Il Cinema Italiano: dalla nascita ai giorni nostri | Tatyana Oceano

SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

Il Cinema Italiano: dalla nascita ai giorni nostri

RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri prof. Paul Farrell prof.ssa Rita Di Rosa prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA:

Tatyana Oceano

ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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A mia madre, Senza la quale non sarei La persona che sono oggi.

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INDICE

Introduzione 6 1 Le origini del cinema 7 1.1 In Francia: i fratelli Lumière e il cinématographe 8 1.2 Nel resto del mondo 10 1.3 L’introduzione del sonoro 11 1.4 Il cinema negli Stati Uniti 13 1.5 Il cinema in Europa 15 2 Il Cinema Italiano 18 2.1 I primi vent’anni 19 2.1.1 I colossal storici e le dive 20 2.1.2 Le comiche mute e il cinema futurista 22 2.2 La crisi e il passaggio al sonoro 24 2.3 Il cinema durante il regime fascista 26 2.3.1 Film di propaganda 28 2.3.2 Il cinema dei telefoni bianchi 29 2.4 Il Neorealismo 30 2.5 Il cinema d’animazione 31 2.6 Il cinema dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta 33 2.6.1 La commedia 34 2.6.2 Il cinema politico e sociale 35 2.6.3 Il cinema di genere italiano 36 2.6.4 La crisi degli anni Ottanta 40 2.7 Dagli anni Novanta ai giorni nostri 41 2.7.1 Il nuovo millennio 43 3 Attori e Registi italiani 48 3.1 Attori e registi di ieri 48 3.2 Attori e registi di oggi 63 Conclusione 77 Introduction 79 1 The origins of the Cinema 80 1.1 The introduction of sounds 82

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1.2 The cinema in the USA 83 1.3 The cinema in Europe 84 2 The Italian Cinema 86 2.1 The first twenty years 87 2.2 Crisis and the transition to sound films 88 2.3 The Cinema during Fascism 89 2.4 Neorealism 91 2.5 Film animation 92 2.6 From the 50s to the 80s 93 2.6.1 The crisis of the 80s 95 2.7 From the 90s to these days 96 2.7.1 The new millennium 97 3 Italian film directors and actors 101 3.1 Old actors and film directors 101 3.2 New actors and film directors 109 Conclusion 115 Introdución 117 1 Las origines del Cine 118 1.1 La introdución del sonoro 118 1.2 El Cine en los Estados Unidos 120 1.3 El Cine en Europa 121 2 El Cine Italiano 123 2.1 Los primeros veinte años 124 2.2 La crisis y el pasaje al sonoro 125 2.3 El cine durante el Fascismo 126 2.4 El Neorrealismo 128 2.5 El cine de animación 129 2.6 El Cine de los años Cincuenta a los Ochenta 130 2.6.1 La crisis de los años Ochenta 132 2.7 De los años Noventa hasta hoy 132 2.7.1 El nuevo milenio 134 Conclusión 138 Bibliografia 139 Sitografia 140

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Parte Italiana

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Introduzione

Le passioni sono il motore della vita.

Per questo motivo l’argomento che ho scelto per la mia tesi di laurea è il cinema italiano, dalla sua nascita ai giorni d’oggi. È sempre stato una mia grande passione, sin da bambina, poiché ti permette di evadere dalla routine quotidiana, di viaggiare con la mente.

Visto che la maggior parte dei film che viene pubblicizzata e vista è sicuramente straniera, soprattutto americana, con questa tesi volevo documentare la storia del cinema italiano che non ha niente da invidiare a quello d’oltreoceano. I riconoscimenti internazionali sia per i film che per gli interpreti italiani sono numerosissimi, ma molto spesso poco noti al pubblico.

Il cinema è uno strumento di comunicazione di massa molto efficace che riesce ad affrontare anche tematiche importanti come il razzismo, l’omosessualità o la crisi economica del Paese con ironia in modo che le persone possano riflettere poi sui propri comportamenti e su quelli degli altri.

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1 Le origini del cinema

Quando parliamo di Cinema, siamo naturalmente portati a pensare alle grandi produzioni che vediamo nelle sale attualmente.

Ma ci siamo mai chiesti come sia nato il Cinema?

Con il termine “cinematografia” si intende la proiezione di immagini in movimento; se analizziamo letteralmente questa definizione, troviamo antenati del cinema molto antichi.

In Oriente, circa nel 100 a.c., abbiamo ad esempio le ombre cinesi; in Europa a partire dal 1490 ci sono gli studi con la camera oscura di Leonardo, che proiettava immagini tramite delle lenti.

L’antenato più vicino e simile allo spettacolo cinematografico risale però al

XVII secolo ed è la Lanterna Magica. Quest’invenzione era costituita da una scatola chiusa, contenente una candela ed una lente, che riusciva a proiettare su di un muro in una stanza buia, attraverso un foro, delle immagini dipinte su di un vetro opportunamente posizionato. Inizialmente, l’immagine proiettata poteva essere solo una; successivamente, a seguito di nuove invenzioni, le immagini proiettate aumentarono e iniziarono a “muoversi”. Tra il XVIII e il XIX secolo troviamo un’altra invenzione simile alla lanterna magica, chiamata il Mondo Nuovo. Era una scatola chiusa illuminata all’interno ma, a differenza della lanterna magica, le figure che venivano illuminate potevano essere anche delle marionette e lo strumento veniva utilizzato anche all’aperto durante il giorno.

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Entrambe le invenzioni richiedevano delle spiegazioni a corollario dell’immagine e per questo erano accompagnate dalla voce di un narratore.

Con l’invenzione della fotografia, iniziarono gli studi per trovare un modo per dare l’illusione di movimento tramite la successione velocissima di immagini fisse.

Questi studi si basarono sui dispositivi ottici ideati precedentemente e, tra le centinaia di esperimenti, quelli che ebbero realmente successo furono il Kinetoscopio di

Thomas Edison del 1888, ispirato al mondo nuovo, e il Cinematografo dei fratelli

Louis e Auguste Lumière del 1894, ispirato alla lanterna magica. Il primo era costituito da una scatola con una manovella che faceva scorrere la pellicola: tale visione però era a beneficio di una sola persona tramite un foro. Il Cinematografo, invece, era più piccolo del kinetoscopio, trasportabile e consentiva la visione della pellicola ad un pubblico vasto ed era in grado sia di fare le riprese sia di proiettare.

Entrambi questi apparecchi, proprio come i loro antenati, avevano bisogno di un narratore per spiegare la storia proiettata.

1.1 In Francia: i fratelli Lumière e il cinématographe

Auguste Marie Louis Nicolas Lumière e Louis Jean Lumière, nati a Besaçon in

Francia, furono tra i primi cineasti della storia della cinematografia. Figli del fotografo e industriale della fotografia Antoine Lumière, si diplomarono in chimica e fisica prima di dedicarsi alla ricerca nel laboratorio del padre.

Tra il 1885 e il 1912 depositarono molti brevetti, tutti riguardanti la fotografia e le sue modificazioni e applicazioni. Essi svilupparono numerose invenzioni tra cui

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il foro di trascinamento nella pellicola che permetteva lo scorrimento di quest’ultima nel proiettore e il cinématographe (cinematografo), uno strumento che fungeva da camera e proiettore. Il cinematografo proiettava su uno schermo bianco diverse immagini in sequenza impresse su una pellicola stampata mediante un processo fotografico in modo da ricreare l’effetto del movimento. Con questo nuovo apparecchio, cominciarono a realizzare i loro primi film.

La prima proiezione pubblica, che ha rappresentato l’inizio della cinematografia intesa come proiezione in sala di una pellicola stampata, è stata il 28 dicembre 1895 a Parigi al Salon Indien del Gran Café in Boulevard des Capucines. Il cortometraggio più famoso dei fratelli Lumière è “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat” della durata di circa 45 secondi, mostrato per la prima volta il 6 gennaio 1896. Si dice che durante la proiezione il pubblico fuggì alla vista del treno in avvicinamento per paura di essere investito.

I temi di questi primi “film” erano vari: scene di attualità, informazione documentaria, scene di carattere familiare, micro-spettacoli comici. Nel 1897 i fratelli

Lumière pubblicarono il loro primo catalogo di film che comprendeva centinaia di numeri e conteneva un ricco repertorio di generi. All’epoca, l’interesse del pubblico era legato alla curiosità di vedere riprodotta la realtà di tutti i giorni sia nelle forme, sia negli oggetti, sia negli esseri viventi, che nei loro movimenti.

Per molti anni i Lumière continuarono le loro attività di ricerca, invenzione, realizzazione e produzione dei film e alla loro scuola si formarono decine di cineoperatori che riprendevano scene reali in ogni parte del mondo. I loro cataloghi

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si arricchirono di centinaia di vedute creando così le basi del cinema-documentario e più tardi del cinegiornale d’attualità.

Inizialmente i fratelli Lumière non pensavano al cinematografo come ad un mezzo per fare spettacolo, ma lo utilizzavano esclusivamente a fini documentaristici; per questo motivo si astennero dal vendere le loro macchine. Questo rifiuto diede il via alla creazione di numerose imitazioni fino al 1900, anno i cui cedettero i diritti di sfruttamento della loro invenzione a Charles Pathé, un produttore cinematografico francese, permettendo così al cinematografo di diffondersi prima in tutta Europa e successivamente, nel resto del mondo.

1.2 Nel resto del mondo

Il Cinema delle origini mostrava delle storie che un narratore, presente in sala, spiegava. Spesso queste storie erano disorganizzate in quanto gli autori erano più interessati a mostrare l’articolarsi delle scene e gli effetti speciali, piuttosto che raccontare qualcosa. Solamente gli inglesi, che prendevano spunto dalla tradizione del romanzo vittoriano, raccontavano delle storie prive di grosse incongruenze rispetto alle scene mostrate.

Intorno al 1906 l’industria cinematografica ha vissuto la sua prima crisi derivante da un calo di interesse da parte del pubblico. Tuttavia si ebbero segnali di ripresa tra gli anni 1919 e 1929 grazie alla creazione di grandi sale di proiezione che portarono il cinema ad essere un motivo di svago e divertimento, caratterizzato da un basso costo e quindi accessibile a tutti. Questo tipo di cinema, chiamato Nickelodeon,

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proiettava dei contenuti semplici ed espliciti e la figura del narratore esterno venne sostituita con delle didascalie dirette e chiare. I film iniziarono così a raccontare da soli le storie.

Gli spettatori iniziarono ad affezionarsi agli attori che presto diventarono divi e star, pubblicizzati e pagati con cifre esorbitanti dalle produzioni. La dote più importante di ogni attore doveva essere quella della simpatia. Lo stesso doveva piacere al pubblico e farlo divertire, sicché in questo periodo si incrementò notevolmente il numero degli aspiranti attori. Il pubblico iniziò quindi ad idolatrare questi uomini, capaci di regalare sentimenti ed emozioni. A tal riguardo possiamo ricordare uno tra gli esponenti più creativi e famosi di quel periodo, ovvero Charlie

Chaplin.

Nello stesso periodo in Europa si assistette all’inizio della sperimentazione di film con base artistica, film che in quel momento storico non riscossero molto successo ma che furono molto importanti in quanto ponevano le basi per il cinema che sarebbe arrivato successivamente. Fa eccezione la Germania le cui opere innovative, grazie alla presenza di registi, attori, sceneggiatori e fotografi di altissimo livello, riscossero molto successo tra il pubblico di quel periodo e sono tutt’oggi considerati capisaldi del cinema mondiale.

1.3 L’introduzione del sonoro

Thomas Edison sul finire del XIX secolo aveva brevettato un modo per sovrapporre i suoni alle sue pellicole, tuttavia il risultato finale era stato scadente,

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pertanto ci vollero vari esperimenti prima di arrivare ad una qualità accettabile della produzione. Ma ormai era troppo tardi in quanto gli studios americani e le sale di proiezione si erano organizzate solo per pellicole mute, e per tale motivo l’introduzione del sonoro venne rimandata a data successiva.

Nel 1927 la Warner, importante casa di produzione cinematografica statunitense sull’orlo del fallimento, decise di osare e per la prima volta lanciò nelle sale un film sonoro intitolato “Il cantante di jazz”. Il successo fu così travolgente che nei due anni successivi la nuova tecnologia si impose in tutte le case di produzione americane e poi anche in tutte le altre del mondo. Negli anni successivi, ovvero intorno al 1930, la tecnica fu perfezionata ulteriormente fino a portare alla creazione di due nuove attività: il doppiaggio e la sonorizzazione. Il doppiaggio è la tecnica che permette la sovrapposizione ai dialoghi del film originale altri registrati nella lingua del paese di distribuzione; la sonorizzazione è il processo con il quale si aggiunge una colonna sonora ad un programma o ad un film. Tutto ciò permise di dare nuovi impulsi al mondo cinematografico e permise lo sviluppo di alcune tipologie di pellicole capaci di mettere in risalto il suono come per esempio i film musicali. L’avvento del sonoro e della musica segnò la fine dell’era degli attori di film muti, i quali lentamente scomparvero dalle scene per lasciare il posto ad attori dotati di una voce gradevole e più preparati in termini di recitazione. Uomini e donne capaci di adeguarsi ai diversi generi: avventura, giallo, commedia, etc., basati tutti su regole stilistiche ben precise.

Inoltre le nuove tecniche di montaggio, capaci di far spostare la storia da una scena all’altra molto velocemente, senza che il pubblico restasse disorientato,

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iniziarono a rendere le storie avvincenti ed incalzanti, nonché prive di momenti di pausa narrativa. Venne così creato un decalogo, chiamato Codice Hays, che raccolse tutte le regole fondamentali per effettuare un buon montaggio.

Grazie a queste nuove tecniche di lavorazione ed ai continui miglioramenti tecnologici, il cinema si classificò come uno dei più importanti mezzi di comunicazione di massa e perfino Papa Pio XI nella sua enciclica Vigilanti cura affronta l’argomento così dicendo: «I film non devono riuscire un semplice divertimento, né occupare soltanto ore frivole e oziose, ma possono e devono con la loro magnifica forza illuminare e positivamente indirizzare al bene.»1

1.4 Il cinema negli Stati Uniti

In America, o meglio negli Stati Uniti, i primi centri cinematografici si svilupparono a New York e a Chicago, successivamente sorsero anche a Hollywood, piccolo centro della California. La Motion Picture Patents Company (MPPC), che in quel momento operava a New York e Chicago, era la più potente compagnia cinematografica americana. La stessa, avendo il monopolio dei brevetti, impediva a qualsiasi altro concorrente di realizzare film. Tuttavia nel 1907 alcuni produttori indipendenti decisero di spostarsi in California, dove la MPPC non aveva alcun potere legale, scelsero quindi Hollywood per il clima e per la vicinanza al mare, al deserto e alle montagne, considerati scenari ottimi per girare le riprese esterne. Venne quindi creata quella che allora era conosciuta come Universal Studios e che poi divenne

1 Papa Pio XI, lettera enciclica Vigilanti Cura, 29/06/1936

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Universal Pictures. In questo periodo gli Studios hanno la tendenza ad intrappolare le star in ruoli stereotipati, mettendone comunque in risalto l’immagine. La commedia e il dramma romantico sono i generi che vanno per la maggiore e si dovrà aspettare la Grande Depressione affinché il mondo del cinema si apra a nuovi generi più realistici e critici nei confronti della società, come il gangster-movie e il noir, quest’ultimo sviluppatosi soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Il genere però che ha più successo in assoluto è il musical, con i suoi esponenti più famosi Fred

Astaire e Ginger Rogers, i quali con la loro creatività e capacità permettono agli spettatori di evadere dalla routine e concedersi un po’ di divertimento. Ci si avvia così verso la fine degli anni Trenta quando inizia anche la rivoluzione del

Technicolor, vale a dire i film a colori, e nelle sale cinematografiche arriva il famosissimo “Via col vento” di Victor Fleming.

Negli anni Quaranta, nonostante si stesse combattendo la Seconda Guerra

Mondiale, gli Studios non smettono di produrre film e nuove star come per esempio

Cary Grant, Henry Fonda e James Stewart, diventano i prediletti del pubblico nonché veri e propri divi dello spettacolo. Nel 1942 Michael Curtiz gira “Casablanca”, considerato uno dei film più importanti del patrimonio del cinema mondiale. Un film romantico che ha affrontato in maniera dignitosa il problema della guerra, della resistenza dei partigiani e dell’avanzata nazista, coronando al ruolo di star internazionali Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.

Negli anni Cinquanta con l’arrivo di nuove star come Marlon Brando e James

Dean cambia la concezione di “divismo”. Negli anni Sessanta e Settanta i nuovi

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registi emergenti lasciano perdere le vecchie norme del Codice Hays secondo cui se il codice morale non rispettava le regole scritte il film non veniva prodotto. Troviamo registi come Martin Scorsese, Woody Allen, Stanley Kubrick e attori come Robert

De Niro, Meryl Streep e Jack Nicholson che portano in sala film che registrano incassi spaventosamente elevati. I tempi erano cambiati e gli spettatori volevano vedere proprio quello che le produzioni cinematografiche avevano fino a quel momento censurato.

Negli anni successivi si fanno strada a Hollywood il cinema di intrattenimento e di fantascienza, basti pensare a “Guerre Stellari” di George Lucas e “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg. Più tardi esordiranno altri registi di talento come Tim Burton, Davis Lynch e Quentin Tarantino che sebbene producano film innovativi e molto interessanti non dimenticano il passato.

1.5 Il cinema in Europa

Negli Stati Uniti gli Studios, situati a Hollywood in California, erano l’unico centro cinematografico. Nello stesso tempo in Europa troviamo svariate realtà, in quanto, a seguito della Seconda Guerra Mondiale, sono molte le nazioni che istituiscono scuole di cinema, tutte aventi lo scopo di raccontare il periodo difficile vissuto in quel frangente. In particolare in Italia in questo periodo nasce la corrente del Neorealismo i cui rappresentanti principali sono: , Vittorio De

Sica e Alessandro Blasetti. Successivamente al periodo neorealista in Italia

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continuiamo a trovare registi che seguono lo stesso filone ma reinterpretandolo come

Mario Monicelli, Luigi Comencini, .

Al termine della Seconda Guerra mondiale un nuovo genere cinematografico si affaccia sullo scenario internazionale, ovvero il cinema introspettivo di Marcel Carné, genere che verrà successivamente ripreso da quelli che poi sarebbero diventati i massimi esponenti di questo genere: Michelangelo Antonioni e Ingmar Bergman. La realtà non è più rappresentata come abbiamo sempre visto, ma tutto diventa più ambiguo, lento. Le scene sono più lunghe e silenziose. L’attenzione degli spettatori viene volutamente fatta spostare e soffermare su tanti particolari che in passato erano stati tralasciati. È come se questi film inizino a rappresentare il subconscio del regista.

Tuttavia questo genere diventa famoso e apprezzato in tutto il mondo solo grazie alla Nouvelle Vague in Francia. Le trame cominciano ad essere molto personali, intime, tutto gira intorno ai problemi di giovani personaggi e i film sono minimalisti.

I registi indipendenti che si affermano con questo genere cinematografico erano già dei critici d’arte, come François Truffaut, Jean-Luc Godard e Alain Resnais.

Anche il montaggio subisce dei cambiamenti. Si evitano di tagliare i tempi morti incrementando i silenzi senza spiegare quello che accade. Contrariamente a quanto succedeva nel cinema classico, adesso nel cinema introspettivo può capitare che gli attori guardino direttamente nell’obiettivo della camera al fine di creare un immaginario contatto diretto con il pubblico.

In Germania i film sono più figurativi, introspettivi e con storie che si allontanano dal semplice neorealismo. Alcuni registi sembrano avere problemi che

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non possono essere risolti e cercano inutilmente delle soluzioni, ad esempio Rainer

Werner Fassbinder. Altri invece sono più ottimisti e speranzosi nonostante affrontino problematiche forti e intense, come ad esempio Werner Herzog e Wim Wenders. Il film tedesco più importante è “Le vite degli altri” del 2006, nel quale si analizza la storia della Germania dell’Est e il potere del governo comunista.

Il cinema spagnolo con il suo carattere giovane e fresco è emerso solo negli ultimi anni perché, come ben sappiamo, la dittatura di Francisco Franco non concedeva molta libertà ai registi. Questo cinema si propone di affrontare ogni tematica e non ha paura di esplorare nuove prospettive. Il maggior rappresentante spagnolo è Pedro Almodovar.

Tra gli anni Venti e gli anni Trenta il cinema dell’Est Europa vede invece tra i massimi esponenti il regista russo Sergej M. Ejzenstejn. I film da lui realizzati, a seguito di una pesante censura erano finalizzati a fornire un’immagine di benessere derivante dal governo bolscevico. In particolare i film di Ejzenstejn trattano nello specifico la rivoluzione russa e alcuni personaggi storici che hanno caratterizzato quel periodo, mentre altri registi mostrano il benessere nelle campagne russe e raccontano le imprese di Stalin. Tuttavia, dopo la Seconda Guerra Mondiale alcuni film iniziarono ad essere più critici e ribelli e alcuni registi furono sottoposti a censura dal governo russo. Un esempio sono i film del regista polacco Andrzej Wajda, i quali promuovono sempre più un cinema ribelle e libero, ma lo stesso sarà veramente libero di esprimersi solo dopo il 1989.

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2 Il Cinema Italiano

Il cinema italiano e il cinema americano, nei primi anni di sviluppo, si sono quasi sempre eguagliati, prendendo spunti l’uno dall’altro e superandosi a vicenda, e oggi gli stessi sono considerati il mito, il modello, e addirittura la leggenda del secolo scorso.

Abbiamo visto che la data di nascita ufficiale del cinema è il 28 dicembre 1895 grazie ai fratelli Lumière e al loro cinematografo. In Italia le prime proiezioni si tennero nelle città di Roma e Milano nel marzo del 1896. Nel 1905 venne aperto a

Pisa il primo cinema italiano, il Lumière, che è stato chiuso qualche anno fa, nel 2011.

I primi film prodotti in Italia, come del resto in tutto il mondo, sono stati dei semplici documentari della durata di pochi secondi dedicati a papi o imperatori, a città italiane o straniere o a dei regnanti. Il primo vero film italiano avente una storia per oggetto fu “La presa di Roma” di Filoteo Alberini del 1905, il quale tenta di ricostruire, attraverso l’utilizzo di personaggi interpretati da attori teatrali, l’evento storico della breccia di Porta Pia e la presa di Roma del 20 settembre 1870. La risposta del pubblico fu positiva. Le classi popolari divennero subito entusiaste del cinematografo, strumento capace di mostrare nello stesso tempo realtà lontane e momenti quotidiani.

E generi che riscossero maggior successo furono i drammi, sia passionali che storici, seguiti dalle comiche finali.

Oggi possiamo affermare che nonostante ci siano stati dei periodi di crisi nel mondo del cinema italiano, non c’è mai stato un momento in cui la produzione di film si sia azzerata. L’interazione costante tra produzione d’autore e produzione

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commerciale ha dato il via all’idea di una produzione libera capace di garantire il successo del cinema italiano.

2.1 I primi vent’anni

Tra il 1903 e il 1909 il cinema inizia a diventare una vera e propria industria.

Assistiamo alla nascita di centinaia di case di produzione come per esempio la Milano

Film, la Roma Film, la Cines, l’Itala Film, e contemporaneamente si verifica la nascita di numerose sale cinematografiche nei centri urbani delle città. Si vedono le prime produzioni di film “a soggetto” che durante tutto il periodo muto affiancheranno i film documentari fino a sostituirli all’inizio della prima guerra mondiale.

Inoltre, vista l’enorme potenzialità del cinema quale strumento propagandistico, si iniziano a produrre film di grande impatto storico e culturale riguardanti fatti accaduti nel nostro paese. I libri di testo scolastici diventano quindi uno spunto per gli autori e personaggi storici diventano protagonisti dei film, ad esempio Giulio

Cesare, Socrate, il Conte di Montecristo, Giordano Bruno, etc..

