La Guerra, I Consigli E Le Bande Partigiane: Esperienze Collettive E Progetti Politici Nell’Esperienza Di Emilio Lussu E Giustizia E Libertà Leonardo Casalino

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

La Guerra, I Consigli E Le Bande Partigiane: Esperienze Collettive E Progetti Politici Nell’Esperienza Di Emilio Lussu E Giustizia E Libertà Leonardo Casalino La guerra, i Consigli e le bande partigiane: esperienze collettive e progetti politici nell’esperienza di Emilio Lussu e Giustizia e Libertà Leonardo Casalino To cite this version: Leonardo Casalino. La guerra, i Consigli e le bande partigiane: esperienze collettive e progetti politici nell’esperienza di Emilio Lussu e Giustizia e Libertà. Annali della Fondazione Ugo La Malfa, Gangemi Editore, 2014. hal-01978828 HAL Id: hal-01978828 https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-01978828 Submitted on 11 Jan 2019 HAL is a multi-disciplinary open access L’archive ouverte pluridisciplinaire HAL, est archive for the deposit and dissemination of sci- destinée au dépôt et à la diffusion de documents entific research documents, whether they are pub- scientifiques de niveau recherche, publiés ou non, lished or not. The documents may come from émanant des établissements d’enseignement et de teaching and research institutions in France or recherche français ou étrangers, des laboratoires abroad, or from public or private research centers. publics ou privés. La guerra, i Consigli e le bande partigiane: esperienze collettive e progetti politici nell’esperienza di Emilio Lussu e di Giustizia e Libertà 1) Dare un senso alla guerra: la vittoria di Mussolini Letteratura di guerra. [….] La guerra ha costretto i diversi strati sociali ad avvicinarsi , a conoscersi, ad apprezzarsi reciprocamente nella comune resistenza in forme di vita eccezionali che determinavano una maggiore sincerità e un più approssimato avvicinamento all’umanità “biologicamente” intesa. Cosa hanno imparato dalla guerra i letterati? E in generale che cosa hanno imparato dalla guerra quei ceti da cui normalmente sorgono in maggior numero gli scrittori e gli intellettuali? Sono da seguire due linee di ricerca: 1) Quella riguardante lo strato sociale, ed essa è già stata esplorata per molti aspetti dal prof.Adolfo Omodeo nella serie di capitoli Momenti di vita di guerra . dai diari e dalle lettere dei caduti, usciti nella “Critica” e poi raccolti in volume. La raccolta dell’Omodeo presenta un materiale già selezionato, secondo una tendenza che si può anche chiamare nazional-popolare , perché l’Omodeo implicitamente si propone di dimostrare come già nel 1915 esistesse robusta una coscienza nazionale-popolare, che ebbe modo di manifestarsi nel tormento della guerra, coscienza formata dalla tradizione liberale democratica ; e quindi mostrare assurda ogni pretesa di palingenesi in questo senso nel dopo guerra. Che l’Omodeo riesca ad assolvere il suo compito di critico è altra quistione; intanto l’Omodeo ha una concezione di ciò che è nazional-popolare troppo angusta e meschina, le cui origini culturali sono facili da rintracciare; egli è un epigono della tradizione moderata , con in più un certo tono democratico o meglio popolaresco che non sa liberarsi di forti striature “borbonizzanti”. In realtà la quistione di una coscienza nazionale-popolare non si pone per l’Omodeo come quistione di un intimo legame di di solidarietà democratica tra intellettuali-dirigenti e masse popolari, ma come quistione di intimità delle singole coscienze individuali che hanno raggiunto un certo livello di nobile disinteresse nazionale e di spirito di sacrifizio. Siamo così ancora al punto dell’esaltazione del “volontarismo” morale , e della concezione di élites che si esauriscono in se stesse e non si pongono il problema di essere organicamente legate alle grandi masse nazionali. 