Sommario

Editoriale 3 La nuova Casana di Giovanni Berneschi e Flavio Repetto Incontri 4 Deaglio: “Ecco gli errori dell’informazione economica” di Christian Benna Arte e Cultura 8 Quel tesoro nascosto a Genova nell’antica Chiesa del Carmine di Agnese Avena 16 12 La pittura di Giuseppe Cardillo di Paola Cavallero 16 Riscoperte nel Ponente Ligure altre sculture dei Maragliano di Fausta Franchini Guelfi 20 Colombo e i mercanti genovesi alle Canarie di Sandro Pellegrini 24 In viaggio con Lucio Fontana di Lissia Rasetto Primo Piano 24 28 Solidarietà e Costituzione di Franzo Grande Stevens Il territorio e la sua storia 30 Dietro una porta chiusa da trentamila anni di Antonino Ronco 34 Venezia e la cucina “meticcia” di Giovanna Benetti 38 Dove la terra non comincia e il mare non finisce di Gian Antonio Dall’Aglio 34 42 Scripofilia genovese di Giovanni Battista Crosa di Vergagni 46 Echi Gruppo Carige 50 Fondazioneinforma Bilancio e previsioni Il primo volume di “Storia della ” donato a oltre ottomila classi Un nuovo progetto per le famiglie 54 Notizie in pillole a cura di Enrica Fulcheri 56 Impressioni di Liguria 38 Francesco Biamonti

Editoriale La nuova Casana

Dopo aver raggiunto e doppiato la boa dei primi cinquant’anni, la Casana si appresta a proseguire il suo felice viaggio di conoscen- za, all’insegna della curiosità e della meraviglia. L’apprezzamento dimostrato da molti lettori nei confronti della rivista, rappresenta per noi motivo di soddisfazione ed incoraggiamento a continuare sulla stessa strada, cercando di migliorare il lavoro fatto. Con una novità. Da questo numero, infatti, Fondazione Carige contribuirà alla re- dazione della rivista, attraverso le pagine di Fondazioneinforma, il notiziario creato per illustrare al pubblico momenti della vita della Fondazione, insieme a notizie relative ai progetti sostenu- ti e alla loro realizzazione concreta, nei tradizionali ambiti di in- tervento. “L’unione fa la forza”, recita un antico motto. Banca e Fondazione Carige sono insieme oggi non solo nel mondo economico e fi- nanziario italiano, ma anche ne La Casana per significare, con maggiore energia, l’obiettivo di valorizzazione delle comunità pre- senti nelle diverse aree di operatività, promuovendo una miglio- re conoscenza della loro storia, della loro cultura, delle loro tra- dizioni e delle loro aspirazioni, in una parola, di tutto ciò che mag- giormente ne caratterizza l’identità e l’anima.

Flavio Repetto Giovanni Berneschi Presidente Fondazione Carige Presidente Banca Carige

3 Incontri Deaglio: “Ecco gli errori dell’informazione economica” di Christian Benna

Mario Deaglio come “Postglobal”, “La fine 65 anni, piemontese, ha due dell’euforia”, “Un capitalismo bello carriere parallele: una accademica e pericoloso”. Ha curato diversi e l’altra giornalistica. È professore rapporti annuali sul Risparmio ordinario di Economia e i risparmiatori in Italia. Dal 1980 internazionale alla Facoltà di al 1983, Deaglio ha diretto il Sole Economia dell’Università di Torino, 24 Ore, che sotto la sua guida ma è anche editorialista economico è diventato il quotidiano economico de La Stampa. È autore di studi più diffuso in Europa. Prima aveva scientifici e di ricerche, ma anche collaborato con l’Economist di pubblicazioni più divulgative e Il Secolo XIX.

Professor Deaglio, l’informazione economica ha responsabilità nel- impropria. La corsa all’enfatizzazione ha creato un ambiente iper- la crisi attuale? I giornali, che fino a poco tempo fa cavalcavano attivo alle notizie cattive, fra l’altro accentuando le punte delle l’ottimismo della crescita, rappresentano un’ondata di pessimismo, crisi. Tuttavia è bene ricordare che, nell’ambito delle responsa- il crollo globale. Rispecchiano i fatti oppure, con le ripetute gri- bilità della crisi finanziaria, l’informazione economica ha avuto un da di allarme, accentuano la sfiducia sui mercati? peso nettamente inferiore a quelle di altri soggetti e dei manager L’informazione ha certamente delle responsabilità. Che sono di che hanno sbagliato le proprie strategie di business. tre tipi. La prima è quella di avere sistematicamente sopravvalu- tato le notizie cattive mentre ha sottovalutato quelle buone. Il ca- È idonea la preparazione dei giornalisti economici di oggi a un’e- so classico è la “borsa ieri ha bruciato 100 miliardi”, titolo di pri- conomia sempre più complessa e variabile? ma pagina; invece, se il giorno dopo i listini magari recuperano La preparazione tecnica è generalmente scaduta. Lo si nota mol- decine di miliardi, la notizia finisce relegata a trafiletto. In seconda to bene anche dall’uso giornalistico dei grafici: raramente indi- battuta, il sistema dei media ha semplificato il linguaggio in ma- cano la fonte, spesso sono carenti di informazioni basilari e sem- niera non adeguata. Ogni cedimento dei mercati azionari si tra- brano messi in pagina quasi a corredo, giusto per coprire un cer- duce in espressioni come la “borsa va picco” o “mercati sotto to spazio. L’opposto di quello che un grafico dovrebbe essere, os- shock”. Oggi, la terminologia viene spinta al massimo, esaspe- sia il punto di partenza di un articolo economico, l’elemento cen- rata, mentre il giornalismo economico di qualche anno fa tende- trale attorno al quale viene costruito il pezzo giornalistico. Ma si va a pesare le parole con maggiore attenzione e precisione. Ogni tratta di un male non solo italiano. Anzi. Certe abitudini di ap- titolo era curato al dettaglio, perché c’era la consapevolezza che prossimazione sono diffuse a macchia d’olio tra tutta la stampa una frase eccessiva, un titolo a effetto, può influenzare il mer- internazionale. Non mancano, comunque, isole di grande spe- cato. Perciò, e qui arrivo al terzo punto, l’informazione economi- cializzazione, quali l’Economist e, in Italia, il Sole 24 Ore. Va inol- ca ha creato dei nessi logici impropri. Per esempio: se le quota- tre notato che lo scadimento non si verifica solo tra i giornalisti zioni delle banche scendono precipitosamente, anche i depositi economici. Numerose serie statistiche, in Italia come altrove, so- dei risparmiatori sono a rischio; ma si tratta di un’ associazione no meno buone di venti o trent’anni fa.

4 Ammetterà, però, che per i giornalisti economico-finanziari non è af- questa constatazione per dare un’idea della complessità dei mercati fatto facile orientarsi e informare adeguatamente i lettori o gli ascol- finanziari. Meglio puntare su titoli imperfetti, ma chiari e comprensi- tatori, anche perché fonti e strumenti, come i rapporti degli analisti fi- bili, di medie aziende forti nel prodotto e nell’innovazione. nanziari e delle agenzie di rating, considerati indispensabili per una migliore valutazione dello stato di salute di società e Paesi si sono In un’epoca di incertezza, il valore dell’informazione economica dovrebbe rivelati del tutto inadeguati e spesso fuorvianti. Tra l’altro, come spie- crescere in modo proporzionale alla mancanza di sicurezze. E invece ga errori così clamorosi di esperti, di professionisti tanto accreditati? succede il contrario. Come spiega questo paradosso? Ci sono due teorie. La prima è quella del complotto: le società di Per i motivi anzidetti, i media non sono in grado di offrire, in un nu- analisi e valutazione, se non partecipate, erano vicine alle stesse mero crescente di casi, un’informazione economica e finanziaria al- aziende che avrebbero dovuto giudicare con imparzialità. Una si- l’altezza della situazione. È una conseguenza della crescente com- tuazione di evidente conflitto di interessi e perciò causa di eviden- plessità della materia da trattare, ma anche delle difficoltà del gior- ti squilibri nell’analisi. La seconda tesi è che nalista, che è meno preparato, più oberato la materia è diventata così complessa e so- e con minori possibilità di svolgere al meglio fisticata da rendere difficilissima la sua co- Più informati la professione. Oggi il mercato ha cambiato noscenza persino agli specialisti. Non è sol- profondamente le cose: sono pochissime le tanto una conseguenza della globalizzazio- e più consapevoli: persone che riescono a seguire certi trend ne, ma anche, per esempio, della mancanza economici, figuriamoci un giornalista che ha di regole e di trasparenza. Come si poteva la responsabilità uno spettro di argomenti molto ampio da te- scoprire la debolezza di quelle banche che nere sotto controllo. facevano grandi operazioni fuori bilancio, dell’informazione magari tramite società veicolo possedute al Anche i giornali economici pensano più al- 49 per cento? E quelle banche si guarda- economica l’audience, alla tiratura, che alla propria re- vano bene di dare conto di quel modo di sponsabilità sociale? operare agli analisti e ai controllori. Il contagio poi è stato rapido e Guardando al caso di maggior diffusione e prestigio internazionale, diffuso su larga scala. D’altra parte, un titolo tossico che finisce den- The Economist, non posso non notare una profonda coerenza e un tro un altro prodotto finanziario e poi viene scambiato ancora fini- forte senso di responsabilità sociale ben presente nella linea edito- sce col contagiare tutto il sistema. Senza contare l’effetto domino riale di quel giornale. Questo è il riferimento di principio e viene ri- della crisi. Se le quotazioni immobiliari calano del 20% in pochi me- spettato da oltre un secolo. Forse anche per questa ragione è uno si, significa che una banca dovrà poi fare i conti con pesanti sva- dei pochi “magazine” a risentire meno della crisi. Per altre testate, lutazioni sui mutui. Insomma una situazione incendiaria che però invece, l’audience ha preso il sopravvento relegando in secondo pia- non alleggerisce le colpe delle agenzie di rating e degli analisti. Se no una certa responsabilità sociale. D’altra parte, il giornale ha costi mai si farà davvero un G8 per lanciare una nuova Bretton Woods vivi molto alti e per sopravvivere aumentano i compromessi. il primo punto dovrà riguardare il sistema dei controlli: rating e ana- lisi non potranno più essere affidate a soggetti privati in possibile Lei, che è economista e ha diretto il Sole 24 Ore, sa indicare come si conflitto di interesse con la società controllante. può distinguere oggi una notizia pilotata da una notizia obiettiva? Un giornale dovrebbe avere sempre una capacità critica nei con- Intanto per il risparmiatore saltano tutti i riferimenti a cui si è sem- fronti delle notizie che pubblica. E invece non sempre accade. An- pre appoggiato. Non ci si fida più dell’informazione economica, del- zi, spesso si limita a riportare le dichiarazioni di esponenti del mon- le statistiche, degli analisti. Come orientarsi in mezzo a questa cri- do economico-finanziario senza prendere posizioni proprie, con- si di fiducia? seguenti alle proprie competenze, che sarebbero opportune ai fini Il mondo è diventato un luogo pieno di incertezze. In questo contesto della correttezza e dell’obiettività dell’informazione. Infatti non è det- bisogna imparare a muoversi, fissando bene gli obiettivi da raggiun- to che una società sia sana solo perché l’ha dichiarato il suo pre- gere. L’investitore deve fare come l’alpinista prima di una scalata: in- sidente o l’amministratore delegato. Un dovere del giornalista do- nanzi tutto deve considerare bene le proprie capacità, dove vuole ar- vrebbe essere quello di verificare i fatti e dare conto di eventuali rivare e soprattutto la dose di rischio che può sopportare. Quanti san- contraddizioni. Ma questa qualità si nota sempre più raramente nel- no che sono soltanto ottocento, in tutto il mondo, a conoscere per- le pagine economiche, mentre nello sport è frequente leggere il com- fettamente, nei dettagli, i prodotti finanziari più sofisticati in circola- mento di un giornalista che va in senso opposto a quanto sostiene zione? Questi ottocento sono quasi tutti laureati in fisica, impiegati ne- l’allenatore della squadra. La spiegazione è semplice: le squadre gli ultimi anni dall’industria finanziaria per creare il “titolo perfetto”, uti- di calcio muovono pochissima pubblicità, al contrario delle socie- lizzando equazioni tipiche della missilistica. I missili devono arrivare a tà quotate in Borsa. Perciò il giornalista finanziario si muove con i centrare il bersaglio con qualunque situazione; ma sul mercato finanziario piedi di piombo, per non urtare la suscettibilità degli inserzionisti. è piombata la tempesta magnetica, che ha mandato in tilt quei pro- Negli Usa sono emersi diversi casi di aziende che hanno tolto la dotti finanziari che dovevano essere perfetti e che invece si sono ri- pubblicità a giornali con zelo critico ritenuto eccessivo. Una noti- velati tutt’altro che infallibili, mine per l’intero sistema. E forse basta zia economica, inoltre, può essere influenzata dai timori reveren-

Incontri 5 ziali del giornalista che l’ha redatta o dalle pressioni che l’autore ha ti che contavano pescati con il patrimonio personale depositato su subito. Insomma, il lettore deve mantenere sempre una certa ca- conti correnti segreti nel Lichtenstein. Un giro di vite ci deve es- pacità critica propria, che aumenta con la sua preparazione e la sere. Sugli hedge fund occorre fare una distinzione: in quanto ope- diversificazione delle fonti informative. razione finanziaria di base è in sé non solo legittima ma anche ne- cessaria. Oggi compro un prodotto, una commodity, in una cer- Una via di uscita può arrivare dai nuovi media, dalle strade aperte dal- ta valuta perché mi voglio proteggere dai cambi repentini di valo- l’informazione online? Cambiano i mezzi di diffusione delle notizie, cam- re della moneta. Il problema è che questo meccanismo è stato uti- biamo anche i linguaggi. Il multimedia, dall’infografica interattiva al lizzato al contrario: non per proteggersi dai rischi, come quelli le- filmato, può trasformare, rafforzandolo, il ruolo del giornalista? gati al cambio delle valute, ma per fare scommesse sull’andamento È un percorso di grande interesse in cui mi sto impegnando perso- delle valute stesse. Ciò ha creato una situazione insostenibile. Il nalmente con “Quadrante futuro”, un sito internet nato all’interno del caso del petrolio alle stelle, schizzato fino a 150 dollari un anno Centro Einaudi per fare informazione economica in modo nuovo, più fa, è lampante. Tanto che è in corso un’indagine del Fbi per ac- evoluto, ragionato e documentato. Un grafico a volte è più eloquente certarne le responsabilità. Sono stati toccati picchi mai raggiunti di mille parole. Noi ci stiamo provando: poco testo, tante statistiche prima e poi, d’improvviso, una discesa vertiginosa dei prezzi. Se espresse attraverso i grafici, e collegamenti frequenti per consentire si segue la fantapolitica sembra che le dimissioni, annunciate l’a- al lettore di seguire il viaggio informativo più opportuno. Dall’Iran, per gosto scorso, del presidente israeliano Olmert abbiano cancellato esempio, si può proseguire al tema del petrolio e a quello dell’ener- le possibilità di un attacco all’Iran e la conseguente chiusura del- gia. Certo ci vuole una buona preparazione e una forte capacità cri- lo stretto di Ormuz, che avrebbe messo a rischio i traffici di greg- tica, ma questo è il prezzo per potersi fare un’idea di come vanno ve- gio del Golfo. Insomma qualcuno sapeva e ha provato a lucrare ramente le cose. sugli scenari di un conflitto? Un mondo sempre più complicato da decifrare e che richiede giornalisti sempre più competenti. Quali consigli darebbe a un giornalista economico che volesse esse- re all’altezza del ruolo e delle attese dei lettori più attenti? Secondo lei, chi è il miglior giornalista economico italiano del passa- Non esiste una strada facile. Per chi non ha una laurea economica to e di oggi? è necessario almeno studiare qualche manuale specialistico. Poi è La prima capacità di un giornalista è quella di sapere trovare le no- necessaria una buona conoscenza della storia. Cercare di collocare tizie, poi di saperle commentare. Eugenio Scalfari, è senz’altro uno gli eventi attuali in un tempo più ampio è sempre più importante. Og- dei casi di eccellenza. Con il libro “Razza padrona”, Scalfari è an- gi pochi ci pensano, ma alla fine della seconda guerra mondiale in che riuscito a presentare in modo diverso l’economia. Germania si viveva una situazione non dissimile da quella attuale. I risparmiatori tedeschi avevano titoli di carta in abbondanza. Ma le Ha citato un giornalista della carta stampata. È possibile, per l’in- case, come le fabbriche e gli edifici pubblici erano andati distrutti o formazione economica, raggiungere livelli di autorevolezza anche il loro valore azzerato. Quindi c’era tanta carta che però non valeva in Tv? più niente. Allora, in gran segreto, gli americani fecero stampare la L’informazione economica in televisione si scontra con molte bar- nuova moneta, la spedirono di notte con treni alle filiali della banca riere. Il mezzo di per sé non impedirebbe un buon risultato; ma la centrale e un mattino annunciarono il cambio della valuta, da con- Tv emozionale a cui siamo abituati difficilmente va a braccetto con cludersi entro una settimana. I titoli finanziari vennero scambiati con la seriosità dell’informazione economica, che rischia di essere assai un tasso di sei a uno, corrispondenti a una svalutazione dell’85 per noiosa. Il nuovo luogo del giornalismo economico non è nell’etere cento. Così la Germania è ripartita. In ogni caso, lo stesso discorso ma on-line. Su internet anche il lettore può contribuire a migliorare della preparazione economica e storica vale anche per il lettore se la qualità dell’informazione, intervenendo direttamente, come diffi- vuole ottenere una buona informazione economica. E anche il let- cilmente invece può fare in Tv e sulla stampa. La contestazione dei tore deve soprattutto diversificare le sue fonti. media tradizionali si può esprimere soltanto abbandonandoli, “vo- tando con i piedi” avrebbe detto Luigi Einaudi. Con internet è di- Oggi i media sembrano aver individuato i “cattivi” della storia-crisi fi- verso, si può interagire. Per questa ragione spuntano continuamente nanziaria globale: gli attori del contagio, la speculazione senza freni, blog di giornalisti, che così possono avere una maggiore consape- i buchi neri dei paradisi fiscali, gli hedge fund. Possibile che prima nes- volezza della situazione e dei risultati del loro lavoro. Possono facil- suno si fosse accorto di certi eccessi? mente correggere il tiro, conoscere altri punti di vista e migliorare La natura della finanza e delle sue espressioni è cambiata enor- continuamente grazie al contatto diretto di mille realtà. memente negli ultimi cinque anni. Il paradiso fiscale che ti allevia alcuni passaggi burocratici e alleggerisce alcune imposte è quasi Il salto tecnologico online porterà cambiamenti nella figura dell’edito- fisiologico al sistema. Quando, invece, il paradiso fiscale diventa re oltre che in quella del giornalista? una struttura portante su cui si appoggia tutta una sorta di eco- Credo che sempre di più sia destinato ad affermarsi l’editore pu- nomia parallela a quella ufficiale, il discorso cambia. Un capitolo ro, quello che vuole il giornale in grado di andare avanti sulla ba- di questo genere ovviamente va chiuso e al più presto. È partico- se delle risorse che ricava dalla vendite delle copie e della pub- larmente significativo il caso tedesco, con gran parte dei dirigen- blicità, facendo profitto. L’idea dell’house organ è superata. E nel

6 Incontri nuovo contesto, che vedrà un aumento del peso di uffici stampa sentato un piano di forte sviluppo. Non si parlava ancora di quota- e pr, la gran parte dei giornalisti si troverà costretta a diventare zione in Borsa, ma la direzione era quella. Fu scelta una strategia at- soprattutto un selezionatore e una cinghia di trasmissione delle tendista, che infatti nei primi anni comportò la perdita di un bel po’ notizie, perdendo prestigio e riconoscibilità. di copie, recuperate poi sotto la direzione decennale di Gianni Loca- telli, che fece risalire la china. Venendo alla sua esperienza di direttore del Sole 24 Ore dal 1980 al 1983, come le capitò di salire sulla tolda di comando del quotidiano Qual è il ricordo professionale più bello della sua esperienza al So- confindustriale? le 24 Ore? L’offerta mi fu fatta perché il direttore precedente, Fabio Cavazza, I ricordi belli sono molti, ma quello che mi viene subito in mente è aveva manifestato l’intenzione di lasciare l’incarico, pur continuan- l’introduzione della pagina della cultura, quella che poi sarebbe di- do a ricoprire cariche nel gruppo. E questo coincideva con l’arrivo ventata un prodotto a sé stante, l’inserto Domenicale. Dell’innova- di Vittorio Merloni alla presidenza di Confindustria. Merloni voleva zione non avvisammo neppure l’Amministrazione, che la scoprì, co- dare un segnale di novità al giornale, condividendo pienamente il me tutti i lettori, stampata. La pubblicammo in gran segreto perché progetto della trasformazione del “Sole” da foglio della Confindustria temevamo che ci avrebbero bloccato. a giornale aperto a tutte le componenti dell’economia. Comunque, il primo a fare il mio nome fu lo stesso Cavazza, il quale mi aveva E quali furono le sue direttive alla redazione? chiamato a scrivere per il suo giornale da La Stampa, diretta da Gior- In primo luogo resi nota la lettera del patto firmato da me e Confin- gio Fattori, dove ero arrivato su invito di Arrigo Levi dopo le mie col- dustria: vi si asseriva che il Sole 24 Ore sarebbe stato il giornale del- laborazioni con l’Economist e il Secolo XIX. La proposta effettiva del- l’economia italiana e non del mondo confindustriale, pur riconoscen- la direzione del “Sole” mi fu fatta da Vallarino Gancia e Salza, allo- do il ruolo e il riferimento costante della proprietà. Ai giornalisti, per- ra al vertice dell’editrice. ciò, chiesi di comportarsi di conseguenza. Poi, aprii le riunioni di re- dazione a tutti i redattori e feci in modo che venissero condotte con E perché andò via? spirito quasi goliardico per incentivare molto, da parte di chiunque, la Lasciai la direzione perché avevo già centrato molti obiettivi: la tiratu- critica, la segnalazione di errori e omissioni. ra era raddoppiata nel giro di tre anni, la struttura del giornale era ra- dicalmente cambiata, fra l’altro con l’introduzione di grafici, fotogra- Da direttore, che cosa non voleva dai giornalisti del “Sole”? fie e la “terza pagina” dedicata alla cultura. Furono innovazioni por- Non volevo quei legami preferenziali con certe fonti di informazio- tate avanti con difficoltà, anche sindacali e contro una perdurante con- ne, magari consolidati con inviti a congressi, convegni, presentazioni vinzione, in una parte non piccola del mondo confindustriale della ne- organizzati in luoghi ameni e per i fine settimana, inviti che indu- cessità di un giornale medio piccolo. Raggiunti questi traguardi, Con- cono il giornalista a scrivere articoli con particolare benevolenza quan- findustria preferì consolidare i risultati ottenuti, mentre io avevo pre- do non apertamente elogiativi del benefattore.

Incontri 7 8 Arte e Cultura Quel tesoro nascosto a Genova nell’antica Chiesa del Carmine di Agnese Avena

La prima cappella a destra dello storico edificio, dedicata alla Natività, è pressoché sconosciuta alla maggior parte dei liguri, nonostante il suo grande valore.

