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Anno VIII N. 78 | Dicembre 2019 | ISSN 2431 - 6739 Crisi delle relazioni e crisi dei paradigmi Un affare di famiglia (due film esemplari: Miserere e La belle époque) e Parasite oggetti complementari Miserere, Oiktos Regia di Babis Makridis. Un film conYannis Drakopoulos, Evi Saoulidou, Nota Tserniafski, Ma- Dall’Asia, unico conti- kis Papadimitriou, Titolo originale: Oiktos e per il mercato anglosassone Pity. Genere Dramma- nente capace oggi di tico - Grecia, Polonia, 2018, durata 97 minuti, distribuito da Tycoon Distribution. esplorare con tenacia e La belle époque continuità nuovi terri- Regia di Nicolas Bedos. Un film con Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Fanny Ar- tori dentro i quali spe- dant, Pierre Arditi. Titolo originale: La belle époque. Genere Commedia - Francia, 2019, durata 110 rimentare nuove narra- minuti, distribuito da I Wonder Pictures zioni, ipotesi avventurose e concettuali per un ci- Due righe su Makri- nema che prova mettere dis e Bedos in circolo idee, piuttosto Babis Makridis ap- Tonino De Pace che l’eterna narrazione partiene alla nouvel- di eventi o forse anche le vague greca che si in virtù di racconti nei quali la fitta trama delle è imposta negli ul- idee si confonde con i profili più segreti e me- timi anni e di cui ditativi, ci giungono alcune novità utili a rifon- fanno parte Syllas dare la corrente idea di cinema. È dall’Asia, Tzoumerkas e il più territorio talmente vasto da potere contenere noto Yorgos Lan- ogni genere di tradizioni, che arrivano sugli thimos. Ed è pro- schermi d’Europa quei film che sanno distin- prio al primo cinema guersi per la capacità di seguire traiettorie utili Giulia Zoppi segue a pag. 4 “L’Ilva e il settimo sigillo”. Pierfrancesco Uva ad una pura astrazione speculativa, piuttosto che fermarsi esclusivamente sull’attrazione narrativa, ancorché emozionante. Alcuni auto- Il cinema tra Utopia e tecnologia ri sono i tailandesi Apichatpong “Joe” Weera- Nel dicembre del 1956 sferico, ci pare non solo difficile, ma illogico. sethakul e Phuttiphong Aroonpheng, il sud co- sulle pagine nei Cahiers Di fatto, occorrerà trasformare direttamente reano Hong Sang-soo, il cinese Jia Zhangke e du Cinéma furono in onde le immagini degli oggetti reali, e poi su un versante meno convenzionalmente nar- pubblicati due articoli queste onde in immagini virtuali. Tali imma- rativo, il cinese Wang Bing e altri se ne potreb- in polemica tra loro: gini verranno materializzate senza lo scher- bero aggiungere. Due illustri esempi, a loro modo “Montage Interdit” di mo, o entro uno schermo voluminoso e traspa- complementari per un’idea di cinema esemplar- André Bazin, e «Mon- rente, forse addirittura immateriale, sostituito mente teoretico e quindi meditativo, riflessivo an- Mario Franco tage, mon beau souci” a sua volta da un fascio di onde”. La visionaria che ad una lunga sedimentazione, sono Un af- di Jean-Luc Godard. descrizione di Barjavel auspicava un supera- fare di famiglia del giapponese Kore’eda Hirokazu Alle idee di Bazin, per cui il cinema per essere mento, o forse un’estensione, dilatazione del e Parasite di Bong Joon-ho. Due film che da os- arte avrebbe dovuto privilegiare i piani se- cinema, addirittura oltre gli auspici di Bazin. servatori diversi, ma convergenti e con, invece, quenza e i campi lunghi a scapito del montag- Barjavel, giornalista, e sceneggiatore di film divergenti registri e soprattutto esiti narrativi gio, Godard rispondeva affermando che il ci- non tutti memorabili (Don Camillo(1952), La che possono riassumersi nei due aggettivi in- nema aveva proprio nel montaggio la sua grande vita (1960), Totò a Parigi (1958) I miserabili troflesso ed estroflesso, affrontano il tema qualità specifica. In questo, Godard seguiva la (1957) di Jean-Paul Le Chanois), negli anni della dell’unità familiare e della sua coesione in un lezione di Ejzenštejn per il quale solo il mon- sua giovinezza aveva sicuramente letto “L’Ève regime di regole che si possono classificare co- taggio poteva suscitare emozioni e nuove as- future”, il romanzo utopico-fantascientifico di me appartenenti alla devianza sociale. È pro- sociazioni di idee nello spettatore cinemato- Villiers de l’Isle-Adam, pubblicato nel 1886 che prio all’interno di queste coordinate che en- grafico. Allo stesso modo la pensava Kubrick e anticipava l’idea di una proiezione ologramma- trambi i film sviluppano le rispettive attese e con lui molti altri registi. Ma… ha ancora senso tica capace di far vivere un’attrice nello spazio ricompongono il loro piccolo universo collate- la distinzione tra piano sequenza e montag- reale come una sorta di androide. L’idea che una rale in violazione di ogni convenzionalità delle gio dopo la cosiddetta “rivoluzione digitale”? realtà essenzialmente illusoria sia entrata nelle regole sociali. In Un affare di famiglia la compo- Anche qui, per essere meno legati al dibattito nostre vite e non solo al cinema, abbattendo i sita famiglia Shibata vive di piccoli furti e truf- tra “apocalittici e integrati”, converrà fare un confini di spazio e tempo, appartiene già agli an- fe. È invidiabile la loro solidarietà e si scoprirà passo indietro, addirittura al 1944: Renè Barja- ni Venti del Novecento. Le “avanguardie storiche” che la loro unità e reciproca affettività, è tanto vel scriveva: “Non si arriverà a una soluzione teorizzavano la liberazione della parola dall’ordi- più reale e profonda, quando la non conven- soddisfacente finché il cinema sarà schiavo di ne lineare guttemberghiano, la liberazione del- zionalità della loro convivenza verrà alla luce quel nastro piatto che si chiama film. Trasfor- la pittura dalla costrizione della cornice e dalla scoprendo quella specie di casa-famiglia, luo- mare una immagine piatta in immagine a tre di- rappresentazioneprospettica, il teatro fuori dal go d’accoglienza dove hanno trovato il calore mensioni, anche proiettandola su uno schermo segue a pag. successiva segue a pag. 14

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segue da pag. precedente essa. La “simulazione figurativa digitale” ha luogo separato tra palcoscenico e platea. Per le eliminato il valore della documentazione e della avanguardie rappresentare e raccontare il testimonianza alla fotografia e al cinema. Inoltre mondo significò cessare di raccontarlo in ma- il fenomeno quantitativo della marea d’imma- niera lineare, unitaria e compiuta. Capirono gini dei media a un’analisi qualitativa della che con le rivoluzioni elettroniche i media svi- percezione cinematografica coinvolge neces- luppatisi nei primi vent’anni del Novecento (il sariamente il linguaggio del film e il mestie- cinema, la radio), cambiava non solo il modo di re del regista. Viene così sminuito il mito ne- comunicare, ma il mondo stesso. In seguito, orealistico dell’attualità politica del cinema. con l’avvento dei media della simultaneità – Paradossalmente nessun’epoca conosce così televisione (medium verticale) e computer poco se stessa come la presente che crede di (medium orizzontale) – abbiamo acquistato rispecchiarsi nelle immagini dei media. L’in- un potere nuovissimo e stupefacente, quello dustria del cinema disegna l’inquietante sce- dell’essere in contatto diretto con l’intero pia- nario di un mondo tutto in superficie, prigio- neta. Il passaggio dal cinema meccanico-chimi- niero in una dimensione d’eterno presente, co a quello elettronico-digitale risponde a queste che impedisce qualsiasi scavo da parte della lontane e profetiche esigenze: adeguare un lin- coscienza storica. Il catastrofista Baudrillard guaggio allo scardinamento di abitudini culturali agitava lo spettro di un mondo irreale, costi- e automatismi percettivi per esplorare nuove tuito soltanto da immagini (simulacri). Forse possibilità, creare combinazioni complicate e non aveva torto. Molto cinema attuale sareb- ricche quanto lo è il pensiero. Ora che non è be impensabile senza le tecnologie digitali. Si più la gente ad andare al cinema ma il cinema pensi a Cameron (Titanic, Avatar) ma anche all’u- a entrare in casa, passando dall’unicità della so del digitale da parte di autori come Scorsese proiezione in pellicola alla riproducibilità in- (Hugo Cabret) e Wenders (Pina) o l’uso della “mo- finita, ’ l utente ha la possibilità di creare un tion capture” da parte di Spilberg per Tintin, e palinsesto personalizzato. Oggi i media sono gli esempi potrebbero continuare numerosi. Il costretti a ripensarsi sulla base delle innova- passaggio al digitale caratterizza in questo mo- zioni con cui vengono in contatto. Si tratta di mento la situazione generale dei mezzi di co- una modalità di rapporto che è sempre esisti- municazione, mostrando un altro enorme cam- ta ma che si inserisce oggi in un panorama to- biamento: un nuovo scenario che prevede la talmente inedito, in continua e rapida meta- connessione tra tutti i media e rende ormai dif- morfosi al quale il cinema non può che ficile parlare del cinema isolandolo rispetto agli adattarsi, correndo a volte il rischio di ve- dere dissolta la propria specificità nella pluralità degli audiovisivi. A essersi modifi- cata, in seguito alle innovazioni degli ulti- mi anni, è anche la condotta dello spettato- re, per il quale la sala cinematografica rappresenta soltanto una delle infinite va- rianti di un consumo delle immagini fatto- si irrimediabilmente plurale, nell’ampio ventaglio offerto dai cosiddetti individual media (il lettore dvd, lo smartphone, la smart-tv). Il che significa che alla “proiezio- ne in sala” oggi assistiamo alla proliferazio- ne di cineteche personalizzate. L’analogia “Hugo Cabret” (2011) in 3D di Martin Scorsese vedere immediatamente il lavoro fatto senza va cercata tra la lettura medievale del chierico altri mezzi audiovisivi. La situazione attuale ve- aspettare i “giornalieri”, girare in condizioni di che si rivolgeva a un pubblico di analfabeti, al- de il rapporto esistente tra tutti i media come luce prima proibitive e avere una diversa inte- la possibilità, dopo l’invenzione della stampa quello di un’interazione continua, attraverso razione con il cast. Il cinema di Michael Mann e lo scisma luterano, di leggere individual- un’operazione ininterrotta di commento, ripro- (Collateral e Miami Vice), ad esempio, ha potuto mente non solo la Bibbia, ma un numero in- duzione e sostituzione reciproca. Grazie a que- evitare l’ordine di “Azione!” e di «Stop!», perché definito di libri che possono essere conserva- sto processo, che è stato definito dai moderni non c’è più un vero inizio e una vera fine delle ti, riletti e studiati. Oggi è troppo presto per mass-mediologi con il nome di ri-mediazione, i riprese. Il regista, il montatore e il direttore capire cosa abbiamo perso e cosa abbiamo nuovi mezzi di comunicazione si modellano a della fotografia possono compiere in fase di guadagnato; per cui ci accontentiamo dei mi- partire dai precedenti mentre, nello stesso tem- post-produzione tutte le modifiche che voglio- nori costi della ripresa cinematografica con le po, i vecchi media sono costretti a ripensarsi sul- no. Se qualcosa è andato perduto sul “fascino” telecamere digitali e delle scenografie che trag- la base delle innovazioni con cui vengono in del set come era stato inteso finora, altro si è gono giovamento e risparmio con le ricostru- contatto. Si tratta di una modalità di rapporto guadagnato in efficienza e riduzione dei costi. zioni digitali utilizzabili con il sistema del che si inserisce in un panorama totalmente ine- Dopo di che, il successo di un film o di un regi- blue-screen. Anche il montaggio si è liberato dito, in continua e rapida metamorfosi, al quale sta prescinde – per fortuna – dal mezzo tecnico dalla moviola meccanica (pellicola in “copia il cinema stesso non può che adattarsi, correndo utilizzato ed è dovuto alla capacità di racconta- lavoro”, truka, correzione chimica del colore, a volte il rischio di vedere dissolta la propria spe- re, comunicare, innovare e imporsi sul merca- taglio del negativo, stampa definitiva). Piutto- cificità nella pluralità degli audiovisivi. Voglio to. Se, infatti, le nuove tecnologie sembrano re- sto, ciò che ancora sembra irrisolto è un pro- ricordare anche film girati con cineprese amato- alizzare le utopie del secolo scorso, l’arte del blema ontologicamente interessante: quello riali come l’italiano Paz (2002) dell’esordiente Re- suscitare emozioni, riflessioni, divertimento della discriminazione tra reale e irreale. Ad nato De Maria, girato in Hi8 e prima ancora gli ed empatia appartiene esclusivamente alla ge- esempio: una fotografia creata digitalmente inserti in VHS nel Nick’s Movie di Wenders. nialità degli artisti. non può essere considerata come evidenza di Ma cosa può fare una telecamera rispetto a qualcosa che esiste indipendentemente da una cinepresa? Può girare senza interruzioni, Mario Franco 2 [email protected] L’impegno trasversale, da parte di tutte le forze politiche, per promuovere il ruolo della cultura nel nostro Paese e la sua rilevanza economica e sociale. Prosegue lo spazio dedicato ai politici di buona volontà che vorranno impegnarsi su “La priorità dell’azione politica nell’ambito della cultura” La parola ai politici: Il patrimonio culturale pilastro della nostra Repubblica. Ma è pro- prio cosi?

Per affrontare il tema della cultura in tempi di crisi, c’è un punto da sottolineare in parten- Stefano Fassina za: è prevalsa in questi ultimi anni in Italia una linea, di cui si è fatta portatrice la destra, ma interpretata anche da una sinistra subalterna, che ha visto ridurre le risorse alla ricerca, alla scuola, all’università, al- la musica, ai teatri e alla tutela dei beni cultura- li. “Con la cultura non si mangia” (famosa frase attribuita al ministro Tremonti) si è in realtà sdoganato il principio per cui lo Stato investe meno, per investire meglio e gli “spiccioli” e i privati possono supplire alla mancanza di ri- sorse. Non è andata così negli altri paesi euro- pei, neanche in quelli governati dalla destra. È stata quindi una specialità tutta nostrana, un “made in Italy” non esportato, per fortuna. Dunque spendere per la cultura è considerato un lusso che in tempi di magra non ci si può permettere. Eppure nella nostra Costituzione il diritto alla cultura è affermato con molta en- fasi e coerenza: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio sto- rico e artistico della Nazione”. Il patrimonio culturale è visto, quindi, come uno dei pilastri a base della nostra Repubblica, perché afferma il pieno sviluppo della persona umana attraverso la conoscenza. Con l’articolo 9, e i suoi rapporti con gli articoli 1 e 3 della Costituzione, la demo- Sandro Botticelli, “Annunciazione di Cestello”, 1489-90 circa - Tempera su tavola, 150 x 156 cm, Galleria degli crazia italiana ha deciso infatti di rigenerarsi Uffizi, Firenze con la ricerca dell’uguaglianza, da perseguire, non solo con la salvaguardia dei diritti del lavo- produrre “introiti”, ma deve essere un forte sti- e poi realizzate. Questa è la via per avvicinarsi al ro e l’accesso ai servizi per tutti, ma anche at- molo alla ricerca che sviluppa innovazione e la- progetto della Costituzione sul patrimonio cul- traverso la promozione della conoscenza. Un’al- voro. E’ quindi categoricamente sbagliato “ri- turale. Il resto è mediocre economicismo. In tra scelta lungimirante, soprattutto se vista sparmiare”, tagliare fondi a scuola e Università conclusione, per promuovere la cultura secondo oggi nell’età dell’informazione: il sapere critico ed Enti Artistici, alla tutela del Patrimonio Ar- il dettato costituzionale dobbiamo innanzitutto per contestualizzare e interpretare autonoma- cheologico e museale. Alla scure abbattuta nel combattere una difficile battaglia culturale. E’ mente le informazioni è condizione fonda- 2008 sul bilancio dei Beni culturali, dimezzato una battaglia da combattere insieme ai movi- mentale per essere uguali e liberi. Nessun altro in un colpo solo da Silvio Berlusconi, Giulio menti civici al fine di ribaltare l’agenda alla poli- Paese al mondo può vantare tale lascito dai Tremonti, Sandro Bondi, nessuno, poi, ha ri- tica, troppo spesso interpretata come china, ge- propri Padri Costituenti. Vi è in tale lascito una mediato: e così oggi spendiamo in cultura l’1.1% nuflessa ai mercati. Dobbiamo costruire un forte visione della cultura: la consapevolezza che della spesa pubblica (esattamente la metà della movimento popolare in difesa della scuola pub- ogni attività artistica, letteraria, scientifica ha media europea), lo 0,6% del pil, una percentua- blica e della cultura come fonti di democrazia. una funzione insostituibile nella società, così le da recessione culturale. Il danno è evidente, Abbiamo uno strumento potentissimo nella Co- come la scuola e l’Università; luoghi e opere so- ma si perpetra un modello per cui il reddito è stituzione: la dobbiamo usare per ricostruire co- no volano di valori civici e identitari, strumenti dei privati mentre le perdite, intese come usura scienza di sé dei propri diritti, dei diritti a usu- di costruzione della democrazia sostanziale. E del patrimonio e della sua funzione costituzio- fruire dei beni pubblici. La useremo perché sono e possono essere anche fonti di economia nale, sono a carico e in danno della collettività. restiamo fedeli alle parole di Antonio Gramsci: e sviluppo, di occupazione in un Paese così “af- Una strada alternativa è possibile: produrre co- “... La cultura … è questa coscienza formata non famato” di posti di lavoro, quale è ridotto il no- noscenza, insieme a un reddito sociale, può deli- sotto il pungolo brutale delle necessità fisiologi- stro. Nonostante tali potenzialità, siamo invasi neare un’altra economia del patrimonio, soste- che, ma per la riflessione intelligente, prima di quotidianamente da una perversa retorica del- nibile, diversa da quella finora proposta. Non alcuni e poi di tutta una classe, sulle ragioni di lo sviluppo inteso come profitto delle imprese, può essere il successo del botteghino (i biglietti certi fatti e sui mezzi migliori per convertirli da da uno sbandieramento del “libero” mercato venduti), a essere l’unico metro del successo del- occasione di vassallaggio in segnacolo di ribel- come panacea di ogni difficoltà, ignorando che la dirigenza dei grandi siti archeologici o muse- lione e di ricostruzione sociale”. non ci può essere sviluppo economico senza ali. Occorre una valutazione ex-ante e ex-post Stefano Fassina crescita democratica. Dovrebbe essere ovvio sull’impatto cognitivo e sociale, non soltanto di Economista. Consigliere di Sinistra per Roma. Deputato che la cultura non è un “lusso”, né serve solo a breve periodo, delle iniziative da programmare LeU. Promotore di Patria e Costituzione 3 n. 78

segue da pag. 1 del film, riesce ad assumere alla perfezione stancamente ad un matrimonio privo di alle- di quest’ultimo, si pensi a Dogtooth, che il Mise- una maschera attonita e stralunata (che tanto gria, con la sempre bellissima e vitale Marian- rere di Makridis si ispira; non è un caso che a ricorda la fissità di un Buster Keaton), al ser- ne (una Fanny Ardant dal fascino incrollabile firmare la sceneggiatura sia proprio Efthymis vizio di un personaggio che, grazie alla divi- e sempiterno, al servizio di uno charme che la Filippou, già co-autore dei maggiori lavori sione in capitoli che hanno la funzione filoso- rende ancora unica), psicanalista in cerca di lanthimosiani. L’orizzonte tematico non si di- fico/drammaturgica del coro greco, riassume continue emozioni che, tra le altre cose, in- scosta di molto dall’ opera citata, tornando a la grande complessità in cui l’uomo contem- trattiene una relazione con il suo miglior ami- raccontare con il consueto approccio asettico poraneo è costretto a vivere, subendo atteg- co. Se lei è protesa verso il domani (il film la figura del professionista benestante – il “bor- giamenti e modalità che ne sviliscono le mi- sembra uno spot delle nuove tecnologie) come ghese” del secolo scorso – dentro il quale si na- gliori intenzioni e inducendolo a comportamenti il figlio Maxime (produttore di contenuti mul- sconde un potenziale mostro pronto a scate- inaspettati. Risulta chiaro che il linguaggio scelto, timediali, dentro la cui azienda vorrebbe inse- nare l’orrore. Nicolas Bedos, dal canto suo, la forma stilizzata e fredda della scenografia e rire il padre, disoccupato da tempo), lui vive rappresenta la nuova leva cine- rispettando i suoi tempi del matografica francese, non sen- tutto fuori sincrono rispetto al za aver raccolto dissensi e pole- clima che lo circonda. Marian- miche in patria, specie per un ne corre verso il futuro (?) men- temperamento spocchioso e un tre Victor gli resiste ostinata- atteggiamento sprezzante (del mente, incarnando un carattere resto, senza fare del moralismo proteso verso il fallimento (se- spiccio, come classificare un ci- condo gli standard odierni, o neasta che realizza un film trat- meglio, quelli espressi nel film). to dal romanzo di F. Beigbeder Poco dopo infatti vedremo Ma- L’amore dura tre anni…? Vedere per rianne cacciare di casa Victor la- credere n.d.r.), al quale non sem- sciandolo sul lastrico senza trop- pre riesce ad opporre un talento pi complimenti... A venire in altrettanto costante. Il tempo soccorso del povero Victor sarà dirà se entrambi questi due “nuo- Antoine (Guillaume Canet), vi” autori riusciranno a mante- vecchio amico del figlio Maxi- “Miserere” Pity (2018) di Babis Makridis nere un buon livello di creativi- me che dall’ anziano illustrato- tà, ma soprattutto se avranno il re era stato “salvato” in gioven- coraggio di mostrare intatta la tù, (attraverso un provvidenziale capacità di entrare dentro te- fumetto che lo aveva aiutato a matiche calde e conturbanti co- crescere), grazie alla società che me in questi due film sono riu- dirige con grande successo, sciti a fare, seppur a mio parere, nella quale regala, dietro ca- con esiti diversi, direi opposti. chet di tutto rispetto, la possi- Crisi delle relazioni e crisi dei para- bilità di rivivere il passato con digmi l’ausilio di set debitamente at- Questo titolo allude ai protago- trezzati che ripropongono epo- nisti di entrambe le pellicole. che e personaggi del tempo che Nel film greco, a fare la parte del fu, con una fedeltà sufficiente- protagonista è un avvocato sen- mente credibile, da sembrare za nome (l’indistinto/ innomi- veri. Sappiamo bene che la vec- nabile è una cifra del cinema chia e fortunata profezia debor- che sfugge alle classificazioni “La belle époque” (2019) di Nicolas Bedos diana che discettava sull’ (allo- standard) che vive in una bella casa sul mare della sceneggiatura, altro non sono che una ra) “società dello spettacolo” (1967) da qualche con il figlio ed una moglie che a causa di un in- spersonalizzazione voluta ad accrescere il pa- decennio è diventata a tutti gli effetti “società cidente, è in coma. Sin dalle prime immagini thos intorno ad una trama che, come nelle dello spettacolo integrato”, ovvero una società comprendiamo il tono che Makridis intende pellicole di altri registi ellenici di oggi, sceglie in cui lo spettacolo è così introiettato nel quo- dare alla sua pellicola. Essa vira infatti, dall’i- il paradosso come elemento narrativo, per po- tidiano da essere indistinguibile. Ragion per perrealismo al grottesco, per giustificare al ter spiazzare lo spettatore, allontanandolo da cui Victor, inserito nel (vecchio) copione che meglio e senza ambiguità, il comportamento ogni facile aspettativa (non diremo con quan- lo riporta nei ridenti anni ’70, dentro il caffè alquanto peculiare del nostro padre di fami- ta efficacia per non rivelare oltre). Pertanto lionese “La Belle Epoque” in cui incontrò per glia. Egli ogni mattina e appena si presenta non occorre essere psicanalisti per intravede- la prima volta Marianne (dove recita anche un l’occasione, scoppia in pianti disperati per ri- re nel pianto dell’avvocato e nei comporta- sorridente Pierre Arditi), non fa che rimarca- marcare l’angoscia per le sorti della moglie, menti successivi il risveglio improvviso della re stancamente un cliché affatto originale, ov- anche se i suoi insistiti e roboanti singhiozzi moglie (insperato e soprattutto indesiderato), vero la riproduzione plastificata di un passato suonano artificiali, come artificiale è tutto ciò un narcisismo esasperato al limite del paros- che non potrà mai più ritornare, se non su un che si trova intorno a lui...(tanto da far dichia- sistico, a significare quanto oggi l’uomo con- palcoscenico abitato da comparse e aspiranti rare all’autore che l’intento era quello di resti- temporaneo si muova a stento dentro un con- attori che, ingrossando il budget dei venditori tuire un personaggio ed un contesto paradig- testo sociale dove la soggettività è stata di nostalgia, vorrebbero farci credere che i matici, esemplari e quindi volutamente non soppiantata da un individualismo spinto e sentimenti e le emozioni possano avere un lo- realistici). Scopriamo ben presto che tale at- quindi da una disperata solitudine. La stessa ro mercato.La questione però non è retorica, teggiamento vittimistico ha il solo scopo di at- solitudine che ha colpito da un po’ di anni il perché sappiamo bene, invece, che da tempo è tirare la pietà altrui, insieme al desiderio spa- nostro (tenero e sempre in parte) Daniel Au- così: i nostri sentimenti e le nostre emozioni smodico di far convergere su di sé l’attenzione teuil, nella pellicola di Bedos, La Belle Epoque, sono in vendita sui canali tv, come su fb o In- di chiunque lo circondi, attenzione senza la dove interpreta un pigro e disilluso disegna- stagram ecc. ecc. ( e la compravendita dei dati quale il suo teatrino quotidiano perderebbe di tore di fumetti Victor che, dimenticato il sensibili lo dimostra, siamo una merce molto senso. Yannis Drakopoulos, l’ottimo interprete grande successo di decenni prima, sopravvive segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente Ritratto di diva #7 dappetibile; altrettanto quanto lo è l’esibizio- ne dei nostri stati d’animo a cui affidiamo -an- che- il report fotografico delle nostre malattie Audrey Hepburn più gravi) e poco importa se poi risultano finti, Audrey Kathleen Ru- che le ha procurato una nuova candidatura irreali o addirittura Fake (le cosiddette bufale ston, in arte Audrey all’Oscar, a Cenerentola a Parigi, da Sciarada, che girano online con scopi ben precisi). Per- Hepburn, nasce a Bru- sua terza nomination all’ambita statuetta, a ciò quando Victor si invaghisce di Margot (ov- xelles nel 1929, figlia di Come rubare un milione di dollari e vivere felici. La vero la sfortunata amante di Antoine, perso- una baronessa olandese diva, diventata nel corso degli anni Cinquanta naggio a dir poco inconcludente e immaturo) e di un inglese impiega- icona di stile ed eleganza, inizia sin dai primi che nella messinscena impersona la bella e Barbara Rossi to presso una compa- film a recitare con gli attori più in vista dell’o- giovane Marianne, non fa che dimostrare che, gnia assicuratrice. Il cognome Hepburn è quello limpo divistico hollywoodiano: Humphrey se da una parte il gioco può sfuggire di mano della nonna materna. Da bambina, a causa del Bogart, William Holden, Cary Grant, Gary Co- scompaginando i piani, dall’altro il business lavoro del padre, ha modo di viaggiare per l’Eu- oper, Fred Astaire: tutti sedotti dalla partico- della nostalgia mostra deficit non di poco con- ropa, ma dopo il divorzio dei genitori va a vivere lare aura di seduzione che emana da lei. Le in- to (e sì, perché davanti alle emozioni reali non con la madre e i due fratellastri in Olanda, men- terpretazioni più famose della Hepburn c’è set che tenga e… al diavolo i ricordi!), finen- tre la seconda guerra mondiale inizia a lasciare restano quelle di Holly Golightly in Colazione do per autodistruggersi (e questa è una bella sul suo viso e sul corpo quei segni inequivocabili da Tiffany, la pellicola di Blake Edwards tratta notizia). Va da sé che i soli due momenti di ve- - dovuti alla fame e alle privazioni - che anni do- nel 1961 dal romanzo di Truman Capote, e di rità di questo film siano sul finire, quando Vic- po contribuiranno a definire la sua immagine Eliza Doolittle nel musical My Fair lady, di Ge- tor è respinto da Margot e quando successiva- divistica. Nel 1948 Audrey si trasferisce a Londra, orge Cukor, 1964. Con il trascorrere del tempo mente, Marianne sarà impersonata dalla vera dove prosegue gli studi di danza, tentando nello le sue apparizioni cinematografiche si dilui- Marianne (che nel frattempo si è accorta di stesso tempo la carriera di attrice. Inizia, come scono: Audrey preferisce dedicarsi alla fami- amare ancora il marito privo di verve…perché spesso accade agli attori alla fine è sempre così che funziona, in barba a esordienti, con qualche parti- tutto quello che il film ha dimostrato in prece- cina a teatro e alcuni piccoli denza), chiudendo la storia con un finale che ruoli cinematografici, ma la più scontato è impossibile (il passato è sempre vera grande occasione arriva meglio, nonostante il virtuale imperi…peccato quando la famosa scrittrice che il passato sia passato e la memoria sia un francese Colette la sceglie per esercizio privato e sperabilmente segreto per interpretare la parte della ognuno di noi, quantomeno quella relativa alle protagonista nella trasposi- nostre relazioni amorose: altro che spettaco- zione a Broadway del suo ro- lo)! Il punto è che Bedos incastra i piani senza manzo “Gigi”. La straordina- fare chiarezza sul suo reale punto di vista. Non ria avventura hollywoodiana si capisce se critichi l’ipertecnologismo di Ma- inizia per Audrey con il pro- rianne, preferendogli il lento pragmatismo vino per il film Vacanze roma- nostalgico di Victor, né se nel cosiddetto happy ne, del regista William Wyler, ending si voglia restaurare il vecchio matrimo- che insieme a Gregory Peck, l’interprete principale, si ren- de subito conto di avere in- contrato un’attrice di grande talento. Audrey diventa, così, la principessa Anna e vince subito un Oscar, nel 1954, co- me miglior attrice protagoni- sta. Il critico A. H. Weiler, sul “New York Times” dell’agosto 1953, compone un ritratto il- “L’amore dura tre anni” (2012) di Frédéric Beigbeder luminante delle caratteristi- nio, come valore da preservare, perché ogni che che renderanno unica la avventura deve restare tale (nihil sub sole no- figura della Hepburn nel pa- vum…ma Bedos non era il regista di L’amore du- norama divistico internazio- ra tre anni?). Certo, questi personaggi alla ri- nale: «Sebbene non sia nuova cerca di autore rimandano a Pirandello, per il al lavoro cinematografico, Au- loro agire senza bussola e inducono ad una drey Hepburn, l’attrice britannica che è stata la glia, ai due figli, agli animali (tra gli altri, ave- certa tristezza (se abbiamo bisogno di una protagonista per la prima volta come la Princi- va adottato un cerbiatto, che viveva in casa messinscena per riprenderci in mano la vita, pessa Anna, è una sottile, elfica, malinconica bel- con lei) alle cause umanitarie: alla fine degli ebbene siamo messi piuttosto male - possibile lezza, al tempo stesso regale e infantile nel suo anni Ottanta diventa ambasciatrice UNICEF e che non si riesca più a vivere le relazioni senza profondo apprezzare i semplici piaceri e l’amo- viaggia instancabilmente per il mondo per surrogati tecnologici tra le mani?- ). Makridis re. Benché sorrida coraggiosamente alla fine portare aiuto e conforto ai poveri e agli emar- lancia un messaggio assai più disperato ed an- della storia, rimane una figura solitaria e pe- ginati. Il mito di Audrey Hepburn non si con- gosciante ma, nello scegliere un registro come nosa che deve affrontare un futuro soffocan- clude con la sua morte, avvenuta in Svizzera quello di Miserere, non dà adito a nessun dub- te». La bellezza eterea ed aggraziata, l’appa- nel 1993: sopravvivono la magia e il fascino di bio: viviamo tempi complicati, privi di com- rente fragilità, il candore, sotto la cui superficie un’artista che ha fatto della spontaneità il suo passione e di vera empatia, immersi come sia- si celano determinazione, intelligenza e una abito più seducente: «La semplicità e la verità so- mo in un ipertrofismo sterile che a volte rischia certa dose di malizia: la Hepburn ha incarnato no le sole cose che contano veramente. Vengono di diventare anche molto pericoloso. questo modello femminile in una moltitudine da dentro. Non si può fingere». Giulia Zoppi di ruoli, dalla Sabrina del film di Billy Wilder, Barbara Rossi 5 n. 78 Il nostro incontro con Adriano Aprà Nella sua pluridecennale attività di critico cinematografico, Adriano Aprà ha sempre esplorato nuove strade. Ad esempio concentrandosi, già dai lontani anni ’60, su tendenze e autori ignorati dal grosso degli studiosi nostrani. Oggi, la medesima spinta ha intrapreso direzioni inedite, due delle quali sono documentate in que- sta intervista. La prima concerne la promozione del cinema indipendente, svolta anche mediante la creazione di nuovi canali distributivi. In secondo luogo, men- tre molti suoi colleghi si limitano a registrare la perdita di peso della critica, Aprà invita a praticarla in modo diverso, attraverso l’uso delle tecnologie digitali e la produzione di audiovisivi. Sarà questa la via per rilanciarla? E’ difficile dirlo però, come emerge nella conversazione, parliamo di una proposta fondata su solide basi teoriche, che tiene inoltre conto dei cambiamenti in atto nel sistema dei mezzi di comunicazione.

Anzitutto vorremmo sa- Tra i registi di finzione che si sono dedicati anche al irrinunciabile del cinema documentario. pere perché, secondo te, documentario, quali hanno raggiunto risultati ap- Che cosa pensi del contesto odierno: può essere più in Italia il documentario prezzabili? favorevole alla realizzazione di documentari di vive ancora una situa- I nomi sono tanti, a cominciare da Mario Sol- qualità? zione di marginalità. dati in tv e Rossellini in tv e in cinema, ma mi Attualmente sono ottimista. L’avvento del di- È una questione che concentrerei soprattutto su Pasolini. Che pos- gitale apre nuove strade a chiunque intenda viene da lontano. Per- siamo considerare come l’iniziatore, da noi, esprimersi attraverso l’audiovisivo. Il fatto è Stefano Macera ché è emarginato, se il del documentario moderno. Nei suoi docu- che, finalmente, c'è la possibilità di realizzare cinema nasce proprio mentari (vedi, tra gli altri, Le mura di Sana’a) le proprie opere in maniera economica e sen- come documentario con Lumière? Il docu- viene mantenuta sì la voce fuori campo, che è za le complicazioni produttive ed estetiche mentario, nel quadro dell’arte cinematografi- uno dei limiti di molti documentari, però con connesse alle grandi produzioni. Questa con- ca, si è sempre proposto come genere specifi- modalità diverse da quelle adottate tradizio- dizione, negli ultimi anni, ha sprigionato no- co, distinto dall’assenza degli attori e, quindi, nalmente. Non si tratta più di quella che, nel tevoli energie, per lungo tempo represse dal dal fascino a essi legato. Ma in Italia in parti- mondo anglosassone, viene detta “voce di meccanismo industriale e dalle regole ad esso colare il documentario ha sempre avuto una Dio” perché non si riesce a capire in nome di legate. I risultati si sono visti sia nella finzione vita complicata. Intanto perché molti degli ar- chi parli. La voce fuori campo, in questo caso, che soprattutto nel documentario, che sta in- gomenti che poteva trattare ve- traprendendo una direzione nuo- nivano già affrontati dal cine- va. ma di finzione di derivazione Quale? neorealistica. Inoltre, a partire Direi che si tratta di un orienta- dal secondo dopoguerra, ha pe- mento opposto a quello sintetiz- sato la produzione, quantitati- zato nella definizione “cinema vamente enorme, di cortome- del reale”, che personalmente traggi. La visione del corto era non ho mai amato e che riman- associata a quella di un lungo- da a opere che muovono dall’il- metraggio e chi lo produceva lusione di poter restituire la real- prendeva una quota degli in- tà in modo “neutro”. L’evoluzione cassi. Il che spingeva a concepi- attuale è invece in senso saggi- re documentari molto brevi (at- stico e porta a una forma non og- torno ai 10'), realizzati in modo gettiva ma soggettiva: l’autore frettoloso e con una spesa mo- riflette in prima persona su un dica. A suo tempo ho fatto Adriano Aprà (1940) critico cinematografico dato della realtà, che diventa un’indagine sui corti degli anni ’50 e ’60 e ne appartiene allo stesso Pasolini, e da un lato as- l’occasione per sviluppare un discorso. Questa ho constatato la scarsa qualità media. Ovvia- sume un respiro saggistico, dall’altro si rivol- produzione di nuovo tipo rimane ancora mente le eccezioni non mancano e vi sono sta- ge allo spettatore in termini dialogici. Co- emarginata dai circuiti ufficiali, anche se va di ti anche documentaristi che sono feli- moda parlare bene dei documentari. cemente passati alla finzione, peraltro Sono pochi i lavori che escono in sala, senza negare le loro esperienze pre- ma non per questo bisogna vedere gresse. Mi vengono in mente i nomi di tutto nero. Se il digitale ha modificato Michelangelo Antonioni, Valerio Zurli- il modo di produzione, permettendo ni, Vittorio De Seta, Luigi Di Gianni, di realizzare opere interessanti con Gian Vittorio Baldi e Raffaele Andreas- cifre irrisorie, va detto che dei cambia- si. De Seta ha realizzato Banditi a Orgo- menti si stanno verificano anche nella solo e quella che secondo me rimane la distribuzione e nell’esercizio. Sul web sua opera più riuscita, Diario di un mae- esistono canali in cui è possibile vede- stro, interpretato da un solo attore pro- re queste opere dal carattere innovati- fessionista, Bruno Cirino, assieme ai vo. Inoltre si sono moltiplicati i punti bambini provenienti dalla borgata di di proiezione sganciati dal circuito di- Roma in cui era ambientato. Un’opera, stributivo ufficiale come, a Roma, l’A- inoltre, realizzata in presa diretta, cosa pollo 11 e la Casa del Cinema. rara all'epoca da noi, e in 16mm, mentre Dunque una situazione ricca di potenzia- i cortometraggi erano girati in 35mm. lità, ma rispetto alla quale occorre attrez- Anche Baldi, quando è passato al lungo- zarsi. metraggio di finzione, ha mantenuto “Le mura di Sana’a” (1973) di Pier Paolo Pasolini Rendendomi conto di questo scenario gli stilemi del documentarismo: penso in par- munque, oltre a questi contributi di grande inedito, tre anni fa ho fondato con pochi altri ticolare a una sua notevole opera del 1968: Fuo- livello, direi che una svolta si è prodotta quan- l’Associazione culturale Fuorinorma, che ha co! Nel caso di Raffaele Andreassi possiamo do si è superato un problema specificamente per obiettivo di promuovere gli autori italiani re- parlare di una sola opera di finzione, però dal- italiano, connesso alla presa diretta del suono. centi capaci di un’audace ricerca espressiva. Ab- le soluzioni espressive davvero originali: Fla- In Italia siamo stati tra gli ultimi a scoprirla e biamo definito il loro cinema “neosperimentale”, shback. a utilizzarla, mentre si tratta di un elemento segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente il futuro del cinema italiano sta proprio in i film dei cosiddetti "nuovi comici", che hanno per rimarcare da una parte la distanza dal questo bacino, per ora sommerso, che però, portato tanto pubblico nelle sale ma che non vecchio sperimentalismo, che tendeva a for- anche per le sue dimensioni, non potrà non proponevano un discorso veramente nuovo, me astratte (che ritroviamo però nei cortome- incidere sulla concezione stessa dell’audiovi- limitandosi a rivisitare la vecchia commedia traggi), dall'altra la ricerca di forme all’italiana. Esauritasi anche quest’on- espressive originali. Siamo arrivati al da, i problemi sono rimasti e anzi si terzo anno di quello che può essere sono accresciuti. Invece il cinema a considerato un festival espanso, per- basso costo e legato alle tecnologie di- ché si svolge in luoghi e in periodi di- gitali che stiamo promuovendo può versi. In esso abbiamo presentato ben costituire una solida base per il futuro. 110 film italiani di medio e lungome- La sua qualità è indubbia anche se va traggio e 40 corti: opere che rimango- registrato che, per il 70% almeno, si no sconosciute al pubblico nonché ai compone di documentari (del resto es- critici italiani. Alcune, certo, hanno sere innovativi nella finzione è molto beneficiato dei finanziamenti del -Mi più difficile). Comunque, anche per di- bac o della Rai, ma parliamo di somme mostrare di non essere prevenuto, nel trascurabili se pensiamo a quelle asse- 2018 ho fatto parte della Giuria del Da- gnate normalmente. E le novità espres- vid di Donatello, un premio al quale sive e tematiche di cui sono portatori sono stati iscritti 100 film di finzione, questi film rendono quasi impossibile peraltro solo metà di quelli prodotti la loro uscita nelle sale. Gli esercenti nell’anno in questione. Per i documen- ragionano secondo una logica vecchia, tari c’era invece una preselezione: su che di fatto infantilizza il pubblico, ri- “Fuoco!” (1968) di Gian Vittorio Baldi 100, solo 15 sono passati in competi- tenuto capace di "consumare" solo prodotti sivo. Al cinema industriale, soprattutto a livel- zione. Per svolgere scrupolosamente il mio la- semplici e senza pretese. lo italiano, credo invece poco: ormai vi predo- voro di giurato ho visto tutto e posso dire che A parte gli esercenti, c'è da dire che anche i critici, mina una logica mercantile nel senso più a un ottimo livello si ponevano solo quattro da noi, raramente si concentrano su questa produ- restrittivo del termine. In passato non era lungometraggi di finzione e un documenta- zione alternativa. Per quali ragioni secondo te? così: l’industria cinematografica italiana era rio. Il resto mi ha confermato il quadro deso- A monte c’è un vizio tradizionale: la pigrizia. I sana e, accanto al cinema di cassetta, produ- lante della produzione industriale italiana. critici tendono a parlare solo dei film che esco- ceva anche opere autenticamente d’autore, All’interno della quale, ormai, opera a mio av- no in sala o che hanno visto nei festival mag- era in grado cioè di assorbire senza porvi con- viso un solo grande artista: Marco Bellocchio, giori, senza cercare altro. Ma i film selezionati dizionamenti gli "anticorpi". Oggi, cercando figlio peraltro di una stagione lontana. Il mio per Fuorinorma non li abbiamo certo sarà pure un punto di vista estremo, visti al cinema, bensì sul web, in qual- ma anche concedendo più di quanto cuno dei punti di proiezione alternati- non faccia io all’onda rappresentata vi di cui dicevo, oppure in dvd che ci dai già citati Sorrentino, Guadagnino, sono stati inviati dagli autori. Se non ti Garrone e Gianfranco Rosi (a cui si interessi a quel che passa nei canali al- stanno pericolosamente aggiungendo ternativi rischi di perderti il meglio altri nomi "alla moda"), si dovrà in dell’attuale cinema italiano e non solo. ogni caso riconoscere che si tratta di Ma per me la pigrizia non sta solo poca cosa rispetto alle stagioni di Ros- nell’assenza di ricerca, ma anche nel sellini, Antonioni, Ferreri, Pasolini, De modo di concepire la propria funzione Seta, Olmi, i due Bertolucci, Belloc- di critici. Che non dovrebbe limitarsi chio. alla scrittura ma dovrebbe compren- Nella dimensione saggistica assunta dal dere un’azione di promozione culturale. Per di dissimulare la crisi qualitativa del nostro documentario si collocano pure i critofilm? Siamo me far vedere i film è stato sempre centrale, cinema industriale, i media concedono una rimasti molto colpiti dalla ripresa di un termine co- come dimostra l’esperienza romana del Film- grande attenzione ad autori come Sorrentino, niato da un grande critico d'arte del passato come studio, lo storico cineclub degli anni Settanta Garrone, Guadagnino, che a mio avviso non Carlo Ludovico Ragghianti. Una ripresa che, per a Roma di cui sono stato tra gli animatori. propongono una ricerca avanzata. Lo stesso si giunta, non si è fermata allo stato delle intenzioni Si ha però sempre la sensazione che certe iniziative, può dire di Gianfranco Rosi, un documentari- ma ti ha spinto a realizzare documentari sul cine- volte a diffondere una cultura cinematografica al- sta che, partito bene, nelle ultime e più accla- ma. ternativa, siano gocce nell'Oceano. mate opere ha abbracciato un’impostazione A monte c'è una constatazione: io ho scritto È vero, ma con l’esperienza di Fuorinorma cronachistica. tutta la vita, ma ho sempre vissuto come una stiamo riuscendo a fare il passo definitivo: la Questo giudizio, così drastico, credo risulti molto contraddizione il fatto di parlare analogica- creazione di una piattaforma web nella quale minoritario tra gli addetti ai lavori. mente e non omologamente di un'opera audio- entreranno solo i film garantiti con un mar- Può darsi di sì, ma la mia impressione è che il visiva. Con l’arrivo del digitale è cambiato tutto chio di qualità dalla nostra associazione. Si cinema industriale italiano non abbia futuro. anche nella critica cinematografica, che può potranno visionare le opere pagando modiche I tappeti rossi dei grandi festival e il dispiega- essere realizzata con nuovi mezzi. Chiunque somme e una parte dei proventi andrà agli mento di somme ingenti per pubblicizzare può costruire un saggio critico con immagini aventi diritto, che spesso sono gli stessi auto- questo o quel film raramente producono sale e suoni e casomai con la sua stessa voce, estra- ri. Ogni film sarà peraltro accompagnato da piene. Continuare a ragionare esclusivamen- endo da un dvd le scene da analizzare. En- materiali critici sia scritti che in video, tali da te in termini di grandi budget e di esagerata trando nel dettaglio, secondo me (come ho ri- consentire agli spettatori-fruitori di accostar- esposizione di autori e attori noti ormai paga assunto in una sorta di manifesto, Necessità di si ad esso con maggiore consapevolezza. solo in rari casi. Ma questa è una logica che si una saggistica e di una didattica digitale del cine- Mi sembra che stiamo parlando di una scommessa trascina stancamente da decenni. Alla crisi di ma, «Cabiria. Studi di cinema», n. 190-191, set- piuttosto audace. metà anni Settanta, in gran parte dovuta all’of- tembre 2018-aprile 2019, pp. 69-72) esistono Una scommessa che si appoggia su una preci- ferta televisiva, si è risposto con una soluzio- quattro modalità per fare critica in un modo sa convinzione, maturata nel corso degli anni: ne-tampone che, sul momento, ha funzionato: segue a pag. successiva 7 n. 78

segue da pag. precedente realizzato Rosso cenere relativo a un altro film me in informatica hanno realizzato manual- non convenzionale. La prima è il mega power- di Rossellini: Stromboli. In questo caso non si mente tutti i link. Se si vuol sapere quanti pri- point, che ho utilizzato per la prima volta do- tratta di un extra bensì di un film autonomo. mi piani vi sono basta un clic, se si vuole sco- vendo fare delle conferenze in Brasile su Mi- Considero questi lavori le cose migliori che ho prire in quante inquadrature appare un chelangelo Antonioni e poi Roberto Rossellini. fatto da un punto di vista critico, anche se tal- personaggio idem, ecc. ecc.. E poi vi sono di- La differenza con un powerpoint tradizionale volta hanno avuto una genesi occasionale: mi versi link esterni che approfondiscono tutto è netta: non si tratta solo di un aiuto visivo a è stato proposto di farli e ho colto l’opportuni- quel che riguarda il teatro Kabuki e altro an- quello che sta dicendo il conferenziere, per- tà per sperimentare un nuovo modo di fare cora. Con i miei studenti mi sono comportato ché nel mio caso io non ho nemmeno avuto bi- critica. Purtroppo i critofilm sembrano desti- però "dilettantisticamente", facendo fare i sogno di parlare: ho mostrato una successio- nati ad avere più possibilità di sviluppo all’e- link manualmente, cosa che ha richiesto mesi ne di clip, fotografie, scritte, grafici che durano stero che da noi. Gli editori, qui, non ne vo- di paziente lavoro. Ma un’analisi ipermediale, 40' e 4 ore rispettivamente, come se fossero de- gliono sapere di mettere in cantiere extra più per essere svolta professionalmente, ha biso- gli anomali film. elaborati del solito, che pure non presentano gno della collaborazione tra uno storico del ci- Il secondo metodo è quello che definiscocrito - particolari spese di produzione. nema e un ingegnere informatico che elabori film, riprendendo, appunto, un termine intro- Tornando sulle metodologie di una critica al passo un programma dedicato. Purtroppo, non solo dotto nei primi anni Cinquanta da Ragghian- con i mutamenti: quali sono le altre due? in Italia ma anche a livello internazionale, mi ti, che si era proposto di fare critica d’arte Un altro metodo rinvia all’uso di un sito (www. risulta che siano ancora troppo pochi i profes- attraverso l’audiovisivo (anche se, sori di cinema che si confrontano po- avendo però visto solo pochi dei suoi sitivamente con le nuove tecnologie. 33 documentari d'arte, trovo più "crito- Quasi tutti si limitano a commentare a film" in senso stilistico quelli di Lucia- parole, in un’aula universitaria, singo- no Emmer, per fare un esempio italia- le sequenze di un film. no). Su questa scia ho deciso di articolare A tuo avviso, dunque, la critica scritta va maggiormente la mia attività di critico definitivamente accantonata? cinematografico, includendo anche la Questi metodi non sono in totale op- realizzazione di film. Nella definizio- posizione alla critica scritta, ma sono ne di critofilm possono rientrare pro- portatori di nuove possibilità analiti- dotti di diverso taglio: di carattere che. La critica scritta sul cinema do- giornalistico (spesso incentrati sul vrebbe avere l'ambizione di essere stili- racconto delle fasi di lavorazione di sticamente autonoma rispetto all'oggetto un’opera) o storico (dovuti a studiosi di cui parla, esattamente come avviene che però, per realizzarli, non si preoc- “Rosso Cenere” (2013) di Augusto Contento e Adriano Aprà nel campo della critica letteraria e cupano in genere della qualità stilistica del lo- cinemetrics.lv) fondato da un professore let- d'arte. Ma questo è raro. Chi parla di cinema ro contributo). Ci sono poi le forme che predi- tone che adesso insegna a Chicago: Yuri Tsi- tende ad avere uno stile anonimo, e l'universi- ligo: quella saggistica, che rimanda a una vian (che si è avvalso della competenza infor- tà contribuisce a questa omologazione della riflessione approfondita su un autore o su un matica del figlio Gunars Civjans). Qui vengono scrittura in senso accademico. Le eccezioni film e che si pone il problema estetico della proposte analisi basate sul numero e la durata non mancano, soprattutto fra i cineasti-scrit- forma che impiega, e quella sperimentale, delle inquadrature, con annessi grafici sul rit- tori, ma sono ancora troppo poche, al contra- contraddistinta dall’uso di immagini per pro- mo del film, nonché analisi basata sulle diver- rio di ciò che è avvenuto e avviene in altri am- porre un proprio originale pensiero sull’arte se scansioni del film in piani e campi. Basan- biti artistici. L'impiego invece di un linguaggio cinematografica. In due edizioni della non analogo come la critica scritta o Mostra di Pesaro, per la quale ho curato orale, ma omologo come l'audiovisivo anche un e-book sull'argomento (credo permette di superare il problema che l'unico su questo "genere" a livello inter- evidenziavo prima. Nel campo artisti- nazionale: Critofilom. Cinema che pensa il co, uno dei maggiori critici del secolo cinema), ho presentato una selezione del scorso, Roberto Longhi, ha saputo cre- meglio prodotto a livello internaziona- are una scrittura analogica di notevole le, scegliendo all’interno di una produ- originalità, che suscita enorme inte- zione che consta a dir poco di 3500 ti- resse in chi legge, ma che non necessa- toli. Pioniera in questa direzione è riamente ci illumina sull'opera visiva stata una serie di documentari prodot- di cui parla. In genere, parlare di un’o- ti dalla televisione francese a partire pera attraverso un linguaggio ad essa dagli anni Sessanta: Cinéastes de notre eterogeneo è comunque penalizzante. temps, curata da Jeanine Bazin e André Non a caso, quando incontro dei gio- S. Labarthe. Spesso a realizzare i ri- vani che vogliono fare critica cinema- tratti di grandi autori cinematografici tografica gli consiglio di praticarla at- venivano coinvolti proprio registi di “Storia dell’ultimo crisantemo” (1939) di Kenji Mizoguchi traverso i nuovi strumenti che le assoluto rilievo, come Eric Rohmer, Ja- tecnologie digitali ci mettono a dispo- cques Rivette e Jacques Rozier. domi su questa prassi, ma cercando di andare sizione. Al limite, se proprio non vogliono af- I critofilm che hai realizzato in quali di queste tipo- oltre, ho applicato quella che chiamo analisi frontare un critofilm, possono prendere logie rientrano? ipermediale a un film di Kenji Mizoguchi: Sto- esempio dai blog di critici come Jonathan Ro- Ne ho fatti diversi a carattere saggistico, dedi- ria dell’ultimo crisantemo (Zangiku monogatari, senbaum e David Bordwell, o anche il sotto- candovi un’attenzione in tutto simile a quella 1939), dedicato alla vita di una famiglia del te- scritto (www.adrianoapra.it), che, in appog- riservata alla stesura dei miei scritti. Ne ho atro Kabuki (http://kinolab.lettere.uniroma2. gio a quello che scrivono, fanno largo uso di fatto di recente uno su I clowns di Fellini, uno it/zangiku_monogatari/index.html). Si tratta fotogrammi anche a colori. È già un grande su Il conformista di Bertolucci e un altro su Il di un’indagine che concerne molti aspetti del passo in avanti rispetto alle forme di critica generale Della Rovere di Rossellini: lavori pub- film e che ho potuto portare avanti perché, più tradizionali. blicati come extra di edizioni in dvd di queste ope- quando insegnavo all’Università di Roma Tor re. Inoltre, in co-regia con Augusto Contento, ho Vergata, due miei studenti più competenti di Stefano Macera 8 [email protected] Il Cristo proibito e Colpa del sole: Malaparte e Moravia alle loro uni- che prove di regìa (1951) In quell’ormai lontanis- registi si dividerebbero in due categorie, dalle prove di Malaparte del secondo dopo- simo anno, il cinema ita- «quelli che lo sanno fare e quelli che non lo guerra, da Kaputt a La pelle. Lo conferma lo liano ebbe a registrare sanno fare, il cinematografo», il discusso e stesso scrittore in una lettera a Pierre Fre- anche due “esordi” tanto vulcanico scrittore avrebbe avuto tutti i crismi snay, al quale in un primo tempo aveva offerto fuori dal comune quan- necessari per aspirare alla prima. E’ tornata a il ruolo del protagonista, e che diventa una to destinati entrambi scriverne recentemente Thea Rimini («Rivista sintesi folgorante del film: “Senza questi Cri- Nuccio Lodato a non avere seguito. Il di letteratura teatrale», 10/2017) definendo sti, tutte le migliaia e migliaia di cadaveri che caso più stimolante, e “non occasionale” questa pur isolata esperien- copre la terra non sarebbero che carne impu- oggi uscito quasi del tutto dalla sfera della za del romanziere che, già ovviamente sog- tridita. Vedi le ultime tre pagine de La pelle”. memoria, è quello dell’unico lungometraggio gettista, sceneggiatore e dialoghista, fu anche Quello che stupisce nel film è l’aspetto visivo: di Curzio Malaparte, alla cui figura non man- autore del commento musicale: «Colpa e “La regìa” annoterà Palazzeschi allora critico ca per altro, all’opposto, l’attenzione, se pure oblio. Tra questi due termini si inscrive Il Cri- di «Epoca» “è quanto di meglio c’è nel film”. Si concentrata più sui risvolti politici, di costu- sto proibito […]. La tesi centrale, ripetuta in mo- pensi, ad esempio, alle panoramiche iniziali, me e anche di gossip, che non sull’opera lette- do martellante dai personaggi, è che la guerra effettuate da un elicottero, che rivelano un pa- raria vera e propria. Il suo Il Cristo esaggio scabro e desolato, o ancora proibito è un’originalissima, ina- ai primi piani della madre di Bruno spettata e per certi versi unica ri- che ricordano La cuciniera di Velàzq- flessione profonda sui precedenti uez, o infine alla processione per la decenni della vita italiana e in par- Festa della Madonna -forse la se- ticolare sulla seconda guerra mon- quenza più riuscita- che richiama i diale. L’altro è il corto Colpa del sole, cortei informi di Goya. E’, quello la sola realizzazione filmica che della processione, un momento in porti -o avrebbe dovuto portare…- cui il valore espressivo prevale sullo direttamente la firma di Alberto schema narrativo, e in cui si con- Moravia: come si vedrà, un piccolo densa l’energia metaforica del film». caso complesso e controverso. Oggi «La guerra straniera e la guerra civi- a maggior ragione nel dimenticato- le sono passate anche di qua, semi- io, sia per la mancata pubblicazione nando lutti e rovine. Ormai tutti so- già allora, sia perché, a quasi trent’an- “Il Cristo proibito”(1951) di Curzio Malaparte, l’unico no stanchi di violenza e di sangue: ni dalla scomparsa, quello che era ri- vogliono lavorare in pace. Buona tenuto, in vita, il maggior roman- parte di quei giovani che dieci anni ziere nazionale dell’epoca, stenta a or sono erano partiti per la guerra, trovare per il momento, a torto o a sono morti in Africa, in Grecia, in ragione, un’adeguata prosecuzione Russia; molti sono tornati vinti, di fortuna. [Col film di Malaparte umiliati, delusi, ma ogni tanto ancor confesso di avere un piccolo, remo- oggi qualcuno, che era già stato tissimo caso personale. Avevo cin- pianto per morto, riappare all’im- que anni nel ‘51, e mia madre mi ac- provviso». E via dicendo, recita scet- compagnò al cinema un pomeriggio ticamente la voce fuori campo del per vedere una desideratissima ani- narratore introducente, l’elettrici- mazione (dalla cronologia dedurrei sta lombardo che lavora in Toscana: trattarsi dell’Alice disneyana). Ma Malaparte sdogana il termine “guer- giunti sul luogo, una sgradita sor- ra civile” in pubblico (i miei genitori presa: “No, signora, oggi non c’è nostalgici lo facevano con natura- più: diamo Il Cristo proibito, e il lezza spontanea in privato) molti bambino non può entrare”. Mia anni prima del libro di Pavone. I madre non aveva presso che la mi- dialoghi successivi sono inevitabil- nima idea di chi fosse Malaparte, mente un po’ letterari come le si- ma il divieto aggiuntivo era inutile: “Colpa del sole” è un cortometraggio del 1951, frutto dell’unica esperienza registica tuazioni dialogiche piuttosto tea- non avrebbe mai comunque potuto di Alberto Moravia trali nonostante i magnifici esterni associarsi neanche per un attimo a delle crete senesi, ma pongono su- una situazione nella quale Cristo fosse… proi- è stata “colpa di tutti” e, finito il conflitto, l’u- bito il problema di chi sia -di tutti, appunto- la bito. (La quale cosa non le avrebbe coerente- nica possibilità per andare avanti è dimenti- colpa della guerra. «Neanche i morti vogliono mente impedito, sei anni più tardi, di essere care la sofferenza. Bruno (Raf Vallone) però più saperne di sangue e di lacrime», aggiun- un’ammiratrice entusiasta della pretesa con- non vuole dimenticare chi ha ucciso il fratello gerà poco dopo il padre del reduce Bruno, do- versione dello scrittore, forse propiziata da pa- (“Io non perdonerò mai”, dichiara) e potrà sal- po il suo incontro con la madre (Morelli) e pri- dre Rotondi in articulo mortis…). Per cui fu gio- varsi -è convinto Malaparte- solo se qualcuno ma di quello con la sorella (una giovanissima coforza girare delusi sui tacchi, e nei confronti si sacrificherà per lui, imitando il Cristo (la Ferrero). C’è comunque in Malaparte una vo- di quel titolo mi restò un oscuro fatto persona- sofferenza individuale è invece sterile, impro- lontà di ripensare, a pochi anni dalla fine del le]. Che potei sciogliere solo moltissimi anni do- duttiva). Il problema è che ora, nel dopoguer- conflitto, controcorrente rispetto al sentimento po, in un cineclub, proponendolo e quindi final- ra, dopo aver sopportato tante sofferenze, è generale del Paese. Che è appunto quello de- mente edendolo: un inconsueto e singolarissimo proibito ripetere il sacrificio di Cristo, è proi- scritto, e comporterà alla radice una rimozione ma… signor film, come chiunque può oggi con- bito cioè soffrire per gli altri. Si vuole tornare a generalizzata dal voler tornare a riflettere sul statare personalmente (https://bit.ly/2OiqxrG). vivere, non ripiombare nel dolore. Il contenu- ventennio e sul conflitto. Ne sarà contrassegnata Nella distinzione di Blasetti secondo la quale i to, il nodo ideologico del film, non si discosta segue a pag. successiva

