L'apporto Degli Ascari Eritrei Nella Guerra Italo – Turca

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L'apporto Degli Ascari Eritrei Nella Guerra Italo – Turca ALBERTO CAMINITI L’APPORTO DEGLI ASCARI ERITREI NELLA GUERRA ITALO – TURCA ( 1911-1912 ) STORIA POSTALE E FILATELIA TEMATICA PREMESSA. Quando lo Stato Maggiore di Roma s’avvide che le truppe inviate in Tripolitania ed in Cirenaica non erano sufficienti per espandere la conquista dalle coste verso l’interno, fu ordinato l’invio di ingenti rinforzi dalla madrepatria in Libia. Poi qualche mente più sveglia, a Roma, suggerì di far confluire nel Nordafrica alcuni battaglioni di ascari eritrei, in quanto già addestrati ad operazioni di guerriglia, agili nei movimenti sul campo e pratici di scontri in zone desertiche. Il 1912 vide quindi l’intervento di alcuni nostri Battaglioni eritrei. Si provvide : Alla costituzione di quattro nuovi battaglioni eritrei, numerati dal V all’ VIII ( per tradizione si usavano i numeri romani ). Essi alternandosi, giunsero e combatterono in Libia già a partire dal febbraio 1912. venne immediatamente inviato a Tripoli un primo battaglione ( magg. Ernesto De Marchi ) composto da 4 compagnie, ognuna prelevata da ciascuno dei quattro battaglioni preesistenti. Fu denominato V Battaglione Ascari. Non si poteva completamente indebolire la guarnigione della primigenia colonia africana, su cui gravava – dopo Adua – la costante minaccia d’invasione abissina, mentre i nuovi coscritti si stavano addestrando. Inoltre, a parte lo Squadrone di cavalleria Savari, di cui appresso faremo cenno, vennero arruolati ( Ordinanza del 27.2.1912 ) indigeni libici appartenenti ad alcune tribù locali non dimostratesi finora a noi ostili, con cui si formarono tre bande di irregolari arabi per complessivi 600 armati, che presero il nome dalle rispettive etnie d’origine ( del Garian, del Sahel, e di Tarhuna ). Esse furono utilizzate per il pattugliamento delle oasi più lontane e come rinforzo ai sopravvenuti reparti eritrei. Inutile evidenziare il numero scarso degli arruolati, a dimostrazione del minimo attaccamento beduino agli interessi dei nuovi conquistatori. Dovranno passare ancora molti anni prima che un più severo reclutamento e saldi principi militari di addestramento portino alla creazione dei battaglioni libici di Zaptiè, un tipo di gendarmeria locale buona conoscitrice del territorio e fedele alla bandiera italiana. I reparti giunti dall’Eritrea sbarcarono a Tripoli il 9 febbraio 1912 ed erano composti dai migliori elementi dei 4 storici Battaglioni Ascari : il Turitto, l’Hidalgo, il Toselli ed il Galliano. Tra gli ascari vi era il maresciallo Hamed Mohamed, l’ascaro più decorato del nostro Regio Corpo Truppe Coloniali. L’ 11 febbraio gli ascari ed i 120 meharisti libici del capitano Pollera sfilarono per le principali vie di Tripoli lanciando il grido : “ Allah ! Italia ! “ . La popolazione locale incuriosita si era riversata lungo la via di Aziziah, per ammirare il maestoso ondeggiare dei dromedari di Pollera e l’inconsueta – per loro – divisa degli Ascari. Poi gli eritrei furono subito inviati in prima linea, come i meharisti di Pollera che operarono per tutta la campagna come forza di ricognizione a lunga distanza. Ricordiamo che i mehari sono dromedari ( a una sola gobba ) particolarmente idonei a corse veloci e che quindi aggiungono la rapidità alla tradizionale sobrietà dei camelidi. Se da un lato l’arrivo degli ascari apportò un indubbio vantaggio nel settore della ricognizione a largo raggio e della maggiore mobilità sul terreno tripolino, la contropartita fu data dall’incrudelimento della guerriglia arabo- turca, scattando negli ascari eritrei ( quasi tutti cristiani copti ) non solo la diversità di credo religioso, ma il differente senso dello scontro fisico cui erano abituati da tempo contro gli abissini : molto spesso non facevano prigionieri malgrado il pronto intervento degli ufficiali nazionali che li inquadravano, e si procedette sempre più spesso a requisizioni di animali e viveri come preda bellica. Per le bande irregolari giocò poi un altro fattore : spesso regolarono con gli avversari beduini vecchi conti tribali in sospeso ( eterni contrasti fra le etnie del deserto ) e fecero del bottino di guerra la causa principale d’attaccamento all’ Italia. Gli eritrei divennero ben presto famosi fra i militari del Corpo di Spedizione per i colpi di mano – rapidi e micidiali – che infliggevano agli insorti arabo- turchi. Usavano il trucco del cosiddetto “ salto del gatto “ . Avvezzi, come erano, alle dune ( montagnole ) da scalare, alle ricognizioni notturne ed a resistere al vento caldo del deserto ( ghibli ), si avvicinavano silenziosamente agli accampamenti degli insorti, sceglievano una vittima, ossia una sentinella assonnata o accecata dalla sabbia, e – fulminei – la immobilizzavano e la imbavagliavano affinché non gridasse. Poi