Cinquant’anni di Storia Atletica Veliterna

(1948 - 1998)

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint PREFAZIONE

Nessun avvenimento umano può prescindere dalla sua memoria scritta, ancor meno può permetterselo lo sport che vive di grandi e piccole storie personali e di risultati ad esse collegati.

Noi dell’atletica abbiamo un grande rispetto per le nostre memorie che intendiamo, non come sterili resoconti, ma come solida base per costruire il futuro. Tanto più importante è questo concetto quanto più esso è legato alla storia di una società, quel complesso microcosmo sul quale fonda le sue radici la nostra Federazione.

Franco Lazzari, che ci aveva già regalato un commosso ricordo di quel grande e inespresso talento che è stato Giovanni Scavo, si è rimesso con rinnovata lena alla tastiera del suo computer ed ha raccontato gli ultimi cinquant’anni del Movimento Atletico Veliterno.

Una storia che accompagna il crescere e il divenire di chi ha creduto nel nostro sport, operando prima nella “ACLI Velletri” e poi nella “Atletica Giovanni Scavo” e nel “Club Atletico Velletri”.

Cinquant’anni di storie, di uomini, di amicizia, di tensioni, di affermazioni, di delusioni. Mai di sconfitte, perchè gli uomini che credono nello sport, ed in particolare nell’atletica, non perdono mai.

Gianni Gola

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INTRODUZIONE

Fare storia è una esigenza antica e ineludibile nell’uomo il quale, una volta acquisita consapevolezza di sé, ambisce focalizzare il ricordo delle sue origini, della sua vita e di quella di quanti lo hanno preceduto, attraverso i progressi, più o meno lenti, dei successi e delle sconfitte che hanno tratteggiato l’esistenza sua e dei suoi predecessori. Dando libero sfogo a questa esigenza, sono andato alla ricerca delle vicissitudini del movimento atletico veliterno degli ultimi cinquant’anni, gran parte delle quali sovrapposte a quelle della società sportiva ‘Giovanni Scavo’. Il libro racconta di persone accomunate dalla stessa passione che, seppur nel medesimo ambiente, per ognuna di loro si traduce in un’esperienza unica e differente da quella degli “altri”. L’atletica veliterna in tutto questo periodo non è assurta, se non attraverso qualche singolo elemento, ai vertici nazionali, rappresentando però, sempre e comunque, lo specchio della società civile. Le pagine che seguono, non raccontano perciò di grandi prestazioni cronometriche, ma di atleti di cuore grandissimo che hanno fatto la storia sportiva veliterna e alle cui figure, mi auguro, possano riferirsi le nuove generazioni, come esempi, in parte da imitare e, in ogni caso, da cui imparare. Esse sono un percorso che partono dall’immediato dopoguerra quando alcuni pionieri come Fabio Lunatici tra gli atleti e Aldo Mammucari tra i dirigenti, danno il primo impulso alla nascita del movimento atletico veliterno, e seguono il trascorrere di quegli eventi che vedranno 4

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint assurgere alla carica di campione quel Giovanni Scavo, al cui nome sarà esclusivamente legata l’attività agonistica degli anni sessanta e settanta prima che una dolorosa separazione vedrà nascere, da un costato della società ‘Giovanni Scavo’, una nuova società nata come ‘U.S. Atletica Velletri’, oggi ‘Club Atletico Velletri’ che, negli anni ottanta, quelli dell’eclissi della ‘Giovanni Scavo’ ha continuato a tenere vivo l’interesse per l’atletica leggera nell’ambiente cittadino. Due società sportive che hanno camminato parallelamente negli ultimi dieci anni, anche tra screzi e dissapori che sarebbe (stato) opportuno mettere da parte nell’interesse dell’atletica veliterna. Un’atletica che mi piacerebbe vedere unita nel nome di Giovanni Scavo, un patrimonio di tutta la Velletri sportiva, in un’attività di alto livello nel panorama atletico italiano del nuovo millennio. Riconoscimenti. Tra tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo mio viaggio, desidero ringraziare in particolar modo Guido Di Vito per aver messo a disposizione il suo archivio personale.

Franco Lazzari

Velletri, dicembre 1997

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Anni cinquanta. I pionieri

Un cumulo di macerie, questa l’immagine emblematica che Velletri presenta dopo i devastanti bombardamenti bellici: l’immagine di una città senza futuro. La forte volontà dei ferrigni contadini velletrani riesce invece, in breve tempo, a farla risorgere come novella fenice. Grande è il contributo dell’ambiente ecclesiastico in questa fase di ricostruzione, dove le ACLI giocano un ruolo primario, dando voce a quell’esigenza di correre lontano dal recente triste passato, verso il sogno di un avvenire migliore. Il lavoro della sezione ACLI di Velletri è reso visibile dall’apertura della sede di Via Guido Nati, acquistata grazie ad un contributo personale dell’allora papa Pio XII; quegli stessi locali che divennero poi la sede del Partito Comunista Italiano prima e del Partito Democratico della Sinistra poi. Nei circoli italiani delle ACLI, per volontà di mons. Castellani, si vanno costituendo i gruppi sportivi; il circolo di Velletri trova terreno fertile nell’opera di Aldo Mammucari il quale si fa promotore di molte attività sportive e ricreative. Grazie all’interessamento di Ercole Tudoni, che a Roma ha già costituito la sezione ACLI ATAC, anche Velletri ha la sua squadra di atletica, un gruppo di persone ben amalgamate che ben presto primeggia in tutte le dure gare regionali su strada di quel periodo. 6

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint La gara di corsa su strada più blasonata che si svolge nel territorio di Velletri, è organizzata dal locale dopolavoro ferroviario, la cui prima edizione vede la luce nell’autunno del 1951. La gara prevedeva la distanza di 1500 metri riservata ai ferrovieri e ai figli di ferrovieri, e una di 5000 metri aperta a tutti dove s’impone, per tre anni consecutivi, Fabio Lunatici. È questi l’atleta carismatico intorno al quale si coagula il gruppo di atleti. Fabio Lunatici era arrivato a Velletri nel 1945, quando aveva raggiunto la famiglia dalla provincia di Lucca dove il padre lo aveva inviato per tenerlo lontano dalla linea di guerra. Proprio dal padre aveva ereditato la passione per la corsa. Onesto Lunatici detto ‘veloce’ era stato fin dagli anni venti un instancabile macinatore di chilometri quando, come allenamento, da Pieve Posciana (Lucca) si recava di corsa a Fornaci di Barca, distante venti chilometri e dove lavorava come operaio metallurgico presso la SMI. Prima della guerra, Onesto Lunatici si trasferisce a Colleferro dove presta la sua opera presso la BPD e poi, come abbiamo visto, finito il conflitto mondiale è a Velletri dove lavora nel mulino di Via Fontana delle Fosse vicino Porta Napoletana. Il gruppo di atleti sotto la guida di Fabio Lunatici partecipa compatto alle sedute bisettimanali di allenamento, spesso incontrandosi con la mitica figura del lanuvino Egilberto Martufi, olimpionico di maratona a nel 1952; così come è compatto quando partecipa a tutte le gare domenicali: su strada, nel periodo estivo, e sui prati romani, nelle campestri del periodo invernale. In una di queste ultime, nel 1952, si mette in evidenza Eligio Leoni che corre come ‘libero’ vale a dire non tesserato FIDAL, tra le fila della ‘Lib. Giammei’ di Peppino Tartaglia, vincendo nettamente già al suo esordio. È un periodo che vede fiorire un’innumerevole serie di corse su strada. A Velletri ogni contrada organizza la 7

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint propria, in occasione della festa locale: Colle Ottone, Acqua Palomba, Casale... Proprio quest’ultima vede l’inizio dell’avventura podistica di Fiorenzo Bartolucci. È il mese di maggio del 1953. Fiorenzo vede arrivare, presso la dispensa Priori, tutto il nugolo di corridori che allora si davano battaglia e si dividevano i premi in palio. Ad accompagnarli la fama di ‘campione’ che tra loro si era già guadagnato Eligio Leoni. Fiorenzo che aveva avuto modo di correre in precedenti occasioni, mai misurandosi però con gli atleti che andavano per la maggiore, chiede di partecipare alla gara anche se, non essendo preparato a quell’evenienza, non aveva né gli indumenti né le scarpe adatte. Dopo quello slancio iniziale, quando era già scalzo, pronto alla partenza, è assalito dal dubbio di non poter reggere il confronto. E’ incoraggiato a partecipare da Italo Maggiori: «non preoccuparti; ti seguo con la bicicletta, se rimani indietro esausto ti carico io». La gara si svolge sul percorso che vede partenza e arrivo alla dispensa Priori, passando per il casello di Catalini e ponte Casale. Come tutte le favole a lieto fine che si rispettino, Fiorenzo Bartolucci termina prima degli altri la sua fatica, ricevendo così i complimenti di Eligio Leoni e Aldo Mammucari i quali lo invitano a ‘provare’ l’atletica nella neonata società dell’‘ACLI Velletri’, che vanta nel suo organico già una decina di elementi. Nei due anni che seguirono, fino all’ottobre del 1954, quando parte militare, Fiorenzo partecipa insieme ai compagni di squadra Adriano Costantini, Cirillo Priori, Rino Rossi (il marchigiano) che provengono dalle terre di Giuliano, Mario Taddei, Riziero Montagna e Masi da Colle Ottone, oltre a Tartaglia, Candidi, Ruggero Roccasecca, Magni, Cipriani, Manlio Zaccari, a tutte le gare su strada della regione, da Alatri a Latina, da Anzio a Viterbo. Le gare su strada, anche due ogni settimana, erano il loro allenamento. Questi infaticabili macinatori di chilometri non disdegnano però neanche la pista. La presenza del nome 8

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint ‘ACLI Velletri’ nelle graduatorie regionali FIDAL di quel periodo, non è dunque un fatto occasionale dovuto solamente alla grandezza dell’atleta Giovanni Scavo, chiamato dai tecnici federali a scendere in pista al termine di un raduno collegiale. Nel 1953, l’‘ACLI Velletri’ è una delle 49 società di atletica affiliate al comitato regionale del Lazio. Un comitato regionale che allora era ripartito nelle provincie di Roma, Latina, Terni, Viterbo, Civitavecchia e Frosinone. Ovviamente provenendo dall’attività su strada gli atleti emergono nelle gare del mezzofondo prolungato. Nelle graduatorie di quell’anno troviamo presenti, nelle prime trenta posizioni dei 5000 metri, Adriano Costantini e Fiorenzo Bartolucci che, il 29 agosto allo stadio della Farnesina, avevano corso rispettivamente in 16’41”9 e 16’48”2 oltre naturalmente a Fabio Lunatici che è terzo nei 10.000 metri con 33’55”2 nel 1952 e secondo con 32’41”4 nel 1953. Lunatici era uno di quegli atleti dotati da madre natura per ottenere prestazioni eccezionali. Nelle gare su strada teneva testa ai migliori specialisti. Purtroppo in pista non riuscì mai a disciplinare il suo enorme potenziale. Sempre nel 1953 Costantini dimostra la sua classe con il sesto posto nella finale nazionale del Gran Premio mezzofondo. L’ACLI Velletri conclude però presto la sua autonoma attività diventando una delle tante società satellite della provincia che facevano capo alla ‘casa madre’ dell’ACLI Atac Roma di Ercole Tudoni. Una delle società tra le più forti d’Italia nella maratonina, come era definita allora la corsa su strada in cui si laurea, con l’ossatura di atleti veliterni, nel 1955, campione d’Italia di società. Rimane comunque, ancora per diverso tempo, il contributo degli atleti veliterni. Montagna e Taddei sono infatti presenti nelle graduatorie regionali ancora nel 1958. Taddei è ventinovesimo nei 5000 con 16’38”2, tempo conseguito il sei di settembre, mentre Montagna è

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint ventottesimo nei 10.000 con il 38’40”3 ottenuto in una delle prime gare di quella stagione.

Nel periodo estivo erano sempre le ACLI ad organizzare delle giornate di sport denominate ‘le Olimpiadi delle Parrocchie’ che comprendevano gare di atletica, calcio e pallavolo. Per l’atletica venivano effettuate gare di salto in alto e salto in lungo nel piazzale interno di San Clemente, mentre le gare di corsa erano disputate nella territorialità della parrocchia di San Salvatore. È in una di queste occasioni, intorno all’anno 1950, che inizia a correre il giovanissimo Manlio Zaccari, aveva allora quindici anni, che così ricorda quell’episodio che avrebbe segnato per sempre la sua vita di atleta. “A quei tempi tra le parrocchie di Santa Maria e San Salvatore c’era una grande rivalità. Io ero il capo carismatico di Santa Maria, mentre Alessandro Gabrielli, soprannominato l’uomo di gomma, lo era per San Salvatore. Dopo la disputa dei cento metri, corsi sui sampietrini e da me vinti, ci si appresta alla gara dei 3000 metri che per noi ragazzi rappresentava la distanza che avrebbe consacrato il ‘campione’. Subito in testa fin dai primi metri, passo il primo dei tre giri previsti con venti metri di vantaggio sugli altri. Al secondo giro, all’altezza della botte dell’acqua, vengo afferrato dall’uomo di gomma che insieme ad altri due ragazzi mi trattiene per qualche minuto. Quando mi lasciano, tra le lacrime, sono ultimo ma voglio terminare ugualmente la gara. È stato però proprio quell’episodio in negativo, a darmi la spinta per continuare quella corsa da cui ancora non mi sono fermato.”

Parallelamente a tutto questo, comincia ad organizzarsi lo sport nella scuola. Nel 1951 viene disputata la prima ‘Coppa dell’Associazione degli Studenti’ di Velletri. Un’attività che porterà questi giovani a mettersi in mostra nella vetrina dell’atletica regionale studentesca: nei prati romani di Tor di Quinto per le finali di corsa

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint campestre e l’agognato stadio Olimpico per le finali del campionato studentesco in pista. Leadership indiscussa tra gli istituti veliterni spetta di diritto al ‘Cesare Battisti’, una scuola che sa farsi valere anche tra le blasonate scuole metropolitane. Memorabile la vittoria, un vero e proprio trionfo, nella campestre a staffette del 1955 organizzata dalla ‘A. S. Roma’ nei pressi dello stadio Olimpico. La scuola velletrana piazza due squadre ai primi due posti ed al settimo la formazione composta da Zaccari, Schifano e Pompili. “Il ‘Battisti’ di Velletri ha colto un successo imprevedibile piazzando due sue formazioni ai primi due posti della finale. La formazione ‘A’ (Centofanti, Leoni, Scavo) partiva favorita, dal momento che la sola presenza di Scavo la faceva ritenere pressoché imbattibile... Chi invece ha offerto i maggiori motivi di sorpresa è stato infine il terzetto minore del prof. Giallombardo formato da Strini, Martiello e Andreozzi che conquistava in bellezza il secondo posto.”1

Tra questi giovani, guidati dall’infaticabile Fabio Lunatici, troviamo un volitivo quanto sconosciuto Giovanni Scavo il quale, nel giro di pochi anni, assurgerà nell’olimpo dell’atletica nazionale e internazionale. E a Giovanni Scavo rimase legato il ricordo gioioso di tante gesta sui prati e piste laziali. L’atletica veliterna tentò così di trarre dal suo talento la speranza di sfondare la barriera della mediocrità, alla quale talvolta molte circostanze ambientali parrebbero condannarla.

1 Da un articolo del ‘Corriere dello Sport’ a firma di Sergio Gatti. 11

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Anni sessanta. I primi dieci anni di ‘Scavo’

È in questo spirito che i fondatori della società ‘Giovanni Scavo’, don Eugenio Gabrielli, Pierluigi Starace, Manlio Zaccari e Alberto Colazingari, coagularono intorno a loro, nell’ottobre del 1960, in seno al locale comitato diocesano CSI, un nucleo di ragazzetti di belle speranze e li iniziarono ai misteri dello sport olimpico per eccellenza. La prima stagione agonistica, dopo la preparazione invernale degli atleti, inizia con una manifestazione locale, denominata Campionato Veliterno di corsa campestre, che si svolge in cinque prove tra il primo e il ventinove di gennaio del 1961. Le cronache narrano di quel gennaio di tanti anni fa, delle gare effettuate a San Giovanni vecchio, che per il volgo era solo e semplicemente la ‘cacattera’. Alla fine di queste fatiche, la vittoria arride a Quinto Sellaroli, davanti a Giuseppe Usai e Gian Paolo Brencio. Vecchie foto stanno a ricordare l'avvenimento: le braccia alzate in segno di giubilo del vincitore, la stretta di mano fraterna con i vinti sul podio improvvisato, per l'occasione il piedistallo di una fontanella. Si iniziò per gioco, con grande spirito di amicizia, con intendimenti educativi ma, anche, con goliardica spensieratezza. Il Pierluigi che sale alla montagna a cercarsi il suo ‘vice’ Fausto Ercolani da colle Caldara, scelto da lui in virtù di una presunta capacità organizzativa del soggetto ma, in realtà, come lo stesso Fausto confiderà qualche anno più tardi, scelto in virtù della disponibilità di avere già in quegli anni l'entrata di uno stipendio fisso da cui poter 12

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint attingere per le necessità più impellenti; il ‘vecchio’ Manlio, atleta che ha conosciuto mille battaglie che si accinge a dare, con il suo esempio, la spinta entusiastica necessaria al decollo; il grintoso Alberto che porta con sé gli atleti della terra di Giuliano; don Eugenio il consigliere spirituale e, spesso, il finanziatore. La ‘U.S. CSI Giovanni Scavo’ muove i primi passi, inizia la sua avventura nel mondo sportivo. Come sede sociale viene eletta una stanza parrocchiale della chiesa di santa Lucia, dove la società patì l’unico furto della sua storia a carico dell’unica cosa che allora possedeva: una fotografia di Giovanni Scavo che rendeva meno squallido quel luogo pomposamente chiamato sede. Quinto Sellaroli, Vittorio Cianfarani, Montellanico, Pennacchi, Marcolini, Di Nuzzo da Castelgandolfo, Paolo Tomasi da Albano e Gian Paolo Brencio, insieme a Pietro Cipollari, Maurizio Iannucci, Pietro Falzoi, Giuseppe Usai sono le punte di un nutrito gruppo di giovani, incitate e sostenute dalla serietà e dall’impegno dei sempre presenti Zaccari e Colazingari. I migliori risultati di questo primo anno di attività vengono raggiunti dallo junior Adalberto Giammarco, che partecipa alla finale nazionale CSI di corsa campestre, da Vittorio Cianfarani campione provinciale CSI nei 3000 metri, e dall’allievo Brencio decimo nella finale regionale del Gran Premio mezzofondo. Su tutti rimane comunque il poliedrico Manlio Zaccari che oltre a quelli su velocità, ostacoli e mezzofondo, detiene i primati sociali anche nel peso e nel giavellotto lasciando a Montellanico solo quello del disco. Nei salti, data la mancanza di attrezzature, i risultati sono lasciati alla estemporaneità degli atleti. Alvaro Clementi improvvisa letteralmente ottime misure sia nell’alto (1.60 in sforbiciata!) che nel lungo, dando una nuova dimensione ai primati sociali in questo campo, anche se il suo record del lungo viene superato, nelle ultimissime giornate di gare da Colazingari.

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Il clima fraterno e spensierato, goliardico e educativo di quel periodo trasuda in maniera palpabile nei ricordi di Manlio Zaccari da lui stesso considerati come appunti di vita. “È l'inizio dell'anno 1961. Fa freddo e come spesso accade in questo periodo, piove. Alle quattordici Alberto ed io abbiamo il solito appuntamento per gli allenamenti con i nostri ragazzi; il ritrovo è fissato come al solito a Camposanto Vecchio. Se qualcuno volesse provare ad immaginarci in ‘mutande e canottiera’ ovviamente stile anni '60, dovrà prima fare mente locale all'ambiente del posto di quegli anni. Un susseguirsi di campi incolti interrotti soltanto da una serie di case popolari appena costruite, all'altezza della caserma dei vigili del fuoco e di fronte ad esse tre basse costruzioni tuttora esistenti. Ci spogliamo sotto lo sguardo vigile di Pierluigi il cui compito oltre che di cronometrista è quello di stare attento ai nostri ‘panni’. Si parte per l'allenamento e subito si scendono le scale. L'obiettivo è come sempre quello di stabilire il nuovo record sul giro della ‘cacattera’. Si corre con l'incoscienza della gioventù e come sempre arriviamo al traguardo stremati dalla fatica. Comunque al tempo non si pensa più poiché all'altezza dove sono ora i vigili del fuoco c'è la famiglia Pulicati che ha preparato il the. Passa qualche anno, qualche ragazzo ha abbandonato, molti altri si sono avvicinati alla società che aumenta di spessore giorno dopo giorno. Non insegnavamo i segreti della corsa in quanto anche noi ne eravamo all'oscuro! Ma le parole amicizia, lealtà e rispetto non erano concetti astratti. Era il nostro modo di vivere e quando ancora oggi incontro qualcuno che a stento riesco a rintracciare nella mia memoria e si rivolge a me appellandomi ‘il Grande Manlio’, il cuore ha un sussulto, mi riempie di gioia poiché ho la certezza più assoluta che qualcosa di noi è rimasto con loro. Come testimoniato dal guardarobiere Pierluigi, a quel tempo non avevamo né sede né spogliatoio. Mi rivolgo così a mio cugino Arnaldo Bonifazi, pugile professionista in forza alla Vjs Pugilato, per avere accesso alla palestra di San Giovanni Vecchio. È stato un primo piccolo ma significativo passo in avanti il poter usufruire di un locale dove poter lasciare i nostri abiti e rivestirci senza il pericolo di

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint 'beccarci' un malanno. Dalla palestra si partiva così per i prati e le campagne di Velletri ed al ritorno stanchi nel fisico ma non nello spirito infilavamo i guantoni incrociando i colpi sul ring. Non eravamo certo atleti specialisti, facevamo tutto e di tutto, specialmente in occasione dei campionati di società su pista, dove coprivamo gare che andavano dai 110 ostacoli al triplo. Ma la nostra prerogativa erano le campestri dato il naturale scenario dei nostri allenamenti e durante la stagione estiva quella di andare a "correre per i paesi" dove io, Alberto, Gian Paolo Brencio e Quinto Sellaroli non tenendo conto del nostro ordine di arrivo, dividevamo i premi vinti in parti uguali poiché ci sentivamo e ancora oggi la sento una famiglia. Ricordo che in contrada Morice era stata organizzata una gara per non tesserati con in palio ricchi premi in natura. Avverto Gian Paolo e ci presentiamo alla partenza. Per l'occasione indossai una canottiera di lana, piena di buchi per non farmi riconoscere, ma nonostante ciò l'organizzatore non appena mi vede mi dice che non potevo partecipare in quanto ‘patentato’ che nel suo gergo stava ad indicare che ero tesserato. Professo, spudoratamente, la mia innocenza con il pensiero fisso ai premi in palio, e mi ritrovo con gli altri sulla linea di partenza. Si parte con Gian Paolo che voleva andare in testa a fare l'andatura. Lo fermo dicendogli di aspettare per non far capire che eravamo atleti allenati e di dare anzi un po' di vantaggio agli altri concorrenti. Però aspettammo troppo e quando decidemmo di prendere l'iniziativa era troppo tardi. Arrivammo al traguardo tra gli ultimi e fuggimmo sùbito cercando di non farci notare tanta era la vergogna, mentre gli atleti del posto festeggiavano orgogliosi. Le trasferte di quegli anni erano un evento. Una volta andammo a correre ad Alatri e per quei tempi era come andare a correre all'estero. Ci vollero sei ore di autobus (di linea) e siccome era stracolmo il mio posto l'alternavo con una cantante lirica che finì per sedersi sulle mie ginocchia. All'arrivo della gara non sentii più le gambe e mi presi anche il rimprovero di Ercole Tudoni (compianto e valido allenatore dell’ACLI Atac) per la mia scialba prestazione. Nonostante non si aveva a disposizione alcun impianto, riuscimmo ad organizzare presso il campo sportivo, un

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint triangolare con la Libertas Latina e la Fiamma Latina con in programma, ovviamente, solo le gare che potevano essere svolte su un campo di calcio come la velocità, qualche lancio e qualche salto. Il giorno prima della manifestazione Alberto, Pierluigi, Giampaolo ed il sottoscritto, costruiamo dal nulla la buca per il salto in lungo. La stanchezza è immensa ma è proporzionale alla gioia di essere riusciti a portare l'atletica nel "tempio" del calcio. L'indomani, domenica, c'è un folto pubblico in attesa. Arrivano gli atleti ospiti; bellicosi e sicuri di sé, nelle loro divise. Noi eravamo quattro gatti con in dosso i soliti indumenti consunti tanto da suscitare tenerezza. Quando però alla fine della giornata il risultato ci diede ragione, gli ospiti ci guardarono come dei fenomeni. Il giorno dopo come risultato di questa immensa fatica mi venne una forte tallonite con 38 di febbre. Venne il vecchio dottor Argenti che dopo avermi visitato prese le forbici di casa e mi asportò il pus...”

La manifestazione, di cui parla Manlio Zaccari in questi suoi appunti, svoltasi presso il campo sportivo nel giugno del 1961, era in realtà il secondo ‘Trofeo Giovanni Scavo’, realizzato con il patrocinio del nuovo periodico veliterno l’‘Araldo’ diretto da Elio Petrucci. In questa occasione, Manlio vince i 100 metri in 11”8 davanti a Macicone e Porcelli della ‘Libertas Latina’; Quinto Sellaroli è terzo negli 800 metri con 2’04”, in una gara vinta da De Voni della ‘Lib. Latina’ in 2’01”3; ancora terzo è Vittorio Cianfarani nei 3000 con 10”11”1. La ‘CSI Giovanni Scavo’ è seconda nella staffetta 4x300, mentre vince la 3x1000 (Cipollari-Cianfarani-Giammarco) in 8’35”1 davanti ad un’altra formazione veliterna (Brencio-Serapiglia- Angelini). In verità un triangolare di atletica aveva avuto luogo, presso il campo sportivo comunale, esattamente un anno prima, il 21 giugno del 1960, organizzato dal locale circolo ‘Giovanni Scavo’, e che aveva visto gareggiare giovani atleti di Velletri, Colleferro e Monterotondo. I risultati di quel triangolare, videro il secondo posto di Castrichella nei 100 16

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint metri, arrivato a spalla con il vincitore, tale Chiarulli di Colleferro, e il quarto di Guiducci. Nei 400 metri, abbiamo la vittoria di Alberto Colazingari e il terzo posto di Gian Paolo Brencio. Manlio Zaccari si cimenta nel peso, dove ottiene il primo posto, e nel giavellotto dove è secondo davanti a Colazingari. Un Colazingari tuttofare che troviamo anche nella classifica del disco (secondo) davanti a Castrichella.

