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Campus Internazionale di Musica Fondazione

2012 Festival Pontino di Musica Campus Internazionale di Musica Fondazione Roma, Palazzo del Quirinale Laudatio del prof. Bruno Cagli, Presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, letta in occasione del conferimento del Premio Presidente della Repubblica edizione 2011 al Campus Internazionale di Musica Roma - Palazzo del Quirinale 21 maggio 2012

Signor Presidente, grazie a nome degli Accademici di Santa Cecilia, ma anche dei no - stri complessi artistici, per la sua vicinanza e sostegno al mondo della cultura e delle arti, che si esprime, tra l’altro, ogni anno, con i Premi Presidente della Repubblica e con le Borse di Studio intito - late alla memoria di Goffredo Petrassi e Giuseppe Sinopoli. L'Assemblea degli Accademici ha voluto designare per il Premio Pre - sidente della Repubblica edizione 2011 il Campus Internazionale di Musica , fondato a Latina nel 1970. L’anima storica di questa istituzione, oggi qui presente a ritirare il Premio, è l’Architetto Riccardo Cerocchi, che desidero ringraziare pubblicamente per la passione profusa a sostegno della musica, non solo nel territorio pontino, ma in tutta Italia, raccogliendo e re - stituendo stimoli e contributi a livello nazionale e internazionale. Da oltre quaranta anni infatti le attività del Campus si esprimono in più direzioni: le stagioni concertistiche con artisti di fama mon - diale e giovani di talento, i corsi di perfezionamento strumentale e di interpretazione musicale diretti dal Maestro Franco Petracchi, gli incontri internazionali di studio sulla musica contemporanea, con importanti prime mondiali, e i convegni scientifici. Parte inte - grante delle attività del Campus è poi l’Istituto di Studi Musicali “Goffredo Petrassi” che custodisce un prezioso archivio musicale e una ricca biblioteca. Inoltre, ogni estate, a partire dal 1972, il Cam - pus organizza l’ormai celebre Festival Pontino di Musica che si svolge nel suggestivo Castello di Sermoneta, nell’Abbazia di Fossa - nova, e in altri luoghi storici della provincia di Latina. Goffredo Pe - trassi è stato presidente onorario e preziosa guida artistica e umana del Festival dal 1977 al 2003, anno della sua scomparsa. L’attuale presidente onorario è il compositore, nonché Accademico di Santa Cecilia, Luis de Pablo.[...] Grazie ancora, Signor Presidente per il suo alto sostegno, tanto più significativo in un momento molto difficile per la nostra Istituzione e per la vita culturale del nostro Paese. Organizzazione e realizzazione Fondazione Campus Internazionale di Musica

Presidente onorario del Festival Luis de Pablo

Consulenti artistici del Campus Gabriele Bonomo, Michele dall’Ongaro, Franco Petracchi, Roberto Prosseda, Alessandro Solbiati, Fabrizio Von Arx

Coordinatore artistico Riccardo Cerocchi

Contributi e patrocini Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo Regione Lazio - Assessorato Cultura, Arte e Sport Fondazioni “Roffredo Caetani” e “Camillo Caetani” Provincia di Latina Comuni di Latina, Sermoneta, Priverno, Fondi, Cori, Sperlonga

Collaborazioni RAI Radio 3 Istituto di Studi Musicali “Goffredo Petrassi” di Latina Conservatorio Statale di Musica “O. Respighi” di Latina Edizioni Suvini Zerboni - SugarMusic S.p.A. Abbazia e Borgo di Fossanova

Segreteria organizzativa Maria Teresa Censi, Elisa Cerocchi, Tiziana Cherubini, Alfredo Romano

Amministrazione Nicola Astarita

Ufficio stampa Sara Ciccarelli, Luca Pellegrini

Accordatura pianoforti e assistenza tecnica Mauro Buccitti Festival Pontino di Musica Programma generale Sab. ore 21, Sermoneta Castello Caetani 23/6

ELISS Ò VIRSALADZE pianoforte Wolfgang A. Mozart (1756 - 1791) : Rondò in La minore KV 511 Johannes Brahms (1833 - 1897) : Sonata n. 1 op. 1 in Do maggiore Allegro, Andante, Scherzo: Allegro molto e con fuoco, Finale: Allegro con fuoco Joseph Haydn (1732 - 1809) : Andante con variazioni in Fa minore Hob. XVII:6 Johannes Brahms: Sonata n. 3 op. 5 in Fa minore Allegro maestoso, Andante espressivo, Scherzo: allegro energico, Intermezzo: Andante molto, Finale: Allegro moderato ma rubato

Il Rondò in La minore K 511, scriFo nel marzo del 1787, esordisce con un tema di profonda intensità che ci allontana dall'idea di un Mozart storicamente ritraFo come un personaggio bizzarro e piuFosto incline alla burla. Una vena malinconica, ma allo stesso tempo distesa, percorre l'intera composizione, come pervasa da presenEmenE funesE. Non sarà un caso che in una leFera al padre, nell'aprile di quello stesso anno, il compositore scrivesse: «Poi - ché la morte è l'ulEmo vero fine della nostra vita, da qualche anno sono entrato in tanta fa - miliarità con questa amica sincera e carissima dell'uomo [...] da riconoscere in essa la chiave della nostra vera felicità. Non vado mai a leFo senza pensare che (per quanto giovane io sia) l'indomani forse non ci sarò più». Probabilmente dello stesso colore malinconico potrà ap - parirci il tema dell'Andante con variazioni di Haydn, che si apre però, da subito, a una luce più serena, aFraverso la trasmigrazione nella tonalità maggiore. Questa composizione hayd - niana risale al 1793, due anni dopo la scomparsa del giovane Mozart, al quale Haydn, ben - ché più anziano di lui di oltre vent'anni, fu legato da profonda amicizia e sEma. Che ne avesse anche subito il fascino spirituale, non se ne fa mistero; Haydn stesso affermava di non poter ascoltare alcuna opera di Mozart senza trarne insegnamento. E l' Andante con variazioni è davvero pregno di spunE melodici e ritmici mozarEani, evidenE finanche nella freschezza di quelle fioriture che appaiono già dal Trio che precede la prima variazione. Se Haydn e Mozart rappresentano l'emblema del Classicismo musicale, Brahms può consi - derarsi uno dei colossi del RomanEcismo, sebbene guardi nostalgicamente, da un punto di vista tecnico composiEvo, relaEvamente al rigore formale, al periodo classico. TuFavia, nulla della musica di Brahms fa pensare ad una elucubrazione del passato, tanto da meritarsi, anzi, l'appellaEvo di 'musicista del futuro' da parte di Schumann. La Sonata op. 1 (1852), dedicata al celebre violinista Josef Joachim, nasce in realtà dopo l'op. 2, ma Brahms volle pubblicarla per prima, ritenendola evidentemente migliore per un esordio. Interamente pervasa da un'at - mosfera leggendaria da ballata nordica, ritroviamo in questa sonata - dove già ben si connota anche il linguaggio ritmico sincopato, propriamente brahmsiano - la parEcolare aFenzione alla tradizione popolare: il secondo movimento, infaG, si ispira a un anEco canto d'amore te - desco, il cui testo evoca il fascino e il mistero della noFe «Sorge nascosta la luna/blu, fiore blu!/aFraverso nuvoleFe d'argento si fa strada [...]». Delle tre Sonate, la terza (ed ulEma) rappresenta la più complessa, tanto tecnicamente quanto poeEcamente. La parEcolarità è in - dividuata nell'uElizzo di uno stesso tema in versioni differenE, in una sorta di forma ciclica. Lo spirito romanEco anima anche questa composizione, alla quale Brahms stesso appose il seguente moFo, uElizzando versi di Sternau: «Cade la sera/la luna brilla/due cuori/uniE dal - l'amore/stanno beatamente avvinE». Federica Nardacci ore 21, Sermoneta Castello Caetani Sab. 30/6

BRUNO CANINO pianoforte FABRIZIO VON ARX violino Edward Grieg (1843 - 1907) : Sonata n. 3 op. 45 in Do minore Allegro molto ed appassionato - Molto animato - Presto Allegretto espressivo alla romanza - Allegro molto Allegro animato - Cantabile - Prestissimo Arvo Pärt (1935) : Fratres Ludwig van Beethoven (1770 - 1827) : Sonata n. 9 op. 47 in La maggiore “A Kreutzer” Adagio sostenuto, Presto, Adagio, Finale. Presto

