. Sopra tutti gli altri imperversarono con l’appoggio determi- zione all’epoca più efficaci (la radio, il ebbe successo la chiamata per difendere nante delle forze armate e della polizia cinematografo) e infine con gli enfatici la vittoria e diffondere il culto del sacrifi- fino alla marcia su Roma e oltre, distrug- rituali delle sue cerimonie pubbliche. E cio dei caduti per la patria. Un tema facil- gendo tutte le strutture del movimento questa seduzione di massa poteva avve- mente propagandabile in un Paese in cui operaio. Le “squadre d’azione” fasciste nire perché tutti erano stati privati degli la gran parte delle famiglie aveva avuto costituirono l’arma principale del partito, strumenti per giudicare e addirittura per lutti incancellabili nel corso dell’immane e furono infine legalizzate con la costitu- guardare al di fuori delle sbarre della so- strage. zione della Milizia Volontaria Sicurezza cietà totalitaria. Forti di questo inno all’esaltazione del Nazionale (MVSN). Raggiunto il potere e Il paese nel suo complesso era imprigio- sacrificio di tante vite, i fascisti aprirono consolidata la sua preminenza assoluta, il nato in una struttura culturale e mentale una campagna di violenze contro tutti fascismo mussoliniano si sforzò di crear- che inibiva ogni libera scelta. Solo in que- coloro che potevano esser additati quali si un nuovo volto, guerriero sì, ma anche sti termini il fascismo poteva ben vantare traditori della patria perché non condivi- perbene, rispettoso dei valori tradiziona- di avere conquistato il consenso dell’Ita- devano l’esaltazione nazionalista. li civili e religiosi. lia intera; e in effetti fu molto difficile e In prima linea tra i nemici stavano i so- Ciò accontentò gran parte del mondo per tanti anche doloroso liberarsi della cialisti: e contro di loro i fascisti trovaro- tradizionale, la chiesa e i benpensanti di tragica sua fascinazione e indirizzarsi a no subito alleati e sostenitori potenti tra ogni fede. E andò di pari passo con l’in- scelte di libertà e di giustizia sociale. Ma le classi agiate, dai proprietari terrieri ai trecciarsi di rapporti, di reciproci favori e anche in questo risiede la grandezza del- grandi industriali; ma anche tra i mezza- di comuni interessi con i grandi centri del la lotta resistenziale. dri e i piccoli proprietari, drammatica- potere economico. Il fascismo consolidò mente allarmati per la minaccia di una così il proprio prestigio presso le masse rivoluzione bolscevica. d’ordine, attirandosi il definitivo appog- * Docente all’Università di Bologna, storico

8 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Stato collaborazionista – cioè alleato con i nazisti – unito e capace di proporre una prospettiva democra- creato da Mussolini. tica al nostro paese? Ma come si è arrivati a questo passaggio cruciale del- Per lungo tempo i contemporanei non compresero ed la storia d’Italia? Perché per vent’anni il nostro Paese anzi sottovalutarono la realtà del fascismo – rivolu- ha conosciuto un regime dittatoriale? Come mai il fa- zione e reazione allo stesso tempo, alternativa sia alla scismo ha raccolto un consenso così diffuso e radi- democrazia liberale sia al socialismo –, ritenendolo cato? Perché questo regime è crollato per dinamiche fenomeno passeggero, cogliendone solo gli aspetti interne ai suoi gruppi di potere e alla monarchia e più appariscenti della sua azione, come l’uso sistema- non invece per l’azione dei partiti antifascisti? Infi- tico della violenza nella lotta politica. Le altre forze ne, come mai in presenza di un antifascismo giunto politiche attive nell’Italia del primo dopoguerra rea- debole, diviso, stanco – dopo tante persecuzioni e di- girono in modo diversificato – da chi pensò di usare sillusioni – a questo appuntamento, ha potuto svilup- il fascismo per sconfiggere le istanze rivoluzionarie parsi in così poco tempo un movimento resistenziale dei partiti di sinistra a chi cercò di contrastare im-

Roma città aperta – Regia di Roberto Rossellini (1945). Celeberrimo film del neorealismo italiano, ambientato nella capitale occupata dai tedeschi, con Anna Magnani (la figura della Sora Pina, che si ispira a Teresa Gullace ed alla sua tragica vicenda) e Aldo Fabrizi, in una delle loro interpretazioni più famose.

Teresa Gullace fu uccisa a Roma a 37 anni con un colpo di pistola dai soldati tedeschi durante l’occupazione nazista, mentre cercava di parlare con il marito Girolamo arrestato nel corso di un rastrellamento. Dicevi: morte, silenzio, solitudine; Secondo le testimonianze, , come amore, vita. Parole delle nostre dei GAP (Gruppi di Azione patriottica), provvisorie immagini. estrasse la pistola, ma, circondata dalle donne presenti, fu arrestata dai tedeschi. E il vento s’è levato leggero ogni mattina Un’altra partigiana, Marisa Musu, le prese immediatamente la e il tempo colore di pioggia e di ferro rivoltella nascondendola e le infilò in tasca la tessera di un’as- è passato sulle pietre, sociazione fascista. A causa di questa provvidenziale azione, sul nostro chiuso ronzio di maledetti. Carla Capponi fu successivamente liberata. Ancora la verità è lontana. Col crescere delle proteste i nazisti furono costretti a liberare Girolamo Gullace. La figura di Teresa divenne rapida- E dimmi, uomo spaccato sulla croce, mente un simbolo della Resistenza romana. e tu dalle mani grosse di sangue, Il regista Roberto Rossellini prenderà spunto come risponderò a quelli che domandano? dalla sua vicenda, sia pur profondamente modificata, per il Ora, ora: prima che altro silenzio personaggio della Sora Pina, interpretata da Anna Magnani entri negli occhi, prima che altro vento nel film Roma città aperta. salga e altra ruggine fiorisca.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 9 mediatamente il movimento sul terreno dell’uso della a lavorare. Intanto, nel giro di pochi anni il fascismo violenza – e tranne casi isolati non furono in grado di da movimento diventa regime, fascistizzando lo Stato. rispondere in modo unitario al fascismo. Da questo momento essere contro il fascismo è sino- Per i partiti che si opposero al fascismo la sconfitta nimo di essere contro l’Italia. Abolita l’elettività delle fu profonda, perché mise in discussione aspetti fon- cariche pubbliche, sostituita dalla nomina dall’alto, damentali della loro identità e del loro stesso radi- epurati i funzionari pubblici, messa sotto controllo camento sociale. Per molti militanti l’unico modo per la stampa, messi a punto i meccanismi di controllo sfuggire alle violenze fasciste fu quello di emigrare o e repressione degli oppositori, il regime procede ra- in altre città o, più frequentemente, all’estero. Un inte- pidamente a risolvere i problemi fondamentali che ro mondo fu disarticolato, si pensi solo alle organiz- ostacolano il pieno consolidamento del suo potere: zazioni sindacali socialiste e anarchiche che videro il rapporto con il mondo del lavoro e le relazioni con nel giro di pochi anni il passaggio di molti lavoratori la Chiesa cattolica. Le politiche messe in atto nei con- ai sindacati fascisti, unica condizione per continuare fronti del mondo del lavoro, solo in parte efficaci, e so-

vietica e dal suo mito; benché travagliati da numerose rotture nascenti dai muta- menti della politica di Stalin, furono i soli capaci di organizzare una sistematica, se pur intermittente, azione nell’Italia fascista; il loro intervento, quantunque causasse molte “cadute” nelle reti della Socialisti, comunisti, repubblicani, liberali, popolari, polizia, valse a tenere vive nel proletaria- to le speranze di un rivolgimento sociale Giustizia e Libertà: contraddizioni e alleanze e politico e a gettare le basi per la grande di luigi ganapini mobilitazione del 1943-1945. Già dal 1925 in Italia alcuni gruppi di gio- u una stagione tragicamente in- mento e la messa al bando senza possi- vani, di ispirazione liberale e socialista tensa, quella seguita alla fine del- bilità di reagire. avevano dato vita a giornali e a un mo- la Grande Guerra. Nella crisi del Nel Paese la repressione violenta ormai vimento clandestino, “Italia Libera”, che sistema liberal democratico e di legalizzata incentivò un’emigrazione po- invitava a innovare l’opposizione con più fronte all’incapacità della classe polare fatta soprattutto di proletari so- incisive forme di lotta. Negli anni succes- Fdirigente liberale ad affrontare le novi- cialisti verso la Francia. Non spense tut- sivi diversi tentativi di azioni “esempla- tà della società di massa, il movimento tavia un antifascismo popolare diffuso e ri”, intese a smuovere l’opinione pubbli- fascista si impose con la mobilitazione persistente, che non cedette le armi fino ca, furono stroncati dal sistema spionisti- violenta, con gli appelli al nazionalismo alla caduta del regime, come testimonia- co e dalla provocazione fascisti. esasperato e all’anticapitalismo plebeo no le denunce della polizia e le condanne Le novità emersero negli Anni Trenta, dei ceti diseredati. In soli quattro anni ri- della magistratura. Ma l’elaborazione di dopo un decennio di dittatura. Da una dusse all’impotenza le forze cattoliche e una linea politica comune tra i partiti e parte il VII Congresso dell’Internazionale socialiste, conquistò al suo capo, Mussoli- i movimenti politici era resa impossibile Comunista lanciò la prospettiva dei Fron- ni, la guida del governo e nei tre anni suc- dalla gravità della sconfitta, generatrice ti popolari in cui convergessero tutte le cessivi ebbe ragione di ogni opposizione. di divisioni e diffidenze che si prolunga- forze democratiche per combattere fasci- La sconfitta aveva frantumato tutti gli rono negli anni. smo e nazismo; dall’altra nuovi fermenti schieramenti democratici, a cominciare In Francia, rifugio per tutti i perseguitati (tra cui ebbe grande rilievo il contributo dai socialisti divisi dal 1921 tra comuni- d’Europa, in seno alla tormentata comu- di Carlo Rosselli) spinsero socialisti e de- sti e socialisti, i quali a loro volta diedero nità degli esuli si contrapposero le varie mocratici di varia ispirazione a nuove ela- vita a due partiti (il Partito Socialista Ita- anime del socialismo e del liberalismo: borazioni ideologico-politiche e all’ac- liano e il Partito Socialista Unitario). An- tutti variamente convinti che la cadu- cettazione dell’alleanza con i comunisti. che i cattolici del Partito Popolare, dopo ta del regime sarebbe venuta da sé per La Spagna fu la prova del fuoco di questo aver inizialmente appoggiato il governo l’incapacità di gestire l’economia e per la rinnovato antifascismo italiano: nelle di Mussolini, dovettero fronteggiare una sfiducia popolare. Gli esuli ricostituirono Brigate Internazionali, a fianco della Re- scissione dovuta alla destra filofascista. i partiti sciolti in Italia, con l’eccezione pubblica e contro i falangisti del generale Nel 1924 l’assassinio del deputato socia- dei Popolari, bloccati dall’ostilità vati- Franco, andarono a combattere i militanti lista Giacomo Matteotti e il rifiuto del re cana; socialisti, repubblicani e liberali si dell’antifascismo italiano, dai comunisti di togliere la fiducia a Mussolini, spinse ritrovarono in una alleanza stabile, che agli anarchici ai socialisti e agli esponenti i deputati non fascisti ad abbandonare garantiva l’autonomia ai partiti aderenti. di Giustizia e Libertà, il movimento fon- l’aula per protesta: ma dal cosiddetto Si chiamò Concentrazione antifascista e dato da Rosselli. Ma l’alleanza tra gli anti- Aventino si ritirarono ben presto i co- servì a far conoscere all’estero la realtà fascisti (turbata tra l’altro dal conflitto tra munisti, convinti che quell’opposizione, del fascismo italiano, ma non seppe usci- comunisti e anarchici) non fu un’alleanza fondata su prospettive legalitarie (l’in- re dal recinto delle analisi precedenti. semplice perché, pur nell’entusiasmo di tervento del re), non avesse speranze. Le Facevano parte a sé i comunisti, stretta- uomini che avevano sacrificato tutto per altre forze politiche subirono lo sciogli- mente legati e sorretti dall’Unione So- la libertà, permanevano differenze pro-

10 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 prattutto la firma del Concordato con la Chiesa cattolica nel 1929, aprono una nuova fase del regime. Il fascismo ha la possibilità di mettere in campo senza ostacoli un’azione che mira ad inquadrare l’intera società nelle organizzazioni del regime, agendo in particolare verso i giova- ni e le donne, nel quadro di una strategia volta a costruire le premes- se per un nuovo ruolo Gabriele Mucchi, “Il popolo dell’Italia nel contesto difende Praga internazionale. I citta- contro dini e la società civile l’esercito nazista”, non vivono più sepa- 1952

fonde. La volontà di giustizia sociale de- ma provocato dalla subitanea e provviso- dopo l’8 settembre il gravoso compito di gli azionisti e di gran parte dei socialisti ria alleanza tra Hitler e l’Urss del 1939, incentivare e guidare la Resistenza e la si arrestava di fronte alla distruzione vio- nel corso della guerra, tutti i movimenti lotta partigiana. lenta dell’ordine borghese, mentre per i e partiti sconfitti nel 1922 ripresero le Dai primi Anni Quaranta anche alcuni comunisti l’abbattimento del totalitari- fila della cospirazione; malgrado fossero settori cattolici, fino allora silenti o pro- smo fascista non metteva in discussione assai deboli, riuscirono a sopravvivere e tagonisti di una dissidenza solo morale, la fedeltà al modello sovietico staliniano. a essere poi presenti nel difficile periodo si unirono nella lotta contro la dittatura e Pochi anni dopo tuttavia, malgrado il trau- della dittatura di Badoglio, per assumere l’occupazione tedesca.

cato, da parte di alcune istituzioni dello Stato, di inquinare le acque con il chiaro disegno di impedire che la verità affioras- se. Il più colossale e dispendioso sforzo di mistificazione è rappresentato infatti dalla pubblicazione in cinquanta volumi, a cura del ministero degli Affari Esteri, dell’opera L’Italia in Africa, che avrebbe Una pagina ancora poco conosciuta: terrore e massacri dovuto tracciare, secondo i propositi dei dietro il mito dell’italiano “diverso” promotori dell’iniziativa, un quadro e un bilancio esaurienti della presenza italia- di angelo del boca* na nelle colonie dell’Africa Orientale e Settentrionale. Il mancato dibattito sul colonialismo sbarazzarsi dei miti e delle leggende che Si tratta, invece, di un bilancio truccato, si sono formati nell’800 e nei primi tre anche rozzamente e con impudenza, con Ancora oggi, a più di sessant’anni dalla decenni del XX secolo, mentre una mino- il solo scopo di porre in evidenza i me- firma del Trattato di pace di Parigi, che ranza non insignificante di nostalgici e di riti della colonizzazione italiana e anche ci ha privato per sempre delle colonie, la revisionisti li coltiva amorevolmente e li la sua “diversità” ed “eccezionalità”, se maggioranza degli italiani non ha preso difende con iattanza. Quasi ogni giorno, confrontata con i colonialismi coevi. Del coscienza di ciò che è realmente acca- nelle lettere ai giornali, c’è chi esalta la resto, che cosa ci si doveva aspettare di duto, fra il 1885 e il 1943, nelle quattro missione civilizzatrice dell’Italia in Africa diverso dal Comitato che ha gestito l’o- regioni africane che abbiamo conqui- e chi si indigna se qualche storico serio pera? Quindici membri su ventiquattro stato con la forza. La rimozione, nella e scrupoloso rivela pagine non edificanti. erano ex governatori di colonia o alti cultura del nostro Paese, del fenomeno La sopravvivenza di questi miti e leg- funzionari dell’amministrazione colonia- del colonialismo e degli arbitri, sopru- gende, che tendono essenzialmente a le, mentre gli altri nove membri erano si, crimini, genocidi ad esso connessi, è fornire un’immagine altamente positiva africanisti di accertata fede colonialista. stata (e continua ad essere) quasi totale. della presenza italiana in Africa, è dovuta Come giustamente ha fatto rilevare Gior- A 129 anni dallo sbarco a Massaua del al fatto che in Italia, a differenza che in gio Rochat, una buona parte dei cinquan- colonnello Tancredi Saletta, a 103 anni altri Paesi dal passato coloniale (si veda, ta volumi è priva “di qualsiasi requisito di dall’attacco ai porti della Tripolitania e ad esempio, la Francia dopo la sale guerre serietà e di scientificità. Ci riferiamo, ad della Cirenaica, a 79 anni dall’aggressio- d’Algérie) non è mai stato promosso un esempio, ai volumi di Vitale sugli aspet- ne fascista all’Etiopia, l’Italia repubblica- serio, organico e definitivo dibattito sul ti militari della conquista italiana, carat- na e democratica non ha ancora saputo fenomeno del colonialismo. Si è anzi cer- terizzati da una dipendenza totale dalle

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 11 rati dallo Stato, ma vengono mobilitati per le sue fi- nalità in forme che però sono passive, conformistiche e retoriche. Per questo motivo il consenso che il regi- me fascista indubbiamente raccoglie risulterà preca- rio, non capace di incidere in profondità sulle culture preesistenti. Il punto più alto di questo consenso si colloca nella seconda metà degli Anni Trenta, soprat- tutto dopo la proclamazione dell’Impero fascista a se- guito della conquista dell’Etiopia. Tuttavia basteranno pochi anni di guerra, a partire dal 1940, perché dal Piccoli balilla. consenso si passi rapidamente alla disillusione e al Notare sull’uniforme desiderio di farla finita con Mussolini e il fascismo. in alto la “M” Dopo la prima fase, caratterizzata dall’uso della vio- per Mussolini tesi oltranziste dell’epoca fascista, dalla oggi, a quasi ottanta anni dall’ultima e stizia al vecchio Omar alMukhtar, che ha superficialità e genericità della ricostru- più immotivata impresa coloniale, lo stu- speso la sua esistenza nella difesa della zione degli avvenimenti, dall’ignoranza dente di scuola media non dispone di te- sua terra. delle fonti non italiane e dalla rinuncia sti aggiornati e depurati, e soltanto quan- Realizzato nel 1979 e programmato l’an- alla utilizzazione del disciolto ministero do approda all’università può disporre no successivo in tutte le sale del mondo, dell’Africa Italiana, di cui pure il Comitato di alcune opere scientificamente valide, in Italia incontrò il veto dell’allora sot- si arrogava l’esclusiva”. sempre che incontri il docente disposto a tosegretario agli Esteri Raffaele Costa, Nessuno intende negare che la presen- fargliele adottare. il quale giudicò la pellicola come “lesi- za italiana in Africa ha avuto anche de- La mancata condanna del colonialismo ha va dell’onore dell’esercito italiano”. Per gli aspetti positivi per lo sviluppo delle anche mandate assolte tutte quelle mi- qualche anno il film è stato proiettato di popolazioni da noi amministrate, così gliaia di italiani che si sono macchiati di nascosto in qualche saletta di cine-club, come sarebbe ingiustificato sottostima- crimini nelle campagne per la riconquista e soltanto il 17 settembre 1988 veniva re il contributo dei singoli italiani, sul della Libia (1922-1932), nelle operazioni presentato a Rimini nel quadro del Festi- piano del lavoro, dei sacrifici, della ferti- contro i guerriglieri somali della Migiur- val Rimini-Cinema, dedicato per l’appun- le immaginazione. Ma è ingiusto e falso tinia (1926-1928), nella guerra contro to al cinema coloniale. storicamente evidenziare soltanto questi l’impero d’Etiopia (1935-1936), e nel Non ci risulta, tuttavia, che i veti siano aspetti positivi e tenere in ombra, o ad- tentativo, fallito, di annientare il movi- caduti e il film continua così ad essere dirittura disconoscere, la somma degli mento di resistenza dei partigiani etiopi- proibito senza che sia stata fornita all’o- errori e dei crimini commessi durante le ci (1936-1941). Da Mussolini a Badoglio, pinione pubblica italiana una spiega- guerre di conquista, l’altissimo prezzo da Graziani a De Bono, da Lessona a Pirzio zione plausibile. Il motivo del veto, del pagato dalle popolazioni assoggettate, Biroli, da Geloso a Gallina, da Tracchia a resto, non è difficile da intuire. Si teme il tentativo di privarle della loro identità Cortese, tutti i maggiori responsabili dei di dare in pasto al pubblico italiano una nazionale e culturale, o addirittura, come genocidi africani sono rimasti impuniti, delle pagine più vergognose del nostro in Cirenaica, di annientarle fisicamente, quando non hanno ottenuto altri onori colonialismo: l’assassinio di un autentico con la deportazione e il loro internamen- dall’Italia repubblicana, mentre è in atto patriota, la soppressione con il capestro to nei tredici lager della Sirtica e del Sud- da anni un processo di riabilitazione per di un vecchio ikhuàn di 74 anni. Neppure Bengasino, che si rivelarono letali per alcuni di essi da parte di biografi faziosi o la Francia, che non ha certo usato il guan- più della metà dei reclusi. Quando, il 24 compiacenti. to di velluto nel risolvere le sue contese gennaio 1932, il governatore generale coloniali, ha osato mandare a morte il della Libia, maresciallo Pietro Badoglio, Chi ha paura di Omar? marocchino Abd el-Krim e l’algerino Abd annunciò trionfante che “la ribellione era el-Kader. stata completamente e definitivamente Qualche volta, a dare manforte alla sto- Dalla responsabilità di aver partecipa- stroncata”, almeno 100 mila libici, fra riografia di stampo moderato o revansci- to, seppure indirettamente ed incon- combattenti e civili, avevano perso la vita sta nel favorire la rimozione delle colpe sciamente, alla campagna di rimozione nella tenace ma vana difesa del loro Pa- coloniali, sono le stesse autorità di go- delle colpe coloniali, non vanno esenti ese. Si tenga inoltre presente, per poter verno. Il caso più noto ed emblematico neppure gli storici democratici e di sini- valutare appieno il pesantissimo tributo è quello della mancata distribuzione in stra, i quali, attratti da altri punti nodali di sangue del popolo libico, che l’intera Italia del film del regista siroamericano della storia nazionale, hanno trascurato popolazione della Libia non raggiungeva, Mustapha Akkad, “Il Leone del deserto”. Il del tutto, come argomento di indagine, il negli Anni Venti, gli 800mila abitanti. Il film, come è noto, narra le gesta di Omar colonialismo italiano. Se si fa eccezione che significa che lo sterminio ha interes- al-Mukhtar, il capo della resistenza in Ci- per “La prima guerra d’Africa”, di Roberto sato un ottavo della popolazione. renaica, impiccato nel campo di concen- Battaglia, che è del 1958, bisogna arriva- Il mancato dibattito sul colonialismo e la tramento di Soluch il 16 settembre 1931 re agli inizi degli Anni Settanta per poter mancata condanna dei suoi aspetti più dopo un processo-farsa. Prodotto con leggere qualche libro scientificamente brutali e ripugnanti hanno ovviamente capitali libici, il film non è un capolavo- valido. A parziale discolpa della storio- impedito che si giungesse ad una revisio- ro dal punto di vista artistico, ma rispetta grafia progressista va detto che ancora ne critica del fenomeno, per cui ancora la verità storica e rende soprattutto giu- per tutti gli Anni Sessanta i più importanti

12 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 lenza contro gli oppositori, fattosi regime, il fascismo del Tribunale Speciale, organo dello Stato ma com- mette a punto strumenti repressivi che sono in parte posto da giudici che sono ufficiali fascisti, e che può quelli tradizionali dello Stato, in parte nuovi. Il con- condannare gli oppositori a decine di anni di carcere, fino di polizia, cioè l’obbligo di risiedere per alcuni all’ergastolo e persino a morte (come avviene per 31 anni in isole o località isolate dell’Italia meridionale, antifascisti italiani e sloveni). In realtà, sono tutte le riprende l’istituto del domicilio coatto. I carabinieri e organizzazioni del fascismo a esercitare un costan- gli agenti di polizia sono sempre i solerti esecutori te controllo su ogni forma di dissenso e opposizione, delle azioni repressive, ma viene anche creata un’or- siano essi politici o espressione di disagi sociali o in- ganizzazione, l’Ovra (il significato della sigla non fu dividuali. volutamente mai riportato in atti ufficiali; per la mag- Oltre 100.000 italiani sono schedati dalla polizia gior parte degli storici significa Opera Vigilanza Re- durante il regime, 5.200 sono condannati a pene de- pressione Antifascismo), che ha il compito specifico di tentive dal Tribunale Speciale, 12.300 sono inviati al reprimere gli antifascisti. Nuova è anche l’istituzione confino, 160.000 vengono ammoniti, cioè “avvisati” strumenti di ricerca del settore sono uti- ti dell’archivio dell’Ufficio Storico dello La polemica con Indro Montanelli lizzati, in regime quasi di monopolio, da- Stato Maggiore dell’Esercito, sino a ieri gli ambienti della vecchia lobby colonia- gelosamente e testardamente negati a Al coro dei nostri diffamatori si univa, lista, non certo interessati ad affrontare tutti. sin dalla metà degli Anni Sessanta, Indro i problemi più roventi e scomodi dell’e- Ma questo ritardo nella pubblicazione dei Montanelli, il più autorevole dei giornali- spansione italiana in Africa, ma spinti, documenti ufficiali, che provano ormai in sti italiani, autore di una “Storia d’Italia” nella migliore delle ipotesi, a darne una maniera conclamata ciò che noi scrivem- che ha rinnovato i successi di quella di reinterpretazione di carattere moderato. mo nel 1965 (La guerra d’Abissinia 1935- Carlo Botta. La tesi di Montanelli era di A partire dalla seconda metà degli Anni 1941, Feltrinelli) e nel 1979 (Gli italiani quelle assiomatiche. Settanta diventa meno difficile accedere in Africa Orientale. La conquista dell’Impe- Poiché lui aveva seguito “l’intera” cam- agli archivi del ministero degli Esteri, che ro, Laterza), ha consentito che per mezzo pagna di Abissinia (in realtà soltanto i sono di importanza capitale perché cu- secolo si perpetuasse il dubbio sull’im- primi due mesi, poi fu ferito e ricoverato stodiscono l’80 per cento del materiale piego dei gas, la micidiale arma proibita in un ospedale di Asmara!) senza vedere utile per lo studio del colonialismo italia- dagli accordi internazionali di Ginevra, e alcuna traccia di iprite, le nostre accuse no. Il merito di questa maggiore liberali- che invece fu usata in Etiopia in maniera non avevano alcun senso ed erano sem- tà, più che dei ministri che si sono avvi- massiccia, vale a dire 500 tonnellate di plicemente calunniose nei confronti del cendati agli Esteri, è del professor Enrico aggressivi chimici. soldato italiano, il quale, anche in Africa, Serra, che dirigerà il Servizio Storico e Per le nostre denunce del 1965 e 1979 si è dimostrato “diverso”, più tollerante, Documentazione del ministero dal 1972 fummo ricoperti di insulti, additati all’o- più umano degli altri. al 1992. A questo partigiano giellista e pinione pubblica come impostori, anti- Questa aggressione nei nostri confron- illustre studioso di storia contemporanea italiani, nemici dell’esercito. Si giunse ti durò trent’anni senza che le autorità va la riconoscenza di tutti i ricercatori che persino a sostenere, da parte di alcune militari, che erano depositarie di tutti i hanno lavorato negli archivi della Farne- associazioni di ex combattenti e reduci, segreti della guerra d’Etiopia, intervenis- sina. che eravamo incorsi nel “reato” di vi- sero, com’era loro dovere, per ristabili- Nel 1984 si avverte, agli Esteri, un’inver- lipendio del soldato italiano e che per re la verità. Il 7 febbraio 1996, seppure sione di tendenza, almeno per ciò che questo meritavamo una punizione. con un ritardo di sessant’anni, lo Stato riguarda gli archivi coloniali. La moti- vazione ufficiale delle gravi restrizioni nell’utilizzo di gran parte dell’archivio del disciolto ministero dell’Africa Italia- na (ASMAI) è che l’archivio in questione ha la necessità di essere riordinato. Ma il vero motivo è un altro. Ed è un motivo inconfessabile. Si teme che studiosi libici ed etiopici possano scoprire nelle carte dell’ASMAI quella scomoda verità sugli eccidi, le deportazioni, i furti di terre, che ancora oggi si vuole tenere celata. Ancora all’inizio degli Anni Novanta il lavoro del ricercatore non è facilitato ed anzi, qualche volta, è anche ostacolato. I divieti più frequenti e assurdi proven- gono dalle autorità militari. Sul tema Una vignetta dell’impiego delle armi chimiche in Etio- del “Becco giallo” pia, ad esempio, è soltanto nel 1988 che clandestino Giorgio Rochat ha potuto fare un bilancio dopo l’assassinio di quasi definitivo valendosi dei documen- Giacomo Matteotti

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 13 che sono sotto il controllo delle autorità per le loro e migliori condizioni di vita. La repressione è spro- idee, migliaia quelli che sono costretti ad emigrare porzionata – per una parola sfuggita si rischia di fare all’estero, anche perché la repressione non si esplica due anni di confino – e induce molti ad adeguarsi e solo nella dimensione poliziesca, ma nell’isolamento a esprimere con molta cautela la propria distanza sociale, nella perdita del lavoro, nelle vessazioni quo- dal regime. Continuare a essere antifascisti in Italia tidiane contro la persona e i suoi familiari. Ma di quali è davvero molto difficile, richiede una disponibilità “colpe” si macchiano gli antifascisti? Si viene puniti totale al sacrificio personale e anche della propria per aver conservato in casa oggetti e documenti che famiglia. Nonostante questo, l’antifascismo rimane rimandano alle precedenti tradizioni politiche, per per tutto il ventennio un fenomeno non trascurabile aver fatto un’affermazione compromettente in luoghi nelle sue dimensioni, e capace di un rinnovamento pubblici, per aver raccolto o distribuito un volantino, generazionale significativo, in particolare per i comu- per aver partecipato a riunioni o promosso agitazio- nisti, duramente colpiti dalle condanne del Tribunale ni di lavoratori al fine di ottenere aumenti salariali Speciale (due terzi dei condannati). Accanto all’antifa- italiano, nella persona del ministro della colonialismo. Quella di scavare nel no- Carlo Zaghi, Renato Mori, Gianluigi Rossi, Difesa, generale Domenico Corcione, am- stro passato coloniale non è un’impresa Romain Rainero, Francesco Surdich, Fabio metteva finalmente, rispondendo ad una facile né gradevole. Ogni volta che crol- Grassi. Le loro opere inaugurano, final- interrogazione parlamentare, che nel cor- la un mito, perché se ne rivela la falsità, mente, nuovi metodi di ricerca e offrono so del conflitto italo-etiopico del 1935- bisogna fare i conti con chi, in buona o nuove chiavi di lettura degli avvenimen- 1936 “furono impiegati bombe di aereo mala fede, vi ha creduto, e non vuole ar- ti dominanti del colonialismo, ponendo e proiettili di artiglieria caricati ad iprite rendersi all’evidenza, si ribella, non si dà finalmente in luce le orrende stragi di ed arsine, e che l’impiego di tali gas era pace. Montanelli, ad esempio, finalmente Addis Abeba (30mila morti, secondo la ben noto al Maresciallo Pietro Badoglio, il ammise l’impiego dei gas in Etiopia, ma versione etiopica) e di Debrà Libanos quale firmò di proprio pugno alcune rela- non rinunciò mai alla sua visione mitiz- (2mila monaci uccisi). Esse costituisco- zioni e comunicazioni in merito”. zata del colonialismo italiano. Scriveva il no, inoltre, un primo e benefico antidoto L’ammissione, da parte del Governo, 29 ottobre 1995, in risposta ad un lettore a quella diffusa rimozione del fenomeno dell’impiego dell’arma chimica in Etiopia, del “Corriere della Sera” che gli chiedeva coloniale che siamo andati esaminando. anche se tardiva e, per certi aspetti, anche un giudizio globale sulla conquista dell’E- Ma va anche messo in luce che, contem- reticente, costituiva tuttavia una grossa tiopia: “Sono convinto che il nostro colo- novità per il nostro Paese, dove sembra nialismo sia stato, fra tutti, il più umano, poraneamente, si va affermando una sto- avere sempre più fortuna la corrente re- o il meno disumano”Nonostante i divieti, riografia di carattere opposto, moderata e visionista. Il dibattito sui gas e sui crimini le sottrazioni di documenti, i mancati in- conservatrice. del fascismo in Africa, che si è svolto fra coraggiamenti di chi avrebbe dovuto pro- Pur non essendo generalmente di matri- l’agosto del 1995 e il febbraio del 1996 muovere una revisione critica del nostro ce fascista, essa ha tuttavia la tendenza sulla stampa nazionale, quotidiana e pe- operato in Africa, negli ultimi trent’anni a giustificare, se non in tutto in parte, la riodica, non ha certamente raggiunto la gli studi sul colonialismo italiano han- violenza del colonialismo, a riabilita- dimensione, l’intensità e la scientificità no fatto qualche sostanzioso progresso, re fatti e personaggi, favorendo quindi che avevamo auspicato, ma costituiva in- grazie alle ricerche condotte da Giorgio quella rimozione delle colpe coloniali dubbiamente un buon avvio per contra- Rochat, Nicola Labanca, Angelo Del Boca, che la storiografia progressista si sforza stare quella rimozione, quasi totale nella Enrico Serra, Francesco Malgeri, Enzo di combattere. coscienza degli italiani, del fenomeno del Santarelli, Giuliano Procacci, Eric Salerno, *Storico del colonialismo italiano

a grande mostra al Guggen- Le Figaro, il 20 febbraio 1909, dopo es- heim di New York dedicata sere apparso in italiano, su alcune testate al Futurismo, riaccende i minori. riflettori su questo movi- Accanto a Marinetti, nella foto di grup- mento, l’ultima delle gran- po degli esordi, vediamo Boccioni, Carrà, Ldi avanguardie nate prima della Severini, Russolo. La giovinezza fu pre- Grande Guerra. sentata come un valore, di contro alla Ma sembra ritornare d’attualità, vecchiezza attribuita agli “altri”, tanto in certo senso, anche sul piano esponenti del ceto politico, quanto della politico, con la nuova, discutibi- letteratura e delle arti: liberali e sociali- le ondata di “giovanilismo” che sti, da un canto, dannunziani e pittori re- sembra travolgere la vita pub- alisti, dall’altro. blica nazionale. “I più vecchi di Giovinezza presentata come simbolo di noi hanno trent’anni”, precisava velocità, di modernità, di progresso: in Filippo Tommaso Marinetti nel una parola, di cambiamento. Una nuova di angelo d’orsi* preambolo al Manifesto di fonda- arte, rappresentativa della società italia- zione pubblicato, in francese, su na avviatasi, in ritardo, sulla via dell’indu-

14 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Una pubblicazione futurista del 1915. Si legge fra l’altro nel testo del programma politico futurista (11 ottobre 1913) a firma Marinetti, Boc- cioni, Carrà, Russolo: “La parola Italia deve dominare sulla parola Libertà”; “una più grande flotta e un più grande esercito; un popolo orgoglioso di essere italiano, per la Guerra, sola igiene del mondo”

strializzazione, una nuova cultura, adatta tutte segnate da una tensione cosmo- l’Italia della “Terza Roma”, dell’Impero ad esprimere nuovi bisogni e nuove esi- politica. Anche se non è mancato chi, fra che tornava “sui colli fatali di Roma”. genze, gli uni e gli altri, tuttavia, stret- gli studiosi, ha voluto parlare di “italia- Non mancarono taluni esponenti di un tamente connessi alle classi dominanti nismo”, per ridurre il peso politico di af- futurismo “di sinistra”, ma si trattò di una di cui gli intellettuali futuristi miravano, fermazioni del tipo “La parola Italia deve corrente minoritaria, del tutto emargina- velleitariamente, a porsi come guide ol- dominare sulla parola Libertà”, che non è ta, anche se le polemiche interne furono tre che interpreti. Era la sindrome delle che l’avvio di un percorso ideologico tut- sempre intensissime, con gravi rotture, mosche cocchiere, quelle che annidate to interno al nazionalismo più aggressivo. litigi, scazzottate. In generale a partire sulla criniera del cavallo pretendono di Nella seconda fase, dopo la guerra, che dalla fine degli Anni Venti, il Futurismo si indirizzarne i passi. vede partecipare in massa tutti i mem- allineò perfettamente sul piano politico, Analogamente, la “banda di scimmie ur- bri del movimento (con dolorose perdi- pur conservando una sorta di ius murmu- latrici” dei futuristi, per citare Gramsci te, a cominciare da quelle gravissime di randi, che sbeffeggiava talora aspetti, fi- (che pure ne riconobbe i meriti cultura- Boccioni e Sant’Elia) il Futurismo si legò gure e indirizzi del regime. li), si pose in testa di guidare la borghe- strettamente ai neonati Fasci di combat- Ma l’ingresso di Marinetti nella Reale sia imprenditoriale italiana, dalla Milano timento mussoliniani e agli Arditi, corpo Accademia d’Italia, nel 1929, apparve capitale della modernità italiana; ma si d’assalto formato dai peggiori elemen- l’esito scontato, benché paradossale per ridusse, negli anni del regime mussolinia- ti sociali, trasformatosi, dopo il forzato l’uomo che aveva tuonato contro le acca- no, a una specie di sindacato che tentava scioglimento, in gruppo paramilitare. demie, di un percorso. di tutelare gli interessi degli artisti e let- Furono Arditi, primi fascisti e futuristi, ac- Il cui approdo fu la partecipazione esal- terati aderenti al movimento, dopo aver canto a gruppi di ufficiali smobilitati, ad tata a tutte le guerre del duce (eccetto contribuito a preparare il terreno ideolo- assaltare e dare alle fiamme la sede del la Spagna), di Marinetti e dei suoi fede- gico alla stessa nascita del fascismo. giornale socialista Avanti!, a Milano, il 15 lissimi, con l’adesione finale alla RSI, e Nel confuso miscuglio ideologico propo- aprile 1919. Dopo una provvisoria rottura gli sciagurati canti in onore di Mussolini sto dal Futurismo troviamo infatti alcune con i Fasci, a seguito del ripudio da parte e l’apologia dell’ultima guerra che, con il costanti: l’esaltazione della violenza, e di questi delle “tendenzialità” repubbli- fascismo, seppellì lo stesso Marinetti, che della guerra in specie, “sola igiene del cana e anticlericale (Mussolini sapeva non ne vide neppure la fine, morendo nel mondo” (secondo il punto 9 del Mani- che senza l’accordo del Vaticano e della dicembre 1944. festo di fondazione), il nazionalismo, il Corona non sarebbe mai potuto ascende- Qualcuno ha lodato se non altro la co- disprezzo per la democrazia, l’antisocia- re al governo), Marinetti e il suo manipolo erenza politica e la fedeltà personale lismo, che, dopo il 1917, diventa antibol- – diffusosi in tutta la Penisola – si rialli- a Mussolini: in realtà, il capo futurista, scevismo. nearono, dopo la Marcia su Roma. Invano mentre non cessava di fare proclami pro Indubbiamente, nella sua fase eroica tentò, il leader futurista, anche in ragione fascismo, finalmente tornato repubblica- (quella degli albori, fino alla Grande dei suoi rapporti personali con Mussolini, no e “rivoluzionario”, trattava per espa- Guerra), il Futurismo svolse una funzione di fare del suo movimento l’arte ufficiale triare in Svizzera. salutare sul piano culturale, ma inquina- del regime. Mesto tramonto di un intellettuale che ta fin dall’inizio da pulsioni nazionalim- Anche sul piano creativo, vi fu un progres- ebbe grandi meriti, ma ancor più grandi perialistiche, che subito lo distinsero, e sivo offuscamento, mentre, sul piano ide- responsabilità. in sostanza lo contrapposero, alle altre ologico, sempre di più i futuristi diventa- avanguardie artistiche, tendenzialmente vano gli imbonitori della “Nuova Italia”, *Docente all’università di Torino, storico

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 15 scismo militante, che agisce e ha come referenti le or- lettivi dei lavoratori. Ma le dinamiche sono comples- ganizzazioni anarchiche, comuniste, socialiste, repub- se, e accanto a momenti di grande entusiasmo – come blicane e popolari ricostruite all’estero, in particolare l’esperienza dei fronti popolari e la partecipazione di in Francia, si esprime nel Paese un antifascismo che è migliaia di antifascisti alla guerra civile spagnola tra espressione di antagonismo sociale, di anticonformi- il 1936 e il 1939 – stanno i momenti di profonda de- smo, di rifiuto di vivere in un sistema soffocante come lusione e di divisione, come nel caso dello scontro tra quello creato dal fascismo. Dopo l’affermazione del anarchici e comunisti a Barcellona nel 1937 e della nazismo in Germania, nel 1933, aumentano le preoc- firma del patto tedesco-sovietico nel 1939, che allon- cupazioni per l’espansione di regimi e movimenti di tana la possibilità di un fronte unitario antifascista. destra in Europa, e anche nei Paesi democratici (come Gli anni della guerra sono il momento della verifica fi- in Francia) l’antifascismo per molti diventa l’orizzonte nale per fascismo e antifascismo. Le forze antifasciste entro il quale inserire l’azione politica di contrasto a vi arrivano in forte difficoltà. L’antifascismo esiliato, questi regimi e per difendere i diritti individuali e col- dopo l’entusiasmo provocato dalla guerra di Spagna,

tre figli, di cui uno in età lavorativa) non poteva vivere con il solo reddito del capo famiglia; occorreva contenere i bisogni domestici, cercare occupazioni saltuarie per le donne e fare meno figli (anziché partecipare alla campagna demografica). La casa, poi, vero e proprio cardine di tu- La vita quotidiana negli Anni 20 e 30, tela del nucleo familiare, offriva l’esatta misura delle condizioni degli italiani. fra “perfezionamento della stirpe” e gabinetti comuni Solo i nuovi insediamenti, riservati ai ceti di filippo colombara* medi (case economiche) e a una parte della classe lavoratrice (case popolari), ricordi di persone che vissero l’infan- fame non era per tutti, o non lo era nello combinavano razionalità e igiene, men- zia e l’adolescenza negli Anni Venti e stesso modo: i ceti popolari si impoveri- tre la gran parte delle abitazioni, che Trenta si soffermano spesso sulla vita rono e pagarono più di altri gli incrementi accoglievano operai e impiegati di basso di tutti i giorni; una quotidianità nar- del costo della vita e il taglio dei salari, livello, erano costituite da vani (sovente rata con sorrisi e inquietudini da cui che tra il 1927 e il 1930 si attestò tra il solo due) talora privi di acqua corrente e Iriemergono le case di ringhiera, il tempo 27-28%. Inoltre, i fenomeni inflativi sorti senza riscaldamento a gas (per scaldarsi, libero, le imposizioni del regime e, innan- con il nuovo conflitto mondiale erosero come per cuocere i cibi, si usava la “cuci- zitutto, i problemi alimentari. gli aumenti di paga concessi nel ’37 e nel na economica” a legna e a carbone, novità Agli inizi del Novecento le condizioni ’39. Una migliore qualità della vita, inve- dell’epoca). Un censimento del 1931, in materiali delle classi lavoratrici per- ce, apparteneva alla classe media, il bloc- particolare, segnala che l’88% delle case manevano difficili. Ancora nel 1923 co sociale più in sintonia con il regime. dei capoluoghi mancavano di servizi igie- l’apporto calorico individuale risultava L’alimentazione dei lavoratori manuali nici: per i bisogni corporali si utilizzavano inferiore alle 3.300 calorie necessarie. consisteva soprattutto in minestrone, po- i gabinetti comuni posti in fondo ai balla- Le diete si arricchirono sul finire degli lenta, pasta (piuttosto che riso), salumi, toi, mentre per il bagno, da farsi il sabato, Anni Venti, ma la situazione peggiorò poca carne, caffè di cicoria e latte solo si impiegava una tinozza o si usavano le dopo la metà del decennio successivo a per i bambini. Dieta che mutava in base docce delle fabbriche e i bagni pubblici. causa delle sanzioni economiche impo- alle realtà regionali e a bilanci familiari Ciò che però contraddistinse il Ventennio ste dalla Società delle Nazioni per l’ag- spesso sottoposti a compressioni salaria- fu il livello d’ingerenza del fascismo nella gressione italiana all’Etiopia, e dal 1940 li. Negli Anni Trenta, ad ogni modo, una vita quotidiana, con il costante controllo per via dell’entrata in guerra. Certo, la famiglia operaia tipo (marito, moglie e di ogni fase di esistenza degli individui attraverso forme educative e assisten- ziali promosse dal regime: dalla tutela di madri e bambini in difficoltà (ONMI) all’educazione dei giovani (ONB), all’oc- cuparsi del tempo libero dei lavoratori (OND), ecc. Le stesse pratiche sportive non furono esenti dall’interesse del regi- me, tra i cui obiettivi vi era il risanamento della nazione (volto al “perfezionamento della stirpe”), da attuarsi tramite il mi- glioramento fisico e l’apprendimento dei Il mercato caratteri dell’uomo fascista, ovvero: ca- di piazza San Cosimato, meratismo, virilità, disciplina. L’obbligo a Roma, di raggiungere traguardi del genere toccò nel febbraio 1940 soprattutto ai giovani che, inquadrati nel-

16 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 vede prevalere logiche di potenza tra i vari stati che litari già logorate per le guerre precedenti (Etiopia, provocano disillusione e disorientamento, come nel Spagna, Albania); esso, d’altra parte, fallisce comple- caso del già richiamato patto Molotov-Ribbentrop tamente nell’organizzazione della mobilitazione civi- del 1939. Gli antifascisti attivi in patria hanno visto le. L’andamento negativo del conflitto, l’incapacità di sfumare l’illusione che le guerre del fascismo avreb- difendere il territorio italiano dai bombardamenti, le bero avviato il processo di dissoluzione del regime. difficoltà a garantire adeguate risorse alimentari alla La guerra mette in crisi le organizzazioni clande- popolazione portano nel giro di pochi mesi a un mu- stine, perché tanti giovani sono chiamati alle armi, tamento profondo dello spirito pubblico: quello che e solo dal 1942 è possibile una ripresa dei contat- appariva un consenso quasi totale al regime si sgre- ti e la riorganizzazione delle forze sul territorio. Per tola rapidamente e si diffonde il desiderio di farla fi- il fascismo la guerra è il fine ultimo del progetto di nita con la guerra e con il fascismo. Il colpo di stato fare dell’Italia una potenza internazionale. A questo del 25 luglio è la cartina di tornasole di questa im- appuntamento il regime arriva con le strutture mi- plosione: un regime che inquadrava più di metà della le rispettive organizzazioni, dedicarono il sabato pomeriggio, quello “fascista” appunto, “all’igiene fisica e morale della Parla la storica interi scaffali di volumi sull’argomen- razza”. Ciononostante gli italiani non di- to. Erano studi pionieristici che hanno vennero un popolo di sportivi praticanti, Alessandra Tarquini avuto il grande merito di aprire nuovi manifestarono interessi per sport popo- filoni di ricerca ma, con la consapevo- lari come ciclismo e calcio, ma solo in lezza odierna, anche il limite di pensare qualità di spettatori e tifosi. il consenso solo in termini di propagan- Gli Anni Trenta furono anche il periodo da. Ad allargare l’orizzonte contribuì La di sviluppo tecnologico dei mezzi d’in- nazionalizzazione delle masse dello sta- formazione e con esso il fascismo fece i tunitense George Mosse: ampliando il conti, naturalmente a modo suo. L’avvio concetto stesso di cultura fino a vera e delle trasmissioni radio avvenne nella propria visione della vita, aiutò a capire seconda metà degli Anni Venti, ma per che i regimi di inizio Novecento pro- diverso tempo gli apparecchi di ricezione posero un nuovo atteggiamento verso rimasero costosi (il prezzo di un Radioru- l’esistenza. rale nel 1935 era di 600 lire) e poco vali- Negli anni seguenti la ricerca andò di. Le scuole e i ritrovi pubblici, tuttavia, avanti, arricchendosi – soprattutto gra- vennero attrezzati per ascolti collettivi e zie agli interventi di Emilio Gentile, il nuovo mezzo fu impiegato per la pro- Piergiorgio Zunino e Mario Isnenghi paganda del regime. Medesimo processo – delle riflessioni sia sulla cultura in subì il cinema (con il sonoro dal 1930) e il generale, sia sulla concezione fascista governo di Mussolini fu il primo a eserci- Alessandra Tarquini insegna storia con- della cultura. Nel 1995 con La via ita- tare il completo controllo sui cinegiornali temporanea all’Università La Sapienza liana al totalitarismo, Gentile giunge (la cui programmazione era obbligatoria di Roma ed è autrice di numerose pub- alla conclusione che il fascismo diede prima della proiezione dei film). blicazioni, tra le quali La storia della cul- vita a un’inedita forma di dominio poli- Nel contempo, però, radio e cinema con- tura fascista (Il Mulino, 2011). tico, includendo la totalità degli aspet- sentirono ai giovani di conoscere mondi ti della vita di un cittadino. Il tema del diversi. L’attrazione nei confronti della Professoressa, in che termini è possi- consenso è ancora oggetto di indagine cultura di massa americana fu particolar- bile parlare di consenso al fascismo? di storici e pensatori. Penso anche al mente forte: musiche “negroidi” (il jazz) La questione del consenso al regime è volume Il consenso imperfetto di Ferdi- entrarono nei repertori delle orchestre tra le più studiate e discusse dagli sto- nando Cordova che nel 2010 ha riacce- da ballo e i nuovi divi cinematografi- rici. Il dibattito prese avvio nel 1974 so l’interesse e riaperto il dibattito tra ci d’oltreoceano divennero i beniamini con la pubblicazione di Renzo De Felice gli studiosi e nell’opinione pubblica. delle nuove generazioni. Nonostante si Mussolini il fascista, gli anni del consen- imponessero l’italianizzazione dei nomi so. Quale fu nel fascismo il rapporto tra stranieri, il saluto romano al posto della L’anno successivo, nel 1975, lo storico consenso e repressione? stretta di mano (“poco igienica”), il “voi” americano Philippe Cannistraro sceglie Il consenso al regime fascista – che anziché il “lei” (residuo di servilismo di pubblicare in Italia La fabbrica del senz’altro ci fu – non pone affatto in verso gli stranieri), la tassa sul celibato e consenso. Cannistraro studia il ruolo dubbio la presenza di una potentissi- altre assurdità, qualcosa stava cambian- del Minculpop (Ministero della Cultu- ma macchina repressiva. Il consenso in do, ma ci vollero cinque anni di guerra e ra Popolare) e l’uso dei nuovi mezzi di un regime totalitario non lo dobbiamo sofferenze per decidere con quali occhi comunicazione, come la radio, adotta- immaginare come in democrazia. Si vedere il futuro. ti dal regime per educare e mobilitare fonda sulla repressione, con lo scopo di gli italiani. Dunque è la propaganda, controllare le persone ed educarle alla *Del comitato scientifico dell’Istituto storico della ben utilizzata, ad aver funzionato nel sua politica e ai suoi obiettivi. Il totali- Resistenza di Novara e del Verbano Cusio produrre consenso. Oggi possediamo tarismo non permette alcuna libertà di

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 17 popolazione italiana da un giorno all’altro scompare, senza mostrare alcuna capacità di reazione. E, aspetto importante da sottolineare, da parte dell’antifascismo non viene esercitata alcuna violenza nei confronti dei fascisti. Anzi, di nuovo saranno tanti i lavoratori e gli antifascisti a cadere uccisi da esercito e carabinieri durante scioperi e manifestazioni di protesta. In ogni caso, nonostante tutto, l’antifascismo rinserra le fila e mette a disposizione della Resistenza uomini, culture politiche, prospettive di trasformazione democratica del Paese.

*Claudio Silingardi, Direttore Generale Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione Nazionale (INSMLI), Direttore Istituto Storico di Modena

Agosto 1922, Parma. Gli Arditi del Popolo, formazione volontaria di autodifesa, difendono la città dall’assalto delle squadre armate fasciste erigendo barricate. I fascisti non riusciranno a entrare a Parma

scelta ed esprime una politica violenta, E perché mai aderire a un regime so di tanti, la responsabilità è collettiva. è violento per Dna. repressivo? Per questo oggi è importante capire se Studiando le espressioni della cultura Per capirlo bisogna guardare alle forme ci fu consenso o meno al regime ditta- fascista riusciamo a capire meglio in dell’adesione. Per esempio: cosa hanno toriale? che termini gli italiani sono stati fasci- fatto, detto o scritto gli intellettuali o A differenza dal passato, oggi, e ormai sti. Si può parlare di vicinanza, adesio- gli artisti in un simile regime? Abbiamo da diversi anni, nessuno più nega l’e- ne o consenso, ma un seguito popolare la risposta nei quadri, negli edifici, nei sistenza di una cultura fascista e l’im- c’è stato largamente. monumenti e in ogni tipo di opera fa- portanza dei fenomeni culturali nella Però il regime è totalitario, quindi repri- scista. Sappiamo che pittori e architetti costruzione del regime dittatoriale. me e impone: nella politica, nell’educa- alla cultura fascista hanno contribuito. Secondo il mio punto di vista, è impor- zione, nella cultura, in tutti gli aspetti E quando un “archistar” – diremmo oggi tante capire che la politica, anche quel- della vita quotidiana. – firma e realizza un palazzo fascista la totalitaria, non è mai l’espressione Il fascismo fu un sistema a partito uni- non smette di essere architetto. Un pit- solo di una classe dirigente. La politica co, ogni tipo di scelta risultò semplice- tore di fama internazionale come Mario siamo tutti noi: responsabili in ogni senso, mente abolita. Sironi scrive Il manifesto della pittura ciascuno nel suo piccolo, se, per conve- Gli altri partiti erano fuorilegge, così murale e spiega che la pittura deve ave- nienza, comodità o disinteresse, si con- come chiunque non la pensasse come re una funzione sociale e politica. Quel segna il Paese a un regime. Come è stato Mussolini. regime è dunque il risultato del concor- durante il fascismo.

