Passiù Timenti E Hanno Descritto La Loro Vita E Franca Grisoni Il Loro Territorio
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
gienne Anno 1 numero 4 - LDP Editore aprile 2009 dalla redazione ndi gardanotizie.it il mensile del lago di Garda direttore Luigi Del Pozzo GDialetto, radici tra le parole Luigi Del Pozzo Le nostre radici sono nel dialet- to. Le parole che sentiamo spesso fin dall’infanzia, le espressioni del viso accompagnate da esclamazioni e gestualità contribuiscono a formare la personalità e costituiscono gli usi e costumi della società nella quale cresciamo e viviamo. Un tempo par- lare in lingua locale era la prassi nelle nostre città. Il dialetto esprimeva con una espressione ampi concetti e sen- sazioni che non trovavano corrispon- denza in italiano. Poi l’avvento della comunicazione di massa ha di fatto annientato e comunque relegato ad una ristretta cerchia qualunque scam- bio verbale che non fosse l’italiano. E le nuove generazioni spesso non co- noscono la lingua di chi li ha preceduti In questo numero con la quale hanno espresso i loro sen- Passiù timenti e hanno descritto la loro vita e Franca Grisoni il loro territorio. Che grave perdita! pag. 3 Quando non si riconosce più la lingua Giuda Giuda dei nostri padri si cominciano a perde- Mai stat lü disperat Mai stato lui disperato Per chi suona re le radici, il senso di appartenenza lü, el pö simpatic, lui, il più simpatico, la campana alla propria terra, alla propria cultura. chèl zuen, el tò Gioan? quello giovane, il tuo Giovanni? Julia? E con esse l’amore per la salvaguar- Beato lü! che Te Te l’ét polsat Beato lui! ché Tu l’hai riposato dia dell’ambiente e del territorio. Ecco za tate olte sura ‘l tò cör già tante volte sopra il tuo cuore perché proponiamo sempre proverbi e compagn d’ades, e me a rosegam come ora, ed io a rodermi pag. 7 poesie nelle lingue locali che si parla- zöghe a baline me con el tò pa gioco a palline io con il tuo pane no da noi sul nostro lago che ha mille oter che pa pociat! altro che pane intinto! Il Garda alla sfaccettature nei tre ceppi, lombardo, Che migole de fam Quante briciole di fame Università, in veneto e trentino con le varianti di tut- en fo isé tate… ne faccio così tante… dialetto te le località lacustri e dell’entroterra. Le me ricorda le siste Mi ricordano le ceste Un patrimonio infinito che va tutelato. ‘n dé, söl lac: un giorno, sul lago: E alura: Buna Pasqua a tocc. per quacc Te gh’íet bondat… per quanti avevi abbondato… pag. 10 che Te Te bondet perché Tu abbondi Te bu a spartiser e a moltiplicà Tu capace a dividere e a moltiplicare Gasparo da e che bu chel de ‘l tò pa e che buono quel giorno il tuo pane Salò, l’archi- en chel pusibol in quel possibile mai ‘nduinat mai indovinato tetto dei suoni gnaca za ‘n boca neanche già in bocca ‘ndó me l’ho catat: dove me lo sono trovato: pag. 15 sé, mé T’ίe za tastat! sì, io Ti avevo già assaggiato! ma ades i T’ha crompat. ma adesso Ti hanno comperato. I nostri tesori: Te vende fresc. Ti vendo fresco. il castello di I Te smigasarà. Ti sbricioleranno. Ma chesto Te Te ‘l set za. Ma questo Tu lo sai già. Gorzone Vo a ferner el contrat. Vado a finire il contratto. 2 gienne primo piano aprile 2009 Pasqua con occhi nuovi Giuseppe Accordini della malattia del nostro tem- po e anche la sua cura più ap- itorna ogni anno la Pasqua, propriata. Rma rischia di restare sof- Forse non occorrono fatti focata non tanto dal traffico nuovi, ma occhi nuovi (Kafka) commerciale delle feste quan- per riconoscere quello che c’è to piuttosto dal disincanto già e attende di poterci par- individuale e dalla delusione lare. Questo atteggiamento generale. spirituale ineludibile è dunque Le attese sono per noi l’attesa, cioè l’attesa messiani- sempre più fragili e a rischio, ca. Tutto però dipende da noi perché verificate sui tempi come tutto può dipendere an- brevi, sugli orizzonti corti del- che da Dio. Che cosa significa la nostra vita. E mentre ci sono allora che il giorno del Signore ancora comunità monastiche sarà un giorno di tenebre o di che cercano di mantenere viva luce? Molto o tutto dipende da l’attesa paziente e fedele del ri- noi. torno del Signore, molti cristia- Si può rispondere a questo ni ormai si sono appiattiti su con l’apologo del gallo e del un comune sentire diffidente, pipistrello desunto dal Talmud: scettico che punta al presente Il gallo e il pipistrello aspet- come compensazione. tano entrambi la luce. Il gallo Da sempre Dio è oggetto la sa anticipare, la annuncia e di mille proiezioni. Invece che almeno quanto noi abbiamo sguardo superficiale. siero vi si desti quasi se la beve. Il pipistrello ascoltare Lui, noi gli cuciamo bisogno di Lui. Un maestro spirituale Là dove nulla è, il Pieno! vive nello tenebre, non vede addosso quello che pensiamo Per ascoltare una voce così come H. Le Saux diceva: Là dove nulla si vede, visione e per lui la