L’interesse della società ‘Giovanni Scavo’ di quel periodo, è rivolto soprattutto verso la scuola. Una semplice realtà che emerge visivamente scorrendo alcune classifiche di tornei scolastici. In un triangolare tra le scuole ‘Cesare Battisti’, ‘Enrico Fermi’ e ‘Antonio Mancinelli’, svoltosi domenica 2 giugno 1963, ritroviamo Cipollari e Lupi nei 100 metri, Tomasi e Quattrocchi negli 800, Brencio, Pennacchi e Silla nei 1500. Arrivano anche i primi risultati di un certo valore, si cerca spazio nell’ambiente sportivo veliterno, si gettano le basi per uno sviluppo futuro più concreto e programmato. Altri atleti emergono, la staffetta 4x4002 che partecipa ai Campionati Italiani Juniores del 1963 a Firenze chiude idealmente il primo ciclo della neonata società. Intanto Zaccari, recitano le cronache di quegli anni, è costretto al ritiro causa matrimonio, mentre Colazingari lascia per motivi di lavoro. Altre figure emergono, come Fausto Ercolani, Giuseppe Usai e Gian Paolo Brencio che con generoso slancio si danno ad allenare gli aspiranti campioni, sempre sotto la guida del prof. Starace. “Sono nato con la corsa nelle vene. - dice rievocando quei tempi Gian Paolo Brencio - La mattina prima di entrare a scuola, ero il protagonista delle gare che si disputavano in via Paolina. Si partiva dove attualmente c’è l’ufficio di collocamento, si toccava una porta di piazza Trento e Trieste e si tornava alla partenza. I miei amici, mi portavano ogni giorno nuovi sfidanti

2 Quattrocchi-Brencio-Sellaroli-Tomasi : 3’52”2. 17

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint per poi scommettere sulla mia vittoria fino a quando, nel maggio del 1960, subii la mia prima sconfitta da un ragazzo, tale Salis Sergio, dal quale venni a conoscenza di un gruppo di atleti, tra cui lo stesso Salis, che si allenavano regolarmente sotto la guida di un certo Manlio Zaccari. Allora, per correre ai ripari, temendo altre sconfitte, cominciai anch’io, per mio conto, ad allenarmi su un percorso tra i viali e il vigneto della residenza dei miei nonni, l’attuale parco Muratori. Nel dicembre di quell’anno, dopo aver letto un manifesto che invitava ad una leva di atletica, mi ritrovai tra i vari Zaccari e Colazingari, nella neonata società ‘Giovanni Scavo’. Tre mesi dopo indossavo la mia prima tuta mentre per le scarpe chiodate si faceva uso, a turno, di quelle di Clementi, scambiandocele ad ogni fine gara. Ricordo che la prima maglia sociale fu di lana bianca con una striscia blu su petto. Con l’avvento di Fausto Ercolani si passò poi al rosso bordato bianco, colori che richiamavano, a suo dire, quelli del grande Torino. Inutile dire che sono stati anni belli, legati com’erano alla nostra giovinezza, anche se non mancarono mai le difficoltà, anche quotidiane. Nelle vesti di segretario non erano poche le volte che ero costretto a rivolgermi a don Eugenio per i soldi necessari per le trasferte a Roma e, per risparmiare, si andava a piedi allo stadio delle Terme, dopo essere scesi al capolinea degli autobus di San Giovanni. Una figura particolare è rimasta legata al ricordo del mio periodo in società: Maria Chiara Starace. Preziosa per l’inserimento del settore femminile, lei fu sorella e madre di tutte, prodigandosi attivamente nel consiglio direttivo fino a quando diede fine alla sua presenza in società dissolvendosi nel nulla, così come dal nulla era apparsa la prima volta. Il mio impegno verso la società andò poi scemando progressivamente. Nel 1971 cominciai a lavorare e così il mio tempo libero svanì. Rimasi in contatto per tutto ciò che poteva servire, certamente al campo sportivo non mi videro più. La mia ultima presenza risale al 1976 quando accompagnai lo squadrone che la società aveva inviato a Catania in occasione dei campionati

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Nazionali Libertas, poi assistetti, impotente, all’ingloriosa fine della società nonostante i vari tentativi che feci andando a visitare i vari Sergio Scavo e Fausto Ercolani nei loro rispettivi posti di lavoro per cercare di dare chiarezza ad una situazione che non esiterei a definire vergognosa.” Fausto Ercolani e Gian Paolo Brencio, per il ruolo da loro rivestito, nell’ambito dell’atletica veliterna degli anni ‘60, meritano, senza dubbio, un discorso più approfondito entrambi definiti e modellati dalle parole di Pier Luigi Starace. Di Fausto dice. «Il Fausto Ercolani che ho conosciuto in quegli anni, esattamente dal 1961, quando cominciò a dare una mano nell’organizzazione delle gare, fino al 1967, quando era divenuto il vero factotum della società, e quando io la lasciai per sposarmi prima, e per stabilirmi in Calabria subito dopo, era un uomo in cui sentivo la stoffa di Giulio Cesare, soprattutto per quattro ragioni. La prima è che, per entrambi questi personaggi, non sono riuscito a darmi una risposta al dilemma: «volevano organizzare perché volevano comandare, o volevano comandare perché volevano organizzare?» Detto altrimenti, la molla più profonda che ne faceva degli uomini d’azione era l’ambizione individuale o la cura di realizzare un bene per l’interesse collettivo? Non riuscivo a collocare nessuno dei due nella categoria degli ambiziosi puri, come un Cesare Borgia o un Napoleone, e neppure in quella dei puri idealisti come un Mazzini o un Lincoln. La seconda è che erano entrambi, oltre che uomini d’azione, uomini ‘di parole’. Cesare fu il primo capo militare romano a non delegare a nessuno e a nulla, neanche alle sue gesta più clamorose, il compito di parlare in sua vece; la narrazione dell’impresa, giorno per giorno, di suo pugno, era per lui parte integrante di essa. Fausto, a parte la sua abitudine di registrare meticolosamente risultati e spese, aveva un tale senso della parola che agiva parlando e parlava agendo, non permettendo, nell’alveo della sua personalità in movimento, che uno dei due elementi scorresse senza l’altro. Taceva solo per qualche minuto quando correva con

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint gli atleti in allenamento, e parlava senza intento pratico solo in qualche battuta su pullman, al ritorno da qualche trasferta positiva. Il terzo elemento comune era la capacità, rara nelle personalità tutte prese da uno scopo, di porsi a margine per periodi più o meno lunghi, per conoscere gli altri, per penetrare situazioni nuove, per adattarsi agli ambienti. Cesare sapeva interessarsi del suo geniere, del suo milite, del suo rivale politico, degli ordinamenti religiosi, politici ed economici di tutti i popoli con cui veniva in contatto. Fausto aveva la medesima qualità, sia pur dimensionata all’ambiente della Velletri di allora. Il quarto elemento era l’infaticabilità psicofisica, la formidabile capacità di non essere schiavi dell’ora del pasto e del sonno, della camminata da fare, Fausto non ha mai avuto alcun mezzo di trasporto, della faticata improvvisa e fuori programma; insomma le doti dei genuini latini antichi, sulle quali fu fondata la loro superiorità mondiale e, sulla perdita delle quali, la loro decadenza. Ma c’erano altri aspetti che segnavano una differenza tra il dittatore romano e Fausto, e a favore di quest’ultimo, come l’estraneità totale all’avidità sia di danaro che di potere; avrebbe potuto esigere, quando me ne andai, e quando era diventato la personalità assolutamente insostituibile della ‘Scavo’, di istituzionalizzare questo stato di cose, con l’attribuzione della presidenza. Fausto non la esigette, rimanendo nella carica di direttore tecnico e continuando però a profondere energie in favore dello sviluppo della società, trascinando tutti nel vortice del suo entusiasmo.»

Gian Paolo è ricordato con orgoglio da Pier Luigi per le sue doti di serietà, regolarità negli allenamenti e, soprattutto, per la sua dedizione nei confronti della società. “Un grosso rischio incombeva sulla neonata ‘Giovanni Scavo’ in epoca ancora pre e proto faustiana, cioè che il sottoscritto - è ancora Pier Luigi Starace a richiamare le immagini di quei primi anni sessanta - allora presidente per una felicissima coincidenza tra il proprio desiderio di far rivivere Gianni Scavo nello spirito agonistico dei giovani veliterni, e la candidatura a

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint quella carica da parte di don Eugenio Gabrielli, imprimesse alla propria funzione un tratto che, allora specialmente, era predominante nella mia personalità: il distacco, voluto o meno, da molti aspetti della realtà concreta, conseguenza dell’immersione in un mondo di ideali, di sentimenti, di interiorità. Gian Paolo Brencio fu, allora, la persona più delicata ed efficiente nel riportarmi con i piedi per terra, a farmi capire passo passo, che anche lui condivideva il mio slancio ideale, ma che occorreva anche pensare a comprare magliette, scarpe di gomma (tute e scarpe da corsa vere e proprie erano al di sopra delle nostre possibilità economiche), preventivare i costi di una trasferta, ricordarsi di portare i cartellini. Grazie a ciò, egli fu il segretario per eccellenza, insostituibile ed inamovibile. Gian Paolo era il tipo che, chiunque avesse avviato un’iniziativa, avrebbe voluto trovarsi a fianco. Infaticabile, freddo e lucido anche nei momenti più imbrogliati, con un senso della responsabilità che lo faceva sempre serio, ma mai lagnoso o ruvido, costantemente attento nei dettagli e all’insieme, ma mai invadente o saccente. Non ho più avuto amici-collaboratori così nel resto della mia vita. Esprimeva il suo carattere anche con il suo stile di corsa, leggero ed economico, e con la sua condotta di gara, tanto regolare da richiamare quella del massimo fondista di quegli anni, Ronald Clarke. Gian Paolo, da allievo, junior e credo per qualche anno da senior, è stato semplicemente un atleta di livello regionale, come dicono i suoi tempi cronometrici. Se consideriamo però, questi risultati nel quadro complesso delle sue attività, ci rendiamo conto di trovarci davanti ad una personalità di un livello nettamente superiore a quello in cui lo ha collocato il cronometro. Nella ‘Scavo’ faceva l’atleta e il dirigente, non saltando un allenamento o una gara, non dribblando mai un’incombenza da svolgere, anzi andando a cercarla. Dovendo portare avanti con il suo stile ‘o bene o per niente’ tutti questi impegni, l’architettura dell’orario della sua giornata era un piccolo capolavoro per far entrare tutto, senza sacrificare alcun altro compito da svolgere,

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint una prova del complesso musicale dove suonava la batteria, una serata di esibizione. Il tutto senza mezzi di locomozione, ovviamente. Ebbene, durante i carnevali del 1960, 1961 e forse altri, capitava che Gian Paolo si curvasse sulla linea di partenza di una campestre, dopo aver fatto le ore piccole, il sabato sera, scatenandosi, sempre freddamente, sulla batteria. E i suoi risultati erano sempre soddisfacenti, come fosse andato a letto con le galline. In queste performance di resistenza allo stress, nella modestia con la quale le affrontava, (non ne parlava nemmeno) io ho visto un uomo collocato molto, molto più in alto di dove i suoi tempi e le sue medaglie lo hanno posto.”

Delle parole dell’allora presidente Starace, ne è riprova il diario gelosamente conservato da Gian Paolo, testimone dell’attività della società di quel periodo. Un quaderno Pigna “Bella Copia” di colore verde in cui proprio Pierluigi Starace aveva annotato, da una parte i risultati delle gare e, dall’altra i nomi con i relativi indirizzi e date di nascita degli atleti tesserati. Non mancavano in alcuni casi i dati relativi all’altezza, alla circonferenza toracica e a quella dei fianchi. Erano rigorosamente schedati per anno di nascita con tanto di numero di cartellino federale e cartellino CSI.

Categoria allievi si leggeva sulla prima pagina. 1950: Manciocchi Luciano - Velletri 14/9/50 Viale Diaz 16 Calanca Danilo - Velletri 31/3/50 Via Furio 53 1.60-48-78 Zaccagnini Piero - Velletri Via A. Alfonsi 6 Maggiore Roberto (senza data di nascita) via del Sangue 17 Ercolani Stefano - Velletri 1/2/50 via delle Fosse 29 1.65-43-80 Malagigi Giuliano - (senza data di nascita) Piazza Cairoli 44 e poi aggiunto in un secondo tempo come testimoniato dal diverso colore della penna, fino allora di un uniforme corvino, Potini Claudio - Velletri 15/7/50 via del Sangue 25 1.65-47-80 1949: 22

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Tata Rolando - Velletri 21/5/49 vicolo della Gatta 10 1.50-41-78 Rossi Carlo - Velletri (senza data di nascita) viale Oberdan 10 De Paolis Massimo - Roma 25/5/49 via Croce 27 1.58-50-83 Francese Mauro (senza data di nascita) via S. Crispino 10 Belli Sergio - Velletri 20/1/49 via Fontanaccio 9 1.70-65-87 Giachetti Alessio - Roma 30/9/49 via del Corso 15 1.65-51-85 Lungarini Sandro - Velletri 1/1/49 via Borgia 35 1.65-49-80 Maggiore Gianfranco - Velletri 24/10/49 vicolo Fiscari 1 1.70-55-78 Coculo Giovanni - Rocca di Papa 10/8/49 via Mancinelli 3 158-45-75 Ciafrei Valerio - Velletri 30/1/49 via Trinità 22 1.60-55-85 Cellucci Sergio - Velletri 28/3/49 via Antonelli 32 1.60-55-85 D’Urso Giuseppe (non seguono altri dati) Pontecorvi Alberto - Velletri 5/2/49 Fontana della Rosa 32 1.53-49-80 Manciocchi Carlo - Velletri 13/9/49 via S. Pietro 24 1.70-64-85 1948: D’Urso Marcello - Velletri 29/1/48 vicolo della Gatta 26 1.64-54-88 Abbatiello Enrico - Nettuno 10/10/48 via Stamperia 6 1.70-55-82 Favale Rossano (senza data di nascita) via Zauli Sajani 6 Costantini Giulio - 28-8-48 via Menotti 35 Giulianello 1.71-57-85 Trenta Giuliano - Velletri 5/9/48 Piazza Umberto I 35 1.60-54-85 Pantanella Luciano - Corfelice 17/4/48 via Cardinali 23 Tittoni Livio - Ceva 25/11/48 via Cardinali 20 1.72-66-90 Antici Vincenzo - Velletri 6/7/48 via del Corso 25 1.58-49-75 Galli Antonio - Velletri 25/5/48 via del Corso 301 1.74-63-85 Spoletini Luciano - Roma 10/7/48 viale Roma 96 1.73-52-85 Cirino Maurizio (senza data di nascita) Giulianello 1947: Falovo Maurizio - Terracina 5/9/47 via Palestro 6 Terracina 1.77-63-82 De Rossi Giorgio - Terracina 7/7/47 via Palestro 6 Terracina 1.72-64-93 Mingarelli Giorgio - Velletri 28/11/47 via Borgia 32 1.76-75-90 Cedroni Diego - Lariano 14/10/47 via Fortuna 56 De Santis Livio - 17/6/47 casello Ferroviario 52 Giulianello 1.78-66-86 1946: Gianfranco Truini (senza data di nascita) via Fontana delle Rose 32 Pietro Cipollari - Frosinone 24/4/46 Piazza Umberto I 33 Di Bona Paolo - Velletri 20/2/46 colle Caldara Quattrocchi Fausto - Velletri 18/10/46 via di Cori 7 1.71-60-92 Raponi Silverio 27/3/46 via Ariana 2 Lariano 1.58-55-87 Pennacchi Franco - Velletri 25/7/46 Madonna degli Angeli Falzoi Pietro - Ozieri 2/2/46 viale Regina Margherita 1.78-65-88 Silla Michele - Cuglieri 6/8/46 vicolo della Palma 1.60-50-82 Bianchi Bruno - Velletri 20/6-46 via Padella 18 1.70-65-92 Lupi Francesco - Velletri 11/8/46

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint e poi inserito successivamente da mano diversa, probabilmente quella di Fausto Ercolani, Volani Furio - Pola 3/12/46 viale Roma 79 1.67-60-84 1945: Brencio Gian Paolo - Velletri 18/2/ viale Diaz 9 1.63-59-88 1944: Sellaroli Quinto - Giulianello 5/12/44 via Anita Garibaldi Giulianello 1.75-70-85 Tomasi Paolo - Albano 16/9/44 corso Matteotti 85 Albano 1.73-65-83 seguono le date del 1943 e 1942 senza alcun nome registrato ed infine sotto il 1941: Colazingari Alberto - Giulianello 17/4/41

Quanti di questi 52 atleti tesserati per la ‘CSI Giovanni Scavo’ in quel lontano 1962 abbiano effettivamente difeso i colori della società non ci è dato sapere con certezza. Il settore del diario riservato ai risultati dell’attività, era contrassegnato da una ‘leggenda’ in terza pagina di copertina che indicava: R.P. = record personale stabilito per la prima volta n.R.P. = record personale migliorato rispetto al o ai precedenti a.s. = risultato conseguito in serie diversa da quella dell’atleta precedente o seguente e a pie’ di pagina * si intendono per records personali quelli conseguiti militando nella società e non quelli precedentemente stabiliti.

Veniva registrata ogni tipo di gara; si inizia con una roboante riunione nazionale presso il campo sportivo scolastico di Latina (maggio 1962) e a cui partecipano, Costantini Luigi (100), Brencio (400), Di Lazzaro e Di Bona (600), e ancora Brencio e Giammarco (3000); ma trovano pari considerazione le prove eliminatorie del Gran Premio mezzofondo presso il campo sportivo di Velletri (agosto 1962), la piccola olimpiade effettuata presso il campetto oratorio a Lanuvio (settembre 1962) e a cui partecipano 24

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Occhiolini, Cipollari, Quattrocchi, Di Lazzaro, Di Bona, Silla, Falzoi, Di Nuzzo e Brencio; una corsa a staffetta 3x10003 che si snoda sul percorso “Metabo-Umberto I-Porta Napoli-Metabo” che vede la vittoria della squadra A della Scavo (Quattrocchi-Brencio-Sellaroli), mentre la squadra B (Cipollari-Di Lazzaro, Falzoi) è terza; una corsa campestre disputata il giorno di capodanno del 1963; la I Targa “G. Scavo” tra istituti di Velletri su 1500 metri (un giro di cacattera completo); la I leva di atletica presso il campo sportivo di Velletri in data 8 novembre 1963 e riservata ai nati tra il 1946 e 1950 con gare di velocità e mezzofondo tra le quali spicca una serie di 600 metri per i nati nel ‘48 e ‘49 in ‘abiti borghesi’. Per la cronaca la vittoria arrise ad Alessio Giachetti che effettuò i due giri di campo in 2’07”; una corsa su strada a Giulianello in occasione della festa di San Giuliano con gare di 100 e 1500 metri; un 3000 (ottobre 1965) dove Volani Fulvio con 10’39”4 precede Volani Furio (10’42”8) con la descrizione di tutti i tempi di passaggio ogni 400 metri, da cui si nota la rimonta di Fulvio dopo che ai mille era transitato con 7 secondi di svantaggio e con ancora un ritardo di cinque ai duemila. Le piste venivano calcate quasi esclusivamente in occasione dei campionati. Gli stadi erano quello dell’Acquacetosa, dove il 27 maggio del 1962, in occasione della prima giornata dei campionati CSI, gareggiano Occhiolini (1’01”5) e Sellaroli (58”3) nei 400, e Quattrocchi prima negli 80 (11”0) e poi nei 1200 (3’38”); lo stadio della

3 Le staffette 3x1000 su strada erano allora molto in voga. La prima partecipazione di atleti della ‘Scavo’ ad una di esse risale al 19 settembre 1961 in occasione di una gara sportiva organizzata per la festa dell’uva, dal Centro Italiano Propaganda Sportiva e dalla Fiamma di Roma alla presenza dell’assessore Dante Gasbarri. La staffetta si svolse sul percorso piazza Mazzini, Corso Vittorio, Porta Napoletana, via delle Mura, piazza XX Settembre, via Metabo, piazza Mazzini. Ogni corridore coprì questo percorso due volte. Gli organizzatori di questa gara furono Sandro Giorgi, Giuseppe Carboni, Paolo Tiraboschi e Bruno Muratori. Giudice arbitro fu Leone Benedetto, mentre i direttori di gara furono Polletta Antonio e Ponzo Francesco. La gara vide trionfare gli atleti Giancristofori, Severini e Picelli del MDA (Ministero Difesa Areonautico), davanti a quelli della Fiamma Roma. Gli atleti veliterni, sotto l’esperta guida di Manlio Zaccari, conquistarono il terzo posto con la staffetta B (Sellaroli, Colazingari, Zaccari) e il quarto con la staffetta A (Silla, Guiducci, Campagnoli). 25

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Farnesina che il 31 maggio dello stesso anno vede l’ultima gara di Manlio Zaccari il quale si cimenta nei 100 metri piani classificandosi al terzo posto in 12”6 in una gara che vede primo Iannucci in 12”4; lo stadio delle Terme come nel luglio del 1962 dove Occhiolini è quinto nei 200 (27”8) e Brencio è quarto negli 800 in occasione dei campionati laziali assoluti; lo stadio delle Tre Fontane dove il 24 agosto Giuseppe Occhiolini stabilisce il record sociale allievi e assoluto del disco con 21.29 e Lupi Antonio quello allievi del lungo (5.52); il Comunale di Latina che era un po’ il campo di casa, dove viene organizzato, per qualche anno il Trofeo Giovanni Scavo; qualcuno come Giulio Costantini e Pietro Cipollari il 16 maggio del 1964, calca la scena dello stadio Olimpico in occasione delle finali dei campionati studenteschi allievi e Juniores. Nel 1964 la Giovanni Scavo domina nel campionato provinciale di corsa campestre CSI conquistando la vittoria sia nella categoria allievi con Giulio Costantini, che in quella juniores con una superba prova del ‘piccoletto’ Gian Paolo Brencio che precede il giovane Pietro Falzoi al quale deve cedere il primo posto della classifica generale non avendo partecipato ad una precedente prova. La ‘Scavo’ è prima anche nella classifica per società, davanti al ‘Bernini’ di Roma, oltre che per merito dei su citati atleti, anche grazie al quinto posto di Danilo Calanca, il settimo di Alessio Giachetti, l’ottavo di Massimo De Paolis nella categoria allievi, e grazie alle prestazioni di Michele Silla e Diego Cedroni, rispettivamente quarto e decimo nella categoria juniores. Di quel periodo ha tracciato un quadro dai nitidi contorni, Pietro Falzoi. “Se mi chiedessero quando e dove ho cominciato ad amare l’atletica farei una magra figura ma, se mi chiedessero il perché saprei come rispondere e, forse, non ci sarebbe risposta più sincera di quella di dire che un immenso desiderio mi pervase, in quel lontano aprile del 1959 quando, tra il commiato triste e doloroso

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint di una immensa folla raccolta in Piazza Cairoli, passò il feretro del tanto compianto Giovanni. Io quel giorno ero lì, come tanti altri anche se, Giovanni, per mia immensa sfortuna, non avevo avuto il piacere di conoscere. Maturai, allora, l’idea di seguire, con molta modestia, le sue orme. Fu così che subito dopo le Olimpiadi del 1960 presi contatto, quasi per caso, con uno degli atleti più ‘vecchi’ di Velletri, coetaneo di Gianni Scavo. Il caro Manlio che, per esigenze di spogliatoio veniva a cambiarsi nella sala giochi dei giovani dell’Azione Cattolica ‘San Filippo Neri’, mi invitò esplicitamente a seguirlo in quanto giudicava il mio, un buon fisico da mezzofondista. Non ci pensai due volte e, con la mente rivolta a Giovanni, cominciai a calpestare le ‘sterrate’ della ‘cacattera’ seguendo volta per volta, allenamento dopo allenamento, i consigli e le esperienze dei veterani. Non sfoggiavo una bella divisa dovendo provvedere per mio conto, come d’altronde tutti gli altri, al corredo sportivo. Arrivarono così le prime gare; era il mese di gennaio del 1962, la prima campestre presso lo stadio della Acqua Acetosa in Roma. Ricordo, dopo un buon riscaldamento, una partenza tra i campi ai bordi del fiume Aniene, con ai piedi un paio di scarpette chiodate, utilizzate a turno un po’ da tutti, che spaccavano le croste di ghiaccio formate da un gran freddo, che ti fendeva il corpo, coperto soltanto da un paio di calzoncini ‘rimediati’ e una canottiera bianca che fungeva da maglietta da gara. Continuai così, per molto tempo, a macinare chilometri su chilometri, tra allenamenti e gare con coloro che diventarono i più cari amici ma, anche, i più sinceri contendenti. Eravamo sempre lì, puntuali e agguerriti: Gian Paolo Brencio, Michele Silla, Furio Volani, Fausto Quattrocchi, Franco Pennacchi, Bianchi Bruno ed io. Eravamo temuti e rispettati. Qualcuno a Montecompatri ci aveva denominato ‘i camosci di Velletri’. Sotto la spinta del solito Manlio e del sempre vigile Alberto, e parlo di Colazingari, nel 1964 raggiunsi i risultati migliori vincendo i campionati provinciali di corsa campestre e

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint guadagnando la semifinale dei campionati studenteschi sulla distanza dei 1500 metri, che si svolsero allo stadio Olimpico. La mia gara più sentita e sofferta fu una delle prove del campionato di corsa campestre di quell’anno che si svolse nelle adiacenze della Cecchignola. Non corse in quella circostanza Gian Paolo Brencio ma, a parte lui, il nostro gruppo agguerrito si presentò compatto alla partenza per coprire la distanza di cinquemila metri. Il via fu dato all’interno dello stadio e, dopo il primo giro, uscimmo su un percorso tra i campi, ogni tanto ‘impiastrati’ da materiale di riporto. Michele Silla ed io procedevamo con buon ritmo, avendo capito che i nostri avversari erano in buona forma. Lasciammo loro il compito di tirare fino ai duemila metri dopo di ché decidemmo, complice la nebbia che stava scendendo, di tentare uno strappo. I nostri più diretti inseguitori sparirono dietro di noi tra la nebbia che li copriva, e noi ne approfittammo per incrementare il vantaggio. Ai tremila, mentre ero in testa, ebbi la sfortuna di agganciare un pezzo di tavola con i miei chiodi e, nel tentativo di farla sganciare, ottenni l’infelice risultato di cadere. Fu così che Michele, che mi seguiva da vicino, seguendo a testa bassa l’andatura, mi cadde sopra a cavalcioni. «Michè, scendi, scendi se no ce ripigliano» gli gridai e, malauguratamente, scendendo dalle mie spalle, mi trafisse il piede destro con i chiodi delle sue scarpette. «T’ho fatto male, Piè?» «Michè, non sento niente.» Dissi una bugia, perché non volevo fargli capire quanto effettivamente io soffrissi. Continuammo insieme di buona lena, poi lo aspettai al traguardo dove lo precedetti, da vincitore, di un centinaio di metri. Solo al rientro a Velletri, presso il pronto soccorso dell’ospedale, accompagnato da Fausto Ercolani e Gian Paolo Brencio, da sveglio e con un fazzoletto stretto tra i denti, il caro dottore di turno, Angelino Velotti, mi suturò la ferita con tre punti. Dopo quindici giorni ero di nuovo lì, pronto a gareggiare per raggiungere il mio campionato a largo Boccea.”

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint “Questi giovanissimi atleti - scrive nel 1965, Ugo Cascella, decano dei giornalisti veliterni - si stanno facendo notare già negli ambienti del CSI provinciale, anche se solo da una-due stagioni appartengono alla ‘Giovanni Scavo’. Questi ragazzi si preparano con quella pazienza e serietà, che sono le caratteristiche precipue dell’atletica veliterna, e auguriamo loro, di riuscire ad emergere, in un futuro non lontano, anche in ambito nazionale. Fra tutti costoro, un giovane spicca per le ottime qualità già dimostrate in molte occasioni: Alessio Giachetti, allievo lanciato verso limiti eccellenti sulle distanze del mezzofondo. Accanto a Giachetti una serie di nomi di giovanissime speranze. Giulio Costantini, dalle qualità fisiche eccellenti ma dal rendimento incostante, autore comunque di una eccezionale finale nazionale allievi della campestre CSI di Chianciano, Stefano Ercolani, Luciano Spoletini, dallo sprint finale insidiosissimo, Antonio Galli dall’azione decisa e disinvolta, Diego Cedroni e, per concludere, due promesse del fondismo: Furio Volani e Livio De Santis.”

Il 1965 è comunque un anno di grande crisi con pochissimi atleti iscritti (Brencio, Giachetti, Costantini, Stefano Ercolani, Luciano Spoletini, Antonio Galli, Cedroni, Furio Volani, Livio De Santis) e poche gare disputate ma, dopo la tempesta, l’arcobaleno che annuncia il sereno. Nel 1966 arriva un folto gruppo di giovanissimi. Felci Francesco, Di Lazzaro Natale, Lupi Antonio, Sinibaldi Antonio, Zuin Marcello insieme a Bevilacqua Giacomo e ai ‘vecchi’ Ercolani, Giachetti, Volani, sono i protagonisti della rinascita. E, nel marzo di quell’anno, oltretutto, Fausto Ercolani, superando ogni ostacolo, ha voluto e ottenuto la sezione femminile. È una data storica, poiché è la prima volta che, a Velletri, le donne fanno sport. La presentazione avviene nella sala parrocchiale di santa Lucia. A prendere per primo la parola è don Eugenio che mette in evidenza il significato pedagogico dello sport nelle sue componenti spirituali e 29

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint sociali. Dopo gli interventi del presidente Starace e del direttore tecnico Ercolani, vengono presentate le atlete. Categoria primavera: D’Andrea Daniela e Andreuzzi Stefania; categoria allieve: Biasotti, Menta Simonetta, Randazzo, Ronsini Irene, Giachetti Barbara, Pica Paola, Cipollari Maria, Quattrocchi Graziella, Angeloni Paola, Berti Paola, Daria e Nila Colasanti e Carla Bombetti. In quei primi anni l’attività è concentrata soprattutto nelle campestri dove la ‘Scavo’ domina nel campionato provinciale CSI. Nel 1966 vince quattro titoli di società su sei, e tre titoli individuali con Francesco Felci tra i ragazzi, Stefano Ercolani tra gli allievi e Luciano Spoletini tra gli juniores; nel 1967 vince la categoria juniores per società e individuale con Giacomo Bevilacqua che rinnova, in questa categoria, le vittorie di Silla nel 1963, di Falzoi nel 1964, di Furio Volani nel 1965 e di Luciano Spoletini nel 1966. Nell’attività in pista si mettono in luce Alessio Giachetti e Lorenzo Rulli che allo stadio della Farnesina si laureano campioni provinciali allievi CSI per il 1966 vincendo le gare dei 2000 metri (6’27”2) e del lancio del disco (36.60), e Antonio Sinibaldi che con la misura di 1.58 è quarto nella gara dell’alto ai campionati regionali FIDAL nella categoria primavera. In quell’anno, arrivano le prime tute; addirittura di due tipi. Uno di colore azzurro con la scritta ‘Scavo’ per le sezioni ragazzi e ragazze, e l’altro di colore azzurro con bande biancorosse, sempre con la scritta ‘Scavo’, per le categorie allievi, juniores e seniores. La maglia sociale è di colore rosso senza scritte. Gli anni che seguono vedono la crescita e l’affermazione della società. Il 1965 è ormai solo un brutto ricordo. “Il movimento atletico veliterno - dice nella sua relazione tecnico- morale del 1967, il prof. Starace - è in continuo sviluppo e oggi è possibile guardare al futuro nella certezza che il domani non potrà essere migliore e prodigo di sempre più grandi soddisfazioni ... consideriamo infine, le difficoltà di raggiungere sul campo eclatanti affermazioni, dato che il Lazio è la regione che vanta le 30

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint più forti società d’Italia, e potremo così valutare ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare. Tornando agli atleti, una menzione particolare spetta a Fulvio Volani che si è rivelato atleta completo raggiungendo sia nei 400 metri piani (53”5) che negli 800 (2’00”0), tempi di tutto rilievo a testimonianza della bontà della nostra scuola e della sua serietà atletica. [Tempi che l’anno successivo porterà a 52”2 e 1’57”7]. Dietro di lui ecco gli juniores Giacomo Bevilacqua (m. 800 in 2’02”8 e 1500 in 4’15”8) e Francesco Alì (m. 3000 in 9’24”0) entrambi su posizioni eccellenti. Gli allievi Francesco Felci (m. 1000 in 2’44”3 e m. 2000 in 6’05”4) e Marcello Zuin (lungo m. 5.71 e triplo m. 12.06) tra i migliori del Lazio e, infine, i ‘primavera’ Lupi (alto), Trivelloni, Ciardi, Masci e Cremonini (mezzofondo)... Un record è stato stabilito sia nel tesseramento degli atleti che nell’attività agonistica: 48 tesserati nel settore maschile e 40 in quello femminile; abbiamo partecipato a 66 riunioni maschili con un totale di 323 presenze gara e a 16 riunioni femminili con un totale di 174 presenze gara”. Fulvio Volani, ricorda così il clima, per certi versi esaltante e contemporaneamente difficile di quel periodo; si sente parte di un gruppo di pionieri sempre alla ricerca di un campo sportivo. “Mi avvicinai all'atletica leggera nel lontano 1964. L'atletica allora era soprattutto la corsa su strada, specialità che permetteva di essere praticata ovunque. La carenza di strutture, per le discipline cosiddette minori, quale era l'atletica nella Velletri di quegli anni, ci portava tutti alla conquista di un ‘pezzo di terra’ dove poter svolgere i nostri rudimentali e sperimentali allenamenti. L'unica struttura esistente, il campo di calcio che allora era situato dove è stata costruita ora la palestra polivalente, era vietato a tutti coloro che non corressero dietro un pallone. Ci sentivamo come dei cow-boys, tutti alla conquista del nostro pezzo di terra, che combattevano contro tutto e tutti; contro le avversità e contro i ‘cattivi’. Per diverso tempo fissammo così il nostro quartier generale in quel di San Giovanni Vecchio, località meglio conosciuta come la ‘cacattera’ facendo uso, di tanto in tanto come spogliatoio, della ‘casermaccia’ dove la Vjs sezione pugilato aveva installato una rudimentale palestra. Pian piano e

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint non senza grosse difficoltà, e dopo ripetute pressioni, ci venne concesso il permesso di accesso al campo di calcio, indirizzati a quello spogliatoio che sulla porta recava, ironia della sorte, la scritta ‘ospiti’. Naturalmente potevamo fare uso dell'impianto solo al termine degli allenamenti calcistici o nei giorni in cui non si svolgevano partite. Questo permesso era spesso e facilmente revocabile con la conseguenza che improvvisamente ci si ritrovava di nuovo per strada. il burbero Arturo (guardiano del campo per moltissimi anni) vigilava sul tutto. Comunque l'uso, anche saltuario, del campo sportivo ci permetteva di avere un punto di appoggio; un luogo dove poter lasciare gli indumenti, una sistemazione logistica che ci dava modo di cambiare le magliette bagnate e asciugarci il sudore. Frequentando il campo sportivo, quindi, il teatro naturale per effettuare gli allenamenti divennero le strade intorno al campo stesso. Classico il giro: campo sportivo, S. Maria dell'Orto, circonvallazione Appia, campo sportivo, testimone delle innumerevoli battaglie agonistiche che si trasformavano spesso in vere e proprie gare. Quando ormai la situazione si stava normalizzando arrivarono, tra capo e collo, i lavori di ristrutturazione del campo sportivo. Eccoci di nuovo per la strada! Era il 1968, il gruppo cresceva, le poche unità erano diventate alcune decine. La necessità di trovare un luogo dove poter svolgere gli allenamenti era sempre più pressante. In un primo momento facemmo ‘base’ nell'abitazione di Fausto Ercolani, diventato nel frattempo il factotum della ‘Giovanni Scavo’, che trasformò il suo studio in spogliatoio e magazzino. La sistemazione si rivelò naturalmente angusta e poco pratica, il ché ci portò a continuare la nostra ricerca. Fu così che l'allora neonato Comune di Lariano ci ospitò presso il campo che era stato da poco costruito, e grazie alla vicinanza del bosco potemmo svolgere gli allenamenti in un ambiente sereno e climaticamente ottimo. Fu proprio in quel periodo, strana la vita, che giunsero i nostri primi risultati di un certo rilievo. L'anno successivo, a seguito del completamento dei lavori, tornammo a Velletri. Era il 1969 ed il gruppo si completò con la creazione del settore pulcini. I tempi erano ormai maturi e la ‘Giovanni Scavo’ poté così irrobustire le

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint sue radici presso l'impianto sportivo che andava lentamente prendendo gli attuali connotati”.