18 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 l 25 luglio 1943 cade il fascismo. Verso mezzanotte un breve corteo di antifasci- sti percorre via Roma e passa sotto le mie finestre. Sento che gridano “abbasso il « fascismo”, “viva l’esercito”. Ma quale eser- cito?I Mi affaccio alla finestra, vorrei scendere per affrontarli, per dire che la guerra non è finita, che i nostri caduti in Russia sono morti per niente! Nella testa ho confusione, sentimenti contraddit- tori. Soltanto le lacrime di mio padre mi fermano. Se fossi sceso in strada sarei stato preso per un fascista». [Nuto Revelli, Le due Guerre, Einaudi 2003, p. 129]

dopo l’8 settembre, rallentò i propri ritmi sprofondando in una sorta di paralisi stu- pefatta mentre altri li accelerarono come scossi dai brividi di una febbre di attivi- smo e di dinamismo. Gli operai, ad esem- pio; nel loro caso, infatti, dall’armistizio scaturì una condizione inedita al cui in- Il problema della scelta dopo il crollo terno il disagio per le ristrettezze econo- miche causate dalla guerra si intrecciò dell’impalcatura burocratico-militare dello Stato con una intensa stagione di vittorie poli- di giovanni de luna * tiche e sindacali. Le loro lotte si imposero, già dal marzo del 1943, come riferimento er conoscere storicamente l’8 grettezza individualistica e protagoni- obbligato per la stessa credibilità sociale settembre “la scelta” resta una smo collettivo con una varietà di compor- dello schieramento politico di opposizio- efficace chiave di lettura. È tamenti che rinviava a tanti frammenti ne al regime, assumendo quella “centra- senz’altro quella che più di ogni di appartenenze, segmenti di identità lità” nell’impegno antifascista protrattasi altra ci obbliga a prendere in esa- sociali, generazionali, professionali, ter- senza soluzione di continuità per tutto il Pme i comportamenti concreti di uomini e ritoriali. dopoguerra. La riappropriazione su va- donne, tragicamente coinvolti in una suc- All’interno di quella nebulosa sociale sta scala dello sciopero, un’arma di lotta cessione incalzante di fenomeni di por- che va sotto il termine riassuntivo di ceto per venti anni bandita dal fascismo, e la tata epocale: lo sfaldamento di un intero medio, ad esempio, a prevalere fu una riconquista dell’agibilità politica della esercito nazionale, la rottura dell’unità complessiva dimensione di precarietà fabbrica, ritornata a essere un centro di statuale, la moltiplicazione dei centri di esistenziale, di intollerabile e angosciosa organizzazione e di autonomia, furono la potere istituzionale, il marasma organiz- convivenza con la morte. L’8 settembre testimonianza di comportamenti segnati zativo seguito alla disgregazione dell’ap- aveva innescato un trauma psicologico da una marcata reattività e dalla capacità parato amministrativo, lo smarrimento oltre che un vuoto istituzionale. Le cer- di strappare significative conquiste eco- complessivo per la mancanza di iniziativa tezze alimentate dalla presenza dello nomiche. e di direzione politica. In questa ottica l’8 Stato si dileguarono parallelamente alla Ma fu soprattutto nell’universo delle settembre 1943 appare come uno di que- proliferazione dei centri di potere, all’e- tensioni, delle convinzioni, degli atteg- gli eventi storici che non si lasciano im- mergere di un ordine precario, quello giamenti, delle scelte individuali che prigionare in una interpretazione esclu- della mussoliniana Repubblica sociale, l’8 settembre agì con la sua carica più sivamente politica, attraversati come sempre ai confini dell’arbitrio e dell’il- dirompente. Fu quello il momento della sono da emozioni di massa in grado di legalità. Abituati a guardare allo Stato “scelta”. Certamente ci fu anche chi osti- lasciare affiorare nitidamente le pulsioni come al riferimento strutturale della loro natamente “non scelse” e probabilmente più oscure e gli slanci più profondi sedi- sicurezza economica e della propria tran- si trattò della maggioranza degli italiani. mentatisi alla base dell’esistenza collet- quillità psicologica, i ceti medi andarono Ma se si vuole davvero conoscere stori- tiva di un popolo. Quello che andava in a infoltire una sorta di terra di nessuno camente l’8 settembre, se se ne vuole frantumi era lo stato totalitario voluto dal che durante i venti mesi della Resistenza apprezzare fino in fondo la dimensione fascismo; lo Stato che aveva organizzato i e della guerra civile avrebbe avuto come epocale, è il mondo della “scelta” che suoi sudditi disciplinandone le vite “dalla unico obbiettivo quello di aspettare la occorre esplorare. In mezzo alla fuga del culla alla tomba”. Nessuno era più abitua- fine della guerra. re, all’ignavia dei generali, alla protervia to ad assumersi le responsabilità delle Il crollo dell’impalcatura burocratico- dei nazisti, ognuno fu costretto a riap- proprie azioni. Dissoltasi la crosta delle militare dello Stato italiano appare così propriarsi di quella pienezza della so- istituzioni, fu come se fosse saltato il tap- come un palcoscenico sul quale gli atto- vranità individuale alla quale si rinuncia po di roccia di un vulcano a lungo spento; ri si muovono con ruoli e tempi diversi. ogni volta che si sottoscrive un patto di nel magma che prese a fluire liberamen- Non tutti camminarono con lo stesso pas- cittadinanza che preveda uno scambio te c’era di tutto, meschinità e generosità, so: qualcuno, come i ceti medi, appunto, tra diritti e doveri, libertà e regole, au-

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 19 Intorno alla metà del 1943 il fragile equilibrio sul qua- to. Nel Paese si respira un senso tangibile e diffuso di le il regime fascista si mantiene per inerzia ancora in disillusione. È questo il contesto politico nel quale il vita è definitivamente compromesso dall’accentuarsi 24 luglio 1943 Mussolini convoca la seduta del Gran della pressione militare angloamericana. Il 10 luglio Consiglio (unico organismo collegiale del regime non gli Alleati sbarcano in Sicilia, tra Siracusa e Licata: più riunitosi dall’autunno 1939). Nel corso della riu- contrastati vittoriosamente i tardivi contrattacchi dei nione è presentata dai fascisti dissidenti capeggiati da reparti italotedeschi il 22 entrano a Palermo e già il Dino Grandi una mozione, che propone di «tornare alla 5 agosto raggiungono Catania. La rapida occupazione legalità» rimettendo nelle mani del re il comando delle dell’isola mette in luce in tutta la loro drammaticità le forze armate; e che – accolta a maggioranza – determi- contraddizioni della guerra fascista. La debole oppo- na l’improvvisa destituzione di Mussolini per iniziati- sizione allo sbarco testimonia la stanchezza del con- va dei suoi stessi gerarchi. Quasi che le responsabilità flitto che ormai imperversa fra i reparti italiani. Roma, politiche della disperata situazione di guerra in cui si intanto, è colpita dal primo devastante bombardamen- trova l’Italia possano con semplicità essere ricondotte

26 luglio 1943: una delle tante manifestazioni popolari di giubilo per la caduta del fascismo tonomia personale e legami sociali. Per ci con straordinaria efficacia da Roberto fondazione di sé che si attua a partire da quanti scelsero di andare in montagna Battaglia. Riprendendo da una delle più uno stato primitivo, fuori dalla società”. e farsi partigiani fu come se nella loro belle pagine di un romanzo di Italo Calvi- Scegliere di andare in montagna a com- vicenda biografica quell’appuntamento no (Il sentiero dei nidi di ragno), le parole battere fu un gesto che risalta con net- con la storia segnasse una sorta di apo- del suo partigiano Kim (“basta un nulla, tezza soprattutto se confrontato con geo, l’attimo in cui si attivarono anche le un passo falso, un impennamento dell’a- quelli di chi, come ha scritto Claudio Pa- proprie energie più riposte, con una feli- nima, e ci si trova dall’altra parte”) molte vone, “fece il possibile per sottrarsi alla ce e immediata coincidenza tra emozioni, di quelle scelte sono state interpretate responsabilità di una scelta o almeno sentimenti, volontà, decisioni e azioni. quasi come se i percorsi di approdo alla cercò di circoscriverne confini e signifi- A questo slancio vitale si accompagnò il Resistenza o alla Repubblica di Salò fos- cati, avallando di fatto la continuità delle senso di vivere una fase assolutamente sero più da vittime del “capriccio” del istituzioni esistenti e accettando insieme irripetibile della storia italiana, in cui tut- Destino o di Dio che da uomini consa- che il vuoto venisse riempito dal più for- to era possibile, anche “una scommessa pevoli. In realtà per Calvino, quel “nulla” te” e che sottolinea un dato di fatto: né sul mondo”, una resa dei conti con tutto “era in grado di generare un abisso”. Il durante le guerre di indipendenza, né al quanto di sbagliato, corrotto, ingiusto il “furore” della guerra civile coinvolgeva momento dell’intervento nella guerra fascismo aveva fatto affiorare nel costu- entrambi gli schieramenti, ma “da noi, dai 1915-1918, né in nessuna altra fase della me nazionale, l’azzeramento dell’eredità partigiani, niente va perduto, nessun ge- nostra vita nazionale unitaria l’Italia ha di un’Italia liberale ancora intrisa di tra- sto, nessun sparo, pure uguale a loro, va potuto mobilitare tanta passione civi- sformismo, con uno Stato unitario sem- perduto. Tutto servirà, se non a liberare ca, impegno diretto di partecipazione e pre forte con i deboli e debole con i forti. noi, a liberare i nostri figli, a costruire una un tal numero di combattenti volontari È quella “completa felicità della condi- umanità senza più rabbia, serena, in cui si come nella lotta partigiana. zione partigiana, un accordo intimo di possa non essere cattivi”. La Resistenza, ciascuno di noi con se stesso…io mi sento avrebbe scritto nel 1964, rappresentò “la a mio agio, partigiano nato”, restituita- fusione tra paesaggio e persone, una ri- *Docente all’Università di Torino, storico

20 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 alla sola figura del duce. Il 25 luglio Mussolini recatosi quest’epilogo ad aprire la crisi, ma piuttosto sanziona a colloquio da Vittorio Emanuele III, forse nell’intima una ormai insanabile situazione di fatto. La dissoluzio- speranza di poter ancor salvare il proprio ruolo di po- ne del regime aleggia da tempo negli umori dell’opi- tere, è costretto a presentare le dimissioni da capo del nione pubblica: nel corso degli ultimi anni di guerra governo e appena uscito da villa Savoia è posto in stato – almeno a partire dal 1942 – la credibilità del fasci- d’arresto. Intanto il re assegna il compito di costituire smo si è infatti infranta nel quotidiano stillicidio di un nuovo governo militare di emergenza al maresciallo disillusione determinato dall’incapacità di governare Pietro Badoglio. il conflitto sia al fronte, che in patria. Lo iato fra la per- La notizia della destituzione del duce si diffonde velo- cezione della realtà materiale delle condizioni di guer- cemente, ma non produce reazione né fra gli aderenti ra – andamento dei combattimenti, strategia militare, al Partito Nazionale Fascista né fra i reparti della Mi- armamento, razionamento alimentare, bombardamenti lizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, a conferma – e gli irrealistici scenari bellici e di conquista che la che anche all’interno della compagine fascista non è propaganda fascista ha instancabilmente continuato a

giorni, di settimane, di mesi, qualche vol- ta anche per motivi casuali, a compiere la propria scelta. La saldatura di esperienze e culture di generazioni diverse, apparte- nenti a ceti sociali diversi, si realizzò in forme originali e spontanee e tutto finì in un crogiolo dove si confusero, e in parte di gaetano arfè * si fusero, sentimenti e passioni, memo- rie familiari e reminiscenze di vecchie l 9 settembre del 1943 mi trovavo tale ferita era stato il colpo di stato del letture, nostalgie e speranze. Ne trasse nella piazza Garibaldi di Sondrio con 25 luglio. Quel giorno morirono insieme stimolo la riflessione che sfociò nella ela- due amici quando si fermò un camion la patria di Mussolini e quella del re. borazione di idealità e di principi da cui carico di alpini che venivano dal Tona- Morì la patria fascista su voto del Gran veniva prendendo corpo una nuova idea le. Scesero tutti per rifocillarsi e attac- Consiglio del fascismo cui seguì la bar- di patria i cui tratti comuni erano il riget- Icammo discorso. Cercammo di convincer- barica vendetta del processo di Verona, to del nazionalismo, il rispetto di tutte le li a non sbandarsi, a recarsi nella caserma che portò dinanzi al plotone di esecuzio- patrie e la solidarietà con tutti i popoli dei carabinieri dove c’era un comandante ne i gerarchi rei di aver espresso legitti- impegnati nella lotta contro il nazismo e in fama di antifascista, il tenente colon- mamente il loro dissenso. Morì la patria l’indissolubilità del nesso tra patria, pace, nello Edoardo Alessi, che in effetti chiuse del re che, dopo aver tradito il popolo libertà e giustizia sociale. Gli obiettivi la sua carriera quale comandante della italiano accettando che se ne straccias- politici immediati erano la liberazione zona Valtellina-Lario, cadendo in com- se lo statuto, tradì Mussolini facendolo d’Italia dai tedeschi, l’estirpazione delle battimento alla immediata vigilia della arrestare sotto il proprio tetto, tradì sul radici del fascismo. Liberazione. campo l’alleato tedesco presumendo sto- Il richiamo al Risorgimento non fu inven- Nessuno accolse il nostro invito, solo uno lidamente di ingannarlo dichiarando la zione postuma degli storici, fu graduale, di essi, un giovane ufficiale, maledicendo continuità dell’alleanza, tradì i suoi sol- collettiva presa di coscienza che le moti- il re e Badoglio ci disse che si sarebbe re- dati lasciandoli senza direttive e senza vazioni della nostra lotta erano su di una cato al più vicino comando tedesco per ordini al momento dell’armistizio mentre linea di continuità con quelle dei nostri arruolarsi quale volontario. I più dissen- cercava riparo presso gli ex-nemici. Non avi che ci avevano dato una patria unita, tirono, alcuni assentirono, nessuno di- aveva più patria l’ufficiale che pensava di libera, inserita nel circolo della civiltà eu- chiarò che avrebbe fatto la stessa scelta: arruolarsi nell’esercito tedesco, non ave- ropea. “tutti a casa”. vano più patria i ragazzi abbandonati dai Risorse il mito di Garibaldi. Qualcuno ha scritto che in quel giorno loro capi che rifiutavano di usare le armi L’8 settembre del 1943 morì senza gloria morì la patria e la formula ha avuto una ancora in pugno in difesa di qualcosa che la patria deturpata, devastata e assassi- notevole risonanza. In realtà la lunga non c’era più. Ma quel giorno stesso, per nata e scempiata dalla monarchia e dal agonia della patria, quale la avevamo ere- impulso di sparute minoranze presenti fascismo, risorse, tra sofferenze e strazi, ditata dal Risorgimento era cominciata da un capo all’altro d’Italia, prevalente- la patria degl’italiani e questa volta non assai prima. A ferirla, colpevole Mussoli- mente – è un dato storico inoppugnabile per opera di minoranze eroiche ma col ni, complice necessario Vittorio Emanue- – rappresentate dai partiti della sinistra, concorso di tutte le grandi componenti le III, erano stati gli assassinii impuniti di ebbe inizio la riscoperta della idealità di storiche della nazione italiana. Giacomo Matteotti e di Giovanni Amen- patria e il processo di ricostituzione di Di questa idea di patria è permeata la no- dola, a violentarla erano state le leggi una coscienza nazionale unitaria. Clau- stra Costituzione. “fascistissime” che sopprimevano ogni dio Pavone in un libro cui non ha giovato libertà, a scempiarla le guerre d’Etiopia presso i compagni il titolo poco felice – *Partigiano, politico, giornalista e storico, e di Spagna, a infamarla le leggi razzia- Una guerra civile – ha documentato com- scomparso nel 2007 li, a decretarne la definitiva condanna piutamente e analizzato mirabilmente il la dichiarazione di guerra a fianco della drammatico tormento delle coscienze dei Stralcio da “Lettera ai Compagni”, a. Germania nazista. A darle l’ultima mor- giovani “sbandati” che li porta nel giro di XXXII, n. 4, settembre 2002.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 21 zogiorno le forme di resistenza ebbero come tratto comune il fatto di collocarsi all’inizio dell’occupazione tedesca che fu assai breve: settimane, in qualche caso, giorni. Questo contribuì al fallimento dei tentativi di rivolta che quasi sempre fu- rono ferocemente repressi, anche perché Stragi nazifasciste, scontri e sommosse si strutturarono come scontri in qualche modo frontali contro un nemico dalla mentre gli Alleati risalgono la penisola schiacciante superiorità militare. Costituì di gloria chianese* un’eccezione l’insurrezione partenopea delle Quattro Giornate. fine settembre 1943 la guerra di stato maggiore Ambrosio, i tre capi di Nei primi giorni successivi all’armistizio era in pieno svolgimento. La esercito, marina e aeronautica e alcuni si ebbero momenti di resistenza da parte potenza militare della Germa- ministri scelsero di abbandonare la capi- di ufficiali e soldati che rifiutarono di- ac nia hitleriana aveva avuto in- tale e a Pescara s’imbarcarono sulla nave cettare gli ordini di resa tedeschi. A Bari successi e battute d’arresto, ma regia “Baionetta” dirigendosi a Brindisi, il generale Nicola Bellomo riuscì a difen- Al’esito della guerra restava aperto. In Ita- liberata dagli angloamericani. Fu costi- dere il porto, a Barletta, il 12 settembre lia gli scioperi del marzo 1943 a Torino, tuito il Regno del Sud. Si trattava quindi 1943, furono fucilati dodici vigili urbani, Milano e in molte altre città del nord ave- di un minuscolo regno il cui governo s’in- colpevoli di aver resistito alle intimida- vano riaperto la possibilità di un’opposi- stallò a Brindisi e poi a Salerno. In realtà il zioni naziste; nella città pugliese, nelle zione di massa al regime e, soprattutto, suo significato era notevole sul piano de- ore successive, furono uccisi 40 cittadi- alla guerra fascista. Il discorso investiva gli equilibri politici perché costituiva un ni e vennero rastrellati 2.000 soldati. In in primo luogo il fronte interno, la popola- tassello importante di una strategia che Campania, a Teverola nei pressi di Aversa, zione civile che aveva vissuto i tre anni di mirava al superamento non traumatico il 13 settembre furono fucilati, insieme guerra, scanditi da fame, bombardamenti, del fascismo. con due civili, sedici carabinieri che ave- sfollamento, morte e distruzione. In Sici- L’esercito nazista si scontrava con le for- vano difeso, a Napoli, il Palazzo dei Tele- lia il 10 luglio 1943 era partita l’opera- ze angloamericane – la V Armata ameri- foni. Ancora il 10 settembre 1943, a Nola, zione Husky. Le truppe angloamericane cana e l’VIII armata inglese – che, dopo vi fu, presso la caserma Principe Amedeo, avevano iniziato l’invasione della Sicilia aver conquistato la Sicilia, risalivano il uno scontro tra la locale guarnigione che, pur efficacemente contrastata dalle Mezzogiorno. Con lo sbarco di Salerno e alcune autoblindo tedesche. L’intero truppe della Wehrmacht, si sarebbe con- del 9 settembre iniziò l’operazione Ava- reggimento italiano fu fatto prigioniero clusa alla fine d’agosto. Il nemico era or- lanche che avrebbe dovuto portare alla e per rappresaglia vennero fucilati dieci mai sul territorio nazionale e agli angloa- rapida conquista della Piana del Sele. In ufficiali. Ma nel Sud la tipologia di rivol- mericani si consegnarono oltre 120.000 realtà si rivelò assai più difficile e si con- ta che troviamo con maggiore frequenza militari italiani. Dunque non più soltanto cluse soltanto il 16 settembre con enor- ha come protagonista la popolazione ci- la popolazione civile, ma anche soldati mi perdite di uomini e mezzi. Il Sud, in vile. Soldati e ufficiali che vi partecipa- e ufficiali erano convinti che la sconfitta particolare la Campania, divenne teatro no sono in qualche modo assimilabili ad militare fosse soltanto questione di tem- di uno scontro tra due eserciti stranieri, essa perché si tratta di militari sbandati, po. E in Sicilia i militari tedeschi iniziaro- una sorta di terra di nessuno, in cui in- i quali vivono una condizione di profon- no ad attuare pratiche di sterminio contro furiava la guerra. Per la Wehrmacht era da delegittimazione. Ma è anche vero la popolazione. A Castiglione di Sicilia, in necessario avere il controllo assoluto del che soldati e ufficiali sbandati hanno provincia di Catania, venne compiuta una territorio, soprattutto nelle aree a ridosso qualcosa in più rispetto ai civili: sanno strage il 12 agosto 1943 – prima cioè del fronte. I civili vivevano un continu- usare le armi e questo nella dinamica dell’armistizio dell’8 settembre – in cui um di violenze: razzie di cibo e animali, della rivolte non è cosa di poco conto. furono uccisi sedici civili e feriti altri venti. saccheggi, rastrellamenti di uomini, eva- Proviamo a ripercorrere l’itinerario delle Dopo l’armistizio la famiglia reale, il capo cuazioni forzate, eccidi, stragi. Nel Mez- insurrezioni antinaziste meridionali che

22 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 tratteggiare sembra aver raggiunto un scaglia contro le icone di un potere repressivo e asfis- punto di rottura. Lo stridore è palpabi- siante, che con i suoi sogni di gloria ha trascinato la Da sinistra a destra: il dittatore nazista le e produce rabbia, delusione, senso di nazione in una guerra irrazionale e l’ha condotta alla Adolf Hitler; tradimento e ancora non ben definiti rovina, offrendo agli italiani solo un futuro di morte, Hermann Göring, che desideri di rivalsa, che alla notizia del- fame, distruzione e povertà. La fiamma di questa prima ebbe diversi incarichi ai massimi livelli la caduta del regime si trasformano in istintiva rivolta è però destinata a consumarsi in fretta. di responsabilità; incontrollate manifestazioni di protesta Al momento di assumere formalmente il potere di go- Joseph Goebbels, spontanea. Fasci e busti di Mussolini verno il maresciallo Badoglio risolutamente avverte: ministro della propa- ganda sono pubblicamente rimossi, trascinati «La guerra continua, l’Italia duramente colpita nelle dal 1933 al 1945 per le strade e distrutti in un liberato- province invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede (da Deutschland rio moto collettivo di euforia e di rival- alla parola data, gelosa delle sue millenarie tradizioni». erwacht, edizione in copie numerate, sa popolare contro i simboli e le sedi Il messaggio diretto al fronte interno appare chiaro: 1933) del fascismo. La violenza della gente si non si illuda chi ha creduto che la caduta del regime

Roberto Battaglia tracciò negli Anni Cin- fesero i Ponti della Valle. Seguì, il 5 e 6 ot- dal fatto che, dopo l’armistizio, divenne quanta, quando, nell’ambito della prima tobre 1943, l’insurrezione di Santa Maria sempre più frequente l’assalto alle ca- organica ricostruzione della Resistenza, Capua Vetere. serme abbandonate piene di armi. Il 27 parlò di “ignorata rivolta del Mezzogior- E infine Napoli. La città aveva vissuto in- settembre 1943 si susseguirono assalti e no” scandendone le tappe principali: la tensamente l’esperienza della guerra e saccheggi nelle caserme dei diversi quar- rivolta di Matera (21 settembre 1943), l’insurrezione delle Quattro Giornate va tieri cittadini. Di lì a poco iniziarono gli l’insurrezione napoletana della Quattro letta in questo contesto. Il conflitto aveva scontri a fuoco e si ebbero ripetuti ten- Giornate (28 settembre/1ottobre), le tre assunto alcuni tratti della guerra di ster- tativi di barricate per bloccare le vie d’ac- giornate di Lanciano (4-6 ottobre), i moti minio e si era trasformato in “guerra ai cesso alla città. Si costituirono i comandi di Terra di Lavoro. La prima insurrezione civili”. Donne, uomini, bambini e anziani zonali un po’ dappertutto. Epicentro del- si ha dunque a Matera, in Basilicata, dove diventavano vittime di ruberie, violenze, la rivolta furono i quartieri Vasto, Sanità, il passaggio della Wehrmacht, che arre- rastrellamenti, deportazioni, massacri dei Vomero. L’insurrezione fu spontanea, ma tra verso nord, ha tempi brevissimi. Essa militari della Wehrmacht. A Napoli furono nel corso degli eventi maturarono strut- esplose dopo l’ennesimo episodio di ra- emanati bandi per l’arruolamento obbli- ture organizzative come i comandi zo- pina dei nazisti in una gioielleria del cen- gatorio degli uomini, ma restarono lettera nali, anche se non si riuscì a formare un tro cittadino. Francesco Nitti, ufficiale che morta. Seguirono massicci rastrellamenti, comando cittadino unificato. La rivolta presidiava il Comando di sottozona, di- fu deciso lo sgombero della zona costiera si concluse con la decisione della Weh- stribuì armi e organizzò gruppi di patrio- e si moltiplicarono le violenze. I militari rmacht, con a capo il colonnello Scholl, ti. Emerse anche come leader Emanuele tedeschi saccheggiavano caserme e de- di abbandonare la città. L’insurrezione Manicone. Gli scontri si diffusero in tutta positi alimentari, consentendo ad una riuscì nell’obiettivo di liberare la città. la città. I tedeschi, prima di abbandonarla, popolazione, immiserita ed affamata, di Non si interruppe però la sequenza di ec- fecero esplodere la caserma dove aveva- parteciparvi, anche se spesso, all’improv- cidi, come dimostrano le stragi avvenute, no rinchiuso 21 civili. viso, decidevano di sparare sulla folla. nei medesimi giorni della rivolta parte- Dal 4 al 6 ottobre 1943 scoppiò la rivolta Contro tutto questo esplose la rivolta nopea, nei comuni di Acerra, Mugnano, di Lanciano in provincia di Chieti. Alcuni napoletana. Un incentivo era costituito Giugliano, Marano. L’occupazione nazista camion della Wehrmacht furono presi d’assalto da un gruppo di partigiani con a capo Trentino La Barba, che fu cattura- to, torturato e ucciso. La rivolta allora si estese all’intera cittadina e ebbe alcune precise caratteristiche: un’elevata parte- cipazione popolare, l’attiva presenza di soldati e ufficiali – un ruolo importante fu svolto dal generale Mercadante – eleva- te capacità di autorganizzazione armata. Venne soffocata dai nazisti, che subirono però la perdita di 47 uomini. La città fu incendiata e in gran parte distrutta e subì l’occupazione tedesca fino al dicembre 1943, quando venne liberata dagli ingle- si. In Campania, nel Casertano operava il “Gruppo Patrioti di San Prisco” che a fine settembre ’43 si scontrò a più riprese Novembre 1943: con un contingente della 16ª divisione i tedeschi corazzata. A Maddaloni, a sud di Caserta, saccheggiano inoltre alcuni militari del 43° Battaglione le opere d’arte Avieri, insieme con un gruppo di civili, di- della capitale

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 23 corrisponda ad un’automatica uscita dal conflitto. Ter- liane. La protesta contro il nuovo governo militare, che minato un breve intermezzo di libertà, alla dittatura fa uso dell’emergenza di guerra per imporre un repres- fascista subentra infatti una spietata dittatura militare, sivo controllo dell’ordine pubblico e ingabbiare il mon- per la quale moti contadini e operai e iniziative di pro- do del lavoro nella rigida disciplina della mobilitazione testa popolare rappresentano un pericoloso oltraggio civile, non si è ancora dispiegata organicamente nella all’ordine costituito da reprimere con le armi. Si spara riorganizzazione dei comitati e dei partiti antifascisti, ad altezza d’uomo a Milano (23 morti e 87 feriti), a Reg- quando il rapido avvicendamento degli eventi determi- gio Emilia contro gli operai delle Reggiane (9 morti e na un nuovo radicale mutamento del contesto interna- 30 feriti), a Bari contro la folla inneggiante alla cadu- zionale di guerra. ta del fascismo (17 morti e 36 feriti), mentre l’istintiva Per quanto nel corso dell’estate la Wehrmacht abbia protesta popolare nel corso dell’estate si arricchisce effettuato un massiccio trasferimento di nuovi contin- delle voci degli antifascisti, tornati dopo un ventennio genti e i bombardamenti alleati si siano intensificati di clandestinità e detenzione a parlare nelle piazze ita- sia sull’Italia meridionale che su quella settentrionale,

proseguì con particolare asprezza nell’a- individualmente o in gruppo, si oppon- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI rea casertana dove si ebbe un dramma- gono agli ordini di resa tedeschi. Ciò che tico continuum di eccidi. A Bellona il 7 sfuma è proprio il ruolo dei militari come ottobre furono trucidate 54 persone per corpo separato dalla popolazione civile. Roberto Battaglia, Storia della Resi- rappresaglia contro l’uccisione di un sol- L’elemento di coesione è indotto dall’ec- stenza italiana. 8 settembre 1943-25 dato tedesco, contro cui aveva sparato un cezionalità e dall’urgenza della situazio- aprile 1945, Torino, Einaudi, 1964 giovane in difesa della sorella, che aveva ne insurrezionale; non vi può essere un Luigi Cortesi (a cura di), La Campania subito un tentativo di violenza sessuale. paziente lavoro di organizzazione, tale dal fascismo alla Repubblica, Esi, A Caiazzo il 13 ottobre furono massacrati da consentire il passaggio dalle attività di Napoli, 1977, 2 voll. 23 contadini rifugiatisi in alcuni casolari, guerriglia all’insurrezione aperta, come Nicola Gallerano (a cura di), L’altro do- accusati di aver fatto segnalazioni lumi- avverrà nel centro-nord nei venti mesi poguerra. Roma e il Sud 1943-1945, nose agli angloamericani. Il giudizio sto- della Resistenza. Franco Angeli, Milano, 1985. rico sull’insurrezione napoletana è stato Le Quattro Giornate nacquero dunque Guido D’Agostino, Le Quattro Giornate diversificato ed ha influenzato la memo- come moto spontaneo ma nel corso de- di Napoli. 28 settembre-primo ottobre ria collettiva dell’evento. Di volta in vol- gli eventi presero vita embrionali forme 1943, Roma, Newton Compton, 1998 ta è stata intesa come momento iniziale organizzative quali i comandi zonali, che Gloria Chianese, “Quando uscimmo della lotta di liberazione o, al contrario, guidarono gli insorti e agirono in modo dai rifugi”. è stata posta in contrapposizione con il coordinato senza però giungere ad un co- Il Mezzogiorno tra guerra e dopoguerra modello di lotta armata della Resisten- mando unificato. (1943-1946), Roma, Carocci, 2004 za. Si tratta di una peculiare tipologia di Gabriella Gribaudi, Guerra totale. Tra rivolta, diversa da quella emersa nei pri- *Storica della Fondazione “Giuseppe Di Vitto- bombe alleate e violenze naziste. Na- missimi giorni successivi all’8 settembre rio”, direttore della rivista “Annali della Fonda- poli e il fronte meridionale 1940-1944, 1943, quando ufficiali e soldati italiani, zione Giuseppe Di Vittorio Torino, Bollati Boringhieri, 2005

24 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 il re, il governo e gli alti comandi sono apparsi inerti tanti, appartenevo ad un altro mondo e continuavo a non e confusi sul modo di confrontarsi con l’eredità della capire. guerra fascista. La notizia dell’armistizio mi arriva dalla strada, da via Mentre l’8ª armata britannica sta sbarcando in Cala- Roma. Sono le 18.30 e vedo gente raccolta in gruppi che bria, il 3 settembre è finalmente raggiunto un accordo discute, che grida, che parla a voce alta. Vedo soldati che con gli Alleati ed è siglato a Cassibile l’armistizio, che fanno festa, che gridano che la guerra è finita. Davanti verrà reso noto a qualche giorno di distanza senza che a un bar ascolto il comunicato di Badoglio, inciso su un sia predisposto alcun piano d’azione per le forze arma- disco prima di scappare da Roma con il re. Un messaggio te, in grado di governare la delicata fase del passaggio equivoco, una voce vecchia, un disco rotto che comincia di campo. sempre dall’inizio. Intuisco che sta per iniziare un’altra guerra. Ho conosciuto i tedeschi sul Fronte russo e so che «L’8 settembre è un’altra data difficile da capire. Gli anti- non perdonano». fascisti certo la aspettavano, la prevedevano. Ma io, come [Nuto Revelli, Le due Guerre, Einaudi 2003, p. 130]

tra i 18 e i 30 anni. Da questo momento la vita degli italiani residenti nelle re- gioni controllate dalla RSI appartenenti alle classi 1914/1926 sarà condizionata e scadenzata dai ritmi della politica dei bandi di leva della RSI. Chi non si pre- senta ai distretti militari è passibile di ar- Una repubblica di cartapesta nata e vissuta resto e deferimento ai tribunali militari, fra torture, esecuzioni e delazioni che dal 18 febbraio 1944 sono chiamati di toni rovatti a comminare a disertori e renitenti esem- plari condanne a morte. “Giovani soldati! Voi non potete titubare a Repubblica sociale italiana nasce tituzionale, fin da principio e senza in- nella scelta – afferma il Ministro della per volontà dell’ex-alleato tede- certezze lo strumento prescelto per Difesa Rodolfo Graziani rivolgendosi ai sco, che subito dopo l’8 settem- raggiungerla viene individuato nell’uso richiamati – voi che sentite fortemente bre 1943 dà avvio all’occupazione della forza. La battaglia per la riconquista battere nel vostro petto il cuore della militare delle regioni del centro- dell’autorità politica fascista e per il con- Patria che vi chiama, e vi indica la giusta Lnord. Si tratta dell’estrema occasione per trollo dell’ordine pubblico è connessa fin e vera via da seguire. Ascoltatela religio- i fascisti di riconquistare quella dignità dai primi mesi con la rivendicazione del samente e ubbiditela”2. Se molti giovani politica e quel potere istituzionale rovi- monopolio della violenza. Prioritari per italiani per consapevole scelta antifas- nosamente persi 45 giorni prima nella la credibilità della repubblica fascista cista o per istintivo rifiuto della guerra si seduta del Gran Consiglio. L’esplicita su- sono dunque la ridefinizione di una strut- sottraggono al richiamo alle armi “dan- balternità all’alleato occupante e l’ansia tura capillare di pubblica sicurezza e la dosi alla macchia”, vi sono anche coloro di rivalsa verso quello che è percepito costituzione di un nuovo esercito nazio- che, intimoriti dalle terroristiche misure come l’indegno tradimento del duce con- nale. Ed infatti, già il 27 ottobre 1943, nel punitive introdotte dalle leggi fasciste – sumatosi il 25 luglio 1943, appaiono fin corso della prima seduta del Consiglio contro i richiamati che non si presentano, dall’inizio i due elementi che caratteriz- dei ministri, viene definito il primo di una ma anche contro le loro famiglie – vanno zano il nuovo governo. lunga serie di bandi di chiamata alle armi, a comporre le file dei molteplici reparti La RSI nasce sotto la retorica del “nuo- che tra il novembre 1943 e giugno 1944 combattenti istituiti dalla RSI: formazioni vo inizio”, dell’ordine e della legalità ri- imporranno l’arruolamento obbligatorio dell’esercito, reparti di polizia e della conquistate. L’immagine del nuovo stato a tutti gli uomini abili di età compresa Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), offerta dai proclami di Mussolini è quel- la di un movimento fascista rinnovato e giusto, epurato dalla corruzione e dai favoritismi, attento alla questione socia- le, fermo, fiero e genuino nel ristabilire i propri principi fondativi con nostalgico richiamo alla purezza dello squadrismo delle origini. “Una bandiera s’è levata: una sola – dichiara Giovanni Gentile nel Schieratosi gennaio 1944. L’ha impugnata un uomo con la RSI, che ebbe già la fiducia di tutti gli italiani Junio Valerio e parve la voce antica e sempre viva della Borghese, Patria. E vuol essere la bandiera dell’ono- comandante del re e della salvezza dell’Italia”1. corpo speciale Se il nuovo governo pone l’accento X Mas, sulla rifondazione della legittimità is- parla ai marò

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 25 La disarmante notizia dell’armistizio giunge alle 19.45 mente chiedono direttive al comando supremo, ricevo- per radio e in un istante ribalta ogni prospettiva: gli no risposte ambigue e dilatorie, e negli stessi termini amici di ieri si trasformano in nemici e viceversa. Vit- rispondono ai propri sottoposti. La catena gerarchica di torio Emanuele III e Badoglio – consapevoli dei rischi comando s’inceppa e ogni reparto, ogni squadra, ogni insiti in questo improvviso cambio di schieramento – soldato è chiamato a una scelta personale a fronte fuggono da Roma verso Brindisi, dove all’ombra della del repentino sfascio dell’esercito e delle istituzioni. I forza militare degli Alleati costituiranno il Governo del comandi germanici avviano intanto il rapido disarmo Sud. Mentre il Paese abbandonato a se stesso si risve- delle unità e la cattura dei soldati italiani, destinati glia in una condizione di paradossale irrealtà: all’eu- all’internamento in Germania. Non tutti però accettano forico entusiasmo per la fine ufficiale del conflitto, si di deporre pacificamente le armi e di arrendersi, alcuni sovrappone minacciosa la percezione del prezzo che singoli reparti oppongono resistenza: così a Trento, a comporterà per ogni italiano questo maldestro sfilarsi Livorno, a Piombino, sull’isola d’Elba, a Bari, alla Mad- dall’alleanza tedesca. I comandi militari, che insistente- dalena, nell’area di Gorizia e di Napoli. nonché gruppi armati antipartigiani (qua- fazione fascista più estremista, ansiosa fazione del corpo del nemico e di bieco li la X MAS o le brigate nere), istituiti con di vendetta verso i traditori e nemici opportunismo economico4. Estremi e in- espliciti compiti di lotta contro il nemico della patria, e questa informe schiera di utili tentativi di contrastare anche a liv- interno. giovani disillusi e disperati – spesso an- ello soggettivo lo spettro della mancanza Per stanare renitenti e disertori già cora adolescenti – costretti a combattere di consenso del popolo italiano, rappre- dall’inverno del 1943 la Repubblica di loro malgrado, ad alimentare nei mesi sentato da una guerra intimamente per- Salò dà l’avvio a un piano d’imponenti successivi una bolgia di violenze irrazion- cepita come priva di senso e predestinata rastrellamenti: per effetto dei quali le nu- ali e spietate. al fallimento. ove reclute fasciste assoldate con la for- La coercitiva e disorganica azione di za, oltre a dimostrarsi numericamente in- governo – adottata dal fascismo di Salò feriori alle aspettative, appaiono selezi- al centro, come alla periferia – impone 1.G. Gentile, Questione morale, «Italia e civil- onate qualitativamente in negativo. infatti una divaricazione di giorno in tà», 1944, n. 18. Molti di coloro che si presentano ai dis- giorno più percepibile fra principi di le- 2.Fervido discorso di Graziani ai giovani ri- tretti sono, infatti, spinti dalla paura o dal galità e principi di giustizia, che morti- chiamati alle armi, «Corriere della sera», 15 tornaconto personale. Le formazioni ar- fica qualsiasi regola etica di comporta- novembre 1943. mate fasciste si caricano in questo modo mento a vantaggio di un generale spirito 3.Problema di reclutamento che non sarà del di elementi infidi e potenzialmente dop- d’impunità, in cui ogni eccesso (dalla tor- tutto estraneo neppure alle formazioni parti- piogiochisti, contraddistinti dallo scarso tura, all’esecuzione sommaria, fino alla giane nella prima e più delicata fase di costitu- coraggio e dalla bassa adesione ideo- delazione) diviene lecito. zione dei gruppi armati. logica; stanchi della guerra e determinati In un contesto di abbrutimento morale 4.Uno scenario estremo di devianza dei com- a sottrarsi alla lotta alla prima occasione e di crescente anarchia istituzionale lo portamenti vividamente rappresentato da o mossi solo dal proprio tornaconto per- scontro fra italiani si carica per i fascisti Pier Paolo Pasolini in Salò e le 120 giornate di sonale3. Sarà proprio l’incontro tra la di disinvolto ed esibito piacere di sopraf- Sodoma (1975)

Hanno sparato a mezzanotte, ho udito Salò o le 120 giornate il ragazzo cadere sulla neve di Sodoma - Scritto e e la neve coprirlo senza un nome. diretto da Pier Paolo Pasolini (1975). Guardare i morti alla città rimane Le sadiche perversioni e illividire sotto il cielo. All’alba di quattro “signori” con la neve cadente dai frontoni (rappresentanti dai fili neri sempre più rovina i volti del Potere) accasciata di schianto sulla madre durante la Repubblica di Salò. che carponi s’abbevera a quegli occhi L’ultimo film ghiacci del figlio, a quei capelli sciolti di Pasolini nei fiumi azzurri della primavera.

26 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Roma viene strenuamente difesa per un paio di giorni di svestire l’uniforme, per cercare di fare ritorno a casa con il concorso spontaneo della popolazione civile e sostenuti dalla diffusa solidarietà popolare. già il 9 settembre le forze antifasciste danno vita al Nei territori occupati i soldati, lontani dalla madrepa- Comitato Centrale di Liberazione Nazionale, a cui si af- tria, sembrano mantenere invece una maggiore coesio- fianca il Fronte clandestino militare della Resistenza. ne di corpo: in alcune località dei Balcani e nelle isole Le divisioni della Wehrmacht, preponderanti e installa- greche (come a Cefalonia, a Corfù, a Rodi, a Lero, a Spa- te nelle posizioni chiave, occupano però velocemente lato, in Albania o in Montenegro) grandi unità prive di le principali vie di comunicazione e i maggiori centri ordini, ma avvertite della feroce condotta di guerra na- urbani. La disparità delle forze in campo, la brutalità zista, non accettano la resa; a volte si riorganizzano in della reazione tedesca e la latitanza dei comandi cen- collaborazione con le forze partigiane locali e – seppur trali alimentano il disorientamento e lo spirito di ri- destinate a soccombere – impegnano i reparti tedeschi nuncia dei militari, amareggiati dall’insensatezza dei in violente e prolungate battaglie di resistenza, che si lunghi anni di guerra passati e ormai desiderosi solo concludono con numerose fucilazioni e l’internamento

consegna dei criminali tedeschi che ave- vano operato in Italia dopo l’8 settembre 1943. Alla mancata celebrazione dei processi contribuì infine la scarsa attenzione della cultura giuridica dell’epoca per le vittime di paolo pezzino * civili della guerra, considerate un “dan- no collaterale” inevitabile in qualsiasi opo l’armistizio dell’8 settem- tuale di popolazione maschile nelle zone conflitto, e la diffusa convinzione chei bre 1943 l’Italia fu occupata, di presenza partigiana, la fucilazione di soldati debbano eseguire gli ordini sen- per oltre metà del suo territo- questi ostaggi in caso di atti di violenza, za discuterli, anche quando questi siano rio, dall’esercito tedesco. Fra le l’incendio di abitazioni e villaggi. apertamente illegittimi e criminali. La altre conseguenze dell’occupa- Alcune cosiddette operazioni contro i mancata giustizia creò un forte senso di Dzione, circa 15.000 civili furono uccisi, “banditi” furono in realtà azioni di an- isolamento dei sopravvissuti e dei paren- in azioni di cosiddetta rappresaglia, in nientamento di intere comunità (Sant’An- ti delle vittime, e la convinzione che ai alcuni casi con la collaborazione di sin- na di Stazzema, Vinca, Valla, Monte Sole- massacratori che vestono una divisa mi- goli fascisti repubblicani o di gruppi ar- Marzabotto), litare sia garantita l’impunità. mati della Repubblica Sociale. Nello stes- È indubbiamente con il giugno 1944, In Italia una nuova (tardiva) stagione pro- so periodo 6.806 ebrei furono arrestati dopo la liberazione di Roma del 4 giugno, cessuale per questi crimini di guerra si è e deportati: di essi 5.969 morirono in che si aprì il periodo più drammatico per aperta alla fine degli Anni Novanta, dopo campo di concentramento. L’aspetto più la popolazione civile: tutto ciò contribuì a che nel 1994 Erich Priebke fu rintracciato rilevante di questa violenza è costituito fare dell’estate del 1944, e dei primi gior- in Argentina e estradato in Italia: era uno da stragi, uccisioni indiscriminate di po- ni di autunno, il periodo di occupazione dei responsabili della strage delle Fosse polazione civile, definite di solito generi- più sanguinoso per i civili, soprattutto in Ardeatine, del 24 marzo 1944, con 335 camente “rappresaglie” per una qualche Italia centrale, tanto che è proprio in rela- uccisi per rappresaglia all’azione parti- azione partigiana, anche se spesso non zione a tale periodo che la storiografia ha giana di via Rasella, dove morirono 33 erano una risposta a specifiche azioni di parlato di “guerra ai civili”. tedeschi. Durante le indagini per istruire formazioni partigiane, ma operazioni di Responsabili furono prevalentemen- il processo furono rintracciati centinaia ripulitura del territorio, volte a terroriz- te (ma non esclusivamente) reparti ca- di fascicoli giudiziari relativi a crimini di zare la popolazione civile per impedirne ratterizzati da un forte coinvolgimento guerra commessi sulla popolazione ita- qualsiasi sostegno alla lotta armata dei nell’ideologia nazionalsocialista quali la liana, illegalmente archiviati dal Procura- partigiani. Impressi nella memoria della 16ª Panzergrenadierdivision della Waf- tore generale militare nel 1960. popolazione civile sono rimasti inoltre fen-SS “Reichsführer-SS”, e la “Hermann Da allora in Italia sono arrivati a dibatti- non solo gli omicidi e le stragi, ma anche i Göring”. A guerra finita, pochi processi mento 6 processi dal 1994 al 1999, 15 saccheggi, i furti, gli stupri, la distruzione furono celebrati in Italia contro i respon- dal 2004 al 2012, 3 dal 2012 ad oggi; al- di case. sabili delle stragi di civili. tri sono ancora in corso: fra gli altri sono Dal maggio 1944, la guida di questa lot- Ciò fu dovuto alla ragion di stato: non si stati celebrati i procedimenti penali rela- ta fu attribuita a Kesselring, comandante voleva mettere in imbarazzo la Repubbli- tivi alle due più gravi stragi commesse in in capo del fronte sud-ovest; Kessel- ca Federale Tedesca, diventata compo- Italia, quelle di Sant’Anna di Stazzema e ring il 17 giugno 1944 emanò un ordine nente fondamentale del blocco occiden- Monte Sole-Marzabotto. per la lotta alle formazioni partigiane, tale. Influì anche la difesa che l’Italia fece Questi processi sono stati accolti in Ita- che incitava i comandanti tedeschi alla dei propri criminali di guerra, richiesti lia come una doverosa, anche se tardiva, massima energia e a mettere da parte soprattutto dalla Jugoslavia: avendo op- giustizia resa a centinaia di vittime inno- scrupoli di carattere umanitario, e il 1° posto un diniego costante a consegna- centi, giustizia che era stata sacrificata luglio indicava, fra le misure draconia- re i propri militari, i governi italiani non sull’altare della ragion di stato. ne da adottare, l’arresto di una percen- potevano richiedere con convinzione la L’ANPI nazionale e l’Istituto Nazionale

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 27 in Germania di circa 600.000 militari italiani. La 5ª armata americana, sbarcata nel golfo di Salerno il 9 settembre, e l’8ª armata britannica intanto lentamente risalgono la penisola superando con l’appoggio popolare le controffensi- ve dei reparti tedeschi, che nel corso della ritirata sfogano per rappresaglia la propria rabbia in razzie ed ecci- La caduta di contro i civili. In risposta a questa del dittatore: si distruggono statue indiscriminata condotta di guerra si e simboli susseguono numerosi gli episodi di per la Storia del Movimento di Libe- razione in Italia, con la collaborazione della rete degli Istituti della Resisten- za, stanno portando avanti una ricerca per arrivare alla creazione di un Atlante delle stragi nazifasciste in Italia, con fi- nanziamenti del Governo della Repub- blica Federale Tedesca. Film, teatro e informazione nell’Italia divisa, Il censimento delle stragi commesse in Italia dovrebbe essere completato en- quando squillavano i telefoni bianchi tro il 2014. di serena d’arbela *

*Docente all’Università di Pisa, storico on il 25 luglio 1943 la dittatura un’altra Italia inquietante e quotidiana, di Mussolini sembra crollata. Si fatta anche di peccatori, sbandati e ribelli respira l’aria di libertà. Con l’ar- e di paesaggi veri, come gli argini padani mistizio dell’8 settembre anche e i vicoli del porto di Ancona. la guerra sembra conclusa. Ma I bambini ci guardano di Vittorio De Sica Cil regime fascista ben presto si ricostitu- partiva dall’ottica di un bambino per isce al centro e al nord Italia. La Repub- smascherare gli schemi convenzionali blica Sociale Italiana annunciata da Radio e fatui dell’adulterio, osservandolo nei Monaco si installa a Salò, all’ombra e agli suoi risvolti familiari. Quattro passi fra ordini di Hitler. Sul territorio invaso dal- le nuvole di Alessandro Blasetti si tuffa- le truppe tedesche imperversano com- va nella vita di ogni giorno. Niente sce- battimenti e rappresaglie naziste con la nari grandiosi tipici dell’Italia fascista né complicità dei nuovi fascisti repubblichi- enfasi guerresca, né costumi operistici, ni mentre i bombardamenti alleati infu- sparita l’icona dominante mussoliniana. riano sulle città e sulle campagne. Roma Mostrava figure normali, sentimenti e viene liberata nel giugno del 1944, men- preoccupazioni quotidiane. Questi spunti tre le città del nord dovranno attendere innovatori furono abbandonati dalla pro- l’aprile e maggio del 1945. duzione cinematografica del regime di Nelle città la vita continua pur fra molte Salò. Trasferita nella nuova Cinecittà di difficoltà e si va ancora al cinema e a tea- Venezia meglio definita “Cinevillaggio” tro. Cosa vedono gli italiani? La tv ancora fu, come bene illustra Ernesto G. Laura non esiste. Si ascolta la radio. ne “L’Immagine bugiarda”1 una parente- Tre film avevano portato già nel 1942-43 si che lasciava fuori dalla porta le verità una folata originale nel panorama cine- scottanti del momento politico e bellico. matografico invaso dalle favole frivole e Un quadro falso e ammorbidente che cer- fittizie dei “telefoni bianchi” e dai kolos- to non convinse gli italiani alle prese con sal della romanità. Ossessione di Luchino ristrettezze, precarietà, rappresaglie. Visconti, ispirato al romanzo americano Il Erano approdati da Roma alla città lagu- postino suona sempre due volte di James nare, ai Giardini e alla Giudecca, alla fine Cain, ambientava l’intreccio passionale del 1943 con Giorgio Venturini direttore Pedescala (Vicenza), 30 aprile 1945: sulle rive del Po, in un’osteria mèta di ca- generale dello spettacolo, oltre agli im- i nazisti in ritirata mionisti e pescatori. Restituiva autentici- piegati, attori e registi in cerca di fortuna, uccidono 64 persone tà ai personaggi dello schermo, strappan- volti noti come Osvaldo Valenti, Luisa Fe- doli agli stereotipi dell’epoca, mostrava rida, Doris Duranti, Emma Gramatica e fi-