luce ha tutt’altro di Lui. E allora ci dimostriamo profonda però bisogna essere Rientra in te stesso dell’Essere! significato. Per questo il gallo poco giusti con Lui e poco ca- capaci di sottrarsi dal condizio- Nel luogo dove non c’è nulla Là dove nulla più appare, trovandosi a stretto contatto paci di aprirci alle domande namento ambientale, pensare E abbi cura che nulla so- apparizione di Sé. dice impietosamente al pipi- vere che vengono da Lui. Forse con la propria testa, ragionare praggiunga. L’occhio interiore non è strello: «Io aspetto la luce per- dobbiamo cambiare registro e anche col cuore che spesso Penetra dentro di te una trovata per sfuggire alle ché la luce mi è familiare, ma a pensare che quel Dio che è in vede meglio dell’intelligenza e Fino al luogo in cui non c’è domande stringenti e scet- te che cosa serve la luce?». agonia fino alla fine del mondo può riconoscere anche ciò che più pensiero tiche del nostro tempo sulla (B. Pascal) ha bisogno di noi è invisibile agli occhi, cioè alle E abbi cura che nessun pen- fede e su Dio, ma è la diagnosi Siate lieti, qualunque cosa facciate fatela di cuore! gni gesto compiuto con amore ringraziamento. Che gioia, ho fatto il dice di una presenza e non importa Oè sacro, anche il più piccolo. E bucato, meno male che la lavatrice se per l’ennesima volta ripiegherò nell’amore nulla è piccolo, ma tutto funziona. Ieri nel riempirla, per scru- gli abiti, raddrizzerò i tappetini del è grande. polo, memore del passato, ho volu- bagno. Compiere i soliti gesti: preparare to di nuovo guardare nella tasca del Prima sbuffavo, ora sorrido. la colazione, e poi il pranzo e la cena. grembiule che già avevo tastato e vi La pazienza e il sorriso accompa- Lavare, scopare, stendere. Andare ho trovato dentro tre piccoli sottili… gnano chi “ in ogni cosa” rende grazie. in posta, in farmacia, a fare la spe- feroci chiodini che mi erano rimasti Spesso vedo il lavandino e il ta- sa. Ecco, chi compie ogni gesto con in tasca dopo aver attaccato un qua- volo della cucina particolarmente amore non può vederlo ripetitivo, ma dretto. ingombri. Cosa ci guadagno a dire sempre nuovo, imprevedibile. Sì, fare con amore qualsiasi cosa ”Non so da dove cominciare!...Quan- Un’interruzione, una modifica ai vuol dire metterci attenzione, non to lavoro!...” programmi? Non è un intoppo, un essere distratti. Ho imparato ad ignorare il “tan- motivo di disappunto, ma un’occa- Che gioia dar da bere alle piante to”, inizio e come d’incanto tutto tor- sione per scoprire la docilità, l’obbe- e conoscerle e sperimentarne la rico- na al suo posto. dienza, il cambiamento. noscenza. La leggerezza parte dal cuore. Fare tutto con amore vuol dire Disordine sulla cassapanca, sulle essere perennemente in uno stato di sedie, sul tavolo, in bagno? Sono in- Virginia aprile 2009 gienne terza pagina 3 PER CHI SUONA LA CAMPANA JULIA? Ecco la storia del monumento eretto a Sirmione, sul colle di San Pietro, nel 1955 in ricordo dei caduti in guerra Mario Arduino l secondo conflitto mondia- Ile era finito ormai da quasi quattro anni, ma nessuno po- teva dimenticare le sofferenze ed i lutti da esso indotti. All’inizio di quel lontano 1949 sopravvenute esigenze urbanistiche avevano imposto di estirpare gli alberi del pic- colo parco della rimembranza che sorgeva in prossimità del castello scaligero di Sirmio- ne. Il 4 novembre dello stesso anno fu costituito un comita- to che si propose di onorare in altra e non meno decorosa forma i concittadini caduti in guerra. Tra le varie proposte pre- La Chiesa di San Pietro Mavino e la campana dei valse quella di fondere una caduti inaugurata nel maggio del 1955. Nel Gior- grande campana e di collocar- nale di Brescia dell’epoca Damaso Riccioni annotò la sul colle dove sorge il tempio “... Tra gli ulivi del colle, ed intorno al tempio roma- longobardo di San Pietro. nico, è confluita - con riverente slancio - la vita che In una lettera scritta il 5 di solito evoluisce nella lieta penisoletta ...”. “...Una maggio 1951 dal segretario lapide marmorea reca incisi i versi dedicati alla comunale Lorenzo Ronchi si campana, cui si dette il nome glorioso e fatidico di legge che il bronzo “avrebbe Julia. L’autore è monsignor Giuseppe Chiot, che nel avuto le seguenti finalità: “a) 1944 aveva impartito la benedizione - in articulo suonare per tutti i caduti d’Ita- mortis ai condannati del processo di Verona...” lia nei giorni in cui vi fu mag- giore spargimento di sangue (padre della medaglia d’oro scultore Angelo Righetti venne tempio romanico, è confluita il dono della patria godono da sui campi di battaglia e recare Mario), l’industriale di Lumez- incaricato di modellare la cam- - con riverente slancio - la vita vivi sia monito - che senza sa- incisi i nomi dei sirmionesi che zane Giacomo Gnutti (padre pana e di ornarla con quattro che di solito evoluisce nella crificio non vi é amore”.