3/2009 SOMMARIO maggio-giugno PERIODICO DELL’ESERCITO

Editoriale pag. 3 Gli Ufficiali italiani La Repubblica nel Kashmir Romana del 1849 di Marco Morelli pag. 56 di Nicola Serra pag. 88

La cooperazione civile-militare italiana Scenari geopolitici in Afghanistan di Carlo Jean pag. 14 di Manuel Solastri pag. 66

Giulio II: un protagonista Lo sminamento: del Rinascimento un contributo italiano di Giovanni Bucciol pag. 100 La proliferazione di eccellenza nucleare di Leo Cianardi pag. 76 di Antonio Ciabattini Leonardi pag. 24 SPECIALE L’ultima falange di Giuliano Da Frè pag. 110

Le capacità necessarie RUBRICHE per il successo nelle operazioni militari di Hans-Otto Budde pag. 34

Amedeo Guillet: pag. 128 un modello per ieri, oggi e domani di Mario Mongelli pag. 82

pag. 136 Afghanistan: una opportunità strategica per l’Italia pag. 139 di Marco Bertolini pag. 44 Si avvisano i lettori che il nostro nuovo in copertina indirizzo e-mmail è il seguente: L’Esercito Italiano ha festeggiato il 148° Anniversa- [email protected] rio della sua costituzione.

«Rivista Militare» ha lo scopo di estendere e aggiornare la preparazione tecnica e professionale del personale dell’Esercito e di far conoscere, alla pubblica opinione, i temi della difesa e della sicurezza. A tal fine, costituisce organo di diffusione del pensiero militare e palestra di studio e di dibattito. «Rivista Militare» è quindi un giornale che si prefigge di informare, comunicare e fare cultura.

Editore Ministero della Difesa

Direttore Responsabile Marco Ciampini

Capi Redattori Luigino Cerbo, Marco Morelli

Redazione Domenico Spoliti, Roberto Zeppilli, Claudio Angelini, Lorenzo Nacca, Annarita Laurenzi, Marcello Ciriminna, Lia Nardella

Grafica Antonio Dosa, Ubaldo Russo

Segreteria e diffusione Responsabile: Riccardo De Santis Addetti: Carlo Spedicato, Franco De Santis, Carlo Livoli, Gabriele Giommetti, Giosuè Parolisi, Stefano Rubino, Sergio Gabriele De Rosa

La traduzione dei testi della rubrica “Sommario varie lingue” è curata da Nicola Petrucci, Livia Pettinau, Carla Tavares e Christel Galatzer

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L’ESERCITO: UNA GRANDE FORZA PER OGNI EMERGENZA

Il recente disastro naturale che ha colpito la bella regione dell’Abruzzo e che ha pratica- mente distrutto e/o svuotato di vita, non solo alcuni paesi, ma anche quel formidabile, per industriosità e cultura, che era e speriamo tornerà ad essere il capoluogo dell’Aquila, ha evidenziato, pur nell’immane tragedia, un elemento fortemente positivo ed incontroverti- bile: la generosità del popolo italiano ed il valore dei volontari che hanno operato sul posto accorsi con immediatezza da ogni parte d’Italia. Anche l’Esercito ha dato il suo contribu- to, con uomini e mezzi, come da sempre fa quando è chiamato ad intervenire. D’altronde, la forza dell’Esercito in questi interventi sta non tanto nei mezzi idonei al bisogno, pur disponibili (macchine per movimento terra, gruppi elettrogeni, apparati di illuminazione, tende, cucine da campo, autogru, automezzi vari, etc. etc.) bensì in una collaudata strut- tura di Comando e Controllo che consente di muovere forze di notevole entità numerica con precisione e soprattutto in modo coordinato e, come abbiamo visto, la coordinazione è indispensabile, al di là della buona volontà, per un intervento decisamente efficace. L’Esercito sa bene quanto valga tale modalità di intervento e lo ha ampiamente dimostra- to ogni volta che è stato chiamato in soccorso della popolazione (come testimoniano recentemente anche l’operazione «Strade Pulite» in Campania e l’operazione «Strade Sicure» su tutto il territorio nazionale oltre ai meno recenti interventi nelle Marche, in Umbria, in Sicilia e altri ancora). Certo oggi la Protezione Civile ha strutture, tempi e modi di intervento che non sono secondi a nessuno nel mondo e di questo come italiani ne siamo fieri, ma l’Esercito è sempre pronto a dare il suo contributo. Anche all’estero, nelle cosiddette missioni «fuori area», i nostri militari si adoperano in favore della popolazione e sanno farlo con entusiasmo e competenza: in Afghanistan il PRT (Provincial Reconstruction Team) di Herat si è rivelato un successo e riscuote unanimi apprezzamen- ti dalle autorità e dalla gente comune, operando sempre, anche con basi avanzate nei ter- ritori più impervi, a favore della popolazione locale; in Iraq, nella zona tra Nassirya e Suh Ash Shuyuk, i nostri militari hanno evitato la distruzione di molti villaggi, costruiti senza alcuna protezione sulle rive del fiume Eufrate, fronteggiando la piena improvvisa del fiume, costruendo in velocità argini e rinforzi e lavorando fianco a fianco con i civili ira- cheni che, avendo visto l’intervento dei nostri militari, accorrevano a dare man forte, pas- sando da una triste rassegnazione ad una speranza attiva ed operosa. Persino in Pakistan, in occasione di un devastante terremoto, strade e costruzioni hanno visto all’opera i nostri militari. È questa, in Patria come all’estero, una presenza che, oltre agli effetti pratici, ridà fiducia alla gente e la fiducia si sa è il collante delle società e permette di superare ogni prova (non a caso un bel libro sull’essenza vitale delle società del noto sociologo Francis Fukuyama si chiamava «Fiducia», senza ulteriori aggettivi). Certo l’Esercito è addestrato e pronto ad usare le armi con criterio e in aderenza al mandato ricevuto dall’autorità politi- ca, ma la sua organizzazione, addestrata e rodata anche in numerosi impegni internazio- nali, è di per sé, per sua natura, pronta ad intervenire efficacemente in ogni situazione. L’Esercito non vive di per sé, ma tra la gente e per la gente, da cui trae legittimità, forza e sostegno.

IL DIRETTORE

LA FESTA DELL’ESERCITO LA FESTA DELL’ESERCITO 148° anniversario della costituzione dell’Esercito Italiano Roma, 7 maggio 2009

Sono trascorsi 148 anni da quel lontano 4 mag- gio 1861 che segnò il «passaggio di consegne» tra le gloriose bandiere dell’Armata sarda e le nuove bandiere del Regio Esercito Italiano, per decreto dell’allora Ministro della Guerra del neo- nato Regno d’Italia, Manfredo Fanti. Un evento che ha scandito un momento molto importante

RUBRICHE - 6 Rivist a Milit are n. 3/2008

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA La ricorrenza del 148° anniversario della costituzione dell’Esercito Italiano è occasione per rinnova- re il mio omaggio alla sua Bandiera, ideale sintesi dei valori di fedeltà, onore e rigore morale che hanno sempre contraddistinto i soldati italiani. In questa giornata, in cui forte è la memoria del passato, il mio deferente pensiero va ai tanti cadu- ti per la difesa della Patria, l’affermazione della pace e la salvaguardia delle libere Istituzioni. In piena continuità con la storia della Forza Armata ed in attuazione dei principi della Costituzione repubblicana, le unità dell’Esercito operano con migliaia di uomini e donne nei Balcani, in Libano, in Afghanistan ed in numerose altre missioni non meno importanti, per contribuire a realizzare, in quelle travagliate regioni, condizioni di pace e sicurezza e consentire la ripresa dello sviluppo eco- nomico e sociale e la ricostruzione delle pubbliche Istituzioni. In un mondo in profonda e rapida evoluzione, attraversato da molteplici tensioni e scosso da diffu- sa conflittualità, l’Esercito, quindi, pur in un quadro di ridotte disponibilità finanziarie, deve poter mantenere e, ove possibile, potenziare le capacità operative per le missioni a supporto della pace, razionalizzando ed innovando le proprie strutture e modalità di funzionamento. La peculiare professionalità del personale e le caratteristiche dei mezzi in dotazione conferiscono all’Esercito quella in- sostituibile valenza operativa che gli ha consentito e gli consente di fornire, in particolari situazioni di emergenza, so- prattutto in occasione di calamità naturali, un contributo decisamente significativo per l’opera di primo soccorso e di salvataggio di vite umane, come lo straordinario intervento a seguito del sisma in Abruzzo ha di recente, ancora una volta, dimostrato. Con questi sentimenti ed auspici, anche a nome di tutti gli italiani, rivolgo a voi, Ufficiali, Sottufficiali, Volontari e Perso- nale Civile dell’Esercito ed ai vostri familiari, un affettuoso augurio ed esprimo il mio più vivo apprezzamento per quan- to avete fatto e state facendo per il nostro Paese e per la comunità internazionale. Viva l’Esercito Italiano, viva le Forze Armate, viva l’Italia!

nella storia del nostro Esercito, che vanta però ra- dici ben più antiche che lo riconducono a quel reggimento detto «Delle Guardie», voluto dal Du- ca Carlo Emanuele II di Savoia nel 1659, precur- sore dell’attuale Esercito di professionisti. Oltre

MESSAGGIO DEL MINISTRO DELLA DIFESA Ufficiali, Sottufficiali, Volontari, Personale Civile dell’Esercito, celebriamo oggi il 148° anniversario della fondazione dell’Esercito ltaliano, e celebriamo il suo costante impegno per la difesa della Pa- tria e la salvaguardia delle libere Istituzioni. L’Esercito, erede delle tradizioni risorgimentali del popolo italiano, ha continuato a rappresentare un solido baluardo per l’integrità nazionale, pronto a difendere le nostre frontiere, anche nei lun- ghi anni di guerra fredda. Esso è oggi chiamato ad un crescente impegno per il mantenimento del- la pace lontano dalla Patria, presente in missioni internazionali per proiettare stabilità e democra- zia nelle aree più critiche del mondo. Un’lstituzione che, come tutte le Forze Armate, si pone a fianco dei cittadini pronta ad intervenire in ogni emergenza. Ne sono testimonianza le varie operazioni in atto sul suolo nazionale come quella condotta, con grande abnegazione, per il soccorso nelle zone duramente colpite dal terremoto in Abruzzo. Un’ulteriore dimostrazione di flessibilità, capacità di adattamento e prontezza, unite ad un’umanità ed una sensibilità che fanno apprezzare il soldato italiano in Patria e all’estero. Ufficiali, Sottufficiali, Volontari, Personale civile dell’Esercito, siate fieri di celebrare questa fonda- mentale data come un momento di unità, un’occasione di incontro con tutti gli italiani, una opportunità per rinnovare i proponimenti di fedeltà e di amore per la Patria, nel solco di una gloriosa e nobile tradizione secolare. In questa data in cui si festeggia l’Esercito è doveroso ricordare chi ha dato la propria vita combattendo e operando nel- le sue fila. A coloro che lungo tutta la nostra storia nazionale sono morti per il Tricolore va oggi, ancora una volta, il nostro pensiero. Un pensiero affettuoso, ma soprattutto il nostro ricordo riconoscente. A tutti gli uomini e le donne della gloriosa Forza Armata il mio profondo ringraziamento per quanto fanno ogni giorno per il benessere del popolo italiano e per l’onore del nostro Paese.

7 - RUBRICHE MESSAGGIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

In occasione del 148° Anniversario della costituzione, giunga agli Ufficiali, ai Sottufficiali, ai Soldati e al Personale Civile dell’Esercito Italiano il caloroso e grato saluto delle Forze Armate e mio per- sonale. In questo giorno di festa per l’Esercito, ci stringiamo idealmente intorno alla sua Bandiera di Guer- ra e rendiamo omaggio, con commossa, tangibile riconoscenza a tutti coloro che hanno sacrificato il bene supremo della vita nell’assolvimento del proprio dovere. Combattenti valorosi del Risorgimento, delle guerre coloniali e dei due sanguinosi conflitti mon- diali, ma anche eroi silenziosi, professionisti caduti in missioni nazionali ed internazionali, molti lontani nel tempo, altri drammaticamente vicini a noi. A tutti loro va il nostro partecipe e grato pensiero. Oggi vogliamo celebrare e ricordare le tradizioni e i valori fondanti della Forza Armata che l’hanno condotta ai giorni nostri ma, soprattutto, vogliamo e dobbiamo guardare al suo futuro. Un futuro sicuramente non privo di difficoltà, in cui l’Esercito - e con esso tutte le Forze Armate - saprà fondere e legare ancor più gli ideali di cui è stato ed è fiero custode e testimone con le opportunità di rinnova- mento organizzativo e tecnologico che rappresentano l’obiettivo e la sfida più significativa e impegnativa che ci attende. Tra un passato al quale guardiamo con rispetto ed orgoglio ed un futuro che cerchiamo di interpretare e vogliamo rag- giungere, c’è l’impegno costante e quotidiano dell’oggi, che vede l’Esercito sempre in prima linea, componente fonda- mentale ed insostituibile di ogni operazione e missione, in Italia e all’Estero, ovunque le Forze Armate siano chiamate a dare il proprio contributo di professionalità e umanità, uomini e donne tra la gente, in ogni angolo del mondo, vera «ri- sorsa per il Paese». «Risorsa per il Paese» che, con forza, ha saputo corfermarsi tale in tutte le vicende di quest’ultimo anno, dalle missioni internazionali a servizio della pace e della stabilità, alle emergenze interne delle operazioni «Strade Pulite» e «Strade Si- cure», fino all’ultimo tragico evento che ha sconvolto l’Abruzzo. Proprio in quest’ultima occasione, ancora una volta, l’Esercito, primo tra le Forze Armate, ha saputo mettere a disposizio-

ne, con tempestività e senza clamori e ribalte, fianco a fianco con chi soffre, la propria tecnologia sofisticata e i propri mezzi all’avanguardia, ma anche e soprattutto il generoso vigore e il calore umano dei suoi uomini e delle sue donne. Forte di oltre tre secoli di esperienza, di cui 148 come Esercito Italiano, la Forza Armata guarda avanti con l’entusiasmo di sempre e con la matura consapevolezza della grave difficoltà in cui si sta trovando ad operare quotidianamente, per confermare la propria missione. Ufficiali, Sottufficiali, Soldati, Personale Civile dell’Esercito, tutto ciò che il nostro Esercito fa è frutto dell’impegno che ogni giorno esprimete con la vostra passione e la vostra professionalità per il bene della collettività. A tutti voi, e specialmente a coloro che vivono ed operano in questo momento in Abruzzo e a quanti sono impegnati in missioni internazionali fuori area, in condizioni ambientali ed operative complesse, delicate e rischiose, giunga il mio personale augurio e quello di tutte le Forze Armate. Voi, uomini e donne dell’Esercito Italiano, siete un esempio alto e nobile di dedizione al nostro Paese e di cui l’Italia può andare fiera. Uomini e donne che contribuiscono ogni giorno, col loro ope- rare e con le loro decisioni a quel necessario processo di tra- sformazione e rinnovamento interforze che porterà ad uno strumento militare più coeso e flessibile, in linea con i molte- plici e mutevoli impegni che ci vedono e ci vedranno protago- nisti nei vari teatri operativi del mondo, laddove il nostro contributo per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali sarà sempre più decisivo e prezioso. Ed è con questi auspici che, a nome di tutte le Forze Armate, esprimo al Capo di Stato Maggiore e a tutto il personale del- l’Esercito il mio più vivo, grato e riconoscente apprezzamento per l’insostituibile apporto che offre, senza clamore e con pragmatico e dedicato spirito di servizio, per il bene dell’Italia e della comunità internazionale. Viva l’Esercito Italiano! Viva le Forze Armate!

RUBRICHE - 8 Rivist a Milit are n. 3/2008

da una messa, celebrata nella suggestiva cornice del Pantheon, in ricordo dei nostri militari caduti. La cerimonia per l’anniversario della fondazione dell’Esercito Italiano ha avuto luogo il 7 maggio

tre secoli di eroismo, tradizione e valori che han- nella caserma «Gandin» del forte di Pietralata, se- no contribuito a consolidare e rafforzare l’imma- de della Brigata «Granatieri di Sardegna», alla pre- gine del nostro soldato in Italia come all’estero. senza del Presidente della Repubblica, Giorgio A dare l’avvio agli eventi celebrativi, il 4 maggio, Napolitano, che ha passato in rassegna i reparti di la deposizione di una corona d’alloro al sacello formazione. Insieme a lui, il Ministro della Difesa, del Milite Ignoto, all’Altare della Patria, da parte Ignazio La Russa, il Capo di Stato Maggiore della del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, seguita Difesa, Generale Vincenzo Camporini, il Capo di

9 - RUBRICHE DISCORSO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

Signor Presidente della Repubblica, a nome di tutto l’Esercito, desidero esprimerle il più sentito ringraziamento per la sua costante vicinanza alla Forza Armata e per aver voluto conferire, con la sua presenza, piena solennità alla cerimonia odierna. Un deferente omaggio rivolgo alla Bandiera dell’Esercito, simbolo della Patria e dell’onore militare, e a tutti i soldati che in pace e in guerra hanno onorato il giuramento fino al- l’estremo sacrificio. A loro e ai militari che hanno riportato gravi ferite in servizio va il no- stro continuo ricordo e la nostra riconoscenza. Un commosso pensiero va anche alla ragazzina, ed ai suoi familiari, che domenica scorsa, per una tragica fatalità, ha perso la vita a seguito di un intervento dei nostri soldati in Af- ghanistan. Un saluto particolare e i sensi della nostra gratitudine, infine, al Signor Ministro della Dife- sa, al Signor Capo di Stato Maggiore della Difesa, alle autorità e ai gentili ospiti per aver accolto l’invito a essere con noi per la celebrazione del 148° anniversario della costituzione dell’Esercito Italiano. Giurando fedeltà alla Repubblica, gli uomini e le donne dell’Esercito si sono impegnati solen- nemente a mettere a disposizione della Patria e di tutti gli italiani le loro migliori energie, sen- za risparmio e con umiltà, nel convinto rispetto dei principi di democrazia, dei valori dell’uo- mo e del diritto internazionale a cui si ispira la nostra Costituzione. L’affetto e la vicinanza del Paese e degli italiani all’Esercito che Lei, Signor Presidente, con la Sua presenza oggi testimonia, rap- presentano, per tutti noi soldati, il più ambito riconoscimento del nostro costante impegno per la sicurezza della comunità naziona- le e per il perseguimento della stabilità e della pace nel mondo. Grazie, Signor Presidente della Repubblica. L’odierna cerimonia ha luogo nella caserma della Brigata Granatieri di Sardegna anche per onorare la costituzione nel 1659 del Primo reggimento Permanente, poi divenuto 1° reggimento «Granatieri» di stanza in questa sede, e in forma ridotta, senza atti tat- tici, rispetto al recente passato, per obbedire a due imperativi. Il primo è il contenimento delle spese, in una situazione economico-finanziaria oggettivamente difficile che mi obbliga a orientare le risorse disponibili verso le attività della formazione, dell’addestramento e del mantenimento dei mezzi e delle infrastrutture, tut- te attività fondamentali per poter poi svolgere le operazioni, vera ragione d’essere dell’Esercito, sia in Patria che nei teatri d’ope- razioni. Il secondo imperativo è la sobrietà, un principio sempre valido, oggi assolutamente doveroso a fronte dell’evento sismico che ha deva- stato l’Abruzzo. Del resto, l’impegno dell’Esercito che vede giornalmente impiegati migliaia di uomini e donne in uniforme è, ogni giorno, sotto gli occhi dell’opinione pubblica. Dai vicoli delle principali città italiane nell’operazione «Strade Sicure» alle macerie e alle numerose tendopoli della sfortunata terra d’Abruzzo, dai siti di stoccaggio e trattamento rifiuti in Campania alle re- mote e sconosciute valli dell’Afghanistan, dal Libano all’Africa, a Baghdad e nei Balcani, più di 10 000 nostri soldati svolgono giornalmente con professionalità e autentica passione il loro compito. A questi soldati, cui si aggiungono quelli in fase di approntamento e quelli appe- na rientrati dalle missioni, per un totale di 30 000 unità, occorre poi sommare: • le unità dell’Esercito che assicurano la partecipazione del nostro Paese alle va- rie iniziative in ambito NATO ed Unione Europea; • il numeroso personale che ricopre incarichi, spesso di grande responsabilità, presso i Comandi inquadrati nella struttura integrata della NATO e sotto l’egi- da dell’Unione Europea. Come già successo in passato, al momento tutti i Co- mandanti delle principali operazioni della NATO e dell’Unione Europea nei Balcani, in Bosnia, Sarajevo e Kosovo, sono Ufficiali Generali dell’Esercito Italiano. Così come un Generale italiano comanda da sempre l’operazione «Leonte» in Libano, con totale soddisfazione di tutta la comunità internaziona- le. In Afghanistan, dove il Comandante è sempre uno statunitense, un Generale di Forza Armata ricopre la carica di Capo di Stato Maggiore. Per la festa di tutto l’Esercito, voglio anche ricordare le migliaia di uomini e donne delle componenti territoriale, infrastrutturale, scolastica e logistica che, lavorando lontani dalla luce dei riflettori, garantiscono attività indispensabili quali il potenziamento delle infrastrutture, il reclutamento, i rapporti con le auto-

RUBRICHE - 10 Rivist a Milit are n. 3/2008 rità locali, la formazione e la specializzazione del personale e il supporto logistico. Tutte queste componenti insieme contribuiscono al successo di quella operativa. Già da molti anni l’Esercito è lo strumento più diffusamente impiega- to dal nostro Paese, in virtù delle riconosciute e sperimentate capaci- tà in termini di esperienza, rapidità di intervento e proiettabilità. Mi inorgogliscono, al riguardo, le numerose testimonianze di vici- nanza e i generosi ed autorevoli apprezzamenti rivolti alle nostre uni- tà da parte delle massime autorità nazionali e internazionali, che spesso hanno toccato con mano la professionalità dei nostri soldati. È il caso del Presidente del Consiglio e del Sottosegretario Bertola- so che, durante la cerimonia di inaugurazione del termovalorizza- tore di Acerra, hanno definito l’intervento dell’Esercito essenziale per la soluzione dell’annosa emergenza. È il caso del Presidente della Repubblica libanese, MR. Michel Sulei- man, che proprio di recente, in occasione di una mia visita ufficiale in Libano, ha voluto manifestare il suo apprezzamento per il ruolo determinante dei nostri soldati, capaci per determinazione, senso di responsabilità e rispetto della cultura locale di garantire la stabilità del Libano. Sono soprattutto gli straordinari sentimenti di dignità e rispetto verso l’Esercito, che costantemente mi pervengono da parte di quei familiari che hanno conosciuto la tragedia della perdita di un proprio congiunto nell’espletamento del servizio. Sono lettere assolutamente commoventi che rappresentano per tutti noi un solido sostegno ed uno sprone a continuare con slancio la nostra quotidiana opera al servizio del Paese. Allo stesso modo, esse sono un’autentica testimonianza di come l’Esercito Italiano sia molto più degli oltre 100 000 uomini e don- ne che vestono la nostra uniforme. L’Esercito è soprattutto una grande famiglia all’interno della quale esistono valori autentici, che affondano le loro radici nella nostra secolare storia, che si rafforzano giorno dopo giorno sul terreno, sempre in prima linea. Su tutto, voglio rimarcare lo spirito di servizio con cui i nostri uomini e donne affrontano il loro impegno. Spessissimo chiamati ad operare per lunghi periodi, in aree assai distanti dalle loro famiglie e dai loro affetti, ad affrontare situa- zioni di grave pericolo, a sopportare i disagi di sistemazioni provvisorie e poco confortevoli, a sacrificare il loro tempo e le loro passioni, i nostri ragazzi antepongono sempre e comunque lo spirito di servizio a qualsivoglia altra esigenza. Nel giorno in cui celebriamo il 148° anniversario della costituzione dell’Esercito, vorrei infine sottolineare un altro tratto distinti- vo del nostro Esercito, poco conosciuto, quale strumento multiculturale e di integrazione. Mi riferisco ai numerosi Ufficiali, Sottufficiali e militari di truppa - circa 1 500 - per i quali l’Italia costituisce da tempo la patria adottiva, essendo nati in altre parti del mondo. Alcuni sono oggi qui presenti e li voglio ricordare, a titolo di esempio, insieme al loro Paese d’origine: • Caporale Monica Mary Sighel - Sry Lanka; • Caporale Alfonso Corrales Medina e 1° Caporal Maggiore Vivian Peña Barrios - Colombia; • 1° Caporal Maggiore Sello Murthy - India; • Caporal Maggiore Scelto Luis Paudice - Brasile; • 1° Caporal Maggiore Silvia Lopes - Capo Verde; • Caporale Walter de Luca - Filippine. Essi servono tutti la nostra Patria con dignità ed onore. Signor Presidente della Repubblica, Signor Ministro, Signor Capo di Stato Maggiore della Difesa, con questo mio intervento ho in- teso soprattutto dare atto agli Ufficiali, Sottufficiali, Volontari e Personale Civile della Forza Armata del grande lavoro, della pro- fessionalità, della straordinaria dedizione e della lodevole umiltà e serenità che dimostrano sempre ed ovunque. Quale Comandante dell’Esercito, sono orgoglioso di loro e mi sento onorato di rappresentarli. Ma credo che tutto il Paese possa essere giustamente compiaciuto di questi suoi figli, che dedicano, con incondizionata lealtà ed immutato spirito, le loro migliori energie alla Patria e al suo popolo fin dal lontano 4 maggio 1861. Spero che a questi splendidi uomini e donne non manchino mai le risorse e i mezzi necessari per permettere loro di continuare ad operare con grande professionalità ed efficienza, salvaguardando in particolare i ragazzi meno fortunati, che nell’espletamento del servizio hanno riportato gravi mutilazioni e che tutti noi abbiamo il dovere di aiutare a rientrare nei nostri ranghi, dove saranno certamente in grado di fornire il loro contributo, al meglio delle loro possibilità. L’Esercito è una Istituzione sana, viva, efficiente, ricca di valori, che guarda al futuro con ottimismo e cercherà sempre di fare il meglio con le risorse che il Paese pone e porrà a sua disposizione. A Lei, Signor Presidente, rinnovo la gratitudine, la devozione e l’affetto dell’Esercito tutto. Viva l’Esercito Italiano! Viva le Forze Armate! Viva l’Italia!

11 - RUBRICHE Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Fabrizio Castagnetti, oltre alle massime Autorità civili, militari e religiose. Gli uomini e le donne della nostra Forza Armata continuano a svolgere con diuturno impegno e co- stante dedizione la loro missione in questo mo- mento di necessaria trasformazione dello stru- mento militare che richiede sempre maggiori ca-

pacità di adattamento ed efficienza da parte di L’insieme delle capacità esprimibili dalla Forza tutti. Apprezzabili sono i risultati raggiunti nei Armata è in costante evoluzione sulla scia del molteplici settori di intervento che, come sottoli- progetto di digitalizzazione dello strumento mili- neato dal Ministro della Difesa, non sono soltanto tare, come evidenziato dal Capo di Stato Maggiore quelli delle missioni all’estero: l’impegno dei no- della Difesa, il quale ha messo in rilievo come stri soldati non è solamente quello legato alle mis- questo processo integrativo consentirà al soldato sioni oltremare, ma anche quello svolto in Patria, di sfruttare pienamente le tecnologie a disposi- vicino ai cittadini. Ma, come tutte le Forze Armate, zione, ma con i piedi ben piantati sul terreno, con l’Esercito è presente in prima linea per varie emer- la capacità di intravedere e adottare un’alternativa genze. Si pensi alla tragedia dell’Abruzzo e alle analogica, tutta umana, tra le proprie risorse. operazioni «Strade Pulite» e «Strade Sicure». L’importanza della dimensione umana è stata

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ture e religioni diverse che rappresentano un va- lore aggiunto sul piano operativo. La cerimonia ha toccato il suo momento più so- lenne con il conferimento da parte del Presidente della Repubblica di onorificenze individuali e col- lettive a quei soldati che hanno pagato con la vita il proprio attaccamento al dovere militare dando prova di coraggio, eroismo e spirito di sacrifico.

In particolare, la Bandiera di Guerra del I reggi- mento Bersaglieri è stata insignita della decora- zione di «Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia» per il valore dimostrato nel teatro iracheno. L’augurio che possiamo rivolgere al nostro Eser- anche al centro della riflessione del Capo di Stato cito, in questa circostanza, è quello di continuare Maggiore dell’Esercito che ha sottolineato un a svolgere i molteplici compiti che il Paese gli as- aspetto ancora poco conosciuto, il carattere mul- segna traendo sempre linfa vitale da quel patri- ticulturale e di integrazione della nostra Istituzio- monio di valori, tradizioni, ed esempi che ieri co- ne: Mi riferisco ai numerosi Ufficiali, Sottufficiali e me oggi rappresentano la ragione stessa dell’es- militari di truppa, circa 1 500, per i quali l’Italia sere militare. costituisce da tempo la Patria adottiva, essendo nati in altre parti del mondo, un crogiuolo di cul- GRELAUR

13 - RUBRICHE

SSCCEENNAARRII GGEEOOPPOOLLIITTIICCII SCENARI GEOPOLITICI

Il vecchio ordine mondiale non regge più. Nella costruzione di un nuovo assetto geostrategico diversi so- no gli scenari che si profilano all’orizzonte. Qualunque sia la futura visione geopolitica, non si potrà pe- rò prescindere dal ruolo centrale che continueranno a giocare gli Stati Uniti nel contesto internazionale.

La geopolitica è la «geografia del principe». Pre- to di forze) esistente nel contesto internazionale. cisa possibilità e limitazioni di cui devono tener Secondo, al grado di cooperazione o di competi- conto le scelte politiche, in primo luogo, quelle che zione prevalente con gli altri attori geopolitici, con riguardano la definizione degli interessi nazionali. i quali esistono interdipendenze nei confronti del Tali scelte sono soggettive. Non sono nè oggettive raggiungimento dei singoli obiettivi. nè deterministiche, imposte da fattori esterni al La geopolitica non definisce la politica. Solo alla decisore. Sono però influenzate dai suoi principi e fine dell’Ottocento - con le teorie dello «Stato-po- valori, dalla sua visione del mondo e dalla perce- tenza», degli «spazi vitali», dei «confini mobili» e zione del futuro del suo Stato e degli interessi na- dello «Stato come organismo vivente» - si pensò zionali. Le decisioni politiche vengono definite poi che la geografia fisica e umana imponesse agli in base a due fattori. Primo, alla potenza relativa Stati determinate scelte: che la geopolitica fosse (cioè alla valutazione della correlazione o rappor- quindi una scienza oggettiva; quasi «la geologia della politica». Tali approcci sono oggi superati, anche se la tentazione del determinismo - tenta- In apertura. zione costante di tutti i responsabili politici per Il Presidente americano Barack Obama. superare l’incertezza del futuro e per abdicare al- le proprie responsabilità, rappresentando le pro- Sotto. prie scelte come inevitabili - non è scomparsa. Ad La conferenza di Yalta. esempio, una sorta di determinismo si è diffuso

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Un incontro tra Putin e Bush. della «prerogativa regia». Oggi non è più così. Il consenso è divenuto un presupposto fondamenta- le di ogni politica. I governi devono convincere le dopo la fine della Guerra fredda - sia in Europa sia opinioni pubbliche dell’opportunità delle loro fra i «neoconservatori americani» - con l’afferma- scelte. Per inquadrare quest’ultime nel contesto zione dell’esistenza di un collegamento «inevita- generale, vengono formulate varie teorie o elabo- bile» fra lo sviluppo e il benessere economico con rate «costellazioni geopolitiche», che cercano di la diffusione della democrazia. Tale illusione è ca- prevedere il futuro, ipotizzando convergenze, duta con il sorgere di capitalismi autoritari - da conflittualità e configurazioni di potenza che col- quello russo a quello cinese - capaci di promuove- legano le singole decisioni con la visione del futu- re un’enorme crescita economica, rafforzando i re- ro ordine mondiale o regionale. gimi dittatoriali o, addirittura, di far regredire il li- Il mondo bipolare aveva «congelato» gli assetti vello di democrazia in molti Paesi. La competizione geopolitici determinati dalla fine del Secondo con- fra democrazie e autocrazie è vecchia come il mon- flitto mondiale. I due «imperi» mantenevano l’or- do, così come quella fra regimi moderati, tolleranti dine nella rispettiva area d’influenza. La loro com- e pragmatici, e quelli che sono persuasi di possede- petizione era a somma zero. Quello che guada- re la verità e che vogliono imporre agli altri la pro- gnava Mosca, era perso da Washington e vicever- pria idea di giustizia e di ordine mondiale. sa. Ma le loro contrapposizioni erano sempre con- Ogni teoria e dottrina geopolitica riflette le pre- tenute. In parte, per il timore di un’escalation che ferenze e i programmi politici di chi la formula. avrebbe potuto portare a un confronto nucleare e Consente di elaborare proposte e di propagandar- a una distruzione reciproca. In parte anche per la le per ottenere un consenso interno e internazio- sostanziale convergenza di interessi esistente fra nale. Diviene uno strumento essenziale di dibatti- gli USA e la Russia. Entrambi traevano vantaggi to e, quindi, di democratizzazione nei riguardi dall’«ordine di Yalta». L’esistenza di una minaccia della politica estera. Le élites, nel passato, la con- - e del «nemico» - rendeva solide le rispettive al- sideravano separata dalla politica interna e pensa- leanze e, al loro interno, consentiva la mobilitazio- vano che fosse uno strumento privilegiato o esclu- ne per scopi comuni delle risorse economiche, sivo del «principe». Lo era, ad esempio, nel Regno tecnologiche e demografiche disponibili. di Sardegna e nell’Italia liberale, retti dalle regole Tale politica prevalse per un breve periodo anche costituzionali dello Statuto Albertino, per le quali dopo la fine della Guerra fredda. Quando l’URSS la politica estera e quella militare facevano parte stava per crollare, il Presidente Bush Senior cercò

17 - OIKOS addirittura di salvarla, andando a Kiev - nel giugno litiche dei vari Stati membri dell’Unione, determi- 1991 - per persuadere gli ucraini a rinunciare alla nate dalla geografia e dai diversi ricordi storici dei secessione dall’URSS, che ne avrebbe accelerato il rapporti con Mosca. Con una Russia diversa da collasso, in modo che Washington riteneva non quella che si era immaginata negli anni Novanta, solo molto pericoloso, ma anche contrario agli in- anche l’Europa è obbligata a cambiare. Non l’ha teressi statunitensi. Dominava allora negli USA la ancora fatto, se non accentuando nuovamente la politica del Russia first, del «duopolio imperiale» sua dipendenza dalla garanzia militare e dalla lea- americano-sovietico, che aveva funzionato tanto dership degli USA. Non si è dotata della capacità di bene nella guerra per il Kuwait del 1990-91. Tale definire una politica estera, di sicurezza e di dife- tendenza continuò ad esistere a Washington du- sa comune. rante le due Amministrazioni Clinton, anche se gli Il mondo post-bipolare è ancora in fase di tran- USA - unica superpotenza rimasta - trascurarono sizione e di assestamento. Quello che - alquanto le sensibilità e gli interessi di Mosca, ad esempio impropriamente - è chiamato il «momento unipo- con l’allargamento della NATO nelle regioni che la lare» dell’«iperpotenza americana» si è insabbiato Russia considerava sua naturale area d’influenza in Iraq. Le difficoltà incontrate prima nei Balcani, esclusiva. Manifestazioni del Russia first furono poi in Medio Oriente, hanno dimostrato che l’«or- l’entrata della Russia nel G-7 (trasformatosi così in dine militare», prevalente da Westfalia in poi, è G-8, o gruppo dell’emisfero settentrionale) e i scomparso. Che la superiorità militare ha precisi tentativi di partnership strategica con Mosca, uffi- limiti nel conseguire gli obiettivi della politica nel- cializzati a Pratica di Mare nel 2002 con il Consi- le condizioni attuali. Che ormai alla guerra ad alta glio NATO-Russia. Tale scelta prevalse anche nei intensità operativa e tecnologica segue la «guerra primi mesi dell’Amministrazione Bush (soprattutto dopo la guerra», molto simile, tecnicamente e tat- nel giugno 2001 nell’incontro in Slovenia fra Bush ticamente, alle campagne di colonizzazione e di e Putin). Allora sembrava che la priorità di Mosca decolonizzazione. fosse quella di occidentalizzarsi per salvarsi dal D’altronde, le colonie non si cercano più. Il valo- declino e da un ulteriore collas- re economico dei territori è di- so. Invece, con la ripresa econo- minuito. Essi non forniscono mica, la restaurazione dell’or- Le difficoltà incontrate più le risorse necessarie per goglio nazionale russo e il suc- “prima nei Balcani, poi in mantenere un esercito colonia- cesso della politica di Putin e dei Medio Oriente, hanno dimo- le, diverso da quello metropo- suoi, volta a ripristinare la po- strato che l’«ordine milita- litano. Il controllo dei territori è tenza russa, le priorità di Mosca troppo costoso, se non impos- sono cambiate. La «rivoluzione re», prevalente da Westfalia sibile per gli eserciti ad alta arancione» in Ucraina nel 2004 in poi, è scomparso tecnologia attuali. Il petrolio segna il punto di svolta. Da allo- non si conquista, ma si com- ra, il regime sempre più auto- ” pra! La cultura dominante non cratico russo («verticale del potere», «democrazia ha ancora recepito tale cambiamento di paradig- sovrana») non ha accettato le ingerenze occiden- ma. Molto «seriosamente» viene spesso ripetuto tali e ha esplicitamente negato l’obiettivo dell’oc- che oggi la vittoria è politica, non più militare. Non cidentalizzazione. Ciò ha comportato non solo è una novità. È sempre stato così! Come dice Ari- crescenti contrasti fra Washington e Mosca, ma stotele, «nessuno fa la guerra per la guerra, ma anche grossi problemi per l’Unione Europea. Que- per la pace che la segue». L’uso della forza forni- st’ultima è una tipica costruzione «post-moder- sce alla politica condizioni senza le quali la pace na», in cui gli Stati membri hanno rinunciato a par- che essa vuole sarebbe impossibile. L’espressione te delle loro sovranità, per metterle in comune. «soldati di pace» - nonostante la sua popolarità - Ma, soprattutto, l’UE tende a evitare contrasti e è retorica e, spesso, ipocrita e fuorviante. La forza confronti e a privilegiare la cooperazione e il dia- militare serve a realizzare un certo ordine, ma non logo - spesso considerato fine a se stesso. Dopo la giustizia, sebbene qualsiasi giustizia presup- la Guerra fredda, i Paesi europei, in particolare ponga sempre l’esistenza di un determinato ordi- l’Italia e la Germania, si sono smilitarizzati: ha do- ne. I soldati sono fatti per impiegare la forza e rea- minato il fantasioso slogan dei «dividendi della lizzare quell’ordine. La disponibilità di una poten- pace». In Russia, negli ultimi anni, è invece in atto za militare adeguata consente di crearlo, anche il processo opposto. Putin cerca di ripristinare au- senza impiegare realmente la forza, attraverso la torità, forza e centralizzazione dello Stato. Vuole dissuasione (difensiva) o la «compellenza» o coer- che la Russia torni ad essere una grande potenza, cizione (offensiva). Evidentemente, quando possi- rispettata e temuta. Per questo, «il dialogo» con bile, è sempre preferibile impiegare la forza mili- l’UE è tanto difficile. Influiscono, al riguardo, an- tare solo al suo stato potenziale. Costa meno. Fa che le differenze di percezioni, di interessi e di po- correre minori rischi. Ottiene più facilmente il con-

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Il Cancelliere tedesco Merkel e il Presidente francese Baviera all’inizio di febbraio - dove il Vicepresi- Sarkozy. dente USA, Joe Biden, ha descritto la politica este- ra di Obama, che non sarà caratterizzata da nes- suna profonda discontinuità rispetto a quella del senso delle opinioni pubbliche. Senza l’esistenza suo predecessore. della forza, la diplomazia si riduce però a sempli- La combinazione fra multilateralismo e unilatera- ci chiacchiere. lismo rappresenta una costante nella politica di Significato e meccanismi del «momento unipola- tutte le grandi potenze. È stata sempre praticata re» e della politica «unilaterale» andrebbero ap- dagli USA. Rispetto a quanto avveniva nella Guerra profonditi. Le idee che prevalgono al riguardo, non fredda, sono mutati i rapporti fra gli USA e l’Euro- corrispondono alla realtà. L’unipolarismo è un da- pa. Allora, gli USA erano indispensabili per gli eu- to di fatto. Dipende dalla superiorità statunitense. ropei. Qualsiasi cosa decidesse Washington essi si Anche i neocons più radicali - che volevano che gli allineavano o, almeno, non protestavano. Ora, la USA democratizzassero il mondo, approfittando situazione è cambiata. Gli USA vengono contestati. della loro superiorità - sono stati sempre multila- Mentre durante la Guerra fredda l’amicizia con gli teralisti. Avere alleati è sempre vantaggioso. Con- USA «pagava», per i politici europei, in termini elet- sente di dividere costi e rischi e anche di mante- torali, oggi prevale la tendenza diversa. Per l’esat- nere il consenso della propria opinione pubblica in tezza, prevaleva. Con Sarkozy e la Merkel, le cose caso di prolungamento del conflitto. Beninteso, sono nuovamente cambiate. L’alleanza con gli USA quando le alleanze sono troppo rigide per essere è sempre più considerata dall’Europa condizione utilizzate o non si riesce a formare coalizioni ad necessaria - ancorché non sufficiente - per conta- hoc, una grande potenza decide da sola. È sempre re in campo mondiale e anche per non dividersi, ad avvenuto così nella storia. Lo farà anche il Presi- esempio nei riguardi dei rapporti con la Russia, dente Barack Obama, nonostante la fideistica in- compromettendo non solo la coesione della NATO, genuità, nutrita nei suoi confronti da molti euro- ma anche il livello di integrazione europea. pei, che l’hanno «arruolato» fra le proprie file. Fa- Gli europei sanno benissimo di aver bisogno de- rà gli interessi degli USA, non quelli del mondo o gli USA. L’ «Obama-mania» ne è una dimostrazio- di altri Paesi. Non tradirà i propri elettori. Quella ne. L’eccessive aspettative riposte in Obama sa- che muterà sarà solo la public diplomacy della Ca- ranno smentite. Prima o poi (piuttosto prima che sa Bianca. Lo si è visto alla Wehrkunde - riunione dopo!) le cose torneranno ad essere quelle che strategica ad altissimo livello, tenutasi a Monaco di erano. Probabilmente, la dipendenza europea da-

19 - OIKOS Un’esercitazione della US Navy. brio o di egemonie regionali. Gli USA, dal canto lo- ro, continueranno a svolgere il ruolo che la geopo- litica tradizionale del XIX e XX secolo attribuiva al gli USA si accentuerà sia perché essi usciranno «cuore della terra», allora collocato al centro del- dalla crisi economica prima dell’Europa, sia perché l’Eurasia e che irradiava la sua potenza verso l’Eu- la demografia incomincerà a far sentire il proprio ropa, la Cina e l’India. Oggi è collocato nell’Ame- peso. L’Europa invecchia più rapidamente degli rica del Nord e proietta la sua influenza attraverso USA. Le sue spese sanitarie e sociali stanno lievi- gli Oceani Atlantico e Pacifico, dominati dalla Ma- tando, sottraendo risorse alla politica estera e di rina degli Stati Uniti. sicurezza. Per fortuna dell’Europa, anche la Russia L’unica alternativa alla centralità degli USA, non conosce una disastrosa crisi demografica e il Sud sarebbe un nuovo ordine mondiale «multipolare», non costituisce una minaccia. Anche i più diretti ma uno «a-polare». Esso potrebbe emergere qua- competitori degli USA - in particolare, la Cina - lora prevalessero - caso, peraltro, del tutto impro- sono colpiti dalla crisi finanziaria mondiale, in mo- babile - tendenze isolazionistiche negli USA, qua- do più profondo di quanto lo siano gli Stati Uniti. lora essi non riuscissero ad uscire rapidamente Dato che il potere geopolitico è un concetto rela- dalla crisi, rompessero la loro intesa strategica con tivo - non uno assoluto - è del tutto verosimile che la Cina, seguissero politiche protezionistiche e la supremazia americana nel mondo risulterà ad- qualora affossassero la globalizzazione, provo- dirittura rafforzata quando si uscirà dalla crisi. cando una depressione mondiale. In tali circostan- Le ipotesi di un mondo multipolare, tanto care ai ze, dominerebbe la «geopolitica del caos», si veri- politici e ai diplomatici europei, sono fantasiose. Il ficherebbe il ritorno all’hobbesiana «anarchia in- multipolarismo comporta un «concerto di grandi ternazionale» e alla piena sovranità degli Stati e potenze», più o meno omogenee fra di loro e con sorgerebbero nuovi grandi conflitti, simili a quel- un interesse comune nel mantenimento dello sta- li che ha conosciuto il XX secolo. tus quo. Perché sia possibile, devono possedere Le principali teorie geopolitiche dibattute all’ini- principi e valori compatibili. Come ricordato, la zio del XXI secolo, sono quelle di Francis Fukuya- contrapposizione fra democrazie ed autocrazie sta ma della «Fine della storia»; quella dello «Scontro accentuandosi, così come quella fra le «potenze di civiltà» di Samuel Huntington; quella della sosti- rivoluzionarie» e quelle conservatrici. Quindi, tuzione della geoeconomia alla geopolitica di Ed- qualsiasi istituzione globale - anche quella più so- ward Luttwak ed, infine, quella «realista» di un or- fisticata e che meglio rifletta i rapporti reali di po- dine mondiale hub and spoke, suggerita da Kis- tenza - sarebbe paralizzata e marginalizzata come singer e Brzezinski. lo è oggi l’ONU. Non potrà esistere una global go- Come tutte le teorie geopolitiche del passato, vernance, se non quella esercitata dagli USA, di- esse sono schematizzazioni riduttive della ricca rettamente o, molto più probabilmente, in colla- varietà del reale. Tengono poi conto solo margi- borazione o in collegamento con sistemi di equili- nalmente della complessità ed imprevedibilità dei

OIKOS - 20 Rivist a Milit are n. 3/2009 fattori umani, nonché dell’influsso delle persona- mondiale diede l’ultimo colpo alla teoria di Fu- lità dei leaders politici e delle loro preferenze sog- kuyama, evidenziando le limitazioni della «mano gettive. A completamento di tali teorie, gli studio- invisibile del mercato» e il ritorno del prevalere si di relazioni internazionali hanno poi elaborato della politica sull’economia, con la rivalutazione «costellazioni geopolitiche», che considerano l’im- delle dottrine economiche keynesiane. Solo i più patto - sulla futura distribuzione della potenza e ottimisti pensano che la globalizzazione possa dell’influenza politica mondiali - delle convergen- tornare ad essere quella di prima, che i massicci ze e delle divergenze fra le grandi potenze: ad interventi statali cessino e che non prevalgano esempio, Euramerica, Eurorussia, Eurasia, Chime- tendenze stataliste e protezioniste sulla liberaliz- rica, Cindia. zazione del mercato. Tutte presentano parti di verità e, al tempo stes- Anche la teoria di Huntington presenta aspetti so, insufficienze e limitazioni. Costituiscono però convincenti e altri smentiti dalla realtà. Tra i primi vi una base per discutere di geopolitica e di futuro è l’importanza attribuita alle reazioni dell’identità ordine mondiale. Hanno quindi sostanzialmente contro la globalizzazione e all’influenza delle reli- un valore soprattutto euristico. gioni sulle società e sulla politica («ritorno» o «ven- La teoria di Fukuyama derivò dall’entusiasmo per detta di Dio», secondo Gilles Kepel). Le idee di Hun- la fine della Guerra fredda e il collasso dell’URSS. tington sembrano anche confermate dall’impossi- Essa afferma che il capitalismo liberale è l’unica bilità di democratizzazione (nel senso occidentale ideologia o paradigma universale rimasto al mon- del termine) dell’Islam e dalla difficoltà del nation do e che su di esso si allineeranno tutti i Paesi. Si building di società rimaste premoderne, claniche e determinerà così un ordine liberale della globaliz- tribali, come in Bosnia, in Iraq e in Afghanistan. zazione, in cui le ragioni della cooperazione pre- La teoria di Huntington sembra invece smentita varranno su quelle del conflitto, anche perché dal fatto che le relazioni di potenza continuano a l’aumento del benessere e della consistenza delle prevalere su quelle fra culture e fra i sistemi poli- classi medie comporterebbe tico-sociali. Lo dimostrano le inevitabilmente un ordinamento alleanze esistenti fra regimi democratico degli Stati. Le ragioni della geopoliti- democratici e autoritari, come Tale visione fu presa anche a “ca, dei rapporti di forza e quella fra gli USA e l’Arabia base del programma dei «neo- degli interessi nazionali Saudita. Le ragioni della geo- conservatori» americani (deno- politica, dei rapporti di forza e minati anche «internazionalisti sembrano dominare, come degli interessi nazionali sem- jacksoniani» o «con gli stivali»). nel passato, rispetto a tutti i brano dominare, come nel A differenza di Fukuyama, essi programmi più o meno rivo- passato, rispetto a tutti i pro- ritenevano però che il capitali- luzionari e «missionari» di grammi più o meno rivoluzio- smo democratico non avesse migliorare il mondo... nari e «missionari» di migliora- ancora vinto, ma che gli USA do- re il mondo, creandone uno di- vessero sfruttare la loro supe- ” verso da quello esistente. riorità per imporlo a tutto il mondo. La National Nella sua concezione della sostituzione della ge- Security Strategy (NSS) del 2002 del Presidente oeconomia alla geopolitica, Edward Luttwak privi- Bush - influenzata dal pensiero neocons - ripren- legia una visione militarizzata della strategia eco- de quasi alla lettera talune espressioni usate da nomica dell’era del «turbo-capitalismo» e Fukuyama, anche se - come prima accennato - il dell’«ipercompetizione». Implicitamente, il brillan- politologo americano descrive l’ordine liberale te storico e politologo americano afferma la supe- globalizzato come una realtà, mentre la NSS lo ri- riorità dell’economia sulla politica, specie in un tiene un obiettivo da perseguire, anche con l’uso periodo in cui la prima è divenuta globale, mentre della forza. Fukuyama adattò progressivamente la la seconda rimane frammentata fra gli Stati. L’11 sua teoria, per tener conto dello scoppio dei con- settembre, da un lato, e la crisi finanziaria, dall’al- flitti etnico-identitari prima, e del terrorismo di tro, sembrano smentire le sue previsioni. La poli- matrice islamica, poi. Denominò quest’ultimo tica ha ripreso il controllo dell’economia. Lo Stato «islamo-fascismo», cioè una corruzione dell’ordi- ha prevalso sul mercato. ne liberale, che non ne inficiava la sua validità. La Le teorie di Luttwak possiedono, beninteso, una sua teoria fu smentita, non tanto dall’insabbia- loro parte di verità. Tuttavia, la sua concezione mento in Iraq dell’Esercito americano e dalla diffi- dell’economia dovrebbe essere smilitarizzata e la coltà di «esportare» la democratizzazione nel- geoeconomia - al pari della geostrategia e della l’Islam, quanto dal fiorire del capitalismo autorita- geocomunicazione - dovrebbe essere considerata rio. Ad un certo punto, prima dello scoppio della non un sostituto, ma semplice strumento della crisi finanziaria, sembrava che esso dovesse pre- geopolitica. Più che di geoeconomia si dovrebbe valere su quello democratico. La crisi finanziaria parlare di geopolitica economica, come suggerito

