D E L L E P I a S T E C Ii E Si C O L T I V A

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D E L L E P I a S T E C Ii E Si C O L T I V A DELLE PIASTE C II E SI COLTIVANO s \ 5133 l R. ORTO BOTANICO DI NAPOLI CORREDATO DELLA PIANTA DEL MEDESIMO , E DI ANNOTAZIONI. NAPOLI TIPOGRAFIA DELL’ AQUILA DI V. PUZZIELLO Nei Chiostro S. Tommaso d’ Aquino. 1 8 4 5 , i i m i t i l i ! ! Diverse notizie trovandosi date fuori intorno al nostro Reai Orto Botanico, non sarà me­ stieri farne il soggetto di altro apposito ragionare. Tuttavia in grazia di coloro che lette non le abbiano nel D iscorso per me dettato all’ occasione della solenne apertura della scuola an­ nessa a questo Stabilimento (i) ; negli Annali Civili del Regno (a) , od in altre più recen­ ti pubblicazioni, gioverà rammentare come al primo cominciamenlo dell’ Orto attuale fosse data opera nel 1809 , col trasferirvi le poche piante riunite in un orticello che , a premu­ ra del mio predecessore Cav. Vincenzio Pelagna erasi introdotto nel giardino di Monte Olive- to , addetto poscia a mercato di commestibili. Prima di quel tempo un vero Orto botanico presso noi non esisteva , e risalir conviene fino al 1662 per rinvenirne qualche vestigio nel- 1’ Orio de' semplici della Montagnola , piantato a cura del governo della pia casa della SS. Annunziata. Non mancavano, egli è vero, prima e dopo di quel tempo distinte persone invaghite della coltura delle più rare e pregevoli piante ; che perciò famosi se ne rendevano in epoche più rirnote gli Orti del P in e lli e del P o r la , ed in tempi a noi più vicini quelli dei S a n s e v e n n i, de’ d r i l l i e de’ P o li ; non che le importanti collezioni di piante esotiche intro­ dotte nel R. Parco di Caserta ; ma simili coltivazioni , comunque grandi servigi rendessero alla scienza, erano ben lontane dall’ aggiugnere i vantaggi di un Orto botanico pubblico. Ritornando adunque alla prima idea dell’ Orto attuale, uopo è premettere ch e, sebbene dopo quella del piccolo giardino di Monteoliveto, anche fin dal suo primo cominciamenlo la cura di quest’ Orto mi venisse deferita , tuttavia parte alcuna non mi avessi nella scelta del terre­ no : comechè , da ciò che in appresso andrò esponendo , scevro dir non si possa di gravi inconvenienti. Intorno alle distribuzioni che ne furono per me disegnate, neanche occorrerà far molte parole, perocché dichiarate rilevansi nella pianta che ne correda il presente lavoro. Grandi viali aperti a comodo degli avventori che vi affluiscono ne’ giorni festivi, ne’ quali il R. Orto è aperto a pubblica passeggiata ; due grandi scuole : linneana 1’ una , e per lo stu­ dio delle famiglie naturali 1’ altra ; un viridario pe’ grandi alberi ; un giardino di arbusti ; una flora ; vari boschetti di piante esotiche ed indigene ; appositi ricinti per le diverse serie delle piante coltivate ne’ vasi , di quelle di seminagione annuale , di acclimamenlo , di moltiplica­ zione e simili ordinarie località, sono partitamcntc nella suddetta pianta indicale. Come spe* (1) Napoli 1818 in 8° (a) Anno i83i> fase. XVIII pag, j 3o; ed anno l 836 fase. XXII pag. i$3. ---- IV — ciaìilà quasi diremmo estranee al puro botanico istituto voglionsi ritenere i ricinti addetti alle serie di agrumi e di vitign i, non che l’orticello di piante economiche, il Pomcto ed i semen­ zai : le quali coltivazioni, comechè intraprese nella prima fondazione del giardino , allorquan­ do il medesimo alle cose agrarie ed alle botaniche in pari tempi intendeva, fu giudicato op­ portuno ritenere , dopo che nel i 8 i 5 alla sola precisa botanica istituzione ne rimaneva limita­ to. Compresivi i ricinti anzidelti, le nostre coltivazioni si estendono su di una superficie di circa 22 moggia antiche , otto delle quali non comprese nella pianta sono specialmente ad­ dette al Pometo , ai grandi semenzai , ai piantonai , alle nestajuole ed ai depositi di piante molliplici , delle quali si fa commercio in profitto dello Stabilimento (i). Anche prima di descriverne le condizioni fisiche , dirò brevemente , come dal 1809 al Ij S i S ne fossero elevate lo costruzioni , le quali venivano per la principal parte dirette dal distinto architetto fu Giuliano de Fazio. Il primo difetto del prescelto terreno essendo il mancar di acque fluenti , davasi opera perciò alla costruzione di un sotterraneo canale che dal contiguo aquidolto di Carmignano , in apposito pozzo derivasse una concessione di ac­ qua largitane dalla città di Napoli. Quindi grandi vasche di deposito erano in diversi luoghi costruite , nelle quali per mezzo di analoghe condutture distribnita venisse 1’ acqua da quel poz­ zo attinta mercè la tromba idraulica. Un’ analogo meccanismo animato dalla forza di un ca­ vallo agitando la tromba ne provvedeva a tali bisogni, col somministrare in ogni ora circa sei botti di acqua attinta a Co palmi di profondità. Un edilizio che presso noi ritiene il nome di stufa, ma che presenta la costruzione d ’una aranciera, col soccorso