L'italia Altrove
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO DIPARTIMENTO DI CULTURE E SOCIETÀ Dottorato di Ricerca Internazionale in STUDI CULTURALI EUROPEI – XXIX CICLO (Settore Scientifico Disciplinare M-GGR/01) L’ITALIA ALTROVE Una lettura postcoloniale delle riviste geografiche italiane (1882-1942) TUTOR Prof.ssa Giulia de Spuches TESI DI CO-TUTOR Francesca Genduso Prof. Matteo Meschiari COORDINATORE DEL DOTTORATO Chiar.mo Prof. Michele Cometa A.A 2016/2017 Indice Introduzione ..........................................................................................................................3 Capitolo 1 Il postcoloniale come pratica e condizione contemporanea ..............................13 1.1 Ambiguità e punti di forza di un pensiero frammentario ..........................................13 1.2 Poter ridire di nuovo “Io”: il pensiero sulla decolonizzazione ..................................23 1.3 Il “post” come metafora: la critica postcoloniale ......................................................42 1.4 Temporalità dislocate ................................................................................................61 Capitolo 2 Il qui e l’altrove: il caso italiano ........................................................................75 2.1 L’Italia e il colonialismo: tra un passato rimosso e una prospettiva in divenire .......75 2.2 L’impresa coloniale: la costruzione del sé attraverso la conquista dell’oltremare ....92 2.3 Dove comincia e dove finisce una nazione? Geografia e colonialismo ..................107 2.4 Il colonialismo italiano e le riviste geografiche: protagonisti, temi e obiettivi .......117 Capitolo 3 Immaginari spaziali e narrazioni identitarie ....................................................133 3.1 Identità allo specchio: l’Italia e le colonie ...............................................................134 3.2 Afriche italiane: satelliti attorno alla madrepatria ...................................................142 3.2.1 “Ritorno a casa”: la Libia ..................................................................................146 3.3 Riscrittura del territorio e ruolo del Mediterraneo...................................................154 3.3.1 L’invenzione dell’Eurafrica ..............................................................................159 3.3.2 Frontiere mobili ................................................................................................165 Capitolo 4 L’assoggettamento dell’altrove: un colonialismo “liberal” .............................171 4.1 Demografia e razza: il controllo biopolitico della popolazione ..............................171 4.2 Noi e l’Africa: paternalismo e addomesticamento .................................................181 4.2.1 Imposizione della legge e dello stato di diritto .................................................185 4.2.2 Lotta contro la schiavitù....................................................................................188 4.3 La creazione di un immaginario: racconti di viaggio e ruolo della letteratura ........191 4.3.1 L’incontro con l’oltremare: spedizioni e racconti di viaggio ............................192 4.3.2 Orientalismi mascherati: la letteratura coloniale ..............................................200 1 Conclusioni........................................................................................................................209 Bibliografia........................................................................................................................215 2 Introduzione Questo lavoro, in accordo con la critica postcoloniale e il pensiero femminista, intende partire da un posizionamento teorico e personale: il mio in quanto soggetto scrivente e individuo che vive le contraddizioni della contemporaneità. Mio nonno, mai conosciuto, ha preso parte alla guerra d’Etiopia, durante gli anni 1935-1936. Quello che è rimasto in famiglia di questa esperienza, mai raccontata a me in maniera diretta e ascoltata in modo indiretto dai miei parenti, sono alcune fotografie, scattate insieme ai commilitoni in alcune regioni del paese e una tazzina di caffè decorata con motivi orientali, comprata nel viaggio di ritorno a Port Said. Non è rimasto nient’altro di un evento che deve avere avuto una ripercussione enorme negli occhi di chi l’ha combattuta in prima persona e che l’ha portato in contatto con una realtà altra, conosciuta prima solo attraverso i proclami propagandistici. La memoria di quell’esperienza è rimasta incastonata solo in pochi oggetti, mescolati insieme agli altri ricordi. Come la mia famiglia, molte altre hanno vissuto in maniera diretta il colonialismo, impresa per cui l’Italia ha fatto un grande investimento retorico, economico e militare. Queste storie personali non