Citata dalle fonti e menzionata dalle Guide della città dei committenza sarebbe pertanto da riferire alla famiglia Car- secoli XVIII, XIX e XX, è oggi occultata alla vista e adibita a magnola, allora giuspatrona della cappella5. Una planime- deposito. tria della città di Genova del 1656, ne evidenzia disposi- L’antica chiesa carmelitana, costruita nel secolo XIII al di fuo- zione e conformazione in questo momento storico6. ri della cinta muraria cittadina, ai piedi delle alture dell’Oli- Ulteriori significative trasformazioni, tuttavia, sono ascrivi- vella e di Carbonara, risulta edificata sul sito di una preesi- bili agli anni ’70 del secolo XIX, in occasione dell’apertura stente cappella dedicata all’Annunciazione1, utilizzata dai Con- della strada di collegamento di via di Vallechiara con l’Al- fratelli dell’Ordine all’inizio della loro attività genovese2. bergo dei Poveri. Risale a questi anni la “mutilazione” del- Le modifiche apportate nel corso dei secoli al complesso la cappella menzionata, sporgente sulla strada, in tale fran- conventuale, non permettono oggi di stabilire con certez- gente privata della sua abside7. za dove fosse ubicata la cappella suddetta, che tuttavia sem- Le modifiche apportate a questo ambiente, attualmente di bra riconoscibile nel vano oggetto del presente studio. difficile accesso, non impediscono tuttavia la godibilità dei La struttura atipica di questo ambiente – un corpo di fab- bellissimi affreschi – oggi visibili ad una distanza ravvici- brica con spaziatura doppia rispetto a quello delle altre cap- nata – che appaiono all’improvviso, ricchi di fascino, a chi pelle che ritmicamente scandiscono le navate laterali – la- si accinga a raggiungerli oltrepassando i due soppalchi che scia supporre si tratti del primo piccolo edificio di culto, in dividono e snaturano il vano. seguito inglobato nella nuova costruzione. Forse coinvolto Il tema mariano, fulcro della decorazione, trova il suo spa- nei lavori di ammodernamento che hanno interessato la chie- zio privilegiato sulla volta, racchiuso entro una scenografi- sa nel secolo XVI – nel 1582 risulta sede di Confraternita3 ca intelaiatura di motivi di gusto manierista che – imitando – è stato sicuramente sottoposto ad un intervento di “re- l’effetto plastico e tridimensionale dello stucco modellato, di- stauro ed ornamentazione” nel secolo successivo. La no- pinto e dorato – determina la cornice ottagona centrale ed tizia è riportata dallo storico Giscardi, il quale data al 1631 i quattro piccoli “quadri riportati” racchiudenti altrettanti epi- l’importante evento4. Quest’ultimo può essere identificato sodi della vita della Vergine e di Gesù Bambino. con la decorazione ad affresco ancora oggi visibile, la cui Una fascia figurata policroma, in cui sono proposte fiere all’inseguimento di figure virili in torsione tra motivi fitomorfi, s’inserisce negli spazi lasciati liberi. Funzione analoga svol- A fronte Cappella della Natività: affresco della volta con l’Incoronazione gono gli angioletti disposti frontalmente tra cartigli, elemento della Vergine e “Fuga in Egitto”, riquadro laterale. di raccordo con le sottostanti cartelle angolari dipinte sui

9 pennacchi. Piccole teste di cherubino ad ali spiegate, in- una gloria di paffuti angioletti in volo accenna un giroton- fine, simulano ideali peducci a rilievo. do. Angeli adoranti e musicanti, insieme a cherubini, dis- Una fitta decorazione doveva in origine investire anche le posti tra effimere nuvolette, attorniano il gruppo. pareti, come si deduce da alcuni brani pittorici a grisaille Al preciso intento di esaltazione mariana e cristologia ri- riemersi sotto l’intonaco che oggi ricopre quasi completa- mandano anche gli episodi raffigurati nei riquadri collate- mente il vano8. Parzialmente leggibili sono un’Allegoria del- rali e le quattro figure virili che grandeggiano nelle cartel- la Carità, sulla parete sinistra ed un mascherone in foggia le angolari. La Presentazione al Tempio di Maria, lo Spo- di Fauno ghignante, parte di un fregio dipinto riportato al- salizio della Vergine, la Circoncisione e la Fuga in Egitto so- la luce ad un livello più basso, sulla parete destra, in pros- no scenette narrate con chiarezza espositiva e semplifica- simità della scaletta che mette in comunicazione con il sop- zione di forme, caratteristiche apprezzabili soprattutto nel- palco sottostante. Contrasta con la situazione sopra descritta la Fuga in Egitto, ancora pienamente godibile grazie al dis- l’affresco dipinto sulla volta, ancora perfettamente leggibi- creto stato conservativo. le nella sua accesa policromia. Chiaramente connessa al tema mariano proposto, è la scel- Il tema trattato, La Vergine incoronata dalla Trinità – parti- ta iconografica dei personaggi inseriti nei pennacchi: un pa- colarmente apprezzato all’epoca della Controriforma – è qui triarca, un profeta e due evangelisti. Davide, il patriarca, è proposto secondo un modello iconografico non nuovo, ma riconoscibile per l’aspetto da vegliardo, l’arpa che regge da- di particolare effetto sia per l’armonica e chiara disposizio- vanti a sé e la corona che lo identifica come re d’Israele. ne delle figure nello spazio, sia per la vivida brillantezza dei Isaia, il profeta, è raffigurato come un uomo anziano con colori che le investono e che trapassano in delicati effetti un turbante sul capo; con la mano destra stringe il rotulo sfumati nel cielo retrostante. Maria, inginocchiata in preghiera, contenente le sue profezie allusive alla Vergine. I due uo- funge da fulcro composito della scena. Cristo risorto e Dio mini maturi con folta barba scura, a capo scoperto e con Padre, in atteggiamento ieratico, sono effigiati rispettivamente un libro tra le mani, infine, sembrano identificabili con gli a sinistra e a destra, in atto di porgerle lo scettro e di porle Evangelisti Giovanni – con riferimento al libro dell’Apoca- sul capo una preziosa corona regale. La Colomba dello Spi- lisse, opera ricca di riferimenti mariani – e Matteo, autore rito Santo affiora in un alone di luce dai toni rosati, mentre del primo Vangelo che, non a caso, inizia elencando la ge- nealogia della Vergine, discendente dalla stirpe di Davide. In tutti gli episodi del ciclo del Carmine è riconoscibile una matrice iconografica cambiasesca. A Luca Cambiaso (Mo- neglia, Genova 1527 - El Escorial 1585) – uno dei più ac- creditati pittori attivi a Genova nella seconda metà del Cin- quecento – rimandano con grande evidenza l’ Incoronazione della Vergine con l’aggraziata Gloria d’angeli che la sovra- sta e, tra le scenette minori, la Circoncisione, quasi una re- plica con figure in controparte della Presentazione al Tem- pio della cappella Lercari nel duomo di Genova9. Il frescante impegnato nella cappella va pertanto ricerca-

Sopra Decorazione a grisaille, particolari. A fianco La Vergine incoronata dalla Trinità, particolare.

10 Arte e Cultura to tra i pittori che avevano stretto contatti con Cambiaso. questa fosse l’unica cappella affrescata della chiesa. Cfr. ALIZERI F., Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, I, p. 568; Guida illustrativa per Le fonti sono concordi nel riconoscere in Bernardo Castello la città di Genova e sue adiacenze, Genova 1875, pp. 377-378. 6 10 Cfr. BRUSCO G., Rilievo della città di Genova, 1656, foglio n. 1124 C, (Genova 1557 ca.-1629) l’autore del ciclo . Tale attribu- Collezione Cartografica e Topografica del Comune, Genova. zione non sembra tuttavia convincente. L’attenzione è og- 7 In seguito all’apertura della strada di collegamento di via di Vallechiara con l’Albergo dei Poveri sono sparite le due piazze che delimitavano la gi spostata su Lazzaro Tavarone (Genova 1556?-1640), a chiesa, una antistante la facciata laterale destra, su cui ancora si apre il portale corrispondente all’ingresso più antico, e l’altra, più piccola, dota- sua volta allievo di Luca Cambiaso, con il quale aveva an- ta di pozzo, ubicata nella zona antistante l’attuale portale principale, al- che condiviso l’esperienza spagnola all’Escorial11. Sono so- lora interna al complesso conventuale. L’accesso pubblico alla chiesa era fin dalle origini, quello sul fianco destro. La cappella con la sua abside è prattutto alcuni accorgimenti stilistici a presupporne l’in- ancora riconoscibile nella planimetria allegata alla Convenzione proposta 12 fra il Municipio di Genova e la Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di tervento, insieme a quello di allievi . Nostra Signora del Carmine per Cessione e Permuta di locali annessi a In conclusione, si vuole qui ancora ricordare come il tema detta Chiesa destinati a deposito di arredi Sacri ed occupazione di pro- prietà per la formazione della nuova strada che mette all’Albergo dei Po- mariano affrontato ad affresco nel 1631, trovasse in origi- veri, 6 luglio 1871, Atto del Notaio Francesco Tiscornia, ms. 1871, Ar- ne adeguato completamento nei soggetti trattati in tre di- chivio Parrocchiale Chiesa di Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese, Genova. L’abside è documentata anche in un acquarello di Luigi Garib- pinti ricordati dalle fonti ad ornamento della cappella: la Na- bo datato al 1827 ca.: cfr. Foglio n. 2047, Collezione Cartografica e To- pografica del Comune, Genova. Garibbo descrive il lato destro della chie- tività di Giovanni Battista Paggi (Genova 1554-1627), il Giu- sa con l’abside sporgente della cappella della Natività, le cui uniche aper- dizio Universale del Passignano (Domenico Cresti, Passi- ture sono limitate alla piccola finestra rettangolare non più esistente - so- stituita dall’attuale rosone dopo il 1870 - e da finestrelle quadrate sui fian- gnano, Perugia 1560ca.- Firenze 1636) e la Vestizione del chi (se ne intravede una sul lato destro), ancora esistenti anche se par- zialmente tamponate. Beato Nuño Alvares di Portogallo di Aurelio Lomi (Pisa 1556- 8 Gli affreschi sono stati riportati in luce in occasione di una campagna 1622)13. Le tre opere – tuttora presenti in chiesa ma in di- di studio e restauro guidato da Franco Buggero, Soprintendenza per il Pa- trimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Liguria, nel 1981. Cfr. versa collocazione rispetto alla disposizione originaria – era- BOGGERO F., S.t. (Lazzaro Tavarone …), cit., Genova, S.d. (1981). 9 14 L’Incoronazione della Vergine riprende l’analoga composizione affresca- no state commissionate presumibilmente tra la fine del se- ta da Cambiaso sulla volta del presbiterio di San Lorenzo all’Escorial in colo XVI e l’inizio del XVII, precedentemente, dunque, al- Spagna ed il medesimo soggetto dipinto ad olio in una tela per la catte- drale di Tarragona, opere realizzate negli anni 1583-1585. La Presenta- la decorazione murale. All’epoca di quest’ultima, inoltre, la zione al Tempio della cappella Lercari nella cattedrale di Genova è parte di un ciclo ad affresco commissionato al pittore nel 1564. Richiami a Cam- dedicazione della cappella doveva già essere mutata in quel- biaso sono tuttavia evidenti anche nei motivi di contorno. la a Nostra Signora del Carmine, titolo mariano evocato in 10 L’attribuzione a Bernardo CASTELLO è riportata in C.G. RATTI, 1766, p.141; RATTI C.G., 1780, p. 165; ALIZERI F., 1846, I, p. 568; ALIZERI, una porzione di affresco – oggi solo parzialmente leggibile 1875, p. 378 e, più recentemente, in MAGNANI L., Chiesa di Nostra Si- gnora del Carmine, Genova 1980, p. 19. – affiorato sulla lunetta che fronteggia la finestra. La Ver- 11 Relativamente all’attribuzione proposta cfr. BOGGERO F., Lazzaro Ta- gine, in abito carmelitano, è qui effigiata a braccia aperte varone…, cit.; , ERBENTRAUT R., “Il ciclo di affreschi nella chiesa del Carmine a Genova. Un contributo all’opera tarda di Lazzaro Tavarone” in in atto di accogliere santi e personaggi legati all’Ordine, in- Bollettino dei Musei Civici genovesi, IX, 26-27, Maggio-Dicembre 1987, ginocchiati alla sua destra e sante carmelitane, purtroppo pp. 61-62. Lazzaro TAVARONE è riconosciuto il principale allievo di Lu- ca Cambiaso, del quale aveva collazionato i disegni preparatori di molte non più riconoscibili, alla sua sinistra15. opere. E’ probabilmente correlata a tale attività, la puntuale ripresa dei soggetti cambiaseschi in alcune scene del ciclo del Carmine, ed il pro- Sarebbe pertanto auspicabile un nuovo intervento di re- babile riutilizzo del disegno preparatorio per La Gloria affrescata da Cam- stauro che – eliminando le sovrastrutture esistenti e ri- biaso nel coro di San Lorenzo all’Escorial, conservato a Palermo presso la Galleria Regionale di Palazzo Albertellis. L’Incoronazione della Vergine portando alla luce le decorazioni ancora occultate – per- entro un ottagono e una Gloria d’angeli analoga a quella dell’affresco, so- no presenti in due disegni conservati presso il Blanton Museum of Art di metta di usufruire nuovamente di uno spazio così sugge- Austin e presso il Gabinetto di Disegni e Stampe di Palazzo Rosso a Ge- stivo ma, purtroppo, nascosto. nova, attribuiti al Tavarone e datati al secondo decennio del Seicento, re- lativi rispettivamente alla volta della chiesa di e ad un affresco del convento agostiniano di Santa Maria in Passione a Ge- Ringraziamenti nova: cfr. NEPI G., scheda n. 13 pp. 433-434 e PRIARONE M., scheda Abate Davide Bernini, Parroco di Nostra Signora del Carmine e Sant’A- n. 16 pp. 436-438, in Luca Cambiaso. Un maestro del Cinquecento eu- gnese, Genova ropeo, catalogo della mostra a cura di P.BOCCARDO, F.BOGGERO, C.Di Paolo Arduino, Biblioteca Storia dell’Arte, Genova FABIO, L.MAGNANI, Milano 2007. Alcuni motivi decorativi ornamentali, Massimo Bartoletti, Franco Boggero, Paola Traversone, Soprintendenza per inoltre, quali il mascherone a grisaille e gli angioletti a monocromo, sem- il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Liguria. brano ripetere analoghe raffigurazioni affrescate tra il 1627 e il 1629 da Tavarone nel fregio del Salone colombiano in Palazzo Belimbau Note a Genova. 12 Nelle figure affrescate sulla volta è possibile riscontrare alcune pecu- 1 L’antica cappella dedicata all’Annunciazione, soggetta all’abbazia di San liarità tipiche del modo di dipingere di Lazzaro Tavarone (comunicazione Siro, sembra risalire all’anno 1182. Cfr. PERASSO N., Notizie storiche sul- orale Massimo Bartoletti, Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Arti- la Chiesa del Carmine di Genova, ms., secolo XVIII, c. 17, Biblioteca Uni- stico ed Etnoantropologico della Liguria). Le sagome sono campite con ste- versitaria, Genova. sure di colore quasi “a macchia” e contrasti cromatici determinano la pro- 2 I carmelitani, giunti a Genova nel 1260, hanno inglobato il piccolo edi- fondità. Diverso è il modo di operare di Bernardo Castello, pittore “dise- ficio religioso dedicato all’Annunziata, costruito in un’area detta “Terric- gnativo”, attento ai passaggi chiaroscurali graduati, resi con attenzione qua- cio”, ed una cappella da loro edificata ed intitolata a Santa Maria di Mon- si “millimetrale”. te Carmelo, nella nuova chiesa eretta nel 1262. Il convento risale al se- 13 F. Boggero, in Lazzaro Tavarone…, cit., annota gli spostamenti dei tre di- colo XIV. Cfr. GISCARDI G., Nostra Signora del Carmine chiesa e convento pinti nel corso dei secoli: questi, infatti, ancora menzionati nella cappella in Genova dell’Ordine Carmelitano, ms. secolo XVIII, Archivio Parrocchiale della Natività dal Ratti nel 1780, sono ancora oggi conservati in chiesa: le Chiesa di Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese, Genova. opere del Lomi e del Passignano in controfacciata, ai lati del portale, men- 3 GISCARDI G., Santa Maria…, cit. tre la pala del Paggi è attualmente collocata nella seconda cappella a sini- 4 GISCARDI G., Santa Maria…, cit. I lavori hanno preceduto di alcuni an- stra. Cfr. RATTI C.G., Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Ge- ni la seconda consacrazione della chiesa, avvenuta nel 1637. Cfr. Pe- nova in pittura, scultura ed architettura, Genova 1780, p. 165; MAGNANI rasso N., Notizie…, cit. L., Chiesa di Nostra Signora del Carmine, Genova 1980, pp. 19, 28. 5 Franco Boggero identifica l’opera di “restauro e ornamentazione” della cap- 14 La Natività del Paggi è del 1600. La pala del Carmine risale dunque al pella, allora dedicata a Nostra Signora del Carmine, citata dal Giscardi, con periodo genovese dell’attività del pittore. Negli stessi anni era presente in la decorazione ad affresco oggetto del presente studio, datandola quindi al- città anche il pisano Aurelio LOMI, a Genova dal 1597 al 1604. lo stesso 1631. Cfr. BOGGERO F., S.t. (Lazzaro Tavarone in N.S. del Carmi- 15 Tra i personaggi ritratti è forse possibile identificare – per l’abbigliamento ne), Genova, S.d. (1981). Federico Alizeri, nelle Guide del 1846 e del 1875, e la tipologia dei copricapi - San Luigi IX, Papa Giovanni XXII e San Si- pur ritenendo già distrutta la cappella e la sua decorazione, ricorda come mone Stock su un lato; Santa Teresa d’Avila(?) sull’altro.

Arte e Cultura 11

Arte e Cultura La pittura di Giuseppe Cardillo di Paola Cavallero

La Signora Alba indica un cestino pieno di lettere, a cui deve ancora rispondere. Occorre tempo. Ne sono arrivate centinaia con gli auguri di Natale. Il primo, dopo oltre cinquant’anni, senza Giuseppe. Chi la conosce bene sa che è una donna asciutta, discreta.

Per pudore molti non hanno voluto ricordare il dolore per ti, collega, ex Direttore e oggi Presidente dell’Accademia l’improvvisa perdita, il 1° novembre 2007, del suo e “lo- Ligustica di Belle Arti, lo inserirebbe tra i rappresentanti ro” compagno di vita. Come uomo. E come artista. Solo della pittura contemporanea che sono esempio e materia auguri. Lei è forte, ma le emozioni che ha saputo trasmettere di studio. “Se fosse ancora tra noi e mi si chiedesse se lo Giuseppe Cardillo hanno il sopravvento. I ricordi inonda- chiamerei ad insegnare direi senza esitazione di sì - dichiara no quattro ore di conversazione. Alla fine si stupisce da Sirotti -, anche se come Presidente devo attenermi alle scel- sé di aver parlato tanto. E per la prima volta, su un gior- te dei Docenti”. nale, del lavoro del marito. Sospira: “Una bella persona”. Nella “matrigna” città natìa - che tale è nei secoli per i Cogli occhi lucidi. Ma è un attimo. E si ricompone fiera di propri artisti - di Giuseppe Cardillo si conoscono solo ami- mostrare gli acquerelli, che diventeranno un secondo li- ci. “Era un uomo talmente buono e schivo che non dava bro dedicato all’Artista. adito a cattiverie”, ricorda Michele Gualco, ingegnere per “Una persona ed un artista onesto”, dicono tutti quelli che lavoro ed allievo di Cardillo per passione. “Andavo a le- lo hanno conosciuto. Genovese, “di Sampierdarena” - ci te- zione di pittura da lui settimanalmente - prosegue nel ri- neva a precisarlo, sottolinea Raffaele Francesca, giornalista, cordo Gualco -. Era una terapia molto più˘ efficace di al- custode di tanti lazzi. Ad entrambi piaceva scherzare. tre per ritrovare il buonumore. Un’ora con lui passava che Il mondo delle Arti invece ha subito preso sul serio que- non te ne accorgevi. Il Maestro dipingeva ascoltando mu- sto signore distinto e colto, Maestro di 60 anni di pittura, sica classica e discorrendo di tutto un po’, dall’arte ai te- dedicandogli a Palazzo San Giorgio una mostra, “realizzata mi sociali. All’inizio sintonizzava la radio sul canale di pro- con la generosa collaborazione della Banca Carige” sot- grammazione sinfonica. Poi sono arrivati i CD e hanno in- tolinea Alba Cardillo, inaugurata per forza del fato poche vaso il suo studio. Era un piacere indescrivibile stargli ac- settimane dopo la scomparsa dell’artista. Due tele del pit- canto”. tore fanno parte della Collezione Carige. Raimondo Sirot- Lo amano. Impossibile pensare diversamente. Giuseppe Car- dillo aveva un animo talmente ricco che ha saputo tra- A fronte sfondere studio e buoni sentimenti. Che come tutte le le- Autoritratto, 1989. Sopra zioni tenute da un bravo insegnante, restano. Anche se l’a- Ritratto della moglie, 1997. lunno non ardeva del sacro fuoco dell’arte. Nessuno ha se-

13 guito le orme del Maestro. Tutti però ne parlano con tene- Ritratta in molte tele durante le estati a Mangia, è l’autrice rezza. Affetto. Simpatia. della foto pubblicata in questo servizio. “Ogni tanto mio ma- Un aneddoto di Raffaele Francesca chiarisce bene la stof- rito mi diceva prendi la macchina e scatta. Credo volesse fa dell’Uomo: “Gli chiesi se poteva farmi un ritratto. Non fermare il momento. Un ricordo per noi. Lui amava dipin- per vanità, ma perché mi piaceva l’idea di avere qualcosa gere soprattutto i boschi. Molte tele sono state realizzate di suo che ci legasse nel tempo. Faticai non poco a chie- tra i boschi di Mangia. Impiegava un’ora per un quadro. dergli quanto gli dovevo. Io volevo il quadro, ma anche pa- Doveva essere veloce perché la luce cambia in fretta... Gli garlo! Niente. Un giorno ‘Pippo’ tagliò corto: «Guarda che acquerelli sono difficilissimi. O riesce subito. O si butta. Quan- io mica mi vendo!». Questo era l’Uomo. E anche l’Artista”. ti gliene ho visto strappare! Perché il colore cola. Oppure Alba, complice silenziosa ma attenta, conferma: “Non fa- ce n’è troppo poco per creare i chiaroscuri”. Intanto sfo- ceva volentieri ritratti. Se accettava, era perché il soggetto glia i quaderni che raccolgono le copie di acquerelli di na- gli piaceva”. Lei ha mai frequentato lo studio. Mai una le- ture morte, soprattutto pesci. Perché “Pippo amava gli ani- zione di pittura. Tanti musei e mostre visitati insieme al ma- mali, ma era un pescatore”, precisa Alba. rito. “Perché non ho provato a dipingere? Perché sono un Nelle osterie di Sottoripa, tra i bar passati in gestione ai su- tipo razionale. Sarei stata una schiappa… Zero fantasia. Io damericani, Pippo Cardillo e Raffaele Francesca si davano sono laureata in Farmacia. Un altro mondo...”. Eppure i due appuntamento il giovedì per l’aperitivo. Avevano coniato un mondi hanno formato un Universo d’amore e concordia. loro gergo: “qualcosa per allacciarsi le scarpe”, se era un “Quando rientrava a sera a casa - prosegue Alba Cardillo drink poco alcolico. Altrimenti, “qualcosa da maschietti”. “Il - la prima cosa che mio marito diceva era duva l’è mae mug- Maestro amava il Negroni - riprende Francesca - e lo reg- gè?, dov’è mia moglie? Mi raccontava del suo lavoro, era geva bene. Un giorno gli ho giocato un brutto tiro. In buo- un gran chiacchierone. Arrivava e riempiva le stanze con na fede. Gli chiedo «Conosci il maracujà?». Lui: «No». Al- la sua voce. Aveva sempre argomenti interessanti. Era un lora te lo faccio assaggiare. È a base di polpa del frutto del- curioso. Si appassionava a tutto”. la passione con vodka, maraschino e uno spumante. Mi so- Si erano conosciuti sui banchi dell’Università. “Che tempi, no reso conto solo dopo che Pippo, discorrendo, aveva fat- quelli. Oggi i giovani non sanno cosa perdono ad affronta- to caso solo all’ultima fase della preparazione. Pensava di re gli studi con proteste e svogliatezza. Noi andavamo a San bere spumante con qualcosa alla frutta... Ci siamo lasciati Martino a piedi cantando lungo la strada. E scherzando. che barcollava... ma signorilmente non si lamentava. Anzi, Giuseppe non mi aveva colpito, devo esser sincera. Poi, fre- mi rintuzzava con le sue famose battute pungenti. Per far quentandolo, in tutto quel tempo trascorso a parlare, ad an- un esempio, durante uno di questi appuntamenti per l’a- dare alle mostre, ai concerti, ho scoperto la persona. E non peritivo mi fa «Ce l’hai un giornale?». Gli do il giornale. E si ci siamo più lasciati. Si era formata un’intesa silenziosa. A mette a disegnare un profilo di donna... Poi commenta «Ho volte ci accorgevamo di pensare la stessa cosa, nello stes- visto una per strada che ce l’aveva così, ero sul punto di so momento. Ci bastava un’occhiata per capirci”. dirle: Signorina permette che mi ci appoggi un attimo?»”.

