Basilica Argentaria”: Alcuni Spunti Di Ricerca
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ROMA TRE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI UNIVERSITÀ ROMA TRE QUINTERNI DIPARTIMENTO DI STUDI STORICO-ARTISTICI, ARCHEOLOGICI E SULLA CONSERVAZIONE , ROMA 5 TRE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI Quinterni, 5 DIPARTIMENTO DI STUDI STORICO-ARTISTICI, ARCHEOLOGICI E SULLA CONSERVAZIONE GIORNATA DELLA RICERCA 2011 Roma, 7-8 giugno 2011 a cura di Rita Dolce e Antonello Frongia LIBRO CO. ITALIA Organizzazione della giornata: Rita Dolce, Antonello Frongia Progettazione e realizzazione grafica: Fabrizio Musetti Laboratorio Informatico – Dipartimento di Studi Storico-artistici, Archeologici e sulla Conservazione © 2012 LIBROCO. ITALIA via Borromeo, 48 50026 San Casciano V.P. (FI) – Italia P.O. Box 23 Tel. +39-55-8228461 – Fax +39-55-8228462 E-mail: [email protected] – www.libroco.it ISBN: 978-88-97684-08-4 Premessa Da qualche anno, la “Giornata della Ricerca” è un appuntamento fisso nella vita del nostro dipartimento. Fin dall’inizio è stata voluta per mettere in contatto tra di loro i colleghi, da quelli più anziani ai nuovi arrivati: l’incremento del personale, tra ricercatori e professori delle due fasce, è stato notevole negli ultimi tempi, fino a contare nel 2012, mentre va in stampa questo numero di “Quinterni”, ventisei unità, distribuite in sei settori scientifico-disciplinari per gli archeologi e in quattro per gli storici dell’arte. Inoltre gli ultimi anni hanno visto l’uscita dai ruoli universitari di colleghi più anziani, spesso promotori di linee di ricerca che talvolta sono state raccolte dai più giovani, e di conseguenza un notevole ricambio di studiosi. Presentare alcune delle proprie ricerche è stato quindi per tutti noi un modo per informare, creare curiosità e collegamenti, mettere a confronto metodologie in un contesto significativamente trasformato anche solo a partire dal primo anno in cui si è deciso di dar vita a giornate come queste. Per lo stesso motivo le giornate sono sempre state aperte ai dottorandi, in modo che anch’essi potessero venire a conoscenza, al di là degli incontri programmati con i loro tutors e con il collegio dei docenti, delle possibili aperture che il confronto con tutti i membri del dipartimento mette a loro disposizione. La scelta di pubblicare, in forma estremamente sintetica, le relazioni in questi “Quinterni” è consequenziale: la collana, per la quale si è scelta fin dall’inizio una veste tipografica sobria e caratterizzata da un understatement oggi forse un po’ fuori moda ma che abbiamo consapevolmente deciso di conservare, vuole costituire una sorta di archivio della ricerca promossa o comunque portata avanti nell’ambito del dipartimento. Il taglio degli interventi che vi si possono leggere è assai diverso, come diverse, per temi e metodi, sono le ricerche. Alcuni tra di noi hanno preferito illustrare percorsi individuali, presentando in un vero e proprio contributo di taglio scientifico anche se necessariamente sintetico, i resoconti di ricerche che corrispondono ad approfondimenti di temi indagati da anni; altri hanno scelto di esporre, invece dei risultati, veri e propri progetti in fieri che coinvolgono non solo i colleghi del dipartimento ma quelli di altre università o i dottorandi e i dottori di ricerca (è il caso, ad esempio, dei progetti PRIN, ossia “Progetti di Rilevante Interesse Nazionale”, purtroppo sempre più difficili da ottenere e la cui assegnazione è ogni volta assai aleatoria, ma che il nostro dipartimento è sempre riuscito a veder finanziati anche se non nella loro totalità). Carattere qualificante del nostro dipartimento è la pluridisciplinarità, esplicitata a partire già dal titolo. La ricerca che vi si svolge riflette questo carattere composito, che include l’archeologia, la storia dell’arte e i temi della conservazione; una pluralità di voci e di metodologie che, lungi dal frammentarla, ne rendono più forte e più coesa la fisionomia. A partire dal prossimo anno, come molti altri dipartimenti anche il nostro dovrà comunque, per rispondere ai requisiti di legge, fondersi con altre realtà e trasformarsi, includendo tra l’altro tra le proprie competenze la gestione della didattica, non più demandata ai “Collegi” e alle Facoltà ma parte integrante e qualificante dell’attività dei dipartimenti. A questo appuntamento intendiamo presentarci con la massima disponibilità alla collaborazione e al dialogo, consapevoli della necessità di mettere in relazione sempre più fruttuosa le discipline dell’ambito umanistico e non solo. Ma siamo pienamente consapevoli che solo il rafforzamento della nostra specificità e delle nostre competenze consentirà l’esito positivo di questa impresa. Al nuovo dipartimento presentiamo il contributo della nostra ricerca, della quale “Quinterni” come questo offrono la concreta