*Chiusdino 07

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*Chiusdino 07 VII – LA DIACRONIA DEL POPOLAMENTO 1. LAPREISTORIA razzi fluviali nei pressi della confluenza Ombrone-Merse; le maggiori concentrazioni sono state registrate nelle località di Ponte a Mace- Le prime tracce di antropizzazione dell’area chiusdinese risalgono al reto, Podere Gabriella, Molino Ornate e Piano delle Potatine 1. Musteriano (circa 70.000 anni fa) e si concentrano nella fascia allu- Il modello insediativo trova conferma nelle evidenze proposte dalla vionale posta tra il corso inferiore del fiume Merse e la sua confluenza totalità dei territori provinciali sottoposti a indagine estensiva 2. con il Feccia. I rinvenimenti si dispongono a intervalli regolari di 400-500 m gli uni Proiezione dei risultati dell’indagine e ipotesi predittive sul popola- dagli altri e riguardano esclusivamente la presenza sporadica di stru- mento – La previsione del potenziale archeologico, nonostante la menti litici (raschiatoi e bulini) e prodotti di scarto della lavorazione scarsità numerica dei depositi emersi, propone valori medio-alti. del diaspro (nuclei e schegge non ritoccate). I materiali sono generi- Tale considerazione muove essenzialmente da tre fattori: il valore camente ascrivibili nell’ambito del Paleolitico Medio e Superiore percentuale di incremento dei siti nel corso dell’indagine (350%), (70.000-10.000 anni fa); l’assenza di elementi caratteristici dei due l’ampia diffusione all’interno del territorio degli spazi ritenuti mag- orizzonti non permette infatti di proporre cronologie più definite. giormente idonei alla frequentazione di quest’epoca e l’esistenza di Le segnalazioni indiziano una forma di popolamento seminomade depositi in aree morfologicamente simili e fisicamente contigue interpretato da piccoli gruppi di individui, composti da cacciatori- (zone definite dal basso corso del Merse). raccoglitori, volti all’occupazione stagionale di sedi non stabili. Un elemento condizionante al reperimento di tracce più consistenti La distribuzione dei depositi risulta del tutto coerente con la ten- nel corso dell’indagine è sicuramente stata la scarsa visibilità dei suoli denza rilevata nel limitrofo comprensorio della bassa Val di Merse- interessati da queste presenze: le esondazioni dei corsi d’acqua e la per- bacino dell’Ombrone e rivolta a un’occupazione sistematica dei ter- meabilità del terreno impediscono fortemente l’individuazione delle emergenze, soprattutto per quanto riguarda il materiale litico. 2. ILPERIODO ETRUSCO. LAFASEDICOLONIZZAZIONE VII-V secolo a.C. Con l’inizio della fase etrusco arcaica, registriamo le prime tracce di un’occupazione sistematica del chiusdinese. Le unità topografiche rinvenute sono 45; di queste, 43 vengono da- tate fra fine VII-VI secolo a.C., due fra VI e V secolo a.C. L’incremento rispetto all’edito è calcolabile in misura del 4.500%. Il rapporto rinvenimenti/superficie battuta conta 5,25 siti per kmq mentre, in relazione all’estensione complessiva del transetto, la per- centuale scende a 0,94 siti per kmq; il dato comprova il basso grado di visibilità del territorio. In massima parte (35 unità) si tratta di emergenze di reperti mobili in superficie ben leggibili. Dei dieci rinvenimenti sporadici, sette sono interpretabili come spargimento dei materiali pertinenti a unità topografiche definite mentre gli altri sono causati dalle pratiche agri- cole in atto: in due casi si tratta di depositi nel sottosuolo appena in- taccati da arature molto leggere, uno invece è stato depauperato da scassi troppo intensivi. Il complesso delle evidenze è riconducibile a tre diversi tipi edilizi: casa in pietra, in terra e capanna. Le abitazioni si articolano in strutture con elevati in pietra e coper- tura laterizia (11 casi; con dimensioni in superficie variabili fra 7ϫ8 m e 8ϫ9 m) e in costruzioni con elevati in terra e copertura laterizia 1 Per una descrizione dei siti e delle tendenze insediative si veda, CRISTOFANI, 1979, pp. 13-14; BONCOMPAGNI et alii, 1971; GALIBERTI, 1997, pp. 70-71. 2 Stesse dinamiche insediative vengono ricostruite per il Chianti senese (VALENTI, Figura 40 . Distribuzione dei rinvenimenti di periodo preistorico 1995, pp. 392-393) e per l’area valdelsana (SARTI, 1999, pp. 299-300). 