Il pittore, fotografato dalla moglie, mentre dipinge. “Vecchio ulivo”. A fronte “La scodella”, 1959.

14 Arte e Cultura Un Signore, comunque. Nella variegata produzione, i nu- di femminili sono una minoranza. E colpiscono per il pu- dore del tratto che non indugia sui particolari delle for- me, ma sull’espressività del volto, sullo sguardo o sul di- segno delle labbra. Pittore, del resto, lo era diventato per passione. La famiglia aveva un’attività imprenditoriale. Al- l’inizio non la presero tanto bene, questa sua vocazione, tanto che lui stesso amava scherzarci sopra. «Quando chie- devano a mio papà cosa faceva il figlio e sentivano “Il pit- tore” gli domandavano di rimando “Ma ‘u sta ben?”», ri- ferisce Michele Gualco. Tra i suoi amici, diventati collezionisti dei quadri di Car- dillo, ci sono tanti professionisti. Uno che non diresti mai... eppure con Cardillo aveva quasi un legame familiare è il notaio Paolo Lizza, che insieme a Gualco ha lanciato l’i- dea del primo libro di raccolta della produzione pittorica e della mostra, finanziata da Carige. “Il quadro a cui ten- go di più è il primo all’entrata nel mio studio, dove in pra- produzione forse è meno nota. Coi soliti amici, tra i qua- tica vivo la giornata. Il primo sulla destra entrando. Non li oltre a Gualco, ha una grande creatività il Professore per caso. È l’autoritratto di Cardillo. Lo vedevo esposto da Eugenio Pallestrini, abbiamo buttato giù un progetto di un corniciaio in via Canneto il Lungo. Anno dopo anno... raccolta degli acquerelli. Invito i collezionisti a farsi vivi. Lo aveva portato lui per incorniciarlo e poi rimandava sem- Per il precedente libro “Giuseppe Cardillo. Pittore”, edi- pre il momento di andarselo a riprendere. Sarà rimasto lì to da A.L.I.C.E ma progettato graficamente da Sergio Fa- cinque-dieci anni... Più volte gli chiesi se potevo comprarlo ragona - amico del pittore -, era stato lo stesso Cardillo e lui NO. I suoi ‘no’ erano NO. Lo disse anche quando a fornire il materiale. Senza di lui avremo qualche diffi- Michele Gualco ed io gli proponemmo l’idea del libro, e coltà in più”. poi della mostra. Si convinse poco alla volta e poi fu en- Il Presidente dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Raimondo tusiasta. Scelse le opere, contattando i collezionisti. Fu ac- Sirotti, auspica che si faccia. E che segua una seconda mo- canto a noi in tutte le fasi”. “Certe volte era amareggiato stra. “È opportuno dar uno sguardo completo alle opere del- perché trovavamo porte chiuse - interviene Gualco -. Car- l’autore e siccome c’è già stata una mostra non posso che dillo voleva esporre in un posto pubblico, dove il pubbli- attenderne una più importante nel senso dell’esaustività del- co potesse entrare a vedere i suoi quadri, nonostante Gal- la vena espressiva dell’artista nelle forme da lui scelte. Car- lerie d’arte di prestigio avessero offerto i loro spazi. Ci sen- dillo è senza alcun dubbio un esponente della scuola ligure. tivamo rispondere «Se diamo a voi la tale sala la dobbia- Ma non in senso geografico. Anch’io sono molto ligure. Mi mo dar anche agli altri... non si può fare». Finché, gra- riferiscono al fattore luce, alla pittura in funzione della lu- zie anche alla sensibilità dell’ingegnere Fabio Capocac- ce. Cardillo, come gli Impressionisti, crea secondo la luce cia, si aprì la strada di Palazzo San Giorgio”. della natura. L’Accademia non è una repubblica presi- Prosegue Paolo Lizza: “Io rivendico solo l’idea del libro, denziale, ma se un progetto di mostra sarà presentato ver- la mostra è merito di Gualco e degli altri. Ma il libro, beh, rà vagliato dal Comitato scientifico. Personalmente ho sem- quello è qualcosa che sentivo personalmente di volere pre avuto stima di lui. Ha dato lezioni a mezza Genova e per render omaggio a Cardillo. L’ho conosciuto che ero io vedevo il valore del suo lavoro attraverso i risultati di co- bambino. Le nostre famiglie erano unite dai ricordi del- loro che arrivavano all’Accademia”. la Guerra, sfollate a Cassano Spinola. Mio padre Gian Bat- Gli amici sono sempre tutti qui. Nessuno si è perso. Al- tista andava a trovare mia mamma Bruna nello stesso ri- ba Cardillo ammette, schiva: “Mi hanno adottata. Mi ven- fugio dove avevano trovato posto i Cardillo. Mio papà ha gono a prendere con l’auto e mi portano a cena. Passia- iniziato la collezione dei Cardillo che abbiamo un po’ ovun- mo la serata con le loro famiglie, si parla tanto di Giuseppe. que nelle nostre case. A Giuseppe ‘Pino’ Cardillo chie- Poi mi riaccompagnano. Una farmacista di via Pré mi ha deva anche consigli su altri autori, e riceveva sempre un colpito quando ha detto che quando torna a casa, stan- giudizio critico che si confermava esatto nel tempo. Il qua- ca al termine del lavoro, si siede sulla poltrona sotto il qua- dro che preferisco... è arrivato nella collezione quando dro di mio marito che ha raffigurato un grande albero e non me l’aspettavo. Avevamo ultimato le bozze del libro lei si rilassa come se si trovasse in quel bosco. Anche la e Pino arrivò col quadro sottobraccio. Mi disse “Questo mia speranza è di proseguire l’opera di conoscenza dei è tuo”. Gli ero e sono molto affezionato. Lo considero un lavori di Giuseppe Cardillo, ammirevolmente intrapresa dai grande ritrattista. Ma anche un notevole acquerellista. La ‘nostri’ amici. Grazie”.

Arte e Cultura 15

Arte e Cultura Riscoperte nel Ponente Ligure altre sculture dei Maragliano di Fausta Franchini Guelfi

“5 ottobre 1748 in detto anno fu portata da Genova la nuova statua della Madonna del Rosario del Sig. Giovanni Maragliano Genovese scultore la qual statua fu pagata tra la scultura, indoratura della corona, raggio d’argento fino, fatti modernare cassa e porto lire 569”.

Questa registrazione di spesa si legge nel Libro dei conti 1673 gliano. Alla morte nel 1739 del celebre zio, Giovanni, che -1766 della chiesa parrocchiale di San Bernardo di Ranzi1 certamente ne era stato allievo e collaboratore, ne eredi- e attesta la commissione, da parte della chiesa e della con- tò la fiorentissima bottega genovese e continuò a produr- fraternita del Rosario che vi aveva un altare, di un gruppo re sculture in legno policromo per chiese e oratori del ter- scultoreo processionale, certamente fatto fare in sostituzio- ritorio ligure3. La committenza ne gradiva il linguaggio, chia- ne di uno più antico ormai obsoleto. Fra le spese elencate ramente segnato dal magistero di Anton Maria ma volto c’è infatti anche quella di far “modernare” la “cassa”, cioè ad una stilizzazione dal carattere decorativo, come dimo- la piattaforma lignea sulla quale era collocata la statua. L’an- stra il piccolo Crocifisso eseguito anch’esso per la chiesa no seguente il falegname Francesco Calvi di Loano fabbri- di Ranzi dove è tuttora conservato: nello stesso Libro dei cava un “nicchio di legno per la nova statua della B.V. del conti è registrata al 1752 la spesa per il “Crocifisso per il Rosario”; l’acquisizione di questa immagine prestigiosa sti- pulpito fatto dal Sig.Giovanni Maragliano”4. La struttura com- molò la confraternita a rinnovare anche l’apparato dell’alta- positiva riprende il modello dei Crocifissi di Anton Maria, re facendo scolpire nel 1751 sei candelieri e sei vasi in le- mentre il panneggio del perizoma ha forme arrotondate e gno dorato dal “maestro Vigna di Genova”2. Purtroppo que- un movimento danzante molto lontano dalla drammatici- sta scultura fu distrutta durante i lavori di ristrutturazione tà, dai profili taglienti e dai forti contrasti chiaroscurali dei della chiesa negli anni Cinquanta del Novecento, quando panni del maestro. Nella chiesa parrocchiale della vicina versava in pessime condizioni di conservazione. Pietra Ligure il grandioso Crocifisso, tuttora poco noto, giu- Lo scultore Giovanni Maragliano (1701-1777) al quale i fe- stamente attribuito ad Anton Maria, di proprietà della con- deli di Ranzi chiesero la statua della Vergine, era figlio di fraternita di Santa Caterina e probabilmente giunto a Pie- Giacomo Filippo, fratello del più noto Anton Maria Mara- tra in seguito alle soppressioni ottocentesche5, evidenzia i diversi accenti linguistici dei due scultori. A fronte Le due sculture eseguite da Giovanni Maragliano per la chie- Anton Maria Maragliano: “La Madonna del Rosario” di Pietra Ligure. sa di Ranzi furono realizzate sulla scìa del successo di un Sopra Anton Maria Maragliano: “La Madonna del Rosario” altro gruppo in legno policromo uscito anni prima dalla bot- di Genova-San Desiderio. tega del Maragliano: la splendida Madonna del Rosario scol-

17 pita da Anton Maria per la chiesa domenicana della San- tissima Annunziata nel vicino borgo di Pietra Ligure, su com- mittenza del domenicano Lettore Corradi. È una lettera dei Consoli della Comunità di Pietra, non datata ma riferibile alla prima metà del Settecento, ad attribuire all’iniziativa del Corradi la committenza della “devotissima, ricchissi- ma, e bellissima statua”, mentre nel 1886 una fonte lo- cale ne afferma la paternità di Anton Maria, certamente sulla base della memoria storica locale6. Il successo de- vozionale di questa immagine, risplendente d’oro e di vi- vaci colori nelle vesti rabescate, fu vasto e immediato, co- me attesta la stessa lettera dei Consoli: la statua fu infat- ti “posta in grandissima veneratione per le grazie che con- tinuamente comparte a’ suoi devoti”. Dal 1979 la chiesa della Santissima Annunziata è sede della confraternita di Santa Caterina dei “Rossi”; il grup- po scultoreo è stato recentemente restaurato per iniziati- va della confraternita, con la direzione scientifica della So- printendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologi- ci della Liguria e col contributo della Fondazione De Ma- ri della Cassa di Risparmio di , del Comune di Pie- tra Ligure e della Provincia7. L’eliminazione di deturpanti ridipinture e la pulitura delle superfici, assieme alle altre operazioni di restauro, hanno restituito leggibilità alla scul- tura ed hanno permesso di confermare la paternità di An-

ton Maria, anche per gli stretti rapporti con altri gruppi assai simili dell’artista. Quest’opera è infatti molto vicina alle Madonne del Rosario delle chiese parrocchiali di Vol- taggio e di Genova San Desiderio, la prima documentata come opera del Maragliano commissionata nel 1716, la seconda attribuita all’artista con una datazione fra il 1718 e il 17228. Come queste Madonne, anche quella di Pie- tra Ligure siede su un trono dorato di straordinaria raffi- natezza, dal ricchissimo intaglio con motivi decorativi di volute, conchiglie, elementi floreali, testine angeliche. Le figure della Madonna e del Bambino sono atteggiate se- condo la tradizionale struttura compositiva dell’immagine devozionale rosariana, impreziosita dalle splendide vesti della Vergine, dalla ricchissima policromia9. Per le affinità stilistiche con i gruppi di Voltaggio e di San Desiderio, la Madonna del Rosario di Pietra Ligure si può collocare fra il 1715 e il1725, anni fra i più fruttuosi nel- l’attività di Anton Maria Maragliano, impegnato a realiz- zare sculture per le riviere e l’entroterra, da Varazze a Chia- vari, da Pieve di Teco ad Albenga, da Savona a Sanremo, per chiese e oratori che vollero le sue affascinanti imma- gini in una gara di prestigio e di devozione.

Giovanni Maragliano: “Crocifisso” di Ranzi. A fianco Anton Maria Maragliano: retro della Madonna di Voltaggio. A fronte A.M. Maragliano: retro della Madonna di Pietra Ligure.

18 Arte e Cultura Note mandamento. Genova 1886, p.106. La lettera dei Consoli si trova fra i docu- menti raccolti dal sacerdote Giuseppe Guaraglia ed è conservata, assieme ai 1 Il Libro dei conti è attualmente conservato nell’Archivio Diocesano di Alben- suoi appunti, nell’Archivio Parrocchiale della Basilica di San Nicolò di Pietra ga. Questa documentazione archivistica, come anche quella relativa al Croci- Ligure. La lettera fu scritta per chiedere la revoca dell’allontanamento da Pie- fisso di Giovanni Maragliano, mi è stata fornita da Alessandro Marinelli, che tra del padre Corradi; fra i suoi meriti i Consoli citano anche la realizzazione ringrazio per la cortesissima disponibilità. del gruppo scultoreo, pagato col denaro raccolto dai fedeli. La Madonna del 2 Libro dei conti citato, 1749 e 1751. La nicchia lignea costò 32 lire e 12 sol- Rosario è stata pubblicata in MARINELLI 2002, p. 300. di. Le spese per l’esecuzione della scultura e gli altri lavori furono sostenute 7 Ringrazio il priore della confraternita, prof. Irmo Bolia, che mi ha permesso dalla chiesa parrocchiale e dalla confraternita. di pubblicare il gruppo scultoreo; Alessandro Marinelli che mi ha fornito la let- 3 Per Giovanni Maragliano v. l’aggiornatissima scheda, con bibliografia prece- tera dei Consoli e il testo del Bosio; il restauratore Giorgio Gavaldo e Michele dente: D. SANGUINETI, Giovanni Maragliano, in Han tutta l’aria di Paradiso. Ferraris che ha eseguito le riprese fotografiche della Madonna del Rosario e Gruppi processionali di Anton Maria Maragliano tra Genova e Ovada, catalo- del Crocifisso di Ranzi. go della mostra di Ovada a cura di F. Cervini e D. Sanguineti, Torino 2005, pp. 8 Si cita qui solo la bibliografia più recente delle due sculture, che riporta tut- 114-115. ta la bibliografia precedente: D. SANGUINETI, Anton Maria Maragliano, Ge- 4 La scultura misura cm.48 x 32, appare ridipinta e in discreto stato di con- nova 1998, p. 173, n. 48, figg. 92, 120 e p. 177, n. 58, figg. 41, 93, 122; D. servazione. La croce, dipinta in nero con cantonali settecenteschi in legno do- SANGUINETI, pp. 21-22, figg. 5-7 e F. CERVINI - D. SANGUINETI, Scheda rato, è forse quella originale. La scultura, finora inedita, mi è stata segnalata n. 3, pp. 100-101, tavv. VII-VIII, in Han tutta l’aria di Paradiso 2005. da Alessandro Marinelli, che ringrazio. 9 Il gruppo scultoreo della Madonna col trono misura cm. 130x70x76. Opera 5 Il Crocifisso è stato pubblicato in A. MARINELLI, Pietra Ligure… confrater- della bottega sono i quattro angioletti posti agli angoli della “cassa”, mentre i nite e oratori, Pietra Ligure 2002, p.267. due piccoli angeli che concludono il gruppo nella parte superiore nel gesto di 6 V. BOSIO, Memorie antiche e moderne di Pietra Ligure e dei comuni del suo incoronare Maria sono un’aggiunta della fine dell’Ottocento.

Il restauro per rimuovere completamente le ridi- to steso sia a pennello sia per infiltrazione della Madonna del Rosario pinture. Per la rimozione della ridipintura con siringhe, in modo da cercare di ot- più antica - eseguita con la medesima tenere la maggiore imbibizione possibi- a Pietra Ligure tecnica della stesura originale - non è sta- le. Le porzioni gravemente compromes- Giorgio Gavaldo to possibile intervenire con solventi, in se – come le zampe del seggio – sono quanto troppo rischioso per l’integrità del state disinfestate per immersione. È sta- L’intervento di recupero del simulacro materiale sottostante. Si è reso necessario to poi compiuto il consolidamento del le- mariano si è potuto realizzare grazie al- agire riducendo lo strato da togliere, con gno, impiegando il Paraloid B72® (Röhm la tenacia dei confratelli ed al coordina- l’ausilio delle lenti d’ingrandimento. Per & Haas, USA). Il risarcimento delle la- mento degli Uffici preposti della Curia Ve- questa complessa e lunga operazione è cune di materia pittorica, è avvenuto con scovile di Albenga, nonché alla regia del- stata utilizzata la microsabbiatrice, per as- stucco a base di gesso da doratori e col- la Direzione dei Lavori, ad opera di Fran- sottigliare il duro strato di ridipintura; in- letta di coniglio. Lo stucco è stato dipinto co Boggero per la Soprintendenza ai Be- fine è stato definitivamente eliminato con con colori a tempera. La superficie po- ni Storici, Artistici ed Etnoantropologici il bisturi. Così è stato possibile rinvenire licroma è stata quindi verniciata con re- della Liguria. Per ovviare al grave stato lo strato dorato e argentato del trono. Pa- sina mastice di Chios disciolta in essenza di conservazione del gruppo scultoreo, re però che questo possa non essere lo di trementina. Su questo strato sono sta- si è resa necessaria una lunga serie d’in- strato più antico, in quanto si è trovata ti eseguiti i ritocchi con colori a vernice terventi. Innanzitutto un consolidamen- qualche sparuta traccia di un livello sot- Restauro® Maimeri. Nelle piccole lacu- to cautelativo, limitato a quelle zone do- tostante in pessimo stato di conserva- ne è stata eseguita una velatura ad imi- ve erano occorsi dei sollevamenti di ma- zione. La disinfestazione del materiale tazione dell’originale, mentre sulle man- teria pittorica, ed eseguito con locali in- ligneo è stata operata utilizzando il Per- canze più estese si è operato con il me- filtrazioni di resina sintetica termoplasti- xil 10® della CTS a base di Permetrina todo della selezione cromatica del colo- ca: il Plextol B500® (resina acrilica dis- e Piperonilbutilossido. Il prodotto è sta- re. La sistemazione dei vari elementi scul- persa in acqua); le scaglie di materia so- torei è avvenuta con l’utilizzo della car- no state fatte poi aderire nuovamente al penteria metallica originale. Il trono – il supporto con l’uso del termocauterio. In quale presentava un grave deteriora- seguito per meglio operare, si è deciso mento delle quattro gambe – è stato an- di smontare il gruppo in ogni sua par- corato alla nuvola per mezzo di quattro te. La complessità delle stratigrafie pre- perni. La superficie dipinta è stata ver- senti sulle superfici decorate, hanno por- niciata a spruzzo con una vernice pro- tato ad un laborioso intervento di puli- tettiva composta di Regalrez 1094® (re- tura. Per la rimozione degli strati di na- sina alifatica dal basso peso molecola- tura sintetica e/o oleosa, risalenti all’ul- re ed alto punto di fusione) disciolta in timo intervento di manutenzione, è sta- idrocarburo dearomatizzato White Spi- to possibile utilizzare uno sverniciatore rit D40® CTS, alla quale sono aggiunti neutro a base d’alcool metilico e dime- Kraton G 1650® (elastomero plastifi- tilcloruro. Il prodotto – utilizzato in mi- cante) per aumentarne l’elasticità, e Ti- nime quantità – produceva un rapido sol- nuvin 292® (stabilizzatore di UV) in gra- levamento del materiale soprammesso do di neutralizzare gli effetti di foto-de- senza intaccare gli strati sottostanti. Nel- gradazione. La vernice così composta le zone tenaci e negli intagli, si è reso ha un’elevata resistenza agli agenti de- necessario ripetere più volte l’operazio- teriogeni, non presenterà ingiallimenti e ne, ed intervenire con bisturi e specilli rimarrà reversibile.

Arte e Cultura 19

Arte e Cultura Colombo e i mercanti genovesi alle Canarie di Sandro Pellegrini

Per organizzare qualsiasi grande impresa servono mezzi economici, amicizie poderose, uomini devoti al seguito. Senza questi supporti si va poco lontano.

Cristoforo Colombo riuscì a mettere insieme tutti gli elementi gli Spinola, dei Di Negro, dei Salvago. Quelle navi dovevano che gli risultarono necessari per poter organizzare non solo puntare verso i porti delle Chiuse, sulla costa del Belgio e pas- il primo, ma tutti e quattro i suoi viaggi di scoperta nei ma- sare successivamente in Inghilterra. Il convoglio venne attaccato ri americani. Poté contare sull’amicizia dei Re Cattolici, su da una formazione pirata appena lasciato lo stretto di Gibil- parte delle loro risorse economiche, su marinai della costa terra. Alcune navi finirono in fiamme e Colombo, con l’aiuto andalusa, sull’apporto di capitali forniti da alcuni genovesi provvidenziale di un remo, al quale era riuscito ad aggrap- che si erano affermati come personaggi poderosi fuori dal- parsi, riuscì a mettere piede tra le scogliere della costa por- la loro città di origine. toghese e a raggiungere la capitale Lisbona. I collegamenti di Colombo con l’ambiente socio-economico Matteo Doria e Paolo Di Negro arrivarono in quella stessa cit- genovese presente negli scali portuali da lui frequentati, sia tà nel dicembre di quell’anno con lo scopo di riunire le due sulle coste del Portogallo che su quelle della Spagna, sono navi che si erano salvate dall’incursione piratesca con altre stati posti in rilievo da tutti gli studiosi che hanno sfiorato o che avevano preso il largo da Genova per rimettere in sesto approfondito l’argomento. la spedizione programmata verso i porti del Nord. Gli arma- Cristoforo Colombo, secondo la teoria corrente, era figlio di un tori di quelle navi avevano a Lisbona il centro dei loro inte- tessitore e cardatore di lana, affiancato alla famiglia dei Fre- ressi per i commerci atlantici che si sviluppavano fino alle goso, fra le più potenti dell’epoca. Già nel corso del suo pri- lontane isole dell’Irlanda e dell’Islanda. Sui loro scafi Colombo mo viaggio importante effettuato tra il 1474-75 verso l’isola di affinò la propria esperienza di marinaio destinata a forgiar- Chio, al largo delle coste della Turchia, il giovane figlio di Ge- ne il carattere e a fornirgli un enorme bagaglio di vita vissu- nova trovò posto su navi della famiglia Spinola destinate al com- ta che ne hanno fatto un grande uomo di mare, un “genio mercio del mastice isolano. Altri viaggi lo portarono con ogni del mare” come lo definì Paolo Emilio Taviani. probabilità in Sicilia, uno dei granai d’Europa, a Tunisi, in Sar- Della sua vita nella capitale portoghese si sa poco: è noto degna, in Corsica, sulle coste africane, su quelle della vicina come lì abbia sposato Felipa Moniz Perestrello, figlia di Bar- Provenza e della Spagna aragonese, delle Baleari, sempre im- tolomeo, capitano donatario dell’isolotto di Porto Santo, al lar- barcato su navi delle grandi famiglie genovesi che gestivano go di Madera, di origini italiane la cui famiglia aveva dato nu- i traffici per quei porti. Le condizioni di quasi sempre peren- merosi ammiragli alla flotta portoghese; Bartolomeo Perestrello ne guerra civile in cui viveva la città natale, dove, nel decen- era stato da giovane un grande uomo di mare. nio del 1470 si combatteva addirittura nelle strade cittadine, Colombo con la moglie si trasferì nell’isolotto atlantico, chia- spinsero Cristoforo Colombo verso le rotte atlantiche. mata da Taviani “la patria del gran concepimento” dell’idea Nell’estate del 1476 si imbarcò su una delle cinque navi del di raggiungere l’India navigando verso Occidente e lì nacque convoglio genovese che aveva preso le mosse dalla rada di probabilmente suo figlio Diego. Dalla vicina Madera Colom- Noli, dove figuravano come armatori e comandanti alcuni de- bo fece nel 1479 un viaggio sfortunato verso Genova, come agente dei Di Negro, presenti in quell’isola dove avevano av- A fronte Siviglia in una antica stampa. viato l’industria dello zucchero, con un carico di materia dol- Umberto Piombino: Colombo davanti ai reali di Spagna. (Terracotta). ce che non venne pagato. La questione finì davanti ai tribu-