Se la miniatura è quel microscopico dipinto ricco di parEcolari, dominato tradizionalmente dal rosso vermiglio, l’indaco, il cobalto si capisce allora perché spesso Grieg venga definito ‘ec - cellente miniaturista’. Con la sua genialità melodica, il compositore norvegese è sempre riu - scito, anche in poche baFute, a ritrarre con raffinatezza staE d’animo e immagini fantasEche; come nei Pezzi Lirici per pianoforte, per esempio, dove l’evocazione di una farfalla nel Etolo (op. 43, n.1) corrisponde realmente all’immagine sonora del veloce e colorato baGto delle ali. Nondimeno, nella terza Sonata per violino e pianoforte , che Grieg compose tra il 1886 e il 1887 e che fu eseguita in prima assoluta a Lipsia dal compositore stesso e dal violinista Adolf Brodskij, ritroviamo la forza dell’invenzione melodica impregnata di quel gusto popo - lare scandinavo che ovunque emerge nelle sue composizioni. A definire il registro espressivo di questa sonata sono il senso del tragico, la drammaEcità, la melanconia sorreG da quel ri - gore formale appreso dalla scuola tedesca. Quella stessa scuola che faceva naturalmente ri - ferimento ai grandi classici del passato, come Beethoven, per esempio, il quale pure tendeva al rinnovamento delle forme, con significaEva propensione allo spirito romanEco. La Sonata a Kreutzer (del 1803) fu inizialmente baFezzata da Beethoven stesso Sonata Brid - getower , per onorare il successo oFenuto dalla sua composizione con l’esecuzione del violi - nista George Bridgetower. Pare però che una furibonda lite con l’amico musicista avesse indoFo il compositore a rinominarla al momento della pubblicazione, dedicandola a Rodol - phe Kreutzer; paradossalmente il violinista francese non ebbe mai l’ardire di eseguirla, rite - nendola troppo difficile. QuaFro baFute per violino solo, alla maniera bachiana, aprono la sonata conducendoci in un breve adagio, sostenuto appena dal pianoforte; ma immediata - mente si viene travolE dall’impeto del Presto che domina tuFo il primo movimento. Seguono l’ Adagio dal tono elegiaco e il Presto finale che suggella il caraFere stürmisch di questa com - posizione, alla quale peraltro Tolstoj volle ispirarsi per il suo celebre romanzo inEtolato ap - punto Sonata a Kreutzer . Con il compositore contemporaneo estone Arvo Pärt (nasce nel 1935) approdiamo ad una di - mensione sonora quasi misEca: Fratres è infaG il risultato del progressivo avvicinamento dell’autore alla musica sacra anEca (gregoriana in modo parEcolare), con un conseguente al - lontanamento dall’atonalità d’avanguardia. Gli accordi ripetuE in serie sembrano ora sor - reggere le sequenze di arpeggi, ora affondare nel magma sonoro delle note tenute del violino, richiamando immagini assolutamente metafisiche: «potrei paragonare la mia musica - af - ferma il compositore - a una luce bianca che conEene in sé tuG i colori. Solo un prisma può dividere i colori e lasciarli apparire singolarmente. Questo prisma può essere lo spirito del - l’ascoltatore». Federica Nardacci Dom. ore 19.30, Priverno Antica Infermeria dell’Abbazia di Fossanova 1/7

GILLES APAP violino BRUNO MONSAINGEON ROBERTO PROSSEDA pianoforte Felix Mendelssohn (1809 - 1847) : Trio in Do minore per violino, viola e pianoforte Allegro, Scherzo, Adagio, Allegro Maurice Ravel (1875 - 1937) : Sonata per violino e pianoforte Allegretto, Blues, Perpetuum Mobile Bach/Monsaingeon: Largo dalla Trio-Sonata n. 5 BWV 529 (trascrizione per viola e pianoforte) Franch/Monsaingeon: Prélude et Variation (trascrizione per viola e pianoforte) Debussy/Monsaingeon: Suite Bergamasque (trascrizione per violino, viola e pianoforte) Prelude, Menuet, Clair de lune, Passpied

Una buona parte della musica da camera è stata concepita per condividere il gusto del far mu - sica insieme. Solo chi ha la fortuna di saper suonare uno strumento conosce la gioia che de - riva dalla scoperta, spesso sorprendente e imprevedibile, di ascoltare, durante la prima prova di un trio o un quarteFo, il risultato globale dell’unione di più individualità. Ciò spiega la grande proliferazione, sin dal SeFecento, di trascrizioni per pianoforte a quaFro mani, duo, trio e quarteFo di brani sinfonici o solisEci, spesso anche per gruppi desueE, come il trio con violino, viola e pianoforte. Sono, in effeG, pochissimi i Trii desEnaE a questo orga - nico, quasi sempre naE dall’amicizia o dalla reciproca sEma di musicisE desiderosi di far suo - nare insieme i propri strumenE. All’interno di questo esiguo repertorio spicca il Trio in Do minore composto da Felix Mendelssohn nel 1820. CosEtuito da quaFro movimenE, esso mo - stra le influenze dei modelli (Bach e Haydn in primis ) che Mendelssohn studiava durante il suo apprendistato con Friedrich Zelter. Al primo movimento, basato su forE contrasE, fa seguito un rapido Scherzo , in sol minore, in cui già si trovano tracce della leggerezza “elfica” che con - traddisEngue i più celebri Scherzi mendelssohniani. L’ Adagio in fa minore presenta una in - solita dilatazione temporale, con un lento incedere in ¾, di chiara derivazione bachiana. Il conclusivo Allegro in ¾ ha caraFere danzante e ricorda vagamente il terzo movimento del Concerto n. 3 di Beethoven per pianoforte e , per il profilo melodico che insiste sul - l’intervallo di nona minore e per il tono generale, immerso in un cupo fatalismo: decisamente sorprendente se pensiamo che l’autore era ancora un bimbo undicenne. Nella famiglia Men - delssohn erano allora frequenEssime le “riunioni musicali”: è dunque molto probabile che il giovane Felix abbia scriFo questo Trio per una di queste occasioni private, in cui lui stesso, con amici o familiari, ha partecipato all’esecuzione. Il concerto odierno vede insieme due arEsE, Gilles Apap e Bruno Monsaingeon, legaE da un’amicizia ventennale, tesEmoniata anche dal bel documentario di Bruno Monsaingeon de - dicato al violinista francese: “The unknown fiddler of Santa Barbara”. Da molE anni Apap ha scelto di dare la priorità alle ragioni umane e amicali del far musica, rispeFo a quelle del - l’establishment ufficiale. E la gioia di suonare, il parEcolare gusto di stupirsi e di non rinun - ciare ad una parte di imprevedibilità nelle esecuzioni, saranno certamente evidenE anche in questo concerto. Nella celebre Sonata di Ravel certamente Apap, che non disdegna incursioni in ambiE musicali come il blue-grass o la musica folk irlandese, saprà cogliere la naturale fre - schezza del blues che cosEtuisce il secondo movimento, senza trascurare la finezza Epica - mente francese che contraddisEngue la scriFura raveliana. Bruno Monsaingeon, celebre in tuFo il mondo come regista, ha colEvato parallelamente la carriera di violista, certamente spinto dal naturale piacere di vivere la musica aFraverso la condivisione camerisEca. Ha dun - que realizzato finissime trascrizioni di alcuni capolavori del repertorio tasEerisEco, come quelli inclusi in questo programma: la Trio Sonata n. 5 di Bach, originariamente concepita per organo o clavicembalo con pedaliera, il Prélude et Varia1on di Franck per organo e la Suite Bergamasque di Debussy per pianoforte. Sarà interessante notare come le linee melo - diche e la tessitura polifonica che informano quesE brani risulteranno nella versione tra - scriFa, in cui la divisione delle parE tra più esecutori potrà dare una peculiare caraFerizzazione ad ogni singola linea. Roberto Prosseda

Sermoneta Castello Caetani Lun. 2/7

BRUNO MONSAINGEON ore 17 - Seminario: Filmare la musica ore 21 - Proiezione del documentario: Yehudi Menuhin: il violino del secolo Ven. ore 21, Sermoneta Castello Caetani 6/7

AOIFE NI BHRIAIN violino AMMIEL BUSHAKEVITZ pianoforte Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) : Sonata n. 27 in Sol maggiore KV 379 Adagio, Thema (Andantino cantabile), Adagio, Allegretto Johannes Brahms (1833 - 1897) : Sonata n. 3 op. 108 in Re minore Allegro, Adagio, Un poco presto e con sentimento, Presto agitato Pablo de Sarasate (1844 - 1908) : Carmen Fantasy Allegro moderato Maurice Ravel (1875 - 1937) : Tzigane, Rapsodia da concerto