28 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 rivolta della popolazione del Sud, frutto dell’istintiva le armi, abbandonate sul terreno nei convulsi momenti resistenza contro la violenza nazista, ma anche espres- seguiti all’armistizio, e per difendersi dalla minaccia te- sione di una prima volontà di rivalsa contro le autorità desca danno forma ai primi embrionali gruppi armati locali di matrice fascista. Raggiunta Napoli già liberata partigiani, a cui si affiancano – spesso sotto la guida dagli insorti, gli Alleati verso la metà di ottobre sono di vecchi antifascisti – formazioni di più chiara matrice costretti ad arrestare la propria avanzata in prossimità politica. Mussolini, intanto liberato dalla sua prigionia della Linea Gustav (la linea di fortificazione dei tede- per volere di Hitler, ritorna sulla scena politica e dà vita schi, decisa da Hitler il 4 ottobre 1943, contro gli Alleati alla Repubblica Sociale Italiana: un nuovo stato fasci- che risalivano la penisola; andava dal confine tra La- sta collaborazionista, che dipende dall’alleato occu- zio e Campania fino a Ortona). Contemporaneamente pante ed è pervaso di desiderio di rivalsa contro i tra- nelle regioni del Centro e del Nord i militari sbandati ditori italiani; la RSI impone già nel novembre 1943 un impossibilitati a raggiungere le proprie famiglie e i pri- nuovo richiamo alle armi, suscitando in molti giovani gionieri di guerra sfuggiti alla reclusione raccolgono ventenni in età di leva un ulteriore moto di resistenza gure meno importanti come Germana Pa- dal fronte albanese e presenta immagini lia bombardate dagli alleati. Mancò ogni olieri, Roberto Villa ed altri. Si allestirono di una Venezia povera e di una umani- accenno agli eventi drammatici in campo teatri di posa negli ex padiglioni della tà depressa, contrastante con lo spirito fascista tipo il processo di Verona e la fu- Biennale (Italia e Olanda) e nello stabi- baldanzoso vigente, il crepuscolare Ae- cilazione come traditore accanto ad altri limento della Scalera film. Il doppiaggio roporto di Piero Costa, girato a Monteca- gerarchi, di Galeazzo Ciano, genero del avveniva a Torino alla Fono-Roma là tra- tini che riflette il ruolo ormai marginale duce. Passò sotto silenzio l’uccisione del sferita. A Torino e Montecatini si installa- della macchina militare repubblichina e filosofo Giovanni Gentile ad opera della rono altri due centri cinematografici. il clima di sfacelo intorno ai personaggi. Resistenza. Evitate le immagini truci del- Tuttavia le opere che presero il via, una La buona fortuna di Fernando Cerchio, le retate e delle rappresaglie quotidiane trentina, fra commedie o melodrammi sceneggiato anche da Francesco Pasinetti di brigate nere e SS italiane e hitleriane. mediocri, solo una diecina ultimate, risul- (autore eccellente di cortometraggi) pun- Non il minimo accenno alla persecuzione tarono sottoprodotti viziati dallo scarso ta sulla buona fotografia e sul paesaggio degli ebrei. La direttiva di Mussolini era impegno dei registi, anche presaghi del- narrando di un mutilato in cerca di soste- di evitare argomenti scottanti. Doveva la sconfitta imminente del nazifascismo. gno affettivo, tiene gli eventi bellici sullo prevalere una linea di apparente unità Alcuni soggetti erano adattamenti tea- sfondo. nazionale mirante a riconquistare la fi- trali come La Locandiera di Luigi Chiarini Nei cinema continuano ad apparire an- ducia popolare ormai perduta sul campo. tratta da Goldoni abbandonata in fase di che prodotti degli anni precedenti come Le notizie catastrofiche dal fronte sono montaggio dal regista rimasto nella capi- Squadriglia bianca, storiella eroico-sen- taciute e sostituite dalle cronache mon- tale. Enrico IV tratto da Luigi Pirandello, timentale del rumeno Jon Sava, copro- dane o sportive non perdendo l’occasio- regia di Giorgio Pastina, un’occasione per duzione rumeno-italiana ambientata al ne però per minimizzare la Resistenza il virtuosismo divistico di Osvaldo Valen- fronte orientale, i film tedeschi super-ro- descrivendo i “ribelli” (i partigiani) come ti. Altri film erano di fonte letteraria come mantici come Il perduto amore (Veit Har- perdenti o arresi. Più rare anche le appa- Resurrezione, riduzione del romanzo di lan), Illusione (Hans Zerlett) o biografie rizioni del Duce. Ma non manca il servizio Leone Tolstoj, di Flavio Calzavara, che of- musicali come Angeli senza felicità (Harl sul suo ultimo inutile e disperato appello friva almeno una interpretazione intensa Hartl) fantastico-avventurosi tipo Il Baro- alle armi del dicembre 1944 al teatro Li- di Doris Duranti. Senza famiglia (Giorgio ne di Munchausen (Josef von Baky) e film rico di Milano. L’ultimo numero del cine- Ferroni) dalle pagine patetiche di Hec- francesi minori di Delannoy e Decoin. giornale Luce del marzo 1945 alle soglie tor Malot, una pellicola strappalacrime. Quanto ai prodotti anglo-americani ne è cruciali della Liberazione si apre con una Le fiction, di cui non restano che palli- assolutamente vietata la proiezione. sequenza sulla filatelia. de citazioni nella storia del cinema, non Più interessata al documentario, la RSI È l’esempio più eclatante di quella finzio- reggono sul piano formale e narrativo. tentò di reclutare operatori ed artisti con ne di normalità proprio mentre la gente Così Un fatto di cronaca (di Piero Balle- laute remunerazioni e la promessa di non stremata dagli eventi, ascoltava con ansia rini) dramma convenzionale di passione fare propaganda. Il notiziario Luce e La in attesa dei “liberatori” le notizie serali e pentimento, Peccatori, film scolorito e settimana europea di firma tedesca erano e i messaggi cifrati di radio Londra rivolti tradizionale di Calzavara con Elena Zare- d’obbligo prima di ogni visione. I soggetti ai partigiani in montagna e in città e alle schi, stroncato anche dai critici di allora, risultarono generici, edulcorati, dalle ce- missioni inglesi (pronunciati dal colon- Figli della laguna recuperato e ultimato rimonie allo sport, dalle messe al campo nello Harold Stevens) e i commenti ta- nel ’45 da Francesco De Robertis, col ti- alle sfilate di “ausiliarie”, di bersaglieri e glienti di Candidus (John Marus). tolo La vita semplice che utilizza attori alpini, ai lanci di paracadutisti, fino alle Nei teatri, romani dal 1943 al ’44 e mi- non professionisti, stracolmo però di un azioni antipartigiane delle truppe italo- lanesi fino al ’45 e nelle città dove era tono parrocchiale e l’anodino Trent’anni germaniche in Slovenia. possibile, continuavano gli spettacoli di servizio di Mario Baffico, ambientato La retorica melensa e il lieto fine nei di prosa limitati ai repertori classici. Gli tra i gondolieri. Possono offrire tutt’al più commenti e nello stile cadevano nel ridi- attori si ingaggiarono anche al varietà o un lugubre riverbero dell’atmosfera di colo imperando perfino nei servizi sulle nell’avanspettacolo per necessità di lavo- quegli anni Ogni giorno è domenica, che distruzioni di monumenti e chiese di Mi- ro o obbedendo a un input professionale ha per protagonista un soldato reduce lano, Padova, Treviso ed altre città d’Ita- prevalente sulle contingenze storiche.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 29 25 luglio 1943: si festeggia la destituzione di Mussolini

Brillavano Nino Taranto, Alberto Sordi, le commedie di Carlo Goldoni ed anche melodie e romanze, la voce di Tito Schi- vedette come Andrea Checchi e Anna le pièces di Eugene O’Neill e Oscar Wil- pa. Qualche concerto di musica classica, Magnani, Aldo Fabrizi, Wanda Osiris, Ma- de salvati dalla censura, in quanto irlan- Chopin, Brahms al pianoforte rialzavano cario, Eduardo e Peppino De Filippo, Evi desi: si mantenevano fuori dalla mischia le sorti dell’ascolto. Maltagliati ed altri. dell’attualità. Naturalmente mancavano E ancora arie d’opera, varietà musica- Il pubblico nella morsa dell’occupazione tutte le opere d’avanguardia surrealiste le, orchestre d’archi e di musica leggera tedesca accettava volentieri di essere ed espressioniste europee e sovietiche come quella del maestro Angelini. distratto, cercava di dimenticare tra le epurate dal fascismo obbediente ad Hit- Le trasmissioni si chiudevano alle 23,30 battute umoristiche la guerra, i terrori ler, da quelle di Brecht a quelle di Maja- con l’inno Giovinezza. quotidiani e le incursioni aeree. Ruggero kowski e così via. La “primavera di bellezza” declamata nei Ruggeri recitò “Enrico IV” di Pirandello Alla radio i programmi dell’EIAR erano primi versi aveva però un sapore ama- fino alla Liberazione di Roma e comparve provinciali e ripetitivi. ro e grottesco. Non poteva non suonare anche al nord. Furono sulla scena Renzo Il “Radio giornale” con la propaganda come una beffa, una tragica beffa in una Ricci, Memo Benassi, Sarah Ferrati, Elsa confezionata, assicurava che tutto anda- stagione di morte che falciava la meglio Merlini e Fausto Cialente, Emma Grama- va per il meglio, le ritirate erano “strate- gioventù. tica guidati da vari registi e recensiti da giche” c’erano continui successi accanto numerosi critici. I repertori di Roma e ai camerati germanici. *Critica cinematografica, saggista, poetessa Milano erano fermi ai testi pirandelliani Seguivano le musiche dolciastre del e ai capolavori shakespeariani; recupe- buongiorno, le canzoni spensierate del 1.Ernesto G. Laura, “L’Immagine bugiarda”, As- ravano Gabriele D’Annunzio malgrado la Quartetto Cetra, del trio Lescano, di Al- sociazione Nazionale Circoli del Cinema italia- messa all’indice della Chiesa; sfruttavano berto Rabagliati, di Oscar Carboni e poi ni, Roma,1986

no nel dopoguerra. Al culmine di questa campagna, il 14 luglio 1938 “Il Giornale d’Italia” pubblicò a tutta pagina un docu- mento non firmato intitolato Il fascismo e i problemi della razza, oggi noto come Manifesto della razza. Questo discutibile testo, presentato come opera di un grup- Gli ebrei, le leggi del 1938, la deportazione: po di studiosi sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, dedicava il nono la pagina più nera dei suoi dieci punti agli ebrei, afferman- di mario avagliano * e marco palmieri ** do perentoriamente che essi «non appar- tengono alla razza italiana». egli anni Trenta in Italia vive- “netta separazione” tra la razza superiore Su queste basi pseudo-teoriche, due va una comunità ben integrata italiana e le altre razze. mesi più tardi, a settembre, ebbe inizio di circa 40-50 mila ebrei, che I primi provvedimenti razzisti colpirono da parte del regime fascista, con l’avallo aveva partecipato con ardore le popolazioni di colore delle colonie. della monarchia sabauda, l’emanazione e passione agli eventi salienti Poi, nel corso del 1937, il regime fascista delle leggi che all’epoca furono definite Ndella vita nazionale, come il Risorgimen- avviò una virulenta campagna di propa- razziali, ma che è più giusto chiamare raz- to e la Grande Guerra. Dopo la conquista ganda nei confronti degli ebrei, che vide ziste, attraverso le quali l’Italia avviò una dell’Etiopia e la proclamazione dell’Im- impegnati in prima linea tutti i giornali spietata persecuzione che colpì dura- pero, ritenne che l’Italia nazionali e locali e frotte di intellettua- mente gli ebrei in ogni ambito della vita doveva dotarsi di una “severa coscien- li già affermati o in erba, molti dei quali sociale, professionale e culturale. za razziale”, adottando una politica di avrebbero avuto un ruolo di primo pia- Le norme discriminatorie riguardarono

30 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 alla guerra e la scelta di una fuga sui monti. Sarà l’incontro fra generazioni diverse di antifascisti – gli oppositori del ventennio, chi la guerra fascista l’ha già amaramente combattuta e i giovani che si ribel- lano all’idea d’imbracciare a propria volta le armi per il duce – a innescare la scintilla di un generale moto popolare di ribellione alla guerra che, seppur nato per molti dall’istintiva volontà di difesa personale, con il tempo assumerà precise e profonde valenze politiche nell’intero Paese.

*Toni Rovatti, del Comitato Scientifico dell’ISTORECO di Reggio Emilia

innanzitutto la scuola. Il regio decreto Consiglio del fascismo approvò la Dichia- ebrei. Anche l’Italia entrò nel cono d’om- legge del 5 settembre 1938 n. 1390, in- razione sulla razza il cui impatto fu deva- bra della Shoah, con migliaia di arrestati titolato Provvedimenti per la difesa della stante per gli ebrei, poiché preannunciò per motivi razziali, senza distinzione tra razza nella scuola italiana, sancì l’esclu- tra l’altro il divieto di matrimonio misto, bambini, donne, adulti e anziani. Dall’I- sione degli ebrei dall’insegnamento e il divieto di prestare servizio militare, talia furono deportati oltre 6.800 ebrei dalla frequentazione delle scuole pub- l’allontanamento dagli impieghi pubbli- (in gran parte ad Auschwitz, ma anche in bliche di ogni ordine e grado (solo in ci, una speciale regolamentazione per altri lager, come Mauthausen) e solo 837 seguito venne consentito agli esclusi di l’accesso alle professioni e il divieto di sopravvissero. frequentare le scuole create dalle Comu- possedere o dirigere aziende e terreni di Altri 800 ebrei furono arrestati e in parte nità con gli insegnanti dispensati dall’in- una certa dimensione. Queste disposizio- uccisi sul suolo nazionale. carico). Perfino molti libri di testo e carte ni trovarono una prima sistematizzazione Nel dopoguerra, di questa lunga e arti- geografiche di autori ebrei furono messi nel decreto legge del 17 novembre 1938 colata vicenda persecutoria si è in buona al bando. n. 1728, convertito in legge il 5 gennaio parte perso memoria, schiacciando il ri- Il regio decreto legge del 7 settembre 1939, col titolo Provvedimenti per la di- cordo e le colpe sui nazisti che hanno ide- 1938 n. 1381, intitolato Provvedimenti fesa della razza italiana. Con lo scoppio ato e condotto la Shoah, ed omettendo di nei confronti degli ebrei stranieri, stabilì della guerra il clima di odio nei confron- fare i conti con le responsabilità gravi e invece il divieto per questi ultimi di fis- ti degli ebrei s’inasprì. Il regime fascista autonome dell’Italia e degli italiani. sare dimora in Italia, la revoca della cit- li considerò alla stregua di nemici della tadinanza italiana a coloro che l’avevano Patria e furono loro imposti altri limiti e *Storico e saggista ottenuta dopo il primo gennaio 1919 e divieti, tra cui quello di possedere le ra- **Giornalista, del Centro Studi della Resistenza l’espulsione entro sei mesi (misura in dio e di recarsi nei luoghi di villeggiatura, dell’Anpi di Roma-Lazio parte disattesa per difficoltà organizzati- arrivando a stabilire l’internamento degli ve e burocratiche). Lo sgomento per es- ebrei stranieri e degli italiani ritenuti “pe- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI sere «tagliati fuori – come scrive il poeta ricolosi” in appositi campi (Ferramonti di Umberto Saba – dalla vita del mio paese Tarsia e Campagna furono i più grandi) M. Avagliano e M. Palmieri, Di pura che ho tanto amato» fu tale che molti o in località sperdute e la precettazione razza italiana. L’Italia “ariana” di fron- ebrei fuggirono all’estero e alcuni scel- per il lavoro obbligatorio. Dopo la cadu- te alle leggi razziali, Baldini & Castol- sero addirittura il suicidio.Tuttavia l’as- ta del fascismo (25 luglio 1943), il nuovo di, Milano 2013 surdità della persecuzione, almeno fino governo Badoglio abrogò le leggi razziali M. Avagliano e M. Palmieri, Gli ebrei all’armistizio del 1943, procedette senza con grave ritardo, solo dopo l’armistizio sotto la persecuzione in Italia. Diari tregua e senza alcuna opposizione degna dell’8 settembre 1943. e lettere 1938-1945, Einaudi, Torino di questo nome da parte degli italiani Gli elenchi degli ebrei redatti dalla strut- 2011. “ariani”, che tranne frange dell’antifasci- tura burocratica del regime fascista fu- R. De Felice, Storia degli ebrei italiani smo e poche altre eccezioni furono per rono utilizzati dai nazisti e dai fascisti di sotto il fascismo, Einaudi, Torino 1961 lo più indifferenti, complici o entusiasti e Salò per la caccia all’uomo scatenata da M. Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. spesso si macchiarono di atti di delazione Hitler nell’Italia occupata, con la piena Vicende, identità, persecuzione, Einau- o di sciacallaggio. «Nella città dove allora complicità della RSI, che il 30 novembre di, Torino 2007 (I ed. 2000) insegnavo, durante la guerra – ha raccon- del 1943 emanò l’ordine di polizia n. 5, L. Picciotto, Libro della memoria. tato Norberto Bobbio – apparve nel bar con il quale si ordinava di internare tut- Gli ebrei deportati dall’Italia (1943- che frequentavo un avviso che proibi- ti gli ebrei in campi di concentramento. 1945), Ricerca della Fondazione va l’ingresso agli ebrei. “Adesso strappo Molti altri italiani, va detto, a partire dagli CDEC, Mursia, Milano 2002 (I ed. quel cartello”, dissi fra me e me. Ma sono antifascisti e dai partigiani, aiutarono gli 1991) uscito senza averlo fatto. Non ne avevo ebrei a salvarsi, ottenendo nel dopoguer- M. Pezzetti, Il libro della Shoah italia- avuto il coraggio. Quanti atti di viltà, di ra il riconoscimento di Giusti dallo Yad na. I racconti di chi è sopravvissuto. cosciente viltà, come questo abbiamo Vashem di Gerusalemme. Una ricerca del Centro di documenta- commesso allora?». Si passò così dalla persecuzione dei di- zione ebraica contemporanea, Einaudi, Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre il Gran ritti alla persecuzione delle vite degli Torino 2009

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 31 li scioperi operai nelle grandi città industriali del nord Italia del marzo 1943 segnarono, per la loro profon- da radice sociale e la derivante con- nessione con la sfera propriamente Gpolitica, il primo vero sfaldamento del «fronte interno» al regime fascista durante la Seconda Guerra Mondiale. Le vicende militari dell’inverno 1942-’43 in Africa e Unione Sovietica, con le sconfitte del- le truppe nazifasciste ad El Alamein e Stalin- grado, determinarono l’avvio di una saldatura politico-sociale tra le istanze popolari delle

per le 10 del 23, ma al reparto Bulloneria della Falck venne anticipato alle 13 del 22. Intervenivano in forze i fascisti, ma nonostante le minacce lo sciopero con- tinuava e il giorno dopo incrociavano le braccia i lavoratori degli altri stabilimenti Falck, della Pirelli, della Ercole Marel- A Sesto San Giovanni, la città-fabbrica, lo sciopero li, della sezione IV e V della Breda. Una manifestazione imponente, se si pensa si estende a macchia d’olio che a quell’epoca i lavoratori delle fab- di giorgio oldrini * briche sestesi erano più di 40mila. Tra fine marzo e i primi di aprile i fascisti ar- una vera maledizione que- milizie nere assaltarono il Comune, cac- restarono una cinquantina di scioperanti sto centro industriale to- ciando con la forza il sindaco socialista e 30 vennero inviati al Tribunale militare talmente sovversivo! Lì sta Comi e successivamente, nel 1926, as- territoriale di Milano e condannati a lun- veramente il cancro della sassinarono a manganellate il segretario ghe pene, ma liberati a fine agosto. Tra di « Lombardia. Questa città comunale Giovanni Rabino. Gruppi orga- loro Giulio Casiraghi, poi fucilato a piaz- rossaÈ dovrebbe essere completamente nizzati di antifascisti sono stati presenti zale Loreto, Luciano Migliorini, fucilato a distrutta al di fuori delle industrie con il nelle fabbriche e nei quartieri per tutto Sesto, Enrico Bracesco e Pietro Marcante sistema germanico. La popolazione ma- il ventennio. Prima dell’inizio della guer- deportati e morti nei lager. schile deportata in Germania, lasciando ra erano stati 56 i sestesi condannati dal Il 9 settembre, quando era chiaro che i te- sul posto solo donne, vecchi e bambini». Tribunale speciale fascista a complessi- deschi avrebbero preso possesso dell’I- È il 21 febbraio del 1945 e firma questo vi 355 anni di carcere e 30 gli inviati al talia, una delegazione di sestesi, guidata rapporto il comandante del presidio del- confino. E una cocente delusione venne dall’operaio comunista della Breda Euge- le brigate nere di Monza. riservata persino a Benito Mussolini che nio Mascetti si recò dal comandante della La guerra volge al termine e i lavoratori nel maggio del 1930 decise di parlare Divisione di fanteria Cosseria per chiede- delle fabbriche sestesi e gli abitanti del agli operai e scelse il cortile della Ercole re di distribuire armi agli antifascisti. Il luogo, come rileva il brigatista nero, ave- Marelli di Sesto come luogo simbolo del militare imbelle rifiutò. vano dato un contributo importante alla suo comizio. «Malgrado la sua oratoria A partire dal 10 settembre i tedeschi isti- lotta contro i fascisti e i nazisti. efficace e le sue affermazioni di spiccata tuivano nelle grandi fabbriche presidi Sesto San Giovanni era stato il luogo di marca progressista, la folla degli operai e per il controllo della produzione e dei una rivoluzione all’inizio del ’900. Tra il impiegati rimase muta. Mussolini rimase lavoratori. 1903 e il 1911 qui c’era stata la più gran- molto deluso» scrisse il segretario nazio- Dalla fine di ottobre nascevano i Gruppi de nascita di fabbriche nel più breve tem- nale dei sindacati fascisti Pietro Capofer- di Azione Patriottica (GAP) e uno dei pri- po e nel più definito spazio di tutta Eu- ri. mi, il “Gramsci” era costituito da Validio ropa. Aziende di dimensioni straordinarie Le grandi fabbriche di Sesto San Giovanni Mantovani operaio della Pirelli Sapsa, come la Breda, la Falck, la Ercole Marelli, allo scoppio della guerra vennero dichia- Vito Antonio La Fratta della Falck, Carlo la Campari, l’Osva, l’Elettromeccanica rate strategiche e cominciarono a produr- Camesasca della Ercole Marelli e Renato lombarda e tante altre avevano sconvolto re armi e prodotti bellici, ma ben presto Sgobero della Breda. Furono loro ad ucci- la geografia, l’economia, la realtà sociale le condizioni di vita e di lavoro, le difficol- dere il Federale fascista Aldo Resega. di quello che fino a quel momento era tà per reperire viveri, l’erosione dei salari Scioperi avvennero già a novembre del solo un borgo agricolo. per l’altissima inflazione e il desiderio di ’43, ma fu dicembre il mese più agitato. Il Innovazione e coesione sociale sono pace permisero agli antifascisti, soprat- 13 tutte le fabbriche sestesi si fermarono state nei decenni le due caratteristiche tutto ai comunisti, di organizzare picco- e il 17 il generale tedesco Zimmermann principali della città delle fabbriche. E li scioperi e proteste. Ma la prima, vera fece radunare tutti i lavoratori della Falck dunque l’opposizione al fascismo è stata svolta avvenne nel marzo del 1943. Lo sul piazzale dello stabilimento Unione: una costante, fin dai suoi inizi quando le sciopero nel milanese era stato previsto «Chi non riprende il lavoro – gridò al mi-

32 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 maestranze del proletariato industriale e le prospettive zioni di lavoratrici e lavoratori che iniziate tra gennaio d’azione delle forze antifasciste, ed in particolar modo e febbraio culminarono negli scioperi del marzo-aprile dei comunisti, che degli scioperi erano state propulsori 1943. e corpo attivo. Dopo che dalla primavera del 1942 fino ai mesi di gen- I bombardamenti alleati sulle città d’Italia e le conse- naio-febbraio 1943 le agitazioni operaie si erano pro- guenti devastazioni delle abitazioni civili, degli impian- gressivamente diffuse in moltissime zone del centro e ti industriali produttivi e delle infrastrutture del Paese del nord Italia1 il 5 marzo 1943 alle ore 10 gli operai (solo a Torino nel dicembre 1942 risultavano essere della Fiat Mirafiori di Torino entrarono in sciopero av- state distrutte 265 fabbriche e 120.000 operai aveva- viando la mobilitazione conseguente anche in diversi no avuto danni al luogo di lavoro o alla propria casa); altri stabilimenti piemontesi. Particolarmente attive la fame e la penuria materiale della popolazione; le nella preparazione e nell’organizzazione degli scioperi migliaia di sfollati; l’affermarsi della borsa nera e del furono le cellule organizzate del partito comunista: a carovita, furono gli elementi all’origine delle mobilita- Torino Umberto Massola, oltre ad animare con la pro-

Lo sciopero generale proclamato dal CLN del Piemonte crofono – è un nemico della Germania. della guerra e la liberazione dei compa- thausen, ad Harteim. Un centinaio i fuci- Chi è nemico della Germania viene fu- gni arrestati, molti dei quali erano finiti lati e i caduti in combattimento delle di- cilato. Chi vuole continuare lo sciopero nei lager. La repressione fu durissima. I verse formazioni partigiane. Una guerra faccia un passo avanti». Tutti fecero un tedeschi arrestavano la notte nelle loro di popolo con migliaia di donne e di uo- passo avanti e Zimmermann se ne andò. case quelli che ritenevano gli organizza- mini impegnati con le armi, con gli scio- «La più grande manifestazione di prote- tori, ma la manifestazione continuò per peri, con la propaganda, con il sostegno ai sta mai realizzata in un Paese occupato» giorni e fu uno dei colpi più duri inferti al combattenti. È per questo che Sesto San definì Radio Londra gli scioperi del mar- nazifascismo. Preparò l’insurrezione del Giovanni è Città Medaglia d’Oro al Valor zo 1944. Cominciarono proprio a Sesto 25 aprile. Militare per il contributo dato alla Resi- quando il primo marzo si fermarono tutte A Sesto il bilancio è stato pesantissimo. stenza. le fabbriche. Si richiedevano più vive- Circa 600 deportati nei lager, metà dei ri, paghe migliori, ma soprattutto la fine quali morti soprattutto a Gusen, a Mau- *già Sindaco di Sesto San Giovanni

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 33 paganda clandestina il sostegno allo sciopero definì più pronunciato, in grado di relazionare l’avanzamento insieme ai lavoratori alcuni punti essenziali delle ri- della condizione operaia con il piano interno nazionale vendicazioni della lotta, costituendo il nesso indispen- e con quello internazionale della guerra. sabile tra rivendicazione economica e istanza politica In quest’ottica alle rivendicazioni di carattere economi- antifascista. co furono associate quelle relative alla lotta contro le Dalle rivendicazioni iniziali dei lavoratori (pagamento misure repressive del regime fascista per la «liberazio- delle 192 ore di lavoro per tutti gli operai e le opera- ne dei nostri compagni di lavoro arrestati e la cacciata ie; aumento delle razioni di pane, carne e grassi; caro delle guardie metropolitane dalle officine» e per «il di- viveri) emerse il carattere spontaneo, unitario nonché ritto di avere e di eleggere dei nostri veri rappresentan- prevalentemente economico-sindacale delle proteste ti» insieme alla volontà di porre fine alla guerra fasci- operaie. Tuttavia già dai primi volantini e documenti di sta a fianco della Germania hitleriana, «Viva la Pace e la lotta, come quello di Torino del 15 marzo 19432, si ma- Libertà» è la parola d’ordine conclusiva del manifesto. nifestò un profilo politico, prima latente e poi sempre Le agitazioni operaie e le astensioni dal lavoro si diffu-

ra una volta a Torino, alla Fiat Mirafiori e alla Fiat Lingotto, e poi in tutti i grandi e piccoli stabilimenti piemontesi; a Milano, nell’intera provincia, dove lo sciopero fu compatto dal 1° all’8 marzo; a Legnano, Varese, Brescia, Bergamo, in tutta la Lom- bardia; a Bologna, dove dagli stabilimenti di edmondo montali * Ducati lo sciopero si propaga in tutte le provincie emiliane; in Toscana a partire a conflittualità operaia che scuo- fascista ovvero dell’elemento più in- dalle officine Galileo e Pignone; e così in te l’Italia dal marzo del 1943 sino trinsecamente legato all’esperienza del Liguria in Veneto. La classe operaia che all’insurrezione dell’aprile del ventennio. Perché la guerra non è un ele- giunge agli scioperi del 1943-’44 è una 1945 è un avvenimento assoluta- mento neutro o addirittura estraneo alla classe che riacquista piena di fiducia nel- mente eccezionale. Nessun Paese natura del fascismo. Viceversa il legame le proprie forze e si assiste al passaggio Loccupato dai tedeschi durante la Secon- tra fascismo e guerra (nelle diversi fasi di una fase difensiva e di lotta di tipo da Guerra Mondiale assiste a scioperi così della preparazione, della gestione della quasi esclusivamente economico, a una partecipati e così estesi. In nessun Paese, sconfitta militare) è inscindibile; la guer- offensiva in cui la caratterizzazione è es- durante la guerra, il mondo del lavoro as- ra rappresenta il banco di prova decisivo senzialmente di natura politica. Non si sume una centralità così evidente tale da sul quale il regime gioca la propria credi- sciopera solamente contro gli industriali condizionare le sorti del regime fascista bilità e la propria capacità di mobilitare e i padroni, ma contro il fascismo, contro e da imprimere una così pronunciata im- un blocco sociale fedele e che condivide la guerra fascista e a sostegno della lotta pronta alla transizione verso la democra- le sue aspirazioni. partigiana, per l’insurrezione, per la liber- zia. Nel 1943 questo blocco si dimostra ine- tà e per la democrazia. Nel marzo del 1943 a Torino alla FIAT Mi- sistente e gli scioperi che cominciano a Questa volta le repressioni dei tedeschi e rafiori, alle Officine Savigliano, alle Fer- dilagare in tutto il Nord Italia scoprono le dei fascisti sono feroci. In migliaia vengo- riere Piemontesi, alla Westinghouse e poi debolezze strutturali del progetto totali- no catturati e deportati in Germania dove a Milano alla Pirelli, alle Acciaierie Falk di tario. L’onda della conflittualità si muove finiranno circa dodicimila tra dirigenti e Sesto San Giovanni, alla Ercoli Marelli gli in maniera carsica per tutto l’anno, sem- semplici militanti sindacali. E la repres- operai scendono in sciopero e contesta- bra placarsi ma scorre in forme sempre sione produce un altro effetto, caratteri- no apertamente il regime fasciste. più coscienti, politicizzate e con obiettivi stico della nostra lotta di Resistenza: per La parola d’ordine degli scioperi del 1943 politici sempre meglio delineati. Riesplo- sfuggire all’arresto e alla deportazione fu: pace e lavoro. A prima vista, e questa de clamorosamente nel marzo del 1944: molti lavoratori passano alla clandestini- fu anche un’interpretazione condivisa questa volta la reazione operaia assume tà rafforzando e ingrossando le formazio- dalle autorità fasciste e una prima lettura un’estensione straordinaria e annienta ni partigiane. La fabbrica ritorna a essere data dai tedeschi, le rivendicazioni era- il tentativo della Repubblica Sociale Ita- quello spazio di socializzazione politica no soprattutto di carattere economico e, liana di tessere nuovi rapporti col mondo che vent’anni di dittatura non erano mai quindi, non necessariamente interpreta- del lavoro, di recuperare il consenso per- riusciti a neutralizzare del tutto. E non si te come un pericolo di natura politica. In duto attraverso i progetti di socializzazio- tratta ormai soltanto di grande fabbrica. verità, quello che si consuma nella prima- ne e attraverso tutte le proposte tardive, A Milano i tranvieri paralizzano la città. vera del 1943 è qualcosa che investe di- velleitarie e contraddittorie del governo Sono in sciopero non soltanto gli operai, rettamente la legittimazione del regime: mussoliniano di Salò. ma anche gli impiegati. Si sciopera all’u- diversi mesi prima della destituzione, Lo sciopero generale segna il passaggio niversità dove gli studenti fronteggiano i Mussolini, già perdente sul fronte ester- definitivo del mondo del lavoro all’azio- professori fascisti. Lo sciopero del Corrie- no, perde definitivamente il consenso del ne diretta, alla resistenza più ferma e alla re della sera – del più autorevole giornale popolo italiano, viene sconfitto sul fron- guerra partigiana che assumerà definiti- della borghesia italiana – ha di per sé un te interno. La rottura avviene sul terreno vamente i caratteri di guerra di popolo significato emblematico. Le campagne dell’adesione o del rifiuto della guerra contro l’occupazione nazifascista. Anco- tornano in fermento in tutta Italia. È in

34 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 sero dal 5 al 13 marzo per tutti i principali stabilimenti A Milano il 23 marzo, anniversario della fondazione dei industriali di Torino e successivamente in larga parte fasci di combattimento, le cellule comuniste guidate da della provincia. Dal 14 marzo gli scioperi si estesero Celeste Negarville e Giovanni Roveda organizzano gli ad est a Porto Marghera a Venezia e poi a partire dal scioperi alla Pirelli, alla Falck, alla Ercole Marelli, alla 23 all’altro grande centro industriale di Milano mentre Borletti, mentre alla Face Bovisa si verificarono inci- ad ovest il 29 marzo entrava in agitazione la zona di denti e arresti, per l’irruzione dei carabinieri in fabbrica, Biella, Valsessera e Valle Mosso. con il ferimento di un’operaia. Dal 23 al 29 marzo de- A Torino tra il 15 ed il 18 marzo tra gli stabilimenti inte- cine di stabilimenti entrarono in mobilitazione e l’agi- ressati dal movimento vi furono tra gli altri, oltre la Fiat tazione si estese in questo modo alle altre aree indu- Mirafiori con 50.000 operai e le sue diverse sezioni, la striali del nord del paese in un crescendo progressivo Rasetti, la Microtecnica, le Ferriere piemontesi, la Guin- che trovò il suo culmine tra la fine di marzo ed i primi zio e Rossi, la Challier, la Westinghouse, la Michelin, la giorni di aprile. Manifattura Tabacchi, la Lancia, la Riv di Villar Perosa. Complessivamente, nonostante le misure repressive

questa fase che diventa ancora maggiore nazionale nel momento in cui la sconfit- venire il naturale corollario di quelli che l’apporto di tutte le categorie di lavorato- ta militare disgrega il giovane stato uni- erano i valori che negli scioperi del 1943 ri, di tutto il mondo del lavoro, mentre si tario. L’iniziativa operaia, dei lavoratori, e del 1945 avevano alimentato il mondo consuma progressivamente e definitiva- propone una via di uscita fondata sui del lavoro. mente il distacco dell’intera nazione dal valori del mondo del lavoro: innanzitut- C’è una saldatura che va oltre il 1945 e fascismo. È il ciclo di lotte dei lavoratori to la libertà senza la quale e perdendo la che pone il lavoro come forza contraente del 1943-’44 – col passaggio dalla richie- quale il mondo del lavoro aveva perduto della nostra Costituzione. sta di pace all’aperta resistenza – che la prima sfida di fronte all’avvento del darà poi le più solide basi di massa all’a- fascismo. E poi la democrazia, la Costitu- * Dottore di ricerca in Storia del movimento sin- zione insurrezionale dell’aprile del 1945. zione; libertà, democrazia, costituzione, dacale, ricercatore della Fondazione “Giuseppe Il mondo del lavoro assume una funzione ricostruzione del Paese finiscono col di- Di Vittorio”

Quattro vittime della ferocia fascista, assassinati dalle Brigate Nere il 16 gennaio 1945 a Sestri Ponente, piazza Baracca (Genova)

nonostante i limitatissimi risultati prati- ci raggiunti. Lo sciopero generale riuscì con una partecipazione superiore ad ogni aspettativa divenendo il più vasto movi- mento di massa sviluppatosi in Europa in territori occupati militarmente dai tede- schi. Scioperare costituiva allora un grave Da quelle lotte la radice antifascista reato e l’emergere di una vasta opposi- zione di massa ai fascisti e ai nazisti, con della Repubblica democratica fondata sul lavoro quel carattere partecipato e armato solo della determinazione di affermare i pro- di carlo ghezzi * pri diritti, fece letteralmente impazzire le al primo all’ottavo giorno di sera. Gli scioperi resero esplicita la pro- Questure e il Partito Nazionale Fascista marzo del 1944 un milione di testa operaia per la limitatezza dei generi che, a dispetto della violenta repressio- lavoratori del Centro-Nord in- alimentari, per l’insopportabilità delle ne, non riuscirono a fermare quella gran- crociarono le braccia e le fab- condizioni di lavoro e per i drammi por- diosa manifestazione di forza e persero briche si bloccarono; non uscì, tati dalla guerra e si conclusero con un ulteriore credibilità nei confronti della Dper più giorni, neanche il Corriere della successo politico per le forze antifasciste popolazione.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 35 adottate dal regime contro gli esponenti più noti del- Il successo degli scioperi evidenziò da un lato la de- le cellule clandestine comuniste di Torino come Guido bolezza ormai strutturale del regime fascista in ordine Martelli, Giuseppe Alciati, Luciano Moglia ed altri ven- non solo al consenso perduto, e che nelle masse ope- ticinque militanti comunisti3, e contro le avanguardie raie era stato storicamente sempre scarso, ma anche operaie più attive, gli scioperi mobilitarono 100.000 alla capacità di tenuta dell’ordine pubblico sul «fronte operai ed operaie in tutto il nord Italia mentre le no- interno» durante lo svolgersi di un conflitto bellico ir- tizie sulla partecipazione di massa venivano diffuse in riducibile come la guerra mondiale. D’altro canto l’af- tempo reale dall’edizione clandestina de l’Unità del 15 fermazione degli scioperi del marzo-aprile 1943 segnò marzo 1943. anche il primo strategico sganciamento politico della Le agitazioni rientrarono progressivamente sia per le borghesia industriale dal regime, evidenziato dalle mi- parziali concessioni ottenute sul piano economico dai sure di negoziazione e composizione delle vertenze lavoratori sia per l’assenza di forme politico-militari adottate dalle imprese senza intermediazione del go- dell’antifascismo organizzato. verno ed in forma diretta con i lavoratori e dai contatti

Quelle mobilitazioni impressionarono la e dalle V2, così come dalla popolazione te l’approdo più importante di quella fase grande stampa internazionale e resero di Stalingrado stremata dall’assedio na- storica. manifesto il disfacimento del regime e zista, non venne invece avanzata alcuna Non a caso l’art. 1 – “l’Italia è una Re- del suo sistema di consenso. richiesta di cessazione della guerra ma si pubblica democratica fondata sul lavo- Nel marzo dell’anno precedente gli scio- evidenziò invece la volontà di sostenere i ro” – evidenzia il pieno riconoscimento peri che da Torino si erano estesi a Mila- propri governi, di resistere e di sconfigge- del valore del lavoro ed afferma la piena no erano stati la prima scintilla che aveva re i nazisti. In Italia il lavoro ha fatto sino cittadinanza per coloro che, per lunghi dato avvio a quel processo storico con il in fondo la propria parte e ha svolto una decenni dopo l’Unità d’Italia, furono ottu- quale l’Italia avrebbe riconquistato, oltre funzione straordinaria. samente e drammaticamente considerati alla libertà, anche la sua dignità. Tra i grandi soggetti sociali il lavoro, nella come dei “sovversivi” pericolosi per la Le forze del lavoro avevano assestato al sua accezione ampia, è stato in quella dif- collettività ogni qual volta assumevano fascismo un primo colpo davvero formi- ficile fase storica uno dei pochi soggetti iniziative per ottenere il riconoscimento dabile e il regime aveva subito poco dopo appropriati a una legittimazione demo- dei diritti del lavoro e dei diritti di cittadi- altri colpi pesanti con lo sbarco degli alle- cratica e nazionale in un Paese circonda- nanza per tutti. ati anglo-americani in Sicilia e con i bom- to da profonde riserve, da sospetti e con bardamenti subiti da tante città italiane; scarsi titoli di credito tra le mani. Il lavoro *Segretario dell’Associazione “Bruno Trentin”, poi il 25 luglio, la destituzione di Mus- ha aperto la strada della democrazia e ha componente del Comitato Nazionale ANPI solini, l’otto settembre, la Resistenza, gli imposto alle altre scioperi del marzo 1944; da lì si sarebbe classi dirigenti, giunti allo sciopero insurrezionale del 25 bisognose di una aprile del 1945. rilegittimazione, Il fascismo aveva attaccato negli Anni la necessità di Venti una democrazia fragile che aveva fare i conti con scelto di tener fuori dalla partecipazione le proprie istanze alla vita dello Stato le masse cattoliche e politiche e socia- quelle di orientamento socialista. Aveva li contribuendo usato una feroce violenza e aveva abil- notevolmente a mente giocato sulle divisioni e sugli er- cambiare i termi- rori dei partiti democratici ed era riuscito ni del confronto ad imporsi. La Resistenza invece venne in atto proprio Paisà - resa possibile e più forte dal fatto che le con l’intervento Regia di grandi forze popolari seppero trovare la delle grandi lot- Roberto loro unità, a differenza di quanto accadde te operaie sulla Rossellini nel 1922, e seppero coinvolgere tantissi- scena di una Ita- (1946). mi italiani. lia impegnata nel Una pagina Nel corso della Resistenza i lavoratori conflitto. fondamentale assunsero le loro clamorose iniziative La Resistenza e le del neoreali- che li fecero divenire classe dirigente, lotte del lavoro smo italiano. che permisero loro di svolgere una fun- hanno portato ad Sei episodi zione nazionale, che li resero protago- un patto nazio- nisti determinanti per il destino del no- nale le cui radici sull’avanzata stro Paese. Alcuni storici minimizzano sociali sono state delle truppe le conseguenze delle loro mobilitazioni nette e ben vi- alleate declassandole a fisiologiche espressioni sibili e la nostra dalla Sicilia al di protesta prodotte dal malcontento po- Carta costituzio- Nord Italia polare in periodo di guerra. Dagli operai nale costituisce di Londra bombardata ogni notte dalle V1 indiscutibilmen-

36 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 avviati parallelamente da Agnelli con i partiti antifasci- sfaldamento delle sue strutture, le opposizioni politi- sti nello stesso mese di marzo 1943.4 camente disaggregate, numericamente ridotte e non Tuttavia la contraddizione principale emersa, in quan- completamente presenti sul territorio nazionale non to determinatasi sul terreno materiale della lotta, dal erano ancora in grado di proporsi come alternativa si- rapporto di relazione tra la mobilitazione della classe stemica al fascismo. operaia e la difficoltà dei partiti antifascisti di dare ad Il significato, la partecipazione di massa e la stessa ra- essa il carattere di una generale insurrezione naziona- gione politico-sociale degli scioperi però rappresenta- le contro il nazifascismo evidenziò il primo elemento rono insieme la ricomposizione di prospettive, ideali, fondamentale che avrebbe caratterizzato la Resistenza, partecipazione alla lotta e coscienza di classe che de- ovvero la necessità dell’unità di tutte le forze antifasci- terminò una nuova convergenza di istanze nella classe ste riunite in un fronte unico politico-militare. operaia. Dalle giornate di marzo emerse chiaramente come se Da un lato il dramma della guerra, la fame, l’impoveri- da un lato un regime si avviava inesorabilmente allo mento, le città sfollate, la morte ed i bombardamenti

in campo internazionale. Tuttavia quello sciopero era stato presentato come lo sciopero insurrezionale, la spallata deci- siva all’occupante e ai suoi alleati fasci- sti della Repubblica di Salò. Più che l’as- senza di questa impossibile conclusione, che deluse molti militanti, pesò il mutare La lenta avanzata degli alleati e poi finalmente, della congiuntura produttiva: nel giro di il 25 aprile, gli operai con le armi in pugno un paio di mesi vennero meno i riforni- menti di materie prime e di combustibili, di luigi ganapini la produzione industriale crollò ai livelli minimi, rendendo poco incisivi scioperi e li scioperi operai nel corso del- episodi circoscritti alle aree industriali proteste. la guerra mondiale furono una del Nord, anche se queste ultime erano in Nell’estate 1944 l’iniziativa delle lotte qualità importante della Resi- grado di danneggiare più direttamente i sociali passò così alle campagne dove il stenza italiana, cui impressero tedeschi e i fascisti della RSI. Gli sciope- tedesco, che intendeva procurarsi pin- un carattere da cui derivarono ri operai infatti ripresero dopo la caduta gui rifiorimenti per l’esercito e per la Gmolte conseguenze per la vita della Re- del regime, alla fine di luglio 1943, con Germania, fu clamorosamente bloccato. pubblica democratica sorta dopo il 1945. il grido “pace e libertà”. A cui il governo Nell’autunno fu la volta degli scioperi dei Sottoposti nel ventennio fascista a un ri- Badoglio rispose con una spietata re- ferrovieri, mentre agitazioni sparse non gido sistema di controllo che integrava la pressione. Ma già nel mese di agosto, di cessavano di turbare la vita dell’Italia disciplina di fabbrica con la repressione fronte al tergiversare nelle trattative per del Nord e non dava tregua il sabotaggio politica, gli operai nella grande maggio- l’armistizio, i centri industriali tornarono della produzione. Dalla primavera 1944 ranza non avevano dismesso la loro osti- a infiammarsi; né valse a placarli la con- però il centro delle lotte resistenziali si lità al regime e il coraggio di affrontare le cessione della ricostituzione delle Com- conseguenze di ogni insubordinazione; missioni interne e la nomina di Commis- anche se forse qualche breccia fu aper- sari antifascisti alla guida dei sindacati. ta dai provvedimenti assistenziali, dalle La presenza dell’antifascismo risorto e in offerta di svaghi e dalle promesse di fu- via di rafforzamento ebbe un ruolo non ture conquiste coloniali con possibilità di secondario: l’organizzazione fu sorretta migliori e più redditizi lavori. La politica dai comunisti, i più preparati; dai socia- di guerra iniziata con il 1935 portò inve- listi, forti della tradizione prefascista; ce peggiori condizioni di vita, restrizioni e, pur in misura minore, dai membri del alimentari e di ogni genere di consumi. Partito d’Azione, presenti soprattutto Pur costretto a varie concessioni proprio tra i ceti impiegatizi e tra i tecnici. Già alle soglie del conflitto, il regime tentò dai giorni seguenti l’armistizio presero soprattutto di guadagnare terreno con il via nuove agitazioni, apertamente di- la sua campagna “antiplutocratica”, di rette contro gli occupanti, e a ondate si scarso successo. In realtà la società italia- propagarono quasi senza sosta nei mesi na nel suo complesso andava subendo i successivi, con le punte più alte a novem- contraccolpi di uno sforzo bellico smisu- bre e dicembre, e non cessarono nemme- rato e dei fallimenti militari del regime. In no nei primi mesi del 1944. Culminarono questo contesto si inserirono gli scioperi infine negli scioperi del marzo 1944 che del 1943, sintomo più che causa della cri- coinvolsero non solo le aree industriali si che fece crollare l’edificio mussolinia- ma anche vaste aree rurali dell’Italia set- no di lì a pochi mesi. Nel corso del 1943- tentrionale e del Centro. Il successo fu Operai in assemblea 1945 gli scioperi non furono tuttavia straordinario ed ebbe vasta eco perfino durante uno sciopero

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 37 provocarono sul piano sociale un distacco materiale dal dall’altro con le forme di lotta politica culminate con fascismo da parte della popolazione italiana, dall’altro l’occupazione, la protezione e la difesa delle fabbriche proprio le vittorie militari degli alleati, ad El Alamein, e durante la rotta e la ritirata tedesca. soprattutto la resistenza a Stalingrado dell’Armata Ros- sa comportò la ripresa ideologica di un piano, quello *Davide Conti, ricercatore, consulente presso propriamente politico, intorno al quale i partiti del fu- l’Archivio Storico del Senato della Repubblica turo Comitato di Liberazione Nazionale sarebbero riu- sciti ad organizzare la Guerra di Liberazione nazionale 1. Cfr. S. Colarizi, L’opinione degli italiani sotto il regime 1929- intorno ad un esercito, quello partigiano, formato da 1943, Laterza, Roma-Bari, 1991, pp.386-388. volontari inquadrati nelle formazioni politico-militari 2. Cfr. il manifesto del comitato operaio di Torino del 15 mar- dei partiti antifascisti. Gli scioperi del marzo 1943, dun- zo 1943 in P. Spriano, Storia del Partito Comunista Italiano , vol. que, segnarono non solo la ripresa della soggettività IV, Einaudi, Torino, 1976, p.180. della classe operaia e la prima profonda crepa del re- 3. Ibidem, p.182. gime fascista, che solo quattro mesi dopo avrebbe con- 4. S. Colarizi, op. cit., p.391. cluso la sua parabola nel Gran Consiglio del 25 luglio, ma anche e soprattutto la spinta vitale all’inizio della Resistenza, segnandone di fatto l’avvio. Quando un anno dopo sotto occupazione nazista una nuova grande ondata di scioperi coinvolse il nord Italia dal 1° all’8 marzo 1944 la natura politica della mobi- litazione e la sua influenza sul contesto nazionale ed internazionale (quello italiano del marzo 1944 rappre- sentò il più imponente sciopero in tutta l’Europa oc- cupata) configurò definitivamente quel ruolo centrale ricoperto dalla classe operaia nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione nazionale espresso da un lato con la partecipazione diretta alla lotta armata con- tro i nazifascisti all’interno delle brigate partigiane e

era collocato su una strada diversa: i mi- industriali del Nord (e nel porto di Geno- quando i tedeschi aprirono colloqui per litanti più attivi, venuti allo scoperto con va) si affacciò lo spettro della distruzione una resa. La conclusione della campagna gli scioperi, vennero indotti a lasciare la degli impianti che i tedeschi intendevano d’Italia, quando le sorti del conflitto ap- fabbrica e a unirsi alle formazioni parti- operare nel caso dell’ormai certa ritirata, parivano ormai decise anche sul suolo giane; le montagne divennero da allora così come avevano fatto nel Centro Italia. tedesco, tolse alla Wehrmacht il motivo il centro della ribellione antifascista e Si aprì in questo modo una complessa di procedere con un’insensata vendetta, antitedesca: la creazione delle “repubbli- partita: nelle fabbriche gli operai si mo- o comunque li costrinse a rinunciare ai che partigiane” sembrò il coronamento di bilitarono per organizzare una resistenza loro piani anche quando (come nel caso questo sogno. armata; gli organi della RSI e gli industria- del porto di Genova) ogni apprestamento Ma la lentezza dell’avanzata degli Allea- li avviarono trattative per scongiurare la era già pronto. ti rese vana la speranza di concludere la vendetta teutonica, a tutela del proprio Agli operai rimase l’onore di salutare il lotta nell’autunno 1944. Infine nel corso patriottismo; gli angloamericani a loro 25 aprile con le armi in pugno, nelle loro dell’ultimo inverno di guerra nei centri volta misero il problema sul tappeto fabbriche.