il più robusto di loro si caricava il prigioniero in spalla e lo portava al comando italiano. Lì, dopo l’interrogatorio, si ottenevano informazioni sulla consistenza del campo beduino e sulle armi in dotazione. Poi si studiava un attacco mirato all’oasi ove sorgeva l’accampamento nemico. Sarebbe inutile fare un elenco dei combattimenti sostenuti dai Battaglioni eritrei in Libia, ma in corso di narrazione segnaleremo i principali fatti d’armi. Non si vorrebbe che l’accenno alla particolare ferocia degli ascari negli scontri portasse qualche lettore a concludere che essi fossero soldati mercenari e sanguinari. La causa della loro micidiale determinazione va trovata nel retaggio delle loro etnie che da secoli si combattevano senza pietà per l’ancestrale diritto di pascolo, di trarre l’acqua dai pozzi e di difendere il territorio del loro villaggio. Sempre da secoli questi scontri tribali si concludevano spietatamente, senza che da una parte o dall’altra venisse chiesta pietà e senza che mai pietà o tregua fosse concessa. Chi soccombeva, perdeva tutto il bestiame, i pochi beni, le donne ed i figli ( che venivano fatti schiavi ) e – soprattutto – la vita. In pratica vigeva nei loro paesi e nei loro spiriti la tremenda legge della natura, dove solo il più forte sopravvive. Le lunghe ( nel tempo, ma brevi come durata degli scontri ) campagne – poi – sotto la nostra bandiera contro Dancali, Dervisci, Amahra, Galla ed Abissini, li avevano induriti nel corpo e fortificati nell’animo. La paga che ricevevano era minima, quindi non era il denaro ad attirarli, quanto il fatto di essere stati prescelti come guerrieri, ed arruolati per prestanza fisica e valore bellico. Si battevano come leoni accanto ai nostri ufficiali che li inquadravano, solo per affermare il loro coraggio e la gagliardia della loro etnia. In caso di vittoria usavano il tradizionale diritto di preda e di conquista. Ma quando l’Italia perdeva ( come a Dogali o ad Adua ) pagavano un contributo di sofferenze maggiore rispetto ai nostri militari nazionali. Se non venivano evirati, venivano comunque tagliati loro la mano destra ed il piede sinistro, a perenne testimonianza della loro sconfitta , secondo la tradizione etiopica allora vigente che vedeva lo storpio come un essere soggiogato da guerrieri più forte di lui. Gli ascari eritrei erano consapevoli dei rischi insiti nel loro mestiere, ma combatterono al nostro fianco sempre con valore e fedeltà. Ricordiamo per gli appassionati di Storia militare che il termine arabo “ ascari “ significa genericamente : soldato. La denominazione passò poi ad indicare esclusivamente i soldati del nostro Regio Corpo Truppe Coloniali ( RCTC ). Gli ascari ebbero la loro bella divisa bianca e l’alto tarbusc rosso, tipico copricapo tronco- conico col fiocco dello stesso colore della fascia identificativa del Battaglione . Ricordiamo i più vecchi di tali reparti, chiamati con l’ordinario romano o col nome del primo loro storico comandante: Battaglione C o l o r i Nome del 1° comandante ------------- ----------------- ------------------------------- I rosso scarlatto Turitto II azzurro Hidalgo III cremisi Galliano IV nero Toselli ( detti : gli ambesà , i Leoni ) V multicolore Ameglio VI verde Cossu ( detti : agah, i verdi di Ascianghi ) VII blu Valli VIII rosso- blu Gamerra. I PRINCIPALI COMBATTIMENTI CUI PARTECIPARONO GLI ERITREI IN LIBIA. Anzitutto alcune precisazioni : Indicheremo nel sottostante specchietto non solo i combattimenti dell’ 11-12, ma anche quelli successivi che riguardino battaglioni eritrei in Libia ; A parte i primi otto Battaglioni, in epoche successive operarono in Libia altri battaglioni eritrei, sia nella fase della Grande Guerra quando i reparti metropolitani andarono sul Carso, sia nella fase della riconquista che – ricordiamo – durò dal 1919 al 1932 ! I Battaglioni eritrei sostennero principalmente su di sé il compito di difendere le varie città costiere occupate, quando i reparti nazionali vennero rimpatriati nel 1915 per la Grande Guerra 1915- 18 ; Il destino volle che, secondo la nota legge dei corsi e ricorsi della storia ( G.B.Vico ), nel 1935-38 venissero inviati in Abissinia – per la guerra italo /etiopica - parecchi Squadroni di Zaptiè libici ( Savari a cavallo ) che si dimostrarono i più determinati e feroci contro i guerriglieri insorti filo-negussiti che dal 36 al 38 diedero filo da torcere alle nostre truppe coloniali. Battaglione Fatti d’armi principali ed annotazioni varie ------- ---------------------------------------------------- I ( Tripolitania ) : Misurata – Kars el Leben ( Medaglia di bronzo ) ; ( Cirenaica) : 14.9.12 in poi ; Rioccupazione dal ’19 al ‘22 ; II Sidi Bilal ( 20.9.12 – Medaglia di bronzo ) – Zanzur 2^ ; Rioccupazione 17- 32 ; III Combattimenti vari nel 1912 ; dal 13 al 24 operò nella Rioccupazione. Ricordiamo che il III è il
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