9 n. 78

segue da pag. precedente nel 1979, intervistato da Mino Monicelli [per “I facilmente individuabile in rete (Strelsa Brown e condizionata l’Italia nei decenni successivi: giornalibri” della Laterza] negherà di aver mai – Pelìculas, biografìas y listas en MUBI...). Biso- davvero l’ultima delle concause della situazio- diretto un film, facendo così risultare quanto gna ammettere che lei fa decisamente la sua ne estrema -e forse paurosamente irreversibi- meno straniante la foto che correda l’articolo, figura: i sette anni anagrafici che la separava- le- nella quale veniamo attualmente a trovar- con la didascalia Una rara immagine di Alberto no da Sbragia appaiono anche di più, e anche ci. Se quella riflessione collettiva avesse avuto Moravia ‘regista’ durante le riprese del cortome- questo funziona. L’attenzione di Moravia ai luogo e fosse stata trasmessa generazional- traggio Colpa del sole (1947) tratto dalla sua novel- movimenti di macchina è estrema, anche se mente in modo corretto, alcune delle cose in- la omonima, e che ritrae lo scrittore proprio sul un po’ legnosa e preoccupata, come lo stesso concepibili che siamo costretti a vedere, ascol- set. Non è da escludere perciò che proprio l’in- montaggio un po’ ansioso denota. Da cosa di- tare e sopportare quotidianamente non sarebbero soddisfazione per l’esito artistico gli suggeris- rettamente Castelli deduca che il personaggio state neppure pensabili. Il film, che curiosamente se un’autocensura tutto sommato immotiva- maschile sia uno studente di classe inferiore tanto il Morandini che il Mereghetti fanno risalire ta, dal momento che la pellicola ha qualche non è chiaro, a meno che la deduzione non de- a un romanzo che risulta invece, salvo errore, ine- motivo d’interesse. Girata nella primavera del rivi dal combinato età-abbigliamento. «Lei sistente (ma è al contrario appunto un soggetto 1950 a Villa Strohl-Fern, a Roma, la stessa che muore e noi siamo qui: vivi», dice la donna al originale), per quanto facilmente rapportabile da lì a poco diventerà lo studio di Carlo Levi, è ragazzo prima del lungo bacio conclusivo, all’opera scritta complessiva (e non soltanto ai la riduzione cinematografica di un racconto montato in alternanza al cadavere immobile due romanzi maggiori quasi finali) sarà - an che aveva già avuto due diverse redazioni: la della donna appena freddata sul prato ester- che stato all’epoca quel «flop di pubblico e di prima, col titolo La veranda, era apparsa sulla no, poi raggiunto dagli inutili soccorritori. critica» del quale ha parlato anche Eugenio rivista “Tempo” nel febbraio del ‘43 a firma «Abbiamo fatto male» obietta lui: «Si stava così Ragni nella Storia della letteratura italiana coor- ‘Pseudo’, mentre la seconda era uscita tre anni bene, qui, insieme: la colpa è stata del sole, che dinata da Enrico Malato per la Salerno, ma dopo, col nuovo titolo Colpa del sole e a nome ci rendeva pigri. Va a tirare la tenda: questa lu- certamente rappresenta, agli occhi di uno ‘Moravia’, sull’edizione milanese del quotidia- ce mi dà fastidio» dispone conclusivamente spettatore odierno, un’entità in crescita, og- no “Il Tempo” il 17 novembre 1946. La trama è lei. Determinando da parte del ragazzo la gettivamente ancora capace di dare luogo a semplice quanto inquietante: due amici chiusura a tutto schermo della stessa tenda punti di vista stimolanti. Degno comunque di chiacchierano dopo colazione godendosi il so- scura il cui aprirsi aveva segnato l’inizio, dal visione. Il trentenne Moravia, paradossal- le che filtra sulla veranda, quando si ritrovano ben diverso segno, del loro non-dialogare. Ri- mente, fu segretario di redazione ed editoria- involontariamente testimoni di un omicidio sulta particolarmente intrigante la posizione lista assunto da Malaparte a «Prospettive», che si compie sul prato dinnanzi a loro. Anzi- a posteriori di Moravia, che nella citata inter- anni prima di emettere giudizi severissimi ché intervenire, rimangono impassibili, la- vista di quarant’anni fa, mentendo palese- sulle sue giravolte politiche. Quanto al suo sciando che siano gli altri a giungere in soc- mente (smascherato anche dalla prova foto!) corto Colpa del sole (anch’esso facilmente rag- corso. […] Ben diversa è invece la trasposizione aveva detto a Mino Monicelli parlando della giungibile: https://bit.ly/2QryyNn) è stato oggetto cinematografica, con rilevanti modifiche che sua mancata vocazione filmica: «Per la ragio- di un recente e puntualissimo studio di Rosa- connotano, tra l’altro, la vicenda di una carica ne che quando avrei potuto farlo, forse non mi rio Castelli, presentato al XX Congresso degli sessuale assente nel testo letterario. I due è stato offerto. Dopo avrei potuto farlo e, dico Italianisti (Napoli 2016) i cui atti sono stati da amici sono sostituiti da una coppia di amanti: la verità, ero già troppo vecchio, avevo già poco pubblicati a Roma dalla stessa ADI. Il ta- la donna, interpretata dalla soubrette Strelsa quarant’anni suonati, troppo vecchio per ac- glio abbreviato è dovuto al fatto che la realiz- Brown, è la tipica creatura carnale moraviana; quisire perfettamente un’arte diversa dalla zazione avrebbe dovuto figurare probabilmente l’uomo, interpretato da Giancarlo Sbragia, mia. O diventavo veramente regista o niente. nel n. 1 dell’ambizioso progetto di «Documento uno studente di differente estrazione sociale. Ma mi sentivo più scrittore che regista». Mensile», la cinerivista culturale che il dimen- La coppia ha appena litigato e ai tentativi di Un’opzione esattamente opposta, a conti fat- ticato e poco studiato Riccardo Ghione e colui riavvicinamento da parte del giovane la don- ti, a quella dell’amico e collega Pasolini, che da che sarebbe da lì a non molto diventato davve- na risponde scostandolo con freddezza. La Accattone e Mamma Roma (sarà un caso: pro- ro Marco Ferreri escogitarono e progettaro- macchina da presa indugia sui particolari del prio sui quaranta...) avrebbe presso che total- no, senza mai riuscire a portarla sullo scher- salotto, il lusso elegante e glaciale che si fa no- mente optato per la macchina da presa. Colpa mo, nel 1950. Se ne sono salvati solo quattro ia e incomunicabilità. È l’omicidio a scuotere del sole finisce quindi quasi per essere, a poste- corti conservati e visibili: Ambienti e personaggi dal torpore i due amanti; la scintilla che riac- riori, un film senza autore, o quanto meno di De Sica, che con Moravia avrebbe dovuto cende la passione e il desiderio nella donna, senza assunzione diretta di responsabilità. occupare il numero inaugurale (la durata di che ferma il giovane amante quando questi Esattamente come lo era stato l’altro colpo di ciascuna puntata era assimilabile a quella di vorrebbe alzarsi per chiamare i soccorsi, e lo pistola, quello di Mersault, ne Lo straniero di un comune cinegiornale); il ben noto Appunti bacia ardentemente mentre il suo sguardo in- Camus (e assai dopo, meno felicemente, di Vi- su un fatto di cronaca di Visconti e il meno fre- siste sul corpo esanime al di là della finestra. sconti). Alla cui suggestione il passaggio mo- quentato La funivia del Faloria di Antonioni, Ed è proprio qui che il corto si chiude, sull’e- raviano dal racconto al film fa riferimento, approntati per il secondo. Non risulta invece a terno e ambiguo rapporto eros-thanatos. In po- com’è stato tanto ripetutamente quanto facil- tutt’oggi reperibile il pur realizzato Il prurito, chi minuti, Moravia condensa il suo universo mente osservato, in forma esplicita. ovverosia la vita è un mistero di Carlo Levi. Fu so- poetico». La Brown era praticamente una pres- lamente ipotizzato anche un terzo numero. La so che debuttante inglese, allora a Roma per- Nuccio Lodato lista di registi, scrittori, artisti e intellettuali ché coinvolta nelle riprese del Quo vadis? di Le- che si presumeva di coinvolgere via via nella Roy, che avrebbe rimediato poco più che serie appariva imponente, ma tra dinieghi qualche altra piccola partecipazione a Cine- Il presente testo deriva dalla conversazione con letture della censura e difficoltà produttive anche città una decina d’anni dopo. Sbragia, venti- e proiezioni Scrivere sulla pagina, scrivere sullo scher- conseguenti si sarebbe finito col non farne quattrenne e da poco attivo in palcoscenico, mo - Letterati italiani con la cinepresa, tenuta da Nuc- nulla. Però, anche riguardo a Moravia è op- era a sua volta praticamente all’esordio da- cio Lodato e Loretta Ortolani presso la Biblioteca Civi- portuno, chiarificatore e sintetizzante rifarsi vanti alla cinepresa, ed è difficile dire se l’evi- ca “Migliora” di Rivanazzano Terme (Pavia) il 10 direttamente al lavoro di Castelli, il quale ol- dente disagio in cui versa per l’intera durata novembre 2019. tretutto ne documenta risvolti obiettivamen- del piccolo film sia eccellenza interpretativa A Rivanazzano ci sono un teatro attivissimo, una bi- te paradossali e sorprendenti: «Colpa del sole (con tanto di lacrime silenziose) o autentico, blioteca piena di iniziative, una galleria d’arte con- rappresenta l’unica prova di Alberto Moravia seppur espressivamente funzionale imbaraz- temporanea di livello nazionale e un ristorante cultu- da regista, esperienza su cui l’autore stenderà zo. La foto in cui alle loro spalle è ritratto Mo- rale che merita un viaggio. un ostinato velo di reticenza anche quando, ravia, intento a dirigerli copione alla mano, è 10 [email protected] Prosegue anche questo mese l’analisi di Alberto Castellano sul mondo del cinema con le sue sfaccettature tra vocazione culturale e mercantile, tra gestioni di potere e sottomissione. Nei numeri precedenti si è parlato di spettatori e pubblico, distribuzione, festival, di deriva della cultura militante, di produzione, dell’altra faccia del volontariato culturale. Ora è il momento del parlare di Università e del mondo dell’insegnamento. Questi argomenti, con qualche sano tocco polemico, per evidenziarne le troppe deviazioni deleterie, un malaticcio sottobosco da mal sopportare Il cinema e l’insegnamento Nel 1996 uscì “Le mani tutti i governi alla fine hanno trovato la “solu- di dubbia utilità). Quando si entra invece nel sull’università. Crona- zione” ideale nell’autonomia degli atenei so- campo delle discipline umanistiche, artistiche che di un’istituzione prattutto nella gestione delle risorse econo- e dello spettacolo è facile e immediato verifi- in crisi” di Felice Froio miche e umane, che ha significato la riduzione care la degenerazione didattica dell’universi- edito da Editori Riuniti. drastica dei cosiddetti docenti di ruolo (pro- tà italiana, dagli atenei storici e le accademie Nel 2019 esce “Le mani fessori ordinari, professori associati, ricerca- di belle arti alle nuove università spesso priva- Alberto Castellano sull’università. La cupo- tori) - con l’alibi anche delle lauree triennali te che nate con l’intento di offrire un’alterna- la dei baroni” di Anto- sulla carta sufficienti come titolo “finito” ma tiva di qualità a quelle pubbliche, sono diven- nio Massari per le edizioni di PaperFIRST la ca- spesso di fatto destinato al supplemento bien- tate peggio. Naturalmente non si deve sa editrice della società Editoriale il Fatto nale (il famigerato 3 + 2) - per aprire le porte ai generalizzare, ci sono le solite differenze ita- quella de “il Fatto Quotidiano”. Il fatto che a professori a contratto. Che si sono moltiplica- liane tra il Nord e il Sud e tra regioni. Ma quel- distanza di 23 anni escano due libri sullo stes- ti in maniera esponenziale della serie “una lo che c’interessa è l’elemento costante di so argomento e con lo stesso titolo inequivo- cattedra non si nega a nessuno” con conse- quella che è diventata la possibilità di appren- cabile vuol dire che riguardo all’argomento in guente proliferazione di cattedre, sottocatte- dimento del cinema in tutti i suoi aspetti e in questione (la degenerazione dell’università) è dre, master di specializzazione e corsi vari per tutta la complessità nel nostro paese. Intanto cambiato ben poco. Anzi la situa- bisogna distinguere tra alcune zione è peggiorata come si deduce strutture pubbliche come la Scuo- dai diversi sottotitoli enunciativi, la Nazionale di Cinema ex Centro allora si accennava ad un’”istituzio- Sperimentale e varie piccole-me- ne in crisi” oggi si parla esplicita- die scuole di cinema di diverso li- mente di “cupola dei baroni”. “Il vello e l’Università vera e propria mondo dell’università sembra gua- dove la materia cinema può essere dagnare l’attenzione dell’opinione obbligatoria (vedi i Dams e gli in- pubblica solo in occasione di scan- dirizzi specialistici di vari corsi di dali e inchieste. Eppure chiunque lo laurea anche in lettere o lingue) o frequenti sa che i suoi problemi so- opzionale o come si diceva una no tutt’altro che episodici e circo- volta “esame complementare”. Il scritti: sono legati a un malcostume cinema è per sua natura e struttu- quotidiano, ad abitudini ormai ac- ra un’opera collettiva e come tale cettate, a leggi arretrate, a un siste- rispetto alla letteratura, alla musi- ma di potere che spesso degenera ca, all’arte richiede in fase di ap- in clientelismo e nepotismo” scri- profondimento una separazione veva l’autore del vecchio libro. Il delle sue componenti, mette in nuovo testo va oltre documentan- “Ma Loute” (2016) di Bruno Dumont gioco vari contributi creativi (solo do i misfatti universitari grazie ad Antonio cui da anni ci si trova per quasi tutti gli inse- il teatro in parte ha questa analogia). E quindi Massari, firma di punta della giudiziaria del gnamenti un argomento sviscerato in tutte le l’offerta a tutto campo sull’argomento potreb- Fatto Quotidiano, che ha scoperchiato la con- salse possibili buttando il fumo negli occhi be far pensare che tutto sommato non siamo corsopoli universitaria. Dalle carte del croni- con approfondimenti di vario tipo, declina- messi poi così male: scuole tradizionali come la sta emerge infatti il prezzo da pagare, la logi- zioni interdisciplinari, presunte specializza- SNC con corsi triennali e relativi diplomi in re- ca di scambio, le partite trasversali con cui si zioni, tanto si può contare su una pletora di citazione, regia, sceneggiatura, scenografia, assegnano le cattedre negli atenei italiani. docenti o aspiranti tali, che costano poco, pe- montaggio, produzione, direttore della foto- Manovre ordite sulla pelle dei ricercatori me- scati soprattutto nell’esercito di giovani laure- grafia ecc.; quelle nate successivamente che ritevoli, costretti a rinunciare all’abilitazione ati e disoccupati che comprensibilmente ac- fiutando tempestivamente una domanda per per cedere il passo al raccomandato di turno. cettano qualsiasi condizione di trattamento “entrare” nel mondo del cinema hanno molti- Una vera e propria corruzione insomma e i do- ripagati da uno status (“sempre professore so- plicato workshop, laboratori, corsi, master, se- cumenti e le intercettazioni inedite pubblicate no o mi chiamano così, mica faccio l’idrauli- minari sulla critica, full immersion a pagamento rivelano uno sconvolgente pezzo del mondo co”). Questo preambolo è necessario per en- molte, troppe, su tutto il territorio nazionale, della ricerca (e della politica), dominata dai trare in quel segmento che più c’interessa alcune truffaldine e scadenti, che spesso pun- soliti baroni che pensano a tutto tranne mol- dell’insegnamento universitario relativo al ci- tano a formare figure pratiche come tecnici di lare poltrone e potere. E non è un caso che l’e- nema. È chiaro che tutto quello che si dice nei ripresa, operatori cinetelevisivi, tecnici video ditore del primo libro erano quegli Editori Ri- due documentati volumi riguarda un po’ tutte in alcuni casi attraverso corsi online e univer- uniti dell’allora Partito Comunista e quello del le facoltà e le discipline delle nostre universi- sità telematiche. Quando però ci si sposta nel- secondo è un’emanazione del battagliero quo- tà, anche se quelle scientifiche in generale se le università la musica cambia. Ed ecco spun- tidiano diretto da Marco Travaglio che vista la passano meglio se non altro perché incom- tare la domanda-tormentone “chi insegna l’assenza ormai endemica dei partiti tradizionali be l’imperativo “morale” di un rigore formati- cosa?”, “chi insegna per chi?”, “chi seleziona della sinistra su questo come su altri terreni, è l’u- vo visto che gli studenti saranno (potrebbero chi?”, “chi gestisce la programmazione degli in- nico con “il manifesto” a portare avanti una linea essere) i professionisti di domani che opere- segnamenti?”. Bisogna però fare un passo in- editoriale di denuncia e a fare controinformazio- ranno in strutture pubbliche o private (medici, dietro perché il problema è a monte di una ne. Il problema è che negli oltre 20 anni che sepa- ingegneri, architetti, fisici, economisti mentre la cultura umanisticocentrica e tardo-crociana che rano i due libri le varie e tanto strombazzate rifor- giurisprudenza partorisce come si sa magistrati, ha sempre guardato il cinema con sospetto, me universitarie puntualmente annunciate da notai ma anche avvocati di tutte le risme spesso segue a pag. successiva 11 n. 78

segue da pag. precedente definizione purtroppo è ancora attuale) “con- tecnica dell’audiovisivo”, “Semiologia del cine- come un’arte “minore” e non è un caso che in corsi truccati”. L’ultimo “scandalo” di concor- ma”, “Storia del documentario”. Ma anche Europa l’Italia è uno dei pochi paesi dove la sopoli è quello dell’Università di Catania che un’apertura a docenti di formazione diversa materia del cinema, della televisione e degli poi si è esteso a macchia d’olio ad altre situa- per interrompere l’eterna diatriba se è prefe- audiovisivi in genere non è contemplata nella zioni universitarie nazionali anomale con ribile affidare l’insegnamento del cinema a scuola media inferiore e superiore (fanno ec- tanto di indagati, ma ovviamente come altri storici, a docenti d’impostazione storicistica cezione alcuni sporadici casi di istituti speri- misfatti “all’italiana” si è risolto come la classi- che però sono troppo acritici o a critici di pro- mentali) anche se è comparsa già anni fa nei ca bolla di sapone e tutto è finito nel dimenti- fessione, che hanno un approccio troppo poco programmi della solita riforma mai andata in catoio. Ogni tanto c’è qualcuno che ficca il na- storicistico con un occhio anche al politica- porto. E infatti in alcune realtà per cercare di so nelle faccende nel dorato mondo degli mente corretto delle “quote rosa” che hanno supplire a questa carenza storica, si sono mol- atenei, per essere immediatamente respinto partorito giovani e spesso belle insegnanti che tiplicati i cineforum per le scuole grazie alla come un intruso, come qualcuno che ha osato gestiscono la materia con una dose di fisiolo- sensibilità di alcuni presidi e docenti. Negli mettere in discussione il “sistema”, complice gica vanità in più e in alcuni casi con la suppo- anni ‘60 furono istituite le prime cattedre di un clima che c’è da tempo nel Paese in tutti i nenza di chi rimarca l’interruzione del tradizio- Storia e Critica del Cinema e i primi titolari campi di indifferenza, stanchezza, assuefa- nale maschilismo universitario . Comunque al come Luigi Chiarini e Guido Aristarco e nei zione, rassegnazione qualunquista e assolu- di là della forma per “vendere” gli insegna- primi ’70 Mino Argentieri all’Istituto Orienta- toria della serie “Che c’è da scandalizzarsi? È menti, quello che conta è la sostanza, appunto le di Napoli. Poi tra la seconda metà degli anni sempre stato così”. Però a livello di forma una “chi insegna cosa”, gli argomenti dei corsi, i ’70 e gli anni ’80 con regolari concorsi a catte- volta magari ognuno sponsorizzava i suoi testi adottati (altra pratica diffusa è l’adozio- dre il cinema s’insegnava in tutt’Italia da Trie- candidati, si allestiva una parvenza di concor- ne sia per esami obbligatori sia complementa- ste, Padova, Torino, Milano, Bologna a Firen- so, c’era un atteggiamento più paternalistico. ri sia quelli degli indirizzi scelti, di “mattoni” ze, Pescara, Urbino, Bari, Palermo in scritti dal docente stesso). Premesso atenei pubblici o prestigiose univer- che anche in passato con corsi di sto- sità private come la Luiss e lo Iulm. ria del cinema più seri e più lunghi Cominciarono a delinearsi le catego- con molte ore nell’arco dell’anno ac- rie dei Professori Ordinari, Professo- cademico era impensabile esaurire o ri Associati, Ricercatori-assistenti colmare lacune ancora maggiori vi- con contratto. Poi è cominciata l’era sto che è materia esclusa dalle scuole dell’insegnamento selvaggio e senza superiori (oltre tutto vasta comples- “regole”, quella della distribuzione e sa e multidirezionale), figuriamoci moltiplicazione di cattedre a costo se in una trentina di ore è possibile zero, spacciando la diversificazione non solo dare quel bagaglio minimo dell’argomento-cinema funzionale alla di conoscenza ma far entrare nell’u- proliferazione di cattedre da mettere niverso cinematografico per cogliere in bilancio e rendicontare al Ministero quello che si nasconde dietro l’”evi- per vivacità propositiva, obiettivo di denza” di un film che consumano tut- uscire dall’insegnamento tradizionale, “Il giudizio universale” (1961) di . ti. Senza contare il problema dell’im- possibilità di completezza, sguardo a 360° sul Da un po’ di tempo la farsesca competizione prescindibile supporto visivo alle lezioni, film linguaggio cinematografico. E giù professori non ha neanche il tempo della messa in scena, o sequenze, che nel caso di alcune cattedre a contratto sempre più giovani per corsi me- si vocifera già molto prima chi è il “miracola- sembra un optional a volte anche per motivi diamente semestrali per un numero di ore to”, c’è un clima di sfiducia tra aspiranti e non tecnico-organizzativi o peggio ancora perché che si è sempre più ridotto e da alcuni anni si tipo “perdiamo/perdete ogni speranza”, al de- per alcuni quelle riservate alle proiezioni sono è assestato sulle 25 – 30 per un compenso me- terminato e motivato concorrente di turno ar- ore sottratte alla parte storico-teorica. E dul- dio di 2000 euro lordi. Eppure la concorrenza mato solo del suo corposo curriculum e di ti- cis in fundo “chi insegna per chi” a proposito è forte perché per qualcuno con più anni e con toli e pubblicazioni si fa capire senza molti dei destinatari dell’insegnamento universita- più titoli che rinuncia, ce ne sono pronti mini- giri di parole che non è il suo turno, che deve rio del cinema. Si tratta generalmente di stu- mo una decina disposti a salire in cattedra an- “mettersi in fila” e ripassare caso mai al pros- denti che si accostano alla materia con le stes- che gratis per comprensibili ambizioni e spe- simo concorso. C’è anche di peggio quando se motivazioni, interessi, dubbi, calcoli comuni ranze di iniziare una carriera congenita allo addirittura non vengono neanche ufficializ- a quelli di altre discipline ma la scelta è poco status anagrafico. Certo non mancano casi di zate e pubblicizzate le date dei concorsi, gli rischiosa, vista la durata del corso e magari docenti a contratto di età più grande, espe- unici informati sono i programmati vincitori, con l’incentivo di vedere anche un po’ di film. rienza accademica e conoscenza della materia così non si rischia neanche l’imprevisto, l’”in- Il vero problema resta quello di ridisegnare il ma si tratta quasi sempre di titolari di altre cidente di percorso”. In quanto agli insegna- ruolo e lo spazio del cinema nell’università cattedre (associati) o addirittura in pensione menti di cinema delle cattedre affidate ai peo- non tanto e non solo dal punto di vista stretta- che si possono permettere di insegnare altro- nes, presidi e direttori di Facoltà e Accademie mente didattico e burocratico degli esami. È ve per pochi soldi tanto per arrotondare (an- più giovani, spregiudicati e manageriali di materia particolare non equiparabile a nes- che questa è un’anomalia). Naturalmente i big quelli del passato che assecondano direttive sun’altra per il semplice fatto che il cinema re- continuano a fare il loro mestiere, la casta ministeriali ma hanno anche un potere acca- sta l’arte e il mezzo, nonostante tutto, dell’im- continua ad autoriprodursi, i baroni di una demico e decisionale autonomo, hanno op- maginario e dell’immaginazione. Elementi così volta si sono fatti sempre più cupola. Salvo poi portunamente diversificato la materia del ci- forti per i quali è necessario che entri in altra ma- modificare le modalità di reclutamento,- lot nema più nella forma che nella sostanza con i niera nei corsi di laurea ma anche che il mondo tizzazione, spartizione, scambi di favori, blin- nomi più diversi e accattivanti degli insegna- accademico, gli atenei, i docenti escano dai lo- dando in maniera sempre più spietata e cini- menti per dare anche un segnale di apertura ro bunker per collegare teoria e prassi, chi il ca i posti-chiave da mettere a concorso che (post)moderna della disciplina ai nuovi lin- cinema lo studia e chi lo fa, chi trasmette un visto il dilagare dei “professorini” usa e getta, guaggi, ai nuovi modelli narrativi, alle nuove sapere vecchio (i docenti) e chi si accosta alla gioco-forza si sono ridotti. E non scopriamo tecnologie digitali e ad altri approcci metodolo- magia del cinema con i sogni, le aspirazioni, nulla di nuovo a proposito dell’assegnazione gici. E quindi non più (o non solo) le ammuffite le illusioni (gli studenti). delle cattedre di tutti i gradi ad personam, di “Storia del Cinema” e “Storia e Critica del Cine- quelli che una volta si chiamavano (ma la ma” ma “Analisi del film”, “Filmologia”, “Teoria e Alberto Castellano 12 [email protected] Antonutti: la discoverta del vero Omero (Una storia semplice, ’91), Olmi (Il segreto del bosco prima aveva già impersonato il prefetto dell’epoca, vecchio, ’93; Genesi, ’94), Placido (Un eroe borghe- Garroni, in Cinque giorni al porto e, nel medesi- se, ’95), Giraldi (La frontiera, ‘96), Virzì (N, mo filone di rievocazione critica storico-civi- 2006), Molaioli (La ragazza del lago, 2007), le, due più tardi il generale Carboni in 8 set- Spike Lee (Miracolo a Sant’Anna, 2008) e Gior- tembre, che lo stesso regista aveva steso con dana (Romanzo di una strage, 2012). Oltre alle Enzo De Bernart e Ruggero Zangrandi. Le sue “voci” messe a disposizione di Benigni per La origini friulane ne avevano facilitato anche vita è bella e dello stesso Olmi nel Mestiere delle qui le splendide prestazioni nel repertorio di armi. E qui si innesta per contiguità il secondo Goldoni: Brighella nell’intramontabile I due argomento. In una recente filmografia stra- gemelli veneziani (dal ’63), “sior Mòmolo man- niera per una pubblicazione locale, mi sono ganar” nell’irraggiunto Una delle ultime sere di tolto la voglia, che veniva da lontano, di preci- Carnovale (’68), i protagonisti Anzoletto e Can- sare, accanto alle generalità di ciascun attore ciano rispettivamente de La casa nova e I ruste- e del personaggio interpretato, anche il nome ghi (entrambi nel ’73). Era in grado di passare del doppiatore (sia pure tra parentesi quadre). imperturbabilmente, nella stessa annata E’ un elementare adempimento di dovere, che -1966- dalla tragedia (Penteo nelle Baccanti) al oggi la dedizione degli appassionati e l’onni- vaudeville (Étienne de La pulce nell’orecchio: di scienza fino a prova contraria della rete ren- questo allestimento una non qualitativamen- derebbero presso che sempre possibile. Ed è te felicissima copia tv, https://bit.ly/2OxN- un altro campo in cui Antonutti l’ha fatta let- TK3). Poteva essere un sottoproletario nella teralmente da padrone (come per i Taviani al- guerra dei Trent’anni (Eilif, il figlio maggiore lora…): facendo ripetutamente parlare italia- della Madre coraggio brechtiana Lina Volonghi, (1935 - 5 novembre 2019) attore e no, tra gli altri, a Christopher Lee e a Robert 1970) e addirittura il re Sole nell’”appendice” doppiatore Duvall, a Donald Sutherland e a John Hurt, a Vita, amori, autocensura e morte in scena del si- Rutger Hauer (ancora per Olmi, nel magnifi- gnor di Molière nostro contemporaneo di Bulga- Non stupisca o sembri eccessivo l’aver voluto co Il villaggio di cartone) e a Max von Sydow, a kov nell’allestimento del Tartufo straniato e rispolverare il titolo del celebre e rivoluziona- Joe Mantegna e a Denis Hopper, a Chri- contaminato nella nuova traduzione Garboli, rio saggio vichiano per ricordare un grande stopher Plummer e ad Omar Sharif. E anche l’anno dopo. Era in grado di passare con im- attore, in un paese e in una temperie in cui qui l’elenco potrebbe continuare a lungo, sen- perturbabile appropriatezza da Svevo (Copler non sempre la categoria sembra sortire la ri- za contare le altre numerose “voci” narranti nella Coscienza di Zeno resa scenica da Kezich, conoscibilità e i riconoscimenti adeguati. Allo per film stranieri e animazione. Neppure la dal ’64) a O’Neill (Oban in Arriva l’uomo del spettatore cinematografico attento e infor- tv, tra il ’70 e il 2008, è stata reciprocamente ghiaccio, ’66); da… Diego Fabbri (l’usuraio Bru- mato, e che abbia almeno oggi sui 55 anni, il avara con lui: si ricordi soltanto, tra il molto, no de L’avvenimento, ’67) a Shakespeare (Cas- nome di Omero Antonutti, mancato a 84 nella che era Karsky (’78) nella bella trascrizione sio nel Giulio Cesare, ’67) e a Pirandello (uno sua Udine lo scorso 5 novembre, richiamerà sartriana de Le mani sporche realizzata da Elio dei “signori” di Questa sera si recita a soggetto, alla mente immediatamente i protagonisti, da Petri; il padre di Verdi nel capolavoro a punta- ’72). Una volta tanto, sia pure per poco, non è lui indimenticabilmente incarnati, di Padre te di Castellani (’82); il protagonista del bel stato necessario attendere la scomparsa di un padrone dei Taviani (1977) e poco dopo di O’ Mio figlio non sa leggere ancora di Giraldi da grande dello spettacolo o dell’arte per render- Megalèxandros di Anghelopulos (1980): poco Pirro (’84); il nonno nel magnifico e ingiusta- gli il debito onore. Il bel libro (edito due anni importa che sia stato al centro non dei più ri- mente dimenticato Cristallo di rocca di Zaccaro fa a Comunicarte a Trieste) intitolato al suo usciti tra i grandi film dei due maestri in que- (’99). E ancora almeno il Come Quando Fuori nome per le cure del bravissimo Guido Botteri gli anni. Rossellini, inesausto mentore della Piove di Monicelli (2000). Ma a modesto avvi- (purtroppo scomparso invece prima di veder- Palma d’Oro ’77 al film da e su , so di chi scrive, è stato ancora e soprattutto in lo stampato!), con una lunga intervista auto- lo aveva del resto diretto personalmente, tre teatro che la bravura, anzi la grandezza, del biografica all’interessato, e scritti dei Taviani, anni prima, nel purtroppo a sua volta non feli- “vero Omero” ha potuto rifulgere in maniera e di Giraldi, Pagni, Savioli e due saggi da par cissimo Anno uno, dove impersonava breve- misura incontrastabili. Omettendo per brevi- suo di Sergio Germani, gli ha reso il suo. Ne mente un anonimo comunista milanese. Ma tà i pur numerosi apporti già negli anni Cin- possiamo estrapolare per concludere due af- nella sessantina di film interpretati in oltre quanta all’allora Teatro Stabile di Trieste (già fermazioni, rispettivamente di Paolo e Vitto- mezzo secolo esatto (Mercato nero dell’amore di lì alle prese anche con Goldoni, Pirandello, rio Taviani e di Franco Giraldi, che possono Hofbauer e Le piacevoli notti di Crispino e Luci- Shakespeare, Svevo e Brecht) e quelli conclu- ben sintetizzarne i discorsi: «Oggi Omero Anto- gnani sono del ’66; Dalla quercia alla Palma – I sivi con lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia nutti è uno di quei veri attori cinematografici che cal- 40 anni di Padre padrone di Naitza del 2017) ci culminati tre anni fa nel Genius loci di Andrea colano con lucidità e acutezza la recitazione, ogni ge- sono molti passaggi che decisamente spicca- Collavino voluto da Franco Però. Perché è sta- sto o parola, in rapporto agli obiettivi, ai movimenti no. Rinviando chi legga ad autodocumentar- to soprattutto nel quindicennio aureo geno- della “camera”, alle ipotesi di montaggio che la regia si, volendo, ulteriormente in facili approfon- vese che le sue doti e la sua estrema quanto avanza in sede di ripresa. Una cosa noi due amiamo dimenti, vanno ricordati in primo luogo i autorevole versatilità hanno trovato abbon- in particolare in Antonutti: la sua camminata, anzi successivi momenti ravvicinati e non del so- dante pane per i propri denti. Dei trentuno la sua figura intera. Nel suo presentarsi alla “came- dalizio coi Taviani stessi (La notte di San Loren- spettacoli complessivi allestiti da Luigi Squar- ra”, Omero connota subito il personaggio con pochi zo, ‘82; Kaos, ’84; Good Morning Babilonia, ’87; Tu zina, negli altrettanti anni della di lui condire- tratti radicali. E con l’azzardo dell’estro, della fanta- ridi, ‘98). Ma c’era già stata la partecipazione a zione, con Ivo Chiesa, per lo Stabile locale, An- sia. Soprattutto per questo, forse, per questa sua ca- La donna della domenica di Comencini (’75) e se- tonutti ha infatti preso parte a ben quattordici. pacità di raccontare attraverso la fisicità del corpo, guiranno, tra le molte altre, volendosi conte- Partendo dall’altro Sartre de Il diavolo e il buon noi abbiamo voluto, noi abbiamo potuto costruire nere, almeno quelle centrali con Carpi (Quar- Dio dov’era Karl (1962), per concludere col Ro- con lui figure tanto diverse». E: «Secondo me gli atto- tetto Basileus, ’81), Villi Hermann (Matlosa, id.; sa Luxemburg dello stesso Squarzina con Vico ri si dividono in due categorie: quelli che quando reci- Bankomatt, ‘89), la Berlinguer (Il disertore, ’83), Faggi (il giudice Alessandro Orengo) in cui si tano “sono” e quelli che “fanno”. Ho sempre conside- Erice (El Sur, id.), Saura (El Dorado, ’88), Bel- concedeva il lusso di incarnare tanto Lenin rato Omero un attore che sullo schermo è». locchio (La visione del sabba, id.), Emidio Greco che Liebknecht. Per gli stessi autori sette anni (n.l.) 13 n. 78

segue da pag.1 forza razionale e irrazionale. Ma la famiglia di uno spontaneo affetto li avvicina anche agli di un ambiente familiare la vecchia nonna che Ki-taek e Chung-sook, vive, invece, su altre di- spettatori. È proprio in questa specie di diver- vive con loro ma non ha parentela alcuna con mensioni rispetto alla famiglia Shibata, for- genza che vanno tirate le fila della riflessione. gli altri componenti e i tre “figli” che erano me di convivenza (a)sociale che si manifesta- Se da una parte Bong Joon-ho guarda con an- stati abbandonati dalle loro famiglie e accolti no in quel parassitismo di conquista che sia ad un mondo familiare, intimamente cor- con affetto tra le mura che diventano dome- conferma la loro connaturata devianza che di- rotto, fraudolento, benché offeso e quindi stiche. Parasite è ambientato dapprima nei venta l’unico modo conosciuto per stare al nulla a che vedere con qualsiasi sottoproleta- sobborghi più squallidi di una metropoli sud riato pasoliniano, anzi i personaggi di Parasi- coreana dove vive la famiglia di Ki-taek e te sono sicuramente post-pasoliniani poiché Chung-sook genitori degeneri dediti alle ormai attratti irrimediabilmente dal fascino truffe che hanno due figli cui danno insegna- del benessere e hanno quindi perduto ogni menti, ma dai quali, per lo più, imparano ul- autenticità e il loro reciproco solidarismo è teriori e raffinate tecniche di raggiro. - Ase solo interessato alla riuscita del loro piano guito di una serie di inganni ai danni di una derelitto, i personaggi di Kore’eda restano famiglia facoltosa finiranno con l’irretirla -fi vittime di regole sociali che sembrano invin- no a trasferirsi di fatto nella loro lussuosa di- cibili e l’ostacolo ad una piccola comune feli- mora nel quartiere più esclusivo della città. cità è la legge che diventa antagonista e non Non tutto andrà dritto e tra commedia e tra- partecipativa di una accoglienza e della co- gedia si consumerà la loro vicenda, ma so- “Un affare di famiglia” (2018) di Hirokazu Kore’eda struzione di legami che siano perfino più for- prattutto quella dei loro ricchi antagonisti. ti e più veri di quelli di sangue. Ecco perché Qui il racconto dei due film ci attira solo par- mentre il film del regista giapponese si pro- zialmente, quanto piuttosto ci piacerebbe pone come risolutivo, positivo e posto a dife- estrarre da queste storie un senso comune sa di valori familiari autentici, tutto introfles- che riesce a diventare filtro interpretativo so- so a difendere questa semplice verità che in ciale per una lettura più profonda dei feno- modo commovente si svela nel finale, il film meni che attraversano e mutano le conven- sud-coreano sembra perpetuare una specie zioni e anche i caratteri che fondano una di lotta di classe che però questa volta si svol- nuova ipotesi di famiglia. Il cinema, a volte, ge su un terreno che non è più quello della ri- si fa anticipatore di queste lente metamorfo- “Parasite” (2019) di Bong Joon-ho valsa in nome di una intera classe e dell’ugua- si e il suo carattere essenzialmente semiologi- glianza, bensì in nome di una pura e semplice co, lo assimila alla precisa forma sintetica che mondo. Per i familiari di Ki-taek non è impor- sostituzione in cui il mondo di sotto si man- di fatto appartiene ad una più ampia riflessio- tante la sopravvivenza come accadeva nella gia il mondo di sopra. La famiglia diventa ne. Anche in questo caso i temi dei due film più dimessa famiglia di Kore’eda, ma è, inve- strumento di sopraffazione e non di convi- assolvono al compito di una ricerca che faccia ce, decisiva l’affermazione sociale, la bramo- venza. Si sostituisce l’uno all’altro per non emergere le forme di convivenza sociale o sia del denaro e il benessere come forma mutare nulla perché vinca una specie di indi- piuttosto i sintomi di mali oscuri che ridise- estrema di affermazione e di accettazione di vidualismo imperante che non ha più bisogno gnano i concetti fondanti anche nelle società sé stessi nel consesso sociale. Costi quel che di compagni e compagnie, di masse e di pro- avanzate. Ma se il film di Kore’eda si fonda sul costi. Non vi è dubbio che al fondo delle due teste. La famiglia di Bong Joon-ho diventa principio dell’accoglienza e in questa accezio- vicende vi sia un disagio che costituisce un di- simbolo di questa deriva sociale, anzi stru- ne la famiglia si fa strumento e luogo di con- sadattamento, cioè un sintomo di lontananza mento micidiale. Da parte sua la famiglia di versione della solitudine e quindi antidisper- insanabile con le correnti regole sociali. Sia Kore’eda nulla può fare contro questa deriva sivo il che assolve, secondo la generalità delle Kore’eda, sia Bong Joon-ho lavorano sull’a- poiché la legge ne impedisce il suo consolidar- regole sociali, ad una delle funzioni della fami- normalità, su un piano di realismo che si fon- si. In questa diversità, la complementarietà glia e quindi, in linea teorica, il nucleo Shibata da essenzialmente sulle differenze di classe o che integra i due film come facce opposte di può essere considerato una famiglia a tutti gli se si preferisce sociali che determinano l’e- una stessa medaglia. Lo sguardo di Kore’eda è effetti, è anche vero che manca tra i suoi par- sclusione e per gli esclusi il riadattamento. benevolo, in fondo, quello di Bong Joon-ho tecipanti quella necessaria consaguineità che Questa evidenza si fa specimen narrativo nel duro, impietoso nei confronti dei suoi perso- assolve ad un’altra regola di convivenza non film di Bong Joon-ho che insiste, nel suo rac- naggi, furioso, rabbioso nei confronti di una scritta che, nell’assorbire eventuali diversità, conto tra un mondo superiore quello dei ric- classe che ha perduto ogni autenticità, ogni ne giustifica perfino i conflitti. È in questa chi, dei benestanti, luminoso e perfetto, dalla dignità, ogni barlume di orgoglio. Il diluvio fi- forma che gli eventi che accadono alla fami- casa lucida al cibo che non sembra neppure nale che ripulisce il cielo del mattino dopo, ha glia Shibata e soprattutto il loro disinteressa- ungere e dove gli odori delle persone sembra- anche una funzione catartica e divina nel suo to affetto verso i figli si atteggiano in forma in- no costituire un tratto di insopportabile di- irrefrenabile potere distruttore. Quello che troflessa, poiché accogliente. Una modalità sturbo in quella vita tirata a lucido e piucche- accade in Sud Corea e in Giappone accade do- che disciplina o dovrebbe disciplinare – pur perfetta, e il mondo sotterraneo, quello dove vunque ed è per questo che i due film smetto- nella devianza che il nucleo familiare rappre- abita la famiglia degli impostori, la buia canti- no di costituire dei racconti o solo dei raccon- senta – le regole di convivenza di qualsiasi fa- na della casa dei ricchi, luoghi dove non solo ti, per diventare invece, filtri di conoscenza, miglia, di qualsiasi parte del mondo. In tal manca la luce e il cibo, ma avvengono i delitti strumenti di interpretazione del reale. Ed è senso la famiglia del film di Kore’eda ha qual- quasi si tratti della profondità di una coscien- per questa ragione che quel cinema finisce che affinità con quella di Bong Joon-ho. Pur se za in subbuglio. In questa evidente metafora con il diventare astratto e quindi adattabile da un altro punto di osservazione la famiglia tra il mondo di “sotto” e il mondo di “sopra”, all’intero pianeta, esportabile nella sua lungi- di Parasite non vive su regole troppo differenti che reimmette in circolo anche i temi di un mirante capacità di cogliere i tratti della con- e infatti il suo parassitismo si manifesta pro- classismo ineliminabile (lo si chiami come si temporaneità globalizzata. Sentiamo vicine le prio in virtù dello straordinario legame soli- vuole, ma sempre di quello si tratta), sta la famiglie di Kore’eda e Bong Joon-ho, nono- daristico che, nella buona e nella cattiva sorte, rabbia furiosa del regista sud-coreano che stante le distanze e le differenze. Non è quindi i familiari vivono tra di loro, tanto da diventa- sembra volerla sfogare nel finale da grandgui- un caso che i due film abbiano conquistato, re, proprio per l’affiatamento e la profonda gnol che il film riserva. Una rabbia che manca uno di seguito all’altro, la Palma d’oro nel Fe- conoscenza delle reciproche capacità, una al regista giapponese che invece riabilita i stival più importante del mondo. specie di testuggine armata dalla invincibile propri personaggi e con immagini dettate da Tonino De Pace 14 [email protected] Parasite di Bong Joon- ho Una straordinaria commedia nera giocata sul confronto tra privilegiati ed esclusi: Palme d’Or al Festival di Cannes 2019 Parasite (Gisaengchung), ed efferate azioni di discredito, a far licenzia- con echi di Blake Edwards, conditi dalla mali- settimo lungometrag- re gli altri dipendenti di Park, anche Kim gnità e delle sanguinose efferatezze tipiche gio del quarantanoven- Ki-taek e Chung-sook, presentati sotto menti- del suo cinema. È un’apoteosi e un gioco al ne sudcoreano Bong te spoglie e con false referenze, vengono as- massacro che precipita in un clou forte, plate- Joon-ho, ha ottenuto sunti dai Park con le rispettive mansioni di ale e, forse, persino ambiguamente catartico. meritatamente la Pal- autista e di cuoca. Per qualche tempo la fin- Ma, successivamente, fatica a concludere e si Giovanni Ottone me d’Or come miglior zione manipolativa dei quattro ingegnosi im- perde in due o tre finali consecutivi. In parti- film al Festival di Cannes dello scorso maggio postori, riciclati come rispettabili e stimati la- colare apostrofa una specie di chiosa di penti- e dall’inizio di novembre è stato distribuito voratori, funziona perfettamente, grazie a mento e di irrealistica speranza, vagheggiata nelle sale italiane. Si tratta di un’esilarante vari accorgimenti e alla dimostrata efficienza, con trepida amarezza da Ki-woo, con sottin- farsa “tragica”: una black comedy feroce, effi- procura loro agi e comfort inusitati e genera tesa confusa sottolineatura morale antisiste- cacissima e debordante che mette a fuoco le gustosi siparietti comici. Mr. Park e i propri ma, non proprio in sintonia rispetto al cinico marcate differenziazioni tra privilegiati ed familiari ignorano del tutto il vincolo che uni- e graffiante sviluppo narrativo di questa favo- esclusi presenti nella società sudcoreana con- sce Kim Ki-taek alla moglie e ai figli e non si la moderna molto dark. temporanea. In un affollato quartiere popola- Bong Joon-ho, insieme a Park Chan-wook, re di Seul una famiglia sottoproletaria molto Lee Myung-se, Kim Sung-soo, E J-yong, Kim unita sopravvive in un angusto e fatiscente Jee-woon e Ryoo Seung-wan, appartiene alla scantinato di due camere e servizi, esposto al new wave di filmmakers coreani che hanno lezzo e al sudiciume provenienti dalla strada. esordito tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del Kim Ki-taek (Song Kang-ho, attore feticcio di nuovo millennio. Questi registi inseriscono i Bong Joon-ho), pigro e trasandato, e sua mo- temi identitari ed esistenziali di proprio inte- glie Chung-sook (Chang Hyae-jin), ex atleta resse in una cornice di genere/i, amano le del lancio del martello, determinata e biliosa, reinvenzioni e le ibridazioni e realizzano film si affidano all’intraprendenza dei due figli secondo proprie modalità espressive e stilisti- ventenni, che hanno frequentato parzialmen- che a partire da una spiccata cinefilia. La vio- te le scuole: Ki-woo (Choi Woo-shik), simula- lenza fisica, la presenza e la rappresentazione tore con un certo talento, e Ki-Jung (Park So- spregiudicata della passione amorosa, del ses- dam), abile nell’utilizzo del photoshop. so, dell’erotismo e delle relazioni interperso- L’unica miserrima fonte di guadagno per loro nali e la nuova e diversa valorizzazione dei è data da un lavoro a cottimo, eseguito a do- personaggi contraddistinguono molti film del micilio, di piegatura di cartoni per confezio- “nuovo cinema coreano”. Sono un segno sia di nare scatole per la pizza da asporto. Per il re- liberazione, dopo la lunga notte di decenni di sto si affidano a ogni astuzia per scroccare e governi autoritari e corrotti e di dura repressio- rubacchiare. Ma un giorno avviene un fatto ne politica, sia di una nuova ricerca artistica. nuovo: Ki-woo riceve la visita di un amico, Bong Joon-ho ha diretto notevoli film di genere studente in una prestigiosa università e in che hanno ottenuto importanti riconoscimenti partenza per uno stage all’estero per un anno. a livello internazionale. Barking Dogs Never Bite Qust’ultimo, ricordando che Ki-woo ha stu- rendono conto di aver subito una vera inva- (2000) è una gustosa commedia. Memories of diato con impegno l’inglese, gli propone di sione parassitaria da parte di pezzenti che, Murder (2003) è un eccellente thriller che pre- sostituirlo come tutor di Da-hye (Jung Ziso), normalmente, sarebbero oggetto del loro di- senta una notevole rappresentazione del conte- figlia quindicenne di Mr Park (Lee Sun- sprezzo. Certamente brillante e azzeccato è il sto e un’accurata caratterizzazione umana e kyun), ricco manager di un’impresa commer- dettaglio dell’inconsueto odore rancido che psicologica dei personaggi. Mother (2009), che ciale. Il giovane, fornito di falsi diplomi, con- accompagna la loro presenza, notato e stig- presenta un’anziana protagonista femminile traffatti dalla sorella Ki-Jung, si presenta matizzato dai Park, che diventa un fattore de- animata da una grandezza miserabile e sel- all’indirizzo indicato, ritrovandosi in una ma- cisivo nello sviluppo della storia. Ma un gior- vaggia, è un thriller molto raffinato che si in- gnifica grande villa moderna con giardino, no la pingue Moon-gwang (Lee Jeong-eun), ex treccia con un melodramma intenso e dispe- progettata da un noto architetto. E incontra governante licenziata dai Park, si presenta al- rato. Ha anche realizzato riusciti, seppure Yeon-kyo (Cho Yo-Jeong), la padrona di casa, la porta della residenza e, con una scusa, rie- imperfetti, blockbusters che hanno riscosso un’avvenente trentenne che, ignorante e in- sce a introdursi in casa. Da quel momento la molto successo non solo in Corea: The Host genua, vuole darsi un gran tono e bada alle ap- coerente e raffinata progressione narrativa, (2006), catastrofico monster movie, di caratu- parenze e che si lascia facilmente impressio- frutto di una perfetta orchestrazione delle ra splatter; Snowpiercer (2013), ispirato e ambi- nare dalla parlantina del presunto insegnante. tempistiche e delle azioni dei personaggi e zioso dramma post - apocalittico che configu- Ottenuto il lavoro, Ki-woo si ambienta perfetta- abilmente centrata sul confronto di identità ra un’ambigua metafora socio - politica; Okja mente e in breve approfitta del proprio ascen- tra le due famiglie, subisce un’alterazione di (2017), fantasy drammatico e farsesco, che dente sulla giovane allieva, subito invaghita di modalità e di ritmo. Inizia una sarabanda di diverte nonostante la semplificazione carica- lui. Quindi riesce a imporre la propria sorella, colpi di scena incresciosi e controversi, in un turale di buoni e cattivi. spacciandola per la sua talentuosa conoscente crescendo incalzante. Emergono rivelazioni Dopo le esperienze negli USA (Snowpiercer e Okja), Jessica, come tutor artistico e terapista del se- di segreti, strenua e violenta competizione tra Bong Joon-ho torna ad ambientare un film in condo figlio di Park, Da-song (Jung Hyeon-jun), un poveri, spirito di vendetta e precipitazioni Sud Corea. Parasite propone un nuovo ritratto al bambino iperattivo di nove anni che forse ha subito inaspettate, con clamorosi ed accentuati par- vetriolo della società coreana. È un dramma sa- un trauma, ha la passione per i pellerossa americani ticolari splatter. Bong Joon-ho procede spedi- tirico che evidenzia, con lucidità e intelligen- e disegna ritratti astratti. Successivamente, dopo to, tra trovate geniali e sottili incongruenze, fi- za, contraddizioni e aspetti molto espliciti di che i due giovani hanno provveduto, con abili no a un sorprendente e travolgente show down, segue a pag. successiva 15 n. 78