21 - OIKOS cio simile a quello della pax britannica: gli USA ap- poggerebbero in ogni regione gli Stati più deboli contro quelli più forti, per contrastarne l’egemonia regionale. Nel secondo, gli USA adotterebbero in- vece una politica opposta alla precedente. Appog- gerebbero le maggiori potenze regionali per faci- litarne il ruolo di mantenimento della stabilità e dell’ordine, limitandosi ad evitare conflitti fra le varie regioni. La prima opzione è molto più costo- sa e richiede un maggiore interventismo all’estero, che l’opinione pubblica americana potrebbe non essere disposta a sostenere. Per quanto riguarda le «costellazioni geopoliti- che», esse sono molto varie. Si fondano sull’as- sunto che gli USA, da soli, non siano in grado o non intendano assumere l’onere e la responsabili- tà di garantire gli equilibri mondiali. In tal caso hanno due opzioni. La prima consiste nell’allean- za strutturale con altre grandi potenze. La secon- da nell’accettare di venir sostituiti da nuovi rag- gruppamenti geopolitici, che possiedano una for- za sufficiente per divenire centro degli equilibri L’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger. economici e strategici globali e, quindi, del nuovo ordine mondiale. Essi svolgerebbero il ruolo oggi giocato dagli USA. dal Prof. Paolo Savona. Il primo - Atlantide o Euramerica - è basato sul Kissinger e Brzezinski fanno riferimento al para- consolidamento dei legami transatlantici. L’Europa digma realista delle relazioni internazionali. Il - per le sue divisioni, per la sua cultura strategica, nuovo ordine mondiale (ammesso che superi il per la sua ridotta crescita economica e, soprattut- globo-bang, cioè la grande depressione temuta da to, per l’invecchiamento della sua popolazione - Kissinger) si strutturerebbe secondo un modello sta contando sempre meno nel mondo. Tuttavia, è hub and spoke. ancora ricca, dispone di tecnologie avanzate, è Gli USA manterrebbero la loro posizione centra- stabile e ha bilanci della difesa che complessiva- le, di vero e proprio «cuore della terra», e contri- mente ammontano al 20% delle spese militari buirebbero, con la loro proiezione di potenza, alla mondiali. L’omogeneità di valori e di principi con stabilità dei vari sistemi regionali. La ragione es- gli USA sono tuttora molto rilevanti e facilitano senziale della superiorità degli USA deriva soprat- un’alleanza permanente. Infine, la forza dell’Occi- tutto dal fatto che - a differenza dei loro compe- dente potrebbe essere consolidata con un’intesa titori - essi non debbono impiegare risorse per la geopolitica con l’America Latina, intesa che sareb- difesa del loro territorio da un’aggressione diretta. be facilitata anche dalla consistente immigrazione Possono così concentrarle per la proiezione di po- di ispanici negli USA. Essa - nonostante le per- tenza sulle periferie dell’Eurasia, approfittando plessità espresse da Huntington nei suoi riguardi - anche della loro posizione centrale rispetto ai due costituisce una specie di Europa di riserva. Inoltre, principali oceani del mondo. Inoltre, nella loro cul- è in rapida crescita demografica, economica e tec- tura etico-politica esistono principi - come il ma- nologica e diverrà sempre più importante per gli nifest destiny, l’indispensabilità degli USA («nuova USA. Essi si avvarranno del Brasile per esercitare Gerusalemme»), - che creano un consenso nazio- un’influenza sul subcontinente. La recente ricosti- nale sul «sogno americano» e sull’effettuazione di tuzione della 4^ Flotta USA - quella dell’Atlantico una politica attiva nel mondo. Il ruolo geopolitico Meridionale - e lo sfruttamento delle risorse ener- mondiale facilita, inoltre, l’attrazione dei capitali getiche off-shore delle coste brasiliane, nonché esteri negli USA. Infine, le loro strutture istituzio- quelle del Golfo di Guinea, dimostrano l’importan- nali faciliterebbero l’assolvimento del loro ruolo di za geopolitica di una regione, finora marginalizza- «repubblica imperiale», per riprendere il termine ta dalla grande geopolitica mondiale. suggerito da Raymond Aron. La seconda costellazione geopolitica è Eurorus- Il mantenimento della stabilità dei sistemi regio- sia. Essa corrisponde alla riscoperta in Germania, nali potrebbe avvenire in due modi, fra di loro, pe- soprattutto da parte della SPD, delle tendenze sto- raltro, non esclusivi. Un primo, consisterebbe nel- riche del nazionalismo tedesco - da Tauroggen a l’adozione, da parte di Washington, di un approc- Bismarck, dall’accordo fra i tre imperatori a Rapal-

OIKOS - 22 Rivist a Milit are n. 3/2009 lo e al patto Molotov-Ribbentrop - di cooperazio- In alternativa a Chimerica e all’APEC (Asia Pacific ne con Mosca. Tale tendenza è opposta a quella Economic Cooperation) è sembrato, ad un certo proposta del cancelliere Merkel di una TAFTA punto, che si consolidasse l’accordo ASEAN PLUS (Transatlantic Free Trade Area), o a quella di Kis- THREE (Cina, Giappone e Corea del Sud). Esso singer di rafforzare la NATO con la costituzione, avrebbe potuto rompere l’unità del sistema Asia- accanto al Consiglio del Nord Atlantico (NAC), di Pacifico, ridurre l’influenza degli USA in Asia e un consiglio economico e di uno politico, allo sco- creare un’entità geopolitica simile a quella della po di rafforzare l’«Euramerica». Eurorussia po- «Zona di coprosperità asiatica», obiettivo dell’im- trebbe divenire più probabile, qualora gli USA at- perialismo giapponese precedente la Seconda tribuissero priorità al Pacifico rispetto all’Atlantico, guerra mondiale. Si tratta di un’alleanza del tutto oppure in caso di trasformazione interna della improbabile, dato che sarebbe troppo squilibrata a Russia, con il prevalere delle tendenze «eurofile», favore della Cina, la cui crescente potenza econo- rispetto a quelle «slavofile» nazionaliste, e di quel- mica e militare è considerata con sospetto da tut- le «eurasiste», imperiali. ti i Paesi che la circondano. Solo gli USA sono in Un’altra costellazione geopolitica è quella di Eu- condizioni di equilibrare la potenza di Pechino. rasia. Essa deriverebbe dalla trasformazione della Oltre tali «costellazioni geopolitiche», ne sono Shanghai Cooperation Organisation (SCO) in una state configurate altre, più complesse, che mi limi- vera e propria alleanza russo-cinese. Si tratta di to a ricordare: l’alleanza confuciano-islamica, fra un’eventualità estremamente improbabile, dati i Cina e Islam, ipotizzata da Huntington; l’alleanza contrasti di fondo esistenti fra dell’emisfero settentrionale o Pechino e Mosca e la tendenza del G-8 da Vancouver a Vladi- cinese di espandere la propria Per quanto riguarda le vostok, ripresa recentemente influenza in Asia Centrale, nella “«costellazioni geopolitiche», dal presidente russo Medvedev, Siberia Orientale e nelle Province esse sono molto varie. Si anche con l’obiettivo di ridurre Marittime. Potrebbe verificarsi, l’influenza americana in Europa, solo in caso di una politica di fondano sull’assunto che gli oppure di creare in essa un protezionismo aggressivo da USA, da soli, non siano in «condominio» fra Mosca e Wa- parte di Washington nei riguardi grado o non intendano as- shington; la «Lega delle demo- della Cina. Essa indurrebbe Pe- sumere l’onere e la respon- crazie» che provocherebbe, per chino ad opporsi all’egemonia sabilità di garantire gli equi- reazione, un nuovo mondo bi- americana, più di quanto tenda libri mondiali polare e forse un’altra Guerra oggi a privilegiare l’accesso al fredda. Ad essa, corrisponde- mercato statunitense. ” rebbe una «NATO globale», estesa alle democrazie Del tutto opposta alla precedente è Chimerica dell’Asia Orientale, all’Australia e, forse, anche al- (China and America), basata sulla complementa- l’India e all’America Latina. Essa è ipotizzabile sola- rietà economica fra i due Paesi, sul fatto che solo mente qualora dovesse consolidarsi l’Eurasia. con il sostegno degli USA la Cina può sperare di In conclusione, il vecchio ordine mondiale non espandersi in Asia Centrale e che l’impressionante regge più. Gli studiosi di geopolitica si sforzano di crescita economica cinese - indispensabile per la immaginare che cosa potrebbe sostituirlo. Sicura- stabilità sociale interna - potrà continuare solo mente, esso non può essere basato solo su istitu- con la globalizzazione. Con la sua integrazione zioni e regole internazionali, ma deve riflettere la mondiale e con la sua economia export-led, la Ci- distribuzione della potenza mondiale. Nonostante na si è trasformata da continente in isola. Il suo tutto - come abbiamo cercato di dimostrare - non benessere e sopravvivenza dipendono dalla libera sembra esservi alternativa alla centralità degli USA, disponibilità delle vie di comunicazione marittime, anche se essi cercheranno di diminuire i loro im- che transitano per gli Stretti della Malacca e per la pegni diretti. È proprio su di essa che vanno defi- «tripla catena di isole» che separa la sua costa niti anche gli interessi nazionali italiani, nonchè i orientale dalle rotte del Pacifico. Entrambe sono lineamenti della nostra politica estera e la struttu- dominate dalle Marine degli USA e dei loro alleati. ra delle nostre Forze Armate, perché possano con- Ci vorranno generazioni prima che la Cina possa correre nel modo più efficace ed autorevole alla acquisire una capacità di sea control, sufficiente a costruzione prima, e alla gestione, poi, del nuovo garantire la sua sicurezza economica. ordine mondiale e perchè esso corrisponda nella Molto popolare è stata anche Cindia, cioè un’al- maggiore misura possibile agli interessi naziona- leanza organica fra il «dragone cinese» e la sua in- li dell’Italia. dustria manifatturiera, con l’«elefante indiano» e il suo software avanzato. Si tratta di fantasie, rese Carlo Jean ancor più evidenti del passato, dal recente accor- Generale di Corpo d’Armata (ris.) do nucleare fra l’India e gli USA. Docente di Studi Strategici alla L.U.I.S.S.

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LA PROLIFERAZIONE NUCLEARE LA PROLIFERAZIONE NUCLEARE

Oggi nel mondo, sono sempre più numerosi, i nuovi Paesi che acquisiscono capacità nucleare, alcuni con l’in- tento di dotarsi di un arsenale. A più di trent’anni dal Trattato di non proliferazione, pietra miliare del con- trollo degli armamenti nucleari, urge l’impegno congiunto di Stati Uniti e Russia nel sostenerlo. Solo così, si potrà prevenire la diffusione di armi nucleari in una realtà multipolare come quella attuale.

Nel 1955 prese il via una gigantesca Conferen- misurata, avranno notizie di carestie regionali za a Ginevra sugli usi pacifici dell’energia nu- periodiche solo come fatti storici, viaggeranno cleare. L’iniziativa denominata «Atomi per la Pa- senza sforzi sui mari e nell’aria con pericoli mi- ce» vide la partecipazione di 1 500 delegati e nimi e a grande velocità, ed avranno una durata l’anno dopo fu creata l’Agenzia Internazionale della vita molto più lunga della nostra. Questa è per l’Energia Atomica (AIEA) con poteri di con- la predizione di un’era di pace». Malgrado questi trollo e ispezione. Vennero an- progetti, sul piano più gene- che organizzate conferenze rale, non si può non constata- specifiche e partirono ambi- A partire dagli anni Ses- re che tutto ciò, nel corso dei ziosi programmi di sviluppo di “santa la struttura degli ar- decenni, ha permesso a molti questa fonte in moltissimi Pae- senali nucleari, il ruolo del- Paesi di sviluppare sia un pro- si. Per dare un’idea dell’euforia gramma nucleare civile che che circolava a riguardo basta la deterrenza e le strategie uno militare, come il test nu- ricordare le parole del Diretto- nucleari cambiarono pro- cleare indiano del 1974 «Smi- re della Commissione per fondamente ling Buddha» ha dimostrato. l’Energia Atomica statunitense Di fatto, quasi tutti gli accordi Lewis Strass che dichiarò: «Non ” e i trattati di cooperazione nu- è troppo aspettarsi che i nostri figli usufruiranno cleare bilaterale tra Stati non contemplavano so- di energia elettrica troppo economica per venire lo la fornitura di reattori, ma anche di impianti di ritrattamento del combustibile esaurito. A partire dagli anni Sessanta la struttura degli Sotto. arsenali nucleari, il ruolo della deterrenza e le La cabina di pilotaggio di un bombardiere strategico strategie nucleari cambiarono profondamente. Le B-52 H. potenze nucleari disponevano di testate di poten- In apertura. za centinaia di volte maggiore della bomba di Hi- Un B-52 H viene rifornito in volo. roshima, che potevano venire lanciate da missili balistici intercontinentali o da sottomarini nuclea- ri che navigavano in prossimità delle coste nemi- che, colpendone il territorio nel giro di minuti an- ziché di ore. La nuova teoria della risposta flessi- bile lasciava aperta la scelta tra diverse opzioni militari a seconda della gravità dell’attacco, am- mettendo anche una risposta nucleare limitata con testate tattiche di potenza più piccola. Venne teo- rizzato come garanzia della pace l’equilibrio del terrore, esasperazione del concetto di deterrenza basata sulla distruzione mutua assicurata (Mutual Assured Destruction, il cui acronimo MAD signifi- ca in inglese «pazzo»). La proliferazione nucleare procedeva comunque attraverso molti meccanismi. Nel 1961 Heisenhower si congedò con un famoso discorso in cui metteva in guardia sul ruolo assun-

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to dal «complesso militare-industriale» e sulla ne- Operatori dei sistemi d’arma di un Bombardiere B-52 H. cessità di controllarlo. L’accesso di altri Paesi agli armamenti nucleari, reso più facile dalla diffusio- ne delle tecnologie e dei materiali nucleari per usi tacco nucleare. Ciò rafforzava notevolmente la lo- civili, introduceva nuovi fattori di destabilizzazio- ro superiorità sull’URSS. ne difficilmente controllabili: conflitti regionali che In questa fase della deterrenza gruppi di B-52 avessero superato la soglia nucleare avrebbero erano tenuti in volo ventiquattr’ore su ventiquattro, potuto degenerare in conflagrazioni più generali. riforniti in volo dagli aerei cisterna e pronti a diri- Anche la gravità degli effetti dei test nell’atmosfe- gersi sul territorio sovietico. Fu solo a partire dal ra cominciava a venire riconosciuta. Malgrado un 1957 che questi ultimi schierarono il loro primo temporaneo inasprimento dei rapporti a partire dal bombardiere strategico, il TU-95 «Bear» (secondo 1960, prevalse la volontà che il confronto tra i due la denominazione occidentale), anch’esso concepi- blocchi non sfociasse in una guerra aperta, o co- to per l’attacco nucleare, inferiore al B-52 ma non munque non superasse la soglia di decisioni irre- meno temibile: per la prima volta Mosca acquisiva parabili. Si poneva insomma il problema di con- realmente la capacità di un attacco nucleare al ter- trollare e limitare gli effetti delle armi nucleari, ma ritorio degli Stati Uniti. La Francia schierò il primo senza ostacolare la corsa agli armamenti. Si aprì bombardiere supersonico, il Mirage-IV, nel 1964. così il processo che condusse alla fine del decen- Ma nell’ottobre del 1957 un evento sorprenden- nio al Trattato di Non-Proliferazione (TNP). te sembrò sconvolgere i delicati equilibri strategi- ci. I sovietici lanciarono il primo satellite artificia- le, lo Sputnik (seguito nel novembre dallo Sputnik- LO SHOCK DEL LANCIO SOVIETICO DELLO «SPUTNIK» 2), dimostrando inaspettatamente di avere fatto passi da gigante nella tecnica missilistica, supe- Nel 1955 gli USA avevano cominciato a schiera- rando addirittura gli Stati Uniti, a dispetto di una re i nuovi bombardieri strategici B-52 (nel 1961 ne presunta superiorità anche in questo campo, che avevano costruito 744), molto superiori ai prece- si riteneva quasi incolmabile (dovuta in gran parte denti B-29 e appositamente progettati per un at- all’équipe di scienziati tedeschi capeggiata da

27 - OIKOS EVOLUZIONE DEGLI ARSENALI NUCLEARI, DEI VETTORI E DELLE DOTTRINE NUCLEARI

Le ricerche per sviluppare missili balistici di lunga gittata erano iniziate ben prima del lancio dello Sputnik. Gli Stati Uniti alla fine della Secon- da guerra mondiale avevano portato in America gli scienziati tedeschi, con i quali poterono av- viare la ricerca missilistica. Messi a lavorare per l’Esercito o per grandi compagnie private, il pro- gramma affidato a von Braun non ottenne subito i risultati sperati: nel giugno del 1947 venne lan- ciata nel Nuovo Messico la prima V-2, assembla- ta dalle parti sequestrate in Germania e modifi- cata, ma il razzo deviò dalla traiettoria e cadde in territorio messicano, costringendo le autorità statunitensi a spiegare al Paese vicino che non si trattava di un attacco missilistico. I primi missili balistici messi a punto avevano una gittata piut- tosto limitata. Nel 1957-58 gli Stati Uniti aveva- no il missile balistico basato a terra (ICBM - In- tercontinental Ballistic Missile) «Atlas» che, avendo una gittata di 12 000 km, era in grado di colpire direttamente il territorio sovietico. Nello Dwight D. Heisenhower. stesso periodo l’Unione Sovietica mise a punto il primo ICBM, l’R-7 (denominato in occidentale SS-6 «Sapwood»), di gittata 10 000 km, in grado Werner von Braun). L’Unione Sovietica dimostrava quindi di colpire il territorio degli Stati Uniti, an- all’improvviso di aver sviluppato missili balistici che se molto meno preciso dei missili americani molto potenti ed era così in grado, per la prima (ma a quei tempi gli obiettivi strategici erano an- volta, di poter colpire direttamente il territorio de- cora soprattutto le grandi città dell’avversario). gli Stati Uniti con un attacco nucleare. Iniziava la corsa ai missili: nel 1961 gli USA Fu un vero shock, nell’Amministrazione Hei- schieravano un nuovo missile, il «Titan II», e i senhower e nell’opinione pubblica, che rese primi missili «Minuteman», e l’URSS l’R-16 (SS-7 quasi parossistico il timore che Mosca potesse «Saddler»), con una gittata di 13 000 km e una ora effettuare un primo colpo nucleare, e inne- testata più potente, e successivamente l’R-36 scò una serie di reazioni nei (SS-9 «Scarp»). Nello stesso campi più disparati, dall’edu- anno il programma statuni- cazione, alla tecnologia missi- Con l’avvento dei missili tense dell’invio del primo uo- listica e nucleare. Gli Stati Uni- “balistici il ricorso alle armi mo sulla luna venne comple- ti passarono dalla convinzione nucleari dipenderà soprat- tamente affidato all’équipe di nell’immediato dopoguerra di von Braun, il quale divenne il essere invulnerabili, al timore tutto dalla realizzazione di primo Direttore del Centro di perdere la supremazia sia in sistemi di allarme precoce Spaziale della NASA a Hun- campo nucleare sia in campo (early warning) basati sui tsville: a dirigere il progetto tecnico-scientifico (a cui si ag- satelliti artificiali del missile «Saturno-V» fu giunse sul piano politico la vit- posto Arthur Rudolph e il toria della rivoluzione cubana ” Centro di Cape Canaveral ven- nel 1959). In questo clima si collocò la vittoria ne affidato a Kurt Debus. Questi scienziati svol- elettorale di John Kennedy su Richard Nixon nel sero un ottimo lavoro, dal momento che il 21 lu- 1960 e il lancio della politica della «nuova fron- glio 1969 Luis Armstrong posò i piedi sulla luna. tiera» e dell’«alleanza per il progresso». Si diffu- La comparsa dei missili balistici intercontinen- se la convinzione che era necessario rinnovare tali cambiava completamente la struttura degli profondamente e modernizzare anche il sistema arsenali nucleari strategici, e influì anche profon- di educazione superiore e di formazione tecnica damente sulle strategie nucleari. È evidente il e scientifica: vennero istituite commissioni di vantaggio dei missili capaci di raggiungere il ter- esperti e furono redatti testi di fisica impostati in ritorio nemico in appena una trentina di minuti, modo nuovo. contro varie ore impiegate dai B-52, la cui velo-

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guerra di Corea venne proposto il ricorso alle ar- mi nucleari, anche se per fortuna non si verificò. Nel 1953 gli Stati Uniti avevano adottato ufficial- mente la strategia della rappresaglia, o ritorsio- ne massiccia, cioè la possibilità della ritorsione nucleare al più alto livello a qualsiasi aggressio- ne, anche convenzionale, da parte del blocco co- munista (che allora non era ancora in grado di colpire il territorio americano con armi nucleari): l’avvertimento era esplicito. In Unione Sovietica, dove inizialmente le armi nucleari erano considerate semplicemente come esplosivi di maggiore potenza e non avevano in- fluito in maniera rilevante sulla dottrina militare, vennero ora ad assumere un peso e un ruolo ben diversi, che riflettevano la consapevolezza della propria forza e si configuravano in qualche mo- do come un adeguamento alla dottrina statuni- tense della rappresaglia massiccia. Nel 1960 il Presidente del Consiglio dei Ministri Nikita Chru- scev, annunciò la formazione di una nuova se- zione delle Forze Armate sovietiche: le forze missilistiche strategiche. Egli dichiarò inoltre che le forze convenzionali sarebbero state ridotte, John Fitzgerald Kennedy. dal momento che le armi nucleari avevano reso possibile «aumentare il potere difensivo del no- stro Paese a un livello tale da consentirci di ef- cità è di 1 000 km/ora. Ben presto cominciarono fettuare ulteriori riduzioni delle nostre Forze Ar- anche lo sviluppo e lo schieramento dei missili mate (“Pravda”, 15 gennaio 1960)». Nel 1961 il balistici lanciati dal mare (SLBM - Sea Launched Ballistic Missiles: 1960, USA, missile «Polaris» A- 1; 1963 URSS, missile R-21/SS-N-5 «Serb»), e il Nikita Chruscev. dispiegamento di sottomarini dotati di SLBM a te- stata nucleare a media gittata, capaci di sferrare un attacco al territorio nemico avvicinandosi a esso in immersione. Con l’avvento dei missili ba- listici il ricorso alle armi nucleari dipenderà so- prattutto dalla realizzazione di sistemi di allarme precoce (early warning) basati sui satelliti artifi- ciali. Nel corso dei due decenni successivi gli ar- senali nucleari strategici delle potenze nucleari si strutturarono in una triade composta di missili balistici basati a terra (ICBM), missili SLBM sui sottomarini nucleari e, infine, i classici bombar- dieri dotati di bombe a caduta e di missili lancia- ti dall’aria, a cui si aggiungeranno però anche al- tre forme più flessibili di testate, come i proietti- li nucleari sparati da cannoni, le mine e le testa- te portatili in zaini. Con queste trasformazioni strutturali anche le strategie sull’uso delle armi nucleari incomincia- rono a precisarsi. La cosa forse singolare è che questa evoluzione minacciosa delle dottrine nu- cleari avveniva parallelamente all’evolvere della Guerra Fredda. Con la politica della coesistenza pacifica (pur se inframmezzata da gravi crisi), le dottrine nucleari di Washington e di Mosca an- darono evolvendo in modi diversi. Durante la

29 - OIKOS quale fosse coinvolta l’URSS, la guerra totale sa- rebbe stata l’unica risposta possibile degli USA, soprattutto dal momento che questo avrebbe po- tuto significare un mutuo suicidio? Si andò così affermando una revisione della strategia nucleare, che si precisò con l’avvento dell’Amministrazione Kennedy. Le forze convenzionali della NATO ven- nero rafforzate, presumibilmente per evitare il più a lungo possibile il ricorso alle armi nucleari in caso di guerra. Vari fattori contribuirono al muta- mento della dottrina militare. Uno di essi fu l’in- troduzione delle armi tattiche sul finire degli anni Cinquanta. Gli strateghi americani rifletterono concretamente su scenari di guerre nucleari limi- tate, che cioè si potessero realmente combattere, incrociando conteggi di milioni o decine di milio- ni di morti «accettabili». La dottrina della NATO che ne risultò assunse la forma del concetto della «risposta flessibile», proposta all’inizio degli anni Sessanta dal Segretario alla Difesa degli Stati Uni- ti Robert McNamara, che lasciava aperta la scelta tra diverse opzioni militari a seconda della gravi- tà dell’attacco. Essa presumeva, in primo luogo, che la NATO avrebbe mantenuto le sue forze con- venzionali a un livello che le consentisse di reg- gere un attacco da parte del Patto di Varsavia isti- tuito nel 1955 (il teatro di guerra che si presume- va tra i due blocchi era sempre l’Europa) fino alla mobilitazione delle riserve, mentre le armi nu- cleari strategiche sarebbero state usate solo se Rodion Jakovlevic Malinovskij, fu teorico della dottrina l’Occidente si fosse trovato a fronteggiare una nucleare sovietica e Ministro della Difesa dell’URSS. sconfitta in una guerra convenzionale: questo ri- chiedeva l’esistenza di forze convenzionali flessi- bili ed efficaci, appoggiate se necessario da armi Ministro della Difesa Malinovskij affermò che nucleari tattiche di potenza relativamente piccola uno dei punti essenziali della dottrina nucleare per il campo di operazioni militari, e in ultima sovietica era costituito dal fatto che una guerra ipotesi da forze strategiche dirette al territorio mondiale, se iniziata da un Paese aggressore, dell’Unione Sovietica. Si ammetteva quindi una ri- «avrebbe inevitabilmente assunto la forma di sposta nucleare limitata anche a una o poche te- una guerra missilistica nuclea- state: l’URSS avrebbe così do- re (“Pravda”, 25 ottobre vuto essere dissuasa dall’at- 1961)». Questa dichiarazione ...diveniva necessario taccare, dal momento che un era un segnale del fatto che i “controllare la crescita degli conflitto avrebbe comportato il concetti di deterrenza e di ri- armamenti e la loro prolife- rischio di un’escalation fino a torsione massiccia iniziavano a una guerra nucleare totale. Gli giocare un ruolo importante razione e riservarsi, nel- Stati Uniti avrebbero schierato nel pensiero sovietico di quel l’eventualità di una crisi, la le proprie forze nucleari in una periodo. Veniva riconosciuto possibilità di comunicare e struttura e in un numero tali da l’impatto rivoluzionario delle negoziare essere in grado di far fronte a armi nucleari sulla strategia un attacco nucleare di sorpresa militare. Una guerra che avesse ” sovietico per poi sferrare una coinvolto le due maggiori potenze sarebbe ine- ritorsione sufficiente a distruggere da un quinto a vitabilmente sfociata in un conflitto nucleare. un quarto della popolazione e dalla metà ai due Parallelamente negli Stati Uniti la nuova minac- terzi dell’industria sovietica. McNamara fu, inol- cia diretta alla «Fortezza Americana» sollecitava tre, il primo a proporre una strategia di attacco invece una revisione della dottrina della rappresa- «controforze», diretto cioè a distruggere il poten- glia massiccia. Un problema che si pose fu: se si ziale militare dell’avversario, in particolare le sue fosse verificato un conflitto di livello minore nel forze nucleari (fino ad allora si pensava ad un at-

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VERSO IL TRATTATO DI NON-PPROLIFERAZIONE

In tale situazione diveniva necessario controllare la crescita degli armamenti e la loro proliferazione e riservarsi, nell’eventualità di una crisi, la possi- bilità di comunicare e negoziare. Un’ulteriore ne- cessità per le due superpotenze, era prevenire eventuali spinte centrifughe dei Paesi dei due blocchi se vi fosse stata una corsa agli armamenti incontrollata (la Francia e la Cina erano due esem- pi eloquenti): esse però non erano disposte ad ac- cettare limitazioni dei rispettivi armamenti nuclea- ri. Per alcuni anni, infatti, le trattative subirono uno stallo ma era chiaro che entrambe le parti de- sideravano un accordo. L’interesse per un effetti- vo trattato di non-proliferazione nucleare venne espresso dalla Conferenza dei Paesi Non Allineati del Cairo nel 1964 e ribadito da altre risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU, anche se pro- babilmente le iniziative erano abbastanza diverse da quelle delle due superpotenze. Nel 1965 tanto gli USA che l’URSS presentarono all’ONU bozze di trattati per limitare la diffusione delle armi nucleari e l’Assemblea Generale adottò una risoluzione che fissava cinque principi su cui dovevano essere basati i negoziati. Nel 1966 il Senato degli Stati Uniti approvò al- l’unanimità una risoluzione che raccomandava di moltiplicare gli sforzi per arrivare a un trattato. E alla fine dello stesso anno i rappresentanti sovie- tico e statunitense avviarono incontri privati in cui

Sopra. Un missile strategico (SLBM) «Polaris» A-3 dell’US Navy. A destra. Un sottomarino strategico lanciamissili russo della clas- se «Typhoon». tacco «contro valori», diretto cioè contro i centri economici e le città): questo cambiamento era re- so possibile dalla disponibilità dei missili balistici e dalla loro crescente precisione. Questo cambiamento di strategia della NATO in- dusse una modificazione anche dal punto di vista sovietico. Le armi nucleari continuarono a essere raggiunsero un accordo provvisorio su molti concepite come una componente militare decisiva, aspetti (allora gli USA avevano 31 700 testate, ma si affermò che solo con operazioni combinate l’URSS 7 089, la Gran Bretagna 270, la Francia 36 con armi convenzionali sarebbe stato possibile vin- e la Cina 20; le due superpotenze schieravano già cere una guerra. Anche Mosca cominciò a conside- missili balistici intercontinentali e sottomarini do- rare che una guerra nucleare potesse rimanere limi- tati di missili con testata nucleare). Nel 1967, an- tata geograficamente, prevedendo opzioni più fles- no in cui vennero firmati il trattato sull’esplorazio- sibili. La dottrina sovietica subì ulteriori modifica- ne e l’uso dello spazio esterno, che ne imponeva zioni, che portarono a considerare che una guerra l’uso pacifico e vietava espressamente di collocar- non sarebbe inevitabilmente diventata nucleare. vi armi nucleari e di distruzione di massa, si arri-

31 - OIKOS vò infine a un testo comune. I Paesi non-nucleari LE PROSPETTIVE DELLA NON-PPROLIFERAZIONE proposero numerosi emendamenti. I controlli per prevenire la proliferazione nucleare ad altri Paesi Il Trattato di non-proliferazione, con il suo arti- dovevano essere affidati alla AIEA, ma vi erano re- colo IV, permette il trasferimento di tecnologia nu- sistenze da parte dei Paesi europei aderenti all’EU- cleare a scopi civili, così come l’arricchimento del- RATOM, che volevano conservare il proprio siste- l’uranio e il riprocessamento del combustibile nu- ma regionale e per l’eventuale asimmetria dei con- cleare esaurito: tutti elementi che potrebbero, na- trolli nei Paesi nucleari, i quali stipularono accordi turalmente, essere utilizzati per alimentare un successivi con la AIEA escludendo però gli impian- programma nucleare militare clandestino. ti legati alla sicurezza nazionale. I Paesi non-nu- Nonostante il mutamento di strategie e di politi- cleari chiedevano, inoltre, come contropartita al che da parte di USA e Russia, dopo la fine della loro impegno a non sviluppare armi nucleari, la Guerra fredda, le relazioni strategiche tra loro, ri- volontà delle potenze nucleari a ridurre i loro ar- mangono, come è facilmente intuibile anche alla senali e verso un totale disarmo. In ogni modo, dopo varie revisioni venne presen- tato all’Assemblea Generale dell’ONU il testo finale del Trattato di non-proliferazione (TNP), che fu ap- provato il 12 giugno del 1968. La Francia si astenne affermando che non avrebbe firmato il trattato, ma «si sarebbe comportata in futuro in questo campo esattamente come gli Stati aderenti al trattato». Il trattato venne firmato dagli Stati Uniti, dall’Unione Sovietica, dalla Gran Bretagna e da altri 39 Paesi, ed entrò in vigore il 5 marzo 1970. La Cina rifiutò di fir- mare il TNP, considerandolo una manifestazione dell’imperialismo di Mosca e della sua collusione con Washington. La Francia di De Gaulle proseguiva nel- la realizzazione della propria Force de Frappe nu-

Sopra. Un sottomarino strategico lanciamissili russo SSBN clas- se «Delta III». A sinistra. Un ICBM mobile russo SS-25 «Sickle».

luce del fatto che i due Stati detengono, assieme, il 95% delle testate nucleari a livello mondiale, di fondamentale importanza per la sicurezza globa- le. In uno scenario come quello attuale, caratteriz- zato da un gruppo di Paesi emergenti interessati al ciclo del combustibile e contraddistinti da forti elementi di instabilità, è alto il rischio che si veri- fichi un effetto domino di corsa agli armamenti nucleari in aree geografiche delicate. cleare autonoma, aveva preso l’iniziativa di stabilire Nella situazione attuale, il mondo può essere relazioni diplomatiche con la Cina nel 1964, aveva raffigurato come un insieme di strati concentrici, criticato la presenza americana in Vietnam, e nel nel cui nucleo più interno troviamo i nove Paesi 1966 era uscita dalla NATO come organizzazione detentori di bombe (i cinque aderenti al TNP, Rus- militare integrata, mantenendo l’adesione all’Allean- sia, Cina, USA, Francia e Regno Unito, più i quattro za come trattato politico. Altri Paesi, come Israele, Stati nucleari non aderenti, India, Pakistan, Corea India, Pakistan, Brasile e l’Egitto, non firmarono il del Nord e Israele). TNP o perché aspiravano a un proprio armamento Nello strato immediatamente successivo, sono nucleare, o per affermare la propria autonomia. racchiusi i Paesi dotati di tecnologie nucleari sen-

OIKOS - 32 Rivist a Milit are n. 3/2009 sibili per il ciclo del combustibile, (quelle di arric- chimento e di riprocessamento) come per esempio l’Iran, il Giappone e il Brasile. Lo strato più esterno è composto dai Paesi dota- ti di reattori nucleari per la produzione di energia atomica a scopi civili, che però non dispongono di impianti di arricchimento/riprocessamento, sono numerosi e se ne possono citare alcuni: la Svizze- ra, la Spagna, la Finlandia, i Paesi Bassi. Infine, l’ultimo strato è costituito dai Paesi completamen- te privi di strutture nucleari, o che vi hanno total- mente rinunciato. I rischi di un’osmosi tra i vari strati rendono au- spicabile una revisione strategica dei trattati di controllo degli armamenti internazionali. Due so- no gli approcci che si possono adottare in un’otti- ca di non-proliferazione: l’adozione e l’estensione a livello globale delle istanze di disarmo, con Un ICBM russo SS-18 sezionato per lo smantellamen- l’obiettivo primario di conseguire nel più breve to, durante un’ispezione statunitense in base al Trattato START I. tempo possibile, soprattutto attraverso il rilancio e il rafforzamento dello spirito alla base del TNP, un mondo completamente privo di armi nucleari. Questo senza applicare alcuna distinzione tra gli l’istituzione di un regime internazionale e multila- Stati appartenenti ai diversi strati, per riprendere terale nel quale, grazie a un sistema di incentivi e l’immagine sopra descritta. Oppure la creazione di sanzioni, si possa scongiurare ogni possibilità di sistemi internazionali che rendano estremamente proliferazione di tecnologie nucleari sensibili dagli difficile la proliferazione delle tecnologie nucleari strati più interni verso l’esterno. militari e che permettano il controllo multilaterale Ancora una volta, gli Stati Uniti e la Russia pos- dei materiali fissili, ovverosia «bombabili». Il tutto sono giocare un ruolo fondamentale, solo se inse- avverrebbe in due fasi successive. In un primo mo- riti in uno scacchiere internazionale multipolare mento si dovrebbe operare su- che richiede un loro contributo gli accordi di disarmo secondo il considerevole nella direzione modello Strategic Offensive Re- ...Paesi emergenti interes- del controllo degli armamenti e duction Treaty (SORT) o Tratta- “sati al ciclo del combustibile della non-proliferazione, ante- to di Mosca, concluso il 24 e contraddistinti da forti ele- ponendo ciò agli interessi na- maggio 2002, quando Stati Uni- zionali. E non si può più pre- ti e Russia hanno deciso di limi- menti di instabilità, alzano il scindere da un’interazione co- tare l’arsenale nucleare per par- livello di rischio di prolifera- struttiva con realtà statuali che te a un numero compreso tra 1 zione nucleare in aree geo- hanno acquisito un rilevante 700 e 2 200 testate - operative grafiche delicate peso economico e politico. Se dislocate - entro il 2012. In Washington e Mosca giunges- questo caso non sono previsti ” sero a percepirsi reciprocamen- strumenti di verifica e ci si basa sulle dichiarazio- te come alleati e non più come antagonisti, si po- ni dei contraenti anche nell’ambito di un’apposita trebbe finalmente giungere a una reale multilate- Commissione bilaterale di implementazione che si ralizzazione della sicurezza: non solo si potrebbe- riunisce due volte l’anno. Vale a dire a livello vo- ro discutere proficuamente nodi cruciali quali la lontario, coinvolgendo però tutti i principali Paesi rinegoziazione dello Strategic Arms Reduction dotati di tecnologie nucleari sensibili. Quest’ope- Treaty I (START I) che scade nel dicembre 2009 o razione sarebbe rivolta dunque solo a una decina la questione della difesa antimissile europea; ma si di Paesi. Si rimanderebbe a un secondo momento potrebbe costituire un fronte comune per l’imple- la dismissione delle armi nucleari da parte degli mentazione dei trattati internazionali, per il raffor- Stati che ne sono dotati. zamento del ruolo dell’AIEA e per il consolidamen- Quest’ultima prospettiva, si configura come un to e una maggiore partecipazione ai sistemi inter- processo che consegue ugualmente l’obiettivo fi- nazionali di gestione dei rischi di proliferazione nale del disarmo globale, vale a dire lo scopo cui connessi al ciclo del combustibile nucleare. mira la prima strategia, ma attraverso misure di non proliferazione nucleare progressive, nuove, Antonio Ciabattini Leonardi rigorose e più efficaci. Questa visione implica Esperto di Geostrategia

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LOGOS

LE CAPACITÀ NECESSARIE PER IL SUCCESSO NELLE OPERAZIONI MILITARI LE CAPACITÀ NECESSARIE PER IL SUCCESSO NELLE OPERAZIONI MILITARI Protezione, comando e controllo, ricognizione ed efficacia

Dopo la fine della Guerra Fredda, l’Esercito tedesco, come tutti gli Eserciti occidentali, ha vissuto un pe- riodo di trasformazione per essere in grado di fronteggiare sia le eventuali minacce simmetriche, sia le nuove minacce asimmetriche. Attualmente è impegnato in operazioni per la pace, la sicurezza e la sta- bilità su tre Continenti. Per il futuro sarà impegnato non solo ad adempiere ai compiti classici, ma anche nel prevenire i conflitti in- ternazionali, nella gestione delle crisi e nella lotta al terrorismo internazionale: ecco i principi a cui si ispira.

Fino a una ventina d’anni fa la risposta alla do- missione» in grado di condurre «operazioni a pie- manda sul successo delle operazioni militari era no spettro» (full-spectrum operations) ovunque e relativamente facile: la vittoria in una guerra con- in qualsiasi momento. dotta con forze regolari, il prevalere in una con- trapposizione dal carattere per lo più simmetrico. La sicurezza era per noi equiparata alla deterren- LE SFIDE FUTURE za e alla capacità di difesa dell’integrità territoria- le del nostro Paese, la Repubblica Federale di Ger- Anche per la Germania negli ultimi anni, al peri- mania. Le strutture, l’equipaggiamento e l’adde- colo di una guerra simmetrica sono subentrati gli stramento dell’Esercito tedesco erano rigorosa- uni dopo gli altri nuovi rischi e minacce: il terrori- mente impostati in funzione di questi fattori. I ra- smo internazionale, gli estremismi di matrice reli- dicali mutamenti nella politica di sicurezza che giosa, la disgregazione di intere Regioni, ai quali si hanno fatto seguito alla fine della Guerra fredda aggiungono la «denazionalizzazione» del potere, hanno stravolto questa equazione in maniera stra- ma anche la proliferazione delle armi di distruzio- ordinaria e in una misura sicuramente non preve- ne di massa e dei relativi vettori, fino al pericolo di dibile. L’Esercito tedesco è oggi un «Esercito in un riarmo nucleare segreto. Nuovi rischi e perico- li, come ad esempio gli attacchi contro i sistemi d’informazione che generalmente hanno, in tempi molto brevi, ripercussioni anche di portata inter- nazionale, rappresentano una forma di minaccia sino ad ora sconosciuta. A questi fattori si accom- pagna la progressiva privatizzazione del potere bellico a cui si è assistito negli ultimi due decenni. È chiaro che anche in futuro non si potranno escludere del tutto guerre e conflitti tra Stati, ma

A sinistra. Un elicottero TIGER. In apertura. Una moderna squadra fucilieri dotata del nuovissimo veicolo corazzato da trasporto BOXER.

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Fig. 1 LOGOS

lo sviluppo decisivo è rappresentato sicuramente ni l’Esercito è responsabile di operazioni militari dal declino strisciante del monopolio statuale del- nell’ambito del contributo tedesco alla gestione l’uso della forza. internazionale delle crisi. Attualmente, circa 3 000 Le Linee Guida emanate dal nostri soldati sono impegnati Ministero Federale della Difesa, su tre Continenti in missioni a la nuova Dottrina della Bunde- Attualmente, circa 3 000 favore della pace, della sicurez- swehr e il Libro Bianco del Go- “nostri soldati sono impegna- za e della stabilità. L’Esercito verno Federale sulla Politica di tedesco, inoltre, mette regolar- Sicurezza e Difesa tedesca in- ti su tre Continenti in missio- mente a disposizione truppe tendono rispondere a queste ni a favore della pace, della terrestri per la Forza di Rispo- sfide alla nostra sicurezza nel sicurezza e della stabilità sta NATO (NRF) e contribuisce XXI secolo. Come emerge da per circa il 50% al dispositivo questi documenti, la classica di- ” necessario alla Forza di Reazio- fesa nazionale e collettiva in seno all’Alleanza ne Rapida dell’Unione Europea. Atlantica continuerà sì a rimanere compito centra- le delle Forze Armate, tuttavia è più probabile che in un futuro prossimo lo strumento militare sia FORZE E CAPACITÀ ADEGUATE AD OGNI COMPITO piuttosto chiamato ad affrontare missioni di carat- tere internazionale nell’ambito della prevenzione Nelle attuali regioni di crisi e di conflitto in dei conflitti e della gestione delle crisi, ivi inclusa tutto il mondo il successo in missione per la lotta contro il terrorismo. l’Esercito tedesco ha due dimensioni: l’imposi- Ciò significa che il nostro Esercito deve essere in zione della pace, relativamente breve e intensa, grado di condurre missioni militari nell’intero e un «nation building» di lunga durata. In en- spettro operativo, dall’imposizione al manteni- trambe le dimensioni è fondamentale disporre mento della pace in supporto del processo di «na- di capacità appropriate per poter prevalere. A tion building», fino agli aiuti umanitari. Da 15 an- tal fine, sono state predisposte nell’assetto or-

37 - LOGOS Fig. 2

ganico di base forze con profili di capacità spe- dell’Afghanistan. cifici che, in funzione della singola missione, Anche le operazioni di stabilizzazione, come ben possono essere rinforzate da elementi della mostra la situazione in Afghanistan, possono es- «Divisione Operazioni Speciali» (Division Spe- sere a livello tattico ad alta intensità e comprende- zielle Operationen) e della «Divisione Operazio- re elementi della guerra classica. Proprio per que- ni Aeromobili» (Division Luftbewegliche Opera- sto motivo, anche quelle componenti che nelle lo- tionen) (figura 1). ro strutture sono più specificamente improntate Questa «riserva unica di forze» (single set of alla stabilizzazione della pace si concepiscono nel forces) comprende dispositivi particolarmente loro operato militare come combattenti. Tali unità adatti a condurre major combat operations in e reparti sono perfettamente in grado di combat- missioni multinazionali di imposizione della pa- tere, anche se il loro assetto organico di base pre- ce e in un contesto largamente netcentrico con- vede, a livello di Brigata, capacità specifiche per le tro un avversario quasi sempre organizzato mi- operazioni di stabilizzazione (ad esempio reparti litarmente, che sono anche in grado di condurre del genio, delle trasmissioni, unità di supporto lo- operazioni di recupero e di evacuazione nonché gistico ed esploranti). missioni di stabilizzazione. Queste forze rappre- Ogni soldato dell’Esercito tedesco deve essere sentano la prima scelta per la creazione di un in grado di imporre il mandato conferitogli an- ambiente sicuro. L’Esercito tedesco dispone, che contro eventuali resistenze, deve, quindi, inoltre, di reparti per l’esecuzione di operazioni saper combattere. Ma questo non è tutto: ogni multinazionali protratte nel tempo, solitamente singolo soldato deve anche essere in grado di nel contesto di missioni di stabilizzazione della proteggere gli uomini e i beni che gli vengono pace, a bassa e media intensità. È questa la tipo- affidati, di mediare tra le parti in conflitto e di logia di forze con cui forniamo attualmente il fornire il proprio aiuto in situazioni di emergen- nostro contributo all’operazione ISAF nel nord za (figura 2). In definitiva, in ogni missione

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Fig. 3 LOGOS

l’obiettivo è quello di raggiungere l’effetto, sia a stramento «mission oriented», principi e procedu- livello strategico, operativo o tattico, con mezzi re operative. Anche dal punto di vista della capa- propri o in aderenza all’approccio alle operazio- cità d’agire a livello politico, la protezione dei sol- ni «effect based». È questo il fine verso il quale dati in missione è di particolare importanza. La devono essere diretti tutti gli sforzi: mezzi di- miglior protezione possibile è il fondamento por- plomatici, informativi, militari ed economici. tante sulla base del quale le Forze Armate delle Nelle unità e nei reparti dell’Esercito, oggi e in società posteroiche affrontano le minacce alla si- futuro, sono soprattutto quattro le capacità de- curezza là dove queste hanno origine, ed è inoltre cisive per il successo militare: protezione effica- espressione della volontà e della disponibilità di ce attiva e reattiva; superiorità di Comando e una società di supportare al meglio i propri solda- Controllo; dati d’intelligence precisi; capacità ti nel compimento delle loro pericolose missioni d’imporsi velocemente e in modo mirato. (figura 3). Per quello che riguarda la dimensione della pro- tezione, gli sforzi dell’Esercito tedesco si concen- SUCCESSO ATTRAVERSO UNA PROTEZIONE EFFICACE trano su quattro ambiti. Primo: sistemi di protezione individuale ad alto La protezione efficace dei nostri soldati in ope- livello come il «Soldato Futuro» (Infanterist der Zu- razioni è un presupposto determinante per poter kunft) per il soldato appiedato, che in Afghanistan portare a compimento la missione, perché un sol- sta dando prova della sua validità, affiancato dal dato ferito non è più in grado di combattere, di sistema «Militare in Operazioni» (Soldat im Ein- proteggere, di mediare e di aiutare. Nell’Esercito satz) per tutte le altre Specialità. tedesco concepiamo la protezione come un siste- Secondo: la protezione delle basi militari e delle ma integrale di componenti attive e reattive che infrastrutture, un’esigenza alla quale si sta rispon- comprende armamenti, equipaggiamenti, adde- dendo, per esempio, con il sistema di difesa con-

39 - LOGOS Fig. 4

tro le minacce balistiche, in corso di sviluppo. rous), consentendo ai militari di dedicarsi a com- Terzo: la protezione dei veicoli. Per garantire piti più sofisticati. In tutti i profili di capacità, dun- l’espletamento delle missioni di Comando e Con- que, la robotica offrirà negli anni a venire un enor- trollo, di ricognizione, dei compiti di combattimen- me potenziale. to, di supporto e di trasporto in teatro è necessario disporre di un parco veicoli diversificato e con dif- ferenti livelli di protezione. Un’unica tipologia di SUCCESSO ATTRAVERSO LA SUPERIORITÀ DI CO- veicolo, infatti, non può soddisfare uno spettro di MANDO E CONTROLLO compiti così ampio. Il nuovo mezzo corazzato da trasporto BOXER, in particolare, vanta un livello di A livello tattico e operativo, il successo in mis- protezione unico al mondo nella categoria dei vei- sione richiede di essere più veloci e precisi, di coli ruotati. Le convincenti caratteristiche di mobi- agire più efficacemente sull’obiettivo e di avere lità e l’elevata capacità di carico fanno del BOXER il capacità stand off maggiori rispetto all’avversa- mezzo di base della fanteria e lo rendono partico- rio, di dominare l’azione, di esercitare e conser- larmente adatto come veicolo sanitario o da tra- vare l’iniziativa. A tal fine è necessario acquisire sporto. Nella versione di mezzo per i Posti Coman- conoscenze più velocemente, capire ed incorpo- do ed equipaggiato con il nuovo sistema di Co- rare più velocemente le informazioni analizzate mando e Controllo, è perfettamente interoperabile nella propria condotta delle operazioni. Nell’era con gli assetti degli altri partner NATO. della tecnologia dell’informazione il collega- «Protezione» per l’Esercito tedesco significa an- mento digitale tra sensori, sistemi informativi ed che saper sfruttare sapientemente le tecnologie e effettori costituisce un presupposto essenziale. le capacità moderne, come ad esempio i sistemi In un contesto netcentrico, la sinergia tra Co- robotici che potranno, in futuro, essere impiegati mando e Controllo, ricognizione ed effetto pro- per le cosiddette missioni D3 (dirty, dull e dange- duce ad ogni livello di Comando un quadro di si-

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Fig. 5 LOGOS

tuazione di nuova qualità e attualità. Il rapporto Centric Warfare (NCW) non dovrebbe tuttavia es- tra i fattori tempo e informazione diventa così un sere limitata ai soli aspetti tecnici, perché anche elemento decisivo (figura 4). in futuro il successo di un Comandante non di- Conseguire un vantaggio temporale nella con- penderà tanto dalla sua posizione di vantaggio dotta dell’operazione comporta sempre un valo- digitale, quanto piuttosto dalle sue capacità di re aggiunto in termini di ac- leadership. Al centro continua cresciuta libertà d’azione, mi- dunque ad esserci il Coman- gliore protezione e possibilità A livello tattico e operativo, dante, e non la rete o la tecno- d’iniziativa, il che conduce, in “il successo in missione ri- logia che, per quanto molto definitiva, ad una superiorità a chiede di essere più veloci e potente, rimarrà anche in fu- livello di efficacia. Il nuovo si- turo un «enabler». È pertanto stema di Comando, Controllo e precisi, di agire più efficace- più importante che mai evitare informazione interoperabile in mente sull’obiettivo e di ave- eventuali effetti concomitanti ambito NATO - uno dei pro- re capacità stand off mag- della crescente tecnicizzazio- getti di massima priorità del- giori rispetto all’avversario ne come il micro-management l’Esercito tedesco - rappresen- e l’information overflow. Prima ta il primo passo verso l’acqui- ” di introdurre sistemi comples- sizione di capacità netcentriche quale compe- si sarà allora necessario studiare l’impatto del- tenza essenziale per la condotta delle operazio- l’approccio Network Centric Warfare sulla dottri- ni militari nel XXI secolo. Grazie a questo siste- na operativa, sulle procedure e sull’organizza- ma, è possibile realizzare una rete integrata zione di Comando e Controllo. L’Esercito tede- d’informazione nella quale vengono federate le sco sta conducendo in proposito delle verifiche capacità di tutti i livelli di Comando, delle Spe- in una serie di esperimenti per i livelli di Coman- cialità e dei sistemi d’arma. La filosofia Network do compagnia e Task Force, perché è a questi li-

41 - LOGOS Fig. 6

velli che ancora oggi si decide il successo o il (FENNEK) e le forze da campo addette alla raccol- fallimento di un’operazione. ta d’informazioni sotto un unico Comando, riu- nendole nella nuova Specialità «Forza di Ricogni- zione dell’Esercito» (Heeresaufklärungstruppe). SUCCESSO ATTRAVERSO UNA RICOGNIZIONE Già oggi componenti come gli UAV LUNA e ALA- PRECISA DIN o il mezzo blindato da ricognizione FENNEK stanno operando con successo in missione. La fe- Accanto alla protezione e alla capacità di Co- derazione dei singoli sistemi di ricognizione in un mando e Controllo, la ricognizione puntuale è un complesso integrato ed efficace a livello di unità e altro fattore fondamentale per il successo di reparto migliorerà decisamente le nostre capacità un’operazione militare. Solo chi dispone di un di conseguire gli effetti desiderati in maniera ve- quadro della situazione chiaro relativo alle pro- loce e puntuale aumentando, di conseguenza, an- prie forze e a quelle avversarie, chi riesce ad in- che il livello di protezione dei nostri militari. tegrare queste informazioni in tempo reale nel proprio processo di Comando e Controllo, può agire sull’avversario tempestivamente e in modo SUCCESSO ATTRAVERSO UN’EFFICACIA VELOCE E mirato, e dunque con successo. Non si tratta PUNTUALE certo di una scoperta dei giorni nostri: al contra- rio, la pensava allo stesso modo più di 2 500 an- L’efficacia, anche intesa in termini di certezza ni fa il filosofo e Generale cinese Sunzi nella sua della capacità d’imporsi, è indispensabile in ope- opera «L’arte della guerra» (figura 5). razioni non solo in funzione della situazione o Per questo motivo, l’Esercito tedesco ha posto dell’incarico da svolgere, ma anche ai fini dell’au- assetti per la ricognizione aeroportati (ALADIN, todifesa. Ciò detto, in ultima analisi poco importa LUNA, KZO), sistemi di ricognizione terrestre ad opera di chi e con quali mezzi si raggiungono

LOGOS - 42 Rivist a Milit are n. 3/2009 gli effetti - se attraverso il supporto di fuoco ga- trollo compatibile a livello NATO che ne garanti- rantito dall’artiglieria e dai mortai dell’Esercito, se sce l’interoperabilità. All’efficacia operativa con le forze aeree o con le forze di artiglieria na- contribuisce anche l’elicottero di supporto mul- vale (naval gunfire) o piuttosto attraverso mezzi tiruolo TIGER, con il suo sistema d’arma princi- non letali: la capacità stand off, la precisione negli pale PARS 3 Long Range che gli consente di effetti e la prevenzione di danni collaterali hanno esprimersi al meglio in qualsiasi contesto ope- sempre priorità (figura 6). rativo, nel contrasto ad obiettivi di alto valore o Per questo motivo, gli sforzi si concentrano nella scorta a convogli. Grazie a quest’ultimo e principalmente sulla realizzazione di un sistema al nuovo elicottero da trasporto leggero NH 90, costituito da effettori diversi in grado di soddi- consegnato a partire da dicembre 2006, il no- sfare questa esigenza. Con il stro Esercito può finalmente LEOPARD 2 A6, l’Esercito di- fare un salto di qualità inno- spone di uno dei carri armati Vogliamo e dobbiamo vativo che lo proietterà verso il da combattimento migliori al “mettere a disposizione dei futuro e compiere il passo de- mondo che, con una protezio- soldati in missione la mi- cisivo verso lo sviluppo della ne antimine aggiuntiva o con capacità di aeromeccanizza- le nuove munizioni polivalenti, glior protezione possibile e zione. Con la realizzazione del può essere impiegato con suc- mezzi efficaci per l’esecu- razzo guidato per il lanciaraz- cesso anche nelle operazioni zione dell’incarico loro as- zi MARS (GMLRS) si consegui- di stabilizzazione come mo- segnato ranno, anche nell’ambito del

strano, non da ultimi, i carri da combat support, notevoli mi- LOGOS combattimento tedeschi LEO- ” glioramenti nella capacità di PARD 2 A6 M (protezione antimine) ceduti al Ca- precisione e stand-off. La consegna dei primi si- nada che stanno dando prova di tutta la loro ef- stemi è prevista a partire dal 2009. In questo ficienza nel sud dell’Afghanistan. Un’altra pietra contesto si inserisce anche un sistema, ancora miliare del piano d’armamento tedesco è il nuo- da acquisire, per il contrasto a distanza di ber- vo veicolo corazzato aviotrasportabile PUMA sagli isolati e puntiformi nell’ottica di prevenire che, grazie alla sua struttura modulare, soddisfa il più possibile danni collaterali, che interagirà pienamente le più sofisticate esigenze di robu- con i sistemi di ricognizione aeroportati non pi- stezza, mobilità e protezione. Anche su questo lotati (quali, ad esempio, il minivelivolo telegui- mezzo - quasi non c’è bisogno di dirlo - è sta- dato per la localizzazione di obiettivi KZO). to implementato un sistema di Comando e Con-

CONCLUSIONI Il Generale Hans-OOtto Budde, Capo di Stato Mag- giore dell’Esercito tedesco, L’impiego delle Forze Armate non è mai fine a se si è arruolato nel 1966. stesso. Le quattro capacità protezione, Comando e Dopo aver frequentato va- ri corsi, ha svolto l’incarico Controllo, ricognizione ed efficacia sono - oggi e di Comandante di plotone in futuro - lo specifico contributo militare ad una presso il 313° e il 272° Fal- politica di sicurezza integrata. Ogni singolo solda- lschirmjägerbataillon. In quest’ultimo reparto, to deve prima di tutto saper combattere, ma allo dal 1972 al 1978, oltre ad stesso tempo anche proteggere le persone che gli essere Comandante di sono state affidate e i loro beni, mediare fra le compagnia, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio parti in conflitto ed aiutare in situazioni di emer- Informazioni. genza. Nel 1978 ha frequentato Vogliamo e dobbiamo mettere a disposizione il corso di Stato Maggiore e, nel 1980, è stato nominato dei soldati in missione la miglior protezione Capo Ufficio Informazioni della 1a Luftlandedivision. Nel possibile e mezzi efficaci per l’esecuzione del- 1982 ha frequentato il General Staff Course. Dopo aver l’incarico loro assegnato: ciò include anche un svolto le funzioni di Capo Ufficio Operazioni della 31a Panzergrenadierbrigade, nel 1986 ha assunto il coman- uso sapiente di tutti i mezzi e delle tecnologie do dell’82° Panzergrenadierbataillon. Dal 1988 al 1995 per il Comando e Controllo e per la ricognizione. ha prestato servizio presso il Ministero della Difesa ed è Per questo motivo, la federazione di queste ca- stato Capo di SM della 5a Panzerdivision. Tra il 1995 e il 2002 ha comandato la Brigata fran- pacità in un sistema olistico ed equilibrato è al co-ttedesca, la Brigata Multinazionale Centro di SFOR, centro di tutti i nostri sforzi. la Divisione Operazioni Speciali. Dal 2002 al 2004 ha svolto l’incarico di Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito. Dal 2004 è Capo di Hans-OOtto Budde Stato Maggiore dell’Esercito tedesco. Tenente Generale, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito tedesco

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LOGOS

AFGHANISTAN: UNA OPPORTUNITÀ STRATEGICA PER L’ITALIA AFGHANISTAN: UNA OPPORTUNITÀ STRATEGICA PER L’ITALIA

L’impegno militare italiano in Afghanistan con l’International Security Assistance Force (ISAF), insieme ai par- tners dell’Alleanza Atlantica, si inquadra nel contesto di un’operazione militare essenzialmente terrestre con lo scopo di creare le condizioni di sicurezza necessarie a garantire un futuro migliore per l’Afghanistan e tut- ta la regione centroasiatica. Questa visione, che coinvolge attivamente tutta la Comunità Internazionale, vor- rebbe portare a uno Stato afghano capace di interagire con il resto del mondo, ovvero in grado di sviluppa- re autonomamente gli strumenti politici, diplomatici, militari e comunicativi che gli consentano di contribui- re attivamente al progresso dell’umanità. Questa è, in sostanza, la «competitive cause» che viene contrap- posta al disegno del nostro avversario fatto, al contrario, di isolazionismo, fondamentalismo religioso e con- trapposizione culturale.

