Paesi di Sardegna 20 • APRILE 2005 Memoria e presente di antica città di Valenza

Lo testimoniano i ruderi di una chiesa in stile romanico dedicata a Santa Maria di Valenza nelle campagne del paese - Qui nascono le leggende, in questa parte della Sardegna che a detta di storici e archeologi fu la linea di demarcazione tra la Civitas barbariae e la romanizzata Marmilla: un confine tra la montagna e la pianura di Natalino Piras ui nascono le leggende, in rallao ed . Per la maggior parte sorsa principale. “Il terreno è otti- Associazione culturale Valenza, to sedimento di storie e leggende, questa parte della Sardegna pianeggiante, comprende anche una mo per tutto”, ancora l’abate An- “tott’impari si cumbidant a pigai si avverte ancora il senso del quo- che a detta di storici e arche- piccola porzione alle pendici orien- gius, “e quando vengono tempesti- parti a su primu cuncursu de poesia tidiano e della festa. A tratti è pos- Qologi fu la linea di demarcazione tra tali della giara di ”. Nuragus, ve le piogge e non nuocono altre in lingua sarda”. Il tema da svolge- sibile rinvenire la lentezza, almeno la Civitas Barbariae e la romanizza- 1040 abitanti, è un paese di contadi- materie allora si hanno copiosissi- re in ottave è classico per Nuragus per qualche giorno, per qualche ta Marmilla: un confine tra la mon- ni e di pastori, pastoris e massaius, mi prodotti”. Ancora oggi, nella e per la Sardegna intera: s’emi- ora, del tempo contadino, quello tagna e la pianura. Nuragus era in con poca sostanziale differenza tra valorizzazione di sé, Nuragus pun- grau. “Vida, traballu, dispraxeris, che, dice un adagio popolare, origine Valenza. Lo testimoniano i le due categorie. Circa 3000 i capi ta molto sui prodotti agroalimenta- trumentus e isperàntzias de torrai a “camminava a luce d’asino”. Sia- ruderi di una chiesa in stile romani- ovini allevati nelle campagne del ri. Da piante, erbe officinali ed aro- domus sua”. Come essere cioè, nel mo arrivati a Nuragus che era pas- co dedicata a Santa Maria di Valen- paese ancora oggi sostenuto da eco- matiche sparse in un territorio pure ritorno a casa, paese-mondo. La sata la prima quindicina di luglio. za nelle campagne del paese. Va- nomia agricola. “Eravamo e siamo “molto archeologico”, la gente ri- storia di Nuragus è quantomai ric- Le strade del paese erano imban- lenza, Valentia, era un’antica città gente di campagna” dice il - cava medicamenti e liquori. Ha ca di storie per gli altri e per sé. dierate a festa, per la ricorrenza romana, un importante passaggio se Gigi Ledda, coordinatore per buon sapore il pane tradizionale. Si Zona di transito della Barbagia della patrona, Santa Maria Madda- nella strada che collegava conto della Cooperativa Servizi Bi- mettono in nostra manufatti di le- agro-pastorale, rattiene la memoria lena, ma anche per la memoria di ad Olbia. Dice una leggenda delle bliotecari di Nuoro del sistema Sar- gno. Il , comunenura- di quanti andarono via oltre che da Sant’Elia, per il cui possesso anco- origini che dopo la distruzione di cidano-Barbagia di . Nuragus, [email protected], è il referente per- Nuragus anche da anche dai centri ra ripresero la guerra nuraghesi e Valenza, nelle sue vicinanze si sa- lo dice la stesso nome, è un luogo di ché questi prodotti della terra e del- vicini. “Molti da , molti da baruminesi. Recita un’aggiunta rebbe formato un sobborgo che pre- nuraghi. Ma anche di acque e di l’arte delle mani possano essere Serri, molti da , e alla leggenda raccolta da Gino se il nome di Ruinas. Poi venne la terre: la zona archeologica e quel- commercializzati anche fuori dai ”, dice il bibliotecario Bottiglioni che a quel tempo, tem- peste, sotto forma di musca maced- la che dà da vivere. “Che non sie- confini del paese. Ci sono altre ri- Gigi Ledda. Da sono emi- pi antichissimi, “un proprietario di da, il terribile insetto della tradizio- no applicati all’agricoltura sono sorse. Il “Gruppo Folk Valenza”, grati dai 900 ai 1200 abitanti. Era- ”, a cui avevano rubato il ne popolare sarda, rinchiuso