Diversi episodi segnano il 1968. Il ‘Capo’ Pierluigi, a cui l’atletica veliterna deve tanto, lascia; motivi di lavoro e di famiglia gli impongono questa dolorosa decisione. Fausto Ercolani lascia la vice-presidenza per dedicarsi esclusivamente al settore tecnico. Mario Pieralice viene eletto presidente mentre alla vice-presidenza è chiamata Maria Chiara Starace.4 La società aderisce all’ente di propaganda ‘Libertas’. Il 12 Febbraio del 1969, l’allora segretario e atleta Gian Paolo Brencio sospende la sua attività causa sevizio militare, destinazione Palermo. E proprio i campionati Italiani Libertas su pista diventano uno degli appuntamenti più sentiti dagli atleti della ‘Scavo’, sia perché sono l’occasione di misurarsi con atleti di valore in una manifestazione a carattere nazionale, sia perché offrono l’occasione per una trasferta, il cui ricordo rimarrà vivo negli anni a venire. La prima partecipazione risale proprio al 1968. I campionati si disputano in due distinte sedi, una maschile e una femminile. Per i motivi più disparati, i primi due anni non si riesce ad inviare una rappresentativa maschile. Tocca così alle ragazze far esordire i colori della ‘Giovanni Scavo’. Assente la stella nascente, Fabiola Pierimarchi colpita da un attacco di appendicite nel corso dei campionati allievi, partono per Reggio di Calabria, Patrizia Marinelli, Giuliana Faina e Patrizia Casale accompagnate da Maria Chiara Starace. Patrizia Casale si difende come può negli 800 metri e termina al nono posto in 2’44”9. Al di sotto delle loro possibilità rimangono invece sia l’altra Patrizia che Giuliana nel lancio del disco.

4 Notevole, oltre le nude registrazioni di risultati tecnici, il contributo di Maria Chiara allo sviluppo del settore femminile della società. Ha rappresentato infatti, sin dal primo momento, la garanzia e la fiducia che la Giovanni Scavo poteva offrire ai genitori delle atlete, non ancora liberati dal preconcetto che le donne, secondo il carattere e l’ambiente provinciale di quel periodo, non erano adatte ad emulare i loro coetanei di sesso maschile. 33

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint La seconda partecipazione non nasce sotto una buona stella. Ancora una volta Fabiola perde l’autobus per una affermazione importante, a causa di un fastidioso dolore al piede. A Cava dei Tirreni vanno così tre giovanissime: Patrizia Palombi, Angela Agostini e Anna Priori. Patrizia indovina la gara più bella della sua breve stagione atletica vincendo la serie delle seconde nei metri 600 davanti ad Anna che completa così il successo di squadra. Angela nei 150 si batte al limite delle sue possibilità e conquista un posto in finale. Fabiola veniva da una stagione esaltante e avrebbe avuto le carte in regola per aggiudicarsi il titolo italiano. A Marzo, infatti, aveva prima vinto il campionato regionale di corsa campestre e poi a Pistoia il campionato italiano Libertas. Quest’ultima gara disputata sotto una pioggia gelida che non dà pace. Nell’occasione, l’avvio di Fabiola è lento e rischia di perdere prima ancora di aver tentato di vincere. Poi finalmente attacca ed è subito prima. Anna Priori si dimostra sua degna compagna e finisce quarta consentendo così alla Scavo di aggiudicarsi anche la classifica di società. La finale maschile di corsa campestre si svolge invece ad Avezzano dove Fieni Natalino è trentacinquesimo nella categoria allievi, mentre in quella juniores troviamo Alì Francesco al sedicesimo e Felci Francesco al trentesimo. Ma, più di questa gara rimane scolpita nella storia societaria la finale provinciale di Subiaco, prova valida come qualificazione di quei campionati nazionali e di cui rimane una anonima ma fedele cronaca. “Approdiamo a Subiaco dopo un viaggio quasi avventuroso; per fortuna marzo ci regala una giornata di sole che ci fa dimenticare il mal d’auto, la mancanza di spogliatoi e il percorso che è stato ricavato a forza nei dintorni di un campo di calcio. Gli organizzatori, comunque, si dimostrano bravi e capaci. Iniziano i giovanissimi con Paolo Gatti in bella evidenza, alla fine buon quarto; quinto è Gianni Fangucci, sfortunato in partenza. Gli allievi ci riservano una graditissima sorpresa. I nuovi Capitani e Fieni, cui nessuno concede chances né di vittoria 34

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint né di piazzamento, prendono l’iniziativa fin dall’inizio e impongono un ritmo che opera una forte selezione. Poi Capitani cede leggermente, ma al traguardo il bravo Fieni è secondo e conquista il posto per la finale nazionale: è la sua prima corsa per i colori della ‘Scavo’! Ed ecco la gara più attesa, la più sofferta, quella che può esaltarci o deluderci nella stessa misura. Partenza tumultuosa e subito Di Rocco perde una scarpa ed è costretto a fermarsi. In testa si alternano in pochi, poi si forma un terzetto di cui fanno parte Felci e Alì. Dietro è Di Lazzaro. Francesco corre composto e lucido come nei suoi giorni migliori e va in testa a tirare. Gli risponde Ippoliti del San Saba mentre Alì si stacca. La corsa assume una fisionomia precisa. In testa l’atleta di Roma e il nostro si alternano al comando senza risparmio di energie. Poi c’è Alì che difende il suo terzo posto, poi Di Lazzaro che guida il gruppo degli inseguitori più immediati. Ultimo giro, Ippoliti tenta lo scatto vincente ma, Francesco lo controlla e va a vincere con largo margine. È la prima vittoria di Felci dopo una stagione di digiuno. Ha ben ragione il ragazzo di esultare levando le braccia al cielo.”

Nel 1969, a dieci anni dalla scomparsa, la figura di Giovanni Scavo è ancora viva, anche a livello nazionale, e la società lo ricorda con una cerimonia che si tiene presso la sala Tersicore del Comune. “Giovanni Scavo, l’asso dell’atletica deceduto dieci anni fa a Palermo in seguito ad un incidente, è stato ricordato oggi a Velletri nel corso della commovente cerimonia in Comune organizzata dalla società ‘Scavo’ per onorare la memoria del Campione che pur giovanissimo era già entrato di diritto nella formazione azzurra in vista delle Olimpiadi romane. È giunto a Velletri che fu di Scavo l’avversario naturale. L’assessore allo Sport Ludovico Ludovisi ha approfittato della circostanza per annunciare che lo stadio di Velletri sarà presto intitolato a Giovanni Scavo,5 mentre il sindaco ha detto che sarà

5 La proposta è rimasta ovviamente nel limbo delle buone intenzioni. 35

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint presto bandito un appalto per la costruzione di una palestra a Velletri. Erano presenti alla cerimonia, della quale è stato relatore il nostro collega Sergio Neri, il sindaco dott. Cioci, il vice-sindaco ing. Remiddi, l’assessore allo Sport, Ciarla, il consigliere Nello Fabbei, l’olimpionico Martufi e l’asso del ciclocross Franco Luciani.”6

6 Cfr. ‘Commemorato Giovanni Scavo’, Corriere dello Sport 9 aprile 1969, pag. 2. 36

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Anni settanta. Promesse, litigi e separazioni

Il 1970 è un anno di svolta. Si assiste ad una crescita generalizzata sia sotto il profilo organizzativo che tecnico. L’uso del campo sportivo, anche se la pista è ancora al di là dal venire, non è più un problema. La ‘Giovanni Scavo’ e la ‘Vjs Velletri’ tentano anche di costituire una polisportiva di cui rappresentano le sezioni calcio e atletica leggera conservando, altresì, i loro nomi e i loro direttivi. L’allora presidente della Vjs, dott. Giuseppe Piemonti, assume così la presidenza della polisportiva e della ‘Atletica Libertas Giovanni Scavo’. Mario Pieralice passa alla vice- presidenza, Fausto Ercolani rimane il responsabile tecnico, Maria Chiara Starace diventa responsabile del settore femminile e Gian Paolo Brencio il segretario. La nuova formazione rimane sulla carta in quanto non arriverà mai nella sua fase operativa, anche se erano già stati preparati i documenti ufficiali e il dott. Piemonti aveva già avuto modo di partecipare alla festa sociale di fine anno in qualità di nuovo presidente; una riunione svolta presso la sala delle Lapidi del palazzo Civico, alla presenza del sindaco dott. Fernando Cioci, del vice-sindaco ing. Remiddi e dell’assessore allo sport Ludovisi. La società, con questo tentativo, pensa di aver assicurato l’avvenire, risolvendo quei problemi di natura economica e tecnica tra il calcio e l’atletica, che avevano procurato non lievi sacrifici. I frutti di tale scelta non tardano ad arrivare. La ‘Scavo’ partecipa ai campionati Italiani Libertas di Catania, dove per l’occasione sono stati aboliti i minimi di ammissione e 38

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint dove una unica sede accoglie sia quelli maschili che i femminili, con quindici atleti nella categoria maschile e con nove in quella femminile. Di essi ben diciassette si classificano tra i primi dieci. Il piazzamento più prestigioso è ovviamente quello di Elisa Evangelisti che si laurea campionessa italiana Libertas correndo i mille in 3’15”2, un tempo che la colloca al ventisettesimo posto nella graduatoria nazionale della categoria allieve. Vive finalmente il suo momento di gloria anche Fabiola Pierimarchi che è quinta nei metri 1500 juniores con il tempo di 5’18”. Un titolo tricolore viene anche dal settore maschile dove Francesco Felci, a cui era stata data fiducia all’ultimo momento, è campione italiano Libertas juniores nei 5000 con 15’32”4, seguito da Natale Di Lazzaro con 15’48”0, tempi che li fanno annoverare tra i migliori specialisti d’Italia. La nuova pista del campo CONI di Catania, ad ogni modo, porta fortuna a tutti i nostri ragazzi. Massimo Maone stabilisce il nuovo record sociale nei 300 allievi (39”2), Patrizia Marinelli al suo ultimo anno agonistico, è finalista nel getto del peso, Sergio Pontecorvi si classifica quinto nel giavellotto in una gara che si distingue per la sua lunghezza: inizia alle 10 e termina alle 15. Marcello Zuin, combattente irriducibile, strappa il sesto posto nella gara di salto triplo ad atleti più titolati. Al di là dei campionati Italiani Libertas il 1970 è una stagione oltremodo positiva. Elisa Evangelisti aveva già vinto in Gennaio, anche il campionato italiano di corsa campestre a Sesto San Giovanni; la staffetta 3x1000 allieve con Patrizia Palombi, Antonella Caporali e la stessa Elisa, è campione regionale, vincendo a Roma nel tempo globale di 10’23”8. Vengono migliorati diversi record sociali. Ben tre da Furio Volani: 1500 (4’12”8), 3000 (9’11”6) e 3000 siepi (9’58”2); due da Marcello Zuin, lungo (6.20) e triplo (13.06) e due da Franco Montellanico, peso (10.97) e disco (27.30). Cade il record del giavellotto per merito di Sergio 39

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Pontecorvi (39.50), mentre la staffetta 4x400 degli juniores Antonio Lupi, Dino e Daniele Ognibene e Natale Di Lazzaro sigla un ottimo 3’42”8. In campo femminile cadono i record dei 100 (Angela Agostini, 13”5), dei 200 (Anna Priori, 28”6) e della staffetta 4x100 (Priori, Covicchio, Agostini e Pivari, 54”5). Il 19 settembre di quell’anno, viene disputata, con l’organizzazione della ‘Giovanni Scavo’, la terza e ultima edizione del ‘Giro Podistico Città di Velletri’ , una gara su strada a carattere interregionale che, due anni prima, era stata tenuta a battesimo ed onorata dalle prestazioni di atleti di livello nazionale quali , Ardizzone e Valente. La gara, con partenza e arrivo in piazza Cairoli, si snoda sul percorso piazza Mazzini, via Borgia, via S. Pietro, via C. Cardinali, piazza del Comune, via A. Velletrano, via Carlo Rosselli, via S. Salvatore, via A. Alfonsi, da ripetersi sette volte per un totale di dodici chilometri, e vede la vittoria del romano Fortunato Tota davanti a Antonio Lombardi e Angelo Ceccone. Tra gli juniores è primo Mario Cappello, con Roberto Lotti e il nostro Natale Di Lazzaro ai posti d’onore. L’organizzazione di questa gara, fu poi lasciata cadere per sopravvenute difficoltà economiche. Nella stagione 1970-71, la ‘Scavo’ registra subito una affermazione di pregio per merito di Franco Martini che, il 13 Dicembre 1970 a Bracciano, si impone nella categoria allievi nella prima prova del trofeo Lazio di cross. Una gara che aveva visto impegnati tutti i migliori specialisti, come dimostrano le vittorie di Risi nel cross lungo e di Del Buono nel cross corto della categoria seniores e la vittoria di tra gli juniores. Fervono intanto le iniziative per tenere vivo l’interesse verso l’atletica: il primo maggio 1971, a Colleferro, si organizza un incontro tra la ‘Giovanni Scavo’ e la locale ‘SNIA’, a programma quasi completo.

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Ancona ospita invece i campionati Italiani Libertas maschili dei 1971. Partono Antonio Lupi, Massimo Vicario, Claudio Cellucci, Massimo Maone, Roberto Ercolani, Claudio Noce, Maurizio Cancelli, Antonino Rezza, Piero Marinelli, Franco Martini, Natale Di Lazzaro, Dino Ognibene, Daniele Ognibene, Marcello Zuin, Gianni Fangucci, Paolo Gatti e Enzo Mariani. Ottime prove per Franco Martini nei 3000 (9’13”0), Claudio Cellucci (6’24”2) e Massimo Vicario (6’27”8) nei 2000, Claudio Noce nei 400 (54”5) e Marcello Zuin nel triplo (13.02). Firenze, sede dei campionati femminili, vede arrivare un nugolo di ragazzine che comunque si fanno onore e mettono in vetrina la bella prova di Alessandra Leoni nei 1000 metri. Partecipano a questa edizione le ‘veterane’ Anna Priori e Angela Agostini che fanno da chioccia a Tani Paola, D’Amico Antonietta, De Carolis Paola, Maone Lorella, Santini Serenella, Santini Donatella, Pede Simonetta, Farina M. Ausilia e Sica Gesualda. Manca purtroppo Elisa Evangelisti che ad inizio stagione aveva avuto modo di dare sfoggio delle sue qualità vincendo sia la fase regionale che la fase interregionale del campionato italiano di corsa campestre, campionato che la vedrà in quel di Rassina, occupare la 17a posizione assoluta. Aveva ripetuto inoltre il successo dell’anno precedente nel campionato Italiano Libertas di corsa campestre, a Faenza. Cominciano in questo periodo però, le prime avvisaglie delle lacerazioni intestine, che caratterizzeranno, negativamente, l’atletica veliterna negli anni a venire. Franco Bettella, fuoriesce dalla ‘Scavo’ e fonda una nuova società denominata ‘Nova Scavo Velletri’, contro la quale darà battaglia il direttivo della società, a cui preme, soprattutto, che Bettella non possa spendere il nome di Scavo. Anche Sergio Scavo cercò di limitare l’iniziativa del ‘profeta senza legge’, pur essendo legato a lui dal ricordo del fratello, che di Bettella era stato allievo durante il periodo di Palermo.

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Di questi veleni, è testimone una lettera, datata 11 febbraio 1971, indirizzata a Luciano Barra, segretario della FIDAL, dal presidente della ‘Giovanni Scavo’, Giuseppe Piemonti. “Gentilissimo dott. Barra, avendo ricevuto per conoscenza, una lettera del Comitato Regionale Laziale, nella quale sono riportate le conclusioni del Comitato stesso a riguardo la nota da noi inviatavi a suo tempo, concernente la fondazione, in Velletri, di una società del settore giovanile denominata ‘Nova Scavo Velletri’, ci vediamo costretti a rinnovare le nostre richieste in proposito, cercando, per quanto ci è possibile, di illustrare la realtà attuale nella nostra città, realtà che è più complessa di quanto possa apparire e che può sfuggire senz’altro a chi non la vive. Diciamo ciò perché, al Comitato Regionale Laziale, le nostre ragioni erano state ampiamente illustrate dal nostro Direttore Tecnico sig. Fausto Ercolani ma, evidentemente, non è bastato. Ci resta dunque la speranza che la Federazione voglia prendere in esame il caso, da noi prospettato, e risolverlo nel migliore dei modi. Il regolamento organico precisa che, se in una stessa città sorgono società il cui nome può ingenerare confusione, la Federazione può non accettare l’affiliazione della società più giovane. Il sig. Bettella ha dichiarato, al sig. Tartaglia, presidente del C.R. Laziale, che il nome della sua società (G.S. Nova Scavo Velletri) e quello della nostra (A.L. Giovanni Scavo Velletri) sono così diversi che non si può generare confusione. Questo da un punto di vista strettamente giuridico può anche essere vero. Resta però il fatto che la nostra società, dopo dieci anni di attività, è per Velletri sinonimo di atletica leggera, come la ‘Vjs Velletri’ è sinonimo di calcio. Dieci anni fa, nonostante tra le nostre mura fosse vissuto un campione come Scavo, l’atletica a Velletri era inesistente. Ci è voluto il coraggio, la fermezza e il sacrificio dei nostri fondatori, per inserire l’atletica leggera nel costume sportivo veliterno, ed è stato grazie a noi che le donne in Velletri hanno potuto fare dello sport attivo.

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Il discorso da noi portato avanti è stato così intenso e così profondo che ad un certo momento noi siamo diventati per tutti solo ed esclusivamente la ‘Scavo’. Quando la Società cambiò denominazione, da ‘U.S. CSI G. Scavo’ ad ‘A.L. Giovanni Scavo’, non se ne accorsero nemmeno gli atleti che pure avevano sempre sotto gli occhi i nostri cartellini. Il sig. Bettella, inoltre, ha giocato su un altro fattore di equivoco, chiamando a collaborare alla sua iniziativa ex atleti nostri,7 allontanatisi dalla società per ragioni personali, e che hanno buon gioco nell’opera di propaganda grazie a questa loro veste; il sig. Bettella, inoltre, non tralascia di predicare nella scuola, nelle piazze, nelle famiglie, nei volantini, che la ‘Nova Scavo’ ha ragione di esistere perché la ‘vecchia’ sta per scomparire e, suonando le campane a morte per noi, cerca di convincere tutti a correre sotto le sue ‘bandiere’. Ora noi non crediamo che questa sia propaganda pulita. D’altro canto il sig. Bettella se davanti alle persone competenti assume l’aspetto del perseguitato, quando fa i suoi giri di propaganda, prima parla di ‘Scavo’ e poi a copertura pronuncia l’aggettivo ‘nuova’. Ora sia ben chiaro che noi ci rivolgiamo alla Federazione solo per un senso di alta correttezza, perché ci sentiamo e siamo abbastanza forti per far fronte non a una, ma a dieci iniziative sul tipo di quella del sig. Bettella. Solo che non possiamo assistere passivamente agli attacchi di questo signore che non tralascia occasione per gettare discredito su di noi e per dare giudizi catastrofici su una società che veramente ha conquistato un paese all’atletica. E la forza del sig. Bettella è, paradossalmente, la Federazione, perché egli sa che se dovrà rinunciare al nome, tutto il suo veleno gli ricadrebbe addosso, perché non avrebbero più effetto le sue parole, in Velletri, senza essere condite con nome ‘magico’ di Scavo. D’altro canto la nostra società è oggi impegnata in uno sforzo di potenziamento notevole che può essere disturbato, ma

7 Tra loro c’erano i fratelli Fulvio e Furio Volani. Quest’ultimo era rimasto contrariato dal non essere stato portato a Catania in occasione dei campionati Nazionali Libertas del 1970. 43

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint non ostacolato, dalle iniziative del sig. Bettella. L’aver triplicato il bilancio, l’aver perfezionato l’apparato tecnico e organizzativo a proprie spese e senza usufruire di nessuno dei tecnici dei Centri CONI, l’aver iniziato e portato avanti con successo un tipo nuovo di discorso con la scuola, l’aver tra i propri soci e simpatizzanti tutte le persone che in Velletri ‘contano’, l’aver conquistato all’atletica anche i tifosi del calcio è, a parer nostro, segno che l’‘A.L. Giovanni Scavo’ vive e pensa di vivere a lungo. La gente si chiede però, perché si permette al primo arrivato di parlare di ‘Nuova Scavo’ dando per scontata la fine dell’altra; perché si permette un certo tipo di propaganda che, una volta rivelatasi falsa, allontana dall’atletica famiglie intere che restano disgustate dai metodi usati per avvicinarle. Noi non abbiamo nulla in contrario a che il sig. Bettella costituisca e porti avanti anche mille società: è nel rispetto delle libertà; ma desideriamo che ognuno trovi il modo di esprimersi avendo come fine il costruire qualcosa di nuovo, senza tentare invece di distruggere, con ogni mezzo, la calunnia compresa, ciò che già esiste, equivocando su di un nome e sulla tradizione ad esso legata.” Certo è che l’arrivo di un personaggio del calibro di Bettella8 ‘il vecchio’, come poi sarebbe stato anche identificato, a distinguerlo dal figlio Mauro, allora emergente ed ottimo decatleta, non poteva lasciare che gli avvenimenti della ‘Giovanni Scavo’ continuassero lenti e monofasici, in quel tranquillo ambiente di provincia. Polemico per natura e posizionato, per scelta, ai margini di qualsiasi istituzione, insofferente verso regolamenti e gerarchie, Bettella era stato dotato da madre natura di un notevole riconosciuto carisma. Egli era stato, a Palermo, sul finire degli anni cinquanta, l’ultimo allenatore di Gianni Scavo e a lui fu legato come e forse più di un figlio. Nel suo incessante peregrinare arrivò a Velletri, verso la fine del 1969, con la sua numerosa famiglia a bordo di una

8 Francesco Bettella (Padova 1926 - Velletri 1997) due volte nazionale, è stato campione italiano nei 400 ad ostacoli nel 1956 e primatista nazionale con la staffetta 4x400 (3’10”8) sempre nel 1956 nell’incontro Italia-Francia a Firenze 44

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Fiat 1800, sulla cui fiancata aveva verniciato una scritta, a quel tempo oramai sbiadita e in parte cancellata, ROMA CAPO NORD, a ricordo di una delle sue innumerevoli scorribande in terra finnica, trainando una roulotte che posizionò in via Redina Ricci, sulla strada per Cori nella campagna di Velletri. E come un ciclone, quale egli effettivamente era, si adoperò per portare la sua esperienza tecnica al servizio della società ‘Giovanni Scavo’ nella maniera che gli era più propria: diretta e poco diplomatica, suscitando così le reazioni del gruppo preesistente. In quell’ambiente, Franco Bettella, pur tra mille contraddizioni, fu uno dei pochi a portare una notevole carica di entusiasmo, trascinando anche, come ricorda Patrizia Olivieri che quella esperienza ha vissuto in prima persona, ragazzi ad allenarsi ai Pratoni del Vivaro alle cinque di mattina prima di recarsi a scuola. “Questa era la grande qualità di Bettella: saper scavare a fondo nello spirito dei giovani, per poter poi lavorare i loro muscoli. Magnifico incantatore, convinceva gli atleti che accostava alla religione della fatica portandoli, con naturalezza, ad un regime di vita che contrastava con i modelli, allora già vincenti del consumismo. Perché Bettella, in verità predicava la rivoluzione dei costumi e difatti, i suoi costumi privati apparivano rivoluzionari, almeno secondo la morale corrente.”9 Il periodo a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, comunque, al di là delle opposte aspettative e delle palesi contraddizioni, si contraddistingue soprattutto per lo spirito di gruppo e la solidarietà, dentro e fuori i campi di gara, tra gli atleti della ‘Giovanni Scavo’ di quel periodo. Quegli stessi atleti che diedero vita al giornalino ‘Atletica Veliterna’ povero ma verace organo di stampa della vita societaria. Un periodico senza fissa scadenza che si pubblicava quando e come si poteva, avvalendosi della disponibilità di uno dei pochi ciclostili esistenti in quel

9 Cfr. Giorgio Reineri, Atletica n.6/7 giugno/luglio 1997, pag. 64. 45

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint periodo, quello della sempre, sentimentalmente vicina parrocchia di Santa Lucia. Attivissimo nel portare avanti l’iniziativa, nel primo periodo, è Fulvio Volani che ne cura anche titoli, grafica e disegni. Il giornale, pensato, principalmente, per un uso e consumo interno, strizzava l’occhio anche a tutti coloro che gravitavano nell’orbita della società nel tentativo di far conoscere e amplificare l’atletica leggera nell’allora piuttosto pigro ambiente veliterno. Vi trovavano posto naturalmente i risultati ma, anche, le notizie e i commenti su tutta l’attività della società come la descrizione di una premiazione di una riuscita giornata dello sport, organizzata dal Comune di Velletri, avvenuta presso la sala delle Lapidi del Comune, nella primavera del 1972, alla presenza dell’allora sindaco avv. Mario Lungarini. “Vengono premiati con medaglia d’oro Elisa Evangelisti per i numerosi titoli vinti nella sua pur breve carriera, e Massimo Vicario che corre da meno di due anni ed è già riuscito ad essere finalista dei giochi della gioventù, in una specialità quale i 2000 metri, dove è difficilissimo farsi luce, per ben due volte consecutive. Con medaglia d’argento Paola Falchi, da pochi mesi atleta e già bravissima quattrocentista e Claudio Noce che fa della serietà e dell’impegno le sue armi migliori. Con medaglia di bronzo le nostre ‘gemelle’ mezzofondiste Alessandra Leoni e Maria Ausilia Farina.” Nel 1972 trova soluzione anche il problema della sede grazie a Michele Silla che mette a disposizione per questo proposito una stanza presso il suo ufficio. Una stanza, piccola forse, ma ben arredata e funzionale che rappresenta il coronamento di un piccolo sogno; quello di poter offrire un punto fisso dove individuare la società, dopo le varie peregrinazioni nei vari locali parrocchiali e la sequela di incontri in casa di Fausto Ercolani. Il 12 novembre, presso la sala delle lapidi, in occasione della annuale cerimonia degli atleti maggiormente