segue da pag. precedente un feroce confronto sociale, presentandolo Venezia e il Cinema: il confine tra mito e real- con modalità caustiche e sardoniche, attraver- tà attraverso la laguna so un’escalation implacabile. La descrizione, ricca di indovinate sfumature, delle due fami- Venezia e il Cinema? una musica, di un ideale, e come quando un glie di “simpatici mostri”, che vivono anche fi- No: Venezia è il cine- architetto fa sintesi di tante conoscenze crea- sicamente al vertice e alla base della piramide ma: nel suo lato più li- tive, così è per il regista, architetto di immagi- sociale, l’una in una splendida magione sita in bero, anticonformista ni. Ecco, Venezia è tutto questo e di più, è la un’esclusiva area residenziale collinare subur- e rivoluzionario di ar- sintesi ideale tra mito, cinema e realtà effet- bana e l’altra in un laido scantinato (che sarà te per immagini. I riti tuale, dove, come nei tre mondi di Karl R. Pop- persino invaso da una limacciosa alluvione di laici e le premieres del per, o nella caverna platonica, le idee di regi- liquami durante un fortunale), è oltremodo ef- festival del cinema ap- sti, autori, sceneggiatori, si affacciano alla ficace. E il gioco della convivenza nel microco- Leonardo Dini parentemente esalta- realtà virtuale della mostra, da opere d’arte, smo della grande villa introduce deflagranti no il lato mondano e per prendere la forma shakespeariana del so- spunti di caratterizzazione antropologica, cul- commerciale, in antitesi e lontano dal mondo gno, o quella cara a Bertolucci, della realtà del- turale e psicologica, nonché sottili atmosfere nobile e culturalmente veneziano del cinema la materia. Venezia cinema trova quindi nella di suspense. Sembra configurare una rivisita- intellettuale e per connaisseurs, dei cine- laguna quel confine ideale tra epos e logos, zione “irrispettosa” del cinema di Michael Ha- club. Venezia con i David e con i Nastri d’Ar- che fa del cinema, la creazione più evoluta del- neke, affidandosi ai soli strumenti visivi eai gento e la festa di Roma, è la festa di classe di la fantasia della specie umana sul nostro pia- comportamenti e alle emozioni dei personaggi fine anno della classe, molto estesa e poliedri- neta. Metafora del rapporto tra sceneggiatori in continua alternanza tra loro. Tra l’altro si ca, spesso eclettica, del cinema italiano. Del e film: a Roma volano le parole, a Venezia le può dire che il nucleo familiare che in Parasite resto la mondanità veneziana fa del cinema il immagini. E se il mondo che dimentica il peri- vive ai margini della società, infrangendone le lato più in della Biennale. E a propo- regole, ma i cui membri mostrano forte com- sito della Biennale Arte se il cinema è plicità solidale, sembra sociologicamente affi- pittura, di parole, i film decorano, ne a quello che è protagonista del magnifico ogni anno, la volta dorata e multifor- me e multiculturale della Biennale, Shoplifters (2018), del giapponese Kore-eda Hi- rokazu. Per altro Bong Joon-ho appare molto con la loro arte, visiva e concettuale lontano dalla poetica umanista del maestro al tempo stesso. Venezia in pratica si giapponese, anche quando propone un conte- può considerare l’Onu della Cultura, sto di alterità radicale e mostra una realtà mi- dove il cinema è grande come il serabile e personaggi credibili, pur nella loro mondo, così come i suoi temi, ed è natura ambigua e rappresentazione farsesca. spesso fatto di opere mondo, di uni- E non sono certo fuori luogo i riferimenti alla versi paralleli, e quando si guarda un Corea del Nord, fonte di ansia e bersaglio de- film d’arte, in un’ora si percorre il nigratorio per tutti i coreani, in termini di elo- pianeta ad alta velocità, attraverso quente rifermento alla condizione di vita nel immagini, musiche, attori, paesag- Paese. Bong Joon-ho confeziona un racconto gi, temi, autori, dei film. Si, ogni film di manipolazione ben identificabile a partire è un mondo, e i cineclub a volte sono come un osservatorio astronomico, da una scrittura originale e in gran parte ben Pierre Auguste Renoir, Vue de Venise (Le Palais des Doges), 1881 calibrata. La messa in scena è energica, molto che consente di vedere le stelle, di ren- studiata e piena di idee e di invenzioni, sfrut- derle vicine, col tocco di uno sguardo. Cosa al- colo delle guerre, perde la pace, sociale e uni- tate al massimo della loro potenzialità, con ri- tro infatti è il cinema, se non la espressione versale, così il cinema nasce, esiste, come l’ar- proposizione di momenti di un fervido imma- più alta, ineffabile, tenace, dello sguardo uma- te, la musica e la letteratura, anche per questo, ginario, e molto curata in termini estetici. no sul mondo, con quella dei poeti, dei musici- per tradurre e sublimare nell’arte la volontà di Rivela il caratteristico genio creativo del regi- sti, dei pittori, dei filosofi. Anzi, quando un dialogo, che il suo linguaggio universale porta sta: anticonformista, viscerale, fragorosamen- regista è anche scrittore, come Moravia, Paso- a tutti: si identifica con il messaggio universa- te sopra le righe e giocato sulla contaminazio- lini, Bevilacqua, o pittore, come nel caso di le di Venezia, da sempre: porto e porta di pace, ne dei generi. Fonde commedia, dramma Antonioni e dei disegni di Fellini e Zeffirelli, la affacciata sull’oriente. “La rivelazione viene da distopico, pamphlet sociale e thriller, con vena- immagine cinematografica conquista una di- Oriente” diceva H. Matisse. ture goticheggianti, macabre o fuori dal conte- mensione ulteriore, così, come quando si fa Leonardo Dini sto (la scelta della canzone “In ginocchio da te”, traduzione per immagini di un romanzo, di interpretata da ), maledetta- mente calzanti, incisive e divertenti. Bong Jo- on-ho dimostra grande perizia nella combina- zione di piani di ripresa con precise angolazioni, inquadrature e close up, anche se a volte eccede smodatamente in un’accumulazione vitalisti- ca e incontinente, trascinato da una vis umori- stica di grana grossa. È perfettamente coadiu- vato dal sapiente lavoro di production design dei diversi ambienti, che evoca perfettamente le differenze di classe, curato da Lee Ha-jun, dalla limpida fotografia di Hong Kyung-po, dal magistrale montaggio curato da Yang Jin- mo e dalla colonna sonora di Jung Jae-il, che utilizza brani di musica classica per sottoline- are alcune svolte drammatiche. Giovanni Ottone 16 [email protected] Leonardo Sciascia: per me il cinema era tutto Ricordo dello scrittore siciliano nel trentennale della scomparsa attraverso il suo rapporto con il cinema C’è un motivo per cui, indulgenza e compatimento – e che, stanno moren- secondo me, un film do? Mai donne hanno visto, figli di puttana – non come Nuovo cinema Pa- sospettando che gran parte di quel chiasso lo face- radiso di Giuseppe Tor- vamo noi due, che nelle storie d’amore dei film tro- natore è entrato a far vavamo estro a sputare su quei baccalà che guarda- parte, ormai, dell’im- vano allochiti […]»1. maginario collettivo ed anche della storia Sciascia ricorda che, nel periodo in cui Nino Genovese del cinema: a parte il studiava a Caltanissetta, presso l’Istituto livello qualitativo, la suggestione della storia Magistrale di quella città, aveva acquisito Leonardo Sciascia (1921 - 1989) scrittore, saggista, (e... il Premio Oscar), è che nel piccolo prota- l’abitudine di andare a vedere un film al giornalista, politico, poeta, drammaturgo, critico d’arte gonista, che vive quasi in funzione del cine- giorno, «e a volte anche due»; e ancora: e maestro di scuola elementare ma, che coltiva la sua passione nel buio di un cinemino di provincia e nella cabina di proie- «Ogni anno riempivo un libretto di annotazioni sui per giunta, in un periodo di gravi limitazioni zione, nelle sue emozioni e nei suoi sogni, si films visti: avevo, prima che lo facessero i giornali, della libertà: sono identificate (e si possono identificare) inventato una specie di votazione con gli asterischi: diverse generazioni di spettatori: innanzitut- cinque il massimo voto. La cosa curiosa, scoperta «Che cosa fosse allora per un ragazzo di sedici anni to (ovviamente), la generazione di Tornatore, qualche anno fa, è che Gesualdo Bufalino, che non il mito del cinema americano (il mito del cinema ma anche quella di molti di noi e di tanti scrit- conoscevo, faceva allora la stessa cosa. Non molto francese stava per sorgere) è difficile immaginare tori innamorati del cinema, tra cui, ad esem- curiosa, a pensarci bene: perché per lui, per me, per per chi non l’ha vissuto. Era, si può dire, tutto. Vi si pio, Leonardo Sciascia, di cui ricorre ora il altri della nostra generazione e della nostra voca- intravedevano i libri che non si potevano leggere, le trentennale dalla scomparsa (essendo nato a zione, il cinema era allora tutto. Tutto».2 idee che non potevano circolare, i sentimenti che Racalmuto - AG l’8 gennaio 1921 e morto a Pa- non si dovevano avere...»3 . lermo il 20 novembre 1989): tale anniversario è stato ricordato, a Palermo, dal “Centro di Ri- Ed anche un immenso amore per il cinema cerca per la Narrativa e il Cinema” (presidente muto, per le “luminose” immagini in bianco e Egle Palazzolo), nell’ambito del Premio inter- nero, per quelle che Bufalino chiama «certe nazionale “Efebo d’oro” (che ha per direttore fatue schegge di luce»: «il vero, grande cinema Giovanni Massa), con un Convegno dal titolo è stato quello muto», scrive, tra l’altro, Bufali- L’uomo e lo scrittore e la proiezione – rivolta agli no; ed anche Sciascia è perfettamente su que- studenti - del film restauratoTodo modo di Elio sta lunghezza d’onda quando, ad esempio, Petri. A proposito del suo paese natìo, Sciascia prendendo proprio spunto da Nuovo cinema ricorda la sala buia e rumorosa del vecchio ci- Paradiso, scrive: nema-teatro di Racalmuto, da lui costante- mente frequentato, palpitante d’insulti, di «Il film di Tornatore, pur riferendosi ad anni più al frastuono, di emozioni e di vita, con parole “A ciascuno il suo” (1967) di Elio Petri di qua, agli anni del “parlato”, mi ha toccato e com- che fanno venire in mente proprio il film di Vi è inoltre una marcata attenzione per il mosso nella memoria di anni più lontani; quelli del Tornatore: cinema americano e poi per quello francese mio cinema, del mio vero cinema; il cinema che di- e – soprattutto – per quello che queste due rei silenzioso piuttosto che muto. Me ne sono nutri- «[…] E c’era ogni sera il cinema. Filippo aveva una cinematografie avevano significato, a livello to fin da quando, già in quasi tutto il mondo, impe- particolare abilità a colpire con uno sputo un due di “sprovincializzazione”, per i giovani che rava il parlato; per il vantaggio, direi, di stare in un soldi a dieci passi di distanza, il muso di un gatto non solo vivevano nell’estrema provincia, ma, paese dove tutto arrivava con grande ritardo [...]».4 che se ne stava al sole, la pipa dei vecchi che stavano seduti a chiacchierare davanti al Circolo del Mutuo 1 L. Sciascia, La zia d’America, nel volume Gli Ed aggiunge: Furono tre grandi scrittori sici- Soccorso. Io sbagliavo il bersaglio di un buon pal- zii di Sicilia, Einaudi, Torino 1975 (I edizione 1958), liani, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati e Sal- mo, ma al cinema andava bene lo stesso, non c’era pp.13-14. Per quanto riguarda i rapporti tra Sciascia e il vatore Quasimodo, ad offrire, «più o meno di- da sgarrare. Era un vecchio teatro, e ce ne andava- cinema, in generale, si rimanda a: Nino Genovese, Scia- rettamente», «tre diversi temi siciliani al mo sempre in loggione. Dall’alto, al buio, passava- scia, il sogno di fare il regista, in «Gazzetta del Sud», Mes- cinema»: «la Sicilia come “mondo offeso”; la mo due ore a sputare in platea, ad ondate, con qual- sina, 5 settembre 1992; N. Genovese, Sciascia e il cinema, Sicilia come teatro della commedia erotica; la che minuto di intervallo, tra un attacco e l’altro; la in Lia Fava Guzzetta (a cura di), Nelle regioni dell’intelli- Sicilia come luogo di bellezza e di verità. voce dei colpiti si alzava violenta nel silenzio – le genza. Omaggio a Leonardo Sciascia. Editrice Pungitopo, Quest’ultimo tema è stato, per così dire, il più mamme puttane –. Tornava il silenzio, lo stappo di Marina di Patti (Messina) 1992; Nino Genovese - Seba- sfortunato […]. Ma gli altri due temi – la Sici- qualche bottiglia di gazosa; poi di nuovo – le mam- stiano GeSÙ, Uno scrittore con la macchina da presa, in lia “mondo offeso”, la Sicilia comico-erotica – me… – e anche la voce della guardia municipale ve- Sebastiano Gesù (a cura di), Leonardo Sciascia (“Incontri hanno dato al cinema italiano opere tra le più niva su minacciosa da quel pozzo – se vengo su vi con il cinema” di Acicatena), Giuseppe Maimone Editore, significative dalla fine della guerra ad oggi: da squarto, quant’è vero Dio – ma noi stavamo certi Catania 1992; ANGELA BIANCHI SAPONARI, Il Cine- La terra trema di Visconti a Divorzio all’italiana che mai si sarebbe deciso a venir su. Quando nel ma di Leonardo Sciascia – Luci e immagini di una vita, di Germi, da Anni difficilidi Zampa a Salvatore film c’erano scene d’amore cominciavamo a soffiar Edizioni Progedit, 2010; FRANCO LA MAGNA, Lo segue a pag. successiva forte, come in preda a un desiderio incontenibile, o Schermo trema – Letteratura Siciliana e Cinema, Città facevamo quel rumore di succhiare lumache, che del Sole Edizioni, Reggio Calabria voleva essere il suono dei baci; era una cosa che in 2 L. Sciascia, C’era una volta il cinema, in Fat- 3 L. Sciascia, Ore di Spagna, Pungitopo ed., loggione anche i grandi facevano. E anche questo ti diversi di storia letteraria e civile, Sellerio ed., Palermo Marina di Patti (Messina) 1988, p.46. suscitava le proteste della platea, ma con una certa 1989; ora in S. Gesù (a cura di), Le maschere e i sogni, cit., 4 L. Sciascia, C’era una volta il cinema, cit., p.76. p.121 e p.123. 17 n. 78

segue da pag. precedente saggistiche come Ore di Spagna, La Sicilia come scritti per il cinema».10 Così, tra il 1967 e il 1968, Giuliano di Rosi» (pp.243-244 dell’edizione Ei- metafora, La Corda pazza, Nero su nero, La Palma Elio Petri e Damiano Damiani realizzano due naudi)5. C’è poi un film, in particolare, che gli va a Nord, mentre i tre saggi che s’intitolano Il film, rispettivamente A ciascuno il suo e Il Gior- rimase sempre impresso nella memoria, gra- Volto sulla maschera, La Sicilia nel cinema e C’era no della civetta, tratti dai due fra i romanzi più zie al quale, addirittura, si accostò a Pirandel- noti di Sciascia, che costituiscono due opere lo, il cui nome afferma di non avere appreso la di denuncia e di alto impegno civile; da nota- prima volta dai libri di scuola, ma dai titoli di re, in quest’ultimo, - oltre alle interpretazioni testa dello stesso film: Il fu Mattia Pascal di di , Claudia Cardinale, Lee J. Marcel L’Herbier, che è del 1925, ma che Scia- Cobb e Serge Reggiani - la performance di asso- scia ricorda di aver visto tra il 1933 e il 1934. Di luto rilievo del grande caratterista messinese questo film, e del significato che esso ebbe Tano Cimarosa (nel ruolo di Zecchinetta), la nella sua vita, tratta in tanti “luoghi”: ad esem- cui brillante carriera prese avvio proprio da pio, ne La Sicilia nel cinema6; poi, dopo averlo quella esperienza. Su un terreno diverso, rivisto – com’egli stesso racconta – a distanza quello del costume, è il (poco noto) filmUn Ca- di circa quarantacinque anni, in una saletta so di coscienza (tratto dal racconto omonimo), degli «Archives du cinéma» di Bercy, vicino con cui Gianni Grimaldi compie un’operazio- Parigi, ne parla ne Il Volto sulla maschera7 e in ne molto superficiale e banale, mentre meri- terebbe di essere rivalutato l’ancora meno no- to film del 1975 Una vita venduta di Aldo Florio, tratto dal racconto L’Antimonio. Quindi, nel 1976, Elio Petri ritorna a Sciascia con Todo Mo- do, tratto dal romanzo omonimo, di cui, co- munque, egli si avvale per una denuncia dei mali della società italiana del periodo. Ed è ciò che, sempre nel 1976, fa anche Francesco Rosi, traendo da Il Contesto (un apologo politico,

“Il giorno della civetta” (1968) dI Damiano Damiani una volta il cinema, messi tutti insieme, costi- C’era una volta il cinema: a dimostrazione di un tuiscono una sorta di particolare, originale incontro assai fecondo di risultati, di un amo- “storia del cinema”. Le opere letterarie, poi, re indimenticabile. E infatti – com’egli osser- privilegiano manifestamente la problematica va in quest’ultimo saggio – si tratta di un film del “vedere” e sono piene di riferimenti – di- che «segn­ò una svolta nel mio intendere il ci- retti o indiretti – al cinema: anche in una delle nema, nell’amarlo, nel voler persino farlo (sin sue ultime opere, Il Cavaliere e la morte, dove il oltre i vent’anni sognai di fare il regista, il sog- ricordo da parte del poliziotto protagonista gettista, lo sceneggiatore)»8. E l’amore per il (da identificarsi con lo stesso Sciascia) della cinema da parte di Sciascia è dimostrato an- prima lettura de L’Isola del tesoro è strettamen- che dai frequenti riferimenti presenti non so- te collegato con un fotogramma del film, ri- lo nelle sue opere saggistiche, ma anche in producente Jim Hawkins e Wallace Beery, quelle letterarie. Così, per esempio, se ne tro- «indimenticabile John Silver»9. Ma non c’è so- vano nel racconto La Zia d’America, in opere lo questo. Sciascia – pur non intraprendendo quella carriera registica cui, da giovane, ideal- 5 Op. cit., pp. 243-244 mente aspirava – diede il suo apporto al cine- 6 L. Sciascia, La Sicilia nel cinema, in La Cor- ma in qualità di consulente e – sia pure in due da pazza - Scrittori e cose della Sicilia, Einaudi, Torino soli casi – di collaboratore alla sceneggiatura 1970 (IV ed. 1974), pp.235-255. Lo stesso saggio, con titolo (ufficialmente accreditato nei titoli di testa): leggermente diverso (La Sicilia e il cinema), era già stato ciò avvenne con La Smania addosso (1963) di pubblicato in Vittorio Spinazzola (a cura di), Film 1963, Marcello Andrei, film superficiale, che ironiz- Feltrinelli, Milano 1963, pp.11-34. Ora si trova anche in S. za in maniera grottesca e caricaturale sull’u- Gesù (a cura di), Le Maschere e i sogni, cit., pp.19-41. sanza tutta siciliana del cosiddetto “matrimo- 7 L. Sciascia, Il Volto sulla maschera. nio riparatore”, e con il pregevole Bronte. una metafora del potere ambientata in un pa- Mosjoukine - Mattia Pascal, Mondadori, Milano 1980; Cronaca di un massacro che i libri di storia non ese immaginario) un film come Cadaveri eccel- poi ristampato, con l’aggiunta di una Postilla, in Cruci- hanno raccontato (1972) di Florestano Vancini, lenti, che è invece volutamente ‘giostrato’ sul verba, Einaudi, Torino 1983, pp.182-201. Il saggio è in- rievocazione di un episodio allora davvero po- terreno della cronaca italiana e delle dramma- centrato sul film di Marcel L’Herbier e sull’interpretazio- co noto del periodo risorgimentale (un mas- tiche tensioni ideologiche e politiche, da cui, ne di Ivan Mosjoukine. Sull’attore russo, poi trasferitosi in sacro perpetrato nella cittadina etnea di Bron- in quel periodo, il nostro paese era dilaniato. Francia, Sciascia ritornerà nel volumetto Pirandello te alla notizia dello sbarco di Garibaldi in Gli ultimi film tratti da romanzi di Sciascia dall’A alla Z, Supplemento al n. 26 de «L’Espresso», 6 lu- Sicilia e della successiva repressione somma- sono Porte aperte (1990) di Gianni Amelio, Una glio 1986, ripubblicato con il titolo Alfabeto pirandelliano, ria operata dai garibaldini di Nino Bixio), Storia semplice (1991) e Il Consiglio d’Egitto Adelphi, Milano 1989 (Cfr. voce Mosjoukine, rispettiva- ispirato dalla novella Libertà di Giovanni Ver- (2001), entrambi di Emidio Greco, che – a mio mente alle pp. 23-24 e 45-46 delle due edizioni). Su ga, incentrata (sia pure attraverso un’ottica avviso – hanno la capacità di riproporre lo spi- quest’argomento, cfr. anche: Antonio Costa, Sciascia, Pi- un po’ ambigua) proprio su questi stessi fatti. rito, la sostanza dell’opera letteraria, senza se- randello, Mosjoukine e le ombre cinematografiche di Mat- Per quanto riguarda, invece, i film tratti da guirne – in maniera pedissequa – la trama, la vi- tia Pascal, in Nino Genovese - Sebastiano Gesù (a cura opere di Sciascia, si può dire – come scrive Al- cenda, e per questo, probabilmente, sarebbero di), La Musa inquietante di Pirandello: il Cinema, Bo- fredo Giuliani – che «molti dei più celebrati segue a pag. successiva nanno ed., Acireale 1990, pp.171-188; Antonio Di Grado, romanzi di Sciascia sembrano quasi belli e Dall’«esperimento» Mosjoukine al «paradosso» Sciascia, 10 A. Giuliani, Un narratore deliziosamente nello stesso libro, pp-189-194. pettegolo, ne «La Repubblica», 21 novembre 1989; poi in 8 L. Sciascia, C’era una volta il cinema, cit., 9 L. Sciascia, Il Cavaliere e la morte, Adelphi, «Nuove Effemeridi», Palermo, A.III, n.9, 1990/I (Numero p.122. Milano 1988, p.69. speciale dedicato a L. Sciascia), p.99. 18 [email protected]

segue da pag. precedente sono poi diversi film tratti da Sciascia realizza- piaciuti molto allo stesso scrittore. Al quale, ti per le varie reti televisive, né manca la colla- sicuramente piacque un film precedentemen- borazione diretta di Sciascia a qualche sceneg- te realizzato da Gianni Amelio (per il cinema e giato, documentario e programma culturale per Raiuno): I Ragazzi di Via Panisperna del televisivo. Per quanto riguarda gli sceneggiati 1988 (che tiene sicuramente presente La Scom- televisivi tratti da sue opere, ci limitiamo ad parsa di Majorana, anche se non la cita in alcun indicare, tra gli altri: Gioco di società, tratto da modo), su cui Sciascia ebbe occasione di di- un suo racconto, realizzato prima (1971) da chiarare: Giacomo Colli (per la Rai) e poi da Nanni Loy (per Canale 5): Candido (1982) di Roberto Guic- “Il consiglio d’Egitto” (2002) diretto dI Emidio Greco «Per la prima volta in vita mia ho visto un film in- ciardini; A ciascuno il suo (1982), ripresa televi- Pirandello, sul significato che assumono quelle tero sul piccolo schermo della televisione; e per più siva della versione teatrale; Western di cose no- ombre sullo schermo, sul significato stesso del di due ore. Se dico, dunque, che I Ragazzi di Via Pa- stre (1983) di Pino Passalacqua, dal racconto cinema. Un concetto, questo, che Sciascia ave- nisperna mi è piaciuto, a maggior merito del film di omonimo; degna di rilievo risulta la collabo- va avuto occasione di esprimere, prendendo razione di Sciascia, in qualità di sceneggiato- spunto dal famoso mito della caverna di cui re, a La singolare avventura di Francesco Maria parla Platone nel libro VII della Repubblica, che (1983) diretto da Enzo Muzii per la Rai, dall’o- lo scrittore considera non solo una «prefigura- monimo racconto di Vitaliano Brancati; Scia- zione o profezia del cinema», ma anche un’an- scia, inoltre, collabora alla realizzazione di di- ticipazione della sua estetica e sociologia: versi documentari (televisivi e non) e di alcuni programmi culturali televisivi, pur evitando «Che cosa è, lo spettatore cinematografico, se non quel “presenzialismo” esasperato ed invaden- un’ombra che guarda altre ombre, che confonde la te che la sua notorietà gli avrebbe consentito, propria ombra – e cioè la propria esistenza – con ma a cui – coerentemente – ha sempre prefe- quella delle altre ombre che la luce proietta da die- rito sottrarsi. Infatti - come si evince dalla di- tro le sue spalle? E non sta come incatenato alla sua chiarazione sopra citata e da numerose altre poltrona? E non è oggi, tra cinema e televisione, consimili – Sciascia non ha mai amato la tele- quello che Platone dice “il mondo conoscibile” ridot- visione, anzi l’ha sempre “cordialmente” dete- to alle ombre che passano sul grande o piccolo stata. Ora, se negli ultimi anni della sua vita, schermo, sulla parete della caverna? E un paio di Sciascia non andava più al cinema (anche per generazioni non stanno dentro questa caverna fin dall’infanzia, come i prigionieri che Platone invita- va a immaginare?»13

Commenta Claude Ambroise: «Nella sua unidimensionalità, l’homo cinematographicus è, ombra tra le ombre, preda di un inafferrabile gioco di specchi, sdoppiamenti, proiezioni»; infatti, se «ai tempi di Platone, la caverna era solo una metafora della condizione umana, oggi, con l’invenzione del Amelio bisogna mettere il superamento della mia cinema, la manipolazione del vedere nell’incanto idiosincrasia o nevrosi nei riguardi dello schermo unidimensionale e ingannevole del grande e televisivo. Come si vede dalle didascalie, il film non piccolo schermo è la realtà del nostro mondo», di è tratto dal mio racconto-inchiesta sulla scomparsa «un’intera società – la nostra, nella sua dimensione di Majorana, né ad esso come si dice nel gergo cine- planetaria – (che) ha ridotto la condizione umana matografico si è liberamente ispirato (e spesso nel a vissuto cinematografico»: e «alla realtà non si senso che liberamente si fa scempio di un’opera let- 14 teraria); ma io vi ho trovato, senza velo di vanità o sfugge». Ora, intrigati dal gioco affascinante del di amor proprio, una sostanziale fedeltà all’idea per cinema, dai suoi diversi volti, dalla sua suggestiva cui quattordici anni fa ho scritto il racconto. Nono- pregnanza immaginifica e visionaria, dai suoi stante quello che Verga, parlando del rapporto tra continui rimandi alla vita e al suo inquietante, cinema e letteratura, chiamava l’ingrossamento del sfuggente significato, a questa particolare “realtà” quadro, mi pare che quel che nel mio libretto inten- – intessuta dell’impalpabile, ma al tempo stesso devo dire, e mi pare di aver detto, Amelio abbia sa- concreta dimensione cinematografica – tanti puto autonomamente e suggestivamente svolgerlo problemi di vista e perché era …vietato fuma- grandi scrittori - tra i quali il “nostro” Sciascia - in altra forma […]».11 re) e diceva di detestare la televisione, che non non seppero, non vollero, non poterono sfuggire vedeva quasi mai, tuttavia, mi sembra che il ci- e sottrarsi perché per essi il cinema fu come una Lo stesso discorso si può fare (e, a quanto ricor- nema per lui sia stato una sorta di affascinante stupenda sirena, che, nel grande mare della vita, li da Perlini, Sciascia glielo ha davvero fatto) a pro- ed intrigante gioco intellettualistico, che, poi, attrasse con il suo canto ammaliatore e da cui essi posito di Grand Hotel des Palmes del 1978, un altro però, negli ultimi anni, si è ammantato dei co- volentieri si lasciarono sedurre. film “liberamente ispirato” a Sciascia, vale a dire lori tenui, sfumati della malinconia: soprattut- agli Atti relativi alla morte di Raymond Roussel.12 Vi to quando lo sguardo, attraverso quel grande Nino Genovese archivio cinematografico che è la suggestiva 11 L. Sciascia, Ho ritrovato il mio Majorana, in pregnanza della memoria, si posa sui film del- * Le immagini riprodotte sono i film per il cinema tratti «Corriere della Sera», 4 febbraio 1989; ora in S. Gesù, Le dai romanzi di Sciascia maschere e i sogni, cit., p.107. la sua infanzia, sul cinema degli anni Tren- ta-Quaranta, sui volti, noti e meno noti, di 12 Cfr. Lietta Tornabuoni, in Tre film di Memé Perlini, Catalogo del Comune di Roma, Assessorato alla quegli anni: e qui subentra, insieme con la no- 13 L. Sciascia, Il Volto sulla maschera, cit. Cultura, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 29 aprile-2 stalgia, la riflessione critica sul rapporto realtà 14 C. Ambroise, Un primo sguardo sulla proble- maggio 1993; N. Genovese - S. Gesù, Uno scrittore con la / apparenza, verità / fìnzione, che accomuna lo matica del vedere in Leonardo Sciascia, in S. Gesù (a cura macchina da presa, cit: p.17. scrittore siciliano al suo grande conterraneo di), Leonardo Sciascia, cit., p.24. 19 n. 78 Lettera d’amore ad Ipazia di Alessandria Una bella ed amabile figura di donna Cara Ipazia, ci sono dei momenti nella vita in cui, all’improvviso, e non sai nemmeno tu perché, ti assale un ricor- do, devastandoti l’anima, sconvolgendoti nell’inti- mo, fino a farti male. Al- meno, a me capita così. Non saprei se si tratti di quel processo, che tu Giacinto Zappacosta ben conosci, teorizza- to dal grande Platone, il quale, come tu mi in- segni, riconduceva il sapere ad un percorso che attinge dalla memoria, facoltà dapprima in posizione di quiete, o forse potremmo dire di vigile attesa, per poi erompere e consoli- darsi in certa scienza ed in consolidata dottri- na. Permetti di spingermi oltre, senza che questo ti appaia un’esagerazione o un pensie- ro partorito da una mente ambiziosa: forse ti Ipazia, filosofa alessandrina del IV-V secolo, è tornata in auge negli ultimi anni grazie al film “Agorà” di Alejando conosco da sempre, forse siamo da sempre vi- Amenabár. Nella foto figura identificata da alcuni con Ipazia, dalla “Scuola di Atene” di Raffaello Sanzio, 1509- cini, probabilmente ti amo da quando la nu- 1510 (Città del Vaticano, Stanza della Segnatura) trice mi incamminava lungo le strade di que- sta stupenda e drammatica esperienza che è confesso, prima di allora non ti conoscevo, e per la bellezza. E comunque, cara amica, do- la vita umana. O forse, ancora, sei nei miei non pronunciavo il nome di Ipazia, viceversa po aver seguito, nei termini che ti ho riferito, pensieri di uomo innamorato prima che esi- ora così dolce. Il film, del 2009, dal titolo quell’ottimo film, che consiglierei a tutti, il stesse il tempo, allorquando lo Spirito di Dio Agorà, è del regista Alejandro Amenàbar, alla tuo viso, la tua immagine, la tua presenza mi aleggiava sulla superficie delle acque. Tu, nella cui perizia e bravura dobbiamo riconoscenza abbandonarono. Per essere chiaro, e chieden- tua vita terrena, troppo presto consumata, e gratitudine per aver saputo donarci, attra- doti perdono, banalmente pensai ad altro, con non eri cristiana, ma non ti faceva certo difet- verso Rachel Weisz, la tua stupenda figura. la sola scusante che i casi della vita, le amba- to lo slancio verso il bello, verso la purezza, l’I- Noi, umanità del XXI secolo, non abbiamo sce, le vicissitudini condussero il mio animo dea. A distanza di quasi un millennio dal- altrove. Poi, immantinente, eccoti di la scomparsa del grande maestro, uno nuovo dinanzi agli occhi del mio spirito, dei più grandi filosofi che abbia avuto l’u- avvertita per quello che sei, in virtù della manità, o forse il più grande, aderivi alle tua bellezza e del tuo fascino. Non mi al- teorie di Platone, le quali, a ben guardare, lontanerò mai più da te. Spenderò la mia si confacevano al tuo animo nobile e ge- vita, quello che ne rimane, a chiederti neroso, amante della verità e dello stu- perdono per l’orrore che i nostri simili dio. Il che, ancora oggi, ti rende preziosa consumarono sul tuo corpo, torturato e al mio cuore. Non ci sono giunti i tuoi dilaniato. È noto alla tua intelligenza, ca- scritti, andati persi nei tumulti della sto- ra ed amata amica, come la folla, così av- ria, mentre l’eco della tua immensa cul- viene nella storia, infellonisca a danno di tura parla comunque ai generosi che, di chi, indifeso, ha forza e capacità di spen- generazione in generazione, hanno po- dersi per gli altri. È accaduto duemila polato e popolano tuttora la faccia della anni fa in terra di Palestina, come ci rac- Terra. Mi chiederai, giunti a questo pun- contano i Vangeli e come io credo ferma- to della mia dichiarazione d’affetto, quan- mente, ed accadrà ancora. Mentre la ca- do abbia io cominciato ad essere consape- Rachel Weisz interpreta Ipazia naglia inferocita ti denudava, la purezza vole del mio innamoramento. Voglio spiegartelo contezza sicura del tuo viso, ma la bellezza di del tuo animo non comprese la ragione pro- con precisione, non volendo e non potendo quell’attrice, così mi suggerisce la mia intima fonda che determina tanta bruttura. Testa nascondere alcun sentimento alla donna convinzione, ricalca i tratti del tuo volto, le tue china sui volumi, amavi la cultura. Questa è amata. Ebbene, la tua figura comparsami di- fattezze fisiche, ingentilite da una interiorità stata la tua colpa. Pensa, cara Ipazia, a propo- nanzi all’anima e all’intelligenza non molto che ha conquistato i miei sentimenti. Se fossi sito di cultura: ti ho conosciuta ed ho comin- tempo fa, al di fuori di un motivo apparente, vissuto al tuo cospetto, avrei imparato dalla ciato ad apprezzarti, infine ad amarti, grazie senza che io l’avessi cercata, ha interrogato la tua dottrina, che fonti certe e concordanti ci ad un film. Perché, vedi, a scuola nessuno mi mia coscienza. Ti conobbi distrattamente, restituiscono come notevole. Una donna, dun- ha mai parlato di te, così come nessuno mi ha consentimi di dire così, qualche anno fa, que, una filosofa, astronoma (non astrologa), parlato di Isabella Morra, altra bella espres- quando un’emittente televisiva trasmise un matematica. Una donna che insegnava, anche sione del genio femminile, altra vittima della film sulla tua vita. Non ricordo esattamente agli uomini, anche ad un vescovo, suo allievo. barbarie che alberga tra il genere umano. Ca- quando fu, in che circostanza, in che occasio- Questo sei stata, cara Ipazia, questo sei per ra Ipazia, avresti meritato altro esito rispetto ne, potendoti solo dire che la visione di quella me. Ti avrei difesa dalla stupidità, dall’invidia ad una morte prematura, avresti meritato di pellicola fu casuale, non programmata, anzi, per- e dall’ignoranza della gente. Forse, mi avresti essere amata. Accetta allora, ti prego, i miei donami, un pò disattenta per contingenze che, ti amato. Da te mi separa il tempo, da te mi divi- sentimenti. prego di credermi, non mi sovvengono. Sì, ti de lo spazio, a te mi unisce l’amore per il sapere Giacinto Zappacosta 20 [email protected] Hereditary, un inquieto capolavoro del terrore Una pellicola del 2018, decisamente surreale e demoniaca. I tentativi ad arte ambienti e scene reali (diorami per ad opera dell’allora di raziocinio da parte dei vari interpreti (so- dirla in maniera tecnica) quasi ad anticiparle esordiente Ari Aster, prattutto l’azzeccatissimo Gabriel Byrne) plasticamente, nell’inutile tentativo (forse) di Hereditary è un film di naufragano impotenti contro un vero e pro- esorcizzarle. Sotto questo punto di vista è da puro genere horror, prio fiume di eventi sovrannaturali apparen- antologia il piano sequenza iniziale che ci im- un’opera “del terrore” temente sconnessi ma che ben presto si riuni- merge in un gioco di scene dentro la scena; all’antica, con tutti e ranno sotto il peggiore degli auspici, ricollegando tecnicamente perfetto, magistrale. Presenta- proprio tutti i crismi tutti i fili degli indizi precedentemente distri- to in anteprima mondiale al Sundance Film della sua tipologia. buiti sotto un’unica forma mostruosa e inarre- Festival 2018, il film ha riscosso un meritato Inizialmente lo spet- stabile. Epocale il finale, assolutamente disuma- successo di critica e un discreto seguito di tatore si trova un po’ no, dissociato e privo di una minima speranza pubblico. Sotto il punto di vista tecnico e regi- sballottato tra il dram- di risoluzione logica; in questo contesto di stico, la pellicola è praticamente perfetta. Dal Giacomo Napoli ma sottostante alla te- sofferta dissociazione è inoltre molto efficace punto di vista della cupissima storia, erano anni matica della famiglia perfetta (che perfetta il curioso mestiere della protagonista, che ricrea che il cinema horror non ne proponeva una di non è affatto) e le numerosissi- eguale intensità narrativa; va det- me scene-mosaico di un mon- to che quest’opera peculiare taggio estremamente sapiente, non risulta granchè spaventosa che ci mostrano tutta una serie ma piuttosto intensamente in- di indizi, più o meno rilevanti, quietante, strisciante e perver- per ciò che accadrà dopo. Il rit- samente efficace, non permette mo cadenzato, intelligente e di dimenticare con facilità i no- lento della prima mezz’ora ab- mi dei personaggi e dell’orren- bondante, serve ad immergerci do demone che li manovra co- in una trama torbidissima, far- me marionette, o meglio come cita di riferimenti psicoanaliti- pupazzetti colorati all’interno ci e stracolma di citazioni ai delle già citate scene ricostruite grandi maestri del passato. Tra dalla protagonista in imponen- tutti, spiccano in tal senso le ci- ti case delle bambole. Questi tazioni quasi letterali a Stanley diorami appunto, utilizzati co- Kubrick (principalmente ri- me una nuova forma di orrore guardo a Shining), David Linch per mimesi (dopo i feticci e le (Mulholland Drive su tutti gli al- bambole assassine), costituisco- tri) e Roman Polansky col suo no (o vorrebbero costituire) la Rosemary’s baby ma anche con chiave di volta per un’opera che L’inquilino del terzo piano. Ecco si apre a sprazzi ad interpreta- che quindi, già dalle prime sce- zioni diverse ma che finiscono ne del film, si comincia a respi- sempre per convergere nel me- rare un’atmosfera densissima, desimo nodo sinottico. La vo- sia a livello di cultura del cine- lontà di comprendere il mondo ma, sia sul piano prettamente e la sua follia attraverso la sua psicologico e psicoanalitico. L’a- rappresentazione letterale an- ria della pellicola è pesante, via che di ciò che non è rappresen- via che la trama si dipana divie- tabile, viene costantemente fru- ne sempre più difficile seguire strata poichè schiacciata dal il film senza avvertire un senso peso delle sue stesse conseguen- di soffocamento inconscio ep- ze. È il ribaltamento di prospet- pure gli occhi non si staccano tiva tra animato ed inanimato, dallo schermo, anzi, lo spetta- tra burattinaio e burattino che tore è sempre più avviluppato innerva tutta l’opera con un ac- dalle spire di questo lento e ine- cumulo compulsivo di simboli sorabile serpente di celluloide. grotteschi, orrorifici e distur- L’eccellente esordiente fa un banti, passando sempre attra- uso colto della macchina da verso certi acquisiti e ben sedi- presa e del montaggio, propone mentati sistemi rappresentativi attori adattissimi alle varie parti precedenti, forniti dai grandi (spicca soprattutto Toni Collette maestri. In conclusione quin- nella parte della protagonista di, un film più che riuscito. Sa- isterica e dissociata, una sorta ranno i posteri a consegnarlo di Shelley Duvall immersa in un al rango di capolavoro di gene- fiume di veleno psichico) e svi- re ma si può già dire che ne ab- luppa la storia attraverso mosai- bia tutto l’aspetto, sostenuto ci di indizi fino a far scattare il com’è da una solida ed inecce- complesso meccanismo semioti- pibile struttura concettuale e co nascosto e a catapultare gli filmografica. spettatori, nel giro di pochi mi- Decisamente consigliato. nuti, da un contesto drammati- co e sofferto ad una dimensione Giacomo Napoli 21 n. 78

Un treno, un film #6 Il treno della notte (1959) Ecco un capolavoro, di- suo proposito di lasciarlo. Di notte, sospettato retto nel 1959 dall’allora d’essere il ricercato a causa di un equivoco sui trentasettenne regista biglietti e del suo atteggiamento riservato, polacco Jerzy Kawale- Jerzy passa un brutto quarto d’ora: ma alla fi- rowicz (1922-2007): un’o- ne è la stessa Marta a prenderne le difese, sca- pera che in 98 minuti di gionandolo dall’accusa, mentre il vero assas- proiezione offre un vi- sino, scoperto, arresta il treno e saltando da brante ritratto di molti un finestrino fugge in aperta campagna, inse- esseri umani colti nelle guito dagli altri passeggeri, tra i quali c’è, di- Federico La Lonza loro debolezze, nei loro scinta, la moglie di un avvocato (Teresa Szmi- drammi, nei loro so- gielówna), una bella donna che corteggia più gni. Il treno della notte, titolo originale Pociąg o meno scopertamente Jerzy. Lei, il marito («il treno») è un raffinato dramma psicologico (Aleksander Sewruk), e buona parte di coloro e insieme un thriller, costruito con grande ef- che inseguono l’uxoricida, - raggiunto, bloc- ficacia drammatica da Kawalerowicz e Jerzy cato e picchiato nei pressi di un cimitero rura- Lutowski, autori della sceneggiatura, e sa- le, prima di venire ammanettato dagli agenti pientemente espresso nel nitido ed elegante - sono gli stessi che dopo aver messo in croce bianco e nero del lituano Jan Laskowski, diret- Jerzy pigliandolo per lui, ora gli rendono fi- tore della fotografia e futuro regista. Mentre nalmente giustizia. Nel vagone letto, Marta gli scorrono i titoli di testa, il film inizia con la vi- si abbandona tra le braccia e il resto della loro sione dall’alto di un’ampia strada urbana notte comune è facilmente intuibile; «Nessuno (s’indovina, quella attigua alla stazione ferro- vuole amare eppure tutti vogliono essere ama- viaria), nella quale pullulano persone avviate ti» gli aveva detto Marta durante un loro dialo- nelle opposte direzioni: si è indotti a credere go, con trasparente desiderio. La fine del viag- che molte di loro si stanno dirigendo alla sta- gio segnerà anche la fine del singolare rapporto zione per salire su qualche convoglio. La loro che si è instaurato tra loro: perché Jerzy, essen- indistinta moltitudine, che introduce efficace- do sposato, è atteso dalla moglie sul binario, e a mente la storia, vuole senz’altro alludere per Marta, rimasta quasi sola sul convoglio, non contrasto alla pochezza delle vicende umane, resta che scendere e allontanarsi spaesata in anche quando sono pregne di significato come direzione della spiaggia, in un finale di rara quelle di cui tratta l’opera. La trama è la se- densità espressiva. Un film, dunque, dove il guente. Su un treno che partito da Varsavia è treno è presente dall’inizio al termine della vi- diretto ad una località balneare polacca sul cenda, al punto che non è fuori luogo definirlo Mar Baltico, sale un giovane misterioso di no- il vero protagonista della pellicola, com’era sen- me Jerzy (Leon Niemczyk), il cui sguardo è di- za dubbio precipua intenzione di Kawalerowicz. feso da un paio di occhiali da sole, che a causa Il quale, assistito da collaboratori di prim’ordi- del superaffollamento del convoglio rimedia ne, tramite inquadrature assai strette, spesso ri- una cuccetta, la n° 16, in un vagone letto occu- prese dal basso e dall’alto per mostrare la visuale pato al n° 15 da Marta (Lucyna Winnicka, nella che hanno i protagonisti, e grazie all’alchimia di vita moglie di Kawalerowicz), una giovane giochi di luce (nonché, buon ultimo, al montag- donna con la quale presto avvia un intenso gio essenziale e serrato, opera di Wieslawa colloquio: accomunati come sono dal fatto Otocka) è riuscito nell’intento di rendere come che, sia pure per motivi differenti, essi sem- forse mai nessuno prima il senso di costrizio- brano entrambi in fuga da qualcuno o qualco- ne del vagone letto e degli altri interni del con- sa. Jerzy è un chirurgo, che sconvolto dalla voglio, ma anche la sua ovattata, calda intimi- morte di un suo paziente mentre lo stava ope- tà, e la strana, sottile promiscuità che nella rando, fugge dalla realtà nel disperato tentati- lunga percorrenza pian piano avvolge i passeg- vo di recuperare se stesso; ma il suo atteggia- geri, anche quando questi appartengono a tipi mento viene frainteso da Marta, la quale, umani ben distinti e non accomunabili: popo- appreso che sul treno si trova un uomo ricer- lane, operai, preti, una comitiva di pellegrine, cato dalla polizia per l’omicidio della moglie, impiegati, piccoli e medi borghesi, una giova- sospettando di lui a un certo punto lo denun- ne coppia in viaggio di nozze, e perfino un ti- cia agli agenti saliti sul convoglio in piena po insonne impossibilitato a riposare nel va- notte. Ella è in crisi col fidanzato Staszek (Zbi- gone letto perché le cuccette gli rammentano il gniew Cybulski), che determinato a salvare il campo di sterminio di Buchenwald, dov’è stato suo rapporto con lei non lascia nulla d’inten- prigioniero quattro anni. Molto merito va anche tato: così, salta sul treno già in movimento alla colonna sonora di Andrzej Trzaskowskj, una prima volta alla partenza da Varsavia, che si avvale dell’attenta rielaborazione di quindi alla ripartenza del convoglio dopo una motivi orchestrali jazz, tra cui uno di Artie lunga sosta, e dopo averle fatto pervenire un Shaw, opportunamente inseriti nei momenti biglietto, che lei strappa e abbandona al vento, di maggiore esigenza drammatica, a connota- a un certo punto, a rischio della vita, aggrap- re la vicenda di sapidi e stranianti Leitmotiv. allora espressi dagli addetti ai lavori. Tra i quali pandosi dall’esterno al finestrino aperto di Nel valutare criticamente Il treno della notte a ci fu chi non mancò di rilevare il debito di Kawa- una portiera col treno in corsa, la raggiunge e sessant’anni dalla sua data d’uscita, non si lerowicz nei confronti di Alfred Hitchcock: la bacia cercando invano di dissuaderla dal può che convenire coi pareri assai favorevoli segue a pag. successiva 22 [email protected]

segue da pag. precedente sennonché, lungi dal limitarsi all’adozione di alcuni espedienti cinematografici del grande regista inglese, Kawalerowicz ha saputo diffe- renziarsi da lui in determinati tratti di stile, per esempio nella resa dell’atmosfera psicolo- gica, che egli sa esprimere in modo peculiare e non meno efficace anche nei momenti di più intensa suspence, nel dipanarsi delle sue pa- noramiche e piani-sequenza orizzontali: co- me quando si scorge Jerzy attraversare un corridoio del convoglio ostruito dalla costante presenza di passeggeri (scena più tardi ripe- tuta con ancor maggiore efficacia, quando a farlo è il turno degli addetti e degli agenti di polizia). Inoltre, Kawalerowicz si è dimostra- to un maestro per il sapiente uso degli esterni: difficile, ad esempio, dimenticare i fotogram- mi che inquadrano insistentemente le rotaie mentre il treno corre, quasi ad alludere alla velocità con cui nella vita delle persone certe circostanze hanno il sopravvento, e insieme a significarne la funzione fatalistica, ma anche la provvisorietà. Nel cinema di scuola polacca, il treno ha costituito spesso un simbolo di morte. A giustificarlo c’era il ricordo della Se- conda guerra mondiale, e dei molti convogli adibiti al trasporto dei deportati nei lager do- ve li attendeva la camera a gas; ma esso allude sovente anche all’instabilità e al trauma degli spostamenti, che nella realtà storica si posso- no facilmente tradurre nel passaggio dalla perniciosa tirannia nazista alla dolorosa op- pressione comunista. Non può non suscitare grande emozione l’apprendere che l’indimen- ticabile interprete del personaggio di Staszek (l’ex fidanzato di Marta), l’attore Zbigniew di Cybulski il film Tutto in vendita, Wszystko Cybulski, specializzato come uno stuntman na spredaż, 1969. Prodotto dalla KADR (la ce- nell’esecuzione delle scene più difficili e spet- lebre compagnia di produzione fondata nel tacolari quali saltare su un treno in corsa e re- 1955 dallo stesso Kawalerowicz, a cui va il me- stare appeso all’esterno di un finestrino (an- rito d’aver prodotto gran parte dei più impor- che se nel secondo caso la regia si avvalse di tanti film polacchi del secondo Novecento), alcuni trucchi cinematografici), morì - non uscito nei cinema il 6 settembre 1959, Il treno ancora quarantenne - proprio a causa di que- della notte fu quasi contemporaneamente pre- sta sua spericolatezza: l’8 gennaio 1967, dopo sentato al Festival del Cinema di Venezia, do- avere lavorato nella scena di un film ambienta- ve pur raccogliendo molti consensi non venne ta nella stazione ferroviaria di Wrocław Główny premiato: per il Leone d’Oro gli furono prefe- riti, ex aequo, La grande guerra di Monicelli e Il generale Della Rovere di Rossellini, per quello d’Argento Il volto di Ingmar Bergman, mentre le coppe Volpi ai migliori attori quell’anno an- darono rispettivamente a James Stewart e a Madeleine Robinson. Nel 1998, vale a dire quarant’anni dopo la sua lavorazione, il film è stato rievocato in un interessante documen- tario-reportage (Pociąg 40 lat później) di Grze- gorz Jankowski e Jacek Szczerba, girato su un treno in corsa che ripercorre lo stesso tragitto, dove Kawalerowicz, Jan Laskowski, i due pro- tagonisti Lucyna Winnicka e Leon Niemczyk e il critico cinematografico Tadeusz Sobo- a Breslavia, per tornare a casa saltò su un tre- lewski parlano della sua lavorazione e ne ri- no in corsa com’era solito fare: ma stavolta cordano difficoltà e curiosità. Il treno della not- scivolò sui gradini e cadde sotto il convoglio, te è visibile gratuitamente sul web, in lingua finendo maciullato. Anche per questa morte originale (Pociąg), sul sito https://www.cda.pl/ assurda in età relativamente giovane, l’attore video/634190e3. è stato definito ‘il James Dean del cinema po- lacco’; va aggiunto che due anni dopo il regista Andrzej Wajda dedicò all’episodio della morte Federico La Lonza 23 n. 78 Ciclismovies – Circolo FICC di Oristano Band Apart La rassegna Ciclismo- per l’originalità di una narrazione priva di vies1 è il primo appun- dialoghi, ma fortemente evocativa grazie a tamento di ottobre di una poliedrica quanto ibrida colonna sonora, Band Apart, circolo e per l’umorismo surreale che ha il suo punto ficc di Oristano, dopo di riferimento in Jacques Tati (che appare in la pausa estiva. Da un frammento di Giorno di festa). Un film che un’idea di Gianni Ma- si colloca all’interno di un percorso di rivalu- meli, con la collabora- tazione del cinema d’animazione, che supera Gianni Mameli zione di Paolo Licheri, lo stereotipo del “cinema per bambini” e ha il si è voluto omaggiare coraggio di presentarsi come un’opera matu- il ciclismo e il cinema con due proiezioni mol- ra, per tutti. La seconda proiezione ha come to differenti: martedì 1 ottobre, Appuntamento protagonista il professor Casamandrei (Totò), a Belleville (2002), film d’animazione francese il quale, per conquistare la donna che ama (Isa di Sylvain Chomet; martedì 8 ottobre, Totò al Barzizza), vende l’anima al diavolo (Carlo Mi- Giro d’Italia (1948), commedia italiana di Ma- cheluzzi) in cambio della vittoria al Giro d’Ita- rio Mattòli. Tour de France e Giro d’Italia ap- lia. Il patto prevede che, terminata la gara, punto, le due più importanti, prestigiose e dif- il demonio potrà da subito impadronirsi ficili corse a tappe del ciclismo. Entrambe le dell’anima del malcapitato, destinato quindi a pellicole non hanno in comune solo la biciclet- morte e dannazione immediate. Soltanto gra- ta da corsa, ma anche il “Campionissimo” zie al provvidenziale intervento di sua madre Fausto Coppi (vincitore di Giro e Tour nello (Giuditta Rissone), lo sprovveduto riuscirà a stesso anno: 1949 e 1952). Si è voluto così cele- salvarsi. Film divertente, che ironizza sul mi- brare il centenario della sua nascita con due to di Faust, Totò al Giro d’Italia rappresenta titoli che lo ricordano: nel primo, Champion, una dedica ironica a uno sport che distraeva il protagonista, è ispirato a lui; nel secondo, Coppi interpreta se stesso assieme ad altri dei circoli sportivi, gli umori della stampa che professionisti del tempo. Nella prima pellicola ne esaltava con enfasi le gesta, ma anche l’a- emerge la poetica del sacrificio legata a questo spetto romantico che caratterizzava quella duro sport. Assistiamo, per esempio, a ogni passione e che andava di pari passo con il de- fase dell’allenamento di Champion, seguito siderio di riscatto di una nazione animata da passo passo dalla premurosa nonna Souza: speranze di rinnovamento. In tal senso, quale dalla strada al riposo, dalla dieta alla ripara- sport più del ciclismo, fatto di determinazio- zione della bici, fino all’assistenza in gara. Ad ne e abnegazione, poteva meglio simboleggia- affiancarli c’è il fedele cane Bruno, primo tifo- re la voglia di ricominciare? Chi meglio di so e coprotagonista dell’avventura del suo pa- Coppi, Bartali, Bobet, Kübler, Magni3, gente drone. La vita del ciclista è assai faticosa, l’im- che si era fatta da sé, abituata a soffrire, pote- previsto è sempre dietro l’angolo e non è va incarnare il tentativo di rialzarsi e guarda- assolutamente detto che tutti gli sforzi riposti re con ottimismo verso un futuro migliore? vengano ripagati dalla vittoria, anzi. Così, du- Oggi come allora, il ciclismo è lo sport popola- rante una tappa del Tour, Champion e altri re per eccellenza, seguito sulle strade in asso- due corridori finiscono per essere addirittura luta libertà, ma ha perso il fascino di un tem- vittime di un rapimento. Portati nell’immagi- po. Le imprese epiche, le figure carismatiche naria Belleville (incrocio fra New York, Mon- alle quali si guardava come esempi, al di là treal e Parigi), saranno costretti da loschi gan- dello sport, appartengono al passato. Storie e gster a pedalare su un macchinario che simula miti che ancora oggi scaldano il cuore degli una gara e sfruttati per le scommesse clande- appassionati e fanno leva su valori e senti- stine. Solo con l’aiuto della nonna e delle “Tri- menti ai quali l’anima romantica di Band plettes”, tre vecchiette canterine che ancora si Apart non è indifferente. esibiscono nei locali, Champion riuscirà a Gianni Mameli fuggire e tornare a casa seminando i suoi gli italiani dalle fatiche e dal dramma del do- aguzzini. Film dallo stile visivo raffinato, l’o- poguerra, ma offre anche uno spaccato su un Oristano, 1973 Ingegnere ambientale, collabora come fo- pera prima di Chomet si caratterizza per i paese che doveva ancora ricompattarsi. In tografo e webmaster per i Tenores di Neoneli, Ciclista tratti caricaturali, che guardano alla tradizio- quest’ottica, il film di Mattòli ci fa capire amatoriale con la passione per lo sport, la lettura, il cine- ne fumettistica francese, e per il citazionismo quanto fossero amati e idolatrati i nostri assi ma e la comunicazione in tutti i suoi aspetti, è socio fonda- 2 colto che rimanda con nostalgia a un indefini- del pedale , restituendoci l’atmosfera tipica tore e attuale segretario del Circolo ficc Band Apart di to passato e ai suoi miti. Una storia senza Oristano.Pur essendo alla sua prima rassegna intera- 2 Erano gli anni dell’accesa rivalità fra tempo, sospesa tra gli anni Trenta e gli anni mente curata, ha già presentato i seguenti film: Holly- Coppi e Bartali e proprio un episodio legato al loro Sessanta, nella quale appaiono, tra le altre, le wood Party (1968) di Blake Edwards (Rassegna Best Sell- eterno duello favorì la realizzazione del film. parodie animate di Django Reinhardt, Jose- ers, marzo 2018); Il mio amico Eric (2009) di Ken Loach Al campionato del mondo di Valkenburg, il 22 ago- phine Baker, Fred Astaire, Charles de Gaulle. (Rassegna L’altro mondiale, luglio 2018); I guerrieri della sto 1948, i due contendenti si ritirano congiunta- Appuntamento a Belleville si distingue dunque notte (1979) di Walter Hill (Rassegna Strade di notte. Il mente per non darla vinta l’uno all’altro e per que- cinema di Walter Hill, gennaio 2019). 1 Per la locandina si è scelto un bel disegno di sto vengono sospesi temporaneamente da ogni Silvia Bettini, illustratrice e disegnatrice bolognese, sco- competizione. Approfittando della sosta forzata, perta per caso mentre si cercavano notizie sul web di Paolo Mattòli decide di scritturarli e di costruire il film dia. Bettini (ex corridore che dal 2010 al 2013 ha ricoperto l’in- sfruttando gli allenamenti che le varie squadre ap- 3 Nel film appaiono anche altri illustri carico di commissario tecnico della Nazionale italiana) e prontano in previsione degli ultimi appuntamenti sportivi dell’epoca, quali Tazio Nuvolari, Adolfo Roberto Bettini (fotografo professionista di ciclismo). stagionali: Il Giro dell’Emilia e il Giro di Lombar- Consolini e Amedeo Deiana. 24 [email protected] In nome della legge o... della mafia? L’ambiguo cult-movie di Pietro Germi, uscito nelle sale 70 anni fa, fornisce dell’organizzazione criminale siciliana ancora un visione arcaica, folkloristico-romantica, superficiale e del tutto errata sul piano fenomenologico