21 nali genovesi e di essa si conserva una traccia importante ne- Tra le prime famiglie genovesi che si trasferirono in Andalu- gli archivi di Genova. sia troviamo nomi illustri: i successori degli Zaccaria che si Da provetto marinaio Cristoforo Colombo continuò a naviga- imparentarono con la famiglia dei Villavicencio, gli Spinola, re nell’Atlantico portoghese: dagli arcipelaghi atlantici fino al trasferitisi all’inizio del Quattrocento, i Di Negro, i Boccane- Golfo di Guinea. Rientrato a Lisbona, dove si era fatto rag- gra con incarichi a Gibilterra e nelle terre dei Medina-Sido- giungere dal fratello Bartolomeo, Cristoforo tentò di convin- nia che si legarono con parentela ai Cibo de Sopranis, an- cere re Giovanni II del Portogallo della validità di un suo pri- ch’essi di origine genovese, gli Adorno, radicatisi a Jerez, e mo progetto di navigare verso Occidente. Non venne ascol- ancora i Negroni, i Maruffo, gli Adorno… tato perché i Portoghesi preferivano continuare a frequenta- Rilevante fu la concentrazione di genti liguri nella capitale an- re una rotta africana che avrebbe aperto le rotte dell’Oceano dalusa, Siviglia, nodo portuale dei traffici mercantili fra gli sca- Indiano al Sud del Capo di Buona Speranza. li mediterranei e quelli dell’Europa settentrionale. La città era In seguito al gran rifiuto Colombo, rimasto nel frattempo ve- divenuta lo scalo di redistribuzione verso le piazze commer- dovo, si trasferì con il giovanissimo figlio in Spagna; perfezionò ciali mediterranee dei prodotti provenienti dall’Africa, dalla Fian- il suo progetto sulla scorta di altre letture e di altri studi e cer- dre e dall’Inghilterra, e di esportazione dei tipici prodotti loca- cò alleati per poter giungere a presentare ai Re Cattolici, oc- li quali grano, olio, vino, lana, pelli, cuoi e pesce conservato. cupati nell’ultima fase del completamento della loro opera di Per le strade di Granada, già prima della conquista, opera- reconquista del regno di Granada, un progetto compiuto. vano altri Spinola, dei Vivaldi, dei Marini, altri Grimaldi, dei Colombo si era momentaneamente allontanato dal mare per Lomellini, dei Negrone, dei Pinelli, alcuni Centurione affian- perseguire, giorno dopo giorno, sfidando religiosi sapienti, pro- cati da altri Doria, Rivarola, Gentile, Giustiniani. fessori universitari, gente di buon senso, un disegno che in- A questi grandi nomi si deve aggiungere un numero scono- tendeva convincere la regina Isabella e re Ferdinando della sciuto di famiglie di semplici artigiani, di piccoli commercianti, bontà della sua tesi. Gli erano vicini e lo sostenevano vari re- di persone di fiducia, di gente di mare e di pescatori di cui ligiosi e alcuni personaggi che avevano peso a corte, fra i qua- non conosciamo i nomi e che si muovevano nella scia dei com- li primeggiava l’amministratore della Casa Reale Luis Santangel, patrioti di gran fama. Alcuni di questi Genovesi presenti nel la cui famiglia era in affari con genovesi, milanesi, aragone- Sud della Spagna svolsero un ruolo importante nel sostene- si per questioni di imposte e di dogane nei porti catalani. Tra re tutte le imprese di Colombo, fin dal primo viaggio. i genovesi della sua cerchia figuravano Jacopo Di Negro, Lui- gi Doria, un Rivarolo, Francesco Doria, un Castagnola, Ga- I GENOVESI A FIANCO DI COLOMBO spare Spinola e soprattutto Francesco Pinelli, o Pinelo, alla Una volta decisa l’impresa, Cristoforo Colombo ritornò in An- spagnola. C’era anche il fiorentino Gianotto Berardi. dalusia per organizzare quello che sarebbe stato il viaggio del- All’indomani della presa di Granada i Re Cattolici fecero chia- la scoperta, appoggiato e finanziato anche da propri concit- mare in fretta il noioso genovese che stava per abbandona- tadini e da mercanti fiorentini. re la penisola iberica e stipularono con lui le Capitolazioni di Luis de Santangel anticipò alla Corona 1.140.000 marave- Santa Fé, in cui vennero esplicitati i premi e le ricompense dies, probabilmente prestatigli da Francesco Pinelli, Colom- che sarebbero spettati a Cristoforo Colombo nel caso in cui bo mise sul tavolo 500.000 maravedies prestatigli senza in- la sua impresa avesse avuto un esito positivo. Naturalmente teresse dai concittadini Jacopo Di Negro, Luigi Doria, da un si stese anche un primo budget di spesa. certo “Capatel”, dal Rivarolo, da Francesco Doria, da un Cat- taneo e da Gaspare Spinola. Altri 360.000 maravedies ven- I GENOVESI NELLA SPAGNA MARITTIMA nero da un’imposizione della Corona alla popolazione di Pa- I Genovesi di Spagna tornarono prepotentemente alla ribalta los obbligata a mettere a disposizione due caravelle e la mag- al momento di organizzare il primo viaggio, quello della sco- gior parte degli equipaggi, coinvolgendo anche i due fratel- perta. Si trattava di centinaia di persone, parenti stretti delle li Pinzòn, marinai di grande valore. Sull’ammiraglia Santa Ma- grandi famiglie genovesi di cui portavano il nome, che si era- ria c’era un mozzo genovese, tale Giacomo sopranominato no installate sulla costa atlantica dell’Andalusia, all’indomani “il Ricco”. Non mancavano pochi altri italiani e un negro ri- della conquista castigliana di Siviglia a metà del XIII secolo scattato alle isole Canarie. per reagire alla chiusura musulmana degli scali dell’Oriente Dopo pochi giorni di navigazione le tre caravelle giunsero al- mediterraneo. I Genovesi avevano iniziato a sviluppare nuo- le Canarie, la cui conquista gli Spagnoli stavano completan- ve rotte commerciali dal Mediterraneo verso la Francia, le Fian- do proprio in quegli anni. Qui fecero una lunga sosta per cam- dre, l’Inghilterra passando dai porti dell’Andalusia, destinata biare il timone e la velatura a una delle imbarcazioni. Colombo a diventare il secondo polo commerciale castigliano, affian- prese senz’altro contatto con le autorità locali e con la colo- cando quello di Burgos, centro del commercio delle lane. Si nia genovese che aveva finanziato la “conquista” delle Ca- era, in tal modo, avviato una sorta di “splendore mercantile” narie e promosso, subito dopo, la valorizzazione economica andaluso destinato a prodigiosi sviluppi, lungo la rotta delle dell’arcipelago. I Genovesi si installarono soprattutto nell’iso- Indie americane, all’indomani della scoperta di Colombo. la di Gran Canaria e in quella di Tenerife, nelle quali svilup-

22 Arte e Cultura parono l’industria saccarifera e successivamente la coltivazione ziario del Pinelli, un secondo viaggio, quello della conferma della vite, inserendo questi prodotti nelle linee commerciali e della colonizzazione, con un convoglio di 17 navi. Su una europee, sviluppando una ricca corrente economica tra le Ca- aveva preso posto anche il fratello dell’Ammiraglio, Ferdinando narie, Cadice, Siviglia, Anversa, Genova e Livorno, gestendo Colombo che tanta parte ebbe nella vita coloniale. Le navi fe- un regime di monopolio per quasi un secolo. cero uno scalo alle Canarie dove in alcune botti, tagliate a me- L’elenco dei nomi genovesi presenti nelle Canarie negli anni tà e riempite di terra, vennero sistemati dei germogli di can- colombini è molto ricco: tra quelli degli esportatori leggiamo na da zucchero acquistati dai piantatori genovesi di Gran Ca- i nominativi di chiara origine genovese, spesso scritti con gra- naria, che furono trapiantati con enorme successo nelle iso- fia spagnola, quali Argiroffo, Zoagli, Battista Buglio (cioè Boz- le del nuovo mondo. zo), Calderone, Canino, Sassolino, Cibo, Cibo de Sopranis, Co- Nel corso del terzo viaggio (1498), una delle sei navi venne rona, Danie(le), Spelta, Spinola, Franchi, Interiano, Giustiniani, posta al comando di Giovanni Antonio Colombo, cugino di Cri- Lercaro, Noto, Pellegro, Pinelli, Promontorio, Ratto, Soprani, stoforo, mentre suo fratello Andrea partecipò al quarto viag- Surio, Ginocchio. Tra i consegnatari ancora Argiroffo, Ansal- gio, quello del 1502, dove, sulla nave capitana era imbarca- do, Basilio, Bozzo, Calderoni, Calvi, Casanova, Castelletto, Ca- to, con il figlio minore dell’Ammiraglio Fernando di 13 anni, strodelfino, Casoli, Cibo, Cibo de Sopranis, Spelta, Spinola, un altro genovese. Franchi, Grimaldi, Giustiniani, Lercaro, Nero, Nobili, Pallavi- Uno scafo era al comando di Bartolomeo Colombo, su un al- cino, Pellegro, Rosso, i quali operavano principalmente con tro navigava un certo “Battista Genovese”. La più piccola na- la città di Cadice. ve “la Vizcaina” era al comando di Bartolomeo Fieschi che Anche nelle Canarie i Genovesi furono i primi ad affiancare assieme a Diego Mendez, riuscì a salvare l’Ammiraglio nau- gli spagnoli di Castiglia e i portoghesi nella promozione dello fragato alla Giamaica con un mirabolante viaggio in canoa ver- sviluppo locale. Venivano apprezzati per la loro rapida inte- so l’isola di Haiti. Sulla stessa nave del Fieschi avevano pre- grazione nell’ambiente insulare, dove contribuirono a deter- so posto anche il genovese Giovanni Passano e due mozzi minare la nascita di una borghesia mercantile. genovesi. Bartolomeo Fieschi fu legato all’Ammiraglio con gran- de fedeltà sino agli ultimi giorni e fu presente alla sua morte. ALTRI GENOVESI E FAMIGLIARI A FIANCO DI COLOMBO… Merita rammentare come il Grande Ammiraglio abbia ricor- Scoperte alcune delle isole dei Caraibi, Colombo tornò in Ispa- dato nel suo testamento alcuni genovesi che gli furono vici- gna nella primavera del 1493 per godersi la gloria dell’impresa. ni in Ispagna e che volle venisse conservata nella sua città In pochi mesi venne organizzato, ancora con l’aiuto finan- natale una copia del libro dei privilegi accordatigli da Isabella e Ferdinando di Castiglia alla vigilia del suo viaggio di scoperta. Siviglia. Archivio Historico de Protocolos. In tal modo risulta dimostrato come Colombo non abbia mai 1489, confisca di mercanzie di genovesi insolventi. dimenticato di essere genovese e come abbia goduto del- Prestito richiesto ai genovesi di Siviglia. l’appoggio dei concittadini sia in terra che in mare.

Arte e Cultura 23

Arte e Cultura In viaggio con Lucio Fontana di Lissia Rasetto

Vago per l’androne di Palazzo Ducale, una scultura sospesa muta il mio orizzonte, mette in contatto il piano della terra con quello del cielo, tentazione ineludibile a seguire il segno. L’arabesco al neon sulla mia testa mi guida verso lo scalone. Oso.

“Lucio Fontana luce e colore”. Su questo non ho ancora ziale” della luce, a linee fissate in un colore concreto, fer- letto, né recensioni né articoli, uno stato di grazia che spa- mo. Idea e atto si fanno simultanei. lanca l’avventura. Libera da metri di libri sotto i piedi, via Viaggiando dai “tagli”ai “buchi”, tra “pietre”, “olii”, “Venezie” la guida sicura della “buona formazione” oggi mi concedo fino alla “Fine di Dio”, “teatrini”, “ellissi”, un colore alla vol- un faccia a faccia. Il brivido dell’autodidatta, la libertà del- ta le sale dell’Appartamento del Doge si fanno terre oniri- l’impressione, l’emozione: il primo livello di comprensione che, dal non colore nero al “colore sgarbato“, giallo rosso dell’arte. Sarà ascolto puro, come di musica. M’involo. Fon- rosa, al bianco dei primi tagli, ancora al nero degli ambienti. tana sarebbe d’accordo, non avrebbe inscritto un segno lu- Dalla scultura alla tela alla ceramica al neon, dal pennello minoso nell’aria se non mi avesse voluta naso nell’etere, al punteruolo al taglierino, mi addentro in un’arte che im- non sui libri. pone il silenzio per la vertigine della sua essenzialità, del- Entro. Sulle tavole affisse leggo il leggibile, questo è approccio l’instancabile tentativo di superare lo spazio e il tempo in diretto: “Lucio Fontana, Palazzo Ducale 22 ottobre - 13 apri- cui mi muovo. le, mostra curata da Sergio Casoli ed Elena Geuna, in col- Ora comprendo come e quanto funzioni l’idea guida della laborazione con la Fondazione Lucio Fontana”. mostra, l’intuizione di raggruppare per colore i linguaggi dis- Da collezioni private e musei internazionali esplorerò 130 parati di Fontana, dalla matericità dei ‘’Barocchi’’ all’es- opere via colore e luce, per sale monocrome. Una tinta per senzialità delle “Attese”, dai “Concetti” agli “Ambienti Spa- ogni stanza in un viaggio suggestivo in sintonia con l’es- ziali”, passando per “Ceramiche” e “Teatrini”, in una con- senzialità di Fontana. Sono pronta. temporaneità disorientante e in una monocromia purissi- Sala Nera. ma. Il fuoco cade chiaro sulla funzione trasversale di co- Nero lo zero, esistenziale, primigenio, nudo e silenzioso, il lore e luce nell’opera intera: infondere alla materia il mo- buio che promette la forma, il vuoto da riempire. Un buio vimento, espanderne la superficie. Dalle tele alle sculture d’angoscia dove pescare forme inesplorate, lo spiazzamento di Albissola, dove poche tonalità smaltiscono la forma, agli delle categorie, la terra dell’inconscio. “Ambienti Spaziali” nero e neon, il colore resta astratto e Dal surreale arabesco al neon che mi ha guidata qui, crea- la sua espressività forgia e muove la materia. to nel ’51 per la Triennale di Milano come “impiego spa- Il percorso monocromo Casoli-Geuna amplifica la potenza espressiva dell’opera, fino a creare un effetto visionario d’in- A fronte: Lucio Fontana. Concetto spaziale, 1962. sieme dall’impatto emotivo rivelatore: lo spettatore è tra- Olio su tela cm 146x114. Fondazione Lucio Fontana. sportato dal livore dei colori al dinamismo plastico, fino al Sopra: Lucio Fontana insieme all’arabesco di neon realizzato superamento della dimensione che dissolve la distinzione per la IX Triennale di Milano, 1951. fra i generi.

25 La suggestione pura del viaggio confezionato per me mi sve- colore, si potrà fare un’arte nuova con la luce, la televisio- la l’audacia della sperimentazione instancabile di tecniche, ne, solo l’artista creatore deve trasformare queste tecniche forme, materiali, idee lungo il percorso dell’opera testarda in arte, ecco quindi che il colore si fa luce e questa a sua e solitaria di un solo uomo. volta scultura luminosa. Quello sviluppo luminoso della spa- Esco estatica, sottobraccio il catalogo nuovo di pacca, ora zio attraverso il quale finito l’uomo continua l’infinito”. per decriptare ciò che ho visto occorrono i miei libri. Spes- Di fronte ai tagli “Attese”, alle “Fine di Dio”, sotto la cui po- so la saggistica legge nell’opera intenzioni che l’autore non tente suggestione silenziosa e rivoluzionaria ho indugiato sa di avere, stavolta voglio ascoltarla prima da lui. Da au- per un tempo immobile, si intuisce un totale ripensamen- tore a spettatore, da fonte diretta attraverso le parole scrit- to dell’arte, che con la tela squarcia la tradizione in un ge- te che ha lasciato in dono. Solo poi divorerò la critica. Pre- sto essenziale e definitivo, come la sua visione di realtà. Per gusto il momento, lo rimando, rigiro il catalogo, passeggio, chi ama l’arte come estetica interfacciarsi con un “taglio” accarezzo la copertina, tento di distrarmi per dar tempo al- non è naturale, ma Fontana vive l’azzardo come condizio- l’opera di fermentare, finché cedo. Infilo il primo bar, cap- ne necessaria di ogni evoluzione. Penso al coraggio di un puccino e spalanco il mio regalo: Catalogo Skira. uomo solo con la sua idea radicale, di fronte ad una sacra Ricomponendo tutte le virgolette come un collage in una tradizione che offre una materia impenetrabile in cui scri- specie di puzzle - intervista, Fontana in persona mi racconta: vere forme chiuse, a quando la impugna e “taglia”. Allora perché violi la superficie con segni perfetti forzandola al rap- lo spazio davanti e dietro la tela si unisce attraverso il var- porto con la luce, come crei arabeschi d’ombra passando co fisico e l’artista ferma il suo grido nella materia in un fen- la tela che da supporto si fa spazio, dell’infinito del suo mae- dente, in un colpo, futurista nella rapidità dell’atto, spazialista stro Adolfo Wildt tradotto in gesto definitivo che nasce non nel superamento delle dimensioni, antinaturalistico nel co- dall’impulso ma da meditazioni invisibili. lore che interferisce con la luce espandendo la materia. La “A volte lascio la tela appesa per settimane prima di esse- contemporaneità è iniziata. re sicuro di cosa farò”, svela la fatica del prima, dell’indi- Una modernità essenziale, dove il colore è forma, la luce viduare il punto esatto in cui ferire la tela, racconta la ra- è vibrazione, il gesto è contingenza. dicalità del gesto e la ricerca di nuovi spazi dell’immagi- “La scoperta del cosmo è una dimensione nuova, è l’infi- nazione, l’amore per la tecnoscienza, la sperimentazione nito: allora io buco questa tela”. instancabile di materiali e colori. Di fronte alla tela, come alla pagina bianca, si perde la te- “Il colore di fondo di queste tele è un colore stridente che sta e Fontana, invece di temerlo, celebra questo dis- indica l’irrequietezza dell’uomo contemporaneo (..), il trac- orientamento che è quello dell’arte e dell’uomo, di fronte ciato sottile è invece il cammino dell’uomo nello spazio, il al nuovo, al vuoto, alla consapevolezza che il cambiamen- suo terrore di perdersi. Lo strappo è un improvviso grido to è un atto solitario. Svelando un vuoto ancora più oscu- di dolore, il gesto finale dell’angoscia che diventa insop- ro con un gesto distruttivo che crea traiettorie siderali, fes- portabile”. sure che perforano la tradizione. Col taglio costringe l’oc- Dal Barocco anni ’30 all’astrattismo dei ’40, a tagli e bu- chio oltre la tela, col foro indica l’’infinito, il supporto resta chi, dall’implosione della forma delle sculture alla tela pun- piano nudo che promette inespresse Attese. I buchi non teggiata di fori e frammenti di vetro, al dinamismo Futuri- appartengono alla superficie. sta degli ambienti, tutto converge nella ricerca del paradosso “Buco questa tela alla base di tutte le arti e ho creato una del movimento attraverso la forma statica. Dalla speri- dimensione infinita. Io buco, passa l’infinito di lì, passa la mentazione dei materiali, bronzo, ceramica, neon, fino al- luce, non c’è bisogno di dipingere”. la purezza dell’astrattismo geometrico di taglio, linea, bu- Lo squarcio è un atto mentale, quando l’idea diventa ma- co, alle “Nature” meteore cadute, alle ceramiche forgiate teria, la tela è uno spazio da superare in nome di un nuo- dal fuoco, Fontana scarica un’energia artigiana nello sfon- vo spazio davanti e dietro l’opera, prima e dopo, nella con- dare il muro dell’arte per toccare la realtà. tingenza dell’istante creativo e nella sua eterna durata. “L’evoluzione dell’arte dipende dall’evoluzione del mezzo”, “Ho provato a mettere più colori sulla tela ma il taglio non dal Manifesto Blanco dello Spazialismo, Buenos Aires 1946, li sopporta”, sulla scia della monocromia delle tele e della scritto dai suoi studenti in Argentina. “Gli artisti anticipano ricerca su luce e colore Fontana continua l’esperimento, gesti scientifici, i gesti scientifici provocano sempre gesti anche sulla scultura fino alla ceramica che scultura resta, artistici”. per la sua duttilità di materiale puro. Nella sua instancabile sperimentazione di forme, stili, ma- “Sono scultore e non ceramista. (…) Ho in uggia merletti teriali, gesti, Fontana coltiva la consapevolezza che la scien- e sfumature. (…) Io cerco altro. Ho cercato e studiato la za riscrive culture e lingue e che la virata dell’arte oltre la forma. Ho modellato metamorfosi che pesavano quintali e tradizione sta nell’istinto dell’uomo alla ricerca di forme in le ho dipinte con forti coloriture. La mia forma plastica non sintonia col proprio tempo. è mai dissociata dal colore. La materia era attraente, po- “Non ci può essere un’evoluzione nell’arte con la pietra e il tevo modellare e imprimere un colore vergine e compatto

26 Arte e Cultura come esplorazione di tecnologia, materiali e spazi nuovi, con l’urgenza dell’arte: “Né telefono, né radio possono es- sere scaturite dalla mente dell’uomo senza l’urgenza che dalla scienza va all’arte”. Da qui la ricerca che va dai grandi palloni delle “Nature” di terracotta e i “Teatrini” di tela monocroma a sfondo di cornici a mo’ di palco, fino al lampadario di neon bianchi e azzurri per il cinema Duse di Pesaro del ’60, un appa- rato barocco di materia nuova che pesa sullo spettatore co- me un movimento luminoso nell’aria. Col neon, quarta di- mensione dell’architettura, sostanza luminosa e malleabi- le, Fontana crea la scultura di barre luminose che sezio- nano l’oscurità e reciprocamente s’illuminano senza om- bre, oscillando su cornici di metallo in un surreale cubo lu- minescente. Dopo luce e colore Fontana testa le percezioni umane del- lo spazio. Con i “Quanta”, tele diversamente sagomate tra loro, supera il limite della cornice per suggerire allo spet- tatore ipotesi diverse di composizione della tela, offrendo- gli sempre nuove possibilità. Nove poligoni su tela rossa con tagli e buchi, stravolgono il concetto di quadro coinvolgendo lo spettatore in una ricomposizione personale delle parti. Nel tentativo di descrivere ciò che non si è ancora visto in che il fuoco amalgamava. Era una specie di intermediario, uno spazio di enorme libertà Fontana approda agli “Am- perpetuava forme e colore. Si parlò di ceramiche primor- bienti Spaziali”, prime installazioni dell’arte contemporanea, diali. La materia era terremotata ma ferma. I critici dice- in cui definitivamente l’arte trova una forma al mondo che vano ceramica, io dicevo scultura. Seguivo l’oscillazione di la scienza ha cominciato. L’opera diventa interattiva, include quei ritmi che mi si andavano formando dentro con un ur- lo spettatore e da lui è intaccata e modificata, diventa di- genza che non ammetteva vagheggiamenti. Le mie ricer- namica, performance. Nell’ambiente nero costellato di lu- che plastiche continuavano senza lusinghe”. cine Fontana ti molla a te stesso, creando un buio sulla cui Le prime ceramiche degli anni ’20 in Argentina, proseguono soglia lascia sola la tua immaginazione. Quando ho aper- negli anni ‘30 ad Albissola e Sèvres, dove Fontana unisce to incautamente la borsa, due ore fa, nell’Ambiente e i co- la tecnica locale ai linguaggi contemporanei dell’arte ri- lori via etere hanno svegliato il contenuto, che si è fatto fo- spettando la storia dei luoghi. Nell’ acquario pietrificato del- sforescente come le maniche della mia camicia, ho com- la stanza delle ceramiche, una cinquantina di pezzi tra al- preso il significato dell’esperimento: trasformarmi da os- ghe, farfalle, fiori, coccodrilli, aragoste emergono lucide co- servatore ad opera, contaminare l’opera con i miei colori, me bagnate, dal suo mare di Savona, Varigotti, Albissola, gesti, sensazione spaziali. Finale. L’artista sfrutta la plasticità del materiale a gran fuo- Un unico “concetto spaziale” dell’arte, oltre la materia fer- co animandolo sotto la forza dissolvente della luce, crea la ma e la forma chiusa. Colore e luce fusi in movimento so- forma dai riflessi, il movimento dai contrasti. Immola la li- no la nuova arte, iniziata da un uomo che viola le appa- nea alla luce, la materia al movimento, finché la forma non renze, taglia, tasta, segna, stucca, frantuma, strappa il pia- si libera dalla ceramica. La materia non è più linea ma spa- no fino a spiare un’altra visione del vero. Un’arte tra istin- zio, la quarta dimensione è trovata. to e pensiero, impulso e ragione, urgenza e ripensamenti, L’arte di contaminare astratto e figurativo, inaudita fino agli fino a forme nate dal subconscio e filtrate dalla testa, sen- anni ’40, è un talento che forse si radica nella sua cultura za mai abbandonare il controllo dell’atto artistico. mista di Fontana, sudamericano di nascita e italiano di me- L’ho seguito come una bambina lungo le sale della mostra moria. Una doppia radice che innesta una memoria cul- convogliare instancabilmente linguaggi diversi, idealistica- turale europea, sulla linea dal Barocco al Futurismo, con mente stili e gusti, azzerare il segno, uscire dalla cornice, la versatilità sudamericana e l’attitudine all’ibridazione. ingoiarmi negli Ambienti. Ho assistito ad una testarda di- Naturale allora nasce l’abbandono del figurativo in nome chiarazione di fede nella scienza e nell’arte come campo di un’apertura verso l’astrattismo geometrico e dinamico, infinito di sperimentazione. Fuori è sera, il quarto cappuccino è freddo, intorno a me Lucio Fontana. Concetto spaziale. Attese, 1961. la gente è cambiata ed io non sono mai uscita da quella Idropittura su tela, cm 60x 50. Collezione privata. mostra.

