n.3

Anno V N. 41 - Luglio 2016 ISSN 2431 - 6739

Associazionismo Nazionale di Cultura La Biblioteca del Cinema Umberto Barbaro Cinematografica cerca casa Salvaguardare il suo immenso archivio che costituisce Prove tecniche di una preziosissima fonte di conoscenza della cultura eliminazione cinematografica italiana. Appello al MiBACT, Comune di Anticipando la nuova Roma, Regione Lazio, istituti, Enti, Politica, uomini e donne legge cinema, le recenti di buona volontà di ogni credo e fede politica disposizioni MiBACT Questo non è un articolo, raccolta delle testimonianze cartacee su cui è annullano di fatto la ma un appello rivolto a tut- inciso il progresso del pensiero critico su specificità storica delle te le istituzioni pubbliche, un’arte fra le più significative del XX secolo. a organismi culturali, as- Tanto più preziose queste testimonianze in Associazioni Nazionali di sociazioni, uomini e don- quanto l’editoria cinematografica è consistita, Cultura Cinematografica ne di buona volontà. C’è un e ancora consiste, in una pubblicistica dalle ti- prezioso materiale da sal- rature modeste, dalle riedizioni rare e, in ge- nel panorama italiano, vare, colpito l’estate scorsa nere, da testi e periodici irreperibili nel sistema mettendone a rischio la loro Anna Calvelli dalla privazione di ogni so- bibliotecario nazionale e persino universitario. stegno finanziario da par- Finora, a spendersi per la nostra salvezza sono sopravvivenza te del Ministero dei Beni stati Diari di Cineclub con l’inesauribile im- Proviamo a raccontare Culturali non fornendo al- pegno del suo direttore, Angelo Tantaro, la la confusione che ulti- cuna motivazione. Ci rife- Federazione dei circoli del cinema nelle per- mamente proviene da- riamo alla “Biblioteca del sone di Marco Asunis e di Patrizia Masala e gli uffici del MiBACT e cinema Umberto Barba- il direttore della Siae Gaetano Blandini, che che sta creando pasticci ro”, fondata nel 1962 a Ro- segue a pag. successiva non pochi problemi e, ma, promotrice di iniziati- danni. Il tema riguarda Mino Argentieri ve che hanno animato la in particolare il riordi- città e sono state fonte di seminari, convegni, no (sarebbe più corret- dibattiti, un modello moderno di socializza- Marco Asunis to chiamarlo ‘disordi- zione, di conoscenza non affidato soltanto alla no’) del settore della Festival promozione cinematografica. Ora, l’attuale legge che regola il settore cinematografico (Dlgs 28/2004) riconosce con un apposito arti- Al Sardinia Film colo (art. 18) la specificità nel campo della pro- mozione della cultura cinematografica delle Festival 2016 trionfa Associazioni nazionali di Cultura Cinemato- la commedia grafica e prevede la concessione di un contri- buto annuale “commisurato alla struttura or- Il 2 Luglio si è concluso ganizzativa di ogni associazione nonché a Sassari la XI edizione all’attività svolta nell’anno precedente”. Fino- ra, infatti, nell’ambito della ripartizione della International Short Film Il premier/portiere secondo l’arte di Pierfrancesco Uva quota del FUS destinata annualmente al setto- Award re Cinema, gli unici enti di promozione bene- ficiari di un contributo specifico (oltre alla Al Sardinia Film festival di staccare lo sguardo, almeno per un attimo, Biennale-Cinema, all’Istituto Luce-Cinecittà quest’anno ha vinto la dalle immagini violente che passano tutti i srl e alla Fondazione CSC, tutte istituzioni pe- commedia. Declinata se- giorni sullo schermo ridotto della Tv. E allora la raltro vigilate o partecipate dal Mibact) sono le condo i canoni rivisitati giuria tecnica, tra i tanti film in concorso (set- Associazioni nazionali, uniche rappresentanti della grande tradizione tanta selezionati su circa milleduecento invia- del pubblico e dei principi di un associazioni- italiana, stravolta in chia- ti), ha scelto tra le fiction l’ironica e tenerissima smo costituzionalmente riconosciuto e fina- ve surreale e onirica, o segue a pag. 52 lizzato esclusivamente allo sviluppo della cul- resa lieve e intimistica tura cinematografica senza scopo di lucro. dal racconto degli affetti Negli ultimi anni si è, purtroppo, cercato di più quotidiani. Sempre sminuire tale specificità riducendo annualmen- Grazia Brundu di commedia, comun- te il contributo complessivo destinato a queste. que, si tratta. Forse perché chi il cinema lo fa –e Abbiamo assistito con speranza a una temporanea chi lo premia- così come chi lo guarda ha voglia segue a pag. 3 [email protected] n. 41 segue da pag. precedente La casa di Joyce Lussu e i suoi coinquilini «Fin da piccola i miei affinché l’amore personale e la vita ideale si genitori avevano inse- fossero alleati senza farsi del male. E ora darei gnato, sia a me che ai tutte le lodi e i libri tutte le opere e tutte le pa- miei fratelli, che la no- role della mia vita per ritrovarmi in quel gior- stra casa non era sol- no su quella soglia e ricominciare daccapo”. tanto il pezzetto di Nel mezzo, poi, c’è la storia del Novecento. Gabriella Gallozzi terra dove abitavamo, Quello vissuto da Joyce Lussu, di famiglia di ma l’intero pianeta era origini inglesi, di un’adolescenza fatta di libri, la nostra casa e nel contempo la casa di tutti». di studi di filosofia in Germania, fino all’avven- Umberto Barbaro (1902 – 1959) critico di cinema e Joyce Lussu, quando era ancora Gioconda Be- to del nazismo. A quel punto per lei, come per saggista. Nel ‘36 è tra i fondatori con del atrice Salvadori, in quella casa adagiata nella tanti giovani della sua generazione, la scelta Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dal campagna marchigiana, ha davvero conosciu- della Resistenza fu d’obbligo. Così che sarà pro- ’45 al ’47 è stato commissario straordinario del C.S.C. to il mondo. Meglio, tra i “tanti libri che più di prio un “bigliettino nascosto nel manico di una sostenitore del cinema neorealista. Ha scritto romanzi ogni altro oggetto” riempivano le stanze, ha valigia” a farle incontrare Emilio Lussu, il “leg- e racconti, ha collaborato a numerose sceneggiature e formato il suo sguardo puntato da subito dalla gendario” “Mister Mill” di Giustizia e libertà, realizzato alcuni documentari. E’ stato uno dei maggiori parte dei deboli, delle donne, della pace, della lo scrittore di Un anno sull’Altipiano, il fondato- teorici del cinema in Italia. Ha collaborato con l’Unità. libertà e della giustizia. Ora a far raccontare re del Partito sardo d’azione e più volte mini- A Umberto Barbaro è stata dedicata la Biblioteca del quelle mura è La mia casa e i miei coinquilini, l’o- stro, che diventerà suo marito, durante la Cinema maggio che la regista Marcella Piccinini ha clandestinità in Francia. Con lui visse in pri- ha acconsentito di ospitare metà del nostro dedicato, rapita, alla grande poetessa, scrittri- ma persona la lotta al nazifascimo, la clande- patrimonio nei magazzini della Siae stessa. ce, traduttrice, partigiana, femminista e anti- stinità. “Cambiavamo abitazione come cam- Un gesto di generosità che tuttavia, a causa di fascista, scomparsa a 86 anni nel 1998. Un film biavamo il cappotto. L’Ovra gli dava la caccia”. complicati inconvenienti, non ha permesso di carico di poesia che, dopo il festival di Trieste, Poi la fuga da Parigi verso il Sud della Francia, giungere a una collaborazione permanente ha ottenuto una menzione speciale all’ultimo passando “davanti alla guerra mano nella ma- con la Biblioteca teatrale del Burcardo. E’ a Bellaria filmfestival, trovandosi adesso ad af- no”. Ma con lunghi periodi di separazione. questo punto che abbiamo sentito il bisogno di frontare la battaglia più difficile, quella per la “Dato che Emilio ed io eravamo d’accordo sul- chiamare in causa quanti condividono con noi distribuzione. La sfida, riuscita, del film è in- la parità tra uomo e donna, anche se la società la stessa sensibilità, lo stesso disinteresse, lo cardinare la lunga vita di questa grande prota- e i compagni stessi non lo erano ancora, cia- stesso amore per una cultura di alto livello gonista del Novecento all’interno di quei luo- scuno di noi aveva delle attività autonome che qualitativo basata su strutture efficienti non ghi, narrati attraverso i suoi oggetti, i frammenti ci portavano a separarci per giorni e mesi”. penalizzate dalle mistificazioni della mercifi- dei suoi versi e un magnifico materiale di reper- Quando a guerra finita, però, dato alla luce il cazione e non mortificata da uno Stato, a dire torio, come tante tessere di un puzzle. Ecco figlio Giovanni dopo un doloroso “aborto poco, indifferente, se non ostile, negli atti con- allora la borsa di paglia ancora appesa al mu- clandestino” in Francia, Beatrice, ormai per creti. Abbiamo proposto al MIBAC per il 2016 ro. La sedia a dondolo di vimini. I suoi pettini- tutti Joyce Lussu si ritrovò ad “essere la moglie un programma interessante e ci auguriamo ni vicino allo specchio. Quell’orologio a cucù di un uomo politico di primo piano” o peggio che sia preso in esame, ma non ci sfuggono i che, anche da lontano, ha continuato a segna- “consorte di sua eccellenza” decise di scappa- rischi, i pericoli e i preconcetti a cui andiamo re i giorni della sua lunga vita “sempre in lotta re. “Presi su il bambino e me ne andai in Sar- incontro, visto che il giudizio, che deve essere col potere costituito”. E ci sono i suoi versi, an- degna”. Ma non fu certo un ritiro. Qui si trovò pronunciato, è insindacabile e privo di qualsi- che e soprattutto, che dicono di quelle “scar- ad organizzare il movimento delle donne, asi garanzia, elemento organico di una politi- pette rosse numero 24”, ammassate tra le tan- escluse da ogni vita politica. Andandole a cer- ca che tende a centralizzare e a burocratizzare te a Buckenwald, “scarpette quasi nuove perché i care nelle loro case, in barba ai mariti che giu- al massimo il governo della comunicazione piedini dei bambini stificavano con delle audiovisiva. A indurci a resistere è il nostro morti non consuma- scuse l’assenza delle passato, quel che abbiamo fatto in oltre un cin- no le suole”. C’è lei loro mogli dalle se- quantennio, l’opera di riflessione e di studio che davanti a Marco zioni dei partiti so- svolta da Cinemasessanta e i consensi riscossi, Bellocchio in veste di cialisti e comunisti. il contributo offerto alla maturazione di un intervistatore, nel Ci fu un incontro di pubblico intellettualmente maggiorenne. E’ ai 1994, mette in guar- tremila lavoratrici compagni di viaggio e di esperienze che ci av- dia, con voce potente sarde, “ma passate le viciniamo affinchè ci aiutino a uscire dal gor- e il bel viso scolpito elezioni i partiti pas- go, ingegnandoci insieme per superare intral- dagli anni, contro la sarono ad altro”. ci che rientrano in una storia che non è “noia mortale di fare Mentre Joyce Lussu soltanto la nostra. sempre la stessa pas- passò “ad un mestie- Anna Calvelli - Presidente seggiata nel passa- re insolito”, la tradu- Mino Argentieri - Direttore to”, di sedersi sugli zione dei “poeti rivo- Emilio e Joyce Lussu nello casa di Roma nel 1965 luzionari del Terzo La Biblioteca Barbaro è stata convocata dalla DGC allori della Resisten- mondo”, da Nazim perché la Commissione per la Cinematografia – Sezio- za. Che parla di ri- Hikmet, ad Agostino Neto, a Ho Ci-min. “I guer- ne Promozione – intende ascoltare i Legali rappresen- schio, ben diverso dal sacrificio di stampo cat- riglieri dello Zimbabwe o i comunisti iracheni tanti degli Organismi che hanno presentato per la tolico, che ha spinto lei e la sua generazione a non avevano mai sentito parlare di Emilio Lussu prima volta istanza di contributo – Anno 2016 – per fare “guerra alla guerra”, non per il gusto di ed io non ero la moglie di nessuno: ero solo io, co- attività di promozione cinema. Appuntamento 6 lu- “essere martiri” ma per il desiderio di pace. me Simbad il marinaio che cercavo le avventure glio alle ore 15.30. Come per gli altri convocati, 15 mi- C’è tutta Joyce Lussu, insomma, in La mia casa per poterle raccontare”. Avventure che ancora og- nuti per esporre il proprio punto di vista. e i miei coinquilini. Una donna, divisa fino all’ul- timo tra le battaglie ideali e la vita privata, di gi ascoltiamo con il fiato sospeso attraverso i suoi Chiunque avesse idee, progetti, proposte per salva- cui il figlio Giovanni diventa l’interlocutore scritti, tutti da riscoprire. re la Biblioteca Barbaro può scrivere alla redazione principale e a cui affida forse l’unico rimpian- [email protected] to. Quello di non aver trovato “la bilancia giusta Gabriella Gallozzi 2 [email protected]

segue da pag. 1 inversione di tendenza nel 2015, che non ha co- munque recuperato le risorse non assegnate ne- gli anni precedenti. Per l’anno in corso benché non ci sia stata una riduzione del FUS o della quota destinata al settore Cinema, è stato in- vece già annunciato un taglio di 100mila euro. Ma ancor più grave è che la Direzione genera- le per il cinema abbia disapplicato il DM 28 ot- tobre 2004, che regolava la presentazione del- le domande di contributo per l’anno 2016. Difatti, un nuovo decreto ministeriale (DM 9 marzo 2016) e un successivo decreto direttoria- le (DD 12 maggio 2016) hanno sostanzialmente cambiato, in corso d’opera, le regole riferite ai contributi della promozione cinematografica. Sono stati modificati radicalmente i termini e i criteri di presentazione delle domande, ridu- cendo la quota-struttura al 30% (senza ag- giornare, anzi appiattendoli, i punteggi di va- lutazione regionale dei circoli, per cui non esistono più Regioni da sostenere maggior- mente a causa della loro debolezza rispetto ad Dario Franceschini, politico, avvocato e scrittore. Dal 22 febbraio 2014 Ministro dei beni e delle attività culturali e altre). Sono stati introdotti criteri di assegna- del turismo nel governo Renzi zione del contributo più sfavorevoli, impo- commissione. Ma questo è solo uno dei tanti della sua politica cinematografica sembrano nendo immotivate e paradossali limitazioni gravi problemi che riguarda la nuova politica avere come unico apparente scopo quello di cre- di spesa (p.es. sono ammesse spese solo per decisionista che gestisce la cultura cinemato- are spettatori passivi per le multisale commer- periodici digitali). In pratica, le Associazioni grafica. L’obiettivo dell’ Associazionismo è la ciali e per festival o manifestazioni mondane. La Nazionali sono state declassate al livello di crescita, è il pluralismo culturale, per far mi- buona politica deve rimettere al centro della tutti gli altri soggetti, anticipando di fatto il gliorare la società. Il lavoro volontario dei Cir- propria visione ideale la cultura quale processo disegno di legge Franceschini (DDL S.2287), coli del cinema è utile per trasformare poten- formativo di una imprescindibile trasformazio- nel quale le stesse Associazioni sopravvivono come semplice citazione nella lettera f) del primo comma dell’articolo 25. Sconcerta che tutto questo sia avvenuto senza coinvolgi- mento e alcuna consultazione delle Associazio- ni nazionali (le rappresentanti del cinema cul- turale), mentre le associazioni di categoria di produzione, distribuzione ed esercizio (cioè le corporazioni del cinema commerciale) o i ver- tici delle istituzioni pubbliche di promozione cinematografica legate al Mibact, sono rego- larmente convocate per partecipare a tavoli tecnici nei quali definire le politiche e i prov- vedimenti che li riguardano. Eppure il Mi- BACT è il ministero dello sviluppo culturale e non il ministero dello sviluppo economico. Soltanto per le Associazioni nazionali è previ- sto un sistema di calcolo e attribuzione del contributo, particolarmente sfavorevole ri- spetto al precedente, che prevede un 10% di entrate proprie e che collega il calcolo dell’en- tità del contributo alle spese preventivate e al- la qualità delle attività svolte e delle nuove ini- ziative programmate (mentre l’art. 18 della Nicola Borrelli, MiBACT - Direttore Generale per il Cinema dal 21 dicembre 2009 legge fa riferimento solo alle attività dell’anno precedente). Non esistevano, invece, e non ziali spettatori passivi (soprattutto tra i ne sociale. Quando parliamo di cinema e di co- esistono criteri di calcolo per assegnare un giovani) in persone più attente e attive alla vita municazione in generale non possiamo ridurre contributo (neanche minimo o massimo) a culturale. E’ in questo modo che si può favorire la il tutto alla sola idea del profitto, al valore degli tutte le altre associazioni (non nazionali e non formazione di un nuovo pubblico da cui far na- incassi o a livello dell’ audience. Il lavoro dell’ As- riconosciute per legge) o ai progetti speciali. I scere anche bravi professionisti del settore, buoni sociazionismo che pratica una visione del cine- nuovi criteri deliberati dal D.G.C. - MiBACT critici cinematografici, studiosi, nuovi autori, or- ma come cultura e autoformazione, deve essere non prevedono punteggi o graduatorie né, ganizzatori, restauratori o cinetecari, rappresen- tutelato e salvaguardato con forza e convinzio- tantomeno, dei parametri di quantificazione tanti tutti di una nuova classe dirigente indi- ne. A questo obiettivo il mondo della buona po- del contributo. Totale discrezionalità: nessu- spensabile al rinnovamento della Cultura litica e quello della cultura non possono essere na possibilità di verificare la corrispondenza cinematografica italiana. Il MiBACT, invece inermi e sordi. tra giudizio (meramente consultivo e “artistico”) di sostenere e favorire queste finalità ricono- della commissione e importo del contributo de- sciute dalla Costituzione e dalla Legge, oggi Marco Asunis liberato dal direttore, presidente della stessa ha deciso di limitarle. Gli obiettivi generali Presidente FICC 3 n. 41 Storie ristrette Le (web)serie sul carcere tra vero e verosimile Storie di carcere, di pedagogica, che tende a spin- Quest’anno dovrebbe uscire persone e di società. gere sotto il tappeto temati- un altro corto sempre dalla tra- Chiare rappresenta- che scomode. Dunque, l’uni- sposizione di una ‘storia ri- zioni di etichettamen- co titolo che viene in mente è stretta’ premiata. Mala Vita ha ti, documenti di sov- la sit com Belli dentro, andata una coda in un progetto in cor- versioni di status, in onda tra il 2005 e il 2012 per so al Carcere Minorile Becca- pluralità di abitudini un totale di 70 episodi. Belli ria di Milano, dove il giovane sottomessi a un unico dentro è interessante per varie regista Paolo Bernardelli, sta Silvia Pezzoli sistema, rapporti tra ragioni: una relativa lunga se- lavorando con i ragazzi dete- pari e non pari. Il prison tale è sicuramente un rialità; il genere sit com, poco nuti alla costruzione di una genere adatto a contenere tutti gli sguardi frequentato sui nostri scher- storia per il web. Paolo Bernar- presenti nel carcere: istituzione seriale per ec- mi, una fidelizzazione al pro- delli non è nuovo né per le se- cellenza per la sua ripetitività e regolarità e dotto nonostante il cambia- rie web né per il carcere. È, in- luogo che “detiene” preziose e innumerevoli mento dei registi per ognuna fatti, il creatore e regista storie pronte per essere raccontate. Proprio la delle 4 stagioni. Ma soprattut- insieme a Chiara Battistini, di ricchezza euristica di questo luogo è al centro to è interessante perché l’idea Antigone, una produzione di della nostra riflessione. Proveremo a chieder- viene da “dentro” - sono i de- Terra Trema Film, serie web di ci perché è difficile, per noi italiani, liberare le tenuti del Carcere di San Vit- “Oz”, una serie tv statunitense 10 puntate, di cui per ora è sta- storie ristrette nei penitenziari e presentarle tore che, con Emilia Patruno realizzata nel 1997-2003, ideata da ta realizzato il teaser e la punta- al pubblico. Il punto di arrivo del nostro di- hanno scritto i vari episodi - Tom Fontana e prodotta da Barry ta pilota: La banalità del male. scorso è segnato dalle web series, produzioni ed esce “fuori” con un buon Levinson e Tom Fontana. È la prima La serie presenta storie vere, low cost che ultimamente hanno manifestato successo. Il tutto con grande serie televisiva della durata di 55 ambientate in carcere, raccon- un certo interesse sul tema, ma che ancora so- leggerezza e, spesso, con de- minuti a episodi della HBO tate dai volontari di Antigone, no lontane da esempi di successo di stampo bole aderenza alla condizione associazione “per i diritti e le anglosassone. oggettiva dei detenuti. L’intento di aderire al- garanzie nel sistema penale”, che hanno tra- Prison tales la realtà è stato perseguito attraverso un ibri- scritto le loro esperienze. Ancora la Rai, con Non sono molte, ma di grande successo, le se- do “docu-reality-seriale”: Altrove. Liberi di spe- Alveare Cinema, sul finire del 2015 giraAngelo, rie televisive che si sono occupate di carcere. È rare, andato in onda da ottobre a dicembre 12 episodi, tra fiction e docufilm,sulla detenzio- sufficiente pensare a Oz della HBO, ideata da 2006. Il tentativo ambizioso di trasmettere la ne minorile. La web serie, diretta da Luca Bian- Tom Fontana, realizzata tra il 1997 e il 2003 vita del carcere “così com’è realmente” è stato chini e sostenuta dall’ Apulia Film Commission, che con Augustus Hill ci invita a riflettere sul realizzato solo parzialmente, sia per la pre- è ambientata nella Comunità Ministeriale di carcere attraverso le storie dei detenuti del senza di regole esplicite, dato l’oggetto di in- Lecce e racconta le vicende di un giovane de- quinto braccio. O ricordare Orange is the new dagine, sia perché le relazioni tra le persone tenuto. Liberi di raccontare è una docuserie sul black, della Linsgate television, distribuita dal cambiano sempre alla presenza di un osserva- web che racconta la vita all’interno dei carceri 2013 in streaming da Netflix: un carcere fem- tore esterno. Poi anche Don Matteo, A un passo raccogliendo le testimonianze dei detenuti. minile in cui Piper Chapman, giovane donna dal cielo e La grande famiglia hanno fatto capo- In rete si trovano 4 episodi, che sono occasio- bianca fidanzata con Larry, uomo dell’alta lino nelle prigioni, ma sempre ne di denuncia delle condizio- borghesia newyorkese, incontra Alex, sua ex, per uscirne velocemente, sen- ni disagiate in cui vivono i ri- con la quale ha commesso il reato che si trova za incidere troppo nelle trame stretti. Il progetto nasce a scontare. Nel mezzo c’è Prison Break, tra- delle serie preferite dagli ita- dall’incontro tra PMG e Unio- smessa dal 2005 al 2009, ideata da Paul Scheu- liani. ne camere penali ed è collega- ring e prodotta dalla Adelstein-Parouse in col- Online Prison tales? to a un contenitore – Lilliput - laborazione con Original Television e 20th Per introdurre il tema delle dove si possono trovare Century Fox Television, in cui dal carcere si web serie sul carcere parliamo moltissimi approfondimenti entra e si esce e i racconti di detenzione sono intanto del sovradimensiona- tematici. Inside carceri è un’al- intrecciati con affascinanti intrighi politici. Si mento semantico del termine tra web docu, disponibile all’in- “Belli dentro” la vita in carcere di possono aggiungere altre serie: Bad girls, Buri- webserie. Se è vero quanto so- terno del sito www.inside- alcuni detenuti. La serie è stata ed, e Alcatraz che non ha avuto successo così stiene Brancato, ossia che “nel carceri.it, fatto dall’associazione ideata dai detenuti del Carcere come non lo ha avuto Breakout kings, una sorta quadro di una dinamica di tra- Antigone in collaborazione con di San Vittore di Milano e della di coda di Prison Break. Anche per The walking sformazione accelerata verso il Next New Media. La web docu è redazione di www.ildue.it dead, a partire dalla terza stagione, il carcere sistema dei media che verrà, accompagnata da una serie di ha rappresentato una soluzione interessante. (si) ricava una condizione di precarietà per le studi e di dati, inseriti in un sito organizzato Se questo è il panorama statunitense, dove il forme espressive a metà strada tra il vecchio e per cluster tematici, con un video principale e Prison tale ha già una lunga storia alle spalle, il nuovo” (Brancato, S. 2011) è pur vero che alcuni video di approfondimento sul tema. Il per noi italiani è difficile produrre Prison dra- nella precarietà della definizione del termine sito offre una sezione per raccogliere storie, ma. In buona misura per la nostra diversa ca- webserie, si tenta di far rientrare di tutto un promettendo dunque anche una continuità pacità di produrre serialità e per un’industria po’. Iniziamo da Mala Vita (2015), Rai web (mi- del progetto. Di tutt’altro genere è Banda Bi- televisiva che sembra essersi fermata, dopo ni) serie diretta da Angelo Licata, Luca Argen- scotti. “Cattivi condannati a creare dolcezze”, un grande impegno negli anni ’90 e nei primi tero protagonista, passata prima sulla piatta- così si definisce un gruppo di detenuti in Art. anni del nuovo millennio, per poi iniziare un forma Rai Ray e poi su Rai3. Mala Vita nasce 21 che hanno passato la prima selezione di ‘Are progressivo declino (Buonanno M. 2010). Ma online, passa in TV e rimane online sul canale you series?’, un progetto all’interno di Milano anche per la tendenza della fiction nostrana, Ray. È la trasposizione del racconto presenta- Film Festival, per la realizzazione di una web se- fatta eccezione per alcuni prodotti recenti, a to da Giuseppe Rampello, detenuto a Regina rie in 10 puntate che racconti esperienze di rappresentare la società come dovrebbe ideal- Coeli, dal titolo Pure in galera ha da passa’ a’ nut- non profit italiano. Banda biscotti, realizzata da mente essere, in una modalità apertamente tata, vincitore del Premio Goliardia Sapienza. segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente Illogica Lab, è la serie proposta dai detenuti che Robert Bresson, un maestro difficile lavorano all’interno della ‘Cooperativa sociale Tradire i propri maestri sporca, cerca conforto nella natura per sfuggire Divieto di sosta’. A novembre 2014 nasce anche è un classico, fin troppo dalla routine quotidiana e ottenere una pausa una proposta grassroot di due fratelli, Giuseppe e facile. Difficile sarebbe dalla sua condizione indigente. Una notte di Angelo Florio, che postano sul loro canale youtu- stato seguirli. La lezio- tempesta – il “tutta la vita in una notte” del sotto- be, i florios, una web serie dal titolo I carcerati. Il ne del maestro francese titolo - il mondo di Mouchette viene stravolto. genere in questo caso è comico, ma ad oggi sono Robert Bresson è rima- Un lavoro essenziale del cinema francese, il stati fatti solo 4 episodi, non sappiamo se desti- sta inascoltata nel Nuo- dramma estremamente empatico di Bresson nati a diventare di più o se la serie è da pensarsi vo continente ma qual- che eleva la sua protagonista intrappolandola in conclusa per le scarse visualizzazioni. Un ultimo cosa si può rinvenire una delle grandi figure tragiche del cinema. interessante progetto è quello del Comedy drama ancora nel vecchio mon- Tratto dal romanzo di Georges Bernanos, il film Domicilio Coatto (2016), sei episodi diretti da An- Michela Manente do (Pawlikowski, Re- è, come “Aù hasard Balthazar” (il mondo visto da- drea Cima e Ludovica Ortame, che raccontano snais, i fratelli Taviani). gli occhietti innocenti di un… asinello, pellicola gli arresti domiciliari dell’ex detenuto Rocco Ga- Il suo cinema, asciutto, silenzioso, iconico si im- del ’65 restaurata lo scorso anno), la storia di una gliardi. Visibile su Youtube, Twitter e su Facebo- prime nella mente dello spettatore come un vittima predestinata alla sofferenza da un oscu- ok, è un prodotto piacevole, purtroppo già “fuori marchio ad alta riconoscibilità. Di recente è sta- ro volere divino, cui resta solo la vergogna e l’or- dal carcere”. to riproposto al cinema un film difficile e amaro, goglio di farla finita. L’unico commento al suo La difficoltà di raccontare le storie ristrette la cui protagonista conferma la visione del mon- calvario è il “Magnificat” di Monteverdi. Secon- A dispetto di ciò che è successo nel mondo an- glosassone, dove la possibilità di produrre a bas- so costo e ambientare in un luogo chiuso una ricca offerta di storie è stata colta in vari modi, in Italia siamo ancora ai primi passi. Soprattut- to coltiviamo una tendenza a inserire sotto il va- go e ampio cappello web serie progetti sociali e del mondo del non profit, che raccontano storie vere, forti e affascinanti, ma prive di un frame narrativo che produca fidelizzazione: manca la serialità orizzontale. Niente di simile a Cell (2010), una science fiction/drama, creata e - di retta da Mark Gardner, che ha realizzato 13 epi- sodi in tutto, di durata variabile tra i 5 e i 12 mi- nuti, fino ai 20 minuti dell’episodio finale. Non è una vera e propria fiction sul carcere, ma usa il carcere come luogo ideale per far emergere sto- rie. Niente di paragonabile neppure a una do- cu fiction come Prison Valley prodotta da Ber- ries Productions (http://prisonvalley.arte. tv/?lang=en), che ci porta a conoscere Canon City-Colorado, una città in una valle sperduta, dove vivono 36,000 persone e ci sono 13 prigioni. Ciò che fanno le nostre serie è proporre prodotti di denuncia e reportage giornalistici sotto l’eti- chetta web serie. Spesso è assente il lavoro di in- venzione e costruzione delle storie. Il rischio è quello di produrre in rete qualcosa che esiste già in tv e che poco di originale apporta allo sviluppo do Bresson, “Mouchette offre la prova di miseria dell’attenzione per un tema così importante. Il e crudeltà che si trova dappertutto: guerre, cam- tutto per evitare di far ricorso all’immaginario. pi di concentramento, torture, assassinii”. La Sembra che per parlare di carcere sia necessario sorte della ragazza è simile a quella degli anima- essere aderenti alla realtà, ignorando il potere li che popolano la campagna tutto intorno a lei: delle storie di convocare sguardi, passioni, ri- l’una e gli altri costantemente braccati, alla ricer- flessioni e fedeltà, come ci dimostrano i prodotti ca continua quanto vana di una via di fuga, in un anglosassoni, forieri di percorsi di conoscenza paesaggio agreste assolato che appare più soffo- di un mondo “chiuso” ai nostri occhi e capaci di cante di qualsiasi prigione. Tra i protagonisti dischiuderlo attraverso l’uso del verosimile al della rinascita del cinema francese nel secondo posto del vero e attraverso un uso competente dopoguerra, Robert Bresson è regista lucido e delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. do del regista. Mouchette, da cui il titolo della radicale nell’analisi della condizione etica dell’in- Silvia Pezzoli pellicola del ’67 restaurata lo scorso maggio dalla dividuo. I suoi temi privilegiati sono la grazia, la Cineteca di Bologna/L’immagine ritrovata, è il solitudine, la fede in veste esistenziale, che si op- È ricercatrice di Sociologia dei processi culturali e comu- personaggio più desolante del cinema di Bres- pongono a una modernità descritta come vio- nicativi presso il Dipartimento di Scienze Politiche e So- son, nel suo film più terso, più limpido, più tra- lenta e brutale. Il tutto con uno sguardo essen- ciali dell’Università di Firenze. Fuoco della sua attenzione gico. Mouchette, interpretata da Nadine Nortier, ziale, anti-retorico, quasi documentaristico, ma e dell’attività di ricerca e riflessione sono i processi di co- racconta la storia di una ragazza adolescente, la di forte impatto emotivo. Un maestro inascolta- municazione legati alle rappresentazioni collettive e indi- figlia di un padre alcolizzato, vittima di bullismo to e solitario, elitario, tra i clamori degli effetti viduali, mediate e non, e come essi si verificano nei territo- a scuola e accudiente di una madre malata e del speciali tanto di moda. ri del reale e dell’immaginario. E’ autrice di diverse fratellino infante in un villaggio rurale france- pubblicazioni. se. Questa adolescente, sgraziata, sola, povera, Michela Manente 5 n. 41 Salviamo il cinema dalla scuola Il cinema, la fiera dei sogni a occhi ben aperti. La scuola la fiera dei dormiglioni Meglio un professore all’antica, d’uno che crede di (Albert Einstein, genio, studente incompreso) colori, alle sue immagini, alla velocità narrati- essere moderno perché ha mutato le etichette. va delle immagini e delle parole, al ritmo dei (Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, 1967) Un insegnante serio è un agitatore di coscienze, suoni e dei colori che si svolgono e si ri-avvol- uno che mette i suoi allievi in grado di poter fare gono nel dipanarsi e nell’aggrovigliarsi del Il cinema prende dalla vita, la vita prende dalla a meno della sua presenza nel più breve tempo racconto. La sinestesia cinematografica, -se televisione, la scuola dalla televisione. possibile. gno distintivo delle sue opere in quanto tali, i La televisione è la voce del potere. Allora la sua presenza sarà per gli studenti un film, contrasta fortemente, è inconciliabile (Anonimo) piacere irrinunciabile. con l’anestesia delle procedure didattiche di (Il solito anonimo) versamento di saperi, che da sempre, (oggi, Quello che vogliamo è vedere il ragazzo alla ricerca poi c’è anche poco versamento, che gli attuali della conoscenza, e non la conoscenza alla ricerca La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le versatori appaiono un attimino sprovvisti di del ragazzo. uniche due esperienze democratico-rivoluzionarie nozioni da trasmettere alle buone classette, e (George Bernard Shaw, 1856-1950, burlone del popolo italiano. a quelle meno buone), caratterizzano la scuo- eccelso) Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la la italiana, come Gentile l’ha concepita e così degenerazione statalistica, le orrende tradizioni come, nella struttura, e nelle procedure, so- L’intelligenza cresce e porta frutti solo nella gioia. sabaude, borboniche, papaline. stanzialmente è rimasta: un luogo di forma- La gioia di imparare è indispensabile agli studi (Pier Paolo Pasolini, Bologna 1922, Ostia 1975, po- zione, non al sapere critico, ma all’obbedienza come la respirazione ai corridori. eta e intellettuale organico, assassinato dai nemici a-cefala. Questa poi, l’attuale, Buona solo per (Simon Weil, 1909-1943, filosofa) della bellezza e della verità, su Il Tempo, 1968) decreto, oramai succursale periferica delle più squallide televisioni generaliste italiane, Un ostentato dubbio è il grimaldello più sottile di Diceva qualcuno, (non ricordo chi), che ai no- totalmente in mano alle agenzie della propa- cui possa servirsi la curiosità per venire a saper ciò stri giovani a scuola, ganda clericalista cattolica. Molti oggi sosten- che le preme. diamo ogni giorno fio- gono con entusiasmo: portiamo il cinema E anche nel campo del sapere, è un abile espediente ri recisi, invece che in- dentro le scuole, facciamone a tutti gli effetti del discepolo quello di contraddire il maestro, segnargli a crescere i una disciplina del curricolo scolastico, faccia- perché questi propri bulbi. Insom- mo tanti progetti cinema. Per carità! Salvia- si impegnerà più a fondo nel chiarire e nello sta- ma, (questa la so!), per mo il cinema dalle grinfie distruttici della bilire la verità. […] L’opposizione porta con sé un dirla con Freud, invece scuola, ché non faccia la fine della matemati- insegnamento più completo. che fare della scuola ca, della storia, la filosofia, l’arte, le scienze. (Baltasar Gracián y Morales, 1601-1658, scrittore e un gioco della vita, ne Discipline insegnate senza passione, con poca filosofo spagnolo, gesuita, Oracolo manuale e arte stiamo facendo un voglia e scarsa preparazione da un corpo do- della prudenza, 1647) Antonio Loru macabro esercizio di cente sempre più frustrato nello spirito dalle morte. La Buona Scuo- condizioni materiali in cui è costretto a ope- Ho avuto un’ educazione terribile. la, il presente della formazione in Italia, è la rare, che obiettivamente non possono con- Ho frequentato una scuola per insegnanti emotiva- scuola privata. Di tutto! È un pochito che mi sentire l’immagine di un docente modello di mente disturbati. porto dentro e appresso questa preoccupazio- sapere e di vita, indispensabile perché vi sia (Woody Allen) ne, che la scuola, quella d’oggi, accogliendola attenzione e feeling verso la conoscenza, da tra le discipline del curricolo (mai Dio lo vo- parte dei bambini, dei ragazzi, dei giovani, La scuola oggi è incapace di sviluppare quelle glia!), faccia strame di questa, ch’è l’arte più che via via dentro le aule scolastiche elabora- competenze e quei talenti che sono necessari per popolare, ricca e capace di educare al bello, al no la loro visione del mondo e si preparano ad continuare buono, al vero, l’avvocato, il giudice e il mari- entrarvi con l’entusiasmo o la delusione, la vo- ad appartenere a una società industriale avanzata. uolo, il giovane assatanato di vita e il vecchio glia di fare o la rassegnata apatia, i saperi in È talmente distaccata dalle vere esigenze del mon- saggio, dalla vita reso calmo e ben disposto progress, o la caverna, la spelonca, gli antri do del lavoro da essere diventata, in larga misura, verso il prossimo, la donna in cerca d’altro, di muscosi e bui, gli orridi senza fondo dell’igno- una fabbrica evasione dalle brutture, dall’onta dei quoti- ranza, spesso condizione finale, situazione di disoccupati con laurea. diani vituperi subìti e la donna in cerca di abbastanza comune all’uscita, dopo 16, (sedi- (Piero Angela, giornalista e divulgatore scientifico) quella conferma politica alla sua visione del ci!!) anni di vita, dai tre (3) ai diciannove (19), mondo, che solo l’arte che, non dimentichia- passati quasi tutti obbligatoriamente, sui Se siete insegnanti sforzatevi di non trasmettere molo mai, è messa in opera della verità, può banchi di scuola. La scuola pubblica si difende soltanto il sapere, ma risvegliate anche lo spirito darle. Rimuginavo, ruminavo, è la parola giu- rendendole qualità, se mai ne ha avuto in Ita- dei vostri allievi sta, dalle nostre parti si dice aggrumiai, su lia, o dandole davvero qualità, non slogan! alle qualità umane fondamentali come la bontà, la questo pericolo. Perché di pericolo per l’arte Oggi di qualità nella scuola pubblica se ne toc- compassione, la capacità di perdonare e lo spirito cinematografica, detto alla buona, per il cine- ca pochina pochino. Perciò salviamo il cinema di collaborazione. ma, di pericolo, forse mortale, si tratta. Allora e i suoi gioielli, i grandi film, dalla scuola pub- Non fatene dei temi riservati alla morale tradi- più che portare il cinema e le arti in genere a blica. Teniamoli lontani da questi luoghi. Og- zionale o alla religione, dimostrate loro che queste scuola, trasformandole in discipline del curri- gi a scuola bisogna andarci già preparati da qualità sono semplicemente indispensabili per la colo, vale a dire scorticandole del loro fascino, casa, per sapere cosa chiedere di buono. Ades- felicità e la sopravvivenza del mondo. trasformandole in domande e risposte dan- so, come 40/50 anni fa, la cultura cinemato- (Tenzin Gyatso, nato Lhamo Dondrub, Takster, 6 natamente sempre uguali, obbligatoriamente grafica, così come quella letteraria, artistica e luglio 1035, XIV Dalai Lama del Tibet, uguali per tutti, meglio portare i giovani al ci- filosofico scientifica, cominciamo a coltivarla I consigli del cuore, 2001) nema, dove il film si vedono al buio, immersi fuori, in luoghi di libera aggregazione, fonda- nel silenzio, nella solitudine della compagnia ti sulla vera sete e fame di sapere, sull’amore, Se si giudica un pesce dalla sua capacità di arram- degli altri immersi nel buio silenzio, nella so- che è sempre e solo libero, per la ricerca. Allo- picarsi sugli alberi, passerà la sua vita a credere di litudine della compagnia, tutti intenti e sola- ra i genitori potranno mandare i loro bambini essere uno stupido. mente attenti alla storia, ai suoi suoni, ai suoi segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente e i nostri giovani potranno andare a scuola con le domande giuste da porre, e d’altra par- te, chi si ostina a voler stare arroccato dall’al- tra parte, dovrà trovare, dare risposte, plausi- bili, almeno verosimili ipotesi di risposte, o ammettere di non sapere e/o di non volere da- re queste indicazioni di possibili, soddisfa- centi risposte, e tirare le somme, trarne le conseguenze, trovare l’accordo tra le premes- se maggiori, i termini medi, le conclusioni che formano i sillogismi delle finalità e degli obiettivi di questo che Freud definiva il me- stiere più difficile al mondo, assieme a quello di genitore e psicologo: l’insegnante, la mae- stra, quelli che lasciano il segno. Anche attra- verso i film che scelgono per accompagnare gli allievi nel percorso della loro Formazione, per aiutarli a lievitare, salire, adolescere, cre- scere robusto e forte, perché ben nutrito, in scienza, coscienza, in sapere e in bellezza, in una parola, in grazia. Il cinema è una pratica rigorosa! Si assiste a un film come si presen- zia a una liturgia: in silenzio, col corpo abitua- to a ricevere ogni parola, ogni suono, ogni im- “L’Incredulità di san Tommaso” dipinto a olio su tela di 107 × 146 cm realizzato tra il 1600 ed il 1601 dal Caravaggio. magine in movimento. Il cinema è desiderio, È conservato nella Bildergalerie di Potsdam è sogno. Col cinema le generazioni hanno ap- preso il desiderio di conoscere terre, usi e co- dell’importanza politico-culturale, civile, che stumi lontani, esotici. Il cinema politico degli la funzione docente deve svolgere, avrebbe anni Settanta ha nutrito la pazza voglia di potuto svolgere, del ruolo che potrebbe recita- scoprire gli imbrogli, le fregature della politi- re come protagonista e non, com’è accaduto e ca, gli inganni del potere, gli Oremus sull’altare accade, di ultima comparsa, figurante, ripa- e le flatulenze in sacrestia della classe politica e gata, quando va bene, col cestino pranzo e bò! di tutti gli uomini al servizio di un potere Mancanza di direzione artistica, di attori bra- spietatamente anti popolare, anti democrati- vi a recitar la parte, di un cast all’altezza: la co. Tutto il cinema, sempre, ha alimentato e scuola non trascina, non riesce a far lievitare i soddisfatto una libido, ogni genere, anche il corpi, a staccarli dalle sedie e farli volare sulle cinema di bassissimo profilo, i Pierini e le ali del racconto, e che racconto! Non mancano supplenti, le vigilesse, vabbè, sappiamo tutti certo i temi, per ottimi copioni: Ulisse, Aiace benissimo quali desideri fantozzianamente Telamonio, Achille, Pitagora, Fermat, la radi- nascosti, osceni, hanno portato alla luce ce quadrata, il principio d’inerzia, la geome- dell’analisi critica socio-antropologica. Nobile tria euclidea, i processi della fisica e della chi- o spregevole per genere, il cinema in Italia, mica, lo sbarco in Sicilia e in Normandia, le dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino rivolte fiorentine dei Ciompi, le jacquerie agli anni Settanta, ha svolto un ruolo di pro- francesi e europee, le gare tra Leonardo, Mi- mozione della cultura popolare, quel ruolo chelangelo, Raffaello per il primato della bellezza, che la scuola, l’Istituzione deputata, creata a Caravaggio e Artemisia Gentileschi, il mondo tale scopo, non ha saputo assumersi. Per co- delle idee platoniche, il Simposio, Aristotele, sciente volontà della politica, dei grandi bu- Socrate e Diotima di Mantinea, Ipàzia di Ales- rattinai del potere, non l’ha fatto, per imbèlle sandria d’Egitto, la matematica cartesiana, la lassìsmo dei suoi operatori, lentamente geometria, l’aritmetica e l’algebra, Kant, Hegel, scivolato fino all’attuale inconsapevolezza Marx e Nietzsche, Dante, Boccaccio, Shakespe- “La Deposizione” olio su tela realizzato, tra il 1602 are, Beethoven, Verdi, Rossini, ed il 1604 da Michelangelo Merisi da Caravaggio e Ravel, spesso e (mal)volentieri, conservato presso la Pinacoteca Vaticana talmente maltrattati, che i ra- gazzi perlopiù li odiano. Sco- pregiudizio, una buona teoria del come edu- prono invece di amarli in pochi care alla conoscenza, dispone i mezzi per al- fortunati, quando vincendo largarlo in tante direzioni di una ricerca che l’avversione del ricordo, li ri- non ha mai fine, perché non ha, (non deve prendono in mano e si avvici- avere, se vuol essere feconda e al tempo stesso nano alle loro opere, alle loro far feràci i terreni di cultura animi), grandi fi- vite, con quella libertà, che do- ni assoluti. Pasolini, Bergman, Buñuel, Woody vrebbe essere, e non è, la cifra Allen, Fellini, Scorsese, Monicelli e Scola, le di ogni istituzione formativa grandi opere cinematografiche, in questo tea- moderna, l’anarchismo meto- trino nazionale della formazione scientifica e dologico, che non può elimina- civile istituzionale, non avrebbero miglior re il pregiudizio conoscitivo, la sorte. vita in quanto tale ha bisogno ll tumulto dei Ciompi di Giuseppe Lorenzo Gatteri del pregiudizio, ma a partire dal Antonio Loru 7 n. 41 Orizzonti di gloria. La disumana follia della guerra Secondo Stanley Ku- che “Un aspetto particolare dell’autoreferen- quale si è valutato vi brick “a prescindere zialità della struttura sociale è data dalla vo- sia stata l’elimina- dal suo orrore la guer- lontà di introiettare nella struttura stessa il zione di oltre due ra costituisce una si- nemico esterno. Il nemico resta sempre invi- milioni di vite uma- tuazione drammatica sibile e nello scorrere delle immagini non si ne. Come detto in pura: forse perché è vede neppure un tedesco. Tuttavia in ben tre principio in guerra una delle situazioni occasioni l’esercito uccide o tenta di uccidere i non vi è alcuna trac- che ancora rimango- propri membri: durante la ricognizione di cia di giustizia e in Fabio Massimo Penna no in cui gli uomini pattuglia, con l’ordine di Mireau durante l’at- questo senso Kubri- prendono apertamente posizione a favore di tacco, con la fucilazione. Con una sorta di ck sottolinea più vol- quelli che ritengono i loro principi” (in Sergio transfert il nemico, invisibile o inafferrabile, te le differenti condi- Toffetti, Stanley Kubrick, Moizzi editore, Mi- viene identificato all’interno della struttura” zioni di vita degli lano, 1978). Il tema della guerra attraversa il (Ruggero Eugeni, Invito al cinema di Kubrick, ufficiali rispetto alla cinema di Kubrick dal primo truppa. I primi al- lungometraggio “Fear and loggiano in un lussuoso ca- Desire” (1953) a “Orizzonti di stello, dedicandosi a feste gloria” (1957) a “Il dottor Stra- eleganti all’insegna dei val- namore” (1964) (pellicola sulla zer viennesi mentre per i sol- guerra fredda e il pericolo di dati vi è solo la trincea, ulti- un conflitto nucleare) a “Full mo rifugio dai proiettili e Metal Jacket”(1987), sulla dalle bombe nemiche. Chi guerra del Vietnam. La guerra programma e dirige la guer- permette al regista newyorke- ra vive nell’agiatezza, chi la se di analizzare la natura subisce conosce la dispera- dell’uomo della quale ha un’o- zione della trincea. A sottoli- pinione piuttosto negativa: neare questa distanza che “L’uomo è un ignobile selvag- separa gli ufficiali dai soldati gio, è irrazionale, debole e contribuiscono anche le due sciocco, incapace di essere carrellate che accompagna- obiettivo se i suoi interessi no le ispezioni del generale sono coinvolti” (In “Sight and Mireau e del colonnello Dax sound”, inverno 1976-77). In questo senso è Mursia editore, Milano, 1995). Per i generali i nelle trincee. Se la prima è squillante e solen- esemplare un film come “Orizzonti di gloria” soldati sono solo numeri come sottolinea En- ne, quella di Dax (più solidale con i propri uo- che mostra della guerra due dei suoi tanti rico Ghezzi: “Mireau che snocciola le percen- mini rispetto all’altro ufficiale) mostra una ca- aspetti terribili: la follia e la mancanza di giu- tuali di perdite previste nel folle assalto, forse denza decisamente sofferta. A ribadire il concetto stizia. In guerra la ragione degli uomini sem- è un sadico, ma soprattutto sta svolgendo vi è poi il fatto che la direzione delle carrellate bra smarrita per lasciar posto all’insensatezza. un’indispensabile operazione logico-mate- è invertita. La depressione che si respira al Il generale Mireau, infatti, fronte porta un soldato a ordina di sparare ai suoi chiedere al compagno “prefe- stessi uomini impossibilitati riresti essere ucciso da una ad avanzare in territorio ne- baionetta o da una mitraglia- mico (“se non vogliono mori- trice?” frase che sottolinea re per il piombo tedesco mo- come per loro sia impossibile riranno per quello francese”). uscire dal circolo dell’avvili- L’ordine disumano non vie- mento al punto che l’unica ne eseguito ma per il falli- scelta per loro sembra essere mento della missione impos- quella dell’arma dalla quale sibile affidata ai suoi uomini venire uccisi. Film antimilita- (conquistare una roccaforte rista per eccellenza “Orizzon- inespugnabile) Mireau viene ti di gloria” mostra come “risarcito” con la fucilazione nell’esercito contino solo i ri- di tre dei suoi soldati (il piom- tuali, il rispetto delle forme bo francese uccide, dunque, tanto che il generale Mireau dei francesi). Il sacrificio dei dei tre uomini fucilati riesce tre militari viene giustificato solo a dire: “Sono morti ma- con l’accusa di “codardia di fronte al nemico” matica: metà dei suoi uomini moriranno - di- gnificamente” riducendo l’uccisione di tre es- (come se la normale paura della morte fosse ce a Dax- ma avranno permesso all’altra metà seri umani a un puro fatto estetico. Cinismo un crimine). Come documentazione di tali di conquistare il formicaio” (Enrico Ghezzi, ribadito dal generale Broulard che osserva che brutali esecuzioni il testo a cui si è ispirato Stanley Kubrick, Editrice il Castoro, 1995). In “non c’è niente di più tonico e stimolante per Kubrick, “Orizzonti di gloria” di Humphrey seguito lo stesso generale contratta con l’altro degli uomini che vedere morire i propri simi- Cobb, porta a sostegno del romanzo testi in- generale, Broulard, il numero degli uomini da li”. All’uscita della pellicola si scatenano pole- confutabili: “I delitti dei consigli di guerra” di fucilare abbassando le sue pretese da dieci a miche su polemiche e in Francia viene censu- K.G. Reaù, “Fucilati per l’esempio” di J.Gual- tre. La disinvoltura con la quale gli esseri rata e potrà essere vista in versione integrale tier Boissere e D. Defendon e “Il fucilato” libro umani vengono ridotti a semplici cifre riporta solo quindici anni più tardi. scritto dalla moglie di un soldato passato per gli spettatori alla spaventosa atmosfera della le armi con l’accusa di insubordinazione. L’as- prima guerra mondiale, e più precisamente al surda spinta a colpire i propri uomini mostra 1916, anno decisivo di una guerra di trincea nella Fabio Massimo Penna 8 [email protected] Il Macbeth di Kurzel Ambizioso, solido, visivamente maestoso e forse un pò pretenzioso Nel numero 36 di Dia- comunque bravo e credi- ri di Cineclub, lessi bile Michael Fassbender con piacere la recen- nel ruolo da protagoni- sione di Mario Dal sta, passando dall’ecce- Bello al riguardo alcu- zionale ed esperto Sean ne tra le più celebri in- Harris nel ruolo di Mc- terpretazioni di questa Duff. La fotografia, raffi- opera di Shakespeare natissima e di grande im- (la mia preferita, tra patto visivo, possiede l’altro) nel corso della persino echi poderosi, Storia, da quella di spesso a metà strada tra Orson Welles a quella un Wim Wenders e un Giacomo Napoli di Verdi (dal cinema Eisenstein; la sua quin- alla musica) passando tessenza la ritroviamo per questa pellicola nuova (del 2015) che, in proprio nelle scene finali occasione dei 500 anni dalla nascita del cele- in cui la Foresta di Birnam avanza sulla rocca- passaggio tra un tipo di arte e un’altra; il tea- bre commediografo e memore sia del capola- forte del tiranno sotto l’originale forma di ros- tro non è la stessa cosa del cinema allo stesso voro di Welles sia dell’altrettanto basilare film sa e sanguigna nube d’incendio dipingendo modo in cui una pentola d’acqua non corri- di Polanski, mette in scena per l’ennesima vol- ogni cosa, fino alla fine del film, di un bicro- sponde direttamente al suo equivalente in va- ta il testo, grandissimo e tragico al tempo matico e drammatico arancio-nero… Ma in pore, per poterlo essere dovrà necessariamen- stesso, del “Macbeth”. Anche grazie a quell’ar- generale tutta l’opera è permeata di una rara te essere trasmutata in qualche modo; ticolo decisi quindi di dare alla pellicola di Ju- magnificenza fotografica, una reminiscenza nell’esempio dell’acqua dovrà passare attra- stin Kurzel un’occhiata approfondita e medi- sia dei capolavori di Tarkovskij che di quelle verso l’ebollizione e nell’esempio del teatro? tativa. “Macbeth” è, come già detto, la mia scene asciutte e indistruttibili proprie di un Beh, certamente dovrà filtrare attraverso un tragedia shakespeariana preferita e, insieme Von Trier. Un’opera moderna quindi, ma con processo ben più complesso ma ugualmente ad “Amleto”, al “Re Lear” e alla “Tragedia inevitabile. In questo film, purtroppo, si di Romeo e Giulietta” rappresenta credo ravvisa invece proprio questo pretenzio- la miglior produzione tragica di Shake- so punto debole, comune a tantissima al- speare (senza niente togliere ad altri ca- tra produzione, la pretesa cioè di tramu- polavori come il “Giulio Cesare”). Sia di tare un capolavoro teatrale in un questo testo che delle altre opere citate capolavoro cinematografico semplice- abbiamo avuto, nel cinema, eccellentissi- mente ricorrendo al ricalco diretto, sen- mi esempi, basti pensare ai già citati Wel- za mediazioni. Peccato, perché il film, di les e Polanski ma anche ovviamente a per sé, sarebbe praticamente impeccabi- Lawrence Olivier (per “Amleto”), ad Akira le. Il “Macbeth” è la tragedia del tradi- Kurosawa (sia per il “Re Lear” nel suo mento e dell’orrore; un dramma insolu- “Ran” che per lo stesso “Macbeth” ne “Il bile denso di allucinazioni, brutalità e Trono di Sangue”) per finire col bizzarro, sinistri presagi, un incubo acido che pas- patinato ma comunque interessante “Ro- sa tra feroci combattimenti e desolati de- meo+Giulietta” di Luhrmann. Ma torniamo al uno spiccato, e a volte forse un po’ forzato, serti dell’anima, tra sanguinarie azioni com- “Macbeth” di Kurzel: con questo film di pro- spirito antico, che sopravvive e domina la pel- piute nelle tenebre e plateali, inumani duzione prevalentemente britannica, girato licola nel desideroso e fedele ricalco dell’opera despotismi. Il “Macbeth” è una storia del ter- nel rigido inverno scozzese, ci troviamo anzi- shakespeariana: un cieco, ispirato… e ossessi- rore, quando si è raggiunto lo scopo di tra- tutto di fronte ad un’opera decisamente mo- vo ricalco. Questo aspetto, reputato evidente- smettere questo, a che può giovare l’ingabbia- derna sia per quanto riguarda la regia, curatissi- mente irrinunciabile dal regista, risulta inve- re il tutto tra le anguste quinte di un ma nei dettagli e di ampio respiro (impossibile ce, a mio avviso, proprio il punto debole proscenio? Ma il nostro Justin Kurzel insiste ad esempio non notare evidenti richiami alle dell’intero film. Il teatralismo a tutti i costi, nel farlo e agendo in questa maniera soffoca scene corali di Scott o di Cameron), che per il lungi dal rafforzare scene già di per sé perfet- la sua stessa maestria cinematografica in fa- montaggio che conferisce alla pellicola un ef- te o dal raffinare atmosfere già ottimamente vore di un prodotto colossale che però, alla fi- ficacissimo ritmo, impeccabile per quanto vo- costruite, le appesantisce e le rallenta a tratti ol- ne, non è né grande cinema né grande teatro, lutamente rallentato. Magistrali in questo tremisura. La ricerca continua della teatralità, rimanendo piuttosto nell’informe stato di senso sono ad esempio la celeberrima scena nell’interpretazione degli attori già pienamente “Prigione” michelangiolesco. Un capolavoro dell’apparizione dello spettro di Banquo al convincenti o nella scelta dei tempi già sufficien- mancato, forse, ma purtroppo mancato. La convitto dei nobili (resa con la perfezione di temente riflessivi e cadenzati, produce un ef- più grande delle tragedie di Shakespeare rivi- un quadro fiammingo), o l’intramontabile fetto simile a quello che otterremmo aggiun- ve poderosamente in quest’opera più vigorosa monologo di Lady Macbeth (interpretato con gendo ad un robusto pasto a base proteica e maestosa che mai, ma si consuma amara- un trasporto emotivo notevole e stridente un’ulteriore portata di carne o pesce crudi: in mente nel suo stesso svolgersi e muore forse all’interno di un contesto volutamente mini- pratica una bella indigestione. Intendiamoci: definitivamente proprio nel suo stupendo -fi male), o ancora il passaggio saltuario della nessuno qui vuol criticare il testo originale di nale, che pure tenta di rimanere aperto. L’a- congrega di streghe attraverso la brughiera William Shakespeare, ci mancherebbe. E’ per- pologia del ricalco che uccide sia il modello con la quale le loro stesse figure si confondo- fetto. Si tratta invece di stabilire quanto di che la replica. E allora, parafrasando lo stesso no, tramutandole in aria senza bisogno di ef- quel testo teatrale possa essere importato di- Macbeth, “spengiti, spengiti breve candela!” E fetti speciali. Al tempo stesso, il comparto atto- rettamente nel cinema e quanto invece vada che il sipario cali ancora una volta, spietato, riale è decisamente solido, dalla convincente e mediato. Trasformato forse, non cambiato sulla tragedia del sangue e del terrore. particolarmente ispirata Marion Cotillard al ma comunque filtrato “alchemicamente” nel Giacomo Napoli 9 n. 41 La rivoluzione del 1956 nel cinema ungherese Nel 2016 l’Ungheria fe- ungherese, ma come steggia il 60° anniversa- principali prove di ac- rio della rivoluzione del cusa nei processi con- 1956. “Vorremmo cele- dotti dal regime di brare una grande festa Kádár contro i rivolu- nazionale per tutti gli zionari. E invece di un ungheresi, seguendo le „documentario sincero indicazioni del primo e obiettivo” ne furono ministro Orbán su come tratti nel 1957 due film raggiungere soprattutto di ideologia opposta: É Judit Pintér i giovani. Lui ritiene ne- successo cosí…a Buda- cessario di imparare il pest e Ungheria in fiam- linguaggio giovanile e aspetta dal Comitato della me in Germania. Fino Memoria del 1956 di essere fancy, sexy e trendy” sotto- al 1988 erano rarissimi lineò il commissario del governo e il presidente del i documentari che in Comitato (costituito in 95% dai politici…), diret- qualche modo toccava- trice generale del Museo Casa del Terrore di no il tema del ‘56. I pri- “Venti ore” (1964) di Zoltán Fábri, Budapest, Mária Schmidt nella prima riunio- mi documentari im- ne del Comitato tenuta nel mese di novembre portanti sono del 1988/89 per la regia di Judit fu liberalizzata, anche se tra molti limiti. Ebbe del 2015. Il governo ha approvato un budget di Ember della sorte tragica del gruppo di Imre inizio il periodo delle tre categorie di opere 13,5 miliardi di fiorini (circa 30 milioni di eu- Nagy. Nel 1990 inizia invece una lunga serie di proibite, tollerate e appoggiate. Nella prima ro) per le celebrazioni grandiose e dinamiche. documentari sulla rappresaglia e sul terrore troviamo le opere che mettono in discussione Alla fine di maggio si sa ancora poco dei vinci- di Budapest e in altre zone del paese, nonché la legittimità del regime e toccano i tabù prin- tori del concorso bandito dal Comitato alle dei diversi gruppi e personaggi della lotta ar- cipali (un giudizio sulla rivoluzione del ’56 di- iniziative destinate a raccontare la storia glo- mata. Ma questo tipo di documentario diven- verso da quello ufficiale o qualsiasi critica riosa del 1956, “evidenziando anche l’attualità tava quasi una moda, perdendo – salvo poche all’Unione Sovietica). Anche se i cineasti della dell’eterna voglia di libertà degli ungheresi i eccezioni – sempre di più la forza espressiva. nuova ondata ungherese – appena usciti quali anche nel 21° secolo sono pronti a difen- E infatti, il clima generale dell’Ungheria dopo dall’incubo di una rivoluzione soffocata in dere l’indipendenza della Patria da quelli che, i cambiamenti politici del 1989 rendeva sem- sangue – sono stati disposti ad accettare que- alleandosi con poteri estranei, sono disposti pre meno possibile un vero e proprio discorso sti limiti (illudendosi di poter riformare la so- di nuovo a tradire i propri compatrioti…” Il 26 sul 1956 tra le varie forze politiche: la destra cietà socialista), le migliori opere fecero parte maggio è stato stipulato un accordo di colla- nega sempre più esplicitamente il ruolo di ri- della categoria tollerata. Dei film di questo pe- borazione tra il commissario del governo per lievo dei comunisti riformatori nel 1956, i par- riodo che in qualche modo riguardano il ’56, le Memorie del 1956 e quello per il rinnova- titi di sinistra vengono considerati da loro fi- Venti ore di Zoltán Fábri e Diecimila soli di Fe- mento del cinema ungherese, Andrew G. Vaj- no ad oggi eredi odiosi na con la previsione di sovvenzionare dei pro- del regime di Kádár. Il 23 getti di film sulla rivoluzione del 1956, capaci ottobre è diventata una di “creare dei miti necessari per i giovani”, festa nazionale, ma le ce- nonché di organizzare un festival di due gior- lebrazioni sono sempre ni (!) dei film sulla rivoluzione ungherese. È travolte dagli scandali e assai eloquente che l’ex produttore hollywoo- quella data gloriosa diano Vajna dei circa 50 lungometraggi e fi- dell’eroismo ungherese ction televisive e di almeno un centinai0 di invece di unire divide il documentari ne citò soltanto uno: Libertà, paese in due parti oppo- amore diretto in stile hollywoodiano da Kri- ste. Per quanto riguarda sztina Goda e prodotto dallo stesso Vajna nel la rappresentazione del 2006 (per quel rumoroso 50° anniversario cele- 1956 nei lungometraggi a brato dal governo socialista di Ferenc Gyurc- soggetto, possiamo dif- sány…). “Uno dei piú grandi doveri dei cinea- ferenziare la produzione sti ungheresi dovrebbe essere quello di in diversi periodi. Il pri- realizzare un documentario sincero e obietti- mo va dal 1957 al 1963, vo sul 1956, in modo che questo atto vero ed cioé gli anni piú duri del eroico degli ungheresi non continui a venir terrore, compreso il falsificato e manipolato da tutte le direzioni.” 1958, l’anno dell’esecu- “Disperati di Sándor” (1966) di Miklós Jancsó – disse nel 1990 il regista István Szőts che nel zione di Imre Nagy (del 1956 fu il capo del comitato direttivo della casa suo personaggio realizzò Márta Mészáros il renc Kósa (ambedue del 1965) cercano di fare di produzione ungherese. Dei 10-12 mila me- drammatico Cadavere insepolto nel 2004). Il re- una sintesi storica dal punto di vista della tri di pellicola girati in quei giorni, circa 2 mi- gime cercò di giustificare il terrore in ogni gente di campagna, accentuando i drammi la metri andarono distrutti, altri 2-3 mila me- modo, anche attraverso il cinema. Ci sono tre individuali provocati dalle svolte politiche del tri furono portati all’estero da Vilmos Zsigmond film che illustrano la versione ufficiale del 20mo secolo. Nella prima trilogia di István e László Kovács. Dei circa 6-7 mila metri rima- 1956 (A mezzanotte di György Révész, 1957; Ieri Szabó (L’età delle illusioni, 1964; Padre, 1966; sti nei magazzini della casa di produzione del 1959 e Spunta alba del 1960 di Márton Kele- Film d’amore, 1970) il 1956 fa parte della storia una minima parte fu portata negli archivi so- ti). Il secondo periodo di produzione sul tema sentimentale, non politica dei giovani prota- vietici, la maggior parte invece fu chiusa in inizia nel 1963. Il potere, per il proprio conso- gonisti. Nei film successivi di Szabó Via( dei quelli del partito comunista ungherese. E que- lidamento, doveva mettere fine alla fase della pompieri 25, Le favole di Budapest) la rappresen- ste pellicole servirono non più come fonte di rappresaglia, il che avvenne appunto nel 1963 tazione del 1956 risulta sempre più metaforica. una documentazione oggettiva della rivoluzione con il decreto d’amnistia. Anche la sfera culturale segue a pag. successiva 10 [email protected]