di qualche fornello suppliva al bisogno della stufa temperata. Più tar­ di altra più piccola ne veniva costruita coll’ idea di addirla a stufa calda ; ma comechè di­ fettosa ne’ mezzi di riscaldamento , meno della grande riesciva idonea all’ uso destinato. Un semidiruto fabbricato ove riparavano gli antichi coloni di quelle terre veniva rioostrutlo , on­ de procacciarne alcune abitazioni, ed una sala per le pubbliche lezioni, che nella bella sta­ gione vi sono dettate dallo stesso professore di Botanica della R. Università , il quale negli jiltri mesi dell’ anno scolastico ne detta dalla cattedra i trattali teoretici. In quella sala ed in alcune attigue stanze si vanno ora disponendo gli armadi per una nascente Biblioteca e per l’ Erbario. Ivi pure si trova il deposito de disegni tratti dal vero delle piante raro che per la prima volta mcilon fiori nel nostro giardino. A questa collezione si è dato cominciamento nel i 838 , prendendone a modello quella famosa de’ così detti V elin i del Giardino delle pian­ te di Parigi. Facendomi ora a discorrere le condizioni fisiche del nostro giardino, dirò dapprima sten­ dersi esso per la maggior parte per un piano inclinalo rivolto a scirocco ed a greco , cui immediatamente a ponente ed a borea sovrasta il collo di S \ M. degli Angeli. Se dal sole favoreggiato e dal borea difeso, non lo è al certo dai venti grecali tanto alla vegetazione no­ civi , nell’ inverno ; nè tampoco dagli eccessivi calori della state, cui temprar non possono le brezze del ponente. V i lussureggiano perciò le piante de’ climi caldi e delle stazioni aperte e soleggiate, mentre assai ne soffrono quelle de’ climi freddi e delle stazioni fresche ed ombro­ se. Non permettendo il pendio di elevar muri contro il meriggio , vi si suppliva in parte1 (1) il moggio antico napolitano equivale a circa il terzo di un ettaro francese, 0,3364 (ettaro) e pogo|»ù del terzo dì un arpento di Parigi. 11 moggio nuovo è poco meno di 5 moggia antiche, cioè moggia 4 • t col piantarvi de’ grandi alberi, alla cui ombra siamo riescili a veder prosperare le cam ethe ma tulio è tornalo infruttuoso per altre famiglie di piante ; come por i rododendri, le hai-, m ie , i ledi, gli empetri c soprattutto per 1’ eriche. Per le qualità geoponicho il nostro Orto botanico conviene con le circostanti colline. Di vulcanici elementi perciò al par di quelle il terreno di esso rileva, onde assai accomodato ri­ sulla pe’ più generali bisogni delle piante. Leggiera mobile sabbionosa nello Strato superiore, di circa palmi 8 n’ è la terra > quindi avida di umidità c poco atta a ritenerla ; tenace ed argillosa le succede altra zona di 8 a 12 palm i, prima dell’ immenso deposito di lapillo che ne forma l’t intero sostrato. Or comunque con i miscugli arliliziali si venissero temperando 1 vicendevoli difelli delle cennate terre, ciò non toglie il bisogno de’ copiosi innaffiamenti e della provvista delle terre addette alle speciali coltivazioni. Dalle selve de’ dintorni noi ci procaccia­ mo perciò la terra vegetabile che con opportuni miscugli ci rinfranca alla meglio della man­ canza della buona terra di e n e a : difficiliùcnte rinvenibile anche a Dotabile disianza dalla Capitale. Non meno ipcoromode se ne provano le vicende della temperatura, per le quali tacer non vuoisi poco differirne le condizioni delle terre circostanti. È un errore il credere che tutte le piante tropicali possano ne’ nostri giardini coltivarsi all’ aria libera ; perocché le osservazioni generalmente noie dimostrano , che se per alcuni anni la minima temperatura di tali luo­ ghi non discende allo zero della scala reaumuriana , vi ha poi degli anni, ne quali essa si abbassa fino ai 6 cd ai 7 al di sotto del medesimo. Da ciò avviene che un solo rigoroso in­ verno basta a distruggere tutto ciò che per diversi anni vi avrete goduto nel più lodevole stato. Dalle osservazioni fatte all’ Orto botanico, raccolgo che rigidi inverni , e tali da ren­ der vani tuli’ i tentativi fatti per acclimare piante tropicali abbiamo avuto nc seguenti anni. Nel 1829 ne’ giorni 19 a 28 febbraro il termometro nelle ore notturne ha oscillato tra ■ 3 e _rj gradi ; nc’ giorni 2 e 3 del gennaro i 836 ha segnato —3 a— | gradi. Nel 1839 ne giorni i a 6 febbraro si è fermato a— 1 c— 2 , ed in in questo corrente anno nella sola infausta notte del 20 al 21 febbraro è disceso a— 6. Nè convien credere che l’ inverno presso noi sia nota­ bilmente più corto che in altri paesi meno meridionali ; cosicché per più breve periodo ripa­ rar ne occorra le piante che ne abbisognano. Ciò potrà raccogliersi dalle altre seguenti os­ servazioni. Ne due anni i 83ì> e i 836 nello stesso giorno 18 aprile abbiamo avuto neve sopra tutt’ i monti a vista della Capitale , non escluso il Vesuvio ; il termometro nella notte è di­ sceso a+ 4 , e brine gelale han distrutto le seminagioni di grano turco e di fagiuoli per tutte le circostanti campagne.
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