L’industria del cinema italiano si sviluppa rapidamente e l’anno di massima espansione è il 1912, in cui si vede la produzione di più di un migliaio di film tra

Torino, Roma e Milano. I film comici, drammatici e mitologici italiani pertanto vengono esportati in tutto il mondo e sul finire degli anni ‘10 Roma diventa il principale centro produttivo mondiale e tale rimarrà per moltissimi anni, nonostante numerose crisi dell’industria cinematografica.

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2.1.1 I colossal storici e le dive

Nel periodo di massimo sviluppo produttivo, ovvero intorno al 1910, il genere storico smette di concentrarsi sul carattere illustrativo e pedagogico ma lascia più spazio agli effetti spettacolari. Questi film, o meglio questi “colossal”, rievocano i trionfi e la potenza degli imperi antichi e celebrano la storia millenaria del Paese, mostrando così le ambizioni dell’Italia di Giolitti di grande potenza internazionale. Il primo film di questo genere fu “Nerone” di Luigi Maggi e Arrigo Frusta del 1909, seguito da “Marin Faliero, doge di Venezia” di Giuseppe De Liguoro del 1909 e

“Odissea” di Bertolini, Padovan e De Liguoro del 1911. “Gli ultimi giorni a Pompei” di Mario Caserini del 1913 fu il primo colossal a ricorrere a innovativi effetti speciali.

Il primo regista che permette a questo genere di avere successo a livello internazionale è Enrico Guazzoni, pittore e scenografo, grazie al suo “Quo vadis?” del 1912. In questi film la storia viene posta in secondo piano mentre in primo piano troviamo i dialoghi e i drammi personali rivisitati dagli attori.

Un altro colossal è sicuramente “Cabiria” di Giovanni Pastrone del 1914. In tale frangente il regista cerca delle soluzioni scenografiche innovative e riesce a fare la differenza. La trama del film è complessa, e Pastrone, per primo, utilizza il primo piano e il carrello per registrare. Utilizza inoltre il trucco e l’illuminazione in modo espressivo e per questi motivi il film è stato denominato “oggetto d’arte”. Tuttavia, dopo questo grandioso successo, iniziano ad avvertirsi i primi segni dell’imminente crisi industriale. I gusti del pubblico cambiano e nonostante ci siano stati svariati

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tentativi per far tornare in voga questo genere, il filone dei colossal storici vede la sua fine con l’avvento degli anni Venti.

Il 1913 segna la nascita di un fenomeno conosciuto come il “divismo”, che si svilupperà negli anni successivi fino al 1920 quando, con la crisi produttiva, vedrà la sua fine.

Quella che viene considerata la prima diva italiana è Lyda Borelli, nata a La

Spezia il 26 marzo 1887 e morta a Roma il 2 giugno 1959. La Borelli era un’attrice di teatro, oltre che attrice cinematografica e diva del cinema muto. Ha contribuito a esaltare l’estetica della figura femminile e ha rinnovato il modello femminile aggiungendo delle note melodrammatiche, simboliste e decadenti.

Successivamente alla Borrelli si affermano altre attrici come Eleonora Duse,

Pina Menichelli e Italia Almirante Manzini che con le loro interpretazioni e i loro personaggi imposero canoni di bellezza, comportamenti e per tanti divennero oggetti del desiderio. Questi soggetti non rappresentavano più la donna reale, diventano una combinazione di recitazione melodrammatica, di posa teatrale e di gesto pittorico, tutto stilizzato secondo le tendenze artistiche e culturali di quel tempo.

La seconda diva italiana fu Francesca Bertini, nome d’arte di Elena Seracini

Vitiello, nata a Firenze il 5 gennaio 1892 e morta a Roma il 13 ottobre 1985. La

Bertini, più versatile rispetto alle sue colleghe, riesce con naturalezza ad impersonare ruoli comici ed a vivere drammi passionali, comunicando così una vasta gamma di sentimenti ad ogni categoria sociale. Con il film “Assunta Spina” del 1915 di Gustavo

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Serena l’attrice si avvicina ad una recitazione naturalistica che le permette di mostrare la sua espressività.

All’inizio degli anni Venti questa figura femminile irraggiungibile impersonata dalle dive viene sostituita da una più realistica e accessibile allo spettatore.

2.1.2 Le comiche mute e il cinema futurista

Le comiche sono un genere cinematografico sviluppatosi nel periodo del muto con una comicità basata sulla mimica e sul linguaggio del corpo, detta slapstick.

Questo genere si forma agli inizi del ‘900 in Francia grazie ad attori quali Marcel

Fabre (in arte Robinet), André Deed (in arte Cretinetti) e l'italiano Ferdinand

Guillaume (in arte Tontolini o Polidor). Il genere viene poi ripreso e perfezionato nel corso dell’età dell’oro del cinema muto soprattutto da Mack Sennett, fondatore della

Keystone Pictures, il quale tra il 1910 e il 1929 diresse, recitò e produsse più di un migliaio di film.

In Italia le comiche mute non diventarono mai un genere di rilievo, nonostante il successo ottenuto nel primo decennio del ‘900, piuttosto furono tutti dei semplici cortometraggi, con trame e spunti umoristici semplici e privi di grandi ambizioni.

I protagonisti delle commedie mute italiane, a differenza di altri come per esempio Chaplin, nelle loro storie non vollero mai mostrare un desiderio di rivalsa sociale o un contrasto con la società, bensì tentarono di integrarsi sottolineando le aspirazioni e le paure della società piccolo-borghese divisa tra le incertezze del presente e le speranze di realizzazione nel futuro.

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Negli stessi anni si fa strada il cinema futurista, il più antico movimento del cinema d’avanguardia europeo. Il futurismo è la prima corrente artistica che s’interessa del cinema inteso come linguaggio e come movimento del linguaggio. Le novità che vengono proposte in questi anni ruotano tutte intorno alla macchina, al cinematografo. Gli artisti Filippo Tommaso Marinetti, Bruno Corra, Emilio

Settimelli, Arnaldo Ginna e Giacomo Balla con il “Manifesto della cinematografia futurista” del 1916 descrivono il cinema come un’arte futurista di natura, capace di sintetizzare tutte le tendenze sperimentali dell’epoca. Gli stessi propongono un cinema moderno che rompe con tutti i modelli già conosciuti e si presenta antigrazioso, impressionista, dinamico e sintetico. Il loro obiettivo era quello di liberare il cinematografo da ogni legame con il passato per poi utilizzarlo in un’arte nuova piena di movimento, colori e soprattutto montaggio.

Per i futuristi un aspetto molto importante fu il coinvolgimento del pubblico, e pertanto adorarono il cinema comico popolare inteso come dimostrazione perfetta del movimento e del montaggio, in tal senso esempio ne furono i giochi di acrobazie di

Cretinetti e Polidor.

Le opere riconducibili a questo movimento sono poche, molte sono andate perdute come per esempio i film astratti dipinti su pellicola di Bruno Corra e Arnaldo

Ginna, ma quelle più significative sono solo due: “Vita Futuristica” del 1916 di Bruno

Ginna e “Thaïs” o “Perfido incanto” del 1917 di Anton Giulio Bragaglia. Il primo è purtroppo andato perduto e raccontava di Bruno Ginna e i suoi colleghi futuristi mentre disturbavano i clienti dei caffè borghesi di Firenze incarnando pienamente lo

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stile futurista: ironico, provocatorio e pieno di effetti speciali, come le inquadrature eccentriche, parti colorate a mano e un montaggio anti-naturalistico. Il secondo è stato invece costruito intorno ad una vicenda melodrammatica ma le scenografie furono prettamente futuristiche: con spirali, scacchiere, movimenti astratti e surreali.

Nonostante i buoni propositi e gli obiettivi fissati, il futurismo non riuscì a lasciare un segno, piuttosto fece da base alle avanguardie future, come per esempio l’Espressionismo tedesco e le avanguardie francesi. Persino Alfred Hitchcock, per esempio, fu influenzato dai primi piani e dai dettagli, dal taglio eccentrico delle immagini, dagli stacchi e dalle dissolvenze che caratterizzarono il futurismo.

2.2 La crisi e il passaggio al sonoro

Negli anni successivi alla Grande Guerra il cinema italiano si trovò in un periodo di grande crisi, si passa infatti dal produrre 350 film nel 1921 al produrre circa 60 film nel 1924. Tutto ciò fu conseguenza di un’arretratezza tecnologica, disorganizzazione produttiva, aumento dei costi e incapacità di fronteggiare la concorrenza estera, soprattutto quella di Hollywood. Inoltre il cinema era ancora legato alla letteratura e quindi nessun produttore o autore sapeva affrontare la modernità.

I temi dei film restano invariati, le storie derivano da testi classici e popolari, la letteratura e il teatro sono le maggiori fonti narrative dei film italiani. Il cinema è legato a regole sociali molto forti sconvolte dalla guerra. Si diffonde così un cinema sentimentale al femminile che vede le protagoniste confinate ai margini della società

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che, invece di lottare per l’emancipazione, fanno di tutto per conservare la propria virtù. La prima regista italiana donna è Elvira Notari, la quale porta in auge il filone di ambientazione napoletana. I film da lei prodotti sono stati tratti da canzoni napoletane, da sceneggiate oppure sono stati ispirati a fatti di cronaca.

Come abbiamo già detto in questo periodo la produzione italiana è molto scarsa e Hollywood domina il mercato. Un produttore che è in grado di adattarsi alla situazione è Stefano Pittaluga, che ebbe il controllo di quasi tutti i film degli anni

Trenta.

Un altro regista che riuscì a stare al passo con i tempi e con i concorrenti stranieri fu Augusto Genina. Lui stesso si dedicò soprattutto alla commedia brillante, ai film d’avventura e ai melodrammi tenendo sempre in considerazione i gusti del pubblico e ottenendo grandi successi. Il film di Genina che ebbe più successo in questo periodo fu “Cyrano de Bergerac” del 1923.

Verso la fine degli anni Venti un gruppo di intellettuali vicini alla rivista

“Cinematografo” guidati da Alessandro Blasetti, vista l’arretratezza culturale italiana, decisero di rompere con la tradizione riscoprendo il mondo contadino. Il film “Sole” del 1929 di Alessandro Blasetti sottolinea l’influenza delle avanguardie cinematografiche sovietiche e tedesche con lo scopo di rinnovare l’iconografia cinematografica italiana. Il film “Rotaie” del 1930 di Mario Camerini unisce la commedia tradizionale con il film realista mettendo in mostra il carattere della borghesia. Anche se i risultati ottenuti non furono all’altezza del cinema internazionale contemporaneo, questi due registi con i loro film furono la prova che

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ci si stava allontanando dai modelli letterari per far spazio ai gusti del pubblico.

Quando l’industria si riprenderà, sarà messa a servizio del regime fascista.

Nello stesso periodo venne proiettato nelle sale il primo film sonoro italiano “La canzone dell’amore” del 1930 di Gennaro Righelli, che riscosse un grande successo.

Purtroppo però con l’introduzione del sonoro la maggior parte degli attori italiani del cinema muto si ritrovarono senza lavoro e si concluse anche l’epoca delle dive. Si assistette così ad un cambio di generazione e ad una modernizzazione delle strutture.

2.3 Il cinema durante il regime fascista

All’inizio degli anni Venti, in coincidenza dell’affermarsi del fascismo, l’industria cinematografica sta attraversando un periodo di crisi che porta alla proiezione nelle sale di film quasi esclusivamente stranieri, soprattutto americani.

Nel 1924 venne fondata L’Unione Cinematografica Educativa, conosciuta anche come Luce, società di produzione e distribuzione a controllo statale per la diffusione della cultura popolare e dell’istruzione generale al fine di educare l’Italia analfabeta attraverso le immagini, che in futuro sarebbe diventata un potente strumento per la propaganda fascista.

Verso la fine di questo decennio, con l’introduzione del sonoro, il regime fascista inizia ad intuire il potenziale di questa forma d’arte e negli anni Trenta viene istituito il Ministero della Cultura Popolare che finanzia direttamente l’industria cinematografica. Fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la crescita della produzione italiana di film rimarrà costante.

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Nel 1934 venne istituita la Direzione Generale per la Cinematografia guidata da

Luigi Freddi e, nello stesso anno, venne creata la Corporazione dello spettacolo. In questo periodo nacquero molte società di produzione come la Cines-Pittaluga quali la Lux Film specializzata in film religiosi e adattamenti letterari e la Novella Film. I produttori e i distributori ricevevano fondi dallo Stato, il quale creò una propria catena di sale cinematografiche chiamata Enic. Tra i produttori più importanti di questi anni ricordiamo Giovacchino Forzano, i fratelli Scalera, Gustavo Lombardo e Carlo

Roncoroni.

Nel 1935 venne istituito il Centro Sperimentale di Cinematografia destinato a diventare il principale centro di formazione professionale del cinema italiano e nel

1937, nello stesso luogo dove gli stabilimenti della Cines vennero distrutti da un incendio, nacque Cinecittà. Questo complesso produttivo, da subito in competizione con Hollywood, comprendeva teatri di posa e ogni tipo di servizio tecnico, metà della produzione di quell’anno venne girata a Cinecittà facendo di Roma la capitale del cinema italiano.

Il 6 giugno 1938 con la legge Alfieri il regime fascista bloccò l’importazione dei film stranieri con l’intento di promuovere e stimolare sempre di più la produzione nazionale passando da 50 film nel 1939 a 119 nel 1942 e alzando la quota di mercato nazionale dei film italiani dal 13% al 50%.

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2.3.1 Film di propaganda

I film del regime fascista avevano come obiettivo quello di trasmettere l’idea di una società pacifica, priva di conflitti interni e capace di sviluppare la propria produttività senza essere influenzata negativamente dalla modernità.

Le rappresentazioni cinematografiche delle prime azioni fasciste sono poche ma ricordiamo “Vecchia guardia” del 1934 di Alessandro Blasetti e “Camicia nera” del

1933 di Giovacchino Forzano, che celebra i successi del regime con sequenze narrative e documentari.

Con il consolidamento del potere, il regime impose all’industria cinematografica di rileggere la storia italiana in chiave fascista, cosa che raggiunse l’apice solo prima della guerra. Degli esempi furono “Cavalleria” di Goffredo

Alessandrini, “Condottieri” di Luis Trenker e “Scipione l’Africano” di Carmine

Gallone, il quale celebrava l’impero romano e indirettamente il regime fascista.

Con l’invasione dell’Etiopia si aprirono nuovi orizzonti per i registi italiani in materia di ambientazioni per i loro film. Un esempio è “Lo squadrone bianco” del

1936 di Augusto Genina che unisce la propaganda con sequenze di guerra girate nel deserto della Tripolitania. In questo momento la maggior parte dei film altro non sono che documentari aventi lo scopo di rappresentare la guerra come una lotta della civiltà contro la barbarie.

Dopo l’entrata in guerra il regime incrementa la sua pressione sulle produzioni cinematografiche imponendo sempre più la sua propaganda politica nei film.

Aumenta il numero dei film a soggetto che elogiano le imprese di guerra italiane oltre

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che documentari, cinegiornali e cortometraggi. Degli esempi sono “Bengasi” del

1940 di Augusto Genina, “I tre aquilotti” del 1942 di Mario Mattoli su sceneggiatura di Vittorio Mussolini e “Uomini sul fondo” del 1941 di Francesco De Robertis.

Un altro regista importante fu Roberto Rossellini che diede il suo contributo alla propaganda fascista con la sua trilogia composta da “La nave bianca” del 1941, “Un pilota ritorna” del 1942 e “L’uomo della croce” del 1943.

2.3.2 Il cinema dei telefoni bianchi

In questo periodo nasce anche un nuovo genere conosciuto come cinema dei telefoni bianchi, o anche cinema déco e commedia all’ungherese. Il nome di questo primo genere derivava dall’utilizzo nelle scene dei film di telefoni bianchi rispetto ai classici telefoni neri, quasi a simboleggiare il ceto sociale elevato dei protagonisti rispetto al ceto medio. La denominazione cinema déco viene invece dai numerosi riferimenti ai vestiti alla moda, alle macchine e alle case di lusso arredate con stile.

Molti di questi film sono adattamenti di commedie mitteleuropee di inizio secolo che cercano di mascherare la frivolezza del contenuto con la brillantezza dello stile. I maggiori attori italiani di questo genere sono Vittorio De Sica, Amedeo Nazzari,

Assia Noris e Alida Valli.

I film con il maggior successo furono “La casa del peccato” del 1938 e “Mille lire al mese” del 1939 di Max Neufeld, “Ore 9 lezione di chimica” del 1941 di Mario

Mattoli e “Apparizione” del 1944 di Jean de Limur.

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2.4 Il Neorealismo

Il neorealismo si sviluppa negli anni della Seconda Guerra Mondiale, più precisamente verso la fine della guerra, in un contesto di distruzione e lutti. Il movimento abbraccia tutte le forme d’arte compreso il cinema.

Il cinema neorealista si pose come obiettivo quello di rappresentare il Paese e la sua realtà quasi fosse un documentario dove gli attori sono spesso persone comuni che utilizzano i dialetti regionali e mostrano la vita di tutti i giorni e le vicende narrate sono quelle di famiglie povere. I registi sono molto attenti a non modificare la realtà e per questo preferiscono girare all’aria aperta e nelle case di amici o parenti piuttosto che utilizzare gli studios e le illuminazioni artificiali. Il cinema torna ad assumere il ruolo di strumento di conoscenza umana e presa di coscienza collettiva. Alcuni di questi registi sono Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Roberto Rossellini e più marginalmente Federico Fellini.

I film che ottengono maggiori riconoscimenti internazionali furono “Roma città aperta”, “Paisà” e Germania anno zero” di Rossellini prodotti tra il 1946 e il 1948,

“Ossessione”, “La terra trema” e “Bellissima” di Visconti prodotti tra il 1943 e il

1951 e “Sciuscià”, “Ladri di biciclette”, “Miracolo a Milano” e “Umberto D.” di De

Sica prodotti tra il 1946 e il 1952.

Altri film riconducibili al filone neorealista furono: “Luci di varietà” di Fellini insieme con Alberto Lattuada, “I vitelloni” del 1953 e “La strada” del 1954 sempre di Fellini; “Guardie e ladri” del 1951 di Mario Monicelli e Steno.

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Il filone neorealista, pur ottenendo un grande successo sia da parte del pubblico che da parte della critica, durò poco più di dieci anni e verso la metà degli anni

Cinquanta si sviluppò un genere derivato dal neorealismo denominato “neorealismo rosa” che si può etichettare come il predecessore della commedia all’italiana.

2.5 Il cinema d’animazione

In Italia il cinema d’animazione non ebbe mai un grande successo sin dagli inizi e probabilmente per questo motivo, al contrario di altri generi, non ebbe mai un grande successo.

Il primo autore che realizzò un cartone animato fu Francesco Guido, meglio conosciuto come “Gibba”. Questo primo mediometraggio animato intitolato

“L’ultimo sciuscià” datato 1946 fu a tematica neorealistica. Sempre dello stesso autore furono i seguenti lungometraggi “Rompicollo” e “I picchiatelli” prodotti nel decennio successivo con la collaborazione di Antonio Attanasi.

Grazie a Bruno Bozzetto si ebbero i primi riconoscimenti a livello internazionale. Con il suo lungometraggio “West and Soda” del 1965, una parodia del genere western, ottenne consensi della critica e del pubblico.

Pochi anni dopo, nel 1968, uscì “Vip – Mio fratello superuomo” opera del genere supereroistico di Bozzetto realizzata in coproduzione con delle case di produzione statunitensi. Ma il suo lavoro più ambizioso fu “Allegro non troppo” del

1977 ispirato a “Fantasia” della Disney. Gli episodi animati di questo lungometraggio furono plasmati su famosi brani della musica classica.

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Nel 1976 Emanuele Luzzati, pittore e scenografo, diede il suo contributo realizzando uno dei capolavori del cinema d’animazione italiano intitolato “Il flauto magico”, basato sull’omonima opera di Mozart.

Passato il decennio degli anni Ottanta, si arriva agli anni Novanta i cui il cinema d’animazione italiano vive una nuova fase di produzione grazie allo studio torinese

Lanterna Magica che nel 1996 realizza la favola natalizia “La freccia azzurra” con la regia di Enzo d’Alò e basata su un racconto di Gianni Rodari. Questo film riscosse tanto successo da aprire la strada ad altri lungometraggi, infatti solo due anni dopo venne distribuito “La gabbianella e il gatto”, tratto dal romanzo di Luis Sepulveda

“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, che ebbe un grandissimo successo.

Enzo d’Alò, una volta separatosi dallo studio Lanterna Magica, produsse

“Momo alla conquista del tempo” nel 2001 e “Opopomoz” nel 2003.

Lanterna Magica nello stesso periodo produsse “Aida degli alberi” del 2001 e

“Totò Sapore e la magica storia della pizza” nel 2003 con un discreto successo.

Nel 2003 uscì “L’apetta Giulia e la signora Vita”, il primo film d’animazione con grafica computerizzata interamente prodotto in Italia e nel 2010 uscì il primo film italiano in 3D “Winx Club 3D – Magica avventura”, tratto dalla serie televisiva italiana di successo in tutto il mondo.

I lungometraggi animati italiani più recenti che hanno avuto successo sono stati

“Gladiatori di Roma” del 2012 girato in tecnologia 3D e “Pinocchio” del 2013 del regista Enzo d’Alò.

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2.6 Il cinema dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta

Nel periodo successivo al neorealismo si cominciò a sviluppare un cinema che affrontava tematiche esistenziali da un punto di vista più introspettivo, dando così il via al cinema d’autore. L’esponente più importante di questo genere fu sicuramente

Federico Fellini, con la cui morte avvenuta all’inizio degli anni Novanta coincide virtualmente la fine dell’era del cinema d’autore.

Fellini con i suoi capolavori, ad esempio “Le notti di Cabiria” del 1956 e “La dolce vita” del 1960, si impose come uno dei punti di riferimento del cinema italiano nel mondo. Il regista viene ricordato come uno dei più grandi artisti del Novecento.

Luchino Visconti, altro regista contemporaneo a Fellini, realizzò tra gli anni

Cinquanta e gli anni Settanta altri capolavori come per esempio “Il Gattopardo” e

“Morte a Venezia”.

Un suo allievo, Franco Zeffirelli, riuscì ad ottenere due nomination agli oscar per due film: “Romeo e Giulietta” del 1967 e “La Traviata” del 1982.

Un altro grande esponente di questo genere fu Pier Paolo Pasolini, regista, poeta, attore e scrittore, che con le sue opere si oppose alla morale del tempo. I suoi film scatenarono spesso polemiche e furono persino oggetto di censure per la loro visione anticonformista. Alcuni dei suoi film più famosi furono “Mamma Roma” del 1962,

“Teorema” del 1968, “Il Decameron” del 1971, i quali ebbero un maggiore plauso dalla critica piuttosto che dal pubblico.

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2.6.1 La commedia

Sempre nel corso degli anni Cinquanta si sviluppò il genere della commedia, conosciuto anche come commedia all’italiana. Emblema di questo periodo fu il film di Pietro Germi “Divorzio all’italiana” del 1961 che vinse un oscar nel 1963 come migliore sceneggiatura originale ed ebbe come protagonisti Marcello Mastroianni e

Stefania Sandrelli, due dei più grandi attori del cinema italiano.

Fra i massimi esponenti di questo genere troviamo Mario Monicelli, ritenuto anche il capostipite con il film “I soliti ignoti” del 1958 e altri come “La grande guerra”, “L’armata Brancaleone” e “Il marchese del Grillo”.

Gli attori riconducibili alla commedia sono tanti, tra questi si ricordano Alberto

Sordi, Vittorio Gassman, Claudia Cardinale, Monica Vitti, Totò e Sophia Loren.

Con il boom economico degli anni Sessanta anche il cinema subì forti cambiamenti. Il film “Il sorpasso” di Dino Risi fu uno dei grandi successi di quegli anni perché capace di mescolare comicità, serietà e finale drammatico grazie all’interpretazione di Vittorio Gassman come protagonista, e grazie alle colonne sonore di Edoardo Vianello, “Guarda come dondolo”, e Domenico Modugno,

“Vecchio frack”.

