Dr. Geol. Giovanni Moro INDICE pag. 1

Introduzione pag. 2 Inquadramento geologico, morfologico, idrologico ed idrogeologico pag. 2 Conclusioni pag. 7

Bibliografia pag. 8

Figura 1 Corografia Figura 2 Carta geolitologica di superficie Figura 3 Carta geolitologica a 3 m di profondità

Figura 4 Carta delle isofreatiche

1 Introduzione

Per incarico ricevuto, il Professionista sottoscritto ha eseguito nel Marzo 2011, uno studio morfologico, geologico, idrologico e idrogeologico del territorio dei Comuni di , Rivignano, , , , Ronchis, , , , e . Detto studio si presenta come un’analisi preliminare di tali aspetti del territorio in vista della realizzazione di itinerari cicloturistici nei suddetti Comuni, e si basa sui risultati di una ricerca bibliografica e su dati d’archivio del Professionista stesso.

Inquadramento geologico, morfologico, idrologico ed idrogeologico

L’area oggetto di studio occupa un’estensione di circa 270 kmq e si estende nella parte più meridionale della Regione Friulana, a ridosso del tratto terminale della riva sinistra del Fiume Tagliamento.

La morfologia di questo settore della pianura veneto-friulana è caratterizzata da modestissimo declivio degradante verso Sud, con pendenza inferiore allo 0,2%. Le quote altimetriche vanno dai 18 m circa nella parte più settentrionale della zona oggetto di studio, ad altimetrie debolmente negative nella zona di Aprilia Marittima. Per la descrizione dell’assetto geologico, idrologico e idrogeologico del territorio occupato dagli undici comuni, bisogna ricordare che la parte più orientale della pianura Padana, la pianura veneto-friulana, è caratterizzata da una estensione relativamente limitata, per cui i fenomeni genetici che hanno accompagnato la sua evoluzione si esplicano susseguendosi in spazi ridotti con frequenti intersezioni per minimi sfasamenti temporali. La descrizione seguirà, quindi, lineamenti prevalentemente generali date le caratteristiche dell’intervento in progetto, lasciando gli esami più approfonditi ad ambiti più circoscritti ma dove è richiesto maggiore dettaglio. Alla fine dell'Era Cenozoica, tutta l'attuale pianura padana era ricoperta dal mare. L'inizio dell'Era Neozoica è caratterizzato dal formarsi di grandi estensioni glaciali sulla catena alpina. La loro presenza ed espansione favorì l'erosione e la degradazione dei versanti montuosi circostanti i ghiacciai, con conseguente produzione di un'enorme quantità di detriti che venivano trasportati, inglobati nella massa ghiacciata, in zone più meridionali senza classazione granulometrica. Durante le fasi di ritiro fra una glaciazione e un'altra (periodo interglaciale), ciascun ghiacciaio abbandonò buona parte del materiale che aveva trasportato con se. Le enormi 2 quantità di materiali prodotti, ripresi e riversati a valle dalle correnti fluvioglaciali prima e fluviali poi, contribuirono al rapido interramento dell'attuale pianura padana e della sua porzione più orientale, la pianura Veneta e Friulana. Durante il quaternario, e specialmente durante il Wurmiano, estesi ghiacciai ricoprivano le Alpi Orientali e scendevano attraverso l'apertura delle valli verso la pianura. Nella parte occidentale si attestava l'enorme ghiacciaio del Piave, che scendeva a valle dividendosi in più rami. A Est, l'imponente ghiacciaio del Tagliamento scendeva lungo le valli della Carnia e del Tarvisiano affaciandosi sul piano in corrispondenza dell'attuale grande anfiteatro morenico friulano. Dal fronte di tutti questi ghiacciai le correnti di disgelo e di normale deflusso meteorico trasportarono e deposero più a valle ingenti quantità di materiali determinandone anche la classazione granulometrica sia verticale che orizzontale. Si formò così un piano determinato dai sedimenti del Piave a occidente, del Cellina al centro (il Meduna ebbe relativa importanza) e del Tagliamento ad oriente. E’ difficile stabilire con precisione le linee di separazione delle rispettive zone di influenza. Vari Autori indicano che probabilmente a S di Spilimbergo si siano incontrati i coni di deiezione del

