Orazio Costa Regista. Dalla Compagnia Dell’Accademia Al Piccolo Di Roma (1939- 1954)

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Orazio Costa Regista. Dalla Compagnia Dell’Accademia Al Piccolo Di Roma (1939- 1954) Orazio Costa regista. Dalla Compagnia dell’Accademia al Piccolo di Roma (1939- 1954). Fonti e documenti dal suo archivio Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo Dottorato di Ricerca in Musica e Spettacolo XXXII ciclo – Studi di Teatro Massimo Giardino Tutor Co-tutor Roberto Ciancarelli Stefano Geraci Orazio Costa regista. Dalla Compagnia dell’Accademia al Piccolo di Roma (1939- 1954). Fonti e documenti dal suo archivio Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo Dottorato di Ricerca in Musica e Spettacolo XXXII ciclo – Studi di Teatro Massimo Giardino Matricola 1740690 Tutor Co-tutor Roberto Ciancarelli Stefano Geraci A.A. 2018-2019 INDICE PRESENTAZIONE 4 RICOGNIZIONE DEGLI STUDI E DELLE RICERCHE SU ORAZIO COSTA 10 CAPITOLO PRIMO. UN REGISTA PRIMA DELLA REGIA 1.1. Un’“innata” vocazione teatrale 12 1.2. La Scuola di Recitazione “Eleonora Duse” 15 1.3. L’educazione per un teatro possibile 21 1.4. Tra una scuola e l’altra 32 CAPITOLO SECONDO. LE PRIME REGIE COSTIANE 2.1. L’Accademia d’Arte Drammatica 36 2.2. Le assistenze alla regia 40 2.3. L’apprendistato con Copeau 47 2.4. La Compagnia dell’Accademia 54 CAPITOLO TERZO. REGISTA DI COMPAGNIA 3.1. La prima regia senza D’Amico 70 3.2. La seconda Compagnia dell’Accademia 73 3.3. Le regie ibseniane 77 3.4. I semi del metodo mimico 81 3.5. La collaborazione con la Compagnia Pagnani-Ninchi 84 3.6. Le ultime collaborazioni come regista di compagnia 85 CAPITOLO QUARTO. LA COMPAGNIA DEL TEATRO QUIRINO 4.1. La formazione della Compagnia 93 4.2. Gli spettacoli della Compagnia del Quirino 100 4.3. La collaborazione con il Piccolo di Milano 109 CAPITOLO QUINTO. IL PICCOLO TEATRO DELLA CITTÀ DI ROMA 5.1. La prima stagione 120 5.2. La seconda stagione 141 5.3. La terza stagione 150 5.4. La quarta stagione 156 5.5. La quinta stagione 164 5.6. La sesta stagione 169 CONCLUSIONI 174 APPENDICE 177 Orazio Costa, Il Novecento: Futuro e storia 178 Orazio Costa, A cinquant’anni dalla fondazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” 191 Orazio Costa, Il primo incontro con Jacques Copeau 197 Orazio Costa, Il teatro di Ugo Betti e le inspiegabili esigenze 202 Orazio Costa, Relazione Nuova Compagnia 205 Orazio Costa, Relazione consuntiva sulle attività del Piccolo Teatro della Città di Roma 212 Orazio Costa, Relazione sulle attività del Piccolo Teatro della Città di Roma 222 Teatrografia di Orazio Costa (1936-1954) 238 BIBLIOGRAFIA 269 VIDEOGRAFIA 279 SITOGRAFIA 280 TECHE RAI: ARCHIVIO 281 PICCOLO TEATRO DI MILANO: ARCHIVIO 282 FAMIGLIA CECCHI-D’AMICO: ARCHIVIO PRIVATO 285 MUSEO BIBLIOTECA DELL’ATTORE DI GENOVA 286 TEATRO DELLA TOSCANA: FONDO ORAZIO COSTA 288 PRESENTAZIONE Queste ricerche ricostruiscono le regie realizzate da Orazio Costa nell’arco temporale che va dalla formazione della Compagnia dell’Accademia al fallimento del Piccolo di Roma, attraverso i documenti e le fonti dell’archivio. Questo periodo è stato indagato senza tralasciare l’importanza dell’apprendistato alla Scuola di Recitazione “Eleonora Duse” e all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, passando per l’esperienza formativa con Copeau e le assistenze alla regia, che hanno portato alla firma del primo lavoro registico. La storiografia teatrale ha alternato momenti di grande interesse