I Velari Medievali Dipinti in Valtellina. Lettura E Confronto

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I Velari Medievali Dipinti in Valtellina. Lettura E Confronto PORTICVM. REVISTA D’ESTUDIS MEDIEVALS NÚMERO IV. ANY 2012 ISSN: 2014-0932 I velari medievali dipinti in Valtellina. Lettura e confronto MARIA ANTONIETTA FORMENTI Università degli Studi di Milano Abstract: I velari dipinti rientrano nel corpus ornamentale di molte chiese medievali in Lombardia. I drappi della Valtellina (Provincia di Sondrio), seppur limitati a quattro, offrono interessanti spunti iconografici e tipologici con quelli delle Province di Como e Varese (XI-XII). In San Colombano a Postalesio il ciclo dei Mesi dello zoccolo absidale è confrontabile con i calendari lombardi e piemontesi di: Gornate Superiore, Jerago, Gattedo, Piona, Borgomanero, Pallanza. Un velario ricamato a stelle orna l’abside di Santa Perpetua a Tirano e Sant’Alessandro a Lovero, mentre un drappo dal fondo scuro con leoni affrontati si conservava nella distrutta chiesa di San Martino di Serravalle a Sant’Antonio Morignone. Parole chiavi: Lombardia; Valtellina; Pittura ornamentale; Velari dipinti; Ciclo dei Mesi. Abstract: The fictive ornamental curtains are depicted in many medieval churches in Lombardia. In Valtellina (Province of Sondrio) there are four drapes with interesting iconographic and typological elements, similar to curtains preserved in the Province of Varese and Como (XI- XII). In Postalesio, at Saint Colombano’s church, a velum with a cycle of the Months decorates the base of the apse, in relation with calendars of: Gornate Superiore, Jerago, Gattedo, Piona, Borgomanero, Pallanza. A drape depicted with stars is on the apse of Saint Perpetua in Tirano and Saint Alessandro in Lovero; a drape with lions adorned a destroyed church of Saint Martino of Serravalle in Sant’Antonio Morignone. Keywords: Lombardia; Valtellina; Ornamental painting; Fictive drapes; Cycle of the Months. 9 MARIA ANTONIETTA FORMENTI I velari medievali... La finzione del velum dipinto appeso alla parete deriva dalla consuetudine di ornare le pareti con drappi, una soluzione ereditata dall’Antichità e protrattasi nel Medioevo in contesti religiosi, soprattutto nella zona absidale1. Le telae pictae rientravano, infatti, nel ricco apparato policromo ad ornamento delle chiese, occupando la zona di calpestio e le pareti, insieme ai mosaici pavimentali o parietali e i dipinti murali2. Nella Provincia di Sondrio si conservano ancora quattro velari medievali dipinti: tre in loco, in San Colombano a Postalesio, Santa Perpetua a Tirano e Sant’Alessandro a Lovero; un quarto è stato ricostruito dai frammenti recuperati dagli scavi anteriori alla frana del 1987 in San Martino di Serravalle, appena sopra l’abitato di Sant’Antonio Morignone. Un quinto velario avrebbe potuto ornare l’abside rettangolare del battistero di San Giovanni Battista a Mazzo in Valtellina. In San Colombano a Postalesio3, a seguito dei lavori di ristrutturazione, fu ritrovato, a livello di fondazione, l’antico semicerchio absidale inglobato all’interno del successivo perimetro rettangolare. Un velario dipinto con scene agricole inerenti al ciclo dei Mesi4 (alto circa 88 cm dal pavimento originario) orna ancora lo zoccolo dell’abside e dell’arco trionfale, mentre la vasta caduta d’intonaco ha compromesso le restanti figure del semicerchio sud. 1 Il presente contributo è tratto dalla mia tesi di Laurea Magistrale