38 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 a guerra di Liberazione in Italia vide patrioti e partigiani battersi per quasi due anni contro le truppe nazifasciste, e venne combattuta in montagna come in pianura, nelle grandi città industriali Lcosì come nei centri più piccoli della provincia, acquisendo in ciascuna di queste realtà ope- rative la forma di contrasto più adatta per ga- rantire la continuità e la sopravvivenza di un movimento cospirativo. Più che di una singola Resistenza armata, si deve quindi parlare di diverse forme di contra- sto attivo contro l’occupante tedesco ed i “re-

Artiglieria cosacca a Tramonti di Sotto (Udine). Un’armata di oltre 20.000 combattenti, l’Armata Cosacca, fu inviata dal Terzo Reich nell’alto Friuli per contrastare i partigiani e occupare il territorio (Kosakenland in Nord Italien)

cantava un poeta proletario di Genzano, negli stessi anni). Uno striscione esposto da un gruppo neofascista davanti a una scuola di Aprilia il giorno della memoria diceva: “Ricordati di non ricordare”; ed è proprio questa ingiunzione all’oblio, que- sto ostinato ripetere “non ricordo più”, a Né retorica né oblio, ma l’orgoglio di un evento ribadire che certe memorie non si posso- no né evocare né cancellare a comando. fondativo della nuova democrazia O forse, la canzone può voler dire qual- di alessandro portelli * cosa di ancora più complesso: sulla Resi- stenza, fin da allora, convivono memoria o ritrovato giorni fa una vecchia Poi per vent’anni fummo sistemati e oblio; la Resistenza è al tempo stesso registrazione nell’archivio so- Da tante guère – ‘n m’aricordo più l’evento più ricordato e più dimenticato noro del Circolo Gianni Bosio. Però alla fine fummo liberati della nostra storia recente. Era una sequenza di parodie di Però da chi – nun me lo ricordo più. Negli Anni Cinquanta, viene cancellata canzonette che risaliva ai pal- dalla memoria ufficiale (chi, come me, ha Hcoscenici dell’avanspettacolo nell’imme- Ascoltata oggi, è una geniale provocazio- fatto tutte le scuole in quel tempo, non diato dopoguerra, e infatti fu un artista di ne sulla memoria. Da un lato, può essere l’ha mai sentita nominare, se non per avanspettacolo a cantarcela nel quartiere un invito a dimenticare – “scurdammoce esorcizzarla) e contemporaneamente di San Lorenzo, sull’aria di “La signora di ‘o passato”, si cantava. Dall’altra, e così bandiera della sinistra e del movimento trent’anni fa”, ovvero, “Nel 1919”. Co- mi piace di pensarla adesso, può essere operaio. Poi, negli Anni Settanta, trasfor- minciava così: una feroce ironia verso chi dimentica il mata in rito istituzionale, più commemo- passato e quindi si prepara a ripeterlo (la rata che ricordata; e subito, come rea- Nel 1922 parodia continuava dicendo che ricorda zione, lo slogan militante “la Resistenza Ce fu un governo, ‘n m’aricordo come solo che “era un governo nero, e invece è rossa e non democristiana” che, nel Ce fu ‘na marcia, ‘n m’aricordo ‘n dove adesso è nero” – nel senso di clerica- rivendicare la funzione di rottura e di Che fu chiamata – ‘n m’aricordo più. le: “s’hanno allungata la camicia nera”, sguardo al futuro della Resistenza (l’a-

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 39 pubblichini” della Repubblica Sociale Italiana, lo stato nel quale erano impegnate. Queste grandi formazioni fantoccio capeggiato da Mussolini subito dopo l’occu- erano organizzate come una struttura militare (una pazione tedesca dell’Italia centro-settentrionale. divisione era articolata in diverse brigate, a loro volta Contrariamente ai movimenti di liberazione di altre na- suddivise in battaglioni e così via), ma erano ispirate zioni europee, che videro soprattutto un’attività di sa- politicamente dai partiti politici antifascisti che erano botaggio legata a piccoli gruppi di operatori addestrati risorti dopo la caduta del fascismo nell’estate del 1943. e controllati direttamente dai servizi alleati (ricordia- Così, le Brigate “Garibaldi” erano legate al Partito Comu- mo il SOE – Special Operations Executive – inglese e nista Italiano, le “Giustizia e Libertà” al Partito D’Azione, l’OSS – Office of Stategic Service – americano), la Resi- le “Matteotti” si rifacevano alla tradizione Socialista del stenza italiana conobbe un coinvolgimento molto più PSI, mentre le “Fiamme Verdi” erano controllate dalla esteso, che portò alla formazione di centinaia di “Bri- Democrazia Cristiana. gate Partigiane”, in grado di controllare in alcune fasi Esistevano, è bene dirlo, alcune Brigate definite “Auto- del conflitto porzioni estese della zona di operazioni nome”, organizzate da personale del Regio Esercito, che spetto “guerra di classe” di cui parla Pa- care. Tanto è vero che persino Silvio Ber- bedivo agli ordini”. La nuova Italia demo- vone) dimenticava tante altre realtà e al- lusconi ha dovuto finire per travestirsi da cratica nasce dopo l’8 settembre, quando tre dimensioni (la “guerra patriottica”, la partigiano fingendo di commemorare, tra – senza che nessuno glielo abbia ordinato “guerra antifascista”). La tensione di me- le rovine di Onna, una Resistenza depura- – tanti cittadini, civili e militari, scelgono moria e oblio sulla Resistenza culmina in ta di tutto quello che la rende viva. di opporsi ai carri armati e ai paracadu- quel memorabile 25 aprile del 1994. Per In fondo è un paradosso, ma è un dato tisti tedeschi, a Porta San Paolo come a la prima volta in Europa, era al potere un della nostra storia e del nostro presente: Monterotondo. partito che si richiamava esplicitamente il progetto della Resistenza è quello di Nasce da qui il nostro prezioso articolo 1: al fascismo (l’allora Movimento Sociale unire l’Italia, ma ridiventa vivo ogni volta “La sovranità appartiene al popolo che la Italiano), in coalizione con altre forze che che c’è qualcuno a cui questo progetto di esercita nelle forme e nei limiti della Co- si dichiaravano esplicitamente estranee unità democratica dà fastidio. stituzione”. al patto democratico fondato sulla Resi- E dà fastidio perché è un’unità parteci- Sottolineo “che la esercita” proprio per- stenza, come Forza Italia e la Lega Nord. pata, non delegata, un aspetto della Re- ché da un quarto di secolo la democratica “Si potrebbe…” intitolava allora il ma- sistenza che è dimenticato troppo spesso repubblica partecipata nata dalla Resi- nifesto, si potrebbe cogliere il 25 aprile anche da soggetti che si dicono antifasci- stenza è dimenticata in favore di una re- per una forte affermazione di un non di- sti. In questi anni, parlando coi partigiani pubblica “governabile” in cui la sovranità menticato antifascismo; e in quel giorno e le partigiane, ascoltando le loro storie, si esercita scegliendosi un capo e (come di pioggia furono centinaia di migliaia a ho capito che per tutte e tutti la Resi- si diceva per Mussolini) “lasciandolo go- sfilare per le strade di Milano. stenza, armata o non armata, è stata una vernare”, o (come si dice adesso) “aspet- Nei vent’anni che sono passati da allora, scelta personale confermata ogni giorno; tiamo di vedere che fa”. la Resistenza ha ritrovato la sua funzio- nessuno gli ordinava di entrare nella Re- Ma non dovremmo essere noi – “il popolo ne di conflitto, di ribellione: la Resistenza sistenza, nessuno gli ordinava di restarci; sovrano” – a “fare”? era ancora attuale, presente e provocato- di ogni scelta, giusta o non giusta, ciascun ria proprio perché il nuovo potere conti- resistente si è assunto personalmente la * Storico, critico musicale ed anglista. nuava ostinatamente a volerla dimenti- responsabilità, nessuno ha mai detto “ob- Docente all’Università La Sapienza di Roma

Un giorno di battaglia per le Squadre di Azione Patriottica di Sanremo

40 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Un gruppo di staffette partigiane nel Friuli Orientale (estate 1944)

diventato la 6ª Brigata d’assalto Garibal- Testimonianze di protagonisti di, sotto il comando del CLN di Milano. Mi hanno sparato addosso due volte, l’ultima mentre conducevo un inglese da Moscatelli. Aveva con sé un enorme zaino e una borsetta più piccola di plastica. Ci presero di mira mentre attraversavamo il fiume, ma per fortuna non ci hanno colpiti. a cura di n.m. Solo quando fummo in salvo mi rivelò che trasportavamo una radiotrasmittente con “È lei quella della borsa nera?”. Partimmo, i messaggi speciali da diffondere. Ecco per- Wanda Canna: “Due volte io davanti e loro dietro, ma lungo la stra- ché, prima di partire, mi aveva detto: “Se mi hanno sparato addosso” da c’era un posto di blocco, allora pren- ci fermano io mi faccio saltare, ma tu non demmo la via sterrata nel bosco. Giunti al farti prendere!”». anda Canna, staffetta partigiana, fiume Sesia lo attraversammo su una diga classe 1921, ricorda la sua espe- fatta di sassi, perché il ponte non esiste- Mario Bernardo: “I libri Wrienza. va più e c’era solo una barca che faceva del partigiano sui monti” «Ho iniziato a partecipare al movimento la spola tra le due sponde, ma bisognava resistenziale fin da subito. Mio padre era pagarla. Dall’altra parte, in un grosso ca- ario Bernardo, comandante parti- socialista e perseguitato politico, sempre sale abbandonato, punto d’appoggio per giano, nel dopoguerra è stato di- dentro e fuori dalla prigione, confinato le staffette, presero in consegna i due uo- Mrettore della fotografia e docente due anni in Calabria. Era anche anticleri- mini – uno era Giovanni Battista Stucchi, il per venticinque anni al Centro Sperimen- cale e non aveva né battezzato, né cresi- comandante “Federici” – e io me ne tornai tale di Cinematografia di Roma. Tra gli mato i suoi sei figli. Quando cominciai a indietro. oltre quattrocento lungometraggi e do- fare la staffetta fu lui a istruirmi spiegan- Ero sempre in sella alla mia bicicletta e cumentari firmati nel corso della carriera, domi che, malgrado fossi curiosa, dovevo molto allenata a pedalare, avevo 23 anni, spiccano le immagini in bianco e nero di imparare a chiedere il meno possibile, a ma ero già sposata. Mio marito, partito Comizi d’amore e Uccellacci e uccellini di sapere solo quello che era necessario, a soldato, era riuscito a tornare dalla Russia Pier Paolo Pasolini. non fidarmi e a non dire mai chi ero e dove e mi diceva sempre: “Io ce l’ho fatta, ma sta «L’ultimo inverno di guerra è stato un in- andavo. a vedere che prima o poi mi ammazzano ferno gelato, per la popolazione e per noi Il mio compito era quello di mantenere la moglie…”. Per tutti quei mesi ho tenuto resistenti. Nel dicembre ’44 mi trovavo con i contatti tra il Biellese e la Valsesia, te- un diario scritto a matita in cui appuntavo la mia formazione sulle Prealpi bellunesi, nendo aperto un canale di comunicazio- tutto quello che accadeva, senza i nomi ov- a 1800 metri d’altitudine; la temperatura ne attraverso il quale far viaggiare soldi, viamente, contravvenendo però ai consigli di notte scendeva fino a 20 gradi sotto- armi, messaggi e persone che avevano la di mio padre. Ma lo tenevo ben nascosto zero. Alla fine di settembre c’era stato il necessità di incontrarsi. In qualche caso ri- nel pollaio, sotto il letame, e in due per- rastrellamento del Grappa, molti nostri cevevo gli ordini direttamente al comando quisizioni non lo hanno trovato. Ora è con- compagni erano stati uccisi, arrestati o ma di solito gli appuntamenti erano fissati servato nell’archivio dell’ANPI Nazionale, deportati. Altri erano sbandati e avevano in un luogo convenuto. Una volta dovevo a Roma. Un giorno, nell’autunno ’43, ci trovato rifugio chissà dove, per sfuggire incontrare due uomini che non conoscevo scattammo anche una foto, tutti assieme: ai tedeschi e ai giorni più rigidi, alcuni si per scortarli nel Biellese da Franco Morani- con me c’era un australiano, Franck, con le erano spostati in città, nascosti, entrati no “Gemisto”. Per riconoscerci avrei dovu- bombe, il comandante militare della Val- a far parte delle Sap. Insomma, dopo l’e- to portare una borsa di colore nero, quan- sesia Eraldo Gastone “Ciro” e il commis- morragia di uomini siamo rimasti in pochi, do passai in bici nel sul posto fissato vidi sario politico Vincenzo Moscatelli “Cino”, una ventina, più stranieri che italiani. A due tizi appoggiati a una staccionata che che diventerà uno dei nostri Padri Costi- quel tempo ero vicecomandante della Di- non mi dissero niente, allora tornai indie- tuenti. Facevamo parte del Distaccamento visione Garibaldi “Belluno”, guidata dal tro e videro la borsa infilata sul manubrio: “Gramsci” che poi, ingrossate le sue file, è partigiano “Bruno”. Ma i nostri erano solo

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 41 mantenevano in tutto e per tutto un addestramento ed composto dai principali partiti antifascisti che anima- una disciplina strettamente militare. vano il movimento cospirativo. I primi embrioni di queste unità cominciarono a for- I CLN erano presenti in tutto il territorio occupato (ogni marsi poco dopo l’armistizio del settembre 1943, ed in città aveva il suo comitato, che poi faceva riferimento a qualche caso impegnarono in battaglia l’invasore te- CLN presenti a livello provinciale e regionale) ed ave- desco già prima dell’inverno, ma fu nella primavera del vano lo scopo di coordinare a livello politico e militare 1944 che si poté assistere allo sviluppo di un contrasto ogni attività di contrasto e sabotaggio intrapresa dalle armato organizzato presente in buona parte dell’Italia formazioni partigiane presenti in zona. Al tempo stesso, occupata. i comitati iniziavano, con la loro opera, ad esercitare È bene ricordare che, per quanto le brigate partigiane la funzione di governo clandestino nell’Italia occupata, avessero in parte una struttura ed uno scopo milita- garantendo una collaborazione tra partiti a volte molto re, erano di fatto controllate da un organismo politi- diversi nei propri ideali, ma uniti da un comune ideale co, chiamato CLN (Comitato Liberazione Nazionale) e antifascista. L’esperienza dei CLN, è importante ricor- gradi di responsabilità, non il frutto di una trovammo sotto una specie di tettoia e lo – siamo scappati dal nostro campo per le gerarchia di valore. Io, per esempio, mi seppellimmo alla svelta. Il mio compagno vie di fuga che conoscevamo. Al ritorno sono sempre sentito, semplicemente, un era in condizioni di vestiario pietose, coi trovammo tutto bruciato, il prato fumava garibaldino. calzoni laceri e le gambe quasi del tutto ancora e da lontano notammo tanti qua- Non sono capace a raccontare i combat- scoperte e illividite dal gelo. Lì vicino abi- dratini bianchi sul terreno annerito. Visti timenti ai quali ho partecipato, del resto tava una famiglia di contadini che aveva da vicino, invece, erano tutti sporchi: i gio- neppure il cinema è mai riuscito a rendere un figlio partigiano, Eliseo Dal Pont “Bian- vani tedeschi coi fascicoli dei nostri libri ci credibili fino in fondo le scene di guerra, è chi”. Sua sorella era sarta e speravamo di si erano puliti il sedere». impossibile, anche con l’aiuto dei più mo- trovare almeno un paio di braghe di lana. derni effetti speciali digitali. Forse ci siè Ma il padre ci disse che la ragazza non era Lidia Menapace: “L’oscura avvicinato solo un film sulla Prima Guerra in casa, non si trovava più stoffa e non ave- resistente che ci salvò” Mondiale, All’ovest niente di nuovo, trat- vano più niente di niente da poterci dare. to dal libro di Remarque. Quando rivedo Offrì un poco di mangiare e poi, quando ce idia Menapace, staffetta partigiana, nella memoria i pezzi della mia vita, mi ne stavamo andando, all’improvviso, si sfi- docente e saggista, impegnata nei appaiono sempre gli episodi più umani ed lò i pantaloni e li diede al mio amico. Lmovimenti cattolici del dopoguer- emblematici di quell’esistenza durissima. La popolazione non è stata estranea, ha ra, voce autorevole del pacifismo e del Una volta scendemmo in due verso il fon- vissuto con i partigiani. Anzi, sono stati i femminismo italiano, è stata firma del dovalle per ispezionare la zona alla ricerca contadini a soffrire di più la miseria fisi- quotidiano Il manifesto e Senatrice della di un luogo che potesse servire come rico- ca, la privazione di tutto, le requisizioni e Repubblica ed è componente del Comi- vero per tutti dal grande freddo per qual- le case bruciate, la fatica e le difficoltà da tato Nazionale ANPI. Pubblichiamo il suo che giorno. E perché un nostro intendente, superare giorno dopo giorno, la violenza e scritto. uno slavo, era stato ucciso in uno scontro la morte. Noi eravamo solo lo strumento «Quando ripenso ai tempi della Resisten- coi tedeschi, con un proiettile in fronte. per condurre la lotta. Ho cambiato diversi za, mi si risvegliano nella memoria nuovi Gente della zona ci aveva avvisato che il nomi di battaglia, nelle varie situazioni in episodi – magari minimi – che conferma- suo cadavere giaceva ancora buttato per cui mi sono trovato, per maggior sicurezza. no l’opinione che mi sono fatta su quella strada. Lo cercammo per non farlo man- Mi sono chiamato “Marino” e “Bela Kun”, straordinaria stagione politica e umana. giare dalle volpi, affamate come noi. Lo come un socialista rivoluzionario unghe- Sostengo infatti che la Resistenza in Ita- rese, poi “Radiosa aurora”, lia fu un grande sommovimento popolare dal titolo di un romanzo di di presa di coscienza di sé, della nazione, Jack London. della sua storia. Praticamente la più gran- Da partigiani si condivide- de e profonda presa di coscienza politica va tutto, la vita all’addiac- che ci sia mai stata nella storia del nostro cio tra i boschi, ma anche Paese. Non magniloquente, anzi con un lo studio: volevamo prepa- eroismo antieroico, quotidiano, dimesso, rarci, culturalmente e po- affollato di presenze di donne, contadini, liticamente, per il mondo operai, insegnanti, ragazzi, ragazze, sol- migliore che sarebbe venu- dati, sbandati e ribelli che si trovarono a to dopo. Quasi tutte le for- dover prendere decisioni difficili, con scar- mazioni di resistenti posse- se informazioni, senza il soccorso di media devano perciò una piccola credibili. Insomma, davvero una vicenda biblioteca, ce la trascinava- di grossissima portata. mo dietro in qualche cassa. Vorrei raccontare un piccolo episodio Durante un rastrellamento che mi capitò all’inizio del 1944. Ma pri- condotto dalla Hitlerju- ma non posso trattenermi dal respingere gend – eravamo quasi alla col massimo vigore e scandalo le ripetu- fine e il führer ormai aveva te, vergognose, farneticanti esternazioni arruolato pure i ragazzini di Giampaolo Pansa che da un bel po’ si

42 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 darlo, sarà fondamentale nell’immediato dopoguerra l’opportunità di confrontarsi con antifascisti più esperti con la rinascita delle prime forme di rappresentanza e maturi, che spiegarono loro, oltre che come si com- democratica, che culmineranno poi con i lavori della batte, perché si doveva combattere i nazifascisti. Costituente. Non è un caso se lo storico e partigiano Guido Quazza È importante ricordare, allo stesso tempo, che per arrivò a definire la formazione partigiana un “micro- quanto le formazioni partigiane nascessero con lo sco- cosmo di democrazia diretta”, dove le decisioni erano po di combattere manu militari gli invasori nazisti ed i spesso prese collettivamente, e la scala gerarchica tan- collaboratori fascisti, riuscirono molto spesso ad avere to cara ai militari italiani era dimenticata in favore di un ruolo formativo per i propri membri da un punto di uno spirito di autonomia dettato dalle leggi della clan- vista politico. I tanti partigiani e patrioti che andarono destinità. ad ingrossare le file della Resistenza erano di fatto gio- Le brigate partigiane non operanti nei centri urbani vani nati e cresciuti durante il fascismo, generalmente iniziarono la loro attività in zone scarsamente control- privi di una coscienza democratica, ed ebbero quindi late da tedeschi e fascisti: gli Appennini e le valli alpi- esercita ormai al limite del ridicolo. Come ciao!”. Naturalmente, sia lei che io sapeva- morte del ’42, i miei fratelli caduti, Mario quando “scopre” che stavamo preparando mo quello che stava rischiando: la fucila- in Grecia, Arturo in Russia. una Repubblica… sovietica: vi immagina- zione se ci ospitava, o 5.000 lire e 5 chili di L’8 settembre ’43, a Reggio Emilia, i tede- te Oscar Luigi Scalfaro, o padre Balducci, sale se ci denunciava, secondo il diktat di schi divennero nemici in 24 ore; mentre i o padre Turoldo, o il vescovo di Novara, Kesselring. Non ho nemmeno mai saputo giovani richiamati e i soldati “sbandati” che si danno da fare a questo fine? Mons. come si chiamava questa oscura resisten- cercavano scampo e rifugio nella confu- Leone Ossola si prodigò nello scambio te». sione totale. Furono le donne, le madri, di prigionieri ed era così palesemente a quasi per istinto, le prime a darsi da fare favore dei partigiani che i fascisti repub- Giacomina Castagnetti: per nasconderli. Alcuni li abbiamo mu- blichini misero una taglia di un milione “La mia arma: la bici” rati, per non farli scoprire dalle ispezioni (di allora!) sulla sua barba e gli brucia- dei fascisti. L’attività clandestina nacque rono l’auto. Scalfaro fu il consulente giu- iacomina Castagnetti, staffetta par- così, l’organizzazione arrivò dopo qualche ridico del CLN, poi da pubblico ministero tigiana, ha percorso la piana di Reg- settimana, in montagna e in città. Quan- del Tribunale del popolo a Novara chiese Ggio Emilia in lungo e in largo, mille do iniziarono a formarsi le prime squadre e ottenne 14 condanne a morte per i più volte, in sella a una bicicletta. Oggi vive partigiane noi donne abbiamo coperto gli sanguinari componenti della Squadraccia in montagna, in una grande casa. Ha 88 uomini durante gli assalti alle caserme per (la squadra politica della Questura) e poi anni e gira ancora però in macchina, una procurarsi le armi. ebbe da la grazia per loro. Golf rossa. Ecco il suo personale “amar- Intanto cominciavano le requisizioni di Tutti comunisti o tutti “utili idioti”, solo cord”. tutto: non avevamo più niente, eravamo Pansa aveva capito tutto subito, oppure fu «Eravamo una famiglia di antifascisti, diventati il granaio dei tedeschi, attestati per breve tempo accecato dai “comunisti” contadini mezzadri, otto figli e mia ma- lungo la Linea Gotica (ndr - Linea difen- citati, più Parri, il generale Cadorna, quelli dre vedova costretta ad accettare un tu- siva dei tedeschi per frenare l’avanzata di Giustizia e Libertà e persino Randolfo tore, perché il fascismo non concedeva la da sud degli Alleati; la Linea Gotica an- Pacciardi. Per fortuna, ripresosi dall’u- potestà genitoriale alle donne. Io, la più dava dalle attuali Massa e Carrara fino briacatura giovanile, venne colpito da un piccola, sono cresciuta con la guerra, sen- alla costa adriatica all’altezza di Pesaro). diabolico raggio che lo precipitò sulla via tendone parlare da bambina, poi con le Le ragazze lavoravano per i collegamenti, di Damasco contromano e che ancora lo notizie dal fronte e infine con la violenza di vedetta, informando sugli spostamenti guida. Che schifo! della guerra sin nelle nostre Dunque, dovevo accompagnare un giova- case, nelle campagne, nelle ne ebreo ricercato fino a Luino, dove alcuni strade. suoi parenti, rifugiati in Svizzera, lo avreb- Ricordo lo sguardo triste di bero preso in consegna e condotto al sicu- mia madre quando conse- ro. Si chiamava Sinigaglia ed era riuscito a gnò la fede, unico oggetto scappare da un bus, a Milano, durante un prezioso che aveva mai pos- rastrellamento di giovani renitenti. Nasco- seduto, per andare a com- sto dalla madre, poi arrivò fortunosamen- battere in Etiopia la guerra te da me. Non ho mai incontrato qualcuno di Mussolini. Ricordo mio che, come lui, non si rendesse conto dei fratello Giuseppe, arrestato pericoli, era assolutamente inconsapevole nel ’38, due anni in carcere dei rischi che correva. Eravamo per la stra- e poi malato, a casa, sorve- da in bicicletta, verso il Lago Maggiore, gliato speciale, perché una quando gli vennero i crampi ai polpacci. sera aveva detto agli amici Come facevo sempre in casi simili, mi rifu- riuniti nella stalla, l’unico giai nella prima casa contadina che trovai. posto caldo della casa, che La padrona si affacciò e disse: “Non vi ho “la guerra non porta mai mai visto, andate nella stalla o sul fienile nulla di buono alla povera e quando vi sarete riposati andatevene, e gente”. Ricordo i dispacci di

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 43 ne furono quindi in un certo senso gli “incubatori” del Esercito dopo il tracollo dell’8 settembre 1943. Ameri- movimento resistenziale italiano: non è un caso che cani ed inglesi organizzarono lanci di materiali (armi, il termine “andare in montagna” rievochi la scelta dei munizioni, vestiario, razioni alimentari) in favore dei partigiani e patrioti che lasciarono le loro case per an- partigiani italiani, privilegiando tuttavia le formazioni dare a combattere una guerra dura, spietata e difficile. ispirate da partiti più moderati, causando così un para- I partigiani sulle montagne dovettero combattere non dosso che vedeva gli alleati assistere massicciamente solo i nazifascisti ma anche il freddo, la fame, la man- l’esercito partigiano (e comunista) di Tito in Jugoslavia, canza di alloggi stabili e il rischio costante di essere mentre le in Italia dovevano gene- traditi da spie ed infiltrati. ralmente procurarsi le armi sul campo, sottraendole al L’equipaggiamento in dotazione variava molto non solo nemico o sequestrandole nelle ex-caserme dei Carabi- da brigata a brigata, ma anche da partigiano a partigia- nieri e delle varie milizie fasciste. no. Molto spesso le armi erano poche ed antiquate, per- L’adozione di tattiche e dottrine militari adeguate da lopiù fucili e pistole trafugate dai magazzini del Regio parte delle prime formazioni partigiane fu un processo delle truppe, avvisando dei rastrellamenti. requisì, per non dover fuggire a piedi. Le taggi, gli attacchi ai depositi di armi e di La montagna non l’ho mai vista: sempre in truppe in ritirata sfilarono davanti casa alimentari. bicicletta, facevamo il giro delle famiglie mia per tre giorni. Andavano verso il Po e Quell’ultimo inverno fu duro da passare, anche per raccogliere vestiti, medicinali quando la sponda fu sicura mi recai al fiu- tra freddo e fame, e poi nessuno, all’inizio, o un po’ di cibo per quelli che stavano sui me sperando di ritrovare la bici. Se c’era, pensava che la lotta sarebbe durata così a monti. Ognuna di noi conosceva al massi- stava in una montagna di ferraglia, perché lungo, gli Alleati non arrivavano mai. Un mo due o tre famiglie, non di più, così in le avevano schiacciate tutte passandoci giorno fu organizzato nei minimi dettagli caso di spiate, arresti e torture la catena si sopra coi cingolati. All’improvviso appar- e con tutti gli uomini a disposizione, bloc- interrompeva. ve un carro armato, ma aveva una stella cando le strade e tagliando le linee telefo- All’inizio filò tutto più o meno liscio, poi i bianca dipinta e capii che eravamo final- niche, un assalto a un grande ammasso di tedeschi compresero che l’organizzazione mente liberi. Sono corsa di nuovo a casa e formaggio. Bibbiano, infatti, è la patria del dei resistenti si estendeva in città e che per la prima volta dopo cinque anni spa- reggiano e tutti i caseifici portavano le for- le donne ne facevano parte. Il rischio si lancai tutte le finestre: era il 24 aprile ed me in un unico edificio per la stagionatura. fece enorme, attraversavo i posti di blocco entrò tanta luce». Per non farle finire in mano ai tedeschi, si coi bigliettini cuciti addosso, in sella alla decise di farne sparire quante più possibi- bici. La curavo e la difendevo come oggi Teresa Vergalli: i sabotaggi le. Erano pesantissime, perciò ci si indu- si farebbe con la Ferrari. Una volta a un e i formaggi che rotolano striò in tutti i modi, con mezzi di fortuna, controllo mi fecero male, me la tirarono carretti trainati dai buoi, con gli zoccoli addosso, ma riuscii ad andarmene di vola- eresa Vergalli, staffetta partigiana, fasciati per non far rumore. Ma ce n’erano ta. Dovetti prestarla per un’azione a Otello classe 1927, nata a Bibbiano (Reg- stipate talmente tante che a un certo pun- Montanari, gappista. Venne ferito, e la mia Tgio Emilia), ha operato nel territorio to cominciarono a farle rotolare per le vie bicicletta crivellata dai colpi. La nascosi in compreso tra la via Emilia e la Linea Go- del paese. soffitta perché non avrei potuto spiegare tica. Ero a casa, quella notte; mio padre non quei fori. «Cominciai a operare verso il febbraio del mi lasciò andare: si sentiva solo il rumore Nelle prime settimane del ’45 organiz- ’44. Prima andavo a scuola, frequentavo perché una volta le forme di reggiano non zammo una manifestazione per il pane, le magistrali quando a causa dei bombar- erano come adesso, la scorza era nera. La davanti alla prefettura di Reggio Emilia. damenti la sede fu spostata più lontano. gente le acchiappava, per spartirsele, in Si era capito che per i fascisti e i tedeschi Non potevo fare tutti i giorni 40 chilometri un punto dove rallentavano la loro corsa, buttava male, ormai. Però mai ci saremmo fra andata e ritorno, neanche in bicicletta, vicino a un ponticello che, ancora oggi, i aspettate tante donne lì in piazza, a prote- così dovetti lasciare. locali chiamano “il ponte del formaggio”. stare, col rischio di essere fucilate. I nostri Il mio compito principale, come staffetta, Un altro incarico che avevamo noi donne uomini, i partigiani, avevano assicurato la era accompagnare i ragazzi della zona era quello di intercettare i contadini che copertura, ma non so se poi sono venuti, verso i monti dell’Appennino dove erano portavano ai tedeschi i capi di bestiame noi non li abbiamo visti. di base le formazioni partigiane. Prima requisiti. Dicevamo loro di tornare indietro Un giorno, sotto un olmo in aperta campa- abitavamo più a sud, vicino al castello di perché era pericoloso passare per via dei gna, lontano dalle case, in cinque ragaz- Canossa, al limitare delle montagne, e lì combattimenti. I partigiani c’erano davve- zette, ci incontrammo con il commissario conoscevo bene stradine e sentieri e tutti ro, nascosti nella boscaglia, e sparavano politico e ci ritrovammo a parlare di voto conoscevano me. Andavamo in bici, con qualche colpo per spaventarli. alle donne, emancipazione e dignità. A ri- uno o due ragazzi per volta, al massimo Negli ultimi tre mesi, dal febbraio ’45 alla pensarci oggi sembra un sogno, come la tre, poi proseguivamo a piedi nei boschi. Liberazione, sono andata in montagna sirena dell’allarme, di notte, il rombo delle In un posto convenuto ci attendeva un’al- anch’io per fare dei corsi di istruzione ai Fortezze Volanti (ndr – i B-17 americani, tra staffetta o un partigiano che prende- partigiani, visto che ero quasi maestra. Si quadrimotori cacciabombardieri dotati vano in consegna i nuovi “arruolati”. Non insegnava a leggere e a scrivere ma tene- di mitragliatrici), il sibilo delle bombe che esistevano credenziali e, in un certo senso, vamo anche lezioni di storia, su Garibaldi venivano giù. il fatto che li scortassi io era una garanzia e l’unità d’Italia, sul concetto di democra- Il giorno prima della Liberazione, la mia che non fossero magari fascisti travestiti. zia progressiva, e ancora politica ed eco- bicicletta la trovò un ufficiale tedesco e la Poi c’erano le azioni in pianura, i sabo- nomia. Ho dovuto ristudiare tutto perché

44 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 che impiegò qualche tempo per essere correttamente concretizzava spesso in vaste azioni di rastrellamento, implementato: è vero che tra le fila dei partigiani ope- grandi operazioni militari dove le zone “infestate” dai ravano diversi militari sbandati dopo il collasso causa- partigiani venivano prima circondate, e quindi letteral- to dall’armistizio dell’8 settembre, tuttavia questi ave- mente passate al setaccio da diversi reparti tedeschi e vano combattuto come soldati di un esercito regolare; repubblichini, catturando inevitabilmente tutti quei re- la guerra alla macchia richiedeva un approccio diverso. parti che non erano riusciti a sganciarsi in tempo. Nella L’indiscussa superiorità numerica e qualitativa del ne- storia della lotta di Liberazione sono ricordati i grandi mico infatti obbligava i partigiani italiani ad utilizzare rastrellamenti dell’autunno 1944, che causarono gran- quelle tattiche di guerriglia già impiegate nell’Europa di perdite e costrinsero molte formazioni partigiane a orientale che vedevano le Resistenze locali impegnare frazionarsi e scendere in pianura, per aspettare la pri- in piccoli gruppi le truppe naziste, con colpi di mano mi- mavera. rati e veloci nell’esecuzione, per poi disperdersi e pre- La lettura di alcuni classici della letteratura resisten- pararsi all’azione successiva. La reazione nazifascista si ziale, come “Il partigiano Johnny” di Fenoglio, o “I piccoli

Partigiani piemontesi in Val Po quello che avevo appreso a scuola era partecipai alla sfilata e la notte dormii in tista. Sono stata bravissima, però la mia spiegato sempre sotto l’ottica dell’ideolo- una grande villa requisita a un fascista: media voti ne ha risentito: tutti 6, tranne gia fascista. una stanza tutta per me, con un letto a un 7 in matematica, l’unica materia che mi La Liberazione, a Reggio, arrivò il 24 aprile castello elegantissimo che non avevo mai faceva faticare di più. coi partigiani scesi in città e tutti a doman- visto in vita mia. Altri festeggiamenti gio- Negli anni successivi, quando ho comin- darsi quando e da dove sarebbero arrivati iosi si tennero il 1° maggio poi, tornata a ciato a insegnare nelle scuole, mi sono gli angloamericani, che giunsero il giorno casa, non vidi più nessuno e ricominciai a sempre vergognata a mostrare quel docu- dopo. Qualche fascista sparava ancora dai studiare. mento, io che prendevo tutti 8. Forse è per tetti, un nostro compagno morì così, pro- In quattro mesi ho recuperato i due anni questo che poi ho continuato a studiare prio l’ultimo giorno. Ma fu festa grande, persi e mi sono subito diplomata da priva- per tutta la vita».

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 45 Partigiani in via Roma, a Torino

maniche e fasciste al loro fianco. E ram- mentare, ancora, che appena tre giorni dopo la cessazione di guerra tra l’Italia e gli angloamericani, il Feldmarescial- lo Kesselring emana una ordinanza resa nota ovunque con manifesti murali, che al punto uno afferma «Il territorio dell’I- A 14, 16 anni, davanti al plotone d’esecuzione: talia a me sottoposto è dichiarato territo- storie straordinarie di una straordinaria generazione rio di guerra, in esso sono valide le Leggi Tedesche di guerra». di primo de lazzari * Di fatto e di diritto l’Italia, dunque, non esisteva più. on erano un “esercito” unifor- chivi liceali e universitari e di parecchie Noi, ragazze e ragazzi della Resistenza, ci me. Venivano da situazioni di- famiglie di antifascisti. siamo opposti, operando una scelta che sparate e da un grande buio: Per fare solo qualche nome dirò di Wla- per tutti è stata scelta di vita e di rinnova- quello del regime fascista, della dimiro Settimelli, Remo Alloisio, Gasto- ta libertà. “Noi diamo tutti noi stessi all’I- scuola con unico libro di testo ne Passi, Lidia Rolfi, Tina Anselmi, Teresa talia senza pretendere niente” scrive, in Nnel quale era scritto che Mussolini ha Vergalli, Marco Pontirol, Carlo Santagata, una lettera fatta pervenire alla madre, lo sempre ragione, dalle obbligatorie eser- Aureliano Galeazzo, Guido Petter, Giulio studente Ludovico Ticchioni (insignito di citazioni premilitari ogni sabato, delle Gerosa, Guido Galletti, Gino Sant “Belpas- Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Me- divise e dell’altrettanto obbligatorio sa- so”. C’erano, numerosi, anche operai: An- moria), sedicenne, nato a Mestre, cattu- luto romano con braccio teso in avanti. gelo Chiesa (Varese), Duilio Cibei (Roma), rato, bastonato a lungo e trucidato a Co- Tutti venivano dalle guerre messe in atto Renzo Cattaneo (Torino), Giacomo Lettieri digoro il 14 febbraio ’45 davanti al muro dal regime: prima all’Etiopia, poi all’Alba- (Napoli), Luciana Romoli (Roma) e conta- della casa del fascio. Ecco, così siamo nia, indi alla Francia, Grecia, Inghilterra, dini come Paolo Montacci (Umbria), Ser- stati. Tutti volontari, come Alberto Mieli Jugoslavia, Stati Uniti d’America, Russia, gio Bortolamasi (Modena), Valter Chinel- sedicenne ebreo sorpreso in una retata Svezia, Egitto. Avevano sentito esaltare la lato (Marcon), Iolanda Andreotti (Cavez- alla Garbatella di Roma con un volantino Patria italiana, diventata poi aggressore zo). Quasi tutti hanno testimoniato del della Resistenza e imprigionato. di patrie altrui che nulla ci avevano fatto loro vissuto nella Resistenza mediante Salvo, dopo un lungo e tormentoso calva- di male. Una guerra che già nel 1943 era interviste, autobiografie, attestati militari rio da Fossoli, ad Auschwitz a Mauthau- persa: in quell’autunno, infatti, gli anglo- come riportato nel mio libro “Ragazzi del- sen. Come il tredicenne Franco Cesana americani erano già sbarcati in Sicilia e in la Resistenza” (pubblicato qualche anno salito in montagna coi partigiani che non sette giorni raggiunsero Messina e arriva- fa da Sandro Teti Editore - Roma), dove esitò mai di fronte al pericolo e fu falcia- rono in Calabria. trovano evocazione anche i momenti più to da una raffica di mitragliatrice tedesca. Molti di quei ragazzi delle classi più gran- drammatici e crudeli che hanno martoria- Come Gennarino Capuozzo, dodici anni, di avevano incontrato a scuola, medie e to il nostro Paese dal 10 giugno 1940 al caduto a Napoli lanciando bombe a mano liceo, insegnanti lungimiranti e antifasci- maggio del ’45 con la fine del conflitto e contro carri armati tedeschi. sti, cauti e costretti al silenzio sulla Sto- la Liberazione. Come Franco Centro, di Bastia (Mondovì), ria. Tra questi c’ero anch’io, scolaro all’I- Bisogna sempre ricordare che quella quattordicenne, che accettò qualunque stituto Berna di Mestre insieme a Dolfino guerra atroce non è caduta dal cielo: è incarico – vedetta, rifornitore, staffetta Ortolan (che verrà ucciso dalle brigate stata voluta, condotta e persa dal nazi- – perché i grandi non lo rimandassero a nere a Treviso nell’aprile ’45). smo di Hitler e dal fascismo di Mussolini. casa e affrontò la fucilazione rifiutando Molti ragazzi della Resistenza erano stu- E che dall’8 settembre ’43 i tedeschi ave- la grazia. E come le ragazze, che in tante denti e la ragione delle loro scelte stava vano occupato militarmente tre quarti diedero il loro sangue per la Liberazione: nell’acculturamento che li disponeva al dell’Italia, instaurando ovunque il terro- Maria Grazia Tommasini, staffetta sedi- dubbio, al ragionamento, alla frequen- re: sono, infatti, più di 600 le stragi e le cenne, che cade in combattimento duran- tazione di biblioteche, di libri, di ar- carneficine compiute dalle truppe ger- te un attacco delle brigate nere; Villanor-

46 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Maestri” di Meneghello propone uno sguardo, realistico Nelle città grandi e piccole, la guerra partigiana as- e letterario al tempo stesso, sui rischi ed i sacrifici dei sumeva forme per certi aspetti molto diverse. In un partigiani alla macchia. contesto urbano strettamente controllato da nazisti e Il movimento resistenziale fu presente praticamente in fascisti, non era possibile ovviamente operare in gran- tutto il territorio metropolitano italiano occupato, an- di formazioni, ed era necessario confondersi col resto che se alcune zone si rivelarono particolarmente indi- della popolazione. Le rigide leggi della clandestinità cate per l’azione partigiana. erano essenziali non solo per mantenere una efficien- L’intero arco alpino, dal confine francese fino a quello za operativa del reparto, ma sopratutto per garantirne jugoslavo venne popolato da centinaia di brigate che la sopravvivenza fisica. L’eventuale arresto anche di un tennero impegnate unità tedesche e fasciste, sottra- singolo membro di una squadra poteva avere effetti ca- endole dal fronte angloamericano. Le zone di pianura tastrofici, in un effetto domino che poteva coinvolgere vennero coinvolte più avanti nel corso della guerra, so- anche l’intero comando di una Brigata, o addirittura la prattutto a partire dalla seconda metà del 1944. decapitazione di un intero CLN. ma Micheluz (o Micheluzzi), non ancora a salvarsi per miracolo grazie alle suore. zione di Gillo Pontecorvo, Ugo Mursia sedicenne, coraggiosa staffetta, cattura- Editore, Milano, 1996 ta, torturata e trovata uccisa in un fosso *Partigiano in Veneto, scrittore, Guido Petter: “Ci chiamavano banditi”, nel comune di San Pier d’Isonzo. Come ricercatore storico Giunti editore, Firenze, 1978 Ancilla Marighetto “Ora” diciassettenne Guido Petter: “Una banda senza nome”, del gruppo partigiano Gherlenda di Ca- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Giunti Editore, Firenze, 1999 stel Tesino, che affronta la fucilazione per Istituto per la storia della Resistenza non parlare. Ivonne Trebbi “Bruna” sedi- Luigi Meneghello: “I piccoli maestri”, nelle Tre Venezie (a cura di): “L’Univer- cenne della Brigata Garibaldi “Venturoli”, Rizzoli - biblioteca universale, Milano, sità di Padova per la Resistenza” Marsi- che agiva a Castel Maggiore nel Bologne- 2013 lio editori, Venezia, 1964 se, caduta in mano dei fascisti interroga- Primo De Lazzari: “Storia del Fronte Gloria Chilanti: “Bandiera rossa e borsa ta e picchiata selvaggiamente che riuscì della Gioventù nella Resistenza”, prefa- nera”, Ugo Mursia Editore, Milano, 1998

Questo primo sole, tra i rami esili Oh quante cose avevi fatto, figlio, dei faggi spogli, oltre le finestre chiuse! ha già un tepore di primavera, un odore È tiepido, questo sole. Asciuga le foglie di faggio, che crepitano vivo, di foglie cadute che diventan terriccio, sotto il passo guardingo dei compagni: di radici avide, di germogli. le armi sono cariche. Figlio, come diversa, per me, questa da tutte le altre primavere. Scenderanno tra poco. Mai avevo saputo il profumo del primo raggio fecondo. E quando più tardi (io attizzavo il fuoco Il mondo, per me, era la nostra casa e cuocevo la zuppa per te, figlio; non era possibile e l’odore del focolare e del bucato che tu non tornassi, subito) e del lardo appeso sotto la cappa del camino quando più tardi vennero a dirmi: “Tuo figlio è tra i morti e del fiore reciso che langue nell’acqua torbida sulla piazza, in paese”, io non capivo ancora. e del lumino E aggiunsi legna nel focolare davanti al Sacro Cuore di Gesù. come se tu dovessi tornare, E tu, figlio, coi tuoi capelli odorosi di vita, figlio. E misi il mantello e i guanti di lana serravi le finestre e presi la borsa, per scendere nel paese; perché il profumo angusto e dolce del focolare non si sperdesse. e mi avviai fuori dell’uscio, nella tramontana E quando quella sera vennero a prenderti, rimasi smarrita fredda, col mio stupore senza fine. Quando appoggiai il tuo capo pesante sul mio braccio per lo stupore: “Che cosa ha fatto?”. i tuoi capelli sapevano di sangue e di terra. E tu esitavi, e mi guardavi, distratto Come queste foglie morte di faggio dal mio dolore. molli ai germogli nuovi di primavera. “Non è nulla, mamma. È un errore. Torno subito”. Questa struggente lirica di Joyce Salvadori Lussu, partigiana e poetes- Allora, perché indugiavi, il tedesco ti percosse. Ed io piansi. sa italiana, medaglia d’argento al valor militare, capitano nelle brigate “Ma ha sedici anni, signore! Giustizia e Libertà, è stata scelta da Primo de Lazzari per introdurre il Che può aver fatto?” suo volume Ragazzi della Resistenza, Teti Editore – Milano, 2008

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 47 Il nemico era onnipresente (nelle strade, ai posti di Le azioni intraprese nelle città erano mirate al sabo- blocco, nei negozi) ed al tempo stesso invisibile, spesso taggio di truppe ed installazioni militari nazifasciste, in grado di infiltrarsi all’interno del movimento resi- così come mezzi di trasporto e produzione impiegati stenziale, acquisendo quindi informazioni vitali per la nello sforzo bellico, l’eliminazione mirata di elementi repressione, e nei casi più gravi “deviando” l’azione dei nemici (personalità militari o politiche, delatori, spie), partigiani, con conseguenze gravissime per la lotta di la diffusione di stampa clandestina e l’acquisizione di Liberazione. informazioni utili per loro stessi ed il comando alleato. Partigiani e patrioti combattevano in piccoli gruppi di Il tasso di perdite di questi reparti fu sempre molto operatori, ispirati dal modello francese dei “Maquis”. alto, l’arresto di un “gappista” era il primo passo di una Sono spesso ricordati in questo caso le azioni dei GAP discesa all’inferno fatta di tortura, reclusione in Italia (Gruppi di azione patriottica) organizzati da militanti o nei lager nazisti, che si concludeva molto spesso da- delle Brigate Garibaldi, e responsabili di molte azioni di vanti al plotone d’esecuzione. contrasto diretto e indiretto contro tedeschi e fascisti. Giovanni Pesce, (nome di battaglia Visone), un coman-

in armi in Italia nell’agosto 1945. Nell’area del gruppo Armate Est, Balca- nia meridionale, a fronte di un ordine di resa ignominioso del suo comandante, gen. Rosi, poi trattato benevolmente dai tedeschi, la reazione della 9ª e della 11ª Armata fu ferma e decisa. In Montenegro (XIV C.d’A) tale ordine fu giudicato inqua- Soldati e ufficiali del Regio esercito in Francia, in Grecia lificabile dai comandanti delle Divisio- ni “Emilia” (comandata dal gen. Buttà), e nei Balcani fra “si salvi chi può” e lotta armata “Taurinense” (gen. Vivalda), “Ferrara” (gen. Franceschini) e della “Venezia” di massimo coltrinari * (gen. Oxilia). Tra incertezze e confusione questi uomini decisero di non arrendersi l momento dell’armistizio rapporti con la popolazione dovuti alla e passarono all’azione. Presi accordi con l’8 settembre 1943 vi erano politica fascista di occupazione (es. il ra- il Comandate del “Korpus” jugoslavo, ini- 700.000 soldati italiani, dei strellamento di Lubiana dell’agosto 1942 ziarono i combattimenti che si protrasse- 3.700.000 sotto le armi, fuori che vide internate in Italia oltre 4.500 ro per tutto settembre che costarono alla dal territorio nazionale. La 4ª persone, fucilazioni per rappresaglia, sola “Emilia” 600 morti e 900 feriti. Non AArmata occupava la Francia meridionale ecc.). Non vi furono reazioni a livello di da meno ebbero perdite sensibili la “Ve- e la Corsica, la 2ª Armata la Slovenia, la grandi unità, ma reazioni a livello mino- nezia” e la “Taurinense”. Questi uomini Croazia, la Dalmazia e l’Erzegovina, la 9ª re, non coordinate tra loro. A Spalato, ad presto si adattarono alla guerra partigia- Armata il Montenegro e l’Albania e l’11ª esempio, l’opposizione ai tedeschi evitò na e diedero vita alla divisione partigiana Armata la Grecia continentale ed insula- la consegna delle armi; dopo accordi con i “Garibaldi” inserita nell’esercito titino. re. partigiani circa 8.000 soldati riuscirono a In Albania – crollata, subito, come coman- Se in Italia la reazione al tedesco da par- rimpatriare, lasciando le armi in loco; più do prima la 9ª Armata e poi alcune divi- te dei militari italiani, all’indomani della a nord circa 200 carabinieri passarono sioni come la “Parma” a Valona, l’“Arezzo” proclamazione dell’armistizio, causò ol- alla montagna, ma tutto era affidato alla a Corcia e la “Puglie” in Kosovo – vi fu una tre 6.300 morti ed innumerevoli feriti, iniziativa dei singoli. La reazione tedesca reazione ferma e decisa da parte delle al- non da meno la reazione dei militari all’e- alle opposizioni locali ebbe buon gioco e tre divisioni. La “Perugia”, lasciata Argi- stero fu determinata. ovunque ebbe il sopravvento. Non rima- rocastro il 14 settembre, raggiunse Santi Mentre le truppe che occupavano la neva che salire in montagna. I soldati re- Quaranta (Porto Edda, come la chiamava- Francia meridionale rientravano in Italia starono privi di ordini ed esautorati, pri- mo noi nel 1940) e vi rimase in armi fino dando vita alle prime forme di resisten- ma che dalla effettiva azione delle truppe al 3 ottobre 1943 ad oltre un mese dalla za armata in Piemonte, quelle in Corsica tedesche, dalla mancanza di direttive del proclamazione dell’armistizio, respin- sostennero una durissima lotta contro i Superiori Comandi. gendo attacchi tedeschi il 29 e 30 set- tedeschi, costretti alla fine a lasciare l’i- La volontà di reazione, nel totale disfa- tembre, dopo che Cefalonia era caduta. sola, col bilancio di oltre 700 morti e cir- cimento e nella confusione, si manifestò Tutti gli ufficiali della “Perugia” furo- ca 1.000 feriti. In pratica i soldati italiani nei singoli, che riuscirono poi ad organiz- no fucilati al momento della cattura. La liberarono l’isola che subito dopo fu con- zarsi dando vita alla formazione di batta- divisione “Firenze” da Dibra iniziò una segnata ai Francesi Liberi. glioni, prima il “Garibaldi”, poi il “Matte- marcia al mare ed il 22 e 23 settembre Nell’ambito della 2ª Armata, nella Jugo- otti” e, a Zara, il “Mameli”, formazioni di diede vita ad una violentissima battaglia slavia settentrionale e centrale, la notizia militari italiani inseriti nelle unità parti- a Kruja contro i tedeschi. Tradita dal suo dell’armistizio fu accolta come la fine giane che, insieme ad altre piccole for- battaglione di Camice Nere, che lasciò lo della guerra e troppo tardi ci si accor- mazioni, daranno vita alla Divisione Par- schieramento in piena battaglia, si ritirò se invece che era l’inizio di una nuova e tigiana “Italia” che condusse tutti i cicli su Peza con tutto il suo armamento. Il suo triste vicenda; questo anche per i tragici operativi del 1944 e 1945, per rientrare comandante, gen. Azzi, divenne il coman-

48 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 La Brigata italiana Fontanot appena formata in Slovenia si dirige verso le postazioni dante del già costituito Comando Italiano alle sue dipendenze una massa di arma- fucilati ma torturati» (Firmato: genera- truppe alla Montagna, che sarà la spina ti in grado di fronteggiare bravamente i le Kleeman, un vero gentiluomo!). Non dorsale dell’ELNA, l’esercito di liberazio- tedeschi. adeguatamente soccorsa (per opposte ne albanese. Lo spirito nazionalista ellenico, però, non ragioni erano contrari sia Eisenhower che Nell’ambito della 11ª Armata, che presi- può ammettere che, dopo tante tragedie Stalin), Lero cadde il 16 novembre. diava la Grecia continentale, le unità ed i e sacrifici e sofferenze, gli italiani, già ag- Questo della Resistenza dei militari ita- reparti – tranne la “Pinerolo” in Tessaglia, gressori, possano diventare i liberatori liani all’estero è un quadro che, accanto la “Acqui” a Cefalonia e le unità della Ma- della Grecia. Per questo la “Pinerolo” e ad episodi di resa e di disarmo – spesso rina a Lero – si disintegrarono in brevissi- i restanti reparti in armi italiani sono di- disonorevole e molto spesso ottenuto mo tempo; questo anche perché i reparti sarmati dai greci. È il dramma italiano, ma con l’inganno – registra episodi di fulgi- erano inseriti a pettine nello schieramen- soprattutto il dramma greco. Gli italiani do amore di patria e di eroismo. L’oppo- to tedesco e quasi impossibilitati a reagi- in Grecia, ormai al “si salvi chi può” subi- sizione al tedesco, iniziata l’8 settembre re. Circa 7.000 ufficiali e 150.000 soldati, scono i rastrellamenti tedeschi, con altri ebbe termine a Lero il 16 novembre. Di- disarmati, furono in gran parte internati lutti e nuove tragedie. visioni come la “Pinerolo”, la “Firenze”, in Germania. Nella Grecia insulare accadono episodi la “Acqui”, la “Perugia”, la “Venezia”, la Il gen. Infante, comandante della “Pi- degni di nota a Cefalonia e a Lero. Questa “Taurinense”, tennero le armi, resistette- nerolo” non accettò gli ordini di cedere isola era pesantemente armata da perso- ro e, sebbene sopraffatte, diedero vita a le armi, anche se la resistenza risultava nale della Marina rinforzato da un batta- formazioni consistenti che si inserirono a difficile in quanto i reparti dipendenti, glione dell’Esercito. Tranne qualche ecce- pieno titolo nei movimenti di liberazione tra l’altro, erano disseminati in piccoli e zione, all’indomani dell’annuncio dell’ar- nazionali. In Jugoslavia, la Divisione “Ita- piccolissimi presidi. Nella realtà circa 10- mistizio pochi accettarono le proposte di lia” e la Divisione “Garibaldi”, in Albania 11.000 uomini evitarono la cattura e si resa dei tedeschi. A metà settembre sbar- la divisione “Gramsci” stanno a testimo- rifugiarono sul Pindo. In un mese di lotta carono truppe inglesi (circa 1.000 uomi- niare l’impegno e la determinazione dei si contarono oltre 250 morti e un miglia- ni). A Lero si ebbero 52 giorni di guerra soldati italiani che, sottrattisi alla cattu- io di feriti. Nonostante i soldati italiani si continua, con oltre 200 bombardamenti ra tedesca, raggiunsero la montagna per fossero liberamente associati alle forze tedeschi. Dopo la caduta delle guarnigio- combattere una guerra aspra, difficile e partigiane, il 14 ottobre 1943, il giorno ni di Rodi, Coo, Stampalia e Calino, Lero è fra mille difficoltà, dovendosi prima con- dopo che l’Italia aveva dichiarato guerra chiusa in una morsa di fuoco. quistare la fiducia e la stima dei compa- alla Germania, vennero tutti disarmati e Durante i combattimenti i difensori ita- gni di lotta e poi combattere il tedesco. raccolti in tre campi di concentramento liani vennero informati dell’eccidio di da parte delle formazioni dell’ELAS. Il Cefalonia, specificando che gli ufficiali *Generale, docente di Storia Militare all’Istituto Comando FFAA italiano in Grecia aveva italiani, traditori, sarebbero stati «non Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI)

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 49 25 APRILE 1945: GRAZIE

Raffaele Cadorna

Nato a Pallanza (NO) nel 1889, morto a Pallanza nel 1973, generale Ufficiale di cavalleria e di Stato maggiore, generale, comandante della Scuola di Pinerolo, poi del corpo motocorazzato “Ariete” che dal 9 settembre ’43 si oppone ai tedeschi nell’occupazione di Roma. Caduta la capitale in mano germanica, elude la cattura collegandosi con il Centro militare clandestino del col. Montezemolo. Su invito del governo nazionale, insediato a Roma liberata, e del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) nell’estate del ’44, lanciatosi col paracadute nel bergamasco, raggiunge Milano. È nominato comandante generale del CVL nel novembre successivo. Nell’insurrezione liberatrice dell’aprile ’45 tratta la resa delle forze armate fasciste.