Arte e Cultura 27 Primo Piano Solidarietà e Costituzione di Franzo Grande Stevens

Nel nobile messaggio di fine anno, il Presidente della Repubblica ha ricordato il principio fondamentale della Costituzione (art. 2) di adempiere ai “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” riducendo quindi le “disparità sociali”.

Le Fondazioni (c.d. ex bancarie) da Se le radici delle Fondazioni sono ter- secoli adempiono a questi doveri e fu- ritoriali e questo legame con le co- rono costituite appunto da persone di munità di appartenenza rende più age- elevata moralità e particolare sensi- vole e più incisivo il loro intervento, la bilità sociale per aiutare i più deboli tempesta che oggi attraversiamo im- della comunità territoriale di appar- pone anche interventi di solidarietà ai tenenza nelle vicende più importan- reggitori dell’intero Paese. ti o drammatiche della loro vita. Il Capo dello Stato, ricordando i do- Si cercò quindi di aiutarli nelle cure veri fondamentali costituzionali di so- mediche, nella formazione scolastica, lidarietà, ha auspicato che questa cri- nell’evitare rischi alle “fanciulle peri- si dia l’occasione di ridurre le “dis- colanti”, nel sottrarli all’usura. Per que- parità” sociali e rendere “più giusto” st’ultimo aspetto si concessero, a mo- il nostro Paese. dici interessi, prestiti su pegni e per- E poiché sembra molto difficile, se ciò si costituirono i “Banchi pegno” non utopistico, pensare che davve- che dettero origine alle banche (don- ro a livello mondiale (superando gli de il nome di “Fondazioni bancarie”). interessi dei singoli Stati o aggrega- Le vicende attuali, conseguenza di una zioni di Stati) si stabiliscano regole va- crisi finanziaria ed economica della quale non si è in gra- lide per tutti, da far valer da Autorità mondiali, una stra- do di prevedere attendibilmente lo sbocco, rendono più acu- da potrebbe essere – utilizzando una chiara e brillante ti i bisogni per i quali appunto nacquero le Fondazioni. espressione del nostro Ministro dell’Economia – un pre- Come nei tempi passati, ai reggitori di queste Fondazio- lievo alla Robin Hood. Togliere qualcosa a chi ha di più ni oggi si richiede quindi sempre più sensibilità e atten- per darla a chi ha di meno (disoccupati, disabili, cas- zione ai problemi dei più deboli della comunità territoria- saintegrati, precari, indigenti ecc.). Naturalmente con le le, nei campi di intervento che sono gli stessi di una vol- equilibrate cautele del caso: escludendo le imprese per ta. E mentre, purtroppo, assistiamo, nel nostro Paese, al non aggravare la crisi, rispettando le esigenze sociali co- prevalere di interessi personali rispetto a quelli collettivi me la prima casa, stabilendo una soglia del patrimonio nelle persone di potere; tuttavia nelle Fondazioni – per la e/o del reddito, esclusi dal prelievo, distribuendo il pre- loro storia, le ragioni per le quali sono nate, le tradizioni lievo in più annualità ecc. alle quali i loro gestori si sono sempre ispirati – bisogna L’invito del Presidente della Repubblica di adempiere al che gli amministratori se ne occupino sempre per servir- “dovere inderogabile di solidarietà” indicato fra i prin- le nelle loro finalità, mai per servirsene a fini personali. cipi fondamenti della Costituzione con la conseguenza

28 di “ridurre le disparità” va accolto e il modo di accoglierlo Da queste norme fondamentali mi pare si possa defini- va rimesso a chi, con le competenze tecniche necessa- re la laicità dello Stato con il rispetto dei diritti inviolabi- rie, s’è visto affidare il potere e le conseguenti respon- li di ogni uomo, da parte di chiunque, senza alcuna dis- sabilità. criminazione. * * * Il religioso deve rispettare l’opinione, le convinzioni, le de- Perché la Costituzione è laica e cosa vuol dire “laica”? cisioni personali di chi non lo è e viceversa. Chi la pen- La Costituzione riconosce “i diritti individuali dell’uomo” nel- sa così è laico (anche se religioso). lo stesso articolo (art. 2) nel quale impone – come si è vi- Papa Woytila dettò un memorabile insegnamento: il Si- sto – di adempiere ai doveri di solidarietà. gnore chiama accanto a sé l’uomo giusto, indipenden- Nella norma successiva (art. 3) stabilisce che quanto all’uomo temente dalla sua religione, razza ecc. non si possono fare distinzioni di “sesso, razza, lingua, re- Il religioso che ragiona così è laico, e l’agnostico o l’ateo ligione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali”. che ragiona così è laico. Questo, mi pare il vero signifi- Van dunque riconosciuti e rispettati i diritti di ogni uo- cato della laicità. Bobbio aggiungeva che un religioso, co- mo, senza che si possa operare alcuna distinzione dis- m’è il vero cristiano, a differenza di chi non lo è pur mo- criminatoria. strandosi ugualmente giusto e solidale, ha in più la “ca- Quanto alla religione, pur riconoscendo uno status parti- ritas”, cioè l’amore per il prossimo. colare alla Chiesa Cattolica (art. 7) se ne stabilisce l’au- Non è laico, invece, soltanto l’intollerante o, peggio, chi vuo- tonomia e l’indipendenza, così come per lo Sato italiano le imporre le proprie opinioni, il proprio credo di vita a un si stabilisce la libertà di religione (art. 8). altro uomo che la pensi o si comporti diversamente.

Una premessa etimologica sul significato della parola solidarietà: “sentimento di fratellanza, di vicendevole aiuto, materiale e morale, esistente fra i membri di una società, di una collettività” (Zingarelli). La precisazione appare opportuna perché, fra l’altro, la nostra Costituzione, mentre non fa riferimento alla sussidiarietà, cita espressamente la solidarietà. L’art.2 recita testualmente: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Già la collocazione della solidarietà al secondo posto tra i principi fondamentali della Carta italiana, quelli che garantiscono diritti e doveri che neppure una legge costituzionale potrebbe far scomparire, perché quei diritti sono inviolabili e quei doveri sono inderogabili, è certamente significativa. Come lo è la specificazione che la solidarietà è contestualmente un diritto e un dovere, inderogabile, da adempiere. A rendere effettivi diversi diritti fondamentali, secondo la Costituzione, deve essere la stessa Repubblica, che deve provvedere in vari modi: per esempio con l’obbligo dell’istruzione e con borse di studio ai giovani meritevoli e bisognosi, con la funzionalità degli istituti che proteggono la maternità e l’infanzia, con le cure gratuite agli indigenti. Ed è un altro “compito della Repubblica – art. 3 della Costituzione - rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Quella partecipazione che, appunto, richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. L’insigne avvocato Franzo Grande Stevens ha dato una risposta precisa sui titolari dell’adempimento: spetta a tutti; cioè alle istituzioni dello Stato deputate a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, ma anche ai singoli individui in relazione alle loro possibilità. Una conferma viene dal quarto articolo della Costituzione: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Ognuno di noi, perciò, secondo le proprie possibilità, ha il dovere di fare la propria parte e ha il dovere inderogabile della solidarietà, per consentire che riceva la solidarietà chi ne ha diritto. E per far avvertire meglio la responsabilità personale di questo dovere, va forse sottolineato che ad avere diritto alla nostra solidarietà sono numerose persone non soltanto di Paesi lontani, ma anche della regione e della città in cui viviamo. E. Fu.

Primo Piano 29

Il territorio e la sua storia Dietro una porta chiusa da trentamila anni di Antonino Ronco

La scoperta della “Grotta della Strega” di Toirano avvenne il 28 maggio1950, sei anni dopo il bombardamento del 12 agosto 1944, che distrusse in parte il paese e provocò quaranta morti.

Le vittime sarebbero state certamente di più senza un al- care che dietro quella parete c’era un vuoto; si trattava evi- larme, passato attraverso i partigiani, che convinse gran dentemente di un interrogativo da sciogliere a colpi di pic- parte della gente a trasferirsi, il giorno prima, nelle nume- cone. Con parecchi giorni di lavoro la “fessura” venne por- rose caverne che si aprono nel fianco del massiccio cal- tata ad un diametro di una cinquantina di centimetri. Nes- careo San Pietro-Monte Carmo, lungo la valle del Varatel- suno dei “grottieri” aveva però una corporatura tale da po- la (entroterra di Loano). Di queste cavità la più famosa era tersi introdurre in quel buco. Si dovette aspettare il giorno quella di Santa Lucia, nota soprattutto per il fatto che, da dopo quando il gruppo fu completato dalla presenza di Da- alcuni secoli, era stata adibita a Santuario dedicato alla Ver- rio Maineri che, di corporatura sottile, riuscì a superare “le gine siracusana. Il bombardamento del 12 agosto, con i toi- colonne d’Ercole” e ad entrare nel misterioso “regno della ranesi in cerca di rifugi antiaerei, riportò alla ribalta la ric- Strega”. Era il 28 maggio 1950. Quel pomeriggio stesso squil- chezza della zona in fatto di caverne che avevano già atti- lò, a Genova, il mio telefono e, senza preamboli, una voce rato l’attenzione di alcuni giovani del luogo appassionati spe- concitata mi disse: “È stata aperta, è una meraviglia!” leologi, chiamati “grottieri”. Il giorno seguente, di buon mattino, ero a Toirano dove gli A costoro va il merito di aver posto fine a un “mistero” fa- amici grottieri mi attendevano. Avevo in programma un ar- cente parte della tradizione popolare: una corrente d’aria ticolo per il “Popolo Nuovo” di Torino, servizio che dettai che usciva da dietro una grande stalagmite sul fondo di una per telefono, e che fu pubblicato con il titolo C’era un mi- nota caverna; fenomeno che la fantasia popolare aveva de- stero davanti al Mar Ligure. finito “il soffio della strega” e, di conseguenza, la caverna Quel mattino, il primo giorno dopo la scoperta, pochissime stessa, aveva preso il nome di Grotta della Bàsura, in ita- persone furono in grado di violare il segreto della Strega. liano “della strega”. Una di questa fu il sindaco di Toirano, Corrado; a mia vol- Finita, nel 1945, la guerra in Europa, i “grottieri” toirane- ta, dopo di lui, affrontai il “buco” strisciando sui frantumi si, ragionando sul curioso problema del Soffio della Bàsu- di roccia. Superata la strettoia, mi alzai in piedi e accesi ra, giunsero alla conclusione che se da una fessura in una la torcia. Mi trovai avvolto da una luce abbagliante: mi par- parete di roccia, veniva un soffio d’aria, ciò stava a signifi- ve, lì per lì, di essere sbucato in un paese dopo una nevi- cata: i pavimenti erano di candida calcite cristallina, in tut- A fronte Un’immagine attuale. to e per tutto simile ad un manto nevoso. In mezzo alla pri-

Sopra Foto d’epoca della “Torre di Pisa” con in primo piano ma “sala”, abbastanza ampia, montava la guardia una bel- alcune “perle delle grotte”. lissima stalagmite (battezzata poi “Torre di Pisa”) che un

31 getale), nonché dell’istrice e del riccio marino in quello ani- male. Quale meraviglioso meccanismo regolava i rapporti della materia da formare forme astratte così simili nell’a- spetto ma diverse nella materia in tutti i regni: minerale, ve- getale, animale? Quella prima esplorazione non fu che una ubriacatura di sorprese. La natura aveva imitato gli scultori astrattisti mo- dellando nella calcite, nell’onice, nell’aragonite un’infinità di forme allusive al nostro ambiente quotidiano: dall’orga- no, al fascio littorio, a forme vegetali e coralloidi, ad altre colonnari o mammellonari per realizzare le quali ultime, nel- l’officina della Natura, era stata messa a punto una origi- nale “catena di montaggio”. Le forme mammellonari, vel- lutate, si formavano sott’acqua nei periodi di piena dei la- ghetti sotterranei; sulla immota superficie dell’acqua si dis- tendeva un velo di calcite che, abbassandosi il livello de- l’acqua, scendeva a posarsi, come una copertura di glas- sa su una torta di frutta, sulle concrezioni multiformi che costituivano il fondo. Un altro interessante fenomeno, balzato agli occhi duran- te i lavori di collegamento dei vari tronchi delle grotte, è quel- lo delle stalagmiti forate; dovendo per necessità rompere qualche formazione stalagmitica, fu notato come alcune presentassero un foro longitudinale di vario diametro e po- sizione. Gli specialisti hanno spiegato che questi fori era- esile peduncolo collegava alla volta di nudo calcare. Ai la- no determinati da un’interazione tra l’acqua e la pressio- ti, il piano della caverna, appariva ripartito in tanti laghetti ne, attraverso un meccanismo piuttosto complesso. In pa- da sponde di calcite, lavorate come pizzi; che ripetevano role povere il “midollo” solubile veniva asportato dall’ac- il disegno dei gocciolatoi della volta. E qui notai il primo se- qua e il foro “rivestito” di una patina bianca. gno della fine dell’equilibrio idrico millenario che la nostra L’ampliamento dell’apertura aveva rotto il meraviglioso equi- irruzione aveva infranto: in tutti i laghetti il livello dell’ac- librio tra l’ingresso dell’aria e la fuga dei liquidi: il suono qua era già calato di un paio di centimetri. delle gocce che si moltiplicavano rompeva, con discrezione, Sparse sul candido pavimento le “perle della grotta” sta- quel silenzio “fossile”; si camminava nel fango, si compi- vano a testimoniare dell’uniformità delle leggi che regola- vano equilibrismi su cornicioni di stalagmite, sospesi su no l’Universo. Quelle palline infatti si erano formate da una laghi di cui si ignorava la profondità; si cercava di non cal- molecola di calcare accresciutasi per l’apporto uniforme pestare i cranî degli orsi e le impronte dei trogloditi ce- di calcite ad opera delle gocce che, per millenni, caden- mentati, gli uni e le altre, da una coltre di pietra; si per- do dalla volta, le avevano spinte in qua e in là sul pavimento, cuotevano (con delicatezza) le canne dell’ “organo” per sag- conservandone la forma sferica. Forse lo stesso principio giare la melodia di quello strumento rupestre e le sue no- aveva popolato il Cosmo di corpi sferici, aggiungendo ma- teriale cosmico a nuclei rotanti nel vuoto. Ma dietro la “porta” chiusa da trentamila anni (secondo le valutazioni degli studiosi il volume di una stalagmite au- menta di un centimetro cubo ogni 20-25 anni) di sorpre- se e meraviglie se ne incontravano ad ogni passo. Avan- zando in quel mondo sotterraneo si scoprirono altri esem- pi emblematici della struttura dell’Universo. Situazioni e for- me che si ripetevano nel regno minerale come in quello ve- getale e in quello animale; e qui mi riferisco (una su tan- te) alla complessa forma del “riccio”: le cavità più interne erano ornate di concrezioni che si presentavano composte da un corpo, tondeggiante, di calcite, sormontato da tra- sparenti aghi di aragonite: forme che ripetevano la strut- tura del riccio di castagno (e di altre forme del regno ve-

32 Il territorio e la sua storia te tristi, in quel meraviglioso tempio della Natura, sem- del fuoco, perché si era fatto luce, nelle tenebre della ca- bravano piangere la fine del suo mistero. verna, con torce smoccolate contro le pareti. Vi era entra- Ai curiosi seguirono gli studiosi, e il governo della Grotta fu to come seguace di riti antichissimi, di cui resta forse una assunto dall’Istituto di Studi Liguri che ne avviò l’esplora- traccia nelle pallottole di argilla spiaccicate contro una pa- zione scientifica. Il principale interesse riguardava natu- rete in un emblematico “tiro al bersaglio” propiziatorio del- ralmente la presenza dell’Uomo, con un’infinità di interro- la caccia. Le tracce di carbone lasciate dalle torce, all’e- gativi circa la razza e l’evoluzione della specie e la data- same con il “carbonio 14”, hanno rivelato un’età di circa zione della sua presenza. Si poté stabilire, per comincia- 12.000 anni che potrebbe essere la data più antica del- re, che gli uomini erano entrati in quella caverna qualche la presenza dell’uomo in quel tratto di caverna. Più importanti millennio dopo che gli orsi ne erano usciti. Restavano, su per gli studiosi si sono rivelate però le impronte dei piedi una parete, tracce delle zampate di un grande plantigra- dell’homo sapiens lasciate nel fango, poi solidificato, che do: forse una drammatica testimonianza della ricerca di sono risultate sovrapposte a quelle degli orsi. un’altra via d’uscita da parte di un prigioniero della caver- Oggi la “Grotta della Strega” è un’attrattiva internazionale. na. Dopo gli orsi (ursus spelaeus) gli uomini probabilmente Nei primi tempi, dopo l’apertura al pubblico, la visitarono l’avevano frequentata ancora per qualche millennio, sino sino a 150 mila persone all’anno, provenienti da tutta Eu- a che l’ingresso era diventato troppo stretto anche per lo- ropa; negli ultimi anni l’afflusso di visitatori si è assestato ro, il che presumibilmente si verificò circa 12000 anni fa. intorno ai 90 mila all’anno. Sono sorte in compenso strut- I trogloditi della Bàsura erano uomini (della razza detta di ture di contorno per andare incontro alle esigenze dei tu- Cro Magnon) piccoli di statura e certamente ad uno stadio risti. Ho visto anche, con piacere, che il Comune ha fatto evolutivo molto primitivo perché non vi avevano lasciato ma- apporre all’ingresso della “Grotta” una lapide con i nomi nifestazioni di quell’arte grafica che, nello stesso periodo, dei “grottieri” che abbatterono la porta di pietra dietro cui compare, già assai perfezionata, in altri luoghi, e che as- si celava il fantastico regno della “Bàsura”. somiglia tanto all’espressionismo moderno; manifestazioni in cui l’Homo sapiens si esibì, secondo i paleontologi, a co- Sopra La “Sala del Fascio” in foto d’epoca. minciare, da circa 30.000 anni or sono. Il cavernicolo di Toirano era entrato nell’antro della Bàsu- A fronte Dario Maineri, al centro con l’inviato del “Popolo Nuovo” e alcuni grottieri. ra quando già era in possesso della “grande magia”, cioè Concrezione di calcite e aragonite.

Il territorio e la sua storia 33

Il territorio e la sua storia Venezia e la cucina “meticcia” di Giovanna Benetti

“Un archetipo vivente che si affaccia sull’utopia” così Italo Calvino definì Venezia, città dalla struggente bellezza. Ben 1000 sono gli anni in cui essa ha vissuto al centro del mondo di grandi traffici commerciali, militari, religiosi. Regina di terra e di mare, la sua cucina perciò risente dei rapporti con l’oriente e tutto il Mediterraneo e, dopo la scoperta dell’America e la circumnavigazione dell’Africa (1498) anche con i paesi oltre oceano.

Regina di terra e di mare, la sua cucina perciò risente dei potevano permettere. Documenti storici testimoniano che rapporti con l’oriente e tutto il Mediterraneo e, dopo la sco- nel 15° secolo venivano scaricate regolarmente tutti gli an- perta dell’America e la circumnavigazione dell’Africa (1498) ni più o meno 5 mila quintali di spezie provenienti dal- anche con i paesi oltre oceano. Già nel 1500, esisteva dun- l’Oriente comperate dagli “speziali da grosso” che le uti- que la cucina “fusion”, meticcia, che è, comunque, sem- lizzavano per preparare i famosi “cicheti” (dal latino cic- plice per gli ingredienti di base di diversissima provenienza, cus, piccolissima quantità), stuzzichini che si gustano an- i metodi di preparazione e i tempi di cottura, ma nello stes- cora oggi nei “bacari” (da Bacco, il dio romano del vino so tempo complessa per accostamenti e sapori e molto o da bacche, cioè acini d’uva), osterie tipiche veneziane. raffinata. I loro profumi riempiono ancora le cucine costruendo sa- Grandi esportatori di spezie, i veneziani le smerciavano pori dolceamari arabo-orientali. da Costantinopoli e Beirut fino a Londra, Anversa e Rot- La cosa curiosa è, come Goldoni ricorda, che: “Semo a Ve- terdam. Le usarono in abbondanza addirittura nel tardo nezia, sala! No ghe nasse gnente e ghe xe de tutto a tutte Medioevo, poi nel Rinascimento, soprattutto il pepe, i chio- le ore e in t’un batter d’ocio se trova tutto quel che se vol...”. di di garofano, la noce moscata, la cannella, lo zucche- In effetti il baccalà viene dal Baltico, il pesce dalla laguna ro di canna, anche per conservare il cibo. Costosissime, o dall’Adriatico, le verdure dalle isole della laguna e la sel- divennero, perciò, “status symbol”, perché non tutti se le vaggina è cacciata in barena. A proposito delle spezie, il pepe, originario dell’India, è la più diffusa al mondo. Quello nero è talmente prezioso che

A fronte Paolo Veronese, “Nozze di Cana”. è detto “oro nero” e sono state addirittura combattute guer- Parigi, Louvre. re per l’accaparramento di questa spezia. I chiodi di garo-

35 to e notò che si asciuga all’aria e al so- le (senza il sale) e che si può con- servare benissimo per tanto tempo mantenendo intatte le sue caratteri- stiche nutritive e che una volta mes- so in ammollo in acqua recupera il suo originario volume. Ne portò a Venezia 60 pezzi. Questo pesce fu molto uti- lizzato dopo il 1563 (anno della fine del Concilio di Trento) quando fu pre- scritto che durante i mercoledì, i ve- nerdì, la Quaresima e tutte le feste co- mandate si doveva fare astinenza dal- le carni. Da allora il baccalà divenne per antonomasia il mangiare di magro, il cibo della penitenza. Nei “bacari”, dove si beve “un’om- breta” (un bicchiere di vino), si pos- sono trovare piatti sfiziosissimi, so- fano vengono da Zanzibar e sono i fiori ancora chiusi di una prattutto di pesce: le polpettine di granchi, le “canoce” pianta delle mirtacee. (cicale di mare lessate e sgusciate, condite con prezze- Le noci moscate sono i semi sferici od ovali di un albero , olio, sale), le “sepoine” arrosto o fritte, le acciughette sempreverde nativo delle Molucche. La cannella è originaria e le verdurine fritte, i “folpeti”( polipetti lessati e conditi dell’isola di Ceylon e ha anche funzioni digestive. con varie salse, olio e prezzemolo), le “moeche” (gran- Un esempio di antipasto o cicheto classico sono le “sarde chietti verdi fritti senza guscio) oltre alla “spiensa” (fette in saor” in carpione, fritte, marinate, dal gusto agrodolce sottili di milza lessate e condite con olio e spezie) e al “mu- (consuetudine antica dei marinai era marinare i cibi nei lun- seto” (cotechino lesso coricato su una fetta di polenta). ghi viaggi per mare) che si mangiano spesso con la polenta. In questa città unica immersa nel mare e in un arcipela- Il pesce si mescola all’uvetta di Corinto, ai pinoli, ai candi- go di 118 isolette, come si nota, i piatti a base di pesce, ti e il tutto è innaffiato d’abbondante aceto. In occasione di crostacei e molluschi sono i protagonisti della cucina. della festa del Redentore, a luglio, si usa mangiarle in Fon- Se si vuole conoscere che cosa compera la gente del luo- damenta o sulle barche in bacino. Sono anche il piatto dei go e i loro gusti in fatto di cibo bisogna andare al merca- pescatori della laguna, in particolare di Burano, l’isola dal- to del pesce di Rialto, dove montagne di “capesante” (ven- le facciate coloratissime ridipinte tutti gli anni. Qui, però, tagli), vongole, “moeche”, “schie” (gamberetti di laguna), vengono d’abitudine messi i pinoli e l’uvetta, perché le spe- lumachine, “peoci” (cozze), seppie, “bisati” (anguille) luc- zie importate erano troppo care. Il pomeriggio prima del tra- cicano sui banchi. monto le barche escono per andare a pescare in laguna o Le “capesante” si mangiano in mille modi: fritte, gratina- verso le bocche di porto per il mare aperto a seconda che vadano a pescare i “caparozzoli” (le vongole di laguna), i granchi e i gamberi o gli scorfani, i “passarini” (le piccole sogliole di laguna), o i sardoni. Altri classici antipasti sono il “bacalà mantecato” (cotto bol- lito appena appena, pestato, la polpa viene mantecata nel latte e frullata) con la polenta e la “granseola alla venezia- na” (bollita, la si svuota eliminando le parti ossee e si ri- mette la polpa nel guscio insaporendola con olio, sale, aglio e prezzemolo tritati). A proposito del baccalà, in Veneto è sia merluzzo conser- vato sotto sale, che merluzzo essiccato (chiamato altrove stoccafisso). Si narra che un nobile veneziano, Piero Que- rini, nel 1431, partito da Creta carico di vino, mentre sta- va andando nelle Fiandre ad acquistare delle stoffe fece naufragio alle isole Lofoten in Norvegia, patria dello stoc- cafisso. Qui ebbe occasione di mangiarlo, gli piacque mol-