PREMESSA duro, ben equipaggiato, ben addestrato e motivato, forte e resistente fisicamente, nonché in grado di Innanzitutto, ritengo necessario enunciare alcune operare in condizioni di elevato disagio psico-fisico «ovvietà non ovvie», al fine di inquadrare quanto sta per tempi prolungati. La tecnologia, in questo set- avvenendo in Afghanistan in un contesto concreto, tore, non diminuisce di un’oncia lo sforzo da sem- privo di condizionamenti ideologici e improntati al- pre richiesto in operazioni, con particolare riferi- la «correttezza politica» che lo mento al Fante. falserebbero. Quinta ovvietà: l’Italia non è in Prima ovvietà: in Afghanistan è La soluzione del conflitto guerra, in Afghanistan. Ma in in corso un conflitto nel quale “afghano non può quindi che Afghanistan è in corso una par- ISAF sta conducendo una cam- essere politica, nella più al- ticolare forma di guerra (con- pagna di controinsurrezione ta accezione del termine, sia troinsurrezione o Counterinsur- (COIN). I conflitti, come noto, si gency) che non può essere concludono sistematicamente a livello regionale che inter- semplicemente ignorata. Il con vincitori e con vinti, senza nazionale comportamento dei nostri uo- possibilità di pareggio. mini, pertanto, deve tener con- Seconda ovvietà: le unità del- ” to di tale realtà. l’Esercito Italiano impiegate in Afghanistan stanno Ciò detto, ritengo venuto il momento di affronta- operando nel loro ruolo. Non stanno sostituendosi re il problema del nostro impiego in Afghanistan a nessuno, neppure quando agiscono nel settore iniziando dal contesto concettuale. della ricostruzione o dell’addestramento della poli- zia. Cioè, il Soldato è ancora un prodotto di grande attualità a queste latitudini. IL QUADRO CONCETTUALE Terza ovvietà: la «presenza sul territorio» con la quale viene mantenuta la sicurezza consegue con- Il problema dell’Afghanistan va affrontato a parti- cettualmente e praticamente da una precedente fa- re dalla sua dimensione strategica, dove i processi se di bonifica dello stesso. In questa, il compito non di interazione globale si contrappongono a reazio- viene assolto mediante semplici check points o pat- ni di isolamento. La soluzione del conflitto afghano tuglie, ecc.., ma con attività tattiche anche ad alta non può quindi che essere politica, nella più alta ac- complessità. cezione del termine, sia a livello regionale che inter- Quarta ovvietà: il soldato, per avere la possibilità di nazionale. Come ha ben esposto anche Ahmed Ra- sopravvivere e di assolvere al compito, deve essere shid nella sua ultima opera «Descent into Chaos»,

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In apertura. altri importanti Paesi quali l’India, la Cina e l’Iran Incursore in movimento in territorio afgano. (regional approach). Infine, all’interno dei confini del Paese, la sfida In alto. è quella di riuscire a far convergere e rendere Incursori in osservazione. coerenti tra loro, tramite un approccio integrato (integrated approach), gli sforzi tesi allo sviluppo di credibili e competenti istituzioni statali, che questa non può passare se non attraverso un pro- riescano inizialmente a soddisfare le necessità cesso di Nation Building, in cui gli attori coinvolti e primarie della popolazione e, successivamente, a presenti fisicamente sul campo si integrano con creare opportunità economiche e di sviluppo del quelli globali che hanno influenza economica, poli- Paese. tica e militare sugli equilibri esistenti. Tale definizione del problema, pur nella sua li- Questo processo assume il carattere di una par- nearità, non consente comunque facili previsioni, tita giocata essenzialmente su tre scacchiere stra- visto che nella realtà dei fatti il «dedalo afghano» tegiche, di cui una prima è internazionale, una se- è ben lungi dall’essere risolto. conda è regionale e l’ultima è di teatro. Chi ha esperienza operativa sa, infatti, che la In questi tre ambiti vengono anche misurati i sintonia tra un modello di riferimento, per quanto progressi e i peggioranenti della situazione e sem- articolato e logico possa essere, e la realtà è sem- pre da essi si sviluppano gli strumenti di interven- pre volatile e suscettibile di drammatici collassi. In to diretto nella crisi. particolare, questo conflitto, che assume sempre La prima scacchiera (internazionale) richiede un più il carattere di una lotta per la legittimità, si approccio omnicomprensivo (comprehensive appro- regge su un rapporto polare sempre reciproco e ach) che prevede la combinazione sinergica di sforzi reattivo tra molteplici volontà, in equilibrio insta- diplomatici, informativi, militari ed economici. bile tra di loro. Il soggetto di questa legittimità, La seconda (regionale) implica il coinvolgimento ovvero l’elemento che conferisce ad essa pieno si- delle altre realtà dell’area, a partire dal Pakistan, i gnificato al di là di riconoscimenti formali, è in pri- cui equilibri hanno dirette conseguenze sullo sce- mis la popolazione afghana stessa che rappresen- nario centrasiatico, ma senza dimenticare anche ta l’obiettivo strategico cui tendono sia il governo

47 - LOGOS Una colonna di mezzi italiani in perlustrazione. invece comprendere la mentalità con cui ne ven- gono applicati i principi. Come già evidenziato, in- fatti, un modello teorico resiste raramente alle di- locale che gli insorti. namiche reattive tra più volontà della vita reale. In Proprio sul riconoscimento dell’importanza di fondo, quello che ha avuto un discreto successo in questo centro di gravità si sviluppa tutta la strate- Iraq è stata proprio la capacità di comprendere che gia della NATO, una competing cause basata es- la possibilità di raggiungere equilibri successivi, senzialmente su un modello a tre linee operative: sfruttare quindi il potenziale della situazione, è Sicurezza, per la quale ISAF è in lead, Governance sempre frutto di compromessi, per raggiungere i e Reconstruction and Development, per le quali quali bisogna anche saper rinunciare, quando ne- ISAF supporta UNAMA (United Nations Assistance cessario, all’impiego della forza, magari anche a Mission in Afghanistan) e GIRoA (Government of costo di correre qualche rischio aggiuntivo. Islamic Republic of Afghanistan), allo scopo di fa- Nella posta in gioco vi sono sempre il fattore vorire una sempre maggiore autonomia delle isti- spazio e il fattore tempo, come nelle operazioni tuzioni del Paese. classiche, ma con una più marcata percezione del- Non vi è dubbio che in larga parte questa strate- la loro relatività. Uno degli imperativi più impor- gia tenta di ripetere il successo di quella che, in tanti di questo tipo di conflitto rimane, infatti, la qualità di conceptual framework, viene ormai gestione delle aspettative. Nella Counterinsurgen- chiamata la «Dottrina Petraeus». Essa gode della cy non si conquista o si perde terreno ma si rischia fama che le deriva dai successi riscossi in Iraq, a di rimanere in uno stato di precarietà politico-mi- seguito dell’incremento di truppe del 2007, e san- litare per un considerevole periodo di tempo, du- citi all’inizio di quest’anno dal positivo svolgimen- rante il quale il consenso interno rischia di dete- to delle elezioni irachene. Con le dovute cautele, riorarsi gradualmente. apertamente espresse anche dallo stesso Petraeus, Il lavoro metodico e protratto nel tempo che questo è già il disegno di manovra con cui si ten- queste operazioni richiedono contrasta così con la terà di risolvere lo scenario afghano. necessità di fornire continuamente alle opinioni Non è importante a questo punto tentare di da- pubbliche risultati immediati e tangibili. Quindi, re una definizione di questa dottrina, mentre lo è mai come nelle COIN la capacità di prevedere l’an-

LOGOS - 48 Rivist a Milit are n. 3/2009 damento della campagna (Campaign assessment) programmi di sviluppo delle infrastrutture e di ri- risulta essere un’attività complessa, articolata e costruzione (BUILD). difficile. Infatti, gli elementi per calcolare il pro- A questo semplice schema di manovra, shape- gresso della campagna (MoE, Measures of Effecti- clear-hold-build, si contrappone però la realtà del veness) si basano spesso su percezioni non misu- teatro operativo: una superficie di circa 652 225 rabili e non razionali. Di conseguenza, il continuo Km2 (più del doppio dell’Italia) abitata da circa 28 aggiornamento ed aggiustamento della Campagna milioni di abitanti. Un territorio vasto e morfologi- in funzione della dinamicità della situazione risul- camente molto variegato sul quale la NATO ha ta attinente più ad impressioni, percezioni e sen- schierato circa 58 000 soldati, in supporto ai circa sibilità che a misurazioni pratiche ed esatte di ca- 120 000 afghani tra soldati e agenti di polizia. rattere quantitativo. A contrastare l’azione del governo afghano sup- I primi mesi del 2009 ci danno un ottimo esem- portato da UNAMA e ISAF non vi è comunque un pio di dinamicità. La situazione ha già iniziato ad nemico chiaramente definito e compatto. Sotto il essere influenzata da tre importanti avvenimenti: nome di «Talebani» vengono infatti inclusi: • la nuova amministrazione • gli hard core fighters, vale a americana di Barack Obama, dire i più estremisti sotto il pro- • le prossime elezioni presi- In sostanza, assisteremo filo ideologico e quindi i più at- denziali afghane (con il con- “nei prossimi mesi a un cam- tivi, spesso di provenienza non seguente dispiegamento delle biamento del «tono» della afghana (estremisti pakistani ESF - Election Support Forces), campagna sia nella sfera tat- per la maggioranza, ma anche

• il preannunciato incremento operativi di Al Qaeda); LOGOS di forze americane nel sud tico-ooperativa sia in quella • i warlords locali, con motiva- dell’Afghanistan (6 BCTs-Bri- strategica, nonché in quella zioni maggiormente tribali e di gade Combat Teams, per un connessa con la governabili- controllo dell’immediato terri- totale di circa 30 000 uomini. tà interna torio circostante; In sostanza, assisteremo nei • la criminalità organizzata, prossimi mesi a un cambia- ” dedita al contrabbando di armi mento del «tono» della campagna - sia nella e droga, sequestri e attività illecite. sfera tattico-operativa sia in quella strategica, Le azioni di queste diverse entità sono spesso nonché in quella connessa con la governabilità non coerenti tra loro e si sviluppano principalmen- interna - al quale la NATO dovrà essere in grado te solo su una parte del territorio. In ogni caso, vo- non solo di adeguare le proprie azioni, ma anche lendo semplificare, la maggioranza delle azioni di far percepire al popolo afghano che il miglio- nemiche, circa l’80%, è concentrata nella fascia ramento della situazione è costantemente in meridionale del Paese (provincie di Helmand e crescita. Kandahar), anche a causa della porosità del confi- ne con il Pakistan, interessando non più del 10% dei Distretti dell’Afghanistan. Ciò non significa che IL PROBLEMA OPERATIVO la lotta non sia aspra e diffusa, e le forze NATO e af- ghane pagano ogni giorno un forte tributo di san- Sulla linea operativa «Sicurezza», la strategia di gue che, se non accompagnato da strumenti politi- Counterinsurgency che la NATO combatte in Af- co-economici di stabilizzazione e da un continuo ghanistan è basata essenzialmente su quattro at- controllo del territorio, rischia di essere vano. tività tattiche, da realizzare in base alle condizioni Infatti, se la popolazione non si sente protetta, che si vogliono creare sul terreno. Per una deter- se non riesce a condurre una vita dignitosa a casa minata area vengono innanzitutto ricercate le pre- propria, se deve temere dopo ogni azione di ISAF condizioni per la sua sicurezza (SHAPE) assicuran- il «ritorno» degli insorti che effettuano rappresa- dosi che le istituzioni locali siano in grado di so- glie notturne ai danni dei «collaborazionisti», non stenere le difficili fasi successive. In seguito, si potrà far altro, per sopravvivere, che negare la sua procede all’eliminazione delle forze ostili (CLEAR), partecipazione attiva e la sua adesione alle richie- soprattutto mediante il supporto alle operazioni ste del governo centrale afghano e delle forze al- offensive dell’Esercito afghano. leate. Se non peggio. Il vero e proprio controllo del territorio (HOLD) è A ciò si aggiunge il problema delle vittime civili il compito principale delle forze afghane che, tra- delle ostilità. Nelle aree più turbolente del Paese, mite la loro capillare presenza devono consentire infatti, il continuo verificarsi di combattimenti lo sviluppo di accettabili condizioni di sicurezza contro le forze dell’insurrezione provoca inevita- per la popolazione. Solo a questo punto si posso- bilmente un forte attrito in termini di vittime inno- no espandere i benefici di una presenza ammini- centi, con conseguente erosione del consenso nei strativa del governo sino a livello locale e avviare i confronti delle forze alleate.

49 - LOGOS In buona parte, oltre a essere un problema di ca- poco rispettosi nei confronti della popolazione af- rattere etico, è anche un problema di percezione. ghana, della sua cultura e delle sue abitudini, pos- Infatti, nonostante sia piuttosto diffusa e genera- sono creare più nemici di quanti ne possano elimi- lizzata l’idea che la NATO sia la maggiore respon- nare. Al riguardo, ed entrando nei particolari, vie- sabile di questi tragici eventi, più dell’80% delle ne disposto che: vittime civili è conseguenza diretta degli attacchi • irruzioni e rastrellamenti all’interno di case, edi- indiscriminati posti in atto dagli insorti. fici, luoghi di culto e moschee dovranno essere Al fine di contenere, nei limiti del possibile, tali condotte dalle forze afghane, a meno di minac- dolorosi eventi, il Gen. Mc Kiernan ha prodotto una ce dirette e palesi contro forze ISAF. Ogni rispo- apposita Tactical Directive diffusa sino ai minimi sta dovrà comunque essere proporzionale e la livelli alla fine di dicembre del 2008. massima attenzione dovrà essere dimostrata al fine di evitare danni inutili; • sulle strade e sui mezzi di trasporto il persona- LA NUOVA DIRETTIVA TATTICA DI McKIERNAN le di ISAF dovrà dimostrare il massimo rispetto (COMISAF) per il traffico locale; • i Comandanti di tutte le unità, fino ai minimi li- Il documento è stato pubblicato in due versioni: velli, dovranno porre la massima attenzione nel- una classificata che contiene i dettagli tecnici rela- l’uso di TTP che evitino il coinvolgimento della tivi all’applicazione della forza e alle procedure popolazione locale negli scontri a fuoco. Tutte le squisitamente militari da utilizzare nelle diverse predisposizioni dovranno essere messe in atto situazioni operative, e una di pubblica divulgazio- affinchè ripetuti segnali di avvertimento chiari, ne, tradotta in farsi, dari e pasthun, che riprende non ambigui e palesi precedano l’impiego di integralmente i concetti ed i criteri relativi all’ap- fuoco letale nei casi dubbi (es. macchine civili in plicazione della forza espressi nella precedente, avvicinamento all’unità militare). senza però svelarne tattiche, tecniche e procedure Viene rammentato altresì che in Afghanistan si (TTP) di dettaglio. sta combattendo una guerra di controinsurrezio- Il Comandante di ISAF esplicita chiaramente nel ne, su un territorio complesso e contro un nemico suo intento che Ie forze NATO sono in Afghanistan difficile da identificare. Il nemico spesso si con- per vincere attraverso un approccio omnicom- fonde tra la popolazione e a causa di ciò i combat- prensivo e integrato che agisca in maniera com- timenti avvengono in presenza dei civili e spesso plementare alle istituzioni afghane. nelle loro stesse proprietà. Pertanto, la capacità di La vittoria viene definita dal raggiungimento di discriminazione dei bersagli è una delle capacità un ambiente di sicurezza che consenta alla popo- sulle quali si deve basare l’azione delle forze ISAF. lazione locale di muoversi liberamente sul territo- rio, permetta lo sviluppo di efficaci istituzioni go- vernative e favorisca la crescita economica del L’IMPEGNO ITALIANO Paese. Le operazioni di ISAF devono essere piani- ficate, organizzate e condotte di concerto e in co- L’Italia, da circa tre anni, è titolare del Comando ordinamento con le Afghan National Security For- del Regional Command West (RC-W), a cui parte- ces (ANSF), cioè Esercito e Polizia, tendendo a rin- cipano a vario titolo 12 Nazioni. La sua Area delle forzare e consolidare la fiducia della popolazione Operazioni include le provincie di Herat, Ghowr, nel proprio governo e nelle forze che combattono Badghis e Farah. Il bordo occidentale della Regio- l’insurrezione. Questa fiducia si costruisce se le ne coincide con l’80% del confine afghano con TTP che ISAF utilizza tendono a proteggere e a di- l’Iran. Nel complesso, RC-W comprende un’area di fendere la popolazione. circa 247 500 kmq, più della metà del territorio Questo va ben oltre il significato strettamente italiano, particolarmente montuosa e aspra nella militare della vittoria rappresentato dalla neutra- parte settentrionale e orientale (provincie di Ghor lizzazione delle potenzialità belliche dell’avversa- e Badghis), desertica ma anche compartimentata rio. Nella direttiva si riafferma chiaramente che da aspre catene montuose e collinari nelle provin- ISAF non conduce operazioni unilaterali (se non cie di Herat e Farah. eccezionalmente) ma sostiene, aiuta, equipaggia, La zona più critica dell’intera area sotto coman- «mentorizza» l’Esercito e la polizia afghana nel- do italiano è la provincia di Farah, per una serie l’assolvimento dei loro compiti istituzionali. concomitanti di motivi: è quella più meridionale, Una volta stabilita la direzione, anche il metodo quindi più vicina alle basi degli insorti nella trava- di agire sia sul campo di battaglia sia nelle attività gliata regione pakistana del Balochistan; è tradi- relazionali è uno strumento del successo. È neces- zionalmente zona di contrabbando, traffico illeci- sario dimostrare professionalità in ogni situazio- to e di produzione di stupefacenti; infine ha sof- ne, tenendo sempre a mente che atteggiamenti ferto, soprattutto negli ultimi anni, di gravi caren-

LOGOS - 50 Rivist a Milit are n. 3/2009 LOGOS

Effetti di una IED su una strada in territorio afghano. terforze di Forze Speciali alle dirette dipendenze di COMISAF. Si tratta della Task Force 45, così deno- minata da ISAF nel 2006, costituita su framework ze da parte delle istituzioni provinciali. Peraltro, la del 9° Reggimento d’assalto paracadutisti «Col provincia di Farah è sempre stata sguarnita di for- Moschin», con base principale a Herat e una For- ze, poichè quelle disponibili, per quanto scarse in ward Operating Base a Farah. tutta la RC-W, sono state concentrate soprattutto Infine, merita una particolare menzione lo sfor- nella provincia di Herat. zo assicurato dall’Italia per la preparazione e la Nella RC-W l’Italia è ora presente con circa 2 000 mentorizzazione dell’Esercito afghano (ANA) e uomini (che dovrebbero aumentare, sulla base del- della polizia (ANP). le recenti dichiarazioni del Ministro), impiegati sia In tale contesto, infatti, l’Esercito Italiano impie- nelle attività di sviluppo e ricostruzione, tramite il ga molti OMLT (Operational Mentoring Liason Te- PRT di Herat, che nelle attività operative sul territo- ams) dedicati ad addestrare le unità afghane, non- rio. Oltre alla componente terrestre di manovra, di chè ad assicurarne l’operatività sul campo. È un livello battaglione di fanteria, si trova ad Herat an- impegno oneroso (l’Italia è il terzo Paese contribu- che la JATF (Joint Air Task Force), ovvero la compo- tore di tali strutture operativo-addestrative), che nente aerea che comprende elicotteri CH47, A-129 non si esaurisce nell’effettuazione di attività adde- Mangusta e anche l’UAV (Unmanned Air Vehicle) strative, ma che presuppone l’accompagnamento «Predator», in grado di conferire una fondamentale materiale delle stesse in combattimento, se neces- e innovativa capacità ISR (Intelligence, Surveillance sario. L’attività è particolarmente difficile e «dura» and Reconnaissance) al contingente. in quanto richiede una continua azione di mento- Altre unità italiane al di fuori di RC W operano nei ring sia nei confronti delle unità durante tutte le dintorni della capitale Kabul (1 Battle Group at- operazioni della giornata che dei rispettivi Coman- tualmente alle dipendenze di RC-C a guida france- danti, fino quasi a condividerne stili di vita e ritmo se) e dall’areoporto di Mazar-e-Sharif (la Task operativo. Force «Devil» composta dai Tornado dell’AM, di Relativamente alla polizia, l’Arma dei Carabinie- previsto rischieramento a Herat nell’estate). ri sta a sua volta contribuendo all’addestramento Inoltre, l’Aeronautica partecipa con i propri veli- di alcune unità. voli C 130J alla componente trasporto tattico in Per concludere, non bisogna poi dimenticare i Teatro. L’Italia impiega, inoltre, una Task Force in- quadri inseriti all’interno di HQ ISAF che, con il re-

51 - LOGOS Un OP sovrastante una vallata del Balochistan. to actionable Intelligence e dall’altro di negare al nemico tale privilegio. Relativamente al primo aspetto, è noto che que- cente arrivo in Teatro di NRDC-ITA di Solbiate sto tipo di operazioni sono caratterizzate dalla di- Olona, assommano a oltre 180 unità. scontinuità dei dispositivi e dalla continuità ogni tempo delle attività da svolgere. Ovvero gli uomi- ni non sono mai abbastanza e da un’analisi prag- CONSIDERAZIONI OPERATIVE matica e realistica del problema risulta evidente che la carenza di forze in teatro sarà una costante L’impegno delle nostre forze ha sino ad ora con- anche in futuro, condizione particolarmente pena- seguito importanti risultati su tutte e tre le linee lizzante nella Regione sotto nostra responsabilità. operative di ISAF (Security, Governance, Recon- Tuttavia, ottimizzando le risorse a disposizione, si struction & Development). Peraltro, i risultati non dovrebbe riuscire a bilanciare il numero di assetti devono mai essere dati per acquisiti definitiva- di Combat Support e Combat Service Support con mente, anche perché la situazione è permanente- il numero di soldati sul terreno. mente in evoluzione. È pertanto necessario persi- Relativamente all’attività operativa, questa è es- stere nel continuo e bilanciato adeguamento del senzialmente e squisitamente terrestre, tipica e nostro sforzo, al fine di mantenere l’iniziativa me- peculiare delle unità di fanteria. Ad esse viene ri- diante tre fattori fondamentali: chiesta ampia mobilità tattica, versatilità di impie- • un adeguato numero di forze da dedicare alle go, autonomia, capacità di agire in isolamento an- attività operative, in termini di uomini che fisica- che per periodi considerevoli (5-7 giorni) e di ese- mente operano sul terreno; guire tutti gli atti tattici elementari difensivi e of- • un’adeguata autonomia decisionale dei livelli di fensivi in ambiente diurno e notturno. Il modulo comando tattico, evitando eccessivi «filtri» che operativo di impiego di base è costituito da una limitano la capacità di reazione in tempi utili unità del livello plotone, al cui interno si devono (che è in fondo l’intima essenza del Mission inquadrare alcuni enablers indispensabili per far Command); fronte alle contingenze del teatro. • la superiorità informativa, che consente da un Il primo di questi è il Combat Medic, inteso co- lato di fornire alle unità quello che viene defini- me militare combattente addestrato e preparato a

LOGOS - 52 Rivist a Milit are n. 3/2009 effettuare limitati interventi medici salvavita. A ta- fuoristrada, devono infatti essere in grado di orga- le operatore è devoluto il compito fondamentale di nizzare delle Patrol Bases temporanee da cui con- operare nei primi 10’ dal ferimento, per stabiliz- durre operazioni in profondità, togliendo al nemi- zare il ferito in modo che possa affrontare il tra- co l’iniziativa e negandogli le certezze informative sporto presso gli organismi sanitari superiori (Ro- che altrimenti gli deriverebbero dalla semplice le 2). Questo trasporto (in elicottero) non deve poi sorveglianza delle nostre basi stanziali e delle più superare gli ulteriori 90’ (per un totale di 100’ dal usate linee di comunicazione. ferimento alla consegna al Role 2), sulla base del- A ben vedere, queste modalità operative richie- la recentissima revisione della tempistica di eva- dono Comandanti capaci di gestire situazioni dif- cuazione medica (MEDEVAC) effettuata dalla NA- ficili in autonomia e che sappiano prendere deci- TO. Altro essenziale enabler è il Joint Terminal At- sioni sul campo. Oltre a ciò, si richiede particolare tack Controller (JTAC), qualificato combat ready e flessibilità e spirito d’adattamento in quanto, co- certificato per l’impiego dalla NATO. me ribadito dalla direttiva tattica, la massa delle Tale figura conferisce la capacità di richiedere e attività operative viene condotta in partnering con guidare il fuoco aereo che, date le dimensioni del le unità delle ANSF (nella stessa Area delle Opera- Teatro e la dispersione delle forze, rappresenta zioni di RC-W insiste infatti un intero Corpo d’Ar- spesso l’unico intervento per garantire la rottura mata afghano, il 207°). del contatto da parte delle unità che subiscono Considerando ora il Soldato, allo stesso si conti- l’iniziativa avversaria. Infine, quale unità tipica nua a richiedere forza e resistenza fisica. Le ope- della fanteria, il modulo di impiego operativo deve razioni in questione, infatti, si basano ancora - co-

possedere la capacità di erogare fuoco indiretto me nel lontano passato - sulla prestazione di sfor- LOGOS tramite l’uso di mortai. zi intensi e prolungati nel tem- Data l’orografia dell’Area po, nonchè in condizioni di ele- Operativa e la leggerezza delle L’unità operativa...deve vato disagio, non adeguata- unità di impiego, i calibri prefe- “emanciparsi dal suo sempli- mente mediati da una tecnolo- ribili, per flessibilità, facilità di ce ruolo di organo esecuti- gia che, nel campo tattico, con- impiego e reattività sono 60 e tinua a essere inefficace e inu- 81mm, ferma comunque re- vo...per inserirsi decisa- tile se posta nelle mani di un stando l’opportunità di disporre mente nel processo decisio- operatore psico-fisicamente di mortai di calibro maggiore, o nale sin dalla fase concet- non ben strutturato e non suf- addirittura di artiglierie, per esi- tuale. Ciò richiede ampiezza ficientemente motivato, ag- genze che richiedano un mag- di vedute, spregiudicatezza, gressivo e coraggioso. giore supporto di fuoco indiret- preparazione professionale Sotto il profilo logistico, nel to. Al riguardo, è bene osserva- caso di attività particolarmente re che nella «vicinissima» Re- ed una nuova forma di co- protratte nel tempo (oltre i 5 gione Sud gli interventi di arti- raggio da parte dei Coman- giorni), l’autonomia deve esse- glieria con i quali si risponde ai danti sovraordinati re garantita anche ricorrendo frequenti attacchi degli insorti alla terza dimensione attraver- sono quasi all’ordine del giorno. ” so aviorifornimenti (aviolanci di Va da sé, inoltre, la capacità di comunicare a materiali) ed elirifornimenti, mediante un’accurata grandi e medie distanze dati classificati tramite pianificazione delle necessarie attività logistiche e l’impiego di apparati HF e satellitari. la «pallettizzazione» preventiva delle Combat Day Trattando di considerazioni di carattere opera- of Supply (CDOS) (giornate rifornimenti). tivo, merita una riflessione a parte il modo di Al riguardo, è bene osservare che una capacità da condurre operazioni di controllo del territorio sempre in possesso da parte della nostra Forza Ar- partendo dalle grosse basi stanziali. Questa mo- mata, l’aviorifornimento appunto, viene utilizzata dalità deve, infatti, essere rimossa a favore di un con carattere di sistematicità tutti i giorni in Afgha- ritorno a modus operandi propri alla nostra più nistan, dalle altre forze della coalizione (ISAF/OEF), classica cultura militare, privilegiando un ap- spesso anche per rifornire di viveri, equipaggia- proccio più dinamico, nel quale principi come la menti e munizioni le unità della coalizione o afgha- sorpresa, la concentrazione degli sforzi e l’ini- ne che operano a diretto contatto con il nemico. ziativa a tutti i livelli riacquisiscono la loro tradi- Qualora ciò non fosse possibile, la componente zionale validità. logistica deve avere la preparazione di base ne- Insomma, non è ancora il tempo di buttare al cessaria per potersi muovere in autonomia senza il macero quello che abbiamo imparato in Accade- supporto della fanteria, garantendosi in proprio la mia e alla Scuola di Guerra. sicurezza. Le unità di manovra, impegnate sul terreno per Non è più il tempo di soldati che fanno la scorta più giorni consecutivi muovendosi soprattutto ad altri soldati. Almeno, non in Afghanistan.

53 - LOGOS Una pattuglia italiana durante un controllo in un villag- pri sottoposti, confidando sulla loro preparazione gio afghano. e sul loro buon senso. È ora, insomma, che ognu- no faccia il suo.

Per quanto riguarda le informazioni, dobbiamo abituarci a considerarle a diretto consumo degli CONCLUSIONI operatori sul campo. Questo aspetto riguarda sia gli operatori di Intelligence sia le unità sul terreno. La missione in Afghanistan può essere consi- I primi devono fare in modo che il ciclo di Intelli- derata, per l’Italia, un’opportunità strategica da gence fornisca prodotti utilizzabili in tempi ade- sfruttare. In seno all’Alleanza Atlantica, infatti, guati e aderenti alla manovra sul campo. Le unità, siamo rispettati per l’impegno profuso, anche se dal canto loro, devono essere maggiormente adde- da tempo non siamo più il terzo Paese contribu- strate a sfruttare le piattaforme Intelligence, Sur- tore dello sforzo di ISAF (siamo superati da USA, veillance, Reconnaissance (ISR) presenti in teatro. GBR, CAN, DEU e FRA). Ciò nonostante, godiamo Al riguardo, è necessario sottolineare la necessità di una indubbia rendita di posizione, rappresen- di una nuova visione del problema Intelligence. tata dal Comando della importante Regione L’Effect Based Approach, infatti, richiede alle unità Ovest (confinante con l’Iran, con capoluogo la autonomia di sviluppo del ciclo informativo, sino al- città più ricca del paese), che ci deriva da scelte l’indicazione e individuazione degli obiettivi stessi, politiche e militari del passato. Credo sia onesto, in aderenza agli «effetti» richiesti dal livello di Co- al riguardo, fare quindi in modo che tale rendita mando sovraordinato. non ci venga sottratta, se non altro per non ren- L’unità operativa, in altre parole, deve emanci- dere vani i sacrifici (anche di sangue) fino ad ora parsi dal suo semplice ruolo di organo esecutivo sostenuti. (una volta si diceva «pedina») per inserirsi decisa- Si tratta, in sostanza, di far sì che alle nostre mente nel processo decisionale sin dalla fase con- spese del passato e del presente corrisponda nel cettuale. Ciò richiede ampiezza di vedute, spre- futuro un maggiore peso del nostro Paese nelle giudicatezza, preparazione professionale ed una scelte che verranno operate nella regione dalla co- nuova forma di coraggio da parte dei Comandanti munità internazionale. E questo, anche e soprat- sovraordinati: fidarsi e lasciare autonomia ai pro- tutto nell’interesse della popolazione locale, alla

LOGOS - 54 Rivist a Milit are n. 3/2009 quale dobbiamo tributare massimo rispetto, per la «crash courses» da fargli sostenere alla bisogna. Al forza con cui sta reagendo da decenni a prove per contrario, la sua capacità di operare efficacemente noi impensabili. ed effettivamente nel suo ruolo gli deve derivare da Inutile, insomma, rincorrere il sogno di una exit una consuetudine sedimentata con attività adde- strategy a buon mercato e a breve termine che strative impegnative sotto il profilo fisico, psicolo- non potremo adottare a meno di pagare prezzi gico, motivazionale ed, infine, procedurale. Certo, è politici insostenibili. Meglio, invece, attrezzarsi necessaria la cultural awareness riferita agli usi del- per periodi di permanenza più lunghi, almeno fi- le popolazioni, alle caratteristiche del teatro opera- no a quando le forze locali non saranno piena- tivo e alla conoscenza della lingua inglese, ma non mente autonome. Il nostro impegno ci verrà sicu- deve essere dimenticata la sua natura, prima di tut- ramente riconosciuto, e a quel punto non ci sa- to, di atleta con lo schioppo, capace di operare in rebbe nulla di male se nel futuro e pacifico Afgha- tutte le condizioni. nistan sussistesse nella Regione Ovest una corsia E questa non è solo una questione di risorse, preferenziale per quei Paesi (tra cui il nostro) che ma prima di tutto di mentalità. I nostri giovani in essa si sono maggiormente quadri devono considerare con spesi. orgoglio il nobile blasone che Per concludere, dopo una di- L’Afghanistan di oggi con- gli deriva dall’essere titolari di samina che ritengo abbastanza “ferma...che il Soldato-ccom- un mestiere unico e pazzesco, esaustiva del problema, il meri- battente, preparato, corag- nel quale è necessario saper to della cui stesura materiale va gioso e forte fisicamente preparare accattivanti presen-

in larga misura a quei «pom- tazioni col Power Point e scri- LOGOS pieri» che sono il Tenente Co- rappresenta ancora la nostra vere elaborati documenti zeppi lonnello Roberto Vannacci, in- maggiore risorsa di concetti e di frasi limate al- cursore paracadutista del Co- l’inverosimile… per poi andar- mando Interforze per le Opera- ” si a rotolare allegramente nel zioni delle Forze Speciali (OFS) e il Capitano Fede- fango coi propri uomini, dopo aver arrancato rico Bernacca (paracadutista di SMD), desidero ag- sbuffando e smoccolando per lunghe distanze giungere una sesta «ovvietà non ovvia» alle cinque carichi di pesanti zaini, in testa alla colonna. Ma- della premessa: il Soldato non è semplicemente un gari cantando. piantone, contrariamente a quanto potrebbe L’Afghanistan di oggi conferma, insomma, no- aspettarsi la massa di coloro che dall’esterno nostante le fosche previsioni di tanti menagramo guardano alla nostra realtà, magari atteggiandosi con e senza le stellette, che il Soldato-combat- ad esperti della stessa senza avere adeguata com- tente, preparato, coraggioso e forte fisicamente petenza in materia. rappresenta ancora la nostra maggiore risorsa. In altre parole, nel considerare la sua (del soldato) Quella risorsa della quale anche i piu’ estranei al- preparazione - dalla quale dipende direttamente e le nostre necessità ci imputerebbero la mancan- drammaticamente la capacità di sopravvivenza e di za se le cose non andassero per il verso giusto. assolvere i compiti affidatigli - si deve tenere conto Infine, è bene osservare che nelle operazioni in che non può essere improvvisata o concentrata in questione è fondamentale disporre di uno strumen- to flessibile e articolato, in grado di esprimere l’azione di volta in volta necessaria, proprio come Una pattuglia di alpini in Afghanistan. conseguenza della complessità delle operazioni di cui si è trattato. E questa è una capacità che solo la nostra Forza Armata può assicurare al massimo li- vello, impiegando paracadutisti, alpini, artiglieri e genieri rispettivamente per compiti da paracadutisti, alpini, artiglieri e genieri, senza la facile e comoda il- lusione di poter limitare il nostro «prodotto» a un generico «marmittone» buono per tutte le esigenze. È in questa caratteristica, in questa proliferazio- ne di mostrine rosse, verdi, azzurre, gialle e nere che risiede il nostro maggiore valore aggiunto, nonchè il motivo per il quale non siamo ancora so- stituibili. Da parte di nessuno.

Marco Bertolini Generale di Divisione, Capo di Stato Maggiore dell’ISAF

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LOGOS

GGLLII UUFFFFIICCIIAALLII IITTAALLIIAANNII NNEELL KKAASSHHMMIIRR GLI UFFICIALI ITALIANI NEL KASHMIR

Dal 1961 alcuni Ufficiali italiani operano come Osservatori ONU nella Missione UNMOGIP (United Nations Military Observers Group in India e Pakistan) , nel Kashmir indiano e pakistano. Negli ultimi anni, la deva- stante serie di attentati e i combattimenti tra le fazioni estremiste talebane - collegate con gli indipendenti- sti - e i due eserciti, hanno evidenziato una stretta connessione con il «mondo» Afghanistan.

La prima impressione che l’Ufficiale Italiano ha, Paese con poche risorse e che combatte un forte appena uscito dall’aeroporto internazionale di conservatorismo culturale, nel rispetto più orto- Islamabad (peraltro situato a Rawalpindi), è di tro- dosso della legge islamica: una moltitudine di mo- varsi in un Paese sviluppato e classicamente cao- schee e minareti, abitazioni costruite senza regole tico, con una rete viaria sviluppata (autostrade a urbanistiche, con mattoni cotti ancora nelle forna- tre corsie, tunnel e viadotti) e edifici tipici di una ci a legna e senza intonaco, un’economia basata città moderna. Nelle strade si osservano centinaia sulla pastorizia e sull’agricoltura. di pulmini e di autobus multicolori, con la guida a sinistra, caratteristica di una ex colonia inglese, e cartelloni pubblicitari che reclamizzano prodotti Sotto. occidentali. Il tutto fa pensare a una realtà diversa La Field Station di Bhimber, uno dei Campi base situati da quella che traspare dai report televisivi che nel Kashmir pakistano. spesso si sono occupati di questo Paese. Ma appe- na si lascia la Capitale e ci si sposta verso l’area del In apertura. Kashmir, ci si imbatte in un habitat socio econo- La facciata dell’Hotel Marriott, a Islamabad, dopo l’at- mico e culturale fortemente regresso, tipico di un tentato dinamitardo del 20 settembre 2008.

I LOGOS - 58 Rivist a Milit are n. 3/2009

IL KASHMIR

Le eredità del passato coloniale continuano a caratterizzare l’attuale situazione politica e strategica in al- cuni scenari estremamente sensibili per la sicurezza odierna e, in particolar modo, la lotta al terrorismo nell'area indo-pakistana. Per comprendere tale eredità, si rende necessario riassumere al lettore la scala degli eventi succedutesi dalla fine della Seconda guerra mondiale, per rendere chiare le problematiche esistenti in questi due Pae- si e il perché non si riesca a trovare una equa soluzione a un conflitto iniziato nel 1947. In quell'anno, la Gran Bretagna decide la divisione del Pakistan dall'India, diviso ad est e ovest della stes- sa India, a causa della differenza etnica e religiosa. Le linee di confine, intese come provvisorie, tagliano in due i territori indiani. Ma appena il Maharaja Hari Singh, che governa la regione del Jammu e Kashmir, de- cide di confluire nello Stato indiano, le truppe pakistane attraversano il confine con lo scopo di annettere il territorio al neonato Stato pakistano. L'India, pronta a reagire, invia a sua volta il suo Esercito, facendo scoppiare il primo conflitto indo-pakistano per la sovranità sul territorio del Kashmir. Il «cessate il fuoco», imposto dall’ONU con una Risoluzione nel 1948, ha come duplice risultato la fine provvisoria del conflitto (che scoppierà nuovamente nel 1965 e nel 2002) e la definizione della cosiddetta «Linea di controllo» (Loc). Nella stessa Risoluzione, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ordinava al Pakistan di ritirare le truppe dalle zone occupate e all'India di indire un referendum sull'autodeterminazione. Al contrario, il Pakistan non si ritira e stabilisce un'area definita «Azad Kashmir» (Kashmir libero), con una popolazione prevalentemente

musulmana e, come conseguenza, l'India non indice il plebiscito. Nel 1951 le Nazioni Unite istituiscono la LOGOS Missione UNMOGIP (United Nations Military Observers Group in India e Pakistan) allo scopo di monitorare la situazione lungo la Linea di controllo e riferire su eventuali violazioni del «cessate il fuoco». Nel 1972, l'India dichiara decaduto il mandato di UNMOGIP ma, poiché il Pakistan non concorda, il Segre- tario Generale delle Nazioni Unite dichiara che tale cessazione sarebbe avvenuta solo dopo una Risoluzio- ne del Consiglio di Sicurezza, mai approvata. Da allora e negli anni successivi, la situazione si è deteriorata a causa dell'integralismo dei gruppi afgha- ni che cercano di creare un corridoio tra Afghanistan, Pakistan e Kashmir, lungo il quale spostarsi e ope- rare. Difatti, nelle aree al confine tra Afghanistan e Pakistan, fuori dal controllo delle autorità di Islamabad, si trovano le «basi logistiche» dei guerriglieri talebani da cui partono gli attacchi alla coalizione occiden- tale in Afghanistan e ove ultimamente, nella valle dello Swat, a causa della debolezza dell'Esercito pakista- no, si è raggiunto un cessate il fuoco in cambio dell'accettazione della legge coranica della «sharia», che impone le regole della religione musulmana nella forma più integralista, situazione che ha messo allarme tutti gli alleati e i vicini di Islamabad, dagli USA ai Paesi europei, dall'India al confinante Afghanistan.

Dopo la prima settimana trascorsa a Islamabad quotidiano con personale proveniente dal Nord presso il Quartier Generale della Missione UNMO- Europa, dall’Estremo Oriente e dal Sud America. GIP per il classico «in briefing», l’Ufficiale Italiano Difatti, ogni due mesi, sulla base di una tabella di viene assegnato a un campo base per l’addestra- servizi («duty roster»), si cambia il campo base e ci mento («Training Field Station») e inizia a svolge- si trova a vivere con nuove persone, nuove cultu- re una attività professionale re, diverse professionalità e completamente diversa da background che vengono a quelle dellle altre Missioni della ...l’Ufficiale Italiano viene scontrarsi con il training del- Forza Armata (in ogni team gli “assegnato a un campo base l’Ufficiale italiano. Molti Osser- Ufficiali in servizio sono di di- per l’addestramento («Trai- vatori stranieri, provenienti verse nazionalità e, pertanto, ning Field Station») e inizia a dalla riserva, nella vita civile con differenti abitudini, facili da svolgono professioni comple- immaginare e talvolta difficili da svolgere una attività profes- tamente differenti e lontane dal accettare). Percorrendo giornal- sionale completamente diver- mondo militare. E, inoltre, al- mente centinaia di chilometri in sa da quelle delle altre Mis- cuni di loro sono promossi nel pianure che man mano diventa- sioni della Forza Armata... grado superiore allo scopo di no vallate, alcune desolate e consentirne la loro partecipa- montuose, altre con paesaggi ” zione alla Missione. Pochi sono che ricordano le nostre Alpi, i mesi trascorrono in i «militari in servizio» e, per tale motivo, ci si tro- missioni che possono durare una giornata o svi- va a dover insegnare loro le nozioni e le regole lupparsi nell’arco di vari giorni. È facile, quindi, specifiche dell’ars militare. Anche in questo emer- immaginare le diversità di mentalità e del vivere ge la figura e la professionalità del militare italia-

59 - LOGOS IL FRAMEWORK DI UNMOGIP

UNMOGIP comprende 42 Osservatori provenienti da vari Paesi (attualmente: Italia, Svezia, Finlandia, Dani- marca, Croazia, Corea del Sud, Uruguay e Cile), con un budget annuale di circa 17 milioni di dollari, e in questo piccolo contingente sono annualmente in servizio sette Ufficiali Italiani impiegati per lo più nelle undici Field Stations (FS) localizzate nel Kashmir (Gilgit, Skardu, Domel, Rawalakot, Kotli, Bhimber e Sial- kot nel settore Pakistano; Poonch, Rajouri e Jammu nel settore indiano), oltre alla dislocazione del Quar- tier Generale, nel periodo invernale a Islamabad e a Srinagar in quello estivo (nel settore indiano è dispo- nibile un'altra base -Baramulla- in attesa di essere nuovamente utilizzata e a New Delhi è presente un al- tro Rear HQ). Il personale italiano viene selezionato tra gli Ufficiali con il grado Capitano/Maggiore, con pregressa e pro- lungata esperienza nel settore operativo, con capacità ad operare singolarmente o in piccoli nuclei, abili nel riconoscimento delle armi/artiglierie, dei mezzi aerei nonchè nella lettura di una carta topografica. Altro re- quisito è l'ottima conoscenza della lingua inglese, per quanto attiene la conversazione, la lettura e la com- posizione. Il numero dei componenti dei team internazionali, presenti in ogni Field Station, può variare da uno a cin- que, obbligatoriamente di differente nazionalità per assicurare l'imparzialità nella stesura dei reports. A seguito della dichiarazione indiana del 1972, sul versante del Kashmir indiano, non è più possibile svol- gere attività di ricognizione, ispezioni dei reparti militari e controllo del confine, cosa invece attuata quo- tidianamente nel settore pakistano; questi tasks sono le Road Recce (RR), Field Trips (FT), Investigations, Observation Post (OP), Field Visit (FV), ossia pattugliamenti sui principali assi del territorio, ispezioni alle unità militari pakistane, indagini su eventuali violazioni al «cessate il fuoco», osservazioni della linea di confine e riunioni dei team nelle basi della missione. Nel 2008, lo sforzo maggiore è stato incentrato sul- le «visite» ai reparti militari e sul controllo delle linee difensive lungo la Loc, in quanto si sono accentuate le denunce di violazioni del cessate il fuoco, ma fortunatamente, sono diminuite le vittime, come si evi- denzia nei grafici in allegato. La decisione del governo indiano ha, di conseguenza, limitato il compito e il successo di UNMOGIP, anche se la sua missione in Pakistan riveste sempre grande utilità per il controllo della situazione. no, quasi sovente Ufficiale in carica («Officer (esclusivamente in Pakistan). Il tutto con la massi- in Charge-OIC») della base, anche per la po- ma diplomazia e senza mai entrare in attrito con i sitiva immagine acquisita negli anni presso dettami delle regole religiose, anche quando si gli Ufficiali degli altri contingenti; difficile viene sollecitati a esprimere una propria opinione, talvolta imprimere e ottenere dagli altri un soprattutto in occasione di incontri con personali- profilo e una condotta almeno similare alla tà militari durante le «visite» nei reparti, rispon- nostra mentalità e performance in servizio. dendo sempre con un sorriso quando un’altrui L’OIC è responsabile in toto della field station, opinione è alquanto provocatoria e poco obiettiva dalla materia amministrativa, dalla logistica sino sul mondo occidentale. Ciò che risalta è il bisogno al’area operativa. Redige e sottopone al Quartier di infrastrutture, di ospedali, di medicine, di acqua Generale un piano d’azione della durata di due potabile, di scuole. Purtroppo, le organizzazioni settimane («FTF- fortnight task format») sulla ba- internazionali non riescono facilmente a operare in se delle direttive ricevute dallo stesso HQ e suddi- queste aree, soprattutto per l’impraticabilità delle vide al meglio i compiti tra gli Ufficiali del Team, strade che rendono i posti inaccessibili. basandosi anche ovviamente sulle qualità di que- Questa raccolta di dati, effettuata sul campo e sti, e creando Teams dove gli elementi più validi e mediante diretta visione della situazione, viene «anziani» della missione operano insieme ai meno riassunta e inoltrata con appositi reports all’Head esperti e ai più giovani. Quarters. Ogni giorno è cadenzato dalle pro- Ogni componente deve saper acquisire e valutare cedure e dalle attività programmate, a parti- le informazioni raccolte dalla gente del luogo, gua- dagnarsi la fiducia degli Ufficiali pakistani e indiani e avere un contatto e un dialogo costruttivo con i A destra in alto. vari Ufficiali di collegamento nelle varie aree (Paki- La cartina del Kashmir indiano e pakistano. stan Army Liaison Officer e Indian Army Liaison Of- ficer detti PALO e IALO), allo scopo di avere sempre A destra in basso. libertà di movimento e poter visitare le unità dislo- La localizzazione delle Field Stations di UNMOGIP in In- cate in prossimità della Line of Control «Loc» dia e in Pakistan.