segue da pag. precedente Lugossy (Petali, fiori, co- È un caso speciale quello di Miklós Jancsó, che rone, 1984) sulla sorte non ha parlato (quasi) mai direttamente del tragica dei rivoluziona- 1956. Nonostante questo, tutto il pubblico un- ri del 1848-49 e un film gherese comprese che il meccanismo della rievocante l’atmosfera rappresaglia raccontata in Disperati di Sándor agghiacciante del pe- (1965) ambientato dopo la sconfitta della rivo- riodo immediatamen- luzione del 1848-49, alludeva ai fatti del 1957- te precedente la rivolu- 58. Dopo il 1968 le speranze delle generazioni zione (Uno sguardo piú vecchie dei cineasti ungheresi si trasfor- reciproco di Károly Ma- marono in angoscia per la sopravvivenza dei kk, 1982). La visione del metodi dittatoriali del passato, rappresentati mondo di questi film é nei loro film sugli anni cinquanta (vedi Angi molto pessimista. Co- me lo é anche quella di L’altro (1987) di Ferenc Kósa, che racconta la drammatica storia pa- rallela di un padre nel 1944 e del figlio nel 1956. Il messaggio co- “Amore” (1971) di Károly Makk, vincitore del premio della giuria al Festival di mune dei due episodi è Cannes 1971. che la storia ungherese si ripete e si esplica sempre in una guerra fratricida senza senso. Sono due film belli che si svolgono nei giorni della rivoluzione – ma in essi l’accento va po- sto soprattutto sulle conseguenze provoca- te dal caos sulla vita della gente comune (Daniele perde il treno di Pál Sándor, 1982 e Tosse asinina di Péter Gárd- os, 1986). Nel 1981 era “Petali, fiori, corone” (1985) di László Lugossy, Orso stato realizzato Il tempo d’argento Gran premio della giuria al festival di Berlino sospeso di Péter Gothár Vera di Pál Gábor, 1978). La nuova generazione che riesce a rappresen- – tra di loro Béla Tarr – rifiutò non soltanto i tare in modo autentico compromessi con il potere, ma tutto il passato le radici dell’amnesia “Il tempo sospeso” (1982) di Péther Gothár (il ’56 compreso), concentrandosi sui proble- generale nei confronti mi sociali del presente. Nel 1970 nasce L’amore del 1956. Il film presenta una visione radical- diversi film validi sul periodo in oggetto. Re- di Károly Makk basato su due novelle di Tibor mente nuova di una generazione che era quiem ungherese (1990) di Károly Makk” – scris- Déry, condannato a 9 anni di prigione nel bambina nel 1956 e i cui padri o erano scappa- se lo scrittore György Spíró – “è un bel film di 1957. Il film si svolge nei primi anni cinquan- ti dall’Ungheria o erano incarcerati. Le gene- regime. Ma noi conosciamo troppo bene le ca- ta, ma era evidente per tutti che nella storia razioni dei padri e degli insegnanti sono ri- ratteristiche di un film di regime! Da una par- del rapporto tra la madre e la moglie di un pri- maste distrutte fisicamente e/o moralmente te si trovano i rivoluzionari giovani ed intelli- gioniero politico il regista, pur rispettando il dalle svolte storiche. I giovani vogliono di- genti di una rivoluzione pura e nobile, tabù del 1956, ricostruisce l’atmosfera del ter- menticare il passato e vogliono seguire i miti dall’altra invece il Male senza volto, vigliacco e rore successivo al ’56. Tra i film degli anni ot- nuovi degli anni sessanta. In A peso d’oro/Eldo- violento con le sue forche… Mi domando: è tanta troviamo una bella metafora di László rado di Géza Bereményi (1988) possiamo ri- possibile che noi dovremmo di nuovo vivere scontrare varie interpretazioni del ’56: per il in un regime che ha bisogno dei film, degli protagonista, un commerciante cinico è un eroi, dei miti di regime?”. Dopo le esperienze periodo di ripresa per gli affari; per la gente dei 25 anni trascorsi dalla domanda di Spíró, comune rappresenta solo un pericolo da evi- purtroppo mi sembra proprio di dover ri- tare; per i “rivoluzionari” invece significa af- spondere di sí. E non ho più la minima spe- frontare la situazione anche a rischio della vi- ranza che i film che saranno realizzati in occa- ta. Il 1989, l’anno del crollo del regime sione dell’Anno della Memoria del 1956 socialista ha provocato cambiamenti anche riescano a smentirmi... nel modo di rappresentare il 1956 nei film un- Judit Pintér gheresi. Le nuove generazioni rinunciavano Si laurea nel 1976 in lingua e letteratura ungherese e ita- completamente ai temi storici, mentre quelle liana presso l’Università di Budapest. Compie ricerche vecchie, invece di parlare ormai liberamente sulla storia del cinema ungherese e italiano e cura e studia del tema, hanno realizzato prevalentemente i rapporti tra i due cinema. Pubblica saggi, interviste e opere schematiche. L’esempio più significativo recensioni cinematografiche; traduce dall’italiano in un- di questo nuovo schematismo è di quel regista gherese, organizza molteplici manifestazioni culturali, Béla Tarr che negli anni della dittatura aveva realizzato sia in Italia che in Ungheria. 11 n. 41 Roma città aperta. Breve cronaca di un film che ha fatto la storia “La storia del cinema si divide in due ere: una Magnani come protagonista femminile. L’at- prima e una dopo ‘Roma città apertà” trice incontrò Amidei e Rossellini e anche lei (Otto Preminger) pianse quando sentì la storia e chiese lo stesso compenso di Fabrizi. In teatro con lei lavorava Cosa fa di un film un in quei giorni un ballerino austriaco che ven- capolavoro cinemato- ne scelto per il ruolo di Kappler: “E’ un gran grafico? La storia? Gli frocio!”, disse la Magnani. Per il ruolo della ra- attori? Il regista? Il ca- gazza che avrebbe tradito il suo uomo venne pitale investito? Spes- scelta Maria Michi, fidanzata di Amidei. Nel so i capolavori del ci- cast entrarono anche Nando Bruno, un carat- nema sono nati nelle terista romano che avrebbe girato molti altri condizioni più diffici- film con Fabrizi e la Magnani, ed il piccolo Vi- li, con le riprese che to Annichiarico, nel ruolo del figlio di Pina. Il andavano avanti come la trama e lui pianse per la commozione, ma bambino faceva lo sciuscià a largo del Tritone Andrea David Quinzi in una corsa ad osta- per girare il film chiese un milione di lire. Per dove Rossellini lo aveva scoperto. Oggi Vito è coli. Fu così per Via col abbassare la sua richiesta Rossellini si rivolse uno dei pochi testimoni rimasti delle riprese vento, per Casablanca, e per il capolavoro del a un giovane riminese che disegnava carica- del film e, nel 2015, ha raccolto i suoi ricordi neorealismo italiano: Roma città aperta. Era il ture per gli americani e conosceva Fabrizi, Fe- nel libro: Roma città aperta, edito da Gangemi 1944 e l’Italia era ancora sconvolta dalla Se- derico Fellini. La somma scese a 400.000 lire e Editore e scritto da Simonetta Ramogida. Fi- conda guerra mondiale. A giugno Roma era Fellini entrò nel film come sceneggiatore. Il nalmente, nei primi minuti dopo la mezza- stata liberata dagli alleati, i nostri ex nemici, e primo finanziamento venne dalla contessa notte del 18 gennaio 1944, le riprese ebbero subito Roberto Rossellini disse allo sceneggia- Polito, che diede a Rossellini tre milioni di lire inizio in un locale di via degli Avignonesi 30, tore Sergio Amidei: “Dobbiamo fare un film!”. che era riuscita a portare via da Milano ancora che il produttore Liborio Capitani aveva tra- Sembrava una follia. Vi era penuria di tutto, il sformato in un teatro di posa lungo 10 metri e paese era in ginocchio, l’unica cosa che non largo 24. Qui vennero creati quattro ambienti mancava era la fame. Eppure proprio quella del film, per le scenografie furono usati i -mo drammatica realtà fu la fonte di ispirazione bili e i tappeti di casa messi a disposizione per Amidei e Rossellini, che immaginarono di dalla Michi. Nei mesi successivi ci venne an- girare un film a episodi dal titolo Storie di ieri, che Totò per girare Il ratto delle Sabine e Rossel- che avrebbe trattato gli avvenimenti del re- lini ci tornò l’anno dopo per alcuni interni di centissimo passato. Volevano parlare di Roma Paisà. Oggi è una sala corse. Le luci a disposi- e della guerra attraverso la storia di un prete zione del direttore della fotografia, Ubaldo ucciso perché aveva aiutato la Resistenza, don Arata, erano poche e insufficienti, ma il risul- Morosini; di una donna ammazzata dai tede- tato poco curato era esattamente quella che schi a viale Giulio Cesare, Teresa Gullace; e dei voleva Rossellini. Amato invece si infuriò e si ragazzini che vivevano di espedienti per le ritirò dalla produzione. Fortunatamente Ros- strade di Roma, rubacchiando o facendo i lu- sotto il governo nazifascista di Salò. Era un sellini nel frattempo era riuscito a trovare un strascarpe ai soldati americani, gli sciuscià buon inizio ma appena sufficiente alla soprav- altro produttore: Aldo Venturini, un commer- (dall’inglese shoes shine). Anche De Sica in vivenza della troupe. Le spese furono ridotte ciante di tessuti che mise nell’impresa un ca- quei giorni aveva la stessa idea e anche lui non allo stretto necessario, prima fra tutte la pelli- pitale di 11 milioni, grazie a lui le riprese del aveva i mezzi per realizzarla. Una mattina in- cola, di bassa qualità e comprata al mercato film non furono interrotte. Simbolo di Roma contrò Amidei e Rossellini seduti davanti a un nero. L’unico costume di scena acquistato fu città aperta è la famosa scena di Pina che viene portone di via Bissolati: “Che film preparate?”, la tonaca da prete per Aldo Fabrizi. La sora Pi- falciata dal mitragliatore di un soldato tede- gli chiese. “Un film su don Morosini, quel pre- na doveva essere Clara Calamai, ma la diva di sco mentre corre per la strada e muore tra le te fucilato dai tedeschi. E tu?”. “Un film sui Ossessione voleva un ruolo da protagonista e braccia di Fabrizi e le grida disperate del fi- bambini, ma è tutto ancora vago…”. Amidei poi non sembrava adatta a calarsi nei panni di glio. La scena venne girata in via Raimondo aveva 40 anni ed era un noto sceneggiatore una popolana romana. Intanto nella produ- Montecuccoli, una traversa di via Prenestina, con alle spalle una trentina di film; Rossellini zione era entrato il celebre produttore Peppi- davanti al civico 17: “Mi ero talmente immede- aveva 38 anni ed era inviso agli antifascisti simato in quel bambino che perdeva la madre perché durante la guerra aveva collaborato al- da non riuscire più a smettere di piangere” ha la realizzazione di tre film di propaganda, ed raccontato l’allora bambino Vito Annichiari- era stato amico di Vittorio Mussolini e di Ga- co. Eppure l’idea di quella scena così commo- leazzo Ciano. Lentamente le tre vicende di vente nacque da un fatto assai poco romanti- Storie di ieri si fusero e divennero una sola, che co che è stato raccontato da Ugo Pirro nel suo aveva per protagonisti un prete, don Pietro; libro Celluloide, edito da Rizzoli nel 1983. In una popolana romana, la sora Pina; due attivi- quel periodo la Magnani aveva una relazione sti comunisti, l’amante di uno di essi, che l’a- con l’attore Massimo Serato che, dopo una lite vrebbe tradito, e un crudele colonnello tede- furiosa, uscì dal suo camerino sbattendo la sco, che doveva rappresentare il feroce porta e salì sull’automobile per allontanarsi comandante della polizia tedesca a Roma: da lei. La Magnani lo inseguì in mezzo alla Herbert Kappler, l’organizzatore della depor- strada gridandogli dietro ingiurie e parolacce. tazione degli ebrei romani, il torturatore di no Amato, che sedici anni dopo avrebbe pro- Amidei vide tutto e poco dopo si avvicinò a via Tasso, il boia delle Fosse Ardeatine. Men- dotto La dolce vita di Fellini, mise un Rossellini: “Ho trovato il finale per la scena del tre si scriveva la sceneggiatura si iniziò a for- contributo iniziale di 250.000 lire e deter- rastrellamento…tu riprendi la corsa di Anna… mare il cast. Per il prete si pensò all’attore di minò due decisioni di fondamentale impor- poi arrivano gli spari, la caduta e la morte”. richiamo Aldo Fabrizi, che però non aveva mai tanza: il titolo del film, che da Storie di ieri di- interpretato ruoli drammatici. Gli raccontarono venne Roma città aperta, e la scelta di Anna Andrea David Quinzi 12 [email protected] Cinema e psicanalisi Prendimi l’anima La leggerezza dell’anima spaventa Prendimi l’anima di R. la maggiore principale preoccupa- Faenza, è un film bio- zione del pubblico, ad ogni sua grafico ispirato alla- fi presentazione del libro, fosse se gura della psicoanalista Jung e la Spielrein avessero avuto russa Sabina Spielrein rapporti sessuali. Non è questo il e al suo rapporto sia te- punto, dice Carotenuto. Infatti la rapeutico che amoroso casualità non avrebbe aggiunto o con Jung. Questo film tolto nulla a queste due personali- mi è stato consigliato tà; aggiungo, per i non addetti ai Massimo Esposito da una giovane amica lavori, che il vero punto è che [2] il che per ovvi motivi “soggetto” e “l’oggetto” dell’indagine chiamerò Marcella. Marcella soffre di anores- sono uguali, è l’uomo che conosce sia nervosa. Sono altresì convinto che nel sug- se stesso. [3]“L’avvenimento più si- gerirmi questo titolo mi sta indicando una di- gnificativo nella giovane vita della rezione. Il personaggio, Sabina Spielrein Spielrein fu che, qualsiasi cosa fosse giunge dalla Russia all’ospedale Burgholzli di avvenuta nel corso della terapia con Zurigo, Svizzera, nell’agosto del 1904. Ha solo Jung, questa la guarì”. diciannove anni, ma è malata già da alcuni Utopia dell’accoglienza, ascolto dell’al- anni. La diagnosi è di isteria psicotica (oggi tro. potrebbe essere diagnosticato con forte ten- In una scena del film Jung si sveglia a denza all’anoressia). L’anno successivo, 1905, causa di un sogno premonitore e tira viene dimessa. In seguito all’iscrizione alla Sabina fuori dal pozzo nel quale si è Facoltà di Medicina si laurea in psichiatria nel rifugiata, dopo che attraverso le li- 1911. Considerando i tempi lunghi della malat- bere associazioni è riuscita a ricor- tia e la sua gravità, la guarigione è stata ecce- dare la sorella morta e le percosse zionalmente rapida. Sabina è stata una delle del padre. Letteralmente la tira prime donne a praticare e scrivere come tera- fuori dal pozzo della follia nel qua- peuta della malattia psichica. Nel 1923 con Ve- le lei è caduta. Pur nell’eccesso di sottolineatu- serio, apre altri orizzonti: quello della possibili- ra Schmidt fonda l’Asilo Bianco di Mosca - do- ra simbolica la scena del pozzo rimane una tà per i cittadini di intervenire sulla definizio- ve curava ed educava con il metodo freudiano scena chiave del film che mette in primo pia- ne del servizio, sui suoi obiettivi, sulla sua or- - è stata un’esperienza originale. Con l’espan- no la seduzione, il transfert erotico e il contro- ganizzazione, sulle sue priorità. In azione i sione della dittatura Stalinista viene ordinata transfert agito di Jung. […] Lei non può curar- “servizi pubblici”, se si accetta la definizione la sua soppressione. Sabina muore insieme al- mi dottore, perché lei sta bene, io invece no. “estremistica” di partecipazione, diventa stru- le due figlie durante l’invasione nazista; ven- Allora lei non può capirmi.” Può capire solo mento dei cittadini per definire i propri proble- gono fucilate nella Sinagoga di Rostov con i chi sta male? Chi è sano può guarire un mala- mi collettivamente, per accedere a visioni cor- propri correligionari nel 1942. Era nata nel rette della realtà, per costruire insieme 1885. strategie di cambiamento delle condizioni di L’ incontro con Jung malessere (fragilità, esclusione sociale, disagio Sabina Spielrein dice a Jung, che l’ha sollecitata a urbano, povertà materiale, incapacità di inci- parlare perché lui qualunque cosa lei avesse detto dere sulla propria vita e molte altre cose…). l’avrebbe ascoltata. “Posso dirgli quello che fanno La leggerezza dell’anima spaventa su Marte? ”Jung incuriosito le chiede “Cosa fanno In due brevi ma intense sequenze Sabina balla. su Marte? Vorrei essere stato anche io su Marte!” E Nella prima ormai innamorata e in stato di ec- Sabina “Nessuno sta mai ad ascoltarmi quando citamento trascina l’intero reparto psichiatri- racconto queste cose!” Jung prende in carico il co, compreso il severo direttore, in canti e dan- “caso” della signorina Spielrein, e ne traccia l’a- ze accompagnati dalle note della canzone namnesi. Dai suoi appunti emergono interes- Iain Glen e Jane Alexander nel film “Prendimi l’anima” popolare russa «Tumbalalaika». Forse il regista santi dettagli sul rapporto della ragazza con il di Roberto Faenza (2002) R. Faenza ha lasciato un messaggio utile per- padre, dal quale veniva picchiata ed umiliata. ché ancora oggi nei reparti di psichiatria è dif- Jung è colpito dall’intelligenza e dalla sensibi- to? Qui Sabina introduce un tema ancora sco- ficile fare entrare momenti di leggerezza. Ap- lità della ragazza, che partecipa ad alcuni nosciuto per l’epoca; far leva sulla parte sana pare chiaro che in questi luoghi la leggerezza esperimenti associativi (vedi “Studi sulla asso- del cervello attraverso un’empatica accoglien- d’animo è vista come un “pericolo” perché met- ciazione diagnostica”, Jung) apportando con- za dell’altro per poi scoprirlo simile a noi! Ac- te in crisi il controllo del “sistema”. Nel film in- tributi personali. [1] Per il prof. Aldo Carote- cogliere non è aprire la propria casa ma è un fatti il primario appare infastidito e quasi spa- nuto, psicoanalista e docente di Psicologia atteggiamento interiore. (Comprendere, ventato da tutta quella allegria. Nella seconda della personalità all’Università di Roma, auto- prendere in sé) è prendere l’altro dentro di sé, scena la protagonista, assetata per l’abbando- re del libro “Diario di una segreta simmetria”, il anche se è una cosa che disturba, spaventa e no da parte del suo amato, per non rapporto tra Jung e la Spielrein è un “caso”; e toglie sicurezza; è preoccuparsi anche dell’al- lasciarsi annientare dal dolore, danza “con la sicuramente all’inizio è stato questo, conside- tro, essere in ascolto, aiutarlo a trovare il suo sua anima”. (Jung aveva donato a Sabina una rando il luogo dell’incontro (una clinica psi- posto nella società, senza mai dimenticare che pietra custodita fin dall’infanzia, che per lui chiatrica) ed il ruolo dei protagonisti (lui psi- “Non esiste cura senza amore”. “Luce e amor d’un rappresentava la sua Anima). Un cammino chiatra, lei paziente).Tuttavia, con profondo cerchio lui comprende” (Dante) Inoltre è utile ri- lungo e travagliato quello dei manicomi prima rammarico, A. Carotenuto segnala il fatto che affermare che “partecipazione”, se presa sul segue a pag. successiva 13 n. 41