2) La letteratura di guerra propriamente detta, cioè dovuta a scrittori “professionali” che scrivevano per essere pubblicati ha avuto in Italia varia fortuna. Subito dopo l’armistizio è stata molto scarsa e di poco valore: ha cercato la sua fonte d’ispirazione nel Feu di Barbusse. E’ molto interessante da studiare Il diario di guerra di B.Mussolini per trovarvi le tracce dell’ordine di pensieri politici , veramente nazional-popolari, che avevano formato, anni prima, la sostanza ideale del movimento che ebbe come manifestazioni culminanti il processo per l’eccidio di Roccagorga e gli avvenimenti del giugno 1914. Si è poi avuta una seconda ondata di letteratura di guerra, che ha coinciso con un movimento europeo in questo senso, prodottisi dopo il successo internazionale del libro del Remarque e col proposito di prevalente di arginare la mentalità pacifista alla Remarque. Questa letteratura è generalmente mediocre, sia come arte, sia come livello culturale, cioè come creazione di pratica di “masse di sentimenti e di emozioni” da imporre al popolo 1 [….]Esempio caratteristico il libro di C.Malaparte La rivolta dei santi maledetti a cui si è già accennato. E’ da vedere l’apporto di questa letteratura del gruppo di scrittori che sogliono essere chiamati “vociani” e che già prima del 1914 lavoravano con concordia discorde per elaborare una coscienza nazional-popolare moderna. Dai “minori” di questo gruppo sono stati scritti i libri migliori, per esempio quelli di Giani Stuparich. I libri di Ardengo Soffici sono intimamente repugnanti, per una nuova forma di rettorica peggiore di quella tradizionale. Una rassegna della letteratura di guerra sotto la rubrica del brescianesimo è necessaria1 Come ha scritto Manuela Bertone queste annotazioni di Antonio Gramsci “rappresentano una trama di fondo ospitale” la quale rende possibile “ intrecciare un ordito di osservazioni puntuali sulla guerra raccontata, sulla guerra dei letterati”2. Il dirigente comunista s’interrogava sul ruolo che gli intellettuali avevano avuto e continuavano ad avere di fronte a un evento storico così fondamentale come la Prima Guerra mondiale. Le élites della tradizione liberale moderata erano state capaci di elaborare, nel contatto con le masse popolari, un progetto collettivo? O si erano limitate a porre il problema semplicemente sul piano della coscienza individuale? …….La risposta che Gramsci dava a questi interrogativi, decisivi per comprendere le vicende italiane ed europee dopo il 1918, era di grande interesse: tra gli “scrittori professionali”, coloro cioè che vivevano del loro ingegno letterario, distingueva i pessimi (Soffici), i mediocri ( la maggioranza) che volevano imporre sentimenti stucchevoli al popolo, e i pochi veramente interessanti. E tra quest’ultimi affiancava nel suo giudizio due uomini e due storie personali assai diverse e lontane, eppure tutte e due influenzate pesantemente dall’esperienza della guerra: Giani Stuparich3 e Benito Mussolini4. Il discrimine nel giudizio era dunque delineato con precisione e chiarezza: da una parte vi erano “ coloro fermi al punto dell’esaltazione del volontarismo morale, senza porsi il problema di essere organicamente legati alle grandi masse nazionali” e dall’altra “ coloro che sollevano la quistione di una coscienza nazional-popolare come quistione di un intimo legame di solidarietà democratica tra intellettuali dirigenti e masse popolari”. E’ facile comprendere come Gramsci si sentisse più vicino ai secondi: agli scrittori e intellettuali, cioè, che credevano in una concezione militante dell’azione culturale, all’importanza di sapere offrire uno sviluppo sociale positivo a una grande esperienza collettiva come quella che si era svolta nelle trincee del Carso. Su questo terreno, non a caso, si era giocato il conflitto politico 1 Antonio Gramsci, Letteratura e vita nazionale, a cura di Valentino Gerratana, Editori Riuniti, Roma, 1975, pp.183- 185. 