36 Il territorio e la sua storia te, grigliate al forno. I Crociati che pas- savano per Santiago di Compostela, dove era sepolto l’apostolo Giacomo, utilizzavano le valve anche come piat- tino per le elemosine. San Giacomo, invece, le usava come piatto per il ci- bo e divennero uno dei suoi attributi iconografici. Il “bisato su l’ara” è un piatto tipico di Murano. Si taglia l’anguilla a pez- zi e la si cuoce in tegame con qual- che foglia di alloro. Diffusa è anche l’usanza di farla “in tecia” nel coccio con vino bianco e pomodoro. La cot- tura nel coccio si usa anche per al- tri pesci e per la carne dove si ab- bonda negli aromi. Sia a Venezia che in laguna amano fa- re il “broeto”, la zuppa di pesce pic- colo (ghiozzi) diffusissimo in laguna, del quale si fa un brodetto, a cui si ag- giungono i pesci grossi. Un altro ingrediente che arrivò dopo la scoperta dell’Ameri- pan grattato), il salame d’oca, i “fasioi a la maniera del ghe- ca e si diffuse dapprima solo nel territorio di Schio ma poi to” sono i piatti ancora apprezzati. in tutta la regione, è il mais da cui si ricavò la polenta (quel- La pasta tradizionale veneziana sono i “bigoi” (una specie la di fave macinate e farro era già in uso presso gli antichi di spaghetti), di tradizione contadina in uso fin dai tempi romani). “Polenta e osèi” (uccelli) è senz’altro il piatto più della Repubblica della Serenissima. Noti sono quelli “in sal- amato, ma anche “polenta e schie” (gamberetti di laguna) sa” con le sardine sotto sale, “col pocio”, sugo di carne tri- fritte, con baccalà o con le seppie.La polenta, assieme al ri- ta di vitello e maiale o “coea renga” (l’aringa). L’ideale sa- so, è diventata un elemento insostituibile della cucina veneta. rebbe usare i “bigoli mori”, simili a spaghetti, fatti in casa Quest’ultimo, arrivato in laguna grazie agli Arabi nella pri- (col torchio) di farina e crusca. Sono uno dei piatti classi- ma metà del 500, cotto asciutto o in minestra, ricorda la ci dei periodi di astinenza e digiuno. “Pasta e fasioi”, è un’al- cucina turco-bizantina. Il doge il giorno della festa di san tra minestra tipica cotta con cotiche, osso di prosciutto o Marco, il 25 aprile, era tenuto a mangiarlo. gambetto di maiale diffusa quando un tempo si usavano L’Artusi dice ne “La Scienza in cucina e l’arte di mangiare molto i legumi. bene”: “Le popolazioni del Veneto si può dire non conosca- Anche il fegato, il “figà”, è molto apprezzato, quello “alla no altra minestra che il riso e però lo cucinano bene e in tan- veneziana” ha origini romane. Gli antichi, però, lo cucina- te svariate maniere…”. Il più noto è “riso e bisi” (piselli). vano con i fichi al posto della cipolla. Lo speziato “riso in cavroman” è cotto con la carne di ca- Un classico piatto regionale è “l’anara col pien”, farcita con strato magra, rosolata in olio con battuto di cipolla, seda- salame, polpa di maiale, vitello, funghi, pistacchi, mollica no e carote, aromatizzata con cannella e chiodi di garofa- inzuppata nel latte… no. Diffusa è anche la “castradina col riso”: carne di ca- Le verdure arrivano dagli orti delle isole della laguna: po- strato affumicata e essiccata al sole. modori (di origine peruviana), melanzane (che erano co- Il “riso negro coe sepe” si cuoce con vino bianco e cipol- nosciute dagli arabi), carciofi (le “castraure” dell’isola di San- le. Deve diventare scurissimo grazie al nero di inchiostro t’Erasmo), radicchi (rosso di Chioggia). di seppia che si trova nei sacchettini. Si mangia anche quel- A proposito dei dolci sono molto apprezzati: le creme fritte, lo con le “secole” (i muscoletti estratti dalle vertebre dei bo- i “bussolai” (con pinoli, cedrini, mandorle, cioccolato a pez- vini) asciutto al pomodoro, “coi gò” (ghiozzi), “coi peoci”. zi, insaporiti con cannella, pepe e noce moscata), i “baico- La minestra di riso con le verdure è tipica dell’entroterra li”, le “fritole” (frittelle di Carnevale), i “galani” (bugie o chiac- da dove arrivano le verdure. chiere) e tutti i dolci austriaci (strudel, krapfen e i chiffel). Altra contaminazione nella cucina veneziana è quella ebrai- ca. A Venezia nacque il primo ghetto e in città c’era una Sopra “Polenta e osei”. grande comunità (ora ci sono 500 ebrei e ben 5 sinago- A fronte Il mercato del pesce a Venezia. ghe). Il riso (anche qui) con l’uvetta, i “cugoli” (gnocchi di “Risi e bisi”.

Il territorio e la sua storia 37

Il territorio e la sua storia Dove la terra non comincia e il mare non finisce di Gian Antonio Dall’Aglio

Antonio Stoppani ne Il Bel Paese scrisse che il paesaggio italiano “è assai... ricco di fenomeni e di naturali bellezze... ché l’Italia è quasi... la sintesi del mondo fisico”.

Fra i paesaggi italiani pochi sono del tutto naturali, i più tanico Litoraneo del Veneto di Porto Caleri e il Museo Re- si sono formati durante millenni di interazione fra la na- gionale della Bonifica di Ca’ Vendramin. tura e gli uomini; uno è assolutamente unico, perché la natura non ne ha creato altri analoghi e perché la volon- All’estremo nord del Delta la pineta di Rosolina Mare si al- tà umana ha agito in maniera perentoria nel costruirlo, mo- lunga verde e sottile sulla costa tra la foce dell’Adige e il dellarlo e mantenerlo vivo. È il Delta del Po. Canale di Caleri. C’è il mare, la spiaggia e un sottile retro- Qui la natura gioca con l’acqua dolce del Grande Fiume (pos- terra privo di insediamenti umani, dove l’ambiente appare siamo personificarlo come un semidio mitologico senza an- intatto e mutevole come è giusto che la natura sia se non dar tanto lontani dal vero), con l’acqua salata dell’Adriatico, è costretta entro i vincoli della civiltà. Ma nonostante l’ap- con quella salmastra che nasce dalla loro unione, e giocan- parenza non è un ambiente primevo, visto che la pineta do inventa golene, sacche, valli, lagune, buse; coi sedimenti sulle dune è stata piantata dopo l’ultima guerra; sempli- scesi dalle Alpi e dagli Appennini lontani forma scanni, ba- cemente è una zona protetta che ha caratteri naturali fra i rene, dune, staggi e quant’altre forme mutevoli e umide del più integri dell’intero Adriatico, e il Dipartimento di Biolo- terreno abbiano un nome per la gente che le abita e le usa. gia dell’Università di Padova la studia da anni insieme al Gente che da sempre lavora e lotta per controllare i capric- Servizio Forestale Regionale di Padova e Rovigo. Da que- ci e le ire del Fiume e del mare, per rendere più sicure, più sta collaborazione è nato nel 1991 il Giardino Botanico Li- stabili, più vaste, più sane queste cangianti terre-di-mezzo toraneo di Porto Caleri, vasto 40 ettari, più altri 50 sepa- che non son più pianura senza essere ancora mare. rati dal 2003 il Parco Regionale Veneto del Delta del Po or- Nella varietà di ambienti e manufatti che insieme creano ganizza le visite guidate e l’uso turistico, mentre il Servizio il paesaggio del Delta, ve n’è uno dove la natura si presenta Forestale Regionale si occupa della tutela; dal 1995 esiste nella sua migliore “naturalità” (benché non sia esente da un Centro visite oggi in fase di sviluppo. interventi umani, ché nel Delta nulla lo è) e un altro che è Nel Giardino si trovano i primi cinque habitat della lista del- il simbolo di ciò che la gente del Polesine ha fatto e farà l’Unione Europea che prevede la costituzione della rete “Na- per costruire e conservare questa terra: sono il Giardino Bo- tura 2000” per salvare gli habitat più minacciati: lagune, dune fisse a vegetazione erbacea, foreste dunali, stagni tem- poranei mediterranei, foreste mediterranee di ginepro. Qui Sopra Soldanella di mare. vivono circa 220 specie vegetali, fra cui alcune rarità co- A fronte L’affascinante paesaggio del Delta e i suoi colori. me le orchidee spontanee, l’elicriso italico e l’apocino ve-

39 neto, endemico e quasi scomparso dai litorali veneti; è un’a- cus spp) e la cannuccia (Phragmites australis). In questi rea dove non si eseguono interventi strutturali sull’ambiente piccoli stagni vivono uccelli, rettili e anfibi, fra cui il raris- e si cerca di valorizzare le specie spontanee; il servizio fo- simo pelobate fosco italiano (Pelobates fuscus insubricus) restale interviene solo sulla manutenzione dei sentieri, in- e la testuggine palustre (Emys orbicularis). torno ai quali la natura si sviluppa liberamente. Natura fa Sulle dune fossili interne crescono gli alberi: la pineta a rima con cultura e il Giardino vuole far conoscere ai suoi pino marittimo (Pinus pinaster) e domestico (Pinus pinea) visitatori la flora dell’ambiente litoraneo, cosa possibile per- nasce dai rimboschimenti fatti negli anni ’50 per consoli- correndo tre sentieri che attraversano i diversi ecosistemi. dare il litorale e proteggere dai venti salati le valli (zone di La spiaggia su cui si frangono le onde dell’Adriatico è ca- pesca e di caccia) e gli orti di Rosolina, dove dal 1950 si sa alle piante psammofile (amanti della sabbia), che af- coltiva sulla sabbia il pregiato radicchio. Ormai bene as- frontano sale, sole, vento, incoerenza del terreno, forte escur- sestata, la pineta sta evolvendo a bosco misto di pino, lec- sione termica diurna; sono specie pioniere quali il ravastrello cio e roverella e si è arricchita nel sottobosco di orchidee marittimo (Cakile marittima) dai fiori rosa e la nappola ita- del genere Cephalantera, Ophrys e Orchis; la presenza del liana (Xanthium italicum) dai frutti spinosi; per protegger- leccio (Quercus ilex) indica la spontanea tendenza a for- si hanno radici profonde, foglie di colore glauco piccole, spes- mare un bosco di tipo mediterraneo. La primavera è il pe- se, carnose, con cuticole, cere e peli; fra di esse nidifica- riodo migliore per ammirare le fioriture della pineta, che no fratini, fraticelli, beccacce di mare. La fascia retrostan- ospita daini introdotti e lepri come uniche specie di gran- te è quella delle dune bianche, dove le piante riescono a di mammiferi. consolidare la sabbia; fra le altre si trovano la gramigna del- Prossime alla laguna, le barene sono aree salmastre pe- le spiagge (Agropyron junceum) grande consolidatrice del- riodicamente inondate dalle maree, formate da limo argil- le dune e il vilucchio marittimo (Calystegia soldanella), gra- loso nerastro e salato, con forte odore di salmastro. Le abi- zioso convolvolo rosa a strie bianche. La cima delle dune ta una fitta vegetazione alofila stagionale che tollera salini- è coperta dai fitti cespi di sparto pungente (Ammophila lit- tà superiori al’1%: la succulenta Salicornia veneta verde bril- toralis) che frange il vento e fissa le dune stesse. Le dune lante poi rossa in estate, lo statice (Limonium serotinum) arretrate “grigie” stabili ospitano piante erbacee aromati- dai fiori lilla, l’alta graminacea Puccinellia palustris... La sta- che come l’elicriso dai fiori gialli, muschi e licheni - indi- gione migliore per ammirare i colori delle barene è l’autunno. spensabili per mantenere l’umidità invernale e favorire la All’alba e al tramonto si può fare birdwatching in un os- germinazione dei semi - e specie quali la vedovina delle servatorio faunistico dal quale si scorgono garzette, aironi, spiagge (Scabiosa argentea) viola pallido e rarità come il sterne, gabbiani, anatre, falco di palude e quant’altri uc- fiordaliso di Tommasini (Centaurea tommasinii). Le grandi celli; è bello ricordare che il Delta – e il Giardino in esso - fioriture gialle e lilla profumatissime delle dune sono la co- è un avi-aeroporto: qui vivono, sostano e svernano molti pas- sa più bella del giardino estivo. seriformi, cince, picchi, succiacapre, almeno 100.000 ana- All’interno prospera la macchia arbustiva a ginepro (Juni- tre di ogni specie provenienti dall’estremo nord, moltissi- perus communis) e olivello spinoso (Hippophae rhamnoi- mi aironi per lo più stanziali e fenicotteri, comparsi nelle des) che è la versione alto-adriatica della macchia medi- valli circa 10 anni fa. terranea. Il sottobosco accoglie numerose orchidee, fra cui l’Ophrys sphecodes il cui fiore imita nella forma e nell’o- La summa dell’attività umana nel Delta è la bonifica dei ter- dore la femmina dell’insetto impollinatore. Nelle depressioni reni sommersi, che vanno poi difesi dal ritorno delle acque; infradunali emerge la falda freatica, poco o punto salata, è un’attività difficile in cui si cimentarono etruschi, romani, con specie igrofile tra cui le tife (Typha sp.), i giunchi (Jun- monaci benedettini, Estensi e veneziani. Il primo progetto di

40 Il territorio e la sua storia bonifica moderno fu sviluppato dal Genio Civile di Rovigo tra il 1886 e il 1900 e nei tre anni successivi sull’isola di Aria- Info pratiche no, tra il Po di Venezia, il Po di Gnocca e il Po di Goro, fu Giardino Botanico Litoraneo del Veneto di Porto Caleri realizzata un’imponente idrovora a Ca’ Vendramin, nel co- Via Porto Caleri, 45010 Rosolina Mare (Ro) – tel e fax 0426 mune di Taglio di Po, collegata a due idrovore minori; il com- 68408; aperto da aprile a settembre al martedì, giove- plesso funzionò fino al 1969: dieci caldaie e quattro pompe dì, sabato, domenica e festivi, 10-13 e 16-19. Ingresso potevano sollevare 11.000 litri d’acqua al secondo dai ter- a pagamento; i percorsi sono liberi, ci sono visite guida- reni, scaricandoli nel canale Veneto Emissario che entra in te a pagamento alle 10,30 e alle 16,30; comitive e grup- mare presso la foce del Po di Goro. L’idrovora di Ca’ Ven- pi possono prenotare le visite guidate telefonando al Par- co del Delta. Lunghezza dei percorsi: m 600 (A – dune dramin funzionava a vapore bruciando carbone e le altre due consolidate e pineta); m 1650 (B – dalla pineta alle du- usavano l’energia elettrica prodotta dalla trasformazione del- ne alla battigia); m 2850 (C – completo: come B più le la forza vapore secondo una tecnologia innovativa per l’epoca barene). Tempi di percorrenza: 30’/45’ (A), 90’/120’ (B), che destò interesse anche negli USA. Durante la prima guer- 120’/180’ (C). Si organizzano giornate a tema. ra mondiale l’alto costo del carbone costrinse a utilizzare le- Museo della Regionale Bonifica di Cà Vendramin gname locale e canna palustre; poi nel 1921 una parte de- Via Provinciale 38, loc. Cà Vendramin, 45019 Taglio di gli impianti fu elettrificata. Nel 1930 si completò la bonifica Po (RO) aperto da marzo al 1° novembre, ore 9,30-12,30 del Delta e il consorzio si prese carico dell’irrigazione dei ter- e 15,00-18,00, lunedì chiuso. Tel. 0426 81219. reni coltivati e costruì abitazioni e fabbricati a uso sociale; Consorzio di Bonifica Delta Po Adige Ca’ Vendramin era il punto nevralgico del sistema idraulico Via Pordenone 6, 45019 Taglio di Po (RO), del Delta, dove in poco tempo si stabilirono 25.000 perso- tel. 0426 349711, ne. Però la subsidenza causata dall’estrazione di metano ne- bonifi[email protected], www.smppolesine.it gli anni ’50 e le alluvioni degli anni ’60 sconvolsero l’asset- Ente Parco Regionale Veneto Delta del Po to del territorio e l’impianto fu sostituito dalla nuova idrovo- Via G.Marconi 6, 45012 Ariano nel Polesine (RO), ra di Goro. Negli anni ’80 l’edificio fu il centro operativo del tel 0426 372202 – 0426 372261, fax 0426 373035, [email protected], www.parcodeltapo.org Consorzio di Bonifica Delta Po Adige, nato nel 1978, che man- tiene abitabile questo territorio che essendo mediamente a Co.Se.Del.Po circa 2 metri sotto il livello del mare dovrà per sempre es- La Cooperativa del Parco, “Itinerari alla scoperta del Delta del Po – Prodotti tipici”, tel 346 3357534, sere governato con attenzione. Oggi Ca’ Vendramin è un ma- [email protected] gnifico esempio di archeologia industriale e ospita il Museo Regionale della Bonifica con macchinari, idrovore del 1904 e caldaie; accoglie anche un centro per convegni e studi e Ringraziamenti il centro visitatori del Parco Regionale del Delta. Un magaz- Si ringraziano per la preziosa e gentilissima collaborazione in loco Simo- zino del carbone sarà un ristorante bar per i visitatori, l’altro ne Schibuola del Parco Regionale Veneto Delta del Po, Marco Campa- un centro multimediale in collaborazione col Parco. Dall’al- gnolo del Servizio Forestale Regionale di Padova e Rovigo, Matteo Brini to dei suoi 62 metri la ciminiera veglia sul museo, sulle cam- del Consorzio di Bonifica Delta Po Adige, Francesco Beltrame e Natha- lie Rosestolato della Cooperativa Co.Se.Del.Po pagne bonificate, sui canali, sul futuro del Delta. Ca’ Ven- dramin è un vero ecomuseo, cioè una struttura inserita in un ambiente che è parte integrante del museo stesso, da vi- A fronte Ravastrello marittimo e Fiordaliso di Tommasini. sitare per conoscere questa terra unica e strana. Sotto Fauna del Delta.

Il territorio e la sua storia 41

Il territorio e la sua storia Scripofilia genovese di Giovanni Battista Crosa di Vergagni

La raccolta di certificati azionari del passato si è imposta in anni relativamente recenti come nuova frontiera di un collezionismo attento a cogliere nelle cose significati storici e documentari.

Il vocabolario si è arricchito di una nuova parola, scripofi- Banchi, trattò a listino un numero relativamente basso di ti- lia, il cui etimo unisce al ricorrente suffisso greco filos – ami- toli (non avrebbero superato mai la quarantina), ma coprì co, amatore – il termine inglese scrip, che può individua- un cospicuo volume di affari, soprattutto negli anni a ridosso re una banconota di piccolo taglio, un pezzo di carta o il della grande depressione del 1873: nel 1872 mosse tre mi- frammento di uno scritto; o ancora, ed è quel che qui più liardi di lire, il doppio rispetto alle Borse di Milano e di To- interessa, una cedola, un certificato provvisorio, una polizza: rino, il triplo rispetto a Firenze. azioni, obbligazioni, titoli. Le azioni di quel tempo restituiscono il quadro di una lun- Esaltata da cattivanti colori d’antan, la qualità estetica e de- ga belle époque in una città vitale e produttiva, che voleva corativa delle vecchie azioni è stata valorizzata nella seconda e sapeva contare nell’economia reale del paese. L’emissio- metà del XIX secolo da abili artisti – si pensi per esempio ne di scrips – che permette ora di ricostruire grandi storie al pittore e affichiste franco-belga Gustave Fraipont (1849- e piccoli percorsi – in certo modo accompagnava allora scel- 1923) o al francese Louis-Charles Bombled (1862-1927), te, intuizioni e sfide imprenditoriali che maturavano in un illustratore dei romanzi di James Fenimore Cooper e di Wal- clima di rinascita e di espansione, in cui Genova tornava Su- ter Scott – e da grandi stamperie, come l’Imprimerie Cen- perba, degna del suo passato più nobile. trale des Chemins de Fer, di Napoléon Chaix, insediata a Tra le imprese tentate in un tratto di Ottocento ricco di pro- Parigi nel 1845 e specializzata nella realizzazione di azio- messe, piace ricordare la Società dell’Unione Miniere Sul- ni e formulari delle Ferrovie francesi: intorno al 1880 era cis Sarrabus in Sardegna, avviata dagli industriali genovesi considerata a livello europeo uno dei più grandi e impor- nel 1848, che emise azioni «di lire nuove cinquecento» nel tanti atelier nel settore. momento in cui l’isola, rinunciando alla propria autonomia In Italia, venne ugualmente mobilitato nella realizzazione di in cambio della piena integrazione nel sistema economico scrip qualche bel nome dell’illustrazione, come Achille Bel- piemontese, era divenuta un fertile terreno d’investimento. trame che dal 1899 al 1945 disegnò le copertine della Do- In un lustro nacquero a Genova undici società interessate menica del Corriere e che nel 1905 realizzava una magni- alle risorse sarde, soprattutto minerali; non tutte ebbero lun- loquente immagine, cinque classicheggianti donne sedute, ga vita (la Sulcis Sarrabus durò un decennio), ma il lega- per le azioni della società anonima “Fratelli Armanino”, in- me economico con la Sardegna restò intenso e si ripropo- dustrie grafiche genovesi celebri per le loro carte da gioco. se con decisione, sul finire degli anni 1860 con la scoper- Questo “pezzo” è uno tra i tanti significativi della collezio- ta nell’isola di giacimenti di zinco. ne Crosa di Vergagni, la cui sezione genovese è particolar- Le aperture commerciali verso la Sardegna assumono ri- mente rilevante. La città è stata del resto centro finanziario lievo speciale poiché furono sul piano mercantile uno dei di primaria importanza nel periodo fra il 1840 e il 1920. La segnali di quel disgelo tra imprenditoria genovese e Sta- Borsa di Genova, istituita con regio decreto nel 1855 e in- to sabaudo che andò di pari passo con l’appassionata ade- sediata nella cinquecentesca Loggia dei Mercanti di piazza sione della città alla fase albertina del Risorgimento. A ca- valiere del 1848, Genova seppe pienamente valorizzarsi

A fronte come motore di un processo di sviluppo che aveva qua- Certificati azionari datati rispettivamente 1940, 1905 e 1905. le punto di arrivo un’Italia unita e un mercato non diver-