135 Figura 41. Distribuzione dei rinvenimenti di periodo etrusco arcaico 136 (14 casi; con dimensioni della concentrazione oscillanti fra i 6ϫ5 m Nel corso dell’indagine, non sono state reperite le tracce dell’inse- e 4ϫ5 m); queste ultime talvolta mostrano una partizione interna fra diamento correlato al sepolcreto. Le uniche due abitazioni, coeve, spazio domestico e zona magazzino. Spesso sono corredate da un rinvenute a breve distanza (500-600 m) non possono essere messe in ambiente di servizio (dieci esempi), posto a breve distanza: capanne relazione alle tombe; si inseriscono sia per tipologia edilizia, dimen- (dimensioni in superficie 3ϫ2 m) costruite interamente in materiale sioni e dotazione domestica nello standard delle evidenze rilevate e deperibile e alzati spesso rivestiti in argilla con funzione impermea- dunque sono difficilmente riferibili all’espressione di un nucleo fa- bilizzante. Le restituzioni ceramiche, generalmente limitate ai tipi da miliare più ricco. conserva, indiziano una loro destinazione prevalente a rimessa; Mancano così elementi utili a definire i contorni di questo insedia- molto raramente, un’articolazione più complessa dei materiali le ri- mento; certo è che, allo stato attuale della ricerca, interpretare la ne- ferisce a piccoli spazi abitativi. cropoli come traccia dell’esistenza di un ceto egemone equivarrebbe di fatto a una forzatura del dato: preferiamo dunque limitarne l’at- tribuzione a una famiglia semplicemente più agiata. Nessun indizio quindi della presenza di quei nuclei di potere micro- territoriale, presentati dalla letteratura esistente quasi alla stregua di creazioni proto-statali, che restituiscono invece esempi a Murlo 4, Radicondoli 5, Castelnuovo Berardenga 6, Castellina in Chianti 7 e forse, stando a recenti ricerche, a Monteriggioni 8; centri sorti in se- guito a un allentamento del controllo esercitato sul territorio dal- l’organismo cittadino e rivolti ad affermarsi in corrispondenza di punti strategici, soprattutto in funzione degli itinerari stradali 9. All’interno dell’agro volterrano (a cui riferisce il nostro oggetto di indagine), tale fenomeno si colloca alla fine del VII secolo a.C. 10 VI-V secolo a.C. ed una fusaiola di impasto grezzo, d’incerta datazione”. La seconda, più piccola, presenta una tipologia simile a quelle rinvenute a Magliano in Toscana per il VI-V secolo a.C.; al suo interno era contenuto il materiale descritto da Ritta- tore, a cui si aggiunge in occasione del secondo intervento un piccolo frammento di una tazza in ceramica attica a vernice nera, databile al V secolo a.C. e un vaso intero, deposto come offerta funeraria. La terza scavata nella roccia non presenta materiali Figura 42. Rapporto percentuale delle tipologie edilizie con cronologia certa e viene datata sulla base dell’associazione con le altre (PHILLIPS, 1965). Il rinvenimento corrisponde al sito 115 dello schedario topografico. La forma insediativa prevalente è l’abitazione sparsa, monofamiliare, 4 Per una trattazione recente della reggia di Poggio Civitate rimandiamo al contributo di CIACCI, c.s. e ai riferimenti bibliografici ivi proposti. con un tipo di economia incentrata essenzialmente su un’attività 5 Ci riferiamo all’oppidum di Mollerata, rinvenuto nel corso dell’indagine di superfi- agricola di sussistenza; la composizione stessa del nucleo (abita- cie condotta da Costanza Cucini: posto in posizione elevata e naturalmente fortifi- zione + magazzino) e la forte incidenza di dolia e pithoi confermano cata, rappresenta una sorta di piazzaforte con funzioni di difesa e di controllo sul per- la necessità di spazi destinati alla conservazione di derrate, legata a corso del Cecina. Sulla base dei materiali trovati, si colloca fra VI e V secolo a.C.; la una gestione autonoma del surplus alimentare. Anche la dislocazione presenza del bucchero, classe molto rara nella zona, testimonia l’intensa attività di mercato e di scambio svolta da questo insediamento. CUCINI, 1990, pp.173-175. spaziale dei siti converge a indicare la vocazione rurale di queste 6 In località Poggio Tondo, un’iniziativa di scavo condotta dalla Soprintendenza Ar- strutture; si prediligono i versanti collinari in corrispondenza di una cheologica della Toscana ha messo in luce i resti di un probabile palazzo signorile, che rete idrica di portata medio-alta e di suoli adatti alla coltivazione (ar- mostra parallelismi con la reggia di Poggio Civitate. VALENTI, 1995, n. 116, p. 328. gille, travertini e sabbie). Riguardo alla necropoli del Poggione, rimandiamo ancora a VALENTI, 1995, n. 119, pp. 328-329 e bibliografia citata. La sostanziale omogeneità tipologica degli edifici, ma anche le ca- 7 VALENTI, 1995, pp. 16-17 e p. 393 sgg. ratteristiche stesse dei corredi ceramici (costituiti per lo più da ma- 8 Recenti risultati dello scavo condotto in località Campassini (Monteriggioni) la- teriale acromo) indiziano un popolamento di tipo sostanzialmente sciano ipotizzare la presenza di edifici riconducibili per tipologia edilizia e caratteri- egualitario; ciò non esclude comunque il determinarsi di forme di stiche delle decorazioni architettonici al contesto di Poggio Civitate a Murlo (BAR- stratificazione sociale. TOLONI, 2001, pp. 371-372). 9 La viabilità si delinea come prima discriminante per lo sviluppo di tali centri. La co- La piccola necropoli in località Buca delle Fate testimonia
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