LOGOS - 60 Rivist a Milit are n. 3/2009 LOGOS

61 - LOGOS re dal report («Morning schedule») che viene sono dislocati i punti di osservazione e le trasmesso via radio ogni mattina all’HQ, a compagnie militari pakistane. turno tra il personale della Field Station. Poi Alle difficoltà dovute a una deficitaria rete viaria e via, si sale sulle jeep e si iniziano a percor- alla sua manutenzione, bisogna - specialmente du- rere per ore sia strade asfaltate sia tracciati rante la stagione dei monsoni - aggiungere il con- di percorsi che arrivano sino alla prossimità tinuo pericolo di frane e allagamenti che talvolta della linea di confine, su cime di colline ove impediscono il proseguio della missione. Spesso, poi, non si può tornare indietro a causa della ri- strettezza delle carreggiate, con il ciglio a stra- piombo, senza guard rail o altra protezione. A volte, occorre aspettare l’arrivo di una caterpil- lar per poter continuare e si trascorre la giornata in attesa. Le soddisfazioni maggiori si hanno quando si ef- fettua una sosta nei villaggi isolati. La gente ci te- stimonia il suo apprezzamento per il nostro lavo- ro e ci trasmette la propria ansia sulle condizioni di vita, anche se da alcuni anni sono rari i coinvol- gimenti della popolazione civile negli scontri tra militari pakistani e indiani. La loro ospitalità si ma-

Sopra e nella pagina a fianco. Le statistiche dei tasks compiuti da UNMOGIP nel trien- nio 2006-2008 e il numero delle vittime.

A sinistra. Ufficiali di varie nazionalità durante una Field Visit.

LOGOS - 62 Rivist a Milit are n. 3/2009 LOGOS

terializza con l’abituale offerta del tè (il chai) in cate, ove occorre entrare in sintonia con gli Uffi- condizioni igieniche precarie, ma che non si può ciali in servizio, ad esempio formulando le doman- rifiutare per ovvie ragioni di cortesia. Alternate a de senza assumere un atteggiamento inquisitorio. queste attività di perlustrazione, si effettuano le Spesso i reparti sono localizzati lontano dai cen- osservazioni della dislocazione dei bunkers, delle tri abitati o da linee di comunicazione e a opere di fortificazione e campi volte restano isolate per minati lungo il confine, previa tutta la stagione invernale a esposizione di una bandiera Talvolta, per raggiungere causa della neve o delle bianca e di una bandiera UN, per “queste posizioni, risulta im- strade che diventano fiumi. non essere coinvolti in situazioni possibile utilizzare i veicoli e, Talvolta, il personale in che potrebbero mettere a rischio allora, con lo zaino in spalla servizio «festeggia» l’arrivo l’incolumità del team. Talvolta, degli Osservatori UN, non per raggiungere queste posizio- si cammina a piedi... avendo visto per mesi un ni, risulta impossibile utilizzare i ” «estraneo». Quando ci si veicoli e, allora, con lo zaino in rende conto in quali condi- spalla si cammina a piedi, sotto un sole a picco e zioni operano, quali sono i loro «alloggi», la con un altissimo tasso di umidità. Nonostante que- precarità della loro logistica, è facile evincere ste difficoltà, quando si arriva a destinazione si è la tempra e la resistenza di questi soldati e ripagati dalle meraviglie di questi luoghi inconta- come da sessantanni siano capaci di fronteg- minati e con una fauna oramai quasi impossibile da giarsi con il loro storico nemico - gli indiani - trovare, e a volte risulta difficile comprendere che, senza recedere di una posizione. Poichè que- in teoria, ci si trova tra due linee di «fuoco» e che sti tasks possono durare anche alcuni gior- l’unica protezione di cui si dispone sono queste ni, causa la loro lontananza dai campi UN. due bandiere. Pertanto, si pernotta nelle «foresterie» dei Gli altri compiti che si è chiamati a effettuare, in reparti pakistani. In questa realtà, a causa delle cui è fondamentale una pregressa esperienza, so- difficoltà di comunicazione con l’Italia, la felicità è no i cosiddetti Field Trips, le «ispezioni» ai Co- anche poter contattare e colloquiare con gli Uffi- mandi, ai reparti militari e alle compagnie distac- ciali italiani, dislocati in altre aree. Spesso, infatti,

63 - LOGOS Un fiume nel Kashmir pakistano durante la stagione dei a cui solo un forte spirito di adattamento può ov- monsoni. viare: la penosa situazione della rete stradale, le avverse condizioni climatiche soprattutto nella stagione dei monsoni, le condizioni igieniche e può succedere che per mesi un Ufficiale italiano talvolta il fattore comunicazione, sottopongono non possa incontrare un suo connazionale, in tutti a dei veri e propri test di resistenza che si rie- quanto tutti in servizio singolarmente nelle varie scono a superare solo con tenacità e capacità. basi, e le uniche occasioni per incontrarsi siano le Spesso, mancano anche i rifornimenti dei generi UN Conference, la riunione di tutti gli Osservatori alimentari, i materiali di ricambio, l’acqua potabi- della Missione, organizzate a le, il comfort dell’acqua calda.A Islamabad ogni sei mesi. Fre- seguito degli attentati dinami- quentemente succede che si co- Negli ultimi anni, il perio- tardi verificatisi specialmente nosca un altro Ufficiale italiano “do più difficile si è verificato nella capitale, il fattore sicurez- solo per telefono e che, ad ecce- nel dicembre 2007, con za ha stravolto la fase operativa zione delle Conference o ad Ita- l'uccisione di Benazir Bhutto dei teams, a cui viene proibito di lian House (la sistemazione al- uscire dai campi base. Inoltre, loggiativa a Islamabad ove gli e con l'attentato all' Hotel non si è autorizzati agli sposta- Ufficiali Italiani pernottano Marriott, il 20 settembre menti da e verso Islamabad. Ne- quando sono in licenza) non ci si 2008 gli ultimi anni, i periodi più dif- incontri mai più. ficili si sono verificati nel di di- Difficile esprimere cosa quoti- ” cembre 2007, con l’uccisione di dianamente ci si trovi a vedere e a provare in un Benazir Bhutto e con l’attentato all’Hotel Marriott, il mondo ove la religione scandisce i ritmi della gior- 20 settembre 2008. nata e il vivere quotidiano, ove tutto, a partire dal- Ma il tutto viene ricompensato da un arricchi- l’alimentazione, deve essere svolto secondo i det- mento culturale e professionale, grazie al diretto tami di questa. Impossibile, per esempio, parlare o contatto con le Forze Armate di un altro Continen- semplicemente scambiare una stretta di mano con te, alla possibilità di vivere in una società con pa- una donna, è pericoloso indossare abiti che pos- rametri e filosofia di vita a molti completamente sano urtare la sensibilità di queste popolazioni: un sconosciuti e al confronto con militari UN di altri comportamento che l’Osservatore ONU deve sem- Paesi, con i quali si condividono lunghi periodi di pre rispettare e attuare, per evitare di pregiudica- attività. re i rapporti tra il Comando della Missione e le au- torità civili e militari. Marco MORELLI Nelle quotidiane missioni, gli Ufficiali affrontano, Maggiore, a partire dalla situazione logistica, problematiche in servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito

LOGOS - 64 Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico

Il catalogo completo delle opere, le informazioni sulle modalità di vendita delle stesse e l’elenco delle librerie convenzionate si possono richiedere all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Via Etruria, 23 - 00183 Roma (Tel. 0647358671 - Fax 0647357284, E- mail: [email protected]) o, in alternativa, consultare: http://www.esercito.difesa.it/root/Storico/prod_catalogo.asp. Le pubblicazioni sono disponibili anche presso lo stesso Ufficio Storico (previ contatti telefonici ed in base alla disponibilità di copie) dal lunedì al venerdì, dalle 09:00 alle 11:00. L’acquisto per posta è curato dall’Ufficio Pubblicazioni Militari, Via Guido Reni, 22 - 00196 Roma (Tel. 0647357665 - Fax 063613354).

6766 - Sabrina Sgueglia della Marra MONTEZEMOLO E IL FRONTE MILITARE CLANDESTINO Il 23 settembre 1943, giorno della proclamazione ufficiale della Repubblica Sociale Italiana, Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, Colonnello dell’Esercito, si sottrasse al giuramento di fedeltà al regime di Salò e riconobbe come unico governo legittimo quello trasferitosi al Sud. In seguito alla resa, Montezemolo non abbandonò la capitale, partecipò alla difesa di Roma e presiedette all’Ufficio Affari civili nell’ambito del Comando della città aperta. Determinato a combattere l’occupazione straniera e il fascismo repubblicano, realizzò un’organizzazione militare clandestina che si collegò col Comando Supremo e con gli Alleati, di cui si accreditò come principale interlocutore e referente della Resistenza romana.Il FMCR inquadrò numerose bande armate che operarono all’interno del territorio urbano e nelle regioni attigue svolgendo attività e compiti svariati volti a contrastare il nemico, a sostenere lo sforzo bellico delle Nazioni Unite e a preservare l’incolumità della popolazione. Il Servizio Informazioni, in particolare, assurse ad un significativo grado di sviluppo. Di fondamentale importanza fu l’apporto e la collaborazione con le organizzazioni clandestine allestite dalla Marina, dall’Aeronautica, dai Regi Carabinieri e dalla Guardia di Finanza. La vicenda del FMCR, i cui principali protagonisti trovarono la morte nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, è uno dei più fulgidi esempi del contributo che l’Esercito Italiano ha dato alla Resistenza. Formato 24x17, 259 pagine, 27 foto in b/n e colori. Prezzo € 18,00.

6768 - Stefano Ales IL COPRICAPO DELLA CAVALLERIA ITALIANA DAL 1861 1L 1943 È la prima opera dedicata interamente alla storia e all’evoluzione dei copricapo regolamentari in dotazione ai reparti di Cavalleria del Regio Esercito. Lo studio uniformologico prende le mosse dall’anno 1861 con la descrizione del caratteristico elmo indossato dai primi quattro reggimenti della Cavalleria dell’Armata Sarda che in quell’anno passarono al nuovo Esercito Italiano insieme a sei reggimenti cavalleggeri e sei reggimenti lancieri. Questi reparti indossavano però il caratteristico kepì di derivazione francese. Due soli reggimenti erano dotati di copricapo del tutto particolari: il reggimento Ussari di Piacenza che era dotato del czakò, secondo una terminologia mutuata da quella in uso nell’esercito imperiale austriaco, e il reggimento Guide che era invece dotato dei kolback. Nel 1871, la Riforma Ricotti abolì per gli Ufficiali di Cavalleria l’uso di tutti i copricapo speciali, ripristinati poi l’anno seguente con l’introduzione del colbacco per i ca valleggeri e lancieri. Allo scoppio della Grande Guerra, i reggimenti di cavalleria entrarono in linea indossando i loro copricapo ricoperti da una fodera di tela grigia. Solo dall’autunno del 1915 iniziò la distribuzione sperimentale dell’elmetto francese Adrian. Dopo studi ed esperienze durati oltre un ventennio venne adottato ufficialmente il nuovo elmetto di acciaio grigioverde mod. 1933. Quando il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra, i copricapo speciali scomparvero per sempre. Formato 30x22, 221pagine, 110 tra foto ed illustrazioni in b/n e colori. Prezzo € 25,00.

LOGOS

LA COOPERAZIONE CIVILE-MMILITARE ITALIANA IN AFGHANISTAN LA COOPERAZIONE CIVILE-MMILITARE ITALIANA IN AFGHANISTAN

Alcuni elementi di novità, tra cui la futura evoluzione dei PRT, il rafforzamento della presenza italiana nella Regione Ovest del Paese e il concetto di Brigata organica, inducono a una riflessione anche in vista di un gra- duale passaggio di responsabilità alla componente civile nel settore della ricostruzione-ssviluppo e al fine di delineare un quadro di raccordo in termini di cooperazione civile-mmilitare.

La perdurante fluidità delle condizioni di sicu- mentato la capacità di integrazione degli assetti, rezza in Afghanistan impone una verifica costante esaltando l’efficienza operativa della componente delle caratteristiche e della struttura delle forze di nazionale terrestre impiegata in questo specifico pace operanti nell’area. In questa fase, in partico- teatro. Sino all’aprile 2008 l’alimentazione della lare, alcune specifiche circostanze offrono un’op- componente italiana del Regional Command West portunità per qualificare e rendere piu’ efficace in termini di Comando, assetti di manovra e sup- l’impegno militare italiano con particolare riferi- porti avveniva, infatti, mediante l’impiego di per- mento alla cooperazione civile-militare nella re- sonale proveniente da Comandi e unità differenti. gione ovest dell’Afghanistan. Tra le novità più si- In estrema sintesi, soltanto il PRT di Herat costi- gnificative possono essere tuiva un reparto omogeneo ali- menzionate: mentato da personale tratto • la nomina dell’Ambasciatore il Comando Operativo In- dallo stesso Reggimento mentre Fernando Gentilini in qualità di “terforze ha sviluppato nel le Compagnie del Battle Group, NATO SCR (Senior Civil Repre- corso del 2007 il concetto di il National Support Element sentative) a Kabul (1) e quella Brigata organica finalizzato (NSE) denominato ITALFOR, le dell’Ambasciatore Ettore Fran- posizioni nazionali all’interno cesco Sequi come Senior Re- ad alimentare la componente del Comando Regionale NATO e presentative dell’Unione Euro- terrestre nazionale italiana di il Comandante di RC-W proveni- pea per l’Afghanistan, a rico- RC-WW con personale e repar- vano da reparti differenti. Ciò si noscimento del ruolo premi- ti appartenenti alla stessa rifletteva negativamente sulla nente svolto dall’Italia nel- Brigata capacità di Comando e Control- l’area; lo del Comandante che doveva • il conferimento allo stesso ” operare in teatro con personale NATO SCR di nuovi compiti e responsabilità, in e reparti normalmente non alle sue dipendenze. particolare in tema di rafforzamento del coordi- Proprio per ovviare a questo inconveniente, il Co- namento con la Missione delle Nazioni Unite in mando Operativo Interforze (COI) ha sviluppato Afghanistan (UNAMA) (2) e con i Paesi membri nel corso del 2007 il concetto di Brigata organica dell’International Security Assistance Force finalizzato ad alimentare la componente terrestre (ISAF), al fine di armonizzare e sincronizzare nazionale italiana di RC-W con personale e repar- l’azione dei Provincial Reconstruction Teams ti appartenenti alla stessa Brigata; (PRT); • il possibile trasferimento del PRT di Herat in una • l’introduzione del concetto di Brigata organica per nuova sede presso la base di Camp «Arena» che l’alimentazione e l’avvicendamento della compo- già ospita il Regional Command West; nente terrestre nazionale italiana nell’ambito del- • la riflessione in corso in ambito ISAF sull’oppor- l’ISAF Regional Command West (RC-W) (3), che ha tunità di modificare i compiti e la struttura dei PRT migliorato in misura non trascurabile la capacità a sei anni di distanza dalla loro introduzione; di Comando e Controllo del Comandante e ha au- • il potenziamento della presenza italiana nella re-

I LOGOS - 68 Rivist a Milit are n. 3/2009 LOGOS

In alto. to della responsabilità del mantenimento della sicu- Il logo del RC-W ISAF. rezza alle Forze di Sicurezza Afghane e dei compiti relativi alla ricostruzione, allo sviluppo e alla Gover- In apertura. nance, alle autorità locali e alle organizzazioni civili Una consegna di aiuti umanitari a un villaggio. a tutti i livelli (Organizzazioni Internazionali, Gover- native e non-Governative). Tale modello ha dunque rappresentato il tentativo di fornire una risposta gione Ovest, reso possibile dalla riduzione del- operativa a esigenze diversificate mediante lo svi- l’area, nel rispetto dell’interesse nazionale e degli luppo di un organismo dalla duplice identità che in- obiettivi perseguiti dalla missione stessa. Ciò, in tegri sul terreno militari e civili allo scopo di conse- particolare, nell’auspicabile prospettiva di un pro- guire contemporaneamente almeno tre obiettivi gressivo e graduale trasferimento di responsabili- fondamentali: estendere e consolidare la presenza tà alla componente civile nei settori della ricostru- militare su tutto il territorio afghano (funzione di zione e dello sviluppo e al fine di delineare un presidio), promuovere la capacità di governo delle quadro di raccordo complessivo del nostro impe- amministrazioni locali (governance) e sviluppare gno in termini di Cooperazione civile-militare a progetti di riscostruzione incentrati sul rispristino tutti i livelli. delle infrastrutture fondamentali e dei servizi es- senziali. A sei anni di distanza dall’istituzione del primo L’ESPERIENZA DEL PROVINCIAL RECONSTRUCTION PRT è possibile stilare un bilancio del lavoro svolto TEAM al fine di individuare pregi e difetti di un modello che potrebbe a questo punto necessitare di precisi Nel 2002, quando i primi PRT furono istituiti, la adeguamenti, di carattere concettuale e strutturale, necessità principale era quella di estendere la pre- in relazione alla mutata situazione di riferimento. senza di ISAF dalla sola città di Kabul a tutto il Pae- Tra gli aspetti positivi, va riconosciuto l’indiscutibi- se, nella prospettiva di un progressivo trasferimen- le merito di aver assicurato una presenza continua

69 - LOGOS e capillare di ISAF sul territorio favorendo, in misu- che in relazione al background culturale delle Nazio- ra non trascurabile, l’estensione dell’autorità del ni che esprimono i PRT traducendosi, in alcuni casi, Governo afghano a buona parte del Paese. L’aver in modelli esemplari di sforzo sinergico al servizio di ascritto, nella fase dell’emergenza, alla componen- un sistema-Paese e, in tal’altri, in modelli assai me- te militare una forte responsabilità nel processo di no integrati. Infine, se l’aver riconosciuto ai militari ricostruzione ha consentito inoltre un rapido, effi- un ruolo importante nel processo di ricostruzione cace ed efficiente utilizzo delle risorse finanziare nella fase dell’emergenza ha portato a risultati lu- disponibili oltre a rendere possibile il ripristino di singhieri in tempi ristretti, è pur vero che ciò ha infrastrutture e servizi anche in aree caratterizzate spesso prodotto una non trascurabile conflittualità da elevata instabilità. con la componente civile che continua a percepire Tra i limiti più rilevanti sin qui evidenziatisi, va se- quella militare come «concorrrente» e ha più volte gnalata una certa cronica difficoltà, da parte del Co- denunciato la presunta «erosione dello spazio uma- mando della forza, di coordinare le attività dei sin- nitario» causata dalla commistione tra civili e milita- goli PRT e, conseguentemente, di mantenere l’au- ri nelle attività umanitarie e di ricostruzione. spicabile coerenza della loro azione a livello centra- le. Ogni Paese Leader di PRT, infatti, ha diversamen- te interpretato il mandato assegnato privilegiando, a IL PRT DI HERAT seconda delle diverse sensibilità, alcuni aspetti e marginalizzandone altri (nella maggior parte dei ca- L’Italia è subentrata agli Stati Uniti alla guida del si l’aspetto «ricostruzione» è divenuto prevalente o, PRT di Herat il 31 marzo 2005. Il team, che inizial- addirittura, esclusivo a detrimento dei compiti lega- mente contava anche elementi di altre nazionalità, è ti alla governance e, soprattutto, alla sicurezza, che attualmente completamente italiano e può contare pure rappresenta il compito principale di ISAF). A ciò su un organico di poco meno di 200 elementi tra si aggiunga che vengono finanziati con fondi nazio- militari e civili (al momento peraltro soltanto uno). nali, la cui entità è sovente più funzione della dispo- Fa capo all’ISAF Regional Command West dal quale nibilità dei diversi Paesi a impegnarsi in Afghanistan dipendono anche il PRT lituano nella provincia di che delle reali esigenze dell’area in cui opera. La ca- Ghor, quello a guida spagnola nella provincia di pacità di integrazione, cooperazione e coordina- Badghis e quello americano a Farah. mento tra la componente civile e quella militare va- Il PRT di Herat svolge principalmente attività di ri- ria, inoltre, sensibilmente da una realtà all’altra an- costruzione e sostegno alla governance delle istitu-

LOGOS - 70 Rivist a Milit are n. 3/2009 zioni locali. È costituito da una componente milita- dono, oltre ai rappresentanti del PRT, tutte le auto- re, a livello Reggimento, e da una componente civi- rità locali sia elettive che rappresentanti le diverse le rappresentata da un funzionario del Ministero realtà sociali della provincia (Consiglio Provinciale, degli Affari Esteri (MAE). La componente militare Capi Dipartimento, Ufficio del Governatore Genera- viene avvicendata sulla base di turnazioni di circa 5- le). Si tratta di un complesso ed esemplare mecca- 6 mesi, mentre quella civile ha un periodo di pema- nismo negoziale che fa leva sul consenso delle au- nenza che varia da sei mesi a un anno. Le due com- torità e delle comunità e che si traduce nella reda- ponenti sono autonome sia dal punto di vista logi- zione di un piano esecutivo («CIMIC Executive Plan») stico che della sicurezza. che elenca i progetti da realizzare sulla base delle L’esistenza di una duplice anima civile-militare, priorità indicate dalle Autorità locali tenendo conto oltre a costituire l’essenza stessa del concetto del dei programmi già pianificati dal Governo afghano PRT, consente di massimizzare la capacità di dialo- nel suo piano di sviluppo provinciale (Provincial De- go e collaborazione con i soggetti esterni. Il capo velopment Plan). Tutti gli interventi programmati della componente civile può, infatti, stabilire rap- sono, infine, discussi con gli «anziani» dei villaggi al porti anche con quegli attori della comunità locale e fine di coinvolgere anche le comunità locali nelFi gpro-. 4 internazionale che preferiscono non interagire di- cesso di ricostruzione ricercandone il supporto e rettamente con i militari (in particolare alcune ONG). promuovendone il consenso fin dai minimi livelli. Il Comandante della componente militare, per con- Nel corso del 2008 sono stati sviluppati 47 pro- tro, oltre ad essere in costante e continuo collega- getti di ricostruzione tra i quali: lo scavo di 180 mento con le Autorità locali (Governance) e i rap- pozzi nelle aree rurali al fine di migliorare l’approv-

presentanti delle Organizzazioni vigionamento idrico e le condi- LOGOS Internazionali, Governative e non zioni igienico-sanitarie della po- presenti nell’area, pianifica, co- L’Italia è subentrata agli polazione locale; la creazione di ordina e conduce tutte le attività “Stati Uniti alla guida del PRT diversi poliambulatori e la rea- di ricostruzione finanziate con di Herat il 31 marzo 2005. Il lizzazione di almeno due scuole risorse del Ministero della Difesa per ciascuno dei quindici di- (Reconstruction & Development) team... è attualmente com- stretti della provincia; la costru- e le iniziative a supporto delle pletamente italiano e può zione di un ponte denominato ANSF (Afghan National Security contare su un organico di «Karta Bridge» che ha notevol- Forces) (SSR). Ha alle sue dipen- poco meno di 200 elementi mente migliorato la viabilità del denze la componente militare tra militari e civili... centro di Herat e la realizzazio- del PRT che è prioritariamente ne del Juvenile Correctional Cen- orientata alla difesa dell’infra- ” tre (carcere minorile) mirante ad struttura, alla sicurezza del personale e alla condot- alleviare il problema del sovraffollamento carcerario ta di attività CIMIC (Cooperazione civile-militare). e della promiscuità tra detenuti adulti e minorenni. Tutti i progetti sviluppati sia dalla componente civi- L’impatto di questi progetti sullo sviluppo dell’eco- le che da quella militare sono rivolti alla comunità nomia locale è tangibile anche in ragione del fatto locale senza alcuna distinzione religiosa, etnica o che il PRT si avvale di imprese e di mano d’opera lo- tribale e sono improntati al maggior rispetto possi- cali al fine di immettere risorse nel sistema econo- bile delle tradizioni, della religione e della cultura mico locale, calmierare il problema della disoccupa- afgane. zione e promuovere sia la capacità imprenditoriale A partire dal 2005, la componente militare del PRT sia il livello di preparazione tecnico professionale ha mediamente investito circa 5 milioni di euro delle maestranze afghane. l’anno nei progetti di ricostruzione sviluppati dalla Oltre che attraverso iniziative di ricostruzione, cellula CIMIC alimentata con personale proveniente l’attività CIMIC viene condotta anche fornendo assi- dal Reggimento CIMIC Group South (4) e dalla Ri- stenza sanitaria presso l’infermeria del PRT. A tito- serva Selezionata. I progetti riguardano molteplici lo esemplificativo può essere utile ricordare che cir- settori: dall’istruzione, alla sanità, alla sicurezza, al- ca 4 000 pazienti hanno usufruito di questo servi- l’agricoltura. La loro individuazione è effettuata se- zio nel corso del 2008 contribuendo a rafforzare il guendo un processo che enfatizza l’«ownership» consenso e, conseguentemente, la sicurezza a fa- (pianificazione e prioritarizzazione) delle autorità vore del PRT. La componente militare funge, inoltre, locali e che costituisce, pertanto, un efficace mec- da tramite per gli aiuti provenienti dall’Italia che im- canismo di sostegno alla governance. Nello specifi- plicano un ragguardevole sforzo sul piano logistico co il meccanismo si fonda sullo sviluppo di un pia- e che contribuiscono a tutti gli effetti all’opera di ri- no iniziale (master plan) che ripartisce per settori il costruzione portata avanti nella Provincia (es. dona- finanziamento assegnato annualmente dal Ministe- zione di equipaggiamenti ospedalieri, beni di prima ro della Difesa e che viene discusso nell’ambito di necessità e aiuti umanitari in generale). un Comitato provinciale (Provincial Board) a cui sie- Per quanto attiene invece al ruolo svolto dalla

71 - LOGOS IL PROVINCIAL RECONSTRUCTION TEAM

Secondo la definizione contenuta nell’ISAF PRT handbook, i PRT sono strutture miste civili-militariche operano a livello provinciale. La loro missione è «assistere il governo afgano ad estendere la propria autoritàper facilitare lo sviluppo di un ambiente stabile e sicuro nelle specifiche aree di competenza e per sostenere la security sector reform (SSR) e gli sforzi di ricostruzione». A seguito del vertice di Bucarest i Capi di Stato e di Governo delle nazioni partecipanti ad ISAF si sono impegnati a sotenere la missione e l’unità di intenti dei PRT, a rafforzarne la componente civile ed in prospettiva futura ad allinearne la strategia di sviluppo con le reali priorità del governo afgano, fino a quando le istituzioni nazionali non sa- ranno sufficientemente forti da rendere superflua la loro presenza.

componente civile nel settore della ricostruzione, ha assegnato al NATO Senior Civil Representative in oltre a facilitare il dialogo del PRT con gli attori in- tema di armonizzazione e sincronizzazione del- teressati, il rappresentante del MAE si occupa so- l’azione dei PRT. stanzialmente del coordinamento dei progetti fi- La pubblicazione di questo documento ha offerto nanziati da programmi internazionali di ricostruzio- l’occasione per fare un bilancio del lavoro sin qui ne (ad esempio lo European Commission Support svolto dal PRT italiano e per valutarne le prospetti- to Governance Program o il Grant Assistance for ve future. Ad oggi è possibile affermare che esso Grassroot Projects Program finanziato dal governo abbia in buona parte esaurito con successo il pro- giapponese). Nello specifico la componente civile prio ruolo nel formato attuale e possa intraprende- sta curando tre progetti, di cui uno già in fase di re il processo di «transizione» auspicato dall’ISAF realizzazione e due ancora in fase di studio, del va- PRT Handbook che prevede la trasformazione del lore di circa 500 000 euro ciascuno. A titolo espli- PRT in un Provincial Stability Team (PST) a più forte cativo può essere utile riportare che il progetto già connotazione civile. Con riferimento alla Provincia avviato riguarda la creazione di di Herat sono forse ormai matu- un nuovo Centro Correttivo re le condizioni per spostare Femminile ad Herat che vede il Nel luglio 2008 il Deputy l’enfasi sul ruolo dei civili e per coinvolgimento della compo- “Commander ISAF ha divulga- investire di più nel capacity buil- nente civile (coordinamento del to una proposta di revisione ding delle amministrazioni locali progetto e rapporti con le orga- dei compiti e della struttura e nell’assistenza allo sviluppo in nizzazioni internazionali e le au- una prospettiva di medio lungo torità locali), della componente dei PRT...attualmente al va- periodo. militare (progettazione e appalto glio dei Paesi che partecipano Sul futuro del PRT italiano si - a cura della cellula CIMIC) e del- ad ISAF... possono, in particolare, propor- l’organizzazione non governati- re alcune considerazioni. va afghana «Voice of Women» ” Un ipotetico spostamento pres- (fornitura di corsi di formazione professionale, ca- so l’aeroporto (che già ospita il Regional Command a pacity building e assistenza psicologica alle detenu- West), pur ponendo una sfida logistica non indiffe- te al fine di facilitare il loro reinserimento nel tessu- rente e pur comportando un allontanamento dalla to sociale al termine della detenzione). comunità locale, consentirebbe un «risparmio» di personale che potrebbe essere adibito ad altri ruo- li nell’ambito del complessivo impegno italiano nel- L’EVOLUZIONE DEL MODELLO DI PRT E IL FUTURO l’area. DEL PRT ITALIANO DI HERAT Inoltre, sono forse maturi i tempi per pensare a una fase di transizione nel corso della quale il PRT Nel luglio 2008 il DCOMISAF (Deputy Commander si affidi in misura prevalente alla componente civi- ISAF) ha divulgato una proposta di revisione dei le e agli attori locali e, soltanto sussidiariamente, ai compiti e della struttura dei PRT, denominata «PRT militari. In sintesi, la componente militare potreb- review» (5), attualmente al vaglio dei Paesi che par- be limitarsi al sostegno al settore della sicurezza tecipano ad ISAF e oggetto di discussione nell’ambi- (fornitura di equipaggiamento e costruzione/ri- to dell’ultima PRT Conference tenutasi a Kabul nel strutturazione delle infrastrutture utilizzate dalle settembre scorso. Scopo del documento è verificare ANSF) e all’attività di ricostruzione in quelle aree in se e come i PRT stiano ottemperando al mandato lo- cui i civili non possono operare a causa delle per- ro assegnato e comprendere se e in che misura sus- sistenti condizioni di instabilità. Ciò anche tenuto sista la necessità di rivedere l’attuale modello di PRT conto che l’avanzato livello di sviluppo dell’econo- alla luce della mutata situazione a livello tattico e mia di Herat consentirebbe ormai di spostare l’at- delle nuove competenze che il Summit di Bucarest tenzione del PRT dalle attività di ricostruzione a

LOGOS - 72 Rivist a Milit are n. 2/2009 LOGOS

L’ingresso di un prontosoccorso costruito con aiuti ita- l’obiettivo della definitiva stabilizzazione dell’area in liani nella provincia di Herat. linea con il principio del «comprehensive approach» enunciato a Bucarest. L’attività del PRT dovrebbe fon- darsi su un unico programma annuale strettamente quelle di cooperazione allo sviluppo. Nel caso spe- coordinato al fine di evitare inutili sovrapposizioni e cifico, infatti, la necessità di un’opera di ricostru- duplicazioni e assicurare l’unità degli sforzi della zione non si riferisce tanto ai danni provocati dal- componente militare e di quella civile. La ridefinizio- l’intervento militare alleato del 2001 (Operazione ne dei ruoli e delle responsabilità all’interno del PRT Enduring Freedom) quanto a quelli causati da tren- dovrebbe, inoltre, essere accolta con soddisfazione a t’anni di guerra internazionale e civile che hanno riprova del buon lavoro sin qui svolto e della neces- azzerato le infrastrutture di base e i servizi essen- sità di evolvere verso un modello organizzativo che ziali. Per quanto attiene alla Provincia di Herat que- assicuri il raggiungimento dell’end state che renda sto processo può tuttavia considerarsi virtualmen- superflua l’esistenza di un PRT nell’area. te concluso ed è quindi giunto il momento di pas- sare dalla fase della ricostruzione a quella dello sviluppo. In questo nuovo scenario, gli attori civili IL RAFFORZAMENTO DEL DISPOSITIVO MILITARE e quelli militari potrebbero operare in settori e aree ITALIANO NELLA REGIONE OVEST non sovrapposti minimizzando la commistione ci- vile-militare e l’incertezza sui rispettivi ruoli. Nello La dismissione degli impegni legati al Regional specifico, la componente militare potrebbe farsi Command-Capital (RC-C) ha reso teoricamente carico degli interventi di ricostruzione nelle aree possibile il ridispiegamento di assetti precedente- ancora fortemente instabili e della realizzazione di mente impiegati a Kabul e il loro reimpiego nel set- quelle infrastrutture di base considerate propedeu- tore ovest dell’Afghanistan. Cio’ ha reso possibile la tiche alla fase dello sviluppo (costruzione di strade, creazione e il successivo schieramento di un nuovo ponti). L’eventuale spostamento del PRT presso Battle Group nella Provincia di Farah. Se da un lato Camp «Arena» consentirebbe, inoltre, di realizzare il potenziamento della presenza militare italiana anche una distinzione logistica, con una sede civi- nella Regione Ovest attraverso il dispiegamento di le in città e una militare (cellula CIMIC) presso la un nuovo Battle Group rappresenta una positiva sede del RC-W, soluzione che potrebbe consentire evoluzione, dall’altro potrebbe presentare i rischi di un maggiore coinvolgimento di quelle ONG meno un’ulteriore complessità dello scenario aumentando inclini a cooperare con i militari. il numero di attori operanti a diverso titolo nell’area Risulta comunque auspicabile che le componenti di responsabilità (AoR). Nella Provincia di Farah è, civile e militare continuino a operare in stretta coope- infatti, già presente un PRT americano impegnato razione e coordinamento (CIMIC) nel perseguire nelle attività di ricostruzione e di supporto alla ca-

73 - LOGOS pacità di governance delle autorità locali. Lo schie- aiuti umanitari e nella fornitura di assistenza sa- ramento di una forza di manovra prioritariamente nitaria a favore della popolazione locale (Medical impegnata a svolgere operazioni connesse con il Patrols/MEDCAPs) oltre allo svolgimento di attivi- miglioramento delle condizioni di sicurezza nel- ta di liaison con i leaders locali (Key Leaders En- l’area ma che, verosimilmente, conduce anche atti- gagement/KLE); vità CIMIC richiede, necessariamente, un’attività di • l’attività CIMIC dove, infine, essere sviluppata in coordinamento tesa a evitare sovrapposizioni e du- stretta collaborazione e coordinamento con plicazioni. Gli elementi su cui focalizzare l’attenzio- quella PSYOPS svolta dal TPT (Tactical Psyops ne, in proposito, sono i seguenti: Team) attualmente alle dipendenze del Coman- • dotare il Battle Group di un assetto CIMIC oppor- dante di RC-W al fine di massimizzarne i rispet- tunamente dimensionato in funzione del compito; tivi effetti. • alimentare tale assetto prioritariamente (ancorchè non esclusivamente) con personale proveniente dal Reggimento CIMIC Group South al fine di ga- CONSIDERAZIONI FINALI rantire standards operativi minimi e agevolare il coordinamento con i PRT e la Cellula J9 di RC-W La nuova articolazione del dispositivo nella Re- (alimentata a cura dello stesso reparto); gione Ovest, la presenza di personale italiano in • l’attività CIMIC svolta dal Battle Group è intesa posizioni chiave al massimo livello e l’ipotesi di prioritariamente come force multiplier in suppor- trasferimento del PRT di Herat in una nuova sede to alle operazioni ed essere orientata alla promo- offrono l’occasione per sviluppare una strategia di zione del consenso (consensus building) nei con- insieme che armonizzi tutti gli attori istituzionali fronti di ISAF; italiani operanti nell’ambito della Cooperazione • proprio perchè «in supporto alle operazioni», la civile-militare intesa nel senso più ampio del ter- funzione CIMIC è svolta in concomitanza e stret- mine. Questa strategia potrebbe imperniarsi su tre tissimo coordinamento con le attività di pattuglia- aspetti fondamentali. mento condotte dal Battle Group e deve concre- Innanzitutto pervenire, a livello tattico, a una an- tizzarsi prioritariamente nella distribuzione di cor più puntuale definizione delle competenze, del-

LOGOS - 74 Rivist a Milit are n. 3/2009 le modalità e della struttura della componente CI- ghanistan è la missione delle Nazioni Unite in Afghani- MIC nell’ambito dei Battle Groups, al fine di confe- stan. Istituita il 28 marzo 2002 con la Risoluzione 1401 rire un’ottimale unitarietà di intenti ed evitare so- del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva origi- vrapposizioni e duplicazioni con i PRT; nariamente lo scopo di dare applicazione agli accordi di Poi con riferimento al settore della ricostruzione e Bonn che prevedevano, dopo la caduta del regime taleba- dello sviluppo (R&D) sarebbe auspicabile procedere no, l’insediamento di un governo ad interim che portasse alla transizione dall’attuale modello di PRT verso alla stesura di una Costituzione e ad elezioni politiche. Ad un’organizzazione più aderente alle necessità lo- UNAMA è, inoltre, affidato il coordinamento degli sforzi cali e agli obiettivi di ISAF accentuando il ruolo internazionali nei settori dell’assistenza umanitaria, della della componente civile e focalizzandosi maggior- ricostruzione, dello sviluppo e della governance. UNAMA mente sull’assistenza allo sviluppo e sul sostegno è infine impegnata nell’assistere il Governo afghano a li- alla governance rispetto alla vello politico-strategico, e nel pro- semplice attività di ricostruzio- muovere l’impegno della comunità ne. La nuova articolazione del internazionale in questo Paese. Il Infine occorrerebbe capitaliz- “dispositivo nella Regione suo mandato è stato integrato con le zare la presenza di personalità Ovest, la presenza di perso- Risoluzioni 1662 (2006) e 1746 italiane in posizioni chiave per nale italiano in posizioni (2007) che hanno indirizzato gli creare un forum di consultazio- sforzi della missione e del Rappre- ne a cui potrebbero prendere chiave al massimo livello e sentante Speciale del Segretario Ge- parte: il NATO SCR, l’Ambascia- l’ipotesi di trasferimento del nerale delle Nazioni Unite in Afgha-

tore Italiano a Kabul, l’Italian PRT di Herat in una nuova nistan a stabilire una più stretta col- LOGOS Senior National Representative sede offrono l’occasione per laborazione con ISAF. (ITA SNR), il Comandante di RC- sviluppare una strategia di (3) Il Regional Command West (RC- W e i responsabili della compo- insieme... W) è un Comando Multinazionale nente militare e civile del PRT. Interforze a livello Brigata attual- Compito di questo forum po- ” mente situato a Herat presso la ba- trebbe essere quello di garantire il coordinamento se di Camp «Arena». La base ospita anche l’aeroporto in- e l’unità degli sforzi di tutti gli attori istituzionali ternazionale della città la cui gestione ricade, per la par- italiani, sia militari che civili, operanti a tutti i li- te afferente il traffico aereo militare e gli aspetti relativi velli nell’area di responsabilità nella prospettiva di alla sicurezza, sotto la responsabilità di RC-W. Il Coman- un approccio alla missione fondato sul concetto di do, a guida italiana, raggruppa i contingenti di dodici na- sistema Paese. zioni (Italia, Spagna, Stati Uniti, Slovenia, Lituania, Alba- nia, Slovenia, Croazia, Bulgaria, Danimarca, Ucraina e Manuel Solastri Georgia) per un organico totale di poco meno di tremila Capitano, uomini, a cui l’Italia contribuisce con circa il 50% della in servizio presso il NATO CIMIC GROUP forza complessiva (seguita dalla Spagna che partecipa di Motta di Livenza per un ulteriore 25%). La missione del RC-W è priorita- riamente quella di contribuire al rafforzamento della si- curezza nella Regione Ovest dell’Afghanistan operando a NOTE sostegno e in stretta collaborazione con le Forze di Sicu- rezza Afghane (Afghanistan National Security Forces, (1) Il ruolo del NATO Senior Civilian Representative in Af- ANSF) dispiegate nell’area. In subordine RC-W persegue ghanistan è articolato e diversificato. Esso include il coor- la sicurezza anche in via indiretta, sostenendo la legitti- dinamento dell’azione della NATO con quella delle altre mazione delle autorità locali attraverso interventi di so- Organizzazioni Internazionali e, in particolare, con la stegno alla Governance a livello periferico (sub-national Missione di Assistenza delle Nazioni Unite (UNAMA) e governance) e favorendo il processo di ricostruzione l’Unione Europea oltre alla facilitazione del dialogo con il post-bellica e sviluppo (R&D). Governo afgano che, attraverso il NATO SCR, può valersi (4) Il CIMIC Group South (CGS), situato a Motta di Livenza di un canale diretto di comunicazione con il Quartier Ge- (TV), è l’unica unità multinazionale esistente a disposizio- nerale dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles. L’obiettivo del- ne della NATO per lo svolgimento dell’attività CIMIC. Il CI- la sua missione è soprattutto quello di offrire al Consiglio MIC Group South è stato creato il 1 gennaio del 2002, con Atlantico un contributo qualificato per la definizione del- la partecipazione di Grecia, Italia, Portogallo, Romania e la strategia della NATO nel Paese centro asiatico, in un Ungheria. Bulgaria Slovenia e Stati Uniti dovrebbero fina- momento di cruciale importanza per l’Afghanistan e per lizzare la loro partecipazione nell’anno in corso. Persona- l’evoluzione della presenza internazionale nell’area, come le è attualmente impiegato, oltrechè in Afghanistan, an- testimoniato dalle decisioni assunte dal Vertice NATO di che nel quadro della missione UN in Libano in Kosovo e, Bucarest (2-4 aprile 2008). con una rappresentanza ristretta, nella EUMM in Georgia. (2) UNAMA: la United Nations Assistance Mission in Af- (5) HQ ISAF PRT Review (July 2008).

75 - LOGOS

TECHNE LO SMINAMENTO: UN CONTRIBUTO ITALIANO DI ECCELLENZA LO SMINAMENTO: UN CONTRIBUTO ITALIANO DI ECCELLENZA

Le munizioni residue negli scenari di battaglia rappresentano un grave problema sia umanitario che econo- mico. In tale contesto, lo sminamento di vaste aree geografiche deve tener conto della complessità e dina- micità dell’ambiente operativo nel quale risulta vantaggioso l’impiego di sistemi tecnologicamente avanzati.

La bonifica delle mine rappresenta una condi- fica delle mine e le operazioni di sminamento so- zione chiave per poter creare un ambiente sicuro no priorità chiave sia per le forze militari interna- per le popolazioni locali. Ciò riguarda i membri zionali che per gli enti delle Nazioni Unite e le or- delle organizzazioni internazionali, di quelle non ganizzazioni non governative impegnate in que- governative e soprattutto i soldati impegnati in ste attività, specialmente in aree dove ci si aspetta teatro per la stabilità e la sicurezza. che i profughi e gli sfollati ritornino alle proprie La bonifica delle mine nel corso di operazioni mi- case. Questi compiti vitali costituiscono anche un litari e lo sminamento a scopo ottimo esempio di come i civili umanitario sono compiti difficili e i militari possano lavorare in- e complementari, che richiedono La bonifica delle mine sieme. uno stretto coordinamento e “rappresenta una condizione Prendiamo un paradigma di una cooperazione fra gli interes- chiave per poter creare un riferimento come i conflitti dei sati perché possano essere co- Balcani. Lì le Forze Armate lo- ronati da successo. Lo smina- ambiente sicuro per le po- cali e le fazioni in lotta hanno mento è uno sforzo congiunto polazioni locali. Ciò riguar- disseminato un notevole lungo e difficile, che deve essere da i membri delle organiz- quantitativo di mine antiuomo supportato dalla comunità inter- zazioni internazionali, di e anticarro e di ordigni esplo- nazionale. Con la partecipazione quelle non governative e sivi dall’apparenza innocua al- delle autorità locali. soprattutto i soldati impe- lo scopo di difendere le fron- Pensiamo a quale deve essere tiere esterne e i confini interni, la missione primaria delle trup- gnati in teatro per la stabili- mantenere posizioni acquisite, pe schierate sul campo per tà e la sicurezza limitare la libertà di movimen- operazioni in supporto alla pa- ” to degli avversari, evitare il ce: garantire un ambiente sicu- rientro dei profughi nelle loro ro in cui le popolazioni possano case in aree dove sono pre- vivere in condizioni normali e le organizzazioni senti minoranze, tormentare la popolazione e civili siano in grado di lavorare in sicurezza per creare un clima di insicurezza. Una grande quan- ricostruire i Paesi devastati dalla guerra. La boni- tità di queste mine e di ordigni inesplosi non adeguatamente identificati o evidenziati rappre- sentano una seria minaccia sia per i militari che per i civili, dovunque e in ogni momento. Le For- ze Armate, impegnate in operazioni di pace, in questi anni hanno svolto quotidianamente attività di bonifica delle mine in supporto a operazioni militari, per garantire la loro sicurezza, la libertà di movimento e la possibilità di portare a termine i compiti loro assegnati. Si stima, ad esempio,

A sinistra e in apertura. Robot antimine.