segue da pag. precedente e dopo la famosa legge 180 (1978, relatore Bru- Costruzione dell’identità e memoria no Orsini, psichiatra e politico; comunemente collettiva nella Comunità palestinese in detta “Legge Basaglia”) dal passato recente ar- riva direttamente l’esperienza di quegli anni e Sardegna i cambiamenti che sono succeduti in Italia. Scrivi: sono un arabo; per noi che ne prendevamo parte come ragaz- Ancora oggi si parla delle grandi rivoluzioni avete rubato la vigna dei miei nonni zi in via di sviluppo, scandiscono questa pri- culturali nella salute mentale aprendo le porte e la terra che coltivavo assieme ai miei figli. ma fase del processo di costruzione identita- al manicomio. L’associazione di volontaria- Senza lasciare a noi nulla ria della Comunità e dei suoi membri. La fase to Amici della Mente Onlus fedele al principio: Né ai nostri nipoti se non queste rocce. che ho chiamato della post Comunità invece è “portare dentro quello che prima era fuori, e Mahmoud Darwish scandita da una progressiva diminuzione de- fuori quello che era dentro”, in collaborazione gli incontri, ufficiali o informali, che ha gene- con l’associazione “Officine Buone Onlus” e il In arabo, la parola rato un inevitabile allentamento dei rapporti Dipartimento di Salute Mentale dell’ASST Fa- usata per designare tra i suoi membri. Nonostante questo, tutti tebenefratelli Sacco di Milano, ha organizza- l’”identità” di qualcu- manifestano un sentimento di nostalgia nei to, la quarta edizione di “Special stage dona il no è hawia. Le nostre confronti di quella fase, in alcuni, ma non in tuo talento”, uno spettacolo evento per pazien- origini, individuali e tutti, vi è la consapevolezza di una necessaria ti ricoverati presso il reparto di Psichiatria of- collettive, sono segna- ripresa delle attività. I loro pensieri muovono frendo la possibilità di ascoltare musica dal vi- Omar Suboh te dai nostri luoghi di dalla presa d’atto di una inevitabile mobilita- vo di giovani talenti selezionati da diverse appartenenza, dal con- zione sociale e politica che coinvolga prima di scuole di musica milanesi. Naturalmente lo sco- testo in cui maturiamo e prendiamo atto, con- tutto noi che in questo contesto ci siamo calati po di questa attività è sempre quello di offrire ai pa- sapevolmente e inconsciamente, della nostra dal principio, in quanto cresciuti con la que- zienti che si trovano a vivere un’esperienza difficile, identità, della nostra hawia per l’appunto. Mio stione palestinese che accompagnava le no- un’occasione di sollievo e di incontro con giovani vo- padre, medico palestinese di Betlemme, è ar- stre conversazioni da sempre. I motivi dell’al- lontari che mettono empaticamente a disposizione le rivato in Italia durante gli anni ’70 per motivi lontanamento sono principalmente due: la loro abilità artistiche per valorizzare la forza della di studio, come molti degli altri palestinesi di distanza di età e la distanza dal luogo di resi- musica a scopi sociali. Per non dimenticare, Sa- prima generazione, distinti dai figli, noi pale- denza. Qualcuno ad esempio ha affermato la bina, una donna che con fermezza, dignità e stinesi di seconda generazione, quasi tutti di- necessità e l’interesse di organizzare ciclica- libertà fu capace di mantenere fede a se stessa. retti verso gli indirizzi scientifici, come le fa- mente degli incontri tra i figli di palestinesi, i Riuscì a non perdersi, prima nella malattia, coltà di medicina e ingegneria. Vorrei rappresentanti dei palestinesi di seconda ge- poi in un rapporto molto intenso e coinvolgen- condividere con i lettori una breve storia della nerazione, ma altri indicano anche nella man- te con Jung e nemmeno nel rapporto prevalen- Comunità Palestinese in Sardegna. È necessa- canza di una linea comune, pretesti, luogo di temente epistolare, spesso conflittuale, con rio distinguere tre fasi del suo percorso di svi- ritrovo, cambiamenti personali e individuali i Freud e la società psicoanalitica del tempo: co- luppo e della sua presenza nel territorio, una motivi del distacco. Viene in mente una meta- sa sicuramente non facile per una giovane prima che designo con l’espressione periodo fora per indicare questa condizione: i nostri donna che nei primi anni del ‘900 intraprese la iniziale della Comunità, una seconda fase deno- incontri, sono come quelli di due fratelli sepa- professione di medico e di psichiatra. Decido, minata della post Comunità e una conclusiva rati, non alla nascita, ma dall’infanzia, che volutamente, di lasciare un esito aperto per dal nome il ritorno della Comunità. La prima muovono dalla consapevolezza di avere un le- questa storia con una frase emblematica di Sa- fase di questo processo, che ho definitoperiodo game, qualcosa in comune, e sanno di condi- bina che impressiona e mostra, di nuovo, il iniziale della Comunità, riguarda il sentirsi par- videre qualcosa che non si riesce a ricordare pozzo senza fine che e l’uomo. Un linguaggio te del gruppo sociale di riferimento, ovvero i ma che c’è, ed è proprio questo elemento che che non dà risposte, ma traccia una strada al- palestinesi della seconda generazione e le ri- rende il tutto più semplice. In questa linea si futuro della conoscenza: “Morire significa nel spettive famiglie. Come sostegno alle analisi inserisce bene il discorso relativo alle origini. sogno la stessa cosa che vivere, e proprio la che seguiranno, mi sono servito del bel testo Nel mio caso ad esempio ho constatato da par- grande gioia di vivere si esprime spesso in un Huwiyya: Figli di profughi palestinesi e migranti te di quasi tutti, la meraviglia derivata dal ri- desiderio di morte”. dal Mashreq in Sardegna (edizioni Q), a cura del conoscimento delle mie origini, ma contem- Massimo Esposito ricercatore dell’Università di Cagliari France- poraneamente a questo la percezione distorta sco Bachis e frutto del lavoro di ricerca di Lau- che si ha nell’immaginario collettivo sull’au- [1] Bibliografia: “Diario di una segreta simmetria”, di A . ra Tocco e di Jasmin Khair, figlia del rappre- tentica condizione del popolo palestinese e Carotenuto.[2] Queste domande di carattere universale sentante della Comunità Palestinese in della sua storia. Tutto questo induce la mag- definibili come il problema del rapporto tra l’individuo e il Sardegna Nabeel Khair, prematuramente gioranza delle persone coinvolte ad avere una mondo, tra il soggetto e l’oggetto, sono trattate dalla filo- scomparsa. In generale tutti i ragazzi intervi- rappresentazione non reale dei fatti, una vi- sofia secondo due aspetti: il primo è quello della filosofia stati hanno manifestato sentimenti e pareri sione della Palestina filtrata dai media -occi teoretica, che studia l’ambito della conoscenza, il secondo è positivi sulla loro infanzia e adolescenza ri- dentali, che a sua volta è causa di una profon- quello della morale o etica, che si occupa del comportamen- guardo i primi anni di condivisione e di in- da ignoranza sul tema della questione to dell’uomo nei confronti degli oggetti e, in particolare, di contri nella Comunità, scanditi da appunta- palestinese e sui suoi fondamenti, motivo di quegli oggetti che sono gli altri uomini, che egli presume menti settimanali che prevedevano la pregiudizi e incomprensioni radicali. A que- siano individui come lui, perché appaiono a lui simili, pur proiezione di film, corsi di lingua araba, mo- sto titolo citerò alcuni esempi riportati nel te- non potendoli veramente conoscere al di là delle apparenze menti di gioco che hanno portato anche alla sto sui rapporti con gli insegnanti di questi ra- esteriori.[3] cit. A VV e - Bruno Bettelheim, Scandalo in formazione di una squadra di calcio della Co- gazzi, che appaiono a volte come difficili, famiglia, contenuto in A. Carotenuto. munità stessa. Si consolidò la tendenza a riu- sbagliati. Qualcuno dei docenti coinvolti ha nirsi durante le principali festività islamiche, mostrato indifferenza, altri invece hanno come la festa per la fine del mese di Ramadan, esplicitato un interesse reale e hanno chiesto Amici della mente onlus ma non solo: la Comunità divenne anche e so- chiarimenti (come è successo al sottoscritto “Il cinema per la mente” un contributo sui prattutto veicolo per la formazione dei suoi durante gli esami universitari), qualcun altro disturbi mentali . La leggerezza dell’anima membri e luogo di trasmissione degli elemen- manifesta fastidio, irritazione per il “terzo soaventa (tratto da Prendimi l’anima di Ro- ti di appartenenza alla religione e alla cultura grado” costretto a ricevere puntualmente. Per berto Faenza araba. La coesione del gruppo, la costanza de- Jasmin invece il tema non è stato mai affrontato youtu.be/VkEgiXuygAI gli appuntamenti, l’innocenza di quegli anni segue a pag. successiva 14 [email protected]

segue da pag. precedente in classe. Spesso ci si limita esclusivamente all’Olocausto ebraico. Una ragazza di 16 anni ad esempio riporta la sua esperienza riguardo a una professoressa che addirittura avrebbe affermato che i palestinesi sono ignoranti, trascurando il dato di fatto che invece vede in Palestina il più alto numero di laureati al mondo. Mahmoud racconta di come tutti i suoi compagni che avevano partecipato alla Prima comunione e al catechismo, avessero ricevuto un regalino dalle maestre, mentre lui non avendo preso parte alle manifestazioni citate non ricevette nulla. Il tema su cui vorrei concludere riguarda la terza fase di questo processo, ovvero la ripresa del discorso sulla Comunità, il suo ritorno. Noi palestinesi di seconda generazione, insieme ai nostri geni- tori, abbiamo avuto il tempo per riflettere, formarci e avviare un nuovo processo che ha come obbiettivo la diffusione della conoscen- za sulla Palestina, della sua storia, della sua cultura, che raccolga le testimonianze dei Cagliari, 25 ottobre 2015. Corteo promosso dalla Comunità Palestinese in Sardegna contro le violenze commesse suoi attivisti, tra cui in prima istanza vi sono dall’esercito israeliano nei territori occupati durante la cosiddetta Intifada dei coltelli. (foto di Dietrich Steinmetz) anche gli amici italiani. A questo proposito vorrei citare l’esperienza del laboratorio tea- corrispondente di guerra per la BBC Alan il nostro progetto a porzioni sempre più am- trale del teatrante Fabio Pisu a Betlemme, il Hart, autore di una genesi del sionismo e delle pie di attivisti e cittadini, contro l’occupazio- quale attraverso l’Associazione Diabetics sue responsabilità storiche. Nella prospettiva ne dei territori palestinesi, per abbattere i Friends Society fondata da mio padre Mah- di dare voce ai giovani palestinesi di seconda muri dell’intolleranza, ribaltare la narrativa moud Suboh e la Comunità Pale- dominante e creare spazi vitali in stinese, ha consentito di lavorare cui la creatività e l’immaginazio- con i bambini palestinesi creando ne siano al potere. Siamo respon- nuove alternative attraverso l’arte sabili di un patrimonio enorme, per i ragazzi. In questo discorso che usando un’ espressione ripor- traspare la volontà di costruire tata nel testo citato, è “come un una Comunità aperta a tutti, pale- macigno sulle spalle” che ci re- stinesi e non, al fine di mobilitarne sponsabilizza e non può lasciarci le conoscenze e le forze insite in indifferenti, ma che deve essere ognuno di noi per far tornare la stimolo e pretesto per abbando- Comunità ad avere quel ruolo e nare i particolarismi, gli egoismi, quella funzione per cui è nata, co- “Questo non è vivere” di Alla Arasougly (2001). Il mediometraggio Hai Mish Eishi è per identificarci in una comunità me strumento di conoscenza e di sulla vita in una stato di guerra permanente interculturale che muova verso formazione per i palestinesi stessi un nuovo orizzonte sempre più in primo luogo (noi per primi ad ogni incon- e terza generazione, si inseriscono i cicli di in- ampio. Come afferma Angelika Weber: «la tro e iniziativa che promuoviamo ne usciamo contri tenuti dalla Comunità a Elmas con il memoria autobiografica, cioè il ricordo degli arricchiti e sempre con un bagaglio di cono- sostegno delle Associazioni culturali L’Alam- eventi passati, costituisce la storia individuale scenze in più), per essere un ponte di inclusio- bicco e La macchina cinema (FICC), scanditi della nostra vita e ne determina l’identità». La ne tra le culture. Sabato 28 Maggio, nell’ottica dalle letture dei ragazzi, analisi storiche del storia della Palestina deve essere il motore che di un ciclo di incontri volti alla co- determina la nostra identità, per- noscenza delle culture e delle Co- ché proprio in virtù di quel maci- munità straniere presenti nel ter- gno sulle spalle che portiamo, ritorio, assieme all’Associazione possiamo scegliere chi diventare, Efys e Il centro di quartiere la Bot- e noi come Comunità scegliamo tega dei Sogni in piazzetta Savoia, di diventare sostenitori della Li- abbiamo dato voce alle parole dei berazione della Palestina contro ragazzi di Gaza attraverso la lettu- l’occupazione sionista, nella sua ra dei loro monologhi, abbiamo ri- Resistenza quotidiana. cordato le linee principali che muovono il conflitto epocale che Omar Suboh segna la storia della Palestina, ab- “Frontiere dei sogni e delle paure” di Mai Masri (2001), La vita di due ragazze biamo riascoltato la voce di Vitto- palestinesi rio Arrigoni e dei suoi editoriali da Gaza durante l’operazione denominata conflitto e momenti conviviali a base delle “Piombo Fuso” tra il 2008 e il 2009. Lunedì 23 pietanze palestinesi. Sarebbe troppo lungo ci- Nato a Cagliari il 26 luglio del 1990. Laureato in Filoso- Maggio abbiamo avuto ospite il professore An- tare tutte le iniziative svolte nell’arco di que- fia, laureando in Filosofia e Teorie della Comunicazione. gelo d’Orsi, storico delle dottrine politiche all’U- sta terza fase di forte ripresa e progressione Membro rappresentante della Comunità Palestinese in niversità di Torino, per parlare delle prospettive nel tessuto della cittadinanza attiva a Cagliari Sardegna, Editorialista per il Manifesto sardo, ex mem- di Pace possibili per la Palestina. Il 16 Aprile ab- e in Sardegna nel ciclo di questi quattro anni. bro della rappresentanza studentesca Unica 2.0 come biamo presentato il lavoro del giornalista e Resta come punto fermo l’obbiettivo di allargare rappresentante del corso di laurea in Filosofia. 15 n. 41

I mestieri del cinema Ma tu Niña non aver paura… Cronaca semiseria di una Set designer più realisticamente scenografa Una delle cose che ho situazione è un po’ questa, signore – porgen- incazzare…perché nessuno su un set avrà cu- sempre amato del mio do un foglio stropicciato: ra di te. Il set equivale al plotone organizzato mestiere di scenogra- -Brucaliffo Production: Wonderful! …non so co- di una troupe militarizzata; si marcia a tempo fo è che si può rendere sa essere lei, ma ha capito a perfezione come e all’unisono e qualsiasi contrattempo deve visibile e tridimensio- si lavora qui. L’ ennesima fiction è sua, si attivi poter non interferire con il lavoro altrui e la nale l’immaginazione. per recuperare roba ‘aggratis’ ché insieme fa- buona riuscita delle riprese. Si lavora a ritmi Creare l’ambientazio- remo ‘grandi’ cose! così serrati che spesso non si ha neanche il ne per un film o uno - La vocina: “Vedi? Che t’avevo detto che scri- tempo di socializzare. spettacolo teatrale, in- vendo “Budjet” con la J anziché con la G t’a- - La vocina: L’ importante è farsi vedere. Batti terpretare lo script di vrebbe preso? Non ne vogliono proprio senti- sul tempo la truccatrice che al “Motore!” va a partenza e contribuire re parlare de sordi!!! Cara la mia trovarobe.”Ed tamponare il sudore invisibile all’attore. Scat- al dar vita ad una vi- è così che ci si ritrova a vagare per la città, ma ta, superala a destra sfiorandole la spalla e fai Sara Santucci sione, che è propria che dico… per paesi e nazioni, per la gioia dei qualcosa a caso: “Sta meglio la tenda messa ma anche quella di una troupe numerosa e va- benzinai e dei vigili e dei varchi ZTL, a colle- così?”. Funziona… da’ retta a me. E forse anche riegata, ha per me sempre qualcosa di magi- zionare multe, piangere miseria e chiedere per questo inizi a parlare da solo. Non si ha il co. Non sono molti i mestieri che danno la oggetti in prestito per “realizzare il set miglio- tempo di parlare coi colleghi, con gli attori so- possibilità di annullare la realtà per crearne re con il minimo budget e il massimo sforzo”, prattutto… Loro non sapranno mai, ad esem- un’altra; con l’andare del tempo ci si prende che è la regola numero uno del FIGHT CLUB pio, che anche gli scenografi usano un meto- gusto, si diventa un po’ demiurghi, un po’ paz- per chiunque voglia far parte del mondo del do: il famoso metodo Stakanovslavskij, che zi anche o… esauriti anzichenò, diciamolo. cinema e dello spettacolo e, nella fatti specie, consiste nel (ri)vivere sulla propria pelle tutti i Perché talvolta la cosa potrebbe anche sfuggi- per chiunque voglia fare questo mestiere a tormenti dei personaggi; il tutto lavorando e re di mano…ci si potrebbe ritrovare di punto breve termine - nel senso che oggi lavori…do- pensando 24h su 24 al lavoro che si sta svol- in bianco ad avere crisi d’identità come Alice mani non si sa; un po’ perché non c’è mai con- gendo e a niente più. nel Paese delle Meraviglie e, spinti dal Bianconi- tinuità, un po’ perché non ci sono mai i soldi - La vocina: “E non abbiamo quindi tempo pu- glio - tuo padre con l’orologio, il ticchettìo e per te (malgrado gli sperperi). re per assecondare ogni vostro “vizio” o salva- tutto il senso dell’urgenza – si potrebbe guardarvi dalle vostre paturnie e/o intol- finire a bussare a tutte le case di produ- leranze alimentari! La zuppa di zione cinematografiche del globo ter- “INTERNO CASA MARIO ROSSI - CENA racqueo spesso a vuoto, fino a trovare - NOTTE” dovete magnarvela così come quella che, dopo tanto peregrinare, ti è, pure coi pezzetti di carne se siete vega- potrebbe aprire le porte del Paradiso: la ni, ah attori!” Brucaliffo Production. E a quel punto ce “Sono pezzi di cartoncino marrone; la la si gioca con un colloquio di lavoro ai carne mai…la carne brrr …” - per non ri- limiti dell’assurdo, dove non si sa chi velare semplicemente che costava trop- prende in giro chi; un colloquio che può po. Tu gli dici così ad un attore vegano ed risultare molto familiare agli amanti di è subito Peace & Love. L’attore si tran- Lewis Carroll che qui provo a riassume- quillizza, la truccatrice può tamponare re: finalmente un po’ di sudore vero, il pro- -Brucaliffo Production: Cosa essere tu? duttore è contento perché hai speso po- -Me medesima: Bè non so più neanche io co, il regista può finalmente gridare signore, mi son trasformata così tante “Action!” e tu, scenografo, puoi final- volte oggi… mente tornare a perderti dentro l’IKEA, ”Dije Production designer ché fa più ef- ai mercatini dell’usato e ai tuoi pensieri: fetto” – la vocina nel cervello. - La vocina: “Eh già…Il cinema non si diversifi- cioè il Film. È fondamentale “Imparare a dire - Me medesima: Sono…cioè sarei… una Set de- ca dal teatro nel momento in cui in una troupe le bugie bianche”, è la terza regola del FIGHT signer, signore [e la vocina : “Production Desi- di settanta persone cinquanta stanno a guar- CLUB … utilissima per mantenere l’Armonia gner t’ho detto…”] dare. Tagliatele la testa!” mentre si gira tutto intorno alla stanza me ntre Ehm…cioè Production Designer, scusi. … un po’ perché potrebbero per ovvi motivi si danza. La quarta e quinta sono, invece: -Brucaliffo Production: Bel garbuglio… Io non non reggere i nervi …e un po’ perché potrebbe “Non parlate mai su un Set. Attenti all’Aiuto capirci, spiegati meglio… rubarti il lavoro la tua vocina nel cervello, e regista” e “Non parlate mai del Fight Club su -Me medesima: Non so spiegarlo più chiara- non è un caso se improvvisamente iniziate a un Set” o su ‘Diari di Cineclub’, che è un po’ la mente perché non è chiaro neanche a me! … sentirla. Qualora la sentiste, l’unica è “armarsi stessa cosa. “Se no appendete pure le scarpe a Scenografa – Scenographer, Set designer, di tanta Tenacia”- che è la seconda regola del qualche tipo di muro e tornate a ridere dentro P.r.o.d.u.c.t.i.o.n designer FIGHT CLUB - perché nei periodi di fermo ai bar” dice la vocina. Ma tu Niña non aver pau- - La vocina: “Sì dijele tutte! …fanno tutti così potrebbe suggerirvi cose tipo: “Cambia me- ra di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi der cinematografo”- stiere chi to fa fa’!” o potrebbe addirittura questi particolari che si giudica un giocatore. …ma né carne né pesce né niente se non mi fa- mettere in discussione le vostre capacità e po- te lavorare treste ritrovarvi a scrivere sulla rivista ‘Diari Sara Santucci – La vocina: “come dico io aggiungi” – come di- di Cineclub’ senza sapere perché, pur di riu- ce lei …cioè io. scire ad esprimere in qualche modo la vostra Scenografa. Nata ad Alatri nel 1980. Laureata in Sceno- Sarei dunque “sceneggiatrice” per i non ad- creatività. E così tra una gomitata e l’altra alla grafia teatrale e specializzata in Scenografia cinemato- detti ai lavori, “trovarobe” a mio parere e “di- vocina si torna a superare le correnti gravita- grafica, lavora dal 2009 per Cinema, Teatro, Tv, senza soccupata” per mio padre. In sintesi la zionali, lo spazio e la luce per non farli abbandonare l’ Amore per il Cinema Indipendente. 16 [email protected]

I dimenticati #22 Jehanne D’Alcy Tenetevi forte, sto per s’andava appassionando agli effetti di scena dovuto all’assenza di regole che spinse i di- presentarvi la prima consentiti dalle macchine di proiezione foto- stributori americani a proporre abusivamen- consapevole attrice grafica, primo inconscio avvicinamento al te i suoi film, e alla concorrenza degli altri della storia del cine- non ancora nato cinematografo) tuttavia non produttori. Nel maggio 1913 morì Eugènie ma, un personaggio volle mai sostituirla. Nel ’94, rotto con Wilden, Méliès. In quel periodo Georges fu costretto interessante sia per i Fanny tornò a Parigi: e a Méliès, col quale ri- a interrompere l’attività cinematografica e primati artistici che prese a collaborare, parlò in termini entusia- svendere il suo mitico teatro di posa di Mon- per le vicende della vi- stici d’un apparecchio chiamato kinetoscopio treuil, il primo della storia del cinema. Poco ta privata: Charlot- brevettato da un inglese; egli decise di recarsi dopo, si legò a un’altra attrice, Charlotte Blet: Virgilio Zanolla te-Lucie-Marie-Adèl- a Londra per tentarne l’acquisto; e chiese alla Fanny non la mandò giù, andò da lei e le due e-Stephanie-Ad- rienne Faes, nome che forse non dirà nulla neanche al più scafato cinéphile; ma proce- diamo con ordine. Prima dei quattordici figli di Marius, uno scrivano pubblico che in Cri- mea meritò la Legion d’Onore alla presa di Se- bastòpoli, Charlotte-Lucie, detta Fanny, era nata il 20 marzo 1865 a Vaujours, paesino a nord-est di Parigi. Alta appena un metro e cinquanta, graziosa, formosa e con lunghi splendidi capelli, ventenne sposò il figlio d’un ricco notaio, Marcel Manieux, il quale dopo due anni la lasciò vedova e senza figli. Per sbarcare il lunario, sentendo attitudine per lo spettacolo (una sorella danzava al Moulin Rouge, un’altra era funambola in un circo, ed ella conosceva artisti come il pittore Toulou- se-Lautrec e la danzatrice Goulue), Fanny en- trò nel mondo del teatro, strappando qualche particina in drammi e commedie che si dava- no alle Bouffes du Nord, allo Châtelet, al Grév- in e su altri palcoscenici. Ebbe la ventura di re- moglie d’accompagnarlo; ma all’ultimo mo- donne vennero alle mani; dopo tale scena, el- citare con Sarah Bernhardt in una replica del mento Eugènie s’ammalò, così partì solo. la si rivolse all’ex amante e ora ministro An- «Marion Delorme» di Hugo. Seccata di trovar- Racconta la nipote di Méliès che quando il dré Lefèvre, il quale le fece ottenere in con- sela sempre tra i piedi, un giorno la grande at- nonno scese alla Victoria Station, Fanny era cessione un chiosco di giocattoli e dolciumi trice le disse: - Signorina, non voglio più ve- lì ad attenderlo, e gli gettò le braccia al collo. alla Gare Montparnasse. Chiusa la sua rela- dervi attorno a me. D’altronde, voi non avete Il 28 dicembre 1895, a Parigi, Méliès assisté zione con la Blet, l’ormai rovinato Meliès si alcun talento. - Piccata, Fanny le rispose: - Se con lei alla seconda proiezione pubblica dei riavvicinò a Fanny, che non chiedeva di me- avessi del talento non sarei certo qua, accanto filmati dei fratelli Lumière nella sala interna glio. Georges e Fanny si sposarono con una ad un’attrice odiosa! - Ciò che illumina circa la del Grand Café dell’hôtel Scribe al 14 del bou- cerimonia intima all’hôtel Lutetia il 10 gen- sua prepotente personalità. Nel 1888 il suo de- levard des Capucins. Acquistò un kinetosco- naio 1925, dopo trentun anni d’amore clan- stino s’incrociò una prima volta con colui che pio… il resto è storia nota. Col nome d’arte di destino: e lui affiancò la seconda moglie nella sarebbe divenuto il suo Pigmalione e il primo Jehanne d’Alcy, che le dette egli stesso, Fanny conduzione del chiosco. I tredici anni in cui genio del cinema: Georges Méliès. Di tre anni divenne la sua Galatea: fin dal ’96 lui la pro- vissero assieme, fino alla morte di lui avve- maggiore di lei, egli la conobbe mentre tratta- pose in molte delle sue fantasiose pellicole, nuta a Parigi il 21 gennaio 1938, trascorsero va con Émile Voisin l’acquisto del teatro Hou- che le consentirono di detenere vari primati: sereni. Benché Meliès non si fosse mai na- din a Parigi, all’8 di boulevard des Italiens. così, ella fu la prima attrice ad apparire in un scosto ad alcuno, nel ’29 fu riconosciuto da Fanny aveva appena iniziato a lavorare con film horror («La manoir du Diable», 1896), a Léon Druhot, direttore del periodico “Ci- Voisin collaborando per i trucchi di scena, e effettuare uno spogliarello («Après le bal», ne-journal”, il quale, credendolo morto da quando quell’anno stesso il teatro passò a ’97), a interpretare il ruolo della goethiana tempo, lo segnalò all’attenzione del mondo Méliès, lavorò anche con lui assistendolo nei Marguerite («Faust et Marguerite», ’98) e di del cinema, con l’entusiasmo del paleontolo- numeri di magia. Se crediamo a Madeleine Cleopatra («Cléopâtre», ’99); figurò anche nel go al cospetto d’un dinosauro in carne ed os- Mathiueu Méliès, nipote di Georges e autrice capolavoro di Méliès «Le Voyage dans la lu- sa; sull’anziano grande maestro, così, piov- d’una documentatissima biografia sul nonno, ne» (1902). Con lui aveva instaurato un vero finalmente i riconoscimenti. La fedele fuori dall’àmbito professionale tra essi allora menàge clandestino: viveva in un bell’appar- Fanny gli restò sempre al fianco, spegnendo- non ci fu nulla; Méliès infatti era sposato da tamento all’82 di rue de Trévise, disponeva di si diciott’anni dopo di lui, all’età di novantun tre anni con la pianista d’orìgine olandese Eu- carrozza, cocchiere e altri agi. Agli albori del anni, il 14 ottobre 1956 a Versailles; come Me- gènie Genin, che gli avrebbe dato i figli Georget- Novecento, operata d’un fibroma prese ad liès, riposa nel cimitero parigino degli arti- te (1888) e André (1901), mentre Fanny era amica ingrassare: ma anche quando cessò d’essere sti, il Père Lachaise. di André Lefèvre, futuro deputato eppoi mini- l’attrice protagonista, ella non smise di colla- stro repubblicano. Dopo quattro anni Fanny borare con Méliès, il quale la tradì più volte si stancò di Lefèvre, e innamoratasi d’un pit- con altre sue attrici (da Bluette Bernon ebbe, tore inglese, tale Wilden, lo seguì a Londra, la- pare, anche una figlia). Pur se nel tempo sciando in qualche imbarazzo Méliès, di cui sempre più defilata, Fanny seguì le fasi del era ormai preziosa collaboratrice; questi (che triste declino economico dell’‘impero’ Méliès, Virgilio Zanolla 17 n. 41 Storie di doppiaggio cantando sotto la pioggia I risultati delle elezio- accorrono a vestire i panni di legionari e cri- permettere di entrare nell’olimpo dei direttori ni amministrative del stiani. Le maestranze italiane hanno l’oppor- tenendo presente anche l’anzianità maturata, 10 marzo del 1946, che tunità di lavorare con i tecnici americani. In oltre, naturalmente, alle attitudini e capacità decretano l’afferma- futuro l’esperienza acquisita permetterà loro personali. Incrocci riesce a portare avanti zione della Democra- di realizzare i tanti kolossal “made in ” questa politica “suicida” fino al 1949, ma, alla zia Cristiana, del Par- dei vari Ercole, Maciste e compagnia. Nel 1952 fine degli anni ’40, il lavoro del doppiaggio dei tito Socialista e del il film montato torna a Roma per essere dop- film dell’embargo è praticamente concluso. Partito Comunista, piato. Per la prima volta si chiamano attori di Per Incrocci diventa sempre più difficile ge- Gerardo Di Cola sono confermati nelle stire i rapporti di forza tra i doppiatori e tra elezioni per l’Assem- questi e i direttori. Tutti tendono a chiudersi blea Costituente che seguono il referendum per salvaguardare le posizioni raggiunte. I del 2 giugno dove il 54 % del popolo italiano si doppiatori di attori importanti cercano di pronuncia a favore della repubblica. Nel gen- non perderli; le voci che non hanno mai avuto naio del 1947 De Gasperi vola negli USA come la soddisfazione di doppiare gli interpreti presidente di un governo di coalizione. Ottie- principali o i comprimari anelano a farlo; i di- ne cospicui aiuti da parte degli americani, ma rettori, che si sentono forti per essere i refe- a patto che le forze di sinistra restino fuori del renti delle major statunitensi, sono inamovi- governo. Il 21 giugno il nuovo gabinetto pre- bili e ostacolano qualsiasi intromissione nella sieduto da De Gasperi ottiene la fiducia loro categoria; inoltre, alcuni di essi tende a dell’Assemblea Costituente. Non ci sono i so- distribuire le parti senza tener conto dell’e- cialisti e i comunisti; c’è invece Giulio Andre- ventuale legame che s’instaura tra una voce e otti che il 21 luglio 1948 inaugura i ricostruiti un volto; le giovani generazioni incalzano per stabilimenti di Cinecittà. “Governa verso l’al- sostituire le vecchie e gli “anziani” si sentono to, timoniere! Anche il cinema nostro è una sempre più emarginati, trovando sbarrata la grande nave. E voi coraggio vogatori che se- via che porta alla funzione di direttore. Per dete al banco! Un grande cammino è da com- gran parte dei soci della CDC il mestiere di piere, cinema nostro!”. Il giornalista della Set- prestare la voce è l’attività principale, di con- timana Incom conclude il suo articolo letto seguenza è di vitale importanza conservare le dal solito Guido Notari, entrambi, non aven- posizioni raggiunte se proprio non si riesce a do avuto ancora il tempo di disperdere l’uno la passare nella categoria superiore e approdare retorica, l’altro l’enfasi di un passato che poi nella agognata A. Nel 1951 il malumore serpeg- tanto passato non é. Il 29 luglio del 1949 viene Il regista Mervyn LeRoy si affaccia sulla folla di gia in CDC. Incrocci, tenta di correre ai ripari varata la legge n° 448 detta “piccola” che intro- comparse a sua disposizione sul set di “Quo Vadis?” facendo alcune concessioni alle aspettative di duce la “tassa sul doppiaggio” sui film stranie- quegli attori che più di altri si sono resi dispo- ri, allo scopo di creare un fondo per il finan- due organizzazioni distinte: la O.D.I. e la nibili a lavorare nel doppiaggio pregiudican- ziamento di quelli italiani e il 29 dicembre la A.R.S. che si è appena formata. Ai doppiatori do anche l’attività teatrale e cinematografica. legge n° 958 detta “grande” o anche “legge An- della O.D.I. vengono affidati gli attori che in- Inutilmente. Anche in O.D.I. le tensioni sono dreotti” con la quale, tra l’altro, viene elevato terpretano i romani; a quelli della A.R.S. i cri- arrivate al punto di rottura. I doppiatori dissi- al 18 % il contributo per i prodotti nazionali di stiani. A Robert Taylor, nella parte di Marco denti delle due organizzazioni, che s’incon- “particolare valore artistico” e viene concesso Vinicio, presta la voce Carlo D’Angelo, a Leo trano sui set cinematografici, decidono di un abbuono del 20 % sui diritti erariali agli Genn (Petronio) Roldano Lupi, ad uno straor- fondare una nuova società di doppiaggio. Il esercenti che programmano pellicole italiane. dinario Peter Ustinov nella parte di Nerone, primo marzo 1952, il notaio Olinto de Vita rac- L’effetto è immediato. Dai circa cinquanta aderisce magnificamente la recitazione di Ar- coglie le intenzioni di Incrocci Augusto, Silva- film prodotti nel 1948 si passa ad oltre cento noldo Foà. Tra gli altri ci sono anche, per la ni Aldo, Verna Gaetano, Bruchi Valentino, Pi- pellicole nel 1950, mentre sul territorio nazio- O.D.I., Adriana Parrella (Atte), Guido Notari su Mario, Cristina Olinto, Geri Adolfo, Ferrari nale centinaia di sale cinematografiche apro- (Tigellino), Michele Malaspina (Paolo), Vitto- Mario di formare una nuova organizzazione no i battenti raggiungendo in questi anni le rio Sanipoli (Ursus), Gianrico Tedeschi (Fla- di doppiaggo, denominata ARS (Attori Riuniti settemila unità. Le due organizzazioni princi- vio). Deborah Kerr nella parte di Licia è dop- Sincronizzatori). Nello stesso periodo biso- pali di doppiaggio operanti a Roma, C.D.C. e piata da Gemma Griarotti, Patricia Laffan gna doppiare il divertente, gaio e spumeg- O.D.I., non risentono affatto delle nuove mi- (Poppea) da Gabriella Genta. Per la A.R.S., tra giante dove le problematiche legate all’avven- sure legislative visto che è consuetudine dop- gli altri, Aldo Silvani doppia Finlay Currie to del sonoro sono narrate con taglio didattico. piare anche i film italiani. Una macchina, (Pietro) e Olinto Cristina fa recitare Felix Ayl- Nel film recita Gene Kelly che è sempre stato quella del doppiaggio, che non conosce soste e mer (Plauto). Il film non è affidato, strana- doppiato da Adolfo Geri. Ma Geri si è trasferi- gira a pieno ritmo. Nel 1949 la MGM decide di mente, alla C.D.C. Nell’anno 1952 avviene la to in A.R.S. La pellicola è affidata alla neonata rifare – è la terza o quarta volta! – il Quo Vadis? prima scissione di un certo rilievo in seno alla società con disappunto della C.D.C. La vicen- per la regia di Mervyn LeRoy. L’investimento Cooperativa Doppiatori Cinematografici di da narrata è nota: nella Hollywood del 1927 si stabilito è il più alto nella storia delle produ- cui Augusto Incrocci è presidente dalla fonda- sta girando una pellicola, Il cavaliere misterioso, zioni cinematografiche, ma non sufficiente zione, avvenuta nell’estate del 1944. La politica pensata per il muto. Però l’enorme successo per girare negli Stati Uniti. Vengono scelti gli di Incrocci si può riassumere in tre punti: 1°) del primo film sonoro della storia del cinema, stabilimenti sulla via Tuscolana per realizzare il lavoro deve essere equamente distribuito Il cantante di Jazz, obbliga il produttore Simp- la pellicola che dovrà diventare il kolossal per per garantire ad ognuno il minimo necessario son (Millard Mitchell, voce di Gaetano Verna) eccellenza della storia del cinema. Gli spazi per condurre una vita dignitosa; 2°) avere un ad inserire il parlato nel suo film. Il protagoni- intorno ad essi sono enormi e tali da permet- atteggiamento di apertura verso le legittime aspi- sta, Don Lockwood (Gene Kelly, voce di Adolfo tere alle legioni romane di muoversi con una razioni dei doppiatori ad associare in modo stabi- Geri), è capace di recitare con la sua bella vo- relativa facilità. Cinecittà diventa il centro del le e duraturo la loro voce ad un divo o caratterista ce, al contrario dell’antipatica Lina Lamont (Je- mondo cinematografico e si parla di essa come famoso di Hollywood; 3°) cercare di rendere più an Hagen, voce di Zoe Incrocci), che ne possiede della “Hollywood sul Tevere”. Migliaia di romani facile il passaggio ad una categoria superiore e segue a pag. successiva 18 [email protected] segue da pag. precedente una improponibile. Tutti gli sforzi del regista Quella leonessa era l’Africa che si liberava? (Douglas Fowley, voce di Federico Collino) per far recitare Lina sono vanificati dall’insulsaggi- A 50 anni di distanza dall’uscita, riproposto a Torino ne dell’attrice, la cui carriera sta per concluder- (Cinemambiente) “Nata Libera” di James Hill, un “classico” si grazie al sonoro. Il produttore risolve il pro- del cinema ecologista Le ultime immagini di Elsa troverà infine il suo clan, un compagno “Nata Libera” (“Born ed avrà dei cuccioli: ma non dimenticherà mai Free”, James Hill, Gran gli Adamson, al punto tale da avvicinare loro Bretagna, 1966), sono anche la propria prole. “Nata libera”, forse il quelle della possente primo dei film sugli animali che non è pensa- leonessa che con tutta to solo per ragazzi, supera gli schemi antropo- la, riacquisita, indo- morfici proprio delle produzioni disneyane, mita dignità di cui è nelle quali gli animali hanno comportamenti portatrice accudisce la e sentimenti uguali agli umani, documentari Enzo Lavagnini sua prole. E’ una scena che impazzavano nelle sale, anche italiane, di grande fierezza, che suggella un racconto sempre in abbinata con i classici cartoni ani- d’amore, di rispetto, di indipendenza. Sospin- mati. La durezza e la crudeltà, ed anche la fe- ta dalle note di John Barry, maestro delle co- rocia, del regno animale in “Nata libera” non Gene Kelly (Don Lokwood) lonne sonore (due Oscar, solo per questo vengono espunte. Affatto. Tutto viene raccon- film), la storia di Elsa, questo il nome della le- tato con onestà, senza rimozioni, senza bana- blema utilizzando una tecnica da poco onessa, emozionò ed emoziona ancora, come le sentimentalismo, in una sorta di diario eto- inventata, il doppiaggio. La prescelta per dop- è successo al recente logico che Joy tiene per piare Lina è la deliziosa Kathy Selden (Debbie Festival Cinemambien- raccontare il comporta- Reynolds, voce di Flaminia Jandolo) verso la te di Torino numero 19. mento di Elsa. Da elo- Col libro da cui il film è giare il lavoro dello sce- tratto, con la serie tv neggiatore Lester Cole, che dal film derivò, in- un blacklisted, che qui tere generazioni sono firma con uno pseudo- state avvicinate ad una nimo, il quale si “limita” concezione “ambienta- a seguire il romanzo, lista” della vita, quando evitando i toni patetici l’ambientalismo, di fat- ed intrecciando situa- to, ancora non c’era. La zioni che sono di per se storia. Il guardacaccia portatrici di pathos. Ol- inglese George Adam- tre al discorso “etologi- son, nel suo lavoro nel co” ed “ambientalista”, nord del Kenia, è co- c’è però, in controluce, stretto ad uccidere una una lettura ulteriore che leonessa, per accorgersi viene naturale dare al solo dopo che lascia tre film. I fatti narrati sulla cucciole. Pieno di sensi vera storia di Elsa si ri- Jean Hagen (Lina Lamont) di colpa, le porta a casa e feriscono Siamo in le affida a Joy, sua- mo quel Kenia che troverà, quale Don nutre un crescente interesse. Lina glie, che se ne innamo- al pari di tante altre na- pretende per contratto l’assoluto silenzio sull’e- ra, le cura, le cresce. Tra zioni africane, l’indi- spediente usato per farla recitare in voce, ma la le piccole leonesse, una diviene la sua pupilla: pendenza da lì a poco, nei primi anni dei ‘60. pazienza dei colleghi è ormai esaurita. Nella Elsa, la più piccola, la più fragile, però la più Il progressivo crollo del colonialismo, raccon- serata della prima, in una fantasmagoria di lu- coraggiosa ed intraprendente. Quando le leo- tato in tanti film, si pensi a “La battaglia di Al- ci, il cast di attori di Il cavaliere misterioso è accol- nesse cresciute in casa dagli Adamson diven- geri” di Gillo Pontecorvo (anche questo un to dalla voce squillante di Zelda Zanders (Rita gono adulte, combinano guai in tutto il vicina- film del 1966), la nascita delle nazioni africa- Moreno, voce di Lia Orlandini). Al termine del- to, ma non si può re- immetterle nella natura ne, sono fatti centrali della storia del novecen- la proiezione Lina pensa di poter ringraziare perchè non sanno né cacciare, né cavarsela. to. E, proprio come l’Africa, anche Elsa rag- gli spettatori con la sua stridula voce, ma il Unica soluzione uno zoo, in Europa. Joy, che giunge la propria indipendenza; grazie a Joy e pubblico reagisce con sghignazzi e grida. Men- ha con Elsa un rapporto davvero speciale, si a George, nessuno zoo la conterrà. Più. E’ libe- tre Kathy, nascosta, doppia Lina invitata a can- ribella a questo destino. Due delle leonesse ra, nella sua terra, perchè è sempre stata libe- tare dal pubblico, il sipario viene aperto dal raggiungono lo zoo di Rotterdam, mentre El- ra. Dalla collina, che ora porta il suo nome, nel produttore, da Don e da Cosmo Brown (Do- sa resta così con George e Joy. Il compito che Parco Nazionale Meru, Elsa domina con lo nald O’Connor, voce di Paolo Ferrari. Nel canto la coppia si dà è quello di abituare lentamente sguardo il proprio futuro. Il film è semplice e la voce è di Elio Pandolfi). Il conto con Lina è Elsa al “selvaggio”, in un “training” che le per- grandioso. Un film “piccolo”, nel budget ed definitivamente chiuso e la sua carriera giunta metta di tornare a vivere libera, di trovare un anche nello spazio che gli è toccato nella sto- al termine. E’ bene ricordare che è il produttore gruppo di consimili. Una prova immensa an- ria del cinema, che parla come pochi di amo- a dettare la linea: “mi raccomando che Lina che per Joy che, pur amandola, sa che deve la- re, di rispetto, di indipendenza, e facendolo ci non ne sappia niente!”. Lina non doveva sapere sciarla andare. Il compito non è davvero di fa respirare una ventata d’aria buona, sulla che avrebbe recitato con la voce di un’altra! quelli semplici. Elsa ormai è del tutto dipen- collina di Elsa... Quello che è più grave è che neanche il pubblico dente da George e Joy, non sa procurarsi cibo, doveva saperlo. non sa difendersi da altri animali. Un compi- Gerardo Di Cola to difficile che però sarà salutato dal successo. Enzo Lavagnini 19 n. 41 Le straordinarie avventure di Pentothal È una giornata di oggi fonte di ispirazione per tantissimi arti- Aprile del 1977 e nel sti. La sperimentazione grafica è perenne e gli quarto numero della stessi strumenti di disegno cambiano di tavo- rivista alter alter appa- la in tavola, persino di vignetta in vignetta. iono per la prima volta Dopo la prima parte ambientata a Bologna, le tavole di un ragazzo cambia anche l’ambientazione e ci ritroviamo che sarebbe di lì a po- in viaggio in un deserto senza fine in prossi- co divenuto uno dei mità di Napoli, immersi in una giungla tropi- più grandi fumettisti cale, tra mille insidie, assistere alle vicende di di sempre: Andrea Pa- un gatto paracadutista (racconto in cui Paz Davide Deidda zienza. L’opera in que- omaggia Robert Crumb, padre di Fritz il Gat- stione è Le straordina- to), per poi ritrovarci di nuovo a casa di An- rie avventure di Pentothal e sarebbe sminuente drea, dove l’artista riceverà il dono del dise- parlarne (solo) come un ritratto della giovi- gno dalla Natura in persona. Benché fosse nezza e della Bologna del ‘77, nello sfondo del- appena entrato nel mondo del fumetto, An- le rivolte studentesche, del Dams e di Radio drea Pazienza si affermò immediatamente Alice: Pentothal è Andrea Pazienza e leggere come un innovatore e un genio artistico senza Paz significa vivere Paz, significa farsi- tra precedenti e dalla collaborazione con Filippo Immagine realizzata da Andrea Pazienza per la sportare in un mondo ricco e variegato, entra- Scozzari (che Paz non si esime dal ritrarre e copertina della prima raccolta in volume de “Le re nella tavola di un genio che trova la sua rea- dal citare spessissimo nelle sue opere, insie- straordinarie avventure di Pentothal”, realizzata da lizzazione nella pura espressione del fumetto, me a tantissimi altri suoi amici, colleghi, co- Milano Libri nel marzo del 1982 del segno, della parola. Attraverso il serbatoio del suo rapidografo e le setole dei suoi pennel- li entriamo in lui e facciamo un giro nelle gio- stre dell’allegria e della tristezza, della bellezza e della bruttezza, dell’euforia e dell’angoscia. Veniamo inghiottiti dall’inchiostro e benché non sappiamo dove ci porterà questo salto non rallentiamo e ci tuffiamo alla ricerca di qualcosa che in fondo neanche noi sappiamo. L’artista ha messo se stesso nel foglio (lo stes- so protagonista non è nient’altro che la sua proiezione fumettistica), come tutto ciò che era la sua vita, passata attraverso il filtro delle sue emozioni. Le avventure di Pentothal diven- tano così le avventure del suo creatore e tutta l’opera è permeata da questo particolare aspetto biografico visto in chiavi sempre di- verse. È l’11 Marzo del 1977 e Francesco Lorus- so viene ucciso con un colpo di arma da fuoco. Le tavole di Pentothal sono già in redazione e alter alter non uscirà prima del mese seguente, ma Andrea non può capacitarsi di quello che è successo. Bologna è cambiata. Il mondo è cambiato. Andrea è cambiato: la sua storia Da sx: la prima tavola e la seconda, del primo episodio (18 tavole) de “Le straordinarie avventure di Pentothal” non può finire così. Madonna, vi giuro, crede- fumetto d’esordio di Andrea Pazienza pubblicato su “alter alter” n. 4 dell’Aprile 1977 vo fosse uno sprazzo, era invece un’inizio re- cita la tavola che Pazienza portò noscenti) nacque la famosa Trau- manifesti artistici e culturali degli anni ’80: come vera chiusura a quello che mfabrik (già dal secondo episodio Frigidaire. Fondata da Vincenzo Sparagna al contrario di quanto pensava de Le straordinarie avventure di Pen- (che allora era tra i direttori de Il Male, impor- non era che un capitolo, l’inizio tothal una scritta recita che è una tantissimo giornale satirico, per il quale Pa- di tutto. Egli non ha idea di dove Traumfabrik Produktion!), la fuci- zienza realizzò numerose storie e vignette, andrà a parare la sua storia ep- na di idee di Via Clavature 20 a Bo- tra le quali quelle con protagonista il presi- pure continua a realizzarla, pub- logna. È la volta poi di Cannibale, dente Pertini) e sempre da Tamburini e Scoz- blicando di volta in volta un epi- rivista underground italiana nata zari, Frigidaire vedrà la nascita dalle mani di sodio dove racconta utilizzando grazie a Stefano Tamburini ma che Pazienza, nel 1981, di Zanardi, il cinico e vio- mille stili diversi eppure rima- vedrà poi all’opera il team formato lento antieroe che bazzica per i corridoi del Li- nendo inconfondibile. Saltano da Filippo Scozzari, Massimo Mat- ceo Scientifico Fermi di Bologna insieme agli all’occhio influenze di ogni tipo, tioli, lo stesso Tamburini, Tanino amici Colasanti e Petrilli, in quel Scola- da Barks e Disney, da Jacovitti a Liberatore e ovviamente Andrea stico che ribadisce che la pazienza ha un limi- Crumb e ovviamente Moebius, Autoritratto in rosa di Andrea Pazienza. Questi ultimi tre (Tam- te, Pazienza no. Tutto questo mondo già si af- l’artista francese che pochi anni Pazienza (1956 - 1988) burini ai testi, coadiuvato ai dise- facciava, citato tra le vignette di Pentothal e prima era stato il fondatore di fumettista e pittore gni da Liberatore e Pazienza) cree- persino lo stesso Zanardi spunta col suo naso Metal Hurlant, dove avrebbe pubblicato storie ranno su queste il celebre personaggio di a becco a poche pagine dalla conclusione in rivoluzionarie come Arzach e Il Garage Ermeti- Ranxerox, che proseguirà la sua pubblicazione quell’ultimo episodio, dove troviamo una ri- co (pubblicate per la prima volta in Italia rispet- (stavolta con il realistico tratto e i colori di Libe- flessione sulla droga, costante della vita di tivamente da alter alter e da alterlinus), ancora ratore) sulla rivista che sarà uno dei più fervidi segue a pag. successiva 20 [email protected] segue da pag. precedente Teatro di Pazienza, e trattata spesso nella sua carriera, ora con ironia (come in Perché Pippo sembra uno sballato?), ora con rimpianto e amarezza (come Cesare al festival shakespeariano di Verona in Pompeo). E proprio dove ci aspettiamo di tro- vare una conclusione, arriviamo alla fine -da Il Giulio Cesare nella lettura del regista spagnolo Alex vanti a un tabellone ferroviario, quasi a sancire Rigola apre il festival shakespeariano di Verona una partenza più che un arrivo. Oggi sono pas- sati quasi quarant’anni da quel folgorante esor- Nell‘ anno shakespea- di reciproca dipendenza, di violenza latente in dio e Paz avrebbe continuato a lasciare il segno riano al Teatro Roma- cui si muovono i personaggi shakespeariani è per soli altri 11 anni, morendo in una giornata di no di Verona, dove si la dimensione da cui prende le mosse la regia giugno del 1988, a Montepulciano. Quest’anno svolge da quasi set- di Rigola. Fra gli interpreti accanto a Maria avrebbe compiuto 60 anni ma il tempo trascor- tant’anni il festival Grazia Mandruzzato troviamo nei panni di so dalla sua Storia di Astarte, ultimo racconto più antico dedicato in Marc’Antonio Michele Riondino, apprezzato lasciato incompiuto a causa della sua improvvi- Italia al Bardo, va in attore che gode di vasta notorietà grazie all’in- sa scomparsa, non ha scalfito le sue opere, che scena dal 6 al 9 luglio terpretazione per il piccolo schermo del giova- riescono sempre a stupire, divertire e emozio- un’edizione molto at- ne Montalbano. Formazione e percorsi molto nare lettori di qualunque generazione, acqui- tesa del “Giulio Cesa- diversi per gli altri dieci interpreti: da un lato stando l’immortalità che meritano i capolavori. Giuseppe Barbanti re”, opera del dramma- abbiamo performer come Silvia Costa, Pietro Davide Deidda turgo inglese intensa e Quadrino, Raquel Gualtero e Andrea Fagaraz- appassionata che pone al centro la questione zi con alle spalle esperienze internazionali dell’esercizio del potere. Questo allestimento guidati da maestri del calibro di Romeo Ca- segna il debutto in Italia di Alex Rigola, nome stellucci, Jan Fabre e Sasha Waltz, dall’altro di spicco della scena teatrale europea e diret- giovani e talentuosi attori che si sono formati tore della sezione teatro alla Biennale di Vene- alla scuola del Teatro Stabile del Veneto-Tea- zia, che già aveva acquisito una notorietà al di tro Nazionale come Margherita Mannino, fuori della Spagna, suo paese natale, una Eleonora Panizzo e Riccardo Gamba. Comple- quindicina di anni fa con una fortunata edi- tano il cast due attori di grande esperienza co- zione del “Giulio Cesa- re”. La tragedia non compariva da dieci anni nel cartellone dell’Esta- te Teatrale Veronese: Shakespeare scrisse que- sto testo in parte facen- do riferimento a ben precise vicende stori- che, peraltro concen- trate nel loro sviluppo nell’arco di pochi gior- ni rispetto alla effetti- va scansione tempora- le degli eventi diluita in più anni, in parte alla traduzione inglese del testo di Plutarco Alex Rigola (foto di Giorgio Zucchiatti - Courtesy la Biennale di Venezia) Fumetto di una pagina realizzato da Davide Deidda “Vite dei nobili greci e su un soggetto del suo compagno di classe Michele romani”. L’approccio del drammaturgo ingle- me Stefano Scandaletti e Michele Maccagno, Sanna se con il tema del potere è particolarmente che ricoprono rispettivamente i ruoli di Bruto originale: rinuncia alla centralità di un prota- e Cassio, accomunati nello sviluppo della vi- gonista assoluto - lo stesso Giulio Cesare spa- cenda dalla determinazione che l’assassinio di risce al terzo atto - e punta sui temi della poli- Giulio Cesare sia l’unica via percorribile. Rigo- tica e sulla coralità dell’ambientazione. Anche la si avvale per questo spettacolo dell’apporto all’interno della triade formata da Bruto, Cas- di un team di suoi collaboratori affiatati: per sio e Marc’Antonio, a nessun personaggio lo spazio scenico Max Glaenzel, per l’aspetto Shakespeare dà un peso maggiore, dipingen- sonoro Nao Albet, per le luci Carlos Marquerie do, grazie ad una serie di altre figure ben indi- e per i costumi Silvia Delagneau. L’allesti- viduate, l’affresco di una lotta spietata al pote- mento, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto re, segnata dalla prevaricazione dei contendenti – Teatro Nazionale, sarà presente nella prossi- e dalla sconfitta di ogni sogno di libertà. Rigola ma stagione nei cartelloni dei principali teatri ha affidato il personaggio di Giulio Cesare ad italiani ed è destinato a varcare i confini na- una interprete femminile, Maria Grazia Man- zionali per portare in altri paese europei il ta- druzzato, facendone un po’ il “trait d’union” lento e la passione degli attori italiani coinvol- fra la nostra contemporaneità, contraddistin- ti in questa avventura. ta dalla presenza di un numero sempre più consistente di donne investite di posizioni decisionali “di comando”, ed un contesto sto- rico in cui il ruolo della donna era ben diverso. Lo stato di precarietà, di contraddizione continua, Giuseppe Barbanti Vignetta di Davide Deidda 21 n. 41