Nato a Fubine Monferrato (AL) nel 1900, morto a Roma nel 1980, dirigente e parlamentare comunista Studente al Politecnico di Torino, frequenta la Scuola militare di Parma, ufficiale dell’esercito. Segretario del Gruppo studentesco socialista di Torino, nel 1921 aderisce al PCd’I; membro della Segreteria nazionale della Federazione giovanile comunista (Fgci). Arrestato nel ’23 e nel ’24, espatria clandestinamente in Francia. Componente del Comitato esecutivo della Internazionale comunista nel ’33. Nel 1936 Luigi Longo, che diventerà il leggendario comandante Gallo, accorre in Spagna, al comando delle Brigate internazionali antifasciste che si oppongono alle milizie fasciste del gen. Franco; viene ferito in combattimento ad Alarcon. Arrestato in Francia nel ’41 è consegnato al regime italiano e confinato a Ventotene. Nell’agosto ’43, caduto il fascismo, lascia l’isola trasferendosi a Milano. Ispiratore e organizzatore delle formazioni partigiane Garibaldi, responsabile della Direzione del PCI per l’Alta Italia, costruttore e vice comandante del CVL, tra i massimi dirigenti della Resistenza. È Segretario del PCI fino al 1972 quando, dopo il lungo decorso di una sua malattia, diverrà Segretario Enrico Berlinguer. Mario Argenton

Nato a Este (PD) nel 1907 e morto a Roma nel 1992, ufficiale dell’esercito, maggiore di artiglieria In servizio presso il Comando del corpo motocorazzato “Ariete”, l’8 settembre ’43 prende parte alla difesa della capitale contro i tedeschi al fianco del colonnello Montezemolo. Raggiunta successivamente l’Italia settentrionale, promuove la costituzione delle prime formazioni partigiane denominate Autonome. 25 aprile 1945: il Comando del Corpo Volontari della Libertà (CVL) alla testa del corteo dei partigia- Come rappresentante del Partito Liberale Italiano (PLI) e delle ni che sfilano per le strade di Milano dopo la Liberazione. In prima, fila da sinistra: Mario Argenton Formazioni Autonome, è nominato componente del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà (CVL). Viene arrestato (Partito Liberale e Formazioni Autonome), Giovan Battista Stucchi (Partito Socialista), Ferruccio Parri e imprigionato dalla banda fascista Carità nell’autunno del ’44 (Partito d’Azione), Raffaele Cadorna (Generale dell’Esercito regolare italiano), Luigi Longo (Partito nel corso di una missione clandestina nel Veneto. Riuscito fortunosamente ad evadere, riprende l’attività a Milano come Comunista), Enrico Mattei (Democrazia Cristiana): sono i rappresentanti di tutti i partiti antifascisti capo di Stato maggiore del gen. Cadorna, comandante del che avevano partecipato alla Resistenza. Si riconoscono in seconda fila partendo da sinistra: Ilio Ba- CVL, assolvendo a delicati incarichi direttivi nella condotta della rontini (con l’impermeabile), accanto Giancarlo Pajetta e Fermo Solari. Resistenza. A metà giugno ’45, sciolto il Comando generale del CVL, ne dirige l’Ufficio Stralcio. Membro del Comitato nazionale A chiudere, a destra, . Il Comandante militare del Corpo Volontari della Libertà (CVL) dell’ANPI, poi Presidente della Federazione Italiana Volontari della era il gen. Raffaele Cadorna. Libertà (FIVL).

50 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 25 APRILE 1945: GRAZIE

Giovanni Battista Stucchi

Nato a Monza (MB) nel 1899, morto a Bellamonte (TN) nel 1980, avvocato civilista Partecipa alla Prima Guerra Mondiale. Laureato in giurisprudenza, durante il ventennio fascista esercita la professione forense. Richia- mato alle armi nel 1939, è comandante della compagnia comando del 5° reggimento alpini con il quale vive l’esperienza della guerra e della ritirata sul fronte russo. Rimpatriato nel marzo 1943, avvia a Monza e a Milano i primi contatti con gli ambienti antifascisti. Ancora mobilitato a Fortezza (Bolzano), all’armistizio dell’8 settembre 1943 riesce a sfuggire alla deportazione. Ripresi i contatti con l’antifasci- smo organizzato, viene nominato rappresentante del Psiup nel Co- mitato militare (poi Comando militare Alta Italia) del CLN lombardo. Per espressa richiesta degli alleati, è designato delegato militare stabile della Resistenza italiana a Lugano. Il 3 settembre raggiunge la Val d’Ossola dove, dopo la creazione della zona libera, è nomi- nato dal CLNAI coordinatore militare di tutte le forze partigiane. Nel febbraio 1945 rientra a Milano e sostituisce Sandro Pertini come rappresentante dello Psiup presso il Comando Generale del CVL. Ferruccio Parri

Nato a Pinerolo (TO) il 19 gennaio 1890, morto a Roma l’8 dicembre 1981, professore di lettere, giornalista Durante il conflitto 1915-’18 è ferito quattro volte al fronte; merita due promozioni sul campo e tre decorazioni; è associato all’ufficio operativo del comando supremo dell’esercito. Dopo la fine del conflitto si trasferisce a Milano, dove è insegnante al Liceo Parini di Milano e redattore del Corriere della sera. Nel ’26 con Carlo Rosselli organizza l’espatrio clandestino del leader socia- lista Filippo Turati. Più volte arrestato e confinato a Ustica e Lipari, rifiuta la domanda di grazia. Nel 1930 è nuovamente assegnato al confino per 5 anni unitamente ad altri esponenti del movimen- to antifascista Giustizia e Libertà. Promotore del Partito d’Azione (Pd’A), suo rappresentante nel Comitato militare del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), poi Vice comandante del Corpo Volontari della Libertà (CVL). Partecipa attivamente alla fase conclusiva della Resistenza e all’insurrezione di Milano. Nel 1945 è presidente del Consiglio dei ministri a Roma. Presidente della Fede- razione Italiana Associazioni Partigiane (FIAP). Enrico Mattei

Nato ad Acqualagna (Pesaro) il 29 aprile 1906, morto il 27 ottobre 1962 in un incidente aereo a Bescapè (Pavia), dirigente industriale 25 aprile 1945: il Comando del Corpo Volontari della Libertà (CVL) alla testa del corteo dei partigia- Inizialmente operaio, poi tecnico e dirigente d’azienda. Nel ’31, ni che sfilano per le strade di Milano dopo la Liberazione. In prima, fila da sinistra: Mario Argenton trasferitosi a Milano, avvia un proprio laboratorio chimico, avvicinan- dosi alla sinistra cattolica antifascista. Nel settembre ’43 promuove (Partito Liberale e Formazioni Autonome), Giovan Battista Stucchi (Partito Socialista), Ferruccio Parri a Matelica un primo gruppo di patrioti e di simpatizzanti della Resi- (Partito d’Azione), Raffaele Cadorna (Generale dell’Esercito regolare italiano), Luigi Longo (Partito stenza. A Milano nell’estate ’44 rappresenta il Partito democratico cristiano (DC) nel Comando generale del Corpo Volontari della Comunista), Enrico Mattei (Democrazia Cristiana): sono i rappresentanti di tutti i partiti antifascisti Libertà (CVL); organizzatore e dirigente delle formazioni partigiane che avevano partecipato alla Resistenza. Si riconoscono in seconda fila partendo da sinistra: Ilio Ba- cattoliche. Arrestato in ottobre dalla polizia fascista, evade dal car- rontini (con l’impermeabile), accanto Giancarlo Pajetta e Fermo Solari. cere di Como. Apprezzato negli ambienti industriali e imprenditoriali, procura notevoli appoggi e aiuti materiali al movimento antifascista A chiudere, a destra, Walter Audisio. Il Comandante militare del Corpo Volontari della Libertà (CVL) e alla Resistenza. Dopo la liberazione si impegna all’Ufficio stralcio era il gen. Raffaele Cadorna. del CVL. Nel ’53 costituisce l’ portando ad alti livelli l’industria petrolifera italiana.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 49 dante GAP decorato con Medaglia d’Oro al Valor Mili- tare racconta la vita dei gappisti nel suo libro “Senza tregua”. Bisogna ricordare tuttavia che oltre ai GAP ope- rarono in tutta l’Italia brigate e formazioni partigiane organizzate dagli altri partiti antifascisti. Una forma particolare di Resistenza all’invasore tede- sco è costituita dalla lotta delle truppe dell’Esercito Ilio Barontini, Cobelligerante Italiano. A differenza delle brigate par- organizzatore dei GAP, maestro, tigiane che operarono all’interno dell’Italia sotto occu- fra gli altri, pazione alleata, questi reparti combatterono al fianco di Giovanni Pesce. delle truppe angloamericane, delle quali si guadagna- Combatté in Spagna, in Etiopia, in Francia rono una stima ed un rispetto necessari per essere ac- e in Italia cettati come alleati dopo gli eventi armistiziali.

erano “freschi” di comando e non “cono- scevano” i loro uomini e, soprattutto, non “conoscevano i loro collaboratori”. Passate le prime ore di incertezza, avute da Atene, da cui dipendevano, indicazioni vaghe e contraddittorie – “se i tedeschi La Resistenza di migliaia di soldati italiani non si muovono, non si deve fare nulla” – che permisero ai tedeschi di organiz- abbandonati da tutti e poi fucilati dai nazisti zarsi, il 10 settembre l’ex alleato dettò le sue condizioni: cedere le armi e darsi di massimo coltrinari prigionieri; la risposta entro le 7 di sera. ggi citare Cefalonia nella pub- servito per far entrare nella coscienza del Iniziarono due giorni di incertezze: furo- blica opinione italiana ha un mondo, e soprattutto europea, non solo no convocate assemblee di ufficiali, pras- preciso significato: il sacrificio la Shoah, ma anche lo sterminio del “di- si regolamentare nel regio Esercito che di migliaia di soldati italiani verso” (gli ammalati di mente, i diversa- permetteva ai comandanti di conoscere per mano tedesca trucidati mente abili, gli omosessuali, gli opposi- l’opinione dei subordinati. Furono convo- Osenza alcun motivo come rappresaglia tori politici, i Rom, i Testimoni di Geova, cate anche riunioni ristrette dei coman- e punizione per l’uscita dalla guerra l’8 gli esseri considerati inferiori come lo danti di Corpo: pochi erano per la resa settembre 1943 da parte dell’alleato ita- erano i prigionieri russi e in genere gli ai tedeschi e pochissimi volevano aderi- liano. In più si può aggiungere che tanta slavi ecc.), così Cefalonia rappresenta re; la stragrande maggioranza era per il ferocia nella reazione tedesca era legata per la coscienza italiana il sacrificio del mantenimento delle armi e l’opposizione alla constatazione, nel settembre 1943, soldato italiano che si innesta in quello anche violenta al tedesco. Gandin sapeva che la guerra era perduta. L’Italia l’aveva rappresentato dall’Internamento militare benissimo che questo avrebbe significa- compreso e cercava di uscirne senza altre in Germania (gli IMI), frutto della tragedia to rappresaglie tedesche. Ma era troppo tragedie, la Germania perseverava. armistiziale. inesperto delle cose della Divisione per Cefalonia ha assunto un valore simbolico, Che cosa era successo a Cefalonia? prendere decisioni immediate. segno di sacrifico e dedizione alla Pa- Isola greca, insieme a Corfù, era presidia- Intanto nell’isola si susseguivano a ritmo tria. Questa presa di coscienza è dovuta ta dalla Divisione di Fanteria da Monta- serrato incidenti tra italiani e tedeschi, principalmente all’azione del Presidente gna “Acqui”, al comando del gen. Gandin, con i tedeschi sempre più aggressivi ed Ciampi che dal 2003 in poi ha voluto ri- che aveva in organico 11.500 uomini per i soldati lasciati nell’incertezza. Il perso- portare al centro della attenzione questo l’occupazione di queste importanti isole nale dipendente diveniva sempre più ir- immane sacrificio dei soldati italiani, lui greche. A questi uomini si aggiunsero, requieto. Furono ascoltati anche i cappel- che ha subìto, come sottotenente autiere, all’indomani dell’armistizio, oltre 4.000 lani: ma quale consiglio potevano dare se il dramma armistiziale in Grecia. uomini provenienti dall’Albania, che si non quello di uomini di chiesa? La deci- Ma fino a quel momento per molti italia- attestarono a Corfù. sione non era stata ancora presa quando, ni Cefalonia non aveva alcun particolare L’annuncio dell’armistizio colse di sor- il 15 settembre, zattere tedesche con ar- significato. Anzi era meglio non parlarne, presa – come del resto tutto l’Esercito in mati si presentarono davanti alle batterie per non andare fuori del “politicamente armi – anche il Comando della Divisione. italiane: i comandanti in sottordine, in corretto”, soprattutto nell’ambito della Il gen. Gandin aveva assunto il Comando particolare il Capitano Renzo Apollonio storiografia accademica e non. Gli stessi della “Acqui” solo qualche settimana pri- senza esitare ordinò di aprire il fuoco e reduci preferivano non parlare di questo ma, in sostituzione del gen. Chiminello respinse lo sbarco tedesco, provocando segmento di storia della Guerra di Libe- che fu mandato a comandare la divisione morti e feriti. La stessa cosa accadde il 29 razione e l’intero mondo della Resistenza “Perugia” il 1° settembre 1943. settembre davanti a Porto Edda, difesa dei militari italiani all’estero rimase con- Elemento importante, questo, in quanto dalla Divisione “Perugia”, con lo stesso finato nella memorialistica, nei ricordi e le due divisioni si opposero ai tedeschi (la risultato: i tedeschi vennero respinti. Era nelle testimonianze personali. “Perugia” rimase in armi contro i tedeschi lo scontro aperto. Se questa decisione Come il processo Eichmann nel 1962 è fino al 3 ottobre 1943); ma i Comandanti fosse stata presa alla sera dell’8 settem-

52 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Vi furono anche rari esempi di brigate o “bande” parti- giane nate alla macchia (quindi in maniera spontanea, spesso fortemente legata ad un territorio), che succes- sivamente si unirono alle truppe alleate e, adeguata- mente equipaggiate, operarono come reparti militari operanti al fronte, risalendo la penisola fino al Nord. Ri- cordiamo fra queste la Brigata “Maiella” e la 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini” comandata da Arrigo Boldrini, il leggendario comandante Bulow, che ricoprì la carica di presidente nazionale dell’ANPI per oltre sessant’anni.

*Giulio Bobbo - Storico, ricercatore presso l’Istituto Veneziano per la storia della Resistenza (IVESER)

Prima di portare l’attenzione a quello che seguirà è necessario riflettere su questo punto: Cefalonia merita una risposta. Quello che seguì fu solo crimine di guer- ra, ferocia, rabbia, rancore. Il 24 settembre viene fucilato il generale Gandin e via via tutti gli altri ufficiali, per poi passare ai soldati. Il calcolo delle perdite a Cefalonia ancora non è stato fatto. Si deve partire da una si- tuazione chiara: la divisione “Acqui” con- tava 11.525 uomini di cui 4.000 a Corfù; a questi si devono aggiungere 3.500/4.000 uomini giunti dall’Albania. A Cefalonia vi erano, quindi, 7.525 uomini circa. I calco- li delle perdite sono varie a seconda dei dati di partenza. Alcune stime giungono L’isola di Cefalonia tra Lefkada e Zacinto fino a 10.000 morti, fra caduti in combat- timento, fucilati e caduti in mare. bre, i tedeschi non avrebbero avuto tutte Corfù, la costa albanese con il porto di Nella sostanza le cose mutano poco. I te- le possibilità concesse in sette giorni di Santi Quaranta (Porto Edda) era presidia- deschi invocano il diritto “statario”, gli indecisione, e gli esiti dei combattimenti ta e tenuta da 20.000 italiani in armi. I ordini ricevuti, le disposizioni superiori. forse sarebbero stati altri. tedeschi compresero subito questo peri- C’è, nel solco negazionista, chi sostiene Iniziarono giorni di combattimenti e sulle colo e furono spietati. che, in base alla reazione italiana, i tede- prime gli italiani ebbero il sopravvento: Il Comando italiano era a Brindisi, ad un schi erano nel loro diritto di sterminare vennero fatti 500 prigionieri tedeschi, ora di volo scarso, una notte di naviga- gli italiani. Ma se gli ordini erano gli stes- che furono rinchiusi in un campo di con- zione via mare, 55 chilometri di distanza. si, agli stessi Comandi, perché a Cefalo- centramento, debitamente marcato con i Convogli in partenza da Porto Edda, toc- nia furono sterminati ufficiali, sottufficiali segni germanici per evitare il cosiddetto cando anche Corfù, raggiungevano Brin- e truppa mentre, per le stesse azioni, in fuoco amico; questi prigionieri furono disi ed Otranto. Albania contro la “Perugia” furono fucila- trattati secondo la convenzione di Gine- Il 19 settembre il ten.col. Gigante della ti solo gli ufficiali (198 Caduti ed il resto vra del 1929, anche se l’Italia non era in “Perugia” era partito da Porto Edda per inviato ai campi di concentramento)? guerra con la Germania, mentre, a parti Brindisi. Ritornò, novello Attilio Regolo, Questo è un altro interrogativo su Cefalo- invertite, gli italiani furono trucidati. Ce- a Porto Edda con viveri, munizioni, un nia. I tedeschi esercitarono una rappresa- falonia fu anche questo. cifrario ed una radio. Quindi a Brindisi si glia massiccia sugli italiani, senza motivo Ricevuti debiti rinforzi, i tedeschi, soprat- sapeva tutto, della “Acqui” e della “Peru- e giustificazione alcuna, se non quella tutto con l’appoggio dell’aviazione tatti- gia”. Cefalonia fu anche questo: mancate belluina di dare “un esempio” e terroriz- ca, ebbero modo di eliminare via via tutte risposte.Le giornate fino al 23 settembre zare i loro nemici: che era il segno della le posizioni italiane. Peraltro gli uomini furono drammatiche: senza soccorsi, gli loro debolezza, con una guerra che, dopo della “Acqui” non avevano scampo per- italiani cedevano posizioni su posizioni Stalingrado, era perduta. ché, senza l’appoggio dell’aviazione era fino a che la sera del 23 anche l’ultima Cefalonia è questo. impossibile resistere. E qui si apre il più cadde. Da Brindisi nulla. Dagli Alleati, Ricordare Cefalonia – simbolo di tutte le grande punto interrogativo degli eventi nulla. Perche prima Gandin, e poi Chimi- Cefalonia che hanno punteggiato la no- della “Acqui”, prima, e della “Perugia”, nello, con i loro soldati, sono stati abban- stra crisi armistiziale – come ricordare poi: perche non furono soccorse? Perché donati a loro stessi? Che significato pote- tutti gli altri crimini tedeschi è necessario non vennero aiutate e sostenute nella va avere ribellarsi in un isola al tedesco e perché, come scrisse , “capire è loro azione contro i tedeschi? Cefalonia, non sperare nei soccorsi? impossibile, ricordare è un dovere”.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 53 no dei molti aspetti caratterizzan- ti della Seconda Guerra Mondiale in Italia è costituito dal fatto che, per la prima volta dopo secoli, l’intero territorio nazionale fu coinvolto nel- Ule operazioni belliche di due fazioni straniere contrapposte. La linea del fronte attraversò let- teralmente l’intera penisola, da Pantelleria fino all’arco alpino. Si può affermare che tutta la popolazione italiana fu coinvolta negli eventi legati ad una guerra totalizzante che non di- stingueva tra belligeranti e civili. Conseguenza logica fu quindi il fatto che l’op-

armati; trasportavano armi, ricollegavano bande disperse dopo un rastrellamento, attraversavano posti di blocco che nes- sun maschio per ovvi motivi avrebbe potuto attraversare, mettevano plastico sui binari delle ferrovie, organizzavano reti di solidarietà intorno ai partigiani per Dall’oscuro e rischiosissimo compito di tante donne procurare loro maglie e coperte, macina- vano diecine di chilometri e dormivano le basi dell’eguaglianza dei sessi prevista dalla Costituzione nelle stalle. La responsabilità su come di marisa ombra * procedere era affar loro. Il livello del ri- schio era altissimo. nna Cherchi guidava una briga- niente di partigiani, ma i tedeschi non le A parlare di staffette con profonda ed ta delle formazioni autonome credettero. La portarono ad Alba, poi a anche un po’ emozionata convinzione, è attraverso un bosco, nella neve Torino. Venne torturata e infine spedita stato, per la prima e forse ultima volta, alta un metro. Doveva portare a Ravensbruk, campo di concentramento Ferruccio Parri, capo leggendario della in salvo i partigiani, in una zona per sole donne. Un macellaio le strappò, Resistenza. Fu al 1° congresso nazionale Aoccupata dal nemico, seguendo sentieri in due diverse “sedute”, 15 denti. dell’UDI (Unione Donne Italiane), fine ot- che solo lei conosceva. Venne avvistata Anna aveva 18 anni ed era una staffetta. tobre/primi di novembre del 1945. una colonna di tedeschi. Il comandante Le staffette avevano vari compiti.- Ac La guerra era appena terminata e l’aria le ordinò di andare avanti e di intratte- compagnavano brigate o comandanti per che si respirava era ancora l’aria felice nerli, per dare ai partigiani il tempo di strade sicure, andavano in esplorazio- della speranza, dell’ottimismo, della cer- ripararsi. Così fece Anna, recitò la solita ne per individuare formazioni nemiche, tezza che ora tutto fosse facile e possibi- storia della donna sfollata che non sa dove erano, quanti erano, come erano le. Lo garantiva la Resistenza, presente ancora materialmente (facile vedere per le strade qualche partigiano che non ave- va avuto il cuore di togliersi dal collo il fazzoletto tricolore). Parri disse che senza le donne, senza le staffette, la Resistenza semplicemente non avrebbe potuto esistere. Dopo, se- guirono decenni nei quali alle staffette venne riservato il silenzio o tutt’al più un breve accenno, come si fa doverosamen- te verso un amico che in tempi lontani ci ha dato una mano e al quale si deve gra- titudine. Riconoscendo, al più, una pre- senza utile per l’assistenza ai feriti, e un atteggiamento materno e consolatorio. Intorno alla metà degli Anni Settanta, alcune storiche femministe scoprirono le staffette, quelle che talvolta avevano sparato, più spesso non avevano imbrac- ciato armi eppure avevano fatto la Resi- stenza, in mille modi opponendosi ai na- zisti e ai tedeschi. Le partigiane di Baggio, quartiere di Milano, il 25 aprile 1945 Era anche un po’ colpa loro se non se ne

54 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 posizione all’occupazione nazista non fu un compito dati ed abbandonati senza ordini dal governo in fuga, delegato alle forze armate, ma venne al contrario con- che correvano il rischio di essere catturati dalle truppe divisa, con gradi di coinvolgimento diversi, da buona naziste. parte della società civile italiana. In un periodo in cui In ogni città o paese, sono moltissimi i ricordi di armadi severe leggi marziali punivano qualsiasi forma di col- aperti in fretta e furia e svuotati di tutti gli abiti civili, laborazione con partigiani e patrioti, anche il solo non che venivano poi dati a soldati, marinai ed avieri che denunciare un’attività sospetta diventava un rischio tentavano di ritornare verso casa. I ferrovieri in servizio che poteva coinvolgere chiunque, dall’antifascista sui treni fermavano i convogli prima dell’arrivo nelle esperto al semplice passante. stazioni per permettere agli sbandati di scendere ed Non è un caso infatti che la prima forma di reazione evitare così i posti di blocco tedeschi. Si trattò di fatto spontanea all’invasione tedesca subito dopo l’annuncio di una sollevazione popolare, per quanto pacifica, che dell’armistizio, l’8 settembre 1943, sia stata proprio il permise a tanti giovani la salvezza dai campi di con- soccorso di quelle centinaia di militari italiani, sban- centramento nazisti.

mesi stanno le radici di tutte le lotte che nei decenni successivi fecero dell’Italia un paese più civile, dove donne e uomini sono uguali davanti alla legge. Le donne arrestate, torturate, condannate durante il periodo della Resistenza sono state 4.635, le fucilate, impiccate, cadute in combattimento 623.

* Vice presidente nazionale dell’ANPI, partigiana in Piemonte, scrittrice

Le 5 staffette di Prebenico (Trieste) fucilate dai nazifascisti il 29 agosto 1944 a Opicina (Trieste) era parlato, erano state fino ad allora si- spettacolo dei ragazzi impiccati, dei paesi lenziose. Di sé e delle proprie motivazio- bruciati, dell’arroganza degli occupanti. ni e del proprio coraggio, dicevano sem- Era la prima volta, mai era avvenuto nella plicemente: non ho fatto niente di stra- storia. ordinario, solo quel che era necessario. Dormivano per lo più nelle stalle, insie- Sapevano dei pericoli corsi e del corag- me ai ragazzi, scandalosamente. Condivi- gio, ma forse erano state troppo abituate devano tutto, la paura, la fuga, il nascon- a considerarsi seconde. E comunque non diglio, il freddo, la fame. Trasgredirono, in vollero mai considerarsi eroine. quei venti mesi, regole che la cultura si Fatto sta che, interrogate, cominciarono era portata appresso per millenni. E fe- a raccontare storie incredibili, e svelaro- cero, su di sé, scoperte straordinarie: che no un mondo sconosciuto. Raccontarono non erano da meno, che possedevano anche come la Resistenza le aveva cam- anzi, quanto a prontezza di riflessi, luci- biate. dità, sangue freddo, capacità di mime- Erano state per lo più ragazze, intorno ai tizzarsi e di improvvisare gesti e parole 18/20 anni. Avrebbero potuto restarsene credibili, qualità forse superiori. Forse a casa, in attesa della fine della guerra, dovute proprio al secolare allenamento dell’incontro del cuore, del matrimonio, specifico degli esseri giudicati inferiori: del mettere su famiglia: il sogno unico costretti a imparare la diplomazia, la re- delle ragazze negli Anni Trenta. Il bando cita, l’arte di arrangiarsi. L’Agnese va a morire che fascisti e tedeschi avevano affisso ai Anche i ragazzi, in quei venti mesi, impa- Regia di Giuliano Montaldo (1976). La vedova di un partigiano morto in muri, con i quali ordinavano ai renitenti rarono qualcosa: guardarono le ragazze un campo di concentramento, diventa alla leva di presentarsi pena la fucila- con occhi diversi, impararono la stima, staffetta e viene uccisa. Con Ingrid Thulin, zione, non le riguardava. Erano donne. l’amicizia tra i sessi, la considerazione, Stefano Satta Flores, Michele Placido. E invece decisero di esserci, perché non l’ascolto. Vennero inventate nuove rego- potevano restare indifferenti davanti allo le nel rapporto tra i sessi. In quei venti

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 55 Tuttavia questa dimostrazione di solidarietà e coraggio tedesca, che nel tardo 1943 cominciava già a mostrare non poté che mitigare la portata di una vera e propria i primi sintomi di sofferenza. tragedia nazionale, che vide, oltre al collasso istituzio- Iniziava così l’epopea degli IMI (Internati Militari Ita- nale della nazione, oltre un milione di militari italiani liani), come venivano definiti dalle autorità naziste le di ogni grado e specialità disarmati, 650.000 dei quali centinaia di migliaia di italiani catturati a cui veniva chiusi nei carri piombati e spediti nei lager del Europa negato lo status legale di prigionieri di guerra che sa- del nord. rebbe invece loro spettato. Lo scopo delle autorità tedesche era duplice: da una Questi soldati, traditi dal Re al quale avevano prestato parte si voleva impedire che un gran numero di re- giuramento, riuscirono però con il loro esempio a ri- duci delle forze armate italiane potesse contribuire a vendicare la loro dignità di italiani e militari. formare un movimento di Resistenza, ma dall’altra (e Tanto i fascisti repubblichini, quanto i tedeschi infatti soprattutto) si voleva sfruttare un’inaspettata risorsa avevano tutto l’interesse a trasformare questi soldati di manodopera da impiegare nell’economia di guerra in collaboratori: i primi per rimpolpare le file delle loro

Le parole della regista Liliana Cavani sima. Ho voluto approfondire mancata la risposta di parità vera da par- l’argomento. E così ho voluto te della politica del dopoguerra da destra filmare le testimonianze di au- come da sinistra. Le partigiane si sacrifi- tentiche partigiane che spes- carono (invano?) per quella che una par- so hanno pagato fortemente tigiana (Ada Gobetti) chiamò l’urgenza di quella scelta. Era necessario una palingenesi sociale che considerasse fare quel documentario. i diritti delle cittadine uguali a quelli dei Nel dopoguerra pochi si sono cittadini. veramente interessati alle par- tigiane. Mi spiace dire che la Abbiamo conquistato la Costituzione stessa ANPI non ha fatto quan- repubblicana specialmente grazie alla to poteva, penso, per rendere battaglia e spesso al sacrificio di decine di dominio pubblico il sacrifi- di migliaia di ragazze e di ragazzi. Eppu- cio delle partigiane (per esem- re ancora oggi la Costituzione non viene pio questo documentario non pienamente applicata, e insieme si ripe- ha circolato molto). tono tentativi di modificarla sovente in a cura di g.p. Un conto è vederle interpre- modo sostanziale. Cos’è che non funzio- tate (ma raramente) in un film, na? diverso e più efficace ascoltare erché nel 1965 decise di dedica- le esperienze reali e dirette. È stato fatto La nostra Costituzione è bella come dice re un suo documentario al tema troppo poco, quasi niente, diciamolo. lei, ma non viene applicata riguardo la della donna nella Resistenza e Italia 2014. Che senso ha riflettere parità dei diritti delle donne. Ha fatto e fa cosa ha significato per lei racco- sull’esperienza delle donne nella Resi- difetto la cultura generale che è rimasta gliere la testimonianza di tante stenza oggi, al tempo della crisi e della troppo ancorata al maschilismo tradizio- Pprotagoniste di quella stagione? sfiducia dilagante? nale. L’educazione in famiglia e a scuola non è stata all’altezza dei tempi rispetto Da bambina ho sentito spesso parlare in A mio parere ha un grande senso. Loro ad altri Paesi dell’Occidente. casa (mio nonno materno era stato un to- hanno preso sul serio la necessità di af- Si può affermare che il sacrificio del- tale antifascista) delle partigiane. Mia zia frontare anche di mettere in pericolo la le partigiane non è stato ricompensato Libera ha fatto la “staffetta” da giovanis- vita per collaborare alla caduta della dit- come sarebbe stato giusto. tatura della guerra e dell’in- L’ignoranza che si è lasciata crescere pesa giustizia. I tempi certo sono oggi moltissimo sul Paese. Infatti decine cambiati, ma lo sviluppo de- di migliaia di intelligenze sono andate mocratico ed economico del perdute. nostro Paese è troppo bloc- cato da corporazioni e buro- Il cinema italiano del dopoguerra ha an- crazie che attraversano più o che rappresentato, spesso con straordi- meno tutti i partiti e impedi- naria efficacia, il tempo della Resisten- scono lo sviluppo necessario za, la tragedia del conflitto, il dramma in tutti i settori del lavoro, della miseria di quegli anni e di quelli dell’economia, e della cultu- della ricostruzione. ra. Lo sviluppo democratico Oggi però si stenta a ritrovare un analo- è bloccato dagli interessi di go filone artistico, nel quale si interpre- pochi. Il coraggio delle donne tino le problematiche, i disagi e spesso in questo caso non può fare le sofferenze di un popolo stremato dal- molto. Le donne in politica in la crisi di un Paese in declino. Perché? posti strategici sono rare. È A mio modo di vedere tanto cinema sulla milizie (e quindi per combattere le formazioni partigia- inflitto, circa 50.000 internati non sopravvissero alla ne) i secondi per sostituire nelle fabbriche e nei cam- guerra, sopraffatti dalla fame, dal freddo, dalle malattie pi i lavoratori tedeschi che venivano arruolati sempre o, più semplicemente, uccisi da una sentinella annoiata più numerosi nella Wehrmacht per ripianare le perdite da una torre di guardia. spaventose sofferte su diversi fronti di guerra. Malgrado tutto questo, circa il 90% degli soldati italiani Ai deportati italiani veniva offerto l’immediato ritorno di ogni ordine e grado non volle piegarsi alle offerte in Italia per vestire la divisa repubblichina, o più spes- naziste, di fatto scegliendo la permanenza dietro il filo so la libertà dal campo di concentramento in cambio spinato come forma di coerenza ed onore verso il giu- di un lavoro al servizio dello sforzo bellico nazista. Si ramento fatto come soldati. trattava di lusinghe da non sottovalutare, consideran- Malgrado questo primato morale, il coraggio e la digni- do le difficili condizioni di sopravvivenza a cui vennero tà degli IMI tuttavia non furono realmente riconosciu- sottoposti gli italiani. ti alla fine della guerra. Ignara di quali fossero state Si stima che a causa del duro regime di detenzione le privazioni e le sofferenze subite nei lager tedeschi,

Resistenza non è stato fatto e neanche gni del suo significato andarono subito oscuro della Guerra Fredda non hanno dei lager si è parlato molto in Italia se si perduti. Io sono cresciuta lì e non ho mai collaborato evidentemente a concepire esclude il film di Gillo Pontecorvo. sentito parlare del campo di Fossoli (solo una visione di Resistenza Nazionale e far- Vicino a Carpi c’era un lager importante da grande) e comunque non se ne parlò ne quindi un argomento di comune valo- dal quale partivano le vittime verso la abbastanza. re da tramandare con il meritato e dovuto Germania (ci passò anche Primo Levi e Direi che la cultura della Resistenza è orgoglio. Focherini, un cattolico di Carpi che salvò stata esaltata (giustamente) dal Pci, ma un centinaio di ebrei prima di essere pre- dentro le sue strutture e secondo diret- Qual è l’attualità dell’antifascismo? so e che fu poi nominato “giusto” e anche tive precise. beatificato recentemente). La Resistenza non fu solo dei “comuni- L’antifascismo non può essere che “sempre Nell’immediato dopoguerra il lager di sti”, ci furono anche tanti cattolici, come attuale” perché è sempre attuale la ne- Fossoli fu prestato a Don Zeno con i suoi ho scoperto in seguito. cessità di lottare contro ogni dittatura che ragazzi (un posto infelice direi) così i se- Cristiani e comunisti nel tempo lungo e sempre nasce dall’ignoranza diffusa.

la dei 650.000 Internati Militari Italiani (IMI), uno status giuridico fino a quel mo- mento inesistente, escogitato dai nazisti per coprire una condizione più vicina al deportato politico che al prigioniero di guerra. Gli IMI, infatti pronunciarono il primo rifiuto in massa del fascismo, an- Più di 600.000 i deportati, decine dando volontariamente incontro a circa venti mesi di internamento e lavoro co- di migliaia gli scomparsi atto nei lager nazisti e non accettando di mario avagliano e marco palmieri di continuare a combattere la guerra al fianco dei tedeschi e di arruolarsi sotto le l 10 giugno 1940 Benito Mussolini Quarantacinque giorni più tardi, l’8 set- insegne della Repubblica Sociale Italiana. annunciò “l’ora delle decisioni irre- tembre, nell’improvvisazione vocabili”, scaraventando in guerra al più assoluta il governo Ba- fianco della Germania nazista un Pae- doglio annunciò alla nazione se del tutto impreparato e con risorse l’armistizio (già comunicato Ibelliche ed economiche limitate. Tuttavia via radio al mondo dagli Alle- la pretesa dell’Italia fascista di condurre ati). L’Italia precipitò così nel- un conflitto parallelo, autonomo e indi- la feroce occupazione nazista, pendente da quello di Hitler, naufragò nel lungo e duro confronto tra miseramente nel giro di qualche mese e eserciti stranieri lungo la peni- anche la presunta guerra lampo tedesca, sola e nel tentativo di restaura- che inizialmente appariva facilmente vit- re il fascismo con la Repubbli- toriosa, si arenò per via della resistenza ca di Salò. Ma fu anche l’inizio inglese, della mancata vittoria sul terribi- della Resistenza e della Guerra le fronte russo e per l’intervento in guer- di Liberazione che contribuiro- ra degli Usa. Un quadro, questo, nel quale no al riscatto nazionale. il 25 luglio 1943 maturò la caduta del re- Una pagina poco nota della gime fascista e l’arresto del duce. Guerra di Liberazione fu quel- la società italiana accolse frettolosamente e di mala- La società italiana dell’epoca sottovalutò o volutamen- voglia questi figli, padri, fratelli che tornavano a casa te minimizzò il contributo di un’altra categoria di resi- dopo essere stati “in Germania”. stenti disarmati, senza il quale la Resistenza così come Eduardo De Filippo, nella sua opera “Napoli milionaria” la conosciamo non sarebbe potuta esistere: quella del- ricostruisce bene il clima di disinteresse, disagio se non le donne. proprio di fastidio col quale si dovettero confrontare Il ruolo delle donne fu fondamentale in tutti i movi- i reduci della prigionia una volta tornati a casa. Solo menti di resistenza europei, ma in quello italiano ebbe negli ultimi vent’anni, questa importante forma di Resi- un impatto particolare, costituendo una delle prime stenza disarmata è stata rivalutata prima dalla ricerca forme generalizzate di emancipazione nella società storica, e poi da una società civile nella quale, dati i nu- “moderna” del nostro Paese. meri dei prigionieri coinvolti, quasi ogni famiglia può Il compito più comunemente affidato a donne più o contare al suo interno un parente prossimo o lontano meno giovani era quello della “staffetta”, cioè il garan- passato per i campi di concentramento tedeschi. tire il passaggio di ordini, comunicazioni, documenti e

La loro scelta, perciò, è stata definita “l’al- sati in lunghe tradotte di carri bestiame Paci, il musicista Mario Pozzi, il giornali- tra resistenza”, sia per il rilevante valore e deportati con lo status di IMI, come tali sta Giovanni Ansaldo, gli scrittori Roberto ideale del loro “no”, sia per il contributo sottratti alle tutele della Convenzione Rebora, Mario Rigoni Stern e Giovannino concreto che essi diedero alla Libera- di Ginevra e in particolare all’assistenza Guareschi. Gli ufficiali furono martellati zione, sottraendo a Hitler e Mussolini la della Croce Rossa Internazionale (20.000 dalla propaganda nazista e della RSI, in- disponibilità di centinaia di migliaia di militari italiani, invece, furono internati teressata per motivi di prestigio alla loro uomini armati. con lo status di prigionieri di guerra). En- adesione, durante tutta la permanenza Immediatamente dopo l’annuncio tro la primavera del 1944, altri 103.000 nei lager, caratterizzata dalla spersona- dell’armistizio i tedeschi misero in atto italiani si dichiararono disponibili a pre- lizzazione e dalla trasformazione dell’in- il piano già predisposto in caso di resa stare servizio per la Germania o la RSI, dividuo in un mero numero di matricola, italiana e nel giro di un mese disarma- come combattenti o come ausiliari lavo- in condizioni di vita difficilissime a causa rono e internarono nei campi del Terzo ratori, per lo più per fame e per sottrarsi della fame, del freddo e delle pessime Reich circa la metà degli italiani sotto le alle durissime condizioni di prigionia e condizioni igieniche. I soldati e i sottuf- armi, cioè 1.007.000 militari. Di questi, lavoro nei lager. ficiali, invece, ricevettero di massima 196.000 scamparono alla deportazione, In totale, quindi, furono tra 600.000 e una sola volta la richiesta di adesione e, per lo più dandosi alla fuga. Dei rimanen- 650.000 i militari che rifiutarono di con- a fronte del rifiuto, furono subito avviati ti 810.000 circa (di cui 58.000 catturati in tinuare la guerra al fianco dei tedeschi e al durissimo lavoro coatto, che proseguì Francia, 321.000 in Italia e 430.000 nei furono rinchiusi in numerosi campi di pri- anche dopo la trasformazione in “lavora- Balcani), oltre 13.000 persero la vita nel gionia in Germania e nei territori occupa- tori civili” formalmente liberi, in seguito tragitto tra le isole greche e la terraferma ti: Stammlager (Stalag) e loro dipendenze all’accordo Hitler-Mussolini dell’estate e 94.000, tra cui la quasi totalità delle Ca- (Arbeitskommando, AK) per i soldati e i del 1944. Alcune decine di migliaia di mi- micie Nere della MVSN (Milizia Volontaria sottufficiali avviati al lavoro coatto; Offi- litari italiani (il numero esatto non è stato per la Sicurezza Nazionale), decisero di zierslager (Oflag) per gli ufficiali; campi ancora accertato) morirono nei campi du- continuare a combattere con i tedeschi. di punizione (Straflager), di rieducazione rante l’internamento. Queste furono di fatto le uniche adesioni al lavoro (AEL) o dipendenze dei campi di La loro vicenda di “volontari del lager”, che ebbero una matrice sicuramente ide- sterminio (KZ, Konzentrationszone) per i protagonisti di una resistenza senza armi ologica. militari accusati di sabotaggio e presunti al nazismo e al fascismo, è stata a lungo e Gli altri 710.000 militari vennero ammas- altri reati. ingiustamente dimenticata. L’esperienza dei lager ri- guardò (e segnò) anche RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI alcuni tra i più importanti esponenti della cultura, M. Avagliano e M. Palmieri, Gli inter- dell’arte, della politica e nati militari italiani. Diari e lettere dai delle professioni dell’Ita- lager nazisti 1943-1945, Einaudi, To- lia del dopoguerra, come rino 2009 l’attore Gianrico Tedeschi, G. Guareschi, Diario clandestino 1943- il segretario del Pci Ales- 1945, Rizzoli, Milano 1949 sandro Natta, i senatori A. Natta, L’altra Resistenza. I militari Paolo Desana e Carmelo italiani internati in Germania, Einaudi, Santalco, lo storico Vitto- Torino 1996 Autunno 1944. rio Emanuele Giuntella, il G. Schreiber, I militari italiani internati Prigionieri italiani manager d’industria Silvio nei campi di concentramento del Terzo utilizzati per il Golzio, l’intellettuale cat- Reich 1943-1945. Traditi, disprezzati, recupero dei morti tolico Giuseppe Lazzati, il dimenticati, USME, Roma 1997 dopo pittore Antonio Martinotti, G. Hammermann, Gli internati milita- un bombarda- il caricaturista Giuseppe ri italiani in Germania 1943-1945, Il mento a Kassel Novello, il filosofo Enzo Mulino, Bologna 2004

58 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 materiali tra diversi reparti della stessa formazione, o invece i reparti partigiani contavano in particolare sul tra i vari comandi. fattore sorpresa e sulla clandestinità. Si trattava di un anello di congiunzione vitale e delica- Consce dell’importanza della loro missione, le staffette tissimo, indispensabile per garantire l’efficienza della operarono per tutta la durata della guerra di Liberazio- lotta clandestina: qualsiasi reparto partigiano per po- ne una loro guerra personale: disarmata, discreta e per ter operare necessitava di informazioni dettagliate e forza di cose silenziosa. A cavallo di una bicicletta, o a recenti sui movimenti di truppe nemiche, così come di piedi sui sentieri di montagna affrontavano non solo i ordini chiari da parte del CLN locale, per evitare di com- rischi che una donna sola correva in un’Italia attraver- promettere le azioni di altri gruppi, ed essere sicuri di sata da eserciti stranieri, milizie fasciste e sconosciuti attaccare al posto ed al momento giusto. In un conflitto tutt’altro che amichevoli, ma anche quelli di chiunque “asimmetrico” come quello combattuto dalla Resisten- facesse parte del movimento di Liberazione. In caso za di solito le truppe occupanti basavano la loro forza di arresto nessuno avrebbe tenuto conto del fatto che sulla maggioranza numerica e l’addestramento, mentre la loro militanza era di fatto nonviolenta e disarmata:

volontari e 120.000 richiamati) e 17.000 in Germania (volontari). Quanto all’esercito “apolitico”, Mussolini sperava inizialmente di poterlo reclutare tra i 600.000 militari catturati dai tede- schi e deportati in Germania, poi qualifi- cati IMI (Internati Militari Italiani). Le ade- Contro una massa di renitenti e disertori sioni furono però solo 12.000 e gli stessi tedeschi preferivano impiegare gli IMI persecuzioni, condanne e fucilazioni come lavoratori civili, in parziale sostitu- zione del milione che non erano riusciti a di virgilio ilari * reclutare in Italia. Per non vanificare la ricostituzione dell’esercito fu così giocoforza ricorrere alla coscrizione obbligatoria, chiamando circa 320.000 reclute delle classi 1923, 1924 e 1925. L’entità della risposta alla chiamata è con- troversa, perché si basa su dati parziali che si prestano a interpretazioni di segno politico opposto. Rinvio chi voglia appro- fondire a quanto ne scrissi nel IV volume della mia Storia del servizio militare in Ita- lia (CeMiSS, Rivista Militare, Roma, 1991, pp. 61 ss.). Si può tuttavia stimare che al 10 marzo 1944 fossero state incorpora- te circa 200.000 reclute, pari al 60 per cento dei chiamati, contro una media del 79 per cento per le chiamate effettuate prima dell’armistizio. Circa 24.000 furo- no inviati ai campi di addestramento in Germania. Attacco partigiano alla caserma delle Brigate Nere presso la scuola Schiaparelli a Milano Ai distretti, però, mancavano il personale e il vestiario, e spesso pure le reclute che si erano presentate finivano per andarse- noto che le chiamate alle armi da Ricci e Pavolini, e non gradita ai tede- ne a casa. La risposta fascista alle “pro- del 1943-’44 furono da parte di schi, che dall’Italia non volevano soldati, porzioni insopportabili” della renitenza e Mussolini un grave errore, perché ma soltanto un milione di lavoratori mi- della diserzione fu il cosiddetto “bando da un lato fecero emergere tutta litarizzati, in gran parte destinati all’in- Graziani”, ossia il decreto legislativo del l’inconsistenza politica della RSI e dustria tedesca. I tentativi di attivare il duce del 18 febbraio 1944, n. 30, che Èdall’altro allargarono le basi sociali della servizio obbligatorio del lavoro compiuti accordava l’amnistia ai renitenti e diser- Resistenza e finirono per spingere reni- nel primo autunno-inverno della RSI, ri- tori a condizione di presentarsi entro 15 tenti e disertori ad unirsi alle formazioni chiamando le classi 1900-1914 e il I se- giorni, e puniva le assenze arbitrarie e le partigiane. mestre del 1926, furono un fiasco clamo- mancate presentazioni superiori ai tre Il tentativo di ricostituire un esercito roso. Alla fine si giunse ad una soluzione giorni con la fucilazione sul posto della “apolitico” fu un’iniziativa dei generali di compromesso, con 179.000 lavoratori cattura. Queste misure furono poi atte- che avevano aderito alla RSI, osteggiata militarizzati impiegati in Italia (49.000 nuate dai decreti dell’11 marzo, che in

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 59 alla prigionia, agli interrogatori, alla tortura, si sareb- be facilmente potuto aggiungere l’abuso e lo stupro, in quanto donna. Malgrado questi rischi, furono tante le donne di tutte le età che contribuirono a tenere in vita la Resistenza italiana, per alcune di esse la militanza nella Resisten- za costituì non solo un atto fondamentale per la loro emancipazione personale, ma anche l’inizio di un per- Partigiane e corso di vita fino ad allora impensabile per una donna partigiani a “rispettabile”. Molte giovani staffette e partigiane in- Milano liberata, fatti, dopo l’insurrezione rifiutarono di ritornare in una il 5 maggio quotidianità che le vedeva sotto il controllo di padri o 1945 mariti, e rivendicarono il diritto al lavoro, all’indipen-

caso di cattura consentivano di evitare L’episodio più famoso fu quello dei Marti- sanzioni economiche e sociali, come la la fucilazione chiedendo l’arruolamento ri di Vicchio. Qui erano stati catturati set- confisca dei beni e il divieto di concedere volontario. te renitenti, poi condannati a morte dal la tessera annonaria ai giovani in età di Sotto tale minaccia si presentarono tribunale militate di Firenze. leva che si trovavano a casa senza giusti- 18.107 renitenti e disertori, ma il feno- Due si salvarono accettando di arruolarsi, ficato motivo. meno riprese poi in proporzioni mag- mentre gli altri cinque, malgrado l’inter- Fino all’aprile 1944 vi furono almeno giori. Dal 24 marzo al 24 maggio 1944 la vento del vescovo, pagarono il rifiuto con 25.000 disertori. Quando le 4 Divisio- stampa del regime pubblicò con rilievo la fucilazione (e due furono finiti col col- ni addestrate in Germania rientrarono le notizie relative alle sentenze emanate po alla nuca dal famigerato maggiore Ca- in Italia, la Resistenza e la popolazione dai tribunali militari contro renitenti e di- rità). Il 25 aprile 2008 il presidente della favorirono migliaia di diserzioni, soprat- sertori. Repubblica li ha insi- tutto nelle Divisioni “Littorio” e “Monte Sommando i dati menzionati in diciotto gniti “alla memoria” della medaglia d’oro Rosa”, in gran parte composte da giovani articoli, si ricavano 48 fucilazioni sicura- al valor civile. reclute. Ma le diserzioni con passaggio mente eseguite (23 di disertori e 25 di re- Contemporaneamente la RSI cercò di fare alle formazioni partigiane avvennero nitenti), 53 condanne a morte emesse in “terra bruciata” attorno ai latitanti, coi pure nelle formazioni fasciste composte una sola settimana da sei tribunali milita- decreti legislativi del 24 marzo e del 18 interamente di volontari; in particolar ri, più 35 (sospese) solo a Parma, ed altre aprile 1944 nn. 169 e 146 che inaspriva- modo nella Divisione “SS italiane”. 104 alla reclusione emanate a Venezia e no le pene per favoreggiamento e istiga- Vicenza. zione alla diserzione e prevedevano varie *Storico e accademico italiano (storia militare)

storica resistenziale, presente al conve- gno al massimo livello dell’INSMLI (Istitu- to Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia) e di alcuni dei più significativi istituti associati, si chiedeva di aprire la loro attenzione andando oltre la figura del partigiano combattente con Attività assistenziali, sociali e lotte di massa le armi (canonizzata nelle norme per i ri- conoscimenti) per indagare su resistenti nelle città e nelle campagne che lottavano senza armi e rappresentar- la nelle loro iniziative, a partire dal Cin- di antonio parisella * quantenario. Negli anni successivi non fu facile farci isogna risalire al settembre stenza). Al convegno Giorgio Giannini, accettare, ma con Anna Bravo, Antonino 1993, per l’irruzione nelle tema- presidente del Centro studi difesa civile, Drago, Lidia Menapace, Giorgio Giannini, tiche resistenziali dei temi re- portò il tema della “resistenza civile” o portammo ovunque questo elemento in- lativi alla lotta armata. Fu allora “lotta popolare nella Resistenza” (simili, novativo, che da allora iniziò a comparire che, nell’isolamento quasi totale ma non sinonimi) che già da tempo circo- anche nelle storie e nei dizionari resi- Brispetto alla società civile e alla cultura lava all’interno del movimento nonvio- stenziali. italiana, si tenne il convegno Passato e lento italiano ed europeo. È significativo Vi era una realtà ben più ampia che an- presente della Resistenza, promosso da che le associazioni partigiane e antifa- dava dai patrioti (collaboratori non ar- ANPI-FIAP-FIVL e realizzato in collabora- sciste venissero scelte in un momento di mati delle formazioni partigiane) e dalle zione con l’IRSIFAR (Istituto romano per crisi come interlocutrici proprio dal movi- staffette, già in qualche modo individuati la storia d’Italia dal fascismo alla Resi- mento nonviolento. Ad esse e alla ricerca e riconosciuti, a coloro che in qualsiasi