Nel novembre del 1781 il "Magazin der Musik" di Vienna, presentò le Sonate per violino e pia - noforte (K. 296 e K. 378) e le altre appena terminate in quell'anno, e cioè K. 376, 377, 379, 380 con questo giudizio : «Queste Sonate, uniche nel loro genere e ricche di nuove idee, recanE il segno del genio musicale dell'autore si adaFano molto al violino. L'accompagnamento del vio - lino è così arEsEcamente intrecciato con la parte pianisEca che entrambi gli strumenE aFrar - ranno conEnuamente l'aFenzione dell'uditorio. Queste Sonate richiedono dunque pari grado di abilità dai due esecutori». La Sonata in Sol maggiore K. 379 si apre con un Adagio dal - l'espressione nobile e grandiosa, indicata prima dal pianoforte e poi ripresa dal violino. Ha il tono di un preludio introduGvo quanto mai vario. L' Andan!no cantabile è formato da cinque variazioni, più la ripeEzione del tema in tempo Allegre"o e la chiusura con una coda dalle so - norità dolcemente sfumate. Le tre sonate per violino composte da Johannes Brahms tra il 1878 e il 1888, sono opere della piena maturità e rappresentano il culmine della sua produzione camerisEca. La terza fu com - pletata nell'estate del 1888, sulle rive del lago di Thun. La vena melodica (che caraFerizza anche entrambi i temi del primo movimento: epico e espressivo il primo, presentato dal violino; più melodico il secondo, intonato dapprima dal pianoforte solo), il caraFere appassionato, l'as - senza di grandi sviluppi contrappunEsEci, la libertà invenEva e la varietà dei moEvi impiegaE (il Presto finale è una forma sonata con un ampia esposizione basata su quaFro temi), sono tuG caraFeri che disEnguono questa terza Sonata dalle prime due. Autore di una grande quanEtà di pezzi virtuosisEci, d'effeFo, che sfruFavano tuFe le risorse del violino, Pablo de Sarasade seguì anche la moda delle fantasie su temi d'opera: la più fortunata fu la Fantasia dalla Carmen, cosEtuita da un'introduzione (l' Allegro Moderato ) e quaFro movi - menE che rielaborano alcuni dei temi più popolari dell'opera di Bizet. La sua invenEva sfolgo - rante, pur mantenendo intaG i temi di Bizet, rende questa pagina musicale irresisEbilmente coinvolgente in un crescendo di virtuosismo funambolico. Composta per la violinista ungherese Jelly d'Aranyi, che la interpretò per la prima volta a Lon - dra nel 1924, Tzigane fu scriFa originariamente per violino, accompagnato da una specie di -luthéal che, associando alla normale percussione delle corde l'esecuzione di suoni pizzi - caE, aggiunge al pianoforte l'illusione del clavicembalo e del cymbalum, quest'ulEmo uno stru - mento usato dagli zingari. In un secondo tempo la parEtura fu strumentata per orchestra. Ravel descrisse la propria Tzigane come “un morceau de virtuosité dans le goût d'une rapsodie hon - groise”, scriFo per imitare le "violinisterie" di un Sarasate e di un Wieniawski. La violinista Jour - dan-Morhange racconta che, mentre la componeva, Ravel volle ascoltare tuG i Ven!qua"ro capricci di Paganini, “per non dimenEcare nessuna diavoleria. Mi faceva ripetere i passaggi più ardui, suggerendomi di provare cerE effeG con l'introduzione di piccoli miglioramenE demo - niaci. In questo modo riuscì ad avere la palma nel combaGmento Ravel-Paganini”. ore 21, Sermoneta Castello Caetani Sab. 7/7

BANDA MUSICALE DELL’AERONAUTICA MILITARE PATRIZIO ESPOSITO direttore Goffredo Petrassi (1904 - 2003) : Fanfare per tre trombe Arnold Schönberg (1874 - 1951) : Variazioni op. 43a James Barnes (1949) : Fantasy Variations (variazioni su un tema di Paganini) Adam Gorb (1958) : Concerto per Euphonium Matteo Guarino euphonium solista Ottorino Respighi (1879 - 1936) : Fontane di Roma

All’alba del terzo millennio, nella doFa Emilia, ancora ignara della tempesta tellurica che in quesE giorni la sta meFendo in ginocchio, un signore illuminato di nome Tito GoG (musici - sta, didaFa, ricercatore e animatorte musicale), che qualche anno prima si era inventato “ il treno di J. Cage”, veniva incaricato dall’allora Ministro della Difesa Prof. Beniamino AndreaFa di coordinare un progeFo con le Bande Musicali Militari. L’occasione fu ghioFa perché final - mente una persona sensibile e aperta si confrontava ufficialmente con lo specifico ambito della musica militare senza pregiudizi di sorta. Questa esperienza portò alla realizzazione di un grande evento realizzato a Bologna dal Etolo “La Cultura che Squilla”. E’ evidente che il ter - mine squilla voleva rimandare all’idea di strumenE a fiato, e che coniugato con il termine cul - tura apriva uno squarcio, una nuova prospeGva, meFeva cioè per la prima volta la cultura musicale bandisEca non più in una posizione di retrovia, bensì di avamposto, di prima linea. Furono eseguite musiche di primissimo piano di R. Strauss, H. Berlioz, G. Rossini, A. Schön - berg, ma anche di G. Cappelli, M. Panni e P. Esposito, in prima esecuzione. In breve dalla “cassa armonica” dei coloraEssimi paesi del sud, la banda aveva faFo il suo ingresso nei tea - tri, luogo deputato alla musica colta, era avvenuta per il nostro paese una piccola rivoluzione. A questo evento possiamo ricondurre l’ufficialità di una prassi che la Banda Musicale del - l’AeronauEca aveva già adoFato da tempo, e che finalmente veniva portata all’aFenzione del pubblico e della criEca militante, tale prassi consiste nel privilegiare la musica originale per fiaE, senza comunque trascurare quel filone di trascrizioni di grande qualità, di cui gli archivi bandisEci abbondano. Proprio in quest’oGca il concerto presentato alla XLVIII edizione del FesEval PonEno, vuole proporre un percorso moderno, che prende le mosse dalle Fanfare di Petrassi (composizione del 1944), passando per il Tema e Variazioni di Schönberg, (di un anno più giovane, 1945), scriFo in America durante l’esilio forzato. Le Fantasy Varia1on di Barnes meFono poi bene in evidenza le possibilità Embriche, oltre naturalmente a fornire un’im - magine allo stesso tempo camerisEca e sinfonica della banda, il Concerto per Euphonium di Adam Gorb rappresenta una pagina di grande livello sia musicale sia tecnico, che meFe in grande evidenza le capacità tecniche del solista ma allo stesso tempo adoFa una scriFura mo - derna e raffinata per la banda, la quale è chiamata a dialogare ora ritmicamente ora Embri - camente con il solista. Chiude il programma il poema sinfonico di Respighi, in una eccellente trascrizione che esalta la brillantezza del colore orchestrale immaginato dall’autore. Patrizio Esposito Dom. ore 19.30, Priverno Antica Infermeria dell’Abbazia di Fossanova 8/7

NEW ZEALAND CHAMBER SOLOISTS LARA HALL violino JAMES TENNANT violoncello KATHERINE AUSTIN pianoforte Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) : Trio in Si bemolle maggiore K 502 Allegro, Larghetto, Allegretto Arno Babajanian (1921 - 1983) : Trio per pianoforte in Fa diesis minore Sergej Rachmaninov (1873 - 1943) : Elegiac Trio n. 1 in Sol minore John Psathas (1966) : Crybas

Dopo il grande successo oFenuto con le Nozze di Figaro (1786) e dopo aver goduto per tanE anni di ampia popolarità a Vienna, Mozart si trova paradossalmente a fare i conE con una crescente osElità da parte del pubblico, probabilmente alimentata da rivali invidiosi. La scelta della libertà in seguito al rifiuto di servire ancora l'arcivescovo salisburghese gli era inoltre co - stata cara dal punto di vista economico, portandolo all'accumulo di debiE e al graduale im - miserimento della sua famiglia. A questo si aggiunga uno stato di salute piuFosto cagionevole che gli toglieva la serenità e gli accresceva presenEmenE di morte. Per tale moEvo probabil - mente le composizioni di questo periodo, pur mantenendo i connotaE della brillantezza di sempre, soFendono una segreta malinconia; vi troviamo cioè «quel divino riso tra le lacrime, quell'ambiguità di gaiezza smorzata in un sospiro, che è il contrassegno della melodia mo - zarEana» (Mila). Il Trio K 502, che ne è un esempio magistrale, apparEene alla raccolta di cinque Trii per pianoforte violino e violoncello naE proprio in quegli anni e pensaE per essere eseguiE in piccoli ambienE. Poco più di un secolo dopo e ben lontano da Vienna, Rachmaninov componeva il Trio n. 1, all'età di diciannove anni. Contrariamente alla tradizione che prevede la divisione in tre o quaFro movimenE, questo Trio si presenta in un unico movimento senza interruzioni, seb - bene la forma classica non venga del tuFo dimenEcata nella struFura. Il tema introdoFo dal pianoforte nella parte iniziale, Lento lugubre , muovendosi come sospeso sul ritmo concitato degli archi, che lo riprenderanno a loro volta di lì a poco, vale al Trio l'appellaEvo di Elegiaco, con il quale è appunto conosciuto. Dopo uno sviluppo gradualmente più animato, la com - posizione torna al tema iniziale che si fa qui però più doloroso, trasformandosi addiriFura in marcia funebre. Profondamente influenzato da Rachmaninov, anche Babajanian (1921- 1983) si connota come musicista del virtuosismo e del gusto popolare: nella sua musica si ritrova infaG l'inconfon - dibile colore della sua terra, per nulla morEficato dalle destrezze tecniche. Peraltro egli stesso eseguì spesso in concerto le sue opere, rivelandosi anche pianista di talento. Di origine ar - mena Babajanian studiò a Mosca per poi tornare nella sua ciFà natale, Yerevan, negli anni '50. Proprio in questo periodo scrisse il suo Trio, giudicato un vero e proprio capolavoro. John Psathas è uno dei pochi compositori neozelandesi di fama internazionale, eseguito in parEcolare in Europa e Nord America (una sua composizione è stata eseguita anche in occa - sione della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Atene 2004). E' oggi considerato uno dei tre compositori vivenE più importanE della diaspora greca (è figlio di genitori greci im - migraE in Nuova Zelanda nel 1960). Federica Nardacci ore 21.30, Sperlonga Auditorium Antica Chiesa Mar. 10/7