Il genere purtroppo si esaurì verso la fine degli anni Settanta perché i toni delle commedie si erano fatti sempre più cupi ed esistenziali. In questo periodo si fa sempre più strada la commedia a sfondo erotico che raggiungerà una grande popolarità fra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta.

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Va inoltre sottolineato che ci sono film che mescolano gli elementi costitutivi della commedia con altri generi e per questo motivo non rientrarono in nessuna categoria. Ricordiamo Luigi Comencini che creò delle vere e proprie opere proprio mescolando stili e generi differenti: “Tutti a casa”, “Scopone scientifico” con Alberto

Sordi e “Le avventure di Pinocchio” con Nino Manfredi.

2.6.2 Il cinema politico e sociale

Il genere politico e sociale si sviluppa sotto l’influenza dei movimenti operai, scolastici ed extra-parlamentari della fine degli anni Sessanta. Tra i film più importanti di questo genere troviamo: “La classe operaia va in paradiso” del 1971 di

Elio Petri e “Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica” del 1971 di Damiano Damiani.

Il film però che più incarna lo spirito di denuncia del genere è “Il caso Mattei” del 1972 di Francesco Rosi, nel quale si cerca di far luce sulla scomparsa del manager dell’ENI Enrico Mattei. Il protagonista fu Gian Maria Volonté e il film vinse la Palma d’oro a Cannes, diventando un modello di ispirazione per altri film d’inchiesta degli anni successivi.

Bisogna ricordare anche il film “La battaglia di Algeri” del 1966 di Gillo

Pontecorvo il quale, non affrontando la realtà italiana bensì quella algerina nella conquista dell’indipendenza dalle colonie francesi, vinse il Leone d’oro a Venezia e per questo fu una delle opere italiane più celebrate e conosciute al mondo.

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2.6.3 Il cinema di genere italiano

Il cinema di genere italiano è un filone di carattere più popolare rispetto agli altri generi contemporanei che, sebbene apprezzato dal pubblico nazionale ed internazionale, venne screditato e considerato un cinema di serie B.

Questo genere ebbe una breve vita, infatti scomparì nei primi anni Novanta sia per colpa della grave crisi che aveva colpito il cinema italiano sia per l’affermazione della televisione commerciale che lo privava del suo pubblico.

In questa categoria rientrarono vari generi cinematografici prodotti in Italia:

 Il “melodramma strappalacrime” nasce tra gli anni Quaranta e

Cinquanta, le trame sono di solito incentrate su una coppia di giovani

innamorati che per differenze di classe sociale sono costretti a patire

sofferenze e a fare rinunce. E sebbene la critica screditi questo genere, il

pubblico lo accoglie con entusiasmo. Il regista più importante che produsse

questo genere fu Raffaello Matarazzo il quale con il suo film “Catene” ottenne

il maggior incasso nella stagione 1949-1950. Negli anni Sessanta questo filone

si tenne al passo con i gusti del pubblico, incentrando le trame su famiglie in

procinto di separarsi e bambini sul punto di morire per disgrazie o malattie.

Una pellicola rappresentativa fu “Incompreso” di Luigi Comencini. Questo

filone ebbe successo fino alla metà degli anni Ottanta, quando i film

sentimentali vennero relegati alla produzione televisiva.

 Il “peplum” fu il genere di film ambientati nell’antichità che narravano

fatti mitologici o biblici. Vengono narrate le gesta di eroi mitologici come

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Ercole, Maciste, Golia o Sansone che lottano per salvare la popolazione o per salvare una fanciulla in pericolo.

 Il “western” o “spaghetti western” deriva dal genere americano ed ebbe come maggior esponente Sergio Leone con la “trilogia del dollaro”: “Per un pugno di dollari” del 1964, “Per qualche dollaro in più” del 1965 e “Il buono, il brutto, il cattivo” del 1966. Sebbene all’epoca venisse snobbato dalla critica, oggi Sergio Leone viene considerato uno dei registi italiani più famosi e amati a livello internazionale. Sono da ricordare anche film come “Lo chiamavano

Trinità…” del 1970 di Enzo Barboni con protagonisti Bud Spencer (Carlo

Pedersoli) e Terence Hill (Mario Girotti) e il seguito “…continuavano a chiamarlo Trinità” del 1972.

 I generi “thriller” e “horror” furono spesso legati tra loro e furono fonte di ispirazione per molti registi di fama mondiale, ad esempio Tim Burton o

Quentin Tarantino. Due registi italiani di tal genere da ricordare sono Mario

Bava e Dario Argento. Il primo creò i presupposti per un horror di qualità in

Italia dimostrandosi anche un abile narratore. Le sue pellicole più famose furono “La maschera del demonio” del 1960, “I tre volti della paura” del 1965 e “Reazione a catena” del 1971. Il secondo oscillò tra il thriller puro e l’horror fantastico, imponendosi come modello dal punto di vista estetico, morale e narrativo. Il suo tratto distintivo rispetto al maestro Bava si evidenzia nella combinazione di montaggio e colonne sonore particolari, che sono rimaste poi

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negli annali. Alcuni titoli sono “L’uccello dalle piume di cristallo” del 1971,

“Profondo rosso” del 1975, “Inferno” del 1980 e “Tenebre” del 1982.

 Il genere “splatter” è un derivato dell’horror nato negli anni Settanta che per la critica non ebbe successo ma che comunque lasciò un segno nel panorama cinematografico italiano. Il “cannibalistico” fa parte del genere splatter e fu avviato da Umberto Lenzi con il film “Il paese del sesso selvaggio” nel 1972. Questo sottogenere suscitò un interesse internazionale e le storie horror/avventurose ambientate in scenari esotici e solari garantirono un successo a livello commerciale tanto che negli anni successivi si creò un vero e proprio filone. Alcuni di questi film furono censurati per la crudeltà e la violenza delle immagini.

 La “commedia sexy” e la “commedia trash” o “commedia-spazzatura” nacquero negli anni Settanta al fianco della commedia all’italiana con l’allentarsi della censura e la continua ricerca di successo commerciale. Alla prima si ricollegano attori come Lino Banfi, Diego Abatantuono, Massimo

Boldi, Barbara Bouchet e Serena Grandi, l’altra è definita trash, o meglio spazzatura, per l’inserimento nella pellicola di dialoghi pieni di parolacce, gestacci e gag, a volte volgari, giusto per suscitare una risata facile. Possono essere riconducibili a questo filone i film con protagonista Pierino, interpretato da Alvaro Vitali e le commedie di Fantozzi, ideate e interpretate da Paolo

Villaggio. Come tutti gli altri generi commerciali furono ampiamente

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disprezzate dalla critica ma ebbero molto successo nel pubblico con incassi altissimi al botteghino.

 Il “poliziesco” o “poliziottesco” si sviluppò negli anni Settanta e racchiuse quei film le cui trame si incentravano sulle storie di poliziotti alle prese con criminali o terroristi ambientate nelle principali metropoli italiane:

Roma, Milano, Palermo, Torino, etc.. I protagonisti potevano essere anche persone normali che, vista l’inaffidabilità della polizia, si facevano giustizia da soli. Questi film contenevano richiami alla realtà del tempo e furono considerati dalla critica come fascisti e giustizialisti per gli attacchi espliciti al sistema giudiziario italiano. Alcuni registi di questo genere furono Umberto

Lenzi, Stelvio Massi ed Enzo G. Castellari. Alcuni titoli sono “La mala ordina”, “Roma violenta”, “Il boss” e “Il cittadino si ribella”. La produzione di questi film durò poco più di un decennio e in seguito si sviluppò anche un filone comico di questo genere.

 Il genere “fantascienza” si sviluppò in Italia a partire dagli anni

Cinquanta grazie a registi come Riccardo Freda con “Caltiki, il mostro immortale” del 1959 e Paolo Heusch con “La morte viene dallo spazio” del

1958. Negli anni Sessanta però si registra il numero più alto di film fantascientifici e i registi più famosi furono Mario Bava e Antonio Margheriti.

Margheriti si avvicinò al genere avventura spaziale e Bava cercò di mischiare horror e fantascienza. I film più celebri del primo furono “Il pianeta degli uomini spenti” del 1961 e il ciclo della stazione spaziale Gamma Uno,

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composto da quattro film, del 1965 e del secondo “Terrore nello spazio” del

1965. Negli anni Ottanta la produzione fu ricca, e caratterizzata da numerose

imitazioni di film americani, mentre, negli anni Novanta, i film italiani di

fantascienza furono pochissimi.

 Lo “spionistico” si sviluppò tra gli anni Sessanta e Settanta con una

serie di film realizzati in seguito alle pellicole di James Bond. Vennero

realizzati a basso costo e furono quindi di scarsa qualità, i protagonisti avevano

nomi simili al famoso Agente 007 e spesso venivano ingaggiate le stesse attrici

che avevano recitato il ruolo di bond-girls.

 Il genere di “guerra” fu molto popolare durante il regime fascista ed

ebbe una rinascita negli anni Settanta. Le battaglie furono ispirate a fatti

realmente accaduti oppure inventate. Furono ambientate in Medio oriente o in

Asia e i protagonisti spesso erano sconosciuti, qualche volta persone del luogo.

Il film più famoso del genere fu “Quel maledetto treno blindato” del 1978 di

Enzo G. Castellari, il quale ebbe successo sia in Italia che negli Stati Uniti.

2.6.4 La crisi degli anni Ottanta

Gli anni Ottanta furono un decennio di crisi produttiva che colpì non solo l’Italia ma anche la Gran Bretagna, la Francia e il Giappone. Diminuirono sia il numero di spettatori che il numero di film prodotti. La commedia all’italiana sparì come genere, così come il cinema italiano di genere che vide tramontare tutti i suoi filoni con l’affermazione della televisione commerciale, e il cinema d’autore tentò di isolarsi

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dal resto del panorama cinematografico. I grandi attori invecchiarono e si attraversò un momento di passaggio tra la vecchia e la nuova generazione di interpreti.

Alcuni dei film d’autore prodotti in questo periodo furono: “La città delle donne” del 1980 e “Ginger e Fred” del 1985 di Fellini; “La messa è finita” del 1985 di Nanni Moretti; “La terrazza” del 1980 di Ettore Scola; “Tre fratelli” del 1981 di

Francesco Rosi e “Il minestrone” del 1981 di Sergio Citti. Tra questi, anche se non sono interamente italiani, troviamo “C’era una volta in America” del 1984 di Sergio

Leone e il vincitore di nove premi Oscar e nove David di Donatello “L’ultimo imperatore” del 1987 di Bernardo Bertolucci.

Riconducibili al genere della commedia troviamo Massimo Troisi e i suoi film

“Scusate il ritardo” del 1983 e “Non ci resta che piangere” del 1984; Carlo Verdone con “Bianco, Rosso e Verdone” del 1981 e “Borotalco” del 1984; Roberto Benigni con “Il piccolo diavolo” del 1988.

Delle vere e proprie rivelazioni di questo decennio furono Giuseppe Tornatore con la sua pellicola “Il camorrista” del 1986, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo che racconta la storia del boss della camorra Raffaele

Cutolo, e Carlo Mazzacurati con la sua pellicola “Notte italiana” del 1987.

2.7 Dagli anni Novanta ai giorni nostri

Dopo la crisi creativa ed economica degli anni Ottanta, gli anni Novanta rappresentarono una svolta e una ripresa. I film e autori italiani ricevettero sempre più riconoscimenti critici internazionali: Giuseppe Tornatore con il suo “Nuovo

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Cinema Paradiso” vinse nel 1989 l’Oscar per il miglior film straniero e il Grand Prix della giuria a Cannes; Gianni Amelio vinse il Gran Premio Speciale della giuria a

Cannes con “Il ladro di bambini” nel 1991 e il Leone d’oro con “Così ridevano” nel

1998; Gabriele Salvatores vinse l’Oscar con il film “Mediterraneo” nel 1992;

Massimo Troisi venne candidato all’Oscar per il film “Il postino” nel 1994 e Nanni

Moretti vinse il Premio alla regia a Cannes per il film “Caro diario” nel 1994.

Purtroppo nei primi anni Novanta, nonostante i successi della critica, la produzione italiana e il pubblico nelle sale raggiunsero numeri bassissimi, decretando così la fine del cinema di genere e facendo affermare la televisione come mezzo di intrattenimento.

Non mancheranno però pellicole di valore artistico come “Le vie del Signore sono finite” del 1987 di Massimo Troisi, “Lamerica” del 1994 di Gianni Amelio,

“Amleto” del 1990 con Mel Gibson, “Jane Eyre” del 1996 e “Un tè con Mussolini” del 1999 tutti e tre di Franco Zeffirelli.

In questo periodo si sviluppò un filone che si rifece al neorealismo, aggiungendo stili e temi più contemporanei, che venne denominato Nuovo neorealismo. Un regista che fece parte di questo filone fu Marco Risi, figlio di Dino Risi, con il film “Soldati

– 365 all’alba” del 1987, denunciò la vita militare al tempo delle guerre, il dittico

“Mery per sempre” del 1989 e “Ragazzi fuori” del 1990, che raccontò le storie di alcuni detenuti del carcere minorile di Palermo e il loro reinserimento nella società, e “Il muro di gomma” del 1991, che raccontò la Strage di Ustica del 27 giugno 1980.

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Altri film di denuncia furono “Ultrà” del 1990 incentrato sulla violenza delle tifoserie calcistiche, “La scorta” del 1993 incentrato sulle stragi mafiose siciliane,

“Vite strozzate” del 1996 incentrato sul mondo dell’usura tutti del regista Ricky

Tognazzi e “Giovanni Falcone” del 1993 di Giuseppe Ferrara, incentrato sulla lotta contro la mafia del magistrato Falcone e del collega Paolo Borsellino.

Anche la commedia ebbe una ripresa in questo periodo, anch’essa rivisitata con temi e stili contemporanei, grazie a Massimo Troisi con “Pensavo fosse amore invece era un calesse” del 1991, Carlo Verdone con “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” del 1992, Paolo Virzì con “La bella vita” del 1994 e Leonardo Pieraccioni con “Il ciclone” del 1996.

Il trionfo internazionale di questo decennio fu “La vita è bella” del 1997 di

Roberto Benigni, una commedia drammatica sull’epoca fascista e i campi di concentramento nazisti. Tra i numerosi riconoscimenti il film ottiene tre Oscar nel

1999: al miglior film straniero, a Benigni come miglior attore protagonista e a Nicola

Piovani per la migliore colonna sonora originale.

2.7.1 Il nuovo millennio

Con il nuovo millennio nuovi registi e attori entrarono nel mondo del cinema italiano. Nell’ambito della commedia abbiamo diversi interpreti, il trio comico Aldo,

Giovanni e Giacomo, Leonardo Pieraccioni e la coppia Christian De Sica e Massimo

Boldi diretti da Neri Parenti e Carlo Vanzina.

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I primi, conosciuti già in televisione, decisero di darsi al cinema con film come

“Tre uomini e una gamba”, “Chiedimi se sono felice”, “La leggenda di Al, John e

Jack” e “Il cosmo sul comò” riscuotendo un grande successo popolare.

Pieraccioni continuò a realizzare e interpretare le sue commedie come “Il principe e il pirata”, “Ti amo in tutte le lingue del mondo”, “Una moglie bellissima” e “Io e Marilyn” ottenendo molto successo come era stato in precedenza con “Il ciclone”.

La coppia Massimo Boldi – Christian De Sica, separatasi qualche anno fa, continuarono sulla strada delle commedie conosciute come cinepanettoni perché trasmesse nelle sale cinematografiche sempre nel periodo natalizio. Questi film avevano una trama molto semplice, incentrati sulle vacanze di Natale trascorse quasi sempre in luoghi esotici dove si venivano a creare situazioni comiche surreali. Nel cast, oltre a Boldi e De Sica, spesso si trovavano comici o divi televisivi del momento.

Nonostante siano film ripetitivi, volgari e banali, proposti ogni anno, hanno avuto moltissimo successo nel pubblico.

Per quanto riguarda successi e riconoscimenti a livello internazionale Nanni

Moretti nel 2001 vince la Palma d’oro al festival di Cannes per “La stanza del figlio e nel 2003 Gabriele Salvatores tornò al successo con l’uscita del film “Io non ho paura”, tratto dal libro di Niccolò Ammaniti.

Un elevato consenso critico lo ricevette Gabriele Muccino, regista che si sofferma molto sulle tematiche familiari e sentimentali dei giovani, con successi come “L’ultimo bacio” del 2001, del quale in America venne girato un remake

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chiamato “The Last Kiss” nel 2006, il sequel “Baciami ancora” del 2010 e “Ricordati di me” del 2003. Visto l’enorme successo ottenuto, Muccino fu chiamato negli Stati

Uniti per dirigere film come “La ricerca della felicità” del 2006 e “Sette anime” del

2008, entrambi interpretati da Will Smith.

Per quanto riguarda il consenso popolare italiano, dal 2004 si videro film a carattere sentimentale rivolti agli adolescenti, molti dei quali tratti dai romanzi di

Federico Moccia, come “Tre metri sopra il cielo” del 2004, “Scusa ma ti chiamo amore” del 2007, “Amore 14” del 2009, e commedie a carattere giovanile come

“Notte prima degli esami” del 2006 e “Come tu mi vuoi” del 2007. Nonostante questi film possano essere stati giudicati mediocri e di basso livello recitativo, contribuirono a riavvicinare il giovane pubblico ai film italiani e a lanciare nuovi attori come

Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi, Silvio Muccino e Nicolas Vaporidis.

Da ricordare il regista italo-turco Ferzan Özpetek che ottenne molto successo con film incentrati sulla condizione omosessuale, sulle difficoltà di coppia e sul lutto come “La finestra di fronte” del 2003, “Saturno contro” del 2007 e “Mine vaganti” del 2010.

Il film “Romanzo criminale” del 2005 di Michele Placido, basato sull’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo sulle vicende criminali della Banda della Magliana, oltre ad ottenere un enorme successo sia in Italia che all’estero affermò una nuova generazione di attori come Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Jasmine Trinca,

Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria ed Elio Germano, il quale vinse il Premio di miglior attore protagonista a Cannes nel 2010.

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Tornando ai riconoscimenti internazionali nel 2008 due film ottennero un grandissimo successo al festival di Cannes: “Gomorra” diretto da Matteo Garrone e

“Il Divo” diretto da Paolo Sorrentino. Il primo, tratto dall’omonimo libro di Roberto

Saviano e da cui fu tratta una serie televisiva, denunciò la camorra napoletana e casertana di oggi e vinse il Grand Prix Speciale della Giuria. Il secondo, ispirato a

Giulio Andreotti, vinse il Premio della giuria e in entrambi i film il personaggio principale fu stato interpretato da Toni Servillo. Con questi film venne rilanciato il cinema d’autore italiano, il quale tornò ad essere un mezzo di denuncia della realtà della società italiana, ottenendo così il successo per la critica e grandi incassi al botteghino.

Nel 2009 si assiste al ritorno del genere cinematografico storico-politico. Alcuni esempi sono “Il grande sogno” di Michele Placido che raccontò in chiave autobiografica e personale il 1968; “Baarìa” di Giuseppe Tornatore che descrisse la vita nel comune di Bagheria in provincia di Palermo senza tralasciare dettagli sulla mafia, sul fascismo e sulle lotte sociali dopo la guerra; “Vincere” di Marco Bellocchio che raccontò il fascismo e la vita di Mussolini.

Sempre per il genere della commedia si affermarono gli attori comici che esordirono in televisione per poi lanciarsi sul grande schermo come Checco Zalone, che con i suoi tre film “Cado dalle nubi” del 2009, “Che bella giornata” del 2011 e

“Sole a catinelle” del 2013, tutti diretti da Gennaro Nunziante, raggiunse record di incassi ottenendo un grandissimo successo.

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Nel 2012 altri due film italiani ottennero riconoscimenti internazionali: “Cesare deve Morire” dei fratelli Taviani e “Reality” di Matteo Garrone. Il primo fu un film girato come docu-fiction, cioè un documentario, all’interno del carcere di Rebibbia nel quale i detenuti recitarono l’opera “Giulio Cesare” di William Shakespeare. Vinse l’Orso d’oro al festival di Berlino e fu anche un concorrente per entrare a far parte dei candidati all’Oscar per il miglior film straniero. Il secondo fu un film denuncia sull’influenza negativa dei reality show sulla gente comune e ottenne il Gran Prix della giuria al festival di Cannes. Nonostante i riconoscimenti della critica non ebbe lo stesso successo con il pubblico.

Il film più recente che ha ottenuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale è stato “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, interpretato da Toni

Servillo e Sabrina Ferilli. In Italia ha riscosso un discreto successo tra il pubblico, ma

è stato nominato agli Oscar 2014 nella categoria miglior film straniero. Nel 2014 ha vinto ben tre premi: il 12 gennaio il Golden Globe come miglior film straniero; il 16 febbraio il BAFTA (British Academy of Film and Television Arts), il più prestigioso premio cinematografico inglese; il 2 marzo l’Oscar come miglior film straniero.

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3 Attori e Registi italiani

Anche se i registi italiani non hanno mai girato un film che abbia sbancato al botteghino, hanno contribuito alla storia del cinema mondiale con dei veri e propri capolavori. E i film non potrebbero avere successo senza gli attori che li interpretano, che hanno lasciato un’impronta ugualmente importante nel panorama del cinema italiano e anche mondiale.

Il regista è il responsabile artistico e tecnico di un’opera audiovisiva che dirige gli attori ed il set, controlla i collaboratori e imposta le riprese e le inquadrature.

L’attore è colui che sa recitare, che interpreta un ruolo in uno spettacolo, che può essere cinematografico, teatrale o televisivo.

3.1 Attori e registi di ieri

Nei primi sessant’anni della storia del cinema italiano sono nati e cresciuti a livello artistico molti dei più grandi registi italiani ricordati tuttora per i loro film e, di conseguenza, anche gli attori che in essi hanno recitato e che li hanno aiutati a diventare dei capolavori.

Molti di loro rientrano in entrambe le categorie, essendo sia attori che registi, e hanno dimostrato il loro grande valore sia in un ruolo che nell’altro.

Per quanto riguarda i registi ecco alcuni dei più importanti e famosi a livello nazionale e internazionale:

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 Vittorio De Sica (nato a Sora il 7 luglio 1901) è stato sia un regista che un attore conosciuto in Italia e all’estero ed è ritenuto uno dei padri del

Neorealismo italiano. Era uno dei più grandi registi e interpreti della commedia all’italiana. Ha iniziato la sua carriera recitando in teatro, fondando anche una sua compagnia teatrale nel 1933, ma è nel primo dopoguerra che inizia la sua folgorante carriera come regista cinematografico. Egli si avvicina alle tematiche neorealiste insieme allo sceneggiatore Cesare Zavattini con i suoi film più importanti: “Sciuscià” del 1946 e “Ladri di biciclette” del 1948, che vinsero entrambi il premio Oscar come miglior film straniero e il Nastro d’argento per la miglior regia, “Miracolo a Milano” del 1951 e “Umberto D.” del 1952, quest’ultimo dedicato a suo padre. Muore a Neuilly-sur-Seine il 13 novembre 1974.

 Luchino Visconti (nato a Milano il 2 novembre 1906) è stato un importante regista e sceneggiatore italiano. Insieme a De Sica è uno dei padri del Neorealismo italiano e con i suoi film a carattere storico e la cura estrema delle ambientazioni e le ricostruzioni sceniche è diventato un modello da imitare per intere generazioni di registi. La sua carriera cinematografica inizia a Parigi nel 1936 e il suo primo film “Ossessione” risale al 1942. Altri suoi film famosi sono “Senso” nel 1954 e “Il Gattopardo” nel 1962, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e vincitore della

Palma d’oro come miglior film al festival di Cannes. Muore a Roma il 17 marzo 1976.