hanno avuto nessuna ripercussione nella Storia nazionale, nel racconto identitario attraverso il quale l’Italia continua a rappresentarsi e a scrivere il proprio ruolo nel mondo. Il legame con le ex colonie è stato subito nascosto, cancellato all’indomani della seconda guerra mondiale, quando lo stato era impegnato a concentrare tutti i suoi sforzi nell’opera di ricostruzione. Nella contemporaneità, il governo italiano mantiene ancora una politica neocoloniale nei confronti della Libia, con cui da circa dieci anni ha siglato degli accordi relativi alla questione migratoria con l’intento di arginare e controllare il fenomeno oltre i confini italiani. Il modo in cui uno stato europeo può ancora vantare dei diritti su un altro stato e, di fatto, estendere le sue frontiere e la sua giurisdizione ad un territorio che non è quello nazionale, è il sintomo di un colonialismo che non si è mai concluso del tutto. Questo lavoro nasce dall’esigenza di stabilire una connessione tra quello che sta succedendo oggi e quello che è successo ieri, quello che è avvenuto nell’altrove e quello che sta avvenendo in Europa. L’obiettivo è quello di analizzare, con gli strumenti forniti dalla critica postcoloniale, il modo in cui si è costruito e articolato il discorso coloniale in ambito geografico, attraverso immaginari, narrazioni e rappresentazioni. Tra fratture e continuità, questo dispositivo di assoggettamento continua ad operare nel mondo contemporaneo, anche se sotto forme e con modalità diverse. Per riattivare il legame con un passato e uno spazio che hanno subito un processo di forclusione da parte della 3 memoria nazionale, è necessario rileggere l’archivio coloniale come “antre” (Derrida 1975), come strumento in grado si ristabilire un’“in-betweeness” (Bhabha 2001) tra il passato e il presente, tra l’apparato discorsivo coloniale e quello postcoloniale. Per questi motivi, si è scelto di usare un metodo che, seguendo il pensiero foucaultiano (1980), può essere definito archeologico, dal momento che si basa sull’analisi dei discorsi e degli immaginari prodotti dalla riviste geografiche durante il periodo coloniale. La geografia: l’impresa coloniale è di fatto la storia della conquista dello spazio e dell’alterità, del loro assoggettamento epistemico e materiale. L’Italia altrove sta dunque a simboleggiare il modo in cui lo stato di recente unificazione ha cercato di dislocarsi in quello che nella retorica coloniale è stato definito come “oltremare”, cercando di rendere “Italia”, ovvero di rendere familiare e intellegibile alle griglie concettuali europee, degli spazi altri. La conquista coloniale, infatti, non è iniziata e non si è conclusa con l’occupazione militare dei territori, ma è stata preceduta e accompagnata da un intenso sforzo narrativo teso a giustificare l’impresa e a nasconderla sotto il dovere della missione civilizzatrice. Il movimento verso le colonie è stato reso possibile da un ripensamento spaziale finalizzato a definire il ruolo dell’Italia all’interno del bacino mediterraneo e il suo rapporto con l’Africa orientale e settentrionale. L’altrove non si configura soltanto come uno spazio preciso e determinato, ma come un immaginario all’interno del quale confluiscono tutti gli stereotipi e le costruzioni discorsive relative ai luoghi e alle popolazioni da assoggettare. Il ruolo della geografia è stato determinante nel creare un immaginario spaziale che di fatto unisse orizzonte ideologico e territori reali. Per questi motivi, il tempo e lo spazio non devono essere concepiti come delle entità a sé stanti, ma come gli elementi connessi e interdipendenti del fenomeno coloniale. Il colonialismo di fatto unisce il “noi” all’“altro” e il “qui” all’“altrove” e le tracce di questo incontro/scontro sono ancora presenti nella contemporaneità. In sintonia con la critica postcoloniale, si è scelto di avviare un ripensamento del colonialismo italiano a partire dalla produzione testuale delle riviste geografiche di quel periodo. La lotta per lo spazio non si è svolta solo su un piano meramente militare, ma si è basata sulla messa in campo di tutto un repertorio di immagini, stereotipi e idee (Said 1998) che prima ne hanno gettato i presupposti e poi hanno legittimato l’impresa coloniale. Considerare la produzione geografica di quel periodo come un archivio complesso e variegato, è utile per comprendere come il colonialismo abbia funzionato a differenti livelli del sapere e quale sia stato lo sfondo concettuale e culturale nel quale ha agito. 4 Nel caso italiano, la costruzione della nazione va di pari passo con l’avvio di una politica coloniale, dal momento che l’acquisizione del primo possedimento avviene circa dieci anni dopo l’unità nazionale. La concomitanza tra i due fenomeni non si esaurisce solo a livello temporale, ma trova un riscontro