TECHNE - 78 Rivist a Milit are n. 3/2009 che in Bosnia-Erzegovina, vi siano state durante il conflitto degli anni Novanta circa 35 000 aree minate. Dunque, senza una costate attività in tal senso, atta a garantire un ambiente sicuro, non sarebbero possibili i significativi investimenti in- ternazionali che sono vitali per la ricostruzione. Le Nazioni Unite, la SFOR e successivamente l’EUFOR, hanno cercato di creare le condizioni in base alle quali la Bosnia-Erzegovina, in qualità di nazione, potesse assumere la piena responsabilità delle operazioni di sminamento e affrontare una campagna di bonifica utilizzando le risorse e le capacità nazionali anche dopo un’eventuale par- tenza delle truppe internazionali. Alcuni elementi chiave del piano relativo alla campagna sono ri- sultati fondamentali per poter raggiungere tale condizione; fra questi i più importanti sono l’or- ganizzazione, l’addestramento, gli equipaggia- menti e i contratti di assicurazione. Una chiara definizione delle responsabilità e una stretta cooperazione fra il Mine Action Centre del- Una fase della Conferenza ASEM. le Nazioni Unite, che controlla i compiti e le prio- rità delle organizzazioni civili impegnate nelle operazioni di sminamento, e le Forze militari han- lizzati e neutralizzati rapidamente dai team mili- no rappresentato la chiave del successo. Il coordi- tari di sminamento. namento fra loro a tutti i livelli ha consentito un Queste forze si muovono in base a cinque priori- impiego più efficace delle risorse delle organizza- tà: bonificare tutte le scuole, le aree sicure per il zioni non governative e di quelle non ufficiali co- rientro di un determinato numero di profughi o stituite da volontari. sfollati, oppure in supporto alle attività di sostegno volte a superare/prevenire emergenze umanitarie, assicurare il ripristino o la fornitura di infrastrutture LA SITUAZIONE MONDIALE essenziali per la comunità e per consentire l’accesso a villaggi isolati. Appare dunque chiaro che essere Si stima che nel mondo vi siano intorno ai 200 in grado di fronteggiare le sfide imposte da questo milioni di mine depositate sul terreno e che da ta- tipo di operazioni è di importanza capitale per gli le piaga siano affette decine di nazioni, oltretutto obiettivi operativi e umanitari. Questo processo può per ogni mina rimossa ne vengono installate venti richiedere anni prima di essere completato e quindi e il loro costo spesso non supera i cinque dollari implica soluzioni a lungo termine, quali l’addestra- TECHNE mentre quello stimato per la bonifica di una sin- mento sul teatro operativo per gli sminatori militari gola mina è pari a 5 000 euro. e civili, programmi intesi a spiegare alle popolazioni Ancora oggi si può morire o restare mutilati in residenti (in particolare ai bambini e ai profughi), ai Cambogia, Vietnam per non parlare del terribile membri delle forze di pace e delle organizzazioni caso dell’Afghanistan o della Cecenia, ma anche internazionali, i pericoli rappresentati dalle mine e dell’Africa e dei Balcani sopra menzionati. Ben ot- dagli ordigni inesplosi. La bonifica è un’attività im- tantadue nazioni hanno aree in cui vi sono ordigni pegnativa e per questo compito specialistico è es- inesplosi. Quasi mai, poi, i campi minati sono in- senziale mobilitare personale altamente preparato. dicati da un regime sconfitto o che ha abbando- Il nostro Esercito dispone di eccellenti professionisti nato un determinato territorio. I soldati devono che, grazie alla loro esperienza, possono intervenire compiere notevoli sforzi per identificare ed evi- nei teatri tempestivamente contribuendo al decisivo denziare adeguatamente le zone pericolose, gli miglioramento delle condizioni locali e apportando ordigni inesplosi, quelli dall’apparenza innocua e un fondamentale contributo alla sicurezza. Di fatto, tutti i dispositivi esplosivi. La bonifica delle mine, ogni contingente delle Forze Armate Italiane impe- che rappresentano un ostacolo allo svolgimento gnato in scenari operativi comprenderà un’unità di operazioni essenziali per il positivo esito delle EOD (Esplosive Ordinance Disposal). Ciò contribuirà missioni e per rendere sicure infrastrutture civili al mantenimento di una credibile capacità di deter- ed edifici pubblici, è fondamentale. L’attenzione è renza e di progressiva stabilizzazione delle aree in- rivolta verso l’eliminazione della minaccia rappre- teressate con l’obiettivo finale di consolidare la pace sentata da questi ordigni che devono essere loca- e rimuovere nel futuro la necessità di una presenza

79 - TECHNE stra cultura della vita, malgrado la crisi economica e l’oggettivo costo per la bonifica delle aree conta- minate da ordigni inesplosi. Lo sminamento di vaste aree geografiche è ca- ratterizzato da un fondamentale problema tecno- logico che impatta i sistemi di rilevazione basati su sensori: sono troppe le zone da sminare, anche perché le mine hanno forme e caratteristiche molto diverse e per di più anche i residui presen- tano la stessa dimensione e gli stessi materiali degli ordigni. Ciò nonostante, la ricerca corrente, al fine di ov- viare a tale impasse tecnologico, è finalizzata ver- so la comprensione dei fenomeni di base che de- scrivano la risposta di oggetti sepolti quando sol- lecitati da diversi tipi di sensori, nonché il loro processamento. È bene concentrarsi sullo studio e sulla sperimentazione di dispositivi multisenso- riali che siano in grado di rilevare, in modo selet- tivo, varie tipologie di risposta a questi ordigni. Robot in azione. Le tecniche di sminamento umanitario prevedono che l’operatore sia direttamente coinvolto sulle aree da bonificare. Dati i rischi connessi a ciò i tempi di militare. Il complesso sforzo operativo che eviden- bonifica sono necessariamente lunghi. Una soluzio- zia il ruolo di leadership che le nostre Forze Armate ne alternativa può nascere dall’ambito delle tecno- sono chiamate a svolgere a livello multinazionale è logie della robotica, quindi sostituire l’uomo con un il risultato della trasformazione avviata nel recente robot dotato di intelligenza propria. passato. Molti sono oggi gli esperimenti in tal senso. Si Essere in grado di continuare a rispondere alla tratta di sistemi mobili autonomi dotati di una rivoluzione che caratterizza gli scenari di sicurez- propria capacità di processamento, pianificazione za significa disporre, comunque, di una compo- e attuazione delle strategie da seguire per ese- nente EOD. guire i compiti assegnati. Eliminare la necessità di impiegare squadre di sminatori e quindi di mettere in pericolo vite UN IMPEGNO CONCRETO umane, oltre a ridurre i rischi connessi con le operazioni di bonifica manuale delle mine, offre A livello mondiale esiste un’urgente esigenza di un superiore costo/efficacia ed è più rapido. efficaci sistemi di sminamento. Ogni venti minuti È sicuramente importante ripristinare l’uso delle mine terrestri uccidono o mutilano un essere uma- strade e delle linee ferroviarie per riaprire al traffico, no, molte delle vittime sono bambini. La maggior non appena possibile, un settore, ma, anche in parte dei Paesi interessati ha problemi economici e questo caso, può risultare estremamente utile un non possono permettersi di investire denaro per approccio in favore di sistemi robotici evitando di l’acquisto di moderni equipaggiamenti per la boni- utilizzare in aree pericolose personale militare. fica delle mine. La comunità internazionale deve Secondo gli esperti si registra un morto o un feri- utilizzare i fondi stanziati in tal senso per effettuare to per ogni 1 000 mine bonificate manualmente, operazioni che devono prevedere l’impiego di siste- dunque ottimi risultati possono giungere dalla tec- mi caratterizzati da un favorevole rapporto nologia e per di più con tempi notevolmente ridotti. costo/efficacia. Mentre una squadra di due tecnici che agiscono secondo un metodo di sminamento manuale può NUOVE TECNICHE DI SMINAMENTO bonificare da cinquanta a duecento metri quadrati al giorno, un veicolo riesce a bonificarne migliaia, Il personale di tutto il mondo addetto alle opera- naturalmente secondo la tipologia di terreno. Il zioni di bonifica delle mine apprezzerà senza dub- nostro Paese, comunque, ha investito 5 110 000 bio i più recenti dispositivi di sminamento sviluppati euro nelle attività di ricerca delle mine e va consi- dalla Space Software Italia (SSI), società che a matu- derato che nel periodo 1999-2003 ne sono stati rato una notevole esperienza in tale settore. Le so- stanziati 27 120 000 a tale scopo. Siamo tra i prin- luzioni adottate sono caratterizzate da innovative cipali contribuenti internazionali in linea con la no- capacità di discriminare i segnali indotti da un ter-

TECHNE - 80 Rivist a Milit are n. 3/2009 reno ricco di minerali e, quindi, di eliminare falsi al- di bonifica può dotarsi della tipologia di squadra larmi. Una concezione rivoluzionaria nel campo dei più idonea alle sue condizioni ambientali e opera- sensori avanzati per la scoperta delle mine nelle tive e, infine, una maggiore efficienza per bonifi- difficili condizioni di un terreno conduttivo. Sarà che estensive dove vari team possono lavorare in possibile individuare tutte le mine attualmente di- contemporanea condividendo funzioni specializ- sponibili, realizzate con quantitativi minimi di me- zate e costose. Inoltre, Space Software Italia, ha tallo, senza venire influenzati da terreni ricchi di sviluppato anche una soluzione «a sciami» per ve- minerali grazie all’applicazione di algoritmi inseriti livoli non pilotati (Unmanned Aerial Vehicle UAV) nel software sviluppato dalla stessa azienda. con notevoli vantaggi. Due sono le caratteristiche Grazie alla meccatronica si potranno costruire ro- principali di uno Stormo, un sistema particolar- bot che sostituiscano l’uomo per ciò che attiene alle mente efficace e versatile: la differenziazione del- attività sul campo, riducendo così drasticamente i le capacità tra i suoi componenti e la ridondanza rischi di incidenti durante tali operazioni. Il coinvol- di quelle critiche che permettono un’ampia sorve- gimento umano rimarrà con la funzione di controllo glianza del suolo. Nello svolgimento della sua at- e supervisione delle operazioni svolte a distanza. tività, infatti, sfrutta la differenziazione dei suoi Tutto questo ci fa comprendere come la presenza elementi, gli UAV, al fine di ottenere informazioni sul campo di una macchina che sia «sacrificabile» diversificate, ma coerenti. La ridondanza delle ca- snellisca le operazioni di indagine e, quindi, velo- pacità critiche gli garantisce un elevato grado di cizzi l’attività di bonifica. I principali vantaggi di affidabilità operativa. È possibile differenziare gli questo approccio sono: riduzione dei rischi durante UAV attraverso i sensori ospitati, cosí come dupli- le operazioni di bonifica, procedure operative più carli, visto che i loro sensori sono basilari alla snelle e quindi più veloci, possi- buona riuscita della missione. Il bilità di raddoppiare o triplicare valore effettivo di questo crite- l’attuale giornata lavorativa di Il personale di tutto il rio è che nonostante il singolo sei ore e riduzione dei team di “mondo addetto alle opera- UAV svolga funzioni piuttosto bonifica. zioni di bonifica delle mine semplici e ben definite, grazie Dunque squadre di mini veicoli alla capacità di coordinarsi e specializzati (sciami) agiranno in apprezzerà senza dubbio i sincronizzarsi tra loro per il modo autonomo e coordinato più recenti dispositivi di raggiungimento del comune con l’obiettivo di svolgere le va- sminamento sviluppati dalla obiettivo, evidenziano capacità rie attività di bonifica, il numero Space Software Italia e funzionalità totalmente nuove e la tipologia dei veicoli potran- in quanto sistema in grado di no variare a seconda delle ne- ” auto-organizzarsi e, quindi, di cessità: le condizioni ambientali, presenza o meno sopperire a deficit funzionali dei singoli droni. di vegetazione da eliminare oppure la necessità di Ciò, garantisce una maggiore probabilità di rag- rilevare l’esatta posizione del potenziale ordigno nel giungere gli obiettivi assegnati anche in condizio- processo di identificazione. Tutto ciò, avverrà, ov- ni ambientali non previste. Immaginiamo che un viamente, sotto la supervisione di un esperto che singolo elemento individui una condizione di ri- TECHNE verrà informato, tramite trasmissioni wireless, dei schio, di fatto tutti gli altri UAV modificano auto- risultati dei diversi sensori sulle caratteristiche dei nomamente i loro singoli obiettivi scegliendo la target sotto osservazione. Si noti come la necessità strategia più idonea per affrontare il rischio iden- di accedere in aree dove la vegetazione è cresciuta tificato, come convergere verso la zona da cui sui campi minati renda più difficile l’accesso e la proviene al fine di aumentare le capacità di trac- bonifica delle singole mine ed estremamente peri- king, nel caso di un target mobile, o di migliorare coloso il lavoro delle squadre di operatori umani. il riconoscimento del tipo e dell’estensione del ri- Molti sono i vantaggi di questa innovativa solu- schio, ad esempio, gruppi sparsi di cecchini. zione, che passerà presto dall’esistente prova Un alto numero di vittime e vaste aree coltivabili concettuale ai dimostratori, grazie ai finanzia- inutilizzate che compromettono l’economia nei menti e alla collaborazione del V Reparto Ricerca Paesi con prevalente attività agricola, oltre a un Tecnologia di SEGREDIFESA fortemente interessata elevato numero di rifugiati costretti ad abbando- alla proposta di Space Software Italia per la ridu- nare i propri Paesi alla ricerca di sostentamento, zione dei rischi connessi allo sminamento con spingono la comunità internazionale verso solu- l’obiettivo di creare una soluzione che consenta: zioni tecnologiche innovative di contrasto, uno una maggiore adattabilità alle specifiche necessità «sciame» eterogeneo e multidimensionale è la ri- che sorgono per il trattamento di ogni singolo ca- sposta giusta. so, una maggiore tolleranza ai guasti poiché le funzioni chiave sono replicate su più individui, Leo Cianardi una maggiore scalabilità dato che ogni missione Esperto di Geostrategia

81 - TECHNE

AMEDEO GUILLET: UN MODELLO PER IERI, OGGI E DOMANI ANTHROPOS AMEDEO GUILLET: UN MODELLO PER IERI, OGGI E DOMANI Res mundi transeunt, spiritus autem permanet

Le cose del mondo passano, ma lo spirito rimane. Le gesta del Generale, Ambasciatore, Barone Amedeo Guillet, saranno certamente tramandate per lunghi anni e custodite nei templi del Sapere, ma lo Spirito che le ha animate non conoscerà tramonto.

È appena trascorso un secolo dalla sua nascita; se fosse dipeso da lui, non lo avrebbe considerato un evento da celebrare in modo particolare. Tut- tavia, recentemente, egli si è trovato al centro di una grande dimostrazione di affetto tributatagli nella Sala del Trono di palazzo Barberini, riservata ai grandi eventi del Ministero della Difesa sotto

Sopra. Il Professor Vittorio Dan Segre. A sinistra. Amedeo Guillet. In apertura. Amedeo Guillet e i suoi Amhara.

l’egida del Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia. Il salone, stracolmo di invitati, ha visto la presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Fabrizio Castagnetti, il quale ha rivolto ad Amedeo Guillet affettuose e grate parole a nome di tutto l’Esercito Italiano. Quali ospiti d’onore, ben sei Ambasciatori ac- creditati presso ii Quirinale: Eritrea, Yemen, Giordania, Marocco, India e Irlanda. E ancora S.A.R., il Duca Amedeo di Savoia Aosta, i vertici dell’industria italiana della Difesa, OTO Melara e

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un’esaltante e leale sfida simile a quella dell’alpi- nista che mira a raggiungere la vetta dopo una dura scalata. Nessuna meraviglia quindi se, fino ad oggi, la semplice presenza fisica o mediatica di Amedeo Guillet presso Istituti, Scuole militari o civili, cir- coli d’ogni genere, ha suscitato entusiastiche ma- nifestazioni di ammirazione che spesso sottendo- no un progetto di emulazione. Tutta la vita di Amedeo Guillet reca l’impronta di quei valori e, a beneficio di coloro che si affac- ciano oggi per la prima volta al balcone che spa- zia sul secolo di vita del nostro gentiluomo senza tempo, sarà sufficiente evocarne pochi momenti che si commentano da soli. Il Coraggio: sarebbe necessaria almeno una ri- sma di carta per narrare gli episodi che lo hanno dimostrato. Coraggio che, nella sua essenza, è in- teso come consapevolezza del rischio e del peri- colo coniugata con la ragionata volontà di supe- Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Cor- rare gli ostacoli. Pochi esempi basteranno. Eritrea po d’Armata Fabrizio Castagnetti con Amedeo Guillet. 1941, a Cherù comanda l’ultima carica di cavalle- ria in terra d’Africa con i suoi settecento cavalieri indigeni, contro una forza nemica dotata di carri IVECO e tanti altri amici venuti da oltreoceano e armati e artiglieria. dall’Irlanda. Dall’aprile 1941 all’ottobre successivo conduce Magistrale è stata l’allocuzione su Amedeo GulI- per proprio conto, seguito da un centinaio di suoi let tenuta dal Professor Vittorio Dan Segre, che gli Ascari, una dura guerriglia che costò molto cara fu avversario durante il Secondo conflitto mondia- ai britannici i quali avevano posto sulla sua testa le e ora fraterno amico nonchè eccellente biogra- una taglia di mille sterline d’oro. Qualcuno lo ha fo. Le sue parole hanno plasmato l’immagine di paragonato a Lawrence d’Arabia. Niente di più Amedeo Guillet come l’artista che ha lavorato la inappropriato. L’Ufficiale inglese aveva alle sue creta della figura, ma ha lasciato a ognuno dei spalle un Impero che lo sovvenzionava abbon- presenti la scelta dei colori. dantemente e lo proteggeva. Aveva ogni mezzo Inaspettato e commovente è stato il brindisi per combattere. Per Amedeo Guillet, niente di scambiato tra l’antico soldato Amedeo Guillet e un giovane Maggiore del Corpo dei Marines de- gli Stati Uniti d’America, Edward L. Jeep, pilota L’incontro tra Amedeo Guillet e il Maggiore Edward L. Jeep. di elicottero. Brindisi che ha voluto simboleg- giare non solo la fratellanza d’armi senza confi- ni, ma soprattutto quella continuità di adesione ai principi di cui viene spontaneo parlare in queste pagine. Infatti ci si chiede: qual è il motivo di tanta riso- nanza, ancora oggi, intorno al personaggio Guil- let? La risposta sta semplicemente nell’attualità dei valori che sono stati la spinta di quelle gesta. Valori di cui, a ben vedere, ogni essere umano può disporre. Validi ieri, oggi e domani. Ricordia- moli: coraggio, lealtà, integrità morale, senso del dovere e dell’onore. Virtù codeste, fatte proprie da Amedeo Guillet ogni qualvolta ha dovuto pren- dere le decisioni più importanti della sua vita. Ec- co la chiave di volta del suo carisma. Forza, que- st’ultima capace di far vibrare, soprattutto nei giovani, quelle corde che, da sempre, rispondono al richiamo del bello, del pulito, dell’audace e, perchè no, anche dell’avventura intesa come ANTHROPOS

85 - ANTHROPOS tutto questo. Probabilmente dato per disperso dall’Esercito Italiano, utilizzava armi e munizioni che aveva saggiamente occultato in precedenza. Non si appropriò mai di un solo chicco di grano dei contadini eritrei. Pagò sempre i viveri di tasca sua, oppure erano gli stessi contadini che, cono- scendo e stimando il «Cummuntàr As Sciaetàn», il Comandante Diavolo, gli mettevano a disposizio- ne quel poco che avevano. Non fu mai tradito, non ci fu un solo disertore. Neanche la fine della guerra gli risparmiò, in se- guito, un altro scontro armato suo malgrado. Mentre era ambasciatore in Marocco nel 1971, nel corso di un ricevimento a Rabat, si trovò coinvolto in una sparatoria originata da un tentativo di col- po di Stato. Grazie alla sua esperienza di combat- tente, riuscì a porre in salvo molti dei suoi colle- ghi diplomatici che si erano trovati sotto il fuoco. Il senso del dovere: nel 1935 il Tenente Guillet, per le sue eccellenti capacità equestri, fu incluso nella squadra olimpionica italiana che avrebbe partecipato ai Giochi del 1936 a Berlino. Era un promettente cavaliere sportivo e probabile cam-

A destra. L’ingresso di Amedeo Guillet nella Sala del Trono di Pa- lazzo Barberini.. Sotto. L’allocuzione del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Fabrizio Castagnetti.

ANTHROPOS - 86 Amedeo Guillet eraunodiquelli.Ma luinonvolle mina diretta,inalcuni casi particolari.Ilcasodi carriera diplomaticasenza concorso,cioèperno- una normadileggeche consentival’accessoalla cordato cheneglianni deldopoguerraesisteva proprio Paese,optòper quelladiplomatica.Vari- militare. pur avendoeccellentiprospettivenellacarriera me soldato,rassegnòledimissionidall’Esercito, deo Guillet,cheavevagiuratofedeltàalReco- fu vintodistrettamisuradaquest’ultima,Ame- nel 1946ilreferendumMonarchiaoRepubblica aveva laprioritàsulleOlimpiadi». quello diservirelaPatriaecampagnaguerra stesso ricorda:«...ilmioprimodovereerastato ebbe laminimaesitazionenellascelta,comelui campagna diAbissiniaeilTenenteGuilletnon pione. MaaBerlinononandòmai.Erainiziatala al terminedelconflitto. rito diguerraeilmatrimoniopotècelebrarsisolo danzata, eglipreferìrinviareilmatrimonio. mozione. interpretate comeunaagevolazioneperlapro- coniugati. Lesuenozzeavrebberopotutoessere lizzava lacarrieradeidipendentidelloStatonon sarsi nel1938,malanormativadell’epocapena- Desiderando continuareaservirecomunqueil Amedeo fupromossosuccessivamenteperme- Con undelicatoriguardoneiconfrontidellafi- L I l a s s l e l e n a s l o t à d d : e Amedeo Guilletavrebbevolutospo- l l ’ o n o r e e e l l ’ i n t e g r i t à m m o r a l e : quando liere dellaMancia: don Chisciotte,quandodescrivevailsuocava- role diMigueldeUnamuno,grandeesegeta di risposta sipotrebbetrovareparafrasandolepa- una sintesilafiguradiAmedeoGuillet.Forse la fitte èstatol’aversalvaguardatol’onore. lezza deldoverecompiuto.Ilpremionellescon- te. Ilpremioperlevittorieèstatolaconsapevo- te aiprincipisuggeritidallapropriacoscienza. blico concorso,considerandolalapiùrisponden- avvalersi ditalenorma.Preferìlastradadelpub- Amedeo Guillet si allena in vista delle Olimpiadi di Ber- di Olimpiadi delle vista in allena si con- la Guillet con Amedeo Marocco, in Ambasciatore Guillet, Amedeo A S lino del 1936. del lino Gandolfo. Beatrice sorte non è un illuso, nè un idealista; quello di Ame- di quello idealista; un nè illuso, un è non o deo Guillet non si può dire, a rigor di termine, di rigor a dire, può si non Guillet deo s che sia stato un idealismo; non ha combattuto ha non idealismo; un stato sia che Molti sidomandanoseèpossibilefonderein Amedeo Guillethaconosciutovittorieesconfit- s per le idee. È stato spiritualismo; ha combattuto ha spiritualismo; stato È idee. le per p per lo Spirito. lo per i r n a i s . t r a . Amedeo Guillet non è stato e stato è non Guillet Amedeo 87 - ANTHROPOS iita Rivist Colonnello (ris.) Colonnello M a M r i i l o i aren.3/2009 t M M o n g e l l i ANTHROPOS

LA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849 ANTHROPOS LA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849

La Repubblica Romana, di cui quest’anno si celebra il 160° anniversario, è senza dubbio uno degli eventi che tracciarono agli italiani la strada irta di difficoltà che li avrebbe portati dal Risorgimento alla Prima guerra mondiale e alla Guerra di Liberazione, fino alla sospirata Repubblica Italiana.

Le premesse e i primi tentativi di riscossa na- niente da Nizza, approdava la tartana «Santa Re- zionale risalgono al 1820, anno dell’insurrezione parata», guidata da Domenico Garibaldi. A bordo nel Regno delle Due Sicilie, e al 1821 nella Lom- c’è un marinaio diciottenne: . bardia e nel Piemonte, dove, da quei moti falliti, A Roma si celebra l’Anno Santo e il giovane Ga- doveva iniziare l’esilio dei patrioti italiani e la loro ribaldi ne visita le ruine sublimi, immense, ove si volontaria partecipazione alle lotte per la libertà ritrovano affastellate le reliquie di ciò ch’ebbe di dei popoli. Dieci anni dopo, si verificheranno i più grande il passato! moti del 1830 e 1831. Nelle sue «Memorie», descriverà ancora gli ef- È in questo contesto di fermenti rivoluzionari fetti scatenanti di quella prima visita, con un’inte- che Giuseppe Garibaldi si presenta prepotente- ra pagina che è quasi una dichiarazione d’amore, mente alla ribalta della storia e rimarrà sulla sce- una scelta di vita, un programma a lunga scaden- na per circa quarant’anni. za, un’idea inamovibile che lo sosterrà nel ’49, Il suo amore per Roma, diventato un’idea quasi quando esultante assisterà alla proclamazione ossessionante, segnerà profondamente la sua vi- della Repubblica Romana e durante la sua dispe- ta, pagando di persona e nei suoi affetti più cari. rata difesa e, successivamente, nel 1860 durante Nel registro dell’Ufficio di Sanità di Porto di Fiu- la Spedizione dei Mille, nel 1862 in Aspromonte e micino, è annotato che il 12 aprile 1825, prove- infine nel 1867 a Mentana. Ecco alcuni brani tra i più significativi e appas- sionati: No, la Roma ch’io scorgevo nel mio gio- vanile intendimento, era la Roma dell’avvenire; Roma di cui giammai ho disperato: naufrago, mo- ribondo, relegato nel fondo delle foreste america- ne! La Roma dell’idea rigeneratrice d’un gran po- polo! .... Anziché scemarsi, il mio amore per Ro- ma si ingagliardì con la lontananza e coll’esiglio. Sovente ... io mi beava nell’idea di rivederla una volta ancora. Infine, Roma per me è l’Italia; e non vedo Italia possibile senonché nell’unione com- patta. Roma è il simbolo dell’Italia una, sotto qua- lunque forma voi la vogliate. Rientrato in Italia nel 1848, proveniente da Montevideo, al comando di reparti volontari, Giu- seppe Garibaldi partecipa alla Prima Guerra d’In- dipendenza, che si conclude con l’Armistizio di Salasco. L’Eroe dei Due Mondi si rifugia in Svizze- ra e, dopo una breve sosta a Nizza, attraverso la Toscana, il 15 novembre 1848 penetra nello Stato

A sinistra. Giuseppe e Anita Garibaldi durante la difesa di Roma. In apertura. La difesa di «Villa Spada», 30 giugno 1849.

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Pontificio con la sua Legione, nella quale afflui- scono, da ogni regione, numerosi volontari, in gran parte giovanissimi. A Ravenna, il 20 novembre 1848, così si rivolge alla prima Legione romana: Voi mi avete steso la mano, ed il mio cuore batte potentemente nello stringerla, perché è la mano dei forti. Dio benedi- ca voi che potete scrivere senza profanarlo sulla vostra bandiera il sacro nome di Roma, perocché questo nome è santo. Così che è delitto il profe- rirlo da chi non è grande. Voi siete chiamati ad iniziare una nuova era alla patria vostra. L’Italia non esisterà finché la sua insegna non fiammeggi una e libera nel Campidoglio. Si apre così per lo Stato Romano l’ultimo perio- do della sua esistenza; la difesa del potere tem- porale diviene il problema dominante e la rottura col moto unitario nazionale raggiunge livelli sem- pre più profondi. La promulgazione dello Statuto del 14 marzo 1848 è l’ultima concessione democratica di Pio IX: con esso si istituiscono l’Alto Consiglio e il Consi- glio dei Deputati. Alla fine di aprile, l’allocuzione con cui il Papa toglie l’appoggio ai volontari, che sotto la bandiera pontificia e al comando del Ge- nerale Giacomo Durando, partecipano in Lom- bardia e Veneto alla guerra contro l’Austria, di- mostra che si era giunti a un limite invalicabile, oltre il quale la Chiesa non poteva andare. Il Pontefice romano, futuro beato, aveva manife- stato chiaramente il suo pensiero: ... l’idea liberale è nemica della Chiesa, l’unità d’Italia è il più gran- Giuseppe Garibaldi durante il combattimento del 30 de pericolo per lo Stato Pontificio.... E non si sba- aprile. gliava, non immaginando, ovviamente, che 130 anni più tardi, Paolo VI, suo più degno successore alla cattedra di S. Pietro, in merito alla fine del po- relli, con Armellini, Mariani, Sterbini e Campello, per tere temporale, avrebbe affermato: ... il Risorgi- indire le elezioni di una Costituente romana. mento Italiano fu un grande fatto provvidenziale Garibaldi, prevedendo che ben presto contro il per la Chiesa, perché le restituì la libertà spirituale, nuovo Governo Romano si sarebbero rivolti gli at- affrancandola dal potere temporale... Sono note le tacchi delle potenze alleate con il Papato, rinuncia parole di Terenzio Mamiani che a recarsi alla volta della Repub- suggeriscono la proclamazione blica Veneta in aiuto di Daniele della Repubblica Romana: In La promulgazione dello Manin e decide di avvicinarsi a Roma non è possibile che il Pa- “Statuto del 14 marzo 1848 Roma. pa o Cola di Rienzo. è l’ultima concessione de- Il 12 dicembre, raggiunge, in È l’inizio della crisi. Il 15 no- compagnia di Angelo de Masi- vembre, il Conte Pellegrino mocratica di Pio IX ni, detto «il Masina», in dili- Rossi, Presidente del Ministero, ” genza, Roma, dove si è inse- viene pugnalato nel palazzo diata una Suprema Giunta di della Cancelleria, avvenimento che convince il Pa- Stato. pa ad abbandonare di nascosto Roma, il 24 no- Garibaldi incontra il Conte Pompeo di Campello, vembre 1848, con l’aiuto degli ambasciatori spa- Ministro delle Armi, che gli promette di incorpo- gnolo e francese. Il Pontefice si rifugia a Gaeta, rare la Legione nell’Armata romana con paga ed ospite del Re di Napoli, Ferdinando II di Borbone. equipaggiamento a carico del Governo. Il parlamento romano, che Pio IX, dall’esilio, aveva Rivedendo il Campidoglio e il Colosseo, si con- dichiarato sciolto, eletto il 5 giugno, continua a riu- vince ancora di più della giustezza della causa e, nirsi e, il 26 dicembre 1848, nomina una Commis- di fronte a tale splendore del passato, esclama: sione di Governo presieduta da Monsignor Mazza- No, un popolo che vive tra queste meraviglie, non ANTHROPOS

91 - ANTHROPOS nella Costituente Romana cittadini di altri Stati italiani: Garibaldi, Dall’Ongaro, De Boni, Cernu- schi, Cannonieri, Saliceti e, in un’elezione supple- tiva, , quasi a significare «fisica- mente» che la Costituente Romana ha anche ca- rattere di italianità, come aveva decretato la Com- missione Provvisoria di Governo, su proposta dei circoli italiani e su ispirazione dello stesso «Apo- stolo del Risorgimento». Mazzini così scriveva da Marsiglia ad Aurelio Saffi il 13 gennaio: Voi avete fatto già molto, otte- nendo la convocazione della Costituente Romana. Rimane da farsi il secondo passo ed il più impor- tante: far uscire dalla Costituente la proclamazio- ne della Repubblica.... Ma la Repubblica di Roma è cosa italiana.... Voi avete nelle mani la soluzione del problema italiano.

LA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA

I Triunviri della Repubblica Romana, da sinistra: Carlo Nei primi di febbraio, convengono in Roma i Armellini, Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi. nuovi deputati e il 5 dello stesso mese si svolge la solenne inaugurazione della nuova Assemblea. Dall’Ara Coeli, si forma un lungo corteo di po- può scordarsi di essere libero e grande. polo e di armati che accompagna i deputati alla La presenza di Garibaldi in Roma non è ben vi- sede dell’Assemblea nel palazzo della Cancelleria. sta dal Governo, sospettoso per le manifestazioni Gli occhi degli astanti - scriverà il Saffi - si volge- di simpatia tributategli dal popolo, dal Circolo Po- vano attenti alle ultime file, dove il Generale Gari- polare e da Angelo Brunetti, detto «Ciceruacchio», baldi in costume di guerrigliero, si imponeva, colla che pronuncia la celebre frase: Un fatto d’armi io securtà del sembiante e collo sguardo ispirato d’an- vorrei, non paternostri e Giubilei. tica virtù, fiducia e coraggio ai circostanti. Era l’uo- A Terni, lo raggiunge un dispaccio del Ministro mo che assumeva in sé, meglio d’ogni altro in quel Campello: Garibaldi viene nominato Tenente Co- punto, il pensiero di Roma, cioé libertà intera e lotta lonnello della Legione che, organicamente, non a morte contro gli aggressori interni ed esterni della doveva superare le 500 unità, assunta al servizio patria italiana; e sin da quel giorno un’intima sim- dello Stato, e che doveva acquartierarsi a Porto di patia corre tra il Popolo e l’Eroe delle prove future.... Fermo (oggi Porto San Giorgio) per organizzarsi Il principe Bonaparte risponde all’appello del ed equipaggiarsi. suo nome gridando «Viva la Repubblica». Per ragioni di prudenza, il Governo Romano preferisce tenere lontano Garibaldi temendo che aspiri alla dittatura. La proclamazione della Repubblica Romana, 9 feb- Il 1° gennaio 1849, Garibaldi e la Legione rag- braio 1849. giungono Macerata e il Governo di Roma accorda che la Legione possa fermarsi non oltre il 21 gen- naio, data fissata per le elezioni dei rappresen- tanti alla Costituente Romana. Il 23 gennaio, lascia Macerata e si reca a Rieti dove gli giunge notizia della sua elezione a depu- tato alla Costituente con 2 069 voti, classifican- dosi 13° fra gli eletti. Al primo scrutinio delle votazioni, cui partecipano circa 250 000 elettori, vengono eletti 179 rappre- sentanti del popolo. Nel complesso, uomini di orientamento moderato: 27 nobili, una forte mag- gioranza di borghesi (di cui 27 possidenti), 53 giu- reconsulti, 12 professori, 21 medici, 3 ecclesiastici. Accanto ai cittadini degli Stati Pontifici, entrano

ANTHROPOS - 92 seppe Barilli) contieneiseguentiarticoli: nuti. Èil9febbraio1849, oreunadelmattino. blica con120votifavorevoli, 9contrarie12aste- mi. L’Assembleapassaalla votazioneedèRepub- plauso eglievvivaallaRepubblica suonanoaltissi- concludono ildibattito: Governo diriconoscere Carlo Alberto,checonsigliaal lettera delGioberti,Ministrodi Mussorelli, cheèlatorediuna governo. Dopogliinterventidi che credo forme alle Intorno parola. la Domando squilla nell’aulalavocediGiuseppeGaribaldi: votare perlacostituzionedelleSezioni,quando semblea delgiorno7,rivolgeaideputatil’invitoa ni cosìreplica: la discussione dei miei colleghi, mi pare che a soli a che pare mi colleghi, miei dei discussione la primo suo atto i diritti costitu- diritti i atto suo primo noi rappresentanti di un popolo un di rappresentanti noi più di cosa qualche tutti di pensiero al presenti si tre si riducano i partiti da prevedere, o Papa, o Papa, o prevedere, da partiti i riducano si tre zionali del Santo Padre» Santo del zionali cristiano, alzando l’Evangelio, alzando cristiano, so- si non che propongo e dico Io importante. Governo provvisorio, o Repubblica. Del Papa mi Papa Del Repubblica. o provvisorio, Governo sentenziamo una volta per volta una sentenziamo rappresentanti i escano non l’Assemblea, spenda Il Decretopropostoda QuiricoFilopanti(Giu- Dalla folladegliuditoriscoppiaunimmenso Le parolediMonghini,deputatoRavenna, L’8 febbraioinizialadiscussionesullaformadi Il PresidenteGiuseppeGalletti,elettonell’As- vergognerei di parlare, il Governo provvisorio non provvisorio Governo il parlare, di vergognerei sempre che i Papi non debbono non Papi i che sempre del l’aspettazione che senza recinto questo da sarebbe che una prolungata agonia, dunque non dunque agonia, prolungata una che sarebbe sedere in sedia di Re, che il re- il che Re, di sedia in sedere defi- sapere intende Esso soddisfatta. sia popolo rimane che la Repubblica. la che rimane gno loro non è di questa terra. questa di è non loro gno debba cui regime il e forma la é qual nitivamente usare lo Stato di qui innanzi. Qui sono tutti i rap- i tutti sono Qui innanzi. qui di Stato lo usare presentanti della Nazione ... lo stabilire quale do- quale stabilire lo ... Nazione della presentanti vrà essere il Governo credo sia desiderio non solo non desiderio sia credo Governo il essere vrà della popolazione romana ma dell’Italia tutta.... dell’Italia ma romana popolazione della Oggi la questione vitale è questione di principio, e principio, di questione è vitale questione la Oggi qui mi pare che ritardare un minuto sia un delitto, un sia minuto un ritardare che pare mi qui perché oggi la terza parte della Nazione italiana è italiana Nazione della parte terza la oggi perché schiava. Esalano dé sospiri e dé lamenti da milioni da lamenti dé e sospiri dé Esalano schiava. di fratelli italiani. E noi siamo qui a discutere di discutere a qui siamo noi E italiani. fratelli di forme! Fermamente io credo che dopo aver cessa- aver dopo che credo io Fermamente forme! to l’altro sistema di Governo, quello più conve- più quello Governo, di sistema l’altro to niente oggi a Roma sia la Repubblica. I discen- I Repubblica. la sia Roma a oggi niente denti degli Antichi Romani, i Romani di oggi forse oggi di Romani i Romani, Antichi degli denti non sono capaci di essere repubblicani? Dopoché repubblicani? essere di capaci sono non in questo recinto ha suonato presso qualcuno presso suonato ha recinto questo in acre la parola Repubblica, io ripeto: Viva la Re- la Viva ripeto: io Repubblica, parola la acre pubblica! In nome di Dio, di nome In , ilSavi- S’è mi è lecito restringere lecito è mi S’è «per “ è e s f s a b 1 a c u g R l 8 s e v o g R o D t 4 a o p l e e n 9 i a p r e p p a n p , e l e o i n l u a u o a v a v o s b o u r t v f s u a e i b i f l a a v . i n u o l , l u È a a i t 9 i l a È c n i a i l 9 s m l a a i a a l c s a i c d l d m c i l l c d v d m a 9 o v o e e 9 e R o n tonio Zambianchi,QuiricoFilopanti. gretari: GiovanniPennacchi,AriodanteFabretti,An- • Art.4:LaRepubblicaRomanaavràconilresto • Art.3:LaformadelGovernodelloStatoromano • Art.2:IlPonteficeromanoavràtutteleguaren- • Art.1:IlPapatoèdecadutodifattoediritto morie» lostoricoevento: liano IgnazioBueno,così ricorderànellesue«Me- dai reumatismietrasportatosullespalledalbrasi- rico messaggio:Roma,Repubblica,Venite. Goffredo MameliinviaaGiuseppeMazzinilosto- nemente inCampidoglio.Nellostessogiorno, i n l’aula stessa ove si adunavano i vecchi Tribuni della Tribuni vecchi i adunavano si ove stessa l’aula l R n g . Roma dei Grandi, eravamo adunati noi, non indegni non noi, adunati eravamo Grandi, dei Roma f m p t agli atri, alla piazza dov’era tutto pieno di popolo, di pieno tutto dov’era piazza alla atri, agli forse degli antichi padri nostri, se presieduti dal ge- dal presieduti se nostri, padri antichi degli forse Il progettodiFilopanticomprendevaancheun Firmato dalPresidenteGiuseppeGalletti,daiSe- mune. d’Italia lerelazionicheesigelanazionalitàco- nome diRepubblicaRomana. sarà lademocraziapura,eprenderàilglorioso zio dellasuapotestàspirituale. tigie necessarieperlaindipendenzanell’eserci- dal GovernotemporaledelloStatoRomano. Garibaldi, chesierarecatoinCampidoglioafflitto Il giornodopo,laproclamazionesiripetesolen- t g L rispose all’atto dell’Assemblea. Roma accoglieva Roma dell’Assemblea. all’atto rispose nio ch’essi ebbero la fortuna di conoscere ed accla- ed conoscere di fortuna la ebbero ch’essi nio a m 1 e a la Repubblica come cosa di suo diritto suo di cosa come Repubblica la s i f u « l L r r d d v v d 1 a i O m b e o p z a n a e v v ’ i t u n a a c l b r A r o o e e d a 2 l i o o p b r d u a m i u i ’ , n l n a t o o o c o o i p p d a e i i s n 0 r e e t i t e d c b c a b d e p z z r o o n e t f f r i l c r s h i s e o o z z a r e v v r n i i n b a h s i e r e c e e ! ! v a e e n a o o v i N t e a s a 1 d a , u n d o s z z l a N a e m l s m n d n o d t i t o s i 1 a l e i m i s a e c o o s e ” e n e i a c , l , s r v v c o o t e i l i n 2 d i o o R e a s - i c e m n s , o o f g e i i R q o o e o o m s n i f a s q n e c n o o f f u e m a a c f f o o u i r e m c p e l q h l a l p n a to: rà lostraordinarioavvenimen- giato chedaCarloBonaparte. della società. riale emoraleditutteleclassi rivolti almiglioramentomate- mana sarannoprincipalmente gli sforzidellaRepubblicaRo- cialismo» checosìrecitava:... quinto articolo«mirantealso- l t q e r a e zioni che dalle gallerie si diste- si gallerie dalle che zioni l e n a n a se mano a mano alle scale e scale alle mano a mano se d i e e r u r r m Così AurelioSafficommente- Ma essononvenivaappog- a n o o o o n d n t o o b r e a t d i d p t o o e a ! ! Un lungo tuono di acclama- di tuono lungo Un d l e i v v n n i l d m p o o n p ! ! e ! ! m e a a n m » » S p u s a t a s « s e S . ... Quivi, liberamente, nel- liberamente, Quivi, ... o o i « p s l e n n o o n c p l u M p d e r n l t q i n ’ d i l t l s t e e U U t e u a t l u u e t a r a l m t r d e e l i a r m r p e b a m d b d s n e d p m o 93 m d a e e e s i n z z m i r r n ! ! t e l G o o n i n i i C e g G r e m a e g i g t C e g d o o a i t a i i - ANTHROPOS l d d u n l a a o o h d i i i iita Rivist d d f g o i i d u v d s n i e o m R f o o a q v n e e o o t R s e c q n o o v v o p e s m l l e i l . e l u t s t l b p l l M p a a t l o o e e r a o o e i i a a e e n c i l o d d g m r v i m l v r c G i d aren.3/2009 t d g m l g v m a G i v , i a n c e e t i e r a n a c m f a t i a a l r l g z z a h l à r f l s g z z f e o o i e e a e m e i e o o b i R g c m i n f , e o o l m i t R a c h l f m i t t i n a t c e o o l o o e p o o e e r d e d h p n i r a - r » p r g d i d e e o o t i p n l g d e i s l p a a u e i t o o - , i e - l ANTHROPOS i mare sommo! La difesa di Roma rappresenta il massimo sforzo E la fatidica voce di Repubblica risonava nell’au- che il popolo italiano, nel suo insieme, è stato ca- gusto recinto, come nel dì che ne furono cacciati i pace di realizzare in quel periodo, non senza evi- Re per sempre. Domani dì sul Campidoglio sarà denziare anche il contributo del popolo romano e acclamata nel foro la Repubblica, dal popolo sof- di quella parte dell’Esercito pontificio che già nel ferente per tanti secoli, ma che non dimenticò es- ’48 aveva manifestato un alto sentimento patriot- sere egli il discendente del grandissimo popolo!. tico, combattendo valorosamente nel Veneto. Mazzini, entrato in Roma il 5 marzo 1849, si ren- de conto della necessità di organizzare una forza LA DIFESA DELLA REPUBBLICA che garantisca la difesa della Repubblica e il 16 marzo propone la costituzione di una Commissione Roma! quanta passione, quanto sangue, quante di guerra, composta di cinque persone, presieduta speranze per essa (Giuseppe Garibaldi in «Memo- dal Colonnello Carlo Pisacane, ex Ufficiale borboni- rie autobiografiche»). co, con l’incarico di pianificare l’ordinamento del- Gli avvenimenti che l’Esercito che avrebbe si susseguono dal 9 difeso la Repubblica. febbraio al 2 luglio Più tardi, nelle sue 1849 e che costitui- «Note autobiografi- scono un percorso di che», Mazzini annote- sacrificio e di gloria, rà: Roma era il sogno perché vengono riaf- dei miei giovani anni, fermate tutte le libertà l’idea madre nel con- che erano state soffo- cetto della mente, la cate da secoli di poli- religione dell’anima; e tica liberticida, lasce- v’entrai la sera, nei ranno intravedere agli primi di marzo, a piedi Italiani una lunga ... trepido e quasi ado- strada in salita che li rando. Per me Roma, avrebbe portati dal era ... ed è ... il Tempio Risorgimento alla Re- dell’Umanità.... In Ro- sistenza e alla Guerra ma era il centro natu- di Liberazione, fino rale dell’unità nazio- alla costituzione della nale ... Roma, sede Repubblica Italiana. d’una forma di cre- La difesa della Re- denza ormai spenta ... pubblica Romana, che ed apparentemente costituisce una delle ancora vivente per via pagine più fulgide del- di tradizione.... Alle la storia d’Italia, della ragioni evidenti che ci Città di Roma e della comandavano di com- sua identità civica, è battere, un’altra se stata un episodio di n’aggiungeva per me guerra di popolo che intimamente connessa nel 1848-49 ha dato col fine di tutta la mia tanti esempi di episodi vita, la fondazione del- gloriosi, anche se ca- l’unità nazionale. rente di una generale Le forze della Re- coordinazione che ne pubblica sono forma- rendesse più efficaci te da Reparti del- gli sforzi e i sacrifici. l’Esercito pontificio, Alla difesa di Roma confluisce il fior fiore dei da Reparti di Guardie nazionali mobili, che si era- volontari italiani, una ventata di gioventù nella no battute nel ’48 in Veneto, da Reparti volontari primavera della rinascita della nostra Patria, gui- e dalla Legione Italiana formata da Garibaldi in data dalle anime più nobili del Risorgimento: Giu- Romagna con i Reduci delle Campagne sudameri- seppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, «l’Apostolo» cane e lombarde. e «l’Eroe dell’ideale», come lo definì Victor Hugo, Si tratta di una forza che comprende: che personificarono il pensiero e l’azione di tutto • truppe regolari di fanteria (18 battaglioni e 9 450 il Risorgimento. uomini) composte da: 1° reggimento di linea

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mento di artiglieria (Colonnello Ludovico Calan- drelli, Alessandro Calandrelli e Tito Lopez), bat- teria Svizzera (Colonnello Victor Marie Joseph De Sere), batteria Bolognese, artiglieria civica, 3 Sezioni di artiglieria provinciale, Deposito Artifi- cieri, 250 tra «Provianda» (posti di rifornimento) e «Ambulanze» (posti di medicazione). La forza complessiva operativa in difesa della Repubblica è di circa 20 000 uomini, 180 cavalli e 108 pezzi di artiglieria. Con Decreto del 29 marzo 1849, l’Assemblea Costituente scioglie il Comitato Esecutivo e isti- tuisce il Triunvirato, affidando il Governo della Repubblica a Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini, conferendo loro poteri illimitati per la Guerra di Indipendenza e la salvezza della Repubblica. Già dal 18 febbraio, il Cardinale Giacomo Anto- nelli, Segretario di Stato del Pontefice, aveva indi- Volontari della Legione Italiana. rizzato alle potenze cattoliche: Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie (escludendo il A destra. L’Alfiere del 2° reggimento fanteria con la Bandiera Regno di Sardegna), un appello chiedendo l’inter- della Repubblica Romana.

(Colonnello Antonio De Pasqualis), 2° reggimen- to di linea (Colonnello Filippo Caucci-Molara), 3° reggimento di linea (Colonnello Enrico Marchet- ti), 5° reggimento (1° leggero, Colonnello Luigi Masi), 6° reggimento (2° leggero, Colonnello Raffaele Pasi), reggimento Unione (Tenente Co- lonnello Tommaso Rossi), Bersaglieri Romani (Colonnello Pietro Pietramellara), Bersaglieri Lombardi (Colonnello Luciano Manara), Carabi- nieri (Colonnello Calderari); • truppe irregolari di fanteria (12 battaglioni e 7 950 uomini) composte da: Legione Italiana (Colonnello Gaetano Sacchi), Legione Romana (Tenente Colonnello Luigi Morelli), Legione Bo- lognese (Tenente Colonnello Carlo Berti Pichat), battaglione Universitario Romano (Maggiore Er- cole Roselli), Legione emigrati (Maggiore Anto- nio Arcioni), Legione Toscana (Maggiore Giaco- mo Medici), Legione Polacca (Colonnello Alek- sander Milbitz e Adam Mickiewiez), Legione straniera (Capitano Gerard), Finanzieri mobili (Maggiore Callimaco Zambianchi), Reduci (Mag- giore Alessandro Penna), Civica mobile di Roma (Colonnello Palazzi), Civica mobile dell’Umbria (Maggiore Franchi), Squadra dei Sette Colli (Po- polani Romani); • cavalleria, artiglieria e genio (2 760 uomini) composte da: 1° reggimento Dragoni (Colonnel- lo Cherubino Savini), 2° reggimento Dragoni (Colonnello Angelo Rovinetti), Carabinieri a ca- vallo (Maggiore Rinaldo Tomba), Lancieri «della Morte» (Colonnello Angelo de Masini), Zappatori del genio (Colonnello Luigi Amadei), reggi- ANTHROPOS

95 - ANTHROPOS ne viene designato il Generale Nicolas Charles Victor Oudinot, Duca di Reggio, che il 26 aprile sbarca a Civitavecchia con 8 000 uomini e occupa lo Stato della Chiesa. Oudinot, convinto del suo asserto «les Italiens ne se battent pas», manda una delegazione a Ro- ma con un ultimatum: accogliere i Francesi o co- stringerli a usare la forza. Dopo la risposta nega- tiva del Governo Repubblicano, Oudinot, il 28 aprile, decide di marciare su Roma soltanto con 6 000 uomini e un Gruppo di Artiglieria da campa- gna, convinto di non trovare eccessiva resistenza. Nel primo scontro, vittorioso per le forze repub- blicane, avvenuto il 30 aprile, dove rifulge, soprat- tutto, il valore dei trecento studenti del battaglione Universitario Romano guidati dallo stesso Garibal- di, della Legione Romana guidata dal Colonnello Bartolomeo Galletti e dei Lancieri «della Morte» del Colonnello Angelo Masina, che sferrano l’attacco decisivo e risolutivo. I Francesi, in piena ritirata, lasciano sul campo 300 morti, 150 feriti e 365 prigionieri. I Repubblicani su- biscono la perdita di 200 uomini, tra morti e feriti, tra i quali lo stesso Garibaldi colpito al fianco da una palla, che gli procura una ferita non invalidante ma molto dolorosa. Garibaldi e Galletti avrebbero voluto inseguire e tagliare la strada al nemico verso Civitavecchia,

Sopra. Il combattimento di Villa Corsini, l’assalto al «Casino dei quattro venti» - 3 giugno 1849. A destra. Andrea Agujar, l’uruguaiano al seguito di Garibaldi, ca- duto nella difesa della Città eterna. vento armato per il ripristino nello Stato Pontificio del potere temporale. Il Re di Napoli, nella veste di protettore del Pa- pa, sarà il primo ad aderire alla «nuova crociata», l’Austria attenderà la conclusione della guerra contro il Piemonte per intervenire a favore del Pontefice. Il Governo francese, fin dal dicembre 1848, aveva progettato un intervento e il 16 aprile del ’49, l’Assemblea Nazionale approva la con- cessione di un credito di 1 200 franchi per finan- ziare un Corpo di Spedizione «per favorire le aspirazioni delle popolazioni romane, le quali de- sideravano che venisse rimesso l’ordine al posto dell’anarchia». Al comando del Corpo di Spedizio-

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ma la proposta non viene accolta dal Ministro del- 3 giugno 1849, la difesa di «Ponte Milvio». la Guerra, Giuseppe Avezzana e da Mazzini che non vuole infierire sui Francesi, sperando in un cambiamento della politica francese nei riguardi to a rientrare nei confini del Regno, mentre Gari- del Governo di Roma. baldi, il 27, rientra precipitosamente a Roma sulla Altri nemici minacciano il territorio della Repub- quale si era intensificata la pressione dei Francesi. blica. Gli Austriaci scendono attraverso la Roma- Il 27 maggio, nel frattempo, sbarca a Gaeta un gna e la Toscana, gli Spagnoli si preparano a uno Corpo di Spedizione spagnolo, al comando del sbarco a Gaeta e una Divisione napoletana, forte Generale Fernandez de Cordoba, che, dopo aver di 6 700 uomini, si avvicina ai confini meridionali, ricevuto la benedizione di Pio IX, superata Fondi, al comando del Generale Winspeare e del Colon- sosta a lungo a Terracina e poi si spinge fino a nello Cutrofiano. Terni e Spoleto, ma senza mai prendere contatti Il Triunvirato autorizza Garibaldi a uscire da Ro- con le forze repubblicane. ma con 2 300 uomini per affrontare la minaccia Il protrarsi dell’assedio esaurisce le scorte di borbonica. Il 9 maggio, l’Esercito Repubblicano polvere, preparate sempre dagli artigiani, e di pro- sconfigge i Borbonici a Valmontone e a Palestrina iettili, tanto che viene stabilito un premio per chi e rientra rapidamente a Roma minacciata di nuovo recupera le bombe francesi inesplose, strappando dai Francesi, che si erano attestati a Castel di Gui- o spegnendo le micce prima dell’esplosione. do, in attesa di rinforzi dalla Francia: uomini e ar- A questo compito si dedica un gruppo di ragazzi tiglieria d’assedio. trasteverini che si precipitano sulla bomba spe- Durante la tregua con i Francesi, ottenuta con gnendo la miccia con stracci bagnati; operazione l’intervento di Ferdinand de Lesseps (l’ingegnere del rischiosa che causa la morte di alcuni di loro; tra Canale di Suez), il Triunvirato decide di riprendere questi il giovanissimo «Righetto», dodicenne, non le ostilità contro i Borbonici, affidando il Comando meglio identificato. Gli stessi francesi rivolgono Supremo delle truppe repubblicane al Generale Pie- parole di apprezzamento agli artiglieri romani che, tro Roselli e promuovendo Garibaldi al grado di Ge- nonostante l’inesperienza e la giovane età, hanno nerale di Divisione, decisione che i-nasprisce ulte- creato loro notevoli difficoltà e provocato perdite. riormente il contrasto tra Mazzini e il nizzardo. Dalla Francia, intanto, giungono notevoli rinforzi Il 19 maggio, l’Esercito Borbonico viene sconfitto di uomini, artiglierie e materiali vari. Il corpo di definitivamente nella battaglia di Velletri e costret- spedizione francese conta ormai circa 30 000 uo- ANTHROPOS

97 - ANTHROPOS nato sulla città provoca le proteste dei rappresen- tanti esteri per il rischio che corrono i monumenti e le opere d’arte, che sono patrimonio dell’uma- nità e il Generale Oudinot dà ordine di rispettare gli edifici e i monumenti più importanti, concen- trando il tiro sulla zona del Gianicolo.

LA FINE DEL SOGNO

Il Generale Oudinot, rompendo vilmente la tre- gua, che doveva durare fino a lunedì 4 giugno, il 3 giugno attacca le posizioni del Gianicolo e, co- gliendo di sorpresa i difensori, riesce a impadro- nirsi di Villa Pamphili e di Villa Corsini, detta il Casino dei Quattro Venti. Garibaldi, precipitatosi al Gianicolo, organizza una disperata difesa. Appoggiata da una batteria piazzata sul bastio- ne di Casa Merluzzo, la Legione Italiana, nono- stante il fuoco micidiale dei Francesi, riesce con gravi perdite a riconquistare Villa Corsini, che più volte viene presa e riperduta. Dal 3 al 30 giugno, si spegne il fior fiore della forza Repubblicana. Tra i circa 600 caduti in com- battimento è doveroso ricordare: Angelo Masina, Luciano Manara, Enrico Dandolo, Emilio Morosini, Goffredo Mameli. Francesco Daverio, Pietro Pietramellara, Gaetano Bonnet, Andrea Agujar, il moro di Garibaldi e Co- lomba Antonietti che combatteva vestita da uomo mini, 3 500 cavalli, 76 pezzi di artiglieria, dei accanto al marito, il Tenente Porzi; vengono feriti, quali una trentina d’assedio. tra gli altri: Nino Bixio, Goffredo Mameli, i pittori In seguito allo sdegnoso rifiuto di resa del Domenico e Girolamo Induno e Raffale Tosi. Triunvirato, il Comandante francese intensifica i L’assistenza ai feriti è assicurata dai medici lavori di fortificazione e l’azione delle artiglierie. Agostini Bertani e Pietro Ripari, validamente coa- Una vera tempesta di palle si abbatte dal 5 giugno diuvati, negli ospedali di fortuna, dalla stessa su Villa Giraud, detta «il Vascello», e su casa Gia- Anita Garibaldi, dalla Principessa Cristina Trivulzio cometti, sgretolando muri e difese, consentendo di Belgioioso, dalla giornalista americana Marghe- ai fucilieri francesi di avanzare tra il convento di rita Fuller, moglie del marchese Giovanni Ossoli e San Pancrazio e Monte Verde. da Giulia Calame, svizzera, moglie dell’attore e Le artiglierie di Roma, dirette da Lodovico Ca- patriota Gustavo Modena; i caduti e i feriti sono landrelli, già Capitano nel ’48 con il Generale Du- spiritualmente assistiti dai padri barnabiti Ugo rando, bombardano instancabilmente dalla batte- Bassi e Alessandro Gavazzi. ria dei Pini sul Gianicolo, le posizioni francesi con Tra il 23 e il 24 giugno, i difensori di casa Giaco- 1 300 proiettili. Il valoroso Colonnello Calandrelli, metti sono costretti ad abbandonare la loro posi- che è stato l’anima della difesa sulle mura di Ro- zione e riescono a raggiungere Giacomo Medici che ma, cade ucciso da un colpo di artiglieria, sul ba- ancora resisteva eroicamente con la sua Legione, stione n° 8, nei pressi della casa Merluzzetti. nonostante le gravi perdite, tra le rovine del Va- Il 26 giugno, i francesi decisi a concludere il scello, la cui bandiera verrà ammainata insieme al lungo assedio, riversano sul «Vascello», una vera vessillo della Repubblica Romana. valanga di colpi di artiglieria, riuscendo ad abbat- La più bella delle avventure è finita. Garibaldi tere un tratto di mura e seppellendo una ventina raggiunto il Campidoglio a cavallo, propone di non di difensori sotto le rovine. Il duello tra le artiglie- trattare con il nemico su terra italiana e di abban- rie francesi e quelle della Repubblica Romana era donare Roma, proseguendo la guerra di bande nel a condizioni troppo impari. Le poche batterie del- territorio dello Stato Pontificio. L’Assemblea non la difesa erano, come dice lo stesso Garibaldi, accoglie la decisione del Generale e vota una laco- soffocate sotto la tempesta dei proiettili nemici; le nica dichiarazione: In nome di Dio e del Popolo. mura Aureliane sono ormai ridotte a un mucchio L’Assemblea Costituente Romana cessa una difesa informe di rovine. Il bombardamento indiscrimi- divenuta impossibile e resta al suo posto.