Sul fronte dell’organizzazione delle Biblioteche in Italia Biblioteca Colonna a Marino (Roma): un caso culturale da risolvere Non sono molti i fre- territorio attraverso l’assegnazione di al- quentatori assidui cune borse di lavoro nella biblioteca, o della Biblioteca Co- quando hanno attivato i tirocini per gio- munale Vittoria Co- vani studenti, l’attività si è rimessa in lonna di Marino, ma marcia, garantendo un servizio suffi- sono di ogni tipo: stu- cientemente adeguato. Queste situazio- Andrea Fabriziani denti universitari e li- ni, però, si sono estinte nel giro di sei o ceali ma anche mam- sette mesi, proprio quando l’apprendi- me che educano i loro bambini alla lettura, stato era completo, e alla scadenza dei anziani che leggono il giornale del mattino, contratti, nessun nuovo dipendente è curiosi in cerca di un libro per passare il tem- stato assunto con contratto indetermi- po e signore appassionate di lettura. Qualche nato. Solamente magre consolazioni, al- mese fa le sale erano piene, soprattutto di gio- tre borse lavoro con durata semestrale, vani studenti: sono bastati pochi mesi di sag- altri tirocini, riiniziando ogni volta il lavoro di storico locale. Un archivio i cui primi docu- gia dirigenza comunale e piccoli - davvero apprendistato, e ritrovandosi ogni sei mesi al menti risalgono al 1908 e che sono chiusi in piccoli - investimenti per avere un orario con- punto di partenza. Gestita in compartecipa- una sala sotterranea. Documenti antichi, tinuato dal lunedì al venerdì, le postazioni in- zione tra il comune di Marino e il consorzio, la spesso neanche catalogati e inservibili, che ternet e il collegamento Wi-Fi funzionanti. Biblioteca Vittoria Colonna è l’unica che, per essere preservati hanno subito un proces- Oggi, a distanza di pochissimo tempo, le all’interno del consorzio stesso, riduce il ser- so di depolveratura più di dieci anni fa, e poi quattro sale adibite alla lettura, e una quinta vizio al cittadino anziché ampliarlo. L’unica più nulla. Nessun progetto di restauro o di di- sala che è tenuta chiusa per motivi di mancan- che, per preservare un minimo di attività sul gitalizzazione dei volumi è mai stato messo in za di personale, so- piedi dalle autorità competenti. La situazione no scarsamente fre- va risolta, la biblioteca salvaguardata, e pur- quentate, la rete troppo per chi dovrà aprire il portafoglio, ri- internet è bloccata. chiede degli interventi economici. Piccoli in- Le postazioni infor- terventi in realtà, anche se la struttura ha un matiche riservate ai bisogno pressante di interventi architettoni- dipendenti non so- ci. Una prima soluzione sarebbe accrescere la no aggiornate ab- presenza del consorzio nella gestione, au- bastanza da poter mentando i suoi dipendenti all’interno della attivare il servizio biblioteca, ma questo, per il comune di Mari- di autoprestito, che no, rappresenta un costo (sembrerebbe) trop- permetterebbe ai po esoso. Sarebbe auspicabile l’aumento dei tesserati di prende- dipendenti comunali da uno a due, se non tre, re in prestito i libri tramite opportuni bandi, e ripristinare la li- in maniera elettro- nea adsl, ormai necessaria e imprescindibile nica e autonoma, in una biblioteca di qualsiasi tipologia. Spe- senza la registra- riamo allora che la nuova amministrazione zione del prestito comunale, appena insediata, abbia la sensibi- nel sistema online lità e la lungimiranza di investire nella cultura da parte del biblio- Biblioteca Vittoria Colonna a Marino (Roma): Corso Vittoria Colonna (Parco di Villa marinese, in quelle strutture che faticano a tecario, servizio at- Desideri) 00047 Marino (RM) Tel 0693802069. Attualmente aperta solo il martedì e sopravvivere, forse perché non restituiscono tivo nella maggior giovedì dalle 9.30 -13.30 e dalle 15.00 alle 18.00. Email referente: biblioteca@comune. risultati evidenti a livello economico (la ormai parte delle altre bi- marino.rm.it celebre questione della cultura che non pro- blioteche del circondario. Il registro delle duce utili) e che invece dovrebbero essere vive firme conta, quotidianamente, sempre e vitali. meno nomi. La Biblioteca di Marino, in- Andrea Fabriziani fatti, da qualche tempo, ha una sola di- pendente comunale al suo interno, che la Biblioteca Vittoria Colonna gestisce affiancata da due dipendenti del Nella primavera del 1984 veniva inaugurata la bibliote- Consorzio delle biblioteche dei Castelli ca comunale di Marino, intitolata alla poetessa Vittoria Romani di cui fa parte, e da una bibliote- Colonna che in questa cittadina ebbe i suoi natali nel caria che si ritrova a pochi mesi dalla 1490. La sede venne inserita entro la cornice storica della pensione, senza la prospettiva di una so- casina di caccia dei Colonna - l’antica Villa di Belpog- stituzione adeguata. E non è tutto: la bi- gio. La sede è di 600 Mq, 80 Posti a sedere, 3 Sale lettura blioteca ha ridotto l’orario di apertura + 1 per ragazzi, Accesso diversamente abili, Bagno diver- settimanale, passando da cinque matti- samente abili. Questa la distribuzione degli spazi: Piano ne di attività, più due pomeriggi a settimana, territorio, è aperta solo nei giorni di scarico e terra: direzione e servizio reference; sezione ragazzi con a soli due giorni di apertura con orario conti- carico dei libri in prestito. L’unica che non angolo giochi; postazione per disabili visivi; Primo pia- nuato, il martedì e il giovedì, giorni in cui i di- partecipa alle attività culturali organizzate no: due sale lettura adulti; Zona sottotetto: fondi storici; pendenti del consorzio hanno dato la propria di- del consorzio, come le rassegne cinematogra- Zona seminterrato: Archivio storico e Centro di Docu- sponibilità e in cui la biblioteca riceve i libri dei fiche del “Cinema nelle biblioteche”. Ogni tan- mentazione Locale (fonte Consorzio SBCR - Sistema prestiti interbibliotecari. Il servizio per l’utenza to qualche buon insegnante delle scuole del Bibliotecario per i Castelli Romani - è un ente pubblico è quindi ridotto all’osso. Quando le autorità co- territorio porta in visita i propri ragazzi, mo- cui aderiscono attualmente tutti i 17 Comuni dell’Area munali hanno aiutato alcuni disoccupati del strando la struttura che ospita anche l’archivio Castelli Romani) 22 [email protected] Ciao Davide! Domenica 25 ottobre la superficie delle cose e dei fatti. Di questo ne notturne, le risate che ci facevamo, le confi- 2015 Davide Zordan se ha dato testimonianza anche occupandosi di denze scambiate, le discussioni, a volte di- ne è andato per sem- cinema, come ha fatto per anni in qualità di scordanti, sui film visti, come mancheranno pre. Aveva 47 anni. Ha responsabile del Religion Today Filmfestival, ai lettori di «Cabiria» e delle altre testate con lasciato sua moglie ma soprattutto scrivendo per «Cabiria» (e pri- cui collaborava le sue pagine precise, profon- Lucilla e il suo bambi- ma ancora per «Ciemme») alcune pagine illu- de, dense. Il meglio dei suoi contributi, lo rac- no Federico, di 4 anni. minanti. Ne è una prova lo scritto Cinema e coglieremo nel prossimo numero di «Cabi- La malattia che lo ave- spiritualità, preparato per il Congresso mon- ria», il 182, che uscirà a settembre 2016. Per Marco Vanelli va colpito nell’estate diale del signis, tenutosi a Roma dal 25 al 27 intanto leggiamo, ora, Cinema e spiritualità 2014, e che ha saputo affrontare con serenità e febbraio 2014, al quale aveva partecipato. È come una sorta di testamento spirituale di un coraggio, non gli ha concesso scampo. Davide stato trovato tra le sue carte, in inglese. L’han- amico che ha saputo coniugare la sua fede con era il caporedattore di «Cabiria-Studi di Cine- no tradotto in italiano alcuni amici suoi, tra la sua passione per il cinema, la sua compe- ma», la rivista che io dirigo, ma per me è stato cui io. Vi si ritrova tutto il suo mondo: la fede e tenza filosofica con una rara penetrazione cri- soprattutto un amico, un confidente, alle vol- la spiritualità, che non sono la stessa cosa; l’atten- tica. A nome di tutti quelli che, anche senza te un complice. Era un uomo colto, curioso, zione alle immagini e all’immaginazione nell’e- averti conosciuto di persona, ti hanno stimato disponibile, aperto alle sollecitazioni più di- sperienza religiosa personale e collettiva; l’entu- e voluto bene, ti dico ancora: ciao Davide! sparate, umile, allegro. E un uomo profonda- siasmo di poter allargare i propri orizzonti mente spirituale: non solo perché di profes- conoscitivi grazie alle proposte e alle iniziative in- sione faceva lo studioso di teologia, ma per la ternazionali e multiculturali del Religion Today. Marco Vanelli sua natura più intima che sapeva vedere oltre Mi mancheranno le sue lunghissime telefonate Direttore di Cabiria

Da: Cinema e spiritualità, di Davide Zordan (il testo integrale si può leggere su «Cabiria», n. 181-182, aprile 2016, pp. 3-6) e nella nostra fede, a dispetto del tradizionale sospetto e ostilità della teologia nei loro con- fronti, specialmente nei riguardi dell’immagi- nazione, considerata come il regno dell’illu- sione e collegata al nostro desiderio da purificare o addirittura reprimere. Di fatto, nonostante ciò che i teologi hanno detto per Cabiria Studi di cinema - periodico quadrimestrale di secoli, l’immaginazione gioca un ruolo decisi- studi cinematografici edito dal Cinit vo nella nostra vita morale e spirituale, e que- Insieme partecipano anche a un workshop sto è un punto che io ho cercato di evidenziare durante il quale presentano e discutono il con la mia ricerca. L’importanza religiosa proprio lavoro di cineasti. L’idea base è di cre- dell’immaginazione è anche la ragione per cui are un contesto umano, culturale e spirituale mi interesso allo studio di cinema come op- che valorizzi le differenze come elementi in portunità per un’esplorazione e trasformazio- grado di arricchire la nostra visione del mon- ne spirituale. Allo stesso tempo e a un livello do, con l’obiettivo di passare «da una cultura più specifico, come membro dello staff di un dell’indifferenza alla convivialità delle diffe- Davide Zordan film festival, impegnato da più di 10 anni renze» (queste parole, di Tonino Bello, vesco- Vorrei brevemente introdurre me stesso e il nell’organizzazione del Religion Today a Tren- vo italiano che fu presidente del movimento mio percorso di studioso e membro di un film to, ho riscontrato che l’immaginazione, e in Pax Christi, sono diventate un motto e un’i- festival dedicato alla spiritualità e in partico- particolare l’immaginazione nutrita dal potere spirazione per l’attività di Religion Today). lare alla diversità culturale e religiosa. Ho stu- del cinema, è importante nella comprensione Come parte del Festival, inoltre, vengono or- diato teologia in diverse istituzioni cattoliche degli altri popoli, delle loro culture e delle loro ganizzati seminari di studio, eventi, spettaco- e dal 2005 lavoro come ricercatore nel campo fedi, e nell’evitare gli stereotipi. Fondato nel li dal vivo e programmi didattici per le scuole. delle scienze religiose in una fondazione di ri- 1997, Religion Today è un festival dedicato al ci- Quello che intendo suggerire brevemente in cerca pubblica a Trento (in un contesto non nema delle religioni. Grazie a diverse sedi che questa mia presentazione si colloca all’inter- confessionale: sottolineo questo fatto perché ospitano il Festival non solo nella città di Tren- sezione tra un’indagine teorica sulla religio- è inusuale in Italia fare ricerca sulla religione to ma anche in varie località provinciali, siamo ne, l’immaginazione e il cinema da un lato, e, e in teologia fuori dalle istituzioni ecclesiasti- in grado di raggiungere un vasto pubblico a cui dall’altro, l’esperienza pratica di uno scambio che). Come ricercatore mi sono interessato a offriamo la possibilità di vedere opere prove- interculturale e interreligioso mediato, e di fondo al ruolo delle immagini e dell’immagi- nienti da industrie lontane e poco conosciute, fatto sostenuto, dal cinema nell’ambito del nazione nello sviluppo della vita morale di difficilmente accessibili in altri contesti. La ric- Religion Today Filmfestival. [...] Come antici- una persona e dei suoi sentimenti e atteggia- chezza delle diverse religioni viene presentata pato, il concetto centrale del Festival è usare il menti religiosi. La decisione personale di cre- a un pubblico al quale è data anche l’occasione cinema per esplorare le differenze tra le reli- dere o di non credere in Dio dipende da quali di incontrare faccia a faccia persone impegna- gioni. Questa idea implica che tutte le religio- immagini di Dio uno porta con sé e tale patri- te nel dialogo interreligioso. Durante il Festi- ni abbiano un valore intrinseco, e che il rico- monio di immagini (ma anche parole, concet- val, filmaker, attori e altri operatori del settore, noscimento di questo valore sia la premessa ti, narrazioni) diventa una cosa sola con l’e- diversi per fede e nazionalità, hanno l’opportu- di qualsiasi tentativo di trovare punti di in- sperienza personale – o più precisamente è il nità di incontrarsi, condividere le loro idee sul contro tra di esse. Le differenze devono essere contenuto figurativo di un’esperienza perso- cinema, sulla religione, sul bisogno di pace in esplorate, apprezzate, vissute più che discus- nale. Perciò immagini e immaginazione sono tante parti del mondo, e, se vogliono, di prega- se e valutate. Per quanto possibile, dobbiamo importanti. Lo sono nella nostra vita spirituale re insieme, ciascuno secondo la propria fede. segue a pag. successiva 23 n. 41

segue da pag. precedente abitare le differenze: differenze che ci arricchi- Ben-Hur e la componente lucana e pugliese scono ma che ci mettono anche in crisi e ci fe- riscono. In che modo un film può offrirci la Il nuovo kolossal «Ben-Hur» del regista kazako Timur possibilità di abitare le differenze religiose? In Bekmambetov, con Morgan Freeman, Tony Campbell e Jack che modo un medium moderno come il cine- ma può restituirci una rappresentazione effi- Huston, uscirà nella sale - anche in versione 3 D - Giovedì 8 cace del religioso nelle sue sfaccettature mol- Settembre teplici e variate? In primo luogo il cinema ha il vantaggio di concentrarsi non sulle dottrine «L’epica vicenda di di realizzazione in una particolare vetroresina religiose ma piuttosto su gesti e atteggiamenti Giuda Ben-Hur, gio- delle scocche delle bighe di Ben-Hur e di Mes- concreti. Si vive la religione prima di capirla, e vane dalle nobili ori- sala e la loro rifinitura, eseguiti per due mesi molti tra coloro che vivono sinceramente la lo- gini, falsamente ac- di seguito (da metà febbraio a metà aprile ro religione non sono tuttavia in grado di com- cusato di tradimento 2015) a Cinecittà. La costruzione è stata impe- prenderla, e ancora meno di spiegarla. Questo dal proprio fratello gnativa sia per i dettagli estetici, sia per la ro- non deve sorprendere, perché succede lo stes- Adriano Silvestri adottivo Messala, uf- bustezza richiesta, in considerazione degli so in molti importanti ambiti della nostra esi- ficiale dell’esercito Ro- scontri ripetuti che avrebbero subito sul set. stenza. Ci innamoriamo anche se non siamo mano. Privato del titolo, separato dalla fami- Inoltre sono state create molte armi finte: lan- in grado di dare una definizione di cosa sia l’a- glia e dalla donna che ama, Giuda è costretto ce, pugnali e bastoni per le diverse fasi di com- more. Ora, mentre sicuramente principi e dot- in schiavitù. Dopo anni passati per mare, Giu- battimento. La società Makinarium risulta trine sono difficili da filmare, le pratiche a essi da fa ritorno alla propria terra d’origi- ispirate esprimono nel loro proprio modo una ne per cercare vendetta, trovando in- “conoscenza” immediata della fede, che diffi- vece la salvezza.» La storia è stata cilmente potrebbe essere elevata al rango di te- adattata seguendo più da vicino il ro- oria, ma è rappresentabile dal cinema, sia do- manzo, che racconta la storia di Gesù cumentario che a soggetto. C’è un altro in parallelo con la vicenda principale, importante aspetto da considerare. È esatta- elemento che non era stato incluso mente attraverso l’osservazione di pratiche nel classico originale di William Wy- concrete che le religioni dimostrano di essere ler con Charlton Heston. La produ- soggette a ridefinizioni e trasformazioni con- zione di Jason Brown, per Metro-Gol- tinue. Si potrebbe dire che le formule dogmati- dwyn-Mayer e Paramount, cura il che sono immutabili, e in un certo senso ciò è remake del film del 1959, con una si- corretto, ma è evidente che i comportamenti gnificativa componente lucana e pu- religiosi si rinnovano continuamente. Accanto gliese. Le sequenze in esterno sono ad antiche e venerabili tradizioni, come per state – infatti - girate a Matera (pro- esempio i pellegrinaggi, troviamo sempre clamata Capitale Europea della Cul- nuove forme di partecipazione religiosa, sia tura 2019) nel periodo dal 2 Febbraio personali che di gruppo. A volte queste nuove al 6 Marzo 2015. Il set è stato fissato forme risultano problematiche per le chiese, nei rioni Sasso Barisano e Sasso Ca- per i rappresentanti delle istituzioni religiose, veoso, nel Parco delle chiese rupestri ma sono di grande interesse per capire la vita- e nel Parco della Murgia (sulla Murgia lità e l’ambiguità del fenomeno religioso. Un Timone). Le truppe marciano in lun- altro vantaggio del cinema è la sua capacità di ghe file sulle ampie colline della Basi- collocarsi in un contesto e in circostanze con- licata. Già nel primo trailer interna- crete, o di ricrearli. Nella stragrande maggio- zionale è ben riconoscibile il ranza dei casi, i film sulle religioni non si cura- panorama di Matera. Si combatte no molto della “religione” nel suo complesso strada per strada tra le case, a ridosso – con l’eccezione di qualche documentario del parapetto che si affaccia sul vallo- particolarmente noioso. Il cinema si interessa ne che circonda la Città dei Sassi. En- piuttosto di storie concrete, di frammenti di zo Sisti è responsabile della produzio- vita, ritratti di modalità specifiche di apparte- ne del service e Andrea Alunni è il nenza religiosa, in cui a volte diverse tradizio- location manager. I lavori hanno ni confessionali si incontrano e si intrecciano, coinvolto 2.600 comparse e quattro- fino a scoprirsi diverse da quello che pensava- cento addetti della produzione. La componen- competitiva sul mercato internazionale, da no. Privilegiando il frammento vivido, il detta- te pugliese riguarda – invece - in particolare la quando ha realizzato e curato gli effetti spe- glio e non l’intero, il cinema ci fa perdere l’illu- costruzione delle bighe (che hanno meravi- ciali de Il Racconto dei racconti di Matteo Garro- sione che le religioni siano sistemi monolitici, gliato la produzione U.S.A.), impegnate nella ne, per i quali si è aggiudicato due dei David di uniformi nel loro crèdo e nel modo di espri- leggendaria “corsa”, considerata una delle se- Donatello, nelle categorie “Migliori Effetti di- merlo, e ci permette di cogliere la relazione quenze d’azione più spettacolari della storia gitali” e “Miglior Truccatore”, con Valter Ca- dialettica, e a volte drammatica, esistente del cinema. Una scena complessa, che ha ri- sotto e Luigi D’Andrea, in condivisione con all’interno di ogni gruppo religioso. In quanto chiesto mesi di riprese sul gigantesco set a Po- Gino Tamagnini. I fratelli Magrì presentano arte del tempo, esprimendo l’idea della mute- mezia, dove è stato interamente ricostruito il con orgoglio al pubblico pugliese parte di que- vole natura di ogni cosa, il cinema ci aiuta a ca- Circo Massimo. Gran parte dei teatri e labora- ste ed altre realizzazioni in un Museo Fantasy pire meglio i movimenti, talvolta impercettibi- tori di Cinecittà sono stati impegnati nella la- itinerante: lo scorso anno è stato ospitato a li, che animano le religioni nella nostra realtà vorazione. La Factory Makinarium del barese Mesagne e in questi giorni ad Ostuni in via presente, e ci invita, se vogliamo, a riscoprire Leonardo Cruciano - attiva negli effetti spe- Cattedrale (fino al 10 Luglio). Poi l’esposizione le implicazioni spirituali di questi cambia- ciali all’interno di Cinecittà Studios - si è av- si sposterà a Lecce, dal 13 Luglio al 10 Settem- menti. valsa anche della collaborazione dei fratelli bre. Davide Zordan Gabriele e Vittorio Magrì di Mesagne. Lavori Adriano Silvestri 24 [email protected] Il film-opera d’arte A differenza di altre poiché ciascun ripen- forme d’arte, il cine- samento genera a sua ma possiede il mondo volta una nuova storia. perché ne contende le Riempie la memoria e complessità. Non as- la memoria assume il sume la facciata; elude carattere di luogo di simbologie e messag- fabbricazione perenne, gi e intraprende un di un’indagine che si tracciato di compene- svolge nel durante di un trazione in un’opto- progetto che si realizza metrica deviazione ri- nell’imminenza. Questo Carmen De Stasio spetto alla breve scala il motivo che spinge- cromatica che noi percepiamo, quanti «colori» che rebbe a trattare di tea- teoricamente devono esistere di qua e di là dalla se- tralità corale che scende rie di quei pochi che noi conosciamo (…)1. Nell’e- dal palcoscenico, ne splorazione divergente prevale un’attività dissuade talora la ricor- equazionale carica di incognite. Per questo sività in un poème si- traccio la valorialità artistica del cinema come multané. Apre a una manifestazione di una cultura comprensiva matematica culturale di libertà e liberazione dalle distorsioni della che dà vita all’irripeti- contraddittorietà, con un’azione che non ha bilità dell’esistere; di- nulla di fittizio e mai aggressivo è il collage laga, riempie, svuota il mobile di immagini che rammentano le sepa- vuoto e l’anonimato e razioni e la frammentarietà del vivere-essere. scuote le deviazioni in- L’opera d’arte filmica associa la natura- con trappolate in una me- cettuale dell’artista e il movimento quale prin- moria-groviglio. Viven- cipio intrinseco; crea spazialità aperta con un do nel tempo, ne prende lessico liberamente implicito nella neogeome- la forma. Il fatto di ri- tria en passant. Così il film acquista valore pla- mettere seriamente in stico di purezza senza artifici e diviene opera discussione la memo- d’arte. Nella disomogeneità esiste una densa e ria non più accolta co- plasmatica rete di relazioni in cui a prevalere me schermo insormontabile e insostituibile, cui importanza risiede, appunto, nel suo avve- è una dialettica che anima l’inscindibilità ma come impalcatura di montaggio e smon- nienza. Tutto ciò rende la struttura montativa dell’impalcatura dell’intera pellicola e conqui- taggio, consente la solidità cinetica che inve- un gesto implicito-esplicito e non una postura sta con grande sforzo quella spontaneità che è ste cose, persone, situazioni, ambienti ricom- che la bloccherebbe a fenomeno contemplativo. il carattere assoluto dell’universo (MacNiece); posti in un frottage mobile come si rivela in Al contrario, la visualità è complessa e sor- un incanto che distacca da sé il protagonismo L’eclisse – pellicola che M. Antonioni gira nel prendente. Talora risulta davvero sconvolgen- che solo renderebbe la partecipazione quale 1962. La vicenda del film si svolge e in questo è te per il carattere transitorio che acquista ul- recita di un auto-riconoscimento. Invece, tut- l’estetica. Al di là del fattore narrativo legato teriore valore nella vivacità attuativa della ta la creatività visuale in superficie marca una telecamera – essa stessa soggetto e soggetto spontaneità che sostituisce al piano di studio d’arte capace di molteplicità combinatoria in- sommerso la rappresentazione. In altri termi- novativa e proveniente dalla disgregazione ni, sostituisce qualcosa per meglio evidenzia- delle armonie tradizionalmente intese. Tutto re altro. Minimalizza lo spazio affermando questo rientra nella traccia tematica del una diacronicità capace di diramarsi in più film-opera d’arte che si avvale per tale essere direzioni. In tal senso, al fine di evitare lacosa - espressione di letteratura cinetica, in grado di lizzazione Arendtiana che solo deriva da into- svilupparsi in assenza di segnali costrittivi nazioni polemiche, la creatività pone sia l’og- convenzionali che stilano proiezioni contenu- getto che il soggetto sul piano dell’azione te e senza ombra. Al contrario, il film-opera soggettivante individuale e dà accesso alla d’arte s’inclina a esser componente fondante memorabilità di una pellicola: ciascun tratto di una cultura di “conoscenza” senza sudditanza, creativo è intuitiva di trasgressione, così co- Michelangelo Antonioni e sul set de sì che la minimalità dei paesaggi e il giganti- me l’azione filmica si avvale di unitarietà etero- “L’eclisse” 1962, ottavo lungometraggio diretto da smo imperante e inatteso rientrano in una vi- genea, senza reclinare in spiegazioni probabi- Antonioni. È il capitolo conclusivo della cosiddetta sualità artistica nell’unione di trasfigurazione listiche. Nella variazione del tempo e della “trilogia esistenziale” o “dell’incomunicabilità e appropriazione dei codici dell’esistente per dimensione spaziale, nuovo risulta l’ambien- alla crisi di coppia in un tempo di accanimen- dar forma alla propria immaginazione di con- te, agito e agente attraverso un vivere che è es- to economico che addirittura forgia compor- tro a un immobilismo delle singolarità all’in- so stesso storia e perciò in grado di coinvolge- tamenti e attitudini, il valore della pellicola è terno di una sfera territoriale identificabile re di pari energia l’azione in svolgimento, che nella resa alla memoria della vitalità agente di agente a scapito della coerenza dell’essere-re- così si tinge d’irripetibilità ed eleva a dignità il un circuito dotato di attività cellulare, epider- altà. transitorio. Ciò detto, che la libertà sia un im- mica. Una forza mobile che si manifesta e si pegno comprensivo di minimali attività agen- ri-fabbrica continuamente e visibilmente. Una Carmen De Stasio ti all’interno e contemporaneamente nella caratura dal vivo che nella pellicola d’arte sembra propulsione dei dettagli conferisce una vorti- estraniarsi dal reale mediante il ricorso a qual- cosità costante, non permette ripensamento, cosa che è incline a colpire l’abitudine visuale; performance di neo-combinazioni mediante le Nel prossimo numero: 1 G. Piazza, Viaggio dentro una stanza con un quali si accede personalmente all’avvenimento, la * Tracce e tracciati d’arte nel cinema cieco, in «La Scena Illustrata» n. VII, 1 Aprile 1913, p. 9 25 n. 41

Abbiamo ricevuto Andiamo incontro al riposo estivo. Un motivo per leggere di più e fare omaggi. Entra in una libreria o acquista sul web e regala un libro, un film, un abbonamento a una rivista. Sono regali speciali che rimangono per sempre Comunicazione ai lettori: la Redazione vi augura buone ferie. Ritorneremo il 1 Settembre

Edward Hopper: (Scompartimento C, carrozza 293) nelle consuete edicole virtuali Olio su tela, 50,8x45,7 cm

Armi Narrative Sperimentali di Massimo Spiga

Armi Narrative Sperimentali è un’antologia che Prodotto: Antologia raccoglie le novelle pubblicate su questo sito e Pagine: 398 pp. su Kontendi tra il 2014 e il 2015, più centoven- Formati: Carta ti pagine di materiale inedito. Al suo interno, Tempo di lettura: 4 ore circa troverai In Silenzio, Maschere degli Architetti So- Prezzo Formato Kindle € 5, 99 lari, Fine del Cammino, Figlio dell’Occidente, La Prezzo Formato copertina flessibile € 12,48 Caduta di Enoch e, in esclusiva solo per questo volume cartaceo, Mai Come Voi, un thriller oc- cultistico che ci illustra le avventure di quat- Acquistalo su Amazon tro maghetti alle prese con un Oscuro Signo- re, tra hacking e vita di strada cagliaritana. Gli altri racconti spaziano tra molti generi: hor- ror, fantascienza classica e new wave, punk biblico. Le storie sono state costruite con di- versi metodi sperimentali, mirati a stravolge- re l’impianto strutturale classico dei generi ci- tati. Il volume si chiude con un saggio, Forma & Vuoto, che spiega i risultati dell’esperimento narrativo. Editore: Heisenb3rg Studio ISBN: 9781533248398 Copertina flessibile: 398 pagine Editore: CreateSpace Independent Publi- shing Platform (13 maggio 2016) Lingua: Italiano per ulteriori informazioni:/www.massimospi- Autore: Massimo Spiga ga.it/libri/armi-narrative-sperimentali/

La sfinge dello Jonio. Catania nel cinema (1896-1930) di Franco La Magna Esce in questi giorni in libreria, per i tipi della Algra Editrice di Viagrande (Catania), il nuovo libro di Franco La Magna “La sfinge dello Jonio. Catania nel cinema (1896-1930)”- pp. 356, con illustrazioni, € 25,00 – che è stato presentato al Taormina Film Festival il 17 giugno dallo storico del cinema Nino Genovese. Pubblichiamo, in anteprima, un estratto della prefazione di Aldo Bernardini, il maggiore studioso del muto italiano Alla ricerca del cinema perduto La storia del primo ci- dagli anni 80 del ‘900, è stata ricostruita attra- direzioni diverse e complementari: da un lato Aldo Bernardini nema italiano, a partire verso due filoni di ricerca sviluppatisi in due segue a pag. successiva 26 [email protected]

segue da pag. precedente Catania dell’esercizio (nel pas- individuando le linee generali saggio tra le pionieristiche prime delle varie tappe della nascita e proiezioni dei primordi all’attivi- dell’evoluzione delle prime strut- tà delle imprese ambulanti, fino ture dedicate, nelle principali all’apertura delle sale stabili), del aree del Nord e del Sud, all’eserci- commercio e della produzione e zio, alla distribuzione e infine an- realizzazione del cinema, di echi che alla produzione del cinema; e rimandi che rispettano e riflet- dall’altro approfondendo e verifi- tono appunto quella varietà di cando invece i dettagli di quegli apporti e di reciproche influenze: stessi avvenimenti attraverso lo nel racconto di La Magna l’atten- studio di zone geografiche parti- zione si sposta spesso da Catania colari, regioni, province e città agli avvenimenti, ai cineasti e alle specifiche della Penisola: eviden- imprese cinematografiche che ziando, nel corso di queste mi- nella stessa epoca operavano a cro-storie basate su minuziose ri- Roma, a Torino o a Milano e che cerche svolte sulle tracce lasciate spiegano quanto allora avveniva dalle fonti scritte e testimoniali nel capoluogo siciliano. Trovia- locali, fatti e personaggi che nelle mo così capitoli dedicati all’anali- esplorazioni generali rischiavano si di tutti i film non solo che ave- di rimanere nell’ombra. Si asse- vano registrato tra i realizzatori condavano così anche le tenden- collaboratori di provenienza ca- ze da tempo emerse nel contesto tanese, ma anche che nei soggetti socio-politico italiano volte alla o nelle sceneggiature riprende- valorizzazione e alla difesa di tra- vano spunti da opere letterarie, dizioni popolari ben localizzate, teatrali o musicali di autori sici- che le accelerazioni dei progressi liani; mentre altri capitoli si occu- imposti a ogni Paese da fenomeni pano di quelle produzioni cine- sempre più marcati di globalizza- matografiche che avevano cercato zione finivano per marginalizza- e trovato in Sicilia e a Catania luo- re o per far dimenticare. Questi ghi e paesaggi adatti ad ambien- lavori storiografici dedicati alle tare storie e scene, anche quando micro-storie del cinema si sono proponevano magari personaggi moltiplicati nel corso degli ultimi e fatti localizzati in altre città del quarant’anni un po’ in tutta Ita- continente. L’autore concentra lia, anche grazie alla sensibilizza- comunque la sua attenzione an- zione a questi temi diffusa da che e soprattutto su quel periodo nuove generazioni di studiosi di (negli anni immediatamente storia del cinema, che hanno te- precedenti lo scoppio della prima nuto corsi dedicati nelle facoltà guerra mondiale) che vide fiorire universitarie, e ai tanti giovani e meno giova- inedite, con le quali La Magna evoca i pochi a Catania una serie di iniziative industriali ni studiosi che, anche grazie ad essi, si sono film realizzati dall’Etna e dalle altre Case cata- impegnate nella produzione cinematografica, accostati a questo tipo di ricerche, spesso con nesi o commenta le produzioni realizzate an- con società come L’Etna Film di Alfredo Alon- risultati di grande interesse e portando alla ri- che fuori dalla Sicilia dallo stesso Martoglio zo (che aveva aperto uno stabilimento a Ciba- balta fatti e personaggi di cui si era perduta la (prima con la Cines, poi con la sua Morgana li, facendo venire in Sicilia uno dei maggiori memoria. Franco La Magna, ha rivolto la pro- Films) o interpretate da importanti attori tea- registi italiani, Giuseppe De Liguoro), sul cui pria attenzione in particolare a Catania; e trali e caratteristi di origine catanese (come esempio si erano poi avventurate nella stessa proprio alle vicende del cinema muto a Cata- Giovanni Grasso.e Oreste Bilancia): fornendo direzione la Sicula, la Katana o la Jonio Film: nia dedica ora un ponderoso volume, scritto dunque informazioni di prima mano su pelli- diedero vita a un fenomeno certo effimero, in collaborazione con un altro collaudato cole che per la maggior parte non sono perve- che si esaurì nel breve giro di pochi anni, ma esploratore della cultura e della storia sicilia- nute fino a noi. In effetti, a differenza da altri che dimostrava come in Sicilia e in particolare na come Roberto Lanzafame, che interviene contributi similari, i saggi che compongono a Catania ci fossero allora energie e talenti in nei due capitoletti finali pubblicati in appen- questo volume presentano caratteristiche di grado di rivaleggiare, nel cinema, con quelli dice. Particolarmente nuovo e ricco di scoper- originalità non usuali, perché - occupandosi che, con ben maggiori risorse, operavano te illuminanti è in questo volume il frutto del- di un contesto culturale che nei primi anni del nell’Italia continentale. la ricerca su fonti d’epoca finora poco XIX secolo si dimostrava molto variegato e fe- esplorate, che fanno emergere, per esempio, condo di personalità artistiche di primo piano Aldo Bernardini con molti dettagli inediti, figure di pionieri già attive nel teatro, nella letteratura, nella che hanno dato contributi importanti alla ini- musica (da Luigi Pirandello a Nino Martoglio, ziale diffusione delle proiezioni cinemato- da Giovanni Grasso e Angelo Musco a Giovan- grafiche in Sicilia e a Catania: per tutti possia- ni Verga e Luigi Capuana, da Federico De Ro- mo citare l’attività dei fratelli Lentini, o i berto a Vincenzo Bellini, a Giovanni Pacini) - Storico, critico e saggista del cinema italiano, autore di sorprendenti, puntuali e intelligenti interven- allargano felicemente la prospettiva da cui monumentali studi sul cinema muto italiano (tra cui tre ti giornalistici di commento alle prime proie- considerare gli eventi legati alle attività cine- volumi editi da Laterza e una filmografia sistematica in zioni da parte di un personaggio come Nino matografiche catanesi, mostrando le conti- 21 volumi, scritta con Vittorio Martinelli) dal 1987 al Martoglio, ospitati prima del ‘900 su una fonte nue connessioni e interferenze che negli anni 2003 ha fondato e diretto a Roma per l’ANICA il grande prima d’ora poco esplorata come “Il D’Artagnan”. ’10 e ’20 si erano verificate tra il cinema e gli Archivio informatico del cinema italiano. E’ autore di L’attenzione nell’analisi delle fonti scritte d’epoca altri settori della cultura e dell’arte. Arricchen- monografie su registi e collaboratore delle maggiori testa- si rileva anche dalla quantità di citazioni, anche do così la ricostruzione delle fasi di sviluppo a te nazionali del settore. 27 n. 41 Paul Schrader il cinema della trascendenza Attraverso lo A.Castellano (a cura di) schermo - Film visti e Mimesis edizioni. In libreria dal 7 luglio - € 18,00 film fatti di Corrado Farina “Per Schrader, il cinema Alberto Castellano, saggista e critico cinemato- “Per Schrader, il cinema è la forma d’arte regina Il volume vuole restituire la statura e la Il Foglio Letterario, 320 grafi co napoletano, ha scritto per circa 20 anni per è la forma d’arte regina complessità di uno dei più importanti au- “Il Mattino” di Napoli e attualmente collabora con del Ventesimo secolo, quella che domina sulle altre tori americani della sua generazione, un “alias”(supplemento settimanale de “il manifesto”) ma che con esso finisce. Come si trasformerà,del Ventesimo secolo, e il periodico online “Filmdoc”. Autore di numerosi cineasta fortemente infl uenzato dal cine- pagg. 16 Euro, ISBN saggi e volumi dedicati a Franchi e Ingrassia, Douglas come si sta già trasformando, nel corso di questo ma e dalla cultura europea, uno sceneg- Sirk, Carlo Verdone, alla comicità e al doppiaggio, quella che domina sulle ha fatto parte della commissione di selezione della Ventunesimo secolo, non è dato sapere. Una sola giatore rigorosamente indipendente ma Settimana della Critica della Mostra del Cinema di cosa è certa, il cinema del futuro, se ancora avrà capace di lavorare anche su committenza 9788876066139 Venezia dal 1997 al 2000 ed è stato professore a altre ma che con esso fi- per alcuni generi e di muoversi con disin- contratto di Semiologia del Cinema all’Università di questo nome, sarà qualcosa di completamente voltura nel sistema hollywoodiano. Cono- Fisciano Salerno. Studioso e appassionato del cine- nisce (da qui, appunto, ma americano di genere, del cinema comico italiano diverso da ciò che abbiamo conosciuto finora e la sciuto più come sceneggiatore che come di serie B, negli ultimi anni ha approfondito i modelli sua trasformazione sarà interamente determinata regista per aver scritto fi lm di autori come narrativi, gli stili, le correnti e gli autori di alcune ci- l’opportunità di stabili- Pollack (Yakuza), Scorsese (Taxi Driver, Mentre leggo “Attra- nematografi e asiatiche (Cina, Giappone, Corea, Iran). dall’evoluzione della tecnologia.” Nel 2010 è uscito per l ‘editore Gremese un libro su re un canone). Come CASTELLANO (A CURA DI) PAULA. SCHRADER IL CINEMA DELLA TRASCENDENZA si Toro scatenato, L’ultima tentazione di verso lo schermo - Film Clint Eastwood, riedizione aggiornata di una mono- Cristo), De Palma (Complesso di colpa), grafi a del 1988. Ha fatto parte di giurie Fipresci (La Dalla Prefazione in realtà Schrader fi n dal suo fi lm d’esor- Federazione della Critica Internazionale) in numerosi trasformerà, come si sta visti e film fatti”, Ed. Il festival (Venezia, Ginevra, Lecce, Cluj, Salonicco, di Salvatore Piscicelli dio Tuta Blu (1978) s’impone come un Karlovy Vary, Lubiana, Rotterdam, Locarno) già trasformando, nel regista a tutto tondo, capace di ritagliarsi Foglio, 2016, di Corra- un percorso artistico ed espressivo intor- corso di questo Ventu- PAUL SCHRADER no a temi profondi e stimolanti, di fare un do Farina, mi s’affaccia cinema rifl essivo e anche provocatorio nesimo secolo, non è IL CINEMA DELLA segnato da una forte personalità auto- alla mente il titolo di riale. Il libro prova a (ri)leggere l’opera dato sapere. Una sola TRASCENDENZA di Schrader attraversandola in lungo e in una canzone di Clau- A CURA DI ALBERTO CASTELLANO largo dalle angolazioni più diverse e svi- cosa è certa, il cinema scerandone i temi più evidenti ma anche dio Lolli: “Autobiografia i motivi più nascosti. Gli autori tracciano del futuro, se ancora così un percorso interpretativo-analitico Industriale”. All’ingros- che apre l’universo del regista ad audaci avrà questo nome, sarà e stimolanti chiavi di lettura ed esplora so, i versi raccontano le zone anche oscure ed enigmatiche del suo qualcosa di completa- complesso rapporto con il cinema e con la vicissitudini dell’autore realtà. E quindi: lo Schrader sceneggiato- Alessandro Macis mente diverso da ciò che re, la religione, l’erotismo e il sesso pre- nel caleidoscopico mon- senti nel suo cinema, le colonne sonore, abbiamo conosciuto fi- le infl uenze europee, lo spazio, il rapporto do dell’industria culturale. Entrare in punta di con la letteratura e con i generi, la rappre- ISSN 2420-9570 nora e la sua trasforma- sentazione delle fi gure femminili. piedi, riga dopo riga, pagina dopo pagina, nel ISBN 978-88-5752-XXX-X Mimesis Edizioni zione sarà interamente mondo onirico, creativo e umano di un artista Cinema www.mimesisedizioni.it determinata dall’evolu- è il modo migliore, a mio avviso, per compren- XX,00 euro MIMESIS / CINEMA zione della tecnologia.” derne l’essenza visionaria. E’ un invito al letto- Dalla Prefazione di Salva- re: “Vorrei farti vedere la mia vita, i misteriosi tore Piscicelli