43 ma società per la coltivazione delle regioni petrolifere del- l’Emilia», fondata a Genova l’anno precedente per la ri- cerca e lo sfruttamento di giacimenti petroliferi nel Pia- centino. Le trivellazioni continuarono fino a esaurimento capitale (nel 1878) e nel pozzo di Montechino – venti chi- lometri a sud della futura Cortemaggiore trivellata da En- rico Mattei – fu trovato a 50 metri di profondità il petro- lio, che dopo la concessione ufficiale venne estratto al rit- mo di mezzo barile al giorno. Soltanto nel 1859 a Titusville, in Pennsylvania, il self-made-man Edwin Laurentine Dra- ke era riuscito a perforare fino alla profondità di 23 me- tri, con il sistema a percussione, il primo vero pozzo pe- trolifero, dopo il quale peraltro ne erano stati aperti più di samente unitario. Vennero fondate la Banca di Genova duecento già intorno al 1862. Per l’Italia, l’impresa di Mon- (1844) e la Cassa di Risparmio (1846); si crearono le li- techino non ebbe primato assoluto – che spettava piut- nee ferroviarie Torino-Genova (1853) e Genova-Voltri tosto, nel 1864, al pozzo pescarese di Tocco da Casau- (1856). Si avviarono linee di navigazione sovvenzionate, ria, non destinato peraltro ad avere un seguito – ma la lun- legate all’armatore e industriale Raffaele Rubattino (1809- gimiranza genovese seppe manifestarsi in un settore ener- 1881), infaticabile patriota. Si svilupparono la siderurgia getico all’avanguardia. La S.A. Petroli d’Italia, costituita e l’industra meccanica, della quale l’Ansaldo, sorta nel a Genova nel 1906 dalla fusione della Société Pétroles de 1853, sarebbe divenuta il fiore all’occhiello. Intervento sta- Montechino e della Société Française des Pétroles, avreb- tale e iniziativa privata s’intrecciavano. Nel “decennio ca- be poi ripreso quell’attività pionieristica. Oltre a diversi poz- vouriano” (1850-1860) si costituirono a Genova e in Li- zi, la società possedeva una raffineria a Fiorenzuola, dal- guria società anonime e in accomandita con un capitale la quale si sarebbero sviluppati gli importanti impianti del complessivo di circa 150 milioni di lire di allora. In que- centro sull’Arda. sta collezione, incontriamo, tra l’altro, titoli della Società Alla fase effervescente che accompagnò il Risorgimento po- di Navigazione a vapore (1847), della Ferrovia Genova- litico ne seguì una più complessa, di assestamento istitu- Voltri (1851), dell’Impresa del Genio (1856). zionale e anche di “mondializzazione”. Lo scrip, del 1870, Del 1867 è l’emissione delle azioni dell’Esploratrice, «pri- della allora neonata Banca di Genova Spa (non quella, sol- tanto omonima, diretta da Carlo Bombrini nel 1848) è do- cumento dell’euforia – provocata dal drenaggio di capitali francesi in fuga dopo la guerra franco-prussiana e da un ac- cresciuto interesse verso gli investimenti in Borsa da parte di categorie sociali che fino ad allora li avevano trascurati – che caratterizzò il mercato finanziario fino all’esplosione del- la crisi economica mondiale del 1973: conseguenza ne fu un parziale ridimensionamento della Borsa genovese, la spa- rizione, entro il 1875, di due terzi delle società sorte nella fase speculativa d’inizio del decennio e l’ascesa della Bor- sa di Milano. Nel solo 1872 nacquero sotto la Lanterna una trentina di banche in forma di società per azioni, ma nel 1874 più della metà avevano già chiuso i battenti e anche la Ban- ca di Genova, che avrebbe partecipato alla fondazione a Bue- nos Aires della Banca d’Italia e del Rio de la Plata, non sem- pre navigò in buone acque. Nel 1895 l’armatore e industriale Erasmo Piaggio avrebbe attirato sulla banca cospicui capi- tali germanici, traendola con abilissima operazione finanziaria dalle forti difficoltà in cui si dibatteva e trasformandola in quel Credito Italiano che con le sue risorse sarebbe stato uno dei volani di sviluppo dell’industria italiana del primo Novecento. Attivo in molteplici settori industriali nel 1885 Piaggio aveva inglobato nel suo impero anche la Navigazione generale italiana, sorta nel 1881 dalla fusione delle flotte di Rubattino e del siciliano Ignazio Florio – le cui effigi cam-

44 Il territorio e la sua storia peggiavano ancora in tempi relativamente più recenti sulle azioni della compagnia –, che per lungo tempo operò in con- dizioni di monopolio. Alla fusione del 1881 aveva preso par- te anche il Crédit Mobilier, con il duca Raffaele De Ferrari, grande promotore di opere pubbliche quali la risistemazio- ne del porto o l’acquedotto De Ferrari Galliera (1880), le cui azioni furono presenza costante sul mercato finanziario. Fra il 1876 e il 1896 di Adua, lo sviluppo della metalmec- canica e dei cantieri navali, all’insegna dell’imperativo um- bertino-crispino navi e cannoni fece di Genova la signora dell’acciaio, quella che ancora durante la Grande Guerra sa- rebbe stata chiamata la città dei cannoni: nel 1890 più del 50 per cento dell’acciaio italiano veniva prodotto in Liguria, a Genova, a Savona, alla Spezia. Divagazioni un poco bel- licistiche illustravano con efficace sintesi visiva le azioni del- l’Ansaldo e della Odero Terni Orlando. Dopo essere stata elemento industriale trainante degli Sta- ti sardi, nel trentennio che va dall’Unità d’Italia alle spet- tacolari Colombiane del 1892, Genova poté offrire il ritratto vivo di un’espansione esaltante nel settore edilizio. Le tre giunte del barone Andrea Podestà – che caratterizzaro- no quasi un trentennio: 1867-1895 – diedero grande im- pulso a un progetto di ristrutturazione urbanistica che in- crementò il capitale immobiliare e finanziario: prolifera- rono società per iniziative nel settore e spesso esportaro- no il loro intervento, come documentano le azioni del- l’Impresa dell’Esquilino, creata da due società genovesi – la Compagnia Commerciale Italiana e la Banca Italiana di Costruzioni – che riuscirono a promuovere tempesti-

vamente, nel novembre 1871, una convenzione con il Co- mune di Roma per la sistemazione di una prima zona (22 ettari) dell’Esquilino, il più vasto dei sette colli, oggi quar- tiere centrale della capitale. Ebbero allora successo an- che le società di edilizia cooperativistica, come la Socie- tà Anonima genovese per la costruzione ed acquisto di case economiche (1889) o l’Enotria (1905): il loro ruolo, in quell’ultimo scorcio di belle époque, fu spesso non se- condario perfino nel determinare gli equilibri politici nel consiglio comunale genovese. Il 1907 portò una nuova crisi, che stavolta investì Genova in modo pesante, strutturale. La partecipazione ligure al fi- nanziamento di società anonime si ridusse sensibilmente e si limitò, non sempre con pieno successo, all’agroali- mentare e ai servizi locali. Ancora incontrastata nel primato nel 1900, la Borsa di Genova passava al secondo posto, dopo Roma, nel 1909 e al terzo, dopo Milano e Roma, nel 1913. Ma i delicati colori un poco fuori moda degli scrip hanno ancora molto da raccontare di un tempo in cui Ge- nova – sia detto serenamente, ma con orgoglio – tanto sep- pe contribuire a fare l’Italia.

L’eleganza dei motivi Liberty incornicia questi certificati azionari e si alterna a motivi tardo ottocententeschi.

Il territorio e la sua storia 45 Echi Gruppo Carige

LA NUOVA CASANA 2009 “cassaforte dei liguri”, secondo la definizione del Vice Pre- sidente, pur essendo diffusa su quasi tutto il territorio na- A partire da questo numero La Casana sarà “firmata” dal nuo- zionale, conserva in Liguria il fulcro delle proprie attività ed vo direttore responsabile Antonello Amato, direttore delle Re- è particolarmente attenta allo sviluppo e al benessere di que- lazioni Esterne del Gruppo Banca Carige, in sostituzione di sta regione. Il Comune di Avegno può vantare un primato Nino Gotta, al quale il Comitato di Direzione della rivista por- speciale: nei dati dell’ultimo censimento si è registrato un ge il proprio ringraziamento per l’attività svolta negli anni. aumento della popolazione pari al 7,75 %, notevole di per se stesso e in netta controtendenza con tutto il resto della INAUGURAZIONE DELLA FILIALE DI AVEGNO regione. Questa realtà in crescita merita di essere arricchita con la presenza di un nuovo sportello bancario che possa Il 4 febbraio 2009 è stata inaugurata la nuova filiale di Ave- fornire il suo contributo a tutti gli abitanti per progredire in gno, 138° sportello di Banca Carige nel territorio della pro- questa prospettiva di espansione e di fiducia. In un’era di vincia di Genova. Il Vice Presidente, On. Dott. Alessandro rapporti spersonalizzati, Banca Carige desidera invece in- Scajola, e il Vice Direttore Generale Vicario, Dott. Carlo Ar- staurare con i suoi clienti rapporti diretti, duraturi, costrui- zani, hanno portato il saluto della banca ai tanti Avegnesi ti grazie ad una presenza capillare sul territorio e ad una intervenuti alla cerimonia, insieme al loro Sindaco, Giuseppe approfondita conoscenza di esigenze, desideri e aspettati- Tassi, e ad altre autorità civili e militari. Banca Carige, la ve nei soggetti destinatari dei diversi servizi offerti.

46 Echi Gruppo Carige www.gruppocarige.it

STILEGIOVANI: I SOGNI DIVENTANO REALTÀ

È davvero ricca l’offerta dei servizi di STILEGIOVANI, la linea che Carige dedica ai clienti under 30. Insieme al con- to corrente e a strumenti diversi di pagamento, questa of- ferta prevede una serie di prodotti di finanziamento spe- cifici per progetti di studio o di lavoro, per l’acquisto e la ristrutturazione di una casa, per la gestione a lungo ter- mine del risparmio al fine di costituire una rendita o una pensione integrativa. All’interno della community STILE- GIOVANI, gli iscritti possono trovare iniziative sempre nuo- ve, promozioni e vantaggi esclusivi, insieme ad una gam- ma di prodotti dedicati ai giovani per aiutarli a realizzare corniciare” e “A spasso con stile”, appena conclusi. Un i loro progetti di studio, di lavoro o di tempo libero, e tra- lungo viaggio negli Stati Uniti, per il primo, ed una Smart sformare così i sogni in realtà. Fortwo Cabrio, per il secondo, questi i premi con cui è E a volte la realtà supera i desideri come nel caso dei due stato sottolineato il successo e il gradimento che quest’i- clienti, fortunati vincitori dei concorsi “Un conto da in- niziativa ha riscosso presso le giovani generazioni.

Il Vice Direttore Generale Vicario Carlo Arzani consegna le chiavi della SMART Fortwo rossa fiammante al vincitore del concorso "A spasso con stile" Daniele Scarpa.

Echi Gruppo Carige 47 INAUGURAZIONE DELLA FILIALE DI SARONNO L’ECONOMIA ATTRAVERSO LE FAVOLE

Sale a tre il numero degli sportelli di Banca Carige presenti Si è appena conclusa la seconda edizione del concorso “Il sul territorio della provincia di Varese. Il giorno 19 marzo sentiero delle Fiabe”, l’iniziativa ideata da Banca Carige e è stata tenuta a battesimo la nuova filiale di Saronno, ubi- Banca Carisa, con il patrocinio della Fondazione Carige, per cata in Viale Rimembranze, all’angolo con Via Don Ange- educare alla cultura del risparmio gli studenti delle scuole lo Griffanti. Numerosi i partecipanti alla cerimonia che ha elementari, facendoli divertire. Più di 37.000 bambini in 320 visto l’intervento dell’Amministrazione Comunale, rappre- scuole, dalla Liguria alle provincie di Alessandria, Asti, Cu- sentata dall’Assessore al Commercio e alle Attività Produttive, neo. Torino, Como, Milano, Pavia, Padova, Venezia e Vero- Prof. Dott. Paolo Strano, insieme ad altre autorità civili e na hanno partecipato inviando le loro favole, ispirate al mon- militari. Dopo la benedizione dei locali, impartita da Don do dell’economia. La giuria, composta da esperti di lettera- Maurizio Rolla, prevosto della Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, la parola è passata all’On. Dott. Alessandro Scajo- la, Vice Presidente della banca, che ha sottolineato come l’apertura di una nuova filiale rappresenti senz’altro una nota di ottimismo che rischiara le tinte un po’ scure dello scenario economico internazionale. Banca Carige infatti, pur in questo momento di difficoltà per l’intero sistema eco- nomico-finanziario, continua ad espandere la propria pre- senza territoriale in quanto si presenta come una delle real- tà più affidabili del panorama creditizio nazionale. Il Dot- tor Carlo Arzani, Vice Direttore Generale Vicario, ha sotto- lineato come Banca Carige disponga, per la sua innata pru- denza, di una robusta struttura patrimoniale che le con- sente di continuare come al solito l’erogazione del credi- to, per finanziare piani credibili di investimento e svilup- po. Una banca quindi controcorrente che affianca la pro- pria clientela nel fronteggiare le difficoltà attuali.

48 Echi Gruppo Carige tura per l’infanzia, riunitasi il giorno 17 marzo, ha procla- mato vincitrice la fiaba “L’alfabetiere collaborante”, per la categoria delle classi di prima e seconda elementare, scrit- ta dalla classe II A dell’Istituto comprensivo Monte Amiata di Rozzano in provincia di Milano, e la fiaba “Alla cortese attenzione della Banca del Bosco”, per la categoria delle clas- si dalla terza alla quinta elementare, composta dalla classe V C della Scuola Primaria San Giovanni Battista di Geno- va. Per i vincitori, un viaggio in battello a Portofino o un buo- no acquisto di 1.000 euro per materiale didattico o sporti- vo. Il secondo posto, per entrambe le categorie, è stato ap- pannaggio del Piemonte ed in particolare della Classe II B del Plesso Scolastico di Rivarolo Canavese con la fiaba “To- polini in biblioteca” e della classe III della Scuola Primaria Principessa di Piemonte di Torino, con la favola “Quella vol- ta che, per poco Babbo Natale restò a piedi!”. Ancora Pie- monte per il terzo posto della categoria delle classi dalla ter- za alla quinta elementare, ovvero la classe IV della Scuola Primaria Giovanni Cena di Torino per la favola “Imprendi- toria Piemunteisa” mentre alla Classe I della Scuola Primaria di Monterosso al mare, è andato il terzo premio per la se- zione delle prime e delle seconde classi per la fiaba “Lala, la strana cicala”. “Il fornetto dei desideri (non quello di Han- sel e Gretel)” della Classe II della Scuola Primaria Luigi Man- fredi di Genova e “Un dono preziosissimo” della Classe III della Scuola Giacomo Grattarola di Genova, hanno ricevu- to una segnalazione speciale da parte della giuria. Simbo- lo del concorso la formica Rige, il laborioso insetto di clas- sica memoria, che continua ad accendere la fantasia di tan- ti piccoli scrittori, permettendogli di avvicinarsi in modo gio- coso al mondo dell’economia e del risparmio. mio. A questa linea è abbinato il concorso “A tempo con Rige è anche il testimonial dei prodotti Carige dedicati Rige” che, per il 2009, ha premiato una famiglia della all’infanzia e alle fasce più giovani della popolazione co- provincia di Pavia con un viaggio nel fiabesco mondo di me piani di accumulo, fondi pensione e libretti a rispar- Eurodisney, vicino a Parigi.

Un'immagine dell'incontro, tenutosi nel mese di febbraio tra i vertici I vertici di Banca Carige incontrano il Sindaco di Lucca. di Banca Carige e il Presidente della Provincia di Lucca, Da sinistra verso destra: il Direttore Generale Alfredo Sanguinetto, Dott. Avv. Stefano Baccelli. Da sinistra verso destra: il Direttore Generale il Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca Alfredo Sanguinetto, il Presidente della Provincia di Lucca, il Presidente Alberto Del Carlo, il Sindaco della città di Lucca Mauro Favilla, Giovanni Berneschi, il Presidente della Fondazione Banca del Monte il Presidente Giovanni Berneschi e il Vice Direttore Generale di Lucca Alberto Del Carlo e il Vice Direttore Generale Giacomo Ottonello. Giacomo Ottonello.

Echi Gruppo Carige 49 Fondazioneinforma

BILANCIO E PREVISIONI tà del ruolo e del peso della Fondazione per il sostegno della Banca, principale impresa ligure e fattore fonda- Nel 2008, secondo il relativo Documento programmatico, mentale per l’economia della regione e, perciò, della sua la Fondazione Carige avrebbe dovuto stanziare per le sue popolazione. attività istituzionali circa 18,5 milioni di euro. Il primo con- Un’adeguata partecipazione nella Banca è perciò obiet- suntivo, invece, rivela che sono stati deliberati nuovi in- tivo primario della Fondazione, che, contestualmente, man- terventi a favore della comunità ligure per 23,7 milioni di tiene viva la coscienza dei suoi doveri istituzionali di so- euro. L’incremento del 28 per cento rispetto al budget è lidarietà e di promozione dello sviluppo locale, persegui- il risultato di una scelta ben ponderata, basata sulla con- to nelle sue diverse componenti, che vanno dal sostegno sapevolezza delle difficoltà della regione e determinata dal- all’istruzione, alla ricerca e alla cultura fino a quello del- la volontà di contribuire al loro superamento. le fasce più deboli della comunità e del terzo settore. Gli Organi della Fondazione, presieduta da Flavio Repetto, La Banca, inoltre, è la principale fonte di quel reddito hanno deciso di mantenere elevata la disponibilità degli in- che serve alla Fondazione per finanziare i progetti suoi vestimenti sociali, nonostante e proprio per il crescente per- e le iniziative locali degli altri soggetti non profit condi- vadere della crisi economico-finanziaria, fenomeno che im- vise. Nel 2008, le entrate della Fondazione sono am- pone sforzi da parte di chi ha la missione e le risorse per montate a poco meno di 78 milioni di euro, un terzo in favorire e sostenere il miglioramento delle condizioni del ter- più dell’esercizio precedente. L’avanzo, cresciuto a 58,9 ritorio di riferimento, inteso come insieme di persone, isti- milioni (+3,8 per cento), è stato destinato per 30,7 mi- tuzioni, enti, associazioni, attività e infrastrutture. lioni ai fondi per l’attività istituzionale, per 11,8 milioni Responsabilmente, la Fondazione ha deliberato interventi alla riserva obbligatoria, per 1,6 milioni al fondo per il straordinari, primi fra tutti quelli per l’acquisto di un elicottero Volontariato e per 8,8 milioni alla riserva per l’integrità Agusta di ultima generazione donato alla Regione Liguria del patrimonio. per il servizio di elisoccorso nel Ponente, per dotare l’IST In seguito a queste destinazioni, il patrimonio netto al 31 di- genovese di un sofisticato macchinario per la tomoterapia cembre 2008 è arrivato a sfiorare gli 870 milioni di euro (+2,7 elicoidale, per potenziare reparti degli ospedali Gaslini e San- per cento rispetto alla stessa data del 2007) e il fondo di sta- ta Corona, per consentire la realizzazione del museo di Vil- bilizzazione delle erogazioni ha superato i 60 milioni. la Regina Margherita, a Bordighera, destinato a conserva- Forte dei risultati conseguiti nell’esercizio passato e del suo re e valorizzare un’importante collezione d’arte. stato patrimoniale, la Fondazione ha potuto varare il Do- Complessivamente, nel 2008 il Consiglio di amministra- cumento programmatico per il 2009 che prevede disponi- zione della Fondazione ha deliberato 279 nuovi stanzia- bilità finanziarie finalizzate alle attività istituzionali dell’an- menti per un importo appunto di 23,7 milioni di euro; ma, no in corso pari a circa 27 milioni di euro comprendendo comprendendo i ristanziamenti per opere i cui finanzia- gli oltre 3 milioni destinati al fondo per il Volontariato. menti erano stati revocati, il totale dell’impegno finanzia- rio è salito a 37,4 milioni di euro per 432 interventi. In particolare, sono stati destinati 9,3 milioni per l’area As- Sono cifre che assumono un valore forse ancora maggiore sistenza-Famiglia-Ricreazione sociale; 5,9 milioni per l’a- considerando che, nell’esercizio passato, la Fondazione rea Ricerca-Salute; 4,9 milioni per l’area Educazione-Cul- ha sottoscritto l’aumento di capitale della Banca Carige tura-Arte e 3,2 milioni per l’area Sviluppo locale e 0,5 mi- con un esborso di circa 422 milioni. Partecipando all’o- lioni per interventi speciali. perazione, che ha avuto pieno successo, la Fondazione Dei 23,8 milioni, 9,4 sono previsti per operazioni che la ha mantenuto il 44,08 per cento delle azioni ordinarie del- Fondazione ha ideato o fatto proprie con i Programmi Plu- la Banca, rafforzata nel suo patrimonio e per lo sviluppo. riennali di Attività (PPA) o con i Progetti Promossi (PP). La decisione strategica di sottoscrivere l’aumento di ca- Un PPA nuovo è quello denominato “Entroterra”, che si pitale da un miliardo è stata assunta all’unanimità da par- articolerà in una serie di azioni specifiche finalizzate al te degli Organi della Fondazione, convinti dell’essenziali- sostegno e alla valorizzazione delle comunità regionali

50 Fondazioneinforma www.fondazionecarige.it

non costiere, meno favorite e con problemi che ne ag- il miglioramento strutturale della comunità ligure”. gravano le condizioni. Gli altri “settori rilevanti” sono: Educazione, istruzione e Il Programma Entroterra è una linea del settore Svilup- formazione; Ricerca scientifica e tecnologica; Volontariato, po locale, introdotto per la prima volta e posto subito tra filantropia e beneficenza; Salute pubblica, medicina e i “settori rilevanti”. “Con la decisione di assumere un ruo- preventiva. Come “ammessi”, invece, sono stati indivi- lo più attivo e propositivo ai fini dello sviluppo locale, la duati i settori: Beni artistici e culturali; Famiglia e valori Fondazione – ha spiegato il presidente Flavio Repetto – connessi; Assistenza agli anziani; Crescita e formazione mira a contribuire, in vari modi, alla crescita dell’attività giovanile; Attività sportiva. economica regionale, che è essenziale per la diffusione All’interno dei vari settori, la Fondazione gestirà i PPA de- del benessere, per la riduzione delle sofferenze sociali e dicati rispettivamente agli Anziani, ai Giovani e all’Entro- la loro prevenzione, per il progresso civile e culturale, per terra e i PP Elisoccorso, Villa Regina Margherita, Villa Grock, Hospice Villa Salus, Il Crocicchio, To- moterapia Elicoidale, Borse universi- tarie, Assegni di Ricerca, Attività edi- toriale, ai quali si aggiungeranno i due nuovi, definiti Sos sociale (assegna- zione annuale di risorse a seleziona- ti soggetti istituzionali che le ridistri- buiscono, in piccole quote, a indivi- dui e nuclei famigliari con bisogno grave e urgente) e Famiglia (in col- laborazione con la Caritas). Fili conduttori di tutta l’attività 2009 del- la Fondazione saranno la crescita eco- nomica regionale, perseguita inve- stendo in particolare sui fattori ricer- ca, salute, istruzione, cultura e anche sul rilancio dell’entroterra; il migliora- mento delle condizioni degli anziani, la cura dei più deboli, lo sviluppo dei giovani, la promozione della famiglia. A tali fini collaborano e cooperano Am- ministrazioni locali, strutture scolasti- che ed educative, organizzazioni del volontariato e del mondo del lavoro, en- ti religiosi e culturali. Proprio per favorire queste “part- nership”, la Fondazione ha precisa- to, nel DPP 2009, le sue modalità operative, le condizioni per richiede- re contributi, le causali di non am- missibilità delle proposte. Nuove so- no anche diverse cause di non am- missibilità all’istruttoria per i contributi.