2 Manuela Bertone, La guerra dei letterati, in Les écrivains italiens et la Grande Guerre, sous la direction de Christophe Mileschi, « Narrativa», hors serie-2010, CRIX- Presses Universitaires de Paris Ouest, p.27. 3 Giani Stuparich, Guerra del ’15, Einaudi, Torino, 1978 [1931]; Id, Colloqui con mio fratello, Treves, Milano, 1925; e anche il romanzo che Gramsci non poté leggere Id, Ritorneranno, Garzanti, Milano, 1991 [1941]. 4 Benito Mussolini, Il mio diario di guerra (1915-1917), FPE, Milano, 1966. 2 con il nascente movimento fascista a partire dal 1919 e su questo stesso terreno si era consumata quella sconfitta su cui Gramsci non cessava d’interrogarsi. Indubbiamente la Grande Guerra era stato, nel suo concreto svolgimento, un evento che aveva reso difficile un’opera d’inquadramento ideologico, tanto grande era stata la distanza tra le aspirazioni personali e collettive iniziali e il massacro avvenuto nelle trincee5. E la prova di quanto fosse stato difficile elaborare un progetto politico immediato la forniscono proprio i testi letterari scritti ad anni di distanza dal conflitto -tra cui rientra anche Un anno sull’altipiano di Lussu- , “la seconda ondata” di cui scriveva Gramsci. Una rivisitazione retrospettiva in cui selezionare fatti, isolare episodi emblematici, ricercare e utilizzare uno stile nuovo6 Il conflitto del 1914-18, insomma, raccontato e ripensato, nello scenario dell’Europa degli anni Trenta e di fronte alla prospettiva di una nuova guerra mondiale7. Nella speranza, questa volta, che l’esito non fosse simile a quello del 1919-1922, quando - come Gramsci aveva acutamente osservato - l’unico ad avere avuto la forza e l’abilità politica per ricavare immediatamente “pensieri politici veramente nazional-popolari” era stato Mussolini. Infatti, se Lussu avesse ritenuto nel 1918 che la guerra potesse offrire,da subito, lo spazio per un progetto politico comune tra masse e élites politiche, sicuramente non avrebbe atteso vent’anni per scrivere il suo romanzo. E l’arco temporale che separa il successo del diario di Mussolini dalla pubblicazione di Un anno sull’Altipiano, in qualche modo, rappresenta l’entità e la gravità della sconfitta subita. Il futuro Duce
Recommended publications
  • Chapter One: Introduction
    CHANGING PERCEPTIONS OF IL DUCE TRACING POLITICAL TRENDS IN THE ITALIAN-AMERICAN MEDIA DURING THE EARLY YEARS OF FASCISM by Ryan J. Antonucci Submitted in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of Master of Arts in the History Program YOUNGSTOWN STATE UNIVERSITY August, 2013 Changing Perceptions of il Duce Tracing Political Trends in the Italian-American Media during the Early Years of Fascism Ryan J. Antonucci I hereby release this thesis to the public. I understand that this thesis will be made available from the OhioLINK ETD Center and the Maag Library Circulation Desk for public access. I also authorize the University or other individuals to make copies of this thesis as needed for scholarly research. Signature: Ryan J. Antonucci, Student Date Approvals: Dr. David Simonelli, Thesis Advisor Date Dr. Brian Bonhomme, Committee Member Date Dr. Martha Pallante, Committee Member Date Dr. Carla Simonini, Committee Member Date Dr. Salvatore A. Sanders, Associate Dean of Graduate Studies Date Ryan J. Antonucci © 2013 iii ABSTRACT Scholars of Italian-American history have traditionally asserted that the ethnic community’s media during the 1920s and 1930s was pro-Fascist leaning. This thesis challenges that narrative by proving that moderate, and often ambivalent, opinions existed at one time, and the shift to a philo-Fascist position was an active process. Using a survey of six Italian-language sources from diverse cities during the inauguration of Benito Mussolini’s regime, research shows that interpretations varied significantly. One of the newspapers, Il Cittadino Italo-Americano (Youngstown, Ohio) is then used as a case study to better understand why events in Italy were interpreted in certain ways.