Nel 1949, quindi quan- pretore un “infame” che ha infranto il do già la brevissima codice d’onore mafioso (ha ucciso Mi- age d’or (1945-48) neo- chelino per sottrargli la donna) e que- realistica comincia a sto ne giustifica in parte la delazione declinare, Pietro Ger- e la consegna alle forze dell’ordine. mi (regista a “vocazio- Costruito su ritmi incalzanti e coin- ne isolana”) dirige volgenti, ben interpretato da un buon l’ormai mitico In nome cast d’attori il film è accolto favore- della legge, oggi consi- volmente anche dal pubblico, che mo- Franco La Magna derato un cult-movie e stra di gradire l’ottimismo consolato- indicato come l’ante- rio con cui il neorealismo raggiunge signano dei film “moderni” sulla mafia. Tratto il culmine dell’ambiguità ideologica e dal romanzo “Piccola pretura” di Giuseppe si fa veicolo ignaro della cattiva co- Guido Lo Schiavo (Palermo 1899-Roma 1973)1, scienza dello Stato unitario e delle navigando intorno al pianeta Sicilia coraggio- classi dominanti, assolvendone le re- samente “riscoperto”, ma maneggiato come sponsabilità storiche con il ricorso ad terra di frontiera da riportare entro i devasta- una Sicilia terra dell’eccesso e dell’ab- ti argini della convivenza civile, il film di Ger- norme, da colonizzare culturalmente mi appare un vero e proprio “western di cose ed entro cui confinare inciviltà, arbi- nostre” (parafrasando un’opera di Sciascia), trio, violenza, non storia, tacendo ed cui applicare lo spericolato e scoppiettante occultando il rosario dei fallimenti e schema d’azione del mélo-western americano delle colpe solo in parte (e forse non fatto di contrapposizioni frontali, personaggi preponderante) ascrivibili a respon- ipercaratterizzati, grandi spazi, drammatiz- sabilità autoctone. Segno inequivoca- zazioni. La superficialità dell’indagine di Ger- bile della condizione di estraneità e mi sulla Sicilia - che tale si manterrà fino alla d’isolamento nel quale, con la compli- più recente produzione di ambiente isolano - cità del tartufismo politico nazionale culmina nel finale iperbolico dei film con l’im- e locale, si va evolvendo l’intrigata ra- provviso, quasi miracolistico, esaurirsi del fe- gnatela di connubi e connivenze ma- nomeno mafioso. La mafia del feudo seguito di rinnegare il passato - pare estinguersi e rientrare nella lega- proprio come quell’altro Pietro di lità quasi per atrofia della sua specifica biblica memoria - dichiarando ad- “funzione storica”: uno sguardo d’inte- dirittura di credere come <>2, colto forse da tardivi penti- flitto; ora sarà lo Stato a rendere giusti- menti per l’allora osannato In nome zia alle secolari rivendicazioni degli della legge, film più che mafiologico oppressi. La consegna dell’assassino di manifestamente mafioso: Michelino (il ragazzino ucciso) alla leg- ge ad opera della mafia (così si conclu- <

segue da pag. precedente dire convenzionale, della “Casta Diva” sentenze e non ha ostacolato l’opera del giu- nel film di Germi fa da pendant tra l’in- dice. Nella persecuzione ai banditi e ai fuori- corruttibile moralità del giovane preto- legge…ha affiancato addirittura le forze re, giunto in Sicilia coraggiosamente dell’ordine…Oggi si fa il nome di un autore- deciso ad applicare fino in fondo la leg- vole successore nella carica tenuta da Don ge dello Stato e l’irrealizzata storia d’a- Calogero Vizzini in seno alla consorteria. more con la baronessa (Jone Solinas). Possa la sua opera essere indirizzata sulla Interessante, tuttavia, l’uso complessi- via del rispetto delle leggi dello Stato e del vo della musica come “elemento narra- miglioramento sociale della collettività” >>3 tivo espressivo” 5 (il “presto” del “Chiaro di luna” di Beethoven, il “Sogno d’amo- Quanto al “rispetto” di cui parla l’ermel- re” di Liszt ...) giocata tra suoni “in”, in linato giudice di Cassazione è notorio campo, (quando la padrona di casa come esso sia stato inflitto a suon di suona il pianoforte e suoni “off”, fuori schioppettate e attentati dinamitardi campo, quando la stessa non è inqua- da questi “galantuomini” tanto amati drata). L’aria di Bellini, eseguita al pia- dal presidente Lo Schiavo e come que- no da uno dei soci del circolo, scandi- sta consorteria abbia “affiancato” magi- sce un burrascoso colloquio fra il locale stratura, forze dell’ordine, giornalisti, “fuorilegge” (un blasonato colluso con imprenditori, politici onesti e chiunque la mafia) e l’eroico pretore (sorta di “co- si sia frapposto all’inarrestabile escala- lono bianco”) che resiste, con ammire- tion di tanta scelleratezza. Con queste vole fermezza, prima alle ambigue lu- idee (e questi film) non c’è da meravi- singhe e poi alle palesi minacce con le gliarsi se piovra mafiosa, camorra e quali il barone (secca interpretazione ‘ndrangheta siano arrivate al cuore del- del regista Camillo Mastrocinque) pone lo Stato e delle istituzioni e che molti fine alla conversazione. “Casta Diva” ol- collusi continuino a farla franca, perfi- tre a garantire la rettitudine del pretore no (come è avvenuto nel recente passa- (uno straordinario ), to e come succede ancora) sedendo in precorre nondimeno l’infelice conclu- Parlamento o in Senato in pe- sione del melodrammatico amore, an- sante odore di mafia, magari cora uno stereotipo del western, tra il magi- subendo ogni tanto processi da strato e la giovane, bella e succube, moglie del cui spesso escono assolti o al dispotico barone. Narrazione e prolessi sono più condannati per “concorso qui in perfetta sintesi6 esterno in associazione mafio- sa”. Del resto anche la critica Franco La Magna più avveduta ed ideologizzata del Neorealismo, anche quando già i segni della crisi si fanno evidenti, continua ciecamente ad evidenziarne «le componen- ti politiche progressiste - ma senza approfondire di quale ti- po di progressismo si trattava - mentre si trascurava la pur ne- cessaria ricognizione ermeneutica e assiologia sulle specifiche solu- zioni espressive, con la quale si sarebbe anche potuto scoprire che in alcuni casi, tra cui quello di Rossellini, e contrariamente alle apparenze e alle opinioni più dif- fuse, erano maggiormente “rivo- luzionarie” le forme (l’uso del lin- guaggio e le strutture narrative) che non i contenuti (i temi e i si- 5 N. Taddei S.J., Funzione estetica della gnificati). Appare pertanto più musica nel film, in “Bianco e Nero”, X , n. 8, Agosto, grave l’errore di ottica compiu- 1949, p. 9; nel breve saggio l’autore distingue tre to... quando, nel mettere in luce modi di uso estetico della musica nel film: come che il Neorealismo è stato un “semplice elemento narrativo” (sincronico o asin- “umanesimo”... » non si è consi- Neorealismo ebbe il grande merito di contribu- cronico), come “elemento narrativo espressivo” e derato «sufficientemente che si trattava- an ire a tener vivi i valori e le attese (anche le belle come “elemento di potenziamento psicologico”; ivi, che di un “umanesimo” dalle maglie troppo illusioni) dell’antifascismo, ma ne svelò - impli- pp. 5-11. lar ghe, nel quale in molti (in troppi) potevano citamente - anche i limiti, in primo luogo il su- 6 Nel personaggio del maresciallo il cata- riconoscersi. Poiché, detto sinteticamente: il perficiale ecumenismo... e, per molti versi, l’in- nese Saro Urzì supera l’anonimato, conquista il 4 3 Giovanni Cucinotta, Dove, quando, perché terclassismo» L’utilizzazione diegetica, si può grosso pubblico e ottiene il Nastro d’argento come mafia, Pellegrini Editore, Cosenza, 1987, p. 149. Perla 4 Bruno Torri, Cinema italiano: dalla re- miglior attore non protagonista. Cfr. Franco La cronaca Lo Schiavo è anche autore del volume “Cento anni altà alle metafore, Palumbo Editore, Palermo, 1973, Magna, Cento anni di cinema a Catania, Ediprom di mafia” (1962). pp.19-20. Editrice, Catania, 1995, pp. 96-97. 26 [email protected] Festival Cinema dei Diritti Umani dall’amazzonia al Maschio Angioino Napoli, 20-30 Novembre 2019 XI edizione

Napoli torna ad essere YOUTH (film realizzati da giovani o per i gio- Capitale del cinema in- vani) che raccoglie opere di grande varietà. ternazionale con l’XI edi- Questa categoria è stata valutata da un grup- zione del Festival del Ci- po di adolescenti provenienti da contesti “dif- nema dei Diritti Umani ficili” (case famiglia, quartieri periferici etc), intitolata Il clima che verrà selezionati attraverso la mediazione di tutor Maurizio Del Bufalo – cause e conseguenze del ed educatori e formati dagli esperti del Festi- cambiamento climatico globale, in programma dal 20 val, che hanno assegnato una specifica men- al 30 novembre. Un’edizione che riprende l’e- zione. Anche la Giuria Popolare, scelta attra- nergia vulcanica di Greta Thurberg, coniuga- verso un bando pubblico del Festival e ta ai fermenti giovanili italiani e alla esplosiva consultata via rete, ha assegnato la Menzione condizione sociale dei Paesi sudamericani. PLATEA DIFFUSA che affida a decine di per- Quest’anno, per la prima volta, il Festival ha sone la possibilità di valutare da casa i film in una dedica, alla giovane volontaria Silvia Ro- competizione nel concorso a premi. Non è mano, rapita esattamente un anno fa in mancata come ogni anno la Menzione intito- Kenya e non ancora restituita alla famiglia. E lata a Vittorio Arrigoni e Giuliano mer Kha- sul fondo di questa scelta si agita lo scenario mis per il film più coraggioso e innovatore e dell’attacco istituzionale alle Organizzazioni una speciale segnalazione è stata fatta per il non Governative con cui anche Silvia collabo- film che ha trattato in maniera esemplare il ra. Di questo e di molto altro si parla negli tema climatico. La Giuria degli Esperti ha pre- “eventi internazionali” (aperti dall’anteprima miato quindi il miglior lungometraggio e cor- italiana di Wantoks, girato in Melanesia dalla tometraggio; di essa hanno fatto parte Sandra regista Iara Lee e da Interdependence di Art for Lorenzano, docente universitaria messicana the World) che si sono svolte a Napoli dal 20 al 23 novembre (c/o Piazza Forcella, via della Vicaria Vecchia 23) mentre dal 27 al 30 novembre si sono previste serate di film in concorso presso il Maschio Angioino (27, 28 e 29 nell’Antisala dei Baroni e serata fi- nale presso la Biblioteca di Storia Patria). Ospite d’onore, il regista Marco Bechis con il suo La terra degli uomini rossi, straordina- rio racconto nel cuore dell’Amazzonia bra- siliana. Durante i giorni del Festival, la mostra fotografica “WARS” (War and Revolutionary Marco Bechis Wantoks di Iara Lee Stories) organizzata dall’Atlante dei Conflitti e delle Guerre del Mondo, è stata esposta nella Sala delle Armerie del Maschio Angio- ino. All’Atlante e al suo direttore Raffaele Crocco è affidata la serata di riflessione sui danni umani e ambientali legati alle guer- re. Alla giornalista Daniela Bezzi è affidato il compito di coordinare un approfondi- mento sull’India, il continente simbolo del degrado ambientale del mondo. Il Castel- nuovo (Maschio Angioino), simbolo di Na- Sandro Deidda poli, si è acceso di luci della ribalta dal 27 al Laurence Geai - Mosu premiati ed è terminata con una esibizione 30 novembre, per dare spazio al Concorso del Maestro Sandro Deidda al sassofono, che Cinematografico con documentari - efi proporrà temi musicali di film, opera di Nino ction che arrivano da molti Paesi del Mon- Rota, Ennio Morricone e Nicola Piovani. Il Fe- do. Trentuno opere da 14 Paesi diversi sono stival del Cinema dei Diritti Umani di state offerte al pubblico secondo un calen- quest’anno ha scelto di parlare di territori lon- dario fitto, ricco di spunti tematici. Il cli- tani come la Melanesia, l’Amazzonia, l’India e ma, i migranti, le donne, l’ambiente, le lot- l’Africa senza perdere di vista le realtà italiane te dei popoli senza stato, le resistenze e locali, animando il carcere di Poggioreale, la umane alle dittature, sono stati gli argo- fabbrica Whirlpool in lotta, l’università Fede- menti di spicco, ma la costante che lega rico II e il movimento Fridays for Future, di- questa edizione alle precedenti è stata la Interdependence di Art for the World panando un filo rosso che unisce, dal 2008, presenza di numerosi autori del Vicino Orien- di origine argentina, esperta in migrazioni, Napoli al mondo. te (Siria, Iran, Palestina, Israele, Turchia) e Elisabetta Pandimiglio, documentarista ro- Maurizio Del Bufalo l’immancabile partecipazione di autori suda- mana, e Antonio Prata, direttore del Festival Valentina Ripa ha intervistato a piazza Forcella, il regista mericani. Nutrita la presenza italiana (10 film dei Diritti Umani di Lugano (Svizzera). La se- Marco Bechis per DdCR Diari di Cineclub Radio. Per su 31) e particolarmente apprezzata la sezione rata finale ha presentato le varie Giurie e i film ascoltare il pocast: https://urly.it/33gd- 27 n. 78

Alla scoperta del viaggio dantesco #2 L’ordinamento morale dell’inferno Dallo scorso numero abbiamo iniziato il viaggio nella bellezza dei versi della Divina Commedia verso il settecentenario della morte di Dante, che cade il 14 settembre 2021

“Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.” Inferno, III, v. 9

Nel canto XI dell’Infer- demoni si passa al sesto cerchio, nel quale so- ma perché si fa forza a tre persone, no la guida Virgilio no collocati gli eretici e gli epicurei. Inizia la in tre gironi è distinto e costrutto. darà al pellegrino Dan- sezione più cruda dell’Inferno, divisa dal se- A Dio, a sé, al prossimo si pòne te, e ai lettori, la spie- sto cerchio dall’Alto Burrato, che porterà alla far forza, dico in loro e in lor cose, gazione strutturale ri- discesa verso i luoghi dove si trovano le anime come udirai con aperta ragione. guardo la ripartizione di coloro che hanno commesso i peccati più Inferno, XI, v. 28- 33 delle colpe dei dannati: gravi utilizzando la MALIZIA: in vita i pecca- Martina Michelangeli nei Regni ultraterreni, tori che si tormentano in questi luoghi hanno Questi tre gironi sono divisi dalla zona delle come nel regno morta- deciso di usare la ragione, l’intelletto (il dono MALEBOLGE (le bolge malvagie/del male) da le, esiste un preciso ordine dato da una speci- più grande che Dio abbia dato all’uomo), per una Ripa Scoscesa: questo dirupo rappresen- ficaSapienza , il progetto divino, che regola l’u- compiere un atto di ingiustizia: ta una discesa non solo fisica per Dante pelle- niverso. L’Inferno dantesco è costruito grino, ma anche morale perché i pecca- secondo l’ordinamento aristotelico del- ti commessi da questi dannati sono le passioni: nel Regno del Peccato Dan- stati i più crudeli. La zona delle Male- te/autore non inserisce i peccati di su- bolge è divisa in dieci sezioni, ognuna perbia e d’invidia, considerati l’origine detta appunto bolgia, e qui Dante in- di ogni male e appartenenti all’animo contra coloro che non hanno usato la umano dal momento in cui è stato ragione nel modo giusto (“frode/ingan- commesso da Adamo ed Eva il Peccato no contro chi non si fida”), e in ordine Originale. Il viaggio nell’Inferno inco- si trovano rispettivamente: i seduttori, mincia quando Dante riesce a varcare gli adulatori, i simoniaci, gli indovini, i la porta infernale, e superato quel varco barattieri, gli ipocriti, i ladri, i consi- si entra nel luogo del maggiore dolore e glieri fraudolenti, i seminatori di di- disperazione tra le anime eternamente scordie e infine i falsari. Dante e la sua dannate. I primi dannati che Dante in- guida arrivano nel basso e oscuro In- contra sono gli Ignavi, coloro che nella ferno: superano il Pozzo dei Giganti, vita non hanno mai preso delle decisio- arrivando all’ultima estensione dell’In- ni, considerati uomini tanto vili e senza ferno, dove si trova il lago del Cocito, morale a tal punto che sono disprezzati un lago ghiacciato che racchiude quelle anche dai diavoli. Continuando il cam- anime che nel mondo terreno usarono mino verso la discesa dell’Inferno si in- l’intelletto per commettere una frode contra Caronte, che naviga con la sua contro chi riponeva in loro la propria fi- barca attraverso il fiume Acheronte: il ducia ( “frode contro chi si fida”). nocchiere infernale ha il compito di portare le anime nel luogo assegnatogli “La frode, ond’ogne coscïenza è morsa, dalla giustizia divina: può l’omo usare in colui che ‘n lui fida e in quel che fidanza non imborsa.” Caron dimonio, con occhi di bragia Inferno, XI, vv. 52- 54 loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s’adagia. La divina commedia illustrata da Gustave Doré (Canto I) Questa area è suddivisa a sua volta in Inferno, III, vv. 109-111 quattro zone: la Caina, dove si trovano i traditori dei parenti, l’Antenora, dove si trova- Da qui Dante entra nell’Inferno vero e pro- Tutti son pien di spirti maladetti; no i traditori della patria, la Tolomea, in cui prio: superato il fiume Acheronte il Poeta e la ma perché poi ti basti pur la vista, sono collocati i traditori degli ospiti e infine la sua guida entrano nel Limbo, il primo cerchio intendi come e perché son costretti. Giudecca, luogo dove dimora Lucifero e sono dove sono collocati gli spiriti magni, giusti, i D’ogne malizia, ch’odio in cielo acquista, condannati i traditori dei benefattori: quali non conobbero la religione cristiana ingiuria è ‘l fine, ed ogne fin cotale perdendo la salvezza dell’anima, qui è il luogo o con forza o con frode altrui contrista. dove si trovava Virgilio prima di salvare Dan- Ma perché frode è de l’uom proprio male, “Per l’altro modo quell’amor s’oblia te nella selva oscura. Il cammino del pellegri- più spiace a Dio; e però stan di sotto che fa natura, e quel ch’è poi aggiunto, no Dante continua attraverso i cerchi inferna- li frodolenti, e più dolor li assale. di che la fede spezïal si cria; li in cui si trovano gli incontinenti, coloro che Inferno, XI, vv. 19-27 onde nel cerchio minore, ov’è ’l punto hanno commesso i peccati di passione e istin- de l’universo in su che Dite siede, tivi: rispettivamente i lussuriosi, i golosi, gli I peccati di malizia si dividono in tre gironi infer- qualunque trade in etterno è consunto” avari e i prodighi, gli iracondi e gli accidiosi. nali: nel primo girone ci sono i violenti contro il Inferno, XI, vv. 61 - 66 Fra il quinto e il sesto cerchio del Regno si tro- prossimo, nel secondo i violenti contro se stessi e va la città di Dite (nome antico di Lucifero), at- nel terzo girone i violenti contro Dio e la Natura: traversata dal fiume Stige, dove Dante incon- trerà le Furie. Superato il pericolo di questi Di vïolenti il primo cerchio è tutto; Martina Michelangeli 28 [email protected] Abbiamo ricevuto The Black Dahlia di Brian De Palma (2006) Le Egloghe di Dante Cast: Josh Hartnett, Scarlett Johansson, Aaron Eckhart, Hilary Swank, Mia Kirshner di Martina Michelangeli James Ellroy scrisse nel perché anche sua madre era stata uccisa senza 1987 Dalia nera una vi- che mai fosse stato ritrovato il colpevole. De Le Egloghe sono un’ulteriore prova della mo- cenda in gran parte au- Palma delude un po’ in questa trasposizione, dernità di Dante alla ricerca continua di tutti i tobiografica, ispirata al non vuole fare una pedissequa ripetizione del linguaggi ed i registri stilistici del suo tempo, vero omicidio di Eliza- romanzo, ma non riesce nemmeno a dare una per i quali è ritenuto dai posteri un “rivoluzio- beth Short. Nel 2006, raffigurazione convincente della storia, troppi nario” rispetto ai suoi contemporanei. Questo con la sceneggiatura di elementi si mescolano, nel bene e nel male, e saggio interpreta il ruolo delle Egloghe all’in- Josh Friedman, Brian quindi fatte salve le capacità registiche del terno della produzione di Dante, come ultima Giuseppe Previti De Palma realizzò il Nostro non è che il risultato sia troppo brillan- testimonianza del desiderio perpetuo del Poe- film omonimo. La vicenda è ambientata nel te. Ci sono dei momenti geniali vedi la rico- ta di voler tornare a Firenze da uomo libero e 1947 a Los Angeles, dove due ex-pugili, Lee e struzione della Los Angeles anni ‘40 dovuta a degno di gloria. All’interno del lavoro è stata ri- Bucky fanno i poliziotti. Oltre al comune pas- Dante Ferretti, anche sulla interpretazione prodotta la trascrizione delle Egloghe con a sato sportivo li legano anche due donne. La non c’è uniformità, troppa gente fuori posto o fronte la traduzione in italiano corrente per prima è la compagna di Lee, la bionda e raffi- fuori epoca, eppure non era poi così difficile permettere di ammirare la bellezza dei ver- nata Kay, una ex prostituta si danteschi in ogni sfumatura stilistica e lin- che si è riabilitata. L’altra è guistica. Betty, meglio conosciuta Editore: Edizioni Progetto Cultura come la Dalia Nera, una ISBN: 9788860926531 prostituta che è stata bru- Prezzo: 12,00 € talmente e orribilmente as- pp:80 sassinata in quello che era Per acquistare: stato il suo paradiso-infer- www.progettocultura.it no, Hollywood. I due poli- ziotti indagano senza so- sta, per loro questa indagine diventa una sorta di osses- sione, Lee litiga con Kay che si sente trascurata, Bucky è attratto da un’altra donna fatale, la ricchissima Made- leine, che frequentava gli stessi locali per lesbiche dove era stata vista anche Elizabeth. La vicenda pre- cipita quando esce di pri- gione Dewitt che ha vari conti da saldare con Lee, ci saranno varie morti ma tutto viene misteriosamen- te messo a tacere. Bucky si convince che l’assassino sia il potente padre di Made- leine, ma il finale sarà tanto sorprendente quanto scon- volgente. La penna “nera” di Ellroy con i suoi antieroi ha attratto Brian De Palma che conferisce alla pellicola tutta la sua eleganza strut- turale nella ricostruzione di una Los Angeles non di maniera ma dalle rifare la Hollywood dei tempi d’oro. Insomma atmosfere suggestive e intense, però ..... c’è un un film certo interessante, una candidatura però, Di Palma ha voluto fortemente questo agli Oscar, vari premi in Europa, per carità, film, evidentemente attratto dallo straordina- ma per molti non va annoverato tra i migliori rio romanzo in cui James Ellroy ricostruisce film di Brian De Palma. Chi ha ragione? Visto un’epoca nelle sue ambientazioni e atmosfere, il punto di partenza, cioè l’affascinante testo ci da una sorta di affresco della Los Angeles di Ellroy, ci si poteva aspettare di più, come ci del dopoguerra che fa da cornice a una brutta si poteva aspettare di più da un grande del ci- storia di violenze, sesso, vissuta da una serie nema come Brian De Palma, ma una certa di personaggi fortemente caratterizzati e che freddezza di fondo, la lunghezza del film stes- noi conosciamo via via che si sviluppano le in- so che porta a momenti di stanchezza fanno sì dagini e che ci appaiono nelle loro vesti di cri- che dalla combinazione Ellroy-De Palma ci si minali o di vittime. Ellroy è uno dei maggiori poteva attendere molto di più. scrittori del panorama letterario americano e per di più in questa vicenda si sentiva coinvolto Giuseppe Previti 29 n. 78 Easy rider 50 anni Easy rider è un film in- partecipazione alla vita di una comune, la dissolubilmente lega- gioiosa conoscenza di due ragazze, gli effetti to al nome di Peter di qualche droga mai provata in precedenza, Fonda. Uscì nel 1969, la partecipazione al carnevale con altre due ma ebbe una lunga ge- ragazze conosciute in un bordello di New Or- nesi. La prima idea leans. E tanto altro ancora. Easy rider diventa venne al giovanissimo ben presto il manifesto della contro-cultura Peter, figlio del gran- americana della fine degli anni Sessanta e Il de Henry Fonda, nel road movie per antonomasia. Impossibile iso- settembre del 1967, al- lare il film dal contesto politico dell’epoca: ba- Marino Demata lorché, come lui stesso sterebbe ricordare la guerra del Vietnam in ci racconta, si trovava pieno svolgimento e gli assassinii, proprio po- a Toronto per pubblicizzare i film di cui era chi mesi prima di Easy rider, di Bob Kennedy e protagonista, The trip e The wild angels. Mentre di Martin Luther King. In quei tempi vedere posava per alcune foto assieme all’altro inter- due “capelloni”, felici della loro libertà, che prete di quest’ultimo film, Bruce Dern, davan- scorrazzano in moto per le strade dell’Ameri- ti a due motociclette, ebbe una rivelazione im- ca rappresenta un pugno nello stomaco per i provvisa. Noi – pensò – potremmo essere due benpensanti tradizionalisti. A Bill e Wyatt vie- moderni cowboy che vanno in moto, anziché ne negata una camera in un Motel e sono co- sul cavallo, e attraversano l’America per sco- stretti quasi a fuggire da un ristorante dove si prire la libertà lungo la strada. Entrambi i film accorgono di non essere ben accetti. Bill non che Peter pubblicizzava a Toronto erano di Ro- sa darsi pace per tanta ostilità: “Una volta que- ger Corman, eclettica e infaticabile figura di re- sto era un gran bel Paese. Non riesco a capire gista e produttore, autore di decine di film, cosa gli sia successo.” E poi aggiunge; “E’ che molti B-movie, dei più svariati generi, dall’hor- ror alla fantascienza, con attori quali Boris comprano e ti vendono al mercato. Parlano di Karloff, Vincent Price, Peter Lorre. Corman libertà, ma quando vedono un individuo dav- aveva creato una vera e propria scuola teorica vero libero hanno paura. E la paura li rende e pratica di cinema, molto distante dagli pericolosi.” Il modo così convinto col quale schemi di Hollywood, dalla quale uscirono Nicholson pronuncia queste parole, la sua attori “alternativi” di grande rilievo quali Jack breve e a un tempo carismatica interpreta- Nicholson e lo stesso Peter Fonda, e i registi zione ne fanno in realtà il personaggio chiave della new Hollywood, Martin Scorsese, Fran- del film, quello che capisce fino in fondo la cis Ford Coppola, Peter Bogdanovich e Jona- portata rivoluzionaria di chi rappresenta la than Demme. Dopo la sua improvvisa “folgo- libertà in carne ed ossa e non solo a parole. razione”, Peter Fonda telefonò a Dennis Hopper, Easy rider è un film sulla libertà da tutto e di mettendolo a parte della sua idea ed offren- tutto. Una libertà che viene costantemente ri- dogli la possibilità di dirigere il suo road mo- fiutata e negata dal ventre molle dell’Ameri- vie. Entrambi si resero subito conto che un ca. È un film che apre una nuova era e una film che esaltasse la contro-cultura degli anni nuova cultura cinematografica e non solo. Sessanta in antagonismo con i principi con- Non tutti, anche tra i più noti membri della servatori e benpensanti dell’America conser- contro-cultura, hanno compreso le ragion di vatrice avrebbe avuto poche possibilità di es- tanta radicale contrapposizione tra le due sere finanziato e girato ad Hollywood. Come culture che vive nel film fino al tragico finale. ricorda Lee Hill, autore di un breve saggio su Ci riferiamo ad esempio a Bob Dylan, che Easy Rider, a quel tempo non era neppure con- avrebbe voluto la sopravvivenza di uno dei sigliabile presentarsi negli Studios o al cospet- due protagonisti alla fine del film, e si sentì to di un produttore con i capelli lunghi e l’ab- rispondere che Easy rider non è un film sulla bigliamento anticonvenzionale. E tuttavia, vendetta, ma su un’altra nuova cultura. In pur lontani dagli Studios di Hollywood, Peter una ideale storia della innovazione all’inter- Fonda e Dennis Hopper riuscirono a coinvol- no della storia del cinema Easy rider, assieme gere le persone giuste, a partire dallo scrittore ai due grandi film che l’hanno preceduto, Terry Southern, che fu ottimo sceneggiatore Bonny and Clyde e Il laureato, avrebbe un posto assieme ai nostri due eroi. Grazie a Southern di grandissimo rilievo. I tre film, ed anche al- essi arrivarono ad uno dei maghi della foto- tri che seguono sulla stessa lunghezza d’on- grafia, quel László Kovács, che riuscì a confe- da, contribuiscono, in maniera decisiva, ad rire colori realisticamente fantastici ai pae- tutti hanno paura: ecco cos’è. Noi non possia- un profondo rinnovamento che coinvolge la saggi dei vasti deserti dell’ovest americano. E mo neanche andare in un alberghetto da 2 sol- stessa, apparentemente immobile, Hollywo- arrivarono a Jack Nicholson per la parte di. Credono che li sgozzeremo. Hanno paura.” od. E, a tale proposito, un profondo conosci- dell’avvocato dedito all’alcool, di cui i due pro- Alla incredulità di Bill sul perché della tanta tore del mondo cinematografico americano, tagonisti fecero conoscenza nella prigione di ostilità è il giovane avvocato Hanson (Jack Ni- Peter Biskind, in uno dei suoi saggi (oltre 500 una cittadina, lungo il percorso che Wyatt cholson), che si era aggregato ai due motoci- pagine ricche di notizie, interviste, interventi, (Fonda) e Bill (Hopper) avevano intrapreso per clisti, che si incarica di dare una risposta ra- gossip) dal titolo “Easy riders Raging bulls” arrivare a New Orleans in occasione del Car- gionata da intellettuale disincantato: “Ma non sottolinea, come plot del libro, “come la gene- nevale. Ed è lungo il percorso che essi sperimen- hanno paura di voi. Hanno paura di quello che rap- razione di sesso, droga e rock ‘n’ roll ha salva- tano e vivono la più completa delle libertà: la corsa presentate. Quello che voi rappresentate per loro è to Hollywood”. delle due moto lungo le strade dell’America, la la libertà. È molto difficile essere liberi quando ti Marino Demata 30 [email protected] 2019. Un anno da paura Un anno all’insegna dettaglio rilasciato dal regista romano e dei film horror. Il 2019 aspetta con ansia che succeda qualche orribile vede nelle sale alcune fatto. Anche in Shining (1980) gli spettatori si pellicole del terrore di rendono conto da subito che il personaggio di alto livello. Nei primi Jack Torrance ha qualche rotella fuori posto e mesi dell’anno a terro- che prima o poi la sua follia esploderà. Avvi- rizzare il pubblico ci sandoli dello stato mentale del protagonista pensano l’ottimo Pet Se- Stanley Kubrick tiene gli spettatori in uno sta- Fabio Massimo Penna matary di Kevin Kolsch to di tensione e inquieta attesa. Shining è un’o- e Dennis Widmyer, e pera particolare poiché il film è sempre stato It – capitolo 2 di Andy Muschietti, ispirati ai ca- odiato dallo scrittore del romanzo, il re polavori letterari di Stephen King, mentre in dell’horror, il grande Stephen King. La pellico- seguito a tenere gli spettatori incollati alle se- “Great expectations” (1946) di David Lean la è, incontestabilmente, un capolavoro asso- die sono Scary story to tell in the dark di André luto del genere e uno straordinario gioiello di Ovredal e Doctor Sleep di Mike Flanagan, tratto per allentarsi. Regista e montatore sono volu- tecnica cinematografica. In essa, infatti, vie- dall’omonimo romanzo di Stephen King e se- tamente riusciti a far credere allo spettatore ne usata per la prima volta in assoluto la stea- quel di Shining. Prendendo le mosse dai rac- che il pericolo è finito, per poi colpirlo a guar- dycam, una macchina da presa montata sul conti gotici e fantasy che spopolavano in lette- dia abbassata” (Karel Reisz-Gavin Millar, La corpo dell’operatore, che consente di realizza- ratura, da Il castello di Otranto (1764) di Horace tecnica del montaggio cinematografico, SugarCo re le straordinarie carrellate in avanti che se- Walpole ai grandi classici quali Frankenstein edizioni, Milano, 1983). Quando il protagoni- guono il piccolo Danny e il suo triciclo nei cor- (1818) di Mary Wollstonecraft Shelley e Dracu- sta, il giovane Pip, è oramai quasi uscito dal ridoi dell’Overlook Hotel. Stephen King si è la (1897) di Bram Stoker, il cinema ha nel tem- cimitero appare la spaventosa figura dell’eva- sempre lamentato di questa versione cinema- po sviluppato un suo genere fondato su atmo- so: in questo modo il pubblico viene spaventa- tografica del suo romanzo: “Molte persone che sfere lugubri, apparizioni demoniache e figure to proprio quando è oramai sicuro che il ra- mostruose, espedienti capaci di generare nel gazzo sia uscito indenne dalla situazione. La pubblico sensazioni di paura. Nasce una tradi- tecnica è semplice: si spinge lo spettatore a zione che rinvia a capolavori quali Il gabinetto formulare una ipotesi errata e improvvisa- del dottor Caligari (1920) di Robert Wiene con le mente la si smonta. In questo modo si otten- tipiche prospettive deformate espressioniste, gono gli effetti-sorpresa o quelli che per gli Nosferatu il vampiro (1922) di F.W.Murnau e odierni horror vengono definiti “jumpscare”, Vampyr (1932) del grande Carl Theodor Dreyer. eventi improvvisi e inattesi che fanno fare allo Arrivano in seguito pellicole quali Dracula spettatore un salto sulla sedia. In Scary stories “Shining” (1980) di Stanley Kubrick (1931) di Ted Browning e Frankenstein (1931) di to tell in the dark abbiamo una sequenza ju- amano i miei libri hanno rifiutato i film da -es James Whale che impongono due attori spe- mpscare eccellente. Il giovane Auggie è solo si tratti, soprattutto dopo Shining: non riesco- cializzati nell’horror: Bela Lugosi e Boris Kar- nella sua stanza, sente dei rumori sinistri e si no a trovare ‘me’ nel film” Stephen( King parla, loff. La capacità di generare angoscia in chi nasconde sotto il letto. Da qui vede un’inquie- Ciak n. 2, 1992). Un’accusa che lo scrittore ri- guarda è dovuta ad alcune abili strategie nar- tante figura entrare nella camera. Sono istan- volgeva a Kubrick era quella di aver affrontato rative. Prendiamo ad esempio una sequenza ti di silenzio durante i quali l’essere mostruo- un genere che non riusciva a comprendere tratta da un film che non appartiene all’horror so sparisce dalla sua vista. Tutti pensano che portando a prova della sua affermazione la se- ma che è perfetta per esemplificare le nostre af- la creatura si sia acquattata sul letto e lo stesso quenza in cui Jack Torrence sorprende la mo- fermazioni. In una sequenza di Great expecta- ragazzo inizia con cautela a uscire dal suo na- glie Wendy che sta leggendo il romanzo che scondiglio tenendo lo sguardo puntato sul let- to. Quando oramai è quasi uscito del tutto ed è evidente che sul giaciglio non c’è nessuno, il ragazzo viene afferrato per i piedi (cioè dal punto in cui si trovava un attimo prima) e ri- succhiato nella parete della stanza. Il regista ha fatto credere agli spettatori che la demo- niaca presenza fosse sul letto mentre essa è sempre stata dentro il muro alle spalle del ra- gazzo. Anche in questo caso il regista ha otte- “Doctor Sleep” (2019) di Mike Flanagan nuto con un espediente un risultato straordi- lui sta scrivendo (in realtà il libro è costituito “Pet Sematary” (2019) di Kevin Kölsch e Dennis nario: depistare gli spettatori per poterli dalla frase All work and no play makes Jack a dull Widmyer terrorizzare con un effetto- sorpresa improv- boy ripetuta innumerevoli volte). Secondo tions (1946) di David Lean il protagonista Pip si viso. Un altro modo per creare tensione nello King mostrando l’uomo un attimo prima che addentra in un cimitero e all’improvviso viene spettatore è quello di avvertirlo in anticipo sbuchi alle spalle della donna Kubrick avrebbe aggredito da un uomo dall’aria truculenta che qualcosa di orribile sta per succedere. Allo rovinato l’effetto sorpresa (il tipico jumpscare). evaso dal carcere. Una scena di grande tensio- spettatore viene fatto notare un dettaglio in- Insoddisfatto della pellicola King ottiene che ne e il regista riesce a sfruttarla al massimo quietante (mostrandolo in primo piano) che i venga girata una miniserie televisiva della ottenendo un effetto sorpresa: “Prima si in- protagonisti sulla scena non vedono. Lo spet- quale lui stesso cura l’adattamento per il pic- troduce un’atmosfera di mistero, si crea un tatore è in questo caso un passo più avanti dei colo schermo mentre la regia è di Mick Garris. clima di pericolo. Poi, subito dopo aver mo- personaggi. In Profondo rosso (1975) di Dario Il “Re” scrive poi il seguito del romanzo, Doctor strato un’immagine terrorizzante, Pip cerca di Argento il protagonista entra in un apparta- Sleep, che viene portato sul grande schermo da scappare via di corsa: proviamo un attimo di mento nel quale una persona è stata uccisa e Mike Flanagan. Buona paura a tutti. sollievo, ma proprio allora appare la figura dav- non si accorge del volto dell’assassina nascosta che vero terrorizzante, che ci prende alla sprovvi- è riflesso in uno specchio. Lo spettatore dotato di sta nel momento esatto in cui la tensione sta spirito di osservazione si accorge dell’inquietante Fabio Massimo Penna 31 n. 78

Mostre A Milano, a Palazzo Reale, la mostra su Giorgio De Chirico Evento di grande pre- stigio, ha aperto a fine settembre scorso la mo- stra dedicata a Giorgio de Chirico (Volos, 1888 - Roma, 1978), uno dei più grandi pittori del Nove- cento - come lui stesso Maria Cristina Nascosi poi si autodefiniva - che, grazie ad una retrospettiva ricca di un centinaio di capolavori in parete, offre al visi- vo fruitore un’immagine pressoché completa Giorgio de Chirico,L’enigma di una giornata, 1914, Olio della sua incomparabile carriera. Le opere, su tela, Museu de Arte Contemporânea da Universidade provenienti dalle più prestigiose istituzioni de São Paulo, Brazil mondiali quali la Tate Modern Gallery di Lon- dra, il Metropolitan di New York, il Pompidou semantica, una nuova cifra stilistica insom- di Parigi, ed italiane come la Gnam romana, la ma una nuova filosofia di arte e di vita, la ren- Peggy Guggenheim di Venezia, e, a Milano, il de protagonista di alcuni dei suoi più famosi Museo del Novecento, la Casa Museo Boschi dipinti, nei quali il Castello Estense o le gran- di Stefano. Brera e Villa Necchi Campiglio è di piazze deserte e senza tempo svolgono un promossa e prodotta da Comune, Palazzo Re- ruolo di magica affabulazione: non a caso Fer- ale, e da Marsilio, editore del catalogo. Il cura- rara è sempre stata definita la Zauberstadt – la tore è Luca Massimo Barbero. Il fil rougedell’e - città magica dai grandi estimatori tedeschi vento è imperniato su confronti inediti ed della nostra rossettiana urbanistica ed archi- accostamenti altrettanto tali in grado di svela- tettura, come il Burckardt. Non a caso Anto- Giorgio de Chirico, Le Muse inquietanti, 1950 ca, re il mondo visionario di una delle più com- nioni ne farà, qualche tempo dopo, l’imago vi- Olio su tela, Macerata, Fondazione Carima – Museo plesse figure artistiche del XX secolo. L`espo- sivo - cinematografica ideale della sua (vera? Palazzo Ricci sizione offre la chiave d’accesso ad una pittura ermetica che affonda le sue ra- a gettar scompiglio ulteriore nell’Arte dici nelle radici - se si passa il calem- in toto, con le sue irriverenti quanto bour - della sua terra di nascita, la Gre- ironiche rivisitazioni del Baroc- cia, cresce e matura nella Parigi delle co. Suddivisa in otto sale, l’esposizio- Avanguardie, dà vita alla Metafisica ne di Milano procede per temi pensati che strega i surrealisti e giunge a con- secondo accostamenti fuori ed oltre il quistare l’outsider Andy Warhol. L’im- tempo e confronti originali, quasi una portante stagione metafisica dell’arte catena di reazioni visive che, come ferrarese e poi italiana, l’inventio arti- scriveva lo stesso De Chirico nel 1918, stica più grande di De Chirico, in- rincorrono “Il demone in ogni cosa […] fluenzò anche l’arte di Carlo Carrà e l’occhio in ogni cosa [perché] Siamo esplo- Giorgio Morandi, per arrivare, poco ratori pronti per altre partenze”. Che, mu- dopo, come diceva, alle Avanguardie tatis mutandis, riporta ancora ad Anto- Europee del Dadaismo, del Surreali- nioni, non a caso: smo e della Nuova Oggettività. Quan- (...) Noi sappiamo che sotto l’immagine ri- do l’Italia entra in guerra, velata ce n’è un’altra più fede- de Chirico e suo fratello Al- le alla realtà, e sotto quest’al- berto Savinio lasciano Pa- tra un’altra ancora, e di rigi per arruolarsi e alla fi- nuovo un’altra sotto quest’ul- ne di giugno del 1915 tima, fino alla vera immagi- vengono assegnati al 27° ne di quella realtà, assoluta, Reggimento Fanteria di misteriosa che nessuno vedrà Ferrara. Il soggiorno nella mai, o forse fino alla scompo- città emiliana determina sizione di qualsiasi immagi- cambiamenti profondi, ne, di qualsiasi realtà. tanto nella pittura di Gior- Maria Cristina Nascosi gio e nei temi ispiratori dei Sandri suoi quadri quanto nelle creazioni di Alberto, che a De Chirico Ferrara abbandona decisa- Palazzo Reale Milano - Piazza mente il primo amore ere- del Duomo, 12 - Milano ditato dai geni di casa, la Un viaggio tra gli enigmi e i mi- Giorgio de Chirico – Il poeta e il pittore, 1975, Olio su tela, cm 100×81,5 Roma, Fondazione Giorgio e Musica, per dedicarsi solo steri della pittura di Giorgio De Isa de Chirico inv. 72 alla scrittura. Travolto dal- Chirico, inventore instancabile, la bellezza ieratica e misteriosa della città presunta? teoria dell’incomunicabilità - forse tra i più geniali e controversi protagonisti dell’arte del estense, avvolta nelle sue romantiche ed ante- più interiore o interiorizzata che palpabile...). ventesimo secolo. signane nebbie, De Chirico, creando una nuova L’ultima arte di Giorgio De Chirico, enfin, riuscì 25.09.2019 - 19.01.2020 32 [email protected] L’essenza multimediale dell’esistente: cronicità e a-cronicità della memoria storica Ogni ente (animato ed l’uomo elabora le sue teorizzazioni (il tempo è configurazione ontico-ontologica di tutti gli inanimato) deve la sua il motore del cambiamento), le diverse culture enti (il loro essere limitati è il solo criterio del- presenza ai confini en- si formano e si affinano, sorgono i massimi si- la loro esistenza fisica) è anche limitazione in- tro cui diviene possibi- stemi di pensiero (filosofia, scienza, religione, formativa per gli uomini, perché si conosce le la concepibilità della economia, politica, etc …), lo spazio-tempo fu- solo ciò che è direttamente percepibile coi sua esistenza (la sua turo viene quindi fortemente determinato (gli sensi e tutto ciò che rileva con le proprie sen- piena compatibilità con stessi oggetti (come i simboli, concreti ed sazioni (in accordo con adeguati strumenti di le meccaniche esistenti- astratti) assumono interpretazioni differenti misurazione) è tutto ciò che l’uomo potrà mai ve della realtà fisica in in virtù dell’epoca e del contesto culturale con- sperare di conoscere effettivamente (le teorie cui si staglia, i non-en- siderati) e, a sua volta, si riflette sugli uomini necessitano sempre di prove empiriche). Quan- Giovanni Mazzallo ti non rispettano tale che verranno dei tempi futuri (con il ciclo di to si conosce del mondo in un dato istante co- compatibilità). Una penna, ad esempio, è quel vicendevole condizionamento cronotopo-u- stituisce un tutto che non è un intero universa- che è per le sue dimensioni, la sua morfologia, manità destinato a ripetersi continuamente). le, ma un insieme completo parziale perché le sue funzioni e per ciò che rappresenta agli L’uomo è quindi il risultato della funzione di li- solamente una frazione del tutto intero che non occhi di chi la usa e sa a che cosa sia smette mai di disvelarsi rivelando la finalizzata la sua esistenza (non po- sua infinita ineffabilità che mette in trà mai essere nient’altro che una luce la limitatezza gnoseo-ontologi- penna, oggetto di cui è possibile an- ca conformativa degli uomini. Gli che fare un uso improprio (nota co- uomini (proiettati ineluttabilmen- mune a tutti gli oggetti)). Lo stesso te verso il futuro (si viaggia costan- ragionamento è applicabile nel caso temente nel tempo) nel loro vissu- degli enti animati, quindi anche nel to del presente quasi impossibile caso degli uomini che sono quel che da carpire per la sua fugacità) sono biologicamente per la loro ge- esperiscono la cronicità dell’anda- netica (che ne determina dimensio- mento storico (il quotidiano del ni, forma e funzionalità organica) e presente) ma non possono risalire socio-storico-culturalmente (sul pia- oltre i limiti dell’epoca del presente no strettamente personale ed esisten- ritornando all’antica cronicità (di- ziale) per le loro opere, il loro com- venuta a-cronicità) che è già storia portamento, la loro vita e le loro (del passato). L’uso che gli uomini idee (in base a cui essi vengono rap- hanno saputo fare degli oggetti ha presentati con un’identità differen- portato allo sviluppo nel tempo di te a seconda dell’opinione del giudi- una tecnologia sempre più avanza- cante che si esprime con criteri ta in grado di connettere le varie altrettanto personali ed esistenziali, parti del mondo, far conoscere come la conoscenza dell’uomo giu- quello che succede dall’altra parte dicato, i sentimenti provati verso di del globo in tempo reale, creare lui, i propri pregiudizi e l’in- una realtà alternativa (virtuale) fluenza ricevuta dall’esterno per e permettere di tradurre la (pro- la formulazione del giudizio). pria) vita in creatività e fantasia Dal momento della loro venuta (le arti a distanza, iniziando dal- nella realtà fisica, tutti gli enti si la sola visione (il cinema muto) e trovano ad agire (o ad essere approdando all’audiovisivo (pri- usati, come nel caso degli ogget- ma solo audio (la radio) in segui- ti) nell’area a loro circoscritta da to anche video (cinema e tv). Per- un preciso raggio d’azione aven- tanto l’uomo, da semplice creatura te valenza tanto geografico-spa- sensoriale, è divenuto un più com- ziale (la zona del mondo e il plesso e sofisticato animale multi- contesto specifico in cui gli enti mediale che si nutre di informa- sono sorti) quanto storico-tem- zioni in ogni attimo della giornata porale (la fase storica della civil- ed ha ancorato la significatività tà e la tappa evolutiva della cul- della sua esistenza non più alle tura di riferimento degli enti). sensazioni e alle intuizioni pri- La regione ontica di apparte- mitive naturali (da cui si sta gra- nenza degli enti delimita per- dualmente distaccando sempre tanto la finitezza e completezza di più), ma alle impressioni pro- della loro esistenza complessiva (nascono e mitazione spazio-temporale operata dalla re- dotte in lui dalla sua stessa tecnologia. Inizial- periscono in determinati punti dello spazio e altà nella sua fisicità che stabilisce tutto ciò mente, il cinema e la tv venivano usati per lo del tempo formanti congiuntamente il conti- che un uomo sarà (genotipo proveniente dagli scopo per cui erano nati, ossia come mezzo di nuum tetradimensionale che è la struttura antenati), vivrà, conoscerà, apprenderà, im- comunicazione ed espressione che riusciva ad matriciale di fondamento dell’essere) la quale parerà e saprà (in considerazione, dunque, incidere sui tempi dando l’opportunità di dif- (nel caso degli uomini) è già in origine pregna delle possibilità offertegli dal luogo della realtà fondere (attraverso gli oggetti, i dispositivi di dello spazio-tempo depositatosi storicamente in cui è nato e da tutti gli avvicendamenti avutisi telecomunicazione) l’autenticità, la genuini- e condizionante il corso della storia umana: per o senza la sua volontà). Tale limitazione strut- tà e l’originalità dei pensieri, dell’inventiva e nella storicità (=temporalità) del cronotopo, turale su cui si articola imprescindibilmente la segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente Mostre dell’immaginazione (anche in semplici spot e pro- grammi televisivi e videoclip musicali, senza dover scomodare necessariamente le piccole e La natura si esibisce a Villa Torlonia, Roma grandi opere cinematografiche) perché l’uomo si affacciava al panorama delle arti multimediali Una rassegna dell’artista Garth Speight e un’antologia di con la stessa ingenuità ed innocenza di un bam- Maria Paola Ranfi orafa e scultrice bino (il suo io bambino, che, anche nelle com- mercializzazioni più spudorate, si sforzava di Il Giardino delle Me- di notte. Cosa anima un artista così squisito,- veicolare il messaggio di fondo orchestrando e raviglie è una rasse- dal tatto botticelliano, dalla eleganza che sem- giocando a proprio piacimento con stereotipi gna dell’artista cana- bra tardogotica tanto è fine? E’ la poesia della e convenzioni senza però scadere nel triviale e dese Garth Speight, in creazione che egli vede, egli contempla ciò che nel disilluso) che cerca di esprimersi con paro- mostra alla Casina sta sotto la bellezza di fiori, piante, animali: la le proprie, in modo molto semplice, diretto e delle Civette al Museo vita. Questa mostra così ricca di sensi, tanto (nella sua naturalezza) candido. Col tempo, la di Villa Torlonia a Ro- preziosa nelle linee quasi liberty, trasparente creazione (la tecnologia) ha preso il soprav- ma fino al 19.1.2020. nei colori puri è una comunione da parte di un vento sul creatore (l’uomo); non è più l’uomo Perché non perdere poeta che è rimasto un bambino incantato da- ad usare gli oggetti trasferendovi parte del suo questa rassegna?. ll vanti alla luce della natura. essere, ma sono gli oggetti a possedere oggi- Mario Dal Bello motivo è semplice: è di giorno l’uomo. La necessità temporale del una delicatezza, di una levità rara. Sono sem- cambiamento (dettata dal vicendevole condi- pre e solo fiori di un giardino meraviglioso, zionamento cronotopo-umanità) ha compor- che è un vera trasfigurazione di ciò che l’arti- tato il sedimentarsi di mode e correnti conso- sta vede e sente. Prima con l’anima, poi con gli lidate e rigide di usi, costumi e abitudini mentali che sono solo una copia molto sbiadita (un discendente quasi illegittimo) delle loro radici originarie che si impongono nello sce- nario multimediale senza dar più spazio (co- me un tempo accadeva) all’uomo di imporre invece se stesso apportando un contributo nuovo e puro. Mai come nell’epoca attuale (col predominio del materiale-oggettuale sullo spi- rituale-soggettivo) l’abisso fra cronicità e a-cronicità è stato così netto e (all’apparenza) incolmabile. La trasfigurazione della coscien- za storico-temporale avvenuta ha alienato (e Garth Speight, Ninfee, acrilico, cm. 62x73 continua ad alienare) l’uomo del presente dall’uomo del passato che è sempre stato (dalle sue precedenti parti temporali) e che ora non è più; il pericolo più grande è che questo possa essere il passo dall’a-cronicità alla dis-cronici- tà (disconoscimento del tempo che si è vissuto e che si è stati con totale perdita della memoria storica e disgregazione dell’uomo) mediata da una cronicità internamente malata necessi- tante di un ritorno alle passate parti temporali Garth Speight, Coppia di uccelli, acrilico, cm. 35x25 di sé che, anche se nella strutturazione ontolo- gica quadridimensionale della realtà fisica so- Nello stesso ambiente (fino al 26.1) Maria Pao- no morte in quanto già trascorse, nella contro- la Ranfi viaggia con la rassegna Gioiello inti- parte gnoseologica sono trattenute dalla memoria mo colloquio verso il prezioso, il luminoso (storica e individuale) e possono essere rievocate. dell’oreficeria. Certo c’è il Liberty alle spalle, Ricordando il tempo che si è stati (l’essenza degli l’art Déco se si vuole, e forse ancor più indietro enti è la temporalità (=storicità), attributo fon- i gioielli greci e romani o egizi. Ma l’artista ro- damentale del Tempo ) e materializzandolo mana, orafa esperta, è cosciente che l’arte va nuovamente negli e sugli oggetti, l’uomo può oltre il tempo. L’oreficeria è forse la forma ritornare in (possesso di) sé cogliendo nel rac- d’arte che aspira all’eternità racchiudendo coglimento di tutte le sue parti temporali che l’infinito nel finito, l’immenso nel piccolo o nel si riaggregano (recuperando dunque la sua minimo. Il gioiello è un minimo, spesso, ma identità) il senso del tempo (la memoria è il ve- dentro raccoglie il mondo della luce. E’ un ro sesto senso dell’uomo che comprende tutti percorso intimo fatti di pietre, animali inca- Garth Speight, Bosco, acrilico, cm. 35x22 gli altri annettendoli in unità inscindibile ver- stonati, voli di farfalle in miniatura, anche occhi e infine col segno. Si sente un uomo di so la visione del tutto universale della e nell’in- volti sospiranti nel minimo. Ma che respiro, una sensibilità estrema che sembra voler en- finità del tempo). Il piano dell’essere tempora- che incantesimo. Se Speight si illumina nell’in- trare nei colori della natura e di ciascuno le implica la perdita ontica delle vetuste parti canto dei veri fiori, Ranfi lo fa in quello di pie- estrarne l’essenza. Ma è la sua anima che si temporali, il piano del conoscere temporale la tre che diventano piccoli soli. Cioè luce per la trasforma al contatto con crisantemi, ninfee, loro conservazione gnoseo-ontologica. Il bam- vita in bronzo, argento, smalti, smeraldi e per- un bosco, fiori selvatici con una farfalla, fiori bino è (ancora) vivo. le. di campo, fiori di notte, gerani d’inverno, iris bianchi. Ma anche uccelli, boschi, di giorno e Giovanni Mazzallo Mario Dal Bello 34 [email protected] I basilischi (1963) Lina Wertmüller, pri- qualsiasi altra stagione, “di quest’anno o del che per reale convinzione, sempre all’insegna ma donna a consegui- prossimo, tanto è lo stesso”, magari quello in della discrezione, al riparo dalle immancabili re la candidatura dall’A- cui venne inaugurato il circolo culturale, soli- malelingue; il futuro per loro sembra già trac- cademy come migliore te chiacchiere e vacui discorsi di circostanza a ciato: la laurea, la successione al trono pater- regista, per il film Pa- descrivere un locale che non avrebbe accolto no, anche un matrimonio combinato con tan- squalino Settebellezze, 1977, altro che qualche partita a carte o il consueto to di contratto, così da assicurare sana protagonista un eccelso schiamazzare sul destino cinico e baro, il qua- proficuità ad un’unione fra simili, retaggio , è le ha impedito al paesello progressione mate- ancora presente di una ormai decaduta e pre- stata insignita lo scorso riale e morale, vuoi per mancanza d’interventi sunta nobiltà. Per Antonio si paventa una tra- 27 ottobre a Los Angeles “dall’alto”, vuoi, ove quest’ultimi si siano pale- sferta a Roma, ospite della zia Maria appena dell’Oscar Onorario; il sati, per la loro inopportunità, senza dimenti- giunta in paese per una visita, ma resterà per Antonio Falcone suo estro registico iro- care, poi, quanti, orfani di un passato tuttora poco nella Capitale, giusto il tempo di vivere nico e pungente, le cui presente, invocano un “salutare” pugno di fer- qualche momento diverso e fare incetta di note grottesche e surreali si rendevano negli ro idoneo, a loro dire, a mettere veramente le aneddoti da dispensare nella consueta pas- anni sempre più marcate, ha profondamente cose a posto. E i giovani, le future speranze, seggiata con gli amici una volta tornato; scosso la classica commedia all’italiana, pur cosa hanno in serbo di porre in atto per dare quando si tratterà di alzarsi la mattina presto nell’ambito di una salace cornice bozzettisti- inedito lustro alla società in cui si trovano a per recarsi a Bari così da imbastire le pratiche ca, distante da una disamina sociale e politica vivere? Ecco in loro rappresentanza France- per il trasferimento universitario, il nostro al propriamente detta, riuscendo comunque a sco (Stefano Satta Flores), figlio di contadini, suono della sveglia si girerà dall’altra parte e sottolineare con sapida efficacia determinati che può vantare il titolo di geometra, Antonio Roma diverrà oggetto di accese discussioni, al mutamenti di costume del nostro paese. Una (Toni Petruzzi), figlio del notaio, studente, pari di un’ipotizzata cooperativa agricola, volta conseguito il diploma all’ Accademia Te- malvista dai ricchi latifondisti già turbati dal- atrale Pietro Scharoff di Roma, la Wertmüller la riforma agraria, di cui dovrebbe interessar- iniziò a lavorare nella compagnia L’Opera dei si Francesco, “ne parliamo domani …”. L’inci- Burattini di Maria Signorelli ed in teatro, per siva regia della Wertmüller asseconda la poi adoperarsi in varie regie radiofoniche e ponderatezza dei protagonisti, i quali, Satta televisive; il debutto sul grande schermo risale Flores in testa, offrono una resa estremamen- al 1963, come assistente alla regia di Federico te veritiera alle loro interpretazioni, renden- Fellini per 8 ½, nello stesso anno diresse il suo do con rapide pennellate il paese meridionale primo film, I basilischi, il cui iter narrativo, esso stesso personaggio, nelle vesti di un con- nell’alternanza di ironia e poetico disincanto, gruo microcosmo, un vero e proprio mondo a tratteggia l’acuto ritratto dell’immobilismo parte, nel cui ambito la narrazione, un po’ co- proprio di un emblematico paese del Meridio- me ne I vitelloni di Fellini, si articola in una se- ne, evidenziando l’acquiescenza da parte delle rie di capitoli principali all’interno dei quali nuove generazioni di quanto ereditato da co- vanno ad innestarsi varie situazioni seconda- loro che sono venuti prima, assecondando, tra rie. Tutto sembra racchiuso in una sorta di fatalismo e pigrizia, un tacito rebus sic stanti- bolla protettiva, comoda placenta che isola e bus all’insegna di quella amara constatazione protegge da qualsivoglia evento esterno incli- espressa dalla voce narrante sul finale, che ci- ne a scalfirne essenza e modo d’essere, crogio- ta Giustino Fortunato: “Noi siamo quelli che landosi al sole di un’aurea immutabilità: ciò la razza, il clima, il luogo, la storia, hanno vo- che arriva da fuori (emblematica la sequenza luto che fossimo …” Girato in nome di un con- che vede giungere in paese zia Maria) viene creto realismo fra la Puglia (Minervino Mur- sottoposto ad uno sguardo ostile, così come i ge, Spinazzola) e la Basilicata (Palazzo San tentativi di mutare un ordine familiare “natu- Gervasio), felicemente reso anche at- ralmente” gerarchico, sia pure con ri- traverso l’espressiva fotografia in bian- svolti umilianti (il conflitto nuora-suo- co e nero curata da Gianni di Venanzo, cera), non potranno arrecare altro che attraversato dalla colonna sonora ope- reazioni scomposte (il suicidio della ra di Ennio Morricone, le cui note ten- vecchina), nell’impossibilità di un’ac- dono a rimarcare lo sprezzante sarca- cettazione o, quantomeno, di un com- smo di varie situazioni (la scena del promesso. Si potrà obiettare, oltre alla pedinamento della ragazza prescelta, funzionale lentezza, come la satira, per ad esempio), I basilischi inizia con un quanto graffiante e sprezzante, resti in piano sequenza volto ad illustrare il superficie, un veloce schizzo che tende momento del pranzo, totalmente silen- a trasmutare verso il grottesco una si- te, in una casa della buona borghesia tuazione reale, ma nulla viene tolto del posto, per poi, tramite la citata voce all’efficacia deI basilischi nel visualizza- narrante, andare a commentare, con re quel micidiale miscuglio di atavico fare sardonico, la fase successiva al de- immobilismo, ignavia ed accidia pro- sinare, cosiddetta della controra, cristallizza- svogliato, di Giurisprudenza, Sergio (Sergio prio della società meridionale del tempo, nel ta quale momento culminante della vita del Ferrarino), intenti a passeggiare con fare in- rimando continuo ad un domani eterno pre- paese: tutti, o quasi, si vanno a coricare, “but- dolente lungo le vie del paese, mani in tasca e sente che non diverrà mai futuro. Il film con- tandosi tra le braccia di Morfeo, che qui do- sguardo proteso alla ricerca di un altrove non seguì la Vela d’Argento per la miglior regia ed vrebbe essere fatto santo patrono e portato in chiaramente individuabile, tante chiacchiere, l’at- il Premio della Critica Internazionale al 16mo processione al posto di Sant’Antonio”. Potreb- tenzione verso qualche ragazza cui poter chiedere Festival di Locarno nel 1963. be essere un giorno d’estate, così come di una un appuntamento, forse più per consuetudine Antonio Falcone