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 Roberto Rossellini (nato a Roma l’8 maggio 1906), è l’ultimo regista considerato uno dei padri fondatori del Neorealismo italiano. Suo padre costruì la prima sala cinematografica di Roma, il Barberini, che garantì a Roberto l’accesso al mondo cinematografico sin dalla giovane età. Grazie a vari lavoretti legati alla costruzione dei film, ha guadagnato la competenza in ogni campo diventando regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. I suoi film più importanti sono “Roma città aperta” del 1945, “Paisà” del 1946, vincitori entrambi del Nastro d’argento per la miglior regia e “Germania anno zero” del 1948. Muore a Roma il 3 giugno 1977.

 Michelangelo Antonioni (nato a Ferrara il 29 settembre 1912) è considerato uno dei più grandi registi della storia del cinema, essendo non solo regista ma anche sceneggiatore, pittore, scrittore e montatore. Tra il 1960 e il

1962 con la sua trilogia “L’avventura”, “La notte” e “L’eclisse” che affronta l’incomunicabilità, l’alienazione e il disagio esistenziale ha segnato la fine del neorealismo e l’inizio di un nuovo cinema italiano che affronta le tematiche contemporanee. Altri suoi film che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali sono: “Il deserto rosso” del 1964, vincitore del Leone d’oro a

Venezia, e “Blow-up” del 1966 che ha vinto la Palma d’oro al festival di

Cannes. Muore a Roma il 30 luglio 2007.

 Mario Monicelli (nato a Roma il 16 maggio 1915) è un altro artista completo in quanto è stato regista, sceneggiatore e attore. È stato uno dei massimi esponenti della commedia all’italiana e ha ricevuto molti

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riconoscimenti cinematografici. Nel 1957 vince il Premio al miglior regista al

Festival di Berlino con il film “Padri e figli” e l’anno dopo con il film “I soliti ignoti” inizia ad avvicinarsi alla commedia all’italiana. “La grande guerra” del

1959 vince il Leone d’oro (a pari merito con “Il generale Della Rovere” di

Rossellini) e “L’armata Brancaleone” del 1966 vince ben tre Nastri d’argento: miglior fotografia, migliori costumi e miglior colonna sonora. Muore a Roma il 29 novembre 2010.

 Federico Fellini (nato a Rimini il 20 gennaio 1920) è stato uno dei più grandi registi della storia del cinema, tanto che nel 1993 ha ricevuto l’Oscar alla carriera. Risale al 1952 il primo film interamente diretto da lui, “Lo sceicco bianco”, che però non ottenne molto successo, incassando pochissimo al botteghino. I suoi film più riusciti sono “I vitelloni” del 1953 che ha vinto il Leone d’oro, “La strada” del 1954 che nel 1957 ha vinto il premio Oscar come miglior film straniero, “Le notti di Cabiria” del 1957 anch’esso vincitore del premio Oscar come miglior film straniero, “La dolce vita” del 1960 che vinse la Palma d’oro a Cannes, “8½” del 1963 che vinse il premio Oscar come miglior film straniero nel 1964 e “Amarcord” del 1973 che vinse ancora l’Oscar come miglior film straniero nel 1975. Muore a Roma il 31 ottobre

1993.

 Francesco Rosi (nato a Napoli il 15 novembre 1922), regista e sceneggiatore, è uno dei padri del cinema italiano di impegno sociale. I suoi film “Salvatore Giuliano” del 1962 e “Le mani sulla città” del 1963 sono

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considerati i capostipiti del cinema di argomento politico e il secondo vinse il

Leone d’oro a Venezia.

Nel 2008 gli è stato assegnato l’Orso d’oro alla carriera al festival di

Berlino e nel 2012 gli viene assegnato il Leone d’oro alla carriera.

 Pier Paolo Pasolini (nato a Bologna il 5 marzo 1922) è considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani, essendo stato poeta, regista, scrittore, sceneggiatore ed editorialista. Il suo rapporto con la propria omosessualità fu al centro del suo personaggio pubblico e suscitò molte critiche a causa dei suoi giudizi radicali sulla borghesia e sulla nascente società dei consumi italiana.

“Accattone” del 1961 fu il primo film italiano ad essere vietato ai minori di 18 anni; nonostante in Italia non ebbe il consenso della critica, in Francia ricevette giudizi entusiastici. “Il Vangelo secondo Matteo” del 1964 vinse il Leone d’argento come grande premio della Giuria alla mostra internazionale di

Venezia e il Nastro d’argento come miglior regista e “Il Decameron” del 1971 vinse l’Orso d’argento al festival di Berlino. Muore assassinato a Roma il 2 novembre 1975.

 Lina Wertmüller (nata a Roma il 14 agosto 1928) è una regista e sceneggiatrice italiana. Si avvicinò per la prima volta al mondo dello spettacolo iscrivendosi all’Accademia Teatrale a diciassette anni e successivamente si propose come animatrice e regista di alcuni spettacoli di burattini. Collaborò con molti registi e in campo televisivo fu autrice e regista della prima edizione della trasmissione televisiva “Canzonissima” nel 1956.

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La Wertmüller lavorò come aiuto regista di Fellini nei film “La dolce vita” del

1960 e “8½” del 1962, ma esordì come regista con il film “I basilischi” del

1963. All’inizio degli anni Settanta iniziò il suo sodalizio artistico con l’attore

Giancarlo Giannini che recitò in alcuni dei suoi film più celebri come “Mimì metallurgico ferito nell’onore” del 1972, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” del 1974 e “Pasqualino Settebellezze” del 1976, che le valse quattro candidature agli Oscar (come miglior regia, miglior attore protagonista, miglior film straniero e migliore sceneggiatura originale). Nel

2009 le venne conferito il Globo d’oro alla carriera e nel 2010 il David di

Donatello alla carriera.

 Sergio Leone (nato a Roma il 3 gennaio 1929) fu un importante regista sia a livello nazionale che internazionale. È famoso per i suoi film di genere spaghetti-western e ne è un chiaro esempio la “trilogia del dollaro” con “Per un pugno di dollari” del 1964, “Per qualche dollaro in più” del 1965 e “Il buono, il brutto, il cattivo” del 1966. I suoi personaggi sono più vicini alla realtà e, a differenza dei western americani dove i protagonisti seguono gli stereotipi, quelli di Leone sono spesso antieroi, con personalità complesse.

Film che hanno ottenuto riconoscimenti importanti sono “Giù la testa” del

1971 con il quale vinse il David di Donatello per il miglior regista e “C’era una volta in America” del 1984 con il quale vinse il Nastro d’argento quale miglior regista del miglior film. Muore a Roma il 30 aprile 1989.

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 Bernardo Bertolucci (nato a Parma il 16 marzo 1941) fu regista,

sceneggiatore e produttore cinematografico. Agli inizi della sua carriera fu

molto vicino a Pasolini, ma successivamente prese una strada tutta sua

analizzando nei suoi film l’individualità delle persone che si trovano davanti

a cambiamenti, a livello esistenziale e politico. Nei suoi primi film venne fuori

questo tema, per esempio “Il conformista” del 1970 che ebbe successo per la

critica, ma non per il pubblico. Il grande successo anche internazionale lo

ottenne con “Novecento” del 1976 e con “Ultimo tango a Parigi” che vede

come protagonista del film il sesso come una risposta possibile a tutto. La

pellicola venne censurata in Italia e sequestrata per diversi anni (fu proiettata

nuovamente solo nel 1982). Nel 1987 gira “L’ultimo imperatore” in Cina e

vince nove premi Oscar tra cui quelli per la migliore regia e per il miglior film.

Nel 2007 fu premiato con il Leone d’oro alla carriera a Venezia e nel 2011 con

la Palma d’oro alla carriera a Cannes.

Per fare grande una pellicola non basta che a dirigerla sia un grande regista. Per questo motivo, gli attori di questo periodo sono famosi allo stesso modo dei registi già citati, soprattutto perché molti di essi hanno recitato in quelle stesse opere.

Vediamo i più rappresentativi:

 Totò, nome d’arte del principe Antonio De Curtis, nacque a Napoli il

15 febbraio 1898. È stato un grandissimo artista italiano, un’icona della

commedia italiana e un bravissimo attore sia di teatro che di cinema. La

carriera di comico iniziò come macchiettista, portando spettacoli in giro in

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tutta Italia, per poi entrare nel mondo del teatro. Verso gli anni Trenta debutta al cinema con “Fermo con le mani” del 1937 di Gero Zambuto e recitò al fianco di grandi attori come Anna Magnani, , Alberto Sordi e

Vittorio De Sica. I film nei quali lavorò sono 97 e in quasi tutti era l’attore protagonista. Ecco alcuni titoli: “Totò cerca casa” del 1949, “Totò e i re di

Roma” del 1951 di Steno e Monicelli; “L’oro di Napoli” del 1954 di Vittorio

De Sica; “Miseria e nobiltà” del 1954 di Mario Mattòli; “Totò, Peppino e…la malafemmina” del 1956 di Camillo Mastrocinque; “I soliti ignoti del 1958 di

Mario Monicelli; “Uccellacci e uccellini” e “Le streghe” del 1966 di Pier Paolo

Pasolini. Morì a Roma il 15 aprile 1967 colto da un infarto nel sonno.

 Aldo Fabrizi (nato a Roma il 1 novembre 1905), è stato un famoso attore, regista, produttore e sceneggiatore italiano. Nel 1931 esordì come macchiettista nella compagnia “Reginella” in giro per i teatri d’Italia impersonando le caricature di tipici romani, come per esempio il conducente del tram. Dopo essere diventato molto popolare, decise di formare una sua compagnia e nel 1937, anche se solo per un periodo, ne fece parte Alberto

Sordi. L’esordio sul grande schermo risale al 1942 con “Avanti c’è posto” di

Mario Bonnard, dove ripropone le macchiette che aveva interpretato a teatro, al fianco di Anna Magnani, mentre nel film “Roma città aperta” del 1945 il suo personaggio, Don Pietro, ispirato a due sacerdoti fucilati nel 1944 durante l’occupazione nazista, diede la possibilità all’attore di cimentarsi con un ruolo più intenso e drammatico. Fu premiato con il Nastro d’argento come miglior

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attore protagonista per il film “Prima comunione” del 1950 di Alessandro

Blasetti e successivamente vinse un secondo Nastro d’argento nel 1975 per un ruolo secondario nel film “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola. Da ricordare i film con Totò come “Guardie e ladri” del 1951 e “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” del 1960. Muore a Roma il 2 aprile 1990.

 Anna Magnani (nata a Roma il 7 marzo 1908) è stata considerata l’attrice simbolo della commedia italiana e una delle maggiori interpreti femminili nella storia del cinema. Nel 1927 inizia a frequentare la scuola di arte drammatica Eleonora Duse che nel 1935 cambierà nome in Accademia

Nazionale d’Arte Drammatica e il suo debutto al cinema risale al 1934 con

“La cieca di Sorrento” di Nunzio Malasomma. Con il film “Roma città aperta” del 1945 di Rossellini l’attrice raggiunse la fama mondiale, vincendo il suo primo Nastro d’argento. Nel 1947 vinse nuovamente il Nastro d’argento e il premio come miglior attrice protagonista per il film “L’onorevole Angelina” di Luigi Zampa. Nel 1951 ottenne un ulteriore premio dei giornalisti con il film “Bellissima” di Luchino Visconti e nel 1956 fu la prima attrice italiana a vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista grazie al film “La rosa tatuata” di Daniel Mann, con il quale ottenne anche il premio BAFTA come attrice internazionale dell’anno e il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico. Muore a Roma il 26 settembre 1973 per un tumore.

 Alberto Sordi (nato a Roma il 15 giugno 1920) è conosciuto come uno dei più grandi attori della storia del cinema italiano, nonché doppiatore e

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regista, capace di interpretare sia ruoli comici che drammatici, senza che il suo grande successo fosse scalfito. Iniziò la sua carriera nel mondo dello spettacolo come doppiatore a Cinecittà nel 1937 lavorando sia in film stranieri che in quelli italiani come ad esempio “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica e

“Prima comunione” di Alessandro Blasetti. Dopo un breve periodo in teatro, passò alla radio tra il 1946 e il 1950 come macchietta per poi debuttare nel cinema nel 1950 con il film di Cesare Zavattini e Vittorio De Sica “Mamma mia che impressione!”. Divenne popolare tra il 1952 e il 1955 con i film di

Fellini “Lo sceicco bianco” del 1952 e “I vitelloni” del 1953, e con i film di

Steno “Un americano a Roma” del 1954 e “Piccola posta” del 1955. I personaggi di Sordi sono la rappresentazione dell’italiano medio in chiave negativa, prepotente con i deboli e servile con i potenti. A partire dagli anni

Sessanta si cimentò anche in ruoli drammatici: da ricordare il suo memorabile personaggio nel film “La grande guerra” del 1959 di Mario Monicelli, un soldato scansafatiche imboscato e costretto a morire da eroe, con il quale vinse nel 1965 il premio speciale per la sua interpretazione. Ebbe un riconoscimento importante nel 1995 con il Leone d’oro alla carriera e numerose nomination per altri premi come il Golden Globe o il BAFTA. Muore a Roma il 24 febbraio 2003 dopo una lotta contro un tumore.

 Nino Manfredi (nato a Castro dei Volsci il 22 marzo 1921) è stato uno degli attori più validi del cinema italiano, oltre ad essere regista, sceneggiatore, doppiatore e scrittore. Nonostante sia stato un interprete molto versatile,

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capace di recitare parti sia comiche che drammatiche, è più conosciuto per i suoi ruoli nella commedia all’italiana. I suoi esordi in teatro risalgono al 1947 al Teatro Piccolo di Roma nella compagnia Maltagliati-Gassman interpretando ruoli per lo più drammatici e il debutto al cinema fu nel 1949 con il film “Torna a Napoli” di Domenico Gambino. Ha recitato con Totò nel film “Totò, Peppino e la…malafemmina” di Camillo Mastrocinque e dal 1960, dopo il ruolo da protagonista nel film “L’impiegato” di Gianni Puccini, diventa una delle colonne portanti della commedia all’italiana. I suoi personaggi sono solitamente ottimisti, dotati di grande ironia e con una propria dignità, che però vengono sconfitti senza essere umiliati. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali tra i quali il David di Donatello per il miglior attore protagonista per il film “Vedo nudo” nel 1969, il premio per la migliore opera prima a Cannes nel 1971, il David speciale per l’esordio alla regia nel 1970, il nastro d’argento per miglior soggetto e migliore sceneggiatura nel 1970 tutti per il film “Per grazia ricevuta”. La sua ultima opera è stata “La fine di un mistero” del 2003, nel quale interpreta un uomo privo di memoria che si scopre in seguito essere Federico García Lorca durante la guerra civile spagnola nel

1939. Muore a Roma il 4 giugno 2004.

 Vittorio Gassman (nato a Genova il 1 settembre 1922), è conosciuto come attore, regista, scrittore e sceneggiatore e ha lavorato in campo cinematografico, teatrale e televisivo. Fu fondatore del Teatro d’Arte Italiano nel 1952 ed elogiato per la sua versatilità e assoluta professionalità, capace di

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destreggiarsi tra ruoli comici e drammatici. Gli esordi nel mondo dello spettacolo risalgono al 1943 a Milano a teatro con Alda Borrelli e si spostò poi a Roma al Teatro Eliseo recitando con Tino Carraro ed Ernesto Calindri. Il suo primo film fu “Preludio d’amore” del 1946 di Giovanni Paolucci, ma il successo arrivò con il film “I soliti ignoti” del 1958 di Mario Monicelli, con il quale vinse anche nel 1959 il Nastro d’argento come miglior attore protagonista. Recitò sia a Roma che a Hollywood in film come “Audace colpo dei soliti ignoti” del 1960, “La grande guerra” del 1960 con il quale vinse il

David di Donatello come miglior attore protagonista. Altre pellicole da menzionare: il colossal “Barabba” del 1961, “La marcia su Roma” del 1962,

“L’armata Brancaleone” del 1966 che vinse ben tre nastri d’argento, “Questi fantasmi” del 1968 dove lavorò assieme a Sophia Loren. Nel 1996 ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera, il David alla carriera e nel 2000 il Nastro d’argento speciale. Muore a Roma il 29 giugno 2000.

 Ugo Tognazzi (nato a Cremona il 23 marzo 1922) è stato un grande attore della commedia all’italiana, nonché regista e sceneggiatore. Negli anni

Sessanta, dopo un periodo in televisione facendo coppia comica con

Raimondo Vianello dal 1954 al 1960, decide di affacciarsi al mondo del cinema della commedia all’italiana, ma il successo arriva in un secondo momento, recitando in film come “La Califfa” del 1971, “Questa specie d’amore” del 1972 entrambi diretti da Alberto Bevilacqua e “La tragedia di un uomo ridicolo” del 1981 di Bernardo Bertolucci con il quale vinse la Palma

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d’oro come miglior attore protagonista. Recita nelle trilogie “Amici miei” di

Mario Monicelli del 1975, 1982, 1985 nel ruolo del Conte Mascetti con il quale vince il David di Donatello come miglior attore protagonista e “Il vizietto” di

Edouard Molinaro del 1978, 1980, 1985, pellicole che ebbero grande successo del pubblico. Muore a Roma il 27 ottobre 1990.

 Marcello Mastroianni (nato a Fontana Liri il 28 settembre 1924) è stato un celebre attore cinematografico italiano conosciuto e apprezzato all’estero grazie alle interpretazioni in coppia con Sophia Loren e ai film di

Federico Fellini. Come quasi tutti gli attori più importanti di questo periodo è perfettamente in grado di destreggiarsi sia con ruoli comici che con quelli drammatici. Dapprima riesce a lavorare come comparsa in vari film come “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti o “I bambini ci guardano” di Vittorio de Sica, ma dopo la guerra prese lezioni di recitazione e finalmente nel 1948 debutta sul grande schermo con il film “I miserabili” di Riccardo Freda. Il vero successo, come sempre, arriva però più tardi con il film “I soliti ignoti” del

1958 di Monicelli e con “Divorzio all’italiana” del 1961 di Pietro Germi, con il quale ottenne la nomination all’Oscar come miglior attore protagonista, il

Nastro d’argento e il premio della British Film Academy. Con i capolavori di

Fellini “La dolce vita” del 1960 e “8½” del 1963 e i film “Ieri, oggi, domani” del 1963 e “Matrimonio all’italiana” del 1964 diretti da Vittorio De Sica e in coppia con Sophia Loren raggiunge il successo internazionale. Nel 1970 e nel

1987 riceve il Prix d’interprétation masculine per “Dramma della gelosia” e

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“Oci ciorne” e nel 1990 riceve il Leone d’oro alla carriera. Muore a Parigi il

19 dicembre 1996 dopo una lotta contro un tumore.

 Sophia Loren (nata a Roma il 20 settembre 1934), è il nome d’arte di

Sofia Villani Scicolone, grande attrice e cantante italiana, diventata sin dagli esordi negli anni Cinquanta un sex symbol per il suo corpo da maggiorata. Nel

1999 l’American Film Institute ha inserito la Loren nella lista delle più grandi star della storia del cinema. Iniziò come comparsa e nel 1951 il produttore

Carlo Ponti le offrì un contratto di sette anni, portandola sulla strada del successo. Uno dei suoi primi ruoli importanti fu Cleopatra al fianco di Alberto

Sordi nel film “Due notti con Cleopatra” del 1953 diretto da Mario Mattòli; lavorò con Totò nel film “Tempi nostri” del 1954 di Alessandro Blasetti e con

Vittorio De Sica in “L’oro di Napoli” dello stesso anno. Il suo primo ruolo drammatico fu “La donna del fiume” diretto da Mario Soldati e scritto in parte da Pier Paolo Pasolini. Dal 1956 recitò anche a Hollywood al fianco di grandi interpreti come Frank Sinatra, Anthony Queen e Cary Grant. Il film americano nel quale la Loren ebbe maggior successo fu “Orchidea nera” del 1958 di

Martin Ritt che le fece vincere il David di Donatello e la Coppa Volpi alla mostra di Venezia. Il film-simbolo di Sophia Loren però è “La ciociara” del

1960 diretto da Vittorio De Sica, nel quale interpreta una popolana di nome

Cesira negli anni della Seconda Guerra Mondiale. La sua recitazione fu talmente naturale e disinvolta che le fece vincere l’Oscar come miglior attrice nel 1962, la Palma d’oro a Cannes, il premio BAFTA, il David di Donatello e

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il Nastro d’argento. Altri film da ricordare sono “Ieri, oggi, domani” del 1963 di Vittorio De Sica con Marcello Mastroianni, per il quale vinse il David di

Donatello come miglior attrice protagonista e lo stesso film vinse l’Oscar come miglior film straniero nel 1965, “Matrimonio all’italiana” del 1964 sempre diretto da De Sica e al fianco di Marcello Mastroianni.

 Stefania Sandrelli (nata a Viareggio il 5 giugno 1946) è un’attrice la cui carriera nel mondo del cinema inizia all’età di quindici anni con il film

“Gioventù di notte” di Mario Sequi del 1961. I film che le diedero il vero successo furono “Divorzio all’italiana” del 1961 interpretato al fianco di

Marcello Mastroianni e “Sedotta e abbandonata” del 1964 entrambi diretti da

Pietro Germi. Recita in film come “Brancaleone alle crociate” del 1970 di

Mario Monicelli al fianco di Vittorio Gassman, “Alfredo, Alfredo” del 1972 di Germi duettando con Dustin Hoffman, “C’eravamo tanto amati” del 1974 di Ettore Scola con Manfredi e Gassman e “Novecento” del 1976 di Bertolucci con attori come Robert De Niro, Gerard Depardieu e Francesca Bertini. Il film

“Mignon è partita” del 1988 di Francesca Archibugi le valse il David di

Donatello come miglior attrice protagonista. Verso la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio lavora in televisione prendendo parte a fiction come “Io e mamma” e “Il bello delle donne”, ma successivamente torna al cinema con “L’ultimo bacio” del 2001 di Gabriele Muccino e “La prima cosa bella” del 2010 di paolo Virzì. Nel 2005 vince il Leone d’oro alla carriera.

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3.2 Attori e registi di oggi

Rispetto agli anni precedenti, dagli anni Settanta in poi il cinema italiano si orienta più verso il genere commedia all’italiana, perché più popolare tra la gente, anche se continuano ad essere prodotti anche film con contenuti diversi che riscuotono però più successo per la critica che per il pubblico.

Ecco alcuni dei registi che si affermano in questo periodo:

 Carlo ed Enrico Vanzina sono i figli del regista Steno, pseudonimo di

Stefano Vanzina, e sono registi, sceneggiatori e produttori cinematografici.

Sono nati a Roma rispettivamente il 13 marzo 1951 e il 26 marzo 1949. I due

fratelli lavorano sia in coppia che separatamente, collezionando molti successi.

L’esordio al cinema di Enrico fu come aiuto regista al padre nel 1970 con il

film “La poliziotta”, mentre quello di Carlo fu nel 1976 con il suo primo film

“Luna di miele in tre”. Il vero successo di Carlo arrivò con Diego Abatantuono

e i film “Eccezzziunale…veramente” del 1982 e nel 1983 ha rivitalizzato i

film a episodi con “Vacanze di Natale”, il capostipite delle pellicole definite

cinepanettoni. Altri suoi film sono: “Sognando la California” del 1992, “A

spasso nel tempo” del 1996, “In questo mondo di ladri” del 2004 e “Olè” del

2006. Ha inoltre prodotto insieme al fratello Enrico la serie televisiva “Un

ciclone in Famiglia” del 2005 con protagonista Massimo Boldi. Per Enrico il

cinema non è la prima occupazione, infatti si è dedicato a scrivere su Il

Messaggero e su Il Corriere della Sera e tiene dei corsi di sceneggiatura. I

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fratelli hanno firmato insieme i più grandi successi al botteghino italiano, anche se i loro film, molto apprezzati dal pubblico, non lo sono dalla critica.