60 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 denza, a volte anche nel contesto di uno Stato Repub- e istituzionale, soprattutto nel ruolo di presidente della blicano che aveva riconosciuto alle donne il diritto di Camera, che ricoprì per tredici anni dal 1979 al 1992. votare ed essere elette. Bisogna osservare in ogni caso che vi furono molte Possiamo qui ricordare l’esempio di Tina Merlin, staffet- donne che, pur non appartenendo organicamente ad ta della Brigata Autonoma “7° Alpini” del Bellunese che una formazione partigiana, combatterono insieme alle dalle colonne de l’Unità tentò di sensibilizzare l’opinio- loro famiglie una lotta non per uccidere ma per soc- ne pubblica sui soprusi della SADE contro i montanari correre coloro che erano perseguitati o ricercati dalle del Vajont durante la costruzione della diga omonima, polizie nazifasciste. preannunciando il disastro che nel 1963 avrebbe por- Partigiani feriti, ebrei scampati alle retate, ex prigionie- tato alla morte di quasi 2.000 persone. Un altra giova- ri di guerra alleati usciti dai campi di prigionia dopo ne donna che si fece le ossa durante la lotta partigiana l’armistizio costituivano un’umanità sofferente e vul- fu , deputata della Costituente nelle file del nerabile che non avrebbe potuto sopravvivere senza PCI, tuttora ricordata come esempio di integrità politica l’intervento di una popolazione già stremata da anni modo avevano lottato contro i nazisti, altrove, era la distinzione tra “Resistenza nelle città industriali settentrionali, che sul momento per difendere se stessi, le di sopravvivenza” (quando c’è da con- dettero una spallata al regime fascista loro famiglie e le loro realtà sociali di vivere con l’occupante troppo spropor- in crisi, e nel grande sciopero generale base (paesi e borghi, gruppi di sfollati o zionatamente forte) e “Resistenza per la promosso contemporaneamente nelle di prigionieri, fuggiaschi e clandestini, liberazione” (ovunque dopo Stalingrado, stesse città dai CLN e dai comitati d’agi- perseguitati di ogni genere, operai con- quando la guerra muta il suo corso). In tazione ai primi di maggio 1944. I suoi tro la depredazione delle fabbriche, con- Italia, per i tempi brevi e concitati in cui promotori e attivisti dovettero spesso af- tadini e mezzadri contro le requisizioni si svolsero gli eventi, le due forme si in- frontare la cattura e la deportazione. alimentari, ecc…) e, in prospettiva, per trecciarono, come pure – spesso, ma non Nelle campagne mezzadrili, coloniche e liberare le loro piccole patrie e la grande. sempre – s’intrecciò l’attività delle for- della piccola proprietà, come era stato Protagoniste di assoluto rilievo, sponta- mazioni partigiane con quella delle reti già con iniziative individuali negli anni nee e talora organizzate, soprattutto nel- solidali per la salvezza di soggetti deboli del fascismo e nei primi di guerra, si co- le campagne, erano state le donne. E fu e perseguitati. Vanno ricordate le reti, sia minciò a organizzare a livello di massa la soprattutto grazie al libro di Anna Bravo religiose sia laiche, che promuovevano la sottrazione dei prodotti all’ammasso, ta- sulle donne, In guerra senz’armi, (Later- fuga in Svizzera di ex prigionieri alleati e lora con la creazione di luoghi d’ammas- za, Bari-Roma 1993) che l’attenzione sul di ebrei, oppure quella che – con Firenze so alternativi. In alcune città, Roma in pri- tema fu richiamata in un pubblico più al centro – tra Genova, Assisi e L’Aquila mis, anche un comportamento in origine ampio. Esso faceva seguito ad altro li- (collegate da Gino Bartali in bicicletta) fa- spontaneo, come l’assalto a vagoni ferro- bro, che contribuì a rilanciare, di Jacques voriva la clandestinità e la fuga di ebrei. viari carichi di risorse, depositi alimentari, Sémelin, Senz’armi di fronte a Hitler (Ed. E, soprattutto nell’Italia centrale, furono forni, fu organizzato dai Gruppi di Difesa Sonda, Torino 1992), che aveva esteso decine di migliaia gli ex prigionieri ingle- della Donna e divenne forma principale la ricognizione all’Europa occupata, ove si salvati da reti solidali o spontaneamen- di partecipazione di massa delle donne. l’oppressione nazista era durata anni, ri- te da singole famiglie contadine. E, fra tutte, va ricordata la grande manife- spetto ai venti mesi (talora anche meno) Ma l’Italia si caratterizza non solo, tra i re- stazione del 7 luglio 1944 delle donne di dell’esperienza italiana. Fondamentale, sistenti, per queste forme costanti di pre- Carrara che invasero la Piazza delle Erbe senza non ar- e poi assediarono il palazzo della prefet- mata a sfondo tura, impedendo ai nazisti di far saltare le sociale e assi- case già minate per fronteggiare in armi, stenziale, che tra le macerie, le truppe angloamericane contribuirono che stavano arrivando. a salvare mi- Di recente ho incontrato a un convegno gliaia di vite. su questi temi Jacques Sémelin e con lui Ve ne furono abbiamo concordato su un fatto ancora altre che te- difficilmente riconosciuto: l’occupazione stimoniavano nazista, con i suoi ordini e divieti, ribal- la riappropria- ta il rapporto tra lecito e illecito, giusto zione – dopo e ingiusto, per cui – con il tempo – la la ventenna- trasgressione per sopravvivere diventa le dittatura per necessità il comportamento genera- fascista – di lizzato e più diffuso nel quale si innesta, tradizionali trovandovi solidarietà, la stessa lotta par- strumenti di tigiana. lotta di massa. Era stato così con gli sciope- *Già docente all’Università di Parma, ri operai del Presidente del Museo storico della Liberazione Una manifestazione nel dopoguerra marzo 1943 di via Tasso a Roma

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 61 di guerra, ma non per questo dimentica dei valori di sentava. Il renitente alla leva che rifiutò l’arruolamento solidarietà ed umanità. nelle milizie o nell’esercito repubblichino, la famiglia di Come si era accennato all’inizio, si possono definire “re- contadini che rischiò tutto quando i partigiani aveva- sistenti”, tutti quei membri della società civile dell’epo- no bisogno d’aiuto, i tanti “Giusti tra le nazioni” italiani ca che furono di supporto a queste persone nel corso che salvarono quegli ebrei che la propaganda fascista dei duri anni dell’occupazione tedesca, nascondendoli, e cattolica dell’epoca considerava uccisori di Cristo o nutrendoli e curandoli, sapendo che questo poteva co- causa di tutti i mali, e tutti coloro che “non rimasero a stare loro la perdita di tutto ciò che possedevano, com- guardare” (come disse Alberto Sordi alla fine del film presa la propria vita. “Tutti a casa”, nel momento in cui decide di combattere Si trattò di un fenomeno di disobbedienza civile troppo contro i tedeschi) partecipando in prima persona con il diffuso per essere definito marginale o minoritario, e loro impegno alla causa antifascista, costituirono con le costituì uno dei tanti momenti in cui la “gens italica” si loro azioni il retroterra civile e culturale che riscattò l’I- dimostrò migliore della classe politica che la rappre- talia dal clima di degrado morale e politico portato da

lezza e la forza dei diritti di ciascuno; e che allude non solo all’indipendenza nazionale ma anche alla tutela dei di- ritti individuali, all’emancipazione per- di arlo alli * sonale. Alla democrazia, insomma. Va- c g lori e prospettive che ha senso pagare a caro prezzo – degni di essere perseguiti l maggior bene di un popolo è la cioè in quanto intero, ma anche che il (ecco il significato di dignità) – perché sua dignità, secondo Cavour. E que- suo valore e il suo onore non possono coinvolgono individualmente il valore sto monito di un padre della Patria fare a meno dell’elemento individuale, di ciascuno. De Gaulle ovviamente sa- risuona nei secoli fino a noi, scan- cioè della piena valorizzazione di ogni peva tutto ciò, anche se preferiva – data dendo le tappe del nostro cammino persona che ne faccia parte. Dignità è la sua cultura politica – esprimersi un Icivile e politico, e aiutandoci a com- insomma un termine che accentua la po’ diversamente, ovvero mettendo prenderle. dimensione umanistica e democratica maggiore enfasi sul dato della nazio- Dignità è un concetto specifico. Quan- della politica; è un senso dell’onore ne. Ma fra il 1943 e il 1945, durante la do De Gaulle il 18 giugno 1940 lancia pubblico collettivo che non vuole scon- guerra mondiale e la guerra civile che il suo appello da Londra per chiamare finare nell’orgoglio, nella “boria delle insanguinarono l’Italia, il discorso pub- i francesi alla resistenza contro i nazi- nazioni” come diceva Vico, ma che alla blico da una parte e dall’altra si servì sti invasori, si serve di termini come grandezza del Tutto accompagna la bel- abbondantemente del termine onore: onore, libertà, grandezza del- la Francia. L’accento è posto, qui, sull’orgoglio nazionale, sulla fiera contrapposizione al nemico, al barbaro: su uno scontro di civiltà. Una grande personalità, un importante e intrepido combattente per la libertà, interpreta in questo modo la sua giusta e nobile causa. Nel termine dignità il riferi- mento alla dimensione collet- tiva nazionale, che ovviamen- te è presente, si colora però diversamente. Se si parla di dignità, infatti, si vuole sot- tolineare che la comunità di destino a cui ci si riferisce (la nazione, la Patria) non solo deve essere libera e indipen- dente nel suo complesso, “Il Quarto Stato”, di Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1901, olio su tela (Museo del Novecento, Milano)

62 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 vent’anni di dittatura fascista, e contribuirono a creare quella premessa fondamentale che dopo la guerra vide la nostra nazione riscattarsi come Stato democratico e repubblicano, abolendo la monarchia in forma pacifica e aprendo la strada della Costituzione, che sancì quei vincoli di libertà e rispetto che ancora oggi (e speria- mo ancora per molto) riconosciamo come cardini della nostra società. A tutti questi resistenti senz’armi dobbiamo stima, ri- spetto e memoria.

lo rivendicavano per sé, negandolo al ostinato furore (da parte nazifascista). rinascita dell’Italia alla dignità politica, nemico, tanto il Regno del Sud quanto Nel vecchio autoritarismo sabaudo e è stata il secondo Risorgimento, perché la Repubblica del Nord (la RSI), opposte nel recente totalitarismo germanico è stata la decisione di lottare per co- quanto a valori politici e a sistema di non c’era – non ci poteva essere – alcun struire lo Stato non del re né del duce, alleanze. Il potere sabaudo, per quel- equilibrio tra la fierezza collettiva e il ma degli italiani, la repubblica demo- lo che ne restava, si riferiva al proprio valore attribuito alle singole persone; cratica dei cittadini. Un progetto degno onore per non finire dalla parte dei vin- tra la forza e la libertà per tutti e per – secondo il significato di dignità – di ti, per poter combattere al fianco dei ciascuno.Vi fu allora la consapevolezza essere perseguito anche a caro prez- nuovi alleati. Mentre il potere fascista, – e oggi retrospettivamente ve ne è la zo, di essere pagato col sangue perché o meglio (anche in questo caso) quello certezza – che il complesso fenomeno orientato a una dimensione collettiva che ne restava, sosteneva che l’onore della Resistenza si caratterizzava inve- che non può prescindere dalla libertà dell’Italia consisteva nel rimanere fe- ce come l’unica via attraverso la quale di ciascun singolo. La dignità nazionale deli all’alleanza con i tedeschi. gli italiani e l’Italia avrebbero potuto e civile, la fierezza democratica di cui Furono due scelte opposte, una giusta riacquistare l’onore perduto, proprio la Resistenza è stata portatrice, hanno e una errata. Ma al di là di questa ne- perché la lotta di Liberazione era con- avuto il loro esito nella Costituzione cessaria considerazione, e anche al di dotta contro il nemico della Patria non – che è democratica perché, a norma là della buona fede dei singoli (se e solo in quanto invasore straniero ma dell’art. 3, vuole il pieno sviluppo della quando vi fu), si deve sottolineare che in quanto negatore della dignità delle libera personalità di ogni cittadino –; è in entrambi i casi quell’onore non era persone; proprio perché, insomma, la nella Costituzione nata dalla Resisten- credibile. Da parte regia l’onore era sta- Resistenza sapeva che l’onore naziona- za che la dignità nazionale trova il suo to perduto per l’appoggio al fascismo, le non era solo questione di fedeltà a valore politico democratico di patto alla sua eversione e alla sua dittatura li- nuove o a vecchie alleanze, ma era so- giurato fra noi stessi, e non davanti a berticida, alle guerre coloniali, alle leg- prattutto questione di democrazia. Di moloch feroci o superati, di vivere nella gi razziali, all’entrata in guerra: nessuna una democrazia da inventare ex novo – libertà di tutti e di ciascuno. continuità dello Stato, e nessun valore nei suoi valori di dignità, tanto del po- Insomma, se l’onore si dice in molti militare del neonato esercito italiano, polo quanto delle singole persone, di modi, la dignità poteva e può essere poteva bastare a lavare questo disono- ogni cittadino – perché non poteva cer- solo un nuovo inizio, il fondamento e il re. Né, d’altra parte, era possibile che vi to nascere dal vecchio Stato né ovvia- coerente svolgimento della democra- fosse onore nell’alleanza con i nazifa- mente dai nuovi padroni tedeschi. La zia. E se oggi si mette a rischio questa, scisti, per la natura essenzialmente cri- dignità nazionale è stata il vero prodot- anche quella rischia di scomparire. Se, minale del regime hitleriano, per il suo to della Resistenza perché solo questo come ci si augura, il Pil dovesse ritorna- feroce nichilismo antiumanistico. Nes- movimento di popolo e di élites poteva re a volare, ci sarà in Italia un nuovo be- suna fedeltà, in se stessa, conferisce pensare, e realizzare, la politica attra- nessere; ma non ci sarà dignità nazio- onore: non a caso erano proprio le SS a verso l’idea umanistica e democratica nale e neppure individuale se i valori recare inciso sui loro pugnali “il nostro di un popolo libero in quanto composto umanistici della Costituzione saranno onore si chiama fedeltà”. di persone libere; la dignità nazionale negati o sviliti, se non ci sarà, di nuovo, Quelle rivendicazioni dell’onore erano si è realizzata attraverso la lotta tanto piena democrazia. spurie perché quell’onore era un fe- contro lo straniero quanto contro le ticcio, perché in esso non c’era spazio strutture della storia d’Italia che rende- per la dignità; c’era la furbizia dell’ul- vano il popolo estraneo alla cittadinan- *Docente all’università di Bologna, timo minuto (da parte regia) e il cupo za attiva.La Resistenza è stata quindi la studioso del pensiero politico, parlamentare

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 63 iuseppe Mazzini disse Più della servitù temo la libertà ricevuta in dono. L’Italia si guadagnò la Liberazione a costo di migliaia di vite e di sacrifi- ci, ma in quel girone infernale, con Gun esercito occupante nazista feroce, capace di violenze ed eccidi di ogni genere, affianca- to dalle strutture dello Stato Italiano – l’elen- co degli ebrei del ghetto di Roma fu fornito dall’Ufficio Demografia e Razza del Ministero dell’Interno – coperto da delazioni di italiani che, per vigliaccheria, per denaro, per paura non esitarono a denunciare persino i vicini di

di ribellione o di lotta. Liberato dalla pri- gionia al Gran Sasso mediante un colpo di mano delle SS il 12.09.43, Mussolini, por- tato in Germania, fonda il Partito fascista repubblicano e costituisce un “governo nazionale fascista”. Il 24 settembre rien- tra in Italia e dà inizio al funzionamento Il quadro geopolitico del nostro Paese di uno “Stato fascista repubblicano” che dopo l’8 settembre 1943 dal 1° dicembre assume la denominazio- ne di Repubblica Sociale Italiana. di marina rossi * opo anni di predominio delle trionale, occupata militarmente, i tede- L’Italia del Nord armate tedesche, dallo scoppio schi impongono un feroce dominio; le SS Per diciannove mesi, dal settembre della guerra nel 1939, la situa- con torture, deportazioni di massa, fucila- 1943 all’aprile 1945, gran parte dell’I- zione cambia a favore degli al- zioni di ostaggi reprimono ogni tentativo talia settentrionale subisce l’occupazio- leati con lo sbarco in Sicilia de- Dgli anglo-americani il 9 giugno ’43. Alla notizia dell’armistizio, mentre il re e il governo si rifugiano a Brindisi, i tede- schi disarmano l’esercito italiano e fanno prigionieri più di 600mila soldati, quasi tutti poi deportati in Germania. In molti luoghi però i soldati italiani si rifiutano di consegnare le armi e combattono contro i tedeschi, realizzando le prime azioni della Resistenza. In molte zone dell’Italia meridionale, dove combattono gli eser- citi tedesco e anglo-americano, le popo- lazioni lottano spontaneamente contro i nazisti. A Napoli l’insurrezione popolare, determinata dall’arruolamento obbliga- torio di tutti gli uomini dai 18 ai 33 anni al servizio dei tedeschi, libera la città da- gli invasori (27-30 settembre 1943). Il 1° ottobre, quando gli anglo-americani arri- vano, la città è già liberata. Il Regno del Sud Nell’Italia meridionale liberata dai tede- schi si costituisce un governo presieduto da Badoglio. I partiti antifascisti, che già dal ’42 avevano organizzato un fronte clandestino, danno vita al Comitato di Li- berazione Nazionale (CLN) presieduto da Ivanoe Bonomi, per coordinare la lotta ai nazifascisti e preparare il futuro governo dell’Italia libera. Nell’Italia centro-setten-

64 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 casa, emersero storie di coraggio, anche inconsapevo- sulle spalle, nucleo pensante dei partigiani, sia della le, di solidarietà diffusa, di resistenza non armata, di maggioranza del popolo italiano, prostrato da vent’anni disobbedienza civile. Il variegato fronte della Resisten- di regime e stremato da tre anni di guerra, che degli za, composto da comunisti, socialisti, azionisti, cattolici, Eserciti Alleati, la VIII Armata britannica e la V Armata anarchici, liberali, fino ai monarchici, organizzato poli- americana, anche se, dopo lo sbarco in Normandia, l’Ita- ticamente e militarmente con le Brigate in montagna, lia non fu più uno dei fronti principali del conflitto. Tali con i GAP e le SAP in città, riuscì a tranciare la rete elementi s’intrecciarono e, da approdi diversi, riusciro- di terrore. La Liberazione dai nazifascisti fu la priorità no a tessere una trama molto fitta. sia degli antifascisti con vent’anni di lotta e di carcere La Resistenza civile è «un processo spontaneo di lotta della società civile con mezzi non ar- mati, sia attraverso la mobilitazione delle principali istituzioni, sia attra- verso la mobilitazione della popola-

capo a formazioni della vicina provincia di Trento (Divisione Alto Adige).4

* Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione IRSML Società Italiana di Storia Militare SISM

1.Enzo Collotti, L’amministrazione tedesca dell’Italia occupata (1943-1945), Lerici, Mila- no, 1963, p. 100-107. 2. Ivi. 3.Enciclopedia dell’antifascismo e della Resi- Militari tedeschi a Gorizia nella “zona di operazione” stenza, La Pietra, Milano 1968-189, vol. VI, p. 606-607. Vol. I, p. 48 ne tedesca. Gli obiettivi concreti, scrive rarlberg, seguì di pochi giorni l’occupa- 4.La Risiera di San Sabba. Monumento naziona- Enzo Collotti, sono in sintesi il controllo zione tedesca: la stampa locale ne dava le, ed. Civico Museo della Risiera di San Sabba, dell’economia italiana e la repressione notizia già il 18 settembre. Comune di Trieste, Trieste, p. 3 del potenziale movimento di resistenza Viceversa la creazione del Litorale adria- antitedesco: «Il comandante ha reso noto tico fu annunciata soltanto qualche setti- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI che le aziende italiane sono soggette alle mana dopo: il 15 ottobre fu data notizia Roberto Battaglia, Storia della Resi- leggi dell’economia di guerra tedesca… dell’insediamento dell’Alto commissario stenza italiana, Einaudi, Torino, 1964 Divieto assoluto di sciopero… Liberazio- della zona d’operazioni “Litorale Adria- Enzo Collotti, L’amministrazione te- ne immediata dei vecchi fascisti… Arresto tico” nella persona del Gauleiter della desca dell’Italia occupata, Istituto Na- dei capi comunisti. L’azione è in corso…».1 Carinzia Friedrich Rainer; veniva così in- zionale per la Storia del Movimento Con l’ordinanza emanata il 10 settembre sediata anche nella Venezia Giulia e nel di Liberazione in Italia, Lerici editore, 1943 il governo fascista conferma la to- Friuli un’amministrazione civile tede- Milano, 1963 tale subalternità al potere nazista e ven- sca».2 L’occupazione dell’Alto Adige da Enzo Collotti, Il Litorale Adriatico nel gono create due speciali zone d’opera- parte della Wehrmacht (settembre 1943) nuovo ordine europeo, Vangelista, Mi- zione, avulse dal resto d’Italia e annesse fu facilitata, oltre che dalla contiguità col lano, 1974 direttamente al III Reich: territorio del Reich, dalla presenza del Renzo de Felice, Mussolini l’alleato. «Due furono le “zone d’operazione”, gruppo etnico tedesco, che accolse con Vol. II: Crisi e agonia del regime, Einau- praticamente avulse dal resto d’Italia, favore l’ingresso dei reparti tedeschi. di, Torino, 1990 create dai tedeschi: la “zona d’operazio- Ma l’occupazione dell’Alto Adige non Galliano Fogar, Sotto l’occupazione ne Litorale Adriatico” (Operationszone rispondeva soltanto a ragioni di ordine nazista nelle province orientali, Del Adriatisches Küstenland), comprendente militare: sotto la pressione del persi- Bianco, Udine, 1960 le province orientali d’Italia e la provincia stente irredentismo tirolese, che vedeva Lutz Klinkammer, L’occupazione tede- di Lubiana annessa all’Italia dopo l’inva- nell’armistizio dell’Italia l’occasione per sca in Italia 1943-1945, Bollati Borin- sione della Jugoslavia (province di Udine, realizzare le antiche aspirazioni.3 Il rigore ghieri, Torino, 2007 Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Lubiana); e dell’occupazione tedesca (a Bolzano fu Teodoro Sala, La crisi finale del Litora- la cosiddetta “zona delle Prealpi” (Voral- aperto un campo di concentramento che le Adriatico, Del Bianco, Udine, 1962 penland), comprendente l’Alto Adige, il funzionava anche come transito dei de- Adolfo Scalpelli (a cura di), San Sabba, Trentino e una parte della Venezia Euga- portati diretti in Germania) e la presenza Istruttoria e processo per il lager della nea (ossia province di Bolzano, Trento e di una popolazione ostile all’Italia resero Risiera, 2 vol., ANED, Mondadori, Mila- Belluno). particolarmente difficile nell’Alto Adige no, 1988 La creazione della zona d’operazioni Vo- lo sviluppo del movimento partigiano; vi Karl Stuhlpfarrer, Le zone di operazio- ralpenland sottoposta all’Alto Commissa- operarono tuttavia gruppi di sabotatori ni. Prealpi e Litorale Adriatico 1943- rio Franz Hofer, Gauleiter del Tirolo e Vo- ed elementi che facevano generalmente 1945, Adamo, Gorizia, 1975

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 65 zione, oppure grazie all’azione di entrambi gli elementi, che il girarsi dall’altra parte. La gente, che non si schie- che è servito come strumento per preservare l’identità col- rò apertamente per nessuno dei due campi, non poté lettiva delle società aggredite, cioè i loro valori»1. non esserne comunque coinvolta, «in altre parole, compì La Resistenza non fu solo con le armi, ci furono i sabo- delle scelte nel quotidiano che seppure vissute solo in in- taggi, a cominciare dai più semplici, come girare i car- teriore homine, costituiscono il retroterra, se non politico telli stradali per confondere i nazisti o il disseminare in senso stretto, quanto meno etico, ideale o concreto, cui la strada di chiodi a tre punte per forare le gomme ai attingere quando nel dopoguerra avrebbe espresso col camion, ci furono la difesa delle fabbriche, lo sciopero voto la propria identità politica»2. generale, il rifugio ai militari italiani dopo l’8 settembre Lo sciopero generale nel marzo 1944 fu il più grande e a quelli stranieri, in fuga dai campi di concentramen- atto di disobbedienza civile in un Paese occupato con to fascisti, e ai renitenti alla leva, il procurare vestiti migliaia di operai a rischiare la deportazione. I tedeschi e viveri ai partigiani, il salvataggio della popolazione non riuscirono a farlo fallire, Hitler in persona ordinò la ebraica dai campi di concentramento e, in ultimo, an- deportazione del 20% degli scioperanti e gli industria-

la Sardegna, anche il battaglione alpini “Piemonte”, che fu avviato nella zona di Scapoli-Castelvolturno. Con l’arrivo del battaglione Alpini il Comando Italiano ideò una operazione di conquista di una posizione dominante, Monte Marrone, che sarebbe stata utile nel prosieguo del- Guerra ai nazisti: così nacquero stima e rispetto le operazioni. Il Comando francese non accolse questo progetto, per evidente degli Alleati verso l’esercito del nostro Paese sfiducia nelle capacità italiane. La situa- di massimo coltrinari zione diveniva sempre più tesa fino a che il 22 marzo, su ordine superiore, il I Rag- tre mesi dalla proclamazione riuscire a portare di nuovo in linea una gruppamento Motorizzato passò alle di- dell’armistizio, a Montelungo unità italiana. Vi erano enormi difficoltà: pendenze del Corpo Polacco al comando (Caserta), l’8 dicembre 1943 oltre alle carenze di armamento, equi- del gen. Anders. Utili prospettò il proget- forze combattenti italiane en- paggiamento e trasporti, vacillava, nelle to di attacco a Monte Marrone ai polac- trarono in linea ed attaccarono file italiane, anche la motivazione (il cele- chi che, meno fiscali e meno animosi dei Ale posizioni tedesche in quello che gli bre “chi te lo fa fa”), la disciplina e spesso francesi, autorizzarono l’operazione. Alleati chiamavano il “Mignano Gap”. La anche l’addestramento, tutto frutto dei All’azione su Monte Marrone erano desti- giornata, nonostante vari atti di eroismo, momenti terribili seguiti all’armistizio. nati il battaglione “Piemonte”, che aveva non fu felice e gli italiani – il I Raggrup- Messe sostituì il gen. Dapino, Comandan- il compito dell’occupazione del Monte; pamento Motorizzato – furono respinti e te a Montelungo, con un ufficiale che co- il battaglione paracadutisti, che doveva dovettero ritornare sulle basi di parten- nosceva bene in quanto suo Capo di Stato assicurare il fianco destro del battaglione za. Lo scoramento era grande, ma una Maggiore in Russia, il generale Umberto Alpini spostando avanti la posizione di settimana dopo, il 16 dicembre, con una Utili. Fin dai primi giorni il compito di Uti- resistenza del settore di Castelnuovo, il azione meglio organizzata, soprattutto li fu difficile: addirittura dovette fronteg- XXIX battaglione bersaglieri in riserva tra da parte statunitense, Montelungo fu giare una quasi rivolta di bersaglieri con Castelnuovo e Masseria abruzzese. conquistato e gli Alleati sbucarono nella oltre 190 diserzioni, poi rientrate. L’operazione ebbe inizio alle 3,30 del 31 valle cassinense. In questo clima difficile e con una situa- marzo; si svolse in perfetta armonia con Gli Alleati erano sostanzialmente divisi zione quanto mai fluttuante, il I Raggrup- gli intendimenti e le ricognizioni effet- su come comportarsi con gli italiani: trat- pamento Motorizzato fu assegnato al tuate. All’alba gli alpini erano in vetta ed tati come vinti, i britannici sostenevano Corpo di Spedizione Francese, che aveva occuparono tutte le posizioni. Le difficol- che dovevano, come cobelligeranti, par- a capo il gen. Jouen. Le difficoltà aumen- tà superate furono molte, soprattutto per tecipare solo allo sforzo logistico; gli sta- tarono e si dovette aspettare gli inizi di il peso delle armi e delle munizioni. tunitensi, oltre a questo, ipotizzavano an- marzo affinché gli italiani fossero com- Il giorno di Pasqua del 1944, il 10 aprile, che l’impiego di unità combattenti, però pletamente inseriti nello schieramento i tedeschi attaccarono in forze ma furono con armamento ed equipaggiamento francese sulle Mainarde (settore della respinti. italiano. L’esperimento di Montelungo ed 2ª divisione marocchina). I rapporti non La conquista e la successiva difesa di il suo esito, rafforzava la determinazione furono semplici, con i francesi che ricor- Monte Marrone ebbe vasta risonanza britannica a impiegare gli italiani nelle davano ad ogni momento la “pugnalata sulle fonti di informazioni italiane ed al- retrovie (alla fine della guerra le Divisio- alla schiena” del 1940 ed il corollario di- leate. Anche Radio Londra dedicò una tra- ni Ausiliare inquadravano oltre 200.000 scendente. Utili arrivò fino a minacciare smissione all’avvenimento. C’era in tutti uomini); gli statunitensi volevano dare le dimissioni e lo scioglimento dell’Unità gli italiani la speranza che, dopo questo un’altra possibilità al Regio Esercito di italiana, per come era trattato dai Coman- fatto, la cobelligeranza, cementata dal entrare in linea e riscattarsi. danti francesi. comune sacrificio, cominciasse ad essere Il Maresciallo Messe, Capo del Comando Nella terza decade di marzo, fu asse- qualcosa di più che una parola. Supremo Italiano, faceva ogni sforzo per gnato, tra le altre forze provenienti dal- Scrive Utili «Dal pieno successo le nostre

66 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 La marcia in montagna degli alpini a Monte Marrone truppe attinsero fiducia in se stesse e co- su questi terreni. Il cap. Silvestrini con il gono le forze combattenti del Sud, ma scienza delle proprie possibilità. Monte suo plotone di Alpini, nella Sila, già stava iniziano ad essere sempre più comprensi- Marrone costò al battaglione “Piemonte” addestrando istruttori americani con no- vi e attenti alle formazioni “ribellistiche” non più di venticinque perdite tra morti e tevole successo. che, dal dicembre 1943, si sono andate feriti, sia negli scontri che nel logorio di L’impresa di Monte Marrone fece com- formando nel Nord ed operano in mon- trincea e nemmeno un disperso. Anche il prendere agli ufficiali alleati che gli italia- tagna, ma va aggiunto che la Resistenza bilanci tra rischi e profitti era perciò inco- ni sapevano fare la guerra in montagna, e non ebbe mai la quantità di armamenti e raggiante. Ne guadagnò potentemente la quindi potevano essere utili. Da questa il sostegno logistico sufficiente per ope- compattezza del nostro piccolo corpo che constatazione inizia ad aumentare l’inte- rare in modo più efficace. verso la metà di aprile (1944) aveva ormai resse verso gli italiani, cui viene concessa Monte Marrone, quindi, è uno spartiacque superato bene le crisi iniziali e dava affi- più credibilità. tra la quasi indifferenza alleata verso gli damento di mantenersi saldo anche nelle Da qui, siamo all’inizio della primavera, italiani, a sud come al nord, che si vole- prove a venire». la maggiore disponibilità statunitense, a va ridotti, come vinti, a semplici “facchi- Ma i risultati migliori furono colti in cam- cui si accodano i britannici, ad allargare ni” nelle retrovie con una cobelligeranza po alleato. Questi diedero spazio sui loro la consistenza del I Raggruppamento Mo- vuota di significato e l’inizio di un impe- giornali e nella propaganda all’impresa torizzato, che infatti passa da 500 uomini gno e una considerazione degli Alleati di Monte Marrone, lasciando da parte i a 14.000. Il 18 aprile si cambia nome e il stessi verso una seria cobelligeranza, che contenuti politici ma esaltando quelli Raggruppamento Motorizzato diviene il comprende anche un aiuto sostanziale a tecnici. Fermi davanti a Cassino, gli sta- Corpo Italiano di Liberazione che, porta- sostenere le forze nel nord in modo via tunitensi avevano compreso che il loro to a 25.000 unità, opererà con i polacchi via sempre più consistente. esercito, il più meccanizzato del mondo, lungo il fronte adriatico e, con la bella vit- La libertà, come ogni altro valore nella poco poteva fare in terreni di alta collina toria di Filottrano, parteciperà alla libera- vita, va conquistata; nessuno ti regala e montagna come quelli italiani. Necessi- zione di Ancona. Un risvolto ancora da nulla. Monte Marrone, nella Guerra di Li- tava comprendere e saper fare la guerra sottolineare: gli alleati non solo sosten- berazione, ne è un classico esempio.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 67 li, per ridurre la portata del provvedimento, prima li falsi, ebrei che, nel terrore, fingevano di essere cattolici, mandarono “in ferie”, poi passarono ai tedeschi le liste insegnando ai loro bambini, a memoria, la sera, un’altra dei lavoratori che avevano scioperato. I gappisti, i par- identità, come in una favola, e delle donne, partigiane tigiani, le SAP, furono con gli operai, tagliando le linee e non, della loro ostinata e pudica partecipazione, con telefoniche, bloccando i tram, facendo comizi in fab- la consapevolezza per noi, oggi, che fecero una scelta brica, come Cino Moscatelli, commissario politico delle con valore doppio, non dovendo sfuggire ai bandi di Brigate Garibaldi in Valsesia, alle maestranze della Elli reclutamento. Si presero lo spazio, uscendo dall’angolo Zerboni a Varallo. Lo sciopero fu un’iniezione di fiducia di angelo del focolare in cui Mussolini le aveva relegate. per i partigiani, stremati dall’inverno alla macchia, e la La firma dell’armistizio con gli Alleati fu l’inizio della prova che la lotta era sostenuta dalla maggioranza dei guerra più difficile, con la fuga del re, dei generali e lavoratori e del popolo italiano e che non erano isolati. degli alti burocrati verso l’Italia già libera. La resistenza fu delle famiglie che salvarono ebrei dalla Il 9 settembre 1943, a Roma, nacque il primo Comi- deportazione, li nascosero, procurarono loro documenti tato di Liberazione Nazionale, composto da Giorgio

tunno del ’43 riuscì con un espediente a liberare un aviatore inglese ferito, il ca- pitano Ferguson, ricoverato all’ospedale militare di Torino. Esibendo certificati tedeschi falsi rila- sciati dal CLN si fece assumere come me- dico nell’ospedale. Un giorno di novembre l’inglese si calò ietà l’è morta!” era il can- sbandati: saranno le donne a soccorrerli, dal finestrino di un gabinetto; per strada to gridato che Nuto Revelli a rivestirli di abiti civili, a sottrarli alla l’aspettava con due biciclette un uomo immaginava sulla bocca dei cattura nascondendoli o aiutandoli a tor- fidato che lo portò in collina ospite del partigiani cuneesi nella pri- nare a casa. A costo di esser incarcerate o dottor Ormea. Ferguson divenne colla- “ mavera del ’44. “Tedeschi uccise loro stesse. «Pareva che volessero boratore del medico nei contatti con gli e fascisti,P fuori d’Italia! Gridiamo a tutta coprirci con le loro sottane» racconta- ex-prigionieri, finché – braccati entram- forza: pietà l’è morta”. Quel grido saliva va con levità veneta, Luigi Meneghello, bi dalla Gestapo – dovettero riparare in dalla Stura di Demonte dove Nuto Revelli anche lui sbandato ed assistito prima di Svizzera. resisteva – partigiano fra i partigiani – ai raggiungere le formazioni partigiane del Un episodio, questo, di solidarietà tra raid nazisti e repubblichini che avevano nord-est. ufficiali e membri della borghesia che fatto scempio della Provincia Granda a Nel frattempo si sta compiendo un se- richiama scenari in stile Grande illusione partire dall’incendio di Boves: un intero condo massiccio movimento di solida- di Jean Renoir. Resteranno ignoti, invece, villaggio distrutto, 23 abitanti massacra- rietà, stavolta a favore dei prigionieri e immuni dalla retorica postbellica, le ti, il parroco don Bernardi e l’industriale alleati. Fino all’8 settembre ce n’erano migliaia di altri episodi di ex-prigionieri Antonio Vassallo bruciati vivi. Nella sua in Italia 80.000, soprattutto inglesi e del stranieri aiutati da umili famiglie conta- Storia dell’Italia partigiana Commonwealth, rinchiusi in campi di la- dine, che agivano non per convinzioni scrive: «La resistenza che nasce è desti- voro. Una clausola armistiziale imponeva politiche quanto per ancestrali tradizioni nata alla ferocia, saranno feroci anche i che venissero liberati. Sì, ma per andare di assistenza al bisognoso che bussa alla mansueti che ora prendono le armi per dove? Denutriti, smarriti in un Paese ex- loro porta. opporsi alla violenza dell’occupante». nemico di cui ignoravano la lingua, mi- C’è poi la folla di civili, militari, sacerdo- È vero, eppure la pietà non era morta, gliaia di loro – quelli che non riuscirono a ti che si presero cura degli ebrei in fuga sussulti di solidarietà sopravvivranno varcare il fronte del Sud o il confine sviz- dai rastrellamenti nazisti e repubblichi- alla barbarie quotidiana. Il primo gesto zero – sopravvissero per un anno e mezzo ni. Chi ricorda il nome di Andrea Schivo, d’umanità è datato 21 settembre 1943, a nascosti tra gli italiani, a cura di altri ita- agente di custodia del carcere milanese Matera, città in rivolta contro i nazisti; un liani che rischiavano la pelle per loro. Nel di San Vittore? Aiutava a sopravvivere i soldato tedesco viene ucciso e il suo ca- solo Piemonte ce n’erano 5.000. detenuti ebrei reclusi con i loro bambini, davere lasciato in mezzo alla strada; si fa Durante i soggiorni del dopoguerra nel sfamandoli con quel poco che riusciva a avanti una vecchina e lo ricopre con una castello di Desana, tra le risaie vercelle- reperire; lo tradì un ossicino di pollo sco- coperta mormorando in dialetto: “Povero si, mi raccontavano di un medico torine- vato in una cella; fu deportato dalle SS a infelice, era anche lui un figlio. Ma per- se, Ferdinando Ormea, che si era accorto Flossenburg e non ne uscì vivo. ché, perché tutto questo?”. della presenza di tanti fuggiaschi inglesi Chi si rammenta di don Martino Miche- L’anziana Antigone di Matera ignorava spersi in quelle campagne. lone, parroco in Monferrato, che a suo quasi tutto del rovesciamento delle al- Si mobilitò subito. Comprò al mercato rischio salvò da morte certa l’intera fami- leanze e dello sbandamento di un eser- nero abiti borghesi per i prigionieri e pre- glia Segre? Pochi mesi fa a Gerusalemme, cito – anzi, di un intero Paese – lasciato se a guidarli in piccoli gruppi fino al con- nel Giardino dei Giusti sul Monte Herzl, dai Savoia in balia degli eventi. La vec- fine svizzero della Valdossola. Quei rei- mi sono imbattuto per caso nel suo nome china, però, prefigurava senza saperlo il terati viaggi potevano costargli la vita ad sotto un alberello piantato un po’ fuori mirabile fenomeno di solidarietà fem- ogni passo. Eppure la sua attività si este- mano: una posizione umile che sarebbe minile verso migliaia di militari italiani se a tutte le valli del Piemonte. Nell’au- piaciuta anche a lui, prete di campagna

68 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Amendola (Pci), Mauro Scoccimarro (Pci), Meuccio Ruini di generazioni e di generi, accanto ad un analfabeta un (Democrazia del lavoro), Alcide De Gasperi (Dc), Pietro intellettuale, ad un contadino un medico, ad un vecchio Nenni (Psiup), Giuseppe Romita (Psiup), Ugo La Malfa un giovane, ad un uomo una donna; è il rimescolamen- (Pd’a), Sergio Fenoaltea (Pd’a) e Alessandro Casati (Pli). to geografico con i soldati originari del Sud, che, sban- I romani, presentatisi ai comandi militari per avere dati, invece di tornare a casa, scelsero la montagna e i armi e affiancare i militari decisi a resistere, lottarono partigiani. I prigionieri di guerra, in fuga dai campi di a Porta San Paolo, dove accorse anche la giovane Carla concentramento fascisti e di cui il CLN si interessò con Capponi, poi partigiana dei GAP romani e futura Meda- un Servizio di assistenza per consentirne il passaggio glia d’Oro della Resistenza, alla piramide Caio Cestio, al in Svizzera, cercarono o di ritornare a casa o andare colle Testaccio. Senza ordini, donne e ragazze scesero alla macchia con le brigate o rifugiarsi in qualche fa- dalle loro case, portando pentole d’acqua calda, strisce miglia contadina. Fu cruciale l’aiuto della popolazione, di lenzuola e alcool per medicare i feriti3. che li nascose, li vestì, li sfamò, rischiando, se scoperta, È la Resistenza con il rimescolamento di ceti e di classi, la fucilazione. E i nostri militari, catturati, deportati in che “se la faceva” con i partigiani. Nell’ar- la furia hitleriana aveva cercato di scar- un posto d’onore – una persona miste- chivio del Yad Vashem sono 500 gli ita- dinare. Il 25 aprile, nella Villa Migone di riosa, smarrita nei miei primissimi ricordi liani riconosciuti “giusti” per aver salvato Genova, auspice il card. Boetto, il coman- infantili. degli israeliti in un impeto di solidarietà dante delle truppe occupanti in Liguria, Durante l’inverno del ’45 eravamo sfol- umana. gen. Güenther Meinhold, sceglie la resa: lati sulle colline del Biellese, campo di Furono loro a redimere l’Italia dalla ver- «Tutte le forze armate germaniche alle gogna delle leggi razziali. Lo sosteneva dipendenze del gen. Meinhold si arren- battaglia della Resistenza. In una spazio- implicitamente Schwarz-Bart nell’Ultimo dono alle forze armate del Corpo Volon- sa villa nei pressi di Mongrando viveva dei Giusti, raccontando l’antica leggen- tari della Libertà». una signora tedesca, forse vedova di un da ebraica: «Il mondo riposa su 36 Giu- Alcuni irriducibili – nazisti e italiani della italiano facoltoso. Forse… Dove svanisce sti, in nulla distinti dai comuni mortali. X Mas – lo condannano a morte in contu- la memoria si accende la fantasia. Qualcuno di loro neppure lo sa. Ma se ne macia, ma lui preferisce arrendersi nelle Ma un ricordo resta vivido: quello di una mancasse anche uno solo, l’umanità sof- mani dei partigiani piuttosto che distrug- donna che nella villa nascondeva spesso focherebbe in un grido. Perché essi sono gere mezza città e il porto già minato. partigiani alla macchia. il cuore moltiplicato del mondo, in cui si Genova, medaglia d’oro della Resistenza, Finché un giorno irruppe nel suo giardi- riversano tutti i nostri dolori come in un consegnerà agli Alleati 18.000 prigio- ricettacolo». nieri tedeschi e potrà proclamare senza no un plotone di SS e lei scomparve per Per incredibile che possa apparire, esem- sfoggio di retorica di essersi liberata da sempre. Ho perso traccia perfino del suo pi di umanità si ritrovano anche tra gli sola. nome, la chiamerò Gnädige Frau. alti ufficiali tedeschi, almeno fra quelli Nella rete solidale che teneva unita una rispettosi dell’antico codice d’onore che nazione in pezzi devo infine collocare – a * Ambasciatore

Dove siete, partigia di tutte le valli, con molti inverni nel filo della schiena. Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse? Il pendio del sentiero ci sarà duro, ci sarà duro il giaciglio, duro il pane. Molti dormono in tombe decorose, quelli che restano hanno i capelli bianchi Ci guarderemo senza riconoscerci, e raccontano ai figli dei figli diffidenti l’uno dell’altro, queruli, ombrosi. come, al tempo remoto delle certezze, Come allora, staremo di sentinella hanno rotto l’assedio dei tedeschi perché nell’alba non ci sorprenda il nemico. là dove adesso sale la seggiovia. Quale nemico? Ognuno è nemico di ognuno, Alcuni comprano e vendono terreni, spaccato ognuno dalla sua propria frontiera, altri rosicchiano la pensione dell’Inps la mano destra nemica della sinistra. o si raggrinzano negli enti locali. In piedi, vecchi, nemici di voi stessi: In piedi, vecchi: per noi non c’è congedo. La nostra guerra non è mai finita.

Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna, lenti, ansanti, con le ginocchia legate, (23 luglio 1981)

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 69 Germania, i cosiddetti IMI4, nella stragrande maggio- passaggio dell’VIII Armata britannica, con inglesi, scoz- ranza rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale zesi, irlandesi, gallesi, australiani, neozelandesi, i Maori, Italiana, privandola di oltre 600mila baionette. Nelle gli indiani, di ogni confessione e casta, i nepalesi, il 2° brigate partigiane confluirono tanti renitenti alla leva, Corpo Polacco, i canadesi, e della V Armata USA, con giovani richiamati delle classi 1923, 1924, 1925, che si tutte le origini, italiani, indiani d’America, americani di rifiutarono di aderire alla RSI, e militari stranieri, anche origine giapponese delle isole Hawaii, e del Corps Ex- disertori della Wehrmacht, uno su tutti Rudolf Jacobs. péditionnaire Français con marocchini, tunisini, berberi, Una Resistenza giovane, che ridisegnò il territorio da e, dall’aprile del 1944, della 1ª divisione France Libre la rivolta del Mezzogiorno5. Le Quattro Giornate degli con soldati francesi metropolitani, senegalesi e con scugnizzi e di Napoli, di cui Hitler voleva fare fango e quelli di etnie del Camerun, del Congo, del Ciad e della cenere, la prima città in Italia che avrebbe dovuto subi- Costa dei Somali6. re il rastrellamento degli ebrei, mai fatto per l’ostilità La Liberazione fu una tela multicolore di idee, di per- della popolazione. La babele di nazionalità e fogge del sone, di condizioni sociali; ognuno contribuì a darci la

Massimo Rendina, prometteva che a una veloce mento idoneo per climi estremi come vittoria sarebbe seguita una in Africa o in Russia, dove venni inviato, comandante partigiano fase di prosperità nel Paese, sottotenente, dopo la scuola allievi uf- senza miseria e disoccupazio- ficiali». ne. Era una visione provinciale e nazionalista, presto infrantasi Qual era la situazione sul fronte russo? contro uno scenario che anda- «Sono stato fortunato e miracolato. Ero va estendendosi da continen- partito con l’80° Fanteria e posto al co- tale a globale: con la resisten- mando di un reparto misto di Guastatori za, anche psicologica, da parte e mortai 81, completamente spazzato degli inglesi all’occupazione via in combattimento e con tanti soldati nazista dell’Europa e, poi, con fatti prigionieri. Nel dicembre ’41 rien- l’intervento americano dopo trai in Italia con un treno ospedale per Pearl Harbor. E non va dimen- un sospetto tifo petecchiale che invece ticato che fu, soprattutto, una era semplicemente uno sfogo cutaneo guerra totale». provocato dalle pessime condizioni di vita. La divisa, inizialmente, non preve- Una caratteristica diversa, an- deva neppure le calze di lana, ci si dove- a cura di n.m. che rispetto al ’15-’18? va fasciare con le pezze da piedi. I fucili «Sì, fu guerra totale perché i erano del 1891, le bombe a mano sulla assimo Rendina, 94 anni, civili vennero trattati alla stregua dei neve non scoppiavano e il gelo bloccava comandante partigiano, col militari. Un massacro senza preceden- i cannoni, le munizioni erano ricavate nome di battaglia “Max il ti per numero di vittime: 32 milioni di dai bossoli rigenerati delle esercita- giornalista”, fu tra i libera- soldati morti e ben 20 milioni di civili, zioni. Tutto ciò fece crescere anche sui tori della città di Torino. Ha più di qualsiasi pestilenza o catastrofe campi di battaglia l’antifascismo, sia Mdiretto il primo telegiornale della Rai e naturale del passato. Il fronte di guer- idealmente, sia come disillusione dal ha scritto numerosi volumi, tra i quali il ra, con i bombardamenti, era ovunque, militarismo fascista». Dizionario della Resistenza italiana. Sto- i soldati erano mandati lontano e per rico Presidente dell’ANPI di Roma, oggi tempi lunghissimi. Per i tedeschi il con- Da allievo ufficiale, immaginava a cosa ne è Presidente onorario, oltre che com- cetto di nemico prevedeva e imponeva sarebbe andato incontro? ponente del Comitato Nazionale ANPI. la sua disumanizzazione, fossero slavi o «No, lo compresi solo al fronte. Alla ebrei erano tutti considerati come pac- scuola militare, tanto era concettual- Comandante Rendina, in quale clima chi o animali. Oggi si tende a “storiciz- mente arretrata e inadeguata alle nuove maturò l’intervento nella Seconda zare” la guerra come immane tragedia esigenze, insegnavano a comportarsi Guerra Mondiale dell’Italia di Mussoli- e a dimenticare che fu un preciso atto come nell’Ottocento. Si rasentava il ri- ni? di risoluzione politica. Anche dal punto dicolo: mentre altrove ci si addestrava «La retorica militarista era elemento di vista militare il conflitto costrinse gli a muoversi strisciando, noi ufficiali ap- fondativo del fascismo e Mussolini con- italiani ad aprire gli occhi e smascherò il prendevamo a restare eretti, in piedi, di vinse la maggior parte degli italiani che bluff del regime. Eravamo impreparati a fronti al nemico, altrimenti era un diso- la guerra al fianco della Germania di Hit- combattere: in scontri dove avevano un nore. Figuriamoci, tanti giovani come ler sarebbe stata una breve parentesi. ruolo determinante le armi corazzate, me hanno perso la vita per questo. La Del resto, dal punto di vista militare, i noi avevamo i carri armati L5, le “scato- guerra fu una rivelazione per tutti: era- tedeschi stavano conducendo il con- lette di sardine”, come le chiamavamo vamo andati a liberare i russi dal regime flitto in maniera straordinaria. Il regime allora. Né rifornimenti, né equipaggia- comunista di Stalin, senza riflettere sul

70 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 La terribile immagine dei partigiani fucilati a Rivarolo, spazio quartiere di Genova

fatto che anche la nostra era una dit- terono militari e prigionieri americani, La tattica di guerriglia diveniva una tatura. Poi, al seguito dei tedeschi co- inglesi, francesi, russi. Due di questi ul- strategia adeguata a quella guerra glo- minciammo a vedere gli orrori. In ogni timi, nella mia Brigata partigiana, ven- bale e totale. Nella tradizione che pro- paese contadini impiccati, una crudeltà nero decorati con la Medaglia d’Oro». veniva dalla resistenza degli spagnoli scioccante, popolazioni depredate e all’esercito napoleonico, da Giuseppe derubate di tutto. E come entrò nella Resistenza? Garibaldi, dalle Brigate internazionali L’antifascismo italiano fino ad allora era «Ero in congedo provvisorio a Torino. Il nella guerra civile di Spagna. In tutto stato minoritario e frantumato. I cattoli- 13 settembre, cinque giorni dopo l’ar- ciò c’era un elemento storico-ideale e ci come me, poi i liberali, i comunisti e i mistizio, entrarono in città i tedeschi. psicologico emozionante e trainante. socialisti. C’era anche una specie di an- La gente pensò subito che bisognava Riparato in montagna dopo i primi arre- tifascismo fascista, quello dei gerarchi fare qualcosa, i giovani soprattutto. Mi sti a Torino, divenni comandante della che, preso atto delle ripetute disfatte, trovavo in un bar quando fui avvicinato 19ª Brigata Garibaldi in Val di Lanzo, cercarono una via d’uscita. Questo fu il da Corrado Bonfantini, poi comandan- poi Capo di Stato Maggiore della 1ª Di- 25 luglio 1943». te delle Brigate Matteotti, socialiste. visione Garibaldi. Organizzammo una prima resistenza a Le “prove generali” – possiamo chia- Gli Alleati erano sbarcati in Sicilia… Torino, io operavo in periferia, alla Bar- marle così – della democrazia che «La speranza era la fine della guerra al ca. Fu importantissimo il ruolo di GAP avrebbero costruito i Padri costituenti più presto. Non andò così. Hitler volle e SAP in tutta l’Italia occupata dai na- le sperimentammo in quei frangenti: la RSI con Mussolini, contro lo stesso zifascisti. pur indicati dall’alto, i ruoli di comando parere dello stato maggiore dell’eser- A Milano c’erano Giovanni Pesce e Ilio venivano confermati dai partigiani che cito tedesco che considerava gli italiani Barontini, entrambi garibaldini in Spa- combattevano. cattivi soldati. gna. Anche a Roma le squadre cittadi- La Resistenza, poi, non sarebbe esistita Non era vero, ma non eravamo nelle ne erano forti. Anzi la storia della Re- senza le donne. E il ragionamento vale condizioni di combattere quella guerra. sistenza, in particolare nella Capitale, sia dal punto di vista militare – molte La nostra era una visione antiquata, al andrebbe considerata e approfondita combatterono con le armi in pugno, contrario di quella hitleriana e alleata. proprio per l’unione di militari e civili, tantissime staffette ricoprirono il ruolo Il concetto di dimensione sovranazio- espressione del sentimento popolare. di raccordo per gli ordini e le informa- nale, invece, si rifletté chiaramente nel- Grazie all’efficacia dei GAP, al loro col- zioni – sia ideale, per la sensibilizzazio- la composizione delle formazioni resi- pire e sparire, i tedeschi furono portati ne sulla necessità di porre fine al più stenziali, dove al nostro fianco combat- a sopravvalutarne le forze. presto allo scempio della guerra».

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 71 possibilità di vivere una libertà non donata e per que- Iniziò il 25 luglio 1943 alle 22.45, «è la notizia, l’incre- sto mai scontata. Coraggio e comportamenti minori, ep- dibile. Le dimissioni di Mussolini. In quante case d’Italia pure grandi, scrissero la storia di un popolo, che trovò sarà successo come in quella casa! Sembravamo ed erava- il suo collante nella liberazione da un nemico sangui- mo tutti impazziti. Una gioia quasi paurosa. Ci si abbrac- nario, costruendo un senso di comunità per il futuro. cia, si stappano bottiglie […]. Parole, risate, occhi lustri: la Gesti di resistenza rimangono sconosciuti, perché per fine, la libertà, la pace! Poi tutti alla radio. “La guerra con- assurdo chi li compì nemmeno se ne rese conto, oppure tinua” naturalmente; ma sarà per prendere le opportune non lo ritiene, ancora oggi, abbastanza importante da precauzioni contro i tedeschi. Il tono littorio delle ultime essere riportato nelle cronache dell’epoca. Ogni fami- parole del proclama di Badoglio è deludente. Ma quando glia conserva la sua storia di Resistenza ed è l’ora che alle prime note della Marcia reale non seguono più, come essa emerga in tutta la sua luce, perché «il grigiore delle sempre, quelle di “Giovinezza”, scompaiono gli ultimi dub- vite quotidiane sembrava cosa di altre epoche; ci muove- bi: è finita davvero»8 . vamo in un multicolore universo di storie»7.

