Franca Leverotti
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Franca Leverotti Gli officiali del ducato sforzesco [A stampa in “Annali della Classe di Lettere e Filosofia della Scuola Normale Superiore”, serie IV, Quaderni I (1997), pp. 17-77 – Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”] Una breve risposta al questionario Modi di nomina degli officiali È il duca che decide in ultima istanza i nomi degli officiali, anche se la scelta è teoricamente condizionata dall’approvazione della maggioranza dei consiglieri segreti e di giustizia allo scopo – così esplicitato “adeo quod officiis de personis idoneis provideatur, non autem personis de officiis” – di avere personale competente e idoneo. La scelta dei sindacatori e degli officiali periferici (podestà, capitani...) in particolare rimane per tutto il periodo sforzesco di competenza del Consiglio Segreto, così come nel caso di uffici venduti, o, più esattamente, di uffici concessi dietro un prestito (prestito che veniva restituito alla fine del mandato, non dal duca, ma dall’ufficiale che subentrava); prerequisito per la nomina in questi casi era infatti non soltanto il versamento della somma alle magistrature finanziarie, ma la valutazione del curriculum da parte del Consiglio Segreto, oltre all’attestazione che era stato assolto dai sindacatori per i precedenti incarichi. Nel caso di “novus officialis “ il Consiglio, prima di procedere alla nomina, doveva richiedere il parere di tre persone note, in genere esponenti di spicco della società milanese, cortigiani o burocrati, che vengono nominati nella nota di trasmissione al primo segretario Cicco Simonetta, il cui benestare era essenziale per perfezionare l’iter della pratica. Carriere Non c’è commistione tra uffici centrali e periferici. Si tratta di circuiti ben distinti che non hanno interferenze tra loro tranne poche eccezioni: i vicari promossi sindacatori generali hanno alle spalle una carriera di vicari di podestà cittadini e di podestà, mentre i referendari delle città possono diventare maestri delle entrate. Non ci sono viceversa spostamenti dal centro alla periferia, se non nel caso di un segretario alle entrate promosso referendario di Piacenza, o di alcuni cancellieri ducali spostati nel territorio come addetti all’alloggio delle truppe nei primi anni di governo sforzesco. Quando si parla di uffici centrali bisogna sempre distinguere due livelli: i magistrati veri e propri dal nutrito gruppo dei cancellieri delle singole magistrature. Questi ultimi, per consuetudine, non venivano licenziati, esercitavano a vita e lasciavano il posto a familiari: figli, fratelli, generi. Per questa categoria è ricostruibile una carriera standard; infatti entrano come scrivani o coadiutori, diventano cancellieri ed infine segretari. Ovviamente un caso a parte sono i cancellieri della Cancelleria segreta che vedono la loro carriera interrotta dalle successioni ducali, soprattutto quando ricoprono posti-chiave come capo della cancelleria segreta politica, o delle cancellerie finanziaria, giudiziaria o beneficiale. In questo caso al licenziamento in tronco, che si verifica solo nel momento in cui il primo segretario, Cicco Simonetta, viene fisicamente eliminato, si preferisce il trasferimento presso la cancelleria del Consiglio Segreto. Per gli alti livelli del funzionariato centrale i passaggi da un ufficio ad un altro sono limitati in questo modo: a) è consuetudine che il maestro preposto ai Maestri delle entrate straordinarie sia un giureconsulto, che, dopo alcuni anni, viene promosso al Consiglio di Giustizia, e da qui può talora passare al Consiglio Segreto 1; b) il sindaco fiscale o semplici procuratori fiscali possono diventare maestri delle entrate ordinarie 2; 1 Raffaele da Busseto, Giovanni Arcimboldi, Giovanni Andrea Cagnola, Giovanfrancesco Marliani (i due ultimi diventano anche consiglieri segreti) 2 Candido Porri, Francesco Bolla, Giovanni Andrea Cagnola, Antonio da Besana. 1 c) i vicari e sindacatori generali, che sono tutti giureconsulti, possono essere promossi maestri delle entrate straordinarie e successivamente consiglieri di giustizia o segreti; oppure possono passare direttamente al Consiglio di Giustizia e poi al Consiglio Segreto 3; d) i maestri delle entrate straordinarie possono diventare consiglieri segreti 4; e) i consiglieri di giustizia sono di frequente promossi al Consiglio Segreto 5; f) i maestri delle entrate ordinarie possono diventare consiglieri segreti 6; g) a fine Quattrocento i collaterali generali, che sovrintendono all’organizzazione militare, diventano maestri delle entrate straordinarie 7. Poiché i casi citati sono numericamente limitati si può constatare che una progressione di carriera consueta è solo quella del maestro giureconsulto promosso dalle entrate straordinarie al Consiglio di Giustizia. In