DENIZ TAHBERER violino AMMIEL BUSHAKEVITZ pianoforte Ludwig van Beethoven (1770 - 1827) : Sonata n. 8 op. 30 per violino e pianoforte Allegro assai, Tempo di Minuetto ma molto moderato e grazioso, Allegro vivace Franz Schubert (1797 - 1828) : Fantasia in Do maggiore op. 159 Andante molto, Allegretto, Andantino, Allegro, Allegretto, Presto Ernest Chausson (1885 - 1899) : Poème op. 25 Deniz Tahberer (1989) : Acem Kizi Charles Saint-Saëns (1835 - 1921) : Introduzione e Rondò Capriccioso Andante (malinconico), Allegro ma non troppo

Chi arrivava a Vienna nei primi dell'OFocento raccontava spesso di aver incontrato un Epo strano, rozzo, malvesEto e sudicio, che agitava talvolta le mani tozze, larghe e pelose, come a baFere il tempo di un'invisibile orchestra; solo qualche giorno dopo appariva invece elegante, signorile e ben vesEto: giubba marrone di finissima stoffa inglese e calzini bianchi impeccabili (Specht). Quell'uomo era Beethoven, che la storia ha designato come il romanEco per eccel - lenza; un uomo libero, che abbandona le peGnature incipriate e ogni forma di servilismo arE - sEco per obbedire unicamente ai tempi della propria ispirazione. La Sonata n. 8 per violino e pianoforte , con dedica allo Zar Alessandro I di Russia, fu scriFa tra il 1801 e il 1802. Sono que - sE gli anni in cui il compositore comincia ad accusare i primi sintomi della sordità, malaGa dalla quale però la sua opera non fu evidentemente inficiata, se pensiamo che la monumentale Nona Sinfonia fu composta quando egli era ormai completamente sordo. Ma di certo ne soffrì l'uomo, ridoFo gradualmente all'isolamento e all'abbruEmento: «O voi - scrive Beethoven in una leFera ai fratelli - che mi ritenete o fate passare per asEoso, folle e misantropo, come siete ingiusE con me. Voi non conoscete le segrete ragioni di ciò che vi sembra». Nel marzo del 1827 Bee - thoven moriva all'età di 56 anni logorato da una serie di malaGe. Pochi mesi dopo, Schubert, che sarebbe scomparso a sua volta soltanto un anno più tardi, giovanissimo, scriveva la Fanta - sia op. 159, che non ebbe sulle prime un buon impaFo sul pubblico, dal quale egli era cono - sciuto perlopiù come compositore inEmista, eccellente nei pezzi brevi, come gli Improvvisi e i Momen! musicali , per esempio. Non che manchi il lirismo in questo pezzo, ma predomina di sicuro la componente virtuosisEca dello strumento solista. Un giornalista dell'epoca scrisse, ri - ferendosi alla lunghezza della composizione, che i viennesi non erano disposE a dedicare un tempo oltre misura ai loro piaceri esteEci e racconta come la sala si fosse gradualmente svuo - tata nel corso del concerto. Concluse confessando che lui stesso non avrebbe saputo raccon - tare come si fosse concluso il "pezzo di musica". Con Saint-Saëns e Chausson ci sposEamo nella Francia di fine OFocento dove si vivono gli ul - Emi stralci di romanEcismo e dove si guarda già alle novità dell'albeggiante Novecento. En - trambi i compositori furono fervidi promotori della musica francese, sopraFuFo aFraverso la Société NaEonale de Musique della quale Saint-Saëns fu fondatore, mentre Chausson ne fu se - gretario. Sia l' Introduzione e Rondò Capriccioso (1863, dedicato al virtuoso violinista Pablo de Sarasate) che il Poème op. 25 ( scriFo nel 1896, su richiesta del celebre violinista Eugène Ysaÿe) sono composizioni per violino e orchestra, qui eseguite nella trascrizione per pianoforte. A proposito di violinisE virtuosi, Tahberer, interprete delle musiche di questa sera, è conside - rato uno degli arEsE di maggior talento sulla scena mondiale: giovane prodigio, non si separa dal suo violino da quando aveva l'età di 4 anni. Abbiamo modo di apprezzarlo qui anche in veste di compositore, ascoltando una delle sue opere: Acem Kizi . Federica Nardacci Gio. ore 21.30, Cori Chiostro di S. Oliva 12/7

DAVIDE ALOGNA violino MASSIMO LAURA chitarra Niccolò Paganini (1782 - 1840) : Sonata n. 2 in Re maggiore M.S. 112 Due Capricci per violino solo Cantabile in Re maggiore Sonata concertata in La maggiore M.S. 2 Jacques Ibert (1890 - 1962) : Entr’acte Francisco Tárrega (1852 - 1909) : Capriccio Arabo per chitarra Manuel de Falla (1876 - 1946) : Nana e Danza spagnola Isaac Albéniz (1860 - 1909) : Mallorca Astor Piazzolla (1921 - 1992) : Histoire du Tango Bordel 1900, Café 1930, Night Club 1960, Concert d’aujourd’hui Vittorio Monti (1868 - 1922) : Czárdás

Il programma proposto è eterogeneo e comprende alcune composizioni poco note, sopraFuFo nella versione per violino e chitarra. In alcuni casi si traFa di trascrizioni, poiché non molte sono le pagine musicali originali per questo organico, sovente trascurato, eppure così ricco di emozioni ed equilibri Embrici. Niccolò Paganini, il genio incontrastato del violino, nutrì anche una passione per la chitarra e lasciò molteplici composizioni per questo strumento, che sapeva suonare in maniera enco - miabile. La Sonata concertata in La maggiore M. S. 2 per violino e chitarra è una composizione che offre una chiara concezione del suono e un eloquio discorsivo tra i due strumenE Epica - mente camerisEco della forma sonata. Il Cantabile in Re maggiore , originale per violino e pia - noforte, si disEngue come modello di suggesEvo e malinconico mèlos, tuFo pervaso da elegante inEmismo e sinuosità liriche, che ben rappresentano l'aspeFo più squisitamente romanEco del bizzarro animo paganiniano. Dal virtuosismo, passaggio obbligato dei Capricci dell’opera 1 si passa ad un altro mondo, meno classico dove le risorse popolari hanno un ruolo di primo piano. Manuel de Falla ha conEnuato, in Spagna, l’opera iniziata da Isaac Albéniz del quale viene pro - posta la celebre Mallorca . Ha compreso l’importanza di portare un sostanziale rinnovamento nella cultura musicale iberica partendo dall’interno, rifacendosi cioè al patrimonio etnico locale dandogli un linguaggio assai personale. La Nana è uno brani più celebri tra le 7 canzoni popo - lari. De Falla ha significato per la cultura spagnola ciò che Bartók ha rappresentato per quella ungherese e Prokofiev per quella russa. Esemplare la Danza spagnola , traFa dall’opera teatrale La Vida breve (1905), colma di inflessioni popolaresche, dove i ritmi del flamenco e le melodie ornamentali e modali del cante jondo vengono combinaE sapientemente. Francisco Tarrega, musicista e chitarrista spagnolo vissuto a cavallo tra OFocento e Novecento, seppe unire arte e tecnica, avviando la chitarra ai fasE segoviani della modernità. Nelle sue composizioni tra - spare un'ispirazione fresca e genEle, con una linea melodica spontanea, sorreFa da una cornice armonica sempre appropriata. Questo"viaggio musicale" si conclude in ArgenEna con le note avvincenE di Histoire du Tango di Astor Piazzolla. ScriFa in origine per flauto e chitarra, si pre - senta come un lavoro sEmolante e vivace in cui i due strumenE narrano la storia e i luoghi del tango, dal 1900 ad oggi. Un posto a sé, quasi in guisa di “bis”, occupa la Csárdás di ViForio MonE, un brano rapsodico composto nel 1904, imperniato sulla danza popolare omonima. ScriFa in origine per violino e mandolino (o pianoforte) viene oggigiorno eseguita principalmente sul violino accompagnata da vari strumenE (a seconda delle innumerevoli trascrizioni). Davide Alogna ore 21, Sermoneta Castello Caetani Ven. 13/7

LAURA CATRANI voce SARA MINELLI flauto MARIA GRAZIA BELLOCCHIO pianoforte Workshop. Nuove musiche a Sermoneta Esecuzione dei brani composti dagli allievi del Corso di Composizione di ALESSANDRO SOLBIATI

Come ogni anno, il corso di composizione approda al concerto finale con l'esecuzione dei brani composE dagli studenE durante il corso stesso: nulla di ciò che si ascolterà in questo concerto, quindi, esiste solo quindici giorni prima del concerto stesso. Alla straordinaria coppia di interpreE che ha stupito tuG nei concerE finali del 2010 e del 2011, la soprano Laura Catrani e la pianista Maria Grazia Bellocchio, si aggiunge quest'anno la giovane, bravissima flauEsta Sara Minelli, aFualmente residente a Londra. Vivranno così insieme l'avventura di questo concerto: se è vero, infaG, che i giovani compo - sitori hanno a disposizione solo dieci giorni per comporre il loro brano, è altreFanto vero che le tre musiciste avranno non più di seFantadue ore per studiare ed interpretare le opere, brevi ma certo non semplici. Al termine del concerto, una giuria, formata dai docenE dei Corsi di Sermoneta, dalle inter - preE e dal docente del corso di composizione, sceglierà, ad insindacabile giudizio, se e quali giovani compositori "promuovere" al FesEval PonEno 2013, inserendo una loro prima ese - cuzione assoluta nelle Giornate di Musica Contemporanea: in questo caso, quindi, la didaGca apre direFamente uno spazio per i giovani nell'aGvità arEsEca di livello internazionale. Una vera didaGca di perfezionamento arEsEco, oggi, non può limitarsi al puro insegnamento ma deve contribuire all'inserimento dei giovani più meritevoli nell'aGvità professionale.