Tagliamento e del Cellina; il limite tra le zone influenzate dal Piave di Vittorio Veneto e quelle occidentali del Cellina sembra individuabile con l'attuale linea del Livenza. Dopo essersi attestati a lungo sulle posizioni raggiunte, verso la fine del Wurmiano, i ghiacciai iniziarono a ritirarsi abbandonando imponenti depositi morenici che vennero successivamente incisi dalle abbondanti acque di fusione. I materiali, trasportati in enormi quantità, iniziarono a colmare le bassure di escavazione glaciale (sovralluvionamento delle valli glaciali) per ricoprire, poi, parte della pianura sottostante. Infatti, tutto il territorio oggetto del presente studio, è stato generato dall'azione del Tagliamento. L'analisi di dettagliato sui materiali costituenti le morene mostra litotipi provenienti dalla ricchissima serie di sedimenti dell'attuale bacino del fiume Tagliamento. Nei litotipi predominano le rocce calcareo-dolomitiche, per circa l'80 % della massa ghiaiosa. E' da tener presente che finché il ghiacciaio del Tagliamento occupava le posizioni più avanzate non esistevano, come corpi individuali, né il Tagliamento né gli attuali altri corsi d'acqua friulani. Tutte le acque che scaturivano dalla fronte del ghiacciaio erano infatti acque del Tagliamento diluviale che si riversavano sul piano, deponendo le alluvioni che stavano dando origine al corpo principale della pianura friulana e ad una porzione orientale di quella veneta. Le correnti che scaturivano dall'estrema ala occidentale riversavano nei pressi di Pinzano le 3 loro alluvioni, le cui frazioni più sottili arrivavano fino alla lontana linea dell'attuale corso del Livenza. Via via che le imponenti fiumane di disgelo scendevano a valle, sia per l'estendersi della superficie di spaglio, sia per le perdite subite a causa della porosità delle ghiaie, perdevano sempre più energia e massa d'acqua e conseguentemente capacità di trasporto. Ne consegue una deposizione graduata dei materiali, per cui le alluvioni grossolane progressivamente cessano e iniziano quelle sabbiose e argillose a porosità nettamente inferiore che formano la Bassa Pianura. In questa zona di transizione, allora come oggi, si manifesta evidente il fenomeno delle risorgive dovuto al venire a giorno, per difficoltà di deflusso, dell'imponente massa d'acqua infiltrata a monte del substrato ghiaioso. Il defluire verso il mare di questo nuovo sistema di correnti d'acqua contribuì a disperdere e livellare le alluvioni più sottili che giungevano a valle con le più potenti correnti fluvioglaciali. Con la fase di regresso dei ghiacciai, e di quello tilaventino in particolare, iniziò e si sviluppò l'erosione delle alluvioni precedentemente deposte sul piano pedemontano e il loro rivestimento con altre più recenti. La Bassa Pianura, fascia delimitata a monte dalla linea delle risorgive e a valle dalla linea di costa, si sviluppa in forma di vasto e piatto cono di deiezione che scende a S-W con pendenza media dello 0.2 % e che poi ulteriormente si appiattisce in corrispondenza dell'antica linea di spiaggia che si estendeva tra Portogruaro, Latisana e . La massa complessiva di questo lembo di pianura risulta costituita da alluvioni sabbiso- argillose giallastre decalcificate in superficie. E' attraversata da lunghe strisce ghiaiose non ferrettizzate, miste a particelle argillose. La cospicua portata scende per l'ampio solco precedentemente aperto dalle correnti fluvioglaciali e giunge in prossimità della Bassa Pianura dove l'alveo diventa pensile rispetto alla campagna circostante. Facilmente le acque, non più trattenute in un greto ben infossato, dilagavano irruenti sulla pianura sottostante accrescendo ed estendendo il nuovo cono di deiezione che si stava formando tra gli attuali corsi del Lemene e del Taglio-Stella. Il definitivo ritiro del ghiacciaio dalla pianura portò le acque di fusione e tutte quelle che affluivano nel suo bacino idrografico a riunirsi in un insieme di direttrici, disegnando nella pianura un delta gigantesco affacciato al mare su un tratto di costa, molto più arretrato di oggi, ma esteso da Caorle a Grado. I rami che interessano direttamente la porzione di territorio oggetto di studio si elongano sulle direttrici Casarsa della Delizia-Morsano al Tagliamento-Ronchis e -Rivignano. Seguendo la prima delle due si è definitivamente stabilita l’attuale asta del Fiume Tagliamento, mentre sulla seconda si è impostato il Fiume Stella. Sulla base del ben noto fenomeno detto “ciclo dell’acqua” si attivano tutte le manifestazioni 4 che interessano l’idrologia e l’idrogeologia: le acque meteoriche che raggiungono il suolo, in parte si infiltrano per alimentare i sistemi di falde freatiche ed artesiane, in parte vengono trattenute dal terreno e dalla vegetazione. Tutta l’acqua in eccedenza attiva il fenomeno del ruscellamento ed è alla base della genesi dell’idrografia superficale. L’acqua che non riesce ad entrare nel circuito sotterraneo, nei periodi di più intense precipitazioni, quindi, scende lungo i pendii, acquista massa e velocità e conciò capacità di erosione dei materiali incoerenti che attraversa e del loro trasporto. Le correnti di torbida che si formano in tali periodi, si alleggeriscono della fase granulometrica più grossolana dal conoide di deiezione pedemontano. Lungo l’alveo, dall’alta alla bassa pianura, mano a mano che la massa idrica deflunete rallenta, abbandona materiali sempre più fini. Quando le torbide raggiungono il mare, subiscono la frenata definitiva, lasciando sedimentare in prossimità della foce le sabbie più sottili, i limi ed infine le argille più distante. Il moto ondoso e le correnti, nel loro incessante