Cervi sia la costituzione di una biblioteca popolare, insieme alla embrionale cellula clandestina comunista di Campegine. La “nuova idea”, propugnata nei primi volantini clandestini di Aldo Cervi, era la promessa di una società egualitaria. Era tutto quello che i fratelli Cervi so- La tragica storia dei sette fratelli gnavano la sera, passando in rassegna il celebre mappamondo.La lotta partigiana fucilati il 28 dicembre 1943 di mirco zanoni * che i Cervi inaugurano nella Provincia di Reggio Emilia, con la formazione della prima banda, segue anch’essa un proprio percorso. Aldo e i suoi fratelli rivendicano la neces- sità di prendere l’iniziativa. Ancora una volta, non si piegano: la cautela è per loro incomprensibile, ormai troppo esposti e troppo motivati per tirarsi indietro dopo l’8 settembre. L’epilogo tragico è noto a tutti. Catturati nella loro casa insieme ai compagni di lotta, ai rifugiati stranieri e all’anziano Al- cide, la loro fine è segnata. Si consumerà un mese dopo, mostrando subito il volto della RSI a Reggio Emilia. La fucilazione dei Cervi (avvenuta il 28 dicembre 1943) è un paradigma tutto fascista di risposta alla Resistenza: al poligono di Tiro di Reg- gio si chiude una storia di straordinaria normalità civile in tempi abnormi, e se ne apre un’altra; la cui modernità è soprav- La Famiglia Cervi. In piedi, da sinistra: Ovidio, Diomira, Gelindo, Aldo, Antenore, Rina, Ettore. vissuta anche alla vulgata resistenziale, Seduti, da sinistra: Ferdinando, Alcide, Genoeffa, Agostino. che ha tramandato i Cervi come eroi par- a vicenda della famiglia Cervi è in- smo, i Cervi conservano la costante ten- tigiani, medaglie d’argento e icone della trecciata con la mitologia della Re- sione verso il progresso e la certezza che tradizione ideale comunista. E che ancora sistenza. Allo stesso modo, ne rap- si può essere artefici del proprio destino. oggi conserva intatta l’irriducibile umani- presenta un’irriducibile eccezione, E mentre la famiglia realizza il proprio so- tà di questa famiglia immortalata dall’ar- che non fa altro che avvicinare alla gno di indipendenza iniziando nella casa te più e più volte. Per sempre (1). Lrealtà storica la dimensione umana e ci- ai Campirossi un nuovo percorso, perse- vile della lotta contro il fascismo. Nasce gue con altrettanta tenacia la costruzione * Responsabile coordinamento culturale dalla terra, e nella terra ritrova sempre la di una rete antifascista clandestina. Non e comunicazione dell’Istituto Cervi sua ragion d’essere. Non c’è confine, in si potrà mai essere contadini padroni del- questa storia contadina e antifascista, tra le proprie fatiche, senza essere uomini li- (1) Al papà, ai figli, a tutta la famiglia, è dedi- la lotta sociale e quella ideale, tra il per- beri. Da studiosi autodidatti, i Cervi erano cato l’Istituto Alcide Cervi, che ha sede a Gatta- corso di emancipazione nel lavoro e la ri- diventati agricoltori migliori. E così sarà tico (RE) e comprende Casa Cervi, trasformata bellione al pensiero unico imposto dal fa- per l’attività politica. Non è un caso che il in Museo. L’Istituto è stato costituito il 24 aprile scismo.Testimoni della nascita del fasci- primo atto veramente rivoluzionario dei 1972

72 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 1.Jacques Sémelin, Senz’armi di fronte a Hitler: la resistenza civile in Europa 1939- 1943, Torino, Sonda, 1993 2.nna Bravo, La resistenza civile tra storia e memoria, In: Anna Lisa Carlotti (cur.), Italia 1939-1945: storia e memoria, Milano, Vita e Pensiero, 1996 3.Anthony Mahianlahti, Amedeo Osti Guerrazzi, Roma occupata 1943-1944: iti- nerari storie e immagini Milano, Il Saggia- tore, 2010, p. 68 4.Lo scrittore Giovanni Guareschi fu un Il Maresciallo Alexander decora i militari del Gruppo di Combattimento “Cremona” (1945) IMI

La memoria di Sergio Zavoli

Gli ultimi istanti di vita di un patriota prima di essere fucilato dalle Brigate Nere (Veneto) Furono gli eventi più terribili più lontano, spinto sulle colline dal garbi- nella vita quotidiana di quegli no, si perse in quel finale di tutto. anni? La piazza assistette senza fiato al don- «La guerra costerà alla mia città dolio dei tre partigiani, la città respirava a cura di n.m. di adozione, Rimini, quasi quat- nel cuore degli assenti, tutto veniva con- trocento bombardamenti. Il di- sumandosi in quella orrenda gratuità del ergio Zavoli, giornalista e scritto- sastro cominciò il 2 novembre ’43, alle male». re, Senatore della Repubblica, è 11.30: un nugolo lucente di quadrimotori, Oggi spesso si sostiene che il nostro stato partigiano. Presidente della risalito l’Adriatico, quando fu all’altezza Paese vive una fase simile a quella del RAI dal 1980 al 1986, nel corso giusta si diresse verso la città scaricando Secondo dopoguerra (crisi economica, della sua lunga e prestigiosa atti- una semina di bombe che caddero d’in- disoccupazione e macerie, anche mora- Svità professionale fu, tra l’altro, ideatore filata sulla spiaggia, il lungomare, i primi li). C’è qualcosa di vero, a suo giudizio, del Processo alla tappa nelle cronache in alberghi, le case, la ferrovia, lasciando in questa analogia? diretta del Giro d’Italia, autore e condut- dietro di sé una riga nera, fumante, che «Forse ci riporta qualcosa di quella di- tore dei programmi Nascita di una ditta- pareva segnasse la via di un cimitero; ma sperazione, ma la storia non si ripete, tura e La notte della Repubblica. Vincitore avvertendoci che dopo altri lutti sarebbe ogni volta è diversa: ricordo la Resisten- del Premio Bancarella per il libro Socia- apparso sulla terra il verde della prima za, i nostri Tre Martiri, il dopoguerra, l’ar- lista di Dio, nel 2011 ha pubblicato Il ra- seminagione. Le nostre case erano diven- rivo della democrazia, della Repubblica, gazzo che io fui, autobiografia che narra tate, via via, un ossario. La luna sembrava dei partiti. E la voglia di farcela. Con una anche la storia del nostro Paese. di gesso. Patria indipendente, una società dinami- Cosa pensò il 10 giugno 1940, quando Il 21 settembre ’44 fu la presa di Rimini». ca, una “speranza ragionata”, che si toc- Mussolini dette l’annuncio dell’entrata Ricorda l’eccidio dei Tre Martiri, vittime cava con le mani. in guerra? I suoi coetanei come reagiro- della violenza nazifascista in città? Anche la “crisi”, a suo modo, ci presen- no? «Fu quando la soldataglia infilò nei cap- terà storie di privazioni, di coraggio, di «Era stato tutto preparato dalla propa- pi la vita di tre ragazzi, scalzi e vestiti del una volontà fondata sulla straordinaria ganda, che ci diceva come dovevamo poco che bastava all’agosto e alla morte. convinzione di consegnare a figli e nipoti, pensare e persino cosa provare. Il regi- Chi si affacciò nella piazza, e vide un ca- cioè a un popolo, il nuovo futuro. I semi me era tutt’uno con la nostra vita, tranne pestro a tre forche, venne respinto e do- stavano già sottoterra, nei solchi scavati quella dei cittadini più ostili e ostinati, vette tornare sui propri passi. dalla pace. una minoranza che tenne in vita l’antifa- La ferocia sarà al culmine quando tre Lentamente l’ANPI tornerà a vivere con i scismo, pagandone il prezzo più alto. La donne non potranno neppure baciare i ragazzi di oggi. “Siamo venuti a chiedervi guerra coinciderà con i miei vent’anni, la piedi già gonfi dei figli. “E il sole portò le se ci prendete. fine della giovinezza». croci nelle lacrime azzurre delle madri”, Potreste chiamarci i partigiani della soli- Della guerra ricorda i bombardamenti? scriverà Guido Nozzoli. Un pianto sempre darietà!”».

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 73 5.Roberto Battaglia, Storia della Resistenza Italiana: 8 settem- bre 1943-25 aprile 1945, Torino, Einaudi, 1964 6.I gourmiers marocchini di etnia berbera, inquadrati nell’e- sercito francese, compirono veri e propri crimini di guerra, come gli stupri di massa, in particolare in Ciociaria, passati alla storia col termine marocchinate, immortalate nel film La Ciociara di Vittorio De Sica. 7.Italo Calvino nella prefazione alla ristampa del 1964 de Il sentiero dei nidi di ragno 8.Franco Fortini, Sere in Valdossola, Venezia, Marsilio, 1985, pp. 24-27

*Fulvia Alidori – ricercatrice, componente del Comitato nazionale ANPI

non configura una situazione nella quale ri” dalla patria. Per vezzo o per cultura, il sentimento patriottico possa fiorire. In- si sentono già europei. Pensano che si vece, è la sconfitta degli oppressori che costruiranno il loro destino di vita nella apre la strada all’affermazione della pa- cornice europea. Qualcuno persino teo- tria. È sempre esagerato parlare di “mor- rizza che una debole identità nazionale te” della patria. È possibile sostenere e un patriottismo culturale più che poli- che in Italia la patria morì non con la resa tico siano due elementi che faciliteranno dell’8 settembre 1943, ma con la prepa- la comparsa e l’affermazione di un euro- razione e promulgazione delle leggi raz- peismo condiviso. Anche se nei sondaggi di gianfranco pasquino * ziali nel 1938. Almeno in parte, la dignità dell’Eurobarometro si nota una crescita omini e donne che vivono sullo e la libertà riconquistate anche dalla Re- delle percentuali di coloro che dichiara- stesso territorio e che agiscono sistenza contribuirono a fare rinascere no di sentirsi anzitutto cittadini europei è seguendo regole e procedure la patria il 25 aprile 1945. Tuttavia, è ec- difficile valutare quanto un debole senso condivise e legittime, soste- cessivo credere che l’affermazione della nazionale e patriottico costituiscano un nendo le stesse istituzioni e ob- democrazia configuri automaticamente reale vantaggio per l’eventuale comparsa Ubedendo alle decisioni prese dalle auto- l’esistenza di una patria condivisa nel- del patriottismo europeo. Anzi, la critica rità da loro elette possono sviluppare un la quale tutti i cittadini si identifichino più frequente indirizzata all’Unione Euro- senso di appartenenza al sistema politico senza esitazioni e senza riserve. Anche in pea e alle sue istituzioni è proprio quel- e di solidarietà fra loro. Appartenenza e democrazia esiste un’ampia sfera di con- la di essere “tecnocratica”, di, per usare solidarietà, qualche volta, persino orgo- senso passivo che difficilmente potrebbe un’espressione retorica, non sapere scal- glio e volontà di proteggere e difendere essere definito patriottismo. Sappiamo dare i cuori. Il patriottismo europeo non il territorio e le istituzioni, caratterizzano che l’orgoglio nazionale italiano non si è e non può essere un patriottismo costi- il patriottismo. Troppo spesso, però, il pa- orienta a simboli (bandiera, inno) e ad tuzionale di una Costituzione che non c’è triottismo, in special modo, in Europa, è avvenimenti politici (il Risorgimento, la e che è destinata a cambiare nel tempo. degenerato in nazionalismo. L’orgoglio Resistenza) condivisi. D’altronde, né il Può, tuttavia, essere un patriottismo in dell’appartenenza a una patria non deve Risorgimento né la Resistenza furono fe- senso molto lato di tipo culturale con ri- significare superiorità rispetto alle patrie nomeni “nazionali”. Furono contrastati, ferimento all’immenso contributo che gli altrui, ma, spesso, più correttamente, si- coinvolsero frazioni limitate degli italia- europei hanno dato alla cultura in tutte gnifica diversità e specificità da apprez- ni, rimangono tuttora controversi. In Italia le sue manifestazioni: arti, musica, lette- zare, da valorizzare, da diffondere, per- è anche molto difficile parlare di “patriot- ratura. Può, infine, essere proprio quel sino da amare. La patria non dovrebbe tismo Costituzionale”, più un’elaborazio- patriottismo della democrazia, dei diritti, comunque mai stare al disopra di tutti i ne ideologica che una concezione reali- della pace e della giustizia sociale che sentimenti. L’espressione di Cicerone stica di appartenenza e solidarietà. L’es- sono presenti in Europa molto più che “ubi patria ubi libertas” può essere effi- sere italiani, rivelano non poche ricerche, in qualsiasi altro continente, in qualsiasi cacemente rovesciata: “ubi libertas ubi per i più significa, da un lato, sentirsi i altra zona del mondo. “Ubi Europa ibi li- patria”. Anche se contiene un embrione discendenti della grande cultura da Dan- bertas”. di cosmopolitismo, il rovesciamento non te a Leonardo, da Michelangelo a Verdi; *Politologo e politico italiano porta necessariamente all’abbandono dall’altro, identificarsi con il Bel Paese, lo della patria, ma alla ricerca delle mo- splendore della sua natura e dei suoi mo- Riferimenti bibliografici dalità con le quali è possibile costruire numenti. Dunque, il senso italiano della George Kateb: Patriotism and other e mantenere la libertà nel territorio del patria rimane debole e assolutamente mistakes, New Haven-London, Yale quale si è cittadini. Solo in casi estremi poco politico. Per molti concittadini la University Press, 2006 la ricerca della libertà può spingere all’e- patria appare semplicemente irrilevante Maurizio Viroli: Per amore della patria. silio (operoso). L’accettazione passiva, nella loro vita quotidiana, nelle loro at- Patriottismo e nazionalismo nella sto- magari imposta da oppressione e repres- tività e aspirazioni. Altri italiani, soprat- ria d’Italia, Roma-Bari, Laterza, 1995 sione, di regole, procedure e istituzioni tutto le generazioni più giovani, stanno Walter Barberis: Il bisogno di patria, che nulla hanno a che fare con la libertà crescendo, in una pluralità di modi, “fuo- Torino, Einaudi, 2004 e 2010

74 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 e operazioni militari del luglio 1943 rappresentarono un punto di svolta no- dale delle vicende italiane durante la seconda guerra mondiale. Lo sbarco angloamericano in Sicilia del L10 luglio 1943 ed il successivo grande bombar- damento di Roma del 19 luglio determinarono l’accelerazione politica decisiva alla caduta del fascismo che chiudeva la sua parabola con la deliberazione del Gran Consiglio del 25 luglio che destituiva Mussolini affidando la guida del governo a Pietro Badoglio. L’8 settembre successivo, l’annuncio del firma-

di mantenere aperto il processo demo- cratico. (…). La ideologia antifascista non può ridursi ad una posizione morale di ripulsa del fa- scismo, ma impone un pronunciamento, una critica puntuale sullo stato della de- vivace polemica nei comitati di liberazio- mocrazia, sui guasti della società italiana, ne; c’era chi sosteneva che il massimo di proprio perché antifascismo, democrazia, unità richiedeva l’esigenza che i lavora- Costituzione rappresentano i grandi pila- tori non portassero avanti le loro rivendi- stri di uno stato moderno. Ecco perché la uali siano le caratteristiche pecu- cazioni nelle fabbriche e nelle campagne. strategia dell’antifascismo si deve rinno- liari della resistenza italiana con- Ed invece fu proprio questo uno degli in- vare ed arricchire con il contributo auto- Qnesse con lo sviluppo e le lotte dirizzi più originali che servì a dare slan- nomo delle forze più vive della società e democratiche attuali sono ben note. Ne cio a tutto il movimento di liberazione sia delle nuove generazioni. * ricorderò solo alcune, non tanto per me- per gli obiettivi più generali che poneva *Da Patria Indipendente n. 13 del 27 luglio moria, ma perché ricche di insegnamenti. sia per le conquiste economiche e sociali 1975 Innanzi tutto la stretta connessione fra il nei posti di lavoro, pur in un periodo così fronte combattente partigiano e militare duro. Infine non possiamo dimenticare la e quello civile ha rappresentato una delle strategia di fondo che ha unito le diverse esperienze più singolari della Resistenza forze politiche per dirigere e unificare il italiana. Questa guerra di popolo non movimento nelle sue componenti par- l nostro appello è per batterci insieme può essere sottovalutata né distorta da tigiane e militari per distruggere le basi perché non sia compromesso il bene chiunque voglia oggi impostare in modo del nazismo e quelle politico-militari Iprezioso rappresentato dai grandi prin- moderno la difesa nazionale nelle sue della repubblica sociale italiana. Essen- cìpi di democrazia e di progresso della linee fondamentali tenendo conto della ziale appunto è che con questa somma di nostra Costituzione repubblicana. Princì- somma di esperienze di allora. L’altro mo- valori e di esperienze si è sempre di più pi e contenuti che oggi sono quotidiana- mento di estremo interesse è rappresen- consolidata l’immensa forza rinnovatrice, mente a rischio. tato dalla connessione fra la lotta armata con una grande tensione ideale e morale, Il nostro appello è per batterci insieme in e le rivendicazioni politiche, economiche la partecipazione e la combattività delle difesa del diritto al lavoro, bene nel quale e sociali. Quella scelta fu al centro di una forze popolari sicché anche negli anni si sintetizza per larga parte la dignità di della guerra vita delle donne e degli uomini. Il fatto fredda e della che migliaia di posti di lavoro siano oggi restaurazione in forse costituisce un ulteriore e inaccet- Arrigo Boldrini: «Durante la capitalistica, tabile attentato alla Costituzione della quando tutte Repubblica. Resistenza ci battemmo per le speranze Il nostro appello è per batterci insieme la libertà di tutti: la nostra, della Resi- in nome di quel bene incommensurabile, quella di chi non partecipa- stenza sem- universale, patrimonio di quanti vivono bravano tra- su questa terra, che è la pace. (…) va, quella di chi era contro». volte, è stata Siamo più che mai convinti – contro ogni Boldrini (Bulow), fu coman- la lotta che ha revisionismo strumentale – che Resisten- permesso alle za e democrazia siano una cosa sola e che dante della 28ª Brigata Gari- forze politi- la parola Resistenza, se svuotata di quei baldi “Mario Gordini” e Presi- che, sindacali, contenuti di libertà, di lavoro, di pace, sa- antifasciste e rebbe come un guscio vuoto. dente nazionale dell’ANPI dal partigiane più Ma non è un guscio vuoto la Resisten- 1947 fino al 2006 conseguenti za, non siamo gusci vuoti noi, compagni

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 75 to armistizio con gli Alleati collocava, come cobellige- data l’estensione territoriale, il numero di abitanti e rante, l’Italia nello schieramento bellico avverso all’ex una durata nel tempo non effimera. Le “repubbliche” – alleato nazista che occupava con le sue truppe oltre circa una ventina – erano caratterizzate da forme di au- metà del paese. A Roma dall’8 all’11 settembre si com- togoverno improntate a princìpi di libertà, uguaglianza, batteva per le strade della città la prima battaglia della solidarietà, giustizia sociale e buona amministrazione. resistenza italiana contro l’esercito tedesco. Con lo sbarco Alleato ad Anzio-Nettuno del 22 genna- Iniziava così la composizione delle forze militari parti- io 1944 e la caduta della linea Gustav del 18 maggio giane e la Guerra di Liberazione Nazionale, mentre con la fine della guerra in Italia, ed in particolare la libe- la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso il 12 settem- razione di Roma, sembrò imminente ma in realtà per bre prendeva forma lo stato collaborazionista di Salò. l’ingresso delle truppe anglo-americane nella capitale In particolare nel 1944 intere porzioni di territorio ve- si dovrà attendere il 4 giugno 1944. In settembre Firen- nivano via via occupate dai partigiani; in alcuni casi tali ze veniva liberata e dopo il durissimo inverno ’44-’45 “zone libere” si costituivano in “repubbliche partigiane” caratterizzato dal Proclama Alexander, che chiedeva la

partigiani, consapevoli – come ha scritto Ed il 2 giugno 1946 il popolo scelse la Re- passando i controlli con rischio della vita. Primo Levi in quella splendida poesia in- pubblica. (…) Queste donne sono state resistenti sen- titolata appunto “Partigia” – che «Per noi L’atto di nascita della Repubblica è quindi za saperlo, quando hanno difeso le loro non c’è congedo» e che abbiamo ancora chiaramente antifascista. Perciò la Costi- case, i loro paesi dalla furia distruttrice, un dovere da assolvere. * tuzione italiana ha una chiara ispirazione quando hanno impedito che gli impianti * Da Patria Indipendente n. 10 del 17 novembre antifascista e considera reato ricostituire delle nostre fabbriche venissero portati 2002 in Italia, sotto qualsiasi camuffamento, un in Germania. partito fascista. * Di tutte queste donne non conosciamo il * Da Patria Indipendente n. 9/10 del 27 maggio volto, il numero. 1973 Ma è certo che questa partecipazione delle donne in massa alla Resistenza ha segnato il loro ingresso nella vita politica e ha dato loro il diritto di rimanervi, dopo a Repubblica italiana è una repubbli- la Liberazione, per costruire nella demo- ca antifascista. Il suo carattere anti- crazia la nuova Italia. * Lfascista dipende dal modo della sua * Da Patria Indipendente n. 6/7 del 9 aprile formazione e delle forze che ne hanno a scelta si poneva in termini dram- 1978 permesso la fondazione. matici, quelli appunto di un Paese di- La Repubblica è la conclusione della lun- Lstrutto nelle sue radici morali, sociali ga lotta antifascista, iniziata nel giorno ed economiche, da quando un dittatore stesso dell’avvento del fascismo al po- aveva deciso per tutti. Occorreva inco- tere, quando fu la volontà del re Vittorio minciare a decidere, ognuno dove era, Emanuele III ad impedire la proclamazio- perché così più non fosse. Non era chiaro ne dello stato d’assedio, già deciso dal allora, almeno per i più giovani, per qua- Consiglio dei Ministri, ed a lasciare libera le Paese, per quale modello di Stato, per la strada alle squadre fasciste. Il 28 otto- quale ideologia ci si dovesse impegnare: bre 1922 fu stretto un patto scellerato tra la prima ed essenziale scelta era quella di monarchia e fascismo. Il 25 luglio 1943, esserci. E per la prima volta nella storia quando il fascismo aveva condotto l’Italia italiana; anche le donne furono presenti. alla guerra, alla sconfitta, all’invasione, Presero le armi, nelle formazioni partigia- alla catastrofe, il re traditore si illuse, con ne, furono staffette, rifornirono di viveri i una manovra di sganciamento dell’ultima combattenti rifugiati nelle montagne. ora, di separare le sorti della monarchia Centinaia di esse furono torturate, tru- da quelle del regime. Ma la manovra fallì. cidate e di esse tutti noi conserviamo la Le divisioni tattiche tra le forze antifasci- memoria. Altre sono ancora in mezzo a ste sulla pregiudiziale repubblicana, non noi e portano sul loro corpo i segni della impedirono quella unità della Resistenza violenza subita. che era fondata sull’impegno di riservare Ma quante altre, oltre le combattenti, alla volontà sovrana del popolo la scelta sono state con la Resistenza? istituzionale. Ecco io oggi voglio parlare soprattutto Con un miracolo di accortezza e senso di di queste donne, sconosciute, che hanno responsabilità, le forze raccolte nel CLN eretto intorno ai combattenti una difesa, seppero mantenere, malgrado le pres- ospitandoli fuggiaschi, nelle loro case sioni cui furono sottoposte, l’impegno senza chiedere nulla, medicando le loro assunto di portare il popolo italiano alle ferite perché i nazi-fascisti mai li pren- elezioni della Costituente ed al voto del dessero, garantendo la loro sopravviven- referendum istituzionale. za con viveri portati a spalla, in bicicletta,

76 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 26 aprile 1945 – Il partigiano Sandro Pertini, indimenticato Presidente della Repubblica, parla ai partigiani riuniti in piazza Duomo a Milano

lettere, documento di profondo costume e di civiltà. * * Da Patria Indipendente n. 6/7 del 20 aprile hi ha partecipato alla lotta ricorde- 1975 rà, al pari di me, come fosse nato Cuno spirito nuovo che fu l’effettivo cemento per cui uomini di diverse pro- venienze si sentirono uniti non soltanto nella lotta contro il nemico ma anche nell’aspirazione di creare un mondo mi- un dannoso errore ridurre la Resi- gliore. stenza e la lotta di Liberazione a un Il coraggio della verità, il senso dell’o- Èisolato episodio della recente storia nestà e della lealtà, l’affermazione della italiana. È una continuità politica di senso personalità e la comprensione umana e di valore nazionale che deve essere ri- verso chi soffre erano profondamente vendicata. Il 25 aprile non ne è evidente- sentiti in quei tempi di miseria quando mente il termine. Sulla linea della stessa non si lottava per il benessere, ma per un spinta liberatrice si arriva alla Consulta, alto ideale di solidarietà umana. ed infine alla Costituzione. Un’analisi Sono i sentimenti più nobili, che vengono dei principi e delle strutture istituzionali Angelo Prati a 12 anni si ag- nell’animo nei momenti più drammatici adottate ci riporta da lontano alla elabo- gregò alla 62ª quando tutto diventa estremamente in- razione di idee rinnovatrici generate dal- Brigata Garibal- certo e una forza più grande di ciascuno la lunga battaglia contro il fascismo. di, che operava ci fa sentire soli di fronte alla verità, di Questa discendenza dà una sua particola- in Val d’Arda fronte all’eternità. re impronta alla lotta contro il fascismo. (Piacenza). Noi abbiamo provato quei momenti sui Deve dargli cioè non il timbro di un par- Col nome monti e abbiamo visto tanti nostri com- tito, ma il timbro della Costituzione, cioè di battaglia pagni seviziati, fucilati, impiccati per le una impronta nazionale. * “Topolino”, fu staffetta strade o nei sentieri; li abbiamo visti se- * Da Patria Indipendente n. 6/7 del 20 aprile intelligente e reni di fronte alla morte e abbiamo le loro 1975 temeraria

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 77 sospensione delle azioni partigiane annunciando l’ar- costruzione di un nuovo Stato democratico dalle ca- resto delle attività belliche delle truppe alleate, la risa- ratteristiche mai avute prima nella vicenda nazionale lita degli eserciti anglo-americani (accolti in festa dalle italiana. città liberate dai partigiani a Bologna, Genova, Torino o L’eredità della Resistenza in Italia pose al centro le Milano) nella primavera del 1945 annunciava la Libe- grandi questioni della modernità, dalla costruzione di razione d’Italia e la fine della guerra. Successivamente un sistema democratico a suffragio universale e com- il 25 aprile, giorno della liberazione di Milano, divenne pletamente rappresentativo alla formazione della cit- la data simbolica del riscatto nazionale. tadinanza come misura di partecipazione delle masse alla vita pubblica; dalla questione istituzionale, sciolta Nell’immediato secondo dopoguerra l’eredità storica, dal referendum monarchia-Repubblica del 2 giugno politica e sociale della Guerra di Liberazione nazionale 1946, alla scrittura di una Costituzione intesa come rappresentò il nesso in grado di connettere la straordi- patto riconosciuto dalle diverse classi sociali e dai par- narietà degli eventi 1943-1945 con la prospettiva della titi antifascisti del Comitato di Liberazione Nazionale

anche contro i poteri altre patrie, non è più una Patria libera, degli Staterelli in cui no?». regnavano sovrani, Anche la coralità di partecipazione al Ri- duchi, principi. In sorgimento e alla Resistenza può essere nome di un ideale equiparata? che racchiudeva in sé tre elementi: l’in- «Esattamente, tutte le classi sociali han- dipendenza dallo no collaborato sia alle guerre d’indipen- straniero, l’unità del denza sia alla lotta di Liberazione. Dagli Paese e la libertà in- studenti universitari di Torino nel 1821, ai terna». sacerdoti liberali nell’Italia meridionale e centrale, agli artigiani, ai commercianti, ai Lotta contro l’occu- contadini, dalla borghesia liberale fino a pazione da parte di settori dell’aristocrazia. Lo stesso duran- a cura di n.m. un esercito stranie- te la Resistenza. Però nei manuali di Sto- ro, lotta per la li- ria questo non sempre viene detto con ucio Villari, storico e saggista, già bertà, riunificazione assoluta chiarezza e precisione. La scuola docente universitario, è autore di di un Paese diviso: ritroviamo le stesse non fa molto per insegnare e ricordare numerosissime pubblicazioni. Ha battaglie nel biennio della Resistenza queste cose. Le forze politiche, poi, non dedicato gran parte della sua attivi- 1943-’45? fanno nulla». tà a studiare le vicende italiane ed Leuropee dal punto di vista sociale e politi- «Sì, è evidente che la Resistenza ha con- Qual è stata l’importanza del richiamo co, economico e ideale, del periodo che va tenuto gli stessi elementi che avevano ideale del Risorgimento su chi ha preso dal Settecento al Novecento. contraddistinto il Risorgimento. Perché parte alla Resistenza? è stata condotta contro i tedeschi e per Professor Villari cosa è stato il Risorgi- liberarsi dal fascismo. E in nome dell’u- «Gran parte del movimento partigiano si mento e quali classi sociali hanno par- nità dell’Italia. Il movimento resistenzia- ritrovava, per esempio, nelle Brigate Ga- tecipato e concorso al processo di Unità le, infatti, si è concentrato soprattutto ribaldi. d’Italia? Ci sono popolazioni e territori al Centronord perché lì si è prolungata E l’Eroe dei due mondi è stato senz’altro che hanno contribuito più di altri? l’occupazione nazifascista. Ma questo una figura di richiamo, sin dall’esperienza non ha comportato una divisione d’in- degli italiani volontari nella guerra civile «Spesso si afferma che il Risorgimento tenti. Tutti gli italiani, del Nord e del Sud, spagnola. Però nella Resistenza c’erano è stato un’operazione politico-militare, hanno combattuto sempre e comunque tutti, anche i cattolici, i liberali, i monar- ideologica e culturale che ha investito in nome della libertà del nostro Paese. chici. soltanto fasce minoritarie del nostro Pa- Quindi, fra Risorgimento e Resistenza c’è Risorgimento e Resistenza sono due ese, un’èlite di liberali e anche democra- una contiguità di valori assolutamente eventi storici di grande valore simbolico tici, con l’apporto dell’azione garibaldina. ineccepibile sul piano della ricostruzione perché rappresentano gli ideali di tutti gli Non è vero. Tutti gli eventi fondamentali storica. L’Italia nell’Ottocento era spacca- italiani». che hanno portato all’Unità d’Italia, at- ta in sette parti, immaginate, sette Stati. traverso insurrezioni, rivolte, rivoluzioni Nonostante ciò si è mantenuto vivo l’ide- Il ruolo dei giovani, in entrambe le espe- locali o regionali, ribellioni di vario tipo, ale dell’unità. E nella Resistenza la stessa rienze, è stato determinante? hanno visto la partecipazione di tutte le cosa: spaccata in due ma con spirito uni- classi sociali e in ogni regione, dal Pie- tario. «Nel mio libro Bella e perduta. L’Italia monte alla Sicilia. I ceti cosiddetti popo- È l’idea di Patria, un’idea che esige l’iden- del Risorgimento ho colto proprio que- lari hanno avuto parte attiva nelle lotte tificazione in uno spirito nazionale. Non sto dato: il Risorgimento è stato fatto in di liberazione nazionale, combattendo si può avere un’idea di Patria se non si ha grandissima parte, al 90 per cento, dai per l’indipendenza dallo straniero ma una Patria. Se la Patria è controllata da giovani.

78 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 investiti del ruolo di corpi intermedi di rappresentanza masse cattoliche, socialiste e comuniste rendendo pos- di istanze collettive, organizzazione del consenso, al- sibile, attraverso il recupero di ciò che era stata l’espe- fabetizzazione alla politica democratica, ricostruzione rienza resistenziale, l’avvio di un complesso processo economico-sociale e morale del Paese. di nazionalizzazione delle masse popolari che rendeva In Italia questo lungo e complesso processo caratteriz- per la prima volta partecipe alla costruzione dello Sta- zò in modo molto diverso il secondo dopoguerra 1945- to la classe operaia ed il proletariato industriale urba- 1948, culminato con l’entrata in vigore della Costitu- no e contadino. zione, dal primo dopoguerra 1918-1922, conclusosi con In quest’ottica la rottura storica intervenuta grazie alla l’avvento del fascismo. Guerra di Liberazione ed al protagonismo nel suo seno Il concorso unitario dei partiti Dc, Pci, Psiup (come si delle classi subalterne, e di quella operaia su tutte, mo- denominò il Psi dal 1943 al 1947) alla costruzione del dificò strategicamente il rapporto di relazione tra mo- nuovo Stato determinò la convergenza strategica sul vimento operaio e contadino e Stato. terreno della democrazia costituzionale delle grandi La Grande Guerra del 1915-1918 e lo stesso secondo

È stato frutto, quindi, di un impulso gio- E pure nel Risorgimento gli esempi fem- ni e dei movimenti democratici: puntava- vanile, forte, audace, coraggioso. Sia nel minili ci sono stati, eh…». no anche sull’importanza dei lavoratori. E Risorgimento che nella Resistenza c’e- Nella Costituzione italiana del 1948 la quando Mazzini scrisse I doveri dell’uomo rano i capi, naturalmente, che avevano parola “Italia” viene scritta soltanto due lo dedicò agli operai d’Italia. una certa età, ma anche il movimento di volte, a proposito di lavoro e a proposito E per quanto riguarda la pace… Beh, Gari- liberazione nazionale del ’43-’45 è ispi- di pace. Sono due ideali vissuti da chi ha baldi era un fautore della pace universale rato e sorretto dall’impeto delle giovani partecipato sia al Risorgimento, sia alla e, dopo l’Unità, è stato uno dei massimi generazioni: uomini e donne, ragazze e lotta di Liberazione? esponenti del movimento pacifista euro- ragazzi. «Certo. Basta pensare all’opera di Mazzi- peo».

ministrazione e le esigenze della difesa. Quindi furono creati i CLN in ogni comu- ne, con un obiettivo: organizzare le ele- zioni, che avvennero adottando quasi sempre, per volontà popolare, il sistema vigente nelle latterie sociali: il voto per capifamiglia. La sfida democratica della repubblica partigiana che Non era l’ideale, perché spesso gli an- ziani non sono veicolo di rinnovamento; comprendeva l’Alto Friuli permise però l’accesso al voto a molte di flavio fabbroni * donne, i cui mariti erano o prigionieri di guerra o nei lager tedeschi. a Repubblica partigiana della Car- avanzati, però creò anche problemi gra- Nei Comuni ci fu dunque un doppio pote- nia e dell’Alto Friuli raggiunse vi sul piano dei rifornimenti, come si dirà re, CLN e Giunte, motivato dalla necessi- nell’estate 1944 un’estensione di più avanti. tà di un controllo politico: nei paesi non 2.580 kmq, con una popolazione di I dirigenti della Resistenza friulana com- molti potevano avere capacità ammini- circa 90.000 abitanti e 38 comuni presero l’importanza dell’occasione, e strative, esisteva il rischio che la fiducia Lliberati interamente, 7 parzialmente. affluirono nella zona accanto agli antifa- degli elettori cadesse su gente troppo Comprendeva, oltre alla Carnia, ampie scisti locali, consapevoli che quello era compromessa col regime. zone nelle Prealpi pordenonesi e scon- il banco di prova della nuova classe diri- Poi, attraverso una fase intermedia (la finava anche nella provincia di Belluno, gente. creazione di CLN di vallata e Carnico) si con Lorenzago e Sappada. Era un’isola di La sfida era portare la democrazia tra po- giunse alla Giunta di Governo (CLNZL – libertà affondata nel Terzo Reich, colloca- vera gente di montagna, però non priva di Comitato di Liberazione Nazionale Zona ta com’era nelle zone d’operazioni Litora- memorie: l’attitudine alla cooperazione Libera), che si riunì la prima volta ad Am- le Adriatico e Prealpi, di fatto annesse dai (la prima latteria sociale in Italia fu costi- pezzo il 26 settembre. nazisti, e confinando a nord con l’Austria. tuita a Forni Avoltri nel 1881) e quel certo Accanto ai rappresentanti dei 5 partiti, Non minacciava vie di comunicazione cosmopolitismo legato all’emigrazione erano ammessi anche quelli delle orga- strategiche, come successe all’altra zona stagionale, tipica del luogo. nizzazioni di massa, con voto deliberativo libera friulana, quella del Friuli Orientale, L’esperimento si basò su una premessa solo sulle decisioni che li coinvolgevano. che ebbe per questo un profilo marcata- fondamentale: la separazione netta tra I principali provvedimenti emanati dalla mente militare; quindi per il momento i potere politico e militare; un partigiano giunta di governo furono: tedeschi si limitarono ad isolarla come si dell’Osoppo e uno della Garibaldi erano apertura delle scuole, con revisione dei fa con una pericolosa infezione. presenti in tutti gli organismi politici, ma testi scolastici ed epurazione degli inse- Ciò permise esperimenti di democrazia solo come elementi di raccordo tra l’am- gnanti più coinvolti col fascismo;

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 79 Zona libera del Friuli Orientale, agosto 1944. Una missione militare inglese con alcuni partigiani italiani abolizione di tutte le tasse e imposte so- Le Giunte comunali compilarono un elen- alla fine della Repubblica e all’occupazio- stituite da un’imposta straordinaria e co di donne, partendo dalle famiglie più ne cosacca. Ma questa è un’altra storia. progressiva sul patrimonio; bisognose. istituzione del Tribunale del popolo, gra- Per chi non era in grado, ci pensava la *dell’Istituto Friulano per la Storia tuità della giustizia, abolizione della Giunta reclutando volontarie. del Movimento di Liberazione pena di morte per i reati comuni; Tutte le donne della lista si recavano a proibizione del taglio dei boschi eccetto turno con mezzi di fortuna a Meduno che per l’approvvigionamento familiare (ultimo paese della zona libera) da dove Riferimenti bibliografici di legna da ardere. Fu proposta la crea- con speciale lasciapassare scendevano di zione di un corpo di guardie forestali co- notte ai centri di raccolta in pianura. Giannino Angeli, Natalino Candotti, munali. Lì l’intendenza “Montes” cedeva il quan- Carnia libera. La repubblica partigiana titativo di grano a ognuna di esse asse- del Friuli, Udine, IFSML, 1971 Il problema dell’approvvigionamento gnato al prezzo di L. 4,50 il Kg. e provve- La Repubblica partigiana della Car- deva al loro vitto ed alloggio. Il ritorno nia e del Friuli Atti del Convegno. Tol- Il problema era tragico: alla povertà tra- fino a Meduno veniva effettuato pure di mezzo, settembre 1984, pubblicati in dizionale della montagna si aggiungeva notte su carri agricoli per strade secon- “Storia contemporanea in Friuli” n.15, il blocco operato dai nazisti su prodotti darie. 1984, Rivista annuale dell’Istituto alimentari, stipendi, pensioni, anche il A Meduno si controllavano i quantitativi friulano per la Storia del Movimento denaro per le banche. prelevati e poi il grano veniva fatto pro- di Liberazione di Udine. Molti premevano affinché si arrivasse a seguire sui camion ai paesi di destinazio- La Repubblica partigiana della Carnia uno scambio cibo-legna da ardere con la ne. e dell’Alto Friuli. Una lotta per la liber- pianura; e qualche volta fu fatto. Ma nei L’organizzazione dell’operazione fu affi- tà e la democrazia, Bologna, Il Mulino, CLN il partito comunista si opponeva, e data ai Gruppi di Difesa della Donna. 2013 (Atti del Convegno “1944. Una offrì una soluzione. La gran parte dei decreti non ebbe il lotta per la libertà e la democrazia. La tempo di vedere una loro applicazione. Repubblica partigiana della Carnia e Come l’Intendenza partigiana della pia- Quando il CLNZL si riunì per l’ultima vol- dell’Alto Friuli nel contesto italiano nura fece affluire in 15 giorni 5000 quin- ta, il 10 ottobre del 1944, era già in atto ed europeo”, Udine – Ampezzo, 23-24 tali di grano nella ZL la grande offensiva che avrebbe portato settembre 2011).

80 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 Ettore Tibaldi, Presidente della Repubblica dell’Ossola, e Gisella Floreanini, commissario di governo con “delega all’assistenza e ai rapporti con le organizzazioni popolari”

Provvisoria di Governo) e poi Presiden- te dell’Assemblea costituente, Piero Malvestiti, futuro ministro dei Trasporti, dell’Industria e vicepresidente della CEE (Comunità Economica Europea), Cipria- no Facchinetti, in seguito ministro della Guerra con Alcide De Gasperi, ma anche Sindacati, commissioni interne e nessuna violenza Corrado Bonfantini e Gian Carlo Pajetta tutti poi deputati alla Costituente. al confine con la Svizzera Questi nomi danno la misura di come la di pier antonio ragozza * “Repubblica dell’Ossola” non sia stata un prodotto esclusivamente locale, ma una li Alleati l’avevano definita mi” e le “Garibaldi”. Contro le formazioni realtà che è patrimonio di tutto un Paese “una capocchia di spillo” nel partigiane, sempre più attive in Ossola – e con un respiro europeo. quadro strategico dei fronti eu- zona strategica perché prossima al confi- Dentro alla “capocchia di spillo” i respon- ropei, per l’Italia – come recita ne svizzero, con industrie e impianti idro- sabili del piccolo governo affrontarono la motivazione della Medaglia elettrici, attraversata pure dalla ferrovia una vasta mole di lavoro che, non limitan- Gd’Oro al Valor Militare concessale – il “... internazionale del Sempione – vennero dosi alla risoluzione dei problemi contin- primo lembo di territorio alle frontiere, lanciati attacchi e rastrellamenti, come genti, spaziava fino a toccare argomenti costituitasi in libero reggimento di popo- quello del giugno 1944 che interessò e settori di rilevanza nazionali, proiettati lo...”, per la storia è divenuta la “Repub- la Val Grande, area oggi Parco naziona- nel futuro dell’Italia liberata. blica dell’Ossola”. le, con obiettivo principale la Divisione L’attività della GPG – che tramite la Sviz- Nata non per caso, ma tappa significativa “Valdossola”. zera ebbe contatti quasi diretti con il di un percorso iniziato dopo l’armistizio Nonostante il colpo subito, la Resistenza Comitato di Liberazione Nazionale Alta dell’8 settembre 1943, quando anche qui ossolana ricominciò ben presto a contra- Italia (CLNAI), con Roma e con gli Alleati si formarono le prime bande partigiane, stare il nemico e il 9 settembre 1944 fu – destò l’attenzione di stampa ed opinio- opponendosi alle forze tedesche di oc- liberata Domodossola, centro principale ne pubblica internazionale ed ancor oggi cupazione e poi anche a quelle fasciste della zona, dando vita a quella che solo è ricordata per lo spirito democratico e della Repubblica Sociale Italiana. successivamente è stata denominata “Re- profondamente legalitario che la carat- Agli inizi della Resistenza vi fu l’insur- pubblica dell’Ossola”. terizzò. rezione di Villadossola dell’8 novembre Dionigi Superti, comandante della “Val- L’Ossola libera visse quaranta giorni di 1943, una delle prime sollevazioni po- dossola” formazione che insieme con la democrazia intensa, quasi una prova ge- polari in Italia, duramente soffocata dai “Valtoce” e la “Piave” avevano costretto nerale del futuro Stato italiano, retta da nazifascisti. alla resa il presidio, ordinò anche a nome persone di buon senso animate da ideo- Pochi mesi dopo, il 13 febbraio 1944, delle altre formazioni la costituzione di logie diverse e appartenenti a partiti dif- ebbe luogo a Megolo la battaglia in cui una giunta di governo per l’amministra- ferenti, ma che lavorarono insieme per il cadde con altri partigiani anche il capita- zione del territorio liberato, designando- bene della collettività, senza inutili anta- no Filippo Maria Beltrami, uno degli ini- ne pure i membri sotto la presidenza del gonismi.In mezzo ad un conflitto tremen- ziatori della lotta nell’alto novarese. medico antifascista Ettore Tibaldi, stante do, i rettori della “Repubblica dell’Ossola” Dal maggio 1944 salirono in montagna i l’assenza di un CLN locale. seppero evitare inutili violenze, senza giovani che non avevano risposto ai ban- Dalla vicina Confederazione Elvetica mai far prevalere la forza delle armi, né di della RSI, rafforzando le formazioni arrivarono in Ossola numerosi fuoriu- ricorrere alla pena di morte. operanti in zona, tra le quali la “Valdos- sciti antifascisti italiani, tra cui Umberto Dopo oltre un ventennio di repressione e sola”, la “Valtoce”, la “Piave”, la “Beltra- Terracini, segretario della GPG (Giunta di inquadramento nelle istituzioni corpo-

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 81 conflitto mondiale fino al 1943 erano stati vissuti dalle delle masse popolari e dunque il loro pieno ricono- masse popolari come eventi drammatici subiti a causa scimento politico e sociale rispetto al contributo dato delle scelte delle classi dirigenti europee ed avevano nella lotta contro l’esercito tedesco e contro il fascismo acuito il senso di estraneità, refrattarietà e conflittua- di Salò, erede del ventennale regime mussoliniano. In lità interna delle classi subalterne rispetto alle istitu- questo senso emblematica sarà, nell’ottica della fun- zioni dello Stato. zione nazionale generale riconosciuta ed interpretata La Resistenza 1943-1945, con la formazione di un eser- dalla classe operaia, la difesa degli impianti e delle cito partigiano volontario, con il sostegno aperto della fabbriche dalle distruzioni tedesche durante la ritirata classe operaia e del proletariato industriale-contadino del 1945. del centro-nord Italia, nonché con la progressiva affer- Su questo nuovo piano storico si determinò un nodale mazione del ruolo di rappresentanza dei partiti antifa- punto di sintesi tra le diverse istanze presenti all’inter- scisti, rovesciava questa dinamica, collocando al centro no del movimento partigiano attraversato da linee po- della rifondazione dello Stato il concorso partecipato litiche, sociali, culturali ed identitarie proprie delle “tre

rative fasciste risorsero i sindacati liberi, Composizione della Giunta Provvisoria 11: Ultima seduta a Palazzo di Città di Do- nelle fabbriche furono elette le Commis- di Governo modossola della GPG. sioni interne e vennero pure costituite le 15: Nella notte fra il 15 ed il 16, la Giun- Camere del Lavoro a Domodossola e Vil- Presidente Ettore Tibaldi (Rapporti con ta Provvisoria di Governo si riunisce per ladossola. Nel periodo della prima libe- l’estero - Collegamento con il CLN – Giu- l’ultima volta in territorio italiano quasi al razione dell’Ossola, la ritrovata libertà si stizia e inizialmente Stampa). Commis- completo (sette membri su nove) a Ponte manifestò anche con un vivace sviluppo sari: Giorgio Ballarini (Servizi Pubblici di Formazza, attribuendo i pieni poteri al della stampa e sia la GPG, che le forma- - Trasporti - Lavoro); Alberto Nobili (Fi- presidente della stessa Tibaldi. zioni partigiane e pure i partiti pubblica- nanze - Economia - Alimentazione); Don 23: Presidente e Segretario generale del- rono diversi giornali. A Domodossola e Luigi Zoppetti (Istruzione - Igiene - Culto la GPG varcano il confine svizzero al Pas- nei vari Comuni si costituirono i Comitati - Beneficenza) poi sostituito da don Gau- so di San Giacomo. Dopo sei settimane si di Liberazione Nazionale locali, nonché denzio Cabalà; Giacomo Roberti (Polizia conclude l’esperienza. giunte comunali che si sostituivano ai Po- e Personale) poi sostituito da Oreste Fi- destà nominati dalla RSI, per una gestio- lopanti pseudonimo di ; Riferimenti bibliografici ne democratica delle singole comunità. Severino Cristofoli (Amministrazione Con una massiccia offensiva nazifascista, della zona); Mario Bandini (Collegamento AA.VV - La Repubblica dell’Ossola set- nella seconda metà di ottobre del 1944 con l’Autorità militare e successivamen- tembre-ottobre 1944 - Comune di Do- l’Ossola venne rioccupata, così la Giunta te anche Stampa) pseudonimo di Mario modossola - Domodossola 1984 quasi al completo, numerosi partigiani e Bonfantini; Luigi Mari (Affari tributari e (a cura di) - Ne valeva la gran parte della popolazione ripararono finanziari) pseudonimo di Natale Menotti; pena - FIAP/M&B Publishing - Milano oltre il confine svizzero, inseguiti fino Amelia Valli (Assistenza e Collegamento 1997 all’ultimo dagli attaccanti. con le organizzazioni di massa) pseudoni- Mauro Begozzi – Il signore dei ribelli - La definitiva liberazione dell’Ossola – mo di Gisella Floreanini. ISRN - Anzola d’Ossola, 1991 quando dai Garibaldini venne anche sal- Hubertus Bergwitz - Una libera Repub- vato il tunnel del Sempione che i tede- Cronologia della Repubblica dell’Ossola blica nell’Ossola partigiana - Feltrinelli schi stavano per minare – ebbe luogo il Settembre 1944 - Milano1975 24 aprile del 1945, ad opera delle unità 9: Le Brigate “Valdossola” e “Valtoce” li- Giorgio Bocca - Una repubblica partigia- partigiane rimaste in zona dopo la rioc- berano Domodossola. na - Mondadori - Milano 1972 cupazione dell’autunno precedente o ri- 10: Il comandante Dionigi Superti firma Paolo Bologna - Il prezzo di una capra entrate dalla Svizzera e con il contestuale l’ordine di costituzione della Giunta Prov- marcia - Grossi - Domodossola 1989 ritiro dei reparti tedeschi e della RSI. visoria di Governo (GPG). Paolo Bologna - Il paese del pane bianco Nel 1945 venne concessa alla Valle 11: Si insedia la GPG. - Grossi - Domodossola 1994 dell’Ossola ed assegnata al Gonfalone 18: Destituzione nei Comuni dei podestà Paolo Bologna, Pier Antonio Ragozza – della città di Domodossola, la Medaglia di nomina fascista. “La ‘repubblica’ dell’Ossola - guida alla d’Oro al Valor Militare. 20: Istituzione della Guardia Nazionale, storia ed ai luoghi” – Grossi Domodos- Se è pur vero che nei quaranta giorni di li- con funzioni di polizia civile e manteni- sola 2001 bertà nessuno la chiamò mai ufficialmen- mento dell’ordine pubblico. Nino Chiovini - I giorni della semina - te “Repubblica dell’Ossola”, vale comun- 22: Nomina di Commissari della GPG nei Vangelista - Milano 1979 que quel che scrisse Piero Malvestiti: “... Comuni. Mario Giarda, Giulio Maggia (a cura di) non era uno Stato, non era una repubblica, 25: Inizio degli scambi commerciali tra - Il governo dell’Ossola - ISRN/Com. 30° in definitiva non era nemmeno un ‘Gover- Svizzera e zona liberata. RdO - Novara 1989 no’, ma tant’è: sarà sempre difficile defrau- 28: Nomina dell’avv. Ezio Vigorelli a Con- Enrico Massara - Antologia dell’antifa- dare la storia di quello che l’istinto popo- sulente legale e Giudice straordinario. scismo e della Resistenza novarese - Isti- lare le ha spontaneamente attribuito”. tuto Storico della Resistenza di Novara Ottobre 1944 - Novara 1984 * Professore, storico della Repubblica 6: Gisella Floreanini entra – prima donna – Natale Menotti – Note sull’Ossola. Vitto- dell’Ossola nella GPG assumendo incarichi di governo. ria o sconfitta? - Verbania 1972

82 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 guerre” (Guerra di Liberazione nazionale, Guerra civile, Guerra di classe)1 che caratterizzarono anche il piano ideologico-militare della Resistenza.