35 n. 78 I dimenticati anni Venti del Cinema Italiano Drammi, commedie, sceneggiate napoletane per combattere una gravissima crisi produttiva della nostra industria filmica durante il nascente regime fascista Qualche anno prima costume. Grazie alla ricchezza della produzio- di casa nostra. Del 1926 è Ultimi giorni di Pompei dell’avvento del sonoro ne dai costumi accurati e dalle molte compar- diretto da Carmine Gallone e Amleto Palermi Hollywood sta vivendo se, il film varca le frontiere riuscendo a emozio- (dal romanzo storico di Edward Bulwer-Lytton una stagione d’oro, co- nare pubblici di tutto il mondo. Bruno Castellani scritto nel 1834), un film che si rivelerà un disa- me anche il cinema eu- diventa l’interprete prediletto di questo nuovo stro economico-finanziario di proporzioni- co ropeo e quello sovieti- filone: Marcantonio e Cleopatra, 1913; Cajus Julius lossali con un costo di sette milioni e un incasso co. Nuovi autori, nuove Caesar, 1914; Fabiola, 1918; Sacra Bibbia, 1920 e al botteghino quasi nullo. Nel disastroso pano- produzioni, nuovi divi Nerone, 1922, una produzione americana girata rama generale si mettono in luce due donne in- e le sale sempre affolla- a Roma dal regista americano Gordon Edwards traprendenti, Leda Gys, moglie di Gustavo Lom- Pierfranco Bianchetti te, testimoniano la sa- nella quale indossa i panni di Anteo. Castellani bardo, il padre di Goffredo, poi capo della Titanus, lute del cinema internazionale che ha una sola nel 1924 è chiamato da Gabriellino D’Annun- attrice di numerosi film soprattutto del filone eccezione, l’Italia. Da noi gli anni Venti fanno zio e George Jacoby per il personaggio di Ur- partenopeo dalla personalità spiccata (le sue in- registrare una gravissima crisi alla quale regi- sus in Quo vadis?, nonostante l’attore ormai terpretazioni colpiscono in particolare il pubbli- sti e produttori cercano disperatamente di quarantenne non sia più in grado di girare co dei residenti italiani in America) ed Elvira porre rimedio. A differenza del decennio pre- scene di lotta come quella con il toro (nei pia- Notari, napoletana, regista, attrice, sceneggia- cedente che ha visto nascere opere di valore trice, produttrice, distributrice e abile impren- come i colossi storici Cabiria e Sperduti nel ditrice cinematografica, che insieme al marito buio, 1914, il cinema italiano nell’epoca del na- Nicola fonda nel 1909 la Films Dora, specializza- scente regime fascista, anche perchè penaliz- ta nella colorazione delle pellicole soprattutto di zato dall’invasione di prodotti stranieri (481 genere storico e drammi borghesi. La Notari titoli contro solo 50 dei nostri), soffre una crisi con il figlio Edoardo, presente sempre nelle sue produttiva e finanziaria gravissima. Si tenta pellicole nel ruolo di Gennariello, porta al suc- allora senza successo la riedizione di nuovi cesso soggetti incentrati sulla letteratura e sul capitoli dei successi di un tempo quali Quo va- teatro napoletano. La Dora Film in pochi anni dis?, 1923-24 e Gli ultimi giorni di Pompei. L’in- diviene una delle più importanti società cine- dustria cinematografica decide di svoltare pa- matografiche italiane con una succursale a New gina abbandonando la stagione del divismo “Maciste all’inferno” (1926) di Guido Brignone York. Le sue opere come quelle della collega Le- soprattutto femminile con nuovi personaggi, da Gys fortemente evocative della vita dei ceti i forzuti dello schermo come Bartolomeo Pa- popolari napoletani, trovano un pubblico ideale gano detto Maciste, Luciano Albertini detto negli italo-americani d’oltreoceano. Purtroppo Sansonia, Carlo Aldini detto Ajax, Domenico negli anni Trenta la sua attività cessa anche per Gambino detto Saetta che costituiscono la pat- colpa della censura fascista. Di Elvira Notari ri- tuglia degli eroi dalla forza atletica presto mol- mangono pochi titoli conservati dalla Cineteca to amati dal pubblico italiano. Sansone acrobata Nazionale come ‘A santanotte, 1922 e È piccerella, del Kolossal, 1920 e Ajax, 1921; Saetta contro Golia 1922, undici minuti di Festa della S.S. Assunta in di Gambino; Maciste all’ inferno, 1926 e Il gigan- Avellino/Festa della Madonna della Libera a Trevico, te delle Dolomiti, 1927 di Guido Brignone con 1923 e Fantasia ‘e surdate, 1927, un dramma di Bartolomeo Pagano, fanno ritornare gli spet- tatori nelle sale. Questo periodo storico poco “Messalina” (1923) Enrico Guazzoni conosciuto e anche ignorato dai nostri studio- si, viene alla luce per merito dei ricercatori francesi (un doppio numero di Cahiers de la Cinémathéque di Perpignan del 1979 dedica all’ argomento un doppio fascicolo). Eppure nel- le rare pellicole inedite ritrovate e presentate in una prestigiosa rassegna milanese del 1983 intitolata Gli uomini forti, promossa dalla Pro- vincia di Milano e dalla Regione Lombardia, a cura di Alberto Farassino e Tatti Sanguineti in “Sole” (1929) di Alessandro Blasetti. collaborazione con la Cineteca Italiana, assi- ventotto minuti incentrato sulla passione di stiamo alla sfilata di nuovi eroi dello schermo, “Ben-Hur” un film muto (1925) diretto da Fred Niblo Gigi, un giovane perdutamente innamorato di Maciste, Ercole, Spartaco, i forzuti del cinema Rosa, la bella di Porta Pia, che lo porta sulla cat- italiano in oltre cento titoli incentrati sulla lo- ni ravvicinati è visibile la presenza di una tiva strada. Alla fine del decennio i registi Ma- ro potenza fisica. Tutto inizia nel 1911 quando controfigura). Nel 1923 Enrico Guazzoni gira rio Camerini, autore di Rotaie, 1929, girato mu- Enrico Guazzoni sta preparando quello che Messalina, protagonista Rina De Liguoro, una to e poi sonorizzato e Alessandro Blasetti, regista viene considerato il kolossal dell’anno, Quo delle ultime dive in costume del cinema italia- di Sole, 1928-1929, diventeranno i dominatori vadis?. Il regista ha fatto allestire per le riprese no, film nel quale viene realizzata la prima cor- degli anni Trenta, un decennio nel quale il ci- nel campo di corse dei Parioli l’arena nella sa delle bighe, sequenza poi copiata letteralmente nematografo sarà controllato dal regime fasci- quale si cimenteranno i gladiatori. Gli attori due anni dopo da Ben Hur di Fred Nible, pellicola sta perchè Mussolini ha compreso l’importan- già scritturati sono Amleto Novelli per il ruolo girata ad Anzio, Livorno, Roma e in California. za strategica dell’arma più forte da usare come di Vinicio, Lea Giunchi che è Lidia e nella par- Come sempre Hollywood con la sua organizzazio- strumento di propaganda politica. te di Ursus il romano Bruno Castellani, una ne produttiva di prim’ordine è in grado di surclas- sorta di colosso già utilizzato in altre pellicole di sare la povera e debole industria cinematografica Pierfranco Bianchetti 36 [email protected] Ora e sempre resiliènza Facciamo la contézza dei danni! Polonio: Che cosa state leggendo, mio signore?/Amleto: Parole, parole, parole. (William Shakespeare, Amleto. La tragedia del principe di Danimarca, 1600/1602)

Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice un altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli studenti, con le parole l’oratore trascina l’uditorio con sé e ne deter- mina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente. Non disdegneremo dunque l’utilizzo delle parole nella psicoterapia e saremo contenti di poter ascoltare le parole che vengono scambiate tra analista e paziente. (Sigmund Freud, Introduzione alla psicanalisi, Volume Primo, Prima serie di lezioni, Prima lezione, Introduzione, Vienna, 1917, pgg. 2/3)

Bisogna assomigliare alle parole che si dicono. Forse non parola per parola, ma insomma ci siamo capiti. (Stefano Benni, Saltatempo, Feltrinelli, MI, 2001)

Chi parla male pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti. (, Palombella rossa, Italia, 1989)

La parola è per metà di colui che parla, per metà di colui che l’ascolta. (Michel Eyquem de Montaigne, filosofo, scrittore, politico francese del XVI secolo)

Le parole fanno un effetto in bocca e un altro negli orecchi. (Alessandro Manzoni, noto scrittore italiano vissuto a cavallo tra il XVIII e XIX secolo)

Le parole ci chiedono di fare silenzio. […] Di provare a usare alfabeti diversi. Respiri, gesti, sguardi. Le parole ci chiedono di essere usate solo quando è davvero necessario. (Fabrizio Caramagna, scrittore di aforismi)

Per le donne il miglior afrodisiaco sono le parole. Il punto G è nelle loro orecchie. Chi lo cerca più in basso sta sprecando il suo tempo. (Isabel Allende, Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci, Universale Economica Feltrinelli, 2003)

Parla poco, ascolta assai, che giammai non fallirai. (Aforisma preferito di mia madre)

Le parole sono imma- ancora, (ho qualche dubbio anche riguardo parole, o forse vi abitava, quando ancora viveva gini, il nostro cervello agli inglesi), ma anche, che senso hanno, per- nel tempo della tecnica, prima dell’avvento del- pensa per immagini: ché si dicono, perché chi vuol stare alla pari? la tecnologia. Ancora nel tempo della tecnica, belle parole belle im- non perdere terreno nella comunicazione? chi dall’età della pietra alla primissima Rivoluzio- magini, parole brutte, le dice, se le porta a spasso con sé, sempre ne industriale dell’ultimo Settecento, non solo laide, sconce, immagi- pronte all’uso, nella personale cassetta degli at- le parole e i suoi costrutti erano familiari agli ni altrettanto. Che min- trezzi-new dictionary, espressioni come: uomini, ma addirittura si riferivano al suo cor- chia mi significano, direb- think-tank? Pensatoio!? Fa venire in mente la la- po vivo, il corpo vivo dell’uomo contadino, del be Montalbano; scusate trina! Brain storming? Maltempo in testa!? Reali- pastore, del marinaio, anche del galeotto con- Antonio Loru la forte espressività dell’e- ty show? Varietà-verità!?! Dai ragazzi, non dannato ai remi, o il minatore ad metalla, cosi sclamazione, ma non è scherziamo! FAQ? Domande frequenti! Meglio il come l’intellettuale, lo scrivano, l’architetto, il mia, è del grande Andrea Camilleri, e quindi non nostro vecchio caro: e che paaalleee! Cambia di- giudice, il banchiere, sono carne e ossa, l’am- può che essere arte, io non mi permetterei sco! O no? Background and rationale=ragioni e ministratore delegato non abita invece su que- mai, io mi limito a citare, io cito, anzi plagio, implicazioni, pari son, niente significa in ingle- sta Terra, ma assieme al consiglio d’ammini- la conoscenza è sempre in qualche modo fur- se, nulla in quel poco che rimane d’italiano, strazione in un qualche paradiso, (fiscale); to, lo sapevano bene i vecchi saggi di poche ma bisogna ogni tanto dar aria ai denti; qui persino alcune bombe un tempo erano a ma- parole, che ai garzoni di bottega suggerivano vincono gli altri, pardon, the others: marketin- no, e i grandi cannoni delle 2 guerre mondia- di osservare con attenzione, per rubare l’arte. g=clientologia! Osceno!! Se il linguaggio è la casa li avevano bisogno per funzionare della pre- La scrittura, la parola, qualsiasi sia la forma dell’essere, e il linguaggio è la casa dell’essere, senza attiva di soldati, (si veda Charlot soldato, della sua espressione, è sempre, per tutti, cita- l’uomo è il pastore dell’essere e abita la casa delle segue a pag. successiva zione e plagio, si impara per plagio e si dimo- stra, o si pensa di dimostrare quello che si è appreso, con le citazioni; che mi significano, dicevo, parole come, (tra l’altro in un inglese da poveri, quando non in una sorta d’esperan- to scappato di mano e affrancatosi dalle vec- chie regole umanistiche del linguaggio): spre- ad? Divario!? Allora ognuno di noi, in mezzo alle gambe, tra la destra e la sinistra ha uno spread? Più le divarichiamo, più aumenta lo spread? Oppure è un contratto a premio e più di- varichiamo più il premio è grande e grosso? Ci sarà da fidarsi? Cosa significano, a noi italia- ni, ai greci, agli spagnoli, ai francesi, e altri “Charlot soldato” interpretato, diretto e prodotto da Charlie Chaplin; fu proiettato la prima volta il 20 ottobre 1918 37 n. 78

segue da pag. precedente La posta del Dott. Tzira Bella [Shoulder Arms], film strepitoso sulla Pri- ma Guerra Mondiale, prodotto, diretto e Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario della interpretato da Charlie Chaplin, negli Dott.ssa Zira, Planet of the Apes. USA, nel 1918), dei loro corpi vivi presenti, Dalla procace, ubertosa, feconda, produttiva, prospera, di coscienze impossibilitate a sottrarsi alla fertile, ferace, e rigogliosa Lombardia, che è la terra mia, responsabilità; i piloti che nel ’45 hanno (non è vero ma volevo fare rima, benedetta sia la poesia), sganciato le bombe atomiche in Giappone, arriva un appello alla politica, l’indignata protesta di hanno, in questo senso, pagato un prezzo un laborioso lombardo che pubblichiamo con molto ri- molto alto. Oggi ci sono i droni: cosa vuol tardo, e di ciò chiediamo ammenda per il nostro fallo, lo dire la parola drone? Ma soprattutto, in che riconosciamo pubblicamente, [si, si, sembra il nostro, da modo si legano di senso alle nostre co- “La messa è finita” (1985) di Nanni Moretti qui non si vede bene, acc! maledetta vecchiaia!], e ripa- scienze? Ci viene responso dalle loro azio- riamo il nostro fallo, e per il nostro fallo chiediamo scusa ni e dunque ne siamo responsabili? Oppure la discesa in campo del Cavaliere, poesia stilno- e perdono, ma anche dalle nostre parti, nelle profondità no, non prevedendo il loro utilizzo la presen- vista, e la lista è lunga, il dizionario dei luoghi del Planet of the Apes, ci si ammala. Siamo tornati, s’in- za del nostro corpo vivo, dalle loro azioni non comuni, del trito e ritrito, conta diversi volu- tende sono tornato, ci rimbocchiamo le mani, come si abbiamo risposta e possiamo tranquillamente mi e tomi, Gustave Flaubert purtroppo è mor- dice e, pur convalescenti, sbrighiamo la posta che si è esserne irresponsabili e indifferenti? Drone, to e Woody Allen ha gli anni che ha. Parole bel- accumulata. Noi, (che sarei sempre io), imparziali come parola di derivazione inglese che significa fu- le: turlupinare, turlupinatore, i turlupini del sempre, pubblichiamo senza commenti: giornalismo co, il maschio dell’ape! Povere api, così genero- 1300; gabbare, Cristo e i santi, avuta la grazia, verità, all’inglese. se con noi, così le ripaghiamo. La parole sono gabbato lo santo; entusiasmo, quando siamo pietre, alcune sono pietre preziose, colorate, entusiasti siamo il tabernacolo di Dio, Dio è Prima li Talliani! affascinanti, alcune passano il segno e amma- dentro di noi, infine la più bella di tutte: deside- liano, financo a, orribilmente, abbacinare, co- rare=fissare attentamente le stelle, volgersi cupida- Vergogna: miliardari del Burundi e famiglie munque rapiscono, portano dentro mondi mente alle stelle. Che bellezza! Le parole sono campano a scrocco sotto un ponte a Lodi! meravigliosi, sconosciuti prima dell’incontro l’ossessione, (Ossessione, parola importante nel- traumatico con la parola magica che apre la la storia del cinema italiano), di uno dei più im- Reverendissimo Ece- porta di quel mondo , nascosto ai portanti registi italiani del Secondo Novecen- lensa Sciur Dottur Tzi- muti che non dicono la parola, ai sordi che to. Nanni Moretti, don Giulio, in La messa è ra Bella, scrivo da Lodi, non l’hanno ancora ascoltata. I racconti sono finita, crede nella verità assoluta della parola: città del prode cavalier collane di perle di belle parole, quando son bei ehi, signore, quello spazio è mio, c’ero prima io, il cavalcator di giovani racconti e non accozzaglie di luoghi comuni parcheggio spetta a me! L’energumeno non la puledre, nella laborio- letterari o strizzatine d’occhio alla cosiddetta pensa così, è un relativista affetto da capitali- sa Bassa Padania, sede cultura popolare, quella che possiamo ritrova- smo spinale: lo spazio è tuo quando te lo compri! Il dello storico trattato re nei dialoghi dei filmetti italiani di serie b prete insiste e l’energumeno quasi lo affoga in noto come Pace di Lo- degli Anni Settanta e nell’ancora non esausta una vasca d’acqua che pare uscita da Arancia di, dove nel 1454 gli serie dei cinepanettoni cc_cc_ff_tt dei Natale a meccanica di Stanley Kubrick. Il regista roma- Stati regionali italiani .. e consimili schifezze di giovani rampanti no, nato a Brunico, dove i genitori si trovava- Dott. Tzira Bella gettarono le basi per fioriti di recente o eterni giovani fiori mante- no in vacanza, in Palombella rossa, fa dire al l’Unità che arriverà so- nuti giovani con accanimento terapeutico, in protagonista (Michele Apicella), all’arbitro lo quattro secoli dopo, ma si sa: chi va piano va tutti i sensi. Ci sono anche i chiacchieroni, che lo espelle per aver mollato un pugno in sano e va lontano, mica pugnette! Mi sono la- (non bisogna aver paura ma stare un poco attenti), pieno viso a un avversario: non è la sostanza di sciato prendere la mano dal panegirico e mi profanatori della sacralità della parola, quelli quello che mi ha detto, (la pallanuoto non è uno sono perso! Ah: da Lodi, Lòa in dialetto locale, che a parole spaccano il mondo, dicono di vo- sport per signorine), è l’espressione che è fastidiosa, per gli antichi latini, così mi informa un ami- ler lottare, rovesciare il mondo come un calzi- sono trent’anni che la sento. Prima ancora, a una co storico locale, Laus Pompeia, che lui traduce no, (d’ordinanza bucato), provocano, nella giovane giornalista, che infila uno dopo l’altro Lauta Pompa, (e si scompisia dalle risate, boh, fóia della tenzone verbale, talmente tanto la una serqua di luoghi comuni, dopo averla ar- a volte gli intellettuali sono strani), ma questa chimica del loro corpo, scaricano tutta la libi- ringata: lei parla in modo superficiale, chissà come traduzione è controversa, e … mi sono perso do dell’azione promessa al mondo per ingenti- scrive, la schiaffeggia e le urla: chi parla male, di nuovo, ah! chiedo, a nome mio personale e lirlo e cambiarlo, da inferno a Paradiso, sobbalza- pensa e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: di tutti gli onesti e operosi cittadini del nord no, fremono, sbavano nell’empito, nell’orgasmo le parole sono importanti! L’attenzione maniaca- padano che mantiene già il sud di sfaticati, del loro parlare, tanto che si fiaccano da soli le di Moretti verso l’uso indiscriminato delle sole, pizza e mandolino, che questo vergogno- nel racconto delle future rivoluzionarie im- parole e l’abuso dei luoghi comuni, specie ad so magna magna di famelici bambini neri, prese, vanno a casa e s’addormono nel loro opera dei media, sono una costante in tutti i gialli e variopinti, che quotidianamente si ri- stesso umore. Parlare, parlare, parlare e non suoi film; sempre in Palombella rossa, che in pete nelle mense delle scuole di ogni ordine e dire niente. Facciamo che le nostre parole sia- questo senso può essere considerato un mani- grado, a spese delle casse dei virtuosi comuni no solida pietra di costruzione della casa festo della sua cinematografia, il messaggio è padani abbia termine; questi che si spacciano dell’essere. Oppure stiamo zitti. Anche il si- esplicito: dobbiamo lottare contro il giornalismo, per poveri per avere la mensa e i trasporti a lenzio è bello, è la sera della luminosa giornata contro le parole sbagliate. […] La vita di un uomo gratis, sono figli di facoltosi e benestanti ne- della parola. Il silenzio prepara alla fertile pa- viene sporcata per sempre se qualcuno ne parla su gus, ras, balambaras, sceicchi, che vivono da rola come il sole rovente d’estate alla benefica un settimanale. Appunto. Esistono parole giu- noi come pascià, agenti segreti dell’islamismo e rinfrescante pioggia d’autunno. Parola e si- ste e parole sbagliate, per qualità; poche paro- mondiale, venuti in Europa e in Italia per mi- lenzio sono il ritmo della buona vita. Non le, quante ne bastano, troppe parole, per nare dalle fondamenta i sacri valori cristiani, sprechiamo la parola, non lesiniamo il silen- quantità. Noi siamo uguali agli altri, noi siamo co- cattolici e padani, e sostituirli con i loro da zio. Semplicemente. Parole oscene da iscrive- me tutti gli altri, noi siamo diversi, noi siamo uguali marrani travestiti, baluba. È ora di dirlo chia- re nella colonna dei rompimenti di zebedei da agli altri, ma siamo diversi, ma siamo uguali agli al- ro e forte: i ponti, prima a li Talliani! 10 e lode del vice questore di Aosta, Rocco Schia- tri, ma siamo diversi, Mamma! Mamma, vienimi a vone, in cima: condivisione, seguono: mettersi prendere! Quindi basta così. in gioco, che oramai fa sembrare, al confronto, Antonio Loru Galeazz Rubapolli 38 [email protected] Marco Polo, una scuola di Firenze Presentato in anteprima ad Alice nella città del Festival di Roma 2019, nella Sezione Panorama Italiana, è il secondo documentario del regista Duccio Chiarini, in uscita a Novembre con Fondazione Stensen dopo il primo lungo di finzioneL’ospite

“Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”. Antonio Gramsci

Quando la scuola fi- Firenze, un laboratorio di insegnamento “in esame”: affiora naturalmente anche la nirà di essere un luo- dell’italiano fondato dallo scrittore e inse- conflittualità inevitabile tra diverse genera- go di puro insegna- gnante Eraldo Affinati che fa incontrare, gra- zioni, e ciò non avviene solo in classe. È il cen- mento didattico e tuitamente, migranti, studenti e docenti, in tro delle discussioni nelle riunioni tra inse- inizia a diventare uno rapporti singoli che non sviluppano soltanto gnanti che si interrogano a vicenda sul modo spazio per la crescita l’apprendimento della lingua ma anche il con- di rapportarsi con gli studenti. Forse sta qui il personale e relaziona- fronto tra culture e la comprensione verso si- cuore di questo documentario: il confronto le? È probabilmente tuazioni di difficoltà. Ma non c’è – e non ci po- tacito e tuttavia imperante di due mentalità Giulia Marras questa la domanda trebbe essere – solo virtuosismo nella scuola ormai agli antipodi; nell’interrogarsi conti- con cui il regista Duccio Chiarini si è nuo, di ogni attore in gioco, su come interfacciato al lavoro con l’Istituto si possano incontrare gli interessi co- Tecnico per il Turismo “Marco Polo”: muni. Di come, soprattutto, si possa fortemente voluto dal preside Ludo- crescere insieme. Senza isolarsi die- vico Arte, il progetto nasce più di un tro i giochi di un cellulare o dietro le anno e mezzo fa, quando Chiarini percentuali di assenze. Chi è il più iniziò un periodo di osservazione a debole tra le parti? Chi parla della occhio nudo delle lezioni e della vita battaglia di “Vaporetto”? Chi ha ma- quotidiana della scuola. Dopo i primi rinato la scuola un giorno di troppo? sei mesi di distacco, sono state scelte Chi non riesce ad insegnare la pun- alcune classi in particolare ed è co- teggiatura? Chi non riesce a cattura- minciata l’osservazione tramite mac- re l’attenzione durante una lezione china da presa: una settimana al me- di francese? Non c’è risposta, e il re- se, nel corso di un intero anno gista non pretende di consegnarcela. accademico, Chiarini, con una troupe In ultimo, a ben vedere, le porte del costituita soltanto da un operatore e Marco Polo fanno ancora di più: non un fonico, è entrato in aula e, zitto, ha solo lasciano entrare un occhio estra- guardato, ascoltato, esplorato. E non neo all’interno dell’intimità scolasti- solo seleziona le classi: come uno stu- ca, così fragile e sempre incerta; in- dente, predilige delle materie e con- sieme ad altre attività extra già segna il suo sguardo all’insegnamen- appartenenti alle mura – come si ve- to di quelle umanistiche. Ritrovandosi drà, in continuo ristrutturarsi -, ov- in una posizione privilegiata da ester- vero il dialogo con i migranti, la ra- no, che assiste al momento magico dio, il giornale, la musica, queste tra la trasmissione del sapere e il suo porte fanno entrare anche il cinema. apprendimento. Un cristallo di tem- In quanto strumento che riesce a po e spazio che agli estranei non è parlare della realtà e di noi stessi, vie- possibile accedere; i soli protagonisti ne accolto dai ragazzi del Marco Polo e sono i professori e gli studenti men- abbracciato, seppure con qualche ini- tre tra di loro si accende e spegne, nel ziale e naturale diffidenza, come semplice suono di una campanella, il nuovo linguaggio a cui ribadire l’es- rapporto unico nella vita di un uomo, sere al mondo e rivendicare uno di concessione e apertura, forgiatura sguardo che appartiene, qui e ora, so- e resistenza, ascolto e assoluzione. È lo a loro. Sebbene se ne distacchi, qui che ha luogo la crescita di en- Chiarini come Wiseman nel docu- trambe le parti: nello scambio, si rico- mentario fiume Berkeley sul celebre nosce la realtà. Così Chiarini focaliz- college di New York, costruisce una za l’attenzione nella scelta di alcuni narrativa nel reale, in cui una scuola professori e nella disponibilità di non è composta soltanto dai studenti molti studenti nel confronto su temi e i loro insegnanti ma anche dalle fi- fondanti e d’attualità. La storia divie- gure di contorno senza la quale non ne così uno spunto per parlare del fa- esisterebbe: bidelli, segretarie, geni- scismo, quello di oggi in particolare: tori, incluso per un personaggio che le reazioni sono disparate, alcune at- alla fine di Marco Polo in un attimo ri- tese, altre meno prevedibili. E se a porterà a zero le vostre conclusioni. volte anche i giovani deludono per re- Un finale bellissimo per un film inat- azionarismi oscuri, il Marco Polo si teso e fondamentale. mostra resistente e indefesso. Il pro- getto che emerge maggiormente è in- fatti quello del “Penny Wirton” di Giulia Marras 39 n. 78

La memoria di ieri e oggi: articoli ritrovati. l’Unità - Sabato 24 agosto 1957 Crolla la leggenda intessuta su Hollywood, mecca del cinema In margine agli scandali di Confidential

I primi a provocare questa ondata di stravaganze e di curiosità morbosa sono stati i magnati dell’industria dei films, che hanno fatto di Hollywo- od una specie di Terra promessa.

Hollywood, si sa, è un comuni caramellosi su paese strano, ove tutto Hollywood, riportando è possibile e si palesa la capitale del cinema attraverso circostanze ad una misura umana. degne dell’appellativo Gli episodi evocati e di- di romanzesco. Nella battuti dall’Accusa e dal- Mecca del cinema può la Difesa hanno mostra- capitare che un’attrice to che gli attori non vanno Mino Argentieri come Frances Farmcr, a letto alle 10 di sera, non si dopo venti anni di as- divertono soltanto il sa- senza dallo schermo, venga ritrovata da un bato come operai affati- giornalista nella cabina di un centralino tele- cati durante il resto della fonico e una bella ragazza squattrinata, fino settimana e soprattutto ad ieri conosciuta come modella per le coper- non indossano i panni tine dei calendari, sia elevata al rango delle “ austeri e morigerati, in- star “, date in pasto a milioni di fans, ansiosi filati loro da giornalisti di adorare un idolo sul quale proiettare sogni, prezzolati e poco sensi- aspirazioni e ideali frustrati. Può capitare che bili all’amore per la ve- un soggettista, sul cui capo pende l’infamante rità. Nell’aula del palaz- accusa di essere un “ intellettuale “ chiuda la zo di Giustizia di Los propria carriera nell’oscura legione delle con- Angeles, anzi, è crollato trofigure e un commerciante in pelli divenga il manto d’ipocrisia e di un imperatore della pellicola impressionata. puritanesimo, nel qua- Può capitare infine che un attore attraversi le le è stato avvolto que- vie di Los Angeles ubriaco, agitandosi in piedi sto singolare spaccato sull’imperiale di un taxi e infìne che qualcuno d’America e gli dèi han- riveli i particolari indiscreti, eccentrici e “ ri- no cominciato a trema- servati “ della condotta privata di divi rinoma- re sotto le lame luminose, ti. Di fronte a tante stravaganze e ai capricci che frugano negli angoli della sorte, in genere, si commenta: “ E’ il riposti. La contraddizio- mondo del cinema “ e, così dicendo, si isola ne, negata, nascosta e sof- una parte dal resto della umanità e si dimo- focata, è esplosa nelle for- stra una certa indulgenza, sia pure venata da me sensazionali dello una punta di amaro scetticismo. scandalo. Si può non dare completamente donna a sghimbescio sulla testa, ridendo invi- Favoloso castello credito alle rivelazioni del signor Harrison e tava i presenti ad assistere alla più bella scena In effetti, il taglio dal cordone ombelicale, per dei collaboratori di Confìdentiale e Whisper ma che Virginia avesse mai recitato. “ Non avete primi, sono stati ad operarlo i magnati dell’in- chi, in piena onestà, se la sente di ignorare che pietà? - si lamentava la moribonda - Non ve- dustria cinematografica americana, i quali eventuali esagerazioni o calunnie fertilizzano dete che sto morendo? Chiamate un medico. hanno fatto della Mecca del cinema una sorte su un terreno cedevole e melmoso? Basta ave- Non voglio morire! “. Le invocazioni venivano di Terra Promessa e di Eden, modellata secon- re letto “Il parco dei cervi”, lo sconcertante ro- accolte da applausi frenetici e da risate grasse do gli schemi “ rosa “ dei film, puntualmente e manzo di Norman Mailer collocato nel mon- e soddisfatte. Così era finita Virginia Rappe, correttamente sfornati da Hollywood. Essi do cinematografico americano, per ricevere segnando con la sua morte il tramonto di hanno eretto un’affascinante e seducente ca- un quadro crudo, fedele e realistico di un am- “Fatty”, - trascinato nei tribunali, e messo al stello solitario, in cui è dato respirare, almeno biente emerso, in questi giorni, alle glorie del- bando dall’industria, costretto d’ora in poi ad nella facciata, bellezza, forza, ottimismo, au- le prime pagine. Basta sfogliare nella propria elemosinare ruoli di secondo piano, ricoperti dacia, fiducia in se stessi, sanità di principi, memoria per rintracciare i precedenti di una sotto altro nome. Ma il caso della Rappe non è possibilità di successo. Gli abitanti del favolo- commedia, a tratti ridanciana e a tratti tragi- rimasto l’unico neo nella storia di Hollywood. so castello sono stati elargiti alle folle come di- ca, che a Hollywood si recita da oltre un qua- La droga ha ucciso Theda Bara, la “stella” che vinità, nelle quali s’identificano i destini e i ca- rantennio, anche se a porte chiuse. Nessuno lancio il divismo degli Stati Uniti e Wallace ratteri dei patinati generosi e spesso falsi eroi ha dimenticato sul Sunset Boulevard le orgie Reid, l’attore che in un anno interpretò 57 delle sale buie. Grazie agli uffici pubblicitari, che resero celebre il sex age. Gli anziani di film. Eroici ed impavidi sul bianco telone del Robert Mitchum ha continuato ad essere, fuo- Hollywood ricordano ancora la straziante fine cinematografo, molti divi sono caduti non ap- ri dai teatri di posa, il paladino della cause di Virginia Rappe, colta da un improvviso ma- pena l’avvento del sonoro ridimensionò i qua- giuste, June Hallison si è trasformata nel sim- lore durante un festino organizzato dal comi- dri artistici di Hollywood, Lupe Velez, “la ra- bolo della donna casalinga o via dicendo. Fin- co “Fatty”. gazza dinamite”, non riuscì a trovare alcuno zione e realtà, intrecciate mediante un’abile Casi del passato scopo per sopravvivere, si avvelenò. La stessa mistificazione, hanno finito per darci una -im La povera attricetta si contorceva per il dolo- cosa fecero Joe Moore e Florence Lawrence. magine deformata della fabbrica dei sogni. Il re, distesa su un letto mentre accanto a lei Ro- Altri sono finiti come personaggi da romanzo processo di Los Angeles ha smentito i luoghi scoe Arbuckle, sudato e con un cappellino da segue a pag. successiva 40 [email protected]

segue da pag. precedente giallo. Thelma Toof, protagonista di “Fra dia- Antonello Falqui, o della tele-perfezione per- volo”, soprannominata “crema bionda “, è stata duta rinvenuta, una mattina, a bordo della propria automobile, assassinata dal gas monossido. Il varietà -musicale e non solo- che l’Ita- regista e produttore William Desmond venne lia mai si sarebbe sognata. Decenni abbattuto da un colpo di pistola e a lungo la popolati, tra i tantissimi altri, da Delia cronaca dei quotidiani di Los Angeles parlò a Scala e da Mina, dalle Kessler e da Zizi proposito di una vendetta, messa in atto da Jeanmaire, dai Cetra e da Walter qualcuna delle numerose donnine sedotte dal Chiari, da Patty Pravo e da Morandi, e celebre Don Giovanni. A volte, invece, è basta- l’elenco così è esiguo e potrebbe conti- to un risvolto o un incidente sentimentale a nuare a lungo. La sua lezione, come demolire la volontà di vita di un attore o di una ha efficacemente sintetizzato Aldo attrice. Nell’alcool e negli stupefacenti si rifu- Grasso, “resta il più perfetto paradig- giarono Jean Harlow e Carole Landis. Quest’ul- ma di varietà televisivo ‘classico’, la timo, dopo aver rotto una relazione con Rex più elegante trasposizione del teatro Harrison, ingerì dei barbiturici. Un kamikaze La scomparsa di Antonello Falqui, intervenuta di rivista nel nuovo mezzo”. Come ha ricorda- dell’esistenza è stato anche Robert Walker che a 94 anni il 15 novembre nella sua Roma, nono- to a suo tempo uno che di tv ne ha masticata si diede a bere il giorno in cui sua moglie, Jen- stante si fosse ormai da un trentennio ritratto tanta, Dante Guardamagna, poi “le tv private nifer Jones, sposò il produttore Selzniek Gail dall’attività spettacolare diretta, è davvero an- hanno fatto la concorrenza alla peggiore Rai, Russell, che recentemente ha tentato di to- noverabile tra quelle che segnano il crinale di non certo alle riviste di Falqui e di Trapani, gliersi la vita, in seguito alla scoperta di una un’epoca. Non è neppure il caso, consideran- non certo ai film televisivi nei quali si riteneva tresca con John Wayne che portò alla fine di do anche lo spazio disponibile in extremis e le di non dover incoraggiare la pigrizia degli ogni rapporto fra i due, affogò la propria in- esigenze di chiusura del mensile, di affliggere spettatori”. Così, alla tv pubblica ma non sem- soddisfazione nel whisky fu rinchiuso in una il lettore di un dettaglio di… tv-grafia insieme pre letargica degli anni democristiani, sareb- clinica per intossicati. troppo estesa per essere annoverata qui e be seguita quella “privata” e libera ben altri- Sfilza di eroi troppo facilmente raggiungibile, su carta e menti capace di portare i cervelli all’ammasso. La sfilza degli eroi “ belli e dannati “ potrebbe non, per divenire indispensabile. Basterà ri- Ed ecco allora le furbate di Berlusconi, Confa- continuare con capitoli ora patetici, ora dram- cordare gli esordi di questo figlio di uno dei lonieri e Galliani; l’illusione veltroniana (e fel- matici ed allucinanti. più illustri e oggi meno ingiustamente valo- liniana) di contrastare l’”interrompere le emo- La marijuana ha sedotto Robert Mitchum ma rizzato tra i critici letterari italiani, Enrico zioni”; il prendere piede prepotentemente allorché la polizia lo scovò, anni addietro, in (1901-1974), dopo la frequenza del CSC sul fini- “libero” di Mediaset; il mediasettizzarsi pro- uno stato deplorevole, gli agenti della casa per re del decennio Quaranta. Superata l’espe- gressivo della Rai, e in particolare il… canale- cui lavorava si affrettarono a fotografarlo in- rienza di aiuto regista (insieme a Umberto 5sizzarsi di RaiUno; la legge Mammì e poi il sieme alla moglie e ai figli, spacciandolo per un Scarpelli e Paolo Heusch; lo scenografo era digitale di Gasparri. E alcune situazioni irresi- padre di famiglia laborioso ed irreprensibile. Tamburi…) proprio del Malaparte dell’opera stibilmente tragicomiche, come quella pur Il velo della menzogna dorata fu steso su un unica Il Cristo proibito ricordata in altra parte transitoria che vide ad esempio la mediaset- episodio disgustoso. Nulla deve figurare spia- di questo stesso numero, diviene temporane- tissima e futura onorevole FI Deborah Berga- cevole e sgradevole: è la parola d’ordine dei re amente milanese al principio dei Cinquanta, mini tramutarsi in alta dirigente Rai: insom- di Hollywood, sono le fondamenta che sorreg- perché registicamente coinvolto dalla Rai nel- ma tutto quello che sappiamo, fino alla gono il modo di vita americano. Ad ogni guaio la tv sperimentale, alcuni anni prima dell’ini- salvinizzazione anche mediatica e social dello c’è pronto un rimedio alla portata di ciascuno, zio della programmazione regolare pubblica. stesso Berlusconi, che oggi potrebbe persino si chiami il balsamo pillole tranquillanti o ide- Sfonderà qualche anno dopo in maniera tanto apparirci un incauto apprendista stregone ologia del successo. Persino la morte deve ap- perentoria quanto irreversibile: prima col mediatico e politico. Falqui, in qualche misu- parire piacevole ed allettante sulle reclame del- “Musichiere”, che dal ’58 al ’60 riempie il saba- ra, era finito per uscire di scena al momento le ditte di pompe funebri. Rivangando dietro to sera dei bar italiani ancora stracarichi di giusto, immediatamente alla vigilia di quel fa- le quinte, il processo di Los Angeles è venuto a clientela impossibilitata a permettersi il mo- tale 94. Infatti la sua convinzione profonda sgonfiare il mito del paradiso terrestre. Questa noscopio domestico, in misura pari e forse su- era rimasta quella che giustamente ancora non è certo la Hollywood che noi amiamo. La periore agli antecedenti giovedì sera di “La- Grasso ha citato a conclusione della relativa Hollywood, a cui va ancora la nostra simpatia, scia o raddoppia?”. Contemporaneamente e “voce” enciclopedica della Garzantina tv: “Odio è rappresentata da altre figure. Sono il sogget- appena dopo con la serie delle più smaglianti tutto ciò che è casuale, fortuitamente lasciato agli tista Sam Ornitz, il quale preferisce lavorare in “Canzonissima”, che abitueranno i connazio- eventi, fuori dall’orbita del pensiero. Accanto all’esi- qualità di guardiano notturno piuttosto che nali a un week end serale sontuoso, dove sa genza di accontentare il pubblico nei suoi desideri, spifferare i nominativi dei cineasti democrati- imitare, eguagliare e forse qualcos’altro la tra- ci deve essere anche una volontà di stimolo al buon ci, lo sceneggiatore Wilson che scrive lo scena- dizione spettacolare americana di Busby Ber- gusto, a un minimo di senso critico”. Il punto ov- rio di un film da girare alla macchia, il regista keley e del cinema musicale danzato degli an- viamente è proprio quest’ultimo, e non a caso Taradash che investe i suoi guadagni in un ni Trenta-Quaranta. Da quel momento un oggi ci ritroviamo come e dove ci ritroviamo. film contro il maccartismo e l’intolleranza po- ulteriore trentennio a cascata, che magari po- La tv di Falqui era l’esatto opposto, il polo agli litica. Robert Aldrich che fonda una casa indi- teva far storcere la bocca a puristi, moralisti e antipodi della televisione che sacrosantamen- pendente per dire la verità nelle storie che rac- irriducibili di allora -diciamo degli anni ari- te questo giornale “immortala” nell’ineffabile conta. Sono costoro gli uomini nei quali è starchiani- ma che ripassato oggi tra Rai Sto- galleria fotografica delle pagine conclusive di riposto l’avvenire e l’onore del cinema ameri- ria, RayPlay e la rete dà l’impressione di posse- ciascun numero. Falqui era l’esponente ideale cano, i cineasti che considerano il cinema un dere sempre lo scintillìo dell’intramontabile e di un gusto e di un equilibrio, insomma di una mestiere nobile. l’autorevolezza del classico. Vette conseguite, perfezione televisiva oggi perduta: esatto certamente, anche grazie al consiglio e al fiuto specchio, non sembra di esagerare, di un pae- dell’inseparabile Guido Sacerdote. E il sodalizio se, se non interverrà qualche miracolo difficile tra il giovane romano del quartiere Prati e l’ex-far- da divinare, altrettanto inesorabilmente per- macista di Alba avrebbe regalato la più impeccabile duto. Mino Argentieri e ricca tv di intrattenimento spettacolare e di (n.l.) 41 n. 78

Radio Amiche di Diari di Cineclub Radio Brada, Radio Sardegna Web, Radio Venere Sassari, Unica Radio, Diari di Cineclub Radio

Epoque di Nicolas Bedos, ha raccontato la sua Cult Fiction | UniCa esperienza in lungo e in largo per i più presti- Radio giosi festival e mostre dedicate al cinema. Da Cannes a Venezia, da Berlino a Bologna. Vero fulcro dell’intervista però è la differenza nelle possibilità che offre l’industria cinematogra- fica tra l’Italia e il resto d’Europa e quanto il cinema sia un’arte contemplata e praticata in maniera diversa fuori dalla Penisola. www.unicaradio.it/wp/2019/11/cult-fiction- puntata-2-20-5-novembre-2019

piccole sale della sua città natale, Cagliari. Quella a Oliviero Diliberto è un’intervista molto aneddotica, con racconti legati a espe- rienze vissute al vecchio Cinema Corallo or- mai tramontato da tempo o quelle delle sug- gestive proiezioni del cinema parrocchiale voluto da Padre Guidubaldi. L’intervista inte- ra è incastonata di titoli a metà tra l’odierno binjewatching e suggerimenti per una visione pantagruelica di titoli che hanno fatto la sto- ria, ma anche di nicchia, che è giusto entrino anche nella videoteca dei più giovani ascolta- Cult Fiction, il format ci- tori di Unica Radio. nematografico di Unica Diego Cugia, giornalista, scrittore, autore di www.unicaradio.it/wp/2019/11/cult-fiction- Radio, dedicato al cine- programmi tv celebri è l’ospite della ventune- puntata-2-26-26-novembre-2019/ ma e condotto da Tore sima puntata di Cult Fiction. Autore di format Uccheddu, vanta la col- come Rockpolitic, condotto da Adriano Celen- laborazione con Diari tano e Non facciamoci prendere dal panico, di Cineclub. Il frutto condotto da Gianni Morandi, è anche autore Tore Uccheddu di questo sodalizio, nel radiofonico. Cugia infatti è l’artefice e uomo mese di novembre, è una serie di interviste agli dietro il personaggio che alla fine degli anni addetti ai lavori ma non solo. Da Ugo Baistroc- ’90 ha affascinato milioni di ascoltatori su Ra- chi, giornalista e critico cinematografico a Die- dio2: Jack Folla. Il DJ condannato a morte ne- go Cugia, autore televisivo, radiofonico invento- gli Stati Uniti, al quale viene concesso di tra- re del radiofilm, passando per Oliviero Diliberto, smettere su una radio italiana la musica della di tutt'altra carriera ma con una indiscutibile sua vita, ha intrattenuto per anni gli ascolta- formazione da cinefilo. Tutti amici di Diari di tori, tra i quali, come ha raccontato lo stesso Cineclub. Cugia durante l’intervista, va annoverato an- che Capitano Ultimo, capo dei Crimor dei Ca- rabinieri e artefice dell’arresto di Totò- Rii na nel 1993. Ora Ultimo è fondatore della Casa Questa puntata ha avuto la possibilità di inte- famiglia Volontari Capitano Ultimo nella te- ragire col Festival del Cinema dei Diritti Uma- nuta della Mistica alle porte di Roma, dove ni di Napoli attraverso Valentina Ripa, mem- svolge e promuove progetti a beneficio dei più bro del consiglio del direttivo del Festival. Dal bisognosi. Durante l’intervista si è parlato an- 20 al 30 Novembre 2019 si è svolta la XI edizio- che della scrittura per la radio e per il carta- ne del Festival, evento che si tiene dal 2008 e ceo, dell’immedesimazione nei personaggi voluto dall’Associazione “Cinema e Diritti”, creati, del futuro di Jack Folla e dei nuovi pro- sostenuto da volontari ed esperti, con il con- getti. tributo del circuito Human Rights Film www.unicaradio.it/wp/tag/diego-cugia Network, patrocinato da Amnesty Internatio- nal. e con Diari di Cineclub Media Partner. Ol- Oliviero Diliberto ha chiuso il mese di novem- tre alle proiezioni dei film in concorso, una serie bre di Cult Fiction, in qualità di ospite della di incontri e dibattiti volti all’approfondimento Ugo Baistrocchi è stato l’ospite che ha aperto ventitreesima puntata. Uomo impegnato po- degli argomenti inerenti il focus su Il clima che il mese di novembre di Cult Fiction. Durante liticamente, Diliberto, non ha mai tradito l’a- verrà e le conseguenze della crisi climatica che la puntata, il Presidente della Giuria di Diari more per il cinema, coltivato fin da ragazzo. sconvolgono il pianeta. (vedi art. a pag. 27) Il di Cineclub alla Festa del Cinema di Roma, L’intervista realizzata infatti verte sulle espe- festival ha avuto tra i tanti ospiti anche il regi- che ha incoronato come film vincitore La Belle rienze vissute nei circoli del cinema, nelle sta Marco Bechis. 42 [email protected]

Radio Brada Canale di Diari di Cineclub Stanlio & Ollio sul ca- www.radiobrada.com/diaridicineclub nale Diari di Cineclub Ultimi programmi andati in onda | YouTube La battaglia di Roma 1849” di Luigi Cozzi. Re- saria Capozzi | 08.20 www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-ro- Recensione di Paola Dei | 07.32 ma/diari-di-cineclub-youtube Ugo Baistrocchi dal Pitigliani Kolno’a Festival XI Festival del Cinema dei Diritti Umani di – Ebraismo e Israele nel Cinema. Roma, Casa Il canale Diari di Cineclub YouTube si amplia. Napoli, Valentina Ripa ha intervistato a piaz- del Cinema dal 16 al 20 novembre 2019 il festi- Oltre che ascoltare e vedere gratuitamente no- za Forcella, il regista Marco Bechis | 06.43 val dedicato alla cinematografia israeliana e tizie, filmati e programmi culturali di tuo inte- di argomento ebraico giunto alla quattordice- resse, da oggi una nutrita playlist di Stanlio & Seconda puntata della serie “Stanlio e Ollio la sima edizione | 14.21 Ollio, la coppia più divertente della storia del coppia più comica di tutti i tempi” di Simone cinema, con n. 17 lungometraggi e n. 70 corto- Santilli ed Enzo Pio Pignatiello | 11.03 Paola Dei da FRANCE ODEON - Festival di ci- metraggi, una lista continuamente aggiorna- nema francese XI edizione tenutosi a Firenze ta. “LA BELLA ÉPOQUE” recensione di Paola Dei dal 29 ottobre al 1 novembre | 20.44 | 08.45 #RomaFF14 Paola Dei dalla Festa del Cinema “LA BELLA ÉPOQUE” recensione di Maria Ro- di Roma con alcuni suoi ospiti | 57.70

DdCR | Diari di Cineclub Radio www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com/ È un’emittente radiofonica in podcast collegata al periodico di cultura e informazione ci- nematograficaDiari di Cineclub