in an- pochi”, scriveva Vittorio Angius www.valenzafolk.com, fondato no i tempi, quelli dei flussi migra- bestiame, “avendo ritrovato il suo tichissime arche e che una volta li- nell’Ottocento per il “Dizionario nel 1994, si muove nel recupero tori verso le terre fredde del nord gregge smarrito, per grazia di berato provoca solo devastazione e Casalis”. Mentre le donne “fanno delle tradizioni popolari. Ripropo- Europa, che il poliambulatorio di Sant’ Elia, volle costruirgli una fame e guerra. E appunto pestilen- suonare ogni giorno il pettine sul ne, dopo “accurata ricerca etnogra- veniva chiamato “ispidale chiesa proprio nel luogo dove rin- za. Siamo nel Cinquecento, Medio- telaio in ogni casa lavorando per la fica”, lo splendore degli antichi co- de is poverus”. Ammalarsi era un venne la refurtiva cioè a Nuragus”. evo in Sardegna mentre altrove si è famiglia e per il commercio” della stumi femminili e maschili e i vari lusso e quanti, una moltitudine, Lì venne edificata la chiesetta e già entrati nel Rinascimento. Nura- lana e del lino, gli uomini in cam- balli: su ballu seriu, sa danza, su erano costretti a ricorrere “a sa mu- tutti gli anni nuraghesi e barumine- gus che non è ancora Nuragus fa pagna “pascolano i branchi”. Op- ballu nuraghesu. Entrano poi in tua”, all’ospedale ci andavano a si facevano festa insieme in buona parte della curatoria di Valenza, pure, in paese, “esercitano i me- gioco diverse forze per adattare a piedi o a carro, sopra un carro a armonia. Fino a quando, per futili nell’antico giudicato d’Arborea. Si stieri di fabbri ferrari, scarpari, sar- nuove esigenze l’antica bollatura buoi. La memoria dei tempi del- motivi, non nacquero dissidi e con- scatena la musca macedda e i so- tori, muratori, falegnami”. Pochi i di “letterati” di cui scriveva Vitto- l’emigrazione è pure la memoria flitti. I baruminesi, appropriatisi pravvissuti di Ruinas sono costretti “letterati, come si usa qualificare rio Angius. “Su Comunu de Nura- di coloro che sono restati e di quan- della statua di San’Elia non la vol- ad abbandonare il villaggio. Parte quelli che andarono alle scuole, e gus”, recita in lingua sarda un ban- ti sono riusciti a ritornare. Qui a lero più mandare a Nuragus. Co- emigra a Barumini e parte fonda un sdegnano di adoprarsi nelle profes- do de “s’Assessorau a sa cultura”, Nuragus, paese che poggia le pro- sicché i nuraghesi ordinarono una nuovo paese, Su Pinnatzu, che è sioni meccaniche”. La terra è la ri- insieme a Pro loco, Biblioteca e prie fondamenta su uno stratifica- nuova statua da Napoli “donde fu ancora oggi il centro storico di Nu- spedita per mare”. Deve essere ragus. Con Barumini, i Nuraghesi stato un viaggio avventuroso. hanno avuto questioni riguardanti “Quando la cassa con la statua ar- Sant’Elia, venerato in una chiesa CHIESE rivò a Nuragus, la trovarono forata campestre di stile romanico, solen- in un punto: era stato Sant’Elia nemente festeggiato e portato in che, durante il viaggio, si era pro- processione dal 5 al 7 di luglio. An- curato aria, bucando col dito il le- che riguardo a Sant’Elia storia e gno e restando con la destra solle- leggenda si intrecciano. “A San- Dal tempo del Sardus Pater vata e l’indice teso”. Era un segno, t’Arias idd anti vattu sémperi sa un avvertimento per dire della vera vest’a Nuragus”, raccontava a viva fede e delle vere ragioni, se è vero, voce Attilio Piroddi in una delle alle chiese romaniche: conclude la leggenda che “da questo leggende del paese raccolta da Gino tempo in poi, il Santo di Barumini Bottiglioni in un testo ormai classi- non fece più miracoli”. Non ci sono co, pure questo conservato nella bi- i nuraghi e Sant'Elia solo guerre di Santi nella tradizione, blioteca comunale. Secondo la leg- comune del resto a molto Meridione genda, i baruminesi erano gelosi d’Italia e del mondo. Ci sono anche della festa di Sant’Elia. “Dicevano uragus. In un utile volume le tracce del villaggio di capanne tombe. Embrici, pietre di mola e alleanze e sostituzioni. San Sebastia- che il Santo era