    [Show full text]
  • Tra Fascismo Ed Antifascismo Nel Salernitano
    TRA FASCISMO E ANTIFASCISMO NEL SALERNITANO di Ubaldo Baldi Dopo la “grande paura” della borghesia italiana del biennio rosso e la “grande speranza” per il proletariato della occupazione delle fabbriche del settembre 1920 , gli anni che vanno dal 1920 al 1923 , sono caratterizzati in Italia dalle aggressioni squadristiche fasciste. Queste hanno l’obiettivo di smantellare militarmente le sedi dei partiti e delle organizzazioni sindacali della sinistra e con una strategia del terrore eliminare fisicamente e moralmente le opposizioni. Una essenziale , ma non meno drammatica, esposizione di cifre e fatti di questo clima terroristico si ricava da quanto scritto in forma di denunzia da A. Gramsci nell’ “Ordine Nuovo” del 23.7.21 . Nel salernitano il fascismo si afferma, sia politicamente che militarmente, relativamente più tardi, sicuramente dopo la marcia su Roma. Questo fu solo in parte dovuto alla forza e al consistente radicamento all’interno del proletariato operaio delle sue rappresentanze sindacali e politiche. Di contro gli agrari e il padronato industriale ma anche la piccola borghesia , in linea con il classico trasformismo meridionale, prima di schierarsi apertamente , attesero il consolidamento del fascismo e il delinearsi preciso della sua natura per poi adeguarsi conformisticamente alla realtà politico-istituzionale che andava rappresentandosi come vincente. Anche perché ebbero ampiamente modo di verificare e valutare concretamente i privilegi e i vantaggi economici che il fascismo permetteva loro. Il quadro economico provinciale
    [Show full text]
  • Gli Emigrati Antifascisti Italiani a Parigi, Tra Lotta Di Liberazione E Memoria Della Resistenza
    DOTTORATO DI RICERCA IN Ventesimo secolo: politica, economia e istituzioni CICLO XXV COORDINATORE Prof. Mannori Luca Gli emigrati antifascisti italiani a Parigi, tra lotta di Liberazione e memoria della Resistenza. (M-STO/04) Dottorando: Tutore Dott.ssa Pavone Eva Prof. Rogari Sandro Coordinatore Prof. Mannori Luca Anni 2010/2013 1 Acronimi e Sigle AICVAS, Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna APP, Archives de la Préfecture de Police de Paris ACS, Archivio Centrale dello Stato, Roma ACS, CPC, Archivio Centrale dello Stato, Fondo del Ministero dell'Interno, serie Casellario Politico Centrale ACS, G1, Archivio Centrale dello Stato, Fondo del Ministero dell'Interno, Pubblica sicurezza, serie G1: Associazioni ACS, K1B, Archivio Centrale dello Stato, Fondo del Ministero dell'Interno, Pubblica sicurezza, serie K1B: Comunisti estero, Francia ACS, DGPS, PP, C, Archivio Centrale dello Stato, Fondo del Ministero dell'Interno Divisione Generale Pubblica Sicurezza, Polizia Politica, fascicoli per materia, categoria C: estero ANARC, Association Nationale des Anciens Combattants et Amis de la Résistance, ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia MAE, Ministero degli Affari Esteri, Archivio Storico Diplomatico, Roma ARAC, Association républicaine des anciens combattants BDIC, Bibliothèque de Documentation International Contemporaine CADI, Comité d'action et de défense des immigrés CEDEI, Centre d'etudes et de documentation de l'émigration italienne CGT, Confederation générale du Travail CGTU, Confederation générale
    [Show full text]
  • Workers' Demonstrations and Liberals
    Workers’ Demonstrations and Liberals’ Condemnations: the Italian Liberal Press’s Coverage of General Strikes, Factory Occupations, and Workers’ Self-Defense Groups during the Rise of Fascism, 1919-1922 By Ararat Gocmen, Princeton University Workers occupying a Turin factory in September 1920. “Torino - Comizio festivo in una officina metallurgica occupata.” L’Illustrazione italiana, 26 September 1920, p. 393 This paper outlines the evolution of the Italian liberal press’s in the liberal press in this way, it illustrates how working-class coverage of workers’ demonstrations from 1919 to 1922. The goal radicalism contributed to the rise of fascism in Italy.1 is to show that the Italian