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I dimenticati #59 Karlheinz Böhm Oggi propongo un at- dopo avrebbe saputo efficacemente esprime- - fu quello che lo lanciò, assieme alla diciasset- tore tedesco morto da re. Nel ’46 la famiglia Böhm si trasferì a Graz, tenne Rosemarie Magdalena Albach-Retty, poco, visivamente tutt’al- dove quell’anno Karlheinz si diplomò alle una bella ragazza viennese dai capelli castani tro che ‘dimenticato’ dagli scuole superiori. Sognava di diventare piani- e gl’intensi occhi verdi, che col nome d’arte di spettatori italiani, eppure sta, ma non venne ritenuto abbastanza bravo; Romy Schneider (il cognome era quello della quasi sconosciuto come il padre lo mandò per qualche mese a studiare madre) si era appena messa in luce interpre- figura artistica: mi riferi- arte a Roma; al ritorno in patria, studiò recita- tando la giovane regina Vittoria in un film sco a Karlheinz Böhm, zione a Vienna col professor Helmuth Krauss. dello stesso Marischka. Egli ricopriva il ruolo colui che impersonò il Alto 1,76 centimetri, capelli castano chiari, bel del principe e futuro imperatore d’Austria Fran- Virgilio Zanolla principe eppoi impe- viso aperto, bel sorriso, aspetto educato e cor- cesco Giuseppe d’Asburgo, mentre Romy era ratore Francesco Giu- diale, nel cinema Karlheinz era un predestina- la fidanzata e poi moglie Sissi; il clamoroso seppe d’Austria nella fortunatissima trilogia to: debuttò davanti alla macchina da presa successo che la pellicola ottenne anche fuori dedicata alla di lui augusta consorte Sissi dal all’età di vent’anni in un piccolo ruolo ne La ca- dal circuito tedesco proiettò i due giovanissi- regista austriaco Ernst Marischka negli anni sa dell’angelo (Der Engel mit der Posaune; 1948) di mi alla ribalta internazionale. Il risultato fu 1955-57. Nato a Darmstadt, nell’Assia, il che il film ebbe due sequel,Sissi, la gio- 16 marzo 1928, Karlheinz era l’unico fi- vane imperatrice (Sissi-Die junge Kaise- glio di due artisti della musica: il padre, rin; ’56) e Sissi-Il destino di un’imperatri- Karl August Leopold Böhm (Graz, ce (Sissi-Schicksalsjahre einer Kaiserin; ’57), 1894-Salisburgo, 1981), era il famoso di- sempre diretti da Marischka, e la serie rettore d’orchestra - ritenuto dal musico- sarebbe continuata se proprio la Schnei- logo Massimo Mila il più grande del Nove- der non si fosse rifiutata d’interpretare cento - autore d’impareggiabili esecuzioni ancora Sissi. Con lei Karlheinz strinse delle composizioni di Mozart, Beethoven, una bellissima amicizia, destinata a Schubert, Wagner, Bruckner, Alban Berg durare tutta la vita: egli chiamò Sissi e Richard Strauss (di cui era amico) con la figlia che gli nacque nel ’55. Con gli l’orchestra dei Wiener Philarmoniker e altri film che Karlheinz interpretò nel- altri rinomati complessi; la madre, Thea la seconda metà degli anni Cinquanta Linhard (Monaco, 1903-Amburgo, 1981), - il puskiniano Dunja, la figlia della step- era uno stimato soprano, attivo nei tea- pa (Dunja; ’55) di Josef Von Báky, ac- tri dell’Opera di Stato di Monaco e Vien- canto ad Eva Bartók, dove fu Mitja; la na e in sale da concerto, che dopo il ma- commedia Kitty di Alfred Weiden- trimonio (1927) chiuse la carriera artistica, mann (’56), in cui ebbe ancora a fianco limitandosi a una rentrée nel 1932, quan- Romy Schneider; l’avventuroso Gli do al Festival di Salisburgo cantò nell’o- amanti del Pacifico (Blaue Jungs; ’57) di ratorio La Creazione di Haydn. Essi sono Wolfgang Schleif, in cui vestì i panni i capostipiti di una delle più note fami- dell’ufficiale Alfred Hanstein; La casa glie d’artisti tedesche. Figlio, dunque, delle tre ragazze (Das Dreimäderlhaus; d’un austriaco e una germanica, la sua ’58) di Marishka, che lo vide imperso- infanzia e fanciullezza furono segnate nare il compositore Franz Schubert; e dagli spostamenti dovuti alla professio- il romantico musical La Paloma di Paul ne di Karl: nel ’31 la famiglia si trasferì ad Martin (’59) con Bibi Johns - egli con- Amburgo, e nel ’34 a Dresda, dove questi fu Karl Hartl), con Paula Wessely, Oskar Werner, solidò la sua reputazione di ottimo attore e chiamato a dirigere la prestigiosa Staatskapel- Cürd Jurgens e la quasi esordiente Maria confermò la sua fama di bel giovane presso il le. Nonostante l’eccezionale levatura del diret- Schell, e in pochi anni si guadagnò parti di pubblico femminile. Intanto, nel ’58 sposava tore d’orchestra stiriano, la sua rapida carrie- sempre maggior peso, lavorando accanto a in seconde nozze la bella attrice Gudula Blau ra venne favorita anche dalle sue simpatie per fior d’attori, come ne La mandragora (Alraune; (1940), che gli avrebbe dato i figli Kristina (’61), Hitler, giacché a Dresda si trovò a sostituire il 1952) di Arthur Maria Rabenalt, un insolito Michael (’60) e Daniela (’61), e dalla quale avreb- validissimo Fritz Busch, emigrato in Sudame- film di fantascienza in cui nel ruolo di Frank be divorziato nel ’62. Il primo ruolo davvero rica perché oppositore del regime nazista. Per Braun fu accanto a un mostro sacro come Eri- impegnativo giunse per lui nel 1960, col film motivi di sicurezza, utilizzando documenti ch von Stroheim e ai bravissimi Hildegarde britannico L’occhio che uccide (Peeping Tom) di falsi in cui risultava affetto da grave malattia Knef, Jean-Claude Brialy e Philippe Leroy (ma Michael Powell, un thriller psicologico dive- polmonare, nel ’39 Karlheinz venne mandato anche a interpreti italiani: Rosanna Schiaffi- nuto nel tempo un autentico cult movie, dove in Svizzera, e qui fu iscritto al Lyceum Alpinum no, Romolo Valli e Nilla Pizzi); Rabenalt lo vol- accanto a Moira Shearer ed Anna Massey e col di Zuoz, a pochi chilometri dal confine italiano. le in un altro suo film, il drammaticoDie Sonne nome inglesizzato di Carl Boehm egli imper- Nel ’43 Karl venne chiamato a dirigere la Staat- von St. Moritz (’54), che aveva Signe Hasso e sonò magistralmente il suo primo personag- soper di Vienna, ma con la fine della guerra la Winnie Markus quali altri principali interpre- gio negativo: l’introverso operatore cinemato- sua carriera subì un arresto di due anni nel ti. Egli poi prese parte a Die heilige Lüge di Wol- grafico Mark Lewis, divenuto un voyeur e un corso dei quali subì un processo di denazifica- fgang Liebeneiner (id.) con Ulla Jacobsson, la assassino a causa delle turbe mentali causate- zione: fu solo grazie all’allora direttore artisti- storia d’un giovane facoltoso che, inizialmente gli dagli esperimenti a cui da piccolo lo sotto- co dei teatri austriaci Egon Hilbert se egli poté traviato, recupera onestà e dignità morale poneva il padre scienziato. Fu questo film ad riprendere la sua prestigiosa attività. Suo fi- quando sposa la domestica che aveva ingravi- aprirgli le porte di altre produzioni interna- glio, ragazzo sensibile molto legato ai genito- dato. Quell’anno Karlheinz sposò l’hostess Eli- zionali, alcune delle quali hollywoodiane, che ri, visse dolorosamente le vicissitudini pater- sabeth Zonewa: un matrimonio concluso col assorbirono la sua attività fino ai secondi anni ne, maturando un sentimento di fraternità divorzio dopo tre soli anni. Il film successivo - Sessanta. Karlheinz lavorò con Jayne Mansfield, nei confronti di ogni essere umano che anni La principessa Sissi (Sissi; 1955) di Ernst Marischka segue a pag. successiva 44 [email protected]

segue da pag. precedente Leo Genn e Christopher Lee nel drammatico Londra a mezzanotte (Too Hot to Handle, ’60) di Terence Young; dopo essere stato Schubert, fu Beethoven ne Il magnifico ribelle (The Magni- ficient Rebel, ’62) di Georg Tressler, dov’ebbe tra le partners la nostra Giulia Rubini; fu l’uf- ficiale filonazista Heinrich von Hartrott ne I quattro cavalieri dell’Apocalisse (The 4 Horsemen of the Apocalypse, ’62) di Vincente Minnelli, ac- canto a Glenn Ford, Ingrid Thulin, Charles Boyer e Lee J. Cobb; ne L’amore impossibile (La croix des vivants, ’62) di Ivan Govar, ebbe colle- ghi Madeleine Robinson, Pascale Petit, Marie Dubois e il nostro Gabriele Ferzetti; vestì i panni del novellista Jacob Grimm in Avventura nella fantasia (The Wonderful World of the Brothers Grimm; ’62), con Laurence Harvey e Claire Blo- om; e fu il barone Franz von Elzingen nella commedia Appuntamento tra le nuvole (Come Fly with Me; ’63) di Henry Levin, accanto a Dolores Hart, Pamela Tiffin, Karl Malden e Dawn Ad- dams. Sul set del film Rififi a Tokio (id.; ’63) di Jacques Deray, un poliziesco di produzione franco-italiana, Karlheinz conobbe l’attrice polacca Barbara Lass (1940-95), appena divor- Karlheinz Bohm e Romy Schneider (Sissi, la giovane ziata dal suo primo marito, il regista Roman imperatrice, 1956) Polanski: quell’anno stesso ella divenne la sua terza moglie, e nel ’64 gli dette la figlia Katha- rina, attrice nota presso il nostro pubblico so- prattutto per avere interpretato per prima il personaggio di Livia, l’eterna fidanzata del commissario Montalbano (Luca Zingaretti). Seguirono altre partecipazioni: accanto a Co- rinne Marchand e Daniel Gélin in L’Heure de la vérité di Henri Calef (’65), un interessante film dove interpretò il doppio ruolo del criminale nazista, Hans Wernert, celato sotto l’apparen- za dell’ex deportato Jonathan Strauss, mai di- Karlheinz Bohm e Romy Schneider in un film della stribuito per il fallimento della casa di produ- triilogia di Sissi (1955-57) zione; nello spionistico Suspence a Venezia (The Venetian Affair; ’67) di Jerry Thorpe, con Elke Menschen für Menschen (Gli esseri umani Sommer, Robert Vaughn, Felicia Farr, Lucia- per gli esseri umani), un’organizzazione be- na Paluzzi e Boris Karloff. Sul finire degli anni nefica di soccorso alle popolazioni d’Etiopia, Sessanta l’attore diminuì molto il suo impe- dove si trasferì. Da allora ad oggi, Menschen gno col cinema, in favore del teatro. Tra le sue für Menschen ha costruito oltre 400 scuole, interpretazioni degli anni Settanta, con le 2.000 pozzi d’acqua potabile, ha aperto ospe- quali chiuse in pratica la sua carriera sul set, dali, orfanatrofi, centri agrari, piantato milio- spiccano le quattro in Martha (’74), Effi Briest ni di alberi, e realizzato centinaia di chilome- (id.), Il diritto del più forte (Faustrecht der Freheit, tri di strade asfaltate, promosso corsi per ’75), e Il viaggio in cielo di mamma Kusters (Mut- l’avviamento professionale di quasi diecimila ter Kusters’ Fahrt zum Himmel, id.), tutte dirette donne, istituito crediti bancari per vedove da Rainer Werner Fassbinder. In Martha egli (condizione che in Etiopia significa la rovina fornì un’altra prova del suo grande talento d’at- dell’esistenza), e beneficiato col suo contribu- Karlheinz Böhm filantropo tore, disegnando un eccellente Helmut Salo- to più di cinque milioni di persone. Tanto che sociale Essl. Aggredito dal morbo di Alzhei- mon, integerrimo lavoratore morbosamente nel 2003 Karlheinz ha ricevuto la cittadinanza mer, Karlheinz Böhm si è spento a Grödig, innamorato della moglie Martha (Margit Car- etiope onoraria, e nel 2007 gli è stato assegna- presso Salisburgo, il 29 maggio 2014, all’età di stensen), e in realtà suo perverso aguzzino. to il premio Balzan per l’umanità, la pace e la ottantasei anni. Addis Abeba gli ha dedicato Nell’80, dopo diciassette anni di matrimonio, fratellanza tra i popoli. «Non esiste un primo, una via, la Karl Square, e un monumento che Karlheinz si separò dalla terza moglie Barba- un secondo o un terzo mondo, viviamo tutti lo raffigura a braccia aperte. Oltre a Kathari- ra, e attraversando una sorta di crisi d’identi- sullo stesso pianeta per il quale condividiamo na, di cui abbiamo detto, lavora come attore tà, decise di lasciare il cinema per dedicare la la responsabilità» è uno dei suoi motti. Ma in anche Florian, figlio di Sissi, che ha interpre- sua vita alle popolazioni meno fortunate Etiopia egli si è anche costruito una nuova fa- tato con successo il personaggio di Mike Dre- dell’Africa; a tale scopo, l’anno seguente colla- miglia, sposando nel 1991 ad Addis Abeba la schke nella soap opera Tempesta d’amore; men- borò con la prima edizione della trasmissione ventisettenne Almaz Teshome, dalla quale ha tre altri discendenti dei Böhm, seguendo il televisiva tedesca Wetten, dass..? (Scommetto avuto i figli Nicolas (’90) ed Aida (’93). Per il grande esempio di Karl, si sono dedicati alla che..?) in onda sulla rete ZDF, raccogliendo progetto Menschen für Menschen, lui e la mo- musica. 1.200 milioni di marchi tedeschi per i poveri glie, che gli è succeduta alla direzione dell’en- Virgilio Zanolla della fascia del Sahel. Nello stesso ’81 fondò te benefico, nel 2011 hanno ricevuto il premio 45 n. 78 L’osservazione e il metodo – leggere La teoria del tutto Basato sulla biografia territorio al quale il regista conferisce decisa scoperta della radiazione detta di Beken- scritta da Jane Wilde sagomatura tale da segnare il valore esisten- stein-Hawking) e, insieme, l’uomo nella sua Hawking sulla vita ziale. Infatti, elemento edificante è la modali- intima modalità; in essa pervade l’assenza di dell’astrofisico Ste- tà esclusiva alla quale lo spettatore accede at- tentennamenti nel mosaico di colori attribui- phen Hawking, - La te- traverso un controllo situazionale che mai bili alla varietà di condizioni espansive, conce- oria del tutto è un film degrada a lacrimosa tensione. Ciò conduce a pite tanto frontalmente, quanto sensibilmen- del 2014 per la regia di concepire la narrazione cinematografica qua- te, in un’inesauribile simultaneità a costruire il James Marsh e l’inter- le traslazione verso un’unità documentale di territorio umano. Senza concitazioni, dunque, pretazione (premiata straordinaria consistenza e articolata in una né arrovellamenti impropri e né angusti, il nel 2015 con il Premio pluriformità di storie, tante quante ciascuno tracciato costruisce il proficuo svolgersi di Oscar) dell’attore pro- riesca con piena consapevolezza a scriverne una storia non già destinata a segnare confini Carmen De Stasio tagonista Eddie Red- di sé per il tramite di una grafia volteggiante e tra attesa vitalità pragmatica da un lato e mayne. Non un’infermità sconvolgente dall’al- una consueta biografia: il film è di- tro e che, pur avendo fermato la ci- rettamente ispirato alle fasi salienti netica del corpo, non blocca i mo- di un’esistenza il più possibile lega- vimenti della mente, ta a una normalità sociale, nono- assicurandone l’integrità inventi- stante l’evoluzione degenerativa va.Nell’inquadratura geometrica dell’atrofia muscolare progressiva, di un linguaggio che in sé coglie che colpisce agli inizi degli anni ’60 l’essenza del mito di un’urbanità il giovane scienziato destinato a contemporanea, il film ripercorre rappresentare il centro pulsante la scientificità con la quale, suo della ricerca universale. Con il film malgrado, Hawking si è imposto, non si può non parlare di una pre- appunto, come mito all’interno di gnante indagine nella quale legge- una vasta comunità declinata re, come dal titolo del breve saggio, nell’abitudine a non stupirsi affatto i criteri che hanno avuto progres- di alcuna scoperta. Non solo: nella sione in quella che è sottile teoria del geometria elaborata da Marsh le in- tutto e secondo la quale lo scienzia- tuizioni di un uomo dalla vivacità to più famoso del XX secolo dopo intellettiva assai complessa contri- Einstein ha vissuto in una comples- buiscono a forgiarne la mitografia sità costellata da riconoscimenti, in una realtà assuefatta al ristagno così come meritevolmente il film della bellezza. Una bellezza che ne ha accolto. Non è un caso che, conquista il suo luogo oltre la qua- nel pensare a Stephen Hawking e, druplice dimensione dello spa- altresì, alla figura emergente nel zio-tempo e che non deve meravi- film, sia credibile visualizzare la vi- gliare: l’attivismo esplorativo di cenda di un’esperienza che conti- Hawking si coniuga con quella che nuamente si distrae dal collasso di mi piace definire attitudine etica un’imperturbabilità emozionale ed, alla bellezza; un’attitudine che, in infatti, all’abitudine i sensi non si quanto modalità principale dell’e- sottraggono, tenendo sotto control- sistere, traccia percorrenze contro lo dissacranti fughe. Equilibrio e l’eventuale disgregazione di un normalità sono le essenze di un’esi- proposito che non già riporti a ras- stenza finalizzata a mantenere il le- segnazione, né colga tratti comuni game stretto con una realtà intrap- prevedibili in una memoria conclu- polata nella lenta paralisi del corpo, ad sa (inconcepibile nell’universo comples- esclusione dell’abilità ottica. In tal senso l’a- so delle scienze) oppure imbrattata dai bilità di gestire se stes- colori accecanti di so attraverso una gra- un’imperturbabile fia computerizzata spettacolarità. Que- consente all’uomo di sto lo schermo ri- vivere all’interno del manda allo spettato- mondo, come allo re, disponendosi in scienziato di non un orizzonte degli estraniarsi dall’auten- eventi inteso qua- tico orizzonte vitale, le scenario inin- ovverosia investigare, terrotto e diver- esplorare, ricercare, gente rispetto a scoprire. La progres- qualsiasi influen- sione filmica consen- za esterna e che Eddie Redmayne Stephen Hawking te, dunque, di apprez- non preveda l’in- zare l’integrità dell’uomo-scienziato, con un’accezione coinvolta. Nella macroarea storica che costitu- dividuo. che ne riporta la misura alla sconcertante gestione di isce il luogo sensibile della pellicola, lo scienzia- sé; simultaneamente, richiama l’eloquenza di un re- to Hawking è presentato con una credibilità Carmen De Stasio gistro che dispone tanto la ragione analitica esente da esultanze o esilaranti attraversa- * Prossimo numero: Il primato della coscienza nell’e- che la ragione sintetica in un medesimo menti: è lo studioso (sua, tra le altre, la laborazione cinematica 46 [email protected] #RomaFF14 | Festa del Cinema di Roma 17 | 27 ottobre 14. Edizione 2019 Brevi trame e opinabili commenti dalla Festa del Cinema di Roma 2019 Alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma la SQ è andata secondo il suo oramai irredimibi- le modus vivendi sce- gliendo e mescolando un po’ a casaccio film in concorso, esordi in- Spettatrice Qualunque ternazionali, film di suc- cesso attuale, film della sezione Alice nella città e retrospettive. Sen- tendo la memoria cedere sotto il peso degli anni, la SQ ha cercato di trascrivere brevi tra- me e opinabili commenti sulle sue visioni. sembra restino pochi giorni di vita. La nonna, 1982 di Oualid Mouaness: giugno 1982, anno tenuta all’oscuro della malattia, è una donna dell’invasione israeliana del Libano già in affettuosa eccezionalmente esuberante ed at- guerra civile. In una scuola elementare priva- tiva, felice di riavere accanto tutta la famiglia ta nei dintorni di Beirut, il giorno degli esami che vive in diversi punti del mondo e che si ri- prima delle vacanze estive, l’undicenne timi- unisce da lei per un improvvisato matrimo- dissimo Wissam dichiara il suo amore alla nio. Una visione antropologica dei legami fa- compagna di classe Joanna. I maestri, divisi miliari. Si ha la sensazione di essere dalle loro idee politiche, sono uniti nel cercare introdotti all’interno di un contesto familiare di non far trasparire le loro paure. Il regista li- cinese. Lulu Wang riesce in molte scene a far banese rappresenta con efficacia la realtà del- comprendere i meccanismi interiori e le sfac- Turi Ferro – L’ultimo Prospero: Daniele Gonciaruk la vita scolastica quotidiana in un periodo di cettature dei singoli personaggi. ha effettuato le sue riprese del suo omaggio a guerra. Sullo sfondo di un conflitto emergo- Judy di Rupert Goold: il triste inverno di Judy Turi Ferro durante l’allestimento de La tempe- no le diverse priorità e preoccupazioni: gli Garland. Siamo nel 1968, a Londra, trent’anni sta di William Shakespeare, spettacolo diretto adulti temono per la loro sicurezza e incolu- dopo il mago di Oz. I concerti nei quali si esi- dal figlio di Turi Ferro, Guglielmo, e prodotto mità, i bambini che si affacciano all’adole- bisce mostrano il suo lato fragile, Judi è esau- dal Teatro Stabile di Catania realizzando un scenza sono presi e concentrati nelle loro pri- sta, ha lavorato ininterrottamente dall’infan- documentario concentrato soprattutto su me cotte. zia che quindi non ha vissuto ed è angosciata questo lavoro. Un susseguirsi di ricordi con per la lontananza dai suoi figli che teme di interviste affettuose e competenti di impor- non poter avere più vicino. Il businnes dello tanti registi ed attori (Brogi, Wertmuller, La- spettacolo ne ha fagocitato ogni energia e vi- via, Melato). Questo documentario parla di un vacità. Bravissima Renée Zellweger con una grandissimo interprete capace di trasformar- voce che può competere col personaggio in- si tanto in figura comica quanto in raffigura- terpretato. zione drammatica. Di un artista che ha guida- Military Wives di Peter Cattaneo: un gruppo di to compagnie di attori in grado di restituire al donne inglesi nella medesima condizione di pubblico opere di autori classici e moderni dei mogli di militari in missione formano il coro quali non veniva mai tradito lo spirito ma “Military Wives Choir”: Il coro avrà un grande sempre offerte versioni originali. Ma è un do- “1982” di Oualid Mouaness e inaspettato successo e le coriste affronte- cumentario che si può apprezzare solo in par- Downton Abbey di Michael Engler: nella son- ranno insieme drammi e successi. Storia vera te. E’ molto limitato nel rappresentare il Turi tuosa tenuta dell’aristocratica famiglia Craw- con una magistrale interpretazione di Kristin Ferro attore teatrale e del tutto estraneo al Tu- ley arrivano gli ospiti più illustri i sovrani del Scott Thomas e Sharon Horgacon in un indi- ri Ferro attore cinematografico. Poco, troppo Regno Unito, il re Giorgio V e la regina Mary. menticabile scontro tra due direttrici dello poco, per chi di Turi Ferro ricorda anche una I sovrani porteranno con loro una dama di stesso primo coro. mirabile interpretazione del Tito Andronico di corte, maggiordomi e camerieri, sconvolgen- La belle èpoque di Nicolas Bedos (che ha rice- Shakespeare (che definire tragedia è ridutti- do i fedeli domestici dei padroni di casa. In vuto il Prenio Diari di Cineclub) è il film bello, vo) alla fine della quale, mentre l’orrore dei una serata con cena sfarzosa i domestici dei divertente e originale che ha diviso i cinefili fatti narrati incupiva il teatro, lui mutava l’e- Crawley riusciranno a garantire il successo puri dagli spettatori appassionati. Un matri- spressione di puro dolore in vivace ironia e scen- dell’evento eliminando con l’inganno i loro monio è in crisi e due coniugi non più giovani deva tra le poltroncine di velluto del Teatro sta- antagonisti. Per gli appassionati della serie tv sono divisi dalla tecnologia. Lui sembra un bile Angelo Musco offrendo polpettine di “figli”. Downton Abbey, un film per il grande scher- depresso uomo all’antica mentre lei appare Féte de famille di Cédric Kahn: in questo caso mo e per il loro gran divertimento. Per chi si vogliosa di vivere. Una finzione di scenografie non è sufficiente uno splendido cast francese accontenta delle vicende del napoletano Pa- cinematografiche, comparse e trucchi di sce- (Catherine Deneuve, Emmanuelle Bercot, lazzo Palladini è solo un divertissement della na, consentono a lui di rivivere il giorno più Vincent Macaigne, Cédric Kahn, Luana Bajra- durata di due ore e due minuti. Passato quel bello della sua vita quando ha incontrato la mi, Laetitia Colombani) a rendere un valido tempo rimangono belle immagini, buone in- donna della sua vita (lei). Un cast da citare, film francese. André è una madre e una nonna terpretazioni e nulla di più. Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Til- la cui famiglia sta organizzando una festa per The Farewell di Lulu Wang: Billi, ragazza cine- lier, Fanny Ardant, Pierre Arditi, Denis Po- il suol settantesimo compleanno. Una pioggia se vissuta negli Stati Uniti, torna a Changchun dalydès. Una storia comune ma affrontata improvvisa bagna i festoni e preannuncia il per trovare l’amatissima nonna Nai-Nai cui con fresca fantasia. segue a pag. successiva 47 n. 78

segue da pag. precedente che vive la sua vocazione senza fanatismi. Non temporale che si scatenerà all’arrivo della fi- è Santa subito ma è Santa Normalità. Dedi- glia Claire. Lo scompiglio è immediato e pro- carle un documentario con quel titolo Santa fondo, interessi, incomprensioni, ambizioni e subito sembra quasi un affronto alla sua vita dubbi (un presunto furto) creano la miscela che non cercava riflettori, che non ambiva a esplosiva. Anziché magiche composizioni di testimonianza di morte cruenta ma di vita commedia e dramma della cinematografia esemplare. Ma anche questo termine “esem- francese, c’è un miscuglio di tensioni che pro- plare” è in realtà un’esagerazione: lei non si vocano il desiderio di fuggire dalle angosce poneva come esempio, viveva spontaneamen- dello schermo abbandonando la sala. te nelle regole di educazione familiare e reli- Il ladro di giorni di Guido Lombardi: Salvo è un gione cristiana. Su questa serena normalità bambino educatissimo, cresciuto con zii af- irrompe purtroppo il gesto folle di una perso- fettuosi e corretti che l’hanno tenuto con loro nalità disturbata che per un lungo periodo si da quando il padre è stato arrestato. Questo intromette tra Santa e i suoi progetti di vita, padre, interpretato molto bene da Scamarcio, togliendole libertà di movimento fino al gior- ricompare e, dopo i primi momenti in cui cau- no in cui quella vita sopprime con feroci col- sa al figlio smarrimento ed anche timore che tellate. Di fronte a una storia così sembrereb- voglia fargli del male, inizia con lui un percor- be adeguato il silenzio, al massimo una so sì di cattiva educazione ma anche di rico- puntata TV dedicata alla violenza sulle donne. struzione degli affetti. Invece Piva ne ha fatto un documentario e Le meilleur reste à venir di Matthieu Delaporte e questo documentario ha vinto il premio del Alexandre de La Patellière: amici dall’infanzia pubblico alla Festa del cinema di Roma. Ma e sempre diversi in tutto tra loro Arthur e Cés- perché? Cosa “ha fumato” il pubblico? Quale ar vivono una serie di equivoci che portano escamotage è stato adottato per far votare ognuno di loro a credere l’altro gravemente questo film e non altri in concorso che erano fanatismo religioso e i rischi di plagio di perso- ammalato. Entrambi si dedicano in modo al- bei film, divertenti alcuni, impegnati altri, in nalità deboli. Per tale motivo sembra del tutto truistico e generoso alla cura dell’amico. Gli qualche caso con ottime regie, in altri con inutile giungere ad una conclusione scatenata attori Fabrice Luchini e Patrick Bruel ci met- splendidi interpreti? Non sembra necessario da una turpitudine ulteriore di uno dei mem- tono del loro nell’interpretare personaggi em- fare confronti con titoli precisi, non si posso- bri della comunità. Il grave era già accaduto. patici anche nelle loro idiosincrasie e quello no fare confronti, rimane solo fortissimo un Suco è un’attrice, di recente vista ne Les invisi- che fa amare il film è il perfetto dosaggio di interrogativo: perché? bles che dà prova di ottima regia con un film comicità e tristezza, di saggezza e follia. Tornare di Cristina Comencini: Alice, quaran- dedicato a un caso di violenza psicologica e fi- Santa subito di Alessandro Piva: un documen- tenne, torna dopo molti anni a Napoli dall’A- sica perpretrata all’interno di una comunità tario normalissimo su persone normalissime merica per la morte del padre. Nella casa disa- di fanatici religiosi. Con delicatezza alcune sulle quali si abbatte la tragedia anormale del- bitata Alice ritrova il suo passato in una sfumature comiche si innestano in una storia la morte violenta di una figlia. Non sono an- ragazza giovane e bella e rivede un uomo di dura. cora tempi in cui si parla di femminicidio e cui sembrerebbe potersi fidare. Nulla è come La sezione Alice nella città ha premiato (a dif- Santa non è una ingenua che va all’ultimo appare e realtà e ricordi si intrecciano e si so- ferenza del premio del pubblico ai film della chiarimento con un uomo che ha avuto con lei vrappongono riportando a galla esperienze Festa in concorso) un film degno di riconosci- una qualunque forma di legame affettivo. Ma traumatiche. Giovanna Mezzogiorno vuole mento. Altrettanto apprezzabile è stato il pre- un documentario non è un film e la trama non distinguersi da molte sue colleghe mostran- mio della Giuria di Alice a La famosa invasione deve essere avvincente. I testimoni non sono dosi con i suoi anni, i suoi chili in più, con la degli orsi in Sicilia di Lorenzo Mattotti. Un film attori che devono mostrarsi adeguati al ruolo. sua vera pelle che non ha più lo splendore del- d’animazione tratto dall’omonimo racconto La “protagonista” è una vittima totalmente in- la giovinezza e con i suoi occhi che hanno per- di Buzzati, fantastico nel vero senso del ter- colpevole, una bravissima, serissima ragazza so la brillantezza del loro colore. Ma in Torna- mine con immagini, colori e voci (da Servillo a re, con la fissità di un’espressione persa nel Camilleri) che piacerà ai bambini ma ancor più passato, questo sacrificio di bellezza sembra agli adulti i quali forse dovranno dedicargli un artificio e verrebbe voglia di dirle dito- una doppia visione: non far perdere quest’e- gliersi la maschera. Ne La Tenerezza, in Napoli mozione a figli o nipoti ma ritornare a goder- velata, si trovava una brava attrice che non era selo da soli per poterlo apprezzare ancor di più. ricorsa al chirurgo plastico ma che manteneva Ci sono state edizioni migliori della Festa del inalterato il suo fascino e che si faceva tramite Cinema di Roma ma, per chi ha avuto il corag- di emozioni e sentimenti. Peccato. E peccato è gio come la SQ di fare scelte a volte azzardate concludere così, con questo film di chiusura, ma presuntuosamente convinte ed è andato a una Festa del Cinema. La Comencini delude vedere quei film che risultavano più vicini alla chi ha amato i primi suoi lavori e non sorpren- propria sensibilità, sono rimasti, comunque, de con un quasi noir psicologico ambientato più titoli da ricordare. Ciò nonostante la SQ in una Napoli poco iconografica. Ma anche ha fatto un errore madornale: ha voluto rive- questo non è un elemento originale. Chi fa og- dere Miracolo a Milano. Ora sarà perché si è ri- gi film Vesuvio-pizza e mandolino? vista l’opera di Zavattini sul grande schermo, The Dazzled di Sarah Suco: valori cattolici (di- sarà perché l’opera è stata restaurata di recen- storti) e la prospettiva di qualche sicurezza te, sarà perché si tratta di uno di quei film che economica portano a scelte azzardate e a una volta visti fanno parte dell’empireo dei cambiamenti radicali una famiglia con tre fi- propri ricordi, fatto sta che la SQ ha constata- gli. I due maggiori si rendono conto della pe- to come tra certi capolavori e tutto il resto (li- ricolosità della scelta ma solo Camille, la più mitandoci al 2019 ci si metta oltre la Festa Ro- grande, avrà la lucida consapevolezza dei pe- ma anche la Mostra d’arte cinematografica di ricoli che la vita nella comunità religiosa com- Venezia) non ci sia proprio storia. porta. Il film rende bene le perversioni del La Spettatrice Qualunque 48 [email protected] #RomaFF14 | Festa del Cinema di Roma 17 | 27 ottobre 14. Edizione 2019 La belle époque Di Nicolas Bedos, con Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Pierre Arditi il film esplora le dinamiche intrafamiliari di due coppie con- trapposte; quella di Marianne e Victor e quella di Margot e Antoine. Una Fanny Ardant in stato di grazia, ricorda i tempi in cui al fianco del suo compagno nella vita e nell’arte, Francois Truffaut, recitava La signora della porta accanto, con un trasporto ed una vitalità che riemerge in questo piccolo capolavoro, dove il regista, sulla scia delle opere di Lelouch affronta le tematiche della coppia e della famiglia con un occhio tutt’altro che banale. Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2019 il film é stato presentato alla Festa del Cinema di Roma ricevendo il Premio Diari di Cineclub e ha riscosso grande successo di critica e di pubblico

Tutto ha inizio quan- do Marianne, psicoa- nalista dispotica non riesce a trovare più in Victor, il marito fu- mettista stanco del proprio lavoro e senza altri interessi, la vo- glia di vivere che lei Paola Dei sente invece di ave- re. Come nelle miglio- ri tradizioni, prova a consolarla Francois, il miglior amico del marito che peró si rivela ben presto scontato e noioso tanto e forse più di Victor. É in questo momento che entra in scena Antoine, un imprenditore che propone alle persone di rivivere la propria personale Bella epoque, attraverso una ricostruzione ac- curata dei costumi, dei luoghi, delle ambien- divertente. Avevo davanti agli occhi un uomo un continuo gioco di specchi: se una situazio- tazioni e delle atmosfere. Victor raccoglie su- che va avanti da anni a litigare con la moglie, ne non mi tocca particolarmente da un punto bito la proposta e decide di rivivere il 16 che lo critica per la sua mancanza di socievo- di vista personale, non sono in grado di rac- maggio del 1974, giorno in cui incontrò il lezza e per la sua incapacità di adattarsi ai contarla mentre, se dall’altro lato riproduce grande amore della sua vita, Marianne che tempi. L’uomo esce dalla cucina e si dirige in meccanicamente qualcosa di vero, non mi di- nella finzione viene interpretata da Doria Til- fondo al corridoio dove esiste una piccola ce cinematograficamente molto. La Belle Epo- lier, la nuova icona sexy del cinema fran- que parla del tempo che passa e dell’im- cese, musa e compagna del regista inter- portanza dei ricordi. Senza voler fare il pretato da Guillaume. Doria con la Marcel Proust della situazione, da sem- passionalità e la curiosa fascinazione che pre credo di aver paura dei sentimenti il fumettista suscita in lei riesce a farlo che svaniscono o dei ricordi che scompa- innamorare nuovamente della ragazza iono. Con i miei film e spettacoli teatrali, dai capelli rossi che molti anni prima lo cerco - invano - di recuperare attraverso aveva subito conquistato e Victor attra- la finzione l’intensità di un momento e verso il passato può riannodare i fili del di rimettere insieme frammenti di espe- suo futuro. La capacità del regista di me- rienze vissute: ricordi ed esperienze so- scolare realtà e finzione con la tipica gra- no tutto ciò di cui siamo fatti. Sebbene la zia de la comedie francaise, rende il film nostalgia permei la storia, non sono ca- gradevolissimo. Colpi di scena, qui pro duto nella retorica e ho evitato di far quo, frasi ironiche, condiscono la parte ma- stanza in cui tutto, dalle pareti alle vecchie comparire il passato meglio del presente: rac- linconica con il pizzico di umorismo necessa- vhs, lo riporta agli anni Settanta. È come se conto semplicemente la nostalgia di un uomo rio a farci digerire gli eventi e convincendo- entrasse in una speciale bolla di protezione vulnerabile, che ha visto le pagine di un ro- ci che ciò che accade é la realtà dentro un’altra che si è creato egli stesso per regredire, torna- manzo, di un giornale o di un fumetto, tra- realtà. Bedos é attentissimo nella ricostruzio- re indietro nel tempo e tirare un sospiro di sformarsi in una emoticon o in una gif”. I ri- ne di un’epoca e cura i dettagli del trucco e sollievo. Dall’immagine di quest’uomo che va- cordi come fulcro per andare verso il futuro parrucco con grande meticolosità allo stesso cilla nel presente e si nasconde in un periodo i hanno convinto pubblico, critica e la giuria di modo in cui nel film Guillaume Canet -rico cui codici lo rassicurano e proteggono è nata Diari di Cineclub, al punto che possiamo af- struisce le ambientazioni di un passato remo- l’idea di La Belle Epoque, una commedia che ha fermare che questo é uno dei film più belli di to ma rimasto vivo e presente nella mente del come obiettivo quello di mettere in scena le questo 2019. protagonista. Il film che ha una funzione tera- vertigini e la sconfitta psicologica che spesso Paola Dei peutica intreccia la nostalgia della memoria si provano nel vivere il presente e il loro anti- Su Diari di Cineclub Radio DdCR due recensioni su con le mani dei due protagonisti Marianne e doto, se vogliamo a volte ridicolo e molto com- questo film PremioDiari di Cineclub #RomaFF14: Victor, seppur consapevoli del fatto che si fe- movente”. Ha poi aggiunto: “Come nel mio riranno ancora, sanno anche che sono fatti film precedente, Un amore sopra le righe, la sto- Maria Rosaria Capozzi | www.cineclubroma.it/dia- l’uno per l’altra e che nessuno é in grado di ac- ria raccontata è del tutto inventata. Faccio ri-di-cineclub-roma/diari-di-cineclub-radio/94-rd- cendere in loro passione e amore come accade però riferimento spesso a cose che sono acca- dc-diari-di-cineclub-radio/632-la-belle-epoque fra loro due. In una intervista fattagli a Can- dute a me o a persone che mi stanno intorno. Paola Dei | https://www.cineclubroma.it/diari-di-ci- nes il regista ha detto: “Tutto nasce da un’im- D’altra parte, ho bisogno di caratterizzare i neclub-roma/diari-di-cineclub-radio/94-rddc-dia- magine che ho da sempre in mente, da una si- personaggi con caratteri, emozioni e così via. ri-di-cineclub-radio/633-la-belle-epoque-recensio- tuazione che trovo al tempo stesso patetica e Tendo dunque a bilanciare finzione e realtà in ne-di-paola-dei 49 n. 78

#RomaFF14 | Festa del Cinema di Roma 17 | 27 ottobre 14. Edizione 2019 The Irishman: un requiem per l’America “...Col passare del tem- finito per cancellare anche qualcosa di essen- lunga agonia è disposto ad assistere ai propri fu- po” cantava Sam ac- ziale riferito a un genere cinematografico: il nerali. Probabilmente, questo funerale non ri- compagnato dal piano cinema sulla mafia, di cui Martin Scorsese è guarda solo questo specifico genere, ma appa- nel caffè di Rick in Ca- stato tra coloro che hanno contribuito a dar- re come la sepoltura definitiva di quella che sablanca. Il buon cine- gli specifica forma. Ma Robert De Niro, Joe negli anni Settanta si chiamava la Nuova Hol- ma è sempre stato Pesci, Al Pacino o Harvey Keitel non sono più lywood e che è stata fagocitata col tempo dai quella forza che ha sa- quei giovani che hanno a suo tempo sparso blockbusters - Marvel Cinematic Universe appa- puto fermare il tempo. sangue per la conquista del potere, ora anche re all’orizzonte - e dalle serie televisive. È per I grandi film ci hanno loro sono fantasmi di un’altra epoca, di un’al- tutti questi motivi che The Irishman si proietta mostrato del tempo tra collocazione del cinema. Ad un certo pun- come opera collocata in un crepuscolo, in quel presente le erosioni to del film rivediamo i loro volti ringiovaniti particolare momento del tempo in cui il buio Àngel Quintana del passato e ci hanno grazie all’utilizzo di una maschera digitale, avanza e in cui resisteranno solo un pugno di raccontato ciò che non c’è più e che appare og- ma vedendo i loro volti trasformati da un arti- naufraghi. Non sorprende quindi che il for- gi irrecuperabile. Il cinema ha la capacità di ficio tecnologico acquisiamo la consapevolez- mato in cui è stato prodotto The Irishman non mostrarci ciò che non potrà mai più tornare, za che non torneranno ad essere mai più loro sia la distribuzione tradizionale, ma una piat- perché quando il presente scalfisce il tempo stessi. Essi si perdono dagli effetti della solitu- taforma ibrida nata da un processo di deloca- trascorso, alla fine di pochi anni lizzazione irreversibile della di quel tempo se ne perde la me- propria cinematografia. Come moria lasciando solo poche trac- la maggior parte dei film di ce e le sue rovine. In The Irish- Martin Scorsese, anche The Iri- man (L’Irlandese) di Martin shman ha al suo interno una sto- Scorsese, il tempo ci racconta ria morale. Nell’universo de- molte cose. In primo luogo, esso scritto dal film, l’etica è stata distrugge un’amicizia maschile sostituita da altri codici. L’ami- che era stata forgiata da una leal- cizia è diventata un elemento tà reciproca trasformata in un codi- fondamentale per la sopravvi- ce di comportamento. Il trascorrere venza, ma lo sono anche la leal- del tempo ha trascinato con sé tà o la sottomissione. Gli esseri anche i tradimenti che hanno che popolano il film vivono in messo in crisi vincoli forti, an- un mondo segnato dall’assenza che se per tutti i personaggi che di ogni colpa, con la obbligato- hanno animato il film il grande rietà che ciò che dovrà essere rea- tema non sta nei motivi della lo- lizzato come proponimento ulti- ro fedeltà, ma nel fatto stesso mo dovrà per forza essere che essa possa sopravvivere o realizzato. Inoltre non emerge meno alla legge del tempo. Il nessuna disapprovazione se l’a- film ci racconta anche come la zione deve svolgersi per raffor- consunzione del tempo alla fine zare i collegamenti interni al non lasci altro che detriti. Nella clan familiare, se è utile per vecchiaia le persone si trasfor- saldarne il potere all’interno mano in schiave della loro sedia del piccolo microcosmo. Non a rotelle e delle medicine. Esse importa poi che il clan familia- vengono trasferite come prigio- re distrugga la famiglia biologi- nieri in centri geriatrici, restan- ca. Non c’è pietà per le vittime do sole e completamente abban- perché non c’è consapevolezza donate da quella che un tempo del crimine, né del peccato. Scor- era stata la loro famiglia di rife- sese non mostra le condotte uma- rimento.The Irishman inizia pro- ne per certificare il funzionamento prio con l’immagine decrepita di una determinata organizzazione di Frank Sheeran in una casa di criminale, la mostra come per cura. Da lì ricorda dei momenti chiedere come sia stato possi- che ha vissuto nel passato, ma bile sopravvivere senza porsi col riemergere di questi ricordi dei dubbi di natura morale. si ravviva anche la consapevo- Mentre il tempo avanza e quan- lezza che nulla di tutto ciò che do i personaggi sono soli nella ha vissuto potrà mai essere re- loro vecchiaia prima che la cuperato e che tutti coloro che morte sopravanzi, nasce in loro hanno popolato la sua vita non la consapevolezza della fine. È appaiono che dei semplici fantasmi. Gli amici dine nella loro vecchiaia e se sono resuscitati da questo momento che sorge anche la possi- sono morti, i nemici sono scomparsi e i rivali dallo schermo lo sono per intonare un Re- bilità della redenzione. In The Irishman, la con- non ci sono più perché non ce n’è più ragione quiem nei confronti del Cinema, una sorta di fessione non si trasforma in pentimento o in in quanto anche il potere è svanito. Tutto ciò messa funebre in cui si seppelliscono molte un riconoscimento della colpa. La confessione che era appartenuto al suo mondo si è tra- altre cose. The Irishman non solo seppellisce non è altro che la materializzazione dell’assio- sformato nel nulla, nei resti di un intero uni- un genere cinematografico ma anche un certo ma di Blaise Pascal: nel caso in cui Dio esista, è verso trasformatosi in cenere. Il tempo ha modo di intendere il cinema, il quale dopo una segue a pag. successiva 50 [email protected] segue da pag. precedente Questo articolo è stato tradotto dallo spagnolo. Per favorire i lettori dei circoli di cinema meglio essere buoni con il Creatore, per questo esteri in linua spagnola, pubblichiamo anche in lingua originale motivo è conveniente confessare affinché il peccato non condanni gli assassini al fuoco eter- no. The Irishman si conclude con l’immagine di Réquiem por América una porta socchiusa. La storia non può essere “As time goes by” cantaba Sam chiusa perché di fronte alla trascendenza ri- desde un piano del Rick’s café mangono sempre dei dubbi. Frank Sheeran - en Casablanca. El buen cine Robert De Niro - non sa cosa può succedere siempre ha sido aquel que ha perché non sa se esiste il peccato.Insieme a Il sabido esculpir el tiempo. Las Padrino II di Francis Coppola e ad Il Traditore grandes películas nos mue- di Marco Bellocchio, The Irishman è uno dei po- stran las erosiones del pasado chi film sulla mafia con un carattere marcata- en el presente y nos retratan mente politico. Jimmy Hoffa - Al Pacino - è aquello que acaba siendo irre- l’uomo che ha dominato il sindacato dei tra- parable. El cine nos muestra sporti americano. Nell’American Society, di- aquello que jamás podrá volver versi camionisti esponevano una massima: porque cuando el tiempo ero- -”Senza camion l’America si ferma. Senza camion siona un determinado presen- l’America si trova” -. La forza del sindacato dei te, al cabo de unos años se lo lle- trasporti americano è incommensurabile in va todo y solo deja los vestigios un paese in cui tutta la merce viaggia da costa y las ruinas. En The Irishman de Martin Scor- de entender el cine que después de una larga a costa in camion di grosse dimensioni. Hoffa sese el tiempo se lleva muchas cosas. En pri- agonía está dispuesto a asistir a sus propios è stato il capo del sindacato dei trasporti, ap- mer lugar destruye una amistad masculina funerales. Probablemente, el entierro no solo parentemente non come un “capo mafioso” que había sido forjada a partir de unas lealta- afecta a un género determinado sino que es el ma come una figura politica che ha usato gli des convertidas en código de conducta. El entierro definitivo de aquello que en los años strumenti della politica e della corruzione per tiempo también se lleva consigo las traiciones setenta se denominó Nuevo Hollywood y que mantenersi al potere. Il personaggio di Hoffa que ponen en crisis los pactos preestablecidos ha sido fagocitado por los blockbusters -Mar- - su cui è stato realizzato un film biografico -in ya que para todos los personajes que pueblan vel en el horizonte- y por las series de televi- terpretato da Danny de Vito negli anni Ottan- la película la gran cuestión no reside en los sión. Es por todos estos motivos que The Iri- ta - è una figura molto importante perché fa motivos de la fidelidad, sino en si es posible shman se convierte en una obra situada en el parte della storia recente dell’America. Il pote- llegar a sobrevivir o no al propio paso del crepúsculo, en aquel momento en que todo re di Hoffa entra in aperta contraddizione con tiempo. También vemos como la erosión no está a punto de acabar y sobre el que empieza il potere della famiglia Kennedy. Hoffa usa le deja más que escombros. En la vejez, las per- a surgir la conciencia de que solo van a quedar sue reti per fornire armi agli invasori che deci- sonas se convierten en esclavas de su silla de un puñado de náufragos. No es de extrañar dono di invadere Cuba nella Cochinos Bay per rueda y de las pastillas. Residen como prisio- por tanto que el formato en el que se ha exhi- tentare di estromettere Fidel Castro dal pote- neros en centros jerárquicos, están solos, bido The Irishman no sea la distribución tra- re. Hoffa si oppone anche a Bob Kennedy af- completamente abandonados de lo que an- dicional, sino una plataforma híbrida nacida finché sia lui a controllare dall’ufficio di procu- taño fue su fiel corte. The Irishman empieza de un irreversible proceso de deslocalización ratore di stato alcune lobby economiche. E per con la decrepita imagen de Frank Sheeran en del propio cinematógrafo. Como la mayoría un certo periodo sempre Hoffa funge da fedele un geriátrico. Desde allí recuerda algo que vi- de las películas de Martin Scorsese, The Irish- servitore di Nixon. La sua posizione di potere e vió, pero al resucitar sus recuerdos toma con- man es también un cuento moral. En el uni- le sue crisi personali hanno molto a che fare sciencia de que nada de todo aquello que vivió verso descrito en la película, la ética ha sido con il tempo della politica, quello che ha svi- podrá regresar y de que todos aquellos que po- substituida por otros códigos. La amistad se luppato operazioni criminali all’ombra del po- blaron su vida actualmente no son más que ha convertido en un código fundamental para tere mafioso incidendo non poco sugli avveni- fantasmas. Los amigos han muerto, los ene- sobrevivir, pero también lo son la lealtad o la menti della politica americana dall’era Kennedy migos han sido eliminados y los rivales ya no sumisión. Los seres que pueblan la película vi- al caso Watergate. È in questo momento che la existen porque el poder se ha esfumado. Todo ven en un mundo marcado por la ausencia de storia di questo personaggio vissuto all’ombra aquello que había formado parte de un mun- toda culpa, con la certidumbre de que siempre di un leader politico, si proietta in una dimen- do se ha convertido en la nada, los restos de se lleva a cabo aquello que es preciso llevar a sione riflessiva sul passare del tempo e sulle todo un universo no son más que cenizas. El cabo. Tampoco existe la reprobación de una fluttuazioni del potere. In politica tutto è tiempo también ha acabado borrando alguna acción ya que todo se ha hecho para tejer los istantaneo e quando il tempo passa rimane so- cosa esencial de un género -el cine de mafioso, vínculos dentro de la familia profesional, para lo la memoria. Come possiamo distruggere la del que Martin Scorsese fue uno de los que solidificar el poder en el interior de un micro- memoria di un essere potente? Negli Stati ayudaron a darle forma. Robert De Niro, Joe cosmos. No importa que la familia profesional Uniti per distruggere il potere non è necessa- Pesci, Al Pacino o Harvey Keitel ya no son destruya a la familia biológica. No hay Piedad rio assassinarlo, né imprigionarlo, ma farlo aquellos jóvenes que utilizaron la sangre para para las víctimas porque no existe conciencia scomparire senza lasciare traccia. Jimmy Hof- conquistar el poder, ahora son espectros de del crimen, ni tampoco conciencia del pecado. fa è scomparso certo dalla vita pubblica, ma è otro tiempo, de otro lugar del cine. En algún Scorsese no muestra las conductas para certi- scomparso anche dalla memoria collettiva. È momento de la película encontramos sus ro- ficar el funcionamiento de un determinado per questo motivo che la grande riflessione sul stros rejuvenecidos gracias a la utilización de organismo criminal, las muestra para pre- passare del tempo che propone The Irishman è una máscara digital, pero al ver sus rostros guntarse cómo ha sido posible sobrevivir sin anche una riflessione sulle reti del potere che convertidos en un artificio digital adquirimos que exista la duda moral. Mientras el tiempo nel passato sono state illuminate e che poi la certidumbre de que nunca más volverán a avanza y a medida que los personajes se en- però sono passate nell’ombra. Se il tempo ero- ser ellos mismos. Ellos también están perdi- cuentran solos en la vejez y ante una muerte de tutto, erode anche il tempo della politica, dos en la soledad de su vejez y si resucitan en cercana, surge la conciencia del fin. Es a partir cioè il tempo del potere. Grazie al tempo che se la pantalla es para entonar un Réquiem hacia de este momento en que surge también la po- ne va! un cine, una misa fúnebre en la que se entier- sibilidad de la redención. En The Irishman, la Àngel Quintana ran muchas cosas. The irishman no solo en- confesión no se convierte en arrepentimiento, Tradotto dallo spagnolo da Marco Asunis tierra un género sino también un cierto modo segue a pag. successiva 51 n. 78

segue da pag. precedente Questo articolo è dedicato all’imperatore del Giappone Naruhito, il quale, in data ni en el reconocimiento de una culpa. La con- 14 Novembre, ha presenziato al misterioso rito “Daijosai”, uno dei più suggestivi e fesión no es más que una materialización de la controversi della tradizione shintoista. Si dice che durante la notte l’imperatore entri apuesta de Blaise Pascal. En el caso de que in contatto con la sua antenata, la dea del sole Amaterasu-O-Mikami, per rinnovare la Dios exista es mejor estar a buenas con el Cre- discendenza divina della famiglia reale. Durante la notte, tramite una unione spiritual- ador, por este motivo es conveniente confesar- carnale con la dea, l’imperatore prega per un anno di prosperità e di pace se no sea que el pecado condene a los asesinos al fuego eterno. The Irishman finaliza con una puerta entreabierta. El relato no puede cerrar- La leggenda di Narayama se porque ante la transcendencia siempre exi- ste la duda. Frank Sheeran -Robert De Niro- Una spietata riflessione sulla caducità della vita no sabe lo que puede pasar por que no sabe si Essendo un appassio- è tutto materiale originale. I colori sono es- el pecado existe. Junto con El padrino II de nato del mondo giap- senze di colore, il rosso è più rosso del rosso, Francis Coppola i Il Tradittore de Marco Bel- ponese, conoscevo già così come l’azzurro o il violetto, il giallo del locchio, The Irishman es una de las pocas da tempo il teatro ka- grano o il verde della natura. Ma andiamo nel- películas sobre la mafia con un carácter mar- buki, ma non conosce- lo specifico della trama. Si tratta di un dram- cadamente político. Jimmy Hoffa -Al Pacino- vo le sue influenze sul ma che prende spunto da un romanzo a sua es el hombre que dominaba el sindicato de cinema a partire dall’i- volta tratto dalle diversificanti vulgate di una Ignazio Gori transportes. En la Sociedad americana, algu- nizio degli anni ’50, o leggenda popolare giapponese, la quale traman- nos camioneros aún llevan pegado en su addirittura le commistioni di genere, ovvero vehículo una máxima: “Whithout trucks Ame- quel “cinema di teatro” (ricordate Che cosa sono rica Stops -Sin camiones América se para”- . La le nuvole di Pier Paolo Pasolini o Querelle de fuerza del sindicato del transporte es incon- Brest di Fassbinder o ancora, ma solo in parte, mensurable en un país en el que toda la mer- La corona di ferro di Alessandro Blasetti?) tanto cancía se desplaza de costa a costa en grandes raro quanto difficile da rappresentare. Per chi camiones. Hoffa es el jefe del sindicato de non lo sapesse il kabuki è una forma teatrale transportes, aparentemente no es un “capo che risale all’inizio del ‘600 e ha come caratte- mafioso” sino una figura política que utiliza ristica la scarsa caratterizzazione dei personag- los instrumentos de la política y la corrupción gi – sempre in riferimento al teatro occidentale para mantener-se en el poder. El personaje de – e questo porta ad una inevitabile lettura più Hoffa -sobre el que se realizó un biopic inter- sottile del testo. Le storie sono espresse attraver- pretado por Danny de Vito en los ochenta- es so l’emotività dei personaggi, e dunque attraver- una figura clave porque es parte de la historia so la particolare bravura mimica ed emotiva de- de América. Su poder entra en contradicción gli attori. Il particolare prevale sempre sul generale: en el poder del clan Kennedy. Hoffa utiliza sus ad esempio non si parla esplicitamente di politi- redes para proporcionar armes a los invasores ca, ma si parla di corruzione, non si parla di que deciden llevar a cabo el asalto a Bahía Co- morte bensì di una eventuale agenzia funebre chinos para sacar a Fidel Castro del poder en economicamente più conveniente, e così via. Cuba. Hoffa también se muestra contrario a Dato dunque per inciso questo concetto di base, que Bob Kennedy controle desde la fiscalía del quando mi sono imbattuto nel capolavoro di estado determinados lobbies económicos y Keisuke Kinoshita La leggenda di Narayama (1958) durante un cierto tiempo actúa como un fiel – in giapponese Narayama bushikō – ne sono ri- servidor de Nixon. Sus posición el poder y sus masto folgorato, aprendomi quel varco che mi crisis personales tienen mucho que ver con el mancava di approfondire tra i vari filoni stili- tiempo de la política, de modo parecido a co- stici giapponesi. Presentato alla Mostra Cine- mo el poder a la sombra de la mafia tiene mu- matografica di Venezia, il film è tratto da un da l’antica pratica dell’Obasuteyama, che poi è cho que ver con las fluctuaciones de la política romanzo di Shichirō Fukazawa, La ballata di il nome alternativo del monte Narayama. americana desde la era Kennedy hasta el caso Narayama, ma Kinoshita è riuscito, partendo Questa pratica, che ora può apparire come un Watergate. Es en este punto que esta historia dalla tradizione degli anni ’30 che voleva il ci- terribile atto di egoismo e sadica crudeltà, de un personaje a la sombra del líder político nema come prolungamento prospettico del prevedeva l’allontanamento e l’abbandono de- se convierte también en una reflexión sobre el teatro, a costruire un’atmosfera scenografica gli anziani che avessero compiuto il settante- paso del tiempo en las instancias del poder. En stupefacente, innescando nello spettatore il simo anno di età. Non potendo più lavorare, política todo es instantáneo y cuando el tiem- riferimento simbolico al teatro kabuki, ma allo rendersi utili nei campi o in casa nelle faccen- po pasa solo queda la memoria. ¿De qué modo stesso tempo anche a farlo riflettere su uno de domestiche, venivano portati letteralmen- podemos destruir la memoria de un ser pode- stile decisamente nuovo. La musica non è in te in spalla dai primogeniti – come se fosse un roso? En América para destruir el poder no es sottofondo, ma sembra provenire diretta- passaggio di testimone generazionale – sulla preciso ni asesinarlo, ni llevarlo a la cárcel, si- mente dalla scena rappresentata; ci sono mol- vetta del Narayama dove, abbandonati al fred- no hacerlo desaparecer sin dejar rastro. Jimmy te pose, scene lunghe col minimo impiego di do e alla fame, sarebbero presto morti di sten- Hoffa desapareció de la vida pública, pero movimento: perché, come diceva l’immenso ti, senza nemmeno una degna cerimonia reli- también desapareció de la memoria colectiva. Lindsay Kemp (1938-2018), economizzare lo giosa. Ed è questa infatti la sorte che tocca alla Es por este motivo que la gran reflexión sobre spazio è la vera poesia del teatro. E poi c’è la vo- vecchia, saggia e rassegnata vedova Orin (la el paso del tiempo que propone The Irishman ce fuoricampo portante che sostituisce il narra- bravissima Kinuyo Tanaka), protagonista del es también una reflexión sobre las redes del tore di scena del teatro. Insomma in questo film film di Kinoshita. La straziante poetica del poder que están a la luz y que después pasan a c’è tutto questo ma con una forte caratterizza- film racconta dell’estrema responsabilità che la sombra. Si el tiempo todo lo erosiona tam- zione, talmente forte e spiccata da sembrare gli anziani avevano nei confronti della giovi- bién erosiona el tiempo de la política, es decir astratta. La vicenda sembra rappresentata attra- nezza, della famiglia, di un rispetto cosmico el tiempo del poder. As time goes by. verso la mostra di quadri pittorici, anzi, l’intera del tempo e della vita che ora, con la giusta ma- pellicola sembra splendidamente ricolorata da turazione di associazioni che tutelano i diritti Àngel Quintana un pittore naif; un effetto ottico posticcio, invece segue a pag. 54 52 [email protected] Maurizio Ponzi, Al cinema da giovani. Giudizi, amori e insofferenze in compagnia dei film più amati (a cura di Piero Spila), Falsopiano, Alessandria 2019, pp. 303 È stata un’idea felice alla metà degli anni ‘60, quando il cinema era etc.). Nella prima parte del libro, sono stati riunire in un volume - ancora al centro dell’industria dello spettaco- raccolti i saggi su alcuni autori amati da Pon- Al cinema da giovani. lo, e quale fosse il ruolo della critica, incompa- zi, come Orson Welles (su un film ritenuto mi- Giudizi, amori e insoffe- rabilmente più significativo di quello che rive- nore come Lo straniero, 1946, e su Falstaff, 1965), renze in compagnia dei ste oggi, quando l’analisi viene spesso Jacques Demy (Les Parapluies de Cherbourg, 1964 film più amati- gli scrit- accantonata a vantaggio di un’informazione e il mediometraggio Le Bel indifférent, 1957), Luis ti di cinema del regista non di rado promozionale e fasulla, per non Buñuel, Fritz Lang, Alain Resnais, Joseph Lo- cinematografico e tele- parlare delle penose e sciocche derive della sey, Sam Peckinpah, Robert Bresson, Roberto Roberto Chiesi visivo Maurizio Ponzi “critica” universitaria e non, che santifica il Rossellini e Michelangelo Antonioni. In queste e bisogna ringraziare Piero Spila (critico e vi- “cinema spazzatura”. A questo proposito, nel- pagine vanno segnalate, ad esempio, le consi- cepresidente del SNCCI e collaboratore alla la bella intervista che apre il volume, Ponzi derazioni su Lo Straniero di Welles (“una delle sceneggiatura dei tre ultimi film di Ponzi) - racconta che tutte le milleduecento copie di più lucide analisi che il cinema abbia fatto del che ha curato il volume “in incognito”, ne ha una rivista elitaria come “Cinema&Film” an- comportamento della borghesia davanti al scritto la prefazione e realizzato un’intervista davano esaurite e la testata campeggiava nelle nazi-fascismo; la parabola che va dall’ammi- introduttiva col regista – e un altro critico, Fa- fotografie di librerie pubblicate nelle riviste di razione alla fiducia, dal sospetto alla rivelazio- bio Francione, che l’ha pubblicato nella colla- arredamento e design: un dato che può sem- ne, alla delusione di un certo tipo per quel che na da lui diretta per Falsopiano, “Viaggio in brare soltanto esteriore ma che invece offre il nazismo è stato, è in questo film rappresen- Italia”. Un’idea felice e utile perché nell’arco di un indizio di quale fosse il prestigio di cui po- tata in modo vigoroso e illuminante”), sul soltanto cinque anni, dal 1964 al 1969, quando teva godere, all’epoca, una rivista di cinema Lang “americano” al cui proposito Ponzi con- aveva fra i venticinque e i trent’anni, Ponzi divide con i “Cahiers” l’idea della continuità ha svolto un’intensa attività di critico e sag- rispetto al periodo tedesco, sul film d’esor- gista di cinema (nonché di intervistatore), dio di Peckinpah, La morte cavalca a Rio Bra- per storiche riviste quali “Filmcritica”, “Ci- vo (1961), l’attenzione all’uso della dissolven- nemasessanta”, “Cahiers du cinéma” e “Ci- za in Au Hasard Balthazar (1966) di Bresson, nema&Film”, di cui fu anche uno dei fon- un autore che “crea non mettendo in scena datori. Poter leggere i suoi testi riuniti ma filmando l’infilmabile segreto dei suoi insieme in un unico volume, è un’occasio- personaggi”. La seconda parte del libro, in- ne preziosa per apprezzare l’intelligenza e vece, inanella una serie di pagine dedicate a l’acume delle sue considerazioni sui film e singoli film, dai Fuorilegge del matrimonio sugli autori che ama, scritte in una prosa (1963) dei fratelli Taviani a La ricotta (1963) e sempre limpida e fluida, estranea a qualsi- Comizi d’amore (1964), due film di Pasolini asi compiacimento e intesa a stabilire una (autore cui Ponzi dedicò anche una delle comunicazione con il lettore incentrata su- prime monografie sul suo cinema, pubbli- gli argomenti, i temi, i motivi che l’autore cata dall’AIACE nel 1972), da Cottafavi a ritiene essenziale comunicare e analizzare. Lattuada e Riccardo Freda, di cui anche Peccato soltanto che anche questo volume, Ponzi, come i critici di “Positif”, ammira la come quasi tutte le edizioni Falsopiano, di- “sapienza figurativa davvero rara” mentre fetti di un’attenta correzione delle bozze e stronca con inusuale ferocia l’Elio Petri di A abbondino refusi e errori (per esempio Ka- ciascuno il suo (1967) per l’uso dello zoom tharine Hepburn regolarmente ribattezza- (“un articolo in effetti esageratamente cat- ta “Katherine” Hepburn), ma pazienza. Ad tivo, non per la parte che riguardava l’uso avvincere il lettore che si è inoltrato nelle dello zoom, che potrei confermare per inte- quasi trecento pagine del libro, è il perfetto ro anche adesso, ma per le altre cose che affer- equilibrio di passione e ragione che ispira mavo e che francamente mi potevo risparmia- Ponzi nelle sue analisi, in anni dominati da re”, riconosce nell’intervista introduttiva). roventi e spesso dogmatici dibattiti ideolo- Inoltre il futuro regista difende Gertrud di gici. Passione e ragione che si ritrovano Dreyer (“opera di depurazione”), esalta an- nell’attenzione, nella sensibilità che riserva ch’egli, come i confratelli dei “Cahiers” l’o- alle sequenze, ai dettagli illuminanti da cui scritta con competenza e passione. Interes- pera di Godard e la sua concezione del mon- deriva considerazioni sul film o sull’opera del santi sono anche i ricordi che Ponzi evoca taggio ma soprattutto il cinema statunitense cineasta di cui parla, dando sempre prova, fra nell’intervista, non soltanto di spettatore ma d’autore, da Jerry Lewis (autore anche quando l’altro, di una competenza non comune. Una anche di giovane critico che realizza i suoi pri- è solo attore) a Delmer Daves, da Allan Dwan competenza schietta e asciutta, immune da mi documentari su personalità quali Pasolini a John Huston, da Billy Wilder a Otto Premin- qualsiasi pulsione accademica, ma sempre e Rossellini e quindi ha la possibilità di fre- ger, John Ford e Robert Aldrich, e, natural- animata da un’adesione profonda e calorosa a quentarli e in alcuni casi (come con Pasolini) mente, Hitchcock, di cui il critico analizza un un certo cinema, precisamente a quel cinema di collaborare anche con loro (con Fellini, che telefilm semisconosciuto, Mani in alto (1957) hollywoodiano dove si riconosce l’individuali- peraltro l’autore non ha mai amato molto, l’in- (“il pericolo derivante dal banale, dal quoti- tà di un autore nel tessuto produttivo, a quel contro fu mancato ma originò un originale e diano, dal normale, da quello di cui l’america- cinema italiano ascrivibile, almeno in parte, interessante documentario, Fellini in città, 1967, no si fida, arriva improvviso e giustiziere a alla linea rosselliniana e alla Nouvelle Vague dove ha riunito gli interventi, non solo lusin- turbare la quiete di un mondo semi-addor- francese. Il valore di queste pagine risiede inoltre ghieri ma anche molto critici verso l’autore di 8 mentato”) e un film considerato minore, Marnie nel contributo che offre a comprendere meglio ½, di grandi cineasti dell’epoca, da Bellocchio a (1964) e lo stesso fa per Chaplin e il suo ultimo quale fosse il clima del dibattito culturale intorno Pasolini stesso, da Ferreri a Cottafavi a Godard segue a pag. successiva 53 n. 78