discussa presso l’Università degli Studi di Milano: I velari dipinti in Lombardia (VIII-XIII). Catalogo e indagine contestuale nelle Province di Bergamo, Brescia, Sondrio, Dipartimento di Storia delle Arti della Musica e dello Spettacolo, 2010. Colgo l’occasione per ringraziare il Prof. Paolo Piva e il Dott. Fabio Scirea per la costante disponibilità e i consigli ricevuti durante le ricerche. Ringrazio inoltre la Dott.sa Veronica Dell’Agostino e la Dott.sa Silvia Papetti per la gentilezza e la professionalità con le quali hanno condiviso in anteprima i loro studi con i miei. 2 Le fonti scritte dall’età tardo antica al XII secolo testimoniano l’uso e la diffusione delle stoffe dipinte attraverso una serie di vocaboli: velum e cortina (indicano soprattutto tessuti appesi); tapetum e tente (tessuti di varia natura posti sul piano calpestabile o appesi). R. SALVARANI, “La pittura su tessuto nelle fonti scritte anteriori al XIII secolo”, Arte Lombarda, 153-2 (2008), pp. 5-14. 3 Vorrei far presente che i velari della Valtellina sono ancora provvisori, in quanto molti contesti del territorio mancano di un’adeguata riqualificazione. In particolare si attendono i risultati degli scavi e lo studio dei frammenti recuperati da San Colombano a Postalesio e da San Giacomo Maggiore, già San Colombano, a Ravoledo di Grosio, oggi nei depositi del Museo Valtellinese di storia e arte di Sondrio. Per San Colombano a Postalesio: V. DELL’AGOSTINO, “Note sul ciclo dei mesi della chiesa di San Colombano a Postalesio” e S. PAPETTI, “La chiesa di San Colombano a Postalesio. Recupero di un luogo fisico e riappropriazione della memoria storica di una comunità”, Bollettino Società Storica Valtellinese, 64 (2011-2012), pp.57-66, 41-56; F. SCIREA, “Postalesio, località Spinedi, San Colombano” in Pittura ornamentale del Medioevo lombardo. Atlante (secoli VIII-XIII), Milano, 2012, pp. 147, 149-150; V. MARIOTTI, R. CAIMI, “Postalesio. Chiesa di San Colombano”, NSAL 1999-2000, Milano, 2002, pp. 191-193; G. VANOI, “Sulle tracce di San Colombano a Postalesio. La chiesa restaurata”, Quaderni Valtellinesi, 75 (2000), pp. 15-17; N. GHIZZO, “Sulle tracce di San Colombano a Postalesio. Gli affreschi svelati”, Quaderni Valtellinesi, 75 (2000), pp. 17-20; R. CASSANELLI, “La cultura figurativa del Medioevo in Valtellina e Valchiavenna” in S. COPPA (ed.), Il Medioevo e il primo Cinquecento, Sondrio, 2000, pp. 54-81, nota 52 (i dipinti di Postalesio sono collegati al Maestro di Santa Perpetua a Tirano); A. SCAMOZZI, La pieve di Berbenno e le sue chiese, Sondrio, 1994, pp. 135, 141; A. MAESTRI, “Postalesio” in Il culto di San Colombano in Italia, Lodi, 1955, pp. 68-69. 4 Cfr. C. HOURIHANE (ed.), Time in the medieval world. Occupations of the Months & signs of the zodiac in the index of christian art, Princeton, 2007. Utile guida per la comprensione delle diverse attività dei Mesi è P. MANE, Le travail à la campagne au Moyen Âge: étude iconographique, Paris, 2006; M.A. CASTI EIRAS GONZÁLEZ ,“Mesi” in Enciclopedia dell’Arte Medievale, vol. VIII, Roma, 1997, pp. 325-335; G. COMET, “Les Calendriers médiévaux, une représentation du monde”, Journal des Savants, Javier-Juin (1992), pp. 35-97; C. FRUGONI, I mesi antelamici del battistero di Parma, Parma, 1992; C. FRUGONI, “Le cycle des Mois à la porte de la «Poissonnerie» de la cathédrale de Modène”, Cahiers de civilisation médiévale, 34 (1991), pp. 281-295; P. e e MANE, Calendriers et techniques agricoles (France-Italie, XII - XIII siècle), Paris, 1983; C. FRUGONI, Chiesa e lavoro agricolo nei testi e nelle immagini dall’età tardo antica all’età romanica in V. FUMAGALLI, G. ROSSETTI (ed.), Medioevo rurale. Sulle tracce della civiltà contadina, Bologna, 1980, pp. 321-341; G. RASETTI, Il calendario nell’arte italiana e il calendario abruzzese, Pescara, 1941. 