liberal middle classes became increas- ingly philofascistic in response to the persistency of workers’ dem- onstrations during this period. The paper analyzes articles from 1 I would like to thank Professor Joseph Fronczak for his guidance the Italian newspapers La Stampa and L’Illustrazione italiana, in writing this paper, especially for his recommended selections treating their coverage of general strikes, factory occupations, and from the existing historiography of Italian fascism that I cite workers’ self-defense groups as proxies for middle-class liberals’ throughout. I am also grateful to Professors Pietro Frassica and interpretations of workers’ demonstrations. By tracking changes Fiorenza Weinapple for instructing me in the Italian language 29 Historians of Italian fascism often divide the years lead- workers’ demonstrations took place during the working-class ing up to the fascists’ rise to power—from the immediate mobilization of 1919-1920, strikes—sometimes even large aftermath of the First World War at the beginning of 1919 to ones—remained a persistent phenomenon in the two years Benito Mussolini’s March on Rome in October 1922—into of violent fascist reaction that followed.7 Additionally, while two periods.
    [Show full text]
  • PSI 1919-1922 Crisi Dello Stato Liberale
    Dipartimento di Scienze Politiche Cattedra: Teoria e storia dei movimenti e dei partiti politici PSI 1919-1922 Crisi dello stato liberale Relatore Candidato Prof. Andrea Ungari Augusto Crestani 072782 ANNO ACCADEMICO 2016/2017 1 INDICE INTRODUZIONE…………………………………………………………………………p.2 CAPITOLO 1: IL SOCIALISMO ITALIANO o Un partito diviso in correnti…………………………………………………....….p.12 o Le contraddizioni del movimento socialista diviso………………………………..p.19 CAPITOLO 2: IL BIENNIO ROSSO o Cause della nevrastenia del dopoguerra italiano…………………………………..p.23 o Lo scontento popolare…………………………………………………………......p.33 o L’azione socialista………………………………………………………………...p.39 CAPITOLO 3: IL DECLINO DEL MASSIMALISMO o Italia Rivoluzionaria?...............................................................................................p.50 o Il fascismo come strumento della reazione………………………………………..p.57 o Il crollo socialista e l’epilogo dello stato liberale…………………………………p.62 CONCLUSIONI…………………………………………………………………………..p.71 BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………….p.78 ENGLISH SUMMARY…………………………………………………………………...p.81 2 INTRODUZIONE Il socialismo da quando prese piede in Italia nel 1882, con il primo deputato eletto, sperimentò una crescita vertiginosa che lo portò ad essere una delle ideologie dominanti degli italiani1. Questo viene testimoniato dalla crescita impetuosa dei voti del PSI nelle varie elezioni della fine dell’800 e di inizio ‘900. Alle prime elezioni politiche del dopoguerra, novembre 1919, il PSI raggiunge il 32,4% e 156 deputati, affermandosi come primo
    [Show full text]
  • Professionistiscuola.It
    ProfessionistiScuola.it L'ITALIA FASCISTA 1) L'Italia, che soltanto nel decennio precedente la guerra era entrata nella sua fase di decollo econo- mico, aveva potuto sostenere le spese del conflitto solo indebitandosi pesantemente con l'Inghilterra e gli Stati Uniti, della qual cosa la sua valuta non aveva risentito soltanto perché lo stato di belligeranza aveva mantenuto la fissità dei cambi con i paesi alleati, consentendole di acquistare le materie prime ad essa necessarie – grano1, carbone e petrolio – a prezzi abbastanza vantaggiosi. Questa situazione sareb- be tuttavia venuta meno con la fine del conflitto, quando il passaggio del debito pubblico dai 14 miliardi di lire del 1910 ai 95 del 1920 determinò la riduzione della credibilità del paese, e dunque una svaluta- zione della lira del 40% che innescò un pesantissimo processo inflazionistico "che spingeva verso l'alto il costo della vita, penalizzando i ceti disagiati, gli operai e gli impiegati"2: "ci volevano 28 lire per comprare un dollaro, mentre un anno prima ne bastavano solo 13. Per un paese che era costretto a comperare dall'America grano, carbone e petrolio, un cambio così sfavorevole rappresentava un au- tentico disastro economico"3. 