nei riguardi di Costa a momenti di piccole ombre. Nella storia della regia italiana la figura di Costa è stata affrontata sempre con una certa indifferenza relegando il suo lavoro in un angolino buio, dimenticandone l’importanza e la valenza. All’indomani della morte di Costa, Luca Ronconi ammetteva: «Siamo stati irriconoscenti verso Orazio». Nel dargli l’ultimo saluto, l’allievo denunciava così l’isolamento che la comunità teatrale italiana aveva riservato, negli ultimi anni della sua vita, ad uno dei suoi maestri più grandi. Ronconi si domandava: «una società teatrale di questo tipo può darsi una “tradizione”? E ancora: può esistere una vera civiltà teatrale in mancanza di una tradizione? E in ultimo: Costa non ha forse cercato per tutta la sua vita di fondare a suo modo proprio una “tradizione”? Ma allora che risultati hanno prodotto i suoi sforzi»1? Con questi interrogativi ha cercato di confrontarsi l’ambiente scientifico e in uno di questi contributi Sandro D’Amico rimarcava: «Non esiste uno studio complessivo sulla figura di Costa. Abbondano ricerche svolte a livello accademico»2. Gli studi precedenti su Costa si sono soffermati in prevalenza sull’aspetto pedagogico del suo percorso artistico, toccando marginalmente quella che è stata la sua attività registica. In realtà non esiste uno studio organico dei suoi spettacoli. Il periodo preso in esame è stato poco esplorato, tralasciando gran parte dei documenti presenti nel suo sterminato archivio. Nella maggior parte dei casi, gli studi che si sono occupati della figura di Costa hanno dovuto fare i conti con il divieto di pubblicazione imposto dagli eredi del regista su tutti i suoi scritti. Alla morte degli eredi sono stati effettuati dei prelievi sommari nei documenti, nelle carte di lavoro e, soprattutto, nei quaderni, facendo riferimento a delle versioni digitali scorrette, senza confrontarle con le versioni originali. 1 Luca Ronconi, Siamo stati irriconoscenti verso Orazio, in AA. VV., Speciale Orazio Costa, in «Etinforma», A. V, N. 1, 2000, p. 19. 2 Sandro D’Amico si è espresso in questi termini nella Prefazione al libro: Maria T. Saturno, Voci dal Piccolo Teatro di Roma. Orazio Costa dalla pedagogia alla pratica teatrale, Roma, Bulzoni Editore, 2001, p. II. 4 Nel corso della sua vita Costa ha pensato più volte di pubblicare i suoi quaderni, arrivando anche a prendere degli accordi con la casa editrice Olschki di Firenze, senza che la cosa arrivasse ad una vera conclusione. Alla sua morte gli eredi ne commissionarono la digitalizzazione ad una ditta privata, senza sapere di preciso cosa farne, insistendo sul divieto di divulgarne i contenuti. Tuttavia il lavoro è stato svolto parzialmente, poiché ne sono stati tralasciati alcuni, che il regista aveva denominato Quaderni bis ed altri che, in seguito, sono stati rinominati Quaderni non numerati. La conta totale risulta essere pari a quarantasei Quaderni numerati, sei Quaderni bis e venti Quaderni non numerati. Questi quaderni sono dei documenti piuttosto singolari, non sono né dei semplici quaderni, né dei diari di lavoro, contengono degli appunti di natura estremamente eterogenea, che rischiano di essere fraintesi. Potrebbero sembrare quasi dei giornali intimi, ma non privati, poiché l’autore stesso ha pensato più volte di renderli pubblici. Le note contenute al suo interno sono state prese in forma cronachistica, documentando le innumerevoli attività svolte, forse per non dimenticare gli incontri, le idee, i ricordi, i sogni, i progetti