Il difficile dopoguerra, la Repubblica e la Costituzione Il 6 maggio 1945 a Milano venne celebrata con la sfi- lata delle formazioni partigiane a Milano la fine della guerra e la liberazione d’Italia dal nazifascismo. Con- Cino Moscatelli, clusasi il 25 aprile 1945 e nei giorni successivi con leggendario coman- l’insurrezione generale la vicenda militare della Resi- dante delle Brigate Garibaldi in Valsesia, stenza, ai partiti antifascisti del Comitato di Liberazio- durante un comizio a ne Nazionale spettò il gravoso compito storico della Borgosesia ricostruzione di un Paese devastato dalla guerra, dai il 26 luglio 1943

di antico e nuovo. Si attinge a piene mani dai codici culturali del mondo contadino, che sono attivati per dar voce alle ur- genze della sopravvivenza ma anche ad istanze nuove. Emerge la volontà di sosti- tuirsi alle autorità costituite. La repubbli- ca – siamo alla fine del 1943 – è al di qua Nelle campagne brevi esperienze di governo del dibattito monarchia/repubblica che avrebbe infiammato, di lì a poco, il Paese. ispirate ad un’antica tradizione egualitaria Piuttosto è forte il rimando ad un’antica di gloria chianese tradizione egualitaria, che si combina ell’ultima fase della guerra, in pubblica, alimentando, anche su questo con il richiamo al comunismo sovietico. particolare nel 1943, anche le versante, un’antica tradizione egualitaria Si tolgono i ritratti del re e della regina e campagne del Mezzogiorno che viene arricchita dall’istanza antifasci- il crocifisso dall’aula consiliare, il simbolo sono coinvolte nei bombarda- sta. È forte inoltre il motivo repubblicano. diventa la bandiera rossa. menti e, dopo l’armistizio dell’8 Le repubbliche contadine sono di breve Anche a Maschito, piccolo centro in pro- Nsettembre 1943, subiscono i saccheggi, durata, ma si saldano con il movimento di vincia di Potenza, dopo la partenza del le razzie e i rastrellamenti nazisti. Duran- occupazione di terra che si sviluppa nel presidio tedesco a metà settembre 1943, te la breve stagione del Regno del Sud e, Mezzogiorno con grande intensità tra il fu insediata la repubblica contadina. La poi, nel biennio successivo, vi sono di- 1944 e il 1946, durante i governi d’uni- rivolta ebbe una dinamica complessa. versi momenti di tensione collettiva che tà nazionale e, poi, ancora, tra il 1947 e Un gruppo di insorti indusse il podestà a comportano violenza contro le cose – ad il 1949, dopo l’espulsione di comunisti e consegnare le chiavi del consorzio agra- esempio saccheggi e distruzioni – ma an- socialisti dai governi d’unità nazionale. rio, dove si recò in massa la popolazione. che violenza contro le persone, come nel Partiamo dalla rivolta di Sanza, un piccolo Il consorzio non fu saccheggiato, ma ven- caso delle uccisioni di funzionari dell’am- paese nella valle di Diano, in provincia di ne organizzato dai promotori della rivolta ministrazione statale o di ricchi possi- Salerno, dove il 10 ottobre 1943, fu isti- un sistema più equo di distribuzione dei denti, ritenuti responsabili di imboscare tuita la repubblica. Il contadino Tommaso generi alimentari. Poi i manifestanti si e accaparrare generi alimentari. Non po- Ciorciari fu acclamato sindaco costrin- recarono al comune e insediarono come che sono le vere e proprie rivolte, anche gendo alle dimissioni il podestà. Furono sindaco il contadino Domenico Bochic- se nel termine confluiscono situazioni decisi alcuni provvedimenti epurativi chio. Fu dichiarata decaduta la monarchia molto diverse che rimandano a realtà ur- come il licenziamento di 12 impiegati e proclamata la repubblica. Nei primi bane ed agricole. compromessi con il regime e l’ammassa- giorni dell’ottobre 1943 furono arrestati Una peculiare tipologia di rivolta è co- tore del Consorzio agrario al quale suben- i leader della rivolta, poi scarcerati, poi stituita dalle repubbliche contadine che trò il figlio del Ciorciari. I provvedimenti nuovamente arrestati nel 1944 e ancora si svilupparono negli ultimi mesi del epurativi si accompagnarono ad occupa- scarcerati, di lì a qualche mese. Nuova- 1943 in numerose realtà del Mezzogior- zioni di terra. Il 30 ottobre 1943 oltre 40 mente arrestati all’inizio del 1945, ven- no, senza che vi fosse alcuna forma di contadini invasero il fondo di Tommaso nero processati e assolti. Nella dinamica collegamento e comunicazione. Si tratta Morena, grosso proprietario terriero, per della repubblica di Maschito è possibile di esperienze assai ricche, con una sug- impedire lo sfratto del colono. Alla fine individuare alcuni elementi: il vuoto di gestiva commistione di antico e nuovo. del novembre 1943 terminava l’espe- potere creato dal ritiro del presidio na- La popolazione insorge, chiede in primo rienza della repubblica contadina. zista, l’istanza forte di cambiamento che luogo cibo, assale i depositi alimentari, I carabinieri di Sala Consilina arrestarono, investe l’amministrazione del comune e ridistribuisce le risorse con criteri egua- con l’accusa di associazione illecita, usur- la gestione del consorzio agrario, la lea- litari di economia morale, elegge i pro- pazione di pubbliche funzioni e abuso di dership di un gruppo di contadini, la col- pri rappresentanti, fronteggia le forze autorità, il Ciorciari, il segretario comu- laborazione di un proprietario terriero. Il dell’ordine italiane e la polizia angloa- nale e 29 contadini. Vi è in tutta l’espe- tutto si frantuma nell’impatto con il siste- mericana, dà vita a brevi esperienze di re- rienza della repubblica una commistione ma repressivo giudiziario.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 83 lutti, dalla fame, dalla disoccupazione, dalla povertà. gno segnò l’avvio della scrittura del patto costituente Il 2 giugno 1946 rappresentò un primo decisivo pas- come sanzione dei diritti fondamentali e del principio saggio in grado di incidere sugli assetti istituzionali e della sovranità popolare rispetto alla determinazione sociali della nazione. La vittoria della Repubblica nel dei processi di sviluppo della democrazia nel Paese. referendum chiudeva per sempre l’ipoteca monarchica Il biennio 1943-’45 aveva certamente lasciato segni che aveva così tanto gravato sulla storia d’Italia, mentre profondi sull’Italia ed anche memorie e vissuti popo- l’elezione dell’Assemblea Costituente avviava un lungo lari molto difformi tra loro. Il Mezzogiorno era stato processo di ridefinizione dei perimetri democratici del liberato dagli eserciti alleati, giunti come vincitori di Paese attraverso il voto alle donne, l’affermazione del una guerra che l’Italia ed il suo popolo avevano perdu- pluralismo politico, del principio di massima rappresen- to. Lì la guerra era terminata molto prima, i partiti del tanza tramite il sistema elettorale proporzionale, della CLN si rapportavano direttamente con i poteri politici partecipazione e del concorso dei cittadini, attraverso ed istituzionali di continuità, dalla monarchia ai vertici i partiti politici, alla vita pubblica. Soprattutto il 2 giu- militari alla burocrazia statale, e la Resistenza non si

Una terza rivolta si ebbe a Calitri, un diversi mesi, dal novembre 1944 all’apri- tà di Caulonia è incriminata. La senten- piccolo paese di circa 10.000 abitanti, le 1945. Gli equilibri politici sono cam- za istruttoria del 23 agosto ’46 assolve in provincia di Avellino. Il 29 settembre biati, Roma e Firenze sono state liberate gran parte degli imputati, anche perché 1943, poco prima che giungessero gli an- e si sono costituiti i governi d’unità nazio- usufruiscono dei benefici dell’amnistia gloamericani, scoppiò l’insurrezione. Fu- nale, che includono i partiti antifascisti. Togliatti. Rimane invece in piedi il pro- rono destituiti podestà, maresciallo dei Ma il peso politico degli alleati nell’Italia cesso al Cavallaro, ai suoi figli, a alcuni carabinieri e segretario del fascio locale. continua ad essere molto forte, soprat- collaboratori incriminati per l’omicidio Venne assalita la casa del locale ammas- tutto nelle aree del Paese dove la lotta del parroco. satore di grano, il Ricciardi, che rispose antifascista è stata di breve durata. Ad La vicenda di Caulonia ci restituisce il pe- sparando contro i dimostranti e ucciden- esempio la nomina di commissari prefet- culiare clima in cui il repentino e drastico done uno. tizi, sindaci e prefetti sono di fatto decise mutamento politico implica l’affermazio- Allora furono assaliti e saccheggiati i de- dagli angloamericani. ne di figure e piccoli gruppi che riescono positi dell’ammasso granario e nuova- A Caulonia, paese in provincia di Reggio a gestire una situazione incandescente, mente fu attaccata la casa del Ricciardi, Calabria, s’insedia, nel gennaio 1944, ricca di conflitti e tensioni. Il Cavallaro e i che venne ucciso insieme con la figlia. come sindaco Pasquale Cavallaro, mae- suoi uomini riescono per un po’ ad avere In questo caso l’insurrezione ebbe tem- stro elementare antifascista, il che viene il pieno controllo sul territorio del paese pi brevi ed espresse livelli di violenza ratificato dagli alleati e dal prefetto di e delle frazioni limitrofe e delle situazio- collettiva elevati indirizzandosi contro i Reggio Calabria Priolo, che accettano la ne sono informati sia il prefetto che la fe- notabili ritenuti compromessi con il fa- situazione di fatto. Nasce la repubblica derazione comunista di Reggio Calabria. scismo, ma, soprattutto, accusati di im- di Caulonia. Il Cavallaro gestisce il tutto C’è quindi un sovrapporsi di violenza col- boscare il cibo. Il 1° ottobre 1943 furono con un gruppo di pochi collaboratori, tra lettiva e individuale in cui si inseriscono arrestate 40 persone, poi liberate con la i quali i due figli Ercole e Libero e orga- dinamiche di piccoli gruppi e il tutto ren- mediazione degli angloamericani. Nel nizza una sorta di Guardia civica di 50 de molto complessa la situazione. dicembre del 1946 furono nuovamente uomini alle sue dipendenze. Si procede a Le repubbliche contadine vanno dun- arrestate 57 persone con diverse impu- numerose requisizioni di generi alimen- que lette nel contesto storico-politico tazioni, tra cui anche quella di strage. Il tari che avvengono in un clima di intimi- dell’immediato dopoguerra. Dopo la ri- processo, che durò molti anni, si concluse dazione e vengono lamentate violenze, tirata dei tedeschi si crea un vuoto di po- con la condanna a pene comprese tra i tre percosse, lesioni. tere che consente esperienze inedite di e gli otto anni. Dieci anni di carcere furo- Dopo alcuni mesi, il 5 e 6 marzo 1945, si governo locale tollerate dagli angloame- no invece inflitti ad Antonio Lucew, confi- ha una fase di vera e propria insurrezione ricani, che si protraggono per un po’ sia nato politico, che aveva partecipato alla in seguito all’arresto di uno dei due figli per la scarsa autorevolezza del Regno del rivolta insieme con un altro antifascista, e in questo clima è ucciso il parroco di Sud sia per la “lontananza” dei governi Walter Zavatti. Caulonia, il quale, molti anni prima, aveva di unità nazionale. Gli insorti riescono ad Le repubbliche contadine di Sanza, Ma- testimoniato in un processo per omicidio avere il controllo del territorio per giorni schito e di Calitri si sviluppano negli ulti- contro lo stesso Cavallaro. La situazione e talvolta per settimane e mesi. Inoltre è mi mesi del 1943, a breve distanza, cioè, diventa sempre più torbida e, di lì a qual- da ribadire il nesso forte con le lotte con- dall’armistizio dell’8 settembre 1943 e a che giorno, il 12 marzo 1945, il Caval- tadine in una fase di scontro durissimo ridosso dell’arrivo dell’esercito alleato. laro si dimette dalla carica di sindaco e tra braccianti, contadini poveri, mezzadri Pertanto si collocano nella prima fase subentra il dirigente comunista Eugenio e ceto agrario. del Regno del Sud, il quale aveva un’au- Musolino. Lo Stato antifascista, malgrado i governi torevolezza irrisoria, mentre al contrario Sui fatti di Caulonia viene istruito un pro- d’unità nazionale, acquista in loco le sem- l’Amgot (Allied Military Government of cesso che coinvolge ben 365 persone con bianze di un ferreo sistema repressivo. Occupied Territories) e poi l’ACC (Com- accuse molteplici: associazione sovversi- Ciò vuol dire: scontri a fuoco tra insorti missione Alleata di Controllo) svolgeva- va, associazione criminosa, appropriazio- e forze dell’ordine, morti da entrambe no un ruolo di governo d’occupazione. ne indebita di generi alimentari e oggetti le parti, rastrellamenti e arresti di mas- Diverso lo scenario in cui si sviluppa la preziosi, percosse, lesioni ed infine vio- sa che portano a processi di centinaia di repubblica di Caulonia che si protrae per lenza carnale. Insomma l’intera comuni- contadini e braccianti e si concludono

84 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 era configurata come espressione di un nuovo potere la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza rappresen- espressione dei principi di sovranità ed indipenden- tò il primo elemento di contraddizione per i partiti de- za. Nel Nord le grandi città industriali avevano vissuto mocratici poiché investì direttamente il carattere della direttamente la vicenda resistenziale partecipandovi loro legittimazione alla guida del nuovo Stato. e riconoscendo nel CLN-Alta Italia (CLNAI) un organo Questo nodo non definiva solo una linea di demarca- di governo investito del compito della riorganizzazio- zione geografica ma sottolineava la complessità della ne della vita civile della popolazione, ruolo al quale i transizione alla democrazia in Italia lungo quella linea partiti antifascisti, pur nella oggettiva dimensione del di conflitto tra continuità e discontinuità dello Stato passaggio dei poteri all’amministrazione alleata, non che avrebbe caratterizzato lo sviluppo della vicenda rinunciarono nemmeno in seguito all’ingresso degli costituzionale e politico-sociale del Paese negli anni a eserciti angloamericani nelle città liberate di Milano, venire. Se da un lato, infatti, il carattere rivoluzionario Torino, Genova, Bologna. La frattura Nord-Sud interve- della Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio 1948 nuta all’interno di un passaggio storico decisivo come definiva una svolta fondamentale nella storia nazio- con pesanti condanne. Lo scenario è dun- Repubblica, in AA.VV. Campagne e mo- flitto sociale in Calabria, Pellegrino que complesso. vimento contadino nel Mezzogiorno Editore, Cosenza, 1997 Istanze antiche del mondo contadino si d’Italia dal dopoguerra a oggi, Bari, De Gloria Chianese “Quando uscimmo combinano con l’antifascismo, ma soprat- Donato, 1979-1980, vol.II dai rifugi”. Il Mezzogiorno tra guerra e tutto emerge un conflitto sociale assai Salvatore Ciccone, La Repubblica di dopoguerra (1943-1946), Roma, profondo al cui interno lievitano i livelli Maschito. La prima repubblica libera Carocci, 2004 di violenza politica. nata dalla Resistenza, Bari, Edizioni Filippo Bencardino, Vittoria Ferrandi- del Sud, 1982 no, Giuseppe Marotta (a cura di), Mez- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Simone Misiani, La Repubblica di Cau- zogiorno-Agricoltura. Processi storici lonia, Soveria Mannelli, Rubettino, e prospettive di sviluppo nello spazio Nunzia Marrone, Il movimento con- 1994 EuroMediterraneo, Milano, Franco An- tadino in Campania dal fascismo alla Umberto Orsetta, Magistratura e con- geli, 2011

O ragazza dalle guance di pesca conquistandoci l’armi in battaglia tutto il bene del mondo oltre il ponte. o ragazza dalle guance d’aurora scalzi e laceri eppure felici. Tutto il male avevamo di fronte io spero che a narrarti riesca tutto il bene avevamo nel cuore la mia vita all’età che tu hai ora. Avevamo vent’anni e oltre il ponte a vent’anni la vita è oltre il ponte Coprifuoco, la truppa tedesca oltre il ponte ch’è in mano nemica oltre il fuoco comincia l’amore. la città dominava, siam pronti: vedevam l’altra riva, la vita chi non vuole chinare la testa tutto il bene del mondo oltre il ponte. Ormai tutti han famiglia hanno figli con noi prenda la strada dei monti. Tutto il male avevamo di fronte che non sanno la storia di ieri tutto il bene avevamo nel cuore io son solo e passeggio fra i tigli Avevamo vent’anni e oltre il ponte a vent’anni la vita è oltre il ponte con te cara che allora non c’eri. oltre il ponte ch’è in mano nemica oltre il fuoco comincia l’amore. E vorrei che quei nostri pensieri vedevam l’altra riva, la vita quelle nostre speranze di allora tutto il bene del mondo oltre il ponte. Non è detto che fossimo santi Tutto il male avevamo di fronte l’eroismo non è sovrumano rivivessero in quel che tu speri tutto il bene avevamo nel cuore corri, abbassati, dai corri avanti! o ragazza color dell’aurora. a vent’anni la vita è oltre il ponte ogni passo che fai non è vano. oltre il fuoco comincia l’amore. Vedevamo a portata di mano Avevamo vent’anni e oltre il ponte oltre il tronco il cespuglio il canneto oltre il ponte ch’è in mano nemica Silenziosa suglia aghi di pino l’avvenire di un giorno più umano vedevam l’altra riva, la vita su spinosi ricci di castagna e più giusto più libero e lieto. tutto il bene del mondo oltre il ponte. una squadra nel buio mattino Tutto il male avevamo di fronte discendeva l’oscura montagna. Avevamo vent’anni e oltre il ponte tutto il bene avevamo nel cuore La speranza era nostra compagna oltre il ponte ch’è in mano nemica a vent’anni la vita è oltre il ponte a assaltar caposaldi nemici vedevam l’altra riva, la vita oltre il fuoco comincia l’amore.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 85 Manifesti di propaganda nazista rivolti ai lavoratori e alle donne (da Deutschland erwacht, edizione in copie numerate, 1933)

delle élite polacche così come l’az- zeramento fisico di qualsiasi forma di opposizione politica e culturale se non ci si rifà all’idea di «modernità» di cui i nazionalsocialisti erano i tito- lari. Non si trattava, a tale riguardo, di raggiungere una qualche forma di claudio vercelli * di eguaglianza sociale, di per sé ri- fiutata a priori, ma di istituire una ’istituzione dei Campi di concen- sulle vittime contro le quali accanirsi, alla società basata sull’uniformazione raz- tramento, e poi di sterminio, in costituzione di un vero e proprio circui- ziale. Il perno del pensiero nazifascista quanto luoghi separati dalla socie- to concentrazionario che, con la guerra era e rimane, infatti, il razzismo, ovvero tà civile tedesca, ma non ad essa e le necessità belliche, giunse a contare la convinzione che non esista un’umani- del tutto sconosciuti, e l’omicidio centinaia di siti, da quelli di più ampia tà con pari diritti bensì una gerarchia di Ldi massa che fu in essi perpetrato, non dimensione, come il complesso di Au- gruppi, sui quali primeggia la «comuni- costituì un’eccezione nelle politiche del schwitz, a strutture di minori dimensioni tà di stirpe» ariana, il cui fondamento è regime nazista ma l’espressione della sua ma non meno efferate per le regole che le di natura biogenetica. Da questa impo- più cruda natura. Della distruzione siste- governavano. Si può parlare, a rigore, di stazione derivò quindi, quasi come una matica di ogni forma di diversità, intesa una vera e propria ideologia dello stermi- sorta di applicazione logica e razionale, come una minaccia per il fatto stesso di nio, prodotto di un insieme di fattori che, il percorso che portò alla distruzione di esistere, il Terzo Reich aveva fatto una a partire dal razzismo di Stato, passando massa, in forma industriale, praticata nei vera e propria bandiera. Se i modi e i tem- per la burocratizzazione dei processi de- campi della morte, di milioni di donne e pi con i quali lo sterminio razzista, attuato cisionali e arrivando ad una spasmodica uomini. Se gli ebrei pagarono un tributo con un metodicità raccapricciante contro mobilitazione di militari e civili contro la di circa sei milioni di morti, essendo tra gli ebrei, a partire dall’inizio della Secon- minaccia costituita dal cosiddetto «giu- quanti furono più e peggio colpiti, una ci- da Guerra Mondiale, ma anche le perse- deobolscevismo», fu al contempo la pre- fra non dissimile riguardò le altre catego- cuzioni e l’annientamento delle comuni- messa politica e il risultato barbarico non rie di vittime. Tutto si concluse solo con tà zingare e di una parte delle popolazio- di una follia bensì di un piano di dominio la sconfitta militare di Hitler. Ed è un ele- ni slave, potevano essere sconosciuti nei del continente europeo accolto con favo- mento che deve indurre a riflettere poi- dettagli, era tuttavia difficile ritenere che re non solo dagli individui più ideologiz- ché, allora come oggi, nessun olocausto fossero ignote ad una rilevante parte di zati ma anche da una parte dell’opinione è possibile senza un qualche consenso tedeschi. Dai primi Lager, come Dachau, pubblica tedesca e dai fascisti. Non si ca- di massa, ancorché silenzioso, alle derive sorto già nel 1933, si passò quindi, in un pisce lo sterminio degli ebrei, l’assassinio del potere che si fa criminale. processo di radicalizzazione cumulativa, dei portatori di handicap, l’annientamen- dove alle spinte sempre più violente si to delle comunità nomadi, l’uccisione in *del comitato scientifico dell’Istituto di Studi accompagnava l’enfasi sugli obiettivi e massa dei soldati russi, la disintegrazione Storici Gaetano Salvemini di Torino

86 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 nale (sancendo la natura del suo fondamento nel la- italiano dei partiti del CLN, con la Dc ed i partiti mode- voro; il principio di sovranità popolare; l’obbligo dello rati schierati con gli anglo-americani e il Pci e il Psiup Stato nel promuovere la democrazia sostanziale attra- con i sovietici, ciò non impedì di portare a compimen- verso l’abbattimento delle disuguaglianze economiche to il processo di scrittura della Costituzione dotando il in relazione alla partecipazione dei lavoratori alla vita Paese di una architettura istituzionale all’avanguardia pubblica delle istituzioni), dall’altro la difficoltà della delle democrazie moderne. sua attuazione, dovuta in larga parte al contesto in- ternazionale determinatosi con la Guerra Fredda, ebbe La radice costituzionale della Resistenza ed il suo patri- ripercussioni negative sul piano dell’epurazione e del monio rinnovamento complessivo della macchina statale. In Nonostante le difficoltà attraversate nelle sua attua- questo senso se da un lato la fine dell’alleanza inter- zione, fino al 1956 si parlerà apertamente di «conge- nazionale antifascista Usa-Urss-Gran Bretagna finì col lamento costituzionale» mentre per le prime celebra- dividere, tra il 1947 ed il 1948, anche il fronte interno zioni ufficiali della Lotta di Liberazione si dovranno at-

I ricordi del regista Giuliano Montaldo storia del cinema “tenuta al passo” con la storia del Paese, la maggiore aspira- zione del Neorealismo? «Esatto, proprio così. Il cinema neore- alista rispondeva anche a un’esigenza democratica di impegno civile nell’Italia dell’immediato Dopoguerra. Achtung! Banditi! costituì un’iniziativa senza pre- cedenti: fu finanziato dalla Cooperativa Spettatori Produttori Cinematografici, col contributo popolare e dei lavoratori ita- liani. Noi della troupe dormivamo in un prefabbricato allestito nel cortile della storica sede dell’ANPI di Pontedecimo. Il giorno in cui si doveva girare l’attacco dei iuliano Montaldo, regista cine- di Genova tra due ali di folla. Qualche fa- nazifascisti alla fabbrica, vedemmo arri- matografico e teatrale, attore e scista disperato sparava ancora dall’alto vare una moltitudine di uomini e donne sceneggiatore, ha diretto pellico- dei palazzi, ma la cosa durò molto poco». che, attraversando il letto del Bisagno in le celebri e impegnate come Sac- secca, venivano a offrirsi spontaneamen- co e Vanzetti, Giordano Bruno, E la Resistenza al cinema, invece? te per la scena di massa. GL’Agnese va a morire, il kolossal televisivo «È stata per me una vicenda incredibi- Fucili e pistole che dovevamo usare era- Marco Polo, Gli occhiali d’oro. Nel 2006 le… Avevo poco più di vent’anni quando no di legno scolpito, a differenza del mio ha recitato nel film Il Caimano di Nanni arrivai a Roma e presi a fare l’attore. Car- famoso ta-pum: le avevano costruite Moretti; da qualche anno si dedica alla re- lo Lizzani stava preparando il suo primo all’ultimo momento gli artigiani genovesi gia di opere liriche: dopo vari allestimenti lungometraggio, Achtung! Banditi!, mi perché il Ministero ci vietò di prendere le all’Arena di Verona, nel mese di febbraio vide a teatro e mi scelse per il film che era armi vere (ma da scena, a salve). Avevano ha portato in scena la Turandot di Giaco- ambientato a Genova durante gli scioperi paura, era il ’50-’51, il potere ci conside- mo Puccini al Teatro Regio di Torino. del ’43. Dimostravo più anni di quelli che rava ancora tutti comunisti, dopo la pole- avevo e così mi affidò il ruolo del com- mica democristiana dei “panni sporchi”. Montaldo, ci racconta quello che ricorda missario politico Lorenzi. Insomma, nella Ve li immaginate, De Sica e Rossellini della Liberazione, dove si trovava in quei finzione cinematografica, ebbi la promo- bolscevichi? Erano dei democratici, que- giorni? zione sul campo per l’azione condotta da sto sì!» «Avevo solo 15 anni ed ero a Genova, la ragazzino. Ero orgoglioso della parte in mia città, liberata dai Partigiani qualche un film che si poneva nella tradizione di L’esperimento dell’autofinanziamento giorno prima del 25 aprile e ancor prima quelli che avevo amato andare a vedere, andò avanti? dell’arrivo delle truppe alleate. La mia fa- coi miei compagni, nei cinema genovesi «Per pochissimo tempo. La Cooperativa miglia era socialista e, pur così giovane, che si susseguivano su entrambi i lati di si sciolse, il clima generale era mutato. misi un fazzoletto rosso al collo e me ne un viale, praticamente come una multisa- Mentre in Francia, in America e in tutto il andai in giro a guardare cosa succedeva. la di oggi: Roma città aperta, Fabrizi e la mondo i capolavori italiani erano osan- A un certo punto osservai la scena di un Magnani, Ladri di biciclette con Lamberto nati e considerati esempi da seguire, il tedesco che si era arreso ai resistenti e, Maggiorani, Umberto D… Quella splen- cinema italiano prese un’altra direzione. un po’ incosciente, mi slanciai verso di lui dida avventura e l’amicizia con Lizzani, Per lasciarsi alle spalle le sofferenze del- e gli presi il fucile, il ta-pum. Era ormai poi, segnarono il corso della mia intera la guerra, l’industria italiana virò verso talmente spaventato che me lo consegnò esistenza». soggetti d’ambientazione popolare ma senza fiatare. I militari dell’esercito inva- leggeri, tipo Poveri ma belli, il cosiddetto sore, ora prigionieri, sfilavano per le vie Arte e vita, insomma, o se vogliamo, la Neorealismo rosa.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 87 Gruppo di partigiani immediatamente dopo la conquista di Spilimbergo (Pordenone)

Venuta subito dopo i maestri, la affannose spedizioni in bicicletta mia generazione (oltre a Lizzani lungo gli argini del grande fiume, c’erano De Santis, Pontecorvo, nello scenario padano, con quel Rosi e il produttore Giuliani De cielo infinito sullo sfondo, le don- Negri, che era stato comandante ne, le vere staffette partigiane, partigiano) proseguì la sua strada stavano lì ad aiutare e rincuorare tra mille difficoltà. Ingrid che faticava a pedalare. Ritrovai però lo stesso entusiasmo Era una comunità rimasta legata 25 anni dopo, quando girai L’Agne- ai valori della Resistenza e a un se va a morire: la solidarietà, la vo- antifascismo gagliardo». glia di collaborare per il raggiungi- mento di un obiettivo, artistico in E oggi, si può ancora pensare questo caso, il senso della coralità, qualcosa del genere, visto che di stare e lavorare insieme, come in Italia un altro cinema è stato un solo pugno chiuso». possibile? «Temo di no. Qualche tempo fa, L’immagine delle cinque dita di però, sono stato a Narni per l’i- una mano rimanda alla poetica naugurazione di una sala, e in verista, riletta da Luchino Viscon- quell’occasione, come in altre, ho ti: Ossessione, La terra trema e, notato che in provincia – di meno dopo, Rocco e i suoi fratelli… nelle grandi città – c’è tanto in- «Sì, anche per quanto riguarda teresse per la riscoperta delle la scelta degli interpreti e il pae- proprie radici. Soprattutto lì, il saggio. Dovevamo trovare chi in- pubblico ha voglia di rivedere i terpretasse la partigiana Agnese nostri film, legati al territorio e nelle valli di Comacchio, le dive alle vicende storiche e concrete italiane non andavano bene, la Si- dei padri e dei nonni. gnoret era già malata. E così i documenti filmati dell’I- Venne da me Ingrid Thulin, attri- stituto Luce: vuole sullo schermo ce bergmaniana e quanto di più la verità sconvolgente dei fatti, le lontano dal ruolo, mostrandomi facce degli uomini come nella re- mani e piedi: “In Svezia, con mio altà misera di quegli anni dolorosi. padre, ho trasportato nella neve i Forse, in forme nuove, anche il salmoni. Agnese sono io!”. Sul set, cinema del reale potrà avere un mentre giravamo e rigiravamo le futuro».

88 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 “Guernica”, di Pablo Picasso (1937)

L’idea di pace: Giancarla Codrignani ro con le sue mani. meno, ma solo fino a quando la storia La Costituzione e le presentò il conto. L’apporto delle donne leggi saranno il pas- alla Resistenza, tuttavia, a fine conflitto saggio successivo. non venne riconosciuto pienamente e fu- Il tema che rimane rono spesso relegate al ruolo di staffette. attuale è la preven- Invece le donne furono capaci di combat- zione dei conflitti tere e contemporaneamente immagina- armati attraverso re la società del futuro, chiedendo pace, un’azione politica lavoro, parità di diritti. A salvare il Paese concreta. Altrimenti è stata la lotta partigiana degli uomini – come diceva Don e delle donne: perché riuscì a tradurre Milani – le semplici un’aspirazione in progetto e poi azione buone intenzioni politica. diventano addirit- tura un’aggravante. Come divenne la pace elemento di azio- iancarla Codrignani, scrittrice, La storia consegna alla politica la respon- ne politica durante la guerra di Libera- giornalista, insegnante, più volte sabilità di prevedere e offrire soluzioni ai zione? parlamentare eletta nella Sini- momenti di crisi. Nel primo dopoguerra, Nel Nord occupato, tra i partigiani si di- stra Indipendente, di ispirazione la crisi economica portò fino al fascismo ceva che col nemico non si tratta. Ma cattolica, è tra le personalità più e a un altro conflitto mondiale. Nonostan- Togliatti prevede quello che succederà Grappresentative a livello internazionale te la Società delle Nazioni il mondo ripre- dopo, è consapevole che gli scenari del del movimento della non violenza. cipitò nella catastrofe. dopoguerra potevano essere due: una guerra civile oppure la costruzione di Quanto pesò il desiderio di pace nella Se vuoi la pace prepara la pace… un Paese democratico, dove non potevi guerra di Liberazione? Sì, la pace deve essere una precisa scelta certo eliminare tutti gli italiani che era- Il concetto stesso di guerra, oggi, seppur politica. Non va mai dimenticato il ruolo no stati fascisti. Si stava combattendo lentamente, sta per essere abbandonato dell’Esercito dopo l’Armistizio: soldati per la pace, per non dover più ricorrere come valore. La guerra è disonorata. E per che avevano prestato giuramento si ri- a metodi violenti, non avere più padroni, legittimarla bisogna necessariamente at- fiutarono di combattere al fianco dei te- né occupazioni, con un popolo nemico tribuirle un aggettivo: difensiva, chirurgi- deschi, accettando di morire o essere de- dell’altro. L’idea di Europa è nata a Vento- ca, preventiva, umanitaria. Ciò è avvenu- portati. Importantissimo fu il contributo tene col Manifesto di Altiero Spinelli nel to anche grazie alla guerra partigiana. Per delle donne sotto l’occupazione. Ricor- 1941, in piena catastrofe bellica. Nella i resistenti, infatti, la pace fu una precisa diamo, ad esempio, che per ogni partigia- nostra Costituzione è scritto che l’Italia scelta politica. La Rivoluzione francese no denunciato potevano ottenere un chi- ripudia la guerra. In questi settant’anni, avviò il processo: il popolo ottenne digni- lo di sale. E mancava il pane, figuriamoci universalmente, si è andati ancora avanti tà di cittadinanza proprio nel servizio di il sale. Eppure loro scesero in piazza per su quella strada, si è compreso che al di là leva obbligatorio, nella difesa della Na- protestare. della frontiera non c’è il nemico ma della zione. Poi, fino alla Grande Guerra, resta gente come te. in piedi la retorica del campo di battaglia, Le donne compresero prima? Ma c’è ancora molto da fare, la violenza con i suoi rituali e cerimonie, con le divise Sul regime avevano nutrito maggiori persiste.Oggi ci si dovrebbe chiedere per non ammazzarsi tra uguali. Tutto ciò dubbi, seppure non del tutto consape- perché tenere in piedi 28 eserciti quando scompare con la Seconda Guerra Mon- volmente. Un solo esempio: il partito fa- ne basterebbe uno solo, europeo, di dife- diale e i bombardamenti a tappeto anche scista elargiva 1.000 lire per ogni nuovo sa. E operare affinché i giovani compren- sulla popolazione civile. E il partigiano di- nato, una somma esigua per tirare su un dano che proprio quando le idee riescono viene per la prima volta cittadino demo- figlio, tuttavia la campagna demografi- a prevalere sulla forza si sta costruendo cratico perché, di fatto, costruisce il futu- ca andò avanti. Il consenso non venne la democrazia.

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 89 tendere gli Anni Sessanta, la centralità della Resistenza a costruire il proprio compiuto profilo democratico. Le e della sua eredità fondamentale, la Costituzione, è ri- lotte ed i movimenti sociali vivi e presenti nel Paese masta un punto cardine ed una prospettiva di scopo e riuscirono a trovare cioè nell’eredità del dettato costi- riferimento per molti grandi avanzamenti democratici tuzionale uno spazio di partecipazione, rappresentanza nella penisola. Le lotte per la riforma agraria negli Anni e rivendicazione dei diritti collettivi che ne rese pos- Cinquanta, lo statuto dei lavoratori entrato in vigore sibile l’affermazione e l’attuazione. D’altra parte deve nel maggio 1970 dopo l’autunno caldo operaio del essere riconosciuto anche che il richiamo alla Resisten- 1969, l’istituzione delle regioni del 1970, il referendum, za come lotta antifascista di liberazione è stato stori- utilizzato per la prima volta nella consultazione sul di- camente in grado di mantenere vivo un forte legame vorzio nel 1974, rappresentarono la misura di parteci- generazionale costruito su paradigmi valoriali ricono- pazione politica e di attuazione del dettato costituzio- sciuti e capaci di unire in momenti di particolare gra- nale attraverso cui l’Italia riuscì, seppur all’interno di vità politica, dal luglio ’60 agli anni delle stragi e della un processo lungo e spesso fortemente contraddittorio, strategia della tensione. A settanta anni di distanza

democrazia inclusivo ed emancipatorio, con la consapevolezza di porre una sfi- da perenne all’economia, alla politica ed alle istituzioni. A ben guardare si tratta di un principio “rivoluzionario” sul piano storico. Esso riconosce che le disuguaglianze fra gli uomini non derivano soltanto dal diritto, ma affondano le loro radici soprattutto a Costituzione italiana è una co- perato dei Governi. Tuttavia il principio nei rapporti sociali, nelle condizioni ma- stituzione compiutamente antifa- dell’eguaglianza formale non costituisce teriali ed economiche. scista in quanto per voltare defi- un ostacolo per apprezzare il valore delle Le disuguaglianze socio-economiche nitivamente pagina rispetto alla differenze e per promuovere processi di pregiudicano, svuotano e falsificano il triste esperienza del fascismo e emancipazione sociale. diritto allo sviluppo della persona, alla Ldella guerra, i Costituenti hanno sentito il È fondamentale, a questo riguardo, il se- parità davanti alla legge, alla partecipa- bisogno di rovesciare completamente le condo comma dell’art. 3 che impone alla zione democratica che – nonostante le categorie che caratterizzano il fascismo. Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di proclamazioni costituzionali – finiscono, Se il fascismo era alimentato da spirito di ordine economico e sociale che, limitando di fatto, per diventare da diritti di tutti, fazione ed assumeva la discriminazione di fatto la libertà e l’eguaglianza dei citta- appannaggio soltanto di alcuni. Secon- come propria categoria fondante (sino dini, impediscono il pieno sviluppo della do Lelio Basso, il deputato che fu il prin- all’estrema abiezione delle leggi razzia- persona umana e l’effettiva partecipazio- cipale ispiratore di questa norma alla li), così i Costituenti, a trionfo dell’anti- ne di tutti i lavoratori all’organizzazione Costituente: “l’art. 3 capoverso dice che fascismo, hanno assunto l’eguaglianza e politica, economica e sociale del Paese”. l’eguaglianza di cui parla il primo comma l’universalità dei diritti dell’uomo come È interessante notare che quel “di fatto”, dell’articolo, in realtà non esiste; che non fondamento dell’Ordinamento. che richiama la concretezza della vita, c’è nella società, nonostante le afferma- Ciò è avvenuto assumendo come cardi- lo fece mettere nell’art. 3 della Costitu- zioni formali, una uguaglianza reale”. Il ne del sistema il principio personalista zione una giovane donna, Teresa Mattei, capoverso dell’articolo 3 è “una norma che mette l’uomo (la persona) al centro che veniva dalla Resistenza e conosceva che dichiara la falsità delle altre norme” dell’ordinamento e lo riconosce come un il carico di bisogni e di speranze che tutti costituzionali relative ai diritti personali, valore storico-naturale, per questo dota- in quel tempo affidavano alla Repubblica, sociali e politici, i quali potranno diventa- to di diritti inviolabili. alla Costituzione, alla democrazia ed alla re veri solo quando per tutti in concreto Se ogni uomo è un valore, è chiaro che politica. ci sarà un’istruzione adeguata, un lavoro questo valore non può essere discrimi- Perciò in tema di eguaglianza, la Costitu- non precario, una casa, una adeguata as- nato e non possono esistere gerarchie fra zione italiana è andata oltre la concezio- sistenza sanitaria; cioè quelle condizioni le persone nel godimento dei diritti. Per ne liberale dell’eguaglianza formale dei che possono assicurare una esistenza li- questo, recita l’art. 3 della Costituzione: soggetti che partecipano al contratto so- bera e dignitosa. “tutti i cittadini hanno pari dignità sociali ciale. Assieme alla concezione “statica” È stato osservato al riguardo che: “la e sono eguali davanti alla legge, senza di- (e formale) dell’eguaglianza, è stata in- natura rivoluzionaria di questa norma è stinzioni di sesso, di razza, di lingua, di re- trodotta una concezione “dinamica” che quindi, in primo luogo, quella di costruire ligione, di opinioni politiche, di condizioni nasce da una polemica rappresentazione una critica della realtà sociale esistente ed personali e sociali”. della realtà economico-sociale in atto. insieme una critica del carattere formale L’eguaglianza nei diritti e nei doveri, con La Costituzione quindi non si limita ad ed astratto del diritto. In secondo luogo il la conseguente eguaglianza dei cittadini affermare dei principi fondamentali ma suo significato rivoluzionario sta nel fatto di fronte alla legge, è una delle fonda- pone anche un progetto per svilupparli e che essa attribuisce al diritto stesso il com- menta dell’intero edificio costituzionale realizzarli nella concretezza della realtà pito di modificare tale realtà e di superare e costituisce un postulato essenziale per economico-sociale. la propria dimensione puramente formale. vagliare le legittimità delle leggi e l’o- Indica un percorso verso un modello di In seguito a questa norma l’ordinamento

90 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 non vi è certo la necessità di celebrare retoricamente le vicende della Resistenza quanto l’impellenza di inter- pellare il passato per individuare con nettezza le radici della democrazia repubblicana per poter porre doman- de e questioni rivolte ad un presente caratterizzato da profondi mutamenti.

* Davide Conti, ricercatore, consulente presso l’Archivio Storico del Senato della Repubblica

1.C.Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità del- la Resistenza, Bollati Boringhieri, 1991, Torino. dello Stato può, anzi deve, diventare la frase», ma deve essere una realtà viven- pilogo di una rivoluzione già fatta, ma il sede del mutamento sociale, il mezzo at- te. È questa la base di quel che si chiama preludio, l’introduzione, l’annunzio di una traverso il quale trasformare gli assetti principio di effettività, in nome del quale rivoluzione nel senso giuridico e legalita- economici e raggiungere la giustizia nei i diritti dell’uomo non devono solo essere rio ancora da fare”. rapporti sociali. In seguito a questa norma proclamati, ma, appunto, anche essere re- la legge fondamentale della nostra Repub- alizzati nei fatti”.1 * Magistrato, costituzionalista blica riconosce che non basta proclamare La grande novità di questa sfida fu colta un diritto in astratto per tranquillizzare in pieno da Piero Calamandrei che, inter- la nostra coscienza democratica, ma è venendo in Assemblea, durante la discus- necessario che i poteri pubblici facciano sione finale, proprio con riferimento al 1.Ernesto Balducci, Pierluigi Onorato, Cittadini di quel diritto una possibilità concreta ed tema dell’eguaglianza promessa, rilevò: del Mondo, Principato ed. Milano, 1981, pag. effettiva; che il diritto non è più una «mera “questo progetto di Costituzione non è l’e- 294

L’emblema della Repubblica Italiana è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami di ulivo e di quercia. Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace del- la nazione, sia nel senso della con- cordia interna che della fratellanza internazionale. Il ramo di quercia che chiude a destra l’emblema, incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo. La ruota dentata d’acciaio, simbolo dell’attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” (dal sito della Presidenza della Repubblica)

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 91 Un racconto della grande scrittrice in esclusiva per Patria Indipendente ha aperto gli sportelli e ha lasciato cadere dei bidoni tenuti su da piccoli paracadu- te. Ci siamo allontanati perché sembrava proprio che ci stessero bombardando. Quei bidoni sono scesi troppo precipitosi, forse perché l’aereo era sceso eccessiva- mente e si sono spaccati urtando contro le rocce e gli alberi. Dal loro ventre sono sgusciate fuori le cose più strane: decine di paia di scarpe militari, enormi, legate a due a due per i lacci marroni, camicie color cachi, barattoli di latte condensato che si aprivano cadendo e rovesciavano fiumi bianchi che scorrevano sui fianchi di acia araini della collina rocciosa, scatole di pisel- d m li in polvere che riempivano l’aria di un pulviscolo verde, gallette salate e dolci, l giorno della liberazione ero in Giap- aperta campagna? Come arrivare ad una pesche sciroppate, tute mimetiche. Ma pone. Ero in un campo di concentra- città? Come trovare un mezzo che ci pre- tutto in quantità eccessiva, come se fos- mento e ancora non sapevo che la levasse da lì? Di camminare non si parla- simo più di cento. Mentre eravamo solo guerra fosse finita. In cinque dentro lo va: eravamo debolissimi e non sapevamo in diciotto. sgabuzzino di un tempio buddista dai neanche da che parte dirigerci. Eravamo Il solo medico della compagnia urlava Itatami infestati di cimici, dormivamo ab- soli, abbandonati e privi di tutto. I guar- agitando le braccia “non mangiate, non bracciati per tenerci caldo. diani, andandosene, avevano portato via mangiate!” in effetti poi ci ha spiegato Una mattina ci siamo svegliati che nel le provviste. Intanto sentivamo gli aerei che per un povero stomaco contratto da campo era sceso un silenzio irreale. Nien- alleati che perlustravano il territorio vo- due anni di fame, riempirsi di colpo di te più urli delle guardie, niente odore di lando bassi. Ma per quanto cercassero, tutti quei cibi, sarebbe stato letale. tè verde nell’aria, niente rumore di passi non parevano vederci. Il nostro era un Così abbiamo diviso le provviste, racco- pesanti. campo piccolo e isolato. gliendo con pazienza il riso sparpaglia- Doveva essere successo qualcosa .Quel Mia madre a questo punto ha avuto una to, la polvere uscita dalle scatole, il latte silenzio era inusuale e irreale. Ci siamo idea che era pratica e semplice, degna del versato, le scarpe, le maglie, le camicie e alzati e siamo usciti in fretta. Mio padre suo carattere indomito e fattivo. Ha pre- abbiamo diviso ogni cosa con giustizia. si è accorto subito che le guardie erano so un lenzuolo che i guardiani del campo Questa era la regola del campo fin dall’i- scappate. Le porte erano aperte e non si avevano dimenticato steso ad asciugare nizio. vedeva l’ombra di un poliziotto. “È finita e lo ha diviso in tre parti. Poi, con l’aiuto Se non volevamo diventare dei lupi, do- la guerra!” ha gridato il più giovane dei dei compagni di campo, le ha tinte di ros- vevamo ubbidire alla regola ferrea di di- prigionieri e a quel grido ci siamo messi so e di verde e quindi le ha cucite insieme videre ogni cosa, anche solo una patata, tutti a saltare per la gioia. in modo da formare una grande bandiera in diciotto parti uguali. Poi se qualcuno Gli uomini – eravamo 18 italiani, di cui italiana. Non ricordo bene come si fosse voleva rinunciare, lo poteva fare, ma il l’unica famiglia eravamo noi, i Maraini: procurata il rosso, mi pare che abbia chie- principio andava rispettato. E così abbia- padre madre e tre figlie piccole – si sono sto dei pomodori ai contadini, per il verde mo fatto anche quella volta. precipitati ad accendere la radio. Ma le c’erano le felci, di cui ci eravamo nutriti Ciascuno aveva il suo cumuletto di riser- radio erano state portate via. nei giorni di fame. Intorno al campo ne ve e piano piano abbiamo cominciato ad Allora qualcuno si è offerto di uscire dai crescevano a bizzeffe. abituare gli stomaci vuoti a mangiare. fili spinati, cosa proibitissima in altri tem- Com’erano amare quelle felci bollite! Le Ci sono voluti diversi giorni prima che pi, per andare a chiedere a una famiglia sento ancora sulla lingua. Ma mia madre arrivassero i pulmini degli americani a di contadini che abitavano lì vicino cosa mi costringeva a mandarle giù, legnose prenderci. Ci fotografavano sorpresi per fosse successo. Non eravamo ancora si- com’erano, perché i guardiani non ci da- la nostra magrezza, per le nostre pance curi che veramente la guerra fosse finita. vano mai verdura e noi avevamo il beri- gonfie di parassiti, per le facce scavate L’uomo è tornato ballando. Ed era im- beri che è una malattia procurata dalla dalla paura e dalle privazioni. Erano così pressionante guardarlo avanzare con le mancanza di vitamine. belli a vedersi i giovani soldati alleati, e brache larghe sporche e macchiate, la ca- Gli aerei hanno continuato a volare, sem- avevano le tasche piene di cose mai vi- micia logora lavata troppe volte che gli si pre più bassi, ma senza vedere i nostri ste, per noi bambine: barrette di ciocco- apriva sul petto magrissimo, come se non corpi che si sbracciavano. Così abbiamo lata che si scioglieva sulla lingua, gomma volesse più saperne di stare chiusa in un steso la bandiera su una collinetta, ben da masticare in forma di palline colorate, giorno di tale allegria. “È finita, è finita!” visibile, e finalmente ci hanno scoperti. candelette di zucchero dalle strisce bian- gridava e tutti gli si affollavano intorno Ma che delusione quando li abbiamo visti che e rosse, caramelle alle carubbe. Noi chiedendo particolari. scendere fino quasi a toccare le cime de- bambine bionde ricordavamo loro le fi- Così abbiamo saputo che l’imperatore gli alberi e poi scomparire all’orizzonte. glie lasciate a casa e ci riempivano di baci aveva dichiarato che il Giappone aveva Poi abbiamo capito che si erano avvicina- e di leccornie. chiesto la resa dopo che due micidiali ti per prendere fotografie. Davvero una festa bellissima dopo due bombe americane avevano distrutto due La mattina dopo all’alba siamo stati sve- anni di prigionia e di sofferenze! Erano i grandi città, uccidendo migliaia di perso- gliati da un rombo possente. Siamo usci- mesi della liberazione dal campo di con- ne. Era una cosa straordinaria e non sta- ti correndo dal tempio che ci faceva da centramento, da una guerra che ci aveva vamo nella pelle per la felicità. Ma come casa. Sulle nostre teste planava un enor- resi stranieri a noi stessi, da un esilio che uscire da quel campo che si trovava in me aereo da carico che ad un certo punto ci umiliava e ci logorava.

92 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 «I primi mesi della Resistenza fanno esplodere le tensioni familiari e sociali di vent’anni di dittatura fascista. Per una generazione inesperta alla vita come alla morte, sarà un rito di passaggio che la cambierà per sempre», dalla postfazione di Claudio Siligardi.

Nelle prossime pagine presentiamo un estratto di pagine rimontate del graphic novel L’inverno di Diego di Roberto Baldazzi- ni (96 pagine in bianco e nero, 18 euro, The Box Edizioni, Bologna, 2013), una grande storia d’amore e di formazione durante i primi mesi di organizzazione della Resistenza partigiana, quando scoppiarono le tensioni familiari e sociali di vent’anni di dittatura fascista. Protagonista della storia è Diego Varruti che, dopo l’8 settembre non sa decidere da che parte stare: se combattere a fianco dei nazisti insieme al padre, oppure battersi con Luisa e i suoi compagni partigiani per una nuova Italia, libera e democratica. Attraverso il conflitto padre-figlio, Baldazzini racconta quella guerra civile che segnerà la Storia italiana, e anche la sua terra natale, il modenese, i suoi personaggi e le storie che l’hanno attraversato nel biennio 1943-45. In appendice, un saggio di Claudio Silingardi, Direttore generale dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) e Direttore dell’Istituto Sto- rico di Modena, sulla nascita delle formazioni partigiane e la conseguente guerra civile in Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Roberto Baldazzini (Vignola, 1958) è autore di fumetti, designer e storico dell’immagine. Tra i suoi libri, le storie di Stella Noris (testi di Lorena Canossa), e i racconti erotici Casa HowHard, Chiara Rosenberg (testi di Celestino Pes) e Beba (Mompracem nel 2013). Come saggista ha pubblicato Sexyrama - L’immagine della donna nelle copertine dei periodici dal 1960 al 1979 (Coniglio Editore, 2008), e Sofia Loren, rapita dal cinema - I fotoromanzi di Sofia Lazzaro (1950-1952) (Struwwelpeter, 2010). Nel campo della pittura, ha esposto in diverse personali in Italia, Francia e Stati Uniti: tra le più recenti, «Tra cielo e terra» presso lo spazio Varroni Arte di Spilamberto (MO). Il suo sito è robertobaldazzini.com

il mio amico gianni ci siamo ritrovati da è la chiamata alle armi … forse sapeva che non volevo mia zia, a fanano, ma per le classi dal 23 al qualcuno ha andare al fronte così mi quelli della guardia 25. dice che saranno fatto la spia! ha parlato delle vostre repubblicana ci presi seri provvedimenti bande qui in montagna, hanno beccato… per chi non si arruola! e mi ha convinto a seguirlo…

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 93 bene, sei da sei proprio dei nostri: hai balilla. deciso a restare mai sparato? con noi?

sì!

mi dispiace per i tuoi amici…

bene. abbiamo bisogno di gente come te! stanotte ci muoviamo!

occhio che ti io vi sorveglio, stai accompagno attento! per un pezzo. sì, è meglio se torni a casa, qui è pericoloso!

94 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 packt diese ! frau!

schnell! ! schnell! geht dort hin!

!

ormai è l’alba… sbrighiamoci!

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 95 fermi dove siete!

gettate le armi!

schnell! schnell!

scappa, alfredo! corri! ammazzate quei cani!!!

feuer!

aaahhh!!!

96 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 dai! dai!

aah!

non si vedono più … graziano!

anf… anf!

Vai, Alfredo, corri!

corri! corri!

Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 97 nimm dies!

aahhh!

98 Speciale PATRIA INDIPENDENTE | aprile 2014 UNAUNA DICHIARAZIONEDICHIARAZIONE D’AMORED’AMORE

“Una mattina mi son svegliato, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao! Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor. O partigiano portami via, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao o partigiano portami via che mi sento di morir. E se io muoio da partigiano, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, e se io muoio da partigiano tu mi devi seppellir. Seppellire lassù in montagna, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, seppellire lassù in montagna sotto l’ombra di un bel fior. E le genti che passeranno, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, e le genti che passeranno mi diranno che bel fior. Questo è il fiore del partigiano, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, questo è il fiore del partigiano morto per la libertà!” per il lavoro, l’uguaglianza, la solidarietà la libertà, la Repubblica, la Costituzione ENTRAENTRA NELL’ANPINELL’ANPI www.anpi.it OMAGGIO ALLE RAGAZZE DELLA LIBERAZIONE

70.000 donne nei gruppi di difesa della donna, 35.000 partigiane combattenti, 4.635 donne arre- state, torturate, condannate durante la Resistenza, 623 donne fucilate o cadute in combattimen- to, 2.750 donne deportate dai nazisti, 19 donne decorate di Medaglia d’Oro al Valor Militare (di cui 12 alla memoria), 52 decorate di Medaglia d’Argento, 15 decorate con la stella d’oro del Comando delle Brigate Garibaldi.

“Era un mondo maschilista. Soltanto fra i “Dei mesi di vita partigiana mi è rimasto partigiani la donna aveva diritti, era un compagno nel cuore il calore di quel vivere insieme, di lotta. La Resistenza ci ha fatto capire che nella sempre precario ma tanto solidale. società potevamo avere un posto diverso. Non potete immaginare quante attenzioni I diritti paritari garantiti dalla Costituzione non avessero per me e il bambino quando dovemmo sono stati un regalo, ma una conquista vivere all’aperto. La lotta armata era per noi una e un riconoscimento per ciò che le donne hanno necessità dura, dalla quale speravamo di uscire al fatto nella Liberazione”. più presto per vivere in una società senza odio”. Anita Malavasi “Laila” (1921 – 2011) Didala Ghilarducci (1921 – 2012)

Citazioni da “Io sono l’ultimo”, a cura di Faure, Liparoto, Papi; Einaudi, 2012