Alessandro Solbia1 Sab. ore 21, Sermoneta Castello Caetani 14/7

MARIANA SIRBU violino ROCCO FILIPPINI violoncello AMMIEL BUSHAKEVITZ pianoforte Johannes Brahms (1833 - 1897) : Sonata n. 3 op. 108 in Re minore per violino e pianoforte Allegro, Adagio, Un poco presto e con sentimento, Presto agitato Sonata n. 2 op. 99 in Fa maggiore per violoncello e pianoforte Allegro vivace, Adagio affettuoso, Allegro passionato, Allegro molto Trio n. 2 op. 87 in Do maggiore per violino, violoncello e pianoforte Allegro moderato, Andante con moto, Scherzo: Presto, Finale: Allegro giocoso

Nel marzo del 1880 era pronto soltanto il primo tempo del Trio op. 87 ; ci vorrà il giugno del 1882 perché Brahms lo porE a termine. Il criEco musicale Massimo Mila rilevò in questa com - posizione una perfezione arEsEca siderale che si contrapponeva al 'colore confidenziale' dei suoi lavori giovanili. Come se - afferma Mila - quella Natura, che pure Brahms notoriamente amava, si fosse trasformata, filosoficamente parlando, da benigna, con i lieE paesaggi colli - nari, a disumana con l'arditezza delle cime alpine e dei ghiacciai. TuFo ciò sembra qui con - creEzzarsi nell'austerità formale e nella complessa tessitura melodica che lascia germogliare ovunque nuovi spunE temaEci. Inoltre, l'Andante con variazioni che cosEtuisce il secondo movimento, con quel caraFere evidente di melodia popolare ungherese, tesEmonia la par - Ecolare aFenzione del compositore per i canE e le musiche tradizionali. Non si traFa di sem - plice senEmento nazionalista ma di interesse, potremmo dire, puramente etnomusicologico (Brahms fu addiriFura coinvolto in una polemica tra cultori di questa disciplina, l'etnomusi - cologia appunto, in merito all'opportunità o meno di manipolare i canE popolari). Appassio - nato di passeggiate all'aria aperta (talvolta vere e proprie inerpicate su tortuosi senEeri di montagna), Brahms cercava, appena possibile, di rifugiarsi in campagna; è il 1886 quando egli lascia Vienna per riErarsi sulle rive del lago Thun, dove pare lo si vedesse spesso seduto a sorseggiare un boccale di birra, assorto nei suoi pensieri e fumando interminabili sigari. Qui nascono alcuni dei suoi più grandi capolavori, tra cui la Sonata op. 99 per pianoforte e vio - loncello , che la criEca accolse con diffidenza per via delle arditezze armoniche, piuFosto lon - tane dai canoni classici; accuse dalle quali Brahms tentò anche di difendersi affermando che dopotuFo anche i suoi predecessori, come Haydn per esempio, avevano proposto novità sul piano tonale, superando la tradizione. Non doveFe invece giusEficarsi con i suoi amici che l'ascoltarono in anteprima nel saloFo del poeta e giornalista Widmann, a Berna, dove il com - positore era solito trascorrere il weekend. Widmann racconta che Brahms si recava da lui ogni sabato portando con sé un'enorme cartella di cuoio piena di libri di turismo, poesia, arte. Il leFerato svizzero lo accompagnò poi in un viaggio in Italia nel maggio del 1888; al ri - torno però, i due ebbero una violenta discussione su temaEche poliEche e si riconciliarono a faEca, senza peraltro raggiungere un accordo (Rostand). In questo periodo Brahms con - clude la Sonata op. 108 per pianoforte e violino , che dedicherà all'amico Hans von Bülow, il quale da tempo perorava la sua causa nelle sale da concerto. CaraFerizzata da uno spiccato melodismo, questa composizione risulta più lineare, ma non meno originale, rispeFo ai la - vori precedenE e raggiunge il culmine del lirismo nel secondo movimento, in una sorta di rê - verie . Federica Nardacci ore 19.30, Priverno Antica Infermeria dell’Abbazia di Fossanova Dom. 15/7

ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte Sergej Rachmaninov (1873 - 1943) : Sonata n. 1 in Re minore op. 28 Allegro moderato, Lento, Allegro molto Sonata n. 2 in Si bemolle minore op. 36 (vers. 1931) Allegro agitato, Non allegro - Lento, L’istesso tempo - Allegro molto

«La musica deve esprimere il paese di nascita del compositore, i suoi amori, la sua religiosità, i libri che l'hanno influenzato, le piFure che ama»; queste le parole di Rachmaninov a pro - posito della sua poeEca, parole che snocciolano in breve la personalità e il pensiero arEsEco dell'autore. L'aFaccamento alla sua terra, che a più riprese fu costreFo a lasciare, corrisponde verosimilmente a un senEmento nazionalisEco di appartenenza Epico dell'ambiente musicale russo di fine OFocento. Forse questo spiega in parte anche il caraFere meno avventuroso e avanguardisEco delle sue opere, le quali manifestano, rispeFo ai contemporanei Debussy, Ravel, Busoni, Skrjabin o addiriFura Schömberg (consideraE da Rachmaninov «cerebrali»), un sovrabbondante senso melodico, che trascende perfino le funamboliche arditezze tecniche. «La musica - afferma ancora il compositore - è una calma noFe di luna, un frusciare esEvo di foglie, uno scampanio lontano nella sera. La musica nasce solo dal cuore e si rivolge al cuore. È amore. Sorella della musica è la poesia e madre la sofferenza». Il riferimento alle influenze leFerarie, così come la vicinanza alla poesia, presente nelle dichiarazioni qui riportate, trova riscontro proprio nella Sonata n. 1 (1908) per la quale Rachmaninov si ispira, almeno in prin - cipio, al Faust di Goethe. Nella stesura della Sonata, la cui gestazione si rivelò piuFosto tor - mentata - così piena di ripensamenE (per struFura e dimensioni) da chiedere consigli addiriFura al suo compagno di classe Nikita Morozov - Rachmaninov si allontanò dall'origi - nario progeFo programmaEco del dramma goethiano, conservandone tuFavia le tracce. Il te - merario Faust, la delicata fanciulla Gretchen e il perfido Mephistopheles, che avevano sEmolato la fantasia musicale anche di molE altri compositori dell'epoca, tra cui Liszt, aleg - giano comunque all'interno di quest'opera, peraltro di rara esecuzione. Il riscontro della cri - Eca non fu comunque entusiasmante, almeno non quanto la seconda Sonata Op.36 che arrivò pochi anni dopo. TuFavia anche questa composizione conosce il tormento creaEvo di Rachmaninov che addiriFura ne realizzerà successivamente (nel 1931) una nuova versione, dichiarando esplicitamente modifiche e tagli. Nel 1940 il celebre pianista Vladimir Horowitz, autorizzato dallo stesso compositore, ne realizzò un'edizione propria che sinteEzzava la prima e la seconda versione, e a questa edizione fecero poi riferimento molE altri grandi interpreE.

Federica Nardacci Ven. ore 21.30, Sperlonga Auditorium Antica Chiesa 20/7

MARCO BARBARESI pianoforte PARK SUN KYOUNG - LILLINA MOLITERNO soprani JEON SANG YONG tenore - KWANG JONG REI accomp. pianoforte Domenico Scarlatti (1685 - 1757) : Sonata in Sol maggiore L. 486 - Sonata in Re maggiore L. 484 Fryderyk Chopin (1810 - 1849) : Ballata n. 1 in Sol minore op. 23 Claude Debussy (1862 - 1918) : Jardins sous la pluie Maurice Ravel (1875 - 1937) : Jeux d’eau Giuseppe Verdi (1813 - 1901) : da “La Traviata” Parigi o cara - Addio, del passato Giacomo Puccini (1858 - 1924) : da “La Bohème” Che gelida manina - Si, mi chiamano Mimì - Soave fanciulla Giuseppe Verdi: da “La Traviata” Libiamo ne’ lieti calici

Autore di oltre cinquecento Sonate, Domenico ScarlaG effeFuò in maniera pionierisEca una vera e propria esplorazione delle tecniche per tasEera, uElizzando arpeggi, note ribaFute, in - a

n croci delle mani e compiendo perfino qualche audacia dal punto di vista armonico. La caraFe - 1 a

L risEca di queste Sonate è quella di essere molto brevi, cosEtuite da un solo movimento diviso i

d in due parE. ” i Uno dei maggiori cultori della musica di ScarlaG fu proprio Chopin, che seppe magistralmente h g

i fare del virtuosismo tecnico una pura espressione poeEca; la Ballata op. 23 ne è uno degli p

s esempi più significaEvi. Con i francesi Debussy e Ravel il pianoforte diventa una sorta di tavo - e

R lozza da cui aGngere colori; i suoni diventano suggesEone, strumento per sEmolare l’immagi - .