10 . PORTICVM. REVISTA D’ESTUDIS MEDIEVALS L’edificio, a pochi chilometri da Sondrio, è ad aula unica coperta da un tetto a doppio spiovente ligneo; il pavimento è rivestito da cristalli, sorretto da travi d’acciaio, per lasciar intravedere ciò che emerse durante la campagna di scavo del 1999-2000 a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia. Altri significativi dipinti sono parzialmente visibili lungo i perimetrali; sulla parete nordest si trova il busto e parte del volto di un uomo. Sulla parete opposta, invece, resta una monofora tamponata e decorata da motivi a girali incorniciati da una fascia ocra; a sinistra, un’ampia porzione di intonaco rosato è diviso da una fascia a meandro prospettico a «P», presumibilmente a separare due registri figurati andati persi. Le figure del velario sono disegnate in ocra giallo-arancio, ripassate a tratto nero, sopra una tela bianca dalle pieghe grigie a chevron e a ventaglio5. Una fascia decorata a piccoli fiori6 (?) cinge il bordo superiore; il bordo inferiore, a mezzaluna dentellata, è munito di frangia continua a tratti obliqui ed evidenziata da un fondo in ocra gialla7. Le numerose cadute d’intonaco hanno reso il velario poco leggibile, tuttavia alla base dell’arco trionfale, nell’angolo nordest, si distinguono due zampe o gambe incedenti, forse di un animale; parte di un clipeo doppiamente bordato, ripetuto anche nell’angolo sudest, ma con inscritto un motivo vegetale a quadrifoglio e affiancato da un volatile, probabilmente un’oca. Le singole attività agricole raffigurate sul drappo fanno chiaramente riferimento a cinque Mesi del calendario: Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio e Giugno (FIG. 1-2). Per verificare l’iconografia delle attività del velario di Postalesio e per procedere ad un inquadramento cronologico è stato utile muoversi per confronti, in particolare con i mosaici pavimentali8 nord italiani di XI e XII secolo, dove il tema dei Mesi è spesso ben conservato e, analogamente, attinente alla zona absidale9. Nell’abside di San Colombano la prima figura visibile, nel semicerchio sinistro, è un uomo in piedi munito di roncola, mentre toglie un’imperfezione da un ramo appoggiato ad un treppiedi. Il mese raffigurato è Febbraio che regola un ramo da usare a sostegno per la vite, come in San Michele e Santa Maria delle Stuoie a Pavia, San Savino a Piacenza, San Colombano a Bobbio. Segue un uomo che regge con la mano sinistra la parte terminale di una lunga canna (ne restano gli estremi), più larga verso il basso, dalla quale si dipartono quattro 5 In genere il velario ha due bordi, uno superiore e l’altro inferiore, ornati da una fascia compresa tra due linee con differenti pattern; il corpo del drappo è dipinto con pieghe a ‘chevron’ (disposte a lisca di pesce a formare delle “V” concentriche) o a ‘ventaglio’ (si diramano da un punto). Il velario può essere appeso in differenti modi (ad un’asta, ad una fascia; con ganci, anelli, asole, chiodini) e frangiato nella parte inferiore (continua per tutto il bordo o con fili annodati in gruppetti).
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