 Carlo Verdone (nato a Roma il 17 novembre 1950) è sia regista, sia attore che sceneggiatore. Ha iniziato la sua carriera nel cabaret, girando anche qualche spot per la celebre trasmissione “Carosello”. Il suo debutto al cinema però risale al 1980 con “Un sacco bello”, primo film a episodi da lui stesso interpretato. Nel 1981 gira “Bianco, rosso e Verdone” con il quale inizia ad avvicinarsi ai canoni della commedia all’italiana. Ha girato due pellicole insieme ad Alberto Sordi, “In viaggio con papà” del 1982 diretto da Alberto

Sordi e “Troppo forte” del 1986 diretto da lui stesso. Altri suoi film sono:

“Maledetto il giorno che t’ho incontrato” del 1992, “Viaggi di nozze” del 1995 e “Grande, grosso e… Verdone” del 2008. Tutti questi film sono stati diretti ed interpretati dallo stesso Verdone che, inoltre, ha scritto libri autobiografici e ha girato anche i videoclip di Alex Britti “Mi piaci” e quello dei Negramaro

“Meraviglioso”. Tra i vari premi ha vinto il Nastro d’argento speciale nel 2003 e ha ricevuto il David di Donatello alla carriera nel 2008.

 Gabriele Salvatores (nato a Napoli il 30 luglio 1950) è regista e sceneggiatore. Ha fondato nel 1972 insieme con Ferdinando Bruni il Teatro dell’Elfo a Milano e nel 1986 assieme a Diego Abatantuono e Maurizio Totti la casa di produzione cinematografica Colorado Film. Il suo primo film è

“Sogno di una notte d’estate” del 1983, ispirato a Shakespeare, considerato un’opera immatura. Del 1990 è il film “Turnè” che riceve la candidatura agli

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European Film Awards nella categoria Giovani e nel 1991 con il film

“Mediterraneo” vince l’Oscar come miglior film straniero, tre David di

Donatello per miglior film, montaggio e suono e un Nastro d’Argento per la regia. Nel 1993 dirige “Sud”, un tentativo di denuncia politica e sociale dell’Italia dal punto di vista di emarginati e disoccupati, con la grande interpretazione di Silvio Orlando. I temi delle sue opere sono la fuga da una realtà che non si comprende, non si vuole accettare ed è inutile da cambiare, ma dalla fine degli anni Novanta si avvicina alla fantascienza, specialmente con il film “Nirvana” del 1997. Questo fu il film di fantascienza più premiato dal pubblico e con il maggior successo commerciale del regista, tanto da valergli il premio Urania Argento alla carriera nel 2013. Un altro film di grande importanza fu “Io non ho paura” del 2003 tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, che gli permise di ottenere una nomination agli

Oscar e il Premio David Giovani.

 Gabriele Muccino (nato a Roma il 20 maggio 1967), è regista e sceneggiatore. Si è avvicinato al mondo del cinema facendo da assistente volontario di Pupi Avati e Marco Risi e frequentando il Corso Sperimentale di

Cinematografia di Cinecittà nel corso di regia. Nel 1997 fa un’esperienza in

Africa di sei mesi realizzando documentari immersi nella savana, esperienza formativa e indimenticabile per Muccino. Cura la regia di molti spot e campagne pubblicitarie tra cui Tim, Vodafone, Nescafè e Granarolo. Nel 1999 gira il primo film che riscuote molto successo alla Mostra del Cinema di

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Venezia “Come te nessuno mai”, nel quale debutta come attore il fratello

Silvio. Nel 2001 con il film “L’ultimo bacio” ottiene un enorme successo al botteghino e per questo rimane nelle sale dei cinema per oltre sei mesi, cosa che non era mai successa in Italia. Il film vince ben cinque David di Donatello, tra i quali quello per il miglior regista, ha un buon successo in Europa e anche negli Stati Uniti, dove nel 2006 è stato girato un remake chiamato “The Last

Kiss” considerato inferiore rispetto all’originale. Il seguito de “L’ultimo bacio” è “Baciami ancora” ed esce nel 2010, ottenendo un buon successo, anche se non ai livelli del precedente. Muccino è stato scelto da Will Smith per dirigere i suoi due film “La ricerca della felicità” del 2006 e “Sette anime” del 2008 e nel 2012 torna in America per dirigere “Quello che so sull’amore” con attori come Gerard Butler, Catherine Zeta-Jones, Jessica Biel e Uma

Thurman.

 Paolo Sorrentino (nato a Napoli il 31 maggio 1970) è regista, sceneggiatore e scrittore. Il suo esordio con un lungometraggio è del 2001 con

“L’uomo in più”, vincitore del Nastro d’argento per il miglior regista esordiente che ha ottenuto tre candidature al David di Donatello, con protagonista Toni Servillo. Sempre in collaborazione con Toni Servillo, gira il film “Le conseguenze dell’amore” nel 2004 che vince cinque David di

Donatello, tre Nastri d’argento e dà al regista la visibilità che merita. Nel 2008 presenta il film “Il Divo” al Festival di Cannes, ispirato alla figura di Giulio

Andreotti e interpretato da Toni Servillo, che si aggiudica il Premio della

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giuria e riscuote un grande successo della critica sia italiana che internazionale.

“This must be the place” è il primo film in lingua inglese di Sorrentino con

Sean Penn come protagonista; viene presentato al Festival di Cannes nel 2011

e vince il David di Donatello per la migliore sceneggiatura. Il suo successo più

grande però è stato il film “La grande bellezza” del 2013 sempre con Toni

Servillo come protagonista. Il film ottiene un enorme successo al botteghino e

sebbene in Italia abbia avuto giudizi contrastanti, all’estero ha ottenuto

numerosi riconoscimenti critici, soprattutto nel Regno Unito e negli Stati

Uniti. Vince quattro European Film Awards come miglior film, miglior

regista, miglior attore e miglior montaggio, il Golden Globe per il miglior film

straniero, il Premio BAFTA al miglior film straniero e cinque Nastri d'Argento

come miglior attore non protagonista a Carlo Verdone, miglior attrice non

protagonista a Sabrina Ferilli, miglior sonoro in presa diretta, miglior

fotografia, un premio speciale a Toni Servillo e infine si aggiudica l'Oscar al

miglior film straniero.

Gli attori contemporanei degni di nota sono molti e tutti con caratteristiche diverse. Non mancano figure importanti come i grandi attori del passato, in grado di cimentarsi sia con ruoli comici che con quelli drammatici.

 Giancarlo Giannini (nato a La Spezia il 1 agosto 1942) è attore,

doppiatore, sceneggiatore e regista. Subito dopo la maturità studia

all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico ed esordisce a

diciotto anni come attore di teatro. È sempre il teatro che gli garantisce i primi

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successi come “Romeo e Giulietta” e “La lupa” di Franco Zeffirelli. Nel 1965 esordisce al cinema con una parte nel film “I criminali della metropoli” di Gino

Mangini e nello stesso periodo conosce la regista Lina Wertmüller, con la quale lavorerà molto. Infatti con lei interpreterà i ruoli che hanno avuto più successo: “Mimì metallurgico ferito nell’onore” del 1972 che gli fa vincere il

Nastro d’argento come miglior attore nel 1973, “Film d’amore e d’anarchia” del 1973 che gli vale il premio di miglior attore al Festival di Cannes nello stesso anno e “Pasqualino Settebellezze” del 1975 per il quale ottenne la nomination agli Oscar come miglior attore protagonista nel 1977. Ha lavorato con molti altri registi sia in Italia che all’estero come Mario Monicelli,

Luchino Visconti, Ettore Scola, Francis Ford Coppola e Ridley Scott. Come doppiatore ha dato la voce e le emozioni a mostri sacri del cinema internazionale come Jack Nicholson, Al Pacino, Michael Douglas e Dustin

Hoffman.

 Michele Placido (nato ad Ascoli Satriano il 19 maggio 1946) è attore, regista e sceneggiatore. Studia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e debutta a teatro nella trasposizione de “L’Orlando Furioso” di Ludovico

Ariosto. Il debutto al cinema risale al 1974 con “Romanzo popolare” di Mario

Monicelli al fianco di Ugo Tognazzi e Ornella Muti. Ha recitato in molti altri film come: “Tre fratelli” del 1981 di Francesco Rosi, “Giovanni Falcone” del

1993 di Giuseppe Ferrara, “Le rose del deserto” del 2006 di Mario Monicelli,

“Baarìa” del 1009 di Giuseppe Tornatore e “Genitori & figli – Agitare bene

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prima dell’uso” del 2010 di Giovanni Veronesi. Nel 2008 riceve il Premio

Città dei Cavalieri di Malta. Come regista ha diretto il film “Romanzo criminale”, tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, che narra le vicende della banda criminale della Magliana.

 Christian De Sica (nato a Roma il 5 gennaio 1951), è attore, regista e cantante. Il suo debutto nel cinema risale al 1972 con “Pauline 1880” di Jean-

Louis Bertuccelli e si fa strada in questo mondo con i registi Pupi Avati, Aldo

Lado e Salvatore Sampieri. Nel 1983 esce “Sapore di mare” diretto da Carlo

Vanzina che ottiene un notevole successo, ma meno del film “Vacanze di

Natale” dello stesso anno diretto sempre da Carlo Vanzina e prodotto da

Aurelio e Luigi de Laurentiis. Dopo questo film De Sica viene chiamato per interpretare sempre ruoli di questa tipologia di film, in coppia con Massimo

Boldi fino al 2006. Oltre a questi ruoli comici e grossolani Christian De Sica ha interpretato ruoli drammatici come ne “Il figlio più piccolo” del 2010 di

Pupi Avati. Ha ricevuto nel 2009 il David Speciale per venticinque anni di successo con i cinepanettoni e nel 2010 il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista per “Il figlio più piccolo”.

 Roberto Benigni (nato a Manciano La Misericordia il 27 ottobre 1952),

è attore, comico, sceneggiatore, regista e cantante. È conosciuto a livello nazionale e internazionale per la sua comicità ironica e per aver vinto l’Oscar come miglior attore protagonista e per il miglior film straniero nel 1999 per

“La vita è bella”. La sua carriera nel mondo dello spettacolo inizia a teatro,

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come attore e anche regista, e recita in alcuni film in ruoli secondari. Nel 1983 debutta come regista con il film a quattro episodi “Tu mi turbi”, che viene apprezzato sia dal pubblico che dalla critica. Il vero successo però lo ottiene nel 1984 con “Non ci resta che piangere”, scritto, diretto ed interpretato con

Massimo Troisi, pieno di gag e tormentoni entrati nel linguaggio comune.

Recita anche in America in film come “Coffee and cigarettes” del 1987 di Jim

Jarmusch e “Il figlio della Pantera Rosa” del 1993 di Blake Edwards. Altri suoi film sono “La voce della luna” di Federico Fellini del 1990, “Johnny

Stecchino” del 1991, “Pinocchio” del 2002 e “La tigre e la neve” del 2004 tutti e tre diretti e interpretati da Benigni stesso.

 Massimo Troisi (nato a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio 1953) è stato attore, regista e sceneggiatore. La sua carriera di attore comico inizia in teatro insieme ad Enzo Decaro e Lello Arena, con i quali forma un gruppo denominato “La Smorfia”. Per quanto riguarda il cinema, invece, il debutto è con il film “Ricomincio da tre” del 1981 prodotto da Mauro Berardi che lo vede attore, regista e sceneggiatore. Il film ebbe un enorme successo sia per il pubblico che per la critica, tanto che vinse tre Nastri d’argento per miglior regista esordiente, miglior attore esordiente e miglior soggetto e due David di

Donatello per miglior film e miglior attore. Successivamente recita al fianco di Roberto Benigni nel cult “Non ci resta che piangere” del 1984; nel 1987 grazie al film “Le vie del signore sono finite”, nel quale Troisi è sia attore che regista, vince il Nastro d’argento per la miglior sceneggiatura. L’ultimo suo

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film come regista fu “Pensavo fosse amore… invece era un calesse” del 1991 con Francesca Neri e Marco Messeri e l’ultimo film da attore fu “Il postino” diretto da Michael Radford che uscì nel 1996 ed ebbe cinque nomination all’Oscar vincendo solo quello per la miglior colonna sonora. Morì per un attacco di cuore il 4 giugno 1994.

 Sergio Castellitto (nato a Roma il 18 agosto 1953) è attore, regista e sceneggiatore. Dopo la scuola frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte

Drammatica senza terminarla e ben presto inizia a recitare in teatro. L’esordio nel cinema risale al 1981 con piccole parti e si fa conoscere con “Sembra morto… ma è solo svenuto” di Felice Farina, “Piccoli equivoci” di Ricky

Tognazzi e “Stasera a casa di Alice” di Carlo Verdone. Lavora anche in

Francia e in America, prendendo parte al film “Le cronache di Narnia: il principe Caspian” del 2008. Vince due Nastri d’argento con il film “Il grande cocomero” di Francesca Archibugi e “L’uomo delle stelle” di Giuseppe

Tornatore e un David di Donatello per “Non ti muovere” tratto dall’omonimo romanzo della moglie Margaret Mazzantini nel quale è attore, regista e sceneggiatore.

 Angela Finocchiaro (nata a Milano il 20 novembre 1955) è un’attrice e comica. Ha iniziato la sua carriera in teatro nella compagnia “Quelli di

Grock” e nel 1979 recita nel suo primo film “Ratataplan” di Maurizio Nichetti.

Negli anni Novanta recita in varie serie televisive e in diversi film come

“Volere volare” del 1990 di Maurizio Nichetti, “Il portaborse” del 1991 di

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Daniele Luchetti e “Non ti muovere” di Sergio Castellitto del 2004. Il film con il quale ha ottenuto più successo è “La bestia nel cuore” del 2005 di Cristina

Comencini, che le ha fatto vincere il Nastro d’argento, il David di Donatello e il Ciak d’oro come miglior attrice non protagonista nel 2006. Ha inoltre recitato nelle commedie di maggiore incasso del 2010 “Benvenuti al Sud” e

“La banda dei babbi natale”.

 Silvio Orlando (nato a Napoli il 30 giugno 1957) ha iniziato la sua carriera in teatro e nel cinema ha lavorato con molto registi importanti come

Daniele Luchetti, Nanni Moretti, Paolo Virzì, Michele Placido, Pupi Avati e

Gabriele Salvatores. Nel 2000 con il film “Preferisco il rumore del mare” di

Mimmo Calopresti vince il Nastro d’argento come miglior attore protagonista, nel 2001 vince la Palma d’oro al Festival di Cannes per “La stanza del figlio” di Nanni Moretti e nel 2006 con “Il caimano” sempre di Nanni Moretti vince il David di Donatello come miglior attore protagonista.

 Elena Sofia Ricci (nata a Firenze il 29 marzo 1962) esordisce al cinema con il film di Pupi Avati “Impiegati” del 1985 che le vale il Globo d’Oro come miglior attrice rivelazione. Interpreta molti ruoli per la televisione, come Lucia

Liguori ne “I Cesaroni” e Francesca Morvillo ne “Giovanni Falcone, l’uomo che sfidò Cosa Nostra”, ma non abbandona il cinema. Infatti altri suoi film sono “Io e mia sorella” di Carlo Verdone del 1987 che le fa vincere il Nastro d’Argento, il David di Donatello e il Ciak d’oro come attrice non protagonista,

“Ne parliamo lunedì” di Luciano Odorisio del 1990 che le vale il Ciak d’oro e

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il David di Donatello come miglior attrice protagonista. I film più recenti sono

“Genitori & figli – agitare bene prima dell’uso” di Giovanni Veronesi e “Mine vaganti” del 2010 di Ferzan Özpetek con il quale vince il Ciak d’oro e il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista.

 Alessandro Gassmann (nato a Roma il 24 febbraio 1965) debutta a diciassette anni nel film “Di padre in figlio” scritto, diretto e interpretato insieme al padre Vittorio e studia alla “Bottega Teatrale” di Firenze. Ha recitato in film come: “Il bagno turco” di Ferzan Özpetek del 1997, “Caos calmo” del 2008 di Antonello Grimaldi che gli valse il David di Donatello per miglior attore non protagonista, il Ciak d’oro, il Nastro d’Argento e il Globo d’oro della stampa estera. Ha inoltre recitato in America nel film “Transporter:

Extreme” del 2005 di Louis Leterrier e prodotto da Luc Besson e ha doppiato il cartone animato “La strada per El Dorado” del 2000.

 Pierfrancesco Favino (nato a Roma il 24 agosto 1969), è attore e doppiatore. Si è diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica

Silvio D’Amico a Roma e, dopo alcune recite teatrali, debutta prima in televisione nel 1991 e al cinema nel 1995 con il film “Pugili” di Lino

Capolicchio. Nel 2001 recita ne “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino e con il ruolo del Libanese, capo della banda della Magliana, nel film del 2005

“Romanzo Criminale” di Michele Placido vince il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista. Altri film da lui interpretati sono: “Saturno contro” del 2007 di Ferzan Özpetek, “Baciami ancora” del 2010 di Gabriele Muccino,

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“Figli delle stelle” del 2010 e “La vita facile” del 2011 di Lucio Pellegrini. È molto richiesto in America e ha recitato in vari film come “Una notte al museo” del 2006 con Ben Stiller, “Le cronache di Narnia: il principe Caspian” del 2008 di Andrew Adamson, “Angeli e demoni” del 2009 di Ron Howard con Tom Hanks, “Rush” di Ron Howard e “World War Z” di Marc Foster con

Brad Pitt entrambi del 2013.

 Stefano Accorsi (nato a Bologna il 2 marzo 1971) debutta nel 1991 sul grande schermo con “Fratelli e sorelle” di Pupi Avati e nel 1992 recita in “Un posto” di Luigi Zanolio. Nel 1995 appare nel video degli 883 “Una canzone d’amore” e con il film “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” del 1996 di Enza

Negroni ottiene un grandissimo successo. Molto importante è il film “L’ultimo bacio” del 2001 di Gabriele Muccino e il film “Romanzo Criminale” del 2005 di Michele Placido. Ha recitato nei film di Ferzan Özpetek “Le fate ignoranti” del 2001 e “Saturno contro” del 2007 e recita anche in Francia nel film “La

Faute a Fidel” (Tutta colpa di Fidel) del 2006 di Julie Gravas che ottiene un grande successo anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. I suoi lavori più recenti sono “Baciami ancora” del 2010 di Gabriele Muccino, “La vita facile” del 2011 di Lucio Pellegrini e recita in teatro con “Furioso Orlando” nel 2012 con la regia di Marco Baliani.

 Claudia Gerini (nata a Roma il 18 dicembre 1971) esordisce nei primi anni Novanta in televisione nel programma “Non è la RAI”, ma si fa conoscere con i film “Viaggi di nozze” del 1995 e “Sono pazzo di Iris Blond” del 1996

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diretti da Carlo Verdone. Altri suoi film sono: “Tutti gli uomini del deficiente” del 1999 di Paolo Costella, “La passione di Cristo” del 2004 di Mel Gibson,

“Non ti muovere” del 2004 di Sergio Castellitto e “La sconosciuta” del 2006 di Giuseppe Tornatore. Ha recitato in “Grande, grosso e… Verdone” del 2008 di Carlo Verdone, nel 2013 ne “Indovina chi viene a Natale?” di e nel 2014 ne “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese.

 Asia Argento (nata a Roma il 20 settembre 1975) è attrice e regista. A soli tredici anni esordisce sul grande schermo nel film “Zoo” di Cristina

Comencini e collabora con il padre Dario in alcuni film come “Trauma” del

1993, “Il fantasma dell’Opera” del 1998 e “Dracula 3D” del 2012. Nel 1992 recita in “Le amiche del cuore” di Michele Placido, nel 1994 in “Perdiamoci di vista” di Carlo Verdone che le vale il David di Donatello e il Ciak d’oro e nello stesso anno in “La Regina Margot” di Patrice Chéreau con Claudio

Amendola e Virna Lisi il quale riceve molti premi al Festival di Cannes e riceve una nomination agli Oscar del 1995. Riceve un altro David di Donatello come attrice protagonista per il film “Compagna di viaggio” del 1996 di Peter

Del Monte e lavora negli Stati Uniti nel film “xXx” del 2002 di Rob Cohen.

Nel 2000 dirige il suo primo lungometraggio “Scarlet Diva” che non ottiene il successo sperato come il secondo “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” del

2004 con Winona Ryder, Michael Pitt e Peter Fonda. L’ultimo film da lei diretto è “Incompresa” del 2013 con Charlotte Gainsbourg e Gabriel Garko

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che, nonostante non abbia ottenuto successo nelle sale, ha ricevuto quattro candidature ai Nastri D’Argento.

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Conclusione

Spero di aver raggiunto il mio obiettivo iniziale con questa tesi, ovvero quello di raccontare il più fedelmente possibile la storia del cinema italiano e mettere in risalto i più grandi autori e interpreti conosciuti a livello nazionale e internazionale.

Scrivere la tesi è stata per me l’occasione di conoscere in modo approfondito il nostro cinema in tutte le sue forme, nei suoi successi e nelle sue sconfitte, e il suo sviluppo in poco più di cento anni di vita.

La mia aspirazione è quella di diventare una traduttrice ed è per questo motivo che ho scelto un percorso di studi incentrato sulle tecniche di interpretariato e traduzione. Spero per questo in futuro di poter intraprendere questa carriera e di arrivare a tradurre una sceneggiatura di cinema.

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English Part

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Introduction

Passions are the driving force of life.

For this reason the topic I choose for my thesis is the Italian Cinema, from his birth to nowadays. It has always been a great passion for me, since I was a child, because it permits to escape from the routine, to travel with mind.

Considering that the majority of films promoted and seen is foreign, especially americans, I wanted with this thesis to document the history of the Italian Cinema which is as good as the overseas ones. The international awards for italian films and interpreters are several, but frequently are not known among people.

Cinema is a mass communication instrument very efficient which succeed dealing with different themes, included those important such as razism, homosexuality or the economic crisis of the Country with irony so that people could think about their behavior.

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1 The origins of the Cinema

When we talk about Cinema we think about the great productions that we see nowadays in theatres.

But, How the Cinema was born? When?

With the word “cinematography” we interpret the showing of moving pictures; if we analize this definition, we find many forefathers of the cinema, for example in

100 b.C. there were the chinese shadows and in 1490 Da Vinci’s camera obscura

(dark chamber).

With the invention of the photography, they started to find a way to give the impression of movement thanks to a very fast sequence of pictures. These studies were based on pre-existent optical devices and, among hundreds of experiments, the successful devices were the Kinetoscope of Thomas Edison created in 1888 and the

Cinematograph of Louis and Auguste Lumière created in 1894. Both devices needed a narrator to explain the story represented. However, there is a difference between them. The Kinetoscope was a box with a crank handle that helped to show the film and with a hole in which only one person could see. The Cinematograph was also a box with a crank handle but the film was projected on a wall in a dark room, thanks to a special concave glass placed in a hole, and more than one person could see it.

The Cinematograph is the most recent forefather of the cinema, in fact the first public show with it was the 28 december 1895 in Paris at the Salon Indien du Grand

Café in Boulevard des Capucines. The most famous short film of the Lumière brothers is “L'arrivée d'un train en gare de La Ciotat” (The arrival of a train in La

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Ciotat station) because the spectators run away seeing the train arriving in front of them.

At that time people wanted to see in the films their life, how it could be possible to reproduce real forms, object, people and movements. For this reason the themes of the first films were current events, family and documentaries.

Initially the Lumière brothers did not want to sell their invention, because for them the cinematograph was a device with documentary intent. But in 1900 Charles

Pathé, a french filmmaker, bought the exploitation rights of the invention and he started the circulation of the cinematograph all around the world.

The stories of these films were disorganized because the real purpose of authors was to show special effects and sequences of scenes. English people where the firsts who tried to follow a meaning story without inconsistencies with the scenes.

The first great crisis of the cinema was in 1906 due to a loss of interest in the spectators. However from 1919 and 1929, thanks to the creation of low cost new movie theatres called Nickelodeon, started a recovery and the figure of narrator was replaced by captions sideways.

Spectators were very attached to actors, considered stars, and the most important talent of an actor had to be entertain. The number of aspiring actors grew and people started to idolize who donate them emotions and feelings. In this period one of the most famous and creative representative of this gender is Charlie Chaplin.