O nazione, e la natura diventa la prima fonte d’ispirazione. In parEcolare il rumore dell’acqua “

o sembra esercitare sui compositori un fascino indiscusso: ora il EccheGo della pioggia (Debussy), i r

o ora gli zampilli di una fontana (Ravel). t

a TraFa dal celebre romanzo La signora delle camelie di Alexandre Dumas, la Traviata è una delle v r

e opere più note di Verdi. La storia è quella di VioleFa, una giovane corEgiana parigina che vive, s

n malgrado tuFo, un’autenEca storia d’amore con Alfredo. Dall’euforia festosa dell’inizio della o

C relazione ( Libiam ne’ lie1 calici ) si giungerà alla consumazione del dramma finale. I pregiudizi l i sociali e l’intromissione del padre di lui indurranno infaG VioleFa a separarsi dall’amato, fino n o

c al tragico epilogo che la vede morire per Esi. È questa la concezione verdiana secondo la quale

e «l’eroe, snaturato da enormi e smisurate passioni, riacquista aFraverso il dolore e l’amore la sua n o

i umanità» (Mila). Appresa la possibilità di ricongiungersi all’amato, VioleFa comprende però z a

r che è troppo tardi e canta «Addio, del passato bei sogni ridenE […] i dolori tra poco avran fine, o

b la tomba ai mortali di tuFo è confine!». Giunto al capezzale della donna dopo aver scoperto che a l

l un misero inganno li aveva separaE, con lei canta Parigi, o cara e insieme sognano di lasciare o

c Parigi per un luogo più sereno. Ugualmente tragica è la storia di Mimì, protagonista de La Bo - n i heme di Puccini. Anche questa volta è la Esi a spegnere le gioie d’amore: il poeta Rodolfo, che o t vive spensierato con altri arEsE, incontra Mimì, vicina di casa, e se ne innamora subito. Aiu - a z

z tandola a cercare le chiavi che le erano cadute, il giovane sfiora la mano della fanciulla ( Che ge - i l

a lida manina ) e immediatamente sente il desiderio di sapere tuFo di lei, inducendola a e r raccontargli la sua storia ( mi chiamano Mimì ). Ma fin dal primo aFo la giovane ricamatrice di o t

r fiori di seta manifesta i segni della malaGa che stroncherà l’amore appena nato; Mimì si spe - e

c gnerà infaG tra le braccia di Rodolfo, chiudendo tragicamente il quarto ed ulEmo aFo. n o

C Federica Nardacci ore 21, Sermoneta Castello Caetani Sab. 21/7

ORCHESTRA D’ARCHI “I SOLISTI DI ” Paolo Franceschini - Luca Arcese violini Linda Di Carlo cembalo PETER-LUKAS GRAF flauto CLAUDIO PARADISO flauto Wilhelm F. Bach (1710 - 1784) : Sinfonia in Re minore per due flauti e archi Adagio, Allegro e forte Johann S. Bach (1685 - 1750) : Concerto Brandeburghese n. 5 in Re maggiore BWV 1050 per flauto, violino, cembalo concertante, archi e basso continuo Adagio, Affettuoso, Allegro Carl Philipp E. Bach (1714 - 1788) : Sinfonia n. 3 in Do maggiore per archi Allegro assai, Adagio, Allegretto Johann S. Bach: Concerto Brandeburghese n. 4 in Sol maggiore BWV 1049 per violino, due flauti, archi e basso continuo Allegro, Andante, Presto

Quando si pensa a Bach si pensa inevitabilmente a una sorta di monolito di eccezionale im - ponenza che domina l'epoca del cosiddeFo "tardo barocco". Straordinario organista e cem - balista, Bach aveva devoluto quasi interamente il suo genio composiEvo alla chiesa luterana, alla didaGca e alla speculazione, rimanendo per lo più radicato alla sua terra e alle tradizioni familiari. Le sue composizioni, veri e propri capolavori di architeFura musicale, governate dal pascaliano ésprit de géométrie , vennero al tempo considerate da qualcuno troppo cerebrali, tanto da costargli l'accusa di essere, diremmo oggi, fuori moda. Pertanto, pur avendo ampia diffusione nelle chiese e nelle corE, la musica di Bach non godeFe di una plateale considera - zione; solo molE anni dopo la sua morte se ne riscoprì la grandezza e se ne rivalutò la figura, dapprima aFraverso la sua biografia redaFa da Forkel (1802), poi con l'esecuzione da parte di Mendelssohn (1829) della monumentale Passione secondo Ma2eo . Sebbene vivesse chiuso nel suo microcosmo, caraFerizzato dall' unione di spiritualità e tradizione polifonica del pas - sato, Bach si concesse alcune evasioni di genere, producendo musica strumentale d'occasione per le corE. È il caso dei 6 Concer1 Brandeburghesi (1721), scriG per il margravio di Brande - burgo ChrisEan Ludwig, caraFerizzaE da varietà di forma e organico strumentale. Con il ter - mine 'concerto' si intende qui, secondo l'eEmologia laEna, la contrapposizione o la collaborazione di due gruppi strumentali; ebbene, nel IV Concerto tre strumenE (violino e due flauE) si contrappongono al cosiddeFo ripieno orchestrale. I due flauE, che a loro volta con - certano con il violino, aFraverso un disegno imitaEvo creano un effeFo di eco, tanto che lo stesso Bach li definisce «flauE d'Echo». Di parEcolare interesse è il V Concerto che conferisce una peculiare preponderanza al cembalo - solitamente uElizzato solo come accompagnamento - al quale si riserva perfino un'ampia cadenza solisEca dal caraFere piuFosto virtuosisEco. Degli oltre venE figli (quasi tuG musicisE) che Bach ebbe dalle sue due mogli, Wilhelm Frie - demann e Carl Philipp Emanuel sono tra quelli che riuscirono a conquistare un posto nella storia. Certo il loro indirizzo musicale era diverso; era quello dello SEle galante, che prediligeva la semplicità di scriFura, scevra quasi dalle arditezze contrappunEsEche del passato. TuFavia, molE riconoscono in Friedemann, così come in Emanuel, una grande influenza del padre e contemporaneamente una parEcolare sensibilità preromanEca, idenEficata con quel lin - guaggio definito Empfindsamkeit . Federica Nardacci Dom. ore 19.30, Priverno Antica Infermeria dell’Abbazia di Fossanova 22/7

BRUNO GIURANNA viola - ROCCO FILIPPINI violoncello FRANCO PETRACCHI - MIRELA VEDEVA contrabbassi CLARA DUTTO pianoforte Karl von Dittersdorf (1739 - 1799) : Duetto in Mi bemolle maggiore per viola e violone (contrabbasso) Allegro moderato, Minuetto I, Adagio, Minuetto II, Tema con variazioni - Allegretto Giovanni Bottesini (1821 - 1889) : Passione Amorosa per due contrabbassi Gioachino Rossini (1792 - 1868) : Duetto in Re maggiore per violoncello e contrabbasso Johannes Brahms (1833 - 1897) : Trio in La minore op. 114 (trascr. per viola, violoncello e contrabbasso) Allegro, Adagio, Andante grazioso, Allegro

Proprio quando lo straordinario impulso romanEco stava imprimendo un nuovo caraFere alla musica strumentale europea con personalità come Beethoven, Brahms, Liszt, Mendelssohn, Schumann l’Italia si andava trincerando nel magico mondo del melodramma, creando così una forte cesura con la tradizione. TuFavia, sebbene i teatri, gremiE di gente pronta a plaudire o fi - schiare le opere, conEnuassero a rappresentare il traguardo di ogni valente compositore, un’al - tra realtà andava affermandosi; una realtà che avrebbe avuto, di lì a poco, un’importanza storica fondamentale: i saloG privaE. A personaggi come Martucci e SgambaE si deve l’aver incenE - vato nel corso dell’OFocento, proprio aFraverso riunioni musicali saloGere, quell’aGvità stru - mentale che nel nostro Paese aveva ormai perso terreno; e lo avevano faFo dapprima acquisendo la produzione d’oltralpe per diffonderla, poi favorendone una propria, in una sorta di restaurazione culturale. Uno dei maggiori contribuE in questo senso arrivò proprio da Bot - tesini, virtuoso contrabbassista, famoso anche per essere stato primo direFore dell’ Aida al Cairo. Il suo nome si legò pure alla nascita della fiorenEna Società del QuarteFo italiana, il ché - insieme alla sua generale predilezione per la musica strumentale - gli valse la diffidenza di Verdi, dal quale fu definito «impeciato di quarteGsmo» (AbbiaE). Eppure, spulciando nel soFobosco dei cataloghi dei grandi operisE italiani dell’OFocento ci si può imbaFere in vere e proprie perle di musica strumentale. È il caso parEcolare di Rossini, che seppe riservare a questo repertorio “minore” della sua produzione tuFa la sua vena comica e la compiacenza del buongustaio, conservando allo stesso tempo il contegno e il virtuosismo dei suoi drammi operisEci. Al contrabbasso, nello specifico, che qui ascolEamo in dueFo con il violoncello, Rossini aveva già dedicato aFenzione vent’anni prima (all’età di dodici anni!) con le 6 Sonate a qua2ro (1804) in cui lo faceva invece gareggiare virtuosisEcamente con due violini. Si tenga conto, peraltro, che l’emancipazione di questo strumento era avvenuta piuFosto di re - cente: esso iniziò a comparire, infaG, nelle formazioni orchestrali e camerisEche solo nel XVIII secolo ed esordì nel ruolo di solista con Mozart (Serenta K 239) così come con DiFersdorf (vio - linista e compositore di spicco nella Vienna classica, nel cui catalogo il contrabbasso sembra es - sere tuF’altro che una rarità). L’ulEma composizione in programma è la trascrizione del Trio op. 114 di Brahms, che invece prevede come formazione originale il clarineFo (talvolta sosEtuito con la viola), il pianoforte e il violoncello. Quest’opera - che qui potrebbe rappresentare proprio la magnificenza di quel ca - merismo oltremontano giunto in Italia soFovoce - insieme al Quinte2o op. 115 , arrivò in un momento in cui il compositore aveva deciso di deporre la sua penna; a riaccendere la vena creaEva era stato l’incontro con il clarineGsta Richard von Mühlfeld, che Brahms aveva avuto modo di apprezzare nell’orchestra ducale. Sarà lo stesso Mühlfeld ad interpretare la prima ese - cuzione delle due composizioni, il 24 novembre del 1891. Federica Nardacci ore 21, Fondi Palazzo Caetani Mar. 24/7