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LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA

Il 1° luglio viene approvata la Costituzione della Repubblica Romana, che resterà in vigore soltanto per poche ore, prima di venire abrogata in seguito all’occupazione francese, completata il 4 luglio. La Costituzione, che rappresenta tuttora un ca- polavoro di democrazia, a tutela della dignità del cittadino e nel rispetto dei più alti valori di una co- munità di uomini liberi, è composta da 8 Principi Fondamentali e da 8 titoli, a loro volta suddivisi in articoli e con una appendice: «Disposizioni Transi- torie», che soddisfano in maniera organica e com- pleta, ad uso immediato, quotidiano e futuro, i vari aspetti politici, amministrativi, legislativi e sociali che avrebbero potuto interessare la vita dei citta- dini della Repubblica. Il tutto esposto dai legisla- tori con rara e ammirevole semplicità esplicativa, non soltanto per i contemporanei, ma sicuramen- te, con consapevole lungimiranza, a tutto vantag- gio dei futuri beneficiari, perché i principi in essa affermati costituiranno la base e il modello per la stesura della Costituzione della Repubblica Italiana e di altre Nazioni con ordinamento democratico. Il Triunvirato della Repubblica troverà ancora il tempo di conferire ai suoi più valorosi difensori le seguenti Medaglie d’Oro «al Valore e al Patriottismo Anita morente nelle paludi di Comacchio. per la difesa della Repubblica Romana»: Giuseppe Garibaldi, Giacomo Medici, Giacinto Bruzzesi, Ange- lo Masina, Nino Bixio, Luciano Manara, Giuseppe za. Qui si vive, si muore, si sopportano le amputa- Avezzana, Pietro Stagnetti, Federico Torre. zioni al grido di viva la Repubblica! Il mattino del 2 luglio, Garibaldi convoca le sue Un’ora sola della nostra vita in Roma vale un truppe in Piazza San Pietro e, a cavallo, sotto secolo di vita. Felice mia madre di avermi parto- l’obelisco, pronuncia all’incirca rito in un’epoca così bella per queste parole: La fortuna che l’Italia. oggi ci tradì, ci arriderà domani. Il 1° luglio viene approva- Il 6 luglio, si spegne Goffredo Io esco da Roma: chi vuole con- “ Mameli che, dopo aver subito tinuare a combattere la guerra ta la Costituzione della Re- l’amputazione della gamba si- contro lo straniero venga con pubblica Romana, che re- nistra, da oltre un mese aspet- me. Non offro né paga, né fron- sterà in vigore soltanto per tava di morire, pietosamente tiere, né provvigioni: offro fa- poche ore, prima di venire assistito dalla Principessa Cri- me, sete, marce forzate e mor- abrogata in seguito all’oc- stina di Belgioioso. te. Chi ha il nome d’Italia non cupazione francese, com- La sorte, che gli aveva sot- sulle labbra soltanto, ma nel tratto la morte gloriosa in bat- cuore, mi segua. pletata il 4 luglio taglia, gli impone lo strazio Poi dà appuntamento a chi ” della visione dei Francesi che voglia seguirlo alle ore 18,00 a dilagano in Roma. Porta San Giovanni. Il giovane poeta, autore del «Canto degli Italia- Venti ore prima dell’entrata dei Francesi nella ni», che ora è il nostro Inno Nazionale, spira con Città Eterna, circa 4 000 volontari escono da Ro- l’amara sensazione che il sacrificio suo e dei suoi ma seguendo Garibaldi e Anita nella famosa riti- compagni sia stato inutile. rata verso Venezia che ancora resisteva all’asse- Ma la caduta della Repubblica non toglierà nulla dio degli Austriaci. alla grandezza dell’impresa, né al valore e al- Il profondo significato della difesa della Repubbli- l’eroismo dei suoi difensori. ca del 1849 si riassume in queste sublimi parole che Giuseppe Garibaldi aveva indirizzato ad Anita: Nicola Serra Mia cara Anita.... Noi combattiamo sul Gianicolo, e Colonnello (ris.) questo popolo è degno della sua passata grandez- Cultore di Studi Militari ANTHROPOS

99 - ANTHROPOS

GIULIO II: UN PROTAGONISTA DEL RINASCIMENTO ANTHROPOS GIULIO II: UN PROTAGONISTA DEL RINASCIMENTO

Un Pontefice che si è guadagnato l’appellativo di «Papa Guerriero», primo uomo di Stato a pro- muovere l’idea di un’Italia, libera e indipendente, precedendo di tre secoli il movimento risorgi- mentale nazionale.

È da poco trascorso l’anno 2008, cinquecente- l’inizio dell’era moderna, gli italiani costituisco- simo anniversario della costruzione di via Giulia, no il popolo più ricco e potente d’Europa. Tren- quell’opera stupenda voluta da Papa Giulio II, t’anni dopo, sono dominati da francesi, austriaci quale Corso ampio, lungo e dritto, che per secoli e spagnoli e restano per tre secoli loro schiavi. è centro vitale della società romana. Molti citta- Gli italiani non hanno saputo conservare con dini della Capitale vi riconoscono l’espressione sufficiente orgoglio la loro forza economica e la più alta del fascino straordinario della loro città. loro libertà. Ad essi sono mancati coraggio, fede In questa via esiste un’unica concentrazione di e fiducia in se stessi, pur essendo inventori, arti- meraviglie artistiche, che nel corso dei secoli si sti fantasiosi, astuti, intraprendenti ed abbastan- sono andate stratificando. Alla fine del quindice- za lungimiranti e tesi al continuo miglioramento. simo secolo, dalla scoperta dell’America ed al- In questo trentennio, dal 1503 al 1513, si collo- ca il Pontificato di Giulio II, il terribile e travol- gente Papa guerriero, che ha recuperato i terri- tori pontifici, con mezzi sbrigativi, contro Vene- zia, e illuminato mecenate che si rifiutava di re- staurare, ma che voleva distruggere solo ciò che è vecchio e ricostruire. Dopo tutte le battaglie, guerre, alleanze di questo Papa «rumoroso», Ve- nezia è rimasta una formidabile potenza in Italia e fuori d’Italia, gli spagnoli hanno conservato il Regno di Napoli, il Milanese è ricaduto sotto i francesi per divenire poi soggetti all’Austria. Ep- pure Giulio II è passato per il primo uomo di Sta- to ad avere l’idea dell’unità d’Italia e, se non fosse morto ad opera incompiuta, si sarebbe si- curamente lanciato contro gli Sforza, i Medici e tutti gli altri Signori dei cento e cento staterelli. Ad ogni modo, la storia non è stata generosa con questo della Rovere, che aveva protetto la nascente e brillante gloria dell’era moderna, cui

A sinistra. Renata Minuto: «Papa Giulio II della Rovere», opera ispi- rata dal celebre dipinto di Raffaello. In apertura. Guardie Svizzere durante una cerimonia in Vaticano.

ANTHROPOS - 102 Rivist a Milit are n. 2/2009 viene dato, invece, il nome di un Medici.

I PRIMI ANNI DI GIULIO II

Giuliano della Rovere (1), nasce ad Albissola Su- periore (Savona) il 5 dicembre 1443. Raccoman- datissimo nipote di Papa Sisto IV, fratello del pa- dre, viene educato dai francescani a Perugia, ma non sarà mai di quell’Ordine. Viene, poi, inviato al convento Pérouse in Francia per acquisire una profonda conoscenza delle scienze. Nel 1471, non ancora ventottenne, dallo zio è nominato Ve- scovo di Carpentras e, nello stesso anno, Cardi- nale di San Pietro in Vincoli. Svolge in questo pe- riodo intensa attività di accomodamento tra i Si- gnori dell’Umbria ed il Vaticano. Fallito ogni sfor- zo, lo zio lo autorizza a «passare a vie di fatto». A Città di Castello, nel 1474, depone il Tiranno Nic- colò Vitelli, che vi ritornerà nel 1482 a capo di truppe fiorentine, e passa a fil di spada i suoi so- stenitori. Tutt’altro che inorridito, anzi, grato per tali atti feroci, Sisto IV gli conferisce «una colle- zione di dignità ecclesiastiche». È così Arcivesco- vo di Avignone, dal 1473 per un anno, regge l’amministrazione Apostolica di otto Vescovati, tra cui quello di Messina e di Losanna. Nel 1480 è in- Raffaello: «Ritratto di Giulio II», Galleria Palatina, Firenze. viato in Francia come Ligato Pontificio, ove resta per 4 anni, quando muore lo zio. si di cancro. Si accorda con Cesare Borgia, il Duca Valentino, figlio di Papa Borgia, e gli promette ti- LA SCALATA AL POTERE toli e possedimenti per ottenere la nomina a Papa, cosa che avviene dopo ventiquattro ore di Concla- A Papa Sisto IV succede nel 1484 Innocenzo VIII, ve, uscendone il primo novembre 1503 con il no- con cui acquista maggior influenza. Per lui caccia me di Giulio II. Da Giuliano a Giulio, si dice, per- in mare gli Aragonesi nel 1486, giunti già alle ché il temperamento è immutato, solo che ora è porte di Roma (2). Nel 1492 muore Innocenzo VIII più potente. La legenda vocifera che all’elevazione e viene eletto Rodrigo Borgia a al soglio Pontificio, egli getta «suon di Ducati», che prende il in Tevere le chiavi di San Pietro nome di Alessandro VI. Giuliano Giulio II vuole ad ogni e sfodera la spada di San Pao- della Rovere, suo acerrimo ne- “costo recuperare i posse- lo. Il Michelangelo gli modella mico perché, si dice, «al Con- una statua per la porta di San clave è entrato Papa ed è uscito dimenti pontifici della Ro- Petronio in Bologna e lo raffi- Cardinale», si rifugia prima a magna contro i Borgia e gura con la destra benedicente Ostia, poi ad Avignone. È qui Venezia e con la sinistra nell’elsa della che convince Carlo VIII a scen- spada. In Roma si dà subito da dere in Italia, affinché, unita- ” fare per conciliare gli Orsini mente ai nobili romani, cacci Alessandro VI e con- con i Colonna e con tutta l’altra nobiltà nera, già quisti il Regno di Napoli. Quale Vescovo di Velle- fedele al Valentino. Uno dei suoi primi atti ufficiali tri, Giuliano entra in Roma col Re di Francia e fa di è l’emissione di una Bolla papale con cui annulla tutto per convocare il Concilio destinato a deporre per l’avvenire ogni elezione di Papa in sospetto di il Papa. Ma Alessandro para il colpo nominando «brogli e simonia». Cardinale l’amico Briçonnet, Ministro di Carlo VIII, con cui si accorda, perché i francesi lascino Roma e si portino via della Rovere, che non potrà torna- IL PAPA GUERRIERO E POLITICO re che nel 1503, alla morte di Papa Borgia. Nel Conclave egli appoggia il Cardinale Piccolomini, Giulio II vuole ad ogni costo recuperare i posse- Papa col nome di Pio III, che muore dopo due me- dimenti pontifici della Romagna contro i Borgia e ANTHROPOS

103 - ANTHROPOS Renata Minuto: «Due putti reggistemma con lo stemma ghella e a Faenza, osannato dai valligiani come li- di Papa Giulio II», da Lorenzo Lotto: stanza di Eliodoro, beratore. Ma Cesena non ne vuol sapere e il Gover- volta sopra la parte sud, lato destro. natore impicca ai merli della città il messo papale che doveva fare eseguire il contratto. Il Papa fa ar- restare il Valentino finché questi non fa una cessio- Venezia. Il Valentino, «con un passato di piccoli ne «leale e compiuta». Viene spedito ad Ostia, da trionfi e di grandi delitti» (3), perso l’appoggio del- dove evade e si porta a Napoli presso Consalvo di la nobiltà romana, non può fare altro che trattare Cordova, «amico di vecchi tempi», che prima lo ac- con Giulio II, nelle cui mani rimette le sue conqui- coglie con i dovuti onori, suscitando le ire papali, ste. Comincia col cedere le piazze di Forlì e Cese- poi lo imbarca per la Spagna, dove muore. Sbaraz- na. È ora che Giulio II trionfante percorra le valli, zatosi del Valentino, Giulio II si rivolge al Re di partendo dalla prima città, fino a Castrocaro, per Francia Luigi XII, cui concede l’indulto per la con- scendere a Marrani lungo la Val Lamone, a Brisi- quista di Milano, nomina Legato permanente di

ANTHROPOS - 104 truppe. Siparladisabotaggi,maVeneziavaavanti. una burrascaaffondalanaveconpagadelle portante fortezzavieneincendiatadaunfulmine, le ècontro.Infatti,saltainarial’Arsenale,un’im- nata alpericolochelesiprospetta.Anchelasorte da GiulioII,Veneziamostraun’energiaproporzio- Imperatori edancorpiùquandovienescomunicata munque, dalmomentochescopreletramedeitre Bolla cheessiuserannopoinelfuturoConcilio.Co- Bolla, chedichiaraiveneziani«ereticiescismatici», Per questaragione,Veneziavienecolpitadauna enza, Riminied,il4aprile,ancheCerviaeRavenna. 1509, quandoVeneziasirifiutadiconcedergliFa- nari. GiulioIIallaLegaaderiscesolonelmarzo mi, raccogliedenarieassoldacondottierimerce- zia. Venezia,però,fortificaiconfini,apprestalear- tuttavia, seguitaafaredichiarazionidilealeamici- gono «insistentieconcordantiindizi».LuigiXII, con laconsuetasagacia,raccol- a Milano,ParigieMadridche, a saperedaidiplomaticistaccati guarda Venezia.Questaloviene il secondo,datenersegreto,ri- Paesi Bassi,darenderepubblico; uno riguardantegliaffaridei dinando II,senzaGiulioII.Visifirmanoduetrattati: che dei3Imperatori,LuigiXII,MassimilianoIeFer- dicembre 1508nascelaLegadiCambrai,dettaan- glioni, eBologna,cacciandoviiBentivoglio.Il10 aiuta ilPapaariaverePerugia,cheliberadaiBa- riappacifica coiveneziani.LuigiXII,dalcantosuo, Giulio IIbendiecipiazzeromagnoleedilPapasi seguenze dallanascitadellaprimaLega,offrea della Chiesa».Veneziaintanto,temendogravicon- veranno ancheiltitolodi«difensoridellalibertà no ericevelabenedizionedelPapa.Nel1512rice- Cantone diUri,entraperlaprimavoltanelVatica- al comandodelCapitanoKasparvonSilenen quando, sull’imbrunire,ungruppodi150svizzeri, nascita dellaGuardiaSvizzera.Èil22gennaio1506 In questoperiodosicollocaladataufficialedella prima LegatraLuigiXII,MassimilianoIeGiulioII. tolico, RediAragona.Nascequindinel1506una l’Impero edelRegnodiNapoliFerdinandoilCat- padronita anchediquellidelDucatoMilano,del- tre chedeidominiecclesiasticiromagnoli,sièim- za, LuigiXIIglisialleacontroVenezia,laquale,ol- pello cardinalizioaduesuoinipoti.Perriconoscen- Francia ilCardinaleD’Ambroiseeconcedecap- Ghiaradadda», postatraCremaeCremona nellari- taglie periveneziani.Chiamata anche«battagliadi tro. AdAgnadellosisvolge lamadredituttelebat- frontare LuigiXII,principale attorediquestoscon- L A Nonostante tutto,Venezia èincondizionidiaf- B B A T T A G L I A D D I A A G N A D E L L O “ d d e a N l t l a a e u G l u G 1 f u 1 f a i 5 c r 0 i d a 6 i l a e s S d s S d i v c e i a questadolorosa battaglia.Scioltedal giuramento, tre truppe.PeriNaldi,vi èunavittoriosaappendice stre», suscitandoleiredegli Orsinieditutteleal- «Capitano inBuonaventura dituttelefanterieno- Naldi edeisuoivalligiani romagnoli,lonomina ammirato purnellasconfitta, delvalorediDionigi Maria dellaVittoria.IlDogediVenezia,Loredan, guna edilRefaerigereunaChiesadedicataaSanta città diterraferma.Ifrancesiarrivanofinoallala- sta bruciantesconfitta,sciogliedalgiuramento le coltà nellamanovrainritirata.IlSenato,dopoque- d’Alviano vengonotravoltiesiriordinanocondiffi- che urla: prendono soloall’incitamentodelloroComandante guasconi, respintiduevolte,siscoraggianoe ri- dell’argine 18000svizzerialsoldodiGiulioII. I Luigi XIIlancialafanteriaguasconeetieneadifesa prende posizionees’impegnainun’imparilotta. da. Speranell’aiutodiPitiglianochenonarriva, tra AgnadelloeVailate,cannoneggiandosiavicen- farsi precedere,sislancianoinunacorsasfrenata sorpassare leavanguardienemicheche,pernon viano, dalsuocantoconlasuaretroguardiastaper breve interrompeilprocederedeifrancesi.Ild’Al- di». Pitiglianoescedalletrinceeeperlaviapiù nimento. TraidueEserciti,solo«macchieepalu- rare CremonadaCrema,tagliandoogniviadirifor- Pitigliano vorrebbe,invece,invadereilmilanesee vasione senza,sepossibile,ingaggiarebattaglia.Il coprire lefrontiereedopporsiadogniazioned’in- e nonparole»(5).IlSenatovenezianodàl’ordinedi greto dellalorovogliadi«menarlemaniefarefatti da DionigieVincenzoNaldi,chenonfacevanose- nelle proprieschiere,anchei«Brisighelli»guidati gliano, allaprimaild’Alviano,cheha,tral’altro, sa. AllasecondascuolaappartieneilcontediPiti- impetuoso, constrategiapronta,ancheserischio- Montone, nobileperugino,cheoperavaconvalore di comportamento;la«braccesca»,daBraccio che inguerrapreferivaprudenza,costanzaecalma tignola AttendoloSforza,capostipitedellafamiglia, tattiche: lasforzesca,derivatadalcontadinodiCo- grave. IdueComandantisonodioppostescuole Niccolò diPitigliano(4).Maicommessoerrorepiù mando deicuginiOrsini,Bartolomeod’Alvianoe banese egreco,vicinoaBergamoleponealco- tutto ilterritorioveneto,edaidominidalmati,al- la Serenissimaammassatruppe,provenientida mini cheavanzadalDucatodiMilano.Peropporsi, 1509. LuigiXIIpossiedeunesercitodi45000uo- va sinistradell’Adda,ècombattutail14maggio c z l l z o a e l n l r n o a a c ” s «Enfants, le roi vous voit» vous roi le «Enfants, a c l i t l a a giorni. LuigiXIIvorrebbesepa- contrapposte siosservanoper4 bito sulveneziano.Leforze avrebbe volutoconcentrarsisu- contro, piùtimidoeprudente, per leAlpi.Ild’Alviano, chiudere laviadiripiegamento 105 iita Rivist - ANTHROPOS . Pitiglianoe M i l i aren.2/2009 t

ANTHROPOS Il giuramento di una Guardia svizzera. Porta Portella e viene messo in fuga. Lo insegue fi- no a Vicenza con l’aiuto anche di 12 000 fanti di Pitigliano. Nel 1510, poi, all’assedio di Verona, vie- come detto, dal Senato, Verona, Vicenza e Padova ne colto da febbre. Portato a Venezia, muore nel si danno ai tedeschi. Non Treviso, che il 10 giugno dicembre dello stesso anno. Massimiliano, intanto, al grido di «Viva San Marco» si difende e chiede toglie l’assedio il 1° ottobre, risale la valle dell’Adi- aiuto a Pitigliano asserragliato a Mestre che invia ge e torna sconfitto in Trento. 700 fanti. Per quest’atto, Treviso viene esentata dal pagamento delle imposte per 15 anni. Vedendo con le armi al piede Luigi, Giulio, Ferdinando e GIULIO II SI RICONCILIA CON VENEZIA l’Imperatore non ancora in lizza, Venezia riprende vigore e con un colpo di mano libera Padova il 17 La diplomazia veneziana intuisce che le grandi luglio. Massimiliano I sente che è venuto il tempo potenze del momento, unendosi, si sarebbero di intervenire e da Trento scende con 30 000 sol- inevitabilmente indebolite. Ritiene che il Papa e dati alla volta di Padova. A fine settembre 1509 si Ferdinando II siano pronti a rompere i loro impe- scontra col Naldi, posto a difesa della padovana gni. Infatti, Giulio II, soddisfatto di quanto ottenu-

ANTHROPOS - 106 Rivist a Milit are n. 2/2009 to, assolve Venezia dalla scomunica nella Basilica di San Pietro il 24 febbraio 1510, negozia con Ferdinando e cerca di staccare, invano, da Luigi XII il Duca d’Este. Si vendica, con questi, proiben- dogli la raccolta del sale a Comacchio, lo minaccia di annullare il contratto dotale di Lucrezia Borgia, richiedendo per la Chiesa alcuni castelli, e preten- de che il contributo annuo passi da 100 a 4 000 fiorini. Ma Alfonso d’Este si unisce sempre più al Re di Francia, che tenta però di riconciliarlo con il Papa. Constatando la sua testardaggine, Luigi XII ritiene utile rinsaldare l’alleanza con Massimiliano II e di riprendere la guerra a Venezia, intimorendo il Pontefice. Nel 1510, il genero di Ferdinando, Enrico VIII d’Inghilterra, entra nell’Alleanza. Uno dei principali nemici di Giulio II ora è il Duca d’Este, che assale e scomunica il 10 agosto del 1510. Approfittano i Bentivoglio per tornare in Bologna, ma il tentativo muore sul nascere e si ri- tirano, quando Giulio II ottiene che i francesi la- scino la città. Ripreso il possesso di Bologna, il Papa entra con le armi in Ferrara, prima, e in Mi- randola, poi. In quest’ultima città, a quasi 70 anni Renata Minuto: «La gloria di Papa Giulio II». d’età, si arrampica sulla scala appoggiata alle mura e, «per la sua fermezza e ardore», è il primo a entrare come conquistatore (6). trionfa sul male, si rimette sulla breccia e con una Bolla annulla quanto decretato dai Concili di Tours, Pisa e Milano. Il 5 ottobre 1511 nella Chie- LE ARMI «SPIRITUALI»: SCOMUNICHE E CONCILI sa di Santa Maria del Popolo al grido «Fuori i bar- bari», nasce la Lega Santa tra Giulio II, Ferdinando S’intensifica ora la guerra dei Concili. Luigi XII, il Cattolico e Venezia, la quale, dal canto suo, or- per usare gli stessi mezzi di Giulio II, ne convoca dina a Vincenzo Naldi di difendere le terre roma- uno prima a Tours, poi a Pisa con lo scopo di ri- gnole di Giulio II, per prevenire ogni singulto formare la Chiesa nel suo Capo e nelle membra. d’insurrezione. A fine dicembre 1511 l’Esercito Intanto i francesi, battuto l’Esercito del Papa, il 21 della Lega si raccoglie intorno ad Imola con l’in- maggio del 1511 conquistano Bologna e i bolo- tento di assalire Ferrara e conquistare Bologna. gnesi spaccano la statua di Giulio II realizzata da Giulio II chiama ancora una volta i suoi svizzeri, Michelangelo. Dopo aver assistito a Ravenna al- che, condotti dal Cardinale di Sion, marciano in l’assassinio del Cardinale degli Alidosi, accusato 15 000 su Milano. Il Generale Gastone di Foix li della perdita di Bologna, commesso dal nipote convince con ingenti somme di denaro a tornare Francesco Maria della Rovere, tra le loro montagne. Arriva a Duca di Urbino, il Papa, inorri- Bologna, cinta d’assedio da dito, si ritira a Roma. Qui, il 18 Ripreso il possesso di spagnoli e pontifici, costretti a luglio convoca il 5° Concilio La- “Bologna, il Papa entra con toglierlo nella notte tra il 4 e il teranense, dà l’interdetto a 5 febbraio 1512. Il giorno pri- quello di Pisa ed i pisani caccia- le armi in Ferrara, prima, e ma Venezia aveva espugnato no i padri conciliari che si tra- in Mirandola, poi... Brescia, Bergamo ed altre città sferiscono a Milano. Il Papa è occupate dai francesi. Parte poi giudicato in contumacia, viene ” per Brescia che riconquista e sospeso dalle sue funzioni con divieto al popolo abbandona al saccheggio ed allo stupro per due di obbedirgli. Stressato per i preparativi del Con- giorni. Luigi XII spinge di Foix verso la Romagna, cilio, rattristato per le offese ed i giudizi temerari muove su Ravenna, difesa anche dal Duca di Fer- degli oppositori e sfinito dalle frequenti e cruente rara, dove combatte e vince, l’11 aprile, la più battaglie, Giulio II si ammala, tanto che si teme sanguinosa battaglia che si sia mai combattuta in per la sua vita. Si racconta che in occasione dei Italia: quasi 20 000 morti e moltissimi i prigionieri successi dei suoi svizzeri in territorio milanese, della Lega (7). In potere dei francesi, dopo Raven- sia sceso dal letto febbricitante ed abbia ballato e na, cadono Imola, Forlì, Cesena, Rimini ed il Car- cantato a squarciagola. La forte fibra del Papa dinale Sanseverino ne prende possesso in nome ANTHROPOS

107 - ANTHROPOS l’Esercito a Pavia, lasciando scoperta Milano e vie- ne cacciato anche da Lodi e da Pavia stessa. I pontifici occupano Bologna, Giulio II s’impadroni- sce di Modena, Reggio, Parma e Piacenza. Milano si dà alla Lega, Genova elegge il suo Doge e i francesi possono dichiararsi cacciati dall’Italia (9). Il 21 febbraio 1513, Giulio II è in marcia verso le Alpi contro Luigi XII, ma lo coglie una febbre ful- minante che lo uccide dopo due giorni a 71 anni, nel 10° del Pontificato. Venezia si orienterà verso la Francia, con la quale riconquista e spartisce la Lombardia.

GIULIO II IL MECENATE

Il «terribile» Papa non è un umanista, detesta salotti e biblioteche e tutto ciò che è contem- plativo; capisce però il valore politico dell’arte e diviene il più grande mecenate del Rinascimen- to. Nel promuovere l’Architettura - ed è per questo che è passato alla storia anche come ar- chitetto - butta giù ciò che è vecchio in maniera irruente e febbrile. Il suo motto è: «tutto di- struggere e ricostruire, quasi mai restaurare». È alla luce di questo principio che egli convoca presso di sé i migliori artisti del secolo e fa co- struire Via Giulia, di cui quest’anno ricorre il cinquecentenario. Affida, così, al Sangallo le opere militari, come la villa della Magliana, dove fa imprimere nei muri la scritta «Ligur» - che appare un po’ più estesa anche nel muro ester- no del Belvedere, nella Città del Vaticano - cui teneva tanto come nativo di Albissola; a Raffael- lo l’affrescatura delle stanze vaticane, tra cui quella di Eliodoro, recentemente restaurata; a Renata Minuto: «Casa natale di Papa Giulio II», la casa Michelangelo la pittura della volta della Cappella dipinta si trova ad Albissola Marina località «Bruciati». Sistina, fatta costruire dallo zio Sisto IV; a Bra- Molte sono, comunque, le ipotesi sul suo luogo nata- le, anche Albissola Superiore vanta i suoi natali. mante (10), oltre a via Giulia e ad altre opere strutturali fatiscenti, la Basilica di San Pietro, che, onusta di 12 secoli di storia, butta giù agli del Concilio di Milano. Il Papa si ritira a Roma, co- inizi del 1506 e ne inizia la ricostruzione ex no- sternato anche per l’atteggiamento ostile della vo, posando la prima pietra il 18 aprile dello nobiltà e del nipote Duca di Urbino. Cerca Luigi stesso anno. Tutto ciò rende Papa Giulio II uno XII che non risponde. Riprende animo ed il 3 dei principali uomini fautori del Rinascimento maggio riapre il Concilio Lateranense e riprende italiano. Egli ha mostrato al mondo che quel la guerra con maggior vigore (8). Il 5 giugno, 20 folgorante momento artistico non è solo signo- 000 svizzeri al soldo papale marciano su Cremo- rie tiranniche, intrighi di corte, pugnali e veleni, na, pagati molto più di quanto non li avesse potu- festosa ricchezza e tragica povertà. Rinascimen- ti pagare il Re di Francia. Giulio II lancia un «mo- to italiano vuol dire prodigiosa concentrazione nitorio» contro Luigi XII e si dichiara disponibile a di processi creativi. Per finanziare quel frenetico deporre le armi solo a francesi oltre le Alpi. Il 15 lavoro, il Pontefice risparmia in tutto. La corte settembre rianima la Lega Santa ancora contro papale passa per un modello di parsimonia, ove Luigi XII, convoca il 6° Concilio Lateranense e sco- tutto è ridotto all’osso: ricchezze della Chiesa, munica tutti i Vescovi di Francia, che lo accusano cerimonie, sfarzi, salmi e nepotismi. Per Giulio II di corruzione e d’infettare la Chiesa. Ora i francesi tutto deve confluire o nelle spese di guerra o in perdono ogni scontro. L’Esercito «leghista» rioc- quelle dell’arte. Il della Rovere prosegue nel re- cupa Rimini, Ravenna, Cesena. Il Re convoglia cupero dei beni della Chiesa l’efficace azione

ANTHROPOS - 108 Rivist a Milit are n. 2/2009 svolta già da Papa Alessandro VI, Papa Borgia. aver concesso ai francesi di esprimere tutta la Egli afferma con solennità: «Le belle lettere so- loro arroganza ed insolente presenza. Papa del- no argento per i non nobili, oro per i nobili e la Rovere passa, come detto, per il primo uomo diamanti per i Principi». Con lui, Roma si abbel- politico che pensò ad un’Italia unita, libera ed lisce di capolavori dei più grandi artisti del mo- indipendente sotto, magari, lo scettro papale. Il mento. Il suo principale merito è quello di aver- Machiavelli lo conosce bene nel suo «Fine che ne riconosciuto il valore. Concede amicizia e fi- giustifica i mezzi» e lo cita anche come esempio ducia al Bembo, al Castiglione, al Flaminio e a nel «Principe». Gli nega, però, la prudenza che tanti altri dotti del tempo. Anche se detesta le produce i successi. Fosse stato un Capitano di biblioteche, come detto, arricchisce di grandi ventura, sarebbe stato un «braccesco». I suoi opere, rare e preziose, quella Vaticana. Per Ro- costumi sono stati criticati dai nemici con esa- ma, è stato il prosecutore dell’opera dello zio gerazione, perché chi è potente, e di conse- paterno, passato alla storia come «Romae con- guenza si espone, viene comunque bersagliato. structor». È stato un esemplare uomo del suo tempo che ha saputo incanalare le proprie energie nella guerra e nell’arte. CONCLUSIONI Giovanni Bucciol I nemici di Giulio II, com’è consuetudine Generale di Divisione (ris.) quando si deve fare guerra psicologica all’av- versario, non sono mai andati per il sottile. Non può essere assolutamente vero, comunque, che NOTE E BIBLIOGRAFIA un fiero e profondo uomo politico di quella tempra si sia messo in condizioni di essere così (1) «Nuova Enciclopedia Italiana», VI edizione, vol. X, impietosamente e ferocemente attaccato, anche Torino, 1880, pagg. 572-575. se impaziente ed aggressivo di carattere. Certo, (2) Da «Wikipedia, l’Enciclopedia Libera: Papa Giulio II, i doveri del rappresentante di Cristo in terra Christine Shaw: «Julius II. The Warrior Pape», Oxford, esigono eccelse virtù, che forse non avrebbero 1996. potuto albergare in un Papa (3) Giuseppe Gerosa Brichetto: «Il prevalentemente occupato in Papa guerriero», Associazione guerra o nell’arte. Troppo È stato un esemplare uo- culturale Zivido, Milano, 1965. spesso, in effetti, la Tiara pon- “mo del suo tempo che ha (4) «Nuova Enciclopedia Italiana», tificale scompare sotto l’elmo vol. I, Torino, 1875, pag. 603. del guerriero, anche se, più saputo incanalare le proprie (5) Dionigi Zauli Naldi: «Dionigi e che guerriero vero e proprio, il energie nella guerra e nel- Vincenzo Naldi in Romagna della Rovere è stato un «com- l’arte (1495-1504)», Stabilimento Grafi- binatore» di guerre. La sua non co E. Lega, Faenza, 1924. I «Brisi- sempre lineare politica, talvol- ” ghelli» erano quei fanti romagnoli ta, è apparsa inquieta, audace, vacillante e con- prevenienti da Brisighella e dalla Val Lamone, che, al traddittoria sotto alcuni aspetti. Si svegliava ne- comando dei Naldi, combatterono anche per la Repub- mico acerrimo di Venezia o della Francia e si blica Serenissima. addormentava amico delle stesse, in maniera al- (6) Rivaportuense: Documenti. «Giulio II, il Papa terribi- ternativa, se le circostanze favorivano i suoi di- le», Fondo fotografico portuense. segni. Assieme ad armi da guerra, usa Scomuni- (7) Il Duca di Ferrara, accortosi che la sua artiglieria che e Concili come armi spirituali, altrettanto stava colpendo gli spagnoli e non i francesi, urla dicen- efficaci. Forte della consapevolezza che in quei do «Non importa, sono tutti stranieri e, quindi, nemici tempi regnano più le superstizioni che le devo- degli italiani». zioni religiose. Abbandona chi lo ha soccorso (8) Guicciardini: «Storia d’Italia», Edizioni Raggio, 1841. per collegarsi - così girava in quei tempi - con (9) Lomazzi: «La morale dei principi», Edizione Sifcho- chi lo ha combattuto. Vuole cacciare i «barbari» viez, 1841. dall’Italia, ma li usa per cacciarne altri e per (10) Bramante, contrastato e discusso architetto, che il scampare da un pericolo. Se Venezia ed il Vati- Sangallo chiama «Ruinante», per la sua controversa cano si fossero accordati, avrebbero prodotto personalità artistica. all’Italia successi e affermazioni di potenza. Mantenendo il suo atteggiamento ostile alla Se- Alcune immagini a corredo dell’articolo sono tratte dal renissima, Giulio II si è accorto troppo tardi, pe- Catalogo della Mostra organizzata in aprile-mmaggio 2008 in Castel Sant’Angelo dall’Autrice stessa, Signora rò, di aver fatto un gran male a questa grande Renata Minuto che ne ha autorizzato la pubblicazione. potenza del momento, e nello stesso tempo di ANTHROPOS

109 - ANTHROPOS

SPECIALE

L’ULTIMA FALANGE L’ULTIMA FALANGE La battaglia di Pidna e il confronto/scontro tra la formazione macedone e la legione romana

Una viva narrazione dell’evoluzione della fanteria dell’antichità, passo passo, dalla falange oplitica a quella macedone, fino alla superiore legione manipolare romana.

Altro che Tirteo e la sua poetica, deve aver pen- Resista ognuno ben piantato sulle gambe al suolo, mordendosi le labbra con i denti, nascondendo le co- sato il colto Generale romano, appartenente al raf- sce, gli stinchi, il petto e gli omeri entro la pancia finato clan filoellenico degli Scipioni. E si badi be- d’uno scudo immenso; l’asta possente stringa nella ne, non stiamo parlando di uno dei tanti Coman- destra e l’agiti, muova tremendo sul capo il cimiero... danti politici che Roma poneva alla testa delle pro- (Tirteo, VIII, 21-26) prie legioni, o di un giovane aristocratico più a proprio agio nel Foro che sul campo di battaglia. Paolo era un veterano ultrasessantenne, già Tribu- Narra Plutarco che, quando vide la falange ma- no militare verso la fine della Guerra Annibalica, e cedone schierarsi di fronte a sé, nella piana di Pid- poi Legato contro le coriacee tribù iberiche e liguri. na, il Console romano Lucio Emilio Paolo ne rimase Cosa può, allora, aver riempito di timore questo agghiacciato: «Di fronte alla saldezza dei loro scu- aspro e duro reduce, tanto da scioccarlo per i po- di affiancati e alla violenza dell’urto un brivido di chi anni (sarebbe morto nel 160 a.C.) che ancora paura corse per le sue vene; ebbe l’impressione di gli restavano da vivere? non aver mai veduto spettacolo più terrificante di quello, e spesso, ancora molto tempo dopo, ricor- dava l’emozione provata a quella apparizione...». IL COZZO DEGLI SCUDI, LE LANCE SPEZZATE: L’EVOLUZIONE DELLA FALANGE OPLITICA

Eppure non era certo la prima volta che i Roma- ni si scontravano con la falange macedone. Da Pirro ad Antioco III, lo strumento militare che ave- va portato il grande Alessandro a dominare il mondo era stato spesso incontrato, e sconfitto, dai legionari. La legione stessa era d’altra parte un’evoluzione (raffinata) dell’originale tattica oplitica ellenica. Quest’ultima affondava le sue radici molto in- dietro nel tempo. Omero, nell’«Iliade», accanto al combattimento feroce ma ritualizzato tra i suoi eroi-guerrieri, ci offre anche descrizioni di com- battimenti di massa («E intorno ai due Aiaci s’or-

A sinistra. Il poeta greco Omero, vissuto nell’VIII secolo a.C. Nell’«Iliade» cantò per primo, accanto ai duelli tra i guerrieri-eroi della guerra di Troia, gli scontri tra falan- gi di opliti della sua epoca. In apertura. Combattimento tra opliti raffigurato su un’anfora del 650 circa a.C..

SPECIALE - 112 Rivist a Milit are n. 3/2009

Quando Sparta annientò l’Armata argiva a Se- pea, nel 494, trucidandone i 7 000 fanti corazzati, la battaglia oplitica - tecnicamente una negazione dell’arte tattica poiché, una volta schierata, la fa- lange non poteva più manovrare se non in avanti o, se sconfitta, scompaginandosi - era al suo cul- mine. Generalmente l’unità base di una falange era costituita dall’enomotia, una formazione in- centrata su tre colonne di 8 uomini ciascuna, gui- data dall’enomatarco; quattro enomotiae costitui- SPECIALE vano il lochos (compagnia di 100 uomini), e quat- tro lochoi un battaglione, detto taxis nell’Esercito ateniese e mora in quello spartano.

Sopra. La guerra di Troia: alcuni passaggi dell’«Iliade» desci- vono scontri tra falangi oplitiche. A destra. Una raffigurazione grafica di un oplita greco del V se- colo a.C.. Il suo equipaggiamento era caratterizzato dall’hóplon, il grande scudo tondo del diametro di un metro. Corazza, elmo e gambali in bronzo, assieme allo scudo, pesavano dai 25 ai 35 kg. L’asta era lunga 3 metri: il puntale in bronzo permetteva di infliggere il colpo di grazia agli avversari feriti calpestati durante lo scontro frontale.

La falange presentava al nemico un fronte com- dinarono le falangi salde ... serrando lancia a lan- patto, profondo otto file, che gli Spartani, i pro- cia, e targa a solida targa, scudo toccava scudo, fessionisti della battaglia oplitica classica, spesso elmo elmo, uomo uomo ... tanto gli uni agli altri si portavano a 12. strinsero; oblique stavan le lance da mani audaci Una volta partita all’attacco, la falange non ave- impugnate, vibrando») tra gruppi di fanti coraz- va soluzioni tattiche per conseguire la vittoria, se zati, già con l’equipaggiamento da oplita, caratte- non quella di «spingere» in avanti. La spinta parti- rizzato, appunto, dall’hóplon, il grande scudo ro- va sull’ala destra: qui, alla sua estremità, si pone- tondo simbolo stesso della va il Generale Comandante nuova formazione tattica che (Polemarco, Beotarco, Stratego prenderà il sopravvento nel VII Nei secoli VI e V la falange o Re, a seconda dell’ordina- secolo. “oplitica dominò l’arte della mento politico adottato) che, Sappiamo che Omero scriveva guerra ellenica e si impose una volta iniziata la battaglia, poco dopo l’800 avanti Cristo. anche sugli invasori persiani aveva solamente due funzioni: Nel 669 il Re argivo Fidone dare l’esempio nel punto più sconfisse gli Spartani a Isie gra- a Maratona e a Platea esposto dello schieramento (2) zie a una falange di opliti arma- ” e controllarne - e sfruttarne - ti di lancia, scudo e corazza in lo slittamento in obliquo verso bronzo, nella prima battaglia di questo genere destra. Infatti, la fronte tendeva a slittare in que- storicamente ricordata. Nei secoli VI e V la falange sta direzione perché ogni oplita, reggendo scudo oplitica, con la sua fanteria pesante formata dai e lancia, si scopriva quel fianco, e cercava coper- liberi proprietari terrieri delle Polis greche, che tura dallo scudo del compagno alla propria de- uscivano in battaglia contro formazioni simili per stra. Ma per il resto, anche il Generale era prigio- difendere il raccolto e per risolvere in un solo niero di un gravoso equipaggiamento (l’armatura scontro feroce problemi di confine, dominò l’arte completa da oplita poteva pesare dai 25 ai 35 kg, della guerra ellenica e si impose anche sugli inva- ed era indossata da uomini che, all’epoca, erano sori persiani a Maratona e a Platea. Il ruolo degli di bassa statura, e pesavano sui 70 chili), soppor- altri reparti, fanteria leggera, arcieri e cavalleria, tabile solo per un breve lasso di tempo sotto il spesso arruolati come mercenari in Tracia, Epiro o sole che in estate martella la Grecia, e con un el- Scizia, era relegato ai margini (1). mo chiuso - il cosiddetto «modello corinzio» -

113 - SPECIALE aveva ovviato alla mancanza di cavalleria, gene- ralmente impiegata per coprire i fianchi della fa- lange, rafforzando le ali della sua formazione e indebolendone il centro. Nel corso della battaglia, comunque combattuta (nel 490 a.C.) contro una fanteria non corazzata, il centro ateniese si era flesso senza cedere, e le ali avevano sfondato e aggirato l’Armata persiana, in una sorta di Canne ante litteram. Sarà però la lunga Guerra del Peloponneso, pro- trattasi dal 431 al 404 a.C., a segnare la svolta. In 27 anni le Coalizioni avversarie (Sparta, Atene e Tebe erano in grado, da sole, di mettere in campo 100 000 opliti, di valore non omogeneo) si af- Una rappresentazione artistica di una falange oplitica frontarono sul terreno in poche battaglie campali greca del VI secolo a.C.. tradizionali, mentre si contarono 21 assedi, e più di un centinaio di scaramucce e azioni di guerri- glia. Questa evoluzione, in aggiunta alla «globa- che ne limitava visuale e udito, mentre sul campo lizzazione» del conflitto, che si estese a potenze di battaglia il clangore delle armi, provocato dal (Persia, Siracusa, Tessaglia, Macedonia) ricche di cozzare di centinaia di scudi, lance e spade, la cavalleria e arcieri, portò a una maggiore articola- polvere, il caldo, le urla dei morenti orrendamente zione delle Armate scese in campo. feriti, davano vita a una bolgia dantesca. Accanto alla fanteria pesante trovarono, infatti, La falange avanzava, con le fila posteriori che, posto soldati armati alla leggera (come i peltasti), non potendo partecipare che in questo modo alla arcieri e frombolieri - spesso mercenari - e un più battaglia, spingevano le prime linee, letteralmente specializzato Corpo di cavalleria. Ma la stessa fa- su un tappeto di cadaveri - le perdite di una fa- lange vide un’evoluzione nella tattica d’impiego, lange vittoriosa non erano mai inferiori al 5 per cento, su un fronte ristrettissimo - che poi erano i propri amici e parenti. Uomini conosciuti (e tal- Un elmo corinzio. volta amati, nel caso della falange spartana o del battaglione sacro tebano) che ora, con orrende ferite al collo e all’inguine - le parti non corazzate - venivano forzatamente calpestati nell’atto dell’«othismos aspidon», il «cozzo degli scudi» che fu glorificato dai poeti epici, senza rifuggirne gli aspetti più terribili. Tirteo canterà il prode, che «perde la vita ca- dendo in prima fila ... tutto trafitto prima di mori- re il petto, lo scudo umblicato, la corazza», ma anche «lo sconcio che un vecchio cada in prima fila e resti sul terreno ... con quel suo capo bianco e il mento grigio, e spiri l’animo suo gagliardo nella polvere, con le mani coprendo le pudenda insanguinate». La falange oplitica era insomma un’arma micidiale, e una trappola per i propri fanti, che spesso non ne sopportavano la fatica e l’orrore. Il commediografo Aristofane è impietoso ed esplicito, ricordando la difficoltà per tanti opli- ti, nell’urto decisivo, di trattenere i bisogni corpo- rali: tutti, dal giovane pivello, sino al Capitano che magari fugge col «mantello scarlatto che cambia di colore». Nel V secolo, tuttavia, la falange oplitica si tra- sforma. Già a Maratona il Comandante ateniese Milziade (un ex tiranno del Chersoneso che aveva partecipato alle campagne di Dario contro Sciiti e Traci, e che ben conosceva l’arte bellica persiana)

SPECIALE - 114 la suapartecipazione (questavolta afiancodei in battagliacifosseanche Epaminonda.Néècerta sappiamo setraigiovani oplititebaniimpegnati Ateniesi, oraalleati,cedettero troppopresto.Non fossero schieratisu25 file,poichéasinistragli non rovinosamente-dagli Spartaninonostantesi Beotica nestudiavanolepossibilievoluzioni(3). stro dellenuovetattiche),gliStrateghidellaLega annientato daipeltastidell’atenieseIficrate,mae- che nel389unbattaglionedioplitispartani fu terminate circostanze,lafanterialeggera(tanto pre menoattrezzatiperaffrontare,almenoinde- IV secoloirepartidifanteriapesanteeranosem- avanzando sulpropriolato.Ementreall’iniziodel la controparteateniese,chestavafaticosamente permise all’aladestratebanadiprenderefianco ateniese mandòinpezzil’alasinistraavversariae una collina.L’urtocontrolatradizionalefronte file, eperdipiùcolfavoredelterreno,incimaa stra tebanainunmassiccioquadratoprofondo25 re labattagliatraopliti.Pagondaschieròl’alade- colo, sarebbestatalamanovradecisivapervince- rale tebano,Pagonda,intuìquellache,nelIVse- battaglioni d’ mente, disfruttareloslittamentoadestradeisuoi (418 a.C.)ilRespartanoAgidetentò,maldestra- pali avvenutiduranteilconflitto.SeaMantinea in entrambiidueprincipalicombattimenticam- A Nemea,nel394,iTebanifuronosconfitti- élite , aDelio(424)unanzianoGene- di ReCleombroto. sinistra, propriodifrontealfiorfioredell’Armata un compattoquadratoprofondo50file,esull’ala menti tebani.Eglischierò,infatti,iproprioplitiin scostandosi anchedaglistessiprecedentiesperi- che altradizionaleschieramentodellafalange,di- Beotarco introdussealcunerivoluzionariemodifi- forte di10000opliti,traiquali700spartiati.Il nel 371affrontòaLeuttral’Armataavversaria, da, divenutounodeiCapidellalottaantispartana, te delmondoellenico.StadifattocheEpaminon- vicino letattichediguerradell’Esercitopiùpoten- che gliavrebbedatol’occasioneperconoscereda Lacedemoni) allacampagnadiMantineadel385, Arciere sciita: queste terre fornivano un contingente di contingente un fornivano terre queste sciita: Arciere Una corazza da oplita conservata nel Museo archeolo- Museo nel conservata oplita da corazza Una glione sacro,formatoda300guerrierid’ da dell’alasinistraalfidoPelopidaesuobatta- dante inCapo.Epaminondalasciò,invece,lagui- gliori sull’aladestra,conall’estremitàilComan- abbiamo visto,lafalangepresentavairepartimi- fanteria, risultò micidialepergliSpartani: letteral- anche inmanieradiversa dalsolitocavalleriae obliqua. L’attacco,scaglionato, echecoordinò un’inedita -aquantoè dato sapere-formazione spostandola inavantirispetto allealtreunità,in della frontebeotica(forte di6000uomini),ma schierare l’alasinistranonallineandolaalresto due Generalitebaniebberopoil’accortezza di S A fanteria leggera mercenaria alle città-Stato greche in greche città-Stato alle mercenaria leggera fanteria gico di Madrid. di gico pente» lotta tra loro. tra lotta o s s p i r n a i s . t r , ordinòEpaminonda.Generalmente,come a . «Schiacciamo la testa del ser- del testa la «Schiacciamo iita Rivist 115 M i l i - SPECIALE aren.3/2009 t élite . I SPECIALE dicca fu rovinosamente sconfitto e ucciso, apren- do la strada all’ascesa sul trono del fratello mino- re Filippo II (359 a.C.). Il nuovo giovane Monarca di una Macedonia sull’orlo della disfatta non po- teva che rivolgere le proprie attenzioni all’Eserci- to, riformandolo sulla base di quanto appreso ai tempi della forzata ospitalità tebana. L’Armata macedone, prima formata da una sorta di milizia feudale al comando dei potenti clan aristocratici del Paese (spesso in lotta tra loro per influenzare, o conquistare, il trono), fu riorganizzata - grazie alla contemporanea espansione delle attività eco- nomiche - su base nazionale e professionale, e integrata con reparti di specialisti mercenari. An- che in Macedonia fu organizzata una falange in- centrata su leve di contadini e piccoli proprietari terrieri, inquadrati da Ufficiali spesso di origine non aristocratica grazie a una carriera aperta al talento, allettando nel contempo i nobili ad entra- re nella cavalleria d’élite degli Hetairoi, i «Compa- Moneta d’oro raffigurante Filippo II: padre di Alessan- gni del Re». dro Magno, regnò sulla Macedonia dal 359 al 336 a.C.. Tuttavia, non essendo in grado i poveri contadi- ni macedoni di pagarsi la costosa e complessa ar- matura oplitica tradizionale, Filippo decise di ri- mente in pochi minuti la poderosa ala destra pe- correre a un più economico e standardizzato loponnesiaca fu frantumata, e Cleombroto fatto a equipaggiamento fornito dallo Stato, grazie ai pezzi assieme a 400 dei suoi nuovi introiti derivanti da atti- scelti spartiati. vità minerarie e commerciali. Epaminonda (poi di nuovo ...la falange macedone si Ai falangiti (i pezetairoi, i vittorioso, ma mortalmente fe- “presentava come una sorta «compagni a piedi») venivano rito, a Mantinea nove anni più di micidiale istrice di me- distribuiti innanzitutto un’ar- tardi) aveva trovato la chiave matura meno ingombrante di della rivoluzione tattica, in atto tallo, con uno schieramento quella tipica da oplita; allo scu- comunque da diversi decenni, di lance che comprendeva do del diametro di un metro fu portatrice di alcuni valori asso- quelle delle prime 5 o 6 fi- sostituito un più piccolo stru- luti dell’arte bellica: concentra- le, con un incremento del mento difensivo da tenere ap- re una forza superiore, per nu- 40 per cento della potenza peso al collo o alle spalle, mero, compattezza, potenza d’urto mentre elmi e schinieri veniva- d’urto, addestramento, contro no realizzati non più in metal- una frazione avversaria, an- ” lo, ma in pelle e cuoio, abban- nientandola prima che i reparti donando corazza completa e meno poderosi della propria Armata finiscano a gambali. Arma principe - offensiva e difensiva - loro volta schiacciati dall’urto del nemico. del fante macedone divenne la sarissa, una pe- sante (otto chili, sei volte più dell’asta oplitica, ma molto più resistente) picca lunga dai 5 ai 7 metri, L’ISTRICE DEGLI ARGEADI: LA FALANGE MACEDONE munita di punta di ferro e impugnatura in bronzo. Con la tradizionale lancia ellenica, lunga tre me- Ad impressionarsi per le esercitazioni e le im- tri, solo le prime tre file della falange oplitica po- prese della nuova Armata tebana di Pelopida ed tevano partecipare al cozzo iniziale con l’avversa- Epaminonda, a Tebe si trovava, tra il 367 e il 365 rio, spesso mettendo a rischio, per la scarsa lun- a.C., un osservatore d’eccezione. Filippo era al- ghezza, i soldati della propria prima fila. Ora la l’epoca un Principe della casata macedone degli falange macedone si presentava come una sorta Argeadi, inviato quindicenne quale ostaggio dal di micidiale istrice di metallo, con uno schiera- fratello Re Perdicca III ai Tebani, per agevolare un mento di lance che comprendeva quelle delle pri- trattato di pace e un’alleanza. La Macedonia era me 5 o 6 file, con un incremento del 40 per cento minacciata su più fronti, dai tiranni della Tessa- della potenza d’urto. glia agli incursori traci e illiri. Proprio combatten- Ma la rivoluzione di Filippo non si fermava qui. do contro una tribù illirica, quella dei Peoni, Per- Rielaborando le informazioni di prima mano rac-

SPECIALE - 116 Rivist a Milit are n. 3/2009 SPECIALE

colte a Tebe, l’Argeade portò a 16 file la profondi- La falange macedone, regina delle battaglie tra il 350 e tà della falange, raddoppiandone la forza di spin- il 150 a.C.. ta, ma in maniera omogenea, rispetto agli schiera- menti obliqui inventati dai Generali tebani. A con- centrare le forze contro un anello debole dello d’élite che seguiva da presso i Compagni a cavallo, schieramento avversario era, invece, destinata una aprendo la strada alla falange. O, come più tardi combinazione tra la cavalleria corazzata armata di farà Alessandro a Gaugamela e Isso, fungendo da lunghe lance degli hetairoi, e un Corpo di fanteria martello corazzato destinato a schiacciare il nemi- pesante più vicina alla tradizione oplitica, con lan- co contro l’incudine della falange. ce più corte: gli «Scudieri», o «Ipaspisti», un corpo A completare l’Armata macedone messa in piedi da Filippo c’erano fanteria leggera, arcieri, from- bolieri, spesso mercenari, impiegati come riserve Alessandro alla battaglia di Isso (333 a.C.). destinate a tamponare eventuali falle o tentativi di aggiramento, o per lo sfruttamento della vittoria, mentre l’evoluzione delle tecniche ossidionali sta- va portando all’affermarsi di un Corpo di genieri e artiglieri. Filippo rivolse ben presto le sue forze contro i propri maestri. Mentre Parmenione, il suo più fi- dato Generale di fanteria, sconfiggeva gli Illiri, il Sovrano entrava a piè pari nelle interminabili contese tra Sparta, Atene e Tebe, innovando tra l’altro anche il ritmo della guerra. Grazie alla professionalizzazione dell’Esercito, le Campa- gne di Filippo non avevano mai requie («Estate e inverno per lui non fanno alcuna differenza, e non c’è una stagione riservata alla sospensione delle operazioni», lamenterà Demostene nelle

117 - SPECIALE Alessandro a Gaugamela (331 a.C.). un’Armata mista composta da cavalleria persiana e fanteria greca mercenaria, a Isso (333) e a Gau- gamela (nel 331) Alessandro mise in scena uno «Filippiche»), e la nuova falange, affinata man schema destinato a fare da modello - più o meno mano che procedeva l’esperienza operativa, e perfezionato - per i successivi 150 anni. formata da veterani induriti («Noi mangiamo Gaugamela, raccontata in pillole, è esemplare: spade affilate, e al posto del vino beviamo torce Alessandro partì alla carica sulla destra con gli incandescenti. Per dolce ci portano frecce crete- hetairoi seguiti dagli ipaspisti, puntando ai fian- si spezzate e aste di picche infrante...») (4) in- chi per aggirarli e colpire al centro, mentre la flisse ai Greci una serie di disastrose sconfitte, falange dei pezetairoi attaccava frontalmente e i da quella ai Campi di Croco, del 352, allo scon- reparti ausiliari tentavano di mantenere i con- tro decisivo di Cheronea. Qui, nel 338, la fante- tatti tra le due formazioni principali, arginando i ria di Filippo e la cavalleria macedone, agli ordi- tentativi di aggiramento dei Persiani, cinque ni dell’allora diciottenne figlio Alessandro, volte più numerosi. La manovra, nonostante schiacciarono le truppe greche coalizzatesi, fa- fosse stata attuata a largo raggio e in una con- cendo a pezzi anche la falange oplitica beotica, fusione indescrivibile, funzionò quasi alla perfe- che aveva resistito strenuamente dopo il cedi- zione, se non fosse stato per i guai passati da mento ateniese. Alla fine della giornata, un cu- Parmenione, a un certo punto separato dall’ala mulo di carne, sangue, corazze, scudi infranti e avanzante di Alessandro, e costretto a mettersi lance spezzate, segnava il luogo in cui erano ca- sulla difensiva fino al ritorno del Re, che spazzò duti 254 guerrieri del battaglione sacro tebano. via la cavalleria avversaria. Con la Grecia unita dietro a sé, e un’arma tanto Con Gaugamela la nuova falange aveva conqui- micidiale in mano, a Filippo e, dopo la sua ucci- stato l’Oriente, e sarebbe divenuta l’arma princi- sione, al figlio Alessandro, non sembrava certo pe per tutti i Sovrani ellenistici discendenti dai impossibile piegare l’Impero persiano, che alle fa- Generali del Macedone, saliti al potere dall’Epiro langi e alla cavalleria corazzata poteva opporre ai confini con l’India, e per quelle Nazioni che si soprattutto le moltitudini armate dell’Oriente. affidavano ai mercenari, come Cartagine. In Occi- Dopo l’esordio del Granico (334 a.C.), dove il dente, al contrario, un’altra macchina bellica sta- nuovo conquistatore macedone dovette affrontare va all’epoca compiendo il proprio rodaggio....