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1.1 The introduction of sounds

Thomas Edison at the end of XIX century discovered a way to add recorded sounds to his films, but the results were not satisfying. All the studios and movie theatres were organized for silent films and the introduction of sounds was postponed.

In 1927 Warner, an important american film studio in bankruptcy, decided to show for the first time a sound film entitled “The Jazz Singer” and it was a great success.

This new technology circulated in american and foreign studios all around the world.

Approximately in 1930 the improvement of this technology led to the creation of two new activities: dubbing, or superimposition of new dialogues in a different language, and addition of a soundtrack. Silent film’s actors were replaced by actors with a likable voice and more experienced in acting, able to perform different roles: adventure, comedy, drama, etc., following clear rules.

New editing methods were created to make the stories more interesting and compelling, changing the scenes rapidly without confusing spectators. They created the Motion Picture Production Code, also known as Hays Code, which is a manual with all fundamental rules to follow to edit rightly a film.

Thanks to all these new methods and improvements, cinema became one of the most important mass media, for example Pope Pius XI in his encyclical letter

Vigilanti Cura said that “film must not only entertain, but can and must illuminate and positively address to good”2.

2 Pope Pius XI, Encyclical letter Vigilanti Cura, 6/29/1936 (not official translation)

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1.2 The cinema in the USA

The firsts studios in America, specifically in the United States, were established in New York and Chicago, and later in Hollywood, a small town in California. The

Motion Picture Patents Company (MPPC) was the most powerful american film company and worked in New York and Chicago. It prevent anyone from editing films owning all patents, but in 1907 some independent filmmakers decided to move to

California, where MPPC had no legal power. They chose Hollywood for its climate and because it was near to sea, mountains and desert, considered great sets for external shots.

Here it was created the Universal Studios, become later Universal Pictures, which entrap stars in stereotypical roles almost in every film. Comedy and drama were the most popular genres, but during the Great Depression we see the development of new genres such as gangster-movie and noir. The one with major success was the musical, with Fred Astaire and Ginger Rogers who permit spectators to have fun for a little while with their creativity and capabilities.

In the 30s the black and white films were replaced by Technicolor, a colour motion picture process, presented to spectators by the famous “Gone with the wind” by Victor Fleming. In the 40s, despite the Second World War, the Studios did not stop the production of films and new actors became stars, such as Cary Grant, Henry

Fonda and James Stewart. “Casablanca” of 1942 by Michael Curtis is considered one of the most important films in the world, mixing romanticism and war and promoting as international stars Humprey Bogart and Ingrid Bergman.

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In the 60s and 70s new film directors decided to edit films without following

Hays Code, achieving huge success because people wanted to see what Hays Code said to ban. The main film directors of this period are Martin Scorzese, Woody Allen and Stanley Kubrik and the main actors are Robert De Niro, Meryl Streep and Jack

Nicholson.

In the following years took the first steps science-fiction genre, with the main representatives George Lucas with “Star Wars” and Steven Spielberg with “Close

Encounters of the Third Kind”. Other important film directors are Tim Burton, David

Lynch and Quentin Tarantino who make original and interesting film without forgetting the past.

1.3 The cinema in Europe

Compared with the USA where there were only the Studios in Hollywood, in

Europe many countries established film schools and produced films to describe the difficulties during and after the Second World War. In we see the development of a new movement called Neorealism, with its main representatives Roberto

Rossellini, Vittorio De Sica and Alessandro Blasetti and later Mario Monicelli, Luigi

Comencini and Federico Fellini.

After the Second World War Marcel Carné developed a new genre, introspective films, in which the reality is ambiguous, scenes are slow, long and silent, and the attention of spectators is focused on details considered useless until that moment. It seem that these films represented the director’s subconscious. For this

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type of movies even editing changed, they did not cut silent scenes to give more suspense without telling what is happening. Actors looked often directly into the camera to create a hypothetical connection with spectators. Famous film directors of this category are François Truffaut, Jean-Luc Godard and Alain Resnais, all of them were art critics.

In Germany there are two types of films: introspective ones in which it seems that director’s problems cannot be solved and optimistic ones despite dramatic plots.

The most important german film is “Das Leben der Anderen” (The Lives of Others) of 2006, which narrate the history of East Germany and the power of communism.

In Spain the cinema developed in recent years because dictator Francisco Franco did not permit so much freedom to directors. The main representative of cinema is

Pedro Almodovar with his unconventional themes and his will to explore new prospectives.

In Russia the main representative film director before, during and after the

Second World War is Sergej M. Ejzenstejn. His movies described russian revolution and some important historical figures, often exposed to censorship. Other directors after the war tried to produce more rebel and critic films without success because

Russian Government censored them. They will became free to express their ideas only after 1989.

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2 The Italian Cinema

At first italian and american Cinema have always been equal, overtaking and being inspired by each other, but they are equally considered a model, a myth and a legend of the past century.

The official data of the birth of cinema is 28 December 1895 thanks to Lumière brothers and their cinematograph. In Italy the first shows where in and Milan on March 1896, but in 1905 opened the first italian cinema in Pisa called “Lumière”, closed in 2011. First films produced in Italy, as in the rest of the world, were short documentaries dedicated to popes, imperors and italian or foreign cities. The first

“real” film, as we know it now, was “La breccia di Porta Pia” (the Capture of Rome) of 1905 by Filoteo Alberini, who tried to reconstruct the Capture of Rome of 20

September 1870 with characters performed by theatre actors. Working-classes were enthusiastic about cinematograph, which could show at the same time distant realities and daily moments. Genres that achieved major success were passionate and historic dramas, followed by comedies.

Today it is possible to say that despite some crisis periods, the italian cinema had never stopped the production of films. The great cooperation between author and commercial films guaranteed success for it.

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2.1 The first twenty years

From 1903 to 1909 cinema started to become a real industry. Hundreds of studios grew all around the country such as Milano Film, Roma Film, Cines and Itala

Film and at the same time were built many movie theatres in cities’ urban centers. In this period were produced the first films with synopsis, which flanked documentaries until they replaced them at the start of the First World War.

In addition, seeing the huge potential of cinema as propagandist instrument, they started to produce films about historic and cultural events of our country, for example the protagonists were Giulio Cesare, Socrate, Giordano Bruno, etc.

The year of maximum expansion is 1912, when in Turin, Rome and Milan had been produced more than a thousand films. Comedies, dramas and mithological films were exported all around the world, making Rome the world principal productive center from the late 10s to many years later, despite many movie industry’s crisis.

In 1910 historic films stopped to focus on their pedagogical and explicative aspect and started to give more importance to special effects. These films, called colossal, remembered the power of ancient empires and celebrated the thousand-year- old history of the Country. Two colossal that must be reminded are “Quo vadis?” of

1912 by Enrico Guazzoni and “Cabiria” of 1914 by Giovanni Pastrone. The first is the film that permitted to this genre to have international success; the second gives new set solutions such as the close-up, carriage and uses make up and lights in an expressive way. Nevertheless, this film genre saw his end in the early 20s, with the industry crisis and the spectators’ change of preferences.

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In the same period, the early 10s, grew a new phenomenon called “divismo”

(star system), which created, promoted and exploited stars in films. The first italian

Diva is Lyda Borrelli, a great theatre and movie actress, that had highlightened woman figure imposing beauty standards. Another one is Francesca Bertini

(pseudonym of Elena Seracini Vitiello), who act naturally comic and dramatic roles.

In the early 20s this feminine figure out of reach was replaced by a realistic and accessible woman.

2.2 Crisis and the transition to sound films

After the Great War, the Italian Cinema had a period of crisis: in 1921 were produced 350 films, in 1924 only 60. This was a consequence to technological underdevelopment, productive disorder, costs’ increase and inability to face foreign competition, especially Hollywood production.

A film director who competed against foreign productions was Augusto Genina, with his comedies, adventure movies and melodramas following spectators’ preferences. His most successful film was “Cyrano de Bergerac” of 1923.

Alessandro Blasetti and Mario Camerini broke with the past and started to follow spectators’ preferences against literary models. Their most important and famous films are “Sole” (Sun) of 1929 and “Rotaie” (Rail) of 1930. Even if their results did not measure up with contemporary international productions, this new cinema would attend upon Fascist regime later.

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In the same period, precisely in 1930, was showed the first italian sound film entitled “La canzone dell’amore” (The song of love) by Gennaro Righelli. It was a great success and with the introduction of sound facilities had been updated, silent film’s actors were fired and were replaced by new versatiles actors.

2.3 The Cinema during Fascism

Simultaneously to the rise to power of Fascism, in the early 20s, cinematographic industry was going through a crisis period in which were showed only foreign films in movie theatres, especially american ones.

With the introduction of sound fascist regime started to realize the potential of this art and in the early 30s established the Ministry of Popular Culture which financially supported movie industry. From this moment to the Second World War the growth of italian production of films was constant.

In 1934 were created many film studios such as Cines-Pittaluga, Lux Film, Enic and Novella Film. The following year was established the Centro Sperimentale di

Cinematografia (the Italian National Film School), main professional training center of italian cinema and in 1937 rose Cinecittà from the remains of Cines’ factories destroyed by fire.

This productive structure, in competition with Hollywood, consisted of different sets and every kind of technic devices: a half of the entire italian production of this year was filmed there making Rome the main center of italian cinema.

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With the Alfieri rule of the 6 june 1938, fascist regime blocked the import of foreign films with the aim of promoting and encouraging national production: in 1939 were shooted 50 films and in 1942 were 119.

The aim of fascist films was to transmit the idea of a pacifist society, free from domestic conflicts and able to develop its own productivity without being negatively influenced by modernity.

“Vecchia guardia” (Old guard) of 1934 by Alessandro Blasetti and “Camicia nera” (Blackshirts) of 1933 by Giovacchino Forzano are some examples of movie representations of fascist activities which celebrated regime’s success with documentaries.

After the consolidation of its power, fascist regime imposed to movie industry to reread italian history from fascist point of view and some examples are

“Cavalleria” (Cavalry) by Goffredo Alessandrini and “Scipione l’Africano” (Scipio the African) by Carmine Gallone.

The invasion of Ethiopia made available new settings for films, and an example is “Lo squadrone bianco” (The white squadron) of 1936 by Augusto Genina, a propagandist documentary with the aim of representing war as a fight of civilization against barbarity.

When Italy went to war the regime increased its pressure on movie studios in order to impose politic propaganda in films and the number of those which acclaim italian war feats grew.

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Roberto Rossellini was one of the movie directors who contributed to fascist propaganda with his trilogy “La nave bianca” (The white ship) of 1941, “Un pilota ritorna” () of 1942 and “L’uomo della croce” (The man with a cross) of 1943.

Came also from this period the genre Telefoni bianchi films (White telephones), known also as Art Decò films or Hungarian style comedies. This name resulted from the use in films of white telephones instead of black ones to underline the belonging of protagonists to upper class. Art Decò films came from the use of newest clothes, luxury cars and houses stylishly furnished. Some italian actors of this genre are

Vittorio De Sica, Assia Norris, Amedeo Nazzari and Alida Valli.

2.4 Neorealism

Neorealism developed during the Second World War in a destruction and grief background. Neorealism films wanted to represent the Country and its reality like a documentary, without any filter: actors were often common people who used their regional dialect and showed everyday life, especially poor people’s life. Film directors preferred friends’ houses instead of sets and artificial lighting. Some of them are Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Roberto Rossellini and marginally Federico

Fellini.

Some films which had obtained international awards are “Rome, open city”,

“Paisà” and “Germany, year zero” by Rossellini, “Obsession”, “The heart trumbles”

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and “Bellissima” (Wonderful) by Visconti and “Shoeshine”, “Bicycle thieves”,

“Miracle in Milan” and “Umberto D.” by De Sica.

Even if this genre was appreciate by public and critics, lasted almost ten years.

2.5 Film animation

Film animation did not develop like in other countries and did not succeed.

The first Italian author who realized an animated cartoon was Francesco Guido, known as “Gibba”, and his film “The latest Sciuscià” was producted in 1946.

Other directors contributed to italian history of cartoons like Bruno Bozzetto and his films “West and Soda” of 1965, which won some international awards and

“Allegro non troppo” (Cheerful not much) of 1977 inspired by “Fantasia” by Disney.

One of the most important cartoon is “The magic flute” of 1976 by Emanuele Luzzati, based on the opera of Mozart of the same name.

In 1996 Magic Lantern, a studio in Turin, realized “How the toys saved

Christmas” based on a novel by Gianni Rodari and directed by Enzo d’Alò. It was a great success and later the studio produced others feature films like “Aida degli alberi” (Aida of the trees) in 2001 and “Totò Sapore e la magica storia della pizza”

(Totò Sapore and the magic history of pizza) in 2003.

In 2003 was showed the first italian computerized cartoon entitled “L’apetta

Giulia e la signora vita” (Julie bee and lady Life) and in 2010 the first italian 3D cartoon “Winx Club 3D: Magical adventure”.

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2.6 From the 50s to the 80s

During the 50s, after Neorealism, two new genres developed in Italy: introspective films and comedy.

Introspective films dealt with existential themes from an introspective point of view. The main exponent is Federico Fellini, whose death in the early 90s indicates virtually the end of this genre. With his films “Nights of Cabiria” of 1956 and “La dolce vita” (The good life) of 1960 became one of the main artists on XIX century and an important representative of italian cinema in the world.

Pier Paolo Pasolini, film director, poet, actor and writer, is another exponent of this genre and his works were a clear opposition to the morals of that time, some of them were censored. Some of his most famous films are “Mamma Roma” of 1962,

“Theorem” of 1968 and “The Decameron” of 1971, approved more by critics instead of public.

The comedy, also known as comedy italian style, developed in the 50s and 60s.

The film that most represented this period was “Divorce italian style” of 1961 by

Pietro Germi, winner of an Oscar for Best Writing, Story and Screenplay - Written

Directly for the Screen and with Marcello Mastroianni and Stefania Sandrelli as protagonists, two of the most important italian actors.

Mario Monicelli is another representative of this genre with his films “Big deal on Madonna Street” of 1958, “The Great War” of 1959, “The incredible army of

Brancaleone” of 1966 and “The marquis of Grillo” of 1981.

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Some of the actors of this genre are Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Claudia

Cardinale, Monica Vitti, Totò and Sophia Loren.

In the late 60s this genre vanished because the comedies were more and more dour and existential and opened the way to erotic comedy, popular in the 70s, also thanks to the decrease of censorship. Lino Banfi, Diego Abatantuono, Massimo

Boldi, Barbara Bouchet and Serena Grandi were some exponents of this new comedy.

The genre political and social developped in the late 60s and its films were a condemnation to system and society. The most important films were “The Mattei affair” of 1972 by Francesco Rosi, which tried to throw light on the disappearance of

ENI manager Enrico Mattei and won the Gold Palm; “The battle of Algiers” of 1966 by Gillo Pontecorvo, which represented algerian people fighting for independence against french colonies.

The genre western or “spaghetti western” came from the american one and the main representative is Sergio Leone and his “Dollars trilogy”: “A fistful of dollars” of 1964, “For a few dollars more” of 1965 and “The good, the bad and the ugly” of

1966.

The genres thriller and horror were often connected. Two italian film directors of those genres are Mario Bava and Dario Argento. The first focused on horror and his most famous films are “Black Sunday” of 1960, “Black Sabbath” of 1963 and

“Twitch of the death nerve” of 1971. The second mixed the two genres and played with editing and particular soundtracks. Some films are “Deep red” of 1075,

“Inferno” of 1980 and “Tenebrae” of 1982.

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The genre science-fiction appeared in Italy during the 50s but it was in the 60s that it really developed. The most famous directors are Mario Bava with “Planet of the vampires” of 1965 and Antonio Margheriti with “Battle of the worlds” of 1961.

In the 80s the production was very rich with imitations of american films and in the

90s the number of films was very low.

2.6.1 The crisis of the 80s

The 80s were characterized by a great productive crisis that hit Italy, Great

Britain, France and Japan. There was a decrease of films and spectators, many of italian genres disappeared with the commercial TV and old actors were replaced by new ones.

The author films produced in this period were: “La città delle donne” (The city of women) of 1980 and “Ginger and Fred” of 1985 by Fellini; “La terrazza” (The terrace) of 1980 by Ettore Scola; “Three brothers” of 1981 by Francesco Rosi; “The mass is ended” of 1985 by Nanni Moretti; “Once upon a time in America” of 1984 by Sergio Leone and “The last emperor” of 1987 by Bernardo Bertolucci, even if these two are not completely italian films.

For the comedy the films were “Scusate il ritardo” (Sorry for the delay) of 1983 and “Nothing left to do but cry” of 1984 by Massimo Troisi, “Bianco, rosso e verdone” of 1981 by Carlo Verdone and “The little devil” of 1988 by Roberto

Benigni.

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2.7 From the 90s to these days

After the crisis of the 80s, the 90s represented a turning point, even if at the start italian production and spectators were few. Italian authors and their films won many international awards: Giuseppe Tornatore and his “Nuovo Cinema Paradiso” (New

Paradise Cinema) also known as “Cinema Paradiso” won in 1989 the Oscar for Best

Foreign Language Film and the Grand Prix du Jury in Cannes; Gianni Amelio won in 1991 the Grand Prix du Jury in Cannes for “The stolen children” and in 1998 won the Golden Lion for “The way we laughed”; Gabriele Salvatores won in 1992 the

Oscar for Best Foreign Language Film for “Mediterraneo; Massimo Troisi was candidate in 1994 for the Oscar for Best Actor in a Leading Role for “Il postino: The

Postman” and in the same year Nanni Moretti won the award for Best Directorat the

Cannes Film Festival for “Caro diario” (Dear diary).

In this period a new genre grew, taking inspiration from the Neorealism but with contemporary themes and styles, called New Neorealism. Marco Risi, son of Dino

Risi, shared this genre with his films: “Soldati – 365 all’alba” (Soldiers – 365 until sunrise) of 1987 denounced military life during wars; “Mery per sempre” (Forever

Mery) of 1989 and “Ragazzi fuori” (Boys on the outside) of 1990 described the lives of detained of Parlermo’s juvenile prison and their reinsertion in the society; “Il muro di gomma” (The invisible wall) of 1991 narrated about the Ustica Massacre of 27 june 1980.

Other denouncing films are “Ultra” of 1990, about violence of soccer fans, “The escort” of 1993, about sicilian mafia massacres and “Strangled lives” of 1996, about

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usury, all by Ricky Tognazzi and “Giovanni Falcone” of 1993 by Giuseppe Ferrara about the fight against mafia of magistrate Falcone and his colleague Paolo

Borsellino.

Even the comedy had a recovery in this period, with contemporary themes and styles, thanks to Massimo Troisi with “Pensavo fosse amore, invece era un calesse”

(I thought it was love, but it was a barouche) of 1991, Carlo Verdone and his

“Maledetto il giorno che t’ho incontrato” (Damned the day I met you) of 1992, Paolo

Virzì and “La bella vita” (The good life) of 1994 and Leonardo Pieraccioni and “The cyclone” of 1996.

But the international triumph of this decade was “Life is beautiful” of 1997 by

Roberto Benigni, a comedy drama film about fascism and nazist concentration camps.

This film won three Oscars: Best Foreign Launguage Film, Best Actor for Benigni and Best Music, Original Dramatic Score.

2.7.1 The new millennium

With the new millennium new film directors and actors came into the world of the Italian Cinema.

Regarding comedy, the major representatives are Aldo, Giovanni and Giacomo,

Leonardo Pieraccioni and the couple Christian De Sica – Massimo Boldi directed by

Neri Parenti and Carlo Vanzina.

The firsts were known for their sketches in television but decided to try the way of cinema with their films “Tre uomini e una gamba” (Three men and a leg),

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“Chiedimi se sono felice” (Ask me if I am happy), “La leggenda di Al, John e Jack”

(The legend of Al, John and Jack) and “Il cosmo sul comò” (Cosmos on the dresser) which achieved resounding success.

Leonardo Pieraccioni continued to realize and interpret his comedies like “The prince and the pirate”, “I love you in all the languages of the world”, “A wonderful wife” and “Me & Marilyn”, achieving the same great success of his previous film

“The Cyclon”.

The couple Christian De Sica – Massimo Boldi, separated some years ago, continued to act in comedies known as cinepanettoni, showed almost every year during Christmas time. The plot is simple, focused on Christmas vacations in some exotic or glamour places in the world where unreal comic situations happen. The cast comprehended also contemporary comedians or TV celebrities. Even if those films were repetitive, vulgar and banal, they had a great success in public.

Checco Zalone is one of the TV comedians who tried to be successful also in the cinema. With his movies “Cado dalle nubi” (Fall from clouds) of 2009, “Che bella giornata” (What a beautiful day) of 2011 and “Sole a catinelle” (Sun of basin) of

2013, all directed by Gennaro Nunziante, achieved a resounding success and collection records.

Regarding international success and awards Nanni Moretti won in 2001 the

Golden Palm for “The son’s room” and Gabriele Salvatores in 2003 achieved great success with his “I’m not scared”, based on the book of Niccolò Ammaniti.

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Gabriele Muccino achieved a great critical success for his films with family and romantic themes of young people. His most famous films are “L’ultimo Bacio” of

2001, of which produced a remake in America called “The last kiss” in 2006, the sequel “Baciami ancora” (Kiss me again) of 2010 and “Remember me, my love” of

2003. Due to his international success, Muccino was called in the Usa for the direction of two films “The pursuit of happyness” of 2006 and “Seven pounds” of 2008, both interpreted by Will Smith.

In 2005 the film “Romanzo criminale” (Criminal novel) by Michele Placido, based on the namesake novel by Giancarlo De Cataldo, is about the true story of the

Banda della Magliana. It achieved huge success in Italy and also abroad, confirming a new generation of actors like Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Jasmine

Trinca, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria and Elio Germano, who won the

Golden Palm for Best Actor in 2010.

In 2008 “Gomorra” by Matteo Garrone and “Il Divo” by Paolo Sorrentino had resounding success at Cannes Film Festival. The first one, based on the namesake book by Roberto Saviano, denounced the camorra of Naples and Caserta, a criminal organization, and won the Gran Prix at Cannes Film Festival. The second one, inspired by Giulio Andreotti, won the Jury Prize. Both protagonists were interpreted by Toni Servillo and thanks to those films the italian author films was repromoted, being once again a denouncing means of italian society reality, with the consent of critics and a great collection at the box office.

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In 2009 returned the genre historic – politic. Some examples are “The big dream” by Michele Placido, which narrated the year 1968 from a personal and autobiographical point of view; “Baarìa” by Giuseppe Tornatore, which described the life in Bagheria, a district of Palermo, without omit details of mafia, fascism and social fights after the war; “Vincere” (Win) by Marco Bellocchio, which narrated fascism and the life of Mussolini.

In 2012 two italian films won international awards: “Caesar must die” by

Taviani brothers and “Reality” by Matteo Garrone. The first one is a docu-film shooted in Rebibbia prison where prisoners acted “Jiulius Caesar” opera by William

Shakepseare and won the Golden Bear. The second one is a denunciation of negative influence of reality shows on common people and won the Grand Prix award at

Cannes Film Festival.

The most recent film which had international awards is “The great beauty” by

Paolo Sorrentino, with Toni Servillo and Sabrina Ferilli. In Italy it had a reasonable success and in 2014 won three awards: the Golden Globe for Best Foreign Language

Film, the BAFTA (British Academy of Film and Television Arts), the most prestigious english movie prize and the Oscar for Best Foreign Language Film.

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3 Italian film directors and actors

Italian film directors contributed to the history of world cinema with many masterpieces, even if any of them cleaned up at the box office. And those films could not be successful without actors, who interpreted them leaving an important mark in italian and world cinema.

Film director is the person who directs the making of a film and guides the technical crew and actors during the shots. He has a key role in choosing the cast members, production design, and the creative aspects of filmmaking.

Actor is a person who interpret roles in stage plays, movies or TV series. He has the task of entertaining spectators.