tutti gli altri casi le “promozioni “ vanno valutate caso per caso e momento per momento, perché in alcuni casi, ad esempio con Galeazzo Maria, una promozione al Consiglio Segreto, organo privo di poteri politici, demandati a un consiglio ristretto non formalizzato, ha il significato di rimozione dal precedente incarico. Uffici periferici Per alcune magistrature periferiche, officiali delle bollette e referendari, sono in atto sia con Galeazzo Maria che con Ludovico il Moro tentativi di costruire una sorta di carriera, spostando questi funzionari da una città all’altra, naturalmente in ordine di importanza crescente. Per i podestà delle città è praticamente impossibile ricostruire una carriera, anche perché intervallano le cariche nel ducato ad altre in stati diversi; a fine secolo alcuni possono raggiungere l’incarico di consigliere segreto e con tale qualifica tornare a reggere le città come commissari. Per i podestà rurali, circuito del tutto separato da quello cittadino, e con aree di pertinenza ben delimitate (esercitano in genere in due, massimo tre contadi urbani) non sono evidenti carriere, anche se la maggior parte è impiegata per alcuni decenni. Non c’è carriera neppure per gli offici militari e assimilati: capitani delle cittadelle, castellani, connestabili delle porte. Sono uffici ricoperti in genere a vita, senza trasferimenti, e si possono definire offici “familiari”, perché esercitati dal titolare insieme con figli e fratelli, e in genere alla morte del titolare vengono ricoperti da membri della stessa famiglia. L’interruzione di una dinastia familiare o lo spostamento di sede sono esclusivamente legati ai momenti di successione ducale, in particolare al 1467-68, quando Galeazzo Maria prende il potere allontanando i servitori allineati con la madre, o alla fine degli anni ‘80, quando il Moro diventa signore del ducato. Competenze e titolo di studio I titolari delle magistrature finanziarie sono in genere mercanti e banchieri con pratica di scritture contabili, scelti anche per le loro ampie disponibilità economiche. Tutti i consiglieri di giustizia e molti consiglieri segreti, nonché tutti i vicari e sindacatori generali sono giureconsulti; molti dei podestà cittadini e tutti i loro vicari sono giureconsulti. Durata dell’incarico Gli offici centrali vengono concessi a vita, con la sola eccezione dei tesorieri e degli amministratori del sale, i quali, dato anche l’impegno finanziario a cui sono chiamati (in genere sono mercanti che anticipano al duca cospicue somme di denaro senza interesse), ricoprono l’ufficio per due-tre anni, 3 Diventa maestro delle entrate ordinarie Ruggero de Comite; diventano maestri delle entrate straordinarie: Antonio da Besana (precedentemente sindaco fiscale), Francesco Lucani, Bernardino da Arezzo, Giovanni Paolo Barzizza, Scipione Barbavara. Sono vicari, maestri delle entrate straordinarie, consiglieri di giustizia: Matteo e Baldassarre Corti, Pietro Crivelli (già avvocato fiscale); passano da maestri a consiglieri segreti: Scipione Barbavara e Ziliolo Oldoini; diventano direttamente consiglieri segreti Lorenzo Terenzi, per diversi anni commissario a Parma, e Giorgio Colli, già ambasciatore residente a Venezia. 4 Barbavara e Oldoini. 5 Sceva Corti, Alberico Maletta, Bartolomeo Moroni, Giovanni Agostino Vimercati, Sillano Negri, Geronimo Maletta, 6B iagio Cusani, Antonio Marliani. 7 Giovanni da Busto, Giovanpietro da Casate e Prevostino Piora. 2 con possibilità di rinnovo. Una lunga carriera è quella di Antonio Landriani, tesoriere generale dal 1474 al 1499, quando viene ucciso. I licenziamenti, che hanno per lo più un carattere politico e riguardano i soli vertici dell’amministrazione centrale, sono più frequenti nelle cariche finanziarie. Lo zoccolo duro delle cancellerie, con l’eccezione della Cancelleria segreta, sembra immune dalle vicende successorie ducali, anche perché era difficile sostituire la competenza e la professionalità di questi funzionari. Gli officiali periferici (avvocati e sindaci fiscali, tesorieri, referendari e officiali delle bollette in città; capitani del divieto, officiali delle biade, officiali sulle tasse dei cavalli in campagna) durano in carica diversi anni; viceversa i podestà rurali e cittadini stanno in carica solo due anni, con qualche inconsueto prolungamento di uno o due anni i podestà cittadini, con rinnovi anche pluriennali i podestà rurali soprattutto alla fine del Quattrocento. Provenienza Gli officiali centrali, tranne i membri della Cancelleria segreta, sono in prevalenza milanesi. I milanesi diventano predominanti nel periodo del Moro anche tra i podestà cittadini; i podestà rurali invece, ad eccezione di quelli che esercitano nel contado cremonese e in parte nei contadi milanese e pavese, sono forestieri nel senso che non sono originari della città nel