Il volume vuole restituire la statura e la com- Alberto Castellano, plessità di uno dei più importanti autori ame- saggista e critico cine- ricani della sua generazione, un autore pro- matografico napoleta- fondamente americano ma al tempo stesso no, ha scritto per circa fortemente influenzato dal cinema e dalla cul- 20 anni per “Il Matti- tura europea, un cineasta e uno sceneggiatore no” di Napoli e attual- rigorosamente indipendente ma capace di la- Alberto Castellano mente collabora con vorare anche su committenza per alcuni ge- “alias”(supplemento neri e di muoversi con disinvoltura nel siste- settimanale de “il manifesto”) e il periodico ma hollywoodiano. Conosciuto più come online “Filmdoc”. Autore di numerosi saggi e sceneggiatore che come regista per aver scrit- volumi dedicati a Franchi e Ingrassia, Dou- to film di autori come Pollack (Yakuza), Scor- glas Sirk, Carlo Verdone, alla comicità e al sese (Taxi Driver, Toro scatenato, L’ultima tenta- doppiaggio, ha fatto parte della commissione zione di Cristo), De Palma (Complesso di colpa), di selezione della Settimana della Critica della in realtà Schrader fin dal suo film d’esordio Mostra del Cinema di Venezia dal 1997 al 2000 Tuta Blu (1978) s’impone come un regista a tut- ed è stato professore a contratto di Semiolo- to tondo capace di ritagliarsi un percorso arti- gia del Cinema all’Università di Fisciano Sa- stico ed espressivo intorno a temi profondi e lerno. Studioso e appassionato del cinema stimolanti, di fare un cinema riflessivo e an- americano di genere, del cinema comico ita- che provocatorio segnato da una forte perso- liano di serie B, negli ultimi anni ha approfon- nalità autoriale. Il libro prova a (ri)leggere l’o- dito i modelli narrativi, gli stili, le correnti e pera di Schrader attraversandola in lungo e in gli autori di alcune cinematografie asiatiche impulsi che mi spingono a raccontare per im- largo dalle angolazioni più diverse e svisce- (Cina, Giappone, Corea, Iran). Nel 2010 è magini o attraverso le parole”. Dopo la scoper- randone i temi più evidenti ma anche i motivi uscito per l’editore Gremese un libro su Clint ta dell’opera di un regista o di uno scrittore, ho più nascosti. Eastwood, riedizione aggiornata di una mo- sempre sentito l’esigenza di conoscere il suo Gli autori tracciano così un percorso interpre- nografia del 1988. Ha fatto parte di giurie Fi- percorso artistico-esistenziale, tra amori, ami- tativo-analitico che apre l’universo del regista presci (La Federazione della Critica Interna- ci, e banalmente episodi di ordinaria quotidia- ad audaci e stimolanti chiavi di lettura ed zionale) in numerosi festival (Venezia, nità. Mi è capitato, avventurandomi tra le pagi- esplora zone anche oscure ed enigmatiche del Ginevra, Lecce, Cluj, Salonicco, Karlovy Vary, ne biografiche o autobiografiche di Georges suo complesso rapporto con il cinema e con la Lubiana, Rotterdam, Locarno) Méliès, Georges Simenon, Charles Bukowski e realtà. E quindi: lo Schrader sceneggiatore, la tanti altri, di scoprire, tra le righe, le chiavi di religione, l’erotismo e il sesso presenti nel suo lettura per penetrare nei labirinti delle loro cinema, le colonne sonore, le influenze euro- Mimesis Edizioni opere. Ora mi addentro tra quelle di Corrado pee, lo spazio, il rapporto con la letteratura e Collana Cinema Farina, in un distillato d’esistenza racchiuso in con i generi, la rappresentazione delle figure Sesto San Giovanni (Mi) poco più di trecento pagine che si leggono tutte femminili. www.mimesisedizioni.it/ segue a pag. successiva 28 [email protected]

segue da pag. precedente spettatore fruitore di immagini in movimen- pubblicitari, fumetti, regie cinematografiche d’un fiato. Dove fin dalle prime righe trasuda to a creatore delle stesse avviene in un soffio. e romanzi. Ma è a Roma che bisogna andare, un innamoramento per la settima arte, avve- «Ho incominciato a girare film per il puro pia- partendo da Torino, per coltivare il sogno. Tra nuto attraverso un rituale iniziatico. Farina, cere di farlo...». Inizialmente a passo ridotto, realtà e immaginario collettivo è Roma la città rivolgendosi al lettore spiega «...come è inco- da cineamatore, scoprendo il variegato mon- del cinema e delle opportunità. Dove si incon- minciato il mio rapporto con il cinema». Ri- do dei Cineclub e i concorsi di categoria. In trano produttori che credono nel tuo lavoro, o cordi d’infanzia, «...legati a una stanza buia questo contesto, Farina racconta di aver cono- produttori che vogliono ficcare il naso tra le ed a un fascio di luce che usciva da una lanter- sciuto un cineamatore biellese, Peppo Sacchi tue sceneggiature e le immagini girate, o na magica. Su un lenzuolo appeso al muro si della FEDIC, che lavora come cameraman in cambiare il titolo di un tuo film perché poco accendevano delle immagini coloratissime... RAI. Sacchi da vita nel 1971, sfidando il mono- accattivante. Dentro questo libro c’è la vita di Era certamente mio padre che per qualche polio televisivo di stato, alla prima televisione un uomo unica e irripetibile che a un certo straordinaria occasione aveva tirato fuori da privata d’Italia, Telebiella. Finendo, per la sua punto, parlando di cinema di montaggio, cita un armadio la lanterna magica... La conservo caparbietà, prima in tribunale e poi in galera, il film di Carl Reiner “Il mistero del cadavere ancora, nella sua scatola rossa di cartone...» ma riuscendo a creare un’inarrestabile pro- scomparso”, e si rivolge al lettore: «Se non lo Pagina dopo pagina, ho la sensazione di tro- cesso che di lì a poco farà nascere in tutto il avete mai visto chiudete questo libro, andate a varmi dentro un film. La narrazione procede territorio nazionale una miriade di TV priva- procurarvi il DVD e poi possiamo andare come un montaggio cinematografico tra fla- te. Continuo a chiedermi, senza essere riusci- avanti. Più che un consiglio, è un ordine. Da shback e flashforward, che rincorrono ricordi to a darmi una risposta, quanta casualità ci quando ho visto il film di Reiner, ho sempre e contemporaneità. La sala cinematografica, sia nel percorso di un essere umano. I miste- sperato di riuscire a fare qualcosa del genere». avvolta nell’oscurità rotta da una sciabolata di riosi meccanismi che lo portano a fare una Il film non l’ho visto, per cui non posso sot- luce, diventa un luogo dell’anima, dove su un scelta di vita piuttosto che un’altra. Quella che trarmi a un ordine-consiglio così perentorio. grande schermo scivolano i film che hanno Farina racconta in questo bel volume, ricon- Ho posato il libro sul divano, ho scaricato il scandito il trascorrere della vita. Fissati in duce ai sentieri dell’arte, a volte tortuosi o ac- film e dopo averlo visionato mi sono rituffato un’immagine colta dal pennello di un cartello- cidentati, ma ben segnati. Percorsi con pas- tra le pagine di “Attraverso lo schermo”. Leg- nista visionario, che campeggia in una locan- sione. Con una laurea in giurisprudenza mal getelo. Merita un po’ del vostro tempo. dina pubblicitaria, icona feticistica da rubare digerita e archiviata in tutta fretta, per buttar- e conservare gelosamente, a futura memoria. si a capofitto nel fantasmagorico mondo della Lo scambio di ruoli, ovvero il passaggio da creatività. Croce e delizia, tra caroselli, film Alessandro Macis Pubblichiamo qui di seguito, con autorizzazione dell’autore, uno stralcio dal libro di Corrado Farina “Attraverso lo schermo - Film visti e film fatti” (…) Chissà come e da chi, all’inizio del 1959 diplomatico a capo del servizio sento parlare di un gruppo di ragazzi torinesi segreto. Distribuiamo gli altri che hanno girato un piccolo film, producen- ruoli fra gli amici e le amiche, dolo da soli con la sigla “Artisti in libertà”. Un ma ci manca la dark lady di tur- film?! Con quella parola ci vuole poco a susci- no, che nella storia di Francesco tare il mio interesse. Ben presto mi trovo a ca- è una controspia infiltrata nel sa di uno di loro, Antonio, a vedere Canova il covo delle spie. Una specie di mostro, un film di mezz’ora di cui mi restano Mata Hari, insomma. - Beh, ma ricordi troppo labili per poterne parlare. Ma c’è Eleonora! - dirà qualcuno. E San Paolo sulla via di Damasco non è stato più invece no. Eleonora accetta di folgorato di me quella sera, perché per la pri- fare una particina ma declina ma volta sento parlare di otto millimetri e di l’offerta di essere la protagoni- passo ridotto, di riprese amatoriali e di mon- sta. In cambio ci presenta Mag- taggio. Mi consulto con Francesco, divenuto da, sua sorella maggiore, una fa- in pochi mesi mio grande amico e compagno scinosa bruna che ha in comune di studio. (…) Francesco butta giù un soggetto con lei una certa tendenza a infi- imperniato su una borsa piena di documenti schiarsene di “quello che dirà la segreti e una banda di spie nemiche che cerca gente” (cosa che in una certa To- di impadronirsene. Ci mancano soltanto un rino è particolarmente impor- produttore e i mezzi tecnici. Soltanto. E’ a tante). Le facciamo dei provini questo punto che entra in gioco Eleonora (…). fotografici con indosso un abito Ci offre di produrre lei il film, mettendoci a già scollato di suo, di cui lei non disposizione i mezzi tecnici e una diecina di esita a tirare giù una spallina. caricatori di pellicola. La sua cinepresa è uno Una di queste foto, pubblicata stranissimo affare che non ho mai più visto da più volte sia su carta che in rete, nessuna altra parte: non funziona come quel- ci mostra una “femme fatale” le dei comuni mortali (ovvero con bobine ro- perfetta, che non la cede in nulla tonde di pellicola 16mm, che vengono esposte alla Rita Hayworth di Gilda. Per prima a destra e poi a sinistra per poi essere la verità è possibile che questo tagliate per il lungo e diventare due striscioli- mio giudizio sia leggermente di ne a 8mm), ma con misteriosi caricatori me- parte: perché a quel punto, visto tallici ermeticamente chiusi che vanno inseri- che il capo delle spie lo interpre- “Tra un bacio e una pistola”, Torino 1959 (foto di Eleonora Olivetti) ti, sulla fiducia, in un apposito sportello del terò io stesso, elaboro il soggetto di Francesco l’amante a letto (Eleonora, presunta nuda sot- corpo macchina. Mi assumo io, naturalmente, inserendo in sceneggiatura due scene d’amo- to il lenzuolo) per andare a dare ordini ai suoi l’onore e l’onere della regia, oltre che il ruolo re, una con ciascuna delle due sorelle. La pri- scagnozzi, e l’altra più focosa con la dark lady di capo delle spie, mentre Francesco sarà il ma è molto casta, con il capo delle spie che lascia segue a pag. successiva

29 n. 41

segue da pag. precedente Cinema e letteratura in giallo che seduce il capo delle spie per dargli un son- nifero e sottrargli i documenti segreti. Baci e niente di più, ma devo dire che Magda ci si Assassinio sull’Orient Express (1947) regia mette d’impegno. Imparo che la carne è debole di Sidney Lumet e che i registi sono dei mascalzoni. (…) Tra un bacio e una pistola (dopo lunghe discussioni, si è Cast: Albert Finney, Lauren Bacall, Martin Balsam, Ingrid deciso che questo sia il titolo) riscuote un grande successo da parte di un pubblico in ve- Bergman, Jacqueline Bisset, Jean-Pierre Cassel, Sean rità molto poco esigente, che chiede solo di ri- Connery, John Gielgud, Wendy Hiller, Anthony Perkins, dere alle spalle degli amici attori, alle grossola- ne ingenuità di regia e alle deficienze tecniche. Vanessa Redgrave, Racel Roberts, Richard Widmark, Gli inseguimenti, tanto per dire, sono fatti in Michael York, Colin Blakely “Seicento”; e la colonna sonora - curata da un Alessandro che fa il Politecnico e sonorizzerà Il detective belga Hercule l’apparente immobilità di luogo, tiene sempre poi tutti i miei film a passo ridotto - è incisa sul Poirot si trova a Istanbul avvinto la spettatore con un finale a sorpresa. nastro di un registratore “Gelosino” e sincro- ma, richiamato improv- Si può dire che una volta tanto il film è all’altez- nizzata alla meglio, sicché tra una pistola che visamente deve rientrare za del libro della Christie. Vi è un numero in spara e il relativo botto possono passare anche a Londra. Chiede allora al tutto il racconto che fa da fil rouge. Il numero quattro o cinque secondi. Risate generali, dun- suo vecchio amico Bian- 12, dodici le pugnalate inflitte alla vittima, do- que: le stesse che suscita una “comica finale” di chi, dirigente della Com- dici i protagonisti, dodici le lettere di minaccia pochi minuti, intitolata Marco le clochard, che pagnia dei Wagons-Lit, che erano state inviate alla vittima. Poirot si Giuseppe Previti giriamo in un pomeriggio con la pellicola di trovargli un posto in comporta con la solita sagacia, riesce a rico- avanzata. L’emozione provocata dalla scena prima classe sul vagone struire tutti i movimenti di quella fatale notte d’amore con Magda, comunque, non è l’unica letto dell’Orient Express. Mentre il treno attra- di cui sono debitore a Tra un bacio e una pistola. versa, sotto una fitta nevicata, la regione dei C’è anche la scoperta di cosa sia, in concreto, il Balcani il ricco uomo d’affari americano Mr. montaggio. L’8mm era una pellicola invertibi- Ratchett viene trovato morto nel suo scompar- le, quindi niente negativo, copia lavoro, mon- timento, ancora chiuso dall’interno, ucciso da taggio del negativo e stampa della copia finale. dodici colpi di pugnale. Il treno è bloccato dalla Io avevo sempre pensato che la larghezza fosse neve e Poirot, su incarico di Bianchi, inizia a in- troppo esigua per farci delle giunte, e che biso- dagare. Bisogna partire da un antefatto: nell’A- gnasse quindi fare il “montaggio in macchi- merica degli anni Trenta una bambina, figlia di na”. Ma dagli amici di Canova il mostro avevo un aviatore e di un’attrice viene rapita e uccisa appreso prima di tutto che la pellicola inverti- nonostante l’ingente riscatto sia stato pagato. bile poteva (e doveva comunque) essere mon- La madre con la creaturina che portava in tata. L’operazione si faceva con una giuntatri- grembo muore dal dolore e il padre si suicida. nonostante i pochi indizi e addirittura ci pro- ce ad acetone (che naturalmente Eleonora Del crimine viene accusata una cameriera che spetta due possibili finali. Una pellicola tratta aveva), raschiando via l’emulsione da una stri- si suicida ma che risulterà del tutto innocente. da uno dei capolavori di Agatha Christie è già sciolina dei fotogrammi terminali dei due Cinque morti innocenti. Gli esecutori materiali una sfida ma rivedendolo a distanza di tempo e tronconi di pellicola da collegare fra loro, spal- del crimine vengono arrestati e condannati a consigliandolo alla visione si può confermare mando poi la strisciolina di liquido e tenendo morte. Torniamo alla nostra vicenda. Nel treno che mai scelta fu più azzeccata. Il film tiene, de- compressa la giunta per alcuni secondi. La pri- affollatissimo su cui viaggia il detective tra gli sta l’attenzione dello spettatore così come il li- ma giunta che feci, lo ricordo come se fosse altri passeggeri anche un ricco uomo d’affari bro teneva avvinto il lettore, mentre l’investiga- adesso, era quella dell’arrivo di due agenti se- americano che chiede a Poirot di essere protet- tore belga esamina i vari indizi e i vari greti nel covo delle spie. La sceneggiatura dice- to ma il detective non accetta l’incarico. Nella personaggi appaiono ben delineati. Interes- va: “Panoramica dal divano alla porta di in- notte l’uomo d’affari viene assassinato con do- sante è seguire i vari interrogatori in cui Poirot gresso e zoom sul dettaglio della maniglia che dici pugnalate. Si scoprirà che in realtà l’uomo è assai abile nell’entrare nell’animo di ognuno incomincia a girare. / Stacco / Piano america- era un pericoloso latitante, Cassetti, che era onde cogliere quegli aspetti che gli serviranno no dei due agenti segreti che aprono la porta stato il mandante del sequestro e della morte per risolvere il caso. E questo è dovuto anche al- ed entrano”. Stacco = Giunta: fu, quella giunta della piccola Daisy. Durante il viaggio una va- la grande bravura di questo ricco cast di primi ad acetone, il mio battesimo del montaggio, il langa di neve blocca la strada ferrata e il treno è attori che si rivelano ottimi “ caratteristi” nel mio primo balbettamento di linguaggio cine- costretto a restare fermo in Jugoslavia. Ci vorrà rendere, loro di solito...prime donne, i vari e matografico. Nessun lavoro in moviole 35mm, del tempo prima che possano essere raggiunti numerosi personaggi. Non è certo semplice se- in centraline elettroniche, in Avid o in Final e allora Poirot cerca di identificare l’assassino. guire i ragionamenti di Poirot, qui nello sfog- Cut mi ha dato e mi darà più l’emozione che Ha ben pochi indizi in mano. Avverte anche gio del metodo deduttivo del suo procedere mi diede il vedere passare in proiezione quelle una strana reticenza nei passeggeri, comun- sembra quasi voler rendere un omaggio a un due inquadrature incollate una all’altra. Sup- que cercherà di venire a capo del difficilissimo altro grande suo predecessore, Sherlock Hol- pongo sia stato in quel preciso momento che caso. “Assassinio sull’Orient Express” è una pel- mes. Poirot arriva alla soluzione, che ovvia- io, novello Alice, sono passato attraverso lo licola del 1974, diretta da Sidney Lumet che si è mente non vi rileviamo, ma vi arriva quasi con schermo e mi sono ritrovato dall’altra parte: avvalso di un cast eccezionale. Il film tratto dolore, tanto che il finale inaspettato (e di que- dove i film non ci si limita a guardarli, ma li si dall’omonimo romanzo di Agatha Christie è sto va dato merito all’autrice) ci appare geniale, fa. Prima ancora che siano finite le riprese, co- una trasposizione veramente importante e ben probabilmente discutibile ma estremamente munque, metto a fuoco una cosa: quell’espe- riuscita con notissimi e bravissimi attori: da Al- efficace. Bravissimi gli attori, a partire dal bra- rienza non finirà lì. In qualche modo, la mia bert Finney a Lauren Bacall, da Ingrid Berg- vissimo Albert Finney alla sempre grande In- strada è tracciata (…) man (Premio Oscar per l’attrice non protagoni- grid Bergman. Tutti attori da elogiare, perché sta) a Vanessa Redgrave, da Sean Connery a la forma del film è nella sua coralità, regista Lu- Anhony Perkins, da Martin Balsam a Richard met compreso. Corrado Farina Widmark. Un film eccezionale, che nonostante Giuseppe Previti

30 [email protected] Francesco Alliata e i ragazzi della Panaria film Presentato a Messina, a Villa Cianciafara, il libro postumo del Principe Francesco Alliata di Villafranca, “Il Mediterraneo era il mio regno – Memorie di un aristocratico siciliano” (edito da Neri Pozza) Nel libro (purtroppo) stessa vita, di quella giovi- postumo di Francesco nezza implacabilmente re- Alliata, Il Mediterraneo cisa in molti altri, diverten- era il mio regno – Memo- dosi, vivendo intensamente, rie di un aristocratico si- dando vita ad attività tanto ciliano, recentemente stimolanti quanto avven- pubblicato da Neri Poz- turose, lasciando briglia za, nel parlare di un al- sciolta alla fantasia, alle tro Principe, Giuseppe aspirazioni, ai sogni. Erano, Nino Genovese Tomasi di Lampedu- per l’appunto, Francesco Al- sa, e del suo famoso romanzo Il Gattopardo, il liata, Principe di Villafran- Principe Alliata scrive: «Non sopporto la te- ca e Duca di Salaparuta; matica del romanzo e soprattutto l’uso e l’abu- Pietro Moncada, Principe so che se ne è fatto in tutti questi anni. Chiun- di Paternò; Quinto Di Na- que abbia visto i miei film capisce che si tratta poli (Quintino per gli ami- I ragazzi della Panaria film: assieme a Francesco Alliata, Giovanni Mazza, di mondi contrapposti. L’immobilismo e i “vo- ci), tutt’e tre di Palermo; e Pietro Moncada di Paternò, Renzo Avanzo, Fosco Maraini li di rondine” descritti da Tomasi, cioè la ne- il barone Renzo Avanzo, veneto di Rovigo, en- giorno, si rivelavano ai loro occhi e che le pa- ghittosità e lo sperpero di interi patrimoni in trato in contatto con i primi tre frequentando role, da sole, certo non avrebbero potuto de- futili attività, mi sono stati sempre incom- il Circolo della Vela di Palermo; insomma, po- scrivere. Si trattava di rendere impermeabile prensibili». E aggiunge: «La volontà del fare tremmo proprio dire, “quattro moschettieri”, la Cinepresa «Arriflex» a 35 millimetri di Al- ha reso frenetici i ritmi e le scelte della mia vi- baldanzosi e pieni di vita e di desiderio di av- liata per adattarla alle riprese sottomarine. ta». E, infatti, Francesco Alliata fu fotografo, venture, a cui, l’estate successiva, si aggiunse Per far ciò, essa venne inserita dentro uno cineasta, produttore, imprenditore alla conti- un quinto componente, Fosco Maraini. Attra- scatolone di lamiera, completato con un miri- nua ricerca dell’innovazione (dalle granite ai verso i loro ricordi – e, in particolare, quelli del no e un interruttore, reso impermeabile con surgelati, dai sorbetti al vino, commercializ- Principe Francesco Alliata – è stato possibile un sottile strato di gomma vulcanizzata: un zati con il marchio “Duca di Salaparuta”) e ha ricostruire uno dei capitoli più avventurosi e vero e proprio gioiello di tecnologia, valido trascorso gli ultimi anni della sua vita, lottan- gloriosi della storia cinematografica delle Eo- ancora oggi, dotato perfino di un comando do contro la speculazione edilizia che ha am- lie. Pietro Moncada era tornato in Sicilia con per cambiare ottica 35 – 50 – 70 in immersio- putato e sfregiato i suoi possedimenti, come un aggeggio che aveva acquistato in Francia, ne, di una finestrella per il controllo della pel- la stupenda Villa Valguarnera di Bagheria e il ad Antibes: una specie di occhiale collegato ad licola girata, e così via. Così, il 16 agosto 1946, Palazzo Villafranca di Palermo: lotta conti- un tubo, che i locali utilizzavano per pescare Francesco Alliata, Pietro Moncada, Renzo nuata adesso dalla figlia, principessa Vittoria. sott’acqua: insomma, una maschera subac- Avanzo e Quintino Di Napoli iniziarono le ri- «Ero convinto che la Sicilia fosse la terra delle quea ante-litteram, che, allora, non era ancora prese in acqua, con il prezioso supporto del potenzialità inesplorate e che il mio compito, stata messa in commercio. Con dei copertoni palombaro Gianni Mazza. Il loro primo lavoro la mia vocazione, il mio destino fossero di far- d’automobile, del vetro e un po’ di colla, ne co- si sarebbe limitato, molto semplicemente, a le emergere», ha anche scritto il Principe Al- struirono altre tre e, con esse, incominciaro- documentare una giornata di pesca sottoma- liata: ed è quello che ha cercato di fare sem- no a perlustrare i fondali di Ustica. Gli amanti rina; e sono queste riprese a segnare la nascita pre, in tutta la sua vita, anche nel campo del dell’esplorazione subacquea e della pesca era- «della cinematografia subacquea documenta- cinema, che amava profondamente e di cui si no, soprattutto, Moncada e Di Napoli; invece, ristica professionale a livello mondiale»: ben era innamorato al Ginnasio, vedendo Ombre Alliata ed Avanzo, amanti del cinema, aspira- tremila metri di pellicola, poi drasticamente rosse di John Ford e i film di Charlie Chaplin, vano a realizzare delle riprese subacquee. ridotti ad un documentario della durata di 12 tanto da asserire: «Sono nato con la pellicola Francesco Alliata, durante la guerra, grazie al- minuti, a cui venne dato il titolo di Cacciatori cinematografica attorcigliata al collo». La ge- la sua esperienza di documentarista esercita- sottomarini: vi si vedevano tre pescatori subac- nesi di tale rapporto con il cinema ha tutto il ta presso il CineGuf di Napoli, era stato messo quei che infilzavano enormi pesci, incrociava- sapore di un’avventura romanzesca, di una a capo di un Cinereparto speciale dello Stato no un palombaro e un relitto ricoperto di al- storia di altri tempi, in cui dominano i sogni, Maggiore per fare foto e girare riprese di ghe, esploravano antiche rovine sommerse, le speranze, lo spirito d’iniziativa e di avven- bombardamenti e vicende belliche (tra cui, ad catturavano una grande tartaruga marina e ture, la fiducia e la speranza nel futuro: è la esempio, l’incendio disastroso del Duomo di poi venivano messi in fuga da un’eruzione storia avvincente e coinvolgente, densa di Messina) per conto dell’Esercito e dell’Istituto sottomarina: per realizzare la quale, vennero aneddoti e di episodi avventurosi, di coloro Luce: ed egli, con la sua Rolleiflex biottica 6 x 6 effettuate delle riprese nei fondali marini pro- che furono poi definiti «i ragazzi della Panària e la sua Arriflex 35 mm., espletò in effetti un spicienti la “Sciara del fuoco” di Stromboli. A film» e, in particolare, del Principe Francesco grande lavoro di documentazione. Quindi, la questo punto, anche grazie ai riconoscimenti Alliata di Villafranca, alla scoperta delle isole pesca e l’esplorazione subacquea, da un lato, e e ai premi ottenuti dal documentario, vi erano Eolie; ma non solo. Siamo nell’immediato do- l’amore per il cinema, dall’altro, era il collante tutte le premesse positive perché l’avventura, poguerra. Il 15 agosto del 1946, giunsero a Li- che teneva uniti questi quattro ragazzi. I qua- iniziata quasi per gioco, potesse continuare pari quattro giovani, animati da spirito di av- li si recarono nelle Eolie, in quell’estate del ’46, ed assumere i connotati di una scelta profes- ventura e dal desiderio di fare nuove esperienze: perché attratti dal fascino incontaminato di sionale vera e propria. Così, per prima cosa, i la drammatica realtà della guerra, da poco con- quei luoghi, da quelle acque azzurre, limpide, quattro amici costituirono, a Palermo, una clusasi e dalla quale erano appena ritornati, ave- trasparenti al punto da far vedere a occhio nudo Casa di produzione cinematografica che, dal va temprato i loro caratteri; adesso bisognava gli stupendi fondali; ma c’era anche il desiderio nome dell’isola di Panarea, venne chiamata dimenticare gli orrori che l’avevano caratteriz- di documentare visivamente, e di mostrare agli al- «Panària Film». Nell’estate del 1947, come già zata e ricominciare a riappropriarsi della loro tri, quelle incantevoli bellezze che, giorno dietro segue a pag. successiva 31 n. 41

segue da pag. precedente technicolor del cinema europeo) diretto da Je- Poetiche detto, ai quattro si aggiunse Fosco Maraini, an Renoir, maestro di (a cui, un giovane antropologo, anche lui appassio- in un primo tempo, era stato affidato il lavo- nato di caccia subacquea e di fotografia. Tutti ro). Inventore del cinema subacqueo profes- Ospedale da campo insieme ritornarono nelle Eolie, per docu- sionale, pioniere e maestro del cinema tout- mentare anche la realtà esteriore e paesaggi- court (cui, qualche tempo fa, il Cineforum stica delle isole, senza trascurare l’aspetto del Orione e l’Associazione Arknoah - ambedue lavoro e delle tradizioni. Nacquero, così, due aderenti alla FICC - hanno conferito il Premio documentari, che rappresentano due aspetti “Maestri del documentario” consegnatogli a contrastanti delle isole: il candore, la lumino- Messina), regista, produttore e organizzato- sità in Bianche Eolie, con riprese effettuate a re, imprenditore di successo, il Principe Fran- Panarea e alle cave di pomice di Lipari; il colo- cesco Alliata di Villafranca ci ha lasciato un ri- re scuro, cupo e tenebroso delle spiagge lavi- cordo di tutta la sua “avventurosa” vita nel che e del paesaggio circostante, in Isole di cene- libro di memorie, cui abbiamo sopra accenna- re. Successivamente, vennero create nuove to, in una bella serata svoltasi nella stupenda attrezzature, ancora più perfezionate, utiliz- “Villa Cianciafara” di Zafferia (Messina). Pro- zate per le riprese di Tonnara, effettuate nella mossa dall’Associazione culturale “Alessandro tonnara di Capo Granitola, in cui, con molta Tasca Filangeri di Cutò”, organizzata e curata incoscienza (data la pericolosità della cosa), si dall’Associazione “Cara Beltà” di Milena Ro- Girarono il tavolo verso la luce. Io giacevo immersero sott’acqua a riprendere, per la pri- meo, dopo gli interventi dell’Ing. Amedeo con la testa all’ingiù, come carne al peso, ma volta dall’interno, le varie fasi della mat- Mallandrino, colto “padrone di casa”, di Mile- la mia anima palpitava nella rete tanza. Dopo la tonnara, fu la volta della pesca na Romeo (che si è soffermata soprattutto sul ed io mi vedevo dal di fuori: del pescespada, nelle acque dello Stretto di libro) e dello scrivente (che ha delineato la fi- senza aggiunte ero equilibrato Messina, ripresa attraverso un geniale mar- gura e la personalità di Alliata), sono stati pro- come un grasso peso del mercato. chingegno, che chiamarono «iposcopio»; in- iettati due suoi splendidi documentari, Cac- Questo avveniva fatti, si trattava di un braccio meccanico, cui ciatori sottomarini (1946) e Tra Scilla e Cariddi nel centro di uno scudo di neve era collegata una macchina da presa, che, al (1948); un Concerto dedicato a Federico Gar- scheggiato nella parte occidentale, contrario del periscopio, si immergeva nell’ac- cia Lorca, con la bella voce del soprano Enza nel circolo di paludi che non gelano, qua per riprendere da vicino, e sott’acqua, i Fiumanò, accompagnata al pianoforte da di alberi con le gambe massacrate pericolosi pesci: ne venne fuori il documenta- Francesco Allegra, hanno chiuso in bellezza e e di piccole stazioni ferroviarie rio Tra Scilla e Cariddi, che documenta la pesca impreziosito la splendida serata di testimo- con crani spaccati, nere al pesce spada così com’era tradizionalmente nianze e memorie. Il tutto in nome e in ricor- per i passi nella neve, ora doppi, ora condotta, con le imbarcazioni e la tecnica di do di un personaggio che, «piuttosto che ap- tripli. Quel giorno il tempo si fermò, una volta, e – nel contempo – fa vedere la costa le ore non passavano e le anime dei treni messinese nella sua integra bellezza, non an- lungo le scarpate non sfrecciavano più cora deturpata dalla speculazione edilizia e senza lampade, nei grigi lasti del vapore dall’abusivismo. Ma il loro lavoro pionieristi- e non c’erano né nozze di cornacchie, né tem- co ebbe delle conseguenze molto importanti. peste Infatti, Renzo Avanzo – che continuava a nar- né disgeli in quel limbo rare al cugino Roberto Rossellini storie appre- dove io giacevo, nella vergogna, nudo, se durante i suoi soggiorni eoliani – arrivò an- nel mio sangue, fuori del campo di gravitazio- che a proporgli di girare un film alle Eolie, ne raccontandogli, a rapide linee, una vicenda, futura. in parte vera, di cui la protagonista principale Ma io mi spostai e cominciai a camminare su- avrebbe dovuto essere . Ma la gli assi rottura con l’attrice romana, a causa della fa- Da sx Milena Romeo, Amedeo Mallandrino (proprietario intorno allo scudo di neve abbagliante mosa “letterina” di , fece sì di Villa Cianciafara), Nino Genovese ed in basso, al di sopra della mia testa, che Rossellini si recasse a Stromboli per conto sette aeroplani si spiegarono suo, a girare il “suo” film con l’attrice svedese, parire», è stato davvero «principe» e «nobile» e la garza, come corteccia d’albero mentre il Principe Alliata, sentendosi (giusta- nella sua vera essenza; quindi, non solo per i si induriva sul corpo e correva mente) tradito da Rossellini, diede avvio al numerosi titoli (XIV Principe di Villafranca e il sangue di un altro dal matraccio nelle mie suo progetto originario, con Anna Magnani, del Sacro Romano Impero; Altezza Serenissi- vene affidandolo al regista americano, di origine ma; Grande di Spagna di prima classe; Duca ed io respiravo, come un pesce nella sabbia, tedesca, William Dieterle. Ed ecco, quindi, la di Salaparuta; Principe di Valguarnera e di ingoiando la dura, micacea, terrestre genesi della cosiddetta «guerra dei vulcani», Montereale, di Ucria, Trecastagni, Buccheri, fredda e benedetta aria. della rivalità “Bergman / Rossellini / Magna- Castrorao e Saponara; Primo Corriere Mag- Avevo le labbra arse ed ancora ni” su cui, ormai, sono stati versati fiumi d’in- giore ereditario del Regno di Sicilia e Cavalie- mi davano da bere col cucchiaino ed ancora chiostro e che, per l’incredibile risonanza me- re di Maltama), ma anche - e soprattutto - per non potevo ricordare come mi chiamavo diatica suscitata in quei tempi ancora la nobiltà d’animo, la generosità, l’affabilità, la ma rinacque nella mia lingua abbastanza “ingenui”, ebbe il merito, fra l’al- signorilità, l’amabilità, la modestia, che han- il vocabolario del re David. tro, di far conoscere a tutto il mondo le Isole no sempre contraddistinto la sua personalità, Ma dopo Eolie, fino a poco tempo prima terre di carce- e per la preziosa ed encomiabile attività in anche la neve andò via ed una precoce prima- re duro e di confino politico, ed ancora di po- ambito cinematografico, che – nonostante la vera vertà e di emigrazione, prima del grande svi- sua attività poliedrica - lo farà passare alla sto- si sollevò in punta di piedi e coprì luppo turistico, determinato, in gran parte, ria precipuamente per essere stato uno dei gli alberi col suo giallo scialle. proprio dall’apporto determinante del cine- “ragazzi della Panaria Film”. ma. Dopo Vulcano, la Panaria realizza altri tre (1964) Arsenij Tarkovskij film, tra cui spicca La carrozza d’oro del 1952, ** un costoso ed impegnativo film a colori (il primo Nino Genovese Traduzione di Donata De Bartolomeo 32 [email protected] Il Treno e il Cinema Avendo in mente il più nome proprio: appunto The General quella di West, 1968, di Sergio Leone. In una stazione, famoso tra gli storici Keaton, Lison quella di Renoir. Del film di Re- infine, si può anche vivere e dormire, oltre filmati dei Lumière noir ha realizzato nel 1953 un intenso remake, che regolarne i tantissimi orologi, come capi- ossia L’arrivo d’un treno intitolato La bestia umana-Human Desire, un ta al giovane protagonista del già ricordato, e alla stazione di Le Ciotat terzo grande regista, Fritz Lang. I ferrovieri di mai abbastanza lodato, Hugo Cabret, 2011, di del 1896 - su di esso Renoir e di Lang sono uomini in crisi, in Martin Scorsese. Nei western americani la circola la storia, ma ferrovia è una presenza importante. Sia in forse è una leggenda, quanto strumento di progresso - come ne Il Stefano Beccastrini che gli spettatori si al- cavallo d’acciaio, 1924, di John Ford, epica nar- zarono impauriti, di razione della costruzione della prima ferrovia fronte a quella locomotiva che andava loro in- intercontinentale, spesso osteggiato dai pelle- contro, dalle poltrone sulle quali erano seduti rossa e anche dai passatisti come il vecchio - verrebbe da dire, con Antonio Costa, che “Il ranchero di Duello al sole, 1946, di King Vidor. cinema irruppe nelle sale da spettacolo delle Sia in quanto mezzo per portare in carcere un capitali europee in treno”. Costa - che è un il- pericoloso bandito, come in Quel treno per Yu- lustre, e mai noioso, storico del cinema - fa ma-3.10 to Yuma, 1957, di Delmer Daves. O con “La bestia umana” (1954) di Fritz Lang questa acuta/arguta osservazione nel capitolo il quale giungeranno in città sanguinari pisto- Locomotiva, ferrovia, stazione: e il cinema fu quanto ossessionati dall’amore: un uomo in leri, come in Mezzo giorno di fuoco-High Noon, del suo libro La mela di Cézanne e l’accendino di crisi è anche Il ferroviere, 1956, di Pietro Germi, 1952, di Fred Zinneman. Sia in quanto prezio- Hitchcock. Il senso delle cose nei film: una splen- un cineasta che non amo particolarmente ma so bottino da rapinare, come avviene nello dida lettura, per la prossima estate, di tutti i che in quest’opera trova accenti intimamente splendido Dove la terra scotta-Man of the West, cinefili d’Italia che non l’abbiano ancora letto. sinceri. Costa scrive anche: “Nell’immagina- 1958, di Anthony Mann. Eccetera eccetera. Il “Il treno...si impose come protagonista asso- rio collettivo le origini del cinema sono un tre- treno è una presenza frequente anche nei film luto della nuova mitologia delle immagini in no, una stazione, i binari, dei passeggeri”. di guerra: per quanto riguarda la II guerra movimento” egli scrive ancora. E prosegue: Questi elementi resteranno in primo piano mondiale, vale la pena di ricordare Operazione “Tra cinema e treno c’è un legame che va ben anche nei film d’argomento ferroviario realiz- Apfelkern-La bataille du rail, 1946, di René oltre l’ambientazione ferroviaria di molte pel- zati nei decenni successivi all’ arrivo del treno Clemént, film resistenziale che esalta il co- licole delle origini, dai fratelli Lumière a La reso celebre dai Lumière. Le stazioni, per raggio, in chiave antinazista, dei ferrovieri grande rapina al treno”. Com’è noto, quest’ulti- esempio, hanno rappresentato un’ambienta- francesi; Il treno, 1964, di John Frankenheimer, mo è un film del 1903, regia di Edwin S. Por- zione d’incredibile fascino per decine e decine storia appassionante di un treno speciale con ter, ricordato anche in quanto primo western di opere cinematografiche. Ha scritto, ancora, cui i nazisti vorrebbero portare in Germania il della storia del cinema: anche il cinema we- Costa: “Treno non significa solo locomotiva, fior fiore dell’arte francese ma non ci riescono stern, insomma, cominciò con un treno, assa- vagoni illuminati che sfrecciano nella notte, grazie al sacrificio di molti ferrovieri resisten- lito e derubato. L’ amore sbocciato, fin dagli ini- paesaggi visti dal finestrino: ci sono anche le ti (il film non è certamente un capolavoro, ma zi del cinema, fra il treno - che del resto è stazioni ferroviarie, con le loro architetture, mi piace sempre rivederlo, forse perchè l’idea anch’esso, come il cinema seppure un po’ più orologi, vetrate, semafori, altoparlanti, pan- di un treno che ha come proprio unico carico grandicello essendo stato inventato nel 1804 nelli degli orari...”. Luoghi d’incontro e di ad- centinaia di opere di Manet, Monet, Degas, dall’ingegnere britannico Richard Trevithick, dio, di partenze e di ritorni, di distacchi e di Toulose-Lautrec e così via mi entusiasma); un’invenzione della Modernità - e la neonata ricongiungimenti, le stazioni hanno rappre- Train de vie, 1998, di Radu Mihaileanu, storia settima arte continuò anche nei decenni suc- sentato l’ambientazione ideale per molti film, divertente e commovente a un tempo che mo- cessivi, fino ai nostri giorni. Martin Scorsese, da Breve incontro, 1945, di David Lean, ove il bar stra di come si possa salvare dalla barbarie na- nel 2011, ha reso uno straordinario omaggio della stazione di Brighton si fa magicamente zista decine e decine di vite umane fingendo all’uno e all’altro con il suo bellissimo Hugo teatro dell’incontrarsi, dell’innamorarsi, del di trasportarle in un lager. Il bombardamento Cabret. Chi dice “treno”, dice prima di tutto lasciarsi del medico e della casalinga che aereo di un treno provoca, infine, la definitiva “locomotiva” ed infatti questa potente e sbuf- commossero il mondo intero, a Stazione Ter- separazione tra i due amanti del bel Estate vio- fante macchina a vapore - poi sostituita da mini, 1954, di Vittorio De Sica, ove la stazione lenta, 1959, di Valerio Zurlini, cineasta quasi elettrotreni, ma senza morire del tutto - è sta- di Roma diventa luogo di chiarimenti, discus- dimenticato ma che io amo molto. Nei film di ta protagonista di molti, indimenticabili film, sioni, tormenti d’amore tra una turista ameri- guerra, quando c’è un treno, di frequente c’è da Il Generale - più noto in Italia con il titolo cana e un insegnante italiano; da Oggetti smar- anche un ponte sul quale esso deve transitare Come vinsi la guerra - memorabile film, del riti, 1980, di Giuseppe Bertolucci, storia del e che gli avversari cercano di far saltare in 1926, del grande Buster Keaton, a L’angelo del disorientato vagare d’una donna, per un gior- aria. Farò un solo, spettacolare, esempio tra i male-La bete humaine del 1938, altrettanto me- no e una notte, in quel labirinto dell’anima molti possibili: Il ponte sul fiume Kway, 1957, di morabile film dell’altrettanto grande Jean Re- che può diventare la Stazione di Milano, a La David Lean. Per costruire il ponte, poi fatto noir. A sottolineare il fatto che, in entrambi i stazione, 1990, di Sergio Rubini, storia dell’in- esplodere, nel finale del film, proprio mentre vi film, le due locomotive risultavano quasi le ve- contro notturno fra un triste capostazione e passa sopra un treno carico di soldati giapponesi, re protagoniste, entrambe posseggono un una ragazza alquanto sbandata. In una sta- segue a pag. successiva zione si può andare incontro al proprio destino, come acca- de all’anglo-indiana, una bel- lissima Ava Gardner, di San- gue misto-Bowani Junction, 1956, di George Cukor. Per una stazione si può anche ri- schiare la vita, come accade alla protagonista, un’altret- tanto meravigliosa Claudia “L’angelo del male”(1938) di Jean Renoir Cardinale, di C’era una volta il “C’era una volta il West” (1968) di Sergio Leone 33 n. 41