QUARTETTO CAMINITO ALESSANDRO VAVASSORI violino MASSIMILIANO PITOCCO fisarmonica GIOVANNI RINALDI contrabbasso ROMINA VAVASSORI pianoforte Astor Piazzolla (1921 - 1992) : Contrabbajissimo, Oblivion, Michelangelo 70, Invierno porteño, Verano porteño Milonga del Angel: Introduccion Angel - Milonga del Angel - La muerte del Angel - La resurrecion del Angel Adios nonino, Escualo, Concierto, Morte del Angel

Quando nel 1954 Piazzola lasciò l’ArgenEna per andare a Parigi a studiare con Nadia Boulanger (compositrice e didaFa di straordinaria levatura da cui accorrevano allievi da tuFo il mondo), si vergognò sulle prime di dirle che suonava il Tango e il bandoneòn con le orchestre. Le pro - pose, dunque, alcune sue parEture scriFe sul modello di Hindemith, Stravinskij e Ravel, ma lei gli disse di non riconoscere Piazzolla in quelle pagine e lo costrinse a suonare un suo Tango al pianoforte: «Allora mi prese le mani - racconta il compositore argenEno - e mi disse: questo è Piazzolla. Questa è la musica che devi suonare tu». Ed è proprio a quel giorno che il grande Astor fa risalire la sua nascita arEsEca. Il compositore argenEno, erede della più grande tradizione tanguera, che vede protagonisE tanE italiani emigranE o figli di emigranE (lui stesso era figlio di un pescatore italiano emigrato), viene oggi a buon diriFo considerato un innovatore. Per cerE aspeG è stato anche criEcato dai conservatori che lo giudicavano perfino “sovversivo”. Questo perché, pur avendo esordito nel - l’orchestra classica di Aníbal Troilo, da subito aveva cominciato a comporre brani propri con un proprio linguaggio. A parEre dalla Sinfonia del ’53, che gli valse appunto la borsa di studio per Parigi, Piazzolla inizia la sua rivoluzione musicale del tango che appare ben defi - nita con Adios Nonino , oltre che con Milonga del Angel e Concierto para quinteto (caraFeriz - zato da una straordinaria fuga finale), incisi con il suo Quinteto Tango Nuevo nel 1960. Ad ogni modo, pur allontanandosi dalle sonorità dell’orchestra tradizionale e del melodioso canto di Carlos Gardel (emblema indiscusso e idolo dei tangueri argenEni degli anni ’20 - ‘30), la musica di Piazzolla ne conserva comunque il fascino e la sensualità; non manca, infaG, quello struggimento, quel senso malinconico e sensuale che trasudava dalle orchestre di bandoneo - nes e di violini e che ben rappresentavano l’atmosfera delle noG milonghere, fumose e intrise di alcol, in cui abbracci e sinuosi intrecci di corpi si percepivano appena nella penombra. Piazzolla non trascurò neppure un altro importante aspeFo della tradizione ovvero quello poe - Eco. La poesia del tango canción raccontava, infaG, storie d’amore e di vita dei sobborghi ur - bani, rappresentando storicamente anche una nuova realtà sociale. In questo senso, fu decisivo l’incontro di Piazzolla con il poeta uruguayano Horacio Ferrer - autore di alcune dei suoi più grandi capolavori come Maria de Buenos Aires e Balada para un loco - la cui voce, insieme a quella di Roberto Goyeneche, rappresenta quasi un’ulteriore connotazione musicale del no - stro compositore. La sua tendenza all’innovazione lo porterà addiriFura ad introdurre strumenE eleFronici, av - vicinandosi perfino al rock e alla musica contemporanea e arrivando ad una vera e propria tra - sfigurazione dell’originaria idea di tango. La sua instancabile creaEvità verrà brutalmente stroncata da un’emorragia cerebrale che lo condurrà alla morte nel 1992. Federica Nardacci Gio. ore 21.00, Fondi Cortile della Giudea 26/7

DANIELE SANTIMARIA violoncello MARCELLO PAOLO GUARNACCI fisarmonica Johann S. Bach (1685 - 1750) : Suite n. 5 in Do minore BWV 1011 per violoncello solo Preludio e Fuga, Allemanda, Corrente, Sarabanda, Gavotta I e II, Giga Hyunkyung Lim (1967) : Me - A - Ri per fisarmonica (1925 - 2003) : Sequenza XIII (chanson) per fisarmonica Jukka Tiensu (1948) : Fantango per fisarmonica

Concerto assolutamente singolare quello che si propone questa sera con l'accostamento di due strumenE lontani tra loro dal punto di vista generazionale come pure acusEco: il violon - , le cui origini sono anEchissime, conosce una trasformazione nei secoli fino a raggiun - gere, tra il Cinque e Seicento, le faFezze con cui oggi lo conosciamo; la fisarmonica, pur rifacendosi per il suo funzionamento all'anEco principio della vibrazione dell'ancia libera, co - a

n mincia ad avere i suoi primi veri protoEpi all'inizio dell'OFocento. Per la verità, si sviluppa - 1 a

L rono in origine varie Epologie di questo strumento, tanto da essere conosciuto come i

d concerEna, bandoneon e, in Italia, organeFo. La fisarmonica si afferma dapprincipio come ” i

h strumento popolare, caraFerizzando tuFe le espressioni del folklore, per poi emanciparsi g i definiEvamente aFraverso lo sviluppo delle sue stesse possibilità tecniche. Fu un illustre chi - p s

e tarrista, Giulio Regondi (1822-1872), a compiere il primo tentaEvo di accostamento della fi - R . sarmonica alla musica colta, producendo alcuni concerE per concerEna e orchestra, imitato O “ in questo dal suo amico violinista Molique, che compose il concerto op. 46 (1853). La parE - o i r

o colarità del suono cominciò presto ad aFrarre anche alcuni compositori, come Čajkovskij, t

a per esempio, che la introdusse nella sua Seconda Suite orchestrale op. 53 . v r

e Dal secondo dopoguerra in poi osserviamo un significaEvo incremento della produzione fi - s n

o sarmonicisEca nella musica contemporanea. È il caso di Luciano Berio che ha dedicato a que - C l

i sto strumento la penulEma delle sue 14 Sequenze: «uno strumento musicale - afferma Berio n

o in una nota intervista a Rossana Dalmonte - è di per sé un pezzo di linguaggio musicale[...]. c

e Nelle mie Sequenze ho spesso cercato di approfondire alcuni aspeG tecnici specifici e cercato n o

i di sviluppare musicalmente un commento fra il virtuoso e il suo stesso strumento». Ascol - z a

r tando Berio, così come Hyunkyung Lim e Jukka Tiensu, ci si rende conto, dunque, di come o

b siano ben lontani i tempi in cui la fisarmonica era un'immancabile intraFenimento nelle feste a l l popolari. o c Ad aprire il concerto, insolito preludio alle sonorità contemporanee, la Suite n. 5 per violon - n i

o cello , tra i maggiori capolavori dell'arte bachiana. Composte tra il 1717 e il 1723, le Sei Sui - t a

z tes rivelano una straordinaria difficoltà tanto che essa, affermò Sir Charles H. Parry, «finì con z i l

a l'imporre agli esecutori lo sviluppo di una speciale fase della tecnica, se volevano conqui - e r starle [...]»; era dunque abitudine considerarle come il più convincente banco di prova per i o t

r migliori interpreE. ParEcolarmente famosa è la Sarabande, che Rostropovich definì come e c l'essenza del genio di Bach. n o

