Tra Romanzo Storico E Biografia Romanzata: Banti, Bellonci, Maraini

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Tra Romanzo Storico E Biografia Romanzata: Banti, Bellonci, Maraini Università degli Studi di Padova Dipartimento di studi Linguistici e Letterari Corso di Laurea Magistrale in Filologia Moderna Classe LM-14 Tesi di Laurea Tra romanzo storico e biografia romanzata: Banti, Bellonci, Maraini Relatore Laureando Prof. Patrizia Zambon Giulia Valori n° matr.1133096 / LMFIM Anno Accademico 2017/ 2018 2 I fatti sono sempre spaventosi e noi non abbiamo il diritto di coprirli con l’angoscia che da essi ci deriva, un’angoscia che in ognuno di noi opera morbosamente e si alimenta senza posa, e non abbiamo diritto di falsificare così l’intera storia della natura trasformandola in storia dell’uomo, né di tramandare tutta questa storia come una storia da noi sempre falsificata, poiché è nostra abitudine falsificare la storia e tramandarla come storia falsificata, pur sapendo perfettamente che tutta la storia è falsificata ed è sempre stata tramandata soltanto come storia falsificata. THOMAS BERNHARD 3 4 Indice Introduzione: tra romanzo storico e biografia romanzata .................................... 7 1 Anna Banti, Maria Bellonci e Dacia Maraini ..................................................... 13 1.1 Anna Banti ....................................................................................................... 13 1.1.2 Artemisia .................................................................................................... 27 1.2 Maria Bellonci .................................................................................................. 30 1.2.2 Rinascimento privato ................................................................................. 41 1.3 Dacia Maraini ................................................................................................... 43 1.3.2 La lunga vita di Marianna Ucrìa .............................................................. 49 2 Indagini metastoriche. I rapporti tra storia e fiction ........................................ 53 2.1 Anna Banti e il fondale nero: le macerie della Storia ...................................... 53 2.2 La stanza degli orologi: il «romanzo moderno su basi classiche» di Maria Bellonci .................................................................................................................. 67 2.3 La lunga vita di Marianna Ucrìa tra istanza femminista, vuoto di memoria storica e microstoria ............................................................................................... 78 3 Autobiografismo trasposto nell’immaginario storico ........................................ 89 3.1 «Due naufraghe che non voglion perdere la speranza»: Anna Banti e Artemisia Gentileschi .............................................................................................................. 89 3.2 «La mia opera, il mio racconto di vita»: Maria Bellonci e Isabella D’Este ..... 96 3.3 «Dentro di lei c’è un po’ di me»: la Sicilia, gli odori, la figura paterna ........ 105 4 L’istanza femminista nella rievocazione storica .............................................. 115 4.1 L’invenzione di un nuovo sé femminile ......................................................... 115 4.2 Storie di vite femminili: «tra le prime donne al mondo» ............................... 126 4.3 Il silenzio, le fiere, la figura materna in La lunga vita di Marianna Ucrìa ... 132 Conclusione ............................................................................................................. 145 Bibliografia ............................................................................................................. 149 5 6 Introduzione: tra romanzo storico e biografia romanzata Fondamentale per la trattazione del romanzo storico nella produzione letteraria d’autrice del ´900 italiano è stata la lettura del saggio di Carol Lazzaro-Weis From Margins to Mainstream: Feminism and Fictional Modes in Italian Women’s Writing1, assieme agli scritti di Adriana Cavarero, in particolar modo Diotima. Il pensiero della differenza sessuale2 e Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione3. Nel suo saggio, Carol Lazzaro-Weis pone in opposizione la fede neorealistica nell’ambito letterario del dopo guerra – spinta dalla certezza che, grazie al potere della scrittura, avrebbe potuto cambiare la coscienza collettiva attraverso il racconto oggettivo della propria esperienza – con i romanzi storici delle scrittrici, che invece “interiorizzano” la storia e la usano come mezzo per attuare un processo di autocoscienza. In questo contesto, il romanzo storico è il genere attraverso il quale è possibile ritrarre la condizione, appunto storica, della donna e denunciare l’ingiusta e ingiustificata assenza negli annali della Storia ufficiale. Proprio collocando la narrazione nel passato