segue da pag. precedente segue da pag. 52 Tormentandosi, come solo un figlio intenerito film,La contessa di Hong Kong (1966), oltre al più della Terza Età, appare intollerabile. Ambienta- fino all’annullamento potrebbe fare, Tatsuhei celebrato Il circo (1928) che negli anni ‘60 ritor- ta in una imprecisata regione montuosa e in alla fine si convince, carica sua madre sulle sue nò nelle sale dopo essere rimasto invisibile al- un’epoca medievale, la storia ruota attorno spalle, e dopo la cerimonia di addio riservata a cuni decenni. Le pagine critiche di Ponzi, co- all’approssimarsi di questa estrema ed inevita- chi andava a “pregare” nell’Ospizio degli Dei, me si diceva, costituiscono anche un referto bile decisione di Orin, tra la riluttanza e lo sde- conduce sua madre sulla cima del monte Na- per comprendere il clima delle discussioni di gno dell’adorato figlio Tatsuhei (Teiji Takaha- rayama, attraversando, come suggerito dai cinema degli anni ‘60 ed emergono anche nu- shi), che cerca di impedirglielo, nonostante la vecchi saggi del villaggio, i “Sette valichi” (an- merosi dati su orientamenti oggi completa- tradizione locale gli sia contro, e dall’altra parte che in Giappone torna spesso il magico nume- mente mutati, come la valutazione che il cine- invece – l’eterna lotta equilibrata tra yin e yang ro 7 della cabala). Questa del viaggio di Orin in ma italiano di quel periodo fosse “in crisi”, dello stesso medaglione – la gioia segreta spalla a suo figlio è una sequenza splendida, in laddove gli anni ‘60 appaiono indiscutibilmen- dell’ingrato e cinico nipote Kesakichi (Danko un presepe cartonato, di luci colori e prospetti- te un’età aurea o la “sottovalutazione” del cine- Ichikawa) che non vede l’ora – per dirla come ve quasi irripetibili, un paesaggio che degrada, ma di Rossellini, o ancora il discredito in cui in Piccola Posta – di “liberarsi della metafora di lacrime dolore e fatica, verso la ci- era tenuta la cosiddetta commedia all’italiana, vecchia!”. Nelle antiche comunità e villaggi ru- ma del monte, in un piccolo cimitero di schele- da Monicelli a Risi, discredito condiviso dallo rali del Giappone la scelta di allontanare gli an- trini abbandonati, dove la vecchina si accuc- stesso Ponzi. Nella terza parte, dopo un ironi- ziani non era dovuta ovviamente a gratuiti atti cerà a morire, sotto una debole e magica co intervento all’epoca non firmato in risposta di crudeltà e mancanza di rispetto, ma per mo- nevicata. Come Orfeo che cerca di tornare in- alla rivista “Ombre rosse”, leggiamo una serie tivi pratici. Un anziano in meno era una bocca dietro nel Regno dei Morti per riprendersi Eu- di interviste di notevole interesse, realizzate in in meno da sfamare, soprattutto nei mesi in cui ridice, anche Tatsuhei vorrebbe ribellarsi alla collaborazione con Adriano Aprà (e con altri): il cibo e il raccolto scarseggiava. E non era raro. Morte e dopo aver abbandonato sua madre e Alexandre Astruc parla dei propri film, della Dobbiamo sapere infatti, a differenza di quan- fatto qualche centinaio di metri, si pente, torna Nouvelle Vague e del cinema che ama; Jacques to possiamo immaginare – e nel film si capisce indietro … ma la saggia e decisa Orin lo scaccia Rozier, fra l’altro, si sofferma sui diversi mon- bene – che il semplice riso bianco – base ali- bruscamente. Per la donna, afflitta e rassegna- taggi di Adieu Philippine (1962); Jean-Pierre mentare negli ultimi secoli dell’Asia intera – era ta, il gesto compassionevole di suo figlio è quasi Melville (raramente intervistato da critici ita- una prelibatezza che si preparava una sola vol- una morte anticipata, ma il Dio della Monta- liani) parla in modo molto negativo della Nou- ta l’anno, in occasione di una festa sacra, men- gna non vuole, il sacrificio deve compiersi, è velle Vague di cui è stato considerato uno dei tre durante il resto dell’anno ci si accontentava inutile ribellarsi alle leggi della natura, al desti- padri, rivendica il proprio isolamento in seno di zuppe d’orzo e verdure. Orin dunque, ren- no. Un segreto urlo al coraggio, che sconfina al cinema francese ed esalta il cinema “classi- dendosi conto ormai di essere un peso per la Tempo e Spazio, ma non si ode nulla, solo la co” e, sorprendentemente, Alberto Sordi, che sua famiglia, cerca di convincere suo figlio Tat- soffice neve che si adagia sulle rocce. Il finale aveva ammirato in Tutti a casa (1960) di Co- suhei ad accettare il destino delle cose, e di ac- del film è misterioso e atipico, e ha scatenato mencini, “uno dei più grandi attori cinemato- cettarlo con amore e rispetto, per il bene di tut- tra i critici un lotto di interpretazioni eteroge- grafici che io conosca”. Molto belle anche le in- ti. Ma c’è un problema. Orin ha ancora tutti i nee. Il regista stacca dalla storia narrata, terviste a Joseph Losey che racconta le denti in bocca e per un anziano di settant’anni, dall’abbandono di Orin e ci porta nel Giappone disavventure incontrate con la produzione per in quell’epoca, avere tutti i denti sani significa- presente – presente del 1958, s’intende – mo- Giungla di cemento (1960) ed Eva (1962) e passa va una vergogna, perché costringeva la sua fa- strandoci un treno che arriva e passa veloce, in in rassegna buona parte della sua filmografia miglia a sfamarlo come se fosse ancora una un paesaggio innevato, come nelle stampe an- (compreso il meno noto M, remake del film di persona giovane. Orin dunque è costretta, per tiche, sorpassando la stazione di una località Lang), dichiarando: “penso che il cinema, co- giustificare la sua vecchiaia e sollecitare la sua chiamata “Obasute” – lo stesso nome della pra- me il teatro, debba avere una funzione distur- dipartita, a romperseli, fracassandoseli. Que- tica di abbandonare gli anziani – forse la locali- batrice e non solo in senso emozionale”, e a sto è uno degli elementi più “splatter” del film e tà dove si tramanda da sempre la leggenda del George Cukor, che si autodefinisce umilmente il regista ha dovuto autocensurarsi, decidendo Narayama. Ma è una località reale? Cosa vorrà un “regista interprete” e parla del proprio diffi- di non mostrare il gesto esplicito di auto-vio- significare? Che il passato non muore mai? Che cile rapporto con la censura. Bella è anche l’in- lenza, per non rischiare di scandalizzare troppo i perni dell’esistenza umana sono immutabili tervista (curata da Ponzi con Luigi Faccini nel il pubblico “medio” e di ciccare al botteghino. nel tempo? Un finale assolutamente geniale, 1965) a Alberto Lattuada, realizzata prima delle Con i denti rotti, la decisione di Orin sembra ul- aperto e inquietante. Ambiguo come solo la ve- riprese della Mandragola, dove ripercorre la sua teriormente alleggerita, quasi confortata, dall’ar- rità può apparire. Il romanzo di Fukazawa ha filmografia e, fra l’altro, si sofferma sui cromati- rivo della seconda moglie di Tatsuhei, Matayan avuto nel 1983 una seconda trasposizione cine- smi della Spiaggia (1954): “eliminai il rosso e feci (Seiji Miyaguchi) una donna bella e sensuale, matografica ad opera di Shōhei Imamura, ma tutti toni freddi: grigi, azzurrini, giallini, mar- devota, che solo del bene potrà fare a sua figlio, nonostante sia un ottimo lavoro, vincitore della rone bruciato; mi sfuggì il terzo piano, ma non una moglie in cui Orin rivede nostalgicamente Palma d’Oro al Festival di Cannes, non è mini- potevo vestire il paesaggio e tutto ciò che pas- se stessa da giovane. Matayan è lo specchio gio- mamente paragonabile allo spirito e alla poeti- sava in campo lungo”. La lunga intervista a vanile di Orin, è quasi lo sdoppiato prolunga- ca del capolavoro di Kinoshita, il quale, dopo Rossellini, anch’essa risalente al 1965, ci sem- mento spazio-temporale della sua vita, un pic- aver visto il film non ha tardato a manifestare bra, di contro, confermare quanto sia soprav- colo miracolo del film nel film. L’accettazione pubblicamente il suo sdegno. Io credo che in valutato, ancora adesso, il valore delle teoriz- della morte, che ritroviamo anche in Vivere definitiva La leggenda di Narayama sia senza zazioni (per non parlare della sua mediocre (nella “Top 10” nipponica, e non solo, all-time), dubbio un apologo universale, un’opera che po- televisione didattica, con l’unica eccezione splendido capolavoro di Akira Kurosawa, an- trei definire “dantesca” per assonanza, un allu- della Prise de pouvoir par Louis XIV) dell’autore che se per motivazioni diverse – lì il cancro, qui cinato viaggio all’Inferno. Ovvero qualcosa di di Roma città aperta dagli anni ‘60 in avanti, che la tradizione – è, agli occhi del regista, la più favolosamente terribile. Arigatò maestro, per allinea una serie di banalità e luoghi comuni grande dimostrazione di fede religiosa e allo averci regalato questa magnifica allegoria del sull’arte del ‘900, la storia, la cultura indiana e stesso tempo di attaccamento materiale alla vi- senso della vita. non. Ma anche in quanto raccolta di documen- ta. Chi ama davvero la vita, chi rispetta davvero Ignazio Gori ti, da contestualizzare storicamente e da di- i suoi oneri e doveri, accetta anche di morire. Il scutere, il libro di Ponzi costituisce una pub- suicidio, detto “seppuku” – che nella tradizione Consiglio a chiunque, stimolato dal mio articolo, volesse blicazione da conservare e consultare. giapponese e in particolare in quella samurai, vedere il film, di acquistare l’ultima edizione in dvd (foto) troviamo in situazioni diverse – è motivato da edita quest’anno da Essai e distribuito da A&R Pro- Roberto Chiesi altro, da un senso quasi virile, di fratellanza. ductions, di gran lunga superiore a tutte le precedenti. 54 [email protected] Chaucer e Pasolini: storia di una duplice abiura e di una condivisa nostalgia

“Non per niente in questo film c’è un ontologico amore per il passato e quindi per le forme di vita superate dalla democrazia borghese. (P.P.Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, Dacia Maraini intervista Pasolini: Ma la donna non è una slot machine, p 1696.)

Geoffrey Chaucer nei 24 racconti che com- pongono i Canterbury tales – opera iniziata intorno al 1387 e desti- nata alla perenne in- Giorgia Bruni compiutezza a causa della morte del suo autore – rappresenta una realtà vivace e multiforme costituita da molti personaggi provenienti da diversi ceti sociali Pier Paolo Pasolini in una scena di “I Racconti di Canterbury” e aventi esistenze autonome e scisse seppure, (1972) in talune circostante, coincidenti con quelle degli altri pellegrini. Proprio quei frangenti si in via d’estinzione, il rifugio in un altrove, il fanno teatro e piazza di scambio dove il letto- realismo crudo, il disagevole contrasto con re/spettatore ha il privilegio di assistere alla una società ostile accorciano la distanza spa- pluralità delle voci e all’incrocio dialettico di zio-temporale tra Chaucer e Pasolini. Il poeta punti di vista su differenti temi. Chaucer stes- delle Ceneri rimpiange il vitalismo innocente so visse l’aurora e l’ascesa di un nuovo mondo e la purezza di una sessualità libera da schemi borghese che si pose in antitesi ai tradiziona- borghesi e modelli omologatori o preconfe- li valori feudali. Questo tumultuoso cambia- zionati imposti dalla legge non scritta del mento stravolse la sacra visione medievale di consumismo che avrebbe finito – come Paso- un principio unificante che collegava il finito lini sapeva perfettamente – per annientare in Geoffrey Chaucher, scrittore, poeta, cantante, diplomatico all’infinito e il reale allo spirituale; i racconti via definitiva le coscienze confinandole in inglese, nato intorno al 1340 a Londra, morto nell’ottobre dell’opera riflettono pienamente l’epoca di 1400, autore di “I racconti di Canterbury” transizione e il crollo delle certezze quando dall’impossibilità di conciliare messaggio ulteriori domande e interrogativi morali ru- morale e realtà rappresentata, mentre l’a- bano il posto a risposte, soluzioni e asserti. biura del poeta-regista scaturì dal rovescia- Lo scrittore, inoltre, misura sovente la di- mento mistificatorio, ad opera del “Potere”, stanza tra il reale e l’ideale: attraverso la tria- di cui furono vittime i tre film della sua Tri- de femminile costituita dai personaggi di logia della vita (Decameron, I racconti di Can- Griselda, Costanza e Prudenza ad esempio, terbury, Il fiore delle mille e una notte). Pasolini egli esprime l’ideale di modelli umanamente prese le distanze per isolare i suoi film in inarrivabili. Non sussiste, poi, lo spazio per una dimensione immobile nel tentativo di una risoluzione degli ideali in contrasto con preservarne la purezza e l’allegria che li ave- la contingenza del mondo terreno che ven- vano originati. Chaucer, d’altro canto, smar- gono declinati e filtrati da altri personaggi. rì le risposte riversando, con le sue ultime Chaucer fu, quindi, spettatore inerte e im- energie, le domande nel multiforme e vario- potente della disgregazione del proprio pinto turbine di una realtà cangiante e priva tempo e, in qualche modo attraverso la scrit- di punti cardine per orientarsi. Entrambi gli tura, rispose al richiamo disperato di confe- autori sono realisti pur serbando elementi rire un nuovo ordine e un nuovo senso all’i- di fantastica arcaicità: in Chaucer il tema del neluttabilità del nuovo venuto aggrappandosi magico, in Pasolini la mitizzazione a tempo- ai valori tradizionali, tuttavia, nonostante il rale. Pasolini evade dal presente e dalla sto- ripensamento conclusivo, l’intera raccolta si ria alla ricerca della corporalità popolare, ca- snoda in un ambito fondamentalmente lai- tartica e provocatoria. Il suo Canterbury co e profano. È un opera circolare: i pellegri- sosta in una laguna sospesa; mitica ma ma- ni non arriveranno mai alla meta ma si ram- linconica e afflitta dalla scomparsa di quei menterà, alla fine, la poco convincente veste corpi, di quella società dell’oro. religiosa del principio. I narratori parlano diversi linguaggi e rimandano a una realtà Metto queste storie in rapporto con il rimpianto in perenne e instancabile movimento sprov- che provo per la perdita del mondo di una volta. visto di un definito ordine storico o gerar- Sono un uomo disincantato. D’altronde sono sem- chico religioso che lo sorregga. Il Cavaliere, pre stato ai ferri corti con la società del mio tempo. il Parroco povero e il Contadino onesto sono una melma sociale governata solo dal princi- L’ho combattuta, mi ha perseguitato ma mi ha dato gli unici tre narratori positivi, tuttavia le loro pio dell’indistinto. Pasolini e Chaucer sono anche il successo. Ora però non mi piace più. Non figure erano già estranee al tempo dell’autore anime affini: entrambi trovarono nell’abiura mi piace il suo modo di esistere, la sua qualità di vi- inglese che, per questo, trafigge la sua triade la sola soluzione per salvare le loro opere. La ta. Per questo rimpiango il passato. Alla mia età, a maschile con uno sguardo gravido di un’im- ritrattazione finale1 di Chaucer nacque questo punto della mia vita, penso che sia un fatto mensa nostalgia. Il resto degli uomini è de- 1 I Canterbury tales non videro la conclu- segue a pag. successiva scritto nelle sue debolezze e nel suo comporta- sione non solo per una mera questione temporale: mento scellerato. La nostalgia per un mondo Chaucer, nel corso degli anni, rimaneggiò più volte i suoi scritti aggiungendo anche nuovi racconti. 55 n. 78

segue da pag. precedente convenzionale.2

Pasolini e Chaucer condividono l’amara con- sapevolezza di un ideale remoto che si fa sem- pre più distante e che sarà irripetibile.

Io sono una forza del Passato. Solo nella tradizione è il mio amore. Vengo dai ruderi, dalle chiese, dalle pale d’altare, dai borghi abbandonati sugli Appennini o sulle Prealpi, dove sono vissuti i fratelli. […] E io, feto adulto, mi aggiro più moderno di ogni moderno a cercare fratelli che non sono più3

Pasolini definì Chaucer un realista e un mora- lista dotato di una sensibilità lucidamente preveggente in merito al presagito ‘marciu- me’ generatosi a seguito della nascita e della successiva centralità della borghesia all’inter- no del nuovo ordine sociale.

Chaucer presagisce tutte le vittorie, tutti i trionfi della borghesia, ma ne presenta anche il marciume. È un moralista ma dotato anche del senso dell’iro- nia. Il Boccaccio non sente il futuro allo stesso mo- do. Egli coglie la borghesia nel momento di mag- gior gloria, cioè nel momento in cui nasceva. Ma poi in Italia la borghesia fu bloccata […] non vi fu una vera rivoluzione borghese quale vi fu in Inghil- terra. È quello che dice anche Gramsci. La borghe- sia italiana venne a trovarsi all’improvviso nel mondo moderno, dopo la fine del fascismo, trasci- natavi da altri.4

Pasolini iniziò a lavorare alla sceneggiatura di Canterbury nella primavera del 1971 ultimando- la nell’estate dello stesso anno. Le riprese del film, secondo dellaTrilogia , si protrassero sotto il segno della cupezza: nella Londra grigia e piovosa – città eletta a set del lungometraggio – si consumò il dolore del cineasta, distrutto dall’abbandono del fedelissimo Ninetto Davoli, in procinto di sposarsi e, per questo, pronto a qualsiasi sacrificio: anche a quello di lasciare per sempre il cinema, rinnegando (agli occhi di Pasolini) tutti gli anni trascorsi fianco a fianco. La disperazione che tormentò il regista, lo con- dusse alla riscoperta di una vecchia passione letteraria conterranea di Chaucer: il sommo poeta inglese William Shakespeare fu di ispira- zione per la composizione dei 118 sonetti rac- colti nell’opera L’hobby del sonetto.Tutte le poesie sono dedicate a Ninetto e possono essere lette come un lungo, struggente messaggio di addio non solo a Ninetto ma ad un’intera parte di vita che è esistita, che è stata reale eppure, oramai, è nullificata e annientata da un presente senza speranze. Giorgia Bruni 2 P.P.PASOLINI, Saggi sulla politica e sul- la società, appendice II, cit. p 1395. 3 P.P.PASOLINI, da Poesia in forma di rosa, Garzanti, Milano, 1964. 4 Ivi, p 1396. 56 [email protected]

Sta per uscire Cineforum 589 Editoriale Phoenix, tutta la sua cultura La corsa dell’autore attraverso i like cinefila e la sua capacità di La presenza in questo numero di due film co- tradurla nella rilettura ine- me C’era una volta a… Hollywood e Joker si pre- dita di un personaggio già sta a un breve ragionamento, anche un po’ a affermato e celebrato. Forse ruota libera, sulla figura dell’autore: che, come aveva proprio ragione Mi- l’onda di marea, va e ritorna implacabile a tor- chel Foucault quando esor- mentare l’approccio e il lavoro interpretativo tava a parlare dell’autore co- del povero critico cinematografico. Questione me funzione e si annosa – e talvolta anche un po’ ansiosa –, domandava: «Come, secon- quella della presenza dell’autore dietro l’opera do quali condizioni e in e/o dentro l’opera, resa cruciale dal lavoro dei quali forme, qualcosa come “giovani turchi” dei «Cahiers» d’antan, anche un soggetto può apparire se di certo non da essi scoperta, e da allora di- nell’ordine dei discorsi?». venuta – che si voglia o no – un criterio quasi Domande d’altri tempi, è imprescindibile nell’interpretazione e nella evidente, inadeguate ai no- valutazione del film. La mano dell’autore è ri- stri in cui è la riconoscibilità velata, nei contenuti, dalla presenza attiva di (immediata!) del soggetto a motivi, temi, “ossessioni” più o meno costanti doverlo precedere, l’ordine nel tempo, sottoponibili a evoluzione ma an- dei discorsi. che in questo caso sottesi da un filo rosso rin- Adriano Piccardi p. 3 tracciabile e riconoscibile dai cinefili accorti. Primo Piano E poi lo stile: il ricorrere di scelte e soluzioni C’era una volta a... Hollywo- sia narrative che di messa in scena che ci fa di- od re dopo poche inquadrature «Questo è un film Il vendicatore dell’immagi- di». Certo il touch of manifesta talvolta sfu- nario mature misteriose e un po’ esoteriche, ma è Alberto Morsiani p. 6 pur vero che per i grandi (quelli veri) effettiva- Acting, Action mente è un elemento determinante. La fac- Giampiero Frasca p. 10 cenda si è complicata da quando è iniziata l’e- Realtà o finzione? ra dei social media. Allestendo la giusta rete di Simone Soranna p. 13 contatti, è possibile seguire in occasione delle I film 1989-2019. Riflessi di celluloide sulla Rivolu- uscite di molti film, un intrecciarsi di conside- Le verità - Kore-eda Hirokazu zione di Velluto razioni, osservazioni, abbozzi di analisi (qual- Claudia Bertolé p. 17 Massimo Tria p. 44 che volta anche analisi tutt’altro che superfi- Burning – L’amore brucia - Lee Chang-dong Cinema, storia, utopia: l’esempio di Lars von ciali, va detto), valutazioni più o meno Paola Brunetta p. 20 Trier lapidarie, esaltazioni e stroncature, riconosci- Joker - Todd Phillips Renzo Repetti p. 56 menti e scomuniche; a questa sarabanda par- Claudio Gaetani p. 23 Deconstructing Robin tecipano, praticamente sullo stesso piano (eh, Ad Astra - James Gray Roberto Lasagna p. 66 la democrazia della rete…), critici, cinefili, ap- Federico Pedroni p. 26 Bertrand Mandico passionati vari amici (o “amici”) dei primi e Manta Ray - Phuttiphong Aroonpheng Mariangela Sansone p. 72 dei secondi, in una rincorsa alla visibilità Manuela Russo p. 29 Festival pressoché ininterrotta. Può essere interes- Land - Babak Jalali Festival del Film Locarno sante, quando si presentano occasioni come Paola Brunetta p. 32 Buona la prima? quella citata in apertura, riflettere sulla asim- Antropocene: l’epoca umana - J. Baichwal, E. Tina Porcelli p. 79 metria delle due posizioni nel confronto. In- Burtynsky, N. de Pencier Festival del Film Locarno tendo dire: mentre C’era una volta… viene con- Pasquale M. Cicchetti p. 37 Sezioni parallele siderato sempre e comunque, al di là dei Shaun, vita da pecora: Farmageddon – Il film Pasquale Cicchetti p. 81 giudizi entusiastici o denigratori, “un Taran- - Will Becher e Richard Phelan Festival International du Film d’Animation tino”, Joker è prima di tutto e quasi solamente Simone Soranna p. 38 d’Annecy Joker, mai “un Phillips”. Gli unici discorsi sulla Il piccolo Yeti - Jill Culton e Todd Wilderman Diana Cardani p. 84 continuità che Joker innesca riguardano l’in- Matteo Mazza p. 39 Festival del Cine Español terprete. Sconfinamento rivelatore: Phillips è Percorsi Paola Brunetta p. 86 dunque, in fondo, un aspirante autore che in La sfida di Lelouch. La trilogia di Un uomo, Asiatica Film Festival 2019 questo film ha portato in superficie, grazie una donna (1966-2019) Saverio Felici p. 89 all’impatto dell’interpretazione di Joaquim Roberto Chiesi p. 40 le lune del cinema p. 92 57 n. 78

Festival Stanlio e Ollio tra i vincitori dell’Oscar del Doppiaggio al ventenna- le del Festival Internazionale Voci nell’Ombra Un ventennale di gran di Voci nell’Ombra particolarmente “meritevo- classe, all’insegna di le”. E così, mentre nelle sale di doppiaggio ci si Claudio G. Fava – in- concentrava nel riprodurre nella versione più sieme a Bruno Astori aderente possibile questa opera commovente ideò Voci nell’Ombra e e nostalgica, del regista Jon S. Baird, dedicata ne fu storico direttore alle due icone del cinema del passato, è nata, artistico – e della pre- grazie a una partnership di cui fa parte anche sentazione del suo li- Diari di Cineclub, l’iniziativa SOS Stanlio e Ol- Tiziana Voarino bro Il mio Cinema, dei lio salviamo le versioni italiane dei film di Laurel e duecentosessanta pre- Hardy, ideata da Simone Santilli ed Enzo Pio mi consegnati nel ventennio per promuovere Pignatiello in collaborazione con la Cineteca l’eccellenza del settore doppiaggio e della tra- del Friuli, il Festival internazionale del cine- sposizione in italiano e, soprattutto, di un ma e delle arti “I 1000 occhi”, l’archivio Paolo grande ritorno alla Mostra del Cinema di Vene- Venier di Trieste e l’Istituto cinematografico zia per il lancio della manifestazione. Venti dell’Aquila “La Lanterna Magica”, natural- edizioni di un progetto culturale davvero uni- mente promossa da Voci nell’Ombra attraverso co nel panorama italiano, capace di segnare la i propri canali. Voci nell’Ombra ha anche sem- storia del cinema, spartiacque che ha portato pre espresso la volontà di monitorare i cam- le luci della ribalta nel buio delle sa- le di doppiaggio e ha contribuito a per illustrare il proprio ruolo e i far scoprire chi sono le “voci nell’om- progetti futuri. Ha trattato duran- bra” delle star di Hollywood, le con- te il Festival le tematiche dell’adat- trofigure sonore italiane. Prima di tamento, dei protocolli relativi alle Voci nell’Ombra solo i Nastri d’Ar- piattaforme come Netflix, della si- gento riconoscevano i meriti dei curezza volta all’antipirateria nelle doppiatori, seppur non fossero tra fasi di doppiaggio, dell’appiatti- le principali categorie. E Voci nell’Om- mento della qualità, della richiesta bra divenne il premio dei doppiato- di tempi di lavorazione pazzesca- ri, con una giuria di critici, giornali- mente ristretti, fino all’inadegua- sti ed esperti, all’insegna dello tezza, rispetto agli standard euro- spessore, dello studio, dell’approfon- pei, nei termini di accessibilità e dimento culturale, delle testimo- inclusione della fruizione di conte- nianze, della volontà di insignire le nuti audio video per disabili senso- eccellenze di un’arte italiana tutta riali, ossia audio descrizione e sot- da preservare, di premiare quella totitoli. Una manifestazione che si componente attoriale che solo al- è svolta all’insegna della campagna cune voci hanno saputo esprimere “per vedere a occhi chiusi”. La me- e trasferire nel nostro bagaglio au- desima sarà protagonista anche diovisivo, ma anche un settore eco- della terza edizione di Le Voci di nomico rilevante soggetto alle di- Cartoonia, il Festival del Doppiag- namiche dovute all’incedere, senza gio e delle Sigle dei Cartoni Anima- sosta, del cambiamento tecnologi- ti, si svolgerà a Milano il 16 dicem- co e di fruizione di tutti gli audiovi- bre. Voci nell’Ombra è il Festival che sivi, non solo cinema e televisione. è cresciuto, si è ampliato - ha persi- Una ventesima edizione che si è no consegnato il primo Anello d’O- svolta tra Savona e Genova, propo- ro internazionale al doppiatore rus- nendo le location più rappresenta- so di Jon Snow del Trono di Spade tive di entrambe le città: inaugura- Diomid Vinogradov – e valuta i ta a Villa Bombrini, sede di Genova professionisti di tutti gli audiovisi- Liguria Film Commission, passan- vi fino alle voci della radio, con una do per Palazzo Ducale a Genova, fi- giuria sempre esterna e competen- no alla Fortezza del Priamar di Sa- te, pur combattendo contro un’in- vona per poi culminare nel Gran Le due foto del ventennale sono di Stefano Ottonello giusta ristrettezza di risorse eco- Galà di premiazione al Teatro nomiche. Pensiamo a cosa potrebbe Chiabrera, proseguendo anche nel compito di biamenti nel settore, nella ricerca di confronti fare questo Festival con l’adeguato supporto, richiamare l’attenzione su un territorio dalle ri- aperti, della ricerca di soluzioni. Ha offerto, vista l’autorevolezza e il patrimonio culturale sorse naturali meravigliose. Sono stati conse- per esempio, lo spazio avuto alla Mostra del che si porta appresso, esso stesso da tutelare e gnati venticinque premi tra Anelli d’oro e rico- Cinema di Venezia, grazie al sostegno di rispettare, da non prevaricare e dimenticare, noscimenti alla carriera e ai giovani professionisti. SIAE, presso Le Giornate degli Autori per dar vo- in un Paese come il nostro che sta perdendo Ricorderemo tra le chicche, però, la gag di Ange- ce a Rodolfo Bianchi nel sottolineare come i autenticità e pezzi di storia. lo Maggi e Simone Mori nell’imitazione di direttori di doppiaggio, seppur responsabili Tiziana Voarino Stanlio e Ollio, bombetta in testa, per lanciare il dell’opera doppiata, non percepiscano i diritti www.vocinellombra.com premio all’omonimo film diretto da Rodolfo d’ autore, oltre a dare spazio a AIDAC, l’Associazio- Bianchi: è stato riconosciuto dalla giuria cinema ne Italiana Adattatori e Dialoghisti Cinetelevisivi Diari di Cineclub | Media partner 58 [email protected] Festival XI International Fest Roma Film Corto - Independent Cinema: labora- torio - aperto - d’incontro e confronto, all’insegna del rinnovamento culturale Sono lieto di presenta- dei “giacimenti creativi”: adattamen- re, come di consueto to-interpretazione, reinvenzione. Cen- attraverso queste pa- trale lo studio delle tecniche di mon- gine, per la cui ospita- taggio letterario, nella direzione del lità ringrazio Angelo destino filmico di un’opera. In tal sen- Tantaro, la nuova edi- so il Premio intende dare vita ad un iti- Roberto Petrocchi zione dell’Internatio- nerario di alfabetizzazione presso gli nal Fest Roma Film Corto, che si svolgerà a Istituti scolastici, le accademie e le uni- Roma dal 10 al 15 dicembre: una “gioiosa fati- versità, fino al coinvolgimento dell’a- ca” - come ho avuto modo di definirla - della spirante regista/sceneggiatore, scritto- quale, confesso, mi sarebbe difficile fare a me- re, editore, dello spettatore “illuminato” no; pur tuttavia una sfida. Fatica gioiosa, co- che verrà, nella genesi di un’opera fil- me può esserlo l’identificazione di un obietti- mica e letteraria. Di grande valore for- vo necessario - perché dare continuità ad un mativo s’annuncia la tavola rotonda progetto di divulgazione ed incentivazione sui temi: “La poetica rosselliniana e la me- Roberto Rossellini sul set culturale, significa intercettare e confrontarsi moria”,“Rossellini fautore della conoscenza ogni volta con una non indifferente produzio- e la formazione: la storia e l’educazione ne artistica - non solo in ambito cinemato- all’immagine”; “L’attualità di un cineasta grafico, secondo la filosofia multidisciplinare innovatore”. La prossima rassegna pre- del Festival - sovente pregevole, marginaliz- vede, inoltre, con il ricco cartellone di zata dai canali di visibilità, che sono scarsissi- proiezioni ed esibizioni dal vivo, dibat- mi, e dalla limitatezza delle fonti finanziarie titi, forum, masterclass, che si svolge- private e/o pubbliche. Una Rassegna cinema- ranno, in coerenza con la vocazione iti- tografica/Evento culturale non ha - non- do nerante della Manifestazione, presso vrebbe avere - la funzione, a mio parere, di l’Officina delle Arti “Pier Paolo Pasoli- colmare la diffusa disattenzione verso una ni” e l’Istituto Centrale per i Beni So- Proposta culturale, ma costituire un “valore nori ed Audiovisivi. Quale anticipazio- aggiunto”, soprattutto se, come nel nostro ne del programma, desidero citare i Roberto Petrocchi con l’attrice Valentina Melis (foto di Alessandro caso, si propone d’incentivare il rinnovamen- forum “Il cortometraggio: la poetica filmica De Luca) to e la sperimentazione. Tuttavia attraverso i propri strumenti - an- non omologata, terreno privilegiato che dialettici: di confronto, di- dell’autorialità al femminile?” con scussione, lotta - un Festival, in la partecipazione di registe che si quanto Evento, può determinare i sono cimentate nella realizzazio- presupposti di un cambiamento, ne del cortometraggio, “Il brano nella direzione, se mi è concesso, musicale nel cinema, tra citazione di un neorinascimento culturale/ storica e rievocazione”, l’incon- artistico. Anche a partire da queste tro-dibattito: “La nuova editoria e considerazioni ed auspici, l’XI edi- la neolettura multimediale”. “La sag- zione del Roma Film Corto amplia gistica del sapere formativo”: con la il suo programma con la presenta- proclamazione - grazie al contri- zione del Premio di scrittura filmi- buto di Ipermedia / Club degli ca intitolato a “Roberto Rossellini”, Editoriali, tra i partners del Fe- che mira a premiare le sceneggiatu- stival - degli autori dei testi lette- re più meritevoli con la produzione rari in concorso per la sezione di opere di corto/medio/lungome- “Libri da vedere”; vi farà seguito traggio. Nato da una proposta del la presentazione del libro “La Ro- produttore e regista Renzo Rossel- ma di Mamma Roma”, di Federi- lini, presidente di Giuria della scor- ca Capoferri, saggista e docente sa edizione del Festival e prossimo presso la Roma Film Academy: Presidente Onorario dello stesso, lo l’occasione per affasciante excur- Screenplay Contest “Roberto Ros- sus, soprattutto per le giovani sellini”, oltre a rappresentare un generazioni, verso cui il Festival omaggio alla figura e la poetica del non manca di riferirsi. L’Invito - grande regista - il suo umanesimo, nella mia duplice veste di Diret- la ricerca di Verità nel frammento tore artistico del Festival ed auto- del presente, nell’interpretazione re - ad appassionati e cinefili, ma della Storia e l’urgenza della forma- anche a semplici spettatori at- zione culturale - vuole ribadire tenti ad un Progetto di ricerca, a l’importanza del binomio “Cine- non mancare. ma e Letteratura” - editoria/pro- duzione filmica ed esplorazione Roberto Petrocchi 59 n. 78 Il bidone (1955) di Federico Fellini Son incubi i sogni d’un uomo senz’arte né parte Nell’Italia negletta del vero è imperativo. Costretto suo secondo dopoguerra, malgrado tra due capolavori – La tre compari vanno in strada e Le notti di Cabiria -, è il film giro a seminar bidoni. più controverso della trilogia dei Ma la cricca è sgan- vinti. Mostra il volto sconveniente gherata. Augusto ha dell’Italia laboriosa di quegli anni. un fare torvo, mentre C’è una plebe folta, analfabeta e cre- Carlo è ansioso e fra- dulona, troppo facile da mettere nel gile, e Roberto un ca- sacco. E ci stanno anche i furbetti, sanova impenitente. che tirano a campare a spese altrui. Demetrio Nunnari Il gran colpo è quello E sia di quella che di questi non c’è del tesoro. Durante il da andarne fieri. Così, le mezzadre conflitto, due manigoldi fan razzia di casolari. che si lasciano sedurre dall’abbaglio Poi, però, Caino uccide Abele e lo sotterra in del facile denaro non son distanti un podere con la cassa d’ori e argenti. Ma in dalla madre sciagurata che, per die- punto di morte l’assassino s’affida alla chiesa: cimila lire, vende Gelsomina a un vadano le spoglie del correo in luogo santo, e i saltimbanco. Forse, etica e miseria gioielli ai padroni del terreno, tranne cinque- ben di rado vanno a braccio. Ma i tre centomila lire per le messe di suffragio. È tan- amiconi, in fondo, son borghesi colti e to, ma il cinico terzetto – con Augusto finto raffinati a sufficienza per sfondare nel- monsignore – si beffa di due serve della gleba. la vita. Augusto (Broderick Crawford), Sempliciotte, che vendono gli armenti irretite il re del trasformismo, mastica il latino dal miraggio di uno sfarzo inaspettato. Con ed è a suo agio coi paramenti sacri. quei soldi, il tenebroso e il libertino vanno al Carlo (Richard Basehart) si diletta di night, mentre Carlo salda i conti alle botteghe pittura, ma i suoi quadri sono croste e vizia la sua Iris e la piccola Silvana. Tocca poi e non piacciono a nessuno. E poi Ro- ai baraccati. Tra le squallide spelonche dell’ac- berto (Franco Fabrizi) che, acquista- quedotto Felice è una ressa di pezzenti che ti gli ellepì di Johnny Ray, un giorno s’illudono – pagando una retta – di aver presto o l’altro vuole darsi alla canzone. E l’agognato alloggio popolare. A Natale, poi, qui è il tratto felliniano sfuggito al Carlo e Augusto s’imbattono in Rinaldo – bi- pubblico e alla critica. Fellini, eterno donista pure lui –, che sfreccia su un’auto su- adolescente, è un sognatore ed il suo perlusso e li vuole a casa per l’ultimo dell’an- immaginario è quello fascinoso de- no. Alla sera c’è anche Roberto, che flirta a gli artisti. Ma i tre amiconi, s’è detto, destra e a manca. Ma tra dame scollacciate, non hanno né arte né parte. E a con- champagne e strani cenni a loschi affari l’atmo- fronto con l’astuto Rinaldo son vol- sfera si fa greve. I nostri si avvinghiano a Ri- gari mestieranti. Illusi di avere il cri- naldo come topi ad un formaggio. Augusto è mine nel sangue, a stento sbarcano disperato; il vecchio socio ha soldi e stile, il lunario. E in uno dei passi più in- mentre lui è un dilettante. Carlo spaccia un tensi, l’incontro con Susanna, anima olio dozzinale come tela del De Pisis, e Rober- bella, Monsignor Bidoni fatica a in- to gratta un portasigarette d’oro. Ma Rinaldo terpretare il personaggio. Pare quasi è un dritto, e rimette tutti in riga. Cala il sipa- che Fellini stia in penombra, col suo rio ed Iris è incredula. Intanto, la vita conti- occhio inquisitore e l’indice puntato nua, ed Augusto - reduce da un matrimonio – a mo’ di monito: la passione priva di ritrova la figlia Patrizia. Vuol pagarle gli studi, talento è sofferenza, e son incubi i e la vezzeggia come può. Ma una sera, mentre sogni di gloria dell’uomo mediocre. è al cinema con lei, vien fatto arrestare da un Il bidone è un fotogramma al negati- tale gabbato mesi prima. Uscito di prigione, vo. Per qualche intemperanza nel senza più i compagni, ridiventa monsignore montaggio, però, quando esce non assieme a un’altra banda. Si ripete il copione ottiene il consenso meritato. Nel det- d’una volta. E in casa di un pastore conosce taglio, scontata la sua pena Augusto Susanna, costretta dalla polio su una sedia, a non trova più i “compagni di meren- cui non dona una parola di conforto. Ferita de”, che si sono nel frattempo dile- nel corpo, lieta nello spirito, la ragazza vive in guati. Una cesura troppo netta per comunione col creato, e il suo rammarico è di essere credibile, eppure necessaria. essere di peso alla famiglia. Augusto è scosso, Prelude, infatti, al gesto più schietto e mente quand’è ora di spartire: quei soldi e felliniano dell’intera vicenda: la re- non li ha presi. Ma gli altri, stizziti, non la be- denzione di quest’uomo. Qui, però, vono e, sottrattogli il malloppo, lo lasciano non ci son svenevolezze. A terra, sul morente sul ciglio di un dirupo. È un dipinto a limitar di un precipizio, può ancora tinte fosche, Il bidone di Fellini. Diverge, infat- salvarsi. Arrancano di lì delle brac- ti, dall’onirico che è proprio del regista ferra- cianti sotto grossi fastelli di legna- rese e da quel suo romanticismo che stempera me. Ma lui – ferito alla schiena – non chiede te dal peso d’una fatica onesta. ogni dramma esistenziale. Qui, al contrario, il loro aiuto. Non implora quelle donne ingobbi- Demetrio Nunnari 60 [email protected] Il cinema in Puglia Salento amico del Cinema Il Salento viene ormai Sergio Martino, gira nel considerato, in Italia e 1974 Cugini carnali, tra all’estero, un territo- Lecce, Nardò (con la rio «Amico del Cine- piazza Salandra che farà, ma». Tuttavia è abba- in seguito, da sfondo per stanza recente la tantissimi film), Torre Adriano Silvestri scoperta delle sue lo- Lapillo e Porto Cesareo. cation, oggi quasi abituali per gli spettatori, In questi luoghi incante- che le riconoscono in tanti film o nelle diverse voli si aggira spaesata la fiction televisive. Il merito va in particolare ai disinibita starlette ame- registi Alberto Lattuada, Francesco Rosi e Cri- ricana Susan Player, al stina Comencini, che fanno da apripista ed al fianco dell’attore barese fianco dei quali, nel Leccese, esordiscono Car- Riccardo Cucciolla. L’an- melo Bene, Edoardo Winspeare e i Manetti no seguente esce nelle Bros e poi arriva il primo ‘’forestiero’’, lo sviz- sale il film L’Infermiera di zero Denis Rabaglia. Le produzioni audiovisi- mio Padre, girato da Ma- ve nella provincia più orientale del Paese rio Bianchi a Santa Maria “Liberate i pesci!” (2000) di Cristina Comencini prendono avvio in ritardo, rispetto a tutte le altre zone della Puglia, e incominciano negli Italia’’ Daniela Giordano. Nella produzione si anni del boom economico, con un primo do- cimenta una cordata di persone del posto, per cumentario girato a Martano, dal titolo Sten- finanziare il film. Segue nel 1976, Le Seminari- dalì. Suonano ancora, dedicato ai canti funebri ste, diretto da Guido Leoni, con scene tra Lec- della ‘’Grecia Salentina’’, da Cecilia Mangini, ce e i centri del Salento, dove si presenta la con soggetto di Pier Paolo Pasolini e voce reci- bella Paola Tedesco, veterana del genere, ac- tante di Lilla Brignone. Lo scrittore e regista canto a Daniela Doria, al suo primo ruolo, con friulano si avvicinerà a questi territori e verrà la attrice tedesca Gisela Hann e i compianti - in preparazione de Il Fiore delle Mille e una Carlo Giuffré e Carlo Croccolo. Ed ecco La Dot- notte - a Lecce e Calimera, alla ricerca di dop- toressa ci sta col Colonnello, di Michele Massimo piatori, il cui accento ha somiglianze con le Tarantini, con Lino Banfi che corteggia la lingue arabe. Tra i pionieri va ricordato Adria- splendida Nadia Cassini, durante un conve- no Barbano, che nel 1965 realizza il primo ‘’ve- “Azzurro” (2000) di Denis Rabaglia gno medico organizzato nella località turisti- ro’’ lungometraggio girato e ambientato ca di di Santa Cesarea Terme. Non nel Salento: Il Tramontana tra Castrì di manca nemmeno Mara Venier, che ha Lecce, Cavallino e Maglie: si trasfor- in carriera anche una ventina di titoli merà in imprenditore e nel 1974 fonderà girati per il grande schermo, ed è la la prima emittente privata del territo- protagonista all’età di 28 anni di Un’e- rio: «Teleleccebarbano». E nel 1968 an- mozione in più, opera prima di France- che Carmelo Bene esordisce alla regia, sco Longo, nelle location di Lecce, Ve- con un documentario sul Barocco Lec- glie, Poggiardo e ancora Santa Cesarea cese, in cui ritrae le immagini della Ba- Terme, alle quali rimarrà affezionata e silica di Santa Croce. Lo stesso anno di- nelle quali farà più volte ritorno a tito- “Cadaveri eccellenti” (1976) di Francesco Rosi rige e interpreta il filmNostra Signora dei lo personale. La parentesi sexy si chiu- Turchi negli ambienti - a lui famigliari - del Pa- de definitivamente e sconfina in Porno sogni lazzo Sticchi a Santa Cesarea Terme (è la villa super bagnati di Caroline Joyce (certamente un paterna), con immagini a Gallipoli, nella soprannome), con Enzo Garinei ospite in una Grotta Zinzulusa e nella marina di Castro. La località non resa nota al momento per eviden- popolazione locale non è abituata alle incur- ti motivi. Un altro grande regista, Francesco sioni delle troupe e si narra di una moltitudi- Rosi, sceglie il capoluogo per alcune scene del ne di persone che si fermano incantate davan- film Cadaveri eccellenti, tratto dal romanzo di ti alla celebre Cattedrale di Otranto, all’arrivo Leonardo Sciascia dedicato agli «anni di di Lydia Mancinelli, abbigliata con in testa piombo», con protagonista Lino Ventura: gli l’aureola, e chiedono di baciarle devotamente “La dottoressa ci sta col colonnello” (1980) di Michele interni sono girati nel Palazzo Tafuri, in via le mani, convinti che fosse una apparizione Massimo Tarantini. Vittorio Emanuele II; gli esterni nella caratte- della Madonna. In uno dei primi film di fin- ristica piazzetta Falconieri. Il mondo del cine- zione troviamo le vicende drammatiche tra le ma incomincia ad avvicinarsi di più al territo- campagne del Salento de I pugni di Rocco (di rio con La Posta in gioco di Sergio Nasca, una Lorenzo Artale, 1972) e soprattutto il film Le storia vera legata a drammatiche vicende po- farò da padre, diretto da Alberto Lattuada, gira- litiche, raccontata nell’omonimo libro da Car- to interamente in Puglia e interpretato da Gigi lo Bollino (che sarà direttore de «La Gazzetta Proietti e Irene Papas, in cui il regista si soffer- del Mezzogiono»), da cui è tratto il film am- ma sulla caratteristica processione di Sant’O- bientato e girato a Nardò. E anche le prime ronzo e ritrae una bella masseria a Nardò, o anco- maestranze locali cominciano a conoscere la fi- ra una veduta di Porto Miggiano. La regione “Pizzicata” (1996) di Edoardo Winspeare liera dell’audiovisivo. Ad esempio nel film La ospita in questo periodo numerosi titoli della com- di Leuca, con Francesco Mulè e Bianca Tottafon- Sposa di San Paolo/ Tarantula, la regista Gabrielle media sexy italiana e uno dei pirincipali esponenti, di, alle prese con Maria Pia Conte e l’ex ‘’Miss segue a pag. successiva 61 n. 78

segue da pag. precedente spiaggia, come luogo in cui precipita un aereo Abbiamo ricevuto Rosaleva ingaggia il gruppo folkloristico di durante la seconda guerra mondiale, che dà Corigliano d’Otranto per eseguire le musiche avvio alla storia narrata. Il suo lungometrag- di Eugenio Bennato nelle piazze di Melpigna- gio successivo segue a breve: è Sangue vivo, in Just Another Gender no e Melendugno. E proprio il nome di un bal- cui il regista lavora tra le stradine di altre cit- Theory lo tipico, la Pizzicata, è il titolo che Edoardo tadine della zona: Alessano, Tricase e Spec- di Filippo Romanelli Winspeare - nativo di Klagenfurt, ma cresciuto a chia. Tra gli ultimi set negli anni ‘90 ecco Cri- Depressa - dà al suo film d’esordio, girato tra Bo- stina Comencini che porta Laura Morante nei trugno, Galatina e Presicce e sceglie una desolata vicoli di Lecce e di Copertino, affiancata da un trio di attori pugliesi: Michele Placi- do, Lunetta Savino, Emilio Solfriz- zi. Siamo in Liberate i Pesci! ambien- tato nel mondo della malavita (la «Sacra Corona Unita»). Da ricorda- re che il primo film intero realizzato dai Manetti Bros è Zora la Vampira, che viene girato ad Otranto, con la (ancora) pornostar Selen, nel ruolo della vampira, resa celebre dalla omonima serie di fumetti, e con Dracula interpretato da Tony Berto- relli. E arriva anche la prima produ- zione da oltre confine: è il regista svizzero Denis Rabaglia che dirige “Nostra Signora dei Turchi” (1968) di Carmelo Bene nel film Azzurro per la Rsi/ Radiotelevisione Svizzera, tra Porto Badisco e Poggiardo e che farà incetta di premi in diversi festi- val. Chiudiamo queste note con gli ultimi due titoli girati in Salento Concept prima dell’inizio del nuovo secolo: Ci sono persone che sentono che il sesso a loro si tratta del road movie 20. Venti, attribuito alla nascita non li descriva comple- presentato in anteprima al Festival tamente o affatto. Ci sono persone che non si di Berlino da Marco Pozzi: una rivi- identificano nell'eteronormalità tipica della sitazione dei generi western, thril- nostra società, che rifiutano le rigide catego- ler, musical, con set a Corsano e ai rizzazioni e gli stereotipi di genere poiché Laghi Alimini e con il corto Lu rusciu questi non possono descrivere adeguatamente te lu mare (Il fruscio del mare) del la multiforme natura della psicologia e dell'i- collettivo Fluid video crew, con uno dentità umana. Ci sono persone che rivendica- dei primi rapper, Gopher, che inter- no il diritto ad autodeterminare i propri corpi preta l’omonimo pezzo della «Offi- “Stendalì. Suonano ancora” (1960) di Cecilia Mangini e i propri desideri. E' proprio da queste perso- cina Zoè». È interessante notare co- ne che la mia idea di progetto parte per svilup- me in questa prima fase della ‘’vita’’ pare un discorso sul gender, una riflessione audiovisiva del territorio siano già sul modo in cui sono stati e vengono costruiti i coinvolti - in venti diverse produ- concetti di maschilità e femminilità e i rappor- zioni - una trentina dei quasi cento ti di potere fondati sul genere. Un'analisi dell'i- Comuni della provincia di Lecce. dentità di genere sia nella sua non corrispon- Poi il Salento diventa una nota meta denza con il sesso biologico e con il conseguente turistica, anche grazie a questi lavo- ruolo che la società 'prescrive' ma anche e so- ri citati, e farà da base a tantissime prattutto non come una realtà dicotomica ma opere filmiche per il grande ed il piuttosto fluida, come un continuum di iden- piccolo schermo, e anche ai video- tità possibili ai cui estremi vi sono i concetti di clip, che registrano immensi nume- "maschio" e "femmina". ri su internet, sul solco di una con- solidata tradizione musicale, tanto che Lucio Battisti - già a fine Anni Editore: Crowdbooks “Un’emozione in più” (1979) di Francesco Longo ‘60 - affittava una villa a Torre Squil- Anno pubblicazione: 2017 lace, ove si isolava per comporre i ISBN: 978-8885-6080-1-6 grandi successi, a partire da «Acqua Prefazione: Elisa Virgili azzurra, acqua chiara». E infine ar- Dimensioni libro: 16.5 cm x 24 cm riveranno Rubini, Guadagnino, Pagine: 112 Carlo Vanzina, Veronesi, Placido, Copertina: film in poliestere con rivestimento Özpetek, la Piovano e in seguito "effetto arcobaleno" tanti altri registi più o meno noti...

