2.5. Chiese E Conventi Francescani a Como L'arrivo E L'insediamento Dei Francescani in Como Non Può Essere Valutato Nella S

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2.5. Chiese E Conventi Francescani a Como L'arrivo E L'insediamento Dei Francescani in Como Non Può Essere Valutato Nella S 312 2.5. Chiese e conventi francescani a Como 1 L’arrivo e l’insediamento dei Francescani in Como non può essere valutato nella sua portata storica se si pre- scinde da un confronto con gli altri ordini mendicanti, presenti in città, e se non si tiene conto del mutamento che essi apportarono, sia nella configurazione del clero regolare, sia nell’equilibrio politico cittadino. Il primo problema da affrontare è quello dell’inizio dell’attività di Francescani, Domenicani e Agostiniani. Le date più antiche non sono sfortunatamente indicate da fonti primarie, ma l’analisi urbanistica degli inse- diamenti mendicanti finisce per dare ragione all’immediata successione di Francescani (1230) e Domenicani (1233), ed al più tardo arrivo degli Agostiniani, al principio del XIV secolo; tutti esterni alle mura, eppur in posizione rilevante, prossimi, soprattutto i primi, ai tre principali ingressi della città, Porta Torre, Porta Sala, Porta San Lorenzo, per i quali soltanto era ammesso il passaggio di merci gravate da pedaggi 2. È accertato che i Francescani trovassero la loro prima e definitiva sede dove ancora sorge la chiesa di S. Francesco, fuori dalle mura meridionali, ma vicinissima a Porta Torre, l’ingresso principale della città, sulla strada per Milano. Maggior fatica dovettero affrontare i Domenicani, che ottennero dai Benedettini di S. Carpoforo la chiesetta di S. Martino in Silvis, alle falde del colle del Baradello9, assai lontano dalle mura, al di là del torrente Cosia, per poi spostarsi definitivamente a S. Giovanni in Pedemonte (1235), su terreno an- cora dei Benedettini, questa volta di S. Abbondio, ottenuto “in parte per donazione, in parte per vendita” 3. L’insediamento dei Domenicani segue un percorso preciso, da sud a nord, lungo il pendio delle colline a o- vest della città fino a stabilirsi, sempre al di là del Cosia, proprio sulla strada (dall’odierna stazione feroviaria S. Giovanni – via Gallio – via Garibaldi) che conduceva a Porta Sala, l’ingresso aperto nelle mura occidenta- li. L’ubicazione, favorevole e strategica, dei Francescani, confermata loro da papa Nicolò III nella bolla del 1279 “locus (...) vobis (...) accomodus” 4, sembra un indizio della loro precedenza sui Domenicani i quali, a- vendo scelto una posizione sì elevata, ma laterale ed esterna, non senza controversie coi Benedettini, si tro- vavano, per di più lungo il percorso verso il centro cittadino l’ingombrante presenza del più importante con- vento degli Umiliati di Como, S. Maria di Rondineto, situato nell’area dove sorge ora il Collegio Gallio. La relazione degli ordini mendicanti con gli Umiliati è un’altra questione di forte rilievo, che chiarisce l’ascesa dei primi e la lenta ma progressiva decadenza dei secondi, non solo rispetto all’autorità e ai disegni della Chiesa, ma anche rispetto agli ordinamenti politici della città. Un documento del 1255 5, il più antico per i Francescani di Como, afferma che nel palazzo del comune erano presenti il vescovo Uberto da Sala, l’arcidiacono Leone Avvocati, i domenicani “fratris Guillelmi pergamen- sis, et fratris Henrici cremonensis” e vari chierici, per organizzare la lotta antieretica, attivata dopo l’uccisione dell’inquisitore generale domenicano san Pietro Martire, priore del convento comasco, lotta diretta dall’inquisitore domenicano “Raynerius placentinus”, “quanplurium de ordine fratrum minorum”, ma non viene fatto alcun cenno di altri religiosi, come gli Umiliati, ai quali peraltro sono dedicati interi articoli degli Statuti Comunali. È questo un indizio che, per quanto gli Umiliati avessero a fatica ottenuto il diritto di pre- dicare 6, riuscendo a sottrarsi ai sospetti di patarinismo, a partire dalla metà del XIII secolo stavano forse già perdendo prestigio, perlomeno sul piano spirituale. Come per altre città padane, grande era stata la fiducia goduta dagli Umiliati presso le autorità comunali, nella prima metà del secolo: “claves moniciorum dabantur (...) praeposito de Rondenari pro Commune de Cumis”7 e, come a Bergamo e a Milano detenevano l’ “offi- cium canevarie circa moniciones civitatum”; dal 1213 “supersunt ad accussas maleficiorum” nel Broletto; dal 1223 controllavano il sale (da cui, forse, in quanto vicinissima al convento di Rondineto, il nome di Porta 1 Stralcio da A. Rovi, “Chiese e conventi francescani a Como: S. Francesco, S. Croce, S. Donato”, in Il Francescanesimo in Lom- bardia. Storia e arte , Silvana Editoriale, Milano, 1983, pp. 297 – 300, 315 – 316. 2 T. Di Liebenau, Le rodinazioni daziarie di Como nel XIV secolo , in “Periodico della Società Storica Comense” (PSC), V, fasc. 3, 1886, p. 248, da un codice lucernese che riprende una normativa più antica. 3 G. Rovelli, Storia di Como , II, Milano 1794, p. 336; cfr. L: Marazzi, I domenicani a Como e i loro conventi , “PSC”, XLVII, 1980, pp. 121 – 156. 