di lavoro e tutte quelle cose che rischiano di cadere anche alla mente più lucida. L’utilizzo di alcuni frammenti dei quaderni potrebbe risultare pericoloso se non si comprende appieno l’intenzione e il significato che l’autore ha cercato di dargli nel momento in cui questi sono stati scritti. Gli studiosi che hanno prelevato parte delle annotazioni hanno rischiato di fare propri i pensieri dell’autore, tralasciando la cosa più importante di tutte, ossia il rapporto profondo che Costa aveva con i quaderni e il flusso dei propri pensieri ragionati e riportati. Oltre ai quaderni, l’archivio comprende un corpus di documenti straordinario, che ad oggi risulta essere ancora sommariamente inventariato e privo di qualsiasi catalogazione3. Le mie ricerche su Orazio Costa sono iniziate con la presentazione di un progetto finanziato con dei fondi europei. Il bando Torno subito, indetto dalla Regione Lazio, prevedeva lo svolgimento di una work experience o di un percorso di studi per potenziare le proprie conoscenze. Il progetto, della durata di dodici mesi, doveva svolgersi in due differenti istituzioni, occupando i primi sei mesi in un’istituzione al di fuori della regione di appartenenza, in Italia o all’estero e i restanti sei mesi in un’istituzione all’interno della propria regione, per mettere a frutto le conoscenze apprese. La scelta dei due partner è ricaduta sul Teatro della Toscana e sulla Biblioteca “L. Miccichè”4, poiché nell’anno precedente al conseguimento della Laurea Magistrale ho avuto l’occasione, grazie 3 L’inventario del Fondo Orazio Costa è stato redatto in due periodi, il primo compilato da Rosa Peli nel dicembre 2001/gennaio 2002, il secondo risale agli anni prima del 2001 ed è attualmente consultabile in: Rosa Peli, L’eredita’ di Jacques Copeau nell’opera e nella pedagogia di Orazio Costa, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore, Sede di Brescia, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lettere Moderne, Relatore: Ch.mo Prof. Guido De Monticelli, Correlatore: Ch.mo Prof. Claudio Bernardi, Anno Accademico 2001/2002. 4 La Biblioteca di Area delle Arti, Sezione Spettacolo “L. Miccichè”, facente parte dell’Università degli Studi Roma Tre. 5 all’interessamento del professor Stefano Geraci, mio relatore di tesi, di svolgere delle attività di tirocinio nelle sedi delle due istituzioni. La mia work experience presso il Teatro della Toscana e la Biblioteca “L. Miccichè” è stata mirata all’acquisizione di specifiche metodologie di archiviazione e salvaguardia di materiale documentale, attraverso le nuove tecnologie digitali. In particolare il mio lavoro nell’archivio del Teatro della Toscana è consistito nel revisionare, digitalizzare e indicizzare i quaderni redatti da Costa5. Inoltre, mi sono occupato della digitalizzazione del Fondo fotografico CSRT, contenuto nella Biblioteca-Archivio “F. Cruciani”, custodito all’interno del Teatro Era di Pontedera, il cui computer, contenente i documenti digitali, è stato in seguito rubato. Il lavoro presso la Biblioteca “L. Miccichè” è consistito nella redazione delle schede inventariali e nella digitalizzazione di parte dei materiali contenuti nel Fondo Ettore Giannini, donato da Laura Curreli, ultima erede del regista e nel Fondo Living Theatre, donato da Cathy Marchand, una delle attrici che, nel corso degli anni, ha lavorato al fianco di Julian Beck e Judith Malina, storici fondatori del gruppo teatrale statunitense6.
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