cosa loro e tanto sull’“Eredità del Sarcida. nuragiche con sovrapposizione macigni con iscrizioni funerarie. no per esempio, molto conosciuto e avevano fatto che lo prendono e lo no e della Barbagia di di ambienti d’epoca romana”. Sui residui della romanitas furono venerato nell’intero Sarcidano-Bar- portano a Barumini”. Lì resta fino a NSeulo”, curato da Mario Sanges Tra Sa Perda Lada e Conca ‘e edificate molte chiese cristiane. bagia di Seulo, viene molto festeg- quando un giorno i Baruminesi per conto della Sopraintendenza Ortu si svolgono le linee di que- “L’agiotoponomastica”, e cioè i giato a Nuragus. Mette insieme i vanno a cercare il Santo e non lo di Nuoro e Sassari e della XIII sto racconto affascinante. “Mo- nomi di luogo legati a Dio e ai San- fuochi per Sant’Antonio Abate, trovano più. Lo cercano ulterior- Comunità montana, Francesca numento nuragico a carattere re- ti, “indica ancora un persistere de- d’inverno, e quelli per San Giovan- mente spingendosi nuovamente in Carrada dà conto del patrimonio ligioso di notevole importanza”, gli insediamenti nel territorio in ni, nel solstizio d’estate. San Seba- territorio nuraghese. Sant’Elia è lì archeologico del territorio di Nu- scrive Francesca Carrada, “è il epoca bizantina e altomedievale”. stiano protegge pastores e massaios fermo, questa volta definitivamen- ragus. La preistoria nuragica è pozzo sacro di Coni”, piccolo ri- Le chiese di Sant’Elia, di Santo e in suo onore, nella festa che dura te. “Tutti credono al miracolo e pro- testimoniata dalla presenza di spetto ad altri ma di raffinata fattu- Stefano, di Santa Maria di Valen- dal 18 al 20 di gennaio viene fatto prio nel punto dove l’avevano tro- numerosi monumenti. “Cultori di ra. Le acque lustrali ebbero molto za, tutte in stile romanico, conti- “su foghidone” e viene portata in vato gli fanno la chiesa”. Qui cè un storia locale”, scrive la Carrada, significato per i nostri antenati, nel nuano a raccontare, con il fascino processione la statua, ornata di aran- dipinto raffigurante al centro l’albe- “contavano fino a quindici anni periodo aureo del Sardus Pater. Di delle leggende, le storie della gen- ce, che un tempo si compravano da ro della vita nell’Eden con ai piedi fa circa trenta nuraghi in questo questo tempo di mitica indipen- te di Nuragus. “La fertilità e l’ab- Gesturi, portate sul carro a buoi. il serpente tentatore. Ai lati ci sono territorio; attualmente si riscon- denza (la mai avuta autonomia nel bondanza d’acqua hanno certo fa- Gennaio, nella tradizione del paese, Sant’Eliseo e Sant’Elia. Come linea tra l’esistenza solo della metà di corso della storia), è pure testimo- vorito l’insediamento umano a ha in sé questa memoria del pane, su del sentire collettivo, quest’ultimo essi e non tutti godono un buono nianza l’officina avvolta in scopo agricolo oltre che militare”. coccone di Sant’Antonio, e delle identifica buona parte della storia- stato di conservazione”. I nura- “un’aura di mistero” di Forraxi Ci furono tempi di pace e altri ne arance. leggenda di Nuragus e del suo terri- ghi più importanti sono quelli di Nioi, dove forse fondevano bron- sopravvennero di aspra guerra. Il Finita la festa, svestito il Santo de- torio che, ha scritto l’archeologa Santu Millanu, Valenza, e quel- zo, rame e piombo. Stratificarono nuraghe di Santu Millanu, “prospi- gli ornamenti e riportato all’ordina- Franceca Carrada, è di “circa 1990 lo di Serra Ilixi. Santu Millanu in questa zona, finita l’età del- ciente il pozzo sacro, e laddove rio quotidiano, le arance benedette ettari”. Questa estensione è com- caratterizza “il paesaggio della l’oro, la civiltà punica e soprattut- fino al XVIII secolo sorgeva la venivano distribuite tra la popolazio- presa “fra la Marmilla ed i rilievi campagna nuraghese”. Intorno to quella romana. Sono restate chiesa di San Gemiliano”, ancora ne. C’era un lungo anno davanti, collinari e montuosi di Laconi, Nu- alla torre centrale “sono visibili tracce di roccaforti, di fontane, di resiste nel tempo. molto cammino da fare.