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint distintisi, viene benedetta la bandiera donata alla società dalla famiglia Rezza. Non sono però poche le problematiche rimaste irrisolte, legate soprattutto al mancato decollo della polisportiva di cui si era fatto promotore Giuseppe Piemonti al quale, il 14 luglio 1972, Gian Paolo Brencio scrive. “Dott. Piemonti, questa lettera è la conseguenza diretta della manifestazione di propaganda sportiva indetta dal Comune e svoltasi il 29 giugno c.a. Quel giorno sono rimasto sorpreso dalla sua richiesta di ritirare il premio spettante alla nostra società e tale mia meraviglia era originata dal fatto che Lei, da più di un anno (giugno ‘71 per la precisione) non aveva avuto più contatti con noi e che quindi si davano per scontate, sia lo scioglimento della Polisportiva, che di fatto non è mai esistita, sia la sua rinuncia alla presidenza della ‘Scavo’. Comunque, il suo gesto ci ha fatto piacere perché significa che Lei tiene ancora a cuore le sorti della nostra società; purtroppo è mio dovere ricordarle che la situazione attuale, se non è peggiore, non è certamente migliore di quando nel 1970 prendemmo i primi contatti con Lei. Questo perché, se le intenzioni erano buone, i fatti le hanno decisamente smentite. Infatti, Lei mi darà atto che la costituzione della polisportiva, garantendoci il lato economico, mediante il conguaglio tra le nostre entrate effettive e quanto era necessario spendere per una dignitosa attività, ci doveva dare la necessaria serenità onde poter, in un tempo relativamente breve, riuscire a raggiungere quei risultati di squadra che ora proprio le difficoltà finanziarie ci impediscono non solo di realizzare, ma anche di mettere in programma. In realtà l’anno 1970-71, invece di rilanciarci verso traguardi più ambiziosi, ha finito per metterci in situazioni veramente difficili. Pensi agli impegni presi con il suo consenso e la sua autorizzazione e poi lasciati cadere quando il passivo cominciava a farsi pesante e Lei ci aveva già fatto ampiamente capire di non essere disposto a versare somme ad alcun titolo; e buon per noi che il medico, l’allenatore, l’addetta alla segreteria, il custode della

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint palestra, comprendendo la situazione, accettarono di buon grado le nostre proposte senza pretendere il rispetto di quel contratto che Lei ci aveva imposto di far firmare loro; comunque fu necessario reperire ben 490.000 lire per tacitare tutti e ciò costò enormi sacrifici. C’è poi il lato grottesco della situazione perché, da quando apparve sui giornali la notizia che Lei aveva assunto la presidenza della nostra società, tutti hanno creduto che ormai i nostri problemi finanziari erano risolti; così, mentre Lei si riprometteva chissà quali aiuti dal Comune, non abbiamo più ricevuto nemmeno il contributo annuale, e la stessa Azienda ha fatto orecchie da mercante quando si trattò di organizzare il ‘Giro Podistico di Velletri’ così che, dopo aver fatto tanto per portare la nostra manifestazione a gara di rango nazionale, abbiamo addirittura dovuto sospenderla (in quel periodo Lei era lontano da Velletri e, non esistendo di fatto alcuna polisportiva, fu giocoforza arrenderci all’evidenza dei fatti). In ogni caso, dottor Piemonti, noi siamo ben lieti di continuare ad averla come presidente, a patto però che si agisca con la massima chiarezza: il nostro statuto prevede per il presidente diritti e doveri in maniera precisa; la polisportiva può continuare ad esistere ma, deve essere legale, accettata anche dalla Vjs e con un statuto scritto concordato sulla base di precisi accordi. Vista l’esperienza passata, noi non intendiamo proseguire nell’equivoco e per una strada che può portare all’affossamento della società. Siamo pronti ad ogni colloquio chiarificatore ma, ci riteniamo sciolti da ogni vincolo fino a quando la polisportiva, alla quale aderimmo, non sarà realizzata effettivamente.” Sotto il profilo tecnico il 1972 vede comunque crescere ancora il livello della società, soprattutto in considerazione del non poter disporre di un impianto idoneo per allenarsi. Ne sono riprova le ottime prestazioni di Gianni Fangucci (35’25”2) e Paolo Gatti (35’31”2) nei 10.000; i risultati di Claudio Noce che si incarica di rimuovere due primati preistorici: quelli dei 110 e 400 con ostacoli. Durante una gara di decathlon, porta il limite dei 110 a 18”9 (il precedente record, 19”6, appartenente a Manlio Zaccari, era

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint datato 27 Agosto 1961) e quello dei 400 a 1’02”6 che migliora l’1’04”2 di Alberto Colazingari datato 14 Aprile 1962; a Claudio Cellucci la soddisfazione di migliorare il record dei 1000 corsi in 2’41”3, un record che era fermo al 2’44”3 stabilito da Francesco Felci il 29 Ottobre del 1967. In campo femminile si registrano due record prestigiosi e di notevole valore tecnico. Il merito è di Elisa Evangelisti che corre i 1500 metri in 5’05”0 (precedente, 5’18”0 di Fabiola Pierimarchi) e di Paola Falchi che alle sue prime esperienze corre i 400 metri piani in 1’02”4 (precedente 1’04”2 di Antonietta Palombi, 1969). Questi tempi valgono loro, rispettivamente, il 14º posto nelle graduatorie italiane juniores e il 43º posto in quelle allieve. Tra i record di categoria vengono polverizzati quello dei 2000 ragazzi ad opera di Massimo Vicario che corre la distanza in 6’13”4 e quello dei 1000 ragazze per merito di Alessandra Leoni che si migliora fino a 3’27”0. Le sedi dei campionati Italiani Libertas su pista di quell’anno, sono Terni per le donne e Udine per gli uomini. In Umbria solo Paola Falchi conferma le speranze della vigilia, conquistando la medaglia di bronzo nei 400 piani al termine di un finale incandescente. Elisa Evangelisti invece, non si presenta a questo appuntamento nella forma e nelle condizioni che le avevano permesso di raggiungere tempi di assoluto valore nella prima parte della stagione. Finisce nona nei 1500 metri con il tempo di 5’33”9, precedendo di un soffio Anna Santini, decima con 5’34”0. Sotto tono anche Alessandra Leoni e Maria Ausilia Farina che pagano l’aver dato battaglia, senza risparmio di energie, per tutta la gara. Fanno il loro esordio in questa occasione, Roberta Di Cocco, Patrizia Gatti, Gianna Ciardi e Marilena Fiocco. Più lusinghieri i risultati della trasferta friulana, dove i nostri quattro moschettieri si fanno onore oltre le più rosee previsioni. Claudio Noce nel triplo raccoglie l’eredità di Marcello Zuin, che in questa gara fu sesto a Catania e quarto ad Ancona, vincendo la medaglia di bronzo con un salto oltre i tredici metri. Claudio consolida così un 49

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint tradizione particolare, quella di emergere in una gara per la quale, in quel periodo, era impossibile prepararsi a causa della mancanza di una pedana. Quarto è invece Claudio Cellucci che, nella categoria allievi, si conferma quattrocentista di ottimo livello correndo in 52”6. Massimo Vicario, a cui fa ancora difetto l’esperienza, è settimo nei 2000, mentre Piero Marinelli è ottavo nei 1000 metri allievi. Claudio era, ovviamente, il nome più in voga in quel momento alla Scavo, grazie alle imprese di Noce e Cellucci tanto da meritarsi un panegirico. “Claudio, nome solenne di romana memoria e origini illustri, nome da ‘imperator’, da primo attore. Così i nostri due Claudio, dopo aver iniziato l’anno in sordina, sono venuti pian piano alla ribalta a suon di risultati: dai 4.763 punti del decathlon di Claudio (Noce) e dal 54”4 nei 400 allievi di Claudio (Cellucci) si è giunti alla lunga serie di primati sociali migliorati dal primo e agli acuti qualificanti del secondo. Differenti nello stile e nel carattere, li accomuna una passione veramente grande per l’atletica, la costanza e la serietà negli allenamenti, l’impegno sia in campo che fuori verso quei traguardi sportivi e sociali che rendono valido e costruttivo lo sforzo dell’atleta. Non è nostra intenzione incensare ed osannare due ragazzi che, in fondo, compiono solo il loro dovere di atleti, ma ci piace tracciare la loro scheda agonistica perché il loro esempio possa essere seguito dagli altri, perché sono la dimostrazione che si può praticare lo sport intensamente senza trascurare né la scuola né gli altri interessi propri dei giovani, perché, infine, entrambi sono arrivati ad essere dei bravi atleti con la costanza e il sacrificio di tutti i giorni, dato che nessuno dei due aveva mostrato di possedere (all’inizio della loro carriera agonistica) quelle doti qualificanti che fanno intravedere il campione. Primo record sociale in cui Claudio Noce mette lo zampino è il 3’40”2 della staffetta 4x400, tempo che porta il nostro quartetto ad una rivalutazione in campo nazionale; poi il campionato regionale di decathlon ... 4763 punti e soprattutto la certezza di aver trovato la strada giusta, perché con la sua forza di volontà, con la sua ricerca puntigliosa del meglio, con il suo eclettismo è il

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint tipo adatto ad una gara lunga e massacrante. Nell’occasione trova anche il modo di ritoccare il primato sociale dei 110 ostacoli e quello juniores del giavellotto. Di Claudio Cellucci poco si può dire. Non ha gareggiato quasi mai e sembra in letargo. Poi il trofeo Bravin, una classica gara nazionale per allievi, ce lo restituisce vivo e pimpante. È il 18 giugno e corre in 54”4 i 400 metri (record sociale allievi) e ci fa capire quali sono le sue prossime intenzioni. Infatti il 3 luglio porta il limite sociale dei 1000 a 2’41”3, tempo di buon rilievo che rivaluta il nostro mezzofondo giovanile. Claudio Noce intanto dà una aggiustatina anche al primato sociale dei 400 metri ad ostacoli, eguaglia quello juniores dei 200 e migliora ancora quello dei 110, togliendo infine a Marcello Zuin con m.6.30 il record del salto in lungo. Incrementa poi il limite juniores del giavellotto e cancella definitivamente il nome prestigioso di Zuin dall’albo dei primati sociali portando il record del salto triplo a metri 13.13. Claudio Cellucci prepara nel frattempo i suoi colpi di maggior effetto. Affronta per la seconda volta i 400 metri e li corre in 52”5, rivelandosi uno dei migliori specialisti nazionali della sua categoria. Non contento trova il modo di correre i 200 in 24”3, altra prestazione ottima per un allievo e un altro scampolo di quanto il nostro (detto Forza Lazio) può fare. E l’altro Claudio? Non può certo rimanere a guardare. Nell’attesa di regolare i conti nella gara in cui la lotta è più avvincente (i 400 metri) toglie ad Antonio Lupi il primato juniores correndo la distanza in 53”8 e porta poi il limite del salto in lungo a 6.36. Per il momento sembra che basti. Claudio (Cellucci) ormai pensa al 1973, mentre il suo amico-rivale cerca negli ultimi scampoli di stagione l’acuto del grande tenore.” I due, la stagione successiva confermano, effettivamente, quanto di buono fatto in precedenza. Entrambi alla loro ultima stagione con la ‘Scavo’, trovano nel corso del 1973 la definitiva consacrazione. Claudio Cellucci si laurea campione regionale allievi sulla sua distanza preferita dei 400 metri piani, correndo 52”7; è il 3 di un giugno che lo vedrà impegnato ancora in due riunioni nazionali. Prima il

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint 24 a Cava dei Tirreni dove è secondo con 52”9 e poi il 29 a Roma, in occasione del trofeo Bravin, dove è si ancora secondo, ma dove porta il proprio personale ad un ottimo 52”1 che gli vale il 29º posto delle graduatorie nazionali. Chiude la stagione con una meritata medaglia di bronzo ai campionati Nazionali Libertas di Verona. Nella città scaligera, lo imita l’altro Claudio (Noce), che si appende al collo una medaglia fatta dello stesso metallo, confermando così la posizione dell’anno precedente. Ma, se la posizione non cambia, cambiano invece le prestazioni tecniche. Noce vola infatti lontano, fino a sfiorare i 14 metri (13.88) nel triplo, mentre nel lungo si avvicina sensibilmente, con 6.79, a quei sette metri che segnano l’eccellenza della specialità. Conferma altresì il suo eclettismo, infrangendo nei 4 acca, una barriera ideale, correndo in 59”6. I due sono le punte di una ancora viva Giovanni Scavo. Nel corso della stagione si mettono infatti in evidenza anche Franco Martini (34’27”6) e Paolo Gatti (34’44”6) nei 10.000. Il 1973 è l’ultima stagione che vede inserita nel programma tecnico la staffetta 3x400 per la categoria allievi, corsa più volte da Maurizio Cancelli, Piero Marinelli e Claudio Cellucci con un miglior tempo di 2’43”6. In campo femminile si assiste invece ad un ricambio generazionale. Le atlete che fino a pochi mesi prima avevano calcato con successo le piste di mezza Italia, hanno appeso, forse troppo frettolosamente, le scarpette al chiodo. Si fa avanti un gruppo di nuove leve. Il 20 gennaio 1974 la prova regionale di cross alla passeggiata archeologica fornisce interessanti indicazioni, soprattutto nella prova riservata alle allieve. Anna Pacifico, quarta dopo aver coperto i circa 2000 metri del percorso in 8’19”2, precede Rita Galante (10ª), Patrizia Olivieri (11ª), Maria Ausilia Farina (13ª), Virginia Gotti (15ª) e Patrizia Gatti (20ª). Nel proseguo della stagione, Anna Pacifico riesce a fare nei 1000 metri, meglio di quanto non aveva saputo fare Elisa Evangelisti tre anni prima e conquista così 52

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint il primato sociale delle allieve con 3’13”1, anche se poi in settembre a Viareggio, in occasione dei campionati Libertas, non va oltre un modesto 3’27”0. Campionati a cui partecipano le giovanissime Gianna Ciardi, Marilena Fiocco e Nani Regina nei 60 metri e Silvia Fabrizi, Simonetta Rosati e Maria Ausilia Farina nei 1000 metri. La stagione che segue è, consequenzialmente, un anno di involuzione sia sotto il profilo dei risultati che degli iscritti. Tra le ragazze brilla solamente Simonetta Rosati che è decima nella finale dei giochi della gioventù nei 1000 metri terminati nell’ottimo tempo di 3’14”. Non è migliore la situazione nel settore maschile dove il solo Paolo Soprano (3000 in 9’13”2 e 2000 siepi in 6’40”4) riesce a concludere una sufficiente stagione. Il 1974 vede comunque l’esordio di Vincenzo Auddino, un atleta che molto darà alla società negli anni a venire. Dieci anni dopo il 1965, la Giovanni Scavo si accinge a vivere un altro anno di crisi quando alla presidenza è ormai approdato Sergio Scavo. Fausto Ercolani continua a qualificare l’attività della società, a mettere in pratica l’idea stessa di fare sport. È insomma, la vera mente direttiva; anima le varie attività e si assume costantemente la responsabilità generale dell’organizzazione. La sua presenza e il suo entusiasmo tengono desti i sentimenti di fiducia dentro e fuori la società, fa di tutto per mantenere alto il buon nome che la ‘Scavo’ si è conquistato sui campi di gara. Nel fare ciò, non si accorge, probabilmente in perfetta buona fede e con grande entusiasmo, del pericolo che corre: l’essere la mente direttiva, promotore e responsabile, può dare l’impressione di una persona terribilmente accentratrice. “In qualità di direttore tecnico, ricorda Fausto, avevo programmato, verso la fine della primavera del ‘74, la partecipazione ai campionati Nazionali Libertas con l’intenzione di premiare tutto il gruppo di atleti, ponendo la sola condizione di doversi allenare nel periodo estivo. Applicai alla lettera quella decisione, e per la trasferta di Ancona, rimasero fuori Maurizio Cancelli e Claudio Ferraglioni i quali sentirono come un torto 53

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint personale quell’esclusione in quanto sostennero di non aver potuto allenarsi al meglio a causa di infortuni. L’aspetto che allora fu più difficile da superare rimase quello che scaturisce dalla diversità di vedute. In una infuocata riunione societaria, alcuni soci,10 da poco tempo entrati nell’organico della società come sostenitori, mi chiesero il rendiconto di come fossero stati spesi i loro soldi. Io, che sentivo essermi dato anima e corpo alla società mi sentii ferito da quest’atteggiamento e, probabilmente l’età, non ancora carica della necessaria esperienza, mi portò a reagire duramente, accettando il muro contro muro. Il risultato fu la fuoriuscita di alcune unità di atleti come Maurizio Cancelli, Piero Marinelli e Gianni Fangucci che andarono a vestire i colori del CUS Roma.” La versione di coloro che fuoriuscirono dalla società è ovviamente opposta a quella di Fausto, al quale attribuivano la mancanza di dialogo e una gestione troppo personalistica della società. Nel momento in cui si cerca di superare le difficoltà e i risentimenti, l’episodio che avrebbe segnato indelebilmente la storia dell’atletica cittadina. È l’inizio del 1975; Alessio Giachetti ha, con Gian Paolo Brencio che è ancora il segretario della società, una telefonata chilometrica in cui spiega o cerca di spiegare, le incomprensioni e la divergenza di vedute, oramai insanabili che lo dividono dalla direzione tecnica di Fausto Ercolani. Il giorno successivo a quella telefonata, nasce l’u.s. Atletica Velletri. È una spaccatura che lascerà una cicatrice profonda nel movimento atletico veliterno. Accusato il colpo, Fausto cercò di lenire la ferita, riorganizzando al meglio la società. Buone nuove venivano intanto dall’esterno. La nuova pista di atletica presso il campo sportivo era finalmente una realtà anche se costruita

10 Nel 1974 risultano essere soci Fausto Ercolani con un contributo di lire centomila; Michele Silla, Romano Fabrizi e Sergio Scavo con un contributo di sessantamila; Gian Paolo Brencio, Domenico Costa, Bruno Cancelli, Pietro Ferraglioni, Rolando Vecchi, M. Chiara Starace, Maurizio Bianchini, Augusto Cellucci, Ermelindo Leoni, Oreste Vecchi, Giovanna Scavo, Italo Fede, Maurizio Agostinelli e Ennio Olivieri con un contributo di lire ventimila; Marcello Zuin (diciottomila) e Franco Montellanico (dodicimila). 54

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint con materiale gommoso misto ad asfalto. Si poteva, finalmente gareggiare anche a Velletri! L’atletica leggera è comunque uno sport ancora poco sentito. Infatti durante la Festa dello Sport del 1975 svoltasi presso lo stadio comunale, i numerosi spettatori presenti, dopo aver assistito al lancio dei paracadutisti, abbandonano in massa le tribune quando inizia il saggio di atletica leggera. Comunque, per quella ‘Giovanni Scavo’ è una crisi di breve durata. Si ricomincia dalla base con lo stesso entusiasmo di sempre. All’inizio del 1976 il neo costituito Centro Olimpia può contare subito su oltre centocinquanta iscritti e, tra i grandi, se nel 1975 il mezzofondo maschile poteva contare solo sul pur bravissimo junior Sergio Leoni che riesce a correre gli 800 in 2’02”1, quell’anno, accanto a lui troviamo un gruppo non solo numeroso ma, anche tecnicamente valido: Sergio Graniero, Damiano Di Lazzaro, Gianni Abruzzese, Desiderio Fabi e Amerigo Mandrelli che corre gli 800 in 2’00”7 e i 1500 in 4’07”5. A loro si unisce il senior Franco Angeletti proveniente dai Vigili del Fuoco di Salerno che subito si inserisce nell’ambiente della ‘Giovanni Scavo’ arricchendolo inoltre del suo notevole bagaglio tecnico. La squadra maschile conquista l’ottavo posto ai campionati regionali di cross e, insieme a quella femminile si aggiudica il trofeo Libertas di corsa campestre dopo quattro combattutissime prove, precedendo seppur di un solo punto la Libertas Valmontone. Memorabile la partecipazione numerica a queste prove. Per la gara di Aprilia in programma il primo di Febbraio del 1976, sono ben novanta (!) gli atleti della ‘Scavo’ tra uomini e donne, dai piccoli del centro olimpia ai senior, che si radunano al mattino a Porta Napoletana, nonostante la minaccia della pioggia e che rappresentano, di per sé, già un successo di organizzazione e di entusiasmo. 55

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Determinante in questo periodo, il ruolo svolto dai genitori che mai si erano mostrati così vicini e compatti nel sostenere la società. La finale del ‘Trofeo Libertas’, oltre alla vittoria di squadra, vede primeggiare gli atleti della ‘Giovanni Scavo’ in quattro delle dodici categorie. Brunamonti Cinzia tra le ‘ragazze B’ e Tiziana Olivieri tra le ‘ragazze A’ in campo femminile, Amerigo Mandrelli (juniores) e Franco Angeletti (seniores) in quello maschile. Migliore si presentava la situazione del settore femminile nel 1975 che vive ancora degli acuti di Anna Pacifico (5’07”0 nei 1500 e 2’28”0 negli 800) e della staffetta 4x400 juniores che con Marilena Fiocco, Rita Galante, Gianna Ciardi e Patrizia Olivieri, conquista il secondo posto ai campionati regionali, il sesto ai campionati Nazionali Libertas di Ancona e sigla con il tempo di 4’23”0, anche la venticinquesima prestazione nazionale di categoria di quell’anno. Patrizia Gatti è la veterana del gruppo: conclude il suo quinto anno di attività. Un record di passione e di attaccamento ai colori sociali. Rita Asero invece lascia l’attività dopo quattro anni di buoni risultati, non prima di aver ritoccato il record sociale dei 3000 con 12’35”0. Un settore femminile sempre vivace rappresentato dai risultati di Alba Leoni, Graziella Ciarla, Marina Di Bernardo, Cinzia Brunamonti, Marisa Pallotti, Regina Nani, Simonetta Ciarla, Vetulia Taddei, Loredana Lisi, Marina Ricci, Tiziana Borghini, Lorella Ciarla, Elvira De Marchis e Stefania Della Vecchia. Nel 1976, come abbiamo avuto modo di constatare, la società vive di nuovo una stagione feconda. Tra i giovanissimi emerge Tonino Felici di cui si dice un gran bene. “Classe 1963, ragazzo ben impostato fisicamente, dotato di carattere e forte volontà, si è imposto con i risultati all’attenzione dei tecnici ed è elemento di sicuro avvenire.” Riprende la felice tradizione del mezzofondo femminile, incalzano le nuove leve, protese ad emulare le imprese di 56

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Antonietta Palombi, Fabiola Pierimarchi, Elisa Evangelisti e Anna Pacifico. Simonetta Rosati è la capofila della nuova generazione e già capace di correre, l’anno precedente, i 1000 in 3’10”. Dietro di lei Tiziana Olivieri e Cristina Marcucci. Sono loro le punte di un folto gruppo di ragazze, tra le quali ritroviamo le giovanissime Sabrina Ciardi, autrice di una splendida se pur breve stagione, Donatella Ferraro, Anna Carbonelli, Sara Di Cicco, Claudia e Silvia Schon, Eleonora Ricci, Marina Pucci, Cinzia Pallocca, Maria Rita Vona, Assunta Falchi, Nunzia Calcari, Fabiana Rosati, Rita Agostini e Carla Savo, che rinverdiscono la tradizione del nostro, apparentemente, inesauribile vivaio. “Prime gare in pista e già l’ambiente si scalda a suon di risultati. Tanto aulica è la campestre, con i suoi prati, il suo fango, i suoi sentieri bagnati di sudore e rugiada, così fredde e spietate sono piste e pedane dove non basta vincere, ma bisogna costringere alla resa un avversario insensibile che ha il volto di un cronometro o d’una fettuccia metrica. L’atletica entra nella sua dimensione e l’atleta attende dal responso delle lancette un giudizio severo ma imparziale che può esaltarlo o punirlo ma mai in ogni caso umiliarlo. [...] Sulla pista dello stadio comunale di Velletri, i nostri giovani mezzofondisti hanno vissuto una giornata meravigliosa: crollo a ripetizione di primati personali e dimostrazione pratica che il vivaio è non solo valido ma anche interessante sotto tutti i punti vista. Mauro Marinelli lentamente ma decisamente porta avanti il suo programma di avvicinamento ai vertici della categoria: ha portato a 6’25”6 il suo primato personale sui m. 2000 migliorandosi di quattro secondi rispetto allo scorso anno. Vittorio Polletti, che pecca ancora di inesperienza, si è presentato con un brillante 6’33”4 che fa ben sperare. Massimo Giammatteo ha compiuto un piccolo capolavoro migliorandosi di ben venti secondi scendendo a 6’36”0. Oreste Frezza, ancora con i postumi d’influenza, pur rendendo al di sotto delle sue notevoli possibilità, si migliora di due secondi e corre in 6’43”4. Fabrizio Antonetti, atleta estemporaneo e imprevedibile, corre il suo primo 2000 in

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint 6’52”2 e anche il buon Tommasino D’Adamo lima quindici secondi al suo personale correndo in 7’13”0. Nel gruppo ‘B’ Tonino Felici si annuncia come il più forte della sua categoria avendo corso in 7’05”6, miglior tempo dei tre raggruppamenti in cui sono state divise le gare, impressionando per la facilità con cui arriva al risultato anche quando non è particolarmente impegnato. Per un ragazzino del 1963 è già tanto. Giovanni Guttoriello riapre il discorso del salto in lungo con una discreta gara. Tra le donne il posto d’onore spetta di diritto a Simonetta Rosati, Tiziana Olivieri e Stefania Maggiore. La prima, dopo una stagione a risultati alterni, presenta il suo biglietto da visita con due validissimi tempi ottenuti, peraltro, correndo in batterie non proprio tecnicamente elevate e quindi senza lo stimolo del massimo impegno. Negli 800 metri ha ottenuto 2’28”1 e nei 1500 metri 5’12”2, se il buongiorno si vede dal mattino... Tiziana Olivieri ha subito rotto gli indugi e scendendo sotto i 3’20” (ha infatti corso in 3’19”6 migliorandosi di sei secondi) si è riproposta come l’elemento più interessante in campo regionale della nuova generazione. Stefania Maggiore merita la citazione per aver raggiunto risultati di un certo livello quando sembrava ormai destinata a fare solo la comprimaria. Ora il suo personale sui 1500 è di 5’24”8, ma può senz’altro scendere sotto 5’15”. Cristina Marcucci farà parlare di sé ancora per molto. Affronta la sua prima gara in pista con tanta ansia ma poi si scatena e, sulla scia della sua compagna più giovane, fa fermare i cronometri sul 3’21”2 che rappresenta la conferma di quanto valga questa ragazzina che si diverte a fare i risultati e non accetta mezze misure. Buone le prove di Elisabetta Pennacchini, Cinzia Brunamonti, Fabiana Rosati, Angela Mandrelli che maturano ogni giorno di più e buon rilancio delle velociste con Marina Ricci su tutte e poi, in ordine di merito, Marina Corsini, Nicoletta Calcari, Elvira De Marchis e Tiziana Borghini. Tra le giovanissime note positive vengono da Rita Agostini, Teresa Longo, Sabrina Ciardi e Donatella Ferraro.”11

11 Cfr. ‘L’ora della pista’, Pontin Sportivo n. 16, 5-11 maggio 1976, pag. 47. 58

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Oltretutto il 1976 è foriero di una splendida novità: la sistemazione organica del settore lanci. Un gruppo che, nell’economia di ogni società, svolge un ruolo di fondamentale importanza. Fausto Ercolani, che ha sempre avuto a cuore lo sviluppo di questo settore, chiama al suo fianco un tecnico, ben preparato, ex giavellottista. Da Marino arriva così Maurizio Mecozzi, con il quale si cerca di realizzare il potenziamento tecnico della società. Dei suoi allievi, il migliore si dimostra Vincenzo Auddino che con 11.92 si classifica al terzo posto nel campionato regionale di categoria. Buone speranze fanno alimentare anche i risultati di Nico Mauro e Marco Trulli. Due numerose rappresentative, benché giovani e ancora inesperte, vengo inviate ai campionati Nazionali Libertas in programma a Padova, per il settore maschile, e a Enna per quello femminile. Si torna dunque a varcare lo stretto sei anni dopo la positiva trasferta di Catania. In Veneto arrivano, ai primi di ottobre, attesi da un tempo tipicamente autunnale, tredici atleti in rappresentanza di tutte le categorie. In pista, il miglior piazzamento è ottenuto da Antonio Petrilli, larianese verace, che è quinto nei 2000 metri ragazzi, corsi in 6’07”0 ma, ottima impressione desta anche Massimo Giammatteo, al suo primo anno nella categoria, che chiude in 6’17”4, precedendo il più esperto Oreste Frezza (6’18”0) che, in primavera, si era messo in evidenza vincendo la fase regionale di corsa campestre del concorso esercito-scuola a Cassino sul percorso del campionato italiano, in una gara che aveva visto anche il quarto posto di Claudio Ferraglioni e il sesto di Virgilio Maggiore. Petrilli, Giammatteo e Frezza, saranno poi ancora quinti nella staffetta 3x1200 con il tempo di 10’46”4. La vitalità del settore è evidenziata ancora da Mauro Marinelli (6’26”0), Vittorio Polletti (6’26”0) e Virgilio Maggiore (6’38”4). A questi si affiancano gli allievi Marco Trulli, quindicesimo nel peso con la misura di 10.13, Piero De Paolis che corre i 100 metri in 12”1, Alberto Mammucari impegnato nei 400 (60”0) e i due 59