4 Bullarium Franciscanum , III, Roma 1765, p. 384 5 Liber Statutoruim Consulum Cumanorum Iusticie et Negotiatorum , a cura di A. CERUTI in Historiae Patriae Monumentra. Leges Municipales , Torino 1876, pp. 257 – 258 6 G. Tiraboschi, Vetera Humiliatorum Monumenta , I, Milano 1766 – 1768, p. 184. 7 L. Zanoni, Gli Umiliati nei loro rapporti con l’eresia, l’industria della lana ed i Comuni nei secoli XII e XIII, Milano 1911, p. 112. 313 Sala, se non fosse d’origine longobarda), la farina, i panni e relative misure; dal 1229 la panificazione; dal 1250 erano preposti “ad dandas cartas communis in solutum creditoribus”8, passando quindi da funzioni pe- riferiche di vigilanza a funzioni sempre più interne e delicate, dalla riscossione dei pedaggi alla amministra- zione del debito pubblico. Eppure i Predicatori di San Giovanni finirono per sovrapporsi agli umiliati di S. Maria di Rondineto, sia per- ché al di sopra di ogni sospetto, perché vessilliferi dell’ortodossia cattolica, sia perché più tardi, nel 1285, qualcosa si incrinò nell’alleanza tra Umiliati e Comune, tanto che papa Nicolò IV incaricò proprio i Domeni- cani di sanare quelle liti 9. Sebbene sia impossibile dipanare del tutto la matassa dei fatti consegnataci da cronisti e storici, si possono tuttavia rilevare altre coincidenze significative, se si pongono in relazione dati cronologici e topografici rela- tivi agli ordini mendicanti e agli Umiliati. Gli stessi Francescani si erano collocati presso una doppia fami- glia, maschile e femminile, di regola umiliata, annessa all’ospedale e chiesa di S. Vitale, fondato un decennio prima del loro arrivo 10 , esternamente al tratto sud – orientale delle mura. Sarebbe azzardato sostenere che corrispondesse a un piano preordinato, ma sta di fatto che, nell’arco di tre quarti di secolo, con l’arrivo in città degli Agostiniani proprio nell’anno 1300, si completa l’accerchiamento della città da parte degli ordini mendicanti che, inseritisi in posizioni alterne a quelle degli Umiliati, avrebbe- ro finito per indebolirne la presenza e il ruolo. Per meglio seguire come la progressiva sostituzione assuma assuma ritmo incalzante dal settimo decennio del XIII secolo, conviene riprendere l’analisi cronologica privilegiando il confronto con i Francescani. Una tradizione ripresa da diversi autori, ma non confermata da alcuna fonte, fissa nel 1230 il termine iniziale dell’attività dei predicatori francescani a Como 11 . Il Sevesi 12 dice “accertato dal Giovio, che S. Antonio da Padova verso il 1230 (...) eresse il convento, sacro a S. Francesco d’Assisi, e un altro padovano, padre Pietro, circa il 1233 scosse la città colle sue meraviglie”. Il Turazza 13 ha poi attribuito da Uberto da Sala, vescovo di Como (1228 – 1256 ?), la consacrazione della chie- sa, senza confortare l’affermazione con la produzione di documenti. Una data antica che una sicura fonte ci fornisce è il 1260, quando, con san Bonaventura, il capitolo generale dell’ordine francescano a Narbona promosse Como a custodia, nella Provincia Milanese 14 , cinque anni dopo la riunione del clero comense nella sede comunale per il piano antieretico. La presenza dei Francescani va comunque fatta risalire a prima del 1252 se prestiamo fede ad un antico Libro o Repertorio delli Istromenti del Convento di S. Francesco , che ricorda, al 9 maggio di quell’anno, “L. 10 legate al Convento di S. Francesco di Como”, e parla di “cessione e procura fatta da monS. Nicolao canonico della cattedrale, et rettore delli Humiliati come essecutori testa- mentarii del r.do prete Ricardo” 15 . 8 Liber Statutorum , cit., pp. 48, 181, 235, 132 – 133. 9 L. Zanoni, Gli Umiliati , cit., p. 112. Gli Statuti di Como del 1335. Volumen Magnum , Como 1936, 1945, 1957 riferiscono ancora di incarichi ricoperti dai “fratres”. 10 G. Aliati, La chiesa e il monastero di S. Cecilia in Como , in “PSC”, XXXIII, 1939, p. 46. A est di S. Francesco esistevano la chie- sa e l’ospedale di S. Vitale, istituiti e dotati da Giovanni Obizzone Caccia, con la madre Silvia, fin dal 1218 – 21, affidati agli Umiliati (G. Rovelli, Storia di Como , cit., pp. 312 – 313). A ovest di S. Francesco “nel 1255 il Comune di Como vende ai Crociferi una por- zione di terra situata fra Porta Torre e Porta Nuova, consistente in sei tavole e otto piedi” (G. Baserga, Alcune antiche misure coma- sche , in “PSC”, XXV, 1925, p. 71). Dall’inventario delle superstiti pergamene dell’Archivio dell’Opera Pia Gallio, presso il Collegio Gallio di Como, Fondo pergamene , risulta che nel XIII secolo gli Umiliati di S. Maria di Rondineto erano in possesso di diverse ca- se, concesse in affitto, situate tra il convento e Porta Sala, presso il fossato, qualcuna pure entro le mura; avevano anche almeno un terreno fuori Porta Torre, affittato nel 1420, ma porbabilmente in loro possesso da più antica data ( ibid , cart. 6, n. 2, anno 1420), e “in Zerbeto” (il Gerbetto), area francescana, un mulino “cum pluribus domibis” ( ibid ., cart. 5, n. 4, anno 1368). 11 B. Giovio, Historiae Patriae libri duo , Como 1982, p. 222, ristampa dell’edizione della Società Storica Comense, 1887 (prima edizione Pinelli, Venezia 1629); P.
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