3.1 Old actors and film directors

In the first sixty years of cinema’s history were born and grew up artistically many of the main italian film directors reminded for their films and, thereby, also actors who interpreted them and who contributed to make the films real masterpieces.

Many of them were directors and actors and demonstrated their qualities in both roles. Here there are some of the most important and famous directors known all around the world:

 Vittorio De Sica (1901-1974) was one of the greatest film

director and actor of the italian comedy. He started his career as theatre actor,

establishing his own acting company in 1933, but after the Second World War

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he started his career as film director. Thanks to the collaboration with the screenwriter Cesare Zavattini, dealed with neorealism themes and directed his most important films: “Shoeshine” of 1946 and “Bicycle thieves” of 1948 winners of the Oscar for Best Foreign Launguage Film and the Nastro d’Argento (Silver Ribbon) for Best Director, “Miracle in Milan” of 1951 and

“Umberto D.” of 1952 dedicated to his father.

 Luchino Visconti (1906-1976) was one of the fathers of with De Sica and with his historical films, his attention for settings and reconstructions has become a model to imitate for many directors’ generations. He started his career in 1936 in Paris but his first film is

“Obsession” of 1942. Other films: “Senso” (Sense) of 1954 and “The

Leopard” of 1962, based on the namesake novel of Giuseppe Tomasi di

Lampedusa and winner of the Golden Palm for Best Picture.

 Roberto Rossellini (1906-1977) was the latest father of italian neorealism. Thanks to his father, who built the first movie theater in Rome, called Barberini, he approached to the cinema since he was a child. His most important films are: “Rome, open city” of 1945, “Paisà” of 1946, both winners of the Nastro d’Argento for Best director, and “Germany, year zero” of 1948.

 Michelangelo Antonioni (1912-2007) was film director, screenwriter, painter, writer and editor. He put an end to neorealism with his trilogy composed by “L’avventura” (The adventure) of 1960, “La notte” (The night) of 1960 and “L’eclisse” (Eclipse) of 1962, dealing with contemporary

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themes such as alienation and existential bother. Other films: “Red desert” of

1964, winner of the Gold Lion, and “Blow-up” of 1966, winner of the Golden

Palm.

 Mario Monicelli (1915-2010) was a complete artist being film director, screenwriter and actor. He was one of the main representatives of italian comedy and in 1958 he approached to the comedy for the first time with “Big deal on Madonna street”. He won many movie awards: in 1957 the award for Best Film Director at Berlin Festival with “Fathers and sons”, in

1959 the Gold Lion with “The Great War” (tie with “” by Rossellini) and in 1966 three Nastro d’argento with “The incredible army of Brancaleone”.

 Federico Fellini (1920-1993) was one of the greatest italian film directors in history of cinema and in 1993 he was awardened honorary Oscar for Lifetime Achievement. The first film he directed was “The white sheik” in 1952 but it was unsuccessful. Other films are: “I vitelloni” (Loafers) of

1953, which won the Golden Lion; “The road” of 1954, which won the Oscar for Best Foreign Language Film; “La Dolce Vita” (The good life) of 1960, which won the Golden Palm; “8½” of 1963 and “Amarcord” of 1973 which won the Oscar for Best Foreign Language Film in 1964 and 1975, respectively.

 Pier Paolo Pasolini (1922-1975) was poet, film director, writer, screenwriter and columnist. His relation with his homosexuality was the

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center of his character and caused many critics for his radical opinions on middle class and new italian consumption society. His film “Accattone”

(Beggar) of 1961 was the first censored italian movie and in Italy didn’t have success whereas in France received enthusiastic opinions. Other films: “The gospel according to Matthew” of 1964, which won the Special Jury Prize in

Venice and the Nastro d’argento for Best Director and “The Decameron” of

1971, which won the Golden Bear.

 Lina Wertmüller (August 14, 1928) is a film director and screenwriter. Cooperated with different film directors and for television she made and directed the first edition of italian transmission “Canzonissima” in

1956. Her first film was “The lizards” in 1963 and in the 70s started his friendship with Giancarlo Giannini who acted in some of her most famous films like “The seduction of Mimi” of 1972, “Swept away by an unusual destiny in the blue sea of August” of 1974 and “Seven beauties” of 1976. In

2009 she was awarded the Golden Globe and in 2010 the Donatello’s David both for Lifetime Achievement.

 Sergio Leone (1929-1989) was an important film director in domestic and international sphere. He is famous for his spaghetti-western films, like the Dollars Trilogy with “A fistful of dollars” of 1964, “For a few dollars more” of 1965 and “The good, the bad and the ugly” of 1966. With

“Duck, you sucker!” of 1971 won the Donatello’s David for Best Director and

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with “Once upon a time in America” of 1984 won the Nastro d’argento for

Best Director of the Best Picture.

 Bernardo Bertolucci (March 16, 1941) is director, screenwriter

and producer. In his first films analyzed the individuality of people who face

with existential and political changes and an example is “The conformist” of

1970, which was successful for critics but not for public. Other films are:

“Last tango in Paris” in 1972, “Novecento” (1900) of 1976 and “The last

emperor” of 1987, which won nine Oscars among them for Best Director and

Best Picture. In 2007 he was awarded the Golden Lion and in 2011 the Golden

Palm both for Lifetime Achievement.

Making a great movie does not mean only choosing a great film director and, for this reason, the actors are as famous as directors are. Many of the actors of this period played in the movies of the previous directors. Here we have the most important:

 Totò (1898-1967), pseudonym for Antonio De Curtis, was an

icon for italian comedy and a very good theater and cinema actor. In 1937

debuted in cinema with “Fermo con le mani” (Hand off me!) by Gero

Zambuto and later acted with Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi

and Vittorio De Sica. He worked in about a hundred films and he was the

protagonist almost in everyone. Some of them are: “Totò and the king of

Rome” of 1951 by Steno and Monicelli; “The gold of Naples” of 1954 by

Vittorio De Sica; “Poverty and nobility” of 1954 by Mario Mattiòli; “The

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hawks and the sparrows” and “The witches” of 1966 by Pier Paolo

Pasolini.

 Aldo Fabrizi (1905-1990) was actor, director, producer and screenwriter. His debut in cinema was in 1942 with “Before the postman” by , where interpreted the caricatures that made him popular in theater, with Anna Magnani. In “Rome, open city” of 1945 his character, Don Pietro, is ispired by two priests shooted in 1944 during nazist occupation and gave him the possibility to deal with an intense and dramatic role. He won a Nastro d’Argento for Best Actor for “Prima comunione” (First communion) of 1950 by Alessandro Blasetti and a second Nastro d’Argento in 1975 for “We all loved each other so much” by Ettore Scola.

 Anna Magnani (1908-1973) is considered the symbol of italian comedy and one of the main feminine interpreters in cinema’s history. Her first movie was “The blind woman of Sorrento” of 1935 by Nunzio

Malasomma but with “Rome, open city” of 1945 by Rossellini she became famous all around the world, winning her first Nastro d’Argento. In 1956 was the first italian actress who won the Oscar for Best Actress with “The rose tattoo” by Daniel Mann, by which won also tha BAFTA award and the Golden Globe for Best Performance by an Actress in a Motion Picture.

 Alberto Sordi (1920-2003) was one of the greatest actors in italian cinema history, and also dubber and director. He started his career

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in 1937 in Cinecittà as dubber working in italian and foreign films such as

“Bicycle thieves” by De Sica and “Prima Comunione” by Blasetti. His first film was “Mamma mia che impressione!” (Oh my God! Disgusting!) but he became famous with “An american in Rome” of 1954 and “The letters page” of 1955 by Steno. One of his most famous roles is in “The

Great War” of 1959 by Mario Monicelli. In 1995 he was awarded the

Golden Lion for Lifetime Achievement.

 Nino Manfredi (1921-2004) was actor, director, dubber, screenwriter and writer. His first film was “Torna a Napoli” (Come back to Naples) of 1949 by Domenico Gambino but with “L’impiegato”

(Employee) of 1960 by Gianni Puccini he became one of the main representatives of italian comedy. With “Between miracles” he won a lot of international awards: the Nastro d’Argento for Best Story and Best

Scenography in 1970, the Special Donatello’s David for Best New

Director in 1970 and the the Golden Camera at the Cannes Film Festival.

 Vittorio Gassman (1922-2000) was actor, director, writer and screenwriter. His first film was “Love prelude” of 1946 by Giovanni

Paolucci, but “Big deal on Madonna street” of 1958 by Mario Monicelli guaranteed his success by which he won in 1959 the Nastro d’Argento for

Best Actor. Other films are: “The Great War” of 1960, by which won the

Donatello’s David for Best Actor; “Barabbas” of 1961; “March on Rome”

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of 1962; “The incredible army of Brancaleone” of 1966 and “Ghosts – italian style” of 1968.

 Ugo Tognazzi (1922-1990) was actor, director and screenwriter.

In the 60s decided to act in comedies but the success comes with “La

Califfa” (The lady caliph) of 1971, “This kind of love” of 1972 by Alberto

Bevilacqua and “Tragedy of a ridiculous man” of 1981 by Bernardo

Bertolucci, by which won the Golden Palm for Best Actor.

 Marcello Mastroianni (1924-1996) was a great actor known and appreciated all around the world for his interpretation with Sophia

Loren and the film of Federico Fellini. His debut was in 1948 with “Les

Misérables” by Riccardo Freda but with “Big deal on Madonna street” of

1958 by Monicelli and “Divorce, italian style” of 1961 by Pietro Germi become really famous. Other films are: “La Dolce Vita” (The good life) of 1960 by Federico Fellini; “Marriage, italian style” of 1964 by Vittorio

De Sica; with “The pizza triangle” of 1970 and “Dark eyes” of 1987 won the Prix d’interprétation masculine. In 1990 he was awarded the Golden

Lion for Lifetime Achievement.

 Sophia Loren (September 20, 1934) pseudonym for Sofia

Villani Scicolone, is a sex symbol since the 50s. one of her most important roles was Cleopatra in “Two nights with Cleopatra” of 1953 directed by

Mario Mattòli. He worked with Totò in “Tempi nostri” (Our times) and with Vittorio De Sica in “The gold of Naples” both in 1954. Her first

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dramatic role was in “The river girls” by Mario Soldati and written by Pier

Paolo Pasolini. Her film symbol is “Two women” of 1960 by Vittorio De

Sica, by which she won the Oscar for Best Actress, the Golden Palm, the

BAFTA award, the Donatello’s David and the Nastro d’Argento in 1962.

3.2 New actors and film directors

From the 70s until now the italian cinema produced more comedies, because were more popular among people, instead of other genres of film. However there are different directors who still continue to film movies that obtain more success in critics rather than in people. Here there are some of them:

 Gabriele Salvatores (July 30, 1950) is a movie director and a

screenwriter. His first film was “Sogno di una notte d’estate” (A summer

nights’ dream) of 1983 inspired by Shakespeare novel, but considered

immature. In 1991 he won the Oscar for Best Foreign Language Film, a

Nastro d’Argento and three Donatello’s David for “Mediterraneo”. The

film “Nirvana” of 1997 was the first science-fiction film most appreciate

from public and with “I’m not scared” of 2003, based on the namesake

novel of Niccolò Ammaniti, he won the Donatello’s David.

 Gabriele Muccino (May 20, 1967) is a director and a

screenwriter. In 1999 filmed “But forever in my mind”, where his brother

Silvio debuted as actor, which had success at Venice Film Festival. In

2001 with “L’ultimo bacio” (The last kiss) he won five Donatello’s David

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and had a great success in Italy, Europe and United States where in 2006 shot a remake called “The Last kiss”. In 2010 was published the sequel

“Kiss me again” which was successful but not as the first. He directed three films in America: “The pursuit of happiness” in 2006, “Seven

Pounds” in 2008 both interpreted by Will Smith and “Playing for keeps” in 2012 with Gerard Butler, Catherine Zeta-Jones, Jessica Biel and Uma

Thurman.

 Paolo Sorrentino (May 31, 1970) is a director, writer and screenwriter. In 2001 he debuted with “One man up”, by which won the

Nastro d’Argento for Best New Director and in 2004 “The consequences of love” which won five Donatello’s David and three Nastro d’Argento.

His first film in english is “This must be the place” with Sean Penn which in 2011 won the Donatello’s David for Best Scenography. His greatest success is “The great beauty” of 2013 with Toni Servillo as protagonist.

This film obtained a huge success in critics, especially in the United

Kingdom and the United States. It won: four European Film Awards for

Best Film, Best Director, Best Actor and Best Editing; the Golden Globe for Best Foreign Language Film; the BAFTA award for Best Foreign

Language Film; five Nastro d’Argento and the Oscar for Best Foreign

Language Film.

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The contemporary actors have all different characteristics. There are many of them who can act comic and dramatic roles. Here there are some of them:

 Christian De Sica (January 5, 1951) is actor, director and singer.

He debuted in 1972 with “Paulina 1880” by Jean-Louis Bertuccelli and in

1983 with “Time for loving” by Carlo Vanzina he made a success. But he

became famous with “Vacanze di Natale” (Christmas holidays) of the

same year by Carlo Vanzina and all the following cinepanettoni in couple

with Massimo Boldi until 2006. He interpreted also dramatic parts such as

in “The youngest son” of 2010 by Pupi Avati, by which he won the Nastro

d’Argento for Best Actor. In 2009 he was awarded the Special David for

twenty-five successful years with cinepanettoni.

 Roberto Benigni (October 27, 1952) is actor, comedian,

screenwriter, director and singer. In 1983 debuted as movie director with

“You upset me”, which was appreciated from public and critics. The great

success comes with “Nothing left to do but cry” of 1984, written, directed

and interpreted with Massimo Troisi, full of gags and catchphrases entered

in common language. He acted in some american films like “Cofee and

cigarettes” of 1987 by Jim Jarmusch and “Son of the Pink Panther” of

1993 by Blake Edwards. But he became very famous for “Life is

beautiful” of 1999 which won two Oscars: for Best Actor and Best Foreign

Language Film.

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 Massimo Troisi (1953-1994) was actor, director and screenwriter. His first film was “Starting from three” of 1981 where he acted, directed and adapted, which won three Nastro d’Argento and two

Donatello’s David. He acted with Benigni in “Nothing left to do but cry” of 1984 and in 1987 with “The way of the Lord are over” he won the

Nastro d’argento for Best Scenography. His latest film as director was “I thought it was love, but it was a barouche” of 1991 and the latest as actor was “Il postino: The postman” of 1996.

 Sergio Castellitto (August 18, 1953) is actor, director and screewriter. He debuted in 1981 but he became known with “The great pumpkin” of 1993 by Francesca Archibugi, which won two Nastro d’Argento. Other films are “The star maker” of 1995 by Giuseppe

Tornatore; “Don’t move” of 2004 based on the namesake novel of his wife

Margaret Mazzantini, which won the Donatello’s David. He acted also in

France and America, interpreting the figure of King Miraz in “The chronicles of Narnia: Prince Caspian” in 2008 by Andrew Adamson.

 Elena Sofia Ricci (March 29, 1962) made her first appearence in “Bank Clarks” of 1985 by Pupi Avati, by which she won the Golden

Globe for Best New Actress. She is famous for her roles in TV series as

“The Cesaroni” and “Giovanni Falcone, the man who faced Cosa Nostra”.

Other films are: “My sister and I” of 1987 by Crlo Verdone, by which won the Nastro d’Argento, the Donatello’s David and the Ciak d’oro (Golden

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Ciak) for Best Supporting Actress; “Ne parliamo lunedì” of 1990 by

Luciano Odorisio, by which won the Ciak d’oro and the Donatello’s David for Best Actress and “Loose cannons” of 2010 by Ferzan Özpetek by which won the ciak d’oro and the Nastro d’Argento for Best Supporting

Actress.

 Alessandro Gassmann (February 24, 1965) debuted in 1982 in

“Di padre in figlio” (From father to son) written, directed and interpreted with his father Vittorio De Sica. He acted in “Hamam” of 1997 by Ferzan

Özpetek, “Quiet chaos” of 2008 by Antonello Grimaldi, by which won the

Donatello’s David for Best Supporting Actor, the Golden Globe, the

Nastro d’Argento and the Ciak d’oro. He acted in America in

“TRansporter: Extreme” of 2005 by Louis Leterrier and produced by Luc

Besson and dubbed the cartoon “The road to El Dorado” of 2000.

 Pierfrancesco Favino (August 24, 1969) is actor and dubber. He his famous for his roles in television and cinema such as “L’ultimo bacio”

(The last kiss) in 2001 by Gabriele Muccino, “Romanzo criminale”

(Criminal novel) of 2005 by Michele Placido, by which won the

Donatello’s David. Other films are: “Saturn in opposition” of 2007 by

Ferzan Özpetek; “Kiss me again” of 2010 by Gabriele Muccino and “The perfect life” of 2011 by Lucio Pellegrini. He acted also in America in “The chronicles of Narnia: Prince Caspian” of 2008 by Andrew Adamson,

“Angels and demons” of 2009 by Ron Howard, with Tom Hanks, “Rush”

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by Ron Howard and “World War Z” by Marc Foster, with Brad Pitt, both in 2013.

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Conclusion

I hope I reached my initial objective with this thesis, in other words that of faithfully describe the history of the Italian Cinema and single out the main authors and interpreters known nationally and internationally.

Writing my thesis has been an opportunity for me to be familiar with our cinema in depth with all its form, its success and its defeats, and its development during more or less a hundred years.

My ambition is to become a translator and it is for this reason that I have chosen a course of studies centred on interpreting and translating techniques. I hope in the future to start this career and to translate a cinema screenwriting.

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Parte Española

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Introdución

Las pasiones son la fuerza motriz de la vida.

Por esa razón el argumento que he eligido por mi tesina de licenciatura es el

Cine Italiano, desde su nacimiento hasta hoy. Ha siempre sido mi gran pasión, desde pequeña, porque permite de evadirse de la realidad cotidiana, de viajar con la mente.

Dado que la mayoría de las películas que dan publicizad y se ve es la extranjera, sobretodo la estadounidense, con esta tesis quería documentar la historia del cine italiano que no tiene nada que envidiar a lo allende el océano. Los reconocimientos internacionales por las películas y los actores italianos son muchísimos, pero muy a menudo la gente no los conoce.

El cine es un instrumento de comunicación de masas muy eficaz que logra encarar tematicas importantes como el racismo, la homosexualidad o la crisis económica del País también de manera que la gente pueda reflexionar sobre sus comportamientos y lo de los demás.

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1 Las origines del Cine

Cuando hablamos de Cine, pensamos a las grandes películas que vemos hoy en las salas de cine.

Pero, ¿como ha nacido el Cine?

Con la palabra “cinematografía” se entiende la proyección de imágenes en movimiento y, si analizamos esta definición, encontramos diferentes antepasados del cine. En China en 100 a.C. hay las sombras chinas y en 1490 hay la cámara oscura de Leonardo Da Vinci, que proyectaba imágenes con unas lentes.

Gracias a la invención de la fotografía, empezaron los estudios para dar la ilusión de movimiento haciendo correr las imagenes rapidisimas. Entre muchos experimentos los dos que tuvieron éxito fueron el Kinetoscopio de Thomas Edison del 1888 y el Cinematógrafo de Louis y Auguste Lumière del 1894. El primero era una caja con una manivela que hacía rodar una película: lo podía ver solo una persona cada vez gracias a un agujero. El segundo era siempre una caja pero rodaba y proyectaba la película en una pared gracia a una lente puesta en un lado de la caja y la podían ver muchas personas en el mismo momento. Ambos los instrumentos necesitaban un narrador para explicar la historia.

1.1 La introdución del sonoro

Thomas Edison al final del siglo XIX había patentado una manera para sobreponer sonidos a las películas con resultados aceptables, pero, considerado que

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las salas de cine podían solo proyectar películas mudas, la introdución del sonoro fue pospuesta.

En 1927 la casa de producción cinematografica estadounidense Warner, al borde de la quiebra, decidió lanzar por primera vez una película sonora intitulada

“The jazz singer” (El cantante de jazz). Tuvo un grandísimo éxito que en los años siguientes esta nueva tecnología se difundió en todas las casas de producción del mundo.

En los años siguientes, alrededor del 1930, esta técnica fue perfecionada tanto que crearon dos nuevas actividades: el doblaje y la sonorización. El primero es la técnica que permite sobreponer a los dialogos en lengua original otros registrados en la lengua del País de distribución; la segunda es el proceso que permite de añadir una banda sonora a la película. El éxito del cine sonoro representó la fin de los actores del cine mudo que dejaron sus puestos a nuevos actores con voces agradables y hábiles en diferentes tipos de actuación. Fue creado el Hays Code (Codigo Hays), un manual de técnicas de montaje para no dejar confuso el público en los cambios de escenas.

Gracias a todas estas mejoras el cine se clasificó como uno de los medios de comunicación de masa más importantes y Papa Pio XI también con su letra encíclica

Vigilanti Cura afirma que “las películas no deben ser solo un divertimiento, sino pueden y tienen que iluminar y orientar positivamente al bien”3.

3 Papa Pio XI, letra encíclica Vigilanti Cura, 29/06/1936 (traducción no oficial)

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1.2 El Cine en los Estados Unidos

En America, mejor dicho en los Estados Unidos, los primeros centros cinematograficos se desarrollaron en Nueva York y Chicago, y luego en Hollywood, una pequeña ciudad en California. La compañía cinematográfica americana más potente era la Motion Picture Patents Comany (MPPC) que lavoraba solo en Nueva

York y Chicago, y no permitía ninguna competencia teniedo todas la patentes. En

1907 algunos productores independientes decidieron moverse hasta California, porque la MPPC no tenía ningún poder ahí, precisamente en Hollywood por su clima y su proximidad al mar, a las montañas y al desierto, ideales por rodar las escenas al exterior. Así crearon una nueva compañía cinematográfica, la Universal Studios, que cambió nombre en Universal Pictures.

Los géneros de películas más populares fueron la comedia y el drama romántico y después de la Gran Depresión se desarrollaron otros como el gangster-movie y el género negro. Pero el género con más éxito de todos fue el musical, con Fred Astaire e Ginger Rogers que con su creatividad y capacidad divierten el publico ofriendo algunas horas de distracción.

En los años Treinta empezó la revolución del Technicolor con la película “Lo que el viento se llevó” por Victor Fleming y durante la Segunda Guerra Mondial la producción no se para. “Casablanca” del 1942 por Michael Curtiz es una de las películas más importantes de la historia del cine mundial porque conta lo trágico de la guerra mezclado con el romanticismo y eleva al título de estrella Humprey Bogart y Ingrid Bergman.

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En los años Sesenta y Setenta los cine directores se distacaron del Codigo Hays y las películas tuvieron más éxito que las anteriores porque el público quería ver lo que las producciones cinematográficas habían censurado. Se afirman como directores

Martin Scorzese, Woody Allen y Stanley Kubrick y actores como Robert De Niro,

Meryl Streep y Jack Nicholson.

En los años siguientes nacieron nuevos géneros de películas como las de entretenimiento y de ciencia ficción, como “Star Wars” (La guerra de las galaxias) por George Lucas y “Close encounters of the third kind” (Encuentros en la tercera fase) por Steven Spielberg.

1.3 El Cine en Europa

A diferencia de los Estados Unidos donde los Studios en Hollywood eran el

único centro cinematográfico, en Europa muchos países desarrollan su propia industria cinematográfica, sobretodo después de la Segunda Guerra Mundial. En

Italia nace el Neorrealismo, un movimiento cuyos representantes principales son

Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Alessandro Blasetti y sucesivamente Mario

Monicelli, Luigi Comencini y Federico Fellini.

En Francia se difunde el cine introspectivo de Marcel Carné, donde la realidad es ambigua, las escenas son silenciosas, las tramas son muy personales y la atención se enfoca en detalles que antes eran considerados inútiles. Los directores que se afirman son François Truffaut, Jean-Luc Godard y Alain Resnais, todos críticos de arte.