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint mezzofondisti Fulvio Polletti e Roberto Grossi che schierati nei 1500 metri finiscono la propria fatica rispettivamente in 4’37”7 e 4’52”9. A fare da chioccia a questi giovani sono chiamati Vincenzo Auddino che è decimo nel getto del peso junior/senior con 10.91 e soprattutto Franco Angeletti che è quindicesimo nei 10.000 con 32’54”0. Numerosa anche la rappresentativa che aveva raggiunto la Sicilia qualche giorno prima per una edizione dei campionati Italiani Libertas nobilitata dalla presenza dell’allora emergente . Campo base un albergo con vista sul rosso cratere dell’infocato Etna. Sul campo i risultati furono oltremodo positivi. Simonetta Rosati è ottima terza nei 1500 allieve con 5’25”9, anche se ad inizio stagione era stata capace di correre la distanza in 4’59”1, primo meno cinque della ‘Giovanni Scavo’, un tempo che le sarebbe valso la vittoria. Gianna Ciardi è quarta negli 800 con 2’43”0 e Stefania Maggiore è quinta nei 1500 junior/senior con 5’39”0. Tra le giovanissime troviamo Doriana Di Vito, Liliana Moretti e Tiziana Olivieri che sono quarte con la staffetta 3x800 ragazze “A”, Ricci Marina, Calcari Nicoletta, Mandrelli Angela e Pennacchini Elisabetta none nella 4x100 con il tempo di 59”5 e le sorelle Frisardi Maria, che è quinta nel lancio del disco con 16.44, e Frisardi Giuseppina, dodicesima nel lungo con 3.25. Il 1976 lascia un segno profondo dato dalla possibilità di poter gareggiare anche a Velletri sulla nuova pista del Comunale, tra le altre cose omologata a spese della società. Le manifestazioni organizzate dalla ‘Giovanni Scavo’ trovano una discreta affluenza di atleti provenienti da tutta la regione, con buoni risultati tecnici, tra i quali ritroviamo il 55”8 di Paolo Mariani nei 400 metri piani, Danilo Piacentini che corre i 1500 metri in 4’32”6 e Roberto Ercolani nel disco. Alla fine di quell’anno sono centinaia i ragazzi, per lo più giovanissimi, che si iscrivono alla società ‘Giovanni Scavo’ e affidati da Fausto a quegli atleti più grandi e più affidabili come Patrizia Olivieri, Rita Galante, Gianni Abruzzese, 60

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Vincenzo Auddino, all’ultimo dei quali viene naturalmente affidato il gruppo dei lanciatori, promossi sul campo come suoi collaboratori. Ad accoglierli degnamente la nuova palestra del ‘fontanaccio’ ottenuta grazie ai buoni uffici del presidente Sergio Scavo. Una struttura che, con la sua vicinanza al campo sportivo permette un’attività proficua e diversificata. La società si appresta a vivere la fine degli anni settanta come uno dei momenti più belli e significativi della sua ormai quasi ventennale storia. Due tristi episodi venarono di profonda tristezza, la vita del campo sportivo a distanza di nemmeno un anno tra il 1975 e il 1976 e qui rievocati dalle parole di Gianni Abruzzese. “Mimmina D’Adamo arrivò al campo sportivo da sola, senza conoscere nessuno di quell’ambiente, ma si inserì presto guadagnandosi la simpatia di tutti. Mimmina si divideva tra scuola, lavoro (l’estate presso un distributore di benzina) e sport: era una ragazza singolare, piena di vita, buona volontà e generosità. Aveva 17 anni. Durante gli allenamenti aveva già dato prova di possedere valide potenzialità, che lasciavano sperare in buoni risultati non appena si fosse presentata l’occasione di qualche gara su pista. L’ultima cosa che ricordo di lei è il suo viso raggiante per la partenza, che sarebbe avvenuta il giorno successivo, per il campeggio estivo che la società aveva programmato a Fiumata, presso Filettino. Per lei si sarebbe trattato della prima esperienza di quel tipo: era felicissima! Il mattino seguente, quando mi presentai puntuale all’appuntamento che avevo con Fausto Ercolani nei pressi di Porta Napoletana, vidi il ‘Capo’ che si muoveva nervosamente, mi guardò e, senza preamboli, mi disse:«Mimmina è morta, ieri pomeriggio travolta da un camion sull’Appia mentre procedeva con il suo motorino». Mimmina la ricordo così, avvolta da un alone di tenerezza, fragilità, timidezza che contrastavano, compensandosi, con la forza, la sua caparbietà e fierezza. Non sapremo mai quanto atleticamente avesse nelle gambe, ma sappiamo con certezza che 61

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint nella mente, nell’animo e nel cuore aveva la stoffa della campionessa. Roberto Di Silvio era invece, un lanciatore che aveva preso, da un certo momento, ad incaparbirsi per il lancio del martello, condividendo questa passione con Vincenzo Auddino e Roberto Ercolani su un campetto adiacente la pista. Roberto Di Silvio era, tra i lanciatori, quello più prodigo di sorrisi e confidenze. Non riesco a ricordare un’espressione diversa del suo viso. Era robusto ma non alto questo certo non lo favoriva nei risultati. Ciò che gli piaceva dello sport era il poter indossare scarpette, maglietta, pantaloncini e iniziare a sudare e anche se incontrava difficoltà superiori ad altri nell’ottenimento dei risultati, non aveva mai dato segni di cedimento psicologico, anzi... L’otto luglio del 1976 era una giornata nuvolosa e per Roberto non era giorno di allenamenti. Al campo vi erano solo pochi atleti e, tra questi, Roberto Ercolani che si esercitava a lanciare il disco sullo spazio verde. Scaraventava l’attrezzo da una parte all’altra del campo per andare poi a recuperarlo con passo lento e un po’ annoiato. Roberto Di Silvio, quel giorno, era uscito di casa per recarsi alla ‘vigna’ per adempiere a non so quale incarico che gli avevano commissionato i genitori. Transitando nei pressi del campo sportivo, non resistette alla tentazione di affacciarsi a vedere se qualcuno dei ‘suoi’ era lì ad esercitare la sua passione. Vide Roberto e decise che la vigna poteva aspettare. Con scarpe di cuoio, jeans e camicia, calpestò l’erba e si diresse verso il disco appena lanciato dal suo compagno; lo prese e iniziò a rilanciarlo verso di lui. D’un tratto ci fu un immenso bagliore, immediatamente accompagnato da un cupo boato. Roberto Di Silvio si accasciò a terra con il viso sul prato: era stato raggiunto dalla terribile energia di un fulmine e aveva cessato di vivere. Non ci consola pensare che se avesse potuto scegliere dove morire quello sarebbe stato il luogo dove egli avrebbe voluto che accadesse.” Riprendendo la cronaca atletica di questo periodo, possiamo tranquillamente affermare che, nel 1977, si ha la definitiva consacrazione di Tiziana Olivieri, che è 62

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint campionessa regionale di corsa campestre, e di Cristina Marcucci. Le due, il 20 Marzo di quell’anno a Gemona del Friuli, l’anno successivo al terribile terremoto, in occasione dei Campionati Italiani Libertas, sono rispettivamente settima e decima nelle categorie ragazze e allieve. In campo maschile Antonio Petrilli, al primo anno della categoria allievi, è quinto suscitando numerosi consensi. Nel proseguo della stagione, si assiste alla crescita di Massimo Giammatteo che corre i 2000 metri in meno di sei minuti (5’56”7) e di Tonino Felici che al suo primo anno di categoria chiude la stagione con un ottimo 6’04”0, e che sono le punte dei numerosi atleti avvicinatisi al nostro sodalizio. È questo l’ambiente, esaltante ed esuberante, che trovo, in quella primavera del 1977 quando diventai uno dei tanti atleti che si ritrovavano, quasi tutti i giorni, al campo sportivo l’estate, e presso la palestra del ‘fontanaccio’ l’inverno. L’incontro con l’atletica, e fu amore a prima vista, fu del tutto casuale. Frequentavo allora la quarta classe del liceo scientifico ‘Ascanio Landi’; una classe molto unita che riusciva ad identificarsi al di là delle singole persone che la componevano. Fu con questo spirito che si compattò per sfidare le altre classi, ed in particolare gli alunni dell’ultimo corso, nella fase di istituto dei campionati studenteschi. Ad organizzare la nostra partecipazione fu Gianni Abruzzese, il nostro esperto in materia, che assegnò ad ognuno di noi le rispettive specialità in cui cimentarsi. A me toccò gareggiare nel salto in lungo e nei 1500 metri. Nella gara di mezzofondo mi ritrovai sulla linea di partenza con Fernando Bottacchiari e Loris De Marchis, due veterani delle piste già in forza all’‘U.S. Velletri’, che potevano vantare sulla distanza tempi di 4’11” e 4’25”. Allo sparo i due vanno ovviamente in testa ed io li seguo con molta incoscienza ma anche con altrettanta facilità. Dopo cinquecento metri De Marchis si stacca ed io, come se quello che sto facendo mi sembra la cosa più naturale di questo 63

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint mondo, vado a ricucire l’elastico. Agli 800 metri penso che la gara sia finita e, sentendo ancora di poter dare molto, opero un allungo perentorio per coprire i 300 metri finali. Gianni mi corre dietro, mi grida che debbo percorrere ancora un giro! Le gambe improvvisamente diventano pesanti, prima Bottacchiari e poi De Marchis mi superano di slancio, ma trovo ancora la forza di reagire; alla fine sono terzo in 4’33”. La mia prova non è passata comunque inosservata e vengo subito reclutato da Fausto Ercolani. Nemmeno una settimana dopo mi ritrovo nella mia nuova tuta fiammante, alla stazione dei treni in compagnia del ‘capo’ e di Amerigo Mandrelli. Destinazione lo ‘Stadio dei Marmi’ per una gara regionale di 800 metri. Il viaggio in treno Velletri-Roma-Velletri mi divenne abituale quando con il trascorrere dei mesi ci ritrovammo a seguire Fausto ai vari appuntamenti agonistici programmati nella capitale. Un viaggio che era divenuto un rituale. Innanzitutto l’essere legati agli orari dei treni faceva si che, spesso, si avessero i minuti contati, specialmente i velocisti che solitamente con le loro gare aprivano la manifestazione. L’approssimarsi alla meta si trasformava così in una corsa contro il tempo con Fausto che, appena sceso dal treno, assumeva le sembianze di un marciatore olimpico che trascinava il gruppo. Il ritorno era ovviamente più rilassato. Si attendeva con calma la partenza del treno che ci avrebbe riportato a casa, senza rinunciare a quello che era diventato un vero e proprio momento focale di quel rituale. La sosta alla pizzeria posta di fronte alle ‘laziali’ dove il Capo faceva abbondante rifornimento di birra. Anche se l’impatto con l’ambiente della ‘Giovanni Scavo’ era stato oltremodo positivo, vedevo i miei coetanei, Gianni Abruzzese, Sergio Graniero, Amerigo Mandrelli, abbandonare l’attività per i più disparati motivi. Faccio appena in tempo a conoscere visivamente le imprese di Franco Angeletti e mi ritrovo così ad allenarmi con un numeroso stuolo di ragazzini tra i quali ricordo Massimo Giammatteo, il ‘serio’ della compagnia 64

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint che durante l’estate affiancava agli allenamenti anche giornate passate a raccogliere carote, Virgilio Maggiore, Fabrizio Antonetti, Tommaso D’Adamo, Tonino Felici, Fabrizio D’Andrea, Franco Graniero. L’aver iniziato l’attività relativamente tardi, avevo allora diciotto anni, mi ha fatto perdere sicuramente qualcosa, un qualcosa che meglio di qualsiasi altra traspare nelle parole di Gianni Abruzzese che così ricorda il suo rapporto con la ‘Giovanni Scavo’. “Erano i primi anni settanta e il campo sportivo era un rettangolo verde con due porte da calcio, con intorno un ovale sterrato, erba incolta e qualche sasso qua e là. Così lo ricordo quando partecipai la prima volta ai giochi della gioventù tra le fila di scolari della scuola media. Tra coloro che ci misero in riga ai nastri di partenza, attirò la mia attenzione un uomo senza capelli, il cranio lucido che, da come si comportava, dava ad intendere di essere un navigato in quella disciplina. Me lo ritrovai di fronte a conclusione della gara che mi invitava ad entrare a far parte di una società sportiva che rispondeva al nome, a me sconosciuto, di Giovanni Scavo. Ed eccomi su quel campo con un paio di scarpette blu sbiadito, un paio di calzoncini e una maglia di cotone a maniche corte dello stesso colore bianco. Questo fu l'abbigliamento sportivo che indossai i primi mesi invernali; quando la mia famiglia riuscì a reperire i soldi necessari, comprai poi la mia prima tuta, anch'essa di un blu sbiadito di un modello che, credo al tempo fosse unico. Crescevo e andavo assaporando sempre meglio quella esperienza. Le prime gare, gli 80 metri su piano erboso, le ricordo per quello strano morso che provavo allo stomaco prima della partenza e per quel senso di vuoto nelle gambe accompagnato dal tremolio che mi faceva sentire una medusa piuttosto che un vertebrato. Sensazione dolorosa che ho sempre continuato a provare eppure, proprio questo, in qualche modo era diventata una ragione in più per andare avanti e che mi faceva provare un indefinibile piacere a conclusione della gara. Mi ero messo alla

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint prova e questo mi faceva crescere come persona prima ancora che come atleta. Chi non potrà mai più dimenticare quel clima magico che si creava tra compagni di squadra prima di una competizione; la solidarietà faceva a gara con la generosità, con la lealtà, il rispetto. Se durante la gara le viscere ti bruciavano e il fiato ti si rompeva in gola, le gambe si irrigidivano come ciocchi di legno, c'era sempre qualcuno che ti correva a fianco, sul bordo della pista o del percorso, accompagnandoti per un tratto, pronto a incitarti e sorreggerti con la forza del suo carattere; ti ricordava e ti convinceva che comunque avresti potuto dare ancora qualcosa di più. Questo bastava per scioglierti, per farti ritrovare, chissà dove, un altro piccolo quantitativo di aria nei polmoni, per farti avvertire un senso di refrigerio e una voce nella testa che ripeteva a te stesso: «puoi dare ancora un poco di più, forza...» Potevo essere anche ultimo, ma se ero consapevole di aver superato quel limite, mi sentivo un campione ed ero appagato. Avevo vinto sulla mia natura pigra, sulla mia capacità di sopportazione della fatica, avevo vinto e gli sguardi, i complimenti dei compagni stavano a segnalarlo sinceramente e semplicemente. Il risultato della gara, spesso passava in secondo piano e ciò che emergeva e si imponeva all'attenzione di tutti era lo spirito di sacrificio, la dedizione, la serietà che alcuni tra noi dimostravano negli allenamenti. Certo che, allora, gli allenamenti erano un giusto mezzo tra stacanovismo e spartanesimo. Nel periodo invernale si iniziava, tanto per gradire, con cinquanta minuti di riscaldamento. Spesso si correva per più di un'ora, quando ci si avventurava in percorsi extraurbani piuttosto impegnativi e labirintici. Tante volte è successo che il riscaldamento si tramutasse in una vera maratonina. La meta preferita era Lanuvio, giro della piazza e ritorno al campo. Ci si andava con la speranza di farsi vedere da qualche graziosa atleta lanuvina con le quali avevamo socializzato in occasione del rituale campeggio estivo. Rientrati al campo, non si poteva dichiarare al Capo (alias Fausto Ercolani) la stanchezza accumulata, ragione per cui si continuava a lavorare, senza proferir verbo, sui gradoni degli spalti con skip e balzi rana per 66

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint una serie di volte che non ricordo, ma che bastavano a tagliarti le gambe, e poi, dulcis in fundo, serie di prove in pista comprese tra i trecento e i mille metri da ripetere tre o quattro volte. Dopo la fatica, di corsa verso le docce che per lungo tempo abbiamo diviso con gli allievi del calcio. Succedeva così che al freddo si dovesse attendere il proprio turno che scattava dopo un certo orario trovando, non di rado, l'acqua fredda. Qualcuno subì anche una temporanea paresi facciale (!) Però come dimenticare il clima amichevole e goliardico che si generava tra le docce, asciugamani, ciabatte e bagnoschiuma; ancora mi sembra di sentire il profumo del bagnoschiuma ‘pino silvestre’ oppure, quando fu di moda, di quel ‘brut’ che non ho mai più visto in commercio. Come dimenticare le scherzose diatribe che si generavano tra corridori e lanciatori, dove i primi contando sulla loro maggiore agilità e velocità nella corsa, si lasciavano andare alla tentazione di irridere i secondi appellandoli adeguatamente alla loro stazza. Ma, da quel giorno, avrebbero sempre dovuto guardarsi le spalle e non distrarsi un attimo perché, qualora si fosse giunti a tiro, si veniva subito agguantati, sollevati da terra e trasportati sul prato per subire la giusta punizione: rimanere schiacciati dalla mole di tutto il gruppo dei lanciatori che facevano del malcapitato un morbido cuscino sotto i loro glutei. A farli desistere dall'iniziativa di farne una polpetta erano solo le scuse e le suppliche a cui si doveva ricorrere in atto di sottomissione a quegli energumeni. Ricordo poi con piacere le gare di staffetta 4x400 attraverso le quali riuscii a togliermi la soddisfazione di realizzare un record sociale. Record che fu il pretesto, ma ogni occasione era buona, per festeggiare con una cena. Ovviamente, date le scarse possibilità economiche di tutti, le cene venivano organizzate a casa di qualcuno e la spesa si faceva come si poteva, anche ‘sottraendo’ a casa, senza che nessuno se ne accorgesse, la materia prima. Incancellabili dalla memoria le gare in trasferta, una specialità della ‘Giovanni Scavo’, società povera ma dignitosa. Per permettere la partecipazione più ampia possibile, la società (Fausto) si ingegnava in ogni modo. Una tra queste mi è rimasta nel cuore. Ricordo si dovevano tenere a Pescara i campionati 67

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Italiani Libertas (correva l'anno 1977) e io che al tempo facevo funzioni di luogotenente, accompagnatore (quanti viaggi in vespa a fare da autista a Fausto) e segretario, ricordai al ‘Capo’ che avevo parenti in provincia di Pescara, a Penne mio paese natale, che però dista dal capoluogo 35 chilometri di strada di montagna. Il Capo non fece una piega e gli venne naturale concludere che a Penne avremmo dovuto cercare un conveniente ricovero per la truppa di atleti che aveva in mente di portare. Fu così che partimmo in avanscoperta, alcuni giorni prima, alla volta di Penne. Arrivammo alle sei del mattino e Fausto trovò naturale trascorrere in chiesa il tempo necessario in attesa che la gente si svegliasse. Ascoltammo la messa in compagnia di quattro vecchiette e finalmente ci mettemmo all'opera; non fu difficile trovare un appartamento vuoto da affittare per tre giorni ad un prezzo che, si può immaginare, era irrisorio. Lì avrebbero trascorso la loro permanenza i maschi; restava il problema di dove sistemare le ragazze, perché il Capo su queste cose non scherzava: separava sempre i maschi dalle femmine! Si ripiegò così su un ‘alberghetto’ al centro del paese. Arrivammo a Penne in tutti i modi, chi in autobus, chi in treno, chi con la macchina; e le auto non erano certo delle migliori che si potessero veder circolare: un Opel Kadett verde pisello e una Fiat 124 smarmittata sulla quale viaggiavano i ‘gemelloni’, così chiamavamo Roberto Ercolani e Vincenzo Auddino, i due più corpulenti lanciatori che per un misterioso caso della natura ci apparivano rassomigliarsi in modo impressionante; stessa barba, stesso faccione, stesse braccia, stessa corporatura. Come se non bastasse avevano la stessa abitudine di viaggiare in auto tenendo il finestrino abbassato e facendo penzolare fuori il braccio. A guardarli da dietro sembrava che la macchina avesse le braccia, tanto erano amalgamate alla sagoma della carrozzeria. Per farla breve, dormimmo tre notti in quella casa, ovviamente in sacchi a pelo e per terra, senza neppure un materassino. Solo il Capo si era attrezzato con la solita brandina da campo, sulla quale però molti di noi non sarebbero neppure entrati chi per la lunghezza, chi per il peso. I pranzi e le cene furono approntati su fornelletti ‘gaz camping’ con l'ausilio delle immancabili e 68

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint provvidenziali scatolette guarnite con qualche pomodoro fatto ad insalata. Banchetti a cui parteciparono anche le ragazze che si ritiravano in albergo solo per dormire. L'Opel Kadett e la 124 si trasformarono in auto navetta e arrivarono a coprire i 70 chilometri del percorso, tra andata e ritorno, anche tre volte in un giorno. Quegli stessi autisti, tra cui io, in qualche intermezzo riuscirono anche a fare la loro gara. Tornammo a casa con le ossa dolenti ma, l'essere stati insieme a condividere tutto fuori e dentro il campo rimaneva per ognuno un'esperienza incommensurabile. Tanto altro mi ha lasciato dentro il periodo trascorso alla ‘Scavo’ e soprattutto una cosa mi ha insegnato per la vita: se ti senti afflitto, demoralizzato, poco capace, esausto, sfiduciato, non cedere, stringi i denti, tira avanti ... basta un attimo e superi la soglia della fatica, scopri che hai ancora qualcosa da dare, hai altre energie dentro e se le tiri fuori diventi più forte, ancora un poco di più”.

La stagione 1978, risulterà alla fine una delle migliori della Giovanni Scavo. Il gruppo degli atleti cresce compatto. È comunque una ‘Scavo’ ancorata sempre alla migliore tradizione del mezzofondo veliterno. La stagione si apre con la conquista della sesta piazza, sia in campo maschile che femminile, categoria allievi, nel campionato regionale di cross dopo la disputa delle prove di Aprilia, del Cross del Liri, di Castel Fusano, di Latina e della finale di Cerveteri del 19 Febbraio. Un piazzamento frutto delle fatiche di un sempre più autoritario Tonino Felici, di un sempre tenace e combattivo Massimo Giammatteo, di Fabrizio Antonetti, di Virgilio Maggiore e di Tommaso D’Adamo in campo maschile, e quelle di Annamaria Altomare, Manuela Ferro, Liliana Moretti, Elisabetta Pennacchini e Assunta Falchi in quello femminile. In primavera subito un grande acuto. Tiziana Olivieri corre gli 800 in 2’20”4, tempo che le vale il lasciapassare per i campionati italiani allievi di Firenze. Campionati a cui partecipa anche Massimo Giammatteo che il “minimo” lo aveva mancato di due soli decimi. Una partecipazione 69

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint gratificante, al di là della conseguente squalifica che lo tenne tre mesi lontano dalle gare. “Nel 1978 partecipai - ricorda Massimo Giammatteo - a Jesolo, agli annuali campionati Italiani Libertas. Ricordo che partimmo in treno la sera dalla stazione di Velletri tra urla e schiamazzi, che all’una di notte non si erano ancora placati, tanto da costringere il ‘Capo’ a lasciare il suo scompartimento per il nostro; entrò dicendo: «Silenzio, voglio dormire!» Gli rispondemmo con risate, per un’altra mezzora. Non ridevo più verso mezzogiorno quando, dopo 600 degli 800 metri che dovevo percorrere, mi accorsi che gli altri continuavano a correre mentre io imboccavo una salita terribile che durò un’eternità: avevo il secondo tempo di iscrizione fra gli iscritti, arrivai nono! Dico arrivai ma non è esatto poiché corsi sotto mentite spoglie, in quanto ero stato squalificato per aver precedentemente partecipato ai Campionati Italiani Allievi senza avere il ‘minimo’ necessario. Non che io fossi un pazzo megalomane, o Fausto un delinquente immatricolato; Fausto lo fece (iscrivermi ai Campionati Italiani) con uno scopo ben preciso: dare assistenza morale a Tiziana Olivieri, forse il più grande talento della ‘Giovanni Scavo’. Tiziana era l’unica ad aver ottenuto il ‘minimo’ ed aveva non solo la possibilità di vincere una medaglia, ma anche la paura folle di vincerla. Così l’accompagnai, anche se non riuscii ad influire, positivamente, sulla sua prestazione. Era grande il ‘Capo’, pronto anche a farsi prendere con le mani nel sacco pur di dare una maggiore possibilità ad un suo atleta.” Questi risultati sono il fiore all’occhiello di una ‘Giovanni Scavo’ la cui vera forza è rappresentata dall’ambiente che la società respira. Decine di ragazzi continuano, con il solito entusiasmo, a calcare le piste di tutto il Lazio. Vincenzo Auddino può contare su un nutrito gruppo di lanciatori: Marco Trulli, Sandro Musilli, Danilo Marinelli, Giorgio Cantalini, Bruno Nicosanti, Roberto Mammucari, Stefano Cavola, Marco Di Mario. Fausto Ercolani continua ottimamente ad indirizzare l’attività, almeno fino al 1978, quando riesce a portare il 70

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint solito nutrito gruppo di ragazzi, ai campionati Nazionali Libertas in programma a Jesolo. Campionati a cui partecipa per il terzo anno consecutivo anche, l’allora quindicenne, Nicoletta Calcari, che più delle tensioni agonistiche, vive quei momenti come una sua ineguagliabile, positiva esperienza di crescita. “Si avvicinava il giorno della partenza. Fausto ci faceva allenare di mattina. Ricordo che, anche il giorno prima di partire, provammo dei cambi di staffetta. Quella sera eravamo tutti euforici, la stazione dei treni di Velletri brulicava di gente, si sentivano le ultime raccomandazioni dei nostri genitori e dopo aver risposto sì all’ennesima, salimmo sul treno con destinazione la stazione Termini. Avevamo già deciso che sul treno che ci avrebbe portato a Venezia, avremmo diviso lo stesso compartimento io, Rita (Galante), Angela (Mandrelli), Liliana (Moretti), Tiziana (Olivieri) e Assunta (Falchi). A questo proposito Fausto aveva avuto qualcosa da ridire, forse ripensando a quello che avevamo combinato l’anno prima, quando eravamo partiti per Pescara e, per la verità, non aveva tutti i torti. Appena partiti, specie nelle prime ore di viaggio quando la stanchezza ancora non pesava, ci siamo sbellicate dalle risa, facendo una confusione del diavolo. Nel compartimento regnava il più vivo disordine; scarpe a destra e sinistra, cartacce e scatolette di nutella (vuote) in ogni angolo. I panini andavano e venivano. Mangiammo tanto anche perché, forse, non sapevamo come ingannare il tempo. Infatti, dopo i continui starnazzamenti, era arrivata la cavernosa voce di Fausto, il quale aveva minacciato di dividerci e di mettere nel nostro comparto sua sorella Maria Pia. Quale punizione poteva essere più dura e crudele? Cosi cercammo di stare in silenzio tenendo occupate le mascelle. Raggiungemmo Venezia molto più comodamente degli altri. Considerato il peso piuma di Tiziana e Assunta, decidemmo di togliere le valigie dal portabagagli, quella specie di corda a rete posta sopra i sedili, e di metterci sopra due coperte, qualche maglione che facesse da cuscino, per far si che diventassero due 71

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint giacigli per le nostre donnone (Tiziana e Assunta). Noi quattro avemmo così più spazio per sdraiarci. Arrivammo alla stazione di Venezia alle cinque e mezza. Avevamo tutti delle paurose occhiaie. La temperatura era fresca, complice anche la notevole umidità. Entrammo tutti nel bar della stazione. Dopo aver fatto colazione, ci incamminammo verso piazza S. Marco. Passeggiammo per gran parte della mattinata tra le innumerevoli calli, ritrovandoci di tanto in tanto sul Canal Grande, che ci appariva triste e vuoto già in quel periodo di settembre. Quel velo di malinconia svanì subito con il sorgere del sole, quando le acque del canale andavano assumendo un colore più sereno. Arrivammo in piazza S. Marco verso le 7,30; la piazza era ancora deserta tranne qualche turista solitario e qualche vecchietta che si recava in chiesa. Ci sedemmo tutti sulle gradinate poste sotto il campanile. Intanto si erano fatte le otto quando avevamo raggiunto il Ponte dei Sospiri. Fausto, che aveva comperato una di quelle guide a libretto che si vendono nelle città d’arte, cercò di darci una lezione storico-culturale sul Ponte dei Sospiri e sulla struttura della chiesa di S. Marco ma, ben presto, si accorse che nessuno di noi stava ad ascoltarlo e così, bofonchiando qualche frase di rammarico, vi aveva rinunciato. Dopo aver acquistato il nostro bravo souvenir, che ci avrebbe ricordato di quella trasferta, Fausto ci radunò tutti quanti con l’intento di farci visitare, a sue spese, il campanile di fronte alla chiesa. Entrati nell’ascensore qualcuno si sentì male. Fabiola Taddei, Giorgio Cantalini e Angela Mandrelli accusarono giramenti di testa, mentre qualcun altro (io) invece, fece la solita figura andando a finire in braccio ad un timido turista straniero, forse inglese, tra le risate più o meno trattenute di tutti e lo sguardo minaccioso di Fausto. Il panorama offerto dal campanile era veramente splendido. Da una parte si vedevano le isole, mentre dall’altra gli uniformi tetti rossi delle antiche costruzioni e poi acqua e porticcioli di varie dimensioni. Su ognuno dei quattro lati del campanile erano posti dei cannocchiali, quelli che funzionano con le cinquanta o cento lire (di allora) a seconda della durata della veduta panoramica. Un 72

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint signore, intento ad osservare attentamente in uno di questi, notando la mia impazienza, si gira verso di me e mi dice «gliela pago io la veduta, signorina» e infilando le 100 lire fa un sorriso e se ne va.