2) Fu questo il primo aspetto di una gravissima crisi economica e sociale che avrebbe visto, negli anni del cosiddetto "biennio rosso" (1919-20), la violenta contrapposizione, talvolta palesemente ispirata all'esempio rivoluzionario russo, dei disoccupati, reduci e non, nonché di contadini4 e operai – forte- mente delusi dal "mancato adempimento delle promesse di radicali riforme economiche che si erano largite ai combattenti per incoraggiarli ai supremi sacrifizi"5: 615.000 morti e 450.000 mutilati su 36 milioni di abitanti – ai grandi proprietari di latifondi e agli industriali che, arricchitisi con le commesse di guerra, questa conclusasi, procedevano alla chiusura di fabbriche ormai non remunerative.
    [Show full text]
  • Italia Dopoguerra Biennio Rosso E Nero Avvento Fascismo
    L’ ITALIA dopo la GUERRA Vecchi e Nuovi protagonisti: aspettative: contadini / classe operaia / ceti medi vecchia politica: crisi classe dirigente (anti-establishment) nuovi partiti: cattolici / socialisti massimalisti / fascisti Fattori di crisi: crisi economica / mobilitazione sociale fragile assetto istituzionale (anti-parlamentarismo) continua la lotta fra neutralisti e interventisti radicalizzazione lotta politica (mito della rivoluzione d’ottobre) frustrazione internazionale dell’Italia (vittoria mutilata) Dati della crisi economica: • inflazione post-bellica e perdita di status ceti medi • disavanzo della finanza pubblica (debito pubblico) • disoccupazione causata della riconversione industriale 1 I Nuovi Partiti: Nasce il Partito Popolare Italiano (Scudo crociato Libertas) Alcide De Gasperi, Giovanni Gronchi, Guido Miglioli Roma, 19 gennaio 1919: don Luigi Sturzo appello «A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. E mentre i rappresentanti delle Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro,
    [Show full text]
  • Transnational Anarchism Against Fascisms: Subaltern Geopolitics and Spaces of Exile in Camillo Berneri’S Work Federico Ferretti
    Transnational Anarchism Against Fascisms: subaltern geopolitics and spaces of exile in Camillo Berneri’s work Federico Ferretti To cite this version: Federico Ferretti. Transnational Anarchism Against Fascisms: subaltern geopolitics and spaces of exile in Camillo Berneri’s work. eds. D. Featherstone, N. Copsey and K. Brasken. Anti-Fascism in a Global Perspective, Routledge, pp.176-196, 2020, 10.4324/9780429058356-9. hal-03030097 HAL Id: hal-03030097 https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-03030097 Submitted on 29 Nov 2020 HAL is a multi-disciplinary open access L’archive ouverte pluridisciplinaire HAL, est archive for the deposit and dissemination of sci- destinée au dépôt et à la diffusion de documents entific research documents, whether they are pub- scientifiques de niveau recherche, publiés ou non, lished or not. The documents may come from émanant des établissements d’enseignement et de teaching and research institutions in France or recherche français ou étrangers, des laboratoires abroad, or from public or private research centers. publics ou privés. Transnational anarchism against fascisms: Subaltern geopolitics and spaces of exile in Camillo Berneri’s work Federico Ferretti UCD School of Geography [email protected] This paper addresses the life and works of transnational anarchist and antifascist Camillo Berneri (1897–1937) drawing upon Berneri’s writings, never translated into English with few exceptions, and on the abundant documentation available in his archives, especially the Archivio Berneri-Chessa in Reggio Emilia (mostly published in Italy now). Berneri is an author relatively well-known in Italian scholarship, and these archives were explored by many Italian historians: in this paper, I extend this literature by discussing for the first time Berneri’s works and trajectories through spatial lenses, together with their possible contributions to international scholarship in the fields of critical, radical and subaltern geopolitics.