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En Alemania hay dos tipos de películas: las introspecivas y pesimistas, como las de director Rainer Werner Fassbinder; las optimistas y llenas de esperancia, como las de Werner Hergoz y Wim Wenders. La película alemana más importante es “La vida de los demás” del 2006 por Florian Henckel von Donnersmarck, que conta la historia de Berlín Este y el poder del régimen comunista.

En España el desarrollo del cine es bastante recente por culpa de la dictadura de

Francisco Franco y sus censuras. El mayor esponente es Pedro Almodovar con sus películas inovativas, que enfrentan temáticas de cualquier tipo con prospectivas diferentes.

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2 El Cine Italiano

El Cine italiano y lo estadounidense han siempre sido iguales por lo que concierne la producción cinematográfica, inspirandose recíprocamente, hasta que hoy ambos son considerados el mito, el modelo y la leyenda del siglo pasado.

La fecha de nacimiento oficial del cine es el 28 de diciembre 1895 gracias a los hermanos Lumière y su cinematógrafo. En Italia las primeras proyecciónes tuvieron lugar en Roma y Milán en marzo 1896 y el primer cine italiano fue el “Lumière”, abierto en 1905 en Pisa y desafortunadamente cerrado en 2011. Las primeras películas productas en Italia, como las de todo el mundo, fueron documentarios de algunos segundos dedicados a pontífices o emperadores y a ciudades italianas o extranjeras. La que más se acerca a la definición de película como la entendemos hoy es “La presa di Roma” (La toma de Roma) del 1905 por Filoteo Albertini, que intentó reconstruir el acontecimiento historico de la toma de Roma del 20 septiembre 1870 con la interpretación de algunos actores de teatro. La clase obrera fue encantada con el cinematógrafo y su capacidad de monstrar al mismo tiempo realidad lejanas y acciones cotidianas. Los géneros con mas éxito fueron los dramas pasionales e historicos y las comedias.

Aunque el cine italiano tuvo diferentes periodos de crisis, su producción nunca se ha parado. La buena cooperación entre las películas de autor y las comerciales ha garantizado el éxito del cine italiano.

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2.1 Los primeros veinte años

Entre el 1903 y el 1909 el cine se convirtiò en una industria porque surgieron cientos compañías cinematográficas como Milano Film, Roma Film, Cines, Itala Film y construyeron muchas salas de cine en el centro de diferentes ciudades. Producieron por primera vez películas con tramas que flanquearon los documentarios hasta reemplazarlos al empezar de la Primera Guerra Mundial.

Considerado que el cine era un eficiente instrumento de propaganda, empezaron producir películas de impacto historico y cultural sobre hechos de nuestro País, por ejemplo con protagonistas como Julio Cesar, Sócrates, Giordano Bruno, etc..

El año de máximo desarrollo fue el 1912, cuando en Turin, Milán y Roma se producieron más de un millar de películas. Las comedias, los dramas y las películas mitológicas fueron exportados en todo el mundo y al final de los años 10 Roma se convirtió en el principal centro productivo mundial.

El género historico, alrededor del 1910, dejó focalizarse sobre su caracter pedagógico y ilustrativo para dar más importancia a los efectos especiales. Estas películas particulares se llaman Colossal y reviven las victorias y el poder de los imperios antiguos y celebran la historia milenaria del País, monstrando las ambiciones de Giolitti de ser una gran potencia internacional.

Dos colossal italianos famosos y importantes son “Quo vadis?” por Enrico

Guazzoni del 1912 y “Cabiria” por Giovanni Pastrone del 1914. En estas películas son importantes los dialogos y las técnicas utilizadas para rodar. Pastrone utiliza el

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primer plano, el carro de la cámara y el maquillaje y la iluminación de manera expresiva. Desafortunadamente esto género terminó en los primeros años 20.

En 1913 nació un movimiento llamado divismo (sistema de las estrellas), un sistema de contratación de actores en exclusividad. Las primeras estrellas italianas fueron Lyda Borrelli y Francesca Bertini. Ambas contribuyeron construir la imagen de una mujer hermosa, amable e inaccesible que no correspondía a la realidad.

Alrededor de los primeros años 20 el modelo de mujer interpretada por las estrellas fue substituido por una mujer real y accesible.

2.2 La crisis y el pasaje al sonoro

En los años siguentes a la Gran Guerra el cine italiano tuvo un periodo de crisis: la producción de películas pasó de 350 en 1921 a 60 en 1924. Todo esto fue la consecuencia de atraso tecnológico, desorganización productiva, crecimiento de los costes y la incapacidad de enfrentarse con la competencia extranjera, sobretodo la de

Hollywood.

Las tematicas de las películas no cambiaron y las historias eran siempre inspiradas por textos literarios e historicos. Los directores que intentaron adaptarse a la situación fueron pocos y no tuvieron el éxito esperado. Un ejemplo es Augusto

Genina que empezó acercarse a las preferencias del público teniendo gran éxito. Su película mas famosa de este periodo es “Cyrano de Bergerac” del 1923.

Otros directores interntaron romper con las costumbres y acercarse a las preferencias del público, pero no tuvieron el mismo éxito de Genina: Alessandro

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Blasetti y su “Sol” del 1929 y Mario Camerini y su “Rodadas” del 1930. Aunque estas películas no fueron al mismo nivel del cine internacional contemporáneo, esto nuevo tipo de cine será utilizado por el régimen fascista.

En 1930 fue proyectado en las salas de cine la primera película sonora italiana

“La canción de l’amor” por Gennaro Righelli, que tuvo grandísimo éxito. Como en todos los Países en Italia también con la introdución del sonoro los actores de cine mudo pirdieron su trabaje y se asistió a un cambio de generación y modernización de las estructuras.

2.3 El cine durante el Fascismo

En los primeros años 20, mientras que el régimen fascista se afirmaba, la industria cinematográfica tuvo un periodo de crisis y en las salas de cine proyectaban casi solamente películas extranjeras, sobretodo ingleses.

Con la introdución del sonoro el régimen fascista, habiendo intuido la potencialidad de esta forma de arte, fundó el Ministerio de la Cultura Popolar que financiaba la industria cinematográfica. Hasta el inicio de la Segunda Guerra Mundial el crecimiento de la producción de películas italianas será costante.

En 1934 crearon la Dirección General para el Cine y la Corporación del espectaculo. Istituyeron diferentes compañías cinematograficas como Cines-

Pittaluga, Lux Film, Novella film y Enic y los productores más importantes fueron

Giovacchino Forzano, Gustavo Lombardo, los hermanos Scalera y Carlo Roncoroni.

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El año siguiente crearon el Centro Experimental de Cine, el principal centro de formación profesional del cine italiano y en 1937 nació Cinecittà, un complejo industrial, en el mismo lugar donde las estructuras de la compañía Cines fueron destruidos por un incendio. Cinecittà fue creada en competencia con Hollywood y sus establecimientos comprendieron platós y cualquier tipo de instalación tecnica: mitad de la producción del año fue rodada ahí.

Para promover e incitar la producción nacional el 6 de junio 1938 con la ley

Alfieri fue prohibida la importación de películas extranjeras y se pasó de 50 películas en 1939 a 119 en 1942.

El régimen fascista utilizó el cine para transmitir una idea de sociedad pacífica, sin conflictos interiores y capaz de desarrollar su propia productividad sin la influencia negativa de la modernidad.

No hay muchas representaciones de las primeras acciones fascistas, pero recordamos “Vieja guardia” por Alessandro Blasetti del 1934 y “Camisa negra” por

Giovacchino Forzano del 1933.

Renforzando siempre mas su poder, el régimen obligó la industria cinematografica a leer la historia del País en clave fascista, y algunos ejemplos sono

“Caballería” por Goffredo Alessandrini, “Condotieros” por Luis Trenker y “Escipión

Africano” por Carmine Gallone.

Con la invasión de Etiopia los directores italianos tuvieron nuevos escenarios para sus películas. “El escuadrón blanco” por Augusto Genina del 1936 es un ejemplo

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del tipo de películas del periodo: documentarios con el objeto de representar la guerra como una lucha de la civilización contra la barbarie.

Otro importante director del periodo es Roberto Rossellini con su trilogía de propaganda fascista “La nave blanca” del 1941, “Un piloto retrasa” del 1942 y “El hombre con la cruz” del 1943.

2.4 El Neorrealismo

El Neorrealismo se desarrolla en los años de la Segunda Guerra Mundial en un contexto de destrucción y luto. El cine neorrealista tenía como objetivo lo de representar el País y su realidad sin filtros: los directores rodaban las escenas en casa de amigos o familiares, a menudo los protagonistas eran personas comunes que utilizaban sus dialectos regionales y las películas narraban casi siempre la vida cotidiana de las familias pobres. Algunos directores que siguen este género son

Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Roberto Rossellini y a veces también Federico

Fellini.

Las películas que obtenieron premios internacionales fueron “Roma, ciudad abierta” del 1945 y “Paisà” (Camarada) del 1946 por Roberto Rossellini, “Obsesión” del 1943 y “Bellísima” del 1951 por Luchino Visconti y “Sciuscià” del 1946, “Ladrón de bicicletas” del 1946 y “Umberto D.” del 1952 por Vittorio De Sica.

Este género duró alrededor de diez años, aunque tuvo muchísimo éxito, y desapareció hacia la mitad de los años 50.

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2.5 El cine de animación

El cine de animación en Italia no se desarrolló bastante y por eso, al contrario de otros géneros, no tuvo mucho éxito.

El primer autor que realizó un dibujo animado fue Francesco Guido, conocido también con el pseudónimo “Gibba”, en 1946. El dibujo se intitulaba “El último sciuscià” y se inspiraba al género neorrealista.

En 1965 el dibujo animado “West and Soda” por Bruno Bozzetto recibió los primeros premios internacionales, conquistando el público y la crítica. En 1968 realizó “Vip –Mi hermano superhombre” en colaboración con algunas compañías estadounidenses, pero su dibujo más ambicioso fue “Allegro non troppo” (Alegre no demasiado) del 1977 inspirado por “Fantasia” de Disney.

En 1976 Emanuele Luzzati realizó lo que se considera uno de las obras maestras italianas por lo que concerne el cine de animación intitulato “La flauta mágica”, basado en la homónima obra de Mozart.

La compañía turinés Lanterna Magica en 1996 produce “La freccia azzurra” (La flecha azul) con la dirección de Enzo D’Alò y basada en un cuento de Gianni Rodari.

Este lungometraje animato tuvo mucho éxito y permitió la distribución de otros dibujos como “La gabbianella e il gatto” (La pardela y el gato), “Aida degli alberi”

(Aida de los arboles) y “Totò Sapore e la magica storia della pizza” (Totò Sabor y la mágica historia de la pizza).

El dibujo “L’apetta Giulia e la signora Vita” (La abejita Julia y la señora Vida) del 2003 fue el primero interamente computerizado y “Winx Club 3D – Magica

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avventura” (Winx Club 3D – Mágica aventura) del 2010 fue la primera película en

3D.

2.6 El Cine de los años Cincuenta a los Ochenta

Entre los años Cincuenta y los años Ochenta fueron muchos los géneros que nacieron. Uno de estos es el cine de autor con Federico Fellini y Pier Paolo Pasolini como mayores esponentes. Con sus obras más famosas como “Las noches de Cabiria” del 1956 y “La dolce vita” del 1960, Fellini es considerado uno de los autores más importantes del siglo pasado. Pasolini se oponía a la moral del tiempo con sus obras y a veces fueron censurados. Sus películas más importantes son “Mamma Roma” del

1962, “Teorema” del 1068 y “El Decamerón” del 1971. La fín de este género coincide con la muerte de Federico Fellini, en los primeros años Noventa.

Otro género es la comedia, conocida también como comedia a la italiana, cuyo símbolo es la película “Divorcio a la italiana” del 1961 por Pietro Germi, que ganó en el 1963 el premio Óscar al Mejor guión original con protagonistas dos de los mejores actores italianos, Marcello Mastroianni y Stefania Sandrelli. Un importante esponente de este género es Mario Monicelli con sus películas “I soliti ignoti”

(conocido también como “Rufufu” o “Los desconocidos de siempre”) del 1958, “La

Gran Guerra” del 1959, “La armada Brancaleone” del 1966 y “El marqués del Grillo” del 1981. Hacia la fin de los años Setenta la comedia dejó su puesto a la comedia erótica, que será muy popular entre los años Setenta y los Ochenta.

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El género politico y social nace al final de los años Sesenta. La película “Il caso

Mattei” (El caso Mattei) del 1972 por Francesco Rosi representa el espiritu de denuncia del género, echando luz sobre la desparición de Enrico Mattei, un representante de ENI.

El cine western o spaghetti western viene del género estadounidense y su mayor esponente es Sergio Leone y su trilogía del dólar formada por “Por un puñado de dólares” del 1964, “La muerte tenía un precio” o “Por unos dólares más” del 1965 y

“El bueno, el malo y el feo” del 1966.

Los géneros suspense y horror fueron a menudo relacionados en muchas películas y dos esponentes que tienen que ser recordados son Mario Bava y Dario

Argento. El primero se dedicó sobretodo al horror, con sus películas “La máscara del demonio” del 1960 y “Las tres caras del miedo” del 1965. El segundo relacionó los dos géneros con combinaciones de montaje y bandas sonoras particulares con las películas “Rojo oscuro” del 1975, “Inferno” del 1980 y “Tenebrae” del 1982.

El género ciencia ficción nació en los años Cinquenta pero se desarrolló en los años Sesenta con Mario Bava y Antonio Margheriti. Sus películas más representativas son “Il pianeta degli uomini spenti” (El planeta de los hombres perdidos) del 1961 del primero y “Terror en el espacio” del 1965 del segundo. En los años Ochenta la producción fue muy rica, con muchas imitaciones de las películas estadounidenses, al contrario de los años Noventa donde la producción fue escasa.

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2.6.1 La crisis de los años Ochenta

Los años Ochenta fueron caracterizados por una crisis productiva que afectó no solo Italia pero también Gran Bretaña, Francia y Japón. El público y el número de películas producidas disminuyeron. La comedia a la italiana desapareció así como el cine italiano de género por culpa de la televisión comercial y el cine de autor intentó aislarse del mundo cinematográfico. Además pasó un periodo de transición entre la vieja y nueva generación de actores.

Entre las películas de autor de este periodo hay: “La ciudad de las mujeres” del

1980 y “Ginger y Fred” del 1985 por Federico Fellini; “La messa è finita” (La misa ha terminado) del 1985 por Nanni Moretti; “La terraza” del 1980 por Ettore Scola;

“Tres hermanos” del 1981 por Francesco Rosi; “Érase una vez en Amèrica” del 1984 por Sergio Leone y “El último emperador” del 1987 por Bernardo Bertolucci, aunque si los últimos dos no son completamente italianos.

Por el género de la comedia hay Massimo Troisi y sus películas “Scusate il ritardo” (Perdone por el retraso) del 1983 y “Non ci resta che piangere” (No nos deja nada más que llorar) del 1984; Carlo Verdone y su “Bianco, rosso e verdone” (Blanco, rojo y verdone) del 1981 y Roberto Benigni y su “Il piccolo diavolo” (El pequeño diablo) del 1988.

2.7 De los años Noventa hasta hoy

Después de la crisis creativa y económica de los años Ochenta, los años Noventa fueron una reactivación y un viraje. Las películas y los autores ganaron siempre más

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reconocimientos internacionales de la crítica: Giuseppe Tornatore con su “Cinema

Paradiso” ganó en 1989 el Oscar como Mejor Película de habla no inglesa y el Gran

Premio Especial del Jurado a Cannes; Gianni Amelio ganó el Gran Premio Especial del Jurado con “Il ladro di bambini” (El Ladrón de niños) en 1991 y el León de oro con “Così ridevano” (Reían así) en 1998; Gabriele Salvatores ganó el Oscar a la mejor película extranjera con “Mediterráneo” en 1992 y Nanni Moretti ganó el premio como

Mejor Director con “Querido diario” en 1994.

Desafortunadamente en los primeros años Noventa, a pesar de las victorias de la crítica, la producción italiana y el público en las salas de cine no alcanzaron numeros altos, poniendo fin al cine de género italiano y afirmando la televisión como medio de entretenimiento.

Siempre en esto periodo nació un género llamado Nuevo Neorealismo, inspirado al Neorealismo pero con estilos y tematicas contemporaneos. Marco Risi, hijo de Dino Risi, fue uno de los mayores esponentes de este género con sus películas

“Soldati – 365 all’alba” (Soldados – 365 al almanecer) del 1987, que denunciaba la vida militar durante las guerras, “Mery per sempre” (Mery para siempre) del 1989 y

“Ragazzi fuori” (Chicos fuera) del 1990 en los cuales contaba las historias de algunos presos en el reformatorio en Palermo y su reincorporación en la sociedad, y por fin

“Il muro di gomma” (El muro de goma) del 1991, que describía la Masacre de Ustica del 27 junio 1980.

Otras películas de denuncia son “Ultrà” del 1990, sobre la violencia de las hinchadas del fútbol, “La scorta” (La escolta) del 1993, sobre los estragos de la mafia

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siciliana y “Vite strozzate” (Vidas estranguladas) del 1996 sobre el mundo de la usura, todos dirigidos por Ricky Tognazzi y “Giovanni Falcone” del 1993 por

Giuseppe Ferrara, sobre la lucha contra la mafia del magistrado Falcone y su colega

Paolo Borsellino.

Por la comedia también había una reexaminación con tematicas y estilos contemporaneos y algunos ejemplos son Massimo Troisi y su “Pensavo fosse amore… invece era un calesse” (Pensaba que fuera amor en cambio era una calesa) del 1991, Paolo Virzì y su “La bella vita” (La buena vida) del 1994 y Leonardo

Pieraccioni y su “Il ciclone” (El ciclón) del 1996.

Pero el triunfo de este decenio fue “La vida es bella” del 1997 por Roberto

Benigni, una comedia dramática sobre el fascismo y los campos de concentración nazi. Entre los diferentes premios internacionales la película ganó tres Oscar: a la

Mejor Banda Sonora, al Mejor Actor y a la Mejor Película Extranjera en 1998.

2.7.1 El nuevo milenio

Con el nuevo milenio nuevos directores y actores prevalecieron en el mundo del cine italiano. Por lo que concerne la comedia hay diferentes representantes como por ejemplo el trío cómico Aldo, Giovanni y Giacomo, Leonardo Pieraccioni y la pareja

Christian De Sica – Massimo Boldi dirigidos por Neri Parenti y Carlo Vanzina.

Los primeros, famosos en televisión ya, decidieron intentar el camino del cine con las películas “Tre uomini e una gamba” (Tres hombre y una pierna), “Chiedimi se sono felice” (Preguntame si estoy feliz), “La leggenda di Al, John e Jack” (La

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leyenda de Al, John y Jack) y “Il cosmo sul comò” (El cosmos sobre la cómoda), todos con grandísimo éxito.

Pieraccioni siguió realizando e interpretando sus comedias como “Il prinicpe e il pirata” (El príncipe y el pirata), “Ti amo in tutte le lingue del mondo” (Te quiero en todas las lenguas del mundo), “Una moglie bellissima” (Una mujer guapísima) y

“Io e Marilyn” (Yo y Marilyn), que tuvieron el mismo gran éxito de “Il ciclone”.

La pareja Christian De Sica – Massimo Boldi interpretó, hasta su separación hace algunos años, las comedias conocidas como cinepanettoni, llamadas así porque difundidas cada año en el periodo navideño. La trama de estas películas era muy simple, vacacciones de Navidad pasadas casi siempre en lugares exóticos o glamour durante las cuales se creaban situaciones surreales. A menudo en el cine reparto hay cómicos o personajes famosos del momento. Aunque estas películas son ripetitivas, vulgares y banales, tienen muchísimo éxito en el público.

Checco Zalone es un cómico famoso en televisión que intenta representar sus escenas al cine. Con sus películas “Cado dalle nubi” del 2009, “Che bella giornata” del 2011 y “Sole a catinelle” del 2013 triunfó teniendo record de taquilla con todas las tres.

Dos películas muy importantes que tuvieron éxito a nivel internacional son “La habitación del hijo” del 2001 por Nanni Moretti, que ganó la Palma de oro a Cannes y “No tengo miedo” del 2003 por Gabriele Salvatores.

Gabriele Muccino es un director que fija la atención en temáticas familiares y sentimentales de los jovenes, produciendo grandes películas como “L’ultimo bacio”

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(El último beso) del 2001, la continuación “Baciami ancora” (Besame otra vez) del

2010 y “Ricordati di me” (Acuérdate de mi) del 2003. En America la primera película tuvo un éxito tan grande que hacieron un remake llamado “The last kiss” en 2006 y

Muccino fue llamado para rodar “En busca de la felicidad” del 2006 y “Siete almas” del 2008, interpretados ambos por Will Smith.

El director turco-italiano Ferzan Özpetek tuvo mucho éxito con sus películas que sondean el universo homosexual, las dificultades de pareja y el luto como “La ventana de enfrente” del 2003, “No basta una vida” del 2007 y “Tengo algo que deciros” del 2010.

La película “Roma criminal” del 2005 por Michele Placido, basada en la homónima novela de Giancarlo De Cataldo inspirada en los hechos criminales de la

Banda della Magliana, tuvo éxito en Italia y al extranjero y promovieron una nueva generación de actores como Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Jasmine Trinca,

Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria y Elio Germano, que ganó el premio de Mejor

Actor protagonista a Cannes en 2010.

Con las películas “Gomorra” del 2008 por Matteo Garrone y “Il Divo” del 2008 por Paolo Sorrentino el cine de autor vuelve a ser un medio de denuncia de la realidad de la sociedad italiana, con mucho éxito por la crítica y por el público. El primero, basado en el homónimo libro de Roberto Saviano, denuncia la camorra de Napoles y

Caserta y ganó el Gran Premio Especial del Jurado. El segundo es inpirado en Giulio

Andreotti y ganó el Premio del Jurado.

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En 2009 vuelve el género historico-político y algunos ejemplos son: “Il grande sogno” (El grande sueño) por Michele Placido que conta en clave autobiográfica y personal el año 1968; “Baarìa” por Giuseppe Tornatore que describe la vida común de Bagheria, en provincia de Palermo, sin omitir detalles sobre mafia, fascismo y luchas sociales despued de la guerra.

En 2012 otras dos películas ganaron premios internacionales. “Cesare deve morire” (Cesare tiene que morir) por los hermanos Taviani es un documentario rodeado en el cárcel de Rebibbia donde los presos interpretaron la obra “Julio Cesar” de William Shakespeare y ganó el Oso de oro en el Festival Internacional de Cine de

Berlin. “Reality” por Matteo Garrone es una película de denuncia sobre la influencia negativa de los reality show en la gente común y ganó el Gran Premio del Jurado al

Festival de Cannes.

La película que recientemente ha ganado diferentes premios internacionales ha sido “La gran belleza” del 2013 por Paolo Sorrentino, interpretado por Toni Servillo y Sabrina Ferilli. Aunque en Italia tuvo discreto éxito, en 2014 ha ganado tres premios internacionales: el Golden Globe, el BAFTA (British Academy of Film and

Television Arts) y el Óscar todos como Mejor Película Extranjera.

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Conclusión

Espero haber alcanzado my objetivo inicial con esta tesis, o sea lo de contar la historia del cine italiano lo mas conforme a la realidad y poner la atención sobre los mejores autores y interpretes conocidos a nivel nacional e internacional.

Escribir mi tesis ha sido la ocasión para conocer en modo exhaustivo nuestro cine en todas sus formas, en sus éxitos y sus derrotas, y su desarrollo durante poco mas de cien años de vida.

Mi ambición es la de llegar a ser una traductriz y es por eso que he decidido hacer este tipo de estudios centrado sobre técnicas de interpretación y traducción de lenguas. Espero que en el futuro yo podré seguir esta carrera y llegar a traducir un guión de cine.

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Bibliografia

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- C. Lizzani, Il cinema italiano: Dalle origini agli anni Ottanta, Editori Riuniti,

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- René Prédal, Cinema: cent'anni di storia, Baldini & Castoldi, Milano 2002

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Sitografia

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