Si erano fatte le dieci e mezza. Tornammo alla stazione dei treni, chi in vaporetto chi a piedi, dove Fausto aveva deciso di mangiare presso la mensa dei ferrovieri. La mensa era organizzata come una ... mensa. Prendemmo vassoio e posate e ci mettemmo in fila per scegliere le pietanze che avevamo deciso di mangiare. Finito il pranzo, andammo a ritirare i nostri bagagli al deposito della stazione e ci avviammo verso la corriera che ci avrebbe portato a Jesolo. Il viaggio fu abbastanza piacevole nonostante la stanchezza e l’affollamento. Attaccammo bottone con alcune persone del luogo. Un simpatico signore, sulla cinquantina, ci disse di avere una spiccata simpatia per i romani, diceva che erano persone aperte, simpatiche e socievoli. Ricordo che rideva del nostro accento; trovava inoltre molto simpatici i ragazzi che praticavano sport poiché, diceva, vivevano in un ambiente sano e avevano l’animo e i sentimenti più puliti. Non ricordo bene quanto durò quel viaggio, di sicuro più di un’ora, sta di fatto che finalmente arrivammo alla tanto sospirata Jesolo. Scendemmo in massa dall’autobus e marciammo alla ricerca dell’albergo. Fausto ci fece fare un giro lunghissimo prima di arrivare a destinazione. Restammo di stucco quando ci accorgemmo che l’albergo era distante solamente duecento metri dalla stazione degli autobus. Il nostro stupore aumentò nel vedere l’albergo. Era un piccolo albergo situato a pochi metri dalla spiaggia. Ai nostri occhi sembrò bellissimo, forse perché contemporaneamente le nostre menti fecero il confronto con le condizioni vissute nella precedente trasferta di Pescara. Fausto ci assegnò quindi le camere. Capitai insieme a Liliana e Angela. Il primo ordine, categorico, di Fausto fu «disfate le valigie, doccia e poi subito a riposare» poi, rivolgendo lo sguardo verso di noi sentenziò «e silenzio, se no sono guai». Rispondemmo con un’alzata di spalle a quelle insinuazioni e ci rintanammo nella nostra camera. Una stanza accogliente, con il balcone che dava 73

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint sulla strada da cui, poco prima, eravamo arrivati stanchi e carichi di bagagli. Era primo pomeriggio, il mare era calmissimo e qualche bagnante prendeva un sole ancora caldo. Restammo tutte e tre a gustarci quel panorama così semplice eppure, per noi, così suggestivo. Disfatte le valigie, dopo una ristorantissima doccia, ci buttammo sul letto e cominciammo a fare quattro chiacchiere. Ricordo che i buoni propositi di obbedire a Fausto c’erano tutti ma, nessuna di noi, nonostante la stanchezza riusciva a dormire. Cosa che riuscì per prima ad Angela entrata, improvvisamente, nel mondo dei sogni. Un mondo da cui uscì, svegliata da una energica cuscinata. Iniziò così una baraonda. Cuscini a destra e sinistra, ciabatte e coperte che volavano, il letto matrimoniale si era aperto. Fummo gelate dalla voce minacciosa di Fausto che ci intimava di fare silenzio. Non ricordo i suoi avvertimenti ma dovettero essere abbastanza convincenti, dato che cercammo di stare in massimo silenzio. In seguito Fausto venne tre o quattro volte a controllare che stessimo riposando e, ogni volta, riceveva dalle nostre voci assonnate, recitavamo naturalmente, un oltretombale «chi è?» mentre a stento riuscivamo a trattenere il riso. Il giorno seguente dovevano gareggiare alcuni di noi: Fabrizio (D’Andrea) che doveva correre i 200 e il super gruppo dei lanciatori, per cui ci recammo tutti al campo a fare il tifo. Si era fatto quasi mezzogiorno e dovevano gareggiare ancora i ragazzi della 3x1200 e le ragazze della 3x800, quando Fausto ci ordinò categoricamente di tornare in albergo per il pranzo. Salita in camera trovai Liliana e Angela che si stavano preparando per scendere, quando entrarono nella nostra stanza Rita, Manuela (Ferro), Tiziana e Assunta. A qualcuno venne l’idea di provare la resistenza del letto. Il verdetto fu abbastanza positivo; aveva resistito a capriole, salti e tuffi. Molto meglio di quello che ci era capitato due anni prima ad Enna, che si era scisso alla seconda capriola. Scendemmo quindi per il pranzo. Nel frattempo era tornato anche Fausto con il resto della compagnia. Le gare erano andate bene e così Fausto si era un po’ rasserenato. Venne poi anche il nostro turno di gare. Dopo aver 74

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint cenato, la nostra gara di staffetta era prevista alle undici e mezza, ci siamo sedute in salotto. Sentivo le gambe molli. La fatica di quei tre giorni si faceva decisamente sentire. Parlando della gara facemmo delle previsioni poco incoraggianti. Previsioni che, purtroppo, si rivelarono esatte anche se, nessuna tra noi aveva pensato ad un peggioramento così categorico di quattro secondi. L’indomani ci preparammo per tornare a casa. I risultati tecnici erano già dimenticati, non così quei sereni giorni passati insieme.” L’inizio della stagione 1979 è incentrata sulla preparazione di una serie di eventi commemorativi a ricordare che sono oramai passati venti anni da quel tragico 9 aprile 1959 quando un terribile destino privò Gianni Scavo alla famiglia dell’Atletica e ai suoi amici più cari. Don Eugenio Gabrielli officia una messa in ricordo in una chiesa gremita; ovviamente quella di S. Lucia. Presso il campo sportivo, viene disputato il ‘Memorial Giovanni Scavo’ nel cui programma non poteva mancare una gara di 800 metri che vede la vittoria di Roberto Di Luzio della ‘Atletica Civitavecchia’ (1’59”3) davanti al promettente Massimo Giammatteo (1’59”9) alla sua prima gara nella categoria juniores. “Vent’anni fa moriva un grande atleta, Giovanni Scavo... A lui vada il nostro pensiero, proprio in questi giorni dell’anniversario della morte, perché è stato lui, insieme ad altri atleti della sua epoca a creare uno spirito più giusto, più vicino a quello che noi oggi abbiamo.”12 La fine degli anni settanta, mette a nudo l’evoluzione che è ormai decisamente in atto nell’atletica regionale: le piccole società rischiano di soccombere nei confronti di quelle più ricche e blasonate. Fausto Ercolani percepisce l’esigenza di unire le forze tra le società Libertas della provincia a sud di Roma, e nasce così la ‘Castelli Romani’ di cui si fa promotore, oltre allo stesso Fausto, Vincenzo Di Pietro della ‘Libertas Lanuvio’;

12 Cfr. ‘In ricordo di Giovanni Scavo’ di Carlo Santi, aelle n.14 marzo/aprile 1979, pag. 10. 75

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint una società che raccoglie gli atleti juniores e seniores delle società Libertas di Roma Sud. Nelle intenzioni dei promotori, la nuova formazione doveva portare anche ad un accrescimento e alla valorizzazione delle risorse tecniche e umane nelle sue varie componenti. Velletri doveva pertanto radunare i mezzofondisti, e infatti da Lanuvio arriva Paolo Varesi, il quale seguirà in parallelo la strada di Tonino Felici, trasferendosi prima alla ‘Forestale’ e poi al gruppo sportivo delle ‘Fiamme Oro’. A Genzano invece, sotto la guida di Giancarlo Di Luzio, si ritrovano saltatori e velocisti, tra i quali si allena per qualche tempo Nicoletta Calcari, presso il campetto dell’Oratorio dei Frati Salesiani. La ‘Giovanni Scavo’ vive comunque ancora di superbi acuti grazie a Tonino Felici che è quarto ai Campionati Italiani Allievi di Bologna del 1979 quando corre in 8’43”1 una gara di 3000 metri che vede la vittoria di con in nuovo record italiano di categoria di 8’20”6, e per merito di Tiziana Olivieri che vince il titolo dei 400 metri piani ai Campionati Regionali Juniores del 1980. Ai Campionati Italiani Libertas del 1979, che si svolgono a Torino, partecipano solamente due atleti, Massimo Giammatteo e Tonino Felici, che si aggregano alla comitiva della neonata società. Felici riesce però, nell’impresa di vincere i 1500 metri battendo in volata , futuro primatista italiano juniores dei 5000 metri. L’assenza di Fausto alla trasferta di Torino, segna l’inizio del suo progressivo disimpegno nella gestione della ‘Giovanni Scavo’. Dopo quasi vent’anni di totale dedizione e sacrifici, Fausto segue una via diversa da quella societaria. Gli effetti si fanno subito sentire, anche per la mancanza di sostituti; effetti che porteranno al rapido declino della ‘Giovanni Scavo’ negli anni ottanta. “Un nucleo ‘duro’ di atleti juniores - ricorda ancora Giammatteo - proseguì comunque l’attività, ricevendo valido sostegno dalla società anche se, la minore presenza di Fausto al campo sportivo, e l’esperienza acquisita, favorirono il fenomeno 76

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint dell’autoprogrammazione degli allenamenti, attraverso lo scambio di idee con altri atleti, acquisto e scambio di riviste specializzate. Fu così che, crescendo, scoprimmo i concetti di corsa lunga, medio e corto veloce; il fartlek e le variazioni le scoprimmo leggendo articoli che parlavano di queste tecniche usate dai mezzofondisti belgi e polacchi. Vi furono eclatanti risultati soprattutto da parte di Tonino Felici e Franco Graniero. Il primo un fulmine con la testa e con le gambe, cosciente dei propri mezzi e deciso a sfruttarli fino in fondo, accettando tutti i sacrifici necessari, dal trasferimento a Rieti, allo svolgimento di allenamenti durissimi, all’intervento chirurgico ai tendini: un vero atleta. Franco aveva invece meno ‘cattiveria’, oltre che una serie di problemi personali. Tutto ciò gli ha impedito di essere il vero erede di Gianni Scavo, raggiungere cioè la maglia azzurra negli 800 metri, traguardo che, con un pizzico di fortuna sarebbe stato tranquillamente alla sua portata.” Franco Graniero a 15 anni aveva già corso gli 800 metri in 1’59”7, un tempo che lo colloca al ventinovesimo posto della graduatoria nazionale allievi, mentre Tonino Felici, a sedici anni, è quinto sia nei 1500 metri (4’02”5) che nei 3000 (8’43”1). Nel 1981, a 17 anni, Franco, con la maglia della ‘Libertas Castelli Romani’, sigla una delle migliori prestazioni italiane della categoria juniores con il tempo di 1’54”5, quando Tonino ha già scelto la strada, forse più difficile ma certamente più stimolante, del trasferimento a Cittaducale dove, correndo con i colori della ‘Forestale’, termina i suoi studi di ragioneria. Una strada che lo porterà prima a vestire la maglia delle ‘Fiamme Oro Padova’ e poi, per ben sei volte, quella azzurra della nazionale italiana, andando a siglare, l’11 giugno 1987, durante il ‘I Meeting Città di Verona’, il tempo di 8’32”4 nei 3000 metri siepi, un ‘crono’ che lo colloca al decimo posto nella graduatoria dei siepisti italiani di tutti i tempi. 77

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Anni ottanta. Il ‘Club Atletico Velletri’

E così la società ‘Giovanni Scavo’, nel 1983, dopo oltre vent’anni di battaglie sportive e di piccole e grandi storie personali scritte con fango e sudore, semplicemente non è più. Di chi è la colpa, se mai colpa si può addebitare a qualcuno; d’altra parte non è certamente necessaria la sopravvivenza di una piccola società di provincia nell’economia sportiva regionale. Però nel momento in cui il nome di Giovanni Scavo non calca più le piste rosse di atletica abbiamo mancato a quella promessa ideale, di portare il messaggio lasciatoci dal nostro campione alle future, giovani generazioni sportive. Allora riaffiora la domanda: perché la ‘Giovanni Scavo’ non è più? Non per trovare un colpevole, ma per capire come mai è stato fatto cadere il testimone, perché in quel momento nessuno lo ha raccolto. La ragione principale di quello che è successo, probabilmente, era insita nella logica delle cose. Solamente una persona identificava la società. Fausto Ercolani era stato per quasi un ventennio, il factotum della società, aveva ricoperto su di sé tutte le necessità e le difficoltà organizzative. La ‘Giovanni Scavo’ è stata per lunghissimo tempo la sua stessa vita e forse nemmeno lui immaginava che un giorno si sarebbe trovato di fronte il bivio delle scelte. Scelte personali e professionali, certamente sofferte, che lo portano a voltare le spalle a ciò che aveva appassionatamente cresciuto. Certo lo fa in modo netto. 78

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Ogni legame è reciso. Non si preoccupa, o forse non riesce, a traghettare la società in un porto sicuro. È il 1983 e la ‘Giovanni Scavo’ e con essa il nome di Giovanni Scavo esistono solamente nelle mille, ideali pagine di ricordi. Tutto tace, nessuno si preoccupa dell’abbandono di Fausto, nessuno si preoccupa della cessazione dell’attività. Tanto meno Sergio Scavo e Gian Paolo Brencio che allora risultavano essere, almeno sulla carta, il presidente e il segretario della società.13 Allora è inutile ricercare colpe. La ‘Giovanni Scavo’ ha semplicemente seguito l’ordine delle cose. La ‘Giovanni Scavo’ semplicemente non è più.

Nel frattempo il ‘Club Atletico Velletri’, sebbene con dirigenti diversi da coloro che nel 1975 erano usciti dalla ‘Scavo’ continua a tenere vivo l’interesse per l’atleta leggera a Velletri. Come abbiamo visto, gli atleti che si distaccarono dalla ‘Giovanni Scavo’ manifestarono la loro contestazione nei confronti della gestione di Fausto Ercolani, abbandonando il sodalizio veliterno e tesserandosi così per il CUS Roma. Nello stesso tempo, come riferimento per le nuove leve, viene affiliata, solo per il settore giovanile, una nuova società denominata ‘U.S. Atletica Velletri’. Come presidente del sodalizio viene registrato Fulvio Volani anche se il suo apporto può essere solamente nominale, risiedendo a Torino per motivi di lavoro. Ispiratore della ‘rivolta’ è Alessio Giachetti, già da qualche tempo allenatore sotto la direzione tecnica di Fausto. L’accusa principale che viene mossa al ‘Capo’, è proprio la scarsa e inadeguata preparazione tecnica e l’assoluta mancanza di dialogo nella programmazione di gare e allenamenti.

13 Il consiglio direttivo di quel periodo, regolarmente eletto, vedeva presidente Sergio Scavo, vice-presidente e direttore tecnico Fausto Ercolani, segretario Gian Paolo Brencio e, responsabile del settore femminile, Maria Chiara Starace. 79

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint “Probabilmente - racconta Alessio - la mancata partecipazione di alcuni, ai Campionati Nazionali Libertas, fu solo la scintilla che diede fuoco a quello che, effettivamente, era la distanza abissale tra le nostre vedute tecniche. Fino a quel momento, la metodologia di allenamento era la stessa per tutte le categorie; due o tre sedute settimanali di giro del fosso durante la preparazione invernale.”

Alla fine di quell’anno la nuova società, non senza difficoltà si è già ritagliata un suo piccolo spazio nel panorama atletico cittadino, gettando solide basi per il proseguo di un’attività a cui nessuno aveva dato grande fiducia alla vigilia. “Da alcuni mesi è sorta a Velletri una nuova società di atletica leggera. Anche se si trova a gareggiare nella sua prima stagione di vita, non sta a significare che il sodalizio sia destinato a pagare lo scotto dell’inesperienza in quanto si avvale di dirigenti, tecnici ed atleti ormai rodati da tempo come Alessio Giachetti, Giovanni Fangucci, Piero Marinelli, Maurizio Cancelli, Massimo Ferraglioni, che da anni calcano le piste rosse di tutto il Lazio. La società sportiva ‘Atletica Velletri’, è nata appunto ad opera di alcuni atleti della ormai nota società ‘Giovanni Scavo’ che otto mesi or sono decisero di uscire dal sodalizio d’origine pur rimanendo nel rispetto e nel ricordo di chi gli dava il nome. Ed ora, ad otto mesi dalla nascita, l’‘U.S. Atletica Velletri’ raccoglie già un numeroso gruppo di sostenitori che stanno dando fattivamente il proprio contributo per la divulgazione dell’attività dell’atletica leggera in Velletri. Il consuntivo tecnico delle attività della nuova società fa già registrare ottime prestazioni ottenute sulle piste di tutto il Lazio, in questo scorcio di stagione: si raccolgono così i primi frutti. Desideriamo fare una panoramica delle migliori gare fornite iniziando dal settore ragazzi, dove si è riusciti, in breve tempo, ad inserirsi nei primi posti delle graduatorie federali. Una citazione d’onore spetta a Fernando Bottacchiari che con 6’09”4 ha vinto il campionato provinciale ragazzi, stabilendo il nuovo record cittadino sui 2000 metri e raggiungendo i vertici

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint delle graduatorie regionali. Dietro a lui una nota di merito a Ferraglioni Claudio che con 6’48”8 ha conquistato un quarto posto nei campionati regionali ragazzi categoria ‘B’. Vanno inoltre considerati Leoni Fabrizio e Di Fabio Massimo che hanno ottenuto sulla stessa distanza dei 2000 metri, tempi di tutto rilievo rivelando di possedere qualità non indifferenti nelle varie specialità del mezzofondo. Troviamo poi, sotto la guida del tecnico dell’‘U.S. Atletica Velletri’, Alessio Giachetti, atleti di tutto rispetto come Massimo Ferraglioni, atleta già rodato da tempo che, disponibilità permettendo, si è sempre allenato con costanza ed impegno; i vari Walter Saragoni, Mario Iacobelli, Luciano Di Fabio, Bruno Bonanni, Giorgio Straffi, il piccolo Fede Pier Paolo, Mauro Cenciarelli, il lanciatore Giorgio Corsetti. Tutti atleti che sono di ottimo auspicio per il futuro della giovane società veliterna. Una nota di merito spetta poi agli atleti della sezione veliterna del CUS Roma che si allenano sempre sotto la guida di Alessio Giachetti. Parliamo di Giovanni Fangucci che si è dimostrato ottimo fondista vincendo il campionato provinciale di maratonina UISP e riportando sulle distanze dei 5.000 e 10.000 metri rispettivamente 15’55”0 e 33’58”2 che sono tempi di tutto riguardo. Il velocista Maurizio Cancelli che si è messo in luce con i seguenti tempi: 52”8 nei 400 e 23”7 nei 200. Infine Piero Marinelli, medaglia d’argento ai campionati regionali di Formia, e che con 4’06”6 nei 1500 e 1’59”8 negli 800 metri, si pone ai vertici delle graduatorie regionali.”14

Il 27 agosto, viene organizzata una gara su strada denominata ‘Trofeo Madonna delle Grazie’. La società si va dunque sempre più rafforzando sia strutturalmente che numericamente. A tale proposito Bruno Cancelli, membro del consiglio direttivo dice: «Credo che il consuntivo tecnico di questo primo anno di attività, lasci noi dirigenti soddisfatti ed incoraggiati per il proseguo della nostra attività. Abbiamo lavorato duramente, superando enormi

14 Cfr. Maurizio Cancelli ‘U.S. Atletica Velletri: un futuro promettente’, Pontin Sportivo n. 34, 12-18 novembre 1975, pag. 24. 81

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint difficoltà, anche dal punto di vista finanziario, ma adesso che le cose si mettono per il verso giusto, cominciamo a raccogliere i primi frutti. Nelle nostre file abbiamo già qualche piccolo campione che si segnala nelle competizioni a livello regionale, ben promettendo per il futuro. Il vivaio di giovani si è ingrandito e questi, con il tempo, certamente saranno avviati a molte altre specialità dell’atletica. Il prossimo anno gareggerà per i nostri colori anche un gruppo di ragazze. Tra di loro c’è chi, come Ebe Leoni, Mirella Giannini, Marina Marinelli, ha le carte in regola per fare qualcosa di buono. Speriamo che i giovani veliterni si avvicinino sempre più a questo sport; noi faremo di tutto per farlo conoscere. Ci ripromettiamo di organizzare una serie di gare a livello giovanile perché tutti finalmente possano provare l’emozionante sensazione che si prova correndo».

L’elemento che più si mette in luce in questo periodo è Fabrizio Leoni il quale aveva iniziato l’attività l’anno prima, correndo per la sua scuola nel ‘Campionato Veliterno di Corsa Campestre’ dove era stato notato da Alessio Giachetti. Conquista, nel corso del 1976, il secondo posto alla finale regionale del concorso ‘Esercito-Scuola’ che si disputa a Cassino sul percorso del Campionato Italiano di Cross, la vittoria ai Campionati Provinciali nei 2000 metri e, sulla stessa distanza, il 19 di settembre, è terzo al traguardo dei Campionati Regionali Individuali categoria Ragazzi che si disputano allo Stadio dei Marmi, con un tempo di valore (5’55”0) che risulta essere la decima prestazione italiana della categoria, e che gli vale la convocazione ai Campionati Italiani che si disputano a Fano il 10 ottobre 1976. Sempre quell’anno viene organizzata una gara su strada che si snoda su un percorso cittadino con partenza e arrivo a piazza Cairoli e che rappresenta la prova generale di quel ‘Giro delle Vigne’ forse il fiore all’occhiello più importante del sodalizio veliterno negli anni a venire. Una gara su strada, il Giro delle Vigne, che richiama, fin dalla sua prima edizione del 25 maggio 1980, centinaia di atleti provenienti 82

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint da tutta la regione fino ad elevarsi a rango di prova nazionale, nobilitata da atleti anche stranieri di grande valore tecnico.

Verso la fine del 1976, Gianni Fangucci, rientra in società dopo un anno trascorso nelle fila del gruppo sportivo dell’Esercito, dove fa parte della staffetta 24x1 ora che stabilisce la migliore prestazione italiana. Sulla spinta dell’intenso allenamento sostenuto, Fangucci si classifica al secondo posto assoluto nella maratonina di S. Silvestro coprendo i quasi ventidue chilometri del percorso in 1h19’20. Prima di appendere le scarpette al chiodo, trova il modo di siglare tre grandi prestazioni. Il quattro di aprile del 1977, nell’ora in pista, allo stadio dei Marmi, percorre 18 km 125 metri; a fargli degna compagnia l’allievo Bottacchiari che nella mezz’ora percorre 9.070 metri. A cavallo dei mesi di aprile e maggio, corre prima i 10.000 metri in 31’15”2, un tempo valido per l’ammissione ai Campionati Italiani Universitari, e poi, a Catania presso il Campo Scuola, i 5.000 metri in 15.09.4.

Nel 1977 la ‘U. S. Atletica Velletri’ può contare, sotto la presidenza di Giuseppe Fangucci per il settore maschile e di Ettore Barsi per quello femminile, su dieci atleti e sette atlete15 tra le quali ultime si mette in evidenza Marina Marinelli che diventerà la figura più familiare e la più assidua frequentatrice del campo sportivo Comunale alla fine degli anni settanta. Il legame tra Ettore Barsi e la società si rafforza nei due anni successivi, quando quest’ultima viene riaffiliata alla Federazione, con il nome di ‘Club Atletico Barsi Sport Velletri’. Il 1977 fa registrare l’approdo, presso il campo sportivo, di Mauro Bettella, già campione italiano di decathlon e

15 Atleti effettivamente in regola con il tesseramento presso il Comitato Regionale Laziale. 83

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint azzurro della specialità, che fa dono alla società della sua notevole esperienza, anche per il salto con l’asta. Una struttura quest’ultima, inaugurata presso lo stadio Comunale, il 23 settembre del 1978, in occasione del ‘I Trofeo Barsi Sport’, un meeting regionale a cui partecipano anche atleti di fuori regione. “... La manifestazione è stata organizzata per inaugurare la nuova pedana di salto con l’asta e la gara delle siepi, approntate all’uso dagli organizzatori, allo scopo di propagandare non solo il mezzofondo come purtroppo accade da molti anni a Velletri, ma anche altre specialità dell’atletica leggera. Ne è uscito fuori un simpatico incontro di altissimo livello tecnico. Basti pensare ai 5 metri nel salto con l’asta raggiunti da Franco Vannini delle ‘Fiamme Gialle’ che costituisce la terza prestazione italiana stagionale e la nona di tutti i tempi; ai 17.75 metri nel getto del peso dell’altro atleta delle FF.GG., Luigi Sintoni che, con questo nuovo record personale, si colloca anch’egli al nono posto della graduatoria italiana di tutti i tempi. Soddisfacenti anche le prestazioni degli atleti veliterni impegnati nelle gare, fra le quali spiccano il secondo posto di Marina Marinelli ottenuto nei 1500 metri (5’01”4), il terzo posto di Claudio Noce nel salto in lungo (6.73), il quarto di Fabrizio Leoni nei 3000 siepi il quale con 9’59”3 ha siglato un altro dei tanti record cittadini che gli appartengono.” 16

Nel 1979 la società acquista una nuova dimensione. Partecipa, con discreto successo, alla fase regionale dei Campionati Italiani di Società dove occupa la tredicesima posizione. La spinta decisiva verso questo successo è ovviamente di Mauro Bettella, il quale si cimenta personalmente nel lancio del disco (44.44) e nel lancio del giavellotto (52.28); di Paolo Lupi che corre un buon 110 ad ostacoli (16”6); di Claudio Noce capace ancora di un buon 6.71 nel lungo oltre ai vecchi Leoni, Rapali, Cancelli.

16 Cfr. Gianni Fangucci, ‘I Trofeo Barsi Sport’ aelle n.11, settembre/ottobre 1978 pag. 28. 84

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Altre soddisfazioni arrivano ancora da Mauro Rapali e Fabrizio Leoni che partecipano ai Campionati Italiani Juniores che si svolgono a Bologna, entrambi impegnati nella gara dei 2000 metri siepi, dove si piazzano rispettivamente al dodicesimo (6’00”) e al diciassettesimo posto (6”11”). Puntuale e ancora più ricco della precedente edizione, viene organizzato il ‘II Trofeo Barsi Sport’ nobilitato dal nuovo primato italiano juniores dell’atleta delle ‘Fiamme Gialle’, , che lancia il disco a 57.56. Per il ‘C.A. Barsi Sport’ sono ancora Leoni (9’43”6) e Rapali (9’50”8) a mettersi in vetrina nella gara dei 3000 metri siepi. Marina Marinelli, già quarta l’anno precedente ai Campionati Regionali Juniores di Corsa Campestre, corre nel 1979 gli 800 in 2’26”9, i 1500 in 4’55”1 e i 3000 metri in 10’32”4.

Un episodio che si colloca ai confini delle vicende atletiche che stiamo raccontando, e che vale la pena di ricordare, è la preparazione invernale che Mauro Bettella propone a Paolo Lupi, Daniele Ognibene, Massimo Di Fabio, Walter Saragoni, presso i Pratoni del Vivaro. Una preparazione finalizzata alla partecipazione al Campionato Italiano di Bob a quattro in programma a Cervinia. La vicenda che, a grandi linee ricorda il film sulla partecipazione alle Olimpiadi invernali della squadra jamaicana, porta alla ribalta la grande prova di spinta di Paolo Lupi che andrà così a conquistare la maglia azzurra in questa specialità.

Nel 1980, accanto a Mauro Rapali che migliora sia nei 5000 (15’06”) che nei 3000 siepi (9’17”) e a Fabrizio Leoni (1500 metri in 4’02”3 e 5000 in 15’37”4), cresce la figura di un altro ex atleta della ‘Scavo’, il larianese Antonio Petrilli che è campione regionale juniores dei 5000 metri, quando corre la distanza in un ottimo 15’22”4.

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint È questo un anno decisivo per le sorti della società. Alessio Giachetti abbandona l’attività per motivi di lavoro, termina la collaborazione con Ettore Barsi, e la società prende così la sua definitiva denominazione di ‘Club Atletico Velletri’; fa il suo ingresso in società Franco Maione, che con Bruno e Maurizio Cancelli e Marcello D’Urso, che ha assunto nel frattempo la carica di presidente, varano il nuovo statuto societario e fissano la sede presso la sezione del PSI in piazza Cairoli. Si assiste ad un ricambio generazionale, presso il campo sportivo troviamo i giovanissimi Angelo Marinosci, Luigi Cimmino, Riccardo Trivelloni, Gianni Rea, Marco Petrilli, guidati ora da Maurizio Cancelli mentre la società subisce una involuzione tecnica, assecondando l’onda lunga degli ‘Amatori’ che in questo periodo cresce nelle innumerevoli corse su strada. “L’appuntamento per quelli del ‘Club Atletico Velletri, domenica 28 marzo era Castel S. Giorgio vicino Orvieto ... Il percorso, durissimo ma veramente suggestivo. Sin dalla partenza si formava un terzetto al comando che imponeva un ritmo velocissimo alla corsa ... Dopo i primi tre, il discorso diventava tutto veliterno con il seguente ordine: 4 Marinelli Piero 5 Mammucari Lucio 6 Spallotta Sandro 7 Militello Andrea 8 Tora Antonio 9 Noce Silvano 10 Ercoli Alessandro Un successo senza precedenti per il Club: sette atleti nei primi dieci. Da segnalare ancora la prestazione di Franco Spallotta, Liberati Emilio, Rapali G.Franco, Savelloni Giuseppe, Melucci Egidio, Cellucci Filiberto, Zaccari Manlio e Noce Enzo che contribuivano a dare una grossissima immagine del forte gruppo veliterno.”17

17 Cfr. ‘Il Club Atletico a Castel S.Giorgio’, La Torre 3 aprile 1982, pag. 15. 86

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint E ancora. “Il ‘Club Atletico Velletri’ è stato impegnato nel mese di febbraio in alcune competizioni di corsa campestre a carattere interregionale, regionale e nazionale.18 In queste competizioni, utili per allenare il corpo alle fatiche della pista nei mesti estivi, hanno partecipato i migliori atleti regionali e nazionali e le varie squadre militari sportive come: ‘Fiamme Gialle’, ‘Forestale’, ‘Aeronautica’, ‘Esercito’, etc. Gli atleti del C.A.V. hanno cercato, dopo solo due settimane di allenamento, avendo da poco finito la preparazione invernale in palestra, di figurare nei migliori dei modi.”19 Scarne le apparizioni in pista di atleti delle categorie giovanili. Tra di essi troviamo ancora Angelo Marinosci che, al suo primo nella categoria juniores, corre i 100 metri in 11”5, i 200 metri in 23”8 e salta in lungo 6.02. Accanto a lui Marco Cioccari, Stefano Agostinelli, Roberto Caricchio, Giorgio Bartoli, Massimo Capozzi, Roberto De Marchis. “Il 1983 - a detta dello stesso Franco Maione - è stato un anno seppur ancora amaro per le prestazioni raggiunte, dove si sono gettate le basi per un futuro vicino; è stato un anno dove la società ha perfezionato una organizzazione già valida e che quindi non potrà non dare che buoni risultati.”20

Cresce intanto l’organizzazione del Giro delle Vigne e, se nel 1982 sono 850 gli atleti che si presentano alla partenza, l’anno successivo si radunano, presso la centrale piazza Cairoli, in più di duemila persone, con una grande partecipazione popolare che contribuisce a realizzare la finalità ‘non competitiva’ voluta dagli organizzatori. Per la cronaca, sia Mauro Rapali in campo maschile che Marina Marinelli in quello femminile, centrano il tris di vittorie su tre edizioni disputate. E proprio questi ultimi due, insieme a Maurizio Cancelli, formano lo staff tecnico societario in questo periodo.