    [Show full text]
  • Civic Associations and Authoritarian Regimes in Interwar Europe: Italy and Spain in Comparative Perspective
    #2172-ASR 70:2 filename:70205-riley Civic Associations and Authoritarian Regimes in Interwar Europe: Italy and Spain in Comparative Perspective Dylan Riley University of California, Berkeley What is the relationship between civic associations and authoritarian regimes? While Tocquevillian theories have concentrated mostly on the connection between civic associationism and democracy, this article develops a Gramscian approach, suggesting that a strong associational sphere can facilitate the development of authoritarian parties and hegemonic authoritarian regimes. Two countries are used for comparison, Italy from 1870 to 1926 and Spain from 1876 to 1926. The argument here is that the strength of the associational sphere in north-central Italy provided organizational resources to the fascist movement and then party. In turn, the formation of the party was a key reason why the Italian regime developed as a hegemonic authoritarian regime. The absence of a strong associational sphere in Spain explains why that regime developed as an economic corporate dictatorship, despite many similarities between the two cases. ontemporary work on civic associationism regime and the Spanish dictatorship of Miguel Delivered by Ingenta to : Cfocuses mostly on democracyUniversity (Arato 1981; of California,Primo Berkeley de Rivera (1870–1930). By hegemony I Paxton 2002; Putnam 1993; WuthnowFri, 311991). Aug 2007mean 23:19:37 the extent to which a regime politicizes the This analysis investigates instead the relation- associational sphere in accordance with its offi- ship between associationism and authoritarian- cial ideology. A hegemonic authoritarian regime ism. I explore how the strength of the exists to the extent that official regime unions, employers’organizations, and professional asso- associational sphere influenced the degree of ciations exist.
    [Show full text]
  • Dal Fascismo Alla Repubblica
    DalDal fascismofascismo allaalla repubblicarepubblica LE GUERRE DEI TRENT’ ANNI Dal 1915 al 1945 l’Italia conosce due guerre mondiali crisi economiche e sociali una dittatura di oltre vent’ anni guerre coloniali e di conquista perdita e riconquista della libertà 1 Un difficile dopoguerra Il conflitto ha causato oltre 30 milioni di morti e 21 milioni di feriti ed invalidi. Grandi tensioni politiche attraversano il continente, le società e le economie sono sconvolte. La rivoluzione russa del 1917 accresce in Europa la combattività del movimento operaio e la paura delle classi dirigenti Un difficile dopoguerra L’Italia conta 670.000 caduti, I reduci spesso non trovano lavoro. Il biennio 1919 -1920 è caratterizzato da agitazioni popolari, scioperi, occupazioni di fabbriche. E’ il “biennio rosso”, che coinvolge anche gli stabilimenti di Asti. 2 Il Fascismo: le origini Preoccupati per la possibilità che la rivoluzione socialista possa estendersi anche in Italia, i grandi proprietari terrieri e gli industriali appoggiano le squadre fasciste organizzate da Benito Mussolini. La violenza diventa pratica quotidiana di lotta politica, come le devastazioni delle sedi di organizzazioni politiche e sindacali di sinistra. 3 Il Fascismo: le origini 23 marzo 1919: Benito Mussolini fonda a Milano i “Fasci di combattimento” 7-11 novembre 1921: nasce a Roma il Partito Nazionale Fascista ( Pnf ) 28 ottobre 1922: marcia su Roma 24 novembre 1922: Mussolini a capo del governo 4 Il Fascismo: le origini Lo squadrismo provoca, tra il primo gennaio
    [Show full text]
  • Arditi D'italia E Arditi Del Popolo