Fondazioneinforma 51 Per esempio, la Fondazione non esamina le richieste che ritorio regionale. Solo quando la storia locale si intreccia non garantiscono inderogabilmente un cofinanziamento con la storia generale, eventi ed episodi vengono approfonditi proprio del richiedente, le richieste per pubblicazioni di e i personaggi giungono – per così dire – alla ribalta. libri, atti, ricerche e siti web; per convegni, congressi, con- Così, sui manuali di storia non mancherà certo traccia del- ferenze e premi; per restauri di beni artistici e culturali non la Repubblica marinara o di Andrea Doria ma sarà certa- di pubblica fruizione e che hanno meno di cento anni; ol- mente più raro rinvenire l’analisi di periodi meno fiorenti o tre che richieste da parte di soggetti che stanno ancora di personaggi meno noti anche se importanti per ogni cor- utilizzando, al momento della presentazione della domanda, retta ed efficace ricostruzione storica. Una storia “a pez- contributi nello stesso settore di riferimento della nuova zi” che non potrebbe mai restituire il quadro degli eventi richiesta. nella loro complessità e nel loro sviluppo, tanto più che la In ogni caso, per incentivare l’autonomia finanziaria e ge- consueta fedeltà dei manuali alla partizione cronologica tra- stionale delle iniziative, la Fondazione ha deciso di riser- dizionale - sfasata rispetto alla storia ligure - rende difficoltoso varsi di ridurre progressivamente l’entità dei contributi a l’ordinamento degli eventi locali nel quadro generale. soggetti già beneficiati e, per favorire la rotazione dei part- ner, di non concedere contributi a soggetti che li abbia- Di qui l’importanza del progetto editoriale, che mira a ri- no ottenuti consecutivamente negli ultimi anni. costruire un quadro completo, idoneo a far conoscere al lettore – soprattutto a quello giovane – le radici della Ligu- IL PRIMO VOLUME DI “STORIA DELLA LIGURIA” ria, parte integrante dell’identità regionale. L’insegnamen- DONATO A OLTRE OTTOMILA CLASSI to delle storie locali può dare un contributo originale alla formazione della cultura storica dei giovani e allo sviluppo Nell’ambito del suo impegno istituzionale per la formazione della loro personalità civica. In questa dimensione proget- e la promozione culturale, la Fondazione Carige ha avviato tuale, educativa e formativa, l’iniziativa assume per la Fon- nel 2008 il progetto editoriale “Storia della Liguria” dedi- dazione Carige un rilievo particolare. Il progetto, realizzato cato specificatamente al mondo della scuola. con la collaborazione della Direzione Scolastica Regionale La collana in quattro volumi, realizzata con la casa edi- per la Liguria, ha coinvolto in maniera capillare il mondo trice Marietti 1820, è curata da Gabriella Airaldi docente della scuola e le istituzioni. I numeri lo dimostrano: 11mi- di Storia medievale all’Università di Genova e specialista la le copie distribuite, 1.600 gli istituti scolastici interessa- di storia delle relazioni internazionali e interculturali. Il pri- ti, oltre 8mila le classi fra elementari, medie e superiori, sta- mo volume, dedicato all’antichità - “Dalle origini al 643 tali e paritarie che hanno ricevuto gratuitamente il libro, de- d.C.”, quando anche la Liguria marittima entra a far par- stinato a essere materia di studio e di approfondimenti. te del regno longobardo - è stato pubblicato lo scorso set- tembre e distribuito subito dopo alle scuole di ogni ordi- Coerentemente con il suo carattere divulgativo, ogni vo- ne e grado della Liguria e del Basso Piemonte. lume della collana è corredato da un dvd con percorsi a tema, un apparato iconografico, interviste a specialisti e Quella destinata a tracciare le coordinate dell’attuale re- studiosi. Si tratta di un sussidio che riunisce insieme e fa gione ligure è una lunga avventura storica che dall’origi- interagire i temi e gli oggetti di indagine; un modo per in- nario insediamento della popolazione pre-celtica che le da- centivare, in particolare fra gli studenti, una feconda re- rà il nome, attraverso una articolata serie di contamina- lazione tra didattica tradizionale e metodologia multime- zioni culturali - dalla dominazione romana e bizantina, a diale che si avvale dell’uso simultaneo di più linguaggi e quella longobarda, ai rapporti con l’Oriente e gli altri Pae- permette una più agevole interdisciplinarità. si del Mediterraneo - contribuisce ancor oggi a definire il Intanto è in preparazione il secondo volume della colla- “carattere” della gente ligure. na dedicato all’età medievale, che tratterà il periodo dal La storia della Liguria è anche storia di uno “spazio” di 643 al 1528, data in cui Genova trionfò su Savona e la cui occorre, di volta in volta, ridisegnare i mutevoli con- Liguria trovò la sua quasi completa unità sotto Andrea Do- fini di un territorio che si modifica costantemente, rior- ria. L’uscita di questo secondo libro è prevista per l’au- ganizzandosi sulla base di un intreccio variabile di forze tunno prossimo; seguirà nel 2010 il volume dedicato al- e di molteplici interazioni legate alle particolari caratteri- l’età moderna (1528-1797) e nel 2011 quello conclusi- stiche ambientali che ne fanno - al tempo stesso - porta vo sull’età contemporanea (1797-2006). verso l’oltremare e luogo di transito verso il continente. Tra le finalità delle fondazioni di origine bancaria vi è quel- Troppo spesso l’insegnamento della storia ha come ogget- la, sicuramente strategica, della valorizzazione della storia to la “grande storia”, le vicende degli Stati, così che non e della cultura del territorio di riferimento tramite la pro- sempre nell’ambito dei programmi scolastici trova spazio mozione di iniziative culturali ed educative. Questa colla- anche l’approfondimento di avvenimenti verificatisi nel ter- na va ad aggiungersi alla serie di opere che la Fondazione

52 Fondazioneinforma ha promosso nel corso degli anni per far conoscere me- ta, il bisogno, la situazione abitativa, il numero dei com- glio il nostro passato e l’inestimabile patrimonio della Liguria ponenti, la presenza di ammalati, disabili, anziani, mino- con l’obiettivo di avvicinare - le nuove generazioni in par- ri o comunque soggetti non attivi. Dopo la valutazione del ticolare - alla riscoperta del territorio in cui viviamo. Gruppo di Lavoro Permanente, viene attivata l’“adozione economica” della famiglia con un’erogazione finalizzata UN NUOVO PROGETTO PER LE FAMIGLIE a coprire le necessità più urgenti, il tutto inserito nel qua- dro più ampio dell’“adozione relazionale” che garantisce, Venute meno le tradizionali reti relazionali, aumenta in mo- attraverso l’impegno di volontari, una costante azione di do drammatico, giorno dopo giorno, il numero delle fa- supporto morale e psicologico, finalizzato all’uscita dal- miglie in difficoltà. L’ultimo dossier regionale sulle pover- la situazione di difficoltà e al raggiungimento dell’autonomia tà in Liguria, realizzato dalla Caritas, registra una sensi- nel minore tempo possibile. bile crescita della “vulnerabilità sociale” delle famiglie, con Si tratta, di veri e propri microprogetti di “reinclusione so- un significativo incremento delle persone italiane in dif- ciale”, estranei alla logica del mero assistenzialismo, che ficoltà. Una tendenza accelerata dall’attuale crisi econo- prevedono, tramite un intervento economico finalizzato e mica che spazza via posti di lavoro insieme con molte al- integrato con il costante sostegno dei volontari, il supe- tre certezze. Ferma restando la situazione di povertà cro- ramento dello stato di bisogno del nucleo famigliare. Un nica di tanti anziani, la fascia più colpita è quella fra i 25 esempio concreto: una quarantenne ha il marito invalido e i 44 anni, che risulta la meno attrezzata ad affrontare, e da alcuni mesi non può lavorare per curare il figlio ri- sia dal punto di vista pratico sia dal punto di vista psico- coverato in ospedale a causa di un incidente. È una si- logico, le difficoltà crescenti. tuazione di difficoltà economica ma anche di profondo dis- Con il problema del lavoro e della casa, emerge, doloro- agio esistenziale, visto che la donna si trova, sola, ad af- samente, un disagio relazionale che è causa e conse- frontare, con risorse economiche ridotte, una situazione guenza di povertà. Alla debolezza economica dei di emergenza che rischia di travolgere la sua famiglia. In 30/40enni, in particolare, si accompagna spesso uno sta- questo caso “Camminiamo Insieme” interviene da un la- to di fragilità psicologica, che impedisce loro di supera- to con un sostegno economico temporaneo finalizzato al- re i problemi e di trasmettere serenità ai propri figli. A le spese più immediate (bollette, affitto, ecc.), dall’altro, volte basta la riduzione anche momentanea del reddito tramite l’intervento dei volontari che, oltre a fornire un o una malattia imprevista per mettere in ginocchio famiglie supporto psicologico alla donna, la aiutano nel disbrigo che sino a quel momento avevano vissuto in una relati- di pratiche burocratiche e di altre piccole incombenze che va tranquillità. normalmente sottraggono tempo alla cura del figlio. Il pro- A fronte del nuovo dramma, la Fondazione Carige ha re- getto si conclude con il ritorno del figlio a casa e l’usci- centemente varato il progetto “Camminiamo insieme”, con ta della famiglia dalla situazione di emergenza. Storie co- lo scopo appunto di sostenere famiglie numerose e in dif- me questa sono oggi all’ordine del giorno. ficoltà favorendone il ritorno all’autonomia economica e Nei primi due mesi di vita, il progetto “Camminiamo In- sociale. Dotato di 250.000 euro, il progetto, realizzato in sieme” ha attivato già 36 interventi rivolti ad altrettante collaborazione con la Caritas Diocesana di Genova, si fon- famiglie, con un impegno economico complessivo di 40mi- da sulla formula dell’“adozione a vicinanza” che preve- la euro. Cifre piccole se confrontate con i numeri da ca- de, per le famiglie più bisognose, non solo un aiuto eco- pogiro che campeggiano in questi giorni sulle pagine fi- nomico ma anche un accompagnamento, da parte di vo- nanziarie dei quotidiani, ma non per questo meno signi- lontari (solitamente una famiglia adottante), sulla strada ficative. Grazie a questi micro-interventi, infatti, diverse dell’indipendenza. famiglie, dopo tanti silenzi e tanta solitudine, hanno fi- La “rete solidale” del progetto vede impegnati, accanto nalmente ritrovato gesti concreti e parole di conforto. alla Caritas Diocesana di Genova con funzione di capofi- Il “valore aggiunto simbolico” di “Camminiamo Insieme” la, le Caritas Diocesane di Chiavari, Albenga-Imperia, Ven- è proprio quello di affiancare ad aiuti economici, comunque timiglia e Sanremo e Tortona, la Famiglia Vincenziana, la finalizzati e limitati nel tempo, il sostegno morale e spiri- Fondazione Antiusura Santa Maria del Soccorso (Fau), la tuale dei volontari che rappresentano i garanti e la forza Commissione Emergenza Famiglia (CEF) e la Fondazio- del progetto stesso. ne Auxilium. Al progetto, al quale possono partecipare, con un proprio contributo, anche altri enti interessati, han- PER INFORMAZIONI no prontamente aderito la Fondazione Tollot e la Fonda- Segreteria Progetto c/o Caritas Genova zione Comunitaria Riviera dei Fiori Onlus. via Canneto il Lungo 21/1a,16123 Genova Dal punto di vista operativo, la fitta rete dei Centri di Ascol- tel. 010 2477015/18 fax 010 2476854 to della Caritas provvede a individuare e a segnalare i nu- [email protected] clei famigliari bisognosi d’aiuto, privilegiando, nella scel- www.caritasgenova.it

Fondazioneinforma 53 Notizie in pillole a cura di Enrica Fulcheri

LA DEMOCRAZIA FA CONQUISTE cede, nell’ordine, la Francia (541) e la Germania (305). La Spagna è quarta a quota 256 e il Belgio quinto con Nel 1946 il mondo annoverava soltanto venti Paesi de- 175. Secondo la società che redatto la graduatoria e ha mocratici a fronte dei 94 del 2007, quando le dittature sondato una campione di manager, i punti deboli dell’I- assolute sono risultate sette. E negli ultimi 15 anni, il 92 talia ai fini dell’attrazione di investimenti sono principal- per cento dei conflitti è stato risolto non con le armi ma mente l’insufficiente trasparenza legislativa e ammini- con la diplomazia. Questi sono due dei numerosi dati che, strativa, l’instabilità politica, il costo e la rigidità del lavo- secondo uno studio del sociologo Pino Arlacchi, già vice ro. Al contrario, i punti di forza sono costituiti dalla qua- segretario dell’Onu, confermano che il Globo è più paci- lità della vita, la cultura, le infrastrutture per le teleco- fico, sicuro e democratico di quanto non lo fosse mezzo municazioni e la qualificazione della forza lavoro. secolo fa e ancora fino alla caduta del muro di Berlino. Fra l’altro, sono costantemente diminuite le guerre e le IN ITALIA IMMIGRATI AL 6 PER CENTO loro vittime, mentre sono cresciute le speranze di vita, so- no migliorate le condizioni della salute e delle economie Da un recente rapporto emerge che sono diventati 4,3 di numerosi Stati precedentemente poverissimi. milioni gli immigrati in Italia. In particolare, 3,4 milioni sono stranieri regolari e residenti, 250mila regolari ma non BOOM DEL NON PROFIT ancora residenti e 651mila, invece, irregolari. In dodici mesi, gli immigrati sono aumentati di quasi 350mila. Se- Boom del non profit. Si stima che i volontari a tempo pie- condo le previsioni, nel 2030 costituiranno il 14,9% del- no siano ormai 140 milioni e che le loro attività prive di la popolazione della Penisola, mentre attualmente il tas- fini di lucro contribuiscano all’economia mondiale per 302 so è del 6 per cento. E di questa quota i minorenni so- miliardi di euro all’anno. Una parte rilevante di questo ap- no 767mila, 457mila dei quali nati in Italia. Gli immigrati porto si deve al terzo settore europeo, che dispone di un clienti di banche sono 1,4 milioni e in progressiva cre- paio di milioni le imprese sociali e di una ventina di mi- scita, data anche l’elevata propensione al risparmio. Quan- lioni di volontari, a fronte degli 11,1 milioni contati nel 2003, to ai clandestini nel 2008 ne sono sbarcati almeno 37mi- quando l’Italia ne annoverava 1,3 milioni, la Gran Breta- la, oltre 16mila più che nell’anno precedente. La mag- gna 1,7, la Francia 1,9 e la Germania oltre due milioni. gior parte dei nuovi clandestini intercettati e registrati è Allora le organizzazioni di volontariato nel nostro Paese era- arrivata dalla Tunisia (circa 7.500), dalla Nigeria (oltre 6mi- no oltre 21mila, delle quali 3.500 in Lombardia e più di la) e dalla Somalia (più di 5mila), tutti Paesi, come la So- 2mila sia in Emilia-Romagna che in Toscana e nel Vene- malia, che non hanno firmato trattati di riammissione e to. Tra il 1995 e il 2003 il volontariato in Italia è cresciu- con i quali, perciò, non si può procedere a rimpatri, che to di oltre il 150% e la tendenza pare destinata a conti- comunque sarebbero problematici per le condizioni ci- nuare come ha da poco confermato un sondaggio secondo vili ed economiche di quelle terre. il quale il 73% degli europei di mezz’età ha risposto che in pensione si dedicherà al non profit. QUASI DIECIMILA BREVETTI NEL 2008

GB LEADER PER INVESTIMENTI ESTERI Bilancio positivo per l’innovazione “made in Italy”. L’anno scorso, sono stati 2.258 i brevetti italiani entrati in vigore Nella classifica dei Paesi europei che nel 2007 hanno con- in seguito all’approvazione da parte dell’Epo (European pa- tato il maggior numero di investimenti diretti dall’estero, tent office) e 7.318 quelli che hanno avuto la concessio- l’Italia figura quindicesima con 69 operazioni, sei più del- ne del corrispondente ufficio nazionale, che è l’Uibm. Il la Bulgaria sedicesima e 11 meno dell’Irlanda quattordi- totale è di 9.576 invenzioni registrate, contro le 8.439 del cesima. Al primo posto è stata collocata la Gran Breta- 2007 e le 7.875 dell’anno precedente. L’Italia si confer- gna, che ha contato 713 investimenti diretti esteri e pre- ma così quarta nella classifica continentale dei Paesi con

54 Notizie in pillole il maggior numero di brevetti in vigore (42.285 a fine 2007). LA CINA SUL PODIO DEL PIL La precedono il Regno Unito (50.846), la Francia (51.301) e la Germania (53.394), che mantiene il primato. La no- Un altro sorpasso della Cina, che l’ha subito comunicato. tevole differenza tra il numero dei brevetti richiesti all’E- Nel 2007, avendo registrato un Pil pari a 3.380 miliardi di po e all’Uibm è dovuta ai diversi costi, decisamente più dollari, ha superato per una sessantina di miliardi la Ger- elevati a livello europeo (fra l’altro, il brevetto continenta- mania, scesa così dal podio iridato della produzione di ric- le non copre tutti i Paesi, per cui occorre procedere alla chezza, i cui primi scalini restano occupati rispettivamente scelta di quelli di interesse). Il diritto d’esclusiva dura ven- dagli Usa (13.807 miliardi di dollari) e dal Giappone (4.382 t’anni; ma, mediamente, un brevetto viene tenuto in vita miliardi). La Germania, con 3.321 miliardi, è scivolata al per un periodo di 8-12 anni, perché spesso l’innovazione quarto posto, mantenendo comunque il vantaggio sugli im- viene superata o si rivela poco redditizia. Da qualche tem- mediati inseguitori che sono la Gran Bretagna (2.804 mi- po figura in calo il numero delle richieste italiane di bre- liardi), la Francia (2.594) e l’Italia (2.107). Ancora dietro vetto da parte di singoli individui, gli Archimede, mentre si trovano nella graduatoria provvisoria del 2007 la Spa- aumenta quello delle imprese e delle università. gna (1.440 miliardi), il Canada (1.436) e il Brasile (1.324). Alcuni esperti prevedono che la Cina possa diventare lea- PENISOLA SEMPRE PIU’ VERDE der mondiale del Pil se nei prossimi vent’anni avrà gli stes- si tassi di crescita che ha avuto negli ultimi vent’anni. Poco meno di 12 miliardi: tanti sono gli alberi censiti dal Corpo forestale dello Stato in Italia, dove se ne riproduco- UNA SFIDA DA 50 MILIARDI no 35 milioni di esemplari all’anno, soltanto in minima par- te per il rimboschimento da parte dell’uomo. La diffusio- È previsto che superi i 50 miliardi di euro, quest’anno, il ne boschiva si deve soprattutto al processo spontaneo con- giro d’affari dell’industria del gioco d’azzardo legale in Ita- seguente all’abbandono di pascoli e campi coltivati. Rispetto lia. Nel 2008 il fatturato del settore è risultato di 47,5 mi- a una sessantina di anni fa, la superficie forestale è qua- liardi, cifra superiore del 12,7% a quella dell’esercizio pre- si raddoppiata, superando i dieci milioni di ettari, pari al cedente e pari al 3 per cento del Pil. Il solo comparto del 35 per cento del territorio nazionale. La regione più ver- Gratta&Vinci ha incassato poco meno di 9,2 miliardi di eu- de è la Liguria, con il 69 per cento della sua superficie co- ro, contro i 5,8 miliardi del Lotto e i 2,5 del SuperEnalot- perta da alberi, arbusti e macchia. Seguono il Trentino to. Le scommesse sportive hanno raccolto 3,9 miliardi e (65,6%), la Sardegna, l’Alto Adige e la Toscana con il 50% quasi 2,3 quelle ippiche. A sua volta il Bingo ha fatto re- circa. A livello mondiale, invece, continua la deforestazio- gistrate puntate per 1,6 miliardi. Complessivamente, il to- ne, processo che però è in pieno rallentamento, consta- tale delle somme giocate è triplicato rispetto a cinque an- tato che si è passati dalla perdita annuale di 16 milioni di ni fa arrivando ad equivalere al mercato nazionale delle au- ettari degli anni novanta ai 7,3 milioni attuali. to nuove. Con grande soddisfazione dell’erario, che dal gio- co, praticato da circa l’80% della popolazione con una spe- sa media pro capite vicina agli 800 euro all’anno, ha ri- cavato, l’anno scorso, otto miliardi di euro.

CRESCONO LE LITI CON IL FISCO

Ha ripreso a salire il contenzioso con il fisco. Tanto che al 31 dicembre 2008 sono risultati 641.349 i ricorsi pendenti davanti alle Commissioni regionali e provinciali, mentre era- no 30mila in meno alla stessa data di dodici mesi prima. A livello provinciale, l’anno scorso, ne sono pervenuti 271.309 e ne sono stati decisi 230.858; a livello regionale, invece, i nuovi sono stati 58.262 e quelli risolti 44.508. La disag- gregazione dei dati mostra che è la Campania la regione che nel 2008 ha creato più contenzioso, avendo presen- tato 54.253 nuovi ricorsi alle commissioni provinciali e 9.359 a quelle di grado superiore. A ruota si è piazzata la Sicilia, rispettivamente con 53.761 e 5.776 istanze, con un tota- le più alto di quello del Lazio, terzo nella graduatoria na- zionale. Chi vince le controversie tributarie? I contribuenti hanno battuto il Fisco nel 57% dei casi.

Notizie in pillole 55 Impressioni di Liguria

Due giorni dopo il tempo era mutato. Entrava un’aria Edoardo. Gli venivano in mente tante altre cose, fine, piena di ombre e tremolii d’argento. ma non quel ricordo. Edoardo ripuliva l’area di caduta delle olive: ben presto Entravano soffi più forti e vagavano ombre argentate. si sarebbero dovute stendere le reti. Era con Sirio, Sirio era un lavoratore scrupoloso; e nella foga un suo compagno. Sirio aveva fatto un po’ di carriera calpestava minuscoli fiori che, nella loro tinta, facevano nella marina da guerra e per passare il tempo lavorava concorrenza al cielo. in nero. Erano nati degli arbusti, lentischi, allori - Fa’ con calma. e alaterni, e li toglievano col picco. - A novembre dobbiamo abbacchiare: stanno già - Mi rincresce. Sarebbero belli. uscendo le mosche dal verme di San Luca. Meglio - Imbarazzano, e crescono a spese degli ulivi. prendere le olive acerbe che punte. O vuoi prenderle - Sui margini si potrebbero lasciare. come Dio le manda? - Togli tutto, ce n’è tanti nel bosco. Le ombre argentate si posavano sugli alberi, poi - Piacciono dentro i vasi. ripartivano. Passavano nuvole traforate, resti di cirri - A chi? davanti al sole. - Alle donne. - Sta per venire il vento da ponente. - Non certo a quelle che andavano a segare il fieno sulla - Non è un vento freddo. montagna. - Forse stasera piove. - Hai una strana visione delle falciatrici, delle nostre madri. - Se il tempo ci lasciasse finire questo lavoro. - Ogni tanto sul mare me le vedevo davanti e mi dicevo: - A me piace sempre quando piove. Mi sembra di bere hanno fatto una vita peggiore della nostra. Tu non insieme agli alberi. ci pensavi? FRANCESCO BIAMONTI - In questo momento non mi viene in mente, - disse Il silenzio, Torino, Einaudi 2003

Il dialogo, dai riflessi bucolici, tra il protagonista de “Il silen- della sua giovinezza trascorsi in Spagna e in Francia. Biblio- zio” Francesco Biamonti e un suo collaboratore al lavoro tra tecario, negli anni 1956-1964, della Aprosiana di Ventimiglia, gli ulivi. Notazioni paesaggistiche e umori meteorologici in- la prima biblioteca pubblica in Liguria, esordì più tardi nella dividuano ancora una volta il palcoscenico ligure-provenza- narrativa, sostenuto da Italo Calvino, con L’angelo di Avrigue le della narrativa di Biamonti, perfetto equilibrio di lirismo estre- (1983), al quale fecero seguito Vento largo (1991, premio Co- mo e di rigoroso naturalismo. Fu del resto lo stesso editore misso, premio Flamalgal e premio Città di Gaeta), romanzo di Einaudi a voler accreditare per lui l’immagine di scrittore con- paesaggi di frontiera, di clandestini e di passeurs, Attesa sul tadino e di coltivatore di mimose. mare (1994, premio Grinzane Cavour, finalista al Campiello) e Le parole e la notte (1998), considerato il suo capolavoro e an- Francesco Biamonti nacque a San Biagio della Cima, nell’en- ch’esso pluripremiato. Biamonti è mancato il 17 ottobre 2001 troterra di Vallecrosia, il 3 marzo 1928 e in quel piccolo cen- e nel marzo 2003 Einaudi, suo editore da sempre, ha pubbli- tro delll’Imperiese trascorse gran parte della sua vita, in una cato le 29 cartelle di un abbozzo di romanzo, Il silenzio, al qua- casa che era stata un fienile, se si eccettuano alcuni periodi le lo scrittore aveva dedicato le proprie ultime energie.

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