C Federica Nardacci ore 21, Sermoneta Castello Caetani Ven. 27/7

Solisti della classe di Canto dei Corsi di Sermoneta 2012 EUGENIO MILAZZO pianoforte Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) : Estratti dal Così fan tutte (La scuola degli amanti) K 588 Dramma giocoso in due atti

Concerto a cura di CLAUDIO DESDERI

Malgrado fosse caduto gradualmente in disgrazia accrescendo i suoi debiE e fosse viGma di ca - lunnie di ogni Epo da renderlo inviso perfino alle autorità di corte, Mozart riuscì a realizzare nel 1790 il brillante dramma giocoso del Così fan tu2e , definita la più buffa delle sue opere buffe (Einstein). Fu l’Imperatore Giuseppe II a commissionargliela, affidando la stesura del libreFo a Lorenzo Da Ponte con il quale Mozart aveva già realizzato con successo Nozze di Figaro e Don Giovanni . Le aspeFaEve per la nuova opera furono però deluse: essa non ebbe infaG lo stesso successo delle precedenE daponEane. Uno dei moEvi fu senz’altro la morte dell’Imperatore avvenuta ap - pena un mese dopo il debuFo; la qual cosa comportò l’interruzione di ogni aGvità teatrale tanto che, fino all’autunno di quello stesso anno, l’Opera mozarEana ebbe solo dieci repliche, scomparendo poi definiEvamente dai teatri. Un altro dei moEvi del mancato successo è indi - viduabile nel contenuto del dramma, ritenuto da alcuni immorale, finanche miserabile, perché alludeva senza ritegno al generale degrado delle donne. La storia narrata, infaG, è quella di due ufficiali, Guglielmo e Ferrando, i quali acceFano la scom - messa del cinico scapolo Don Alfonso. Secondo quest’ulEmo le loro rispeGve donne, Fiordiligi e Dorabella, se soFoposte a provocazione non avrebbero saputo esser loro fedeli. Alfonso, dun - que, con l’aiuto di Despina, meFe in moto la macchina della beffa: fa giungere alle due donne la comunicazione che i loro uomini sono parEE in guerra e sono messe nella condizione di dover ospitare nel fraFempo due nobili albanesi, non altri che i loro fidanzaE travesEE. A rendere più gustoso lo scherzo è lo scambio di coppie: l’uno si reca, infaG, dalla fidanzata dell’altro. Le due fanciulle, inizialmente irremovibili, con l’insidia di Despina, che toglie loro ogni scrupolo, ce - dono infine al serrato corteggiamento dei due finE albanesi barbuE, decretando così la subdola viForia di Don Alfonso. A chiudere la paradossale vicenda della Scuola degli aman1 (questo il soFoEtolo dell’opera) è lo stesso Alfonso, che rivelerà l’intrigo e favorirà la riconciliazione delle coppie. Il soggeFo, traFo, pare, da un episodio realmente accaduto all’epoca, trova in realtà spunto da diversi riferimenE leFerari precedenE, come il Decamerone per esempio. TuFavia non si può fare a meno di osservare anche una certa consonanza con alcuni elemenE biografici dello stesso Mozart il cui nome, proprio in quegli anni, veniva implicato in vicende poco decorose, più o meno di questo Epo. Ciò nonostante «l’arte sua si liberò con superbo colpo d’ala d’ogni miseria umana, riscaFando l’amarezza della grama vita terrena in una gratuita ebbrezza di purissima gioia dell’arte […] come nelle maliziose e sapienE simmetrie di Così fan tu2e » (Mila). Federica Nardacci Sab. ore 21.00, Sermoneta Castello Caetani 28/7

“Sfida alla tastiera” TEO TRONICO pianista-robot ROBERTO PROSSEDA pianoforte Wolfgang A. Mozart (1756 - 1791) : Marcia Turca dalla Sonata K 331 in La maggiore Frydery Chopin (1810 - 1849) : Notturno op. 9 n. 2 in Mi bemolle maggiore Franz Liszt (1811 - 1886) : Studio Trascendentale n. 5 “Fuochi Fatui” Conlon Nancarrow (1912 - 1997) : 2 Studi per player-piano György Ligeti (1923 - 2006) : 2 Studi per pianoforte Aldo Clementi (1925 - 2011) : B.A.C.H. Sin dalla sua nascita, il pianoforte è stato anche un “campo di baFaglia” per virtuosi della ta - sEera. Grazie alla sua polifonia e agli effeG dinamici e Embrici che via via si sono affinaE con lo svilupparsi della tecnica e della costruzione, il pianoforte ha sEmolato i virtuosi a meFersi in gioco e a superarsi aFraverso il confronto in pubblico. La storia della musica è costellata di ce - lebri sfide alla tasEera, come quelle tra Mozart e Muzio ClemenE, tra Daniel Steibelt e Bee - thoven, tra Sigmund Thalberg e Liszt. La tradizione si è perpetuata anche in ambito jazz: basE pensare a Jelly Roll Morton, che nel film “Il pianista sull’oceano” duella con il protagonista. In senso lato, anche la odierna proliferazione dei concorsi pianisEci deriva dall’umana propen - sione al confronto, come occasione di crescita arEsEca e scambio reciproco, senza peraltro tra - scurare il fascino speFacolare, quasi sporEvo, che il competere in pubblico suscita negli speFatori, sEmolandone la curiosità e lo spirito criEco. Mentre nell’OFocento il pianoforte era oggeFo di conEnue sperimentazioni e innovazioni, nel Novecento la sua evoluzione ha subito un brusco arresto, tanto che il moderno Steinway gran coda non è troppo diverso dai modelli analoghi costruiE un secolo fa. Eppure l’aFuale tecno - logia, che solo negli ulEmi dieci anni ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e di fruire dei contenuE arEsEci e musicali (ipod, youtube, facebook, realtà aumentata) può facilmente ap - plicarsi anche al vecchio pianoforte acusEco. Ne è un esempio Teo Tronico, il robot che suona il pianoforte con un notevole controllo dinamico e dell’arEcolazione, grazie alle sue numerose dita (più di 50, e in conEnuo aumento) azionate da eleFromagneE che consentono di muo - verle con grande precisione e velocità. Si traFa del quarto protoEpo della serie di robot piani - sE costruiE da MaFeo Suzzi presso il suo laboratorio di Imola. Teo Tronico è in grado di eseguire qualsiasi brano pianisEco, anche quelli ineseguibili per i pianisE umani, come gli Studi di Con - lon Nancarrow per player-piano , che il robot riproduce alla leFera leggendo la parEtura in for - mato Midi. Se questo può essere un grosso limite interpretaEvo per gran parte del repertorio tradizionale, esso rappresenta, invece, un vantaggio nei casi (pochi) in cui i compositori pre - tendano una leFura il più possibile esaFa e aseGca della parEtura: è il caso, appunto, degli Studi di Conlon Nancarrow: quesE era consapevole che la sua musica era troppo complessa per un interprete umano, e aveva deliberatamente optato per l’algida perfezione di una “macchina pianisEca”: il player-piano , appunto, di cui Teo Tronico si può considerare l’ulEma evoluzione. Oltre a suonare il pianoforte, Teo Tronico è dotato di parola: parla, canta e ha una ricca espres - sione facciale. Ciò gli consenErà di sfidare il pianista “umano” (il soFoscriFo, in quest’occa - sione) non solo alla tasEera, ma anche verbalmente, argomentando sulle proprie scelte esteEche e interpretaEve e meFendo in discussione, non senza ragione, alcune prassi inter - pretaEve che troppo spesso si danno per scontate. Un’occasione, dunque, per rifleFere sul complesso rapporto tra riproduzione e interpretazione, tra fedeltà al testo e creaEvità. Ma anche un’opportunità per ascoltare musiche di rarissima esecuzione, come gli Studi di Nancarrow, affidaE al loro interprete ideale: il robot. Roberto Prosseda Incontri Internazionali di Musica Contemporanea Latina Palazzo della Cultura

“Omaggio ad Aldo Clementi” Gio. LINA UINSKYTE violino 25/10 LIVIA RADO soprano - ALESSANDRO GIANGRANDE controtenore SILVIA DE MARIA viola da gamba - ELENA CASOLI liuto FILIPPO PEROCCO organo - MARCO ANGIUS direttore

Stefano Gervasoni (1962) : Novità per violino solo * (Omaggio ad Aldo Clementi) Aldo Clementi (1925 - 2011) : Fantasia su frammenti di Michelangelo Galilei per liuto Aria (Dowland) ** per voce femminile, viola da gamba e liuto Otto frammenti. Canoni su una “Ballade” di Charles d’Orléans sul tema de “L’homme armé” *** per soprano, controtenore, viola da gamba, liuto e organo

Concerto realizzato in coproduzione con L’Arsenale, Treviso, e Nuova Consonanza, Roma

DIVERTIMENTO ENSEMBLE Ven. SANDRO GORLI direttore 26/10 Giacomo Manzoni (1932) : Essai per flauto, clarinetto basso e pianoforte Maurizio Azzan (1987) : Neverland II * per flauto, clarinetto, pianoforte, violino, viola e violoncello Marco Longo (1979) : L’ora blu * Ivan Vandor (1932) : In memoriam Tadeusz Moll Seiichi Shimura (1981) : VerdeAcqua *

* Prima esecuzione assoluta ** Prima esecuzione italiana *** Prima esecuzione della versione integrale