SPECIALE - 118 Rivist a Milit are n. 3/2009

uno dei consoli, e formata da 3 000 fanti coraz- zati, 1 200 fanti leggeri, e 300 cavalieri, mentre un secolo dopo la lunga guerra contro Veio (406- 396 a.C.) portò all’arruolamento di altre due le- gioni, con un crescente numero di alleati che for- niva contingenti ausiliari. Gli armamenti erano sempre più simili a quelli impiegati dagli Elleni e venivano spesso realizzati nelle sofisticate offici- ne etrusche: gli elmi erano del tipo corinzio (in Italia meridionale attorno al 550 a.C. fu modifica- SPECIALE to nel cosiddetto «modello piceno-corinzio», con calotta completamente chiusa anche all’altezza della bocca); le corazze italiche invece presenta- vano maggiori differenziazioni, come la bivalve La battaglia di Canne (216 a.C.): la vittoria di Annibale fu sannitica, più leggera. favorita da uno schieramento romano troppo compatto. Proprio le lunghe guerre combattute contro i Sanniti tra il 343 e il 290 modificarono invece le tattiche d’impiego della legione «oplitica». Sino ad LE LEGIONI E L’OMBRA DI ALESSANDRO allora, combattere stando saldi ognuno al proprio posto era l’imperativo categorico del legionario. Parlare delle legioni romane vuol dire tornare al Due Generali, Postumio Tuberto nel 431, e Tito punto di partenza, ossia alla falange oplitica tra- Manlio Torquato nel 340, non avrebbero esitato a dizionale delle città-stato greche. Secondo il filo- mandare a morte i propri figli che si erano gettati sofo Ateneo di Naucrati (II secolo d.C.) Roma ap- prese «dai Tirreni - gli Etruschi - la pratica di far avanzare l’intero Esercito in formazione di falange Un legionario del II secolo a.C.. chiusa»; un’ipotesi condivisa da altre fonti anti- che, che però parlano anche dell’influenza delle città greche dell’Italia meridionale. Comunque sia, a cavallo tra il VI e il V secolo a.C., Roma adottò le tecniche di combattimento, ormai in auge nel mondo ellenico da circa due secoli. Se il termine Legio (legione) deriva dalla parola «lego», racco- gliere, riferendosi a una pratica organizzativa sin dall’inizio attuata dalle Forze Armate romane, queste, almeno sino all’epoca di passaggio tra Monarchia e Repubblica, non adottarono una tat- tica di combattimento oplitica, ma combatterono i primi avversari un po’ come facevano gli eroi di Omero: pochi guerrieri scelti e armati pesante- mente, affiancati da indisciplinati reparti di fante- ria leggera mobilitati per le Campagne estive. Nel VI secolo Re Servio Tullio avrebbe riformato la società romana in base al censo, suddividendo- la in cinque classi per inquadrarne soprattutto gli agricoltori e i proprietari terrieri in una falange basata sulle centurie (simili al lochos greco). La «legione serviana», in auge all’incirca tra il 570 e il 350 a.C., rappresentava quasi l’esatta applica- zione delle tecniche di combattimento filtrate dai Greci attraverso gli Etruschi, e diede buoni frutti nelle tante guerre combattute e vinte dalla Re- pubblica. La sua forza viene stimata in circa 8 500 uomini, con 40 centurie di opliti pesanti, altre 20 con ar- mamento medio, e 25 di fanteria leggera: all’av- vento della Repubblica (509 a.C.), l’Armata fu suddivisa in due legioni, ognuna comandata da

119 - SPECIALE leati) e gli equipaggiamenti, adottando l’elmo di «tipo Montefortino», rimasto in auge sino all’ini- zio dell’età imperiale, e due tipologie di armatura: una lamina pettorale in bronzo larga 22 cm per i fanti leggeri e la «lorica hamata» (corazza ad anelli), diffusissima tra la fanteria di linea, mentre lo scudo assumeva la forma allungata classica dello «scutum», realizzato in legno con copertura in pelle, tela di lino, e rinforzi in metallo. Forse proprio copiato dai nemici Sanniti fu invece il pi- lum (anche se Virgilio e Silio Italico lo definiscono «arma sabellica», ossia sabina). Comunque fu questo giavellotto, lungo nella versione standard 2,7 metri e caratterizzato da una punta metallica assai sofisticata e affidabile, l’arma che sostituì la tradizionale lancia oplitica da urto, con un più flessibile sistema da getto (gittata tra i 20 e i 30 metri). Soprattutto, la formazione tattica della legione fu riformata, dando vita alla cosiddetta «legione Le armi del legionario romano: il gladio (corta spada di manipolare». Questa fu infatti inquadrata in una 50 cm circa) e il pugio (pugnale di circa 24 cm). trentina di compagnie, dette «manipoli», ognuno Il gladio fu adottato dopo la II guerra punica in sostitu- zione della spada oplitica greca. - su due centurie di 60 uomini - in grado di agire in autonomia, pur potendo sempre essere schie- rati in formazione compatta una volta accettata battaglia in campo aperto. Lo schieramento era all’attacco abbandonando il proprio posto, uscen- però diverso da quello oplitico tradizionale, dato do fuori dalle file («extra ordinem»). La falange che i manipoli venivano disposti intervallati tra lo- romana si batteva secondo una tattica che abbia- ro e in profondità. Quando si fece ricorso a for- mo già visto: «Fermi ognuno al proprio posto, mazioni molto compatte, come a Canne, tale tat- premendo con gli scudi, combattevano senza tica si dimostrò autolesionista. Lo schieramento prendere respiro e senza guardarsi indietro...». manipolare consentiva quindi una notevole mobi- Non è Tirteo, né Omero: ma Livio, alla fine del I lità e un migliore avvicendamento dei reparti in secolo a.C. Le Guerre sannitiche, combattute su un terreno Le lance del legionario, dal basso in alto: venabulum, difficile e con azioni di guerriglia, cambiarono 2 pilum (leggero e pesante) e hasta. La prima era il tuttavia molte cose. Non scontrandosi più con av- giavellotto dei «velites». La hasta era la lancia di cui versari (Latini ed Etruschi) che seguivano le stesse erano dotati i «triari» (terza linea costituita da vete- rani con il compito di reggere l’urto definitivo). In regole tattiche, ma contro un nemico astuto, im- epoca imperiale viene introdotto il pilum formato da prevedibile, pronto a sfruttare ogni fessura dei un’asta di legno che terminava con un cono nel quale territori montagnosi che difendeva, i Romani, do- si inseriva la barra in ferro fermata da due perni di cui uno a frattura prestabilita. Una volta lanciato il po aver subito alcune batoste (simboleggiate dalle pilum, all’impatto con il nemico, il perno a frattura si famose Forche Caudine), seppero bene adattarsi rompeva impedendo l’utilizzazione dell’arma da par- alle mutate condizioni belliche. Innanzitutto, fu- te dell’avversario. Se conficcato nello scudo, una vol- ta rotto, ne impediva il maneggio e l’uso al momento rono migliorate la logistica (dovendo operare a del corpo a corpo. A fine battaglia venivano recupe- maggiore distanza dal Lazio ricco di basi e di al- rati e facilmente riparati dagli armieri romani.

SPECIALE - 120 Rivist a Milit are n. 3/2009 prima linea; l’organizzazione della fanteria legio- naria restava invece legata a quel mix di età e censo che la formava sin dall’inizio, inquadrando- la su tre Brigate di linea pesanti e una di fanteria leggera, più il Contingente di cavalleria. L’unità leggera dei velites (1 200 effettivi) era formata da cittadini troppo giovani per poter combattere nel- la complessa formazione manipolare, o troppo poveri per potersi equipaggiare completamente. La prima linea di fanteria pesante era invece SPECIALE formata dagli hastati, 1 200 uomini di circa 20-25 anni, seguita dalla Brigata dei principes (sempre di 1 200 effettivi), militi trentenni con un buon equilibrio tra esperienza e giovinezza, mentre in retroguardia c’erano i triarii, soldati quarantenni, una riserva di veterani di ferro (5). La legione manipolare (e alcuni ottimi Coman- danti) consentì ai Romani di battere i Sanniti e conquistare quasi tutta l’Italia meridionale nel- l’arco di mezzo secolo. Ma poco dopo la fine delle Guerre sannitiche i Romani dovettero af- frontare, per la prima volta, la nuova arma for- giata da Filippo e Alessandro, ossia la falange macedone, guidata tra l’altro da uno dei migliori Generali di età ellenistica, il Re epirota Pirro. Del primo scontro vinto da Pirro a Heraclea nel 280 a.C. sappiamo poco, se non che i 20 elefanti del condottiero epirota terrorizzarono i Romani, che persero 24 000 uomini tra morti, feriti e prigio- nieri. Ad Ascoli Satriano (279), nel corso di una gigantesca battaglia durata due giorni e combat- tuta da 80 000 uomini, per sopraffare le otto le- gioni schierate da Roma la falange, scesa in campo su un terreno poco adatto, dovette essere sostenuta dagli elefanti che, questa volta, i Ro- mani crivellarono di dardi e giavellotti, ucciden- doli tutti, e ferendo lo stesso Pirro, vittorioso ma Annibale (247-183 a.C.) in una statua barocca con- talmente di misura da dare vita ad un famoso servata al Louvre. proverbio. Quattro anni dopo, a Maleventum (poi divenuta Benevento), i Romani sconfissero definitivamente tale istrice delle sarisse sembrava esserci il vuoto. il condottiero ellenistico, non solo mettendone La prima guerra punica (264-241 a.C.), e la fuori gioco gli elefanti con dardi infuocati, ma brutale esperienza della guerra Annibalica (219- anche la falange. Questa, mal 201), non cambiarono molto la servita dai contingenti di caval- percezione della superiorità leria e di fanteria leggera, fu I legionari avevano sco- della legione manipolare (affi- affrontata e battuta dalla legio- “perto il punto debole della nata da Scipione l’Africano) ne manipolare con un fitto lan- temibile falange macedone: sulla falange, mentre ai legio- cio di giavellotti effettuato a di- nari veniva tra l’altro affidata stanza ravvicinata per aprire l’impossibilità di combatte- un’arma efficacissima proprio brecce nello schieramento av- re corpo a corpo. Dietro il in quel combattimento corpo a versario, sfruttate dai Romani mortale istrice delle sarisse corpo che eliminava la supe- per attaccare con le spade. sembrava esserci il vuoto riorità della formazione mace- E così, 78 anni prima di Cin- done, ossia il gladio, la spada cocefale, e mancando un secolo ” di origine celtibera (gladius hi- a Pidna, i legionari avevano scoperto il punto de- spaniensis, lo chiamano Polibio e Livio) adottata bole della temibile falange macedone: l’impossi- da Roma nel III secolo a.C.. Negli Eserciti cartagi- bilità di combattere corpo a corpo. Dietro il mor- nesi, formati per lo più da mercenari, la falange

121 - SPECIALE tra la fanteria pesante e gli altri reparti presenti sul campo. La terza battaglia, combattuta e vinta dagli Sci- pioni (l’Africano e l’Asiatico) su Antioco III di Siria a Magnesia (190 a.C.), vide le legioni affrontare una variegata Armata di 72 000 uomini - più del doppio dei Romani - compresa cavalleria pesante catafratta e reparti arabi montati su dromedari. La falange, forte di 16 000 effettivi tra pezhetairoi e «scudi d’argento», seppure decisiva, fu schierata in seconda linea. Antioco, infatti, puntò soprat- tutto sulla cavalleria (12 000 effettivi appoggiati da 54 elefanti e centinaia di carri falcati), lancian- dola alla carica dalle ali per avvolgere i Romani e schiacciarli contro la falange. L’attacco, dopo l’iniziale successo contro la cavalleria romana (spesso non all’altezza della situazione), si in- franse contro la sostanziale tenuta delle legioni; sul campo, agli Scipioni riuscì quello che non era stato in grado di fare Dario III a Isso e Gaugamela, ossia sfruttare il varco creatosi tra cavalleria e fanteria macedoni per spezzarne la coesione. I re- parti siriani iniziarono a sbandarsi, scoprendo la Un cavaliere romano (equites). Come nella falange gre- falange: questa, nei cui ranghi Antioco aveva in- ca, anche l’Armata romana era basata sulla fanteria pe- serito come appoggio gli elefanti, si scompaginò sante e la cavalleria relegata a ruoli secondari. A Zama i Romani poterono contare sulla cavalleria alleata di quando i pachidermi, colpiti da dardi e giavellotti, Massinissa per battere le falangi di Annibale. impazzirono dal dolore travolgendo ogni cosa. E una volta disintegratasi, la falange si dimostrò es- sere, ancora una volta, una trappola per i propri era solo una delle tante unità tattiche che ne for- fanti... (6). mavano la compagine spesso variopinta, anche dopo l’alleanza con Filippo V di Macedonia. Tuttavia, ad un certo punto, nell’arco di soli 12 anni (202-190 a.C.) i legionari di Roma, ormai ve- terani espertissimi, dovettero affrontare per tre volte battaglie decisive contro Armate incentrate su poderose falangi macedoni. Nel corso del primo di questi scontri, combat- tuto nel 202 a Zama, Annibale (che già era riusci- to ad attirare lontano dal campo di battaglia la superiore cavalleria avversaria) fece ricorso con abilità prima agli elefanti, imponendo così a Sci- pione di schierare i manipoli in colonna - per farli defilare senza danni - e non in profondità, quindi ai suoi 15 000 veterani delle campagne italiane affrontando, con una falange compatta, le legioni romane, tanto da riuscire quasi a vin- cere lo scontro tra fanterie, prima del decisivo ri- torno dei cavalieri di Lelio e Massinissa, che ri- baltò il verdetto. Tuttavia, la falange «rivista» dall’astuto cartaginese aveva quasi sconfitto la legione manipolare solo sul piano accademico, poiché si confermava fondamentale l’interazione

Una raffigurazione pittorica di legionari del I secolo d.C.: le tattiche si sono affinate, così come alcuni equi- paggiamenti. Alla «lorica hamata» (corazza ad anelli) è subentrata la «lorica segmentata», a piastre.

SPECIALE - 122 Rivist a Milit are n. 3/2009 SPECIALE

LO SCONTRO DI PIDNA La piana di Pidna.

La seconda delle tre grandi battaglie combattute dai Romani per il dominio sul Mediterraneo cen- come ricorda Livio: «Quando (i Macedoni) videro i tro-orientale fu quella di Cinocefale, nel 197 a.C.. corpi fatti a pezzi dal gladius hispaniensis, le Le legioni si scontrarono coi maestri stessi della braccia e le spalle mutilate o le teste staccate dal tattica falangitica, guidati da Filippo V di Macedo- tronco con il collo completamente mozzato, e le nia. Uomo energico e ambizioso, ma arrogante e altre orrende ferite, presi tutti dalla paura, capiro- impulsivo, l’erede di Alessandro Magno non solo no contro quali armi e contro quali uomini avreb- aveva sottovalutato la potenza e la determinazione bero dovuto combattere...» (7). di Roma, ma aveva anche schierato malamente la Tuttavia, la falange restava l’arma principe del sua solida fanteria. Pur avendo occupato le alture, Regno macedone. Conclusa la pace con Roma, Fi- la falange di Filippo doveva scendere lungo un de- lippo passò il resto della propria vita a fare buon clivo reso scivoloso da un recente acquazzone, e viso a cattivo gioco e a riarmarsi senza dare trop- rotto dalle asperità del terreno. La formazione ma- po nell’occhio, consegnando così al figlio Perseo, cedone giunse a valle respingendo lentamente le succedutogli nel 179 a.C., un potente Esercito, forze di Tito Quinzio Flaminino. Questi, tuttavia, ben sostenuto da alleanze con popoli da cui trarre ancora una volta dimostrò la superiore flessibilità della legione manipolare, inviando 20 manipoli sull’altura rimasta non presidiata, per prendere al- le spalle i Macedoni. La falange, già incrinata dai lanci a distanza ravvicinata dei giavellotti e dalla difficile avanzata sul terreno aspro e fangoso, si scompaginò e i legionari, nel combattimento cor- po a corpo, ebbero buon gioco grazie ai loro gladi,

I sacrifici votivi compiuti dai Romani prima della batta- glia di Pidna: la mattina del 22 giugno 168 a.C. solo il 21° bue diede auspici favorevoli ai Romani.

123 - SPECIALE ziali, un grado inferiore. Uomini come Spurio Li- gustino: «Ho servito per 22 anni nell’Esercito e ho più di 50 anni», scrive Livio, riportandone il di- scorso. «L’anziano Centurione era l’uomo che ci voleva: veterano delle dure campagne contro le tribù celtibere in Spagna, aveva soprattutto già avuto a che fare con le falangi macedoni, combat- tendo a Cinocefale e a Magnesia, collezionando una quarantina di decorazioni al valore e almeno tre promozioni sul campo». Le disposizioni prese per risolvere la guerra contro Perseo, risultata più difficile del previsto, non potevano non riguardare anche i vertici. Per farla finita, fu eletto Console per l’anno 168 un veterano sessantenne, Lucio Emilio Paolo, figlio del Generale caduto a Canne mezzo secolo prima. Paolo, che era un veterano della guerra Annibali- ca, si era distinto contro i Lusitani (191-189 a.C.) e, già Console, aveva sconfitto i Liguri - che ora arruolò come ausiliari contro Perseo - nel 182, grazie a un brillante espediente tattico. Arrivato in Macedonia, il nuovo Console ripristi- nò rapidamente l’efficienza e la disciplina dell’Ar-

Sopra. Un busto di Lucio Emilio Paolo (229-160 a.C.), il Con- sole romano vincitore di Pidna. A destra. Una moneta raffigurante Perseo, re di Macedonia, scon- fitto a Pidna.

unità mercenarie (come i Traci), grazie a una flo- rida situazione finanziaria. Perseo non attese troppo tempo e ben presto sfidò Roma insidiandone uno dei principali alleati in Oriente, Pergamo. Il Senato reagì scatenando la Terza Guerra Macedonica (171-168 a.C.), che tut- mata che, dopo tre giorni di aspre schermaglie tavia sembrò all’inizio mettersi molto male per i (che dimostrarono la superiorità dei velites sulla Romani e i propri alleati, sconfitti in alcuni scontri fanteria leggera greca), guidò oltre il fiume Elpeo, terrestri e navali. ricacciando i Macedoni nella città di Pidna. Paolo Già in vista della campagna del 170, il Senato non aveva però avuto mai modo di vedere schie- prese una serie di severe misure per ripristinare la rata in battaglia, tra la polvere sollevata da una disciplina nell’Esercito, che non aveva più la qua- sorta di istrice millepiedi e i barbagli degli «scudi lità di quello che aveva battuto, una generazione d’argento» e delle armature dei Compagni del Re prima, Annibale, Antioco il Grande e il padre di a cavallo, una falange macedone. Ecco perché a Perseo. Tra le misure prese ci fu il richiamo, su questo coriaceo e arrogante guerriero (eletto base volontaria, di numerosi veterani cinquanten- Console non aveva ringraziato, secondo la tradi- ni, compresi 23 Centurioni Primipili che, pur di zione, il popolo, affermando che era lui in realtà a servire l’Armata, accettarono, dopo proteste ini- far loro un favore riprendendo le armi) «un brivido

SPECIALE - 124 Rivist a Milit are n. 3/2009 di paura corse per le vene», come abbiamo ricor- dato all’inizio di questo scritto. Un’esperienza che dovette colpire molti soldati romani, ma non uo- mini come Spurio Ligustino. Era ai veterani che ora la Repubblica chiedeva saldezza morale, quando i Macedoni uscirono dalla città e si schie- rarono nella piana antistante. Perseo, che all’epoca di Pidna aveva circa 45 an- ni, si trovava in una disposizione d’animo diversa. Al Monte Callinico, nella Valle di Tempe, e contro i SPECIALE Dardani, aveva ottenuto delle vittorie, ma solo con la cavalleria e la fanteria leggera. La falange, rior- ganizzata dopo Cinocefale, non era stata ancora impiegata, e mordeva il freno. Pidna sembrava il luogo giusto per impiegarla, e Perseo schierò le sue truppe davanti alla città non appena compar- ve l’Esercito romano. Paolo, cui la sorte subita dal padre a Canne - battaglia iniziata per l’avventatezza dell’altro Console, Varrone - aveva insegnato le virtù della prudenza e del freddo calcolo tattico, impose con un trucco ai suoi uomini, ansiosi di battersi nono- stante il caldo e la fatica della marcia, di rimanda- re lo scontro; e, a dimostrazione delle proprie do- ti tattiche, eseguì una perfetta ritirata davanti a un nemico aggressivo e determinato. Non era facile imporsi a soldati che, per tradi- zione e nonostante i disastri in cui tale atteggia- mento li aveva gettati durante la guerra contro Annibale, amavano i Generali aggressivi e la ricer- ca del combattimento, arrivando a disobbedire agli ordini. Il Comandante temporeggiatore era mal visto (si veda Fabio Massimo) poiché offende- va la virtus, la virile qualità guerriera del legiona- Un elmo Montefortino, in auge all’epoca della batta- rio; e l’arte bellica occidentale è - sostanzialmen- glia di Pidna. te - basata sulla ricerca dello scontro risolutivo tramite l’urto. Vedere che, il giorno dopo aver rinunciato ad scontro tra i portatori d’acqua, si contrappone la attaccare Perseo, Emilio perdeva tempo disqui- tesi che stesse aspettando di avere il sole basso al- sendo sull’eclissi avvenuta durante la notte e le spalle, perché abbagliasse i Macedoni. Comun- compiendo sacrifici su sacrifici, deve aver mes- que sia, il Console schierò le sue truppe, seguendo so a dura prova la pazienza l’ormai tradizionale disposizio- dei suoi soldati. Ma c’era poco ne manipolare. Egli disponeva da fare: il ventunesimo bue Paolo non aveva però avu- di circa 35 000 uomini, com- sacrificato offriva finalmente “to mai modo di vedere presi 4 500 cavalieri, e 20 000 auspici favorevoli ai Romani, schierata in battaglia una fa- fanti romani inquadrati in due ma a patto di tenersi sulla di- legioni rinforzate, la Prima, al fensiva. Nel campo, i mugugni lange macedone. Ecco per- comando di Publio Cornelio Sci- presero un tono decisamente ché a questo coriaceo e arro- pione Nasica (il cui rapporto sa- allarmante, e la convocazione gante guerriero «un brivido rà impiegato da Plutarco per la di un consiglio di guerra, di paura corse per le vene» propria narrazione), e la Secon- mentre la giornata trascorreva da, agli ordini di Lucio Postumio con le armi al piede, unì al co- ” Albino. A quest’ultimo, un ex ro dei soldati anche i lamenti degli Ufficiali. Console di circa 47 anni anch’egli veterano della Le fonti sono tuttavia discordi sulla volontà di Spagna, dove nel 179 aveva sconfitto i Lusitani, Paolo di combattere, quel 22 giugno del 168, e a Paolo aveva affidato il centro della formazione, chi sostiene che volesse attendere il rientro dei fo- mentre all’ala destra aveva destinato, con 8 000 le- raggiatori, e che fu trascinato in battaglia per uno gionari, il giovane Scipione Nasica; all’ala sinistra si

125 - SPECIALE fece assumere alla propria Armata uno «schiera- mento triplice per mezzo dei manipoli, in mezzo ai quali mandò ripetutamente avanti i Veliti», su un terreno pianeggiante che, contrariamente a quello di Cinocefale, era assolutamente adatto al- la falange, e per questo era stato scelto da Per- seo, che in precedenza aveva rifiutato di dare bat- taglia per evitare di ripetere l’errore del padre. Il Console poteva quindi rabbrividire, ma non sorprendersi, nel vedere la falange avanzare len- tamente, al passo, compatta e col morale alto, re- spingendo la prima linea dei Romani. «Quando Emilio accorse - narra Plutarco - trovò le schiere dei Macedoni con le punte delle picche già infilate negli scudi dei Romani, sì che questi non riusciva- Consegnato ai Romani dai suoi mercenari, Perseo si no a raggiungerli con le proprie spade: vide anche presenta da Paolo Emilio in veste di supplice. gli altri Macedoni tirarsi avanti le targhe che por- tavano dietro alle spalle, protendere innanzi le picche, e attendere i fanti scudati». trovava l’alleato Attalo II di Pergamo, coi suoi opliti, Il brivido della paura, il consapevole timore fanteria leggera cretese e mercenaria, e un reparto d’aver compiuto, scegliendo quel campo di batta- di cavalleria etolica, oltre a 22 elefanti e ai cavalieri glia (proprio lui, che aveva saputo leggere così numidi di Re Misagene. bene i terreni nella difficile Spagna, e che si dilet- Perseo invece disponeva di 44 000 uomini, per tava di topografia e geologia), un errore tattico, la metà falangiti (21 000, al comando del Genera- colpì nel profondo l’anziano e avveduto Generale le Ippia di Beroea), con 4 000 cavalieri galati e romano; le legioni cedevano, i soldati arrivavano macedoni, e 3 000 guardie reali a cavallo e a piedi ad afferrare a mani nude le sarisse macedoni per (Agema) in riserva. tentare di spezzarle o di creare una breccia nella Paolo intendeva attaccare frontalmente. Una quale infiltrarsi. La pressione della fanteria di Per- scommessa giocata sulla forza d’animo e sul va- seo sembrava inarrestabile e i Romani erano sul- lore dei propri soldati visto che, nonostante le vit- l’orlo di una rovinosa rotta. Per la disperazione, torie conseguite dai Romani, sul campo la falange Paolo si lacerò l’uniforme. macedone era risultata spesso Forse era ripensando a quegli letale, in quanto forza d’urto di istanti che il vecchio condottie- fanteria. Certo, Emilio non ave- Le legioni di un nuovo ro disse al figlio Scipione Emi- va ancora letto il giudizio del “Impero avevano annientato liano (che diciassettenne aveva suo futuro ostaggio - e amico - l’ultimo erede del grande partecipato alla battaglia, rien- Polibio, all’epoca Generale di trando all’accampamento let- cavalleria di quella Lega Achea Alessandro e la falange, che teralmente ricoperto dal san- chiusasi in un’ambigua neutra- aveva dato al Macedone il gue dei tanti avversari che ave- lità: «Considerando la potenza dominio dell’Oriente va ucciso in preda a una furia della falange in sé (quindi sle- omicida) che «un Generale gata dall’ambito dell’intera Ar- ” molto valente non combatte mata di cui faceva parte, NdA), nulla può resister- una battaglia campale se non gli si presenta una le frontalmente né sostenerne l’assalto: il soldato estrema necessità o una grandissima occasione». romano, con la sua spada, non può aprirsi un var- Ciò pone un’ipoteca sulla reale volontà di Paolo co tra le 10 lance puntate simultaneamente con- nel dar battaglia quel giorno, su quel terreno. tro di lui». Una valutazione che lo storico militare Tuttavia, lo scontro non era certo perduto e il greco scrisse dopo Pidna. Col racconto dei testi- Console poteva contare, oltre che sulla propria moni - Paolo compreso - nella propria mente, o scaltrezza ed esperienza, sull’alto morale delle forse egli stesso presente alla battaglia (i relativi truppe, su diverse opzioni tattiche e su veterani passi delle sue «Storie» sono andati perduti), Poli- come Spurio Ligustino («34 volte sono stato loda- bio aveva ben chiaro l’andamento dello scontro. to dai miei Comandanti per il coraggio esibito»), Quello che sappiamo, grazie soprattutto a Plu- per tenere il campo e sfruttare un eventuale passo tarco, Livio, Dione Cassio (che sicuramente attin- falso del nemico. Questo si stava producendo sero dalla narrazione polibiana), e a Frontino, un proprio in misura proporzionale al successo della abile Generale imperiale vissuto nel I secolo d.C., falange che, non essendo omogenea, stava per- autore dei preziosi «Stratagemata», è che Paolo dendo l’allineamento a seconda della resistenza

SPECIALE - 126 l’Oriente. lange, cheavevadatoal Macedoneildominiodel- tato l’ultimoerededelgrande Alessandroelafa- supplice. si, siconsegnòaiRomanipiangendocome un ta, eilsuoultimoRe,traditodaimercenaricrete- di pochigiornilaMacedoniaerastataconquista- uomini dellaGuardia,riuscìafuggire,manelgiro gli elefantiostanandolidall’acquaconlebarche. sole, annientavanoisuperstitischiacciandolicon cida cheavevacoltoilfiglioadolescentedelCon- mentre iRomani,inpredaallostessofuroreomi- a unmigliaiodimortieadalcunemigliaiaferiti. crati daiRomani,chesubironoperditeinferiori,pari stessi fanti,ecirca25000macedonifuronomassa- una voltadipiù,intrappolamortaleperisuoi zio alcrolloacatenadituttal’ArmataPerseo. ed annientarel’alasinistramacedone,dandoini- dei suoielefantipermisepoiaPaolodispezzare breccia tra attaccando ifianchidellafalange,eallargandola Nasica acombatterecorpocorpo,soprattutto rio, perportareifantidell’aladestradiScipione contro ipuntidebolidelloschieramentoavversa- cavalleria eranorimastiaimarginidellabattaglia. Prima legione,mentrefantileggerie quando erastatoimpegnatodalla ancora attraversandoilfiumeLeuco non coordinato,eilsecondostava zo»), sieranoinfattimossiinmodo Perseo, i pi incuierasuddivisalafalangedi dalla cittàallaspicciolata.IdueCor- reparti macedoni,fral’altrousciti rita dallosparpagliamentodeivari una zonapiùrialzataeirregolare. sciando ilterrenopianeggianteper fronte avversaria,lafalangestavala- di resistenza.Inoltre,respingendola zo dellamischia,sicreavanosacche la propriaspada,cadutaglinelmez- aiutò ilfigliodiCatonearecuperare dove ungruppodigiovaninobili cando coisuoiperrecuperarlo,o il vessillooltrelefilamacedoni,cari- un Comandantealleatoavevagettato devano nettamente;inaltri,laddove trovata: inalcunipuntiiRomanice- tei») ei Le legionidiunnuovoImperoavevanoannien- Perseo, ferito,copertodalsacrificiodei3000 Il Leucoerarossodisangue,narranoglistorici, Una voltascompaginatasi,lafalangesitrasformò, Il Consolelanciòalloraunaseriediattacchi Paolo videsubitol’occasione,favo- calcaspidi leucaspidi leucaspidi («scudi dibron- («scudi argen- e Ricercatore di Storia Militare Storia di Ricercatore calcaspidi . Unaccortouso G i u l i a Il trionfo del Console Emilio Paolo (particolare) in un quadro di Antoine di quadro un in (particolare) Paolo Emilio Console del trionfo Il Charles Horace Vernet. Horace Charles n o D D a F F r è pione Emiliano. ma comeostaggio,fuanche consiglieremilitarediSci- all’epoca dellaTerzaGuerra Macedonica,portatoaRo- esperto militare:giàIpparco -Generaledicavalleria gli avvenimentidiquell’epoca, malihaanalizzatida molto aPolibio(202-120a.C.), chenonsolohanarrato fronto congliapparatimilitariellenisticidobbiamo (7) Perl’organizzazionemilitareromanaeunsuoraf- 53 000uominicontrosoli350cadutiromani. (6) Standoallefonti(pocoattendibili),Antiocoperse più giovani,oicinquantenni. anni. Incasodiemergenzavenivanoarruolatiragazzi (5) Lalevacomprendevatuttigliuominidai17ai 46 (350 a.C.). (4) CosìlifacevacantareilcommediografoMnesimaco delle tatticheoplitiche. marono inaddestratoriprofessionisti oltre checombatteredamercenariall’estero,sitrasfor- (3) AllafinedellaGuerradelPeloponnesomoltireduci, la falangeoplitica. no Epaminonda,chepureavevarivoluzionatol’usodel- pericoloso delGeneralegreco)algenialeStrategoteba- di Brigata,suuntotale192morti,ariprovadelruolo maco aMaratona(dovecadderoanchetreComandanti le duefrontiavversarie,dalPolemarcoatenieseCalli- decine, spesso«intrappolati»nelcozzodellelancetra (2) IGeneralicadutiinquestaposizionesicontanoa verso unurtofrontale. serrata afalange,conlanceescudiquadrati,protesa no al2500a.C.,mostracomunqueunamiliziasumera (1) La«Steledegliavvoltoi»diLagash,realizzataattor- N O T E 127 iita Rivist (hoplomachoi) M - SPECIALE i l i aren.3/2009 t

SPECIALE TRASFORMAZIONE DI UN PAESE: LA TURCHIA

LA MACROREGIONE prende quella denominata Ataturk. Un progetto da miliardi di dollari, che mette a gran rischio l’ap- Già nel marzo del 2003 per la Turchia, che co- provvigionamento della stessa «materia», risorsa minciava a schierare truppe lungo la linea di confi- strategica di quella regione. ne irachena prima ancora che il conflitto a guida Inoltre, nell’ottica macroregionale e geopolitica, è statunitense contro l’Iraq entrasse nella fase ope- sempre più evidente la crescente priorità strategica rativa, la peggiore situazione ipotizzabile era che i che il fattore energetico rappresenta per la Turchia. curdi d’Iraq - da tanto tempo in sofferenza - La diplomazia della pace passa per la gestione del- avrebbero potuto cogliere l’opportunità per pren- le risorse, in primis quelle idriche, e i conflitti per dere in mano il nordest del Paese, dove sono situa- assicurarsela sono destinati a dilagare, soprattutto te le risorse petrolifere, e il sud est della Turchia, a causa delle crescenti privatizzazioni e dei conse- creando il Kurdistan come Stato indipendente. guenti giochi di potere, che ruotano intorno a ciò Nella stessa area, ossia la regione Anatolia, rive- che, a torto o a ragione, è ritenuto invece un bene ste una particolare importanza la risorsa idrica. universale, patrimonio oltremodo prezioso per i Qui è localizzato il sistema di dighe che com- Paesi a base economica prevalentemente agricola della regione. Ma nello sviluppo del programma macroregionale Percorso dei fiumi Tigri ed Eufrate. turco si frappone un altro attore: i curdi. Pari al 20% della popolazione, essi costituiscono: • per ragion di stato, un potenziale nemico inter- no/periferico; • per motivi di ordine pubblico (tendenze seces- sionistiche, sviluppo dei gruppi guerriglieri, frammentazione e destrutturazione del conflit- to) un’antagonista per il controllo del territorio e dei confini, anche al fine di accedere alla risorsa idrica strategica. Tutta la società organizzata tende ad appropriarsi di un territorio all’interno del quale profonde ogni sforzo per realizzare il suo programma sociale. L’esecuzione e la gestione del progetto sociale presuppongono pertanto il possesso della sovrani- tà territoriale definita da un sistema di frontiere che stabiliscono dei limiti al campo relazionale. I confini e il territorio turco sono risultati ancor più «remunerativi» durante la guerra del Golfo an- che per il controllo di Al Qaeda, espressione della destabilizzazione a livello internazionale.

IL PROGETTO DELL’ANATOLIA DEL SUD-EEST (GAP) SU SCALA NAZIONALE

Il GAP, il più grande progetto regionale applicato in Turchia, è tra i più grandi piani di sviluppo rea-

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lizzati nel mondo. Esso assicura la potenza idroe- Aree a maggioranza curda. lettrica, l’irrigazione delle terre aride, lo sviluppo regionale, agricolo, industriale, delle infrastrutture, una nuova politica sociale, la riduzione delle dispa- percorso incontrollato dei «suoi» fiumi, come ri- rità tra la regione GAP e le altre aree del Paese, portato nel General Directorate of State Hydraulic l’aumento della produttività e dei posti di lavoro, Works (DSI). l’incremento della produzione di energia elettrica, L’altra faccia della medaglia è che nella denomi- l’aumento delle esportazioni di prodotti agroali- nazione GAP, con prospettiva simbolica, la realiz- mentari, lo sviluppo di settori quali il turismo, i tra- zazione della diga Ilisu (nei piani dovrebbe conclu- sporti, l’istruzione, la sanità, le telecomunicazioni, dersi entro il 2014, quindi anno e/o evento signifi- l’industria mineraria e il petrolio. cativo per l’accesso all’UE) costituisce un pretesto e Con la diga Ilisu e le altre realizzate nell’ambito uno strumento di repressione: infatti, il riempi- di questo progetto, e quelle ancora allo stadio pro- mento del bacino artificiale causerà la perdita gettuale, la Turchia controllerà sempre più il flusso delle abitazioni per circa 78 000 curdi della Tur- di acqua dei fiumi Tigri e Eufrate verso Siria e Iraq, chia sudorientale, distruggendo siti archeologici riducendolo notevolmente. tra i più antichi al mondo e l’antica città di Hasan- Sul versante nazionalista le motivazioni a soste- keyf sul fiume Tigri, nella provincia di Batman. gno si basano sul fatto che la Turchia sia stata de- La sua realizzazione limiterà le aree verso le quali vastata da lunghe siccità, abbia visto distrutte fore- gli Internally Displaced Persons (IDP) curdi potran- ste, vegetazione e molti ambienti naturali, soprat- no rientrare e minaccerà altre diverse migliaia di tutto a causa delle erosioni terrestri generate dal quelli che già vivono nelle aree come Hasankeyf,

129 - RUBRICHE I percorsi energetici: il corridoio est-ovest e la centrali- stica l'uomo e il suo lavoro sono ridotti al valore tà della Turchia. della merce), che possano meglio rispondere alle esigenze esclusivamente della Turchia. Ciò avrà ripercussioni sulle popolazioni delle zone a valle che saranno sommerse. In aggiunta, l’oleodotto degli invasi dove si riverserà l’acqua, a seguito Baku-Tbilisi-Ceyhan, che attraverserebbe i territori dell’avvio del funzionamento della diga. popolati da minoranze curde in Turchia, costituisce Gli effetti, pertanto, coinvolgeranno non sol- un pericolo imminente. tanto i curdi, ma anche altre popolazioni situate La costruzione di dighe farà aumentare il numero nei Paesi limitrofi, ossia l’Iraq e la Siria, alteran- degli sfollati interni, già di per sé elevato in Tur- do i relativi equilibri geopolitici. A questo punto chia. Se consideriamo che tre milioni di persone ci si domanda se la gestione e il trattamento sono state costrette ad abbandonare le terre d’ori- delle acque di un fiume che, come il Tigri, attra- gine e sono state trasferite in città - a causa delle versa più Paesi, non debba essere regolamenta- operazioni militari condotte a metà degli anni ’90 - ta in un contesto più ampio. Al di là delle leggi un ulteriore inurbamento farà ulteriormente peg- internazionali, comprese due Convenzioni delle giorare le condizioni di vita degli sfollati interni, Nazioni Unite (volte a prevenire significativi im- confinati nelle periferie dei grandi centri. Agli inizi patti negativi oltre frontiera), il progetto viola del decennio 1990-2000, la popolazione della città l’accordo di partenariato in vista dell’accesso di Diyarbakir si è quadruplicata, mentre la periferia della Turchia all’UE (Decisione del Consiglio di Istanbul è divenuta sede di campi profughi, co- 2003/398/Ec), che richiede l’implementazione e me quello di Ayazma, per migliaia di persone pro- l’applicazione della Direttiva del Consiglio sulla venienti per lo più dai villaggi distrutti dell’Anatolia verifica degli effetti di taluni progetti pubblici e Sud-Orientale. privati sull’ambiente (85/337/EWG). L’Unione Europea ha firmato entrambe le Convenzioni e ogni Paese a essa aderente è obbligato a rispet- IL RUOLO DELLA TURCHIA NELLA MACROREGIONE tare le regole in esse definite. Inoltre, l’adozio- ne e l’applicazione della Direttiva-quadro sul- Il GAP attua, quindi, processi di «reificazione» l’acqua sono identificate come priorità cui la (un processo secondo cui nell'economia capitali- Turchia deve adeguarsi nel corso del suo pro-

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La rete dei gasdotti in Turchia. se militari, importazioni e soprattutto esportazioni, in sistema con l’escalation del conflitto). Le simpa- tie moscovite per il partito curdo tuttavia perdura- cesso d’adesione all’UE. rono sino al 1994, quando la Russia consentì l’isti- La contesa per il controllo del bacino del Tigri- tuzione sul proprio territorio della Confederazione Eufrate, che da quasi mezzo secolo ha visto coin- delle Organizzazioni Curde, che propugnava la lot- volte Turchia, Siria e Iraq, è considerata come una ta di liberazione nazionale. delle più rilevanti «guerre silenziose» e non com- Ritornando al «fattore geografico» e agli assi di battute, che rischia però di conoscere una defla- penetrazione geopolitica e geostrategica, con la fi- grazione dirompente. L’indiscussa conflittualità ne della Guerra fredda e la caduta di molte frontie- della macroregione con le guerre in Iraq, l’instabili- re, la centralità della Turchia si va imponendo sem- tà mediorientale, lo Stato di Israele e Cipro e il con- pre più potentemente sul quadrante mondiale (ce- tinuo incremento del budget per la spesa militare lebre posizione dell’altopiano Anatolico chiave ad nella «corsa agli armamenti» con la Grecia hanno est di un Mediterraneo allargato, cerniera e ponte generato per la Turchia una sindrome d’accerchia- di tre Continenti). mento. In questo scenario geopolitico, dopo le Nella ridefinizione del proprio ruolo strategico, pressioni sulla Siria per la cattura di Ocalan, il con- Ankara in linea con le proprie scelte di politica in- finante Governo di Teheran diventa un alleato ina- terna ed estera, ha impostato una politica energeti- spettato per fronteggiare il PKK e l’omologo PJAK, ca diretta non tanto e non soltanto al fabbisogno partito della vita libera in territorio iraniano, favo- interno, quanto alla crescente richiesta dei mercati rendo un do ut des tra questi due Paesi, rinuncian- esteri. Si tratta, quindi, dell’ingresso sulla scena do all’influenza sulla numerosa minoranza turco- mondiale come «ponte energetico» tra i principali azera in Iran e, soprattutto, garantendo di non per- bacini petroliferi e di gas naturale del Medio mettere agli Stati Uniti di colpire l’Iran utilizzando il Oriente, del Caucaso, del Caspio, dell’Asia Cen- territorio turco. trale, del Golfo, dei Paesi mediterranei con i po- Un programma di assistenza alla Cecenia ha giu- tenziali acquirenti. Non solamente acqua, ma an- stificato la reazione turca all’uso strumentale che che petrolio, oleodotti, raffinazione, gas naturale, Mosca ha fatto del PKK per destabilizzare uno dei Blue Stream, altri sistemi/percorsi di trasporto e principali alleati della NATO (stando ai dati su spe- stoccaggio del gas naturale, prodotti combustibili

131 - RUBRICHE L’IMPATTO DEL GAP SULL’ECOSISTEMA.

Tra gli impatti più disastrosi che potrebbero essere determinati dalla costruzione della diga si segnalano: • un’interruzione delle dinamiche tipiche di ogni corso d’acqua, con accumulo di sedimenti nell’invaso. Il trat- to di fiume a valle della diga sarà invece soggetto a erosione, così come la linea di costa allo sbocco sul ma- re; • rischio di crolli, dovuti al fatto che la roccia su cui sorge Hasankeyf possa non sostenga il carico generato dall’invaso, oltre ai danni indotti all’aumento di umidità, sulla conservazione di resti archeologici; • riduzione della bio-diversità a causa dei cambiamenti negli ambienti fluviali; • rischio di isolamento delle popolazioni di organismi che normalmente necessitano di interazioni. Questo dipende dal naturale fatto che le popolazioni viventi consistono in individui simili, cioè in grado di scam- biarsi e trasmettersi geni; • rischio di eutrofizzazione, dovuta alla concentrazione di un carico eccessivo di sostanze nutritive raccolte dalla corrente; • rischio di scomparsa della fauna bentonica, ossia quella che vive a contatto con i sedimenti e non in pro- fondità; • abbassamento delle falde acquifere laterali a valle della diga; • scomparsa degli habitat della valle sommersa con conseguenze sulle rare specie di uccelli che la abitano, impatto sulle rotte degli uccelli migratori che la utilizzano per orientarsi; • rischio di variazione nel regime climatico dell’area, considerata l’instabilità del regime piovoso della regio- ne. Le variazioni in umidità saranno una fonte d’infezione per malattie che come la malaria. In ultimo, i crite- ri internazionali di progettazione e realizzazione della diga, a cui il piano deve attenersi, in quanto sostenuto finanziariamente da altri governi, non sono stati rispettati in termini di mitigazione dell’impatto ambientale, proposte progettuali alternative relative a ubicazione e coinvolgimento delle comunità locali interessate. naturali: carbone sostanze bituminose, energia energetica e assicurare la protezione delle linee di elettrica, nucleare, fonti alternative. approvvigionamento, obiettivo strategico dalle La selezione dei fornitori e fruitori della politica forze terroristiche, dato che i teatri ceceno e ira- turca di Energy Bridge è largamente condizionata cheno hanno fatto registrare un aumento espo- dalla situazione politica macroregionale e inter- nenziale di sabotaggi. nazionale. Precise scelte anche in materia di poli- L’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) o il ga- tica estera perseguono l’obiettivo di diversificare sdotto Blue Stream, sono parte integrante di que- il proprio mercato di acquisti e di mantenere sta logica, che vede nella diversificazione e nella equilibri regionali e intese internazionali, come pluralità delle fonti di approvvigionamento ener- con l’Unione Europea, che dovrebbe costituire getico uno degli strumenti essenziali per svilup- uno dei prime importers di gas naturale. pare un certo grado di stabilità in un settore così Proprio il Primo Ministro Redjep Tayib Erdogan volubile. in un’intervista ha ribadito che la nozione di «Eu- Il territorio è generato partendo dallo spazio, la rasia» rappresenta una realtà politica ed economi- territorializzazione è il risultato di un’azione con- ca che sta crescendo sempre più e che il ruolo dotta da un attore, che realizza un suo program- della Turchia rafforzerà la stessa Unione Europea ma a qualsiasi livello. quale punto di connessione, che comprende per- La crisi tra Russia e Ucraina scoppiata nel gennaio sino diverse aree della globalizzazione del ventu- del 2006, circa i prezzi da pagare per le forniture nesimo secolo. di gas di Mosca a Kiev, ha rivelato l’estrema fragili- La riorganizzazione (e, sotto taluni profili, anche tà del sistema globale di oleodotti e di gasdotti. Il la ridefinizione) dei percorsi energetici e il loro rifiuto ucraino di accettare i nuovi rincari imposti adeguamento sotto un profilo strettamente tec- dalla compagnia Gazprom (di fatto dal Cremlino) nologico è correlata a realtà interne, impegni già ha provocato il blocco delle forniture a Kiev ed è assunti, finanziamenti esteri (UE, World Bank, FMI stato sufficiente per allarmare le borse europee e ecc.), e a svincolare la Turchia dalla dipendenza provocare un aumento del greggio sulle principali da un singolo Paese e da una singola risorsa piazze occidentali.