Acquistabile su: https://store.crowdbooks. com/it/prodotto/just-another-gender-theory/ Adriano Silvestri o presso gli e-commerce di libri online “Zora la vampira” (2000) di Manetti Bros 62 [email protected] Sardinia Queer Short Film Festival

Cagliari 2019 Per il diciassettesimo anno consecutivo, dal 7 al 23 novembre l’Associazione culturale e di volontariato ARC Onlus e il Circolo F.I.C.C. ARCinema di Cagliari organizza Uno Sguardo Normale Expo – Sardinia Queer Short Film Festival, il primo festival sardo interamente dedicato al cinema a tematica lesbica, gay, bisessuale, trans e queer

Sabato 23 novembre, a del Corriere della sera Cagliari, si è conclusa e critico cinematogra- la diciassettesima edi- fico), Alessandra di zione della manifestazio- Sanzo (attrice, prota- ne di cinema e cultura gonista di “Mery per omosessuale, transessua- sempre”, di cui il festi- le e queer Uno Sguardo val celebra il trentesi- Normale Expo, a cui è mo anniversario), Va- Alessio Romagnani associato, da otto an- lentina Origa (insegnante e operatrice l’aveva, e anche ad ni, un concorso inte- culturale della F.I.C.C.) e Simone Bozzelli (re- averlo fatto in modo ramente dedicato ai cortometraggi a tema, il gista e autore, vincitore del premio Sardinia eccellente”. Il pre- Sardinia Queer Short Film Festival. Un’edi- Queer Student Award 2017). Sono stati loro a mio AGedO (Asso- zione, questa del 2019, particolarmente ricca, scegliere il miglior cortometraggio 2019 a cui ciazione Genitori, sia quantitativamente (considerando l’iscri- è andato il Sardinia Queer Jury Award (2.000 parenti e amici del- zione in gara di più di 995 opere iscritte, per euro): Chechnya – La purge di Jordan Goldnadel le persone Omo- un totale di oltre 171 ore di visione da 90 paesi (Francia, 2018), con la seguente motivazione: sessuali) è stato del mondo, di cui 18 rappresentati in concor- “Questo cortometraggio testimonia i crimini e i mali consegnato a Pepi- so: Australia, Belgio, Brasile, Canada, Estonia, perpetrati contro persone innocenti, a cui è impedito vi- tas di Alessandro Il giglio di mare (in sardo: Finlandia, Francia, Germania, Gran Breta- Sanpaoli (Italia, su lillu de mari) gna, Italia, Iran, Libano, Nuova Zelanda, Por- 2018). Ultimi premi assegnati durante la se- togallo, Russia, Spagna, Taiwan, U.S.A.) che rata finale, presentata dagli attivisti di ARC qualitativamente, come confermato dalla Michele Pipia, Barbara Putzolu e Dolomia giuria ufficiale del festival durante la serata Chanel, amatissima e caustica drag-queen ca- di premiazione dei film vincitori. Il Festival è gliaritana, sono stati gli ARC Special Award, cominciato, come ogni anno, con una doppia riconosciuti alle due opere Silence is deadly di serata di “maratona” di proiezioni per il Pub- Brice Veneziano (Francia, 2018) “per aver raffi- blico: l’Associazione ARC Onlus e il Circolo gurato efficacemente la doverosa urgenza di lotta- F.I.C.C. ARCinema, organizzatori dell’intera re per i diritti di tutte le persone, soprattutto di manifestazione, hanno infatti elaborato un quelle che, col solo mostrare la propria esistenza, articolato sistema di coinvolgimento attivo rischiano la libertà e la vita”, e Abeo di Brenda da sx Evgeny Gordeyev, Michele Pipia, Jamie Di Spirito, degli partecipanti i quali, scegliendo libera- Lopez (Canada, 2018) “per la varietà artistica e Delia Fenu, Alessandro Sampaoli, Maria Rosa Schiano mente di essere Giuria del Pubblico e visio- la profondità emozionale, la delicatezza e allo Morello, Sandra Hezinová, Barbara Putzolu nando tutti i cortometraggi in gara, si sono stesso tempo la durezza con cui immortala una assunti la responsabilità di scegliere insieme tragedia contemporanea, ovvero la confinazione i cinque migliori corti finalisti, poi riproietta- dei sogni e delle speranze di chi ha come unica col- ti, uno a serata, durante il festival vero e pro- pa quella di nascere dal lato sbagliato di una bar- prio (che si è svolto nel Cineteatro “Nanni riera”, si legge nelle rispettive motivazioni del pre- Loy” dell’E.R.S.U di Cagliari). Le opere finali- mio”. Ma, al di là del concorso, il Festival è ste sono state nuovamente votate dal pubbli- stato occasione per altri momenti di grande co in sala e, in questo modo, è stato indivi- interesse culturale: le presentazioni dei libri duato il cortometraggio vincitore del Sardinia “Somare” di Federico Boni, blogger, giornali- Queer Audience Award (del valore di 500 eu- sta, critico cinematografico e di serie TV, e ro), assegnato alla bellissima opera del regi- “La morale del centrino” di Alberto Milazzo, sta Jamie Di Spirito per Thrive (Gran Breta- entrambi i titoli pubblicati dall’editore SEM, gna, 2019), che ha ritirato personalmente il i vincitori insieme alla Giuria ufficiale, AGedo ed Eureka nel 2019. Lungo le sue sei serate di proiezio- premio. Gli altri lavori premiati sono stati in- vere delle vite autentiche. Attraverso una visione arti- ni, USN|expo non ha fatto mancare al suo vece valutati da tre distinte giurie: quella uffi- stica comprensiva, una rappresentazione della re- pubblico proiezioni di lungometraggi di pri- ciale del Festival la quale, oltre alla Presidente altà senza compromessi e una potente performance ma importanza nello scenario internazionale, Sandra Hezinová, Program Director del Festival degli attori, questo film ci ricorda che la lotta per la alcuni proposti per la prima volta in Sarde- Mezipatra di Praga e Brno, ha visto impegnati parità di diritti non è mai finita. Per questo, il suo gna: Rafiki di Wanuri Kahiu (Kenya, 2018), Massimiliano Jattoni Dall’Asén (giornalista messaggio emergente dovrebbe essere riconosciuto primo film keniota ad essere presentato al Fe- in tutto il mondo”. Il Sardinia Queer Students stival di Cannes, Los miembros de la familia di Award (300 euro), premio assegnato da una Mateo Bendesky (Argentina, 2019), Boy Erased giuria di studentesse e studenti delle scuole di Joel Edgerton (U.S.A., 2018), Billie & Emma superiori di Cagliari, coordinati dall’Associa- di Samantha Lee (Filippine, 2018), Mery per zione Eureka, è stato vinto da Third Place di sempre di Marco Risi (Italia, 1989), in occasio- Milan Bath (Germania, 2019), per “un corto che ne del trentesimo anniversario dell’uscita nelle tratta di una realtà non rappresentata nei media, sale, Drive me Home di Simone Catania (Italia, una realtà ignorata e discriminata. L’intersessuali- 2018), alla presenza del regista. Una curiosità: tà è uno di questi che purtroppo si trova ad avere po- ogni anno il Festival sceglie come proprio ca o quasi zero visibilità. Vogliamo premiare il cor- simbolo un fiore, che sia bello ma al contempo “Thrive” di Jamie Di Spirito, Premio del Pubblico to e il regista per aver dato voce a chi una voce non segue a pag. successiva 63 n. 78

segue da pag. precedente Abbiamo ricevuto bistrattato o ignorato, metafora di come anco- ra, troppo spesso, vengono trattate le persone omosessuali e transessuali e, più in generale, le Atollo K, l’isola della presunta felicità minoranze. Così per questo 2019 il fiore è stato di Enzo Pio Pignatiello Con la sceneggiatura inedita di Piero Tellini. Prefazione di Sergio M. Grmek Germani, con- tributi di Maurizio Nichetti, Simone Santilli e Andrea Benfante

Pioda Imaging Edizioni Roma 2019, pp. 257, ill., Massimiliamo Jattoni Dell’Asén, Valentina Origa, Evgeny con allegata la riproduzione fedele a colori della guida Gordeyev, Sandra Hezinová pubblicitaria alla prima edizione italiana di Atollo K € 15 ISBN 9788863212310

il libro è acquistabile scrivendo a enzopio.pignatiello@ beniculturali.it o tramite editore: www.piodaimagingeditore.it

Alessandro Sampaoli, regista di Pepitas vincitore del Premio Speciale AGedO

Evgeny Gordeyev, attore di Chechnya, vincitore del Premio della Giuria

Jamie Di Spirito, regista di Thrive vincitore del Premio del Pubblico

il giglio di mare (in sardo: su lillu de mari), fiore tipico delle spiagge sarde e mediterranee. E a partire dal giglio l’artista Riccardo Atzeni ha realizzato tre splendide animazioni che hanno impreziosito le proiezioni del Festival. Alessio Romagnani E’ laureato in lettere moderne, attualmente lavora come libraio Feltrinelli, e si occupa di cinema per di- letto nei Circoli del Cinema ARCinema e Charlie Chaplin www.usnexpo.it Diari di Cineclub | media partner

Le foto del servizio sono state scattate da Alberta Raccis, Chiara Ibba e Rebecca Caschili 64 [email protected] La presentazione di Atollo K: l’isola della presunta felicità Laurel e Hardy nel loro ultimo film insieme . Presentazione della monografia alla Casa del Cinema di Roma

Il pomeriggio del 25 no- vembre u.s., nella sala Kodak della Casa del Ci- nema di Villa Borghese, gremita all’inverosimile, nell’ambito del progetto SOS Stanlio e Ollio - sal- viamo le versioni italia- Enzo Pio Pignatiello ne dei film di Laurel e Hardy si è tenuta la presentazione della mono- grafia Atollo K: l’isola della presunta felicità. Laurel e Hardy nel loro ultimo film insieme. Con la sceneggiatura inedita di Piero Tellini (Pioda Imaging Editore, 2019), curata da Enzo Pio Pignatiello, con raccolta di contributi e saggi di Sergio M. Grmek Germani, Maurizio Nichetti, Simone Santilli, Andrea Benfante. E’ stata proiettata, in anteprima nazionale, la versione italiana di Atollo K in alta definizio- ne, più completa e più vicina a quella uscita nei cinema del 1951, «Diari di Cineclub». Dall’incon- recuperata mediante una rico- tro seguito alla proiezione, mo- gnizione “a tappeto” di tutte le derato da Ignazio Gori con Ser- copie in pellicola 35 mm ancora gio M. Grmek Germani, Enzo Pio esistenti presso le varie cinete- Pignatiello, Simone Santilli, e che e i collezionisti privati (due Massimo Tellini sono emerse in- delle quali provenienti, rispetti- teressanti considerazioni e gu- vamente, dalle collezioni di Ales- stose chicche. Atollo K, coopro- sandro Moretto e dal fondo Pi- duzione franco-inglese-italiana, gnatiello, Santilli, Venier), lo è l’unico film della coppia Laurel studio del copione originale del & Hardy con esplicite pretese po- film (lista dialoghi, messa - adi litiche – se si eccettuano le altre sposizione da Massimo Tellini, produzioni degli anni Quaranta figlio del compianto sceneggia- realizzate durante il Secondo tore Piero, inclusa integralmente conflitto mondiale. Amalgama di nel libro come memoria storica), sentimenti anti-imperialisti e oltre a una minuziosa opera di ri- anti-nucleari, rivela un atteggia- costruzione digitale, in progress mento quanto mai pessimista nei ormai da diversi anni. Il film è Da sx. Enzo Pio Pignatiello, Sergio Germani, Ignazio Gori, Simone Santilli e Massimo confronti della società post-belli- stato proiettato in formato dcp Tellini. (foto di Sara Tellini) ca, aspetto che talora fa a pugni con audio inedito da 35mm e con sottotitoli Per l’occasione è stato presentato ufficialmen- con il “materiale comico” di Stanlio e Ollio. I nelle scene ancora mancanti – allo stato attuale te a Roma il progetto di recupero delle versio- due idealisti politici con cui Laurel e Hardy delle ricerche – nella traccia audio italiana. ni italiane dei film di Stanlio e Ollio, in part- fondano la propria utopia vengono comun- que messi a tacere o muoiono alla fi- ne del film, mentre Stan e Ollie sono esiliati in una piccola isola, dove è loro negata la benchè minima esi- genza. Diversamente dai film ameri- cani girati dal duo negli anni Qua- ranta, che sostengono una ideologia politica “di parte”, Atollo K presenta uno sguardo sul mondo molto più obiettivo. Svariate strutture socio-e- conomiche e politiche, compresi ca- pitalismo, comunismo ed anarchia, vengono descritte nella pellicola, ma nessuna appare pienamente riu- scita. Atollo K possiede il punto di vista più “politicamente corretto” Da sx Angelo Tantaro, Enzo Pio Pignatiello, Simone Santini, Ignazio possibile: nessun sistema di governo Gori (foto di Simone Gregori) esistente può risultare completa- nership con la Cineteca del Friuli, il Festival I mente efficace a causa dell’esperienza sogget- 1000 occhi di Trieste, l’Archivio Paolo Venier, tiva di ogni singolo essere umano. il Cinema Etrusco di Tarquinia, l’Istituto cine- La sala Kodak gremita (foto di Simone Santilli) matografico dell’Aquila La lanterna magica e Enzo Pio Pignatiello 65 n. 78

Festival ESFF il festival dei corti di Edimburgo L’ESFF (Edinburgh Short inserito nella nostra “longlist”. Dalla longlist il Film Festival) nasce dal Direttore, il capo programmatore e l’assisten- Leith Short Film Festival, te creano la “shortlist”. Dal momento della che cominciò ad occupar- creazione della shortlist, tutti i film contenuti si di film dopo essere sta- sono considerati “film forti”. A questo punto il to un Festival delle arti in Direttore del Festival cerca di creare un pro- generale in Leith, un di- gramma armonico con un equilibrio fra i vari Paul Bruce stretto storico presso generi, documentari, animazione, commedia, la città. Al Festival di Leith si cominciò a pro- dramma ed altri generi: tutto questo ci consen- e non incoraggiano le persone ad andare a ci- iettare film nel 2005, allorché un gruppo di re- nema. Avevamo anche la necessità di affittare gisti e autori vollero proiettare i loro lavori in più luoghi dove tenere il festival e quest’obiet- Edimburgo. A quel tempo c’erano pochi spe- tivo è più facile da raggiungere in ottobre-no- cialisti di eventi cinematografici in Edimburgo vembre. Così, nel giugno del 2014 abbiamo e un crescente interesse verso la regia. L’av- terminato il 4° Festival a giugno e l’edizione vento del digitale significò naturalmente mag- successiva l’abbiamo svolta a ottobre-novem- giore accessibilità al cinema, ma questo non bre del 2015. Questo ha significato l’incremen- significava automaticamente la crescita del to del nostro pubblico e la scelta di locali più numero di registi in grado di esibire i propri ampi per lo svolgimento del Festival. Siamo lavori o di confrontarsi con professionisti. Dal anche stati in grado di dedicare più tempo al momento che c’erano poche opportunità per i programma e agli ospiti. All’inizio dell’ESFF registi di corti di Edimburgo, mise presto le nel 2011 il nostro obiettivo era quello di intro- radici l’idea di un evento annuale basato sui durre Edimburgo e il pubblico scozzese a film film corti, che fu considerata una buona op- di alta qualità e sviluppare un pubblico speci- portunità di mostrare i propri lavori e di avere fico per i film corti. Precedentemente ifilm un pubblico locale interessato. Con l’assisten- corti erano poco conosciuti in Edimburgo, za del Festival delle arti di Leith, il primo molti pensavano che essi fossero dei semplici Evento dedicato ai film corti fu così lanciato video o i film muti degli anni ‘20!. La nostra nel 2004 con la proiezione di 4 film di autori convinzione era che – con una buona qualità locali al Carrier Quarters bar, con un pubblico del programma – si potesse sviluppare un di circa 40 persone. Il successo di questo pubblico abituale che potesse supportare e in- Evento fu da incoraggiamento per la creazio- coraggiare i nostri sforzi. Col passare del tem- ne del Leith Short Film Festival, che, per ra- po siamo in realtà riusciti nell’intento di crea- gioni pratiche e logistiche divenne un corpo re un pubblico amante dei film corti, capace autonomo, anche se associato ancora la Leith anche di capire che cosa è il film corto e che posto Festival che comunque, in quel tempo, era ha nell’ industria cinematografica. Il pubblico uno dei più grandi Festival di Edimburgo, ha chiarito a se stesso ogni errore e pregiudizio concentrato intorno al vecchio porto di Leith, sul film corto e lo ha collocato, con un posto a a nord-est della città. Nel 2009 il Leith Short sé, tra le varie forme di cinema .Un altro no- Film Festival cominciò ad attrarre iscrizioni stro obiettivo era quello di creare e sviluppare da tutto il mondo, incluso il primo film girato uno scambio di partner internazionali per po- in Somalia, così come iscrizioni dall’Europa e ter introdurre il nostro pubblico alla cultura dal Regno Unito. Apparve chiaro nel 2010 che del film corto presente in tutto il mondo ed occorreva utilizzare migliori e strutture e anche di portare registi e Direttori di Festival strumenti di proiezioni per poter raggiungere dagli altri Paesi a parlarci delle loro esperien- un più ampio pubblico in città. Cosi, nel 2011 ze culturali e a proiettare alcuni dei loro film era nato l’ESFF. Nei nostri primi anni l’ESFF vincitori. Fin dai nostri inizi, la partnership durava 4 sere, con la proiezione di 44 film cor- con Festival stranieri e con gli ospiti che han- ti prevalentemente scozzesi che si tenevano al no curato all’estero i film corti è stata molto The Cameo Cinema and The Granary bar, Lei- importante per promuovere il nostro evento e th. Nel 2014, nostro quarto anno, fummo ca- per sviluppare un pubblico capace di com- paci di proiettare 65 film corti in 6 serate e te- prendere le differenti culture cinematografi- nere una sessione Q & A con Mark Kermode, che che attraversano il mondo. Noi siamo un critico della BBC. Proiettammo anche ‘Re- molto contenti di aver lavorato con alcuni els on Wheels’, un documentario lungo, pri- Film Festival italiani negli ultimi anni e di es- mo lungometraggio proiettato al Festival. I te di creare il più robusto programma possibi- ser diventati Festival partner del Sardinia nostri anni iniziali ci hanno permesso di col- le. Nel 2014 abbiamo preso la decisione di Film Festival e del Firenze FilmCorti Festival e legarci alla comunità degli amanti del cinema spostare il Festival nel periodo di ottobre-no- siamo rimasti molto positivamente impressio- e di attrarre registi esteri. Abbiamo anche au- vembre. La crescita delle iscrizioni e il pro- nati per la vastità dei programmi e per la capa- mentato il nostro pubblico e iniziato a riceve- gramma più lungo ci fece intendere che aveva- cità di attrarre il pubblico. Il Firenze FilmCorti re molte iscrizioni al nostro concorso-Festi- mo bisogno di tempi più lunghi per preparare il Festival utilizza i locali di una antica prigione, val. Oggi il Festival ha un personale di 10 Festival. Avevamo anche bisogno di più volon- trasformata in una centro di arte: una affasci- persone compreso il proprio Direttore, il pro- tari con la crescita del numero dei film proiet- nante sede che dimostra chiaramente come grammatore, oltre che studenti di cinema. tati e in giugno gli studenti partono per le va- l’arte possa trasformare degli spazi tetri e cu- Ogni film viene visto due volte da due persone canze estive. Un’altra ragione è che in giugno le pi sia in senso spirituale che fisico. Noi siamo e se entrambi lo raccomandano, il film viene giornate di sole sono molto più lunghe in Scozia segue a pag. successiva 66 [email protected]

segue da pag. precedente stati inoltre onorati della richiesta di proiettare Firenze FilmCorti Festival tra Edimburgo e film Scozzesi, inglesi o irlandesi negli ultimi an- Budapest ni in quello spazio. Anche il Sardinia Film Festi- del 2018 è stata vinta dal film unghereseCube - val è un evento molto impegnato e attraente. Una delegazione del 6° Firenze FilmCorti e man di Linda Dombrovszky e alla Premiazione Inoltre abbiamo anche avuto il privilegio di la- , composta da Angelo Tanta- Diari di Cineclub era presente l’addetto culturale dell’Amba- vorare con l’Adriatic Film Festival di Pescara ro e Marino Demata, si è recata a Edimburgo i sciata ungherese a Roma. che, sebbene relativamente nuovo, ha fatto giorni 1, 2 e 3 novembre per partecipare ai la- M.D. grandi progressi negli ultimi due anni. Abbia- vori dell’ Edimbourgh Short Film Festival mo inoltre realizzato partnerships con Trini- (ESFF). La delegazione è stata ospite del Festi- dad & Tobago Film Festival, Tokyo’s Short Shor- val che ha così ricambiato l’ospitalità ricevuta ts Film Festival, Fastnet Film Festival in Irlanda, a Firenze in occasione delle edizioni del 2018 e e film festival europei come il Mecal di Barcello- 2019. La delegazione è stata accolta dal Diret- na e i citati Festival di Firenze, Sardinia e Adria- tore del Festival di Edimburgo Paul Bruce e tic in Italia. Noi valutiamo questi scambi di par- dalla intera organizzazione. Al Festival sono tnerships come una opportunità ideale per stati anche proiettati i film inviati dai vari Fe- costruire collegamenti con i Film Festival euro- stival gemellati e tra questi i due film di registi pei e creare nuovi network comuni e progetti italiani che si sono distinti a Firenze: 10 di Ni- internazionali che speriamo possano crescere cola Raffaetà e “The last lesson” di Francesco attraverso i collegamenti che abbiamo istituito. Borchi. Marino Demata ha spiegato al pubbli- Abbiamo anche l’obiettivo di far incontrare co di Edimburgo le caratteristiche del Firenze ospiti e network con i registi scozzesi, che in FilmCorti Festival, nell’ambito di un dibattito questo modo potranno imparare cose nuove e molto interessante tra i rappresentanti di vari nel caso collaborare con registi internazionali Festival provenienti dall’Olanda, dalla Grecia, e con organizzatori di Festival. Normalmente dall’Italia e dalla Irlanda. Angelo Tantaro e questi incontri avvengono nelle sessioni che Marino Demata hanno dichiarato al loro rien- vengono dopo a quelle delle proiezioni, ma noi tro: “ È stata un’esperienza molto positiva, a utilizziamo anche le sessioni Q e A dei work- cui faranno seguito visite ad altri Festival stra- shop con i nostri visitatori per permettere al nieri. Stiamo infatti lavorando ad una sempre Presentati i loghi dei due festival pubblico di porre domande e di comparare i più marcata internazionalizzazione del no- organizzati dall’Associazione culturale film e i Film Festival attraverso differenti cul- stro Festival perché non solo vogliamo fare te- fiorentina “Rive Gauche - film critica” e ture cinematografiche. Noi prendiamo anche soro delle esperienze di altri Festival, ma an- nominato il nuovo presidente di Firenze parte ai Festival scozzesi già esistenti da tem- che perché la scambio di visita a Firenze di FilmCorti Festival po, che hanno cominciato a chiederci di pro- altri eventi internazionali consentirà al nostro grammare film corti per i loro festival fin dal pubblico di essere introdotto nelle diverse cul- 2014, a partire dalla Hidden Door Art Festival ture di Film Corti sparse per il mondo: sempre Angelo Tantaro è il in Edimburgo, fino allo Screenplay Film Festi- più registi e Direttori di Festival di altri Paesi nuovo presidente del val in Shetland, e a Manipulate, il Festival del saranno nostri ospiti per condividere delle lo- Visual Theatre and Animation. Siamo anche ro esperienze culturali e organizzative e pro- Firenze FilmCorti F. molto lieti di aver cominciato a lavorare con iettare le opere vincitrici; e noi faremo altret- Angelo Tantaro ha accettato la proposta del Screen Argyll e creati programmi per le Scotti- tanto da loro.” E a riprova della sempre più Comitato Direttivo di Rive Gauche - Film e Cri- sh Western Islands. Tutto questo ci consente spinta diffusione del Festival di Firenze in tut- tica, l’Associazione di Firenze che organizza il di creare programmi per le regioni più remote, ta Europa, si è tenuta pochi giorni fa, nel po- Festival da 6 anni. Nella stessa riunione il Co- le meravigliose isole della Scozia. Le proiezioni meriggio del 23 novembre a Budapest, nell’ambi- mitato Direttivo ha accettato le dimissioni da all’ isola di Tiree sono diventate un ufficiale to del Blue Danube Film Festival, una iniziativa tale carica di Marino Demata, che resta al ver- evento satellite per il ESFF, che noi ripetiamo dedicata esclusivamente al nostro festival, con- tice dell’Associazione. ormai ogni anno. Le iniziative cinematografi- sistente nella proiezione di ben 9 film nostri La 7a edizione si svolgerà dal 5 al 9 maggio che in Scozia in generale sono una sfida, visto finalisti. L’iniziativa è stata organizzata, oltre 2020 nella splendida location fiorentina delle che ci sono oltre 1000 isole, 100 delle quali di- che dal Blue Danube Film Festival, anche Murate Art District – MAD. sabitate. Alcune comunità più a nord e nelle dall’Istituto di Cultura Italiana di Budapest. A Sul sito firenzefilmcortifestival.com il bando highlands possono essere spesso isolate per le tale proposito vanno ricordati anche i legami del concorso che scade il prossimo 10 febbraio. situazioni geografiche e per il maltempo. Inve- che già hanno collegato in precedenza il Firenze A ottobre si svolgerà invece, sempre al MAD, la ce il nostro evento a Edimburgo è fortunato FilmCorti Festival e Budapest, visto che l’edizione quinta edizione del Festival Rive Gauche per le perché fruisce di buoni trasporti pubblici e di opere letterarie. un clima relativamente mite. La maggiore dif- ficoltà che incontriamo ora è che Edimburgo, Diari di Cineclub | media partner per ragioni storiche, ha poche sale cinemato- grafe di medio livello. Paul Bruce Direttore di ESFF, è stato uno scrittore di novelle pubblica- te e un regista prima di lavorare nella proiezione di film al Festival di Leith del 2004. Dopo aver girato 12 film corti - vincendo 7 premi ha fondato l’Edinburgh Short Film Festi- val nel 2011 e da quel momento è stato Direttore del Festi- val. Traduzione dall’inglese di Marino Demata www.edinburghshortfilmfestival.com

Diari di Cineclub | Media partner Firenze. Sala Kelly La Rocca - Murate Art District 67 n. 78

N o t i z i e d a S h e r w o o d

La sesta edizione del Babel Film Festival si svolgerà a Cagliari dal 2 al 7 dicembre 2019 www.babelfilmfestival.com/it/ Concorso internazionale per il cinema delle lingue minoritarie Diari di Cineclub assegnerà un premio

BABEL FILM FESTIVAL è un concorso cinematografico promosso e or- ganizzato dalla Cineteca Sarda-Società Umanitaria, dall’ Associazione Culturale Babel, Terra de Punt e Areavisuale con l’obiettivo di: Antonio Pietrangeli - valorizzare e promuovere le produzioni cinematografiche che siano Il regista che amava le donne espressione delle minoranze linguistiche e dell’unicità delle loro storie, 29 Novembre – 14 Dicembre della loro cultura e della loro lingua; Filmmuseum München - favorire il confronto e scambio culturale tra le comunità che si ricono- St. Jakob Platz1, 80331 München scono in una minoranza linguistica; Rassegna organizzata dal Circolo Cento Fiori di Monaco di Baviera - offrire a tutti i filmmaker la possibilità di dare visibilità ai loro film e Sarà presente una delegazione italiana composta da Marco Asunis, presidente voce alle loro lingue. FICC Federazione Italiana dei Circoli del Cinema; Angelo Tantaro, direttore di Diari Anteprime del festival si sono svolte in vari luoghi su tutto il territorio di Cineclub – periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica. sardo e per il resto d’Italia per permettere alle diverse giurie di conferi- Per il programma completo: www.centofiori.de re il premio a loro concesso. Tra queste, nella capitale, ospite del Cineclub Roma, la giuria di Diari di Cineclub, ha visionato i quattro documentari assegnati per premia- re quello più meritevole il 7 dicembre.

Mostra per i 70 anni della Cine- teca Nazionale Cineteca Nazionale, che è parte integrante del Centro Sperimentale di Cinematografia, compie 70 anni. Inaugurata il 15 novembre la mostra al Teatro dei Dioscuri al Quirina- le (via Piacenza 1, Roma), a ingresso libero, sarà aperta fino al 12 gen- naio 2020: una mostra dedicata all’attività di quella che è la più impor- tante Cineteca del Paese, e una delle più antiche ed importanti del mondo. Ulteriori info nel canale della CSC – Cineteca Nazionale e nei siti internet: www.fondazionecsc.it e www.news.cinecitta.com 68 [email protected] L’incontro della Federazione portoghese dei Cineclubes a Curia in Portogallo Negli stessi giorni si è svolta in contemporanea l’Assemblea Generale della IFFS - International Federation of Film Societies che ha eletto il nuovo Comitato Esecutivo L’8, 9 e 10 novembre sua importante storia che si è potuto svolgere scorso, si è tenuto a l’incontro che ha visto riuniti tutti i rappre- Curia il 24° incontro sentanti del movimento cineclubista porto- dei Cineclubes porto- ghese, dando l’occasione a tutti di un ampio ghesi, organizzato dal- confronto per fare un bilancio sulle cose fatte la Federazione porto- e programmare l’attività futura. L’incontro si ghese e dal Cineclub è arricchito anche grazie al contributo e alla da Bairrada, col soste- presenza di numerosi e illustri ospiti del mon- Paulo Cunha gno dell’ Instituto do do culturale cinematografico del paese, tra Cinema e do Audiovisual questi il critico cinematografico João Antunes e di diverse altre istituzioni pubbliche. Nel (del Jornal de Notícias), accademici delle uni- corso di questi tre giorni, una vecchia sala ci- versità di Aveiro, Coimbra e Beira Interior e nematografica dell’Hotel Termas è stata in modo simbolico il luogo nel quale di- incontri è stato possibile visitare da verse decine di responsabili operatori parte del pubblico una singolare e inte- della cultura cinematografica da nord a ressante mostra di manifesti di film sud del paese si sono potuti incontrare, portoghesi degli anni ‘70, con il tema tra questi due rappresentanti del circolo comune riferito alla resistenza al fasci- dell’arcipelago delle Azzorre e altri ope- smo. Una mostra che è stata curata da ratori culturali di ben 18 Cineclubes atti- Henrique Espírito Santo, storico diret- vi in vari comuni per promuovere un tore di produzione e figura centrale nel servizio pubblico tendente a favorire la cinema portoghese per almeno quattro formazione e l’accesso alla cultura cine- decenni. Sono state in questa occasio- matografica. L’incontro nazionale dei Ci- ne programmate sessioni di lavoro e di neclubes è stato sempre un momento visione cinematografica, grazie alla molto importante per il movimento dei collaborazione del Cineclub da Bairra- circoli del cinema portoghesi, la cui na- da che ha mirato a mostrare una parte scita possiamo farla risalire al 1955, per di film realizzati nella regione -di ap altro in piena dittatura dello Estado Novo. Il mo- partenenza Centro. vimento ebbe vita breve perché fu immediata- Nel contesto di questo importante ap- mente bandito a partire dal 1959, a seguito puntamento, si è svolta anche l’Assem- dell’azione repressiva del PIDE (la Polícia Inter- blea Generale della IFFS International nacional e de Defesa do Estado , la polizia politi- Federation of Film Societies (Federa- ca del regime portoghese del dittatore Anto- zione Internazionale dei Circoli del Ci- nio Salazar). Dopo molti anni, a partire dal nema), che ha riunito rappresentanti 1974 in poi, il movimento ha ripreso a riorganiz- di una dozzina di federazioni naziona- zarsi, strutturandosi come Federazione porto- li provenienti da diversi continenti, tra ghese dei Cineclubes dal 1978. È anche per questa queste oltre al Portogallo, Brasile, Mes- sico, Cuba, Bangladesh, Marocco, Da- nimarca, Norvegia, Italia, Germania, Estonia, Argentina, Serbia e Catalogna (Spagna). L’Assemblea, nell’eleggere il nuovo Comitato Esecutivo della Fede- razione internazionale, ha eletto anche il nuovo presidente che per la prima volta nella sua storia è proprio un por- toghese: Joao Paulo Macedo che sosti- tuisce il brasiliano Antonio Claudino de Jesus. Tra gli altri è stato eletto an- che il presidente onorario della Federa- zione, il noto regista iraniano Kamran Shirdel. Paulo Cunha

XXIV edição · Encontro Nacional de Cineclubes Assembleia Geral da Federação Internacional de Cineclubes È vicepresidente della Federazione portoghese Ci- 8,9 e 10 deC Novembro professionisti del suono quali Branko Neskov, neclubes. Ha scritto numerosi testi e presentato opere in Curia, Anadia Tiago Fernandes e Joaquim Pavão, registi del- settori come la storia e la teoria del cinema, il cinema in www.fpcc.pt/encc la Cinematheque portoghese José Manuel Co- Portogallo, le critiche cinematografiche e le modalità di

Organização Co-Organização AG FICC/IFFS Apoio Financeiro Apoio Logístico sta, Rui Machado e Tiago Baptista e altri registi produzione.

FEDERAÇÃO PORTUGUESA DE CINECLUBES Parceiros Media come João Nicolau e João Moreira oltre al produt- tore Luís Urbano (O Som e a Fúria). Durante gli Traduzione dal portoghese di Marco Asunis 69 n. 78

Questo articolo è stato tradotto dal portoghese. Per favorire in particolare i lettori dei circoli del cinema esteri in lingua lusitana, pubblichiamo anche il testo originale A reunião da Federação Portuguesa de Cineclubes na Cúria em Por- tugal Realizou-se ao mesmo tempo a Assembléia Geral da IFFS - International Federation of Film Societies que elegeu o novo Comitê Executivo Nos passados dias 8, 9 e 10 de Novembro, de- do cinema, como o crítico de cinema João An- correu na Curia, o 24.º Encontro de Cineclu- tunes (Jornal de Notícias), académicos (uni- bes, organizado pela Federação Portuguesa versidades de Aveiro, Coimbra e Beira Inte- de Cineclubes e pelo Cineclub da Bairrada, rior), profissionais das áreas do som (Branko com apoio do Instituto do Cinema e do Audio- Neskov, Tiago Fernandes e Joaquim Pavão), visual e de várias outras entidades. Ao longo dirigentes da Cinemateca Portuguesa (José de três dias, a antiga sala de cinema do em- Manuel Costa, Rui Machado e Tiago Bapti- blemático Hotel Termas serviu de espaço de sta), realizadores de cinema (João Nicolau e acolhimento a dezenas de dirigentes cineclu- João Moreira) e o produtor Luís Urbano (O bistas que viajaram de Norte a Sul do país, in- Som e a Fúria), entre outros. Durante o En- cluindo dois representantes do arquipélago contro, esteve patente ao público uma singu- dos Açores, em representação de 18 cineclu- lar exposição de cartazes de filmes portugue- bes que promovem um serviço público a favor ses dos anos 70, sob o lema da resistência ao do acesso à cultura cinematográfica em vários fascismo, com curadoria de Henrique Espírito concelhos. O Encontro Nacional de Cineclu- Santo, histórico director de produção que foi bes é um momento muito importante para o figura central no cinema português durante movimento cineclubista português, remonta quatro décadas. Também foram programadas a 1955, em plena ditadura do Estado Novo, sessões de cinema, em parceria com o Cine- tendo sido proibido a partir de 1959 pela ação club da Bairrada, que pretenderam mostrar da Federação Internacional, também elegeu o repressiva da PIDE. Voltou a realizar-se a par- um pouco do cinema que se tem produzido na novo presidente que pela primeira vez em sua tir de 1974, passando a ser organizado pela Fe- região Centro. Incluído no Encontro, aconte- história é um português: João Paulo Macedo, deração Portuguesa de Cineclubes a partir de ceu também a Assembleia Geral da Federação que substitui o brasileiro Antonio Claudino 1978. É, também por esta importância hi- Internacional de Cineclubes, que trouxe até de Jesus. Entre outros, o presidente honorário stórica, um momento de celebração do movi- nós representantes de uma dúzia de fede- da Federação, o conhecido diretor iraniano mento cineclubista, que aproveita a oportuni- rações nacionais, entre as quais Brasil, México, Kamran Shirdel, também foi eleito. dade de contacto mais alargada com os seus Cuba, Bangladesh, Marrocos, Dinamarca, No- membros para fazer balanços do presente e ruega, Itália, Estónia, Germania, Argentina, preparar o futuro. O Encontro foi enriquecido Sérvia e Catalunha (Espanha). pela presença de diversos convidados da área A Assembléia, ao eleger o novo Comitê Executivo Paulo Cunha

François Truffaut in un détournemen di Nicola De Carlo 70 [email protected] Lettera di ringraziamento di Joao Paulo Macedo, nuovo presidente Iffs, insieme ai nuovi eletti del comitato esecutivo a seguito dell’AG della Federazione internazionale a Curia Comunicazione del nuovo presidente IFFS João Paulo Macedo Dear Friends and Col- The scarcity of means demand that we join culturale e solidale possano essere preservati. leagues, our strengths and skills. Ho avuto l’opportunità di dire ai colleghi pre- This message reaches We will need the contributions, demands and senti al GA, che non sono una figura presiden- just a short break after questions from the member Federations to zialista. Il sostegno di ognuno è necessario the last General As- the reorganization that is needed. per per raggiungere le sfide che ci attendono sembly. I was appoint- We are getting to this Executive in a moment per i prossimi due anni. Vi chiedo gentilmen- ed as President of our that we know is crucial. The levels of partici- te questo e conto sulla vostra generosità per organization for the pation, of the common projects and coopera- gli errori che potrei commettere, confido sui João Paulo Macedo next two years with a tion must increase. The communication must vostri suggerimenti per i progetti e il vostro bureau and executive committee that inspires be clear, effective and right on time. We need duro impegno per i risultati di cui abbiamo and demands some expectations. to transform our levels of integration in a real bisogno per la nostra organizzazione. I want address a special word of thank you to participative umbrella for film societies. Per far si che i nostri sforzi siano riconosciuti everyone that served the IFFS during so many With my best regards all’esterno, dobbiamo contare anzitutto solo years and dedicated so many time for their sulle nostre forze. duties. I’ve learned from them. I was used to Cari amici e colleghi, Avremo bisogno di proposte e domande da “see” their presence, wisdom and dedication Questo messaggio arriva solo una breve pausa parte delle Federazioni aderenti per sviluppa- to the Film Societies. I tried, since I was called dopo l’ultima Assemblea Generale. Sono stato re la riorganizzazione necessaria. to do it, to make the best possible in assisting nominato presidente della nostra organizza- Siamo arrivati all’elezione del Comitato ese- them and work together later on. zione per i prossimi due anni con un ufficio di cutivo in un momento che sappiamo essere My words of acknowledgement are (but not presidenza e un comitato esecutivo che ali- cruciale. I livelli di partecipazione, i progetti only) to Maeve Cooke, Robert Richter, Rajesh mentano molte aspettative. comuni e la cooperazione devono aumentare. Gongaju, Ryan Reynolds, Kim Brum, Golam Voglio rivolgere una parola speciale di ringra- La comunicazione deve essere chiara, efficace Rabbany Biplob, Julio Lamana and António ziamento a tutti coloro che hanno servito l’IFF S e puntuale. Dobbiamo trasformare i nostri li- Claudino de Jesus that stepped out in this durante così tanti anni e che hanno dedicato velli di integrazione in una vera e propria di- General Assembly from their positions at the così tanto tempo alle loro funzioni. Ho impa- fesa di sostegno dei Circoli del Cinema. Con i Executive Committee. Many, many thanks! rato da loro. Ero abituato a “vedere” la loro miei migliori saluti. I want to leave a special word of gratitude to presenza, saggezza e dedizione rivolte a tutti i João Paulo Macedo ‘my’ Federation, the Portuguese Federation of circoli del cinema. Ho cercato, da quando so- IFFS - International Federation of Film Societies Film Societies, which made possible the Gen- no stato chiamato a farlo, di fare il meglio pos- https://infoficc.wordpress.com/ eral Assembly. Their support made it possible, sibile per aiutarli e lavorare insieme successi- their commitment and generosity make it vamente. IFFS – International Federation of Film Societies easy and created a special atmosphere for the Le mie parole di ringraziamento onoscimento working days we had in Curia. sono (ma non solo a loro) per Maeve Cooke, Cultural President – Kamran Shirdel - Iran We worked a lot and we had fun together in a Robert Richter, Rajesh Gongaju, Ryan Rey- clear, friendly, positive and productive spirit. nolds, Kim Brum, Golam Rabbany Biplob, Ju- Executive Committee 2019 - 2021 I hope that the freshness of Curia air had a lio Lamana e António Claudino de Jesus che contribution for that. It was a very special mo- hanno fatto parte del Comitato Esecutivo pas- President – João Paulo Macedo - Portugal ment. sato. Molte molte grazie! Vice- President – Làzaro Alderete - Cuba I want to thank to those o attended the meet- Voglio esprimere una speciale parola di grati- General Secretary – Gabo Rodriguez - Mexico ing and those that accepted to serve in the tudine alla “mia” Federazione, la Federazione Tesoureiro – Raivo Olmet – Estonia next therm. To the ones that were prevented portoghese dei Cineclubs, che hanno reso to come for health reasons, I want to express possibile l’Assemblea Generale. Il loro suppor- Groups: our wish for a fast and full recovery. to lo hanno reso armonioso creando un’atmo- Africa – Amina Saibari and Bouchta Finally to address a special word of concern sfera speciale per i giorni lavorativi che abbia- Elmachrouh – Morocco and solidarity to the member Federations mo avuto in Curia. Asean Pacific – Premendra Mazumber – from Latin American countries: Argentina, Abbiamo lavorato molto e ci siamo divertiti India Bolivia, Brazil, Chile and Ecuador. We hope insieme in uno spirito aperto, amichevole, po- Europa – António Costa Valente - Portugal for their safety and to any individual in each sitivo e produttivo. Spero che la freschezza Europa do Norte – Deborah Parker - UK Latin America – Laura Godoy – Ecuador / country. We hope that real peace and real de- dell’aria della Curia abbia contribuito a que- Claudino Jesus (Deputy) – Brasil mocracy become a reality and also that the sto. È stato un momento molto speciale. achievements in the social, cultural and soli- Voglio ringraziare ancora coloro che hanno Special Duties: darity can be preserved. partecipato alla riunione e quelli che hanno Juries: Atle Yunnes Isaksen - Norway I had the opportunity to tell the colleagues accettato di impegnarsi nel prossimo manda- present at the GA, that I am not a presidential to. A quelli a cui è stato impedito di venire per Research in the Archive: Elisabetta Randaccio guy. Each and everyone’s cooperation is need- motivi di salute, voglio esprimere il nostro au- – Italy ed to achieve the challenges we have ahead for gurio di un recupero rapido e completo. the next two years. I kindly ask you for that Infine, desidero rivolgere una parola speciale Cine-educacion: Cristina Marchese and count on your generosity for the mis- di preoccupazione e solidarietà alle Federa- (Argentina) / Isa Catarina Mateus (Deputy) takes, your suggestions for the projects and zioni aderenti dei paesi dell’America Latina: – Portugal your hard work for the achievements we need Argentina, Bolivia, Brasile, Cile ed Ecuador. for our organization. L’augurio è che torni presto la sicurezza per Research & Publications – Andrea Haines – To make the Federation possible, viable and ogni individeo in tutti questi paesi. Speriamo New Zealand recognisable to the outside, it is needed that che la vera pace e la vera democrazia diventino we can make it for ourselves in the first place. realtà e che anche i risultati nel campo sociale, Comunication – Marxe Aguilar - Colombia Children and youth films – Günter Kinstler 71 n. 78 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale di Diari di Cineclub di YouTube mese di Novembre. Inizia a seguire i nostri programmi video- Iscriviti, è gratuito Da questo mese è stata creata una sezione di Stanlio & Ollio su il canale Diari di Cineclub YouTube https://www.cineclubroma.it/diari-di-cineclub-roma/diari-di-cineclub-youtube Il canale Diari di Cineclub YouTube si amplia. Oltre che ascoltare e vedere gratuitamente notizie, filmati e programmi culturali di tuo interesse, da adesso una nutrita playlist di Stanlio & Ollio, la coppia più divertente della storia del cinema, con n. 17 lungometraggi e n. 70 cortometraggi, una lista continuamente aggiornata. Stanlio e Ollio, i fanciulli della risata “Forse il pubblico amava noi e le nostre comiche perché ci avevamo messo dentro tanto amore (Stan Laurel)” Stanlio e Ollio | Lungo- Metti i pantaloni a Philip (1927) | https://youtu. L’eredità - L’erede - I vagabondi (1930) | https://youtu. metraggi be/6HhMyLyOG_Y be/8YgNNmzAAxo Nicola De Carlo Muuraglie (1931) | https:// La battaglia del secolo (1927) | https://youtu.be/sTEKx- Un nuovo imbroglio - Un altro bel pasticcio - Un nuo- youtu.be/uoweSneaFr0 TnkrJg vo bell’imbroglio (1930) Remake di Zuppa d’anatra | I due legionari (1931) | https://youtu.be/-AquUWj Lasciali Ridendo (1928) | https://youtu.be/7XYJuB- https://youtu.be/EIb7_r8rc_Q Il Compagno B (1932) | https://youtu.be/7vNpKK- v0GMU La bugia (1931) | Un nuovo bell’imbroglio (1930) | ht- GZDSU Elefanti che volano (1928) | https://youtu.be/ tps://youtu.be/TKn84Yq4HRU I figli del deserto (1933) | https://youtu.be/hf_6zqAs- D0j4JMkmWQo La bugia (1931) | https://youtu.be/Jst1RAuXUFw SGM Il tocco finale (1928) | https://youtu.be/v1TAw9i4cZY I polli tornano a casa - Donne e guai - Polli, tornate a Nel Paese delle meraviglie (1934) | https://youtu. Pranzo di gala (1928) | https://youtu.be/0ZJp3K- casa - Polli tornate a casa (1931) | https://youtu.be/7pEu- be/3WYic8v25aM DTkMQ NfTBXck La ragazza di Boemia - Noi siamo zingarelli (1936) | ht- Musica classica (1928) | https://youtu.be/TjgbA7EJK- I gioielli rubati (1931) | https://youtu.be/EXcDmMNd- tps://youtu.be/jEO0-6Pnp0c qk GoA Allegri gemelli (1936) | https://youtu.be/jIb7BQjZOSM Una bella serata (1928) | https://youtu.be/foT96M-l- Non c’è niente da ridere - Vita a tre - Risate a crepapel- I fanciulli del West (1937) | https://youtu.be/9eC- nhM le (1931) | https://youtu.be/vQE2Q5Sij74 BixA1Y1E Gli uomini sposati devono andare a casa? (1928) | ht- La sposa rapita (1931) | https://youtu.be/8E-I0R7EHfE Avventura a Vallechiara (1938) | https://youtu.be/ tps://youtu.be/UzWEjdUOJD8 Un salvataggio pericoloso (1931) | https://youtu.be/pu- xnB49zGgOD4 Le ore piccole (1928) | https://youtu.be/0nnkFvv1csg ZaP0tZdYI Stanlio e Ollio Vent’anni Dopo / Teste dure (1938) ht- Marinai a terra (1928) | https://youtu.be/l7A- Andiamo a lavorare - Una buona svolta (1931) | https:// tps://youtu.be/rT1e_BznB1c 5A7jM780 youtu.be/2n-D-sAHJ7Q I diavoli volanti (1939) | https://youtu.be/6Een2c6a- Habeas corpus (1928) | https://youtu.be/0pPJZ_SCF- I due legionari - Legione straniera (1931) | https://you- SEU ZU tu.be/uRGKb68Vp1g Noi siamo le colonne (1940) | https://youtu.be/BH- Noi sbagliamo (1928) | https://youtu.be/3PfmzxLlf_w In libertà (1931) | https://youtu.be/rMi9Y2B-cu4 0Mu7f-Rdo Libertà (1929) | https://youtu.be/rMi9Y2B-cu4 Tutto in ordine (1932) | https://youtu.be/xmwwxzoJt- C’era una volta un piccolo naviglio (1940) | https://you- Blueboy, un cavallo per un quadro - Di nuovo sbaglia- Qg tu.be/Q6eQbc6EuBk to (1929) https://youtu.be/LeKcI-fBOi0 La scala musicale (1932) | https://youtu.be/VbBN-7d- Ciao amici! (1941) | https://youtu.be/OGic51l8Sd0 Ecco mia moglie - Nostra moglie (1929) | https://youtu. MNVM Gli allegri imbroglioni (1943) | https://youtu.be/td0KR- be/eaNCT-rsjIc Il circo è fallito - Lo scimpanzé - Stanlio & Ollio eroi del QvVisI Affari in grande - Grandi affari - Uomini d’affari circo (1932) | https://youtu.be/ABy4zyZtphI Maestri di Ballo (1943) | https://youtu. (1929) | https://youtu.be/SfvwcVSv2Bo Ospedale di contea - La visita (1932) | https://youtu. be/1pkmH6c2PAA Non abituati come siamo - Noi novellini (1929) | ht- be/0r3zJTVKH4A I toreadors (1945) | https://youtu.be/Ih3l1R6Ebuc tps://youtu.be/g-yrIAegyN4 Ospiti inattesi - Gli imputati (1932) | https://youtu.be/_ Stanlio e Ollio | Cortometraggi Agli ordini di sua altezza - Doppia baldoria (1929) | ht- E26W4W8qM0 Cane fortunato (1921) | https://youtu.be/0b1XoFICx- tps://youtu.be/p4DbHvmJw3Q Un’idea geniale - Noi e il piccolo Slim - Noi e il pupo MA Concerto di violoncello - Concerto per violoncello (1932) | https://youtu.be/m9x_BjZh46c A 45 minuti da Hollywood (1926) | https://youtu.be/ (1929) | https://youtu.be/2XJBPopStFw Trainati in un buco - Buone vacanze - Precipitati in wBOddYZUgig I due ammiragli (1929) | https://youtu.be/bYiUCPm- un buco (1932) | https://youtu.be/vfroeio71-0 Zuppa d’anatra (1927) | https://youtu.be/w0mON- VSvo Anniversario di nozze - Due come noi (1933) | https:// vKsxh4 Tempo di pic-nic(1929) | https://youtu.be/I6D9Ut- youtu.be/MBWPQzY7ih4 Mogli sfuggenti (1927) | https://youtu.be/h470Ei- VixKg Il regalo di nozze - Regalo d’ onore (1933) | https://you- qR9ng L’esplosione (1929) | https://youtu.be/hwLB-RuTBHU tu.be/LmNmcLgJsXw Amale e piangi (1927) | https://youtu.be/i-uOMof02ns Squadra sequestri - Gli acchiappamosche - Gli ac- La ronda di mezzanotte - Guerra ai ladri (1933) Perchè le ragazze amano i marinai? (1927) | https:// chiappagrane (1929) | https://youtu.be/ceD- | https://youtu.be/pLj_KhKn4Zc youtu.be/V0R_QM2pwSY ZENXO1Z4 Lavori in corso - Falegnami (1933) | https://youtu.be/ Con amore e fischi (1927) | https://youtu.be/LgdgO- Lavori forzati (1929) | https://youtu. behZdPN7EWA VN5to8 be/8H04K7Cwmnw Alchimia - Sporco lavoro (1933) | https://you- Come mi pento (1927) | https://youtu.be/91QL-_ilN1s La capra Penelope - Amor di capra tu.be/CBU12UIRiwg Marinai in guardia (1927) | https://youtu.be/6WzpQS- (1929) | https://youtu.be/qG9GRhT_Bd4 Annuncio matrimoniale (1934) | https://you- sdv9E I ladroni - I due ladroni (1930) | https://youtu.be/KAU- tu.be/Xq1y368i6NE Now I’ll Tell One (1927) | https://youtu.be/4RNjKk- L0QcWVsQ Il fantasma stregato - Il vascello stregato vTcEY La sbornia - Lo sbaglio (1930) | https://youtu.be/ (1934) | https://youtu.be/8IDmbeMx7iU I due galeotti (1927) | https://youtu.be/GwEkgdPOsi4 ECHm6yT2iTc Gelosia - Allegri poeti (1935) | https://youtu. Una famiglia di matti (1927) | https://youtu.be/Zw5zc- I monelli (1930) | https://youtu.be/gWD5ZuG96XA be/Qjn6kYjheqM BerwOU Sotto zero (1930) | https://youtu.be/HXSScbBfUH8 Fratelli di sangue - L’orologio antico - Più con- I detective pensano? (1927) | https://youtu.be/7jOf- Un marito servizievole (1930) | https://youtu.be/2Tu- sistente dell’acqua (1935) | https://youtu.be/ VX1jBPU qfyX4iPE w7n2VCaqZp0 72 [email protected] E’ uscito Cabiria – studi di cinema 192 Nuova serie n. 192 maggio – agosto – CINIT Cineforum italiano EDITORIALE dal grande Orson, è pur sempre frutto della A ciascun’alma presa… pag. 2 sua creatività espansa, capace di portare …e gentil core | nel cui cospetto ven lo dir presente, | avanti progetti negli anni e nei luoghi della in ciò che mi rescrivan suo parvente, | salute in lor sua vita raminga. Ogni volta un tassello, una segnor, cioè Amore. Così Dante esordiva nella pennellata, un verso aggiunto, finché è arriva- Vita Nova facendo appello a coloro che, come ta, anche per lui, pur bigger than life, la parola lui, eran seguaci d’Amore perché rispondesse- fine. Adesso il film – o almeno: un film – c’è e ro aiutandolo a interpretare un sogno un po’ su «Cabiria» viene analizzato, strapazzato, am- inquietante che aveva fatto riguardo a Beatri- mirato e criticato. Inoltre trovate un paio di ce. Qualcosa di simile ha fatto Alberto Anile, novelle cinematografiche sottratte all’oblio e fra i massimi esperti di Welles, scrivendo agli le riflessioni su due documentari recenti che altri studiosi sparsi nel mondo per avere un possono essere accostati in un rapporto socio- loro parere-commento-studio in merito al logico e antropologico di causa-effetto: la fine film finalmente riemerso dalle celle frigorife- del mondo arcaico amato da Pasolini in Nota- re delle cineteche: The Other Side of the Wind. rangelo. Ladro di anime e la fine del mondo Erano in tanti ad aspettarlo e finalmente un attuale in Normal. Per questioni di spazio, ri- anno fa, alla nostra di Venezia, l’evento si è re- mandiamo al prossimo numero la terza parte alizzato. Anche se con l’aiuto di etflix, una so- dello studio dei soggetti inediti di Marcello cietà di streaming che, secondo alcuni, sta ri- Marchesi e la consueta rubrica “Groovy Mo- cattando e addomesticando definitivamente vies”. il cinema. O forse no. Sono questioni che Buona lettura. Marco Vanelli emergono dalle risposte di molti wellesiani L A B O R ATO R I O che hanno aderito all’invito di Anile e che tro- RE-WIND verete nelle pagine che seguono. Dove pure ci DIBATTITO SULL’“ULTIMO” FILM DI OR- si interroga su quanto l’onnipresente e onni- SON WELLES pag. 3 potente tecnologia digitale odierna si possa Alberto Anile sposare a un cinema rigorosamente e necessa- Un simposio di carta pag. 4 riamente fatto di pellicole, emulsioni, formati e James Naremore grana qual era quello di un tempo. Ma soprat- Morte dell’Autore pag. 7 tutto ci sono le mille sfaccettature di un film che, Alessandro Aniballi se anche non è stato licenziato personalmente D for Death pag. 21 Ray Kelly Riflessioni sul corag- gioso, audace The Other Side of the Wind pag. 25 Marco Vanelli L’occhio magico di Dio pag. 29 Massimiliano Studer Cosa raccontano gli ar- chivi pag. 35 Esteve Riambau In nome di Welles pag. 41 Gabriele Gimmelli L’arbitrio necessario pag. 45 Alberto Anile pag. 75 Meriti e compromessi John Huston di una ricostruzione «La gente ha paura di Orson» pag. 79 pag. 49 DOCUMENTI Adalberto Müller Novelle cinematografiche pag. 83 Dalla parte di Welles CINEFORUM (Taking the Side of Giovanni Ricci Welles) pag. 55 Notarangelo. Ladro di anime pag. 95 Luca Giuliani Marco Vanelli L’evoluzione digitale di Normal pag. 107 Orson Welles pag. 59 Cabiria Richard Burt Periodico quadrimestrale Welles Worth Seeing? Direttore Marco Vanelli pag. 65 Segreteria e redazione Cinit, via Manin, 31/1 Adriano Aprà 30174 Mestre Un legato dalle vecchie € 10,00 ISBN 9788831244091 alle nuove generazioni 73 n. 78

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XXXIII) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione...” (Profezia avverata)

Paolo Del Debbio Sandra Milo Mauro Corona

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 74 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

75 n. 78

Omaggio Una donna e una canaglia (1973) di Claude Lelouch Simon (Lino Ventura) e Françoise (Françoise Fabian): Quando si ama una donna, non vedo perché farle l’affronto di chiederla in moglie. Il matrimonio che è? È un contratto, e i contratti di solito sono fatti per chi ha paura. Paura di che? Paura di che? Hanno paura. Potrebbe sviluppare questo concetto di matrimonio/paura? Avanti, su... Sì, sì... Certo, certo che posso svilupparlo: per me il matrimonio è la paura della solitudine, della libertà. Perché la vera libertà porta sempre alla so- litudine. Così la penso io. Continui. È la paura di trovarsi una sera solo con due uova al tegamino, senza la tv, senza la pensione. O, se lo preferisce, è la paura di trovarsi soli senza un altro che in fondo ha più paura di te.

Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.facebook.com/diaridicineclub www.alexian.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.corosfigulinas.it Magazine on-line di cinema 2015 www.officinavialibera.it www.cineclubpiacenza.it ISSN 2431 - 6739 www.ilpareredellingegnere.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub Responsabile Angelo Tantaro www.AAMOD.it/links www.crcposse.org Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.gravinacittaaperta.it www.cineclubinternazionale.eu www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.ilclub35mm.com www.cinemanchio.it www.suburbanacollegno.it www.cineclubclaudiozambelli.org www.anac-autori.it www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub www.asinc.it Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.laspeziashortmovie.wordpress.com www.usnexpo.it Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.laspeziaoggi.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.officinakreativa.org www.bibliotecaviterbo.it a questo numero hanno collaborato in redazione www.monserratoteca.it www.cinalmese35.com Maria Caprasecca, Nando Scanu www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cinenapolidiritti.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.cineclubgenova.net www.unicaradio.it/wp Nicola De Carlo www.centroesteticolacrisalidesassari.it www.cinelatinotrieste.org Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.losquinchos.it www.suonalaancorasam.wordpress.com www.cineclubroma.it www.associazionearc.eu www.cosedaintolleranti.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani idruidi.wordpress.com www.russiaprivet.org/ita Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.upeurope.com www.firenzefilmcortifestival.com La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.domusromavacanze.it www.lombardiaspettacolo.com mente agli autori. www.rivegauche-artecinema.info www.laspeziafilmfestival.it I nostri fondi neri: www.isco-ferrara.com www.tottusinpari.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.bookciakmagazine.it www.globalproject.info/it/resources lontari. www.bibliotecadelcinema.it www.anelloverde.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.cagliarifilmfestival.it www.premiocentottanta.wixsite.com/contest Manda una mail a [email protected] www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.scuoladicinemaindipendente.com per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.cineforum-fic.com il marxismo libertario Edicole virtuali www.senzafrontiereonlus.it www.armandobandini.it (elenco aggiornato a questo numero) www.hotelmistral2oristano.it www.radiobrada.com dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.ilgremiodeisardi.org www.officinastudiotempi.com www.amicidellamente.org www.fotogrammadoro.com www.cineclubroma.it www.carboniafilmfest.org www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.ficc.it www.teoremacinema.com www.yesartitaly.it www.cinit.it www.cinecircoloromano.it www.teatriamocela.com www.cineclubsassari.com www.davimedia.unisa.it www.visionandonellastoria.net www-pane-rose.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub www.raccontardicinema.it blog.libero.it/Apuliacinema www.teatrodellebambole.it/co www.firenzearcheofilm.it/link www.ilquadraro.it www.perseocentroartivisive.com/eventi www.sardiniarcheofestival.it/diari-di-cineclub www.sardiniafilmfestival.it www.romafilmcorto.it www.edinburghshortfilmfestival.com/contact www.cgsweb.it/edicola www.piccolocineclubtirreno.it www.babelfilmfestival.com www.greenwichdessai.it www.lacinetecasarda.it www.cineforumdonorione.com www.cinemafedic.it www.laboratorio28.it www.moviementu.it www.cinergiamatera.it www.giornaledellisola.it www.cineconcordia.it/wordpress www.cineclubalphaville.it www.parrocchiamaterecclesiae.it www.consequenze.org www.manguarecultural.org www.educinema.it www.infoficc.wordpress.com www.cinematerritorio.wordpress.com www.plataformacinesud.wordpress.com www.centofiori.de www.hermaea.eu/it/chi-siamo www.circolozavattini.it

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