18 Le varie fasi dei Campionati di Società di Corsa Campestre. 19 Cfr. La Torre, 26 febbraio 1983, pag. 14. 20 Cfr. La Torre, 17 dicembre 1983, pag.14. 87

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Mauro Rapali dopo il suo anno nell’Esercito, dove tra le altre ottime cose, corre i 3000 metri siepi in 8’57” nel corso dei Campionati Italiani di Società che si svolgono nella gloriosa Arena di Milano, continua la sua attività di atleta nelle fila dell’‘Atletica Frascati’.

Nel 1984, si ha una chiara inversione di tendenza. Adesso sono un buon numero i giovani atleti impegnati sulle piste laziali. Arrivano sei titoli provinciali ai campionati individuali che si disputano il 14 e 15 aprile ad Aprilia per merito di Felci Andrea (80 metri piani e salto in lungo), di Barletta Andrea (80 ad ostacoli), di Montagna Fabio nei 100 ad ostacoli, di Marco Cioccari nei 100 e 200 metri allievi. Dino Ciriaci negli 800 metri e Nesca Emiliano nella marcia sono terzi, mentre Gian Franco Rapali (1500) e Vecchi Umberto (quadruplo) sono quarti. A coronare il successo di squadra, partecipano a questa manifestazione, Sandrini Roberta, Guglielmi Sara, Muscedere Tiziana tra le allieve; Pennacchi Miriam e Del Giudice Tiziana tra le cadette; Montagna Mauro, De Marchis Paolo, Mammucari Enzo, Marinelli Alessandro, Cioccari Stefano, Bonanni Francesca e ancora, Marco Rosati, Pontecorvi Luca, Pietrangeli Marco.

Il 1985 è l’anno d’oro di Dino Ciriaci, splendido protagonista ai Campionati Italiani Allievi nella gara degli 800 metri. L’atleta di Mauro Rapali in questo anno si migliora sulla distanza per ben sei volte guadagnandosi così il diritto alla trasferta di Marina di Massa. Qui conquista la finale dal settimo al dodicesimo posto con il tempo di 1’57”88. Il giorno dopo non poté fare meglio, ormai stanco o appagato, di una comunque onorevole dodicesima piazza. A fianco della buona affluenza presso il Centro di Avviamento allo Sport che può contare su 62 elementi tra i sei e i quattordici anni, e dei buoni risultati di Angelo Marinosci che corre in 50”4 i 400 metri, prima di trasferirsi a 88

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Roma con il CUS e poi presso il Gruppo Sportivo dei Carabinieri, quando partecipa, per tre anni consecutivi, ai Campionati Italiani nella gara dei 400 metri, la società continua a profondere energie nell’organizzazione di una sempre migliore edizione del ‘Giro delle Vigne’ che vede, nel 1986, la vittoria dell’atleta delle ‘Fiamme Oro’ Leandro Croce. Una manifestazione che l’anno successivo avrà purtroppo il suo temporaneo ‘canto del cigno’ seppure nobilitata dalla presenza di reduce dalle due vittorie alla maratona di New York e, in campo femminile dal podio, Villani, Curatolo, Guida. “Il presidente del ‘Club Atletico Velletri’, Giuseppe Savelloni, ha annunciato davanti alle telecamere della TV locale, che quest’anno non verrà organizzato il ‘Giro delle Vigne’... Il presidente ha motivato la rinuncia all’organizzazione con le difficoltà, soprattutto economiche divenute ormai insuperabili senza una fattiva collaborazione di Amministrazione Comunale e altri enti locali, a cominciare dall’Associazione Commercianti”21

Nel 1988 la società mette in mostra alcuni elementi interessanti tra cui Cristina Mammucari, Fabiana Marinelli, Felici Irene tra le ragazze e Stefano Mammucari, Paolo Scannavini, Damiano Clementi, Emanuele Tamburrano tra i ragazzi. Tra i più grandicelli, si segnalano Gian Luca Mosca, Massimo Pontecorvi e Diego Vidili, il quale ultimo arriva a lanciare il giavellotto sulla fettuccia dei 41 metri. Il 1989 vede rifiorire risultati e speranze del ‘Club Atletico’ forse grazie proprio alla presenza della rinata ‘Giovanni Scavo’. Lo stimolo di una sia ancor flebile concorrenza spinge il direttore tecnico Maurizio Cancelli, ormai unico allenatore del sodalizio, a portare alle gare un sempre maggior numero di atleti, dei 116 iscritti, e non più, come aveva fatto fino all’anno prima, di convocare alle gare solamente coloro che erano ritenuti i più ‘competitivi’.

21 Cfr. M.M., La Torre 13 febbraio 1988 pag. 12. 89

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint I risultati di questo nuovo approccio non si fanno attendere; le cadette delle staffetta 4x100, Felici Irene, Fabiana Marinelli, Jessica Palma, Cristina Mammucari, partecipano ai Campionati Italiani di Staffette che si svolgono a Viareggio, dove ottengono il ventitreesimo posto su quarantuno staffette partecipanti siglando anche il nuovo record sociale di 55”14. Si ottengono i primi successi di squadra a dimostrazione che qualcosa si sta costruendo per un futuro tecnico più solido. “Il C.A.V. era impegnato sabato 20 e domenica 21 maggio, a disputare i Campionati Regionali giovanili categoria cadette. Nella splendida cornice dello Stadio dei Marmi sabato, e in mezzo al verde dell’‘Acquacetosa’ domenica, le cadette si facevano onore migliorandosi di ben 1.086 punti rispetto al risultato ottenuto ai Campionati Provinciali, pur non riuscendo a migliorare la posizione di classifica iniziale che rimaneva la 17ª su diciotto società che avevano superato la fase provinciale. Non ci piace autoelogiarci ne fare dell’inutile trionfalismo data la giovanissima età delle atlete, ma possiamo senz’altro dire che stiamo affrontando l’Atletica con serietà e sacrificio assistiti dai genitori degli iscritti (sono ben 124!). l’Atletica veliterna non è immobile come qualcuno va sostenendo, né lo è stata in passato. Tutti gli operatori hanno sempre lavorato per farla diventare grande, ma non è sempre facile trasformare in realtà i sogni di ognuno di noi. Ci sono difficoltà strutturali ed una assoluta mancanza di considerazione delle sue esigenze da parte dell’Assessorato allo Sport. Ci sono difficoltà economiche perché la grande Atletica si fa soprattutto con un grosso bilancio e non con gli articoli trionfalistici scritti da persone che in passato non hanno dato nulla di sé all’atletica e che, improvvisamente, si sono scoperti intenditori e promotori di grossi progetti. Siamo felici per loro e per la ‘Grande Atletica’! Ci sono difficoltà ambientali che con il nostro lavoro umile, stiamo rimuovendo, entrando nelle case, nella scuola, nelle famiglie, offrendo la nostra esperienza, la nostra moralità e, perché no, anche la nostra ideologia che è quella dell’impegno sociale ed è quella di dare ai ragazzi e alle ragazze un’alternativa a scelte

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint pericolose, facendoli vivere nel gruppo nel segno del sacrificio, dell’agonismo giusto, dell’amicizia e della tolleranza, qualità sempre più difficili al giorno d’oggi. È per questo motivo che i passi che facciamo sono lenti, ma se ci voltiamo indietro ci rendiamo conto di aver fatto passi da gigante. Abbiamo agito con la massima lealtà nei confronti di tutti e non tradendo mai le aspettative di nessuno. E ritornando alla cronaca del Campionato Regionale Cadette, non vogliamo elogiare nessuna atleta in particolare, ma intendiamo elogiarle in blocco per i risultati personali ottenuti nelle due giornate di gare. Sono stati migliorati record nella velocità e nel mezzofondo segno evidente che il ‘lavoro tecnico’ sta ottenendo il risultato voluto. Seimila punti non sono nulla nei confronti degli ottomila e oltre della CA.RI.RI., prima classificata, ma non tanto nei confronti di quelli ottenuti dalle nostre atlete ai Campionati Provinciali sette giorni prima. Un bravo in blocco a Palma Jessica, Felici Irene, D’Angelo Daniela, Marinelli Fabiana, Rotatori Monia, De Angelis Debora, Andreoli Ornella, Casentini Emanuela, Mammucari Valentina, Gigante Barbara.”22

Il bilancio alla fine di questa stagione è dunque positivo, il migliore di sempre a livello sia di massa che di risultati. “I risultati sono venuti, le fila del ‘Club’ si sono infoltite, le soddisfazioni non sono mancate. Abbiamo vinto il ‘Trofeo AICS’ allo stadio Eucalipti in Roma, categoria cadette conquistando il terzo posto nella classifica generale. Terzo posto nelle gare fra le scuole giovanili di tutto il Lazio (Trofeo Robin Hood) allo stadio di Caracalla, preceduti soltanto dalle scuole delle ‘Tre Fontane’ e ‘Marmi’ gestite direttamente dal Comitato Regionale della FIDAL: quindi la scuola di Atletica Leggera del ‘Club Atletico Velletri’ è risultata la prima nel Lazio fra quelle gestite da società sportive. Primo posto al ‘Trofeo Libertas’ categoria cadette e secondo nella classifica generale; ammissione ai Campionati Regionali di

22 Cfr. Savelloni Giuseppe ‘Buoni progressi delle nostre giovani atlete’, La Torre 27 maggio 1989. 91

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint società Ragazzi e Cadette e nelle stesse categorie anche nelle prove multiple. Il successo è completato dalla convocazione in rappresentativa provinciale di sette cadetti. A Viterbo sabato 16 u.s., i suddetti atleti si sono fatti onore ottenendo risultati di rilievo. Mammucari Cristina seconda negli 80 metri piani con il tempo di 10”7 e Palma Jessica quarta con 10”9; Scozzafava Fabio ci regalava un ennesimo record sociale con 30.51 nel lancio del giavellotto; Felici Irene vinceva la batteria dei 300 ad ostacoli con 52”3 con primato sociale migliorato quest’anno per la quinta volta; Tamburrano Emanuele non riusciva invece a migliorarsi e chiudeva la gara dei 100 ad ostacoli in 18”3; Marinelli Fabiana, colta da infortunio, non andava oltre i metri 3.91 nel salto in lungo pur vantando un primato personale di 4.31.”23

La stagione si chiude con un titolo e un’altra ottima prestazione di squadra. Ai Campionati Regionali Giovanili individuali, presso lo stadio dei Marmi, Alessandro Ficcardi è primo nel lancio della palla categoria ragazzi, con il nuovo record sociale di 45.52 davanti al compagno di squadra Paolo Scannavini (44.52). Altra grande prestazione la sigla Manni Simona che conquista la medaglia d’argento nei 1000 metri con il tempo di 3’20”7, mentre Damiano Clementi è quarto negli 80 metri ad ostacoli con 14”6. Nella categoria cadette mancava forse il titolo più atteso: Mammucari Cristina, che in questa stagione aveva vinto dieci gare su undici, tradita forse dall’emozione e dalla responsabilità di vincere a tutti i costi, è solamente terza negli 80 metri piani con 11”, in una gara che vede al secondo posto Jessica Palma con 10”9. Felici Irene sale sul podio, al quinto posto della gara dei 300 ad ostacoli nella categoria allieve. Accanto all’ottimo 5’06”4 di Monia Petrizzelli nei 1500 metri, troviamo un altro atleta che dimostra la sua ottima salute a fine stagione: Mosca Gian Luca corre i 3000 metri in 9’18”5 e i 1500 metri in 4‘21”2.

23 Cfr. ‘Bilancio positivo per la scuola del C.A.V.’ La Torre 30 settembre 1989 pag. 19 92

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Il 1990 è ancora una buona stagione. Continuano ad essere un gran numero gli atleti impegnati sulle piste laziali. Dino Ciriaci torna, in questa stagione, a vestire la maglia del ‘Club Atletico’ dopo alcune stagioni passate a Frascati. Subito in gennaio, la società si presenta alla ribalta conquistando il titolo provinciale di corsa campestre per la categoria cadetti. Il merito è di Carmine Sabatino, Damiano Clementi, Mirko Marinelli e Giordano Mariani. La stagione è intensa, i risultati sono positivi con molti titoli provinciali individuali conquistati; Jessica Palma comincia a mettere in mostra il suo indubbio talento centrando il minimo per i Campionati Italiani Allievi. “Il 17 luglio sarà ricordato da tutto il ‘Club Atletico Velletri’ come il giorno più bello da quando questo sodalizio sportivo esiste e cioè dal 1975. A Poggio Mirteto, nella riunione in pista in notturna, i diciassette atleti in gara hanno ottenuto risultati eccezionali, migliorando 14 record sociali. Jessica Palma vinceva i 200 metri allieve in 25”7 conquistando il diritto a partecipare al Campionato Italiano su pista che si disputerà il 29 e 30 settembre a Rimini. Dino Ciriaci sempre all’altezza della sua fama, migliorava il suo record personale negli 800 portandolo a 1’52”7. ... Simona Manni è ritornata su grandissimi livelli: terzo posto nei 1200 metri cadette con 4’02”6 ... Monia Petrizzelli finalmente sotto gli 11 minuti nei 3000 metri.”24 La seconda parte della stagione mette in evidenza, oltre a Jessica che comunque arriva ai Campionati Italiani in non perfette condizioni fisiche, anche il cadetto Paolo Scannavini che, grazie alla misura raggiunta nel getto del peso (12.98), partecipa al Criterium Nazionale dove si piazza all’undicesimo posto. Non mancano comunque i problemi. Oltre all’inagibilità del campo sportivo, la società deve fare a meno della palestra per il suo Centro di Avviamento allo Sport, con la spiacevole conseguenza di ritrovarsi in strada per gli allenamenti!

24 Cfr. Savelloni Giuseppe, ‘La Torre’ 28 luglio 1990 pag. 15. 93

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint La stagione invernale del 1991 comincia comunque bene con l’affermazione nel Campionato Provinciale di Cross. Il 12 gennaio a Firenze, Dino Ciriaci, alla sua prima gara indoor della stagione, sigla il nuovo record sociale dei 1500 metri correndo in 3’52”8, un tempo che gli consente la partecipazione ai Campionati Italiani Assoluti. Sull’anello del Palazzo dello Sport del capoluogo toscano, trovano gloria anche Massimiliano Clementi, che vince la seconda serie in 4’04”4, e Gianluca Mosca che in quarta serie demoliva il suo personale portandolo a 4’12”4. Ai Campionati Italiani di Genova, Dino Ciriaci ottiene un prestigioso ottavo posto in 3’53”7 in una gara tattica che vede la vittoria di . Una prestazione ben augurante per l’imminente stagione all’aperto; e infatti il 18 maggio, l’atleta di Lariano porta il personale a 3’50”75 nel corso del Meeting di San Giovanni Valdarno prima, e poi confermandosi con 3’50”6 nel corso di una riunione regionale alla ‘Farnesina’. Alessia Del Marro, Cristina Mammucari e Fabiana Marinelli centrano il minimo nella nuova specialità del programma tecnico di questa stagione, del salto quadruplo. Un minimo, ad onor del vero, che risulterà alla fine poco impegnativo visto il gran numero di partecipanti che si sarebbe dato appuntamento ai Campionati Italiani e che procurò non poche difficoltà agli organizzatori. Prosegue la buona annata anche per Massimiliano Clementi e per Gianluca Mosca i quali negli 800 metri corrono rispettivamente in 1’57”1 e 2’00”7, per l’allievo Paolo Cellucci che corre i 100 metri in 11”3 e per Paolo Scannavini che è sedicesimo al Criterium Nazionale Cadetti. Nel 1992, la società morde il freno, pensa di essere pronta per un salto di qualità e così rafforza la propria struttura e punta decisamente al settore assoluto. “Il presidente del ‘Club Atletico Velletri’, Giuseppe Savelloni, ci traccia gli obiettivi che si sono prefissati. «Io e gli altri dirigenti siamo molto orgogliosi di questa scelta; certamente per far fronte a tali richieste abbiamo 94

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint creato dei presupposti giusti, anche se con costi rilevanti. Ma siamo riusciti nell’impresa. È con noi Andrea Ceccarelli, campione italiano dei 400 metri juniores con il tempo di 48”01, proveniente dalla ‘Libertas Castelli Romani’. A lui si sono aggiunti Andrea Pellini, Filippo Cancilleri e con il ritorno di Claudio Noce. Sempre nella categoria assoluti possiamo contare su Eugenio Coppola proveniente dalla ‘Libertas Napoli’. A loro si aggiungono i campioni di casa, Dino Ciriaci, Gianluca Mosca, Massimiliano Clementi, Paolo Cellucci e Diego Vidili». Nulla o quasi è cambiato per quanto riguarda il settore tecnico. Oltre alla riconferma di Maurizio Cancelli, si sono aggiunti tre nuovi responsabili che sono: Claudio Noce per il settore lanci e salti, Dino Ciriaci per il settore mezzofondo giovanile e Monia Petrizzelli per la scuola giovanile di Atletica Leggera. Conclude il presidente Savelloni: «L’obiettivo più importante da raggiungere è quello di arrivare ad essere una società professionista, un’azienda a livello manageriale per poter far fronte ai molti impegni che ci vedono protagonisti».25

Nonostante venga centrato l’obiettivo della partecipazione ai Campionati di Società, dove Claudio Noce è ancora capace di saltare 3 metri e 80 di asta, la stagione è chiaramente al di sotto delle aspettative della vigilia. Andrea Ceccarelli, che è comunque terzo al Criterium Nazionale Promesse di Torino negli 800 metri, con il nuovo personale di 1’49”6, non ha quel rendimento su cui si faceva affidamento. Sotto tono anche Dino Ciriaci che non va oltre l’1’53”2 negli 800 metri e il 3’53”6 nei 1500 metri. Il settore giovanile paga evidentemente gli sforzi profusi per il settore assoluto. Segno tangibile è che, l’affermazione più prestigiosa è rappresentata dal titolo di campione provinciale che Tiziano Petrella conquista nei 600 metri cadetti. La società comunque non dispera di raggiungere i risultati prefissati e per questo completa il suo staff tecnico affidando il settore mezzofondo e marcia a

25 Cfr. Lucia Leoni, ‘Arriveremo a essere una società professionistica’, ‘La Torre’ 28 dicembre 1991, pag. 22. 95

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Tonino Felici e acquista dal Frascati i fondisti Salvatore De Lorenzis e Giuseppe Ozimo.

Nel 1993 si assiste al riscatto di Andrea Ceccarelli, il quale ha un inizio di stagione folgorante. Tre vittorie su tre gare disputate, l’ultima delle quali gli vale il titolo di Campione Nazionale Promesse Indoor degli 800 metri con l’ottimo tempo di 1’51”15. È la prima volta che un atleta del ‘Club Atletico’ veste la maglia di Campione d’Italia! Un titolo che Andrea onorerà ancora con il sesto posto nella finale degli Assoluti indoor e confermandosi poi Campione Italiano anche al Criterium Promesse all’aperto, il 17 luglio a Bressanone. Il 1993 è però un anno colmo di contraddizioni. I rapporti tra la società e lo stesso Andrea sono già incrinati, tanto che la notizia della vittoria di Bressanone viene passata sotto silenzio. Alla fine di questa stagione poi, l’atleta esce definitivamente dalla scena societaria trasferendosi poi al gruppo sportivo delle ‘Fiamme Gialle’. Viene interrotto il rapporto di collaborazione con Claudio Noce, dopo una accesa riunione presso la sede societaria di vicolo dell’Arco, dove il tecnico era stato convocato dal direttivo della società. Noce viene accusato di scarso impegno e di mancanza dello spirito di squadra. Paga in verità l’aver aggregato una ventina di elementi selezionati presso la scuola dove insegna, rifiutando di dividerli con gli altri tecnici e in particolar modo con Maurizio Cancelli il quale naviga in evidenti difficoltà non potendo contare su più di un pugno di elementi da allenare. Viene inoltre interrotto il rapporto di collaborazione con Monia Petrizzelli che indirettamente paga l’essere sentimentalmente legata ad Andrea Ceccarelli. Nel giro di poco più di un anno, si assiste quindi a una piccola rivoluzione tecnica. Accanto a Maurizio Cancelli troviamo ora Tonino Felici, Massimo Pontecorvi e Gianluca Mosca al quale viene affidato il Centro di Avviamento allo Sport. Oltre ad una evidente inversione dei programmi di 96

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint 360 gradi: alla fine di questa stagione si ripudia la politica del settore assoluto e si concentra sull’obiettivo di ricominciare dai giovani, di formare dei campioni prendendoli dal proprio vivaio. Tra questi giovani atleti si segnalano Ilenia Boscolo, Elisa Cellucci, Marianna Bartolazzi, Valentina Bagaglini, Marcello Tosti e Daniele Previtali. Dopo un 1994 interlocutorio, dove i migliori risultati vengono da Francesca Ambrosetti, convocata con la rappresentativa regionale, così come Fabiana Marinelli che vola in Francia per l’incontro Lazio-Ile de France, e da Loretta Cugini, la società si accinge a festeggiare, nel 1995, il ventennale della sua fondazione con numerose iniziative tra le quali spicca il convegno su ‘Nutrizione e attività sportiva’ in collaborazione con il ‘Centro di Ricerca in Nutrizione Umana’ dell’Università Cattolica di Roma. La stagione agonistica si apre nello stile e nella tradizione della società, con una ottima partenza nelle gare di cross. Alla prima prova del ‘Trofeo Libertas’, a Campoleone, sono 46 i giovani che si portano sulla linea di partenza. Nella categoria ragazzi vince Marcello Tosti su Luca Greco mentre Carmine Sabatino è quarto e Damiano Ciarla decimo. Un gruppo questo, che darà molte soddisfazioni negli anni a venire e che, già il 22 gennaio di quell’anno, vince il titolo provinciale di società, e piazzandosi al terzo posto nel Campionato Regionale. Il buon inizio è evidenziato anche dalla convocazione di cinque atleti per il Criterium Nazionale di Cross: Ilenia Boscolo, Rossano Petrella e Daniele Previtali tra i cadetti e Tiziano Petrella e Andrea Di Giacomantonio nella categoria allievi. La stagione su pista, in modo altrettanto puntuale, segna il passo rispetto alle potenzialità palesate nell’attività invernale, ma può contare ancora su Greco, Tosti e Lupi che in giugno conquistano il titolo e record regionale nella staffetta 3x800 ragazzi con l’ottimo tempo di 7’02” facendo letteralmente il vuoto. Dietro di loro infatti, la formazione delle ‘Fiamme Gialle’ non fa meglio di 7’29”. Bene si 97

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint comportano anche le juniores Loretta Cugini e Fabiana Marinelli che sono rispettivamente quarta e dodicesima ai Campionati Italiani di categoria che si svolgono a Nembro (BG) il 10 e 11 giugno. Loretta nel getto del peso, con una misura di 10.93 vicina al suo personale, mentre Fabiana, impegnata nel salto triplo si ferma al di sotto degli undici metri. Tiziano Petrella, grazie alle sue prestazioni cronometriche nei 1200 e 2000 metri, viene convocato con la rappresentativa regionale. Le maggiori energie organizzative, continuano comunque ad essere profuse nell’organizzazione del ‘Giro delle Vigne’ che nel 1995 celebra la sua quattordicesima edizione sotto una pioggia incessante. Nonostante il maltempo, sono oltre 1600 gli iscritti, 300 dei quali impegnati nella competitiva che vede, in campo maschile, un dominio keniano ad occupare i primi cinque posti del podio; Leandro Croce, sesto, è il primo degli italiani. In campo femminile si impone Orietta Mancia sulla Barsamai ancora un’atleta del Kenya. Dietro alla regia di questa manifestazione c’è sempre la mano di Franco Maione che così descrive questo sforzo organizzativo. “A novembre di ogni anno è tradizione, per i dirigenti del ‘Club Atletico’, fare una prima riunione per “darsi coraggio”. Si inizia con il parlare dell’edizione precedente e delle cose che non sono andate bene: sempre troppe e sempre difficili da prevedere. Si fanno un po’ di conti; si fanno un po’ di previsioni. Qualcuno come al solito accenna alla possibilità di abbandonare tale manifestazione divenuta forse troppo grande per una società così piccola. Chiaramente questo qualcuno non viene preso troppo sul serio e, dopo poco, anche lui finisce con l’essere d’accordo. A questo punto il ‘Giro’ è nato. Tutti d’accordo e riunione aggiornata a dopo le feste di Natale. Primo problema da risolvere la data della manifestazione. Occorre infatti stare attenti alla concomitanza con altre gare podistiche, nel Lazio e nelle regioni limitrofe. Si stila una bozza di bilancio facendo riferimento al consuntivo dell’edizione precedente. Ecco le dolenti note! Il bilancio non quadra. Il buco appare troppo profondo, occorre muoversi in 98

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint fretta. La prima cosa da fare è come al solito l’opuscolo illustrativo della manifestazione. Lo sappiamo è costoso ma, oltre ad un ottimo biglietto da visita, è anche una discreta fonte di risorse...Ci siamo. Arriva il giorno della gara. Si trova conferma che gli imprevisti sono tanti, ci si accorge di aver dimenticato completamente alcune citazioni necessarie. Ci accorgiamo ... non c’è più tempo, si accende il microfono ed è subito festa.” La seconda metà della stagione lascia quindi un segno indelebile nella storia ventennale della società. Venti anni che trovano il loro trait d’union in Maurizio Cancelli, unico superstite della diaspora di atleti che lasciarono la ‘Scavo’ in quel lontano 1975. Venti anni in cui Maurizio diventa sempre più la persona con la quale identificare l’Atletica Leggera presso il campo sportivo di Velletri, fino a quando non diventa l’unico allenatore ad operare sul territorio, favorito in ciò dalla politica societaria del ‘Club Atletico Velletri’ dove egli presta la sua opera oramai a tempo pieno. Desta stupore quindi l’interruzione, non certo consensuale del loro rapporto. Cancelli è ‘costretto’ a dare le dimissioni che vengono rese pubbliche con uno scarno comunicato stampa. “Il ‘Club Atletico Velletri, comunica che il Direttore Tecnico, sig. Maurizio Cancelli, lascia la società a partire dal prossimo 1 ottobre p.v. Comunica altresì di aver provveduto alla sua sostituzione con Tonino Felici che assume la Direzione Tecnica della società a partire dalla data predetta. Si ringrazia il sig. Cancelli per quanto ha saputo fare in questi anni, augurandogli tanta fortuna nel suo nuovo lavoro.” A fianco di Tonino Felici, arriva per la stagione 1996, proveniente da Frascati, una vecchia conoscenza dell’atletica laziale: Sandro Di Paola che porta con sé un gruppo di giovani atleti tra i quali si segnala subito Luca Bartoli il quale, tra le altre cose, trascina gli altri allievi, Ayala-Sist Luis, Previtali Daniele, Cugini Roberto, alla vittoria nei Campionati Regionali di Specialità settore mezzofondo, prima di conquistare il titolo di Campione Regionale Allievi in una gara di 1500 metri condotta in testa dall’inizio alla fine, al passo di 4’08”1. Ai Campionati 99

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Italiani conquista la medaglia d’argento. Non sappiamo dire se sia stato un buon secondo posto o un successo mancato, essendo stato superato nel finale da Maurizio Bozzato, quando tutti erano certi della sua affermazione. Il veneto faceva suo il titolo nazionale per soli settanta centesimi con il suo 3’59”8 contro il 4’00”63 del nostro.

Nel 1997 è ancora il quartetto Luca Greco, Marcello Tosti, Damiano Ciarla e Francesco Lupi che regala l’ennesima soddisfazione vincendo il Campionato Regionale Cadetti di Corsa Campestre. La stagione comunque scivola via sulla falsariga delle precedenti facendo risaltare solamente alcune individualità, non riuscendo la società, nel corso della stagione all’aperto, a risaltare nelle sue prestazioni di squadra. Un segno tangibile viene dai Campionati Provinciali di Società Giovanili, dove il ‘Club Atletico’ non riesce a coprire, con il necessario numero di atleti, nessuna delle categorie. Seguendo comunque una sua propria strategia, la società rifiuta, anche di prendere solo in considerazione, l’invito della ‘Giovanni Scavo’ a unire le forze. Il tempo ci dirà se sarà stata operata la scelta migliore.