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Una fregata turca nello Stretto dei Dardanelli. Patria turca. Le Forze Armate hanno rivestito un ruolo determinante sulla questione delle acque, nella politica interna e sono sempre più attive an- IL RUOLO DELLO STRUMENTO MILITARE che in politica estera. In due situazioni particolari, in cui l’intervento delle Forze Armate ha riguardato Nello scenario geopolitico le rivalità di potere, per la questione dell’acqua: l’iniziativa militare contro i dirla come Y. Lacoste sono anzitutto quelle tra Sta- curdi e il patto militare con Israele basato su un va- ti, grandi e piccoli, che si contendono il possesso o sto programma economico. L’Esercito turco è lar- il controllo di certi territori e delle risorse. Inoltre, gamente coinvolto nella dimensione internazionale nell’era della globalizzazione le stesse rivalità si per il suo ruolo attivo nella NATO. Inoltre, le Forze sviluppano anche all’interno della Turchia in cui Armate operano, in particolare, nella zona del GAP popoli, più o meno minoritari, rivendicano la pro- e più a est, nel bacino del Tigri, dove nelle zone a pria autonomia o indipendenza, facendo emergere predominanza curda l’intervento dello Stato è per- problemi geopolitici di immigrazione. Inoltre, nella cepito come un’ingerenza militare e poliziesca. Un stessa Turchia, esistono rivalità geopolitiche tra i altro aspetto del ruolo dell’Esercito turco che può principali partiti politici e militari, che cercano di avere un’influenza indiretta sulla questione dell’ac- estendere la propria influenza, e di conquistare o qua è rappresentato dal patto turco-israeliano, ca- conservare le circoscrizioni elettorali. Il ruolo della pace di sorprendere molti osservatori a causa della classe militare e la sua diretta influenza sulla poli- scarsa conoscenza della politica estera turca. In re- tica del Paese è riconducibile a tre fattori di ordine altà la Turchia non ha mai rinunciato alla collabo- storico, politico e di sicurezza interna. Le Forze Ar- razione con lo Stato ebraico e anzi l’ha anche sol- mate sono l’Istituzione su cui il popolo può fare af- lecitata, in particolare nel settore agricolo, soprat- fidamento durante i difficili momenti di crisi, una tutto per quanto riguarda le tecniche d’irrigazione. formidabile struttura, garante di ogni concezione di L’esperienza e l’addestramento maturato dalle statualità e imperio da loro edificati, fattore identi- Forze Armate turche, durante le operazioni contro tario e strutturale voluto da Ataturk, il padre della il PKK negli ultimi decenni, sono stati sfruttati in

133 - RUBRICHE La rete dei gasdotti in Europa. geopolitici influenzando l’opinione pubblica, modi- ficano i punti di vista e le decisioni dei dirigenti. Ed è proprio questa de-territorializzazione di denaro, particolare nell’Operazione ISAF in Afghanistan, idee e soggettività a determinare una crescente con un successo che è scaturito anche dalla condi- frattura tra Stato e nazione, dove la seconda è at- visione di logoi e mythoi con la stessa popolazione traversata e sfidata da una molteplicità di apparte- afghana. I militari turchi hanno scelto di pattugliare nenze. Gli interventi di cooperazione internazionale le strade a piedi senza indossare giubbotti antipro- vanno a innescare «processi di territorializzazione iettile, anche se ciò significava mettere a repenta- eterocentrata», in cui compaiono attori che agisco- glio la loro vita. Un segno di «rispetto» che gli af- no in territori differenti producendo aumenti o di- ghani ricambiavano con la loro cooperazione. Il ri- minuzioni di complessità. spetto infatti è la chiave per guadagnarsi la fiducia Il progetto GAP, per definizione, «vive con il terri- e il consenso necessario all’espletamento della torio» e per questo produrrà effetti anche al di fuo- missione. ri e oltre lo stesso intervento. Si solleva nell’opinio- ne pubblica mondiale la problematica settoriale, sotto forma di rispetto dei diritti e patrimonio del- CONCLUSIONI l’umanità, evidenziando il degrado delle risorse naturali, aree di elevato valore naturalistico-am- La nuova concezione sia operativa che geopolitica bientale caratterizzate da alta biodiversità, che prende in considerazione il ruolo sempre più im- ospitano habitat e specie rare, l’impatto sulla salu- portante svolto dai media, che diventano attori te, le condizioni sociali, fenomeni specificamente

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Soldati turchi. Un Paese, per ridefinire con successo la propria ci- viltà di appartenenza, deve soddisfare i seguenti prerequisiti: l’élite politica ed economica deve so- geopolitici, che si ripropongono in differenti parti stenere tale passaggio con molto entusiasmo, del mondo come nel caso della reificazione dello l’opinione pubblica deve manifestare il proprio spazio per l’allestimento di dighe con progetti «fa- consenso e l’accettazione da parte della civiltà ver- raonici» non solo in Turchia, ma anche in Cina (Tre so la quale si dirige. Gole) ed in Egitto. In definitiva, la Turchia costituisce un riferimento Si sviluppano su scala locale - per riprendere una e baluardo «europeo» ma non ancora nell’Unione teoria ormai nota agli addetti ai lavori - questioni Europea, malgrado la modifica al tanto controverso che in scala militare definiremmo rilevanti a livello articolo 301 del Codice Penale (ricordato nel nu- strategico (1° livello), ma che di fatto si sviluppano mero 5/2008 della Rivista Militare). Si candida per a un livello nemmeno operativo (2° livello), ma un potenziale ruolo di stato guida musulmano (al squisitamente tattico (3° livello), la cosiddetta 99,9%), ma per impersonarlo dovrebbe ripudiare «compenetrazione dei livelli» nella terminologia, proprio il laicismo di Ataturk, che l’ha resa tale. adottata da Luttwak. Resta comunque cerniera e ponte di tre continenti, La Turchia, attore in connessione tra Paesi eu- differenti religioni, culture e regioni e forse proprio ropei e asiatici, da sempre al centro dei traffici per questo è così complessa, poliedrica, determi- (Stretto dei Dardanelli), il primo bastione di nante e ancora in bilico. contenimento a est contro l’espansione del- Le sfide future nello scenario geopolitico con l’URSS (fino alla sua caduta) verso il Mediterra- l’ascesa di nuove potenze provenienti da Oriente la neo e il Golfo Persico, attualmente sempre più renderanno probabilmente una frattura o un muro, potente e florida, ricca di riso rse idriche e at- forse una soglia. traversata da gasdotti ed oleodotti transcauca- sici, caspici e persici, si erge a Stato leader ma- croregionale, il più popoloso e, se si calcolano Gennaro Di Domenico le minoranze turcofone altrove, quasi egemone Capitano, in servizio presso col «panturchismo». il Dipartimento Impiego del Personale Ma i cambi di civiltà sono sempre dei fallimenti? dello Stato Maggiore dell’Esercito

135 - RUBRICHE Giovanni Iacono: «Gela. Le operazioni dei re- merosi atti di eroismo, spesso sconosciuti ai più. parti italiani nella battaglia del 10-111 luglio 1943», edito dall’autore, Ragusa, 2008, pp. 155, euro 12,00. Christiana Ruggeri: «La lista di carbone», Ugo Mursia Editore, Milano, 2008, pp. 254, euro Dopo la Campagna di Sicilia, avvenuta nel luglio- 17,00. agosto del 1943, si è largamente diffusa la tesi se- condo la quale l’Esercito aveva «tradito». Tesi ripre- Il romanzo «La lista di carbone», di Christiana sa da quasi tutti gli autori italiani e stranieri, secon- Ruggeri, giornalista del «Tg2» RAI è come una do i quali i soldati italiani si erano arresi agli Alleati finestra che si apre a ritroso nel tempo sul ter- senza colpo ferire, o quasi. La ricerca dell’autore, ribile scenario dei campi di lavoro della Germa- basata su materiale dell’Archivio dell’Ufficio Storico nia nazista. dello Stato Maggiore Esercito, nonché su testimo- La narrazione si svolge tra Roma, Sachsenhau- nianze di civili del luogo, mira a confutare tale tesi. sen e Riga-Kaiserwald, in un complesso intreccio Nella notte tra il 9 e 10 luglio 1943 gli Alleati tra presente e passato. attuarono il più grande sbarco anfibio mai tentato La studentessa romana Anna Biren - protagonista fino ad allora, impiegando nel solo settore di co- e voce narrante del romanzo - con un’abilità da ve- sta compreso tra la città di Gela e Scoglitti (Sicilia ra detective ricompone, tessera dopo tessera, una sud-orientale), 580 navi da guerra e da sbarco, grande storia d’amore interrotta dalla guerra. oltre a 1 124 Un’anziana libraia ebrea di origine tedesca, Cristina mezzi anfibi, Hauffmann, scopre che l’uomo di cui era perduta- che sbarcarono mente innamorata, Heinrich Vössell, non era morto due intere Di- come aveva creduto fino ad allora. E così, superata visioni (la 1a a la confusione emotiva iniziale, decide di andare da Gela e la 45a a lui a Riga per incontrarlo. Scoglitti, per Uno dei personaggi più affascinanti e misteriosi un totale di del romanzo è sicuramente il Colonnello Heinz Lö- circa 40 000 we. Egli rac- uomini suddi- conta ad Anna visi in circa 27 di essere ap- battaglioni). partenuto a un L’urto iniziale gruppo sopra- fu sostenuto da nazionale mili- 5 battaglioni tare scientifico delle unità co- fondato negli stiere (XVIII Bri- Anni Trenta, il gata costiera), GU12. Si tratta- che opposero va di dodici una strenua re- specialisti di al- sistenza, ma to livello (russi, prima dell’alba francesi, tede- furono ridotti al schi e un italia- silenzio dal no) riuniti allo fuoco delle artiglierie navali. La reazione dei Co- scopo di «ripu- mandi italiani fu immediata. Già alle 05.00 del 10 lire il mondo luglio il Gruppo mobile «E», di stanza a Niscemi, dal disordine e mosse al contrattacco; riuscì a penetrare fin dentro dalla scellera- l’abitato di Gela, ma intorno alle 11.00, a causa del tezza»; tra fuoco delle artiglierie navali, subì forti perdite e do- questi il fisico vette ripiegare sulle posizioni di Ponte Olivo. La atomico Werner mattina dell’11 luglio, unitamente alla Divisione «H. Heisenberg che Goering», mosse al contrattacco la Divisione «Li- nella corsa alla vorno» al completo. Alle 11.00 gli uomini della «Li- bomba era l’uomo più temuto dagli americani. vorno» erano giunti alle porte di Gela, ma ancora Le cose precipitarono il 1° settembre del 1939 una volta l’intervento dell’artiglieria navale fu deci- con l’invasione della Polonia da parte della Germa- sivo. I reparti furono decimati, per cui dovettero ri- nia a cui seguì il 3 settembre dello stesso anno le piegare sulle posizioni di partenza. dichiarazioni di guerra di Francia e Gran Bretagna. Dalla lettura di quest’opera emerge la grande ca- La squadra del GU12 venne sciolta e imposto l’or- pacità dell’autore di mettere in risalto, oltre alla dine del silenzio a tutti i suoi membri; ma Andriy e condotta delle operazioni dei reparti italiani, Löwe contravvenendo agli ordini non distrussero gli l’umanità e spesso anche qualche giustificata de- importanti risultati ottenuti in campo militare e ba- bolezza dei soldati italiani che, nonostante aves- listico. E così decisero di nascondere quel dossier sero la netta sensazione di aver perso ancora pri- segreto a Berlino. Alla fine del 1944 il Colonnello ma di aver iniziato a combattere, compirono nu- Löwe viene contattato da Andriy, che gli rivela il

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progetto sovietico di un’imminente invasione di portato l’attenzione su questa testimonianza storica Berlino. C’è una scappatoia: se il Colonnello delle della città. Il monumento per la prima volta viene SS fosse riuscito a recuperare il dossier e a farlo presentato nella sua interezza anche nelle sue parti avere a un uomo di fiducia di Andriy che lo aspet- nascoste. Secondo un’ipotetica ricostruzione, la tava a Riga, il Colonnello, la sua famiglia e chiun- tomba, posta più in alto rispetto al piano stradale di que avesse voluto sarebbero stati risparmiati in ca- piazza Carlo Alberto, aveva sulla parete sud quattro so di sconfitta. finestrelle uguali all’unica che rimane tutt’oggi. A questo punto della vicenda s’innesca un’eroi- Il primo a parlare della leggendaria tomba del ca avventura, che è poi il leit motive del romanzo. poeta Stesicoro fu Libertini che, sulla base della Il deportato Heinrich Vössel viene chiamato dal tradizione popolare la collocava negli orti, di pro- Colonnello Löwe a compiere questa delicata mis- prietà del barone Nicolò Leontini, che pur rima- sione. In cambio, se fosse riuscito, avrebbe otte- nendo in zona, si trovano presso l’attuale chiesetta nuto la propria libertà e quella di 150 uomini, 90 di San Gaetano alle Grotte. Più tardi lo stesso Li- donne e 10 bambini ebrei, che lui stesso gli bertini si corresse in un suo articolo, ammettendo avrebbe segnalato. L’eroe, aiutato dal compagno che il manufatto non poteva essere di epoca greca. di prigionia Otto Illenburgh, scrisse i nomi di pa- Del resto anche un altro studioso, Wilson, riteneva renti, amici e conoscenti sulle foglie di pannoc- che la tomba in oggetto fosse di epoca romana, ri- chia sgranata con il carbone (la lista di carbone). salente perlomeno al I sec. d.C. (il timpano, infatti, E così tutti gli ebrei della lista furono liberati e il è assimilabile all’epoca Traiana, sia per la tecnica Colonnello Löwe fu risparmiato. costruttiva sia per fattura) ed è identica a quella Il romanzo di Christiana Ruggeri insegna la for- dell’Anfiteatro di piazza Stesicoro datata intorno al za della speranza, al di là di tutto e di tutti, ma II sec. d.C. anche il valore dell’amicizia capace di riscattare Da questi rilevamenti e da un sistematico e ac- l’esistenza e di conferirle un significato. curato studio, si è trovata la spiegazione a uno dei molti interrogativi che tuttora permangono Pier Vincenzo Rosiello della nostra storia e che potrebbe essere esteso ad altri monumenti che ci circondano. Corrado Rubino: «Il sepolcro inaccessibile (la Marcello Ciriminna cosiddetta tomba di Stesicoro)», Mare Nostrum edizioni, Catania, 2007, pp. 166, euro 20,00. Stefano Biguzzi: «Cesare Battisti», edito da Fa parte del patrimonio storico-artistico della UTET Libreria, Torino, 2008, pp. 727, euro città di Catania un monumento poco conosciuto 35,00. e praticamente inaccessibile: la cosiddetta tom- ba di Stesicoro, posta all’interno della caserma Una testimonianza storica sulle imprese di un «S. Angelo Fulci», in piazza Carlo Alberto. Uomo, fatte di singoli atti e vicende che si ricolle- L’edificio è rivestito da conci di pietra lavica gano, nella continuità storica dagli anni precedenti squadrati, in opera pseo-isodoma, e ha un fron- alla Prima guerra mondiale sino al suo inizio, per tone decorato da un timpano spezzato, del tipo concludersi con l’esecuzione a Trento di questo realizzato a eroe, spesso citato ma non conosciuto da molti. Roma in epoca Nel racconto di Biguzzi, Battisti, nato a Trento nel Traiana. 1875, viene elevato a simbolo di una nazione che La tomba è ha nei suoi martiri e nei suoi eroi i simboli della stata inglobata sua ascesa a futura grandezza, con lo scopo di nel XIII secolo ravvivarne la memoria storica che, purtroppo, in parte nel sembra svanito nel pensiero» degli Italiani, anche a convento dei causa dell’uso strumentale delle sue idee che, a Carmelitani, e posteri, saranno strumentalizzate dal fascismo, poi trasformata determinandone un progressivo oblio. in caserma nel La ricerca storica si basa, in forma estremamente 1866. Attual- dettagliata e documentata, soprattutto sulle testi- mente, all’in- monianze dirette dei suoi compagni che, con lette- terno del cortile re e racconti, furono spettatori diretti della crono- è visibile solo logia degli eventi storici e dell’azione di Battisti. Di- l’angolo sud- fatti, la narrazione si sviluppa dai primi passi del ovest. Pare in- giovane irredentista, con idee socialiste, percorren- vece non es- do gli anni della sua vita, vissuti nel difendere serci più traccia l’identità italiana del Trentino, sino alla sua elezio- della parete ne a deputato nel Parlamento di Vienna, volgendo nord. alla fine il suo sentimento nel filone interventista, il È merito del- suo arruolamento nel Regio Esercito Italiano e la l’autore di que- sua tragica fine. sto libro, aver Cresciuto con il mito dei princìpi risorgimentali,

137 - RUBRICHE fu tra i fondatori del partito socialista trentino, gno, è frutto di un’attenta ricerca e ricostruzione difendendo le classi più deboli e denunciando le storica in cui sono raccolte le memorie di quei ingiustizie del governo austriaco nei confronti drammatici giorni. La sapiente alchimia creata degli italiani. dagli autori fornisce una puntuale analisi delle Nel corso della sua vita, Battisti si incrocierà con il testimonianze italiane e austriache. Un meravi- giovane Mussolini e De Gasperi, venendone in- glioso scorcio su gloriosi e dolorosi giorni che fluenzato e contribuendo, soprattutto sul primo, a per troppo tempo sono stati rilegati in secondo sviluppare la sensibilità per i problemi degli italiani piano dalla storiografia. Infatti, il Monte Cornel- ancora sottomessi all’Impero Austro-Ungarico. la, che si trova sul lato orientale del Massiccio Allo scoppio della prima Guerra Mondiale, si tra- del Grappa, e il paese di Quero sono stati prota- sferì in Italia e gonisti dei combattimenti che si sono svolti dal si arruolò negli 14 al 17 novembre del 1917 per la difesa del Alpini. Cattura- Piave, del Monte Grappa e del fronte italiano do- to dagli Au- po Caporetto. «La decisione sarebbe avvenuta striaci sul Pa- alla stretta di Quero, quella strozzatura della val subio, venne Piave che fin dal medioevo aveva controllato condannato a l’accesso di chiunque voleva raggiungere la pia- morte. nura veneta dalla convalle bellunese e feltrina. La La condanna battaglia di Monte Cornella sarà uno dei mo- fu eseguita a menti cruciali Trento, nel Ca- della prima di- stello del Buon fesa del Grap- Consiglio, il 12 pa, i tre giorni luglio 1916. di arresto che La principale essa imporrà filosofia della all’avanzata sua azione sarà del Gruppo la sintesi tra i Krauss pese- principi demo- ranno come cratici e inter- macigni sulla nazionalisti del successiva socialismo con storia della i suoi senti- guerra». Pro- menti di Patria, prio la Brigata la «lotta» interiore tra una politica di non violenza «Como» con e l’interventismo contro gli austro-ungarici. l’ausilio di al- L’auspicio è che la lettura di questo racconto, tre esigue for- conduca ad una rinnovata memoria e che il pen- ze riuscì a in- siero e l’azione di Battisti, la sua vita e la sua tra- fliggere uno gica fine ad opera degli austriaci che cercarono di stop al I Corpo denigrarlo e deriderlo sino alla sua morte, possa- d’Armata au- no continuare a vivere e a ricordare a noi e alle stro-ungarico future generazioni il valore assoluto della Patria e del Generale della libertà. Krauss che si sarebbe rivelata fatale. Gli autori, con maestria e puntuale capacità di ricerca e ri- Marco Morelli costruzione storica, riescono a offrire una mera- vigliosa analisi dei rapporti di causa-effetto degli eventi di guerra non tralasciando i risvolti umani. Paolo Pozzato, Paolo Volpato: «La stretta finale, Proprio questo aspetto rende ancora più prezio- 14-117 novembre 1917 - la battaglia di Monte Cor- so e coinvolgente il libro. Infatti non bisogna di- nella e la conquista di Quero», prefazione a cura di menticare che la storia è la somma delle azioni, Gualtiero Stefanon, Itinera Progetti, 2008, pp. 139, delle scelte, delle conquiste e delle sofferenze euro 20,00. delle persone che si trovano volontariamente o involontariamente coinvolte. Inoltre, Pozzato e Nel 2007 il Comune di Quero ha ricevuto la Volpato hanno arricchito la loro opera con una Medaglia d’Argento al Merito Civile come tributo ricca galleria di immagini e documenti d’epoca alle sofferenze subite dalla popolazione durante che ci rendono ancora più facile capire il mo- la Grande Guerra. Le celebrazioni, che si sono mento storico e le asperità del territorio teatro svolte in occasione del novantesimo anniversario della battaglia. È da evidenziare, per gli appas- della battaglia d’Arresto del Piave e del Grappa, sionati di arte militare e ricostruzioni storiche, sono state anche l’occasione per organizzare il che il volume è correlato sia di cartine geografi- convegno di studi dal titolo «Un pezzo di storia che sia degli schemi degli ordini di battaglia. nazionale nella stretta di Quero». Il libro di Poz- zato e Volpato, giusta conseguenza del conve- Laura Ester Ruffino

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trario, di isolazionismo, fondamentalismo religioso e contrapposizione culturale.

Gli Ufficiali italiani nel Kashmir, di Marco Morelli (pag. 56). Dal 1961 alcuni Ufficiali italiani operano come Os- servatori ONU nella Missione UNMOGIP (United Na- tions Military Observers Group in India e Pakistan), nel Kashmir indiano e pakistano. Negli ultimi anni, la devastante serie di attentati e i combattimenti tra le Scenari geopolitici, di Carlo Jean (pag. 14). fazioni estremiste talebane - collegate con gli indi- Il vecchio ordine mondiale non regge più. Nella co- pendentisti - e i due eserciti, hanno evidenziato una struzione di un nuovo assetto geostrategico diversi stretta connessione con il «mondo» Afghanistan. sono gli scenari che si profilano all’orizzonte. Qua- lunque sia la futura visione geopolitica, non si po- La cooperazione civile-mmilitare italiana in Afghani- trà però prescindere dal ruolo centrale che conti- stan, di Manuel Solastri (pag. 66). nueranno a giocare gli Stati Uniti nel contesto inter- Alcuni elementi di novità, tra cui la futura evoluzio- nazionale. ne dei PRT, il rafforzamento della presenza italiana nella Regione Ovest del Paese e il concetto di Briga- La proliferazione nucleare, di Antonio Ciabattini ta organica, inducono a una riflessione anche in vi- Leonardi (pag. 24). sta di un graduale passaggio di responsabilità alla Oggi, nel mondo, sono sempre più numerosi i Pae- componente civile nel settore della ricostruzione- si che acquisiscono capacità nucleare, alcuni con sviluppo e al fine di delineare un quadro di raccor- l’intento di dotarsi di un arsenale. A più di trent’an- do in termini di cooperazione civile-militare. ni dal Trattato di non proliferazione, pietra miliare del controllo degli armamenti nucleari, urge l’impe- Lo sminamento: un contributo italiano di eccellen- gno congiunto di Stati Uniti e Russia nel sostener- za, di Leo Cianardi (pag. 76). lo. Le munizioni residue negli scenari di battaglia rap- Solo così, si potrà prevenire la diffusione di armi nu- presentano un grave problema sia umanitario che cleari in una realtà multipolare come quella attuale. economico. In tale contesto, lo sminamento di va- ste aree geografiche deve tener conto della com- Le capacità necessarie per il successo nelle opera- plessità e dinamicità dell’ambiente operativo nel zioni militari, di Hans-OOtto Budde (pag. 34). quale risulta vantaggioso l’impiego di sistemi tec- Dopo la fine della Guerra Fredda, l’Esercito tedesco, nologicamente avanzati. come tutti gli Eserciti occidentali, ha vissuto un pe- riodo di trasformazione per essere in grado di fron- Amedeo Guillet: un modello per ieri, per oggi e do- teggiare sia le eventuali minacce simmetriche, sia le mani, di Mario Mongelli (pag. 82). nuove minacce asimmetriche. Attualmente è impie- Le cose del mondo passano, ma lo spirito rimane. gato in operazioni per la pace, la sicurezza e la sta- Le gesta del Generale, Ambasciatore, Barone Ame- bilità su tre Continenti. deo Guillet, saranno certamente tramandate per Per il futuro sarà impegnato non solo ad adempie- lunghi anni e custodite nei templi del Sapere, ma lo re ai compiti classici, ma anche nel prevenire i con- Spirito che le ha animate non conoscerà tramonto. flitti internazionali, nella gestione delle crisi e nella lotta al terrorismo internazionale: ecco i principi a La Repubblica romana del 1849, di Nicola Serra cui si ispira. (pag. 88). La Repubblica Romana, di cui quest’anno si celebra Afghanistan: una opportunità strategica per l’Italia, il 160° anniversario, è senza dubbio uno degli even- di Marco Bertolini (pag. 44). ti che tracciarono agli italiani la strada irta di diffi- L’impegno militare italiano in Afghanistan con l’In- coltà che li avrebbe portati dal Risorgimento alla ternational Security Assistance Force (ISAF), insieme Prima guerra mondiale e alla Guerra di Liberazione, ai partners dell’Alleanza Atlantica, si inquadra nel fino alla sospirata Repubblica Italiana. contesto di un’operazione militare essenzialmente terrestre con lo scopo di creare le condizioni di si- GIULIO II: un protagonista del Rinascimento, di Gio- curezza necessarie a garantire un futuro migliore vanni Bucciol (pag. 100). per l’Afghanistan e tutta la regione centroasiatica. Un Pontefice che si è guadagnato l’appellativo di «Pa- Questa visione, che coinvolge attivamente tutta la pa Guerriero», primo uomo di Stato a promuovere Comunità Internazionale, vorrebbe portare a uno l’idea di un’Italia, libera e indipendente, precedendo Stato afghano capace di interagire con il resto del di tre secoli il movimento risorgimentale nazionale. mondo, ovvero in grado di sviluppare autonoma- mente gli strumenti politici, diplomatici, militari e L’ultima falange, di Giuliano Da Frè (pag. 110). comunicativi che gli consentano di contribuire atti- Una viva narrazione dell’evoluzione della fanteria vamente al progresso dell’umanità. Questa è, in so- dell’antichità, passo passo, dalla falange oplitica a stanza, la «competitive cause» che viene contrap- quella macedone, fino alla superiore legione ma- posta al disegno del nostro avversario fatto, al con- nipolare romana.

139 - RUBRICHE mentalism and cultural contraposition.

The Italian Officers in Kashmir, by Marco Morelli (p. 56). Since 1961 some Italian Officers have been opera- ting as UN Observers in the UNMOGIP (United Na- tions Military Observers Group in India and Paki- stan), in the Indian and Pakistani Kashmir. In the last years, the devastating chain of attacks and the fighting among the extremist Taliban factions - lin- Geopolitical Scenarios, by Carlo Jean (p. 14). ked to groups of supporters of independence - and The old world order does not hold anymore. In the the two armies, have brought to light a close con- construction of a new geostrategic structure there nection with the Afghan «world». are various different scenarios looming on the ho- rizon. Whatever the future geopolitical vision, it is The Italian Civil-MMilitary Cooperation in Afghani- impossible to prescind from the central role that stan, by Manuel Solastri (p. 66). the United States will continue to play in the inter- Some new elements and, among them, the future national context. evolution of the PRTs, the strengthening of the Ita- lian presence in the Western region of the Country Nuclear Proliferation, by Antonio Ciabattini Leonar- and the concept of «full» Brigade, lead to a reflec- di (p. 24). tion, also in view of a gradual transfer of responsi- In today’s world, more and more Countries are ac- bilities to the civilian component in the reconstruc- quiring nuclear capabilities; some of them have the tion/development sector, so as to outline a connec- intention of arming themselves with an arsenal. Af- ting frame in terms of civil-military cooperation. ter more than thirty years since the non-prolifera- tion Treaty, milestone of the control of nuclear ar- Demining: An Italian Contribution of Excellence, by maments, the joint support of the United States and Leo Cianardi (p. 76). Russia is absolutely necessary. The munitions left over in battle zones represent a This will be the only way to prevent the proliferation very serious humanitarian and economic problem. In of nuclear weapons in today’s multipolar reality. view of this, the clearing of large geographical areas must take into account the complexity and dynamism The Key Capabilities for Success in Military Opera- of the operational environment, where the use of te- tions, by Hans-OOtto Budde (p. 34). chnically advanced systems is very profitable. After the end of the Cold War, the German Army, li- ke all Western Armies, has gone through a period of Amedeo Guillet: A Model for Yesterday, Today and transformation, in order to be able to face both the Tomorrow, by Mario Mongelli (p. 82). possible symmetrical threats and the new asymme- Worldly things pass, but the spirit remains. The de- trical ones. At present, our Army is engaged in ope- eds of Amedeo Guillet - General, Ambassador, Ba- rations for peace, security and stability in three ron - will certainly be passed on for many years and Continents. guarded in the temples of Learning, but the Spirit In the future, the Bundeswehr will be engaged not that animated them will never wane. only in carrying out its classic tasks, but also in preventing international conflicts, in crisis manage- The «Repubblica Romana» of 1849, by Nicola Serra ment and in fighting international terrorism: these (p. 88). are its inspiring principles. The , the 160th anniversary of which we celebrate this year, is for the Italians un- Afghanistan: A Strategic Opportunity for Italy, by doubtedly one of the events that marked out the Marco Bertolini (p. 44). difficult way that was to lead them from the «Risor- The Italian military participation in the International gimento» to the First World War and the War of Li- Security Assistance Force (ISAF) in Afghanistan, toge- beration, till the advent of the long-desired Italian ther with the partners of the Atlantic Alliance, is part Republic. of a military operation, conducted mainly on the ground, aimed at creating the security conditions ne- Julius II: a Protagonist of the Renaissance, by Gio- cessary for ensuring a better future to Afghanistan vanni Bucciol (p. 100). and the entire region of central Asia. This vision, A Pontiff who won the title of «Warrior Pope», he was which actively involves the whole International Com- the first statesman who upheld the idea of a free and munity, intends to realize an Afghan State capable of independent Italy, preceding by three centuries the interacting with the rest of the world, i.e. able to au- national movement of the «Risorgimento». tonomously develop the political, diplomatic, military and communication instruments that should enable it The Last Phalanx, by Giuliano Da Frè (p. 110). to actively contribute to the progress of mankind. A lively narration, step by step, of the evolution of This, in short, is the «competitive cause» that is op- the infantry of ancient times, from the hoplite pha- posed to the design of our adversary, which, on the lanx to the Macedonian one, up to the superior ma- contrary, is made of isolationism, religious funda- nipular Roman legion.

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ment, l’intégrisme religieux et le conflit culturel.

Les Officiers italiens au Cachemire, par Marco Mo- relli (p. 56). Depuis 1961, des Officiers italiens sont présents dans le Cachemire indien et pakistanais en tant qu’observa- teurs ONU, dans le cadre de la Mission UNMOGIP (Uni- ted Nations Military Observers Group in India and Pa- kistan). Au cours de ces dernières années, la série dé- vastatrice d’attentats et les luttes entre les factions Scénarios géopolitiques, par Carlo Jean (pág. 14). extrémistes taliban - liées aux indépendantistes - et Le vieil ordre mondial ne tient plus. Dans la construc- les deux armées ont mis en évidence l’existence d’un tion du nouvel équilibre géostratégique plusieurs scé- lien étroit avec le «monde» Afghanistan. narios se dessinent à l’horizon. Quelle que soit la fu- ture organisation géopolitique, les Etats Unis conti- La coopération civile et militaire de l’Italie en Af- nueront à jouer un rôle primordial sur l’échiquier in- ghanistan, par Manuel Solastri (p. 66). ternational. Certains éléments de nouveauté, dont la future évolu- tion des PRT, l’intensification de la présence italienne La prolifération nucléaire, par Antonio Ciabattini dans la Région Ouest du pays et le concept de Briga- Leonardi (p. 24). de réglementaire, incitent à une réflexion en vue du Aujourd’hui dans le monde, le nombre de pays qui ac- passage graduel de responsabilité en matière de re- quièrent une capacité nucléaire, dont certains en vue de construction et développement à la composante civi- se doter d’un arsenal, est sans cesse croissant. Plus de le, et ce dans le but de définir un cadre de coopération trente ans après la signature du Traité de non proliféra- civile et militaire. tion, pierre fondamentale du contrôle des armements nucléaires, l’engagement des Etats Unis et de la Russie Le déminage: un concours d’excellence de la part s’avère indispensable et urgent. Seul le soutien conjoint de l’Italie, par Leo Cianardi (p. 76). de ces deux pays pourra prévenir la diffusion des armes Les munitions non explosées restées dans les terrains nucléaires dans la réalité multipolaire actuelle. de bataille représentent un problème grave sur le plan non seulement humanitaire mais aussi économique. Les capacités nécessaires pour le succès des opéra- Aussi, lorsque seront entreprises des opérations de tions militaires, par Hans-OOtto Budde (p. 34). déminage dans de vastes zones géographiques, fau- Après la fin de la Guerre froide, l’Armée allemande, dra-t-il tenir compte de la complexité et de la dyna- comme toutes les armées occidentales, a entrepris un mique qui caractérisent le théâtre opérationnel dans processus de transformation en vue de se doter des lequel l’emploi de systèmes technologiques d’avant- capacités nécessaires pour affronter non seulement garde pourrait s’avérer souhaitable. les menaces symétriques mais aussi les nouvelles me- naces asymétriques. Aujourd’hui, elle est engagée Amedeo Guillet: un modèle pour hier, aujourd’hui dans le cadre d’opérations visant au maintient de la et demain, par Mario Mongelli (p. 82). paix, la sécurité et la stabilité dans trois Continents. A Tout passe, mais l’esprit reste. Si les exploits du l’avenir, non seulement elle devra remplir les fonctions Général, Ambassadeur, Baron Amedeo Guillet se- traditionnelles, mais elle sera également appelée à ront transmis dans le temps et gardés dans le tem- prévenir les conflits internationaux, assurer la gestion ple du savoir, il n’en reste pas moins que l’esprit des crises et lutter contre le terrorisme international: dont ils se sont inspirés restera immuable. voilà les principes desquels elle s’inspire. La République romaine de 1849, Par Nicola Serra (p. 88). Afghanistan: une opportunité stratégique pour l La République romaine, dont on fête cette année le ’Italie, par Marco Bertolini (p. 44). 160 éme anniversaire, est sans aucun doute l’un des L’engagement militaire de l’Italie en Afghanistan avec évènements qui ont tracé le chemin hérissé d’obsta- l ’International Security Assistance Force (ISAF), et les cles qui mena les Italiens depuis le Risorgimento à la partenaires de l ’Alliance Atlantique, s’inscrit dans le Première Guerre mondiale et à la Guerre de Libération, cadre d’une opération militaire essentiellement terre- jusqu’à la République Italienne tant attendue. stre visant à la création des conditions de sécurité né- cessaires pour garantir un meilleur avenir à l ’Afgha- Jules II: un protagoniste du Rinascimento, par Gio- nistan et à l’ensemble de région de l’Asie centrale. vanni Bucciol (p. 100). Cette approche, adoptée par l’ensemble de la Com- Ce Pontife qui mérita le surnom de «Pape Guerrier», munauté Internationale, vise à créer un Etat afghan fut le premier homme d’Etat à promouvoir l’idée capable d’interagir avec le reste du monde, c’est-à- d’une Italie libre et indépendante, devançant de trois dire, de développer de façon autonome les instru- siècles le mouvement du Risorgimento national. ments politiques, diplomatiques, militaires et de com- munication lui permettant de contribuer activement au La dernière phalange, par Giuliano Da Frè (p. 110). progrès de l’humanité. C’est, en définitive, la «compe- Le récit animé parcourant l’évolution de l’Infanterie titive cause» qui vise à contrecarrer le dessein de no- de l’antiquité, depuis la phalange hoplite à la phalan- tre adversaire qui, lui au contraire, préconise l’isole- ge macédonienne, jusqu’à la légion romaine.

141 - RUBRICHE Die italienischen Offiziere im Kashmir, von Marco Mo- relli (S. 56). Seit 1961 sind einige italienische Offiziere im indischen und pakistanischen Kashmir als UN-Beobachter im Rahmen der Mission UNMOGIP (United Nations Military Observers Group in Indien und Pakistan) im Einsatz. In den letzten Jahren hat die zerstörerische Folge von At- tentaten und Gefechten zwischen den - mit den Una- bhängigkeitskämpfern verbundenen - talibanischen Geopolitische Szenarien, von Carlo Jean (S. 14). Extremistengruppen und den beiden Heeren zur Her- Die alte Weltordnung lässt sich nicht mehr beibehalten. vorhebung einer engen Verquickung mit der «Welt» Af- Bei der Schaffung einer neuen geostrategischen Ausri- ghanistan geführt. chtung, zeichnen sich am Horizont unterschiedliche Szenarien ab. Welche auch die zukünftige geopolitische Die zivil-mmilitärische Zusammenarbeit in Afghanistan, Vision sein mag, wird diese auf keinen Fall Abstand von von Manuel Solastri (S. 66). der zentralen Rolle nehmen können, die die USA auch Einige Neuigkeiten, unter anderem die zukünftige En- weiterhin im internationalen Zusammenhang spielen twicklung der PRT, die Verstärkung der italienischen werden. Anwesenheit in der westlichen Region des Landes und das Konzept der Organischen Brigade, führen zu Die Nuklearproliferation, von Antonio Ciabattini Leo- Überlegungen hinsichtlich einer schrittweisen Überga- nardi (S. 24). be der Verantwortungen an die zivile Komponente, im Immer mehr Länder der Welt besitzen heute nukleare Bereich Wiederaufbau und Entwicklung, sowie zur Fähigkeiten und einige tun dies in der Absicht nuklea- Schaffung eines Verbindungsrahmens im Sinne einer re Waffen zur Verfügung zu haben. Dreißig Jahre nach zivil-militärischen Zusammenarbeit. dem Non-Proliferationsabkommen, Meilenstein der Atomaren Rüstungskontrolle, ist nun der gemeinsame Minenräumung: ein italienischer Beitrag höchster Be- Einsatz von USA und Russland zur weiteren Verteidi- deutung, von Leo Cianardi (S. 76). gung desselben dringend erforderlich. Nur so wird Die in den Kriegs- und Kampfgebieten verbleibenden man der Verbreitung von Atomwaffen in einer multi- Munitionen sind ein schwerwiegendes humanitäres polaren Realität wie der heutigen angemessen entge- und auch wirtschaftliches Problem. In diesem Zusam- genwirken können. menhang muss die Minenräumung großer geographi- scher Bereiche auch die Komplexheit und Dynamik des Die erforderlichen Fähigkeiten zum Erfolg der militäri- operativen Zusammenhangs berücksichtigen, in dem schen Operationen, von Hans-OOtto Budde (S. 34). es von Vorteil sein kann fortschrittliche Technologien Wie alle westlichen Heere, erlebte auch die Deutsche zum Einsatz zu bringen Bundeswehr nach Ende des Kalten Krieges eine Verwan- dlungsphase, um dann sei es den symmetrischen wie Amedeo Guillet: ein Vorbild gestern, heute und mor- auch den neuen asymmetrischen Drohungen gewachsen gen, von Mario Mongelli (S. 82). zu sein. Derzeit ist sie im Rahmen von Friedens- Sicher- Die Dinge der Welt vergehen, doch der Geist bleibt. heits- und Stabilitätsmissionen in drei Kontinenten im Die Taten des Generals, Botschafters, Baron Amedeo Einsatz. In Zukunft wird die Bundeswehr nicht nur klas- Guillet werden sicherlich über viele Jahre hinweg über- sische Aufgaben erfüllen sondern auch im Bereich der liefert und in den Tempeln des Wissens gehütet wer- vorbeugenden Maßnahmen zur Vermeidung von inter- den, doch der Geist der sie angeregt und beseelt hat nationalen Konflikten, im Krisenmanagement und im in- wird niemals vergehen. ternationalen Kampf gegen den Terrorismus tätig sein: auf diesen Prinzipien beruht sie. Die Römische Republik von 1849, von Nicola Serra (S.88). Afghanistan: eine strategische Chance für Italien, von Die Römische Republik, deren 160. Jahrestag dieses Jahr Marco Bertolini (S. 44). gefeiert wird, ist zweifelsohne eine jener Begebenheit ge- Der militärische Einsatz in Afghanistan gemeinsam mit wesen, die dazu beigetragen hat den Italienern den stei- der International Security Assistance Force (ISAF) und nigen Weg zu bereiten, der erst zum Risorgimento, dann gemeinsam mit den Partnern der Nato, gliedert sich in zum Ersten Weltkrieg und zum Befreiungskrieg führte, bis den Kontext einer im wesentlichen terrestrischen militä- hin zur ersehnten Republik Italien. rischen Operation, deren Ziel die Schaffung der erfor- derlichen Sicherheitsbedingungen ist, um Afghanistan JULIUS I: ein Protagonist der Renaissance, von Giovan- und der gesamten mittelasiatischen Region eine besse- ni Bucciol (S. 100). re Zukunft zu gewährleisten. Diese Vision, die die ganze Ein Papst, dem der Beinamen «der Kriegerische Papst» Internationale Gemeinschaft aktiv mit einbezieht, soll erteilt wurde; erster Staatsmann der die Idee eines fre- zur Schaffung eines afghanischen Staates führen der mit ien und unabhängigen Italien förderte. Damit hatte er dem Rest der Welt interagieren kann, also fähig sein soll der nationalen Risorgimento-Bewegung drei Jahrhun- selbständig die politischen, diplomatischen, militäri- derte vorgegriffen. schen und Kommunikations-Mittel zu entwickeln, die es ihm ermöglichen, aktiv am Fortschritt der Menschheit Die letzte Phalanx, von Giuliano Da Frè (S. 110). mitzuwirken. Dies ist, in wenigen Worten, die «competi- Eine lebendige Schilderung der Entwicklung der Infan- tive cause» die dem Feind entgegengestellt wird, der im terie, von der Antike über die Hopliten- bis hin zur Gegensatz dazu Isolationismus, religiösen Fundamenta- makedonischen Phalanx und weiter zur bedeutenden lismus und kulturelle Kontraposition anstrebt. römischen Manipel-Legion.

RUBRICHE -142 Rivist a Milit are n. 3/2009

frentamiento cultural.

Los Oficiales italianos en el Kashmir, Marco Morelli (pág. 56). Desde 1961, algunos Oficiales italianos están presen- tes en el Kashmir hindú y pakistaní como Observado- res ONU dentro del marco de la Misión UNMOGIP (Uni- ted Nationas Military Observers Group in India and Pa- kistan). En estos últimos años, la devastadora serie de atentados y los enfrentamientos entre las facciones extremistas talibanas - relacionadas con los indepen- Escenarios geopolíticos, Carlo Jean (pág. 14). dentistas- y los dos ejércitos, evidenciaron una rela- El viejo orden mundial ya no aguanta. Varios escena- ción directa con el «mundo» Afganistán. rios empezaron a perfilarse en la construcción del nuevo equilibrio geoestratégico. Cualquiera que sea el La cooperación civil y militar italiana en Afganistán futuro escenario geopolítico, no se podrá prescindir Manuel Solatstri (pág. 56). del papel primordial que seguirán desempeñando los Algunos elementos innovadores como la futura evo- Estados Unidos en el contexto internacional. lución de los PRT, la intensificación de la presencia italiana en la Región oeste del país y el concepto de La proliferación nuclear, Antionio Ciabattini Leonar- Brigada reglamentaria, vuelven necesaria una refle- di (pág. 24). xión sobre el paso gradual de responsabilidad en Hoy día se multiplican en el mundo los países que ad- materia de reconstrucción y desarrollo a la compo- quieren capacidad nuclear, algunos de ellos con la in- nente civil, con el objetivo de profilar un marco de tención de dotarse de un arsenal. Pasaron más de trein- cooperación civil y militar. ta años desde la firma del Tratado de no Proliferación, piedra angular del control de los armamentos nucleares, El desminado: una contribución de excelencia apor- y resulta imprescindible que Estados Unidos y Rusia se tada por Italia, Leo Cianardi (pág. 76). comprometan conjuntamente en apoyarlo. Las municiones sin detonar que han quedado en un Es la única forma de prevenir la proliferación de armas campo de batalla representan un grave problema nucleares en una realidad multipolar como la actual. tanto humanitario como económico. En semejante contexto, a la hora de realizar operaciones de de- Las capacidades necesarias para el éxito de las ope- sminado de extendidos territorios se tendrá en raciones militares, Hans-OOtto Budde (pág. 34). cuenta la complejidad y las dinámicas del ambiente Al finalizar la Guerra fría, el Ejército alemán, como to- operacional en el que resulta conveniente el uso de dos los ejércitos occidentales, tuvo que experimentar sistemas tecnológicamente avanzados. un proceso de transformación para poder enfrentar tanto las posibles amenazas simétricas como las nue- Amedeo Guillet: un modelo para ayer, hoy y maña- vas amenazas asimétricas. Actualmente, está llevando na, Mario Mongelli (pág. 82). a cabo operaciones de paz, seguridad y estabilidad en Las cosas pasan pero el espíritu queda. Si bien es cier- tres continentes. En el futuro, no sólo tendrá que de- to que las hazañas del General, Embajador, Barón Ame- sempeñar las tareas clásicas sino que también deberá deo Guillet, se transmitirán a lo largo de los siglos, cu- prevenir los conflictos internacionales y emprender ac- stodiadas en los templos del Saber, no cabe duda que ciones dirigidas a la gestión de las crisis y a la lucha el espíritu que las animó permanecerá inmutable. contra el terrorismo: eh aquí los principios en los que se inspira. La República romana de 1849, Nicola Serra (pág. 88). La República romana, que celebra este año su 160 ani- Afganistán: una oportunidad estratégica para Italia, versario, es, sin duda alguna, uno de los aconteci- Marco Bertolini (pág. 44). mientos que le abrieron a los italianos el camino lleno La presencia del Ejército italiano en Afganistán con la de dificultades que los condujo desde el Risorgimento, International Security Assistance Force (ISAF) y junto la Primera Guerra mundial y la Guerra de Liberación, con los miembros de la Alianza Atlántica, se enmarca hasta la tan anhelada República italiana. dentro de una operación militar esencialmente terrestre encaminada a crear las condiciones de seguridad nece- Julio II: un protagonista del Rinascimento, Giovanni sarias para garantizarle un mejor porvenir a Afganistán Bucciol (pág. 100). y a toda la región centro-asiática. Este compromiso, en El Pontífice, al que llamaron, no sin merecimiento, el le se encuentra activamente implicada toda la Comuni- «Papa Guerrero», fue el primer hombre de Estado en dad Internacional, tiene como objetivo la creación de un promover la idea de una Italia libre e independiente, Estado afgano susceptible de interactuar con el resto anticipando de tres siglos el movimiento del Risor- del mundo, o sea capaz de desarrollar autónomamen- gimento nacional. te las herramientas políticas, diplomáticas, militares y de comunicación que le permitan contribuir activamen- La última falange, Giuliano Da Fré (pág. 110). te al progreso de la humanidad. Lo cual vendría a ser, Un relato vivaz de la evolución de la infantería en la en definitiva, la «competitive cause» que se contrapone antigüedad, paso a paso, desde la falange hoplita al designio de nuestro adversario que, al contrario, está hasta la macedonia y a la superior legión romana de hecho de aislamiento, fundamentalismo religioso y en- manípulos.

143 - RUBRICHE mentalismo religioso e contraposição cultural.

Os Oficiais italianos em Kashmir, de Marco Morelli (pág. 56). Desde 1961 que alguns Oficiais italianos operam co- mo Observadores ONU na Missão UNMOGIP (United Nations Military Observers Group in India e Pakistan), no Kashmir indiano e pakistanês. Nos últimos anos, a devastante série de atentados e combates entre as facções extremistas talibãs - ligadas aos indepen- Cenários geo-ppolíticos, de Carlo Jean (pág. 14). dentistas - e os dois exércitos, evidenciaram uma A velha ordem mundial já não se sustém. Na con- estricta conexão com o «mundo» Afeganistão. strução de uma nova ordem geo-estratégica, diver- sos são os cenários que se delineam no horizonte. A cooperação civil-mmilitar italiana no Afeganistão, Qualquer que seja a futura visão geo-política, não de Manuel Solastri (pág. 66). se poderá, porém, prescindir do papel central que Alguns elementos de novidade, entre os quais a fu- continuarão a desempenhar os Estados Unidos no tura evolução dos PRT, o reforço da presença italia- contexto internacional. na na Região Oeste do país e o conceito de Brigada orgânica, induzem a uma reflexão, mesmo na visão A proliferação nuclear, de António Ciabattini Leo- de uma gradual passagem de responsabilidade à nardi (pág. 24). componente civil no sector da reconstrução-desen- Hoje, no mundo, são cada vez mais numerososos volvimento e com o fim de delinear um quadro de os novos países que adquirem capacidades nuclea- reconciliação em termos de cooperação civil-militar. res, alguns com o intento de se dotarem de um ar- senal. A mais de trinta anos do Tratado de Não Pro- O desarmamento de minas: um contributo italiano liferação, pedra miliar do controle dos armamentos por excelência, de Leo Cianardi (pág. 76). nucleares, é urgente o empenho conjunto dos Esta- As munições resíduas nos cenários de batalha re- dos Unidos e da Rússia para o seu apoio. presentam um grave problema seja humanitário, Apenas assim se poderá prevenir a difusão de armas seja económico. Em tal contexto, o desarmamento nucleares numa realidade multipolar como a actual. de minas em vastas áreas geográficas deve ter em conta a complexidade e dinâmica do ambiente ope- As capacidades necessárias para o sucesso das rativo no qual resulta vantajoso o emprego dos si- operações militares, de Hans-OOtto Budde (pág. 34). stemas tecnologicamente avançados. Após o fim da Guerra Fria, o Exército alemão, como todos os Exércitos ocidentais, viveu um período de Amedeo Guillet: um modelo para ontem, para hoje transformação para estar à altura de enfrentar se- e para amanhã, de Mário Mongelli (pág. 82). jam as eventuais ameaças simétricas, assim como As coisas do mundo passam, mas o espírito perma- as novas ameaças assimétricas. Actualmente está nece. Os gestos do General, Embaixador, Barão empenhado em operações para a paz, segurança e Amedeo Guillet, serão, de certo, transmitidos por estabilidade em três Continentes. longos anos e guardados nos templos do Saber, Para o futuro estará empenhado não só a cumprir mas o espírito que os animou não conhecerá o sol- as tarefas clássicas, mas também a prevenir os posto. conflictos internacionais, na gestão das crises e na luta contra o terrorismo internacional: eis os prin- A República Romana de 1849, de Nicola Serra cípios em que se inspira. (pág. 88). A República Romana, da qual este ano se celebra o Afeganistão: uma oportunidade estratégica para a 160º aniversário, é, sem dúvida, um dos eventos Itália, de Marco Bertolini (pág. 44). que traçaram aos italianos a estrada hirta de difi- O empenho militar italiano no Afeganistão com a Inter- culdades que os teria levado do Risorgimento à Pri- nacional Security Assistance Force (ISAF), em conjunto meira Guerra Mundial e à Guerra da Libertação, até com os partners da Aliança Atlântica, enquadra-se no à suspirada República Italiana. contexto de uma operação militar essencialmente ter- restre com o objectivo de criar condições de seguran- GIULIO II, um protagonista do Renascimento, de ça necessárias a garantir um futuro melhor para o Afe- Giovanni Bucciol (pág. 100). ganistão e toda a região centro-asiática. Esta visão, Um Pontífice que ganhou a alcunha de «Papa Guerrei- que envolve activamente toda a Comunidade Interna- ro», primeiro homem de Estado a promover a ideia de cional, quereria levar a um Estado afegão capaz de in- uma Itália livre e independente, antecipando de três teragir com o resto do mundo, ou seja, capaz de de- séculos o movimento de Risorgimento nacional. senvolver autonomamente os instrumentos políticos, diplomáticos, militares e comunicativos que lhe con- A última falange, de Giuliano Da Frè (pág. 110). sintam de contribuir activamente para o progresso da Uma viva narração da evolução da Infantaria da an- humanidade. Esta é, em substância, a competitive cau- tiguidade, passo a passo, desde a falange hoplíti- se que vem contraposta ao desenho do nosso adver- ca à macedónica, até à superior legião manipular sário, feito, por contrário, de isolacionismo, funda- romana.

RUBRICHE -144