segue da pag. precedente celebre. Ne nascono equivoci, discussioni, liti- Omaggio a c’era voluto il lavoro forzato di decine di pri- gi, momenti di ritrovata tenerezza, in una gionieri britannici. Parlerò infine, avviando- delle commedie brillanti più travolgenti e di- mi a concludere questo articolo Il ferroviere (1956) di ma consapevole che di molti al- e con Pietro Germi tri film avrei potuto e dovuto oc- cuparmi, di coloro che si servo- no dei treni per recarsi di qua o di là, per lavoro o per diletto: in- somma, dei passeggeri. I film di cui sono protagoniste persone che stanno viaggiando su un treno sono così tanti che occor- rerebbe un libro, invece che un breve articolo, per tentare di renderne conto. Mi limiterò a citarne soltanto quattro o cin- “Estate violenta” (1959) di Valerio Zurlini que. Due strani passeggeri - un giovane e una vertenti dell’intera storia del cinema hollywoo- giovane appena sposati ma alquanto diso- diano. Una citazione va fatta anche per Alfred Pietro Germi e Saro Urzì in una scena del film rientati nel procelloso mare dell’esistenza - Hitchcock, nei cui film i treni compaiono spes- sono protagonisti di Rotaie, 1930, di Mario Ca- so: chi non ricorda l’idillio, nato proprio a un Ricordiamo l’opera di Pietro Germi con l’ap- merini, film che dette avvio a una stagione più tavolo del vagone ristorante, mangiando una passionato giudizio che del film dà Ermanno matura e quasi preneorealistica del cinema sogliola, tra Cary Grant ed Eve Marie Saint in Olmi: “Settembre 1961, a Roma. Da Rosati a via italiano, dopo la crisi degli anni Venti. Per tut- Intrigo internazionale-North by Northwest, del Veneto. Germi lo trovavi sempre lì, al bancone to il film, i due passano da un treno a un altro, 1959? Preferisco, però, dire qualcosa di un film del bar, seduto davanti a un bicchiere di vino. vagando senza mèta e senza quattrini. Per re- del periodo inglese del mago del brivido e della Non era una posa d’artista: era davvero nella stare nell’ambito del cinema italiano citerei suspense: La signora scompare, del 1938. Si svol- sua natura starsene silenzioso a pensare sor- anche Treno popolare, 1933, esordio nel lungo- ge interamente a bordo di un treno che sta at- seggiando del buon vino. Se non avessi saputo metraggio di Raffaele Matarazzo, il re del me- traversando l’Europa e sulle cui carrozze av- ch’era un celebre regista e anche attore avrei lodramma all’italiana: narra la storia, sempli- vengono rapimenti, delitti e altre hitchcockiane detto, per istintiva sensazione, che poteva es- ce ma vivacemente fresca, di una gita in treno, cose del genere. Chiudo, ricordando che dire sere un ferroviere. Perché mi ricordava mio da Roma a Orvieto, di un gruppo di impiegati ferrovia significa anche, purtroppo, dire inci- padre come lo avevo in mente da bambino: an- ed impiegate della capitale. E anche Italiani, denti ferroviari che, nei casi peggiori, possono che lui ferroviere. Gente solida, buoni bevitori 1996, di Maurizio Ponzi che narra le vicende, diventare vere e proprie catastrofi. Ricorderò ma rigorosamente sobri in servizio. Quel gior- più o meno comiche o patetiche, dei passeg- un solo film, sul tema: Una sera, un treno, 1968, no di settembre, fu proprio Germi a rivolgermi geri, oltre che del capotreno, di una Freccia di André Delvaux, ottimo ma dimenticato cine- un saluto. Fino ad allora, io lo incontravo spes- del Sud diretta da Palermo a Milano. Nel cine- asta della Nouvelle Vague belga. Narra del viag- so lì (lo ammiravo moltissimo), ma non avevo ma americano - che mi costringerebbe a par- gio in treno d’un professore di linguistica ac- mai osato importunarlo. Mi disse che aveva vi- lare di almeno cento film ambientati nelle car- compagnato dalla sua donna, una scenografa sto Il posto, il mio film che era stato alla Mostra rozze ferroviarie - ce n’è uno il cui titolo è teatrale. In piena notte, egli è costretto a scen- di Venezia e che gli era piaciuto. Io gli confidai proprio il nome di un treno. Mi limiterò, dun- dere, a vagare nell’oscurità, a incontrare strani la grande emozione (e le lacrime!) per il suo que, a dire qualcosa su di esso: si tratta di Ven- personaggi e così via, fin quando non si risve- Ferroviere. Ma al di là della grazia sublime tesimo secolo, 1934, di Howard Hawks. Narra di glia. Il treno ha avuto un grave incidente, lui è dell’opera di una rara potenza poetica! c’era un impresario teatrale che, per sfuggire ai svenuto - e durante lo svenimento ha immagi- per me una ragione particolare, che mi faceva creditori, fugge dalla città con un espresso di nato il proprio vagare notturno - ma la sua amare in modo speciale quel suo film: riguar- lusso, chiamato appunto “ventesimo secolo”, donna è morta. Buon Viaggio, con il treno e dava la mia stessa vita e quella di mio padre sul quale reincontra dopo vari anni la propria ex con il cinema. che aveva attraversato le stesse vicende del suo moglie, da lui lanciata nel cinema e diventata Stefano Beccastrini ferroviere”

da Enciclopedia del Cinema (2004) di Gian Luca Farinelli

“Marcocci è un crumiro”

Così è stato scritto sui muri del film de “Il fer- roviere”. Marcocci, uno sconfitto senza solida- rietà che, nonostante tutto ha vinto e le nostre simpatie sono tutte per lui. Al suo mondo va la nostra solidarietà e la sua famiglia diventa la nostra. Andrea Marcocci: Presente! E i tuoi fi- gli e tua moglie che ti hanno sempre amato so- no il nostro futuro migliore.

In una sera d’estate mentre davano il film in tv in prima serata, ad un pubblico annoiato e sudato, in cerca di qualcosa da vedere per evadere, scosso da questa opera del 1955 di Pietro Germi. “Intrigo internazionale” (1959) di Alfred Hitchcock interpretato da Cary Grant e Eva Marie Saint Angelo Tantaro 34 [email protected]

Inauguriamo da questo numero una nuova rubrica Al cinema Minima immoralia La pazza gioia Il titolo (allude ai Minima moralia di Theodor Adorno), nasce dall’idea di giocare con gli accadi- (2016) Un film di Paolo Virzì. menti minimi del nostro tempo, il postmoderno, che non ne conosce di diversa dimensione o misura. Fatti minimi ma che nella loro somma e pervasività, per la legge dei numeri, fanno del Con , mondo un muro di gomma dove le nostre esistenze vanno a sbattere senza provare vero dolore. , Dott. Tzira? L’idea l’abbiamo presa dal film del ’68 di Franklin J. Schaffner, (Planet of the Apes), Il Pianeta delle scimmie, (in realtà lì troviamo la Dott.ssa Zira). Zira suono esatto esatto come il no- Valentina Carnelutti, stro Tzira, parola che evoca atmosfere magico-rituali, esclusive della cultura del nostro paese. Tommaso Ragno, Bob Parola di cui è sconosciuta l’etimologia e il sema. Ecco, il Dott. Tzira Bella, ci guarda, dalla pro- spettiva della sua distanza, e non ci capisce una mazza dei nostri comportamenti. DdC Messini, Sergio Albelli, Anna Galiena, Marisa Borini, Marco Messeri, Bobo Rondelli Minima immoralia Se c’è un merito per il Incredibile ma vero! quale Paolo Virzì è de- gno di plauso, oltre a Il fantasy tira al cinema più del porno! Il che è tutto dire molti altri evidenti e innegabili motivi, è Presentati oggi in concorso due film del genere Actual Fantasy, o per quello di aver restitui- dirla tutta, del genere Balle Spaziali. Non sfuggirà a vecchi e giovani to bellezza al disturbo ammalati inguaribili di cinefilia, vecchi e giovani ma sempre malai- psicologico o per me- tus siasi, la citazione mel brooksiana. In gara: Renzi fa un ragiona- glio dirla, aver restitui- mento sulla Costituzione e Brunetta de’ Soli Ricchi e Silvio ci contro- Paola Dei to “bellezza” alla vita, ragionano. Tra gli addetti ai lavori l’assegnazione del premio sembra dovunque e in qualun- scontata, si mormora, molto sottovoce, mano a coprire il labiale, sai que modo essa si svolga. La pazza gioia di Paolo mai che … che la combine ….., è una farsa, lo capirebbe anche l’ultimo Virzì, presentato in prima mondiale nella se- dei peones che siesteggia in parlamento che, noi rimaniamo al dove- zione Quinzaine des Realisateurs al Festival di re di informarTi, caro pubblico che sei il nostro unico mentore e Dott. Tzira Bella mandante, … scusate, asciugo la bava, … bene, … comunque, … ah! ecco: accada quel che accade, il cinema è più vivo che mai, questo im- porta! Oh!! Cambia il pubblico, cambiano generi e linguaggi espressivi, cambiano interpreti e direttori artistici, produttori e distributori, ma il cinema è sempre vivo, anzi più vivo che mai! Di questo dobbiamo ringraziare il cinepanettone, attuale neo realismo, le sue facce, ma più ancora le sue tette, culi, origine du monde e creapopoli, la nostra classe politica che ci of- fre con fatica quotidiana i materiali per scriverne le storie, e lo stesso popolo italiano che col- labora liberalmente come interprete senza cachet . Ultima ma non da ultimo, questi film Actual Fantasy si possono vedere a casa, quasi a gratis, comodamente collassati sul divano, in stato comatoso anche avanzato, che è meglio, solo con la modica spesa di trenta (30) cents di euro al giorno, biglietto cumulativo per un numero imprecisato di spettatori: il costo gior- naliero dell’abbonamento televisivo RAI, da quest’anno pagabile in comode rate con la bol- letta ENEL. Prodotti dalle testate giornalistiche RAI 1, 2, 3, STELLA e MEDIASET UNITED, vanno in onda a ogni ora del giorno e della notte, popolarmente il genere è conosciuto come informazione giornalistica radio televisiva. Da un altro mondo, dal Pianeta dei Cercopitechi, quando il vostro calendario segna il 21 di maggio 2016, vi saluta con un grandissimo, in gam- ba co’ il gambero! Il vostro affezionatissimo, Dott. Tzira Bella

Cannes 2016 e nelle sale cinematografiche dal 17 maggio, è caratterizzato da un “realismo magico” che cattura lo spettatore fin dalle pri- me scene e che include il cineasta a pieno titolo fra i Maestri ed eredi della commedia all’italia- na. Girata tra luoghi ascrivibili al territorio Li- vornese come Calafuria, a quello Viareggino, Montecatini Terme, Campi Bisenzio, Capan- nori, Ansedonia e la provincia di Pistoia, l’opera del regista è targata tutta Toscana ed è ambien- tata a Villa Biondi, una comunità terapeutica, dove sono tenute in custodia giudiziaria, don- ne ritenute socialmente pericolose. È qui che segue a pag. successiva 35 n. 41

segue da pag. precedente suo sguardo da grande conoscitore dell’animo Beatrice Motandini Valdirana, una nobildon- umano. Durante la visione del film ho avuto la Pornografia na godereccia, morbida nelle forme, logorroi- stessa sensazione che provai molti anni fa ca, bionda e fragile, interpretata da Valeria quando lessi una delle prime opere di Milan La compulsione spettacolo Bruni Tedeschi, conosce Donatella Morelli, il Kundera, dove lui esprime sensazioni ed emo- dell’informazione e della suo apparente contrario, taciturna, scura di zioni femminili con una capacità introspetti- pelle e spigolosa come le comunicazione donne di Hegon Schiele, in- Spero nessuno si scan- terpretata da Micaela Ra- dalizzi alla sola parola mazzotti. Un cancello mes- perché è questo ciò di so ben in vista nelle prime cui sto per parlare. scene divide il mondo dei Cinque sillabe, come in normali da quello dei cosid- una formula magica detti “folli” mentre Beatri- sono sufficienti per ce, con ombrello e scialle evocare in noi un più o orientale cerca di salire su meno vasto immagi- un pullman per uscire, ma le nario. Diretto, crudo e misure giudiziarie restritti- chiaro. Insomma, tutti ve alle quali è sottoposta le Giovanni Barbato sappiamo di cosa si sta impediscono la tanto ago- parlando e non c’è bisogno di ulteriori specifi- gnata gita. Virzì ce la pre- cazioni. O forse sì. Prendiamo allora la defini- senta con poche pennellate zione del vocabolario Treccani Online: “[…] da Maestro mentre la donna chiede alla dotto- va molto efficace alla quale Virzì aggiunge una Trattazione o rappresentazione (attraverso ressa di poter stare nella stanza da sola con “base poetica” che non è fondata sulle contrat- scritti, disegni, fotografie, film, spettacoli, aria da gran signora abituata ai lussi ed a ve- ture del cervello e del linguaggio ma su senti- ecc.) di soggetti o immagini ritenuti osceni, der esaudite le sue richieste. Alla proposta di menti e sofferenze che ci mostrano l’arte di vi- fatta con lo scopo di stimolare eroticamente il metterle come compagna di stanza una delle vere fra le immagini. Estetica e contenuto si lettore o lo spettatore”. Vi convince? A me no, e utenti, senza nemmeno pensarci un minuto fondono in mezzo a scene superlative come vi spiego perché. Partiamo dalle parole “chia- Beatrice risponde: “Ma Anna Paola è in re- quando in un ristorante di alta cuisine Beatri- ve” di questa definizione: immagini, osceni, gressione, non sono mica Madre Teresa!” ce ascolta estasiata Tchaikovsky suonato con rappresentazione e spettatore. Andiamo con “Non ti posso concedere una stanza da sola! bicchieri di cristallo e guardando i tatuaggi di Non te la posso concedere una stanza da sola!” Donatella le suggerisce:” Ma perché non ti ribadisce la dottoressa responsabile, interpre- compri un quadernino....!” O come quella in tata da Valentina Carnelutti. É in questo sce- cui viene espresso ad alta voce un desiderio nario che giunge alla Villa Donatella, con il neppure tanto nascosto: “Scappiamo tutte!”, corpo tatuato, gli occhi bassi e l’auricolare sempre nelle orecchie per isolarsi dal mondo. La nobildonna bion- da e morbida per una sorta di attrazione repulsione prova simpatia per la donna spigolosa e bruna che sem- bra rappresentare la sua parte ombra, le si avvicina e riesce ad averla come com- pagna di stanza. Ricca l’u- na, di estrazione sociale po- vera l’altra, sofisticata ed elegante la prima, scontrosa e rozza la secon- incita Beatrice, “Ma dove andiamo” risponde da, le due si fondono e confondono nelle parti Donatella. “ Stiamo cercando un pò di felici- emozionali di molte scene che si dipanano nel tà!” Sotto le note della canzone Senza fine di corso delle varie scene. Dal primo incontro Gino Paoli, con la musica di Carlo Virzì, l’ami- hanno origine una serie di vicende che a tratti cizia fra le due donne diviene sempre più pro- ricordano il famoso film Thelma e Louise, indi- fonda e commovente senza mai essere sdolci- ordine: nel 2016 non si può prescindere dalle menticabile storia di due donne in lotta con nata, stupenda la recitazione di Valeria Bruni immagini. Sono la testimonianza che ciò che una società angusta e maschilista, ma qui l’ot- Tedeschi e di Micaela Ramazzotti. Altrettanto vediamo è vero, esiste, è reale. Sono ovunque: timismo e la voglia di vivere per un progetto efficace e tenera l’interpretazione di vere sul cellulare, in televisione, sul computer, al ci- futuro hanno la meglio e le due donne dopo utenti di case di cura e il clima di solidarietà e nema. Sono pressoché infinite e viaggiano ve- rocambolesche fughe e incontri surreali, tor- integrazione che il regista è riuscito a costrui- locissimamente. Non a caso in molti hanno nano alla loro condizione accettandola di re indicandoci un metaforico luogo dove fi- definito la nostra società come “società delle buon grado, desiderose di riscatto e di un fu- nalmente una vita, per quanto disturbata e immagini”. Non solo per la loro sovrapresen- turo migliore. La loro amicizia diviene tanto dolorosa sia, può finalmente avere la propria za, ma anche per l’enorme importanza che noi intensa al punto da sentir loro dire: “Meno dimora, al di là delle incoerenze della medici- tutti gli attribuiamo. Vogliamo vedere. Il trend male che ci sei tu!”, “Hai presente quando ti na, della legge e di tutti coloro che in un modo è quello: si legge sempre di meno e si guarda prude la schiena? Quella sono io quando ti o nell’altro, hanno fatto soffrire. sempre di più. Noi dobbiamo vedere: tutto, penso di piu!” Il modo in cui il cineasta ci rac- sempre, comunque. E di conseguenza voglia- conta le loro vite e ciò che ha determinato il di- mo anche farci vedere, mostrarci (ma a questo sturbo mentale, è estremamente delicato e il Paola Dei segue a pag. successiva 36 [email protected]

segue da pag. precedente “pornografizzazione” precedente arriveremo dopo). Questa osses- cioè, tornado al sociolo- sione voyeristica dell’occhio collettivo nei gichese, come un pro- confronti del mondo si traduce in una sola do- cesso che ha portato la manda: che cos’è osceno? Niente. O forse tut- pornografia ad esten- to. Ed ecco che torniamo alla pornografia che dersi ben al di fuori dei tutti ci immaginiamo: cosa c’entra? Ci servirà suoi confini tradizionali Baudrillard per capirlo. Il filosofo francese guadagnandosi sempre ammette due significati del termine in - que più spazio all’interno di stione: il primo è quello propriamente detto quella dimensione sim- (che conosciamo) il secondo invece è più me- bolico-comunicativa taforico e la pornografia diventa l’emblema che viene definita di dell’iperrealtà e del meccanismo per cui l’o- “massa”. Il giudizio sot- scenità, lo stare fuori scena – ob-scena – ap- teso a tale termine è punto, ci invade e diventa cifra spettacolare che un tale processo “Uomini e donne”, quella specie di casa d’appuntamento con la conduzione di del nostro mondo. Mi spiego meglio. Le im- abbia comportato una Maria De Filippi è la rappresentazione pornografizzata dei rapporti umani magini non si limitano a rappresentare (paro- trasformazione di ca- la chiave) la realtà, anche nelle sue forme più noni, gusti, opinioni e pratiche che fanno or- della più ampia pornografizzazione della cul- crude ed intime, bensì hanno creato una real- mai parte della cultura popolare. Che tradotto tura. Pop-porn. Molti studiosi l’hanno voluta tà parallela, appunto l’iperrealtà sopracitata, significa: l’hard-core oggi è ovunque e- facil ribattezzare così, per sottolineare come oggi in cui sono esse stesse a farla da padrone. Pa- mente reperibile da chiunque ad un costo pari possa essere considerato normale guardare rafrasando Baudrillard: il pornografico ucci- a zero. E’ tollerato, quotidianizzato, routiniz- un video hard-core tanto quanto ascoltare de il referente. Nella sua funzione simulacrale zato, secolarizzato. Insomma è “normale”. E’ una canzone di Madonna. Anche in questo ca- ultima, la rappresentazione sosti- so, ci vorrebbero pagine e pagine tuisce interamente la realtà. Ed è per un accurata descrizione di co- proprio in questo che si compie il me il pop-porn si sia diffuso attra- passo definitivo dell’invasione del- verso i canali di veicolazione della lo spettacolo di Debord, che vor- cultura popolare (anch’esse dun- rebbe mettere in scena il mondo, que pornografizzati). Madonna è ma che invece ne prende il posto, un esempio su tutti. Una carriera annullandolo. Spettacolarizzazio- interamente costruita su un’im- ne. Questo mostro che fagocita magine altamente eroticizzata, su tutto e tutti: le vite private degli in- testi ammiccanti che strizzavano dividui, la morte, il sesso. Cosa è l’occhio al mondo hard-core. Que- pubblico e cosa è privato? Esistono sto è solo il riassunto del riassunto ancora dei confini netti? Tutto è di quello che si può scoprire apren- spettacolo, tutto deve essere visto: do quella grande scatola chiamata ed ecco dunque il ribaltamento del pornografia. Allora, tornando alla significato di oscenità che porta domanda iniziale, vi convince an- Baudrillard a scrivere di “porno- cora la definizione del dizionario? grafia dell’informazione e della A me continua a non convincere. comunicazione”. Riporto le parole Perché la pornografia è molto di dello stesso autore: “Non è più l’o- più. Essa è un incredibile conteni- scenità tradizionale di ciò che è tore di complessità, di temi e ar- nascosto, rimosso, vietato, oscuro, gomenti più che mai contempora- ma invece quella del visibile, del nei ed attuali, fra cui, solo per troppo visibile, del più visibile del citarne alcuni: i rapporti tra i ge- visibile – è l’oscenità che non ha neri, le nuove tecnologie che han- più segreti ed è completamente no trasformato la comunicazione solubile nell’informazione e nella di massa, i processi di spettacola- comunicazione”. Viviamo in una Lady Ciccone in arte (irriverente) Madonna rizzazione e vetrinizzazione so- società “pornografizzata” che incentiva una sempre più normale per una fetta di popola- ciale, i processi di socializzazione e di produ- cultura dello strep-tease, del mettere (e met- zione sempre più ampia. Dalla rivoluzione zione dell’identità di classe, di razza ed etnica; tersi) a nudo, del mostrare e del mostrarsi al sessuale degli anni ’60 sino al web 2.0 la por- i diritti civili, la libertà di espressione e la pro- servizio di una smania voyeristica collettiva di nografia ha subito una incredibile ascesa, una tezione dei minori; il mutare o lo svilupparsi cui tutti i media, anche quelli tradizionali, si parabola che però al momento non sembra del discorso pubblico attorno ad argomenti fanno portavoce. Reality show, talk show, Fa- conoscere declino. Anzi. Il livello di secolariz- sessuali; la globalizzazione informativa e l’o- cebook, Youtube, l’iperrealismo della cronaca zazione e accettazione del porn-system ha mologazione delle culture. E questo è niente. giornalistica, le immagini rubate con i telefo- fatto sì che persino la televisione generalista E’ solo la punta dell’iceberg. Studiare la por- nini…sì, stiamo parlando di pornografia. Por- si attrezzasse per inseguire il nuovo “gusto nografia significa capire di più di noi stessi e nografizzazione. Ecco il punto. In questo ter- popolare”. E così abbiamo non solo il prolife- delle nostre società. mine troviamo racchiusi tutti i processi rare di programmi in cui il sesso e le sue for- appena descritti che in sociologichese po- me sono al centro, ma anche trasmissioni in- Giovanni Barbato tremmo riassumere come “invasione dei ca- teramente incentrate su pornodivi o pornodive noni pornografici nei riguardi delle culture (caso più recente Rocco Siffredi in Casa Siffredi). visive e delle pratiche mediali”. Il che significa Gli esempi sarebbero infiniti e gli Stati Uniti, anche, detto in modo molto spiccio: tette e cu- primi su tutti, ne sono una fabbrica instancabi- Ipervedere. Pornovetrine: dall’ob-scene all’on-scene della li ovunque. Ma tutto ciò è solo una conseguen- le. Possiamo dire che i media in generale si sono pornografia nella cultura contemporanea (Titolo della za del primo modo in cui poter intendere la pornografizzati come conseguenza - causa tesi di laurea triennale discussa dall’autore dell’articolo) 37 n. 41 Il grano e la volpe Il mistero dell’elicottero Volpe 132 scomparso nel documentario di Vincenzo Guerrizio e Raffaele Manco Il giornalismo investi- inserito, senza dubbio, tra i tanti “misteri d’I- cieli di Capo Ferrato e, subito dopo, sentono un gativo per immagini talia”, frutto di coperture inspiegabili, di se- boato e osservano “una palla di fuoco”? Perché non è un genere parti- greti di stato, di vergogne mai pagate col pen- non approfondire le dichiarazioni di un testi- colarmente praticato timento di chi le ha provocate o insabbiate. mone di giustizia o di quei passeggeri che vi- nel cinema italiano Guerrizio e Manco sono partiti per la loro in- dero il velivolo dal traghetto della Tirrenia? E contemporaneo. I re- chiesta da quel giorno lontano e dalla necessi- poi c’é il mistero della nave mercantile, la qua- portage sono presenti tà di giustizia dei familiari delle vittime per le, per mesi, attraccava a 50 metri dalla spiag- ancora in certe tra- costruire un lungometraggio che ha l’afflato gia di Costa Rei, in una zona interdetta alla Elisabetta Randaccio smissioni televisive, co- di un giallo complicato, raggiosamente capaci non scritto da uno sce- di approfondire, senza la solita superficialità neggiatore creativo, ma e autocensura, avvenimenti insabbiati, situa- composto da incredibili zioni sociali rimosse. Eppure, sul grande elementi del reale. Le per- schermo, è possibile costruire con efficacia plessità sono tante e ini- storie provenienti da realtá “scomode”. Non si ziarono a evidenziarsi sin tratta esclusivamente dell’approccio di gran- dai primi giorni di quello de effetto alla Michael Moore, ma si può sce- definito dalle autoritá mi- gliere un percorso artistico, nello stesso tem- litari come un incidente; po, piacevole alla visione e rigoroso nei contenuti. la commissione d’inchie- Questa strada l’hanno attraversata il giornali- sta, invece, arrivò alla con- sta Vincenzo Guerrizio e il regista Raffaele clusione che i due militari, Manco con il Grano e la volpe, che meriterebbe, i cui corpi, come si é detto, non furono mai ritro- navigazione data la vicinanza del presidio mi- oltre la visione nei festival specializzati dove vati, erano stati responsabili di “perdita col- litare di Capo San Lorenzo, da cui per giorni la ha raccolto svariati premi, tante proiezioni posa del velivolo”! La precisa ricerca di Vin- gente si accorse di strani traffici a questa di- nei circuiti tradizionali e in quelli d’essai. Il cenzo Guerrizio ci mostra interviste, mai retti. Il “Volpe” sembra si trovasse proprio so- grano e la volpe si apre sul mare cristallino pra l’imbarcazione prima di sparire in una della Sardegna sudorientale e, spesso, an- scia di fuoco. Il mercantile “Lucina” (uno dando avanti con la visione, ritorneranno dei suoi tanti nomi) avrebbe dovuto tra- le immagini delle acque azzurrine dell’iso- sportare esclusivamente semola di grano la, delle sue coste, delle sue spiagge d’inver- della ditta Cellino, ma, secondo altre fonti, no, senza l’invasione turistica, appena nascostamente dall’armatore e dai fornito- scosse da onde dolci o da movimenti im- ri, probabilmente conteneva un carico sco- provvisi causati dal vento. In questo mare, modo (droga? armi?). A bordo di questa mi- in mezzo a questo paesaggio fantastico, il 2 steriosa nave, inoltre, era imbarcato un marzo 1994, è sparito un elicottero della Fi- uomo dei servizi segreti (perché?), il quale, Elicottero Volpe 132 della Guardia di Finanza nanza, il “Volpe 132”, nel cui abitacolo si alcuni mesi dopo, per ragioni di salute, non trovavano Gianfranco Deriu, veterano pilota, ‘aggressive’ (e questo rende maggiormente poté viaggiare sul mercantile che avrebbe do- e Fabrizio Sedda, ai comandi, giovane appena inquietanti le parole dette da alcuni) a chi vuto portare grano in Algeria. Una vera fortu- trasferito in Sardegna, dove risiedeva la sua avrebbe dovuto compiere con attenzione le ri- na, tenuto conto come l’equipaggio fu sgozza- famiglia. Il velivolo scompare e solo dopo cerche, a chi ha finto di non vedere e di non to da presunti “terroristi islamici”. Allo stesso giorni, in una zona lontana 100 chilometri dal sapere, ai testimoni i quali, dimostrandosi modo di tutti i misteri d’Italia, causa la man- luogo in cui “Volpe” doveva completare la sua onesti cittadini, riferirono subito ciò che ave- canza di trasparenza delle autoritá, il caso del ricognizione di routine, vengono individuati vano visto sui cieli e nei mari in quel maledet- “Volpe” si é intrecciato con altri intrighi in- una quarantina di frammenti, ma l’elicottero to giorno, ma non furono presi sul serio, men- quietanti: dai militanti del “Gladio” (“Noi era- e i suoi uomini non saranno mai ritrovati. Si tre i verbali loro riguardanti, a un certo punto, vamo il braccio armato dei servizi segreti, fa- tratta di un avvenimento che può essere “si persero”. Il caso “Volpe 132” viene affronta- cevamo il lavoro sporco”, dice un ex militare) a to dagli autori del documentario con docu- strane coincidenze di vicende di spie e di menti puntigliosamente ritrovati, con imma- morti. Nel finale del film ritroviamo il mare, gini di repertorio, con chi sui giornali che, forse, ha accolto Deriu e Sedda tanti anni (soprattutto due redattori della “Nuova Sar- fa. Probabilmente, però, qualcosa sta cam- degna”) cercò di venirne a capo, con la ricerca biamdo. I resti ritrovati nel 1994 sono stati di testimoni indiretti capaci di chiarificare il analizzati dai RIS ed é mutato il capo di impu- contesto in cui avvenne la tragedia. Tra i tanti tazione. Dall’assurdo “perdita colposa del veli- dubbi e ambiguità, nel film ci si chiede: come volo” a “omicidio volontario e abbattimento”. Il mai “Volpe”, dati i ritrovamenti dei frammen- film di Guerrizio e Manco riesce ad appassio- ti del velivolo, si trovava cosí lontano dalla sua nare grazie a un perfetto montaggio, alle mu- rotta? Come mai la nave d’appoggio la quale, siche adeguate dei Baska, alle belle immagini in qualche modo, doveva avere contatti con di luoghi splendidi contrastanti con le parole l’elicottero, non solo anch’essa cambia meta, dei testimoni, spesso volenterosamente anco- ma rimane ore “in silenzio” e pare, inoltre, ra capaci di indicare, tra quei mari e quei cieli, non interessarsi al “Volpe” e alle sue comuni- un episodio di guerra in tempo di pace. cazioni interrotte? Perchè i vari testimoni ve- Brigadiere Fabrizio Sedda e Maresciallo Gianfranco dono l’elicottero chiaramente quella notte nei Elisabetta Randaccio Deriu 38 [email protected] Nostra sorella radio (onda rossa) Radio Onda Rossa 87.9 fm, un segnale emesso da Roma San Lorenzo. I Visionari, la trasmissione settimanale di cinema condotta da Federico Raponi Per la seconda volta, dente. Radio Onda Rossa e Visionari come r/esistono an- dopo la prima intervi- Qual è lo spazio che si è ritagliato nel tempo Visio- cora a San Lorenzo e come si pone rispetto a queste sta del numero di Feb- nari e il pubblico al quale si rivolge? dinamiche di “cultura precaria”? braio 2013, torniamo a Come appuntamento settimanale, la trasmis- La Radio continua a vivere senza finanzia- intervistare Federico sione riesce a coprire quasi tutto quello che di menti pubblici e pubblicità (condizione che Raponi, voce della sto- interessante arriva nelle sale, gira nei festival, riteniamo imprescindibile per una voce libe- rica trasmissione cine- oppure non trova visibilità. Premessi i succi- ra), grazie all’organizzazione di feste, concer- matografica di Onda tati criteri di composizione della scaletta, l’at- ti, cene, e alle sottoscrizioni di chi l’ascolta. Giulia Marras Rossa, radio indipen- teggiamento verso i film/doc - “blockbuster” o Interagisce poco con il quartiere, e questo è dente e militante dalla sua fondazione nei ro- di nicchia che siano - è equilibrato, il che (uni- dovuto anche al fatto che la ricerca di fondi venti anni Settanta, con sede a Roma nel tamente ad interviste semplici e di 5-10 minu- porta via tempo ed energie, e prevede una col- quartiere di San Lorenzo. Nel frattempo Vi- ti) permette di arrivare ad un pubblico tra- laborazione più estesa, con diverse realtà, cit- sionari è cresciuta, resiste per pura passione e sversale e più esteso. interesse al cinema, soprattutto quello indi- Cosa significa per te veicolare il cinema attraverso pendente dalle leggi di mercato e dai circuiti la radio oggi, un medium spesso sottovalutato, mainstream. Proprio come Diari di Cineclub nell’epoca digitale e del sovraccarico delle informa- (con cui condivide tante cose oltre il Premio zioni? Cosa significa, soprattutto, raccontare il ci- Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’, conti- nema “resistente” all’interno di un territorio com- nua a vivere senza finanziamenti nè pubblici plesso come quello di Roma? nè privati, e senza pubblicità, condizione im- In confronto a quella visiva-digitale, la comu- prescindibile per una libertà dalle dinamiche nicazione via etere non monopolizza l’atten- controllate dell’informazione e della cultura zione, e ciò fa sì che chi è all’ascolto possa, nel istituzionali; Onda Rossa, come il nostro gior- mentre, occuparsi anche di altro. In più, In- nale, è un canale popolare a costo zero, fatto ternet offre ulteriori strumenti di fruizione e di voci, o penne nel nostro caso, che collabora- diffusione: vedi lo streaming, il podcast, i so- no a livello volontario. Con Federico abbiamo cial network. Sicuramente una metropoli co- parlato di cosa è cambiato per Visionari in me Roma ha un’offerta culturale ampia e va- questi tre anni di profonde trasformazioni riegata, ma Visionari cerca di parlare di tutto Federico Raponi, il conduttore della trasmissione “I politiche e digitali, di cinema resistente e invi- quello che cinematograficamente lancia indi- Visionari” sibile e dei nuovi modi per veicolarlo passan- cazioni di autonomia creativa nel Paese, dalle do attraverso la radio e l’informazione libera. produzioni partecipate alle reti alternative di tadine e non. Rispetto a musica, teatro e ci- Sono passati 3 anni dalla prima intervista con Dia- sale, dalle piattaforme WEB “on-demand” alle nema, Onda Rossa si spende sempre per ri di Cineclub, ma in realtà sono più di quindici proiezioni itineranti alla presenza degli autori. quelle esperienze che provano a costruire anni che esiste una trasmissione dedicata al cine- Parlando di Roma, in questi ultimi tempi spesso modelli dal basso, orizzontali e allargati di ma, su Radio Onda Rossa, voce “dei senza voce”, molte realtà culturali, che rappresentano prima produzione e consumo culturale. In partico- una delle poche radio ancora completamente indi- una forza di quartiere e di conseguenza anche un lare per Visionari è stato il caso delle occupa- pendenti, autofinanziate e libere. Com’è cambiata movimento collettivo di idee e spinte politiche, o zioni del Teatro Valle e dei cinema Volturno, nel frattempo Visionari, se è cambiata, rispetto al spazi occupati per un recupero dal basso per il van- America, Ricomincio dal Faro, come anche le cinema d’oggi e al giornalismo indipendente? taggio di tutti i cittadini, vengono chiusi o sgombe- attività di diversi cineclub. E’ aumentato, per ogni puntata, il numero di rati da amministrazioni cieche, orientate spesso al Visionari ha un “orecchio” molto aperto e attento ospiti - magari con interventi più serrati - che privato e al profitto. Anche nel cinema, purtroppo alle logiche di distribuzione dei registi emergenti e continuano ad essere soprattutto registi, in abbiamo moltissimi esempi, a partire dal Cinema delle piccole produzioni indipendenti. Da dove ar- particolare documentaristi. La prima base di Aquila, di cui segui spesso le novità in trasmissione. riva la scelta di dedicare spazio al percorso distri- valutazione delle opere - insieme alla qualità - butivo del film (molte volte difficoltoso in Italia)? è sempre la tematica, per cui a volte la scelta è E’ un interesse posto spesso anche dagli stes- di parlarne con l’autore anche senza averle vi- si interlocutori ospiti. Data la possibilità, og- ste, quantomeno come occasione per affron- gi, di realizzare un’opera anche a costi molto tare un argomento; poi vengono indipenden- bassi e utilizzare canali di diffusione “on-li- za e visibilità, ma se il film/doc è valido non si ne”, il problema resta il continuare a far vive- disdegna di trattare pure i successi annuncia- re il cinema come fenomeno sociale, ossia ti, quelli con parecchie sale a disposizione. La una fruizione di gruppo - nello stesso tempo trasmissione sta dando invece meno spazio a e luogo - di arte da condividere e su cui po- festival e rassegne, perchè si sono moltiplicati tersi confrontare subito, faccia a faccia. e quindi vanno selezionati con più rigore, tut- VISIONARI (17° Premio Domenico Meccoli Quindi la trasmissione cerca di amplificare tora secondo il livello e la mole di proposte, ‘ScriverediCinema’ 2008) trasmissione settimanale di tutto ciò che va in tale direzione: circuiti di senza tralasciare la rilevanza. Le novità ri- cinema, il giovedì ore 14>15 sale, proiezioni-evento basate sull’incontro guardano l’attenzione ai distributori di lavori RADIO ONDA ROSSA - 87.9 FM con i registi, tentativi tipo ‘movieday’: date, internazionali e a chi sta riportando al cinema via dei Volsci 56 - 00185 Roma titoli e cinema decisi dagli spettatori, con con maggior frequenza pellicole restaurate, streaming www.ondarossa.info/ una quota di pubblico da raggiungere. essendo la memoria parte fondante della cul- facebook Visionari inoltre è particolarmente interessata al tura. Tutto questo, ancora per semplice pas- http://www.facebook.com/pages/ genere documentario, che ultimamente sta guada- sione non retribuita, condizione che basta di Visionari/306981222666964 gnando sempre più terreno nelle sale, specialmente per sè nel discorso sul giornalismo indipen- [email protected] segue a pag. successiva 39 n. 41