è possibile porre maggiore attenzione alla marginalizzazione che la donna ha subìto per secoli, rendendola visibile e quindi denunciabile. In questo caso, a perseguire lo stesso obiettivo, e quindi le stesse tematiche, sono sia lo sviluppo negli ultimi decenni di una branca delle scienze storiche dedicata, appunto, alla storia delle donne, sia nella letteratura la stesura di romanzi storici che hanno come protagoniste le donne: entrambe nascono da un comune senso di marginalizzazione e silenziamento imposto dalla Storia considerata ufficiale e unica. La maggior parte dei romanzi storici d’autrice trattano la vita di un personaggio storicamente esistito, o inventato, ma in ogni caso collocato nel passato. L’aspetto biografico appare cruciale perché, dietro la ricostruzione storica di una vita, si cela il 1 Carol Lazzaro-Weis, From Margins to Mainstream: Feminism and Fictional Modes in Italian Women’s Writing, Pennsylvania, University of Pennsylvania Press, 1993. 2 Adriana Cavarero, Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, Milano, La Tartaruga, 1987. 3 Eadem, Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione, Milano, Feltrinelli, 1998. 7 desiderio del racconto di sé sia da parte della protagonista sia da parte della scrittrice stessa. Nello studiare specificatamente queste biografie femminile, come dice Lusia Avellino: «chi racconta l’altra rivela in realtà sé stessa»4. È evidente in questo secolo l’emergere del «fenomeno di circuito tutto femminile di editoria auto/biografica»5, come dice Adriana Cavarero, sia generata in risposta all’ingombrante e sterminata produzione autobiografica maschile sia per rivendicare la propria identità storicamente significativa. All’ambito letterario femminile plurisecolare – e tutt’ora appannaggio di una maggioranza di agenti maschili – possono applicarsi le parole della Cavarero a proposito della lingua: La donna non ha linguaggio suo, ma piuttosto utilizza il linguaggio dell’altro. Essa non si autorappresenta nel linguaggio, ma accoglie con questo le rappresentazioni di lei prodotte dall’uomo. Così la donna parla e pensa, si parla e si pensa, ma non a partire da sé. La lingua materna nella quale abbiamo imparato a parlare e a pensare è in effetti la lingua del padre. Questa riflessione è da considerarsi la linea di partenza: la donna scrittrice viene da un margine, da una sudditanza e da una minorità imposta (non molto diversa da popoli colonizzati o dai componenti delle classi subalterne), che nel Novecento ha rivendicato una propria voce e una propria identità politica e culturale, pur avendo a disposizione nient’altro che il vocabolario e l’immaginario maschile (imperiale e altoborghese). Ma nell’ambito della narrazione di sé, citando sempre la Cavarero: Estranee alla forma del soggetto e deportate nel luogo dell’oggetto, alle donne è dunque imprevedibilmente toccata anche una grande fortuna: quella di sottrarsi, senza sforzo alcuno, all’enfasi del vecchio gioco in cui campeggia l’autorappresentazione. Per millenni la domanda «che cos’è la donna?» ha del resto riguardato una definizione, cento definizioni, mille contraddizioni, in cui nessuno certo si aspettava che fosse una donna a rispondere. Il discorso sull’universale… è da sempre una faccenda per soli uomini… C’è pertanto un’ombra di verità nel consueto stereotipo per cui spetterebbe alle donne una sorta di attitudine per il particolare… Raccontare la storia che ogni esistenza si lascia indietro è forse il gesto più antico di tale cura… Ricacciate, come Penelope, 4 Luisa Avellini, Gli orologi di Isabella. Il Rinascimento di Maria Bellonci, Bologna, I libri di Emil, 2011, p.72. 5 Adriana Cavarero, Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione, Milano, Feltrinelli, 1998, p. 99. 8 nelle stanze dei telai, dai tempi esse hanno intessuto trame per le fila del racconto. Hanno appunto intessuto storia, lasciandosi così incautamente strappare la metafora del textum dai letterati di professione. Antica o moderna, la loro arte si ispira a una saggia ripugnanza per l’astratto universale e consegue a una pratica quotidiana dove il racconto è esistenza, relazione e attenzione. 6 Le donne, sottraendosi al discorso astratto universale, tendono a dar rilievo al particolare, dunque all’unicità. «Raccontare la storia che ogni esistenza si lascia indietro» è allora dare rilievo all’unicità, alla particolarità dell’esistenza, un gesto che pare antico e che trova una sua forma e un terreno di coltura fecondo nei romanzi storici d’autrice del Novecento. Facendo una selezione di questi romanzi, lo studio si concentra su tre opere nello specifico: Artemisia di Anna Banti (1947), Rinascimento privato di Maria Bellonci (1985) e La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990). Analizzare tali romanzi, avere la possibilità di individuare i tanti fili tematici che si ripetono
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