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Anni novanta. La ‘nostra’ Atletica

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Intanto, la strada della vita mi aveva portato, nei primi anni ottanta, lontano da quelle vicissitudini legate alla fine della ‘Giovanni Scavo’ e che allora non soppesavo come problematiche. La passione per l’atletica era comunque rimasta intatta; continuavo a correre e gareggiare anche se sotto altri colori. Anche le radici con Velletri erano rimaste intatte e fu così naturale allacciare rapporti con il ‘Club Atletico Velletri’. Era il 1988. Già in quell’anno Amintore D’Annibale, a cui ero legato da una sincera amicizia, e Nicoletta Calcari avevano gareggiato con la maglia biancorossa. Mi apprestavo quindi a chiudere l’ultima stagione con la ‘Campidoglio’, e sarei passato anch’io tra le fila della società del presidente Giuseppe Savelloni. Frequentando quell’ambiente però, ci rendevamo conto che quella società non corrispondeva alla nostra idea di fare sport. Una società che da una parte privilegiava il settore amatoriale e dall’altra aveva un unico allenatore per il settore giovanile. Sentivamo che questo modo di fare atletica non era nostro, e ci eravamo ripromessi di presentare delle nostre richieste al direttivo della società, nell’allora oramai prossima riunione di fine anno. Si era intanto creata una strana situazione. Noi rappresentavamo la fronda, mentre dall’altra parte i dirigenti erano preparati ad andare avanti senza ritenere di dover concedere alcunché. I nostri rapporti, fino alla data della riunione, che si svolse verso la fine di novembre, furono improntati nella più cordiale formalità. Logico che tanto covare sotto le ceneri portasse, inevitabilmente, ad uno scontro infuocato. 102

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Non sapevamo ancora esattamente cosa volevamo, usammo quindi Angelo Marinosci come ariete, proponendolo come allenatore all’interno della società. La risposta negativa fu oltremodo scontata. Le ultime parole di un tuonante Savelloni furono: «Se non vi sta bene il nostro modo di fare, potete anche andarvene!» Naturalmente uscimmo ma, per andare dove? Angelo Marinosci suggerì di attendere, di lì a qualche giorno, il ritorno di Daniele Ognibene. Ci sedemmo quindi ad aspettare, non prima di aver affiliato una nuova società amatoriale che denominammo ‘Running Club del Moro’. Ai primi di gennaio del 1989 ci riunimmo quindi, come convenuto, alla trattoria del ‘Corsaro’ a Lariano. Mettemmo al corrente Daniele degli ultimi sviluppi e gli chiedemmo se era disposto a darci una mano. «Solo se c’è l’intenzione di fare atletica sul serio, - fu la sua risposta - se c’è l’intenzione di creare una scuola di atletica leggera». Gli risposi che le sue aspettative erano le nostre; per questo motivo avevamo pensato di riallacciare i rapporti con Fausto Ercolani e di rimettere in piedi la ‘Giovanni Scavo’. La settimana successiva ci recammo tutti e cinque (Daniele, Nicoletta, Amintore, Angelo ed io) all’appuntamento che avevamo programmato con Fausto presso i locali dell’archivio diocesano. Spiegammo a Fausto la situazione e lo mettemmo al corrente delle nostre intenzioni. Fausto ascoltò tutto il tempo senza dire una parola, tanto da sembrare indifferente che, mentre parlavo, mi capitò di pensare come quest’uomo non avesse conservato nulla della sua precedente esperienza. Seppi poi, dalla moglie, che la notizia lo aveva letteralmente sconvolto tanto da non dormire per una settimana. Passata quindi la sorpresa, ci mettemmo al lavoro per procedere alla fase operativa. La prima decisione che prendemmo, dietro suggerimento di Fausto, fu di iscrivere subito la società; cosa che feci personalmente consegnando i 103

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint moduli direttamente a Erik Maestri che allora lavorava presso il comitato regionale della FIDAL. Era la fine di febbraio del 1989 e la ‘Giovanni Scavo’ era risorta a nuova vita, seppure senza atleti. Daniele Ognibene assume la carica di presidente e Amintore quella di segretario, mentre Nicoletta, nella sua qualità di insegnante di educazione fisica, è il tecnico che avrebbe seguito i ragazzi al campo. A marzo la prima piccola svolta. Nicoletta ottiene una supplenza di dieci giorni presso la scuola media del ‘fontanaccio’ dove recluta i primi atleti. Arrivano così al campo Nicoletta De Rossi, Luigina Di Cristofaro, Paolo Morelli, Patrizia Moschitti, Ritondi Enrica e, indirizzati da Claudio Noce, Fabio Pacchiele e Mirko Pilozzi a rinverdire l’anima larianese della ‘Scavo’. Insieme a loro ricominciamo l’avventura, tornando a calcare le piste della provincia. Certo eravamo giovani, ingenui e inesperti, anche Fausto era rimasto tagliato fuori a causa dei mutamenti avvenuti, ma eravamo carichi di entusiasmo. Non avevamo nemmeno gli spogliatoi da offrire ai nostri atleti che, per lungo tempo si sono cambiati all’aperto. Non avevamo nessun collegamento con il comitato provinciale di Roma Sud, non avevamo il calendario tanto che, per conoscere le gare in programma, aspettavamo di leggere gli articoli su ‘la Torre’ a firma del ‘Club Atletico’ che immancabilmente finivano con: appuntamento per domani a... Già in questa prima fase non manca il piccolo risultato di prestigio con Mirko Pilozzi che è sesto ai campionati regionali cadetti nei 300 metri con il tempo di 38”8. E subito riprende la positiva tradizione dei campionati Nazionali Libertas. A Senigallia arrivano così, accompagnati da Daniele e Amintore, Nicoletta De Rossi (49”4) e Mirko Pilozzi (40”3) che gareggiano nei 300, Paolo Morelli impegnato negli 80 (10”1) e Moschitti Patrizia che corre i 1200 in 4’34”44.

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Alla fine di quell’anno i ragazzi al campo sono già alcune decine tanto che si avverte il bisogno di affiancare un altro tecnico a Nicoletta. È cosi che arriva Marina Marinelli con alle spalle tutta una vita di atleta tra le fila del ‘Club Atletico’, il che certo non le impedisce di lavorare proficuamente al servizio della ‘Giovanni Scavo’. Riapre il Centro Olimpia presso la palestra dell’elettronica che viene affidato per i primi due anni a Roberta Della Vecchia. Un centro che, diventato poi Centro di Avviamento allo Sport, e guidato il terzo anno da Tiziana Trivelloni, trova la sua definitiva dimensione sotto la guida di Monia Petrizzelli. “L’autunno nella nostra città è da sempre stagione di raccolto: chi ha ben seminato e seguito nel migliore dei modi la propria vigna, produrrà il vino migliore. Questo assioma, può essere senz’altro riportato a quanto ha saputo mostrare in questa sua prima stagione di attività la ‘Libertas Giovanni Scavo’... Il riconoscimento più bello al nostro lavoro, oltre ai risultati tecnici, è venuto dal grande numero di ragazzi che si è avvicinato alla nostra società .... Abbiamo parlato un po’ del presente ma guardando al futuro vediamo sfrecciare la sagoma di Mirko-pie’ veloce: sesto posto ai Campionati Nazionali Libertas di Senigallia in 40”19, terzo posto al Criterium Interprovinciale di Viterbo in 39”6, sesto posto infine sabato scorso ai Campionati Regionali Cadetti in 38”8. Questo il crescendo di Mirko Pilozzi sui 300 metri. Chi sa di atletica non avrà nessuna difficoltà ad intuire le potenzialità di questi risultati soprattutto perché ottenuti da un ragazzo che ha iniziato la sua carriera atletica solo pochi mesi fa...”26

Nel 1990, al suo primo pieno anno di attività, il risultato di quella scommessa fatta appena un anno prima è al di là di ogni più rosea previsione. Non tanto per i risultati tecnici, che pure cominciano a prendere corpo, ma per il consenso e la simpatia che la società ‘Giovanni Scavo’

26 Cfr. ‘La Giovanni Scavo guarda al futuro’ La Torre 7 ottobre 1989 pag. 19. 105

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint incontra nell’ambiente cittadino. Segno che non era bastato qualche anno di oblio per cancellare il ricordo di tante piccole gesta e di tante piccole e grandi storie personali. Il numero dei ragazzi cresce in fretta. Accanto alle poche unità dell’anno precedente si forma un folto gruppo che vede presenti i giovanissimi Stefano Campagnoli, Alessio Bianchi, Riccardo Marinelli, Simone Marinelli, Crespi Francesco e Michela Tartaglia, Alessandra Meoli, Giuseppina Parolise, Dora Marraffa, Mafalda Belli, Laura Olivieri. Arrivano i primi titoli provinciali e le convocazioni con le varie rappresentative. Si vuole intanto di dare una solida base alla società, e si ricercano le vecchie colonne; rientrano così Manlio Zaccari, Alberto Colazingari, Gian Paolo Brencio e Francesco Felci. Si rinsalda il legame affettivo con Sergio Scavo al quale viene conferita la presidenza onoraria. Quando tutto sembra volgere al meglio arrivano i lavori di ristrutturazione della pista, che se da una parte permettono di dotare l’impianto di Velletri di una pista in un degno materiale coerente, dall’altra ci costringono a peregrinare per tutti i campi limitrofi: Lanuvio, Colleferro e Ariccia. Non mancano le puntate allo stadio delle ‘Terme’. Spostamenti che oltre ad un caricamento eccessivo delle sempre precarie tasche societarie, fanno temere di perdere per strada molti di quei ragazzi che si erano appena avvicinati. Non è così, evidentemente l’ambiente che abbiamo costruito regge anche a queste variabili non preventivate. Nonostante la conseguente preparazione non ottimale, non mancano i risultati come il 52”3 di Mirko Pilozzi nei 400 metri. Ma il 1990 è la esaltante stagione di Francesca De Rossi che dopo pochi allenamenti, conquista la finale del concorso esercito-scuola che si svolge a S. Vittore Olona sul percorso della ‘’, e il settimo posto ai campionati Libertas dove corre gli 800 metri in un ottimo 2’25”71. Intanto, nel 1991, il direttivo della società deve registrare la perdita del presidente Ognibene che lascia per motivi 106

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint personali, quando cominciano ad arrivare i primi, tangibili risultati. La squadra cadetti conquista il titolo di campione provinciale di società, mentre Stefano Campagnoli si laurea campione regionale sia negli 80 metri piani (9”6) che nel salto in lungo (5.85) e partecipa così al criterium nazionale. L’anno successivo arriva il primo ‘minimo’ per i campionati italiani. Lo centra Mirko Pilozzi nei 400 metri allievi. Campionati che si svolgono alla fine di settembre a Grosseto dove Mirko è ottimo quinto con un significativo 50”49. Nel 1993 due episodi segnano in positivo l’evoluzione di una oramai matura ‘Giovanni Scavo’. La collaborazione con la società ‘AGIP Petroli’, presso la quale vengono sistemati gli atleti della categoria juniores essendo la società consapevole di non poter sostenere le loro necessità economiche, e soprattutto l’organizzazione del torneo ‘Atleticascuola-Trofeo Infotec’ riservato alle scuole medie di Velletri e Lariano. Nel frattempo, non conosce soluzione di continuità la crescita tecnica della società. Ancora Mirko Pilozzi è quarto ai campionati italiani juniores con 48”54 e manca per soli 17 centesimi la convocazione con la 4x400 per i campionati europei di categoria. Jessica Palma, che da un anno corre per i colori della ‘Giovanni Scavo’, è ottava sempre ai campionati italiani juniores di Bressanone nei 200 metri. Alessio Bianchi (400) e Stefano Campagnoli (100) ottengono il minimo per i campionati italiani allievi dove è presente anche la staffetta 4x400 che si avvale della presenza di Riccardo Marinelli e Fabio Pacchiele. Jessica Palma aveva in precedenza vinto il titolo regionale dei 200, così come la staffetta 4x100 ragazzi composta da Francesco Carini, Massimo Marraffa, Mirko Leoni e Daniele Macale. Una staffetta che con Stefano Di Belardino al posto di Mirko Leoni, stabilisce, con il tempo di 54”9, il primo di una lunga serie di record regionali giovanili. La ‘Giovanni Scavo’ torna a dominare nella provincia vincendo diciotto titoli provinciali e iscrivendo il proprio 107

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint nome nell’albo dei record provinciali per merito di Alessia Manciocchi nelle prove multiple cadette, con Macale Daniele nei 60 e 200 con ostacoli e con Stefano di Belardino nel getto del peso della categoria ragazzi. Alla fine di questa oltremodo positiva annata, la ‘Scavo’ completa il suo organico tecnico accogliendo nel suo seno il prof. Claudio Noce al quale viene affidato il folto gruppo dei lanciatori in cui si metteranno in evidenza Saverio Urdaneta, Andrea Andreoli e Stefano Di Belardino. La stagione 1994 si apre con uno storico risultato. La ‘Giovanni Scavo’ conquista il primo titolo regionale di società della sua storia. Il merito è di Virgilio Pigliucci, Raffaello Doro, Mirko Leoni e Massimo Marraffa che si impongono nel campionato di corsa campestre sul percorso ricavato all’interno dell’ippodromo delle Capannelle. Le squadre ragazzi, sia maschile che femminile, saranno poi campioni provinciali per società. A livello individuale, Riccardo Marinelli ottiene il minimo per i campionati italiani allievi, dove la staffetta 4x400 con Stefano Campagnoli, Simone Marinelli, Fabio Pacchiele e lo stesso Riccardo si classifica al decimo posto. Daniele Macale (60 hs e 200 hs) e Massimo Marraffa (alto) sono campioni regionali nella categoria ragazzi. Jessica Palma è sesta sia ai campionati italiani assoluti indoor che ai campionati italiani juniores all’aperto. Partecipa, in virtù del suo 24”5, ai campionati italiani assoluti a Napoli, anche se non va oltre le eliminatorie. Comunque continua a crescere, sotto l’esperta guida di Nicoletta Calcari. Una crescita che la porterà, in seguito, a vincere tre titoli italiani di categoria e che la porterà ad esordire con la nazionale assoluta nel triangolare indoor Italia-Spagna-Russia nel febbraio 1996. Il 1995 vede arrivare tra le fila della società, in virtù dell’interscambio creatosi con l’AGIP, il romano Eugenio Mattei che darà sfoggio, nel corso della stagione, di sprazzi di classe genuina. E proprio a Eugenio toccherà conquistare il primo titolo italiano Libertas del nuovo corso della Giovanni Scavo. Lo fa nei 300 metri piani a Riccione nel 108

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint corso delle Libertiadi che celebrano il cinquantenario dell’ente di promozione. Le cose migliori le aveva comunque già fatte vedere in precedenza vincendo il titolo regionale dei 300 e migliorando i record regionali degli 80 metri piani (9”20) e dei 300 (36”1) per atleti al limite dei 14 anni. A fargli degna compagnia Chiara Cafarotti, campionessa regionale nel salto quadruplo dove stabilisce anche il record con 13.76, Andrea Andreoli, anche lui campione regionale (disco cadetti), così come Alessia Antinogene e Michele Ciriaci che conquistano titolo e record regionale rispettivamente nei 200 ostacoli ragazze e nel getto del peso frontale ragazzi. La 4x100 cadetti con Francesco Carini, Daniele Macale, Simone Gambuti, anche lui proveniente da Roma, e Eugenio Mattei, stabilisce la migliore prestazione italiana per cadetti 14enni con il tempo di 45”6. La staffetta svedese con Virgilio Pigliucci, Raffaello Doro, Daniele Macale e Francesco Carini stabilisce invece il record regionale. Come società la ‘Giovanni Scavo’, al termine di questa splendida stagione, viene riconosciuta e premiata come migliore società giovanile della provincia, in virtù delle vittorie al campionato di società nelle categorie ragazzi, ragazze e cadetti, e del terzo posto delle cadette. In ambito regionale conquista il terzo posto nella classifica del grande slam per il settore maschile e il settimo il quello femminile. Nel 1996, grazie anche al nome che la ‘Scavo’ si è meritatamente conquistato sul campo, arrivano a rinforzare l’organico Alessandro Bianco e Gianni Innamorato da Cisterna e Piero Comandini da Rocca di Papa. In questo anno, la squadra cadetti corona un lungo inseguimento vincendo il campionato regionale di società su pista, avendo finalmente la meglio, dopo tre secondi posti, della formazione delle Fiamme Gialle di Ostia. “Dunque i nostri moschettieri ce l’hanno fatta, al terzo tentativo dopo essere finiti negli ultimi due anni dietro la squadra dei piccoli finanzieri. Stavolta però non ce n’era per nessuno! I nostri ragazzi hanno sopperito con determinazione e tenacia 109

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint all’inferiorità numerica nei confronti della più titolata e temibile avversaria. Non potevano, e non l’hanno fatto, di sbagliare alcuna gara. Tutti hanno dato il meglio di sé, demolendo personali su personali, per ottenere quei quattordici punteggi di alto livello per poter avere ragione degli avversari. Lo hanno fatto talmente bene che alla fine il distacco inflitto è risultato abissale: oltre 800 punti.”27 Intanto Rubina Mariani, Alessia Antinogene, Chiara Cafarotti, Daniele Macale, Massimo Marraffa, Michele Ciriaci, Stefano Di Belardino, Francesca Fabrizi, Gianni Innamorato e Raffaello Doro formano l’ossatura della rappresentativa regionale che il 20 giugno a Formia, affronta quelle di Puglia e Campania. Unico assente Eugenio Mattei impegnato a Verona per la finale nazionale dei Giochi della Gioventù dove è terzo nei 100 metri con l’ottimo tempo di 11”19. La seconda parte della stagione è un continuo crescendo. Massimo Marraffa, a Fano, il 6 di settembre, sotto un autentico nubifragio, si laurea Campione Nazionale Libertas nel salto in alto, con una misurata esultanza davanti a pochi intimi, i giudici e qualche allenatore. Eugenio Mattei non riesce invece a ripetere il risultato dell’anno precedente e deve accontentarsi dell’argento negli 80 metri piani, sebbene con lo stesso tempo del vincitore. Al bronzo arrivano poi Daniele Macale nei 300 ad ostacoli e Francesca Fabrizi nel disco. Quello che comunque differenzia la società in questo periodo, non sono tanto i risultati individuali che comunque sono copiosi e puntuali ma, soprattutto, i successi di squadra che si susseguono con una continuità disarmante: il 22 settembre a Ostia, il folto gruppo di atleti della categoria cadetti, vince il titolo regionale di prove multiple. Una settimana più tardi, allo stadio della Farnesina, nel corso dei Campionati Regionali Individuali, la ‘Giovanni

27 Cfr. ‘I Cadetti della ‘Scavo’ sul tetto del Lazio’, La Torre 15 giugno 1996, pag. 31. 110

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Scavo’ scrive una delle più belle pagine della sua storia, vincendo otto titoli, siglando un record regionale e ottenendo così nove convocazioni per il Criterium Nazionale Cadetti. “Il cronometraggio elettrico ha altresì valorizzato i sedici record personali, i dieci record sociali, gli otto titoli regionali e le nove convocazioni per il Criterium, che sono il bilancio, positivo oltre le più ottimistiche previsioni, di una ‘Giovanni Scavo’ che ha portato l’atletica veliterna a qualificarsi come una delle migliori scuole giovanili in ambito regionale. Supremazia assoluta negli ostacoli con tre vittorie su quattro gare: 80, 100, 300 maschili, con Rita De Cesaris ottima quarta nei 300 femminili con il nuovo record sociale primo anno di 50”16 in una gara dominata dalla castellana Marta Oliva. Aveva iniziato alla grande Rubina Mariani la quale, tecnicamente perfetta come nelle sue giornate migliori, pressava da vicino la favorita Gioia M.Elena che, per rintuzzare l’attacco, si disuniva finendo per prendere in pieno il terzultimo ostacolo. La gara maschile era una lotta a due tra il nostro Francesco Carini e Daniele De Renzi della ‘Atletica Sezze’. L’uscita dai blocchi di Carini non era delle più esplosive, trovandosi così subito ad inseguire. Lo faceva fino al quinto ostacolo quando si portava in testa per andare a vincere, con il nuovo record regionale stagionale sulla distanza di 14”19 contro il 14”39 del sezzese. Nei 300 maschili del giorno successivo, Daniele Macale lottava più contro le sue paure, per il risentimento muscolare rimediato la settimana prima nel corso delle prove multiple, che non contro i propri avversari. Era comunque agevolmente primo con 41”18 davanti a De Renzi (41”59), sempre questi velletrani davanti però, e il reatino Cipolloni. La sorpresa doveva invece venire da un rigenerato Virgilio Pigliucci, padrone assoluto della seconda serie che chiudeva vicinissimo ai tempi dei migliori con un probante 41”90.” 28 Oltre ai su citati atleti, sono Campioni regionali Eugenio Mattei due volte, negli 80 e nei 300 metri, Chiara Cafarotti

28 Cfr. ‘La ‘Scavo’ scrive una pagina di sport’, La Torre 5 ottobre 1996, pag. 27. 111

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint nel salto triplo, Francesca Fabrizi nel lancio del disco e Massimo Marraffa nell’alto. D’argento brillano invece Elisa Caponera nel giavellotto, Alessia Antinogene nei 300 metri piani, Raffaello Doro nei 1000 metri, mentre Gianni Innamorato e terzo nei 600 con un buon 1’28”87. È comunque ancora un grandissimo Eugenio Mattei a far rifulgere i colori della ‘Scavo’, arrivando a conquistare il titolo italiano dei 300 metri piani al Criterium Nazionale Cadetti, facendo segnare la migliore prestazione italiana con cronometraggio elettrico con il tempo di 35”69 vicinissimo al record assoluto di Angelo Cipolloni di 35”3; un tempo che l’atleta romano, allenato da Renato Bonello, saprà uguagliare la settimana successiva in occasione del ‘Trofeo delle Province’ che si disputa presso il campo CONI di Frosinone. Il Criterium Nazionale di Caorle ci regala anche due medaglie di bronzo con Francesco Carini capace di scendere fino a 13”82 nei 100 ad ostacoli e con Daniele Macale, in testa fino all’ultimo ostacolo nella gara dei 300, prima di essere infilato sul filo di lana. Dopo questa positiva stagione di gare, nel 1997 arrivano a rinforzare l’organico della società, Daniele De Renzi e Alba Triolo che contribuiscono alla nuova galoppata di successi di questa stagione, nonostante la società dovrà fare a meno della sua stella Mattei, vittima di un serio incidente muscolare, dopo che era stato capace di correre i 60 metri indoor in 7”09. Si inizia con una buona stagione invernale che vede Daniele Macale e Daniele De Renzi partecipare ai Campionati Italiani Giovanili di Ancona e, ancora Macale e Chiara Cafarotti presenti ai Campionati Italiani Indoor di Prove Multiple Allievi, dove sono rispettivamente decimo e quattordicesima. Nei cross la società vince il Campionato Provinciale con la categoria Ragazze, con Emanuela Cioccari, Ilaria Polletti, Flavia Sciotti, Tamara Orlandi, e con la categoria Cadette, con Gegia Gualtieri, Sara Pontecorvi, Marianna Berti e Alessia Antiogene. 112

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Alba Triolo, Raffaello Doro e Alessandro Bianco guadagnano il diritto a partecipare ai Campionati Italiani Allievi che si disputano a Firenze, mentre a Bergamo, per il Criterium Cadetti, vanno Gualtieri, Pontecorvi e Gianni Innamorato. La stagione su pista si presenta ancora migliore delle precedenti. Ai Campionati Provinciali Individuali, arrivano 25 titoli, 14 argenti e 10 medaglie di bronzo. Sono 42 gli atleti presenti, nelle due giornate di gare, di Valmontone e Pomezia, per 95 presenze gara. Ai Campionati di Società, la ‘Giovanni Scavo’ vince tre titoli su quattro (Cadetti, Cadette e Ragazze), mentre in ambito regionale la società è terza con Cadetti e Cadette, quarta con i Ragazzi e quinta con le Ragazze. Giugno arriva con il terzo posto della squadra Allievi ai Campionati Regionali e accede alla finale ‘B’ dei Campionati Italiani di Società dove fallisce la promozione per soli sei punti, e con la prestigiosa partecipazione ai Campionati Nazionali Libertas dove arrivano cinque titoli, tanti quanti quelli vinti in tutte le precedenti edizioni. “Un’edizione che ha fatto registrare un grande successo di partecipazione: 1300 iscritti appartenenti a società di tutte le regioni italiane. La ‘Giovanni Scavo’ era rappresentata da 36 atleti delle categorie cadetti/e e allievi/e. La presenza della ‘Scavo’ a questo appuntamento annuale è ormai una tradizione quasi trentennale che risale al 1969 quando la società aderì al Centro Sportivo Libertas. Campionati che la ‘Scavo’ aveva, prima della trasferta di quest’anno, nobilitato con cinque vittorie: due nel 1970 a Catania, con Elisa Evangelisti nei 1000 metri allieve e con Francesco Felci nei 5000 metri juniores, una nel 1980 a Torino con Tonino Felici nei 1500 metri allievi, e con due vittorie del nuovo corso, con Eugenio Mattei nei 300 metri cadetti nel 1995 e lo scorso anno con Massimo Marraffa nel salto in alto cadetti. Tutto questo per dare la misura dell’impresa realizzata quest’anno dai nostri ragazzi che sono riusciti a centrare lo stesso numero di vittorie di quante ne erano state ottenute in tutte le precedenti edizioni. Merito di Michele Ciriaci nel salto in lungo cadetti, di Alessia Antinogene nei 150 metri cadette, delle staffette 4x100 113

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint cadette e cadetti, e della staffetta 4x400 allievi che nell’occasione centrava abbondantemente il minimo richiesto per i Campionati Italiani. Dopo i due titoli conquistati, da Michele con la misura di 5.97, e da Alessia con il tempo di 19”64, ci si avvicinava alla conclusione di una giornata che aveva un po’ affievolito l’entusiasmo della mattinata, quando le staffette 4x100 andavano a confezionare due ciliegine da mettere sulla torta. Diciassette formazioni suddivise in tre serie, andavano a contendersi la vittoria tra le cadette. In prima serie le formazioni accreditate sulla carta dei migliori tempi e dove la ‘Lib. Udine Banca del Friuli’ riusciva di un soffio (52”61 contro 52”63) ad avere la meglio della formazione della ‘Lib. Lupatotina’ di Verona. In seconda serie la ‘Lib. Castelgandolfo’ riusciva ad inserirsi tra le prime sei, grazie anche alla ottima ultima frazione di Marta Oliva, con il tempo di 54”38 e, finalmente, in terza serie, poteva dire la sua anche la nostra staffetta, schierata nell’ordine con Rita De Cesaris, Sara Pontecorvi, Federica Pirozzolo e Alessia Antinogene le quali, vincendo nettamente con il tempo di 52”47, andavano a strozzare in gola il grido di gioia delle friulane che già stavano pregustando la loro vittoria. Più accredita, sempre sulla carta, era la nostra staffetta maschile schierata, con le altre migliori formazioni, nella prima delle tre serie previste. Fabio Noce, Fabrizio Di Meo, Michele Ciriaci e Piero Comandini riuscivano avere la meglio delle altre contendenti con il tempo di 45”95 e, non arrivando questa volta sorprese dalle due successive serie, si aggiudicavano così il titolo italiano 1997. Espletate tutte le gare della categoria cadetta nella giornata di sabato, il programma della mattina di domenica prevedeva le gare riservate alla categoria allievi degli 800 metri, dei 3000 metri, del giavellotto e, a concludere la manifestazione, le staffette 4x400. La ‘Scavo’ era presente sia in campo maschile che femminile. Rubina Mariani, Alba Triolo, una generosa Annalisa Pignoloni e Chiara Cafarotti erano quinte con il tempo di 4’28”91. Ed ecco infine la 4x400 allievi, una gara che può suggellare una partecipazione ai Campionati Libertas senza precedenti. In prima frazione Massimo Marraffa sostituisce nel migliore dei modi l’infortunato Francesco Carini con una stupenda prestazione. La lotta è avvincente con le

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint formazioni della ‘Sanvitese Lenti’ (PN) e della ‘Lib. Benevento’. Al termine della seconda frazione, Virgilio Pigliucci passa il testimone a Daniele Macale in terza posizione con un ritardo di una decina di metri dal battistrada. Daniele è autore di una frazione entusiasmante che manda in visibilio pubblico e compagni di squadra e che gli permette di consegnare il testimone a Daniele De Renzi con dieci metri di vantaggio sui più diretti inseguitori. Il finale era da cardiopalmo quando il rappresentante della ‘Lib. Sanvitese’ raggiungeva il nostro ‘sezzese’. Ai duecento Daniele operava però l’allungo decisivo riuscendo a conservare due metri di vantaggio fin sul traguardo nonostante il disperato tentativo di Fantin ultimo frazionista della squadra friulana.”29 Il 22 di quello stesso mese, Daniele Macale, con la maglia della rappresentativa regionale, oltre alla vittoria ottiene, con il tempo di 15”38 nei 110 ad ostacoli, anche il minimo per i Campionati Italiani. Il 28, a Formia, per il consueto triangolare Lazio-Campania-Puglia, riservato alla categoria Cadetti, vengono convocati Piero Comandini, Gegia Gualtieri, Sara Pontecorvi, Alessia Antinogene, Marianna Berti, Michele Ciriaci, Daniele De Marchis e Gianni Innamorato. Alla convocazione non può rispondere Fabrizio Di Meo vittima di un incidente che lo terrà lontano dai campi di gara per il resto della stagione. Ai Campionati Italiani Allievi, che si svolgono a Formia per la rinuncia di Napoli, sede designata, sono ben nove gli atleti presenti. Macale è quarto nei 110 con 15”18 e Marraffa è sesto nel lungo con 6.69. Ai piedi del podio troviamo Andrea Andreoli e Chiara Cafarotti entrambi noni rispettivamente nel lancio del disco e nel salto triplo, mentre Rubina Mariani (100 hs) e Daniele De Renzi (400 hs) sono dodicesimi. Delude le attese della vigilia la staffetta 4x400 che con Francesco Carini, Virgilio Pigliucci, Daniele De Renzi e Daniele Macale si piazza solamente al quattordicesimo posto.

29 Cfr. ‘Marina di Massa: una trasferta positiva’, Atleticanews, notiziario Atl. ‘Giovanni Scavo’ dicembre 1997. 115

PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Negli stessi giorni di questi campionati, Gegia Gualtieri, presso lo stadio della ‘Farnesina’ si laurea campionessa regionale dei 2000 metri cadette. Ad ottobre accanto ai soliti Gualtieri, Pontecorvi e Innamorato che partecipano al Criterium Nazionale, troviamo la grande impresa degli ostacolisti Macale, Marraffa, Carini e De Renzi i quali vincono il Campionato Italiano di specialità, il primo Campionato Federale della quasi quarantennale storia della società. Ma questa oramai è cronaca e avremo modo di riparlarne.

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INDICE

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PDF creato con FinePrint pdfFactory Pro versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint Prefazione ...... 3

Introduzione ...... 5

Anni Cinquanta: I pionieri ...... 7

Anni Sessanta: I primi dieci anni di ‘Scavo’ . . . . . 13

Anni Settanta: Promesse, litigi e separazioni . . . . . 39

Anni Ottanta: Il ‘Club Atletico Velletri’ ...... 79

Anni Novanta: La ‘nostra’ Atletica ...... 103

Graduatorie ‘All Time’ ...... 119

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