operare, tendono a riportare a riva la frazione delle sabbie sottili fino a far riemergere tali formazioni. Nascono così cordoni di isolette prima e complessi di dune più articolati poi, parallelamente alla linea di costa. Tali sono le formazioni insulari che separano la laguna di Marano dall’Adriatico e la penisola di Lignano, costituiscono il nuovo litorale, cioè una barra emersa sempre più estesa. Le lagune, comprese tra le barre emerse e la più antica linea di costa, sono attualmente in via di interramento e nettamente separate dagli apparati di foce del Tagliamento. L’azione antropica di bonifica agraria si è, poi, sovrapposta al processo naturale, riducendo notevolmente l’estensione degli specchi lagunari, ma lasciando traccia, alle spalle, degli antichi acquitrini nei livelli torbosi rinvenibili nel sottosuolo di una fascia perilagunare estesa verso l’interno fino ad una decina di chilometri. La lama d’acqua rimasta isolata alle spalle delle dune costiere tende ad interrarsi, conservando, però, la morfologia depressa. Nella zona acquitrinosa troverà favorevole ambiente la flora “pioniera” che costituisce ruolo naturale di frangivento e capace, quindi, di catturare la sabbia mossa dall’energia eolica e di formare lentamente una duna. Nuove dune attive sopravanzano la vecchia linea di costa, lasciando alle spalle una spiaggia fossile e dune non più attive sulle quali prendono piede col tempo essenze arboree. Per una migliore visualizzazione, in Figura 2 si presenta una carta geolitologica di superficie; in Figura 3 l’andamento geolitologico a circa 3 m di profondità. La rete idrologica superficiale della zona è caratterizzata dalla presenza di due principali corpi acquiferi: il Fiume Tagliamento ed il Fiume Stella. Il primo, già ampiamente descritto nella prima parte del testo per genesi ed evoluzione, delimita il margine occidentale del territorio oggetto di studio; il suo alveo, all’altezza della Frazione Fraforeano si restringe notevolmente e, delimitato da arginature via via più elevate, prosegue con andamento meandriforme fino alla foce. 5 Lo Stella, alimentato da acque di risorgiva, nasce poco a monte di Codroipo e segue un percorso quasi parallelo al Tagliamento. Circa un chilometro a Nord della Frazione Chiarmacis riceve le acque del tributario Fiume Torsa, e poco più a valle, per riduzione della pendenza inizia un percorso a tratti meandreggiante a tratti più regolare. Nel settore sud-orientale dell’areale studiato, rilevante è la presenza di altri due corsi d’acqua: il Fiume Cormor ed il Fiume Turgnano. Tutta la zona a Sud della S.S. 14, la campagna è solcata da una fitta rete di canali del Consorzio di Bonifica Bassa Friulana che si integrano ed in parte ricalcano l’antica rete drenante naturale. Una fascia di alcuni chilometri intorno allo specchio lagunare, dalle altimetrie particolarmente ridotte, se non negative, è a scolo meccanico. In tutta la zona della bassa pianura friulana non si riscontra una vera e propria falda freatica ma degli adunamenti acquiferi superficiali dovuti a variazioni granulometriche del terreno e alle precipitazioni meteoriche locali. Nei Comuni di Ronchis, Rivignano, Teor e Pocenia, data la costituzione litologica dei livelli più superficiali, la permeabilità è medio-alta. Il livello della falda, in periodi di massimo relativo, si attesta ad 1-3 m di profondità a seconda della quota del luogo. L’escursione è di circa 1 metro. Ulteriori innalzamenti possono avvenire in occasione di abbondanti precipitazioni; l’elevata permeabilità di suolo e sottosuolo scongiura ristagni e limita nel tempo la durata del fenomeno. Nei Comuni più a Sud, ad esclusione della fascia costiera più avanzata, si rileva la presenza di una falda a livelli più superficiali: tra 0,6 e 1,5 m di profondità in fase di massimo relativo. Le escursioni sono meno marcate, tra 0,5 ed 1 metro, e l’andamento stagionale è più stabile. La bibliografia (op. cit.) riferisce che le falde più superficiali della zona, nonostante i litotipi permeabili del sottosuolo, raramente appaiono alimentate da dispersioni fluviali dei corsi d'acqua regionali; la fascia litoranea è, piuttosto, interessata da infiltrazioni di acqua salmastra a profondità maggiori allontanandosi dalla linea di costa verso l'interno, ed è verosimile ritenere che anche la falda di tale zona subisca escursioni correlabili alle fasi di marea, con temporanei innalzamenti in occasione di precipitazioni cospicue. Più in profondità, i livelli di litotipi incoerenti, per lo più sabbie fini, sono sede di modeste falde acquifere con direzione prevalente di deflusso N-S. Acquiferi più profondi e produttivi, con medesima direzione di deflusso e caratteristiche di artesianità più o meno marcata, sono rinvenibili a partire da circa 15 m di profondità nel settore più settentrionale e da circa 50 m in quello più meridionale, in ghiaie e sabbie, riferibili all’antica conoide del Tagliamento. I litotipi argillosi e limosi che confinano le varie falde acquifere denotano permeabilità molto bassa (K = 10-4 - 10-6); il potenziale di infiltrazione è, pertanto, estremamente ridotto e, di conseguenza, anche la capacità di smaltimento per assorbimento delle acque meteoriche è 6 praticamente nulla. Per contro, l’impermeabilità dei livelli argillosi esplica una funzione protettiva da eventuali infiltrazioni contaminanti derivate dalle attività svolte in superficie. Nella zona di Isola Picchi è rinvenibile il nucleo di una falda idrotermominerale ad una profondità di circa 430 m. Allontanandosi da questo punto, le potenzialità termiche decrescono ma possono comunque essere utilizzate in tutto l’areale oggetto di studio.