testimonianza. Ai colleghi Rita Dolce e Antonello Frongia, che hanno organizzato le giornate della ricerca 2011 3 e hanno curato, con il fattivo e competente contributo di Fabrizio Musetti, la realizzazione di questo numero di “Quinterni” va la mia personale gratitudine e quella di tutti i colleghi. Liliana Barroero 4 Nota dei curatori L’iniziativa della Giornata della Ricerca promossa dal Dipartimento di Studi Storico-artistici, Archeologici e sulla Conservazione – nata alcuni anni fa, prima che chi scrive vi approdasse – si rea- lizza in un incontro dedicato alla reciproca conoscenza degli ambiti scientifici di ricerca dei Colleghi e dei giovani studiosi in formazione. Si tratta di un’occasione per confrontare metodologie e temati- che anche lontane tra loro, di una opportunità per misurare collettivamente le latitudini temporali e spaziali che il nostro Dipartimento accoglie al suo interno e di apprezzare le potenzialità e le risorse. L’incarico di organizzare l’incontro e i relativi atti, che ci è stato proposto per l’anno 2011, è stato assunto tenendo in conto questi tre aspetti nel corso di tutte le fasi di lavoro, nell’intento di favorire partecipazione e scambi di opinioni al di là delle linee di ricerca e dei profili metodologici di ognuno di noi. Il tentativo è stato quello di stimolare curiosità e interessi immediati per campi di conoscenza crono- logicamente, geograficamente e culturalmente vari, eppure contestualmente presenti in questa occasione. La risposta di partecipazione attiva sia ai lavori, che di necessità hanno occupato quasi due gior- nate, sia alla ricca discussione, che ha accompagnato buona parte delle sedute, sia infine agli atti, ci pare un segnale significativo. La presentazione dei contributi nell’edizione a stampa segue il criterio cronologico delle ricerche presentate nei singoli interventi delle Giornate, per rendere chiaramente tangibile, fin dalla composi- zione dell’indice, l’ampia diacronia che connota la ricerca scientifica del Dipartimento, come anche la varietà di campi archeologici e storico-artistici che ciascuno di noi sta indagando. I contributi raccolti nei Quinterni restano dunque a testimoniare uno degli esiti di questo incontro, il quarto di una preziosa iniziativa, non frequente in molte sedi universitarie italiane: un’occasione che richia- ma discretamente la centralità della ricerca nel lavoro e nell’impegno della comunità scientifica, nonché il suo valore nella trasmissione di conoscenza e di coscienza critica alle generazioni in formazione. Rita Dolce e Antonello Frongia 5 Gli arredi lignei da Ebla: una questione aperta I. LA DOCUMENTAZIONE Gli intagli lignei dal Palazzo Reale G di Ebla costituiscono una testimonianza unica nel panorama delle culture della Siria e della Mesopotamia del III millennio a. C. e ancora di recente citati come la più antica attestazione di opere del genere; opere pur rare, poiché realizzate in legno e nel caso di Ebla ritenu- te parti decorative di oggetti mobili, più precisamente arredi mobili di lusso. Si tratta di più di 500 reperti, a soggetti umani, animali e mitici, ridotti in maggior parte in frammenti minimi, dai 14 cm. ca. dell’unica figura pressoché com- pleta fino ai 6 mm. di resti di un piede (fig. 1), origina- riamente parte di rilievi piani, a mezzo e a tutto tondo, di alto livello tecnico e qualitativo, ove al legno si associa la madreperla per inserzioni decorative fissate con bitume. Del corpus sono attualmente allo studio i resti a soggetto umano maschile e femminile individuati con certezza, circa il 27% dell’intera documentazione recu- perata, ai quali seguirà l’analisi e, laddove possibile, Fig. 1 – Tell Mardikh-Ebla. Palazzo Reale G, locus 2601 l’ipotesi ricostruttiva dei frammenti di abbigliamento, a) Personaggio maschile con insegne e copricapo regale circa il 21%; tali dati ci forniscono già una indicazione b) Piede destro, con indicazione di quattro dita significativa sulla entità di soggetti umani nel complesso di frammenti superstiti. Un aspetto nel metodo d’indagine in corso riguarda la ricostruzione delle dimensioni originarie di singole opere, a partire dai resti più ampi: se ne trae per il momento qualche indicazione per una scala dimensionale non omogenea, ove per soggetti di stesso genere si rilevano misure differenziate. Casi evidenti sono quelli di personaggi ove le altezze certe dei busti maschili (2,5 cm., 2,2 cm.) e della testa femminile (2,7 cm.) (fig. 2) mostrano scarti apprezzabili nelle originarie dimen- sioni per le figure intere rispetto a quelle dei pochi intagli più largamente conservati, tra i 14 e i 15 cm., come su fig. 1 (TM.74.G.1000). Il prosieguo del lavoro su un ampio numero di frammenti significativi da tutti i soggetti del corpus potrebbe condurre a individuare serie di figure di diverse scale, ed estendere il campo dei Fig. 2 – Tell Mardikh-Ebla. Palazzo Reale G,