    HUMANITIES – Anno III, Numero 5, Gennaio 2014 DOI: 10.6092/2240-7715/2014.1.38-47 Alessandra Grasso* L’Arditismo dopo Fiume: Arditi d’Italia e Arditi del Popolo IL 150 anniversario della nascita di D’Annunzio costituisce per me oggi1 l’occasione per affrontare un argomento che è quello dell’Arditismo che ho avuto modo di studiare, seppure marginalmente, nel corso delle mie ricerche relative alla tesi di dottorato2. Nel ricostruire la vicenda del gruppo romano di “Giustizia e Libertà” mi sono imbattuta infatti in una serie di documenti che testimoniavano come alcuni fra gli arrestati avessero fatto parte, durante la prima guerra mondiale, delle squadre d’assalto degli Arditi3. Per comprendere a pieno il fenomeno dell’Arditismo non si può prescindere dal clima politico-sociale, confuso e contraddittorio del nostro paese, nella fase compresa tra il 1917, anno in cui furono create le prime squadre d’assalto4, e la fine della prima guerra mondiale, fino ad arrivare agli sconvolgimenti radicali del biennio rosso e alla restaurazione, avvenuta con la marcia su Roma. Per dipanare la massa intricata di movimenti e associazioni che si costituirono in quel frangente è necessario cogliere i collegamenti intercorrenti * Dottoressa di Ricerca, Università degli Studi di Messina. 1 Viene qui riprodotto l’intervento esposto ai Colloqui dottorali sul tema “150 anni di D’Annunzio: il personaggio, le imprese, le opere”, Università degli Studi di Messina 11- 13 Novembre 2013. 2 La tesi è relativa alla biografia politica di Max Salvadori. 3 Tra le nove persone cui, dopo l’arresto, venne effettivamente comminata una pena, Aristide Ciccotti e Narducci Ferdinando sono schedati come ex Arditi di guerra, senza contare che anche uno dei più rappresentativi esponenti del movimento romano di Giustizia e Libertà, Francesco Fancello, fece parte delle truppe d’assalto 4 I reparti d’assalto nacquero nel campo di Sdricca di Manzano, all’interno della seconda armata, su iniziativa dei generali Capello e Grazioli e del tenente colonello Bassi.
    [Show full text]
  • The Silicon Ideology
    The Silicon Ideology Josephine Armistead May 18, 2016 Abstract Out of the technological cenes of the world has come a new, strange variant of fascism– namely, neo-reaion, or “NRx”. I shall here proⅵde a critique of this ideology and an aempt at understanding of its origins, its taics, and how it may be defeated. Content Warnings This article contains discussions of fascism, Nazism, white supremacy, and the Holocaust among other topics. Keywords 1 Introduction A king? You want a king? Boy, nobody wants a king! Ignatius, are you sure you’re OK? A Confederacy of Dunces John Kennedy Toole When one learns I am studying a new emergence of fascism in Europe and North America, one might be tempted to believe I am referring to the larger end of the rise of right-wing populist parties and candidacies that may be considered “fascist”, such as the candidacy of Donald Trump and the rise of the United Kingdom Independence Par (UKIP), Le Pen’s Front national (FN), Alternatⅳe für Deutschland (AfD), and Golden Dawn among others. However, in this essay, I discuss a more narrow group: specifically, an ideology that has emerged in the past decade or so inside the capitals of the tech world and which is growing at an alarming rate, often (but not always) allied with those parties and candidacies I have mentioned above: neo-reaionaries and what is known as the “alt- right”. Largely, this group has escaped serious criticism by radicals for its nature as a small, internet-based ideology–not enough people, it seems, take it seriously.
    [Show full text]