Conclusioni

L’intervento in progetto si propone una valorizzazione delle bellezze naturali della zona in oggetto e di favorirne la fruizione; ogni tipo di impatto appare, pertanto, molto modesto. Non emergono, nell’area esaminata, rischi di natura geostatica. La permeabilità dei terreni superficiali è da elevata a media nel caso di litotipi ghiaiosi- sabbiosi-limosi; è bassa-molto bassa nei litotipi limosi-argillosi Non tutti i tratti dei percorsi viari hanno un andamento definitivo; è possibile che alcuni tratti attraversino zone potenzialmente esondabili.

Dal punto di vista geotecnico, per un resoconto puramente orientativo, le caratteristiche meccaniche possono definirsi da buone a discrete dove evidenziati nel sottosuolo litotipi ghiaiosi o sabbiosi; possono definirsi da discrete a scadenti dove evidenziati litotipi limosi o argillosi.

Qualora si preveda la realizzazione di opere con strutture di fondazione, ogni intervento dovrà essere confortato da una adeguata campagna di prove geotecniche per una precisa caratterizzazione e parametrizzazione del suolo di fondazione e del sottosuolo.

Visti gli esiti dell’esame della documentazione bibliografica esistente e della documentazione d’archivio del Professionista stesso, si esprime parere favorevole in merito alla compatibilità tra le caratteristiche del progetto e l’assetto geologico ed idraulico della zona in esame.

7 Bibliografia

A.A.V.V. - Modello sismotettonico dell'Italia nord-orientale - C.N.R.

ISTITUTO DI RICERCA SULLE ACQUE - Lineamenti idrogeologici della pianura padana - C.N.R.

S. STEFANINI & F. CUCCHI - Gli acquiferi nel sottosuolo della provincia di - QUADERNI DELL'ISTITUTO DI RICERCA SULLE ACQUE

P. F. Barnaba - CONSIDERAZIONI GEOLOGICHE SUL SOTTOSUOLO E SULLE RISORSE IDROTERMALI DELLA ZONA DI LATISANA-FOCE DEL TAGLIAMENTO (PROVINCE DI UDINE E VENEZIA) - Memorie di Scienze Geologiche - PADOVA (1990)

F. Giorgetti, D. Nieto, D. Slejko - Seismic risk of the Friuli V. Giulia region

8 FIGURA 1

Corografia

Rivignano

Pocenia

Teor

Ronchis

Muzzana Palazzolo dello Stella del Turgnano

Carlino

Precenicco

Marano Lagunare

Latisana Marano Lagunare

Marano Lagunare

Lignano Sabbiadoro FIGURA 2 - Carta geolitologica della superficie

Limo - sabbia - argilla Sabbia - ghiaia

Argilla - limo Sabbia - limo FIGURA 3 - Carta geolitologica a -3 m di profondità

Limo - argilla - sabbia Ghiaia - sabbia - limo

Argilla - limo - torba Sabbia - limo FIGURA 4

Estratto dalla Carta delle isofreatiche della Regione Friuli - Venezia Giulia Ing. A. Magini