segue da pag. precedente Mostre quelle più piccole e d’essai. Se prima, almeno in Ita- lia, per chi lo produceva e per chi ne fruiva si tratta- va soltanto di impegno civile, ora sembra ampliarsi Maria Callas tra cinema e teatro alla più ampia accezione di cinema d’intratteni- Maria Callas non è mai particolare, fondata sul suono del verso. Nes- mento (si veda anche la maggior inclusione nei con- morta. Ufficialmente, certo suno dopo di lei è riuscito a dar vita alla parola corsi dei maggiori festival cinematografici). In che è scomparsa nel 1977 e le in modo tanto pregnante, unendola ad una direzione sta andando secondo te il cinema del reale sue ceneri sono state spar- voce che cambiava colore a seconda del signi- e qual è l’approccio del pubblico (romano soprattut- se nell’Egeo. Ma il suo mi- ficato espressivo della frase. Grande -fraseg to) al genere? to, la sua ruggente perso- giatrice forse più che grande cantante di arie L’inchiesta si sta facendo sempre più anche nalità, il fascino di una o cabalette? Un esempio per tutti: si ascolti, narrazione ed estetica, crescono gli ibridi tra voce dal timbro unico sono anche su Google, la preghiera finale dall’Anna finzione e reale, i campi di ricerca, gli autori Mario Dal Bello rimaste e continuano a vi- Bolena: anche senza vederla, la Callas porta al- che si cimentano col genere. La grande mole vere. A Verona, al Museo AMO Arena Museo la nostra immagine la dolorosissima melodia di opere girate, fruibile oggi con ben maggio- Opera, si è aperta forse la migliore mostra de- donizettiana con un precisione ed una fedeltà re facilità grazie al WEB, diventa così un pre- dicata a lei negli ultimi anni, a 69 anni dal suo non solo alle note ma all’anima, commovente. zioso strumento di indagine, considerato an- debutto in Gioconda all’Arena. Foto, oggetti, In effetti, il teatro della Callas è teatro dell’ani- che lo storico potere di incisività proprio lettere, abiti di scena e personali, filmati, tut- ma, la sua voce esprime il sentimento in mo- dell’immagine in movimento. Rispetto al pub- to è esposto e consente di rivivere o meglio di do pieno. Quando poi Pasolini l’ha voluta in blico, poi, è chiaro che la diffusione va di pari conversare con una donna tragica: dolce e fie- Medea, l’unico film girato nel 1969, la cantante passo alla crescita di interesse e richiesta cui ra, fragile e forte: una assistiamo oggi. tigre sul palco, una indi- Nel 2015 è nata anche ‘Tracce di Cinema’, trasmis- fesa nella vita. La mon- sione sulle colonne sonore, in onda di seguito a Vi- danità l’ha vista celebra- sionari. Com’è nata? re la vita nel jet set Da un’idea di Ottavia Monicelli, figlia di Ma- internazionale, la lunga rio, come lui ascoltatrice di lunga data di Ra- relazione con Onassis, dio Onda Rossa. Dopo la scomparsa del padre, la solitudine conclusi- nel 2012 Ottavia propose alla redazione una va, la faticosa e inutile trasmissione di fiabe per bambini lette da at- ripresa nel ’75 del canto tori, molti dei quali piuttosto noti, con il titolo con tournées trionfali di ‘sto ‘na favola’. La portammo avanti insie- più per quello che era Dall’ 11 Marzo 2016 al 18 Settembre 2016 AMO PALAZZO FORTI - via Massalongo, me (col contributo di un amico, David Sha- stata che per quello che 7 Verona cherl, curatore del suono), dati i rapporti che ormai era diventata la sua voce. E poi il film si è rivelata attrice statuaria, appesantita dai avevo avuto con Mario, interlocutore affezio- con Pasolini, l’amicizia con un intellettuale costumi, ma dallo sguardo magnetico. Parla nato di Visionari. Conclusa quell’esperienza grande che lei invano ha cercato di far suo. con i grandi occhi neri, il volto segnato da una dopo una ventina di appuntamenti, Ottavia Cosa rimane della sua arte? Le incisioni, molte amarezza tragica, l’andamento di una divinità ha rilanciato con il progetto di un altro esperi- e con un repertorio misteriosa. Manca mento, che mettesse insieme musica e cine- vastissimo, su cui solo la sua voce me- ma, due nostre passioni comuni. ‘Tracce di trionfavano le eroine tallica, l’acuto stri- Cinema’ ha preso così vita, composta dallo tragiche: Norma, La- dente che imperso- stesso trio, e partendo dai film che abbiamo dy Macbeth,. Anna na la disperazione. amato ora stiamo prendendo la bella abitudi- Bolena, Medea. Ma Manca molto, a dire ne di avere come ospiti - oltre a colleghi e ami- anche Violetta e Ami- il vero. La Callas tut- ci critici - proprio i compositori. na. Non però Pucci- tavia pare che in que- Nel tempo hai raccolto tantissimi ospiti e tantissi- ni, musicista estra- sto film concentri o mi film: come chiedi ai critici che ospiti nella tra- neo alle sue corde e meglio riassuma tut- smissione di fine anno, riesci a fare un bilancio ge- nemmeno Mozart. te le forme espressive nerale di Visionari e del cinema che ha raccontato? Maria era un anima- della sua arte mimeti- C’è soddisfazione, considerando la storia e le da palcoscenico. Maria Callas e Pier Paolo Pasolini a Napoli nel 1970 ca: ogni sentimento - uno sviluppo quasi ventennale, il tempo e Non esagerava nella quello espresso sul l’impegno che richiede come creatura - per gestualità, i gesti erano l’espressione della sua palco dei teatri mondiali innumerevoli volte una persona sola - rispetto a preparazione, anima completamente inabissata nel perso- nella sua pur breve carriera, dal 1946 al 1957, contatti, comunicazione promozionale, con- naggio che “creava” nello stesso istante in cui gli anni d’oro – viene assunta e si direbbe tra- duzione e regia. Non aver dato vita ad un gli ridava vita sul palco, unendo corpo e voce sumanata in una maschera facciale trapassata gruppo redazionale ci ha legati indissolubil- in una performance fascinosa e unica. Maria dalle sfumature più varie. Si attende solo che mente, e questo rappresenta il più grosso li- ridava vita a chi interpretava, con passione fe- arrivi la voce, e allora, non udendola, si va con mite: senza di me, non potrebbe esserci lei. Si- roce: capace di furori da tragedia greca, di dol- la memoria alla celebre incisione discografica curamente ha aiutato tanto cinema invisibile, cezze sentimentali, ed anche di guizzi comici che riporta a noi il suo fuoco interpretativo. ma sulla valenza della trasmissione all’esterno inattesi, come successe interpretando la Rosi- Attrice del corpo – misurato – della voce- in- so solo che, al di là di una modulazione di fre- na del Barbiere rossiniano. Il teatro musicale, tensissima -, la Callas è donna di grandi pas- quenza parzialmente regionale, ovunque ci cioè l’opera lirica, Maria ce l’aveva nel sangue. sioni. La mostra veronese le rende ragione e sia una connessione, Visionari può arrivare Di qui la cura della parola: la sua arte emerge continua a mantenere in vita la donna trava- anche nell’angolo più sperduto del Pianeta. nei recitativi, dove ogni sillaba è scandita con gliata e l’artista immensa che ha segnato un’e- Grazie Federico, e a risentirci presto! un tono musicale rivelativo che ha dello stra- poca e creato uno stile tale che dopo, nulla è ordinario: la Callas aveva capito la funzione stato più come prima, né potrà esserlo. Fino al sonora del verbo, la musicalità insita in esso, 18 Settembre Giulia Marras per questo rivelò al pubblico, dopo decenni, la musica di Verdi, di Donizetti e di Bellini, in Mario Dal Bello 40 [email protected] In ricordo di Francesco Montis, Cagliari 07/11/1947 - 07/06/2016 La redazione di Diari di Cineclub rende omaggio al compagno Francesco Montis operatore culturale sardo della FICC e amico, fratello e padre dei bambini, bambine e adolescenti del Progetto Los Quinchos in Nicaragua. Francesco ha collaborato con la nostra rivista mandandoci fotografie di eventi culturali da lui partecipati. Diari di Cineclub non ha molte parole, lo ricorderemo con questi sentimenti espressi nei pensieri e foto che lo ritraggono sempre sorridente con quello sguardo incantato e innamorato dei suoi Quinchos Caro Franco, te ne sei andato lasciandoci sgo- menti e increduli. Come se non sapessimo che la morte può arrivare in modo traditore e vi- gliacco. C’era in te, sempre, l’impegno coe- rente a coniugare cultura e bella politica. E’ quel che ci hai lasciato come miglior esempio. Questo ci dicono i tuoi filmati e le belle foto, piene di allegria e speranza, dei bambini ab- bandonati di Managua che ogni anno incon- travi. Eri un prete laico. Se dovesse esistere un Paradiso dei Giusti, nessuno ti chiedereb- be se hai creduto in Dio oppure no. Basta l’a- more che hai dato agli umili e agli sfruttati della terra. Mi mancherà il tuo sguardo severo su tutto questo. Marco Asunis Non serve contare le volte in cui mi sto chie- dendo...PERCHE’? La risposta sarebbe sem- pre la stessa. La vita a volte è bastarda ma an- che stupida perché si priva di persone che l’avrebbero resa migliore. Franco adorabile amico abbiamo parlato spesso di questa stra- na cosa chiamata vita che a volte porta via in- granaggi fondamentali dei nostri cuori. Ab- biamo parlato del tuo impegno con Los Quinchos in Nicaragua e del tuo attivismo nella Ficc. Abbiamo riso ma ci siamo anche ar- rabbiati dopo la visione e la discussione di un film nelle serate condivise dai nostri Circoli del Cinema e ci siamo spesso chiesti in privato se fossimo diventati troppo esigenti o se inve- ce in alcuni autori fosse mutata quella spicca- ta sensibilità che accompagna il processo cre- ativo di un’opera filmica. Caro Franco spero che nel tuo testamento abbia lasciato per tutti biente, aires de tristeza. súper poderes, Tu Fuiste El Héroe de Los noi che ti abbiamo amato una nuvola, un rag- Más qué un Amigo, un Guía, fuiste un Padre Niños y Adolescentes desamparados de Nica- gio di sole, un tramonto, un sogno...per con- para Mí y un ejemplo a Seguir. ragua, El Héroe de Los Quinchos y Las sentirci di completare il film sulla tua vita. Activista, amante de la flora y fauna, amigo, Yahoskas. Hasta Siempre Francesco Montis. Patrizia Masala consejero y padre para muchos niños y jóven- Descansa en paz”. Una vespa, una macchina es desamparados, de ti aprendí, qué ayudar a Nelson Guardado Lopez un nodo alla gola. los demás sin esperar nada a cambio es la sati- Fue un ser que dio su amor a los Quinchos sin Suono il campanello sfacción más grande para un ser humano, que esperar nada a cambio...fue incondicional y una, due, tre volte la humildad es la esencia más pura de nuestro sincero..amor verdadero y puro... il silenzio è lacerante. ser, y que dar amor a otros nutre nuestras al- Miley Alicia Largaespada Il telefono, il cellulare mas grandemente, me enseñaste a vencer ca- Fue más que un amigo, fue más que hermano, nessuna risposta, niente. da obstáculo y a perseverar en la tormenta, fue más que un padre, lo que Franco Montis Il silenzio che si fa doloroso. Gracias Por Toda tu enseñanza y tu esencia representa para cada uno de nosotros: Gra- La scoperta, viso sereno misma, que ha quedado impregnada en nue- cias Franco por todo lo que hiciste, por ese sorriso accennato, rassicurante stros corazones, no es un Adiós, si no un Ha- amor, dedicación, y deseo de ayudar a la niñez per chi resta. sta Pronto Viejo Amigo! Nicaragüense. si tu trabajo se tuviera que re- Ma il dolore non si cancella. Quizás no estés presente, físicamente, pero munerar, ni con todo el oro del mundo se te Momenti belli, felici, en el Corazón de Todos Los Niños, Niñas, podría pagar, Dios te tenga en su santa Gloria, discussioni e risate, Adolescentes, Colaboradores de La Asocia- por que lo tienes más que ganado. Gracias in- impegno condiviso. ción Los Quinchos, de Zelinda y del Mio, finitas y mis respetos para ese hombre que se Ciao Franco, amico mio. estarás muy presente. convirtió en santo al cuidar, creer y dar su vi- Lino Ariu Nadie dijo qué necesariamente todo héroe da por lo niñez de la calle. Mis más sentido “La noticia de tu partida ha dejado en el am- tiene que tener una capa, una armadura o segue a pag. successiva 41 n. 41

segue da pag. precedente Vista dal finestrino. Credevo di essere con era troppo regolare per riuscirmi. Domenica al pésame a la familia doliente, estamos juntos Bud Spencer nel film Banana Joe. E poi scen- seggio le nuove foto del Nicaragua mi hanno con su dolor. diamo dalla scaletta, attraversiamo la pista fatto compagnia. Oggi rientro e sapere che sa- Ricardo Madrigal mezzo vuota come in un film anni ’70. E cono- rai “altrove” mi ha spezzato il cuore. Ogni volta Addio Amico. Nei nostri 40 anni di amicizia sco “la caldera”, il caldo asfissiante della Capi- penso non sia più possibile e invece.... (non mi mi hai insegnato a fotografare, a seppellire le tal. E poi Zelinda. I ragazzi. E un viaggio nel piacciono certi messaggi su Facebook ma lui si, cazzate con una risata, a guardare sempre il cassone del pick-up al tramonto, verso il fre- si merita ogni forma di cordoglio e affetto). lato comico e paradossale della vita. Mi hai in- sco di San Marcos. Fu un viaggio intenso. La Giorgia Alfirin Acciaro segnato a credere nelle cose e a combattere strada. El mercado. El proyecto filtro. El lago Allora è così che si muore? È così che un giorno per un mondo migliore. A stare dalla parte del de Granada e tu che prepari quintali di spa- ci sei, stai bene, pubblichi le tue ultime meravi- torto sapendo che quella è la parte giusta. ghetti al sugo. I caffè e i flor de caña bevuti nel gliose foto e dopo poche ore, come una foglia Sarà difficile abituarmi alla tua lontananza. patio della casa di Zelinda. I mangos della Fin- che cade, ti accasci e forse sei in quell’altrove Enrico Pinna ca. Il corso di teatro con i detenuti della Carcel che per una vita hai cercato... ciao Francesco. Francesco Montis!!! Un gran gran padre un Modelo. L’intervista alla radio con i fratelli Nulla sarà più lo stesso nella mia vita che hai te- amigo un hermano eras todo para nosotros te Godoy, quelli di Nicaragua nicaraguita. Rafa- nuto in braccio fin dai primi momenti. llevaremos en nuestros corazones dios te ten- el, il maestro di baile. Ricardo, Manuel, Da- Andrea Musumeci ga en un lugar celestial siempre con tu amor niel, Israel, Orlando. Hector. Arroz con frijo- Era il giorno in cui bontà si appalesò incondicional has llenado de alegria muchos les a colazione. Gallo pinto a cena. Le tue era il giorno in cui altruismo fece capolinea corazones con cariño confianza y mucho de- macchine fotografiche e le telecamere. Un fu- era il giorno in cui egoismo fece le valigie seo de superacion hacia los demas mi querido nerale in una chiesa sperdia nel campo, dove era il giorno in cui nascesti tu padre mi hermano de mucho tiempo me re- incrociammo el “gordo” Alemán, Presidente Francesco promessa in un nome di rinunce per cuerdo los momentos felices y de mucho amor della Repubblica. Ricordi indelebili di centi- chi non ha avuto fortuna come noi. que pasamos en italia cuando siempre alli naia di lune fa. Di quel viaggio, scrissi pure Francesco potrebbero metterti tra gli eroi, ma estuviste y siempre dando me palabras de nel giornalino del collettivo universitario. non di pugna protagonisti ma di gioia latore e aliento ...jamas has abandonado el amor tan Francesca, Claudia, Andrea, Georgia, Gianlu- di virtù, in quel giorno in cui nascesti tu la ver- inmenso que tienes hacia los niños y niñas te ca forse ce l’hanno ancora. Mi presentasti il gogna di individualisti raggiunse potenza ^n amamos fran estaras para siempre en mi co- Nicaragua. Mi innamorai della terra dei laghi in cui odiarono la tua sensibilità , sei stato ani- razon dios pueda tener un lugar especial en su e dei vulcani. Della sua gente. Dei suoi colori. mo gentile di accoglienza e semplicità ma se cada franco te amamos todos y todas mi que- Dei suoi odori, dai profumi della selva alla puoi assistici ancora da lassù ...e saluta Franca, rido fran nos dejas un enorme dolor un bacio puzza del basurero. Ci ho fatto pure la tesi di continuerete a dare al mondo esempio e agli en mi corazon y en el de los niños y niñas que laurea sul Nicaragua e i suoi niños! Poi non ci angeli del paradiso darai un quincho celestiale te aman de corazon deseo que descanses en siamo capiti. Vedevamo l’idea di sviluppo, per soccorrere quelli che cercano di emulare paz mi querido Francesco Montis l’Associazione, la cooperazione in maniera di- Dio rischiando di precipitare agli inferi come Sara Paola Castillo versa. E ci siamo un po’ persi di vista. Per poi lucifero, ma tu diresti è giusto ribellarsi e allora Mi Padre, Hermano y mi gran amigo te voy a ritrovarci, su altre posizioni, per altre lotte. organizza la rivoluzione in paradiso per cam- extrañar, siempre estarás en mi corazón y en Altre pizze o spaghetti e bottiglie di vino. Per- biare l’ordine costituito, ciao Franco scusa per cada sonrisa de cada Quincho te quiero con ché sarebbe stato troppo triste lasciare una questo mio stanco e stupido canto, buona con- toda mi alma Asta la Victoria siempre!!! bella persona come te. Anche se a volte era dif- tinuazione e grazie di tutto per la tua passione Mio Padre, fratello e il mio grande amico mi ficile discutere, controbattere e capire la tua nascosta da apparente mansuetudine, dentro mancherai, sarai sempre nel mio cuore e in tagliente ironia. Quando mia nonna è morta, te era ribellione ...! ciao! ogni sorriso di ogni quincho ti amo con tutta ero in Nicaragua e tu mi regalasti una poesia Marco Spreafico l’anima mia asta la vittoria sempre!!! di Neruda. Oggi che ci hai lasciato, di ritorno Di poche persone ormai posso dire “è un com- Berman Eugarrios dal Nicaragua, io ti saluto da lontano, da que- pagno”. Oggi sono ancora meno. Caro Franco Adiosu, amigu. sta NuestrAmerica, dal Cile di Neruda. Oggi ci mancherai tanto. Qué tengas un buen viaje, compañero. Qué lo- ho perso un amico e un compagno. Oggi il Ni- Laura Stochino co! Amigo… pienso en ti y te converso en caragua e la Palestina hanno perso un amico e “Sei passato sulla terra leggero”. español. Che coincidenza! Ho avuto la notizia un compagno. E molte, tante, altre persone in Alessandro Macis della tua scomparsa, quando stavo scendendo molteplici diversi luoghi piangono la tua par- Quando ti ho conosciuto ti ho detto che avevi da un aereo. E proprio facendo un viaggio, tra tenza. Ha sido lindo conocerte y compartir un bellissmo nome, importante, molto attuale aerei e aeroporti, ci siamo conosciuti, per dav- Francesco Montis. Qué tenga un buen viaje e tu, sorridendo, a bassa voce, hai aggiunto: Ri- vero. Il mio primo viaggio intercontinentale. compañero! Qué la estrella de Sandino y del voluzionario. Il tuo quarto quinto o sesto. Quando per an- Che te iluminen el camino! Adiosu e a si biri, Maria Caprasecca dare in Nicaragua ci voleva più di un giorno, in calincunu logu in calincuna vida! tra molteplici scali e orari sballati. Chè viaggio Gent Arrubia quel viaggio! Mi ricordo che dormimmo Ero così fiera di me per aver fatto una cosa in nell’aeroporto di Fiumicino. Cercammo di cui pensavo non sarei dormire. Nelle poltrone della sala d’attesa, mai riuscita. E mentre con un occhio alle valigie e l’altro ai vigilantes prendevo sempre più che controllavano il posto. Per prendere il volo spesso la macchina in per Madrid e da la a Miami. Dove poi ci can- questo periodo mi è capi- cellarono il volo per Managua, perchè la stava- tato più volte di pensare a no asfaltando la pista. Cose da Nicaragua!!! E te, perché già ammiran- li, nella sala d’attesa, ci chiese i documenti doti, da adolescente mi uno sbirro gigante, di origine afro. Non capi- dicevi che avrei potuto vamo una mazza. Ma poi vede i passaporti realizzare tutti i progetti “Sardinia!”. Aveva lavorato nella base NATO di che potevo sognare se man- Decimomannu. Stira un sorriso, ci dai i docu- tenevo il mio sorriso, pure menti e “Goodbye” … la base di Decimo ci ha quel disegno tecnico che salvato da ulteriori patemi…E poi Managua. per la mia mente distratta Managua: Francesco Montis e il suo abbraccio pieno d’amore a Los Quinchos 42 [email protected] Che bello dialogare con una figurina! “Il Piccolo Principe ar- personalità. Quando il film veniva usato da dal suo studio e quando torna trova il disegno rossisce, è un bambi- McCay per i suoi spettacoli, era lo stesso arti- modificato. E’ il personaggio (un cane) che, no che non risponde sta che si presentava davanti allo schermo ar- durante l’assenza del disegnatore, compie dei alle domande, ma a mato di frustino e chiamava l’animale, il quale gesti “in autonomia” e va a sconvolgere la tra- qualcuna arrossisce. usciva dalle rocce e dava vita a un’esibizione ma. Charles Pathé, cineasta e produttore fran- “E quando arrossisce, divertente agli ordini del “domatore”, giocan- significa sì, è vero?” do, ballando, piangendo se veniva rimprove- dice Antoine de Saint- rato; sorta di “dialogo” (un Roger Rabbit ante Lucia Bruni Exupéry. E’ una sfu- litteram, anche se con le dovute differenze) matura d’acquerello sulle guance, un tocco in- fra l’artista e la sua creazione, Gertie, più che timo, impudico e pungente che vale come un cartone animato è un discendente delle conferma” [… ] E’ così che Nico Orengo trovate del citato (nel mio precedente artico- (ahimè, scomparso) introduce una delle infi- lo) attore francese Méliès e preannuncia in un nite pubblicazioni de “Il Piccolo Principe”, la certo senso le ricche fantastiche invenzioni favola forse fra le più significative, diffuse e disneyane. E’ a New York, infatti, che nascono amate da grandi e piccini, e anche quella, a gli Studios più importanti per operare in se- mio avviso, più adatta a iniziare questo altro rie. Tra i primi talenti ecco Raoul Barré, pitto- viaggio nel mondo del cartone animato. I re e vignettista, che fino dal 1903 produce e di- bambini non guardano solo con gli occhi ma rige pellicole pubblicitarie a disegni animati e soprattutto col cuore, suggerisce lo scrittore, nel 1914, impianta il proprio studio. Fu pro- affinché la fantasia entri nella realtà e riesca a prio nello studio di Barré che venne, per così materializzare i sogni; in fondo è quello che dire, “abolita” la legge di gravità. Albert Hun- ogni disegnatore si accinge a fare quando ter, un disegnatore dello staff, stava girando traccia i segni che faranno vivere i suoi perso- un’avventura della serie Mutt e Jeff (sorta di naggi affinché possano dialogare fra loro e striscia quotidiana americana creata dal fu- con lo spettatore. Dalle prime animazioni ci- mettista Bud Fisher), in cui il grosso Jeff do- nematografiche dei primi del Novecento, di veva apparire sull’orlo di un abisso vertigino- Cohl e Reynaud (citati nel mio precedente ar- so, appoggiato a una ringhiera. Il fotografo ticolo) con i personaggi a china trasferiti sullo dimenticò d’inserire il foglio di celluloide su schermo, il “fumetto” prende il via ed è così cui era stata disegnata la ringhiera e Jeff ap- The debut of Thomas Cat (Il debutto del gatto Thomas) che negli Stati Uniti, il cinema di animazione parve così solidamente appoggiato al nulla in- 1920, di John Randolph Bray diventa da subito un prodotto di serie e si afferma come creazione commercia- cese, di passaggio da New York, vista la le di larga diffusione. Ciò avviene anche pellicola, decide di fare un contratto a grazie alle innovazioni tecnologiche: Bray, facendo così nascere i Bray Stu- nel 1914 Earl Hurd (1880-1940) animato- dios, primo studio di produzione inte- re, regista e fumettista statunitense, in- ramente dedicato all’animazione, quasi venta una tecnica che consente di man- in contemporanea con quelli di Barré tenere inalterato lo sfondo scenografico ma con una struttura diversa: Bray di- sul quale venivano proiettati i movi- viene imprenditore e punta sullo svilup- menti dei personaggi disegnati con Mr. A. Mutt Starts in to Play the Races 1907 - un “episodio” della striscia po tecnologico. E’ in questo contesto che grande risparmio di lavoro. Ma l’autore “prototipo” A. Mutt senza Jeff viene realizzato nel 1920 il primo film a cui si fa risalire la nascita del disegno ani- tegrale. Pare che Barré fosse andato su tutte le d’animazione a colori: The debut of Thomas Cat mato statunitense, fu Winsor Zenis McCay, furie ma la dimenticanza si risolse nella sco- (Il debutto del gatto Thomas). Purtroppo i costi un disegnatore di fumetti statunitense e ge- perta di una gag inedita, destinata poi a un elevatissimi di realizzazione non consentono niale cartoonist, autore del famosissimo Little di continuare nel progetto. Dovranno passare Nemo in Slumberland, tradotto in Italia come ancora dieci anni prima di giungere ad altri “Bubi nel paese del dormiveglia”, tavole che tentativi di successo economico. Per il cinema compaiono per la prima volta nel 1905 (fino al d’animazione è questo un periodo di grande 1911 e successivamente dal 1924 al 1927) sul fermento. Disegnatori, registi, sceneggiatori, New York Herald. La storia è un sogno e lo produttori trovano nel “cartone animato” un scopo del protagonista, Little Nemo, è quello soggetto d’eccezione per la realizzazione di incontrare la Principessa di Slumberland; è dell’attività cinematografica. Fra questi trovia- considerato uno dei migliori fumetti mai rea- mo Paul Terry, ideatore del personaggio Far- lizzati: una raffinata creazione di tavole oniri- mer Al Alfa (Il contadino Al Alfa), vecchio agri- che, tra gusto rinascimentale e Art nouveau, coltore bonario e arguto che fra alti e bassi ricche di luminosità e trasparenza che traggo- sopravvisse dal 1917 al 1937; un’altra delle sue no spunto dai sogni del piccolo e fantasioso ra- The Artist’s Dream (Il sogno dell’artista) 1913 - John serie fu quella delle Aesop’s Flables (iniziata nel gazzino. Nel 1912 McCay realizza per lo scher- Randolph Bray 1921) in cui lo spunto favolistico e il bestiario mo The story of a Mosquito (Storia di una antropomorfo che lo popola sono un pretesto zanzara) e nel 1914 Gertie the Dinosaur (Gertie il grande successo. Ma la figura dominante in per le più libere variazioni tematiche. Come dinosauro). Ma se nel primo (una zanzara go- questo periodo, padre per eccellenza del car- possiamo vedere, i film d’animazione costitui- losa del sangue di un ubriacone, finisce per tone animato, è John Randolph Bray, disegna- scono una fetta vastissima nel campo cinema- scoppiare), la storia divertente è senza partico- tore e umorista che passò al cinema nel 1913 tografico per cui prima di giungere a noi avre- lari novità, in Gertie the dinosaur (un corto di 12 con un’opera davvero originale: The Artist’s mo tante altre cose da dire, per cui: see you minuti) è una fucina di invenzioni e il dinosau- Dream (Il sogno dell’artista), sorta di due sto- soon! ro (anzi, la dinosaura) ha addirittura una sua rie in una. Un artista si allontana un momento Lucia Bruni 43 n. 41 Hopper e le periferie dell’anima I suoi ritratti della solitudine influenzeranno i grandi maestri del cinema: Hitchcock, Altman, Antonioni, Argento, Wenders “L’arte americana non anni trenta e quaranta, hanno influenzato au- deve essere america- tori come Kerouac, Simenon, Chandler. Ma na, deve essere uni- sul cinema il saccheggio è molto più grande. Il versale. Non deve dare quadro “House by the rairoad”, del 1925, ispirò importanza ai propri tanto Alfred Hitchcock che riprodusse la casa caratteri nazionali, lo- ritratta e la utilizzò come dimora di Norman cali o regionali. Tanto Bates nel film “Psyco”; e fu sempre il voyeri- non si può comunque smo hopperiano a stimolare nel regista un al- prescindere da quei tro dei suoi indimenticabili film: “La finestra Valentina Neri caratteri. Basta essere sul cortile”. Ma sono altrettanto hopperiani “Il se stessi per mostrare grande sonno” di Howard Hawks, “Il gigante” necessariamente la razza e la cultura a cui si di George Stevens, “Il lungo addio” di Robert appartiene, con tutte le proprie caratteristi- Altman, “Il grido” e “Deserto rosso” di Anto- che.” Parola di Edward Hopper, artista nioni. In “Profondo rosso” di Dario Argento, newyorkese, classe 1882, tra i più innovativi “House by the rairoad” - Casa vicino la ferrovia (1925) ambientato a Torino, il celeberrimo quadro della tradizione realista americana. Il narra- di Edward Hopper , Colore ad olio, 61 cm x 74 cm, “Nighthawks” viene, addirittura, utilizzato Whitney Museum of American Art - Manhattan come scenografia in uno dei fotogrammi fon- damentali del film. Altro grande regista, tra i o in Guernica di Picasso, ma metafisica e ma- più importanti estimatori di Hopper, fu Wim gica che più si avvicina alla visione di artisti, Wenders di cui si ricordano numerosissime isolati dalle correnti, come Bacon, Balthus, citazioni ne “L’Amico americano”, “Paris Freud. “Il mio scopo nel dipingere è sempre Texas” e “Road and tree”. “Se potessi espri- stata la più esatta trascrizione possibile della merlo con le parole non ci sarebbe nessuna ra- più intima impressione della natura” diceva gione per dipingerlo.” Forse è questa la frase ancora Hopper e l’“impressione” è proprio che meglio identifica l’opera di Edward Hop- quella che ritroviamo fra gli artisti che mag- per, questo suo essere alla ricerca di ciò che

Edward Hopper (1882 – 1967). Autoritratto (1906) Whitney Museum of American Art - Manhattan tore dell’America contadina, contrapposta a quella delle grandi metropoli, racconta, nei suoi dipinti ossessivi, pullulanti di un’umani- tà straniante e desolata, il rovesciamento dei valori del nuovo continente che misurava l’uo- mo sulla base del suo successo, accentuando la drammaticità di tale condizione e creando stereotipi estremi e tuttora insuperabili. Nelle “Nighthawks”- i nottambuli (1942) di Edward Hopper, è considerata l’opera più famosa e riconoscibile dell’artista sue tele ricorrono luoghi inquietanti e solitari americano, 84 cm x 152 cm, Art Institute of Chicago Building come distributori di benzina abbandonati, stanze da letto vuote, letti sfatti; e personaggi giormente lo hanno ispirato come Camille non si può descrivere a parole, laddove la nar- assorti, con lo sguardo altrove o rivolto all’o- Pissaro ma, più di tutti, Edgar Degas. In mo- razione non sa andare oltre, e fruga dentro le rizzonte, donne semisvestite in attesa del nul- stra a Bologna, a Palazzo Fava, sino al 24 di lu- immagini cercando di estrapolarne il cuore, la, uomini soli al bar. Ombre che si allungano glio con 58 capolavori provenienti dal Witney cercando un inizio che già preluda alla fine, su strade illuminate da lampioni. Vuoto, si- Museum di New York, le opere selezionate dove lo spettatore può entrare nell’opera, la- lenzio, immobilità. Tutto è bloccato, sospeso, mettono in luce non solo l’influenza evidente sciarsi ingoiare, e perdersi così, per strada, senza azioni e soddisfazione. Con Hopper na- che il linguaggio fotografico e cinematografico nel deserto, tra pompe di benzina e immensi- sce la pittura americana che mette in discus- ebbe nell’opera di Hopper ma, viceversa, l’in- tà assolate, nel vuoto di una finestra o di un sione il sogno della stessa nazione preveden- fluenza che l’artista ebbe su questi linguaggi bicchiere sul banco di un bar, o nell’oscurità di done l’inevitabile declino. Infatti, tutta la sua in tutto il mondo. Sono celebri le sue inqua- un vetro da cui spiare il proprio vizio. Per poi pittura si fonda su un realismo relittuale, che drature dall’alto, l’ossessione per i ponti, fon- viaggiare in un’insondabile solitudine, più at- ignora le grandi avanguardie e mantiene un damentali in quei tempi, le scenografie noir, tuale che mai. profilo defilato dal contesto culturale dell’epo- l’osservatore erotico messo nella posizione del ca. Si tratta di un’arte figurativa non politica né voyeur che spia morbosamente dalla finestra. ideologica, come accade nell’opera di Guttuso I suoi scenari e i suoi personaggi, dipinti tra gli Valentina Neri 44 [email protected]

E’ uscito Cineforum 554 Editoriale Brooklyn di John Crowley, p. 26 Rappresentazioni sin- Roberto Chiesi golari Il condominio dei cuori infranti di Samuel La forza delle immagi- Benchetrit, p. 30 ni cinematografiche Tina Porcelli deriva da un elemento Land of Mine — Sotto la sabbia di Martin che, a prima vista, può Zandvliet, p. 34 Adriano Piccardi risultare di debolezza. Nicola Rossello O, quantomeno, di La corte di Christian Vincent, p. 38 fragilità. Il fatto, cioè, di avere assoluto biso- Francesco Saverio Marzaduri gno di qualcosa da riprendere per poter esi- La canzone perduta di Erol Mintaş, p. 42 stere poi in quanto tali. Ma, detto questo, non Paola Brunetta potrebbero poi esserci senza la presenza di The Lesson — Scuola di vita di Kristina Gro- uno sguardo in grado di trasformare il reale zeva e Petar Vlachanov, p. 46 in segno; e in questo ritrovano il legame con la Roberto Lasagna parola, l’immagine pittorica, il suono – tutte La comune di Thomas Vinterberg, p. 50 quelle forme espressive in grado di costruire i Giacomo Calzoni, Edoardo Zaccagnini, Adria- propri sistemi significanti in modo del tutto no Piccardi, Ilaria Mainardi, Emanuele Rauco separato dalla concretezza di ciò che tendono 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi — a rappresentarci. La rappresentazione è dun- Un bacio — Banat. Il viaggio — Love & Mercy que il nodo portante, in cui gioca un ruolo es- Batman vs Superman: Dawn of Justice, p. 54 senziale la qualità del punto di vista, la sua in- approfondimento / la macchinazione dividualità (quando c’è), la sua capacità di – dunque “storicizzandosi” – giorno dopo Fabrizio Liberti fornirci la cifra (non sto dicendo il significato) giorno. Risulta certo evidente la prevalenza di Nero come petrolio, p. 62 che ci permetta di interloquire con il testo e di titoli che provengono da cinematografie lon- Intervista a David Grieco a cura di Fabrizio Li- esplorarlo nei labirinti che lo attraversano a tane da Hollywood e dintorni (sia sul piano berti e Tina più livelli, a seconda della sua effettiva ric- geografico che su quello dello sguardo riven- Abbiamo ricostruito il suono dei pensieri di chezza. Sotto questo aspetto, il n. 554 di «Ci- dicato dai singoli registi/autori che li hanno Pasolini, p. 66 neforum» appare piuttosto interessante, poi- realizzati). Per non dire poi di come i pochi percorsi ché mette a disposizione dei suoi lettori una film statunitensi di cui ci occupiamo concor- Gloria Zerbinati materia filmica di grande varietà: geocultura- rano, in un modo o in un altro, a mostrarci un Focus Vinyl: Addio Novecento, p. 70 le, tematica, stilistica. Film che si confrontano profilo generale contrastato di quel cinema: Mariapaola Pierini con il presente e lo fanno attraverso il filtro in- complessivamente, comunque «in memoria Lost on Transformation: Il corpo dei divi del timistico dei sentimenti e delle relazioni uma- del cinema d’autore». E qui si aprirebbe un nuovo millennio, p. 74 ne più quotidiane, attraverso le quali si fa lar- lungo discorso, che bisognerà pur riprendere, festival / Bergamo Film Meeting 2016 go però la riflessione politica, etica, sociale, prima o poi. Alessandro Lanfranchi economica contestualizzata nei luoghi più di- Adriano Piccardi Concorso, p. 81 versi, scatenata dai più diversi motivi. Film Paolo Vecchi che riprendono avvenimenti ed eventi storici, SOMMARIO 554 Il divismo intellettuale di Anna Karina, p. 82 più o meno recenti, per riproporli mostrando- editoriale di Adriano Piccardi, Rappresenta- Lorenzo Rossi ne i risvolti più sottaciuti, le dinamiche più in- zioni singolari, p. 3 Miklós Jancsó, p. 83 quietanti, le ipotesi di spiegazione più dirom- primopiano / Le mille e una notte — Arabian Rinaldo Vignati penti. E vorrei sottolineare come non sia Nights Žbanić, Meadows, Zelenka: tre autori europei, necessario a volte condividere il giudizio sulla Andrea Chimento Le mille e una notte: per p. 85 riuscita estetica di un’opera per riconoscerne combattere la crisi, p. 6 Carlo V. Vari comunque l’interesse – a volte esaltato pro- Marcello Seregni L’epica e la favola, p. 9 Visti da vicino, p. 86 prio da certi suoi “difetti” o manchevolezze, i film Marco Grosoli almeno quando ne testimoniano l’approccio Anton Giulio Mancino Oberhausen. Tra luogo e non-luogo, p. 88 bruciante alla materia narrativa prescelta. Un Truth — Il prezzo della verità di James Van- libri film, poi (L’infinita fabbrica del Duomo) che si derbilt, p. 12 a cura di Giulia Esposito, p. 90 muove coniugando «l’impenetrabile, e per Valentina Alfonsi le lune del cinema certi versi spaventosa, indifferenza della ma- L’infinita Fabbrica del Duomo di Massimo a cura di Nuccio Lodato, p. 92 teria» (dunque ben oltre la dimensione, tutta D’Anolfi e Martina Parenti, p. 18 umana, della Storia) all’inarrestabile operosi- Simone Emiliani Cineforum Redazione I Via Pignola 123 I tà di chi su quella materia interviene in un Veloce come il vento di Matteo Rovere, p. 22 24121 Bergamo I T 035 361361 F. 035 341255 presente “senza fine”, che trascorre al passato Giampiero Frasca 45 n. 41 Filmfestival del Garda IX Edizione 16/ 19 Giugno 2016 San Felice del Benaco / Gardone Riviera (Bs) Venti film in quattro Tra i film realizzati nell’ultimo ventennio, giornate, nove luoghi possono essere considerati come tappe cru- per proiezioni, incon- ciali “Express, express” (1997) di Igor Sterk, “V tri ed eventi, più di leru / Idle running” (1999) di Janez Burger, 2500 spettatori. Sono i “Kruh in mleko – Bread and Milk” (2001) di numeri della 9° Edi- Jan Cvitković (Leone del futuro alla Mostra di zione Film Festival del Venezia) e “Rezervni Deli – Spare Parts” Garda che si è svolta (2003) di Damian Kozole (in concorso al Festi- dal 16 al 19 giugno. La val di Berlino). Negli ultimi anni la Slovenia rassegna si è articola- ha fatto crescere la sua produzione, ha raffor- Orazio Leotta ta su cinque sezioni, zato il meccanismo delle coproduzioni con i oltre alla Competizione il Focus Slovenia, l’or- paesi vicini (tra questi “Sole alto” del croato Da sx Veronica Maffizzoli, direttrice artistica; Massimo mai consueto Garda Ciak, gli Eventi speciali e Dalibor Matanić) e ha visto l’esordio di alcuni Caminiti Presidente Cinit e Francesca Mirabile le Proiezioni supine. L’inaugurazione giovedì autori molto interessanti, su tutti “Class Mastroeni, socia della stessa CINIT 16 è stata all’insegna dell’arte con il documen- Enemy” (2013) di Rok Bicek, presentato alla tario tedesco “On the way to over the river” di Settimana della critica di Venezia e vincitore Mostri dei laghi. La giuria della critica, com- Wolfram and Jorg Daniel Hissen, ritratto de- di diversi premi internazionali. I film scelti posta da Angelo Signorelli (Bergamo Film Me- gli artisti Christo e Jeanne Claude, presso la rappresentano tre di questi esordi, inediti o eting), Caterina Rossi (Laba/Radio Onda d’ur- prestigiosa sede del giardino botanico Fon- quasi in Italia, per restituire to) e Ilaria Feole (FilmTv), ha dazione A. Heller di Gardone Riviera. In con- l’idea di una varietà di ap- scelto di premiare “Antonia” corso due film italiani “Antonia” di Ferdinan- procci, temi e generi, di Ferdinando Cito Filoma- do Cito Filomarino, sulla vita della poetessa dall’horror indipendente alla rino con la seguente motiva- milanese Antonia Pozzi, e “Monitor” di Ales- commedia agrodolce della zione: “Per la capacità di ri- sio Lauria, film sulle relazioni umane dal sa- terza età al dramma d’auto- scoprire e soprattutto pore fantascientifico, oltre all’italo-marocchi- re. Inoltre i lavori più recen- raccontare una figura cru- no “My name is Adil” di Adil Azzab e Andrea ti, il corto poetico “Love on ciale nel panorama lettera- Pellizzer, tra realtà e finzione la storia di un the Top of the world” e la rio italiano del Novecento, giovane immigrato a Milano. A queste proie- commedia “Siska Deluxe”, di restituendone la complessi- zioni erano presenti gli autori. Completano la Jan Cvitković, che può essere tà, la dimensione intima e la considerato il nome di punta grande energia creativa. Del del cinema sloveno di oggi. film vanno apprezzati la Tra le proiezioni speciali “Si- messa in scena misurata e gnore e signori, buonanotte” accurata dei dettagli e l’in- di Luigi Comencini, Mario terpretazione appassionata Monicelli, Nanny Loy, Ettore e intensa dell’attrice prota- Scola e Luigi Magni, omag- gonista Linda Caridi”. Una gio a Comencini, salodiano menzione speciale è stata di nascita, del quale in giu- Alessio Lauria regista di “Monitor” assegnata a “A Long Story” gno ricorre il centenario. An- premio del pubblico della regista olandese Jorien cora il documentario “1893. L’inchiesta” di van Nes con la motivazione: “Per la solidità di Nella Condorelli presentato dal Presidente del un racconto che unisce la vita di personaggi Cinit (Cinferorum Italiano) Massimo Cami- ben tratteggiati con un affresco sociale con- Il pubblico della IX edizione del Filmfestival del Garda niti, e il capolavoro restaurato “Il cielo può at- vincente di due realtà europee distanti ma in (foto di Sergio Caratti) tendere” di Ernst Lubitsch, in programma dialogo”. Il premio del pubblico, espresso con gara l’olandese/romeno “A Long Story” di Jo- nella serata finale. Garda Ciak ha visto l’omag- il voto degli spettatori presenti alle proiezioni, rien van Nes, viaggio a ritroso verso la Roma- gio alla regista Sara Poli, con quattro suoi è invece andato a “Monitor” di Alessio Lauria. nia per fare i conti con il passato, e lo sloveno film. SARA POLI, professionista poliedrica e Orazio Leotta “Drevo - The tree” di Sonja Prosenc, storia di molto attenta al sociale debutta come regista Filmfestival del Garda - via Santabona, 9 pregiudizio, vendetta e paura. In concomi- nel 1990 con “La voce umana”. Da allora ha di- tanza con i 25 anni di indipendenza della Slo- retto numerosi allestimenti e film documen- venia, un focus ha presentato invece alcuni tari, prodotti dall’ Associazione Progetti e Re- film sloveni, passando dall’horror “Idyll – Idi- gie (da lei fondata) o nati dalla collaborazione la” di Tomaz Gorkic all’interessante esordio con Enti, Comuni, Teatri, Associazioni cultu- “Good to Go” di Matevz Luzar agli ultimi lavo- rali. Nel programma anche la passeggiata ci- IT 25010 San Felice del Benaco, Brescia ri, “Love on the Top of the world” e “Siska De- nematografica “Salò e il Garda da film” con- www.filmfestivaldelgarda.it luxe” di Jan Cvitkovic, il regista più rappre- dotta dal critico cinematografico Nicola [email protected] sentativo del cinema sloveno odierno. La Falcinella. Un percorso sul lungo lago di Salò Slovenia ha prodotto nella sua storia circa 200 per ricordare film, luoghi e personaggi del ci- film, dei quali la metà dopo l’indipendenza. nema sul lago di Garda. Da Luigi Comencini a Tra i film del passato vanno ricordati “Kekec” Fabio Testi, le avventure di Onda Studio e del- di Joče Gale, premiato alla Mostra di Venezia la Bertolazzi Film, titoli come “Il letto in piaz- del 1951, e “Dolina miru – La valle della pace” di za”, “Allonsanfan”, “Accadde un’estate” fino a France Štiglic, vincitore del premio per il mi- “Quantum of Solace”. Infine le “supine” not- glior attore al Festival di Cannes nel 1957 e re- turne all’insegna del cinema di genere del presen- centemente restaurato e ripresentato a Cannes. te e del passato e dedicate per questa edizione, ai 46 [email protected] Youtube Party #21 Nyan Cat Visualizzazioni - 135’310’273 (link) La trama - Vediamo musicali: chi pubblica un’animazione di quat- un pezzo innovativo se tro o cinque frame, ri- lo vedrà contaminare prodotta in loop. Rap- da settecento stili diver- presenta un gatto, il cui si entro una settimana. torso è composto dello Darwinianamente, sol- zucchero di un biscotto tanto una manciata del- Pop-Tart, che galoppa le migliaia di mutazioni Massimo Spiga nel cielo notturno, la- risulta efficace (popola- sciando dietro di sé re, in questo caso), ma una scia arcobaleno. Sullo sfondo, ci deliziano le non è quello l’elemento note della canzone (anch’essa piuttosto ripetiti- d’interesse principale: va) Nyanyanyanyanyanyanya!, composta dall’u- siamo stupefatti da un tente daniwell. Il brano è cantato dalla voce sin- sistema in cui la quota tetica Hatsune Miku, un software per la di rumore/caos e quella riproduzione canora. Il testo del motivo conta di segnale/struttura si- una sola parola: nyan, l’onomatopea giappo- ano equilibrate in modo nese equivalente al nostro “miao”. Natural- tale da scatenare una va- mente, le domande che un essere umano po- langa infinita di poten- trebbe porsi davanti a cotanto intrattenimento zialità espresse, in spe- sono svariate: «Cosa diavolo è questo? Perché cie quando queste ultime lo sto guardando? Perché è stato visto da cen- – come nel caso del gatto totrentacinque milioni di persone?». Come Nyan – sarebbero state tante icone di internet, anche il gatto Nyan impossibili da pianifi- presenta delle caratteristiche inconcepibili e care a tavolino, come ineffabili. Notiamo, inoltre, che la lunghezza potrebbe accadere per di questo video è arbitraria: ne esistono ver- un romanzo o un film. sioni più brevi e più lunghe – una delle più po- Inoltre, ancora una vol- polari dura dieci ore. ta, questi meme umilia- L’esegesi - Nel 2011, il venticinquenne Chri- no la vigente filiera per stopher Torres, di Dallas, partecipava a una la trasformazione di una campagna mirata a raccogliere fondi per la Cro- idea in un oggetto d’ar- ce Rossa. Durante una delle dirette strea- te, dimostrando quanto ming, nelle quali il ragazzo creava illustrazio- sia spaventosamente ni, due utenti gli suggerirono di disegnare un arretrata in ogni setto- gatto e un Pop-Tart. L’incauto assentì, e pub- re. Immaginate una blicò il risultato. Tre giorni dopo, l’utente You- conversazione con un Tube saraj00n scaricò l’animazione, ci schiaf- produttore che cominci fò sopra la musica di daniwell, e, così, nacque con la frase: «Salve, una nuova entità esoterica della rete. Prima di avrei in mente un video tutto, consideriamo alcuni elementi da cui di dieci ore con un gatto scaturisce Nyan: il fraintendimento di un di zucchero che cammi- suggerimento durante un livestream; un vo- na nella notte…». Il gat- caloid (per gli amanti della fantascienza vec- to Nyan, e molti suoi chia scuola: un robot che canta) impiegato per omologhi, ci pongono un brano di una manciata di secondi; il guizzo davanti all’irriducibilità surrealista di mescolare elementi tra loro di- a strutture di pensiero somogenei in un eterno ritorno del medesi- predefinite dell’immaginazione umana, alla ormai svuotati, riescono a commentare sol- mo, il tutto avvenuto in pochi giorni e in bar- sua totale imprevedibilità, alla sua sconfinata tanto in linguaggi primordiali e scrivono ba a qualsiasi pensiero o legge sulla proprietà grandezza. «Mnam… mnam…» oppure usano i caratteri intellettuale; la popolarità di uno scherzo, che Il pubblico - Un numero inquietante di persone della tastiera per disegnare gatti tra i com- raccoglie massa come una valanga, e diviene annuncia di aver visto il video in loop per ore menti. Fortunatamente, un fronte immune al un mito – infinitamente replicato e rielabora- e, talvolta, descrive il disappunto delle altre virus spirituale di Nyan si compatta tra gli to in centinaia di altri video, illustrazioni, persone, presenti con lui o lei nella stanza. Ta- spettatori: c’è chi lo condanna, in quanto canzoni e via dicendo. Tutto ciò ci parla dello luni, rinforzando la teoria circa i poteri ipno- “cancro acustico”, mentre i più morigerati si specifico di internet: proprio per la sua ubi- tici del gatto Nyan, affermano di non poterne limitano a definirlo “irritante” o musicalmen- quità, l’arte prodotta su questa piattaforma fare a meno. Certi, persi nello stupore gatte- te insoddisfacente. Sono una flebile speranza, muta e si ramifica a una velocità incontenibi- sco, tentano di definirlo e falliscono, perché le eppure testimoniano che il genere umano le, portando a “collaborazioni” di cui l’artista parole non possono restituirne il vasto essere. non è condannato al contagio psichico del originale, spesso, non è consapevole, e infini- Altri, ancor più addentro ai misteri di Nyan, gatto Nyan. te rimodulazioni che coprono tutto lo spettro affermano di sentirsi posseduti dal gatto, e di del possibile. È anche questo il motivo per cui viaggiare tra le volte celesti. L’ultimo stadio non esistono più veri e propri “nuovi” generi dell’infezione memetica appare in coloro che, Massimo Spiga 47 n. 41 Cinema? Solo un resoconto di un regista-contro Un pomeriggio con Gianni Bongioanni Bella casa, non c’è che Molto negrieri. Molto capitalismo sfrenato. Fortu- lavoro di preci­sione. dire, un grande spazio na che poi c’è stato il Sessantotto. E che c’entra questo con la Kodak e le strategie im- con zone-lavoro diver- Ah, il Sessantotto, i figli dei fiori, i finti poveri. prenditoriali di Hollywood, a dir poco spietate?­ se, scri­vanie piene di Abbasso le multinazionali affamatrici naziste Che almeno quelli sapevano che cosa significa oggetti, computer, stam- assassine, però senza la Kodak non avremmo lavorare. panti, pre­ stigiose­ mac- mai avuto i colori perfetti dell’Ea­st­mancolor, Lei voleva fondare una scuola di sceneggiatura in chine da presa, libri era il 1952, prenda nota, quelli là avevano un RAI. Pia Di Marco ovunque, anche sul dipartimento ricerche con 5 mila dipendenti Si’…gli inizi della TV hanno coinciso con pavimento. Un arre- mentre la nostra Ferrania non aveva neppure l’affacciarsi nel nostro cinema di grandi sce- damento spontaneo (è la battuta del suo film un reparto ricerche. neggiatori, Zavattini, Amidei, Flaiano, Sone- più recente, Di quell’amor) dove ogni cosa ri- 5 mila dipendenti-schiavi. Ora mi fa venire in men- go, Solinas, Age & Scarpelli,­ non sempre uti- manda all’altra in un fiorire di trovate, inven- te la protagonista di un suo ottimo film per la TV, lizzati al loro meglio.­ E allora io, nella mia zioni dedicate al set e non solo. ingenuità, penso di proporre a Pugliese di Vediamo un po’, tiro a indovinare, lei è uno che mettere su una scuola di sceneg­­ ­giatori con ha fatto molti lavori e ha una passione sfega­ quei grossi calibri per dare dignità ai ro- tata per il dettaglio tecnico. Non dico solo nel manzi sceneggiati. Ne parlo col mio ami- cinema, in ogni cosa che fa. Qui, ogni piano di co/capo Virgilio Sabel (ex Cineguf di To- la­voro è un’officina in miniatura. Da dove na- rino) e con Gilberto Loverso dello staff di sce tutto questo? Pugliese e mi danno del matto. Dalla bottega/officina di mio padre. È lì Non mi dica che si è lasciato convincere. che ho imparato a fare cinema. E invece ho ceduto. Solo molto tempo do- Suo padre faceva cinema? po ho capito l’errore, da come Pugliese ha No, faceva rubinetti. Che è quasi come fa- accolto il mio primo film Filo d’erba. Mi re orologi, lo sa? Confronto con il duro viene incontro e mi abbraccia “Ecco il no- metallo, col tornio, col calibro, con stru- stro Frank Capra” dice chiaro e forte da- menti di precisione, quasi tutti inventati vanti alla sua corte al completo. da lui, perché un artigiano deve fare tutto Gianni Bongioanni con la sua adorata Arriflex 35 Filo d’erba vinse il Prix Italia, la sua vita da sé, specie nella Torino di quei tempi, con sarà cambiata, immagino. l’autarchia voluta dal Duce non si trovava niente “Giovanni da una madre all’altra”, un tipino che le Macché cambiata, durissimo varare un altro e avere una bottega significava mettere su avrebbe dato del nazi­sta a sentirla parlare così dei lavoro, allora la normalità era la Prosa da Stu- una città/stato, un mondo del tutto autososte- produttori americani. dio con attori da accademia, io ero un marzia- nibile. Un tipino dice… sì, madre… molto alternativa, no per la TV. Alla proiezione de La svolta pe- Il cinema come mestiere artigianale, anzi un insie- molla il figlio e va in giro con una gallina. Una ricolosa (primo sceneggiato filmato della TV, me di molti mestieri. La competenza tecnica pochi povera sbandata. Un po’ come tutti i giovani quattro puntate, neorealismo milanese, attori autori ce l’hanno… di allora, che protestavano contro il capitale e ‘presi dalla strada’, scoperta di una grande Ma- Pochi, dice? Meglio dire ‘nessuno’, cose da ria Monti, selvaggia ed aspra e forte) alcu- vil meccanico. ni dello staff vogliono doppiare tutto “per­ Già, meglio affidarsi all’operatore di turno, al ché il parlare è troppo meneghin/ direttore della fotografia, al fonico, al direttore realistico”. Pugliese si oppone: “No cari, di doppiaggio, allo sceneggiatore, agli aiuti, questa cosa ha senso solo così”. Poi mi fa agli aiuti degli aiuti, etc. etc. fare una versione di un’ora e quaranta sot- Il Sistema vuole quello. Abbasso i rompi- totitolata in francese e la manda a Cannes scatole. (1960, l’anno de La dolce vita) dove vin- Lei si vede come uno che rompe le scatole? ciamo una storica ‘Menzione d’Onore’, Quando fai la gavetta e metti becco in Shelley Winters giovane (e magra) mi ogni passaggio del lavoro beh… t’incazzi scorta come ‘valletta’ a ricevere il premio. se gli al­tri ‘tirano via’. E poi nella TV primi Le quattro puntate tagliano l’Italia in due. vagiti gli sceneggiati sono ottimi come Il Servizio Opinioni dirà che le quattro sonniferi, ammassi di chiacchiere do- puntate de La svolta pericolosa sono state ve tutti i nodi narrativi sini risolti a paro- Bellissime, Vere, Nuove, Originali, per il le, no, non lo sopportavo. Dicevo sempre- Cannes 1960. Shelley Winters pilota Gianni Bongioanni premiato 56 % del pubblico, mentre per il rimanen- no. per il film tv “La svolta pericolosa” te 44 % sono state Una Cosa Orrenda. In effetti, in RAI lei è celebre più per i NO che per i il padrone ma si alzavano a mezzo­giorno. Mi Meditare gente, meditare. SÌ. hanno sempre fatto nausea le approssimazio- Mi alzo, è evidente che lui vuole chiuderla qui. E come facevo a dire SI’? Poi, forse, non erano ni. Mi accompagna, mi apre la porta, solo le mie manie. Lo sa, dalle mie parti il sen- Perché tanta durezza? “Quella brunetta lì– indico la foto -molto sexy so di responsabilità e la coscienza sono una Sono un maledetto torinese, gliel’ho detto. e con l’utero in fronte mi sa che è stata un cassa da morto, ma non ne puoi fare a meno. Meglio il capitalismo che l’imbecillità e la pre­ grande amore… “ Anche per questo gli USA mi hanno sempre sunzione. Ma s’intende che è solo un fatto reat- “Toh, è una battuta del mio ultimo film, la dice attirato, per quel rigore protestante… con le tivo, come direbbe Freud. un’altra sbandatella… ma senza gallina”. dovute riserve, si capisce. Si spieghi meglio. Negli USA il cinema è un’industria vera e propria, Vede, io a undici anni giravo le strade di Tori- ma sulla pelle della gente, c’è la mannaia del “chi no a raccogliere sterco di cavallo che la fonde­ sbaglia paga”. ria voleva per certe fusioni difficili e nella bai- Molto Max Weber. ta di mio padre ho imparato che cos’è un Pia Di Marco 48 [email protected] Il Teatro Greco di Siracusa 2016 Applausi per Elettra di Sofocle mentre Alcesti di Euripide commuove e conquista Il puntuale ripetersi, Due messe in scena serie e tra metà maggio e accattivanti, in definitiva, metà giugno, della ma entrambe, per un ver- magìa del Teatro Gre- so o per l’altro, nettamente co di Siracusa per la inferiori alle indimentica- 52^ stagione di spetta- bili Supplici eschilee, “sici- Nuccio Lodato coli classici non può lianizzate” e rese allusive purtroppo distogliere della tragedia migratoria da alcune riflessioni e considerazione di fon- mediterranea, di Moni Ova- do sullo stato delle cose all’interno dell’Istitu- dia e Mario Incudine, da un to Nazionale del Dramma Antico (INDA) che lato, e Ifigenia in Aulide euri- le promuove, seppure in maniera non conse- pidea magistralmente alle- cutiva né da subito formalizzata, a partire ad- stita da Federico Tiezzi, en- dirittura dal 1914. Dal momento che però, pur- trambe magnificamente troppo, oggi parlare di teatro in Italia servite dagli interpreti lo costringe spesso, tristemente, a occuparsi di scorso anno. Passando in- tutto tranne che dei risvolti artistici e cultura- Teatro Greco di Siracusa vece purtroppo a un di- li degli spettacoli, la reazione minima non scorso più generale, anche può che essere quella di parlare innanzitutto Cesare Lievi, avvalendosi di una scena un po’ il solo confronto quantitativo fra il catalogo delle due messinscena. L’Elettra di Sofocle era troppo schematico-funzionale sebbene non stagionale delle due annate rivela una diffe- già stata proposta a Siracusa tre volte nel pro- priva di virtualità interessanti di Luigi Pere- fondo del secolo scorso (1956, ‘70 e ‘90). Aveva- go, che ha firmato anche i costumi, ha sfrutta- no via via già sostenuti i due grandi ruoli fem- to la traduzione ormai classicamente codifi- minili offerti dal testo Diana Torrieri e Lina cata di Maria Pia Pattoni per allestire uno Volonghi, Carla Gravina e la povera Adriana spettacolo ordinato e assai nitidamente svol- Innocenti, Micaela Esdra e Paola Mannoni, to, fedelmente servito in modo piano da un dirette rispettivamente da Pacuvio, Enriquez gruppo di attori convinti, tra i quali hanno e De Monticelli. In questa nuova occasione, brillato l’Ancella matura e consapevole di Lu- agli ordini di Gabriele Lavia, si sono cimenta- dovica Modugno, il formidabile (naturalmen- te...) Ferète di Paolo Graziosi, il pos- sente Admeto di Danilo Nigrelli e l’Eracle intelligentemente sopra le ri- ghe di Stefano Santospago. Galatea Ranzi, altra presenza chiave di più di una realizzazione siracusana e attrice dai mezzi notoriamente quasi illimita- ti, ha generosamente finito per essere penalizzata dalla paradossale poca consistenza della sua parte, pur da pro- “Elettra” (foto di MP-Ballarino) tagonista eponima, nel testo euripi- deo, sebbene perfetta nell’ordito verba- te Federica Di Martino come eroina eponima le, mimico e visivo dello spettacolo, sorretto e la grande Maddalena Crippa quale Clitem- da un duplice coro, decisamente importante e nestra. Sullo sfondo di una gigantesca scena di peso nelle voci maschili. Ha lasciato per- metallico-rugginosa di Alessandro Camera, rente consistenza della proposta dell’INDA. coi severi costumi di Andrea Viotti, il regi- Nel 2015, gli spettatori venivano congedati sta, avvalendosi della stringata versione di con la consegna di un invito recante già tito- Nicola Crocetti da lui riveduta e adattata, ha li e date della nuova stagione. Quest’anno teso a una semplificazione accelerata e chia- l’ente, ricommissariato da Franceschini, si- rificante del testo, facendo leva sull’eccellen- lurato l’incolpevole Pagliaro, con un mana- te livello interpretativo del cast, non solo ger sì recente riordinatore di enti lirici, ma grazie alle protagoniste (formidabile come dalla carriera spesa in tutt’altri settori che sempre Crippa, veterana del Teatro Greco), non la cultura, ha affidato a un “ABC” di tre ma al complesso di un cast felice, dall’esem- “saggi” competenti e di prestigio (Roberto plare Crisòtemi di Pia Lanciotti all’efficacis- Andò, Massimo Bray e Luciano Canfora) la simo Pedagogo di Massimo Venturiello, che predisposizione della nuova annata. Tor- ha fatto passare in secondo piano la scolasti- mentata e tormentosa la vita del teatro sicu- cità un po’ troppo scontata delle coreute alla “Fedra” backstage, Imma Villa, coro donne (foto di Franca lo, nuovamente in emergenza dopo neppu- testa del folto, giovane coro di fanciulle di Centaro) re un biennio, e dilaniato tra conflitti interni Micene. L’ Alcesti di Euripide (il più antico di competenze e interpretazione statutaria, tra i testi dell’autore pervenutici) non tornava plessi la scelta di regìa di incastonare l’intero e molteplici attenzioni in atto da parte della invece sulla scena del teatro di Neapolis dall’u- svolgimento nel funerale cristiano-contem- magistratura. Allora si torna a parlare di con- nica precedente messinscena del 1992, quan- poraneo iniziale, con conseguente, misteriosa troversi bilanci e, purtroppo, di un problema- do era stata diretta da Sandro Sequi, con Pie- croce nera abbandonata sulla relativa bara fi- tico futuro. ra degli Esposti e Gianni Agus protagonisti. no al finale, quando Eracle vi si\confronterà. Nuccio Lodato 49 n. 41 Massimo Sani, un regista al servizio della Storia Sani ha donato il suo archivio all’Istituto di Storia Contemporanea di Il 6 Maggio scorso è sta- alcuni casi, anche alla lettere dei telespettatori città natale, Ferrara, si dedica immediatamente alla sua to inaugurato presso più coinvolti nelle vicende storiche trattate. Si grande passione, “il cinema”, fondando con il suo coetaneo l’Istituto di Storia Con- tratta dunque di una documentazione che Renzo Ragazzi il CINECLUB FEDIC FERRARA. Entra temporanea di Ferrara esemplifica con chiarezza la complessità della in contatto con altri giovanissimi amanti del cinema (fra alla presenza del regista macchina produttiva e allo stesso tempo è il i quali , Ezio Pecora, Fabio Pittorru, e di un foltissimo pub- diario peculiare di un regista che sceglie, con- Guido Fink e ) che negli anni cinquan- blico, il fondo “Massi- duce e anima fino in fondo tutti i suoi proget- ta in una città positivamente segnata dalle esperienze do- mo Sani”. Il ricco fon- ti. Nel corpus delle opere di Sani si segnalano cumentaristiche giovanili di Michelangelo Antonioni, do, curato da Massimo per particolare interesse– anche in ragione contribuiscono a creare una vivacità culturale notevole. Marchetti, che Massi- dell’epoca che stiamo vivendo – i servizi rea- Dopo alcune regie di cortometraggi girati a Ferrara assie- me a Pecora e Ragazzi, diventa collaboratore nel 1956, Anna Quarzi mo Sani ha voluto affi- dare all’Istituto e alla della RAI. Per conto della televisione italiana è autore e sua città, testimonia con i numerosi documenti: regista di svariati documentari e inchieste filmate (“Bene- film, sceneggiature, copioni, articoli, inchieste, lux”, “Esuli in Ungheria”, “Reno fiume d’Europa”, saggi, testi teatrali, fotografie, e tutta la produzio- “SAAR”, “La giustizia tedesca davanti al nazismo”, ecc.) . ne cinematografica in DVD, non solo la gran- Dal 1958 al 1965, diviene corrispondente in Germania del de attività dell’autore ma la storia del nostro settimanale “Epoca” e dei periodici del gruppo Mondado- Paese dagli anni cinquanta del secolo scorso ri. Lavora, durante la sua permanenza in Germania, con ai giorni nostri. Il fondo è aperto al pubblico, a il regista tedesco Alfred Andersch alla sceneggiatura del disposizione di ricercatori, studenti, cittadini film di coproduzione italo-tedesca”La rossa” (1962). Fir- interessati e va ad arricchire il patrimonio ar- ma assieme a Ragazzi, altri registi o da solo, film inchie- chivistico – documentario dell’Istituto e di sta per la RAI che escono tra il 1965 ed il 1999 (“Il Crollo di Ferrara stessa. Come sopraddetto con i suoi un impero”, “Persia, anniversario di un impero”, “Italia circa trecento faldoni, quaranta DVD e trenta in guerra”, “Prigionieri italiani nel Texas” per il ciclo “La pizze di pellicola, il “fondo Sani” rappresenta Grande storia”, ecc.) e sceneggiati televisivi come “La un patrimonio in cui si intersecano cultura ci- guerra al tavolo della pace – la conferenza di Yalta “(1975). nematografica, televisiva, giornalistica e, non Ha inoltre partecipato alla regia di opere cinematografi- ultima, quella più propriamente storica, foca- che collettive (come “L’addio a Enrico Berlinguer” (1984) lizzata sulla prima metà del Novecento. Il ma- assieme a , Ettore Scola, Bernardo Bertoluc- teriale non esaurisce la propria importanza ci, Francesco Maselli e molti altri e “Un altro mondo è nella documentazione della carriera di un au- possibile” per documentare le giornate del G8 di Genova tore che ha praticato il linguaggio della regia nel 2001). Ha scritto diversi testi teatrali e vinto numerosi come quello della scrittura giornalistica, ma Inaugurazione Fondo Sani (Ferrara 6 maggio 2016), il premi per la sua attività di documentarista risultando altresì illustra minuziosamente i meccanismi regista Massimo Sani, Massimo Maisto (Assessore alla anche finalista del Prix Italia nel 1987. È membro dell’A- della produzione culturale televisiva. La parte Cultura del Comune di Ferrara), Anna Quarzi (Direttrice NAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) ed più rilevante della produzione di Sani, che è Istituto di Storia), Michele Tortora (Prefetto di Ferrara) ha tenuto numerosissimi corsi sul cinema per studenti e stata dedicata all’analisi delle principali que- corsi di aggiornamento per insegnanti. stioni politiche e militari connesse alle due lizzati negli anni Cinquanta sui primi passi guerre mondiali e alle fasi critiche che le han- del processo di unificazione dell’Europa come no precedute e seguite, con una particolare la costituzione della CECA e del Benelux, un attenzione al mondo germanico, offre quindi percorso che ha visto in questo autore sempre uno sguardo che entra in profondità nelle pie- un attento analista. In aggiunta a tutto ciò, ghe della storia europea del secolo scorso. Nei sono presenti anche alcuni faldoni riguardan- faldoni sono stati sistematica- ti l’attività di promozione della mente conservati tutti i mate- cultura cinematografica che Sa- riali relativi alla produzione dei ni ha svolto nell’A.N.A.C. e quel- documentari e dei servizi spe- la parallela di tutela dei diritti ciali realizzati per la RAI, ma in d’autore cinematografici in - al qualche caso anche per la televi- tre associazioni di professioni- sione tedesca. Vi si trovano sti del cinema, tutti materiali quindi il primo spunto di ogni che vanno a delineare in modo progetto delineato in poche ri- esaustivo e sfaccettato la ric- ghe, la successiva corrispon- chezza di una autorialità mili- denza con i dirigenti RAI per tante. Il fondo, aperto al pubbli- verificarne l’interesse, i diversi co, sarà un vivace luogo di trattamenti del soggetto, i con- incontri e di lavoro: verranno re- tatti con i consulenti storici – alizzate rassegne cinematografi- sempre di alto livello, come che, seminari sull’uso del docu- Giorgio Rochat, Claudio Pavo- mento visivo nell’insegnamento ne, Gianni Oliva – la sceneggia- della storia, corsi di formazione tura definitiva, la scaletta di la- per docenti e studenti. vorazione, le fotografie di Massimo Sani Anna Quarzi scena, le trascrizioni delle testi- Massimo Sani: Prigionieri. I soldati italiani nei campi di monianze non incluse nel film, fino ad arriva- Biografia Sani concentramento. 1940-1947. ERI Edizioni RAI; (Turin), re alle recensioni dopo la messa in onda e, in Dopo la laurea in chimica conseguita nell’ateneo della sua 1987 ISBN: 8839704876 50 [email protected] Serie tv: alcune novità nel prossimo autunno-inverno televisivo I mesi estivi dal punto di vista seriale sono abbastanza tranquilli: con poche serie in par- tenza o in onda, è il periodo migliore per recuperare qualche Laura Frau show che non siamo riusciti a vedere nei mesi scorsi. Ma al ritorno dalle ferie cosa ci aspetta? La prossima stagione televisiva si preannuncia ricca di novità: oltre al ritorno delle serie già avviate e seguite potrebbero es- sercene di nuove e interessanti da guardare. Non mancheranno i supereroi, ma ci sarà spa- zio come al solito per numerosi drama, sitcom e altri prodotti originali. Le date di uscita dei nuovi show ancora non sono state conferma- te, ma arriveranno per questo autunno o nei Tra le novità in arrivo in autunno ci sarà anche “Powerless”, la prima sitcom dell’universo DC Comics: andrà in primi mesi del prossimo anno. Proprio ad ini- onda sulla Nbc e avrà come protagonista Vanessa Hudgens zio 2017 gli X-Men approderanno sul piccolo schermo con “Legion”, serie prodotta da FX nel tempo dal 1800 arriverà nel presente per governativa per risolvere casi internazionali. Productions e Marvel Television e che verrà dare la caccia a Jack lo Squartatore (interpre- Come recita il trailer, conosciamo il suo nome lanciata a livello internazionale dai canali tato da Josh Borrowman, il Daniel Grayson di e i suoi metodi, ma non sappiamo cosa combi- FOX in 125 paesi, come già è successo con “Revenge”). Sempre con la ABC la prolifica nerà. Sempre in autunno il canale via cavo “The Walking Dead” e “Outcast”. Insieme a Shonda Rimes (creatrice di “Grey’s Anatomy” HBO manderà in onda la premiere di “We- Noah Hawley (creatore di “Fargo”), hanno col- e “Scandal” e produttrice di “How to Get Away stworld” e “Divorce”. La prima è una serie fu- laborato alla scrittura degli 8 episodi diverse with Murder”) ci riporterà indietro nel tempo, turistica western scritta e diretta da Jonathan personalità note al mondo Marvel: Lauren precisamente dopo la morte di Romeo e Giu- Nolan (fratello del più famoso Christopher, Shuler Donner (produttrice di “X-Men Giorni lietta, per raccontarci cospirazioni e amori tra autore dell’ultima trilogia di Batman nonché di un futuro passato” e “Deadpool”), Bryan Montecchi e Capuleti. La NBC trasmetterà la di “Inception” e “Interstellar”) e vanta un cast Singer (regista di “X-Men: Apocalisse”), Si- dramedy “ThisisUs”, ideata da Dan Fogleman, di tutto rispetto, tra cui Anthony Hopkins, Ed mon Kinberg (sceneggiatore e produttore di sceneggiatore di “Cars”, “Rapunzel”, “Crazy- Harris, Evan Rachel Wood, Thandie Newton e “X-Men -Giorni di un futuro passato”), Miranda Otto. La serie sarà composta da Jeph Loeb (produttore di “Marvel’s Agen- dieci episodi della durata di un’ora cia- ts of S.H.I.E.L.D.”), Jim Chory (produtto- scuno, ambientati all’interno di un parco re di “Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D.”, giochi in cui degli androidi soddisfano “Daredevil”, “Jessica Jones”) e John Ca- appetiti più disparati, depravati e non. meron (produttore del film dei fratelli “Divorce” è, invece, una comedy ideata Cohen “Fargo” e di “Il grande Lebowski”). da Sharon Horgan con protagonista Sa- La storia è quella di David Heller (inter- rah Jessica Parker, che torna a lavorare pretato da Dan Stevens, noto ai più per il con HBO a 12 anni dalla fine di “Sex and ruolo di Matthew Crawley in “Downton the City” che l’ha resa famosa. A settem- Abbey”), all’apparenza schizofrenico fin bre Netflix rilascerà la prima stagione di da ragazzo, ricoverato più volte in istitu- “Marvel’s Luke Cage”, con protagonista ti psichiatrici, che incontra uno strano Mike Colter, che abbiamo avuto modo di paziente che gli fa capire che voci e visio- A novembre arriverà il progetto più ambizioso nella storia di Netflix, conoscere in “Marvel’s Jessica Jones”. La ni potrebbero essere reali. Sempre sulla “The Crown”, che racconterà le vicende della regina Elisabetta II dal serie indagherà sui poteri di Luke Cage scia dei supereroi tra le novità ci sarà la giorno della sua incoronazione fino ai giorni nostri - pelle impenetrabile e superforza - in se- serie targata NBC “Powerless”, la prima guito ad un esperimento. Dopo“Darede- sitcom nell’universo DC Comics, in cui Vanes- Stupid Love” e della serie musical “Galavant”. vil” e “Jessica Jones” questo è il terzo show del sa Hudgens rivestirà i panni di un’agente as- La serie intreccerà le storie di alcuni perso- progetto Defenders tra Marvel e Netflix. A no- sicurativa che assiste le persone normali vitti- naggi sparsi per gli Stati Uniti, che scopriran- vembre uscirà, invece, “The Crown”, incentra- me dei supereroi e delle loro imprese. Dopo no di essere nati tutti lo stesso giorno. Tra gli to sulle vicende della regina Elisabetta II oltre 40 anni dalla trasposizione cinemato- interpreti troviamo Mandy Moore, Milo Ven- dall’incoronazione ai giorni nostri. Rappre- grafica che ottenne 2 Oscar e 4 Golden Globe, timiglia (“Gilmore Girls”, “Heroes”), Sterling senta il progetto più costoso mai realizzato da il romanzo di William Peter Blatty “L’esorci- K. Brown (visto recentemente nella serie Netflix, che già ha stabilito la durata della se- sta” diventerà una serie tv FOX ambientata ai “American Crime Story”) e Justin Hartley rie (nonostante questa ancora debba essere giorni nostri. Sarà un thriller psicologico in (“Smallville”). Sempre la NBC manderà in on- rinnovata): sei stagioni da 10 episodi l’una, cui due preti dovranno affrontare la posses- da “The Good Place”, una sitcom con Kristen con l’attrice protagonista che cambierà ogni sione demoniaca di una intera famiglia. Nel Bell (“Veronica Mars”, “House of lies”) nei due stagioni (a dare il volto di Elisabetta nelle cast ci saranno anche Geena Devis e Alfonso panni di Eleonor, una donna che accortasi di prime due sarà Claire Foy). Per gli appassio- Herrera (già visto nella serie delle sorelle Wa- non essere stata una così brava persona in nati di serie tv non c’è che l’imbarazzo della chowski “Sense8”). Per la ABC Freddie Stroma passato decide di fare ammenda e rimediare scelta insomma: bisogna solo aspettare l’au- sarà lo scrittore fantascientifico H.G. Wells ai propri errori. La CBS ci offrirà il reboot della tunno. (“L’isola del dottor Moreau”, “La macchina del famosa serie anni ’80 “MacGyver”, in cui vedre- tempo”, “La guerra dei mondi”), che viaggiando mo un Angus ventenne arruolato da un’agenzia Laura Frau 51 n. 41

segue da pag. 1 “Marthe” (Francia) di Helene Irdor e Anne-Claire Sardinia Film Festival: la cinemania che Jaulin. A questo lavoro, il regista Salvatore Me- invade la città reu, Manuela Buono della casa di distribuzio- ne Slingshot Films e il direttore dell’Edinbur- Un mondo di corti in- Francesca Arca e Carlo Dessì sono passati di gh Short Film Festival, Paul Bruce, hanno ternazionali non sa- volta in volta Bonifacio Angius, Paolo Zucca, assegnato la Medaglia del Presidente della Re- rebbe sufficiente a Salvatore Mereu ed Enrico Pau. È stato come pubblica, decretandolo miglior corto in asso- raccontare una sola incontrare vecchi amici. C’erano appassiona- luto e vincitore nella sezione Fiction Interna- storia senza la capaci- ti, studenti di cinema, attrici, aspiranti registi zionale. Girata tutta in interni, lunga appena tà di entrare nel mon- e curiosi, ma soprattutto, c’era profumo di cinque minuti, “Marthe” racconta di una don- do della gente, nella giovinezza e voglia di crescere e ascoltare. na anziana, ricca di fantasia, che per farsi an- dimensione della città Sotto il megaschermo di viale Mancini invece, cora desiderare dal marito inventa, ogni sera, e della sua cultura, pe- fin dal primo giorno si è capito che il pubblico piccoli giochi legati ai sensi, ormai sopiti, di netrando gli spazi più delle grandi occasioni non avrebbe disertato lui. E riesce a risvegliarli, dimostrando così Salvatore Taras vitali e fecondi come questa XI edizione. Durante le serate presen- che la passione non finisce per forza a vent’an- quelli più angusti e tate in maniera impeccabile da Rachele Falchi, ni. Le storie di anziani battaglieri e appassio- inaccessibili. Perché quella del cinema è una hanno fatto la loro comparsa Paul Bruce, di- nati sono piaciute molto in questa edizione del forma d’arte che ha bisogno di essere vissuta, Sardinia Film Festival. Tanto che la giuria si è confrontata e goduta insieme. E al Sardinia tenuta su questa lunghezza d’onda anche nella Film Festival questa consapevolezza non po- scelta della miglior fiction italiana, accordan- teva mancare: la montagna deve essere sem- do le sue preferenze a “La paralisi” del regista pre pronta ad andare da Maometto. Ma sta- casertano Gianni Costantino, per aver messo volta Maometto e montagna si sono incontrati in scena, nello stile della commedia all’italiana, a metà strada, senza aver esitato un attimo a i rapporti di potere all’interno di un nucleo fa- cercarsi. Perché se il Festival sapeva di aver bi- miliare. La commedia ha trionfato anche nella sogno della città, la città ha scoperto di non poter fare a meno del Festival, un evento uni- Vetrina Sardegna con Marco Antonio Pani e il Parte della redazione di Diari di Cineclub presente al SFF, suo «Maialetto della Nurra”, premiato anche co che da undici anni ritorna periodicamente a regalare emozioni provenienti da mezzo da sx: Maria Caprasecca, Elisabetta Randaccio, Patrizia dal Pubblico Ficc. Bianco e nero d’effetto, ta- Masala, Angelo Tantaro, Marco Asunis, Massimo Spiga glio narrativo da mockumentary e uso sapien- mondo sotto forma di cortometraggi. Per una te del drone per documentare l’ascensione tra settimana la “cinemania” si è abbattuta su rettore dell’Edimburgh Short Film Festival, le nuvole dei maiali nutriti con un mix porten- Sassari come l’onda d’urto di un’esplosione emozionato come un ragazzino, l’attrice e regi- toso di film di Fellini e foglie di cannabis. L’o- nucleare, facendo deflagrare una incontenibi- sta Monica Dugo, per la prima volta in Sarde- nirico e surreale «Maialetto della Nurra” è uno le passione dal nocciolo atomico del Quadrila- gna, la regista argentina Florencia Rovlich, il dei lavori più sorprendenti di questa edizione, tero universitario, fino a espandersi verso i napoletano Adam Selo, il sassarese Gianpiero oltre che una straordinaria metafora delle cro- quartieri turistici di via Torre Tonda e Piazza Bazzu e i simpatici Gianni Fry J Apocaloso e Ni- ci e delizie dell’industria della settima arte. En- Tola, e negli impenetrabili contesti della Casa colò Barabino, solo per menzionarne alcuni. trambe ben conosciute da Pani, che è uno dei circondariale di Bancali. Nella viuzza che co- Grande emozione venerdì 1 luglio durante il fondatori di “Moviementu_Rete cinema Sar- steggia le alte mura medievali e la sopravvis- conferimento della medaglia di rappresentan- degna”. Tra gli altri film premiati c’è il cortome- suta Torre tonda, tra i colori sgargianti dei ga- za della Presidenza del Senato della Repubblica traggio islandese “Ártùn” di Arnar Guðmundss- zebo e le insegne dei locali, gli sguardi alla città di Cagliari, per aver contribuito a on Guðmundur, una storia adolescenziale di indagatori dei passanti si adagiavano sui volti esprimere il significato di un progetto di Cultu- prime sigarette e tentativi di approccio con di personaggi più o meno noti, seduti ai tavoli ra diffusa favorendo la crescita di una comuni- l’altro sesso ambientata sotto il cielo nordico come fossero gente comune. Veniva sponta- tà aperta, senza distinzione di etnia, religione, di una piccola comunità rurale. La giuria degli neo fermarsi a curiosare, ad ascoltare i rac- sesso e condizione sociale. Il prestigioso rico- studenti del Dipartimento di Scienze Politi- conti di questo cinema che ora era lì, alla por- noscimento è stato conferito dal presidente del che, Scienze della Comunicazione e Ingegne- Sardinia, Angelo Tantaro che, con l’ausilio del ria dell’Informazione dell’Università degli Stu- primo cittadino di Sassari, Nicola Sanna, lo ha di di Sassari gli ha attribuito il Premio per i consegnato nelle mani del sindaco del capoluo- giovani registi sotto i trentacinque anni di età go sardo, Massimo Zedda. «Se potessi esporta- e la medaglia della Camera dei Deputati. Per la re un progetto in tutto il mondo – ha detto Zed- giuria dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, il da – sarebbe quello di investire in cultura». Dei miglior corto sperimentale è “Ya” (Brasile) di quaranta corti proiettati tra quelli in concorso Ygor Gama e Florencia Rovlich e la migliore vi- (1200 i pervenuti), in tanti hanno appassionato deoarte “Skeleton” (Germania) di Hoyme Kai i presenti di tutte le età e le estrazioni sociali. «I Welf. Quest’anno per la prima volta il festival festival sono, per i cortometraggi più che mai, il ha avuto una giuria formata dai detenuti del solo strumento per mostrarsi – ha spiegato il “Maialetto della Nurra” di Marco Antonio Pani, vincitore carcere di Sassari, che ha premiato The Pinky regista Salvatore Mereu, membro della giuria del premio del pubblico FICC - Sardegna e premio (Polonia) di Tomasz Cichoń per aver dimo- –. Il corto nasce e vive grazie ai festival e il Sar- Vetrina Sardegna. strato « come il bullismo e la prepotenza non dinia Film Festival diventa, soprattutto per noi paghino e che i rapporti tra le persone devono sardi, una vetrina importante per vedere le co- essere basati sul rispetto di tutti e delle altre tata di tutti, a dialogare con noi. Tra un se che si producono in giro per il mondo che al- culture». cocktail e una birra, un aperitivo e una pizza, trimenti non vedremmo». Grazia Brundu sotto l’incalzante vortice di domande di Salvatore Taras Il Team: Organizzazione Cineclub Sassari; Presidente Sardiniafilmfestival Angelo Tantaro; Direttore artistico Carlo Dessì; Commissione artistica: Silvio Farina, Andrea Deriu; Presentazione delle serate Rachele Falchi; Coordinamento organizzativo: Nando Scanu, Angelo Tantaro, Marco Asunis, Patrizia Masala, Gigi Cabras, Grazia Porqueddu; Segre- teria organizzativa: Agata Carta, Isabella Dessì, Emanuela Di Biase; Rapporti con gli sponsor: Carlo Dessì, Marta Manconi; Comunicazione e stampa: Grazia Brundu, Angelo Tantaro, Salvatore Taras, Paola Ruiu, Marta Manconi; Social Media Team: Paola Ruiu, Marta Manconi, Marta Benvegna, Giuseppina Sanna, Stefania Porcheddu; Sito Internet: Roberta Causin, Marta Manconi; Servizi audiovisivi: Salvatore Perrotta, Silvio Farina, Manlio Delogu; Sottotitoli: Manlio Delogu, Grazia Brundu. www.sardiniafilmfestival.it 52 [email protected] Il Sardinia Film Festival 2016 visto con l’obiettivo del maestro fotografo Marco Dessì

Il presidente del SFF Angelo Tantaro. Dietro le quinte Salvatore Taras, Marta Manconi. Nello sfondo passa Enrico Dessì Marco Dessì Il social media team del festival, da sx: Marta Benvegna, Giuseppina Sanna, Paola Ruiu, Stefania Porcheddu

La giuria degli studenti del Dipartimento di Scienze Parte dello Staff del SFF con il regista Marco Antonio Marco Antonio Pani (il secondo da sx) con una parte Politiche, Scienze della Comunicazione e Ingegneria Pani del cast del film “Maialetto della Nurra” dell’Informazione dell’Università di Sassari

La musica Dixieland della Vilsait Jazz Band che ha La presentatrice Rachele Falchi e il direttore artistico da sx Marco Asunis, presidente della FICC; Massimo concluso la XI Edizione del SFF Carlo Dessì Zedda, sindaco di Cagliari

Venerdì 1 luglio “Cinema, incontro con gli operatori del Il regista cagliaritano Salvatore Mereu all’evento mercato”, le tendenze del mercato cinematografico “Aperitivo con il regista” di giovedì 30 giugno e i requisiti necessari perchè un cortometraggio attiri l’interesse di produttori e distributori. In collaborazione con la casa di produzione “Il Monello film”. Hanno partecipato all’incontro Manuela Buono, Paolo Minuto, Mariangela Bruno. Ha moderato l’incontro Riccardo Baldini Head of Il regista sassarese Bonifacio Angius all’evento Production - Fondazione Sardegna F.C. “Aperitivo con il regista” di mercoledì 29 giugno 53 n. 41 Massimo Zedda, sindaco di Cagliari alle premiazioni del Sardinia Film Festival Tra gli ospiti della serata di venerdì primo luglio, anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, che ha ritirato la medaglia di rappresentanza della presidenza del Senato assegnata quest’anno dal presidente del Sardinia Film Festival Angelo Tantaro, al capoluogo regionale per la sua politica culturale Negli anni precedenti il premio è stato asse- Nicola Sanna, sindaco di Sassari, città che gnato ad Attilio Mastino, rettore dell’Univer- ospita il festival, a consegnare la medaglia a sità di Sassari (2012); Marco Asunis, presi- Massimo Zedda quale gesto significativo di avvi- dente della FICC - Federazione Italiana cinamento tra le due importanti città della Sarde- Circoli del Cinema (2013); Romeo Scaccia, gna. maestro di pianoforte (2014); Anna Tifu, mae- DdC stra di violino (2015). Quest’anno il premio è stato consegnato alla città di Cagliari. Questa la motivazione: La presidenza del SFF conferisce la medaglia di rappresentanza del Presidente del Senato alla città di Cagliari Capitale della Cultura 2015 per aver contribuito a esprimere il significato di un progetto di cultura diffusa favorendo la cre- scita di una comunità aperta senza distinzione di Sardinia Film Festival - Sassari. Da sx Rachele Falchi, etnia, religione, sesso, e condizione sociale. Il pre- presentatrice del festival; Massimo Zedda, sindaco di mio è stato ritirato dal primo cittadino di Ca- Cagliari; Nicola Sanna, sindaco di Sassari e Angelo gliari Massimo Zedda. Il presidente Angelo Tantaro presidente del Sardinia Film Festival (foto di Tantaro, letta la motivazione, ha invitato Il sindaco Massimo Zedda (foto di Marco Dessì) Marco Dessì)

Diari di Cineclub è presente sulle principali piattaforme social Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.ilquadraro.it www.centroesteticolacrisalidesassari.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.cgs.it www.cortisenzafrontiere.com Magazine on-line di cinema 2015 www.sardiniafilmfestival.it www.officinacustica.it ISSN 2431 - 6739 www.babelfilmfestival.com www.losquinchos.it Responsabile Angelo Tantaro www.arciiglesias.com www.uccaarci.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.lacinetecasarda.it www.associazionearc.eu

Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.retecinemabasilicata.it/blog idruidi.wordpress.com Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castellina, www.cinemafedic.it www.upeurope.com Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.moviementu.it www.domusromavacanze.it a questo numero ha collaborato in redazione Maria www.giornaledellisola.it www.ostiaanticaparkhotel.it Caprasecca www.storiadeifilm.it www.lacittadeglidei.it la pagina e il gruppo di facebook sono a cura di Patri- www.passaggidautore.it www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com zia Masala www.cineclubalphaville.it www.rivegauche-artecinema.info Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.consequenze.org www.isco-ferrara.com www.cineclubromafedic.it www.educinema.it www.lerimesse.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.cinematerritorio.wordpress.com www.bookciakmagazine.it Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.alambicco.org www.bibliotecadelcinema.it La responsabilità dei testi è imputabile esclusivamente www.centofiori.de www.cagliarifilmfestival.it agli autori. www.sentieriselvaggi.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com I nostri fondi neri: www.circolozavattini.it www.cineforum-fic.com Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- f Diari di Cineclub www.cineclubinternational.eu lontari. Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.sardegnaeventi24.it www.senzafrontiereonlus.it Manda una mail a [email protected] www.officinavialibera.it www.hotelmistral2oristano.it per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.ilpareredellingegnere.it www.ilgremiodeisardi.org www.aamod.it/links www.gruppofarfa.org Edicole virtuali www.gravinacittaaperta.it www.amicidellamente.org (elenco aggiornato a questo numero) www.ilclub35mm.com www.carboniafilmfest.org dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.suburbanacollegno.it www.selmonserrato.it www.cineclubromafedic.it www.anac-autori.it www.telegi.tv www.ficc.it www.asinc.it www.focusardegna.com www.cinit.it www.usnexpo.it www.teoremacinema.com www.fedic.it www.officinakreativa.org www.cineclubsassari.com www.monserratoteca.it www-pane-rose.it www.prolocosangiovannivaldarno.it www.umanitaria.ci.it www.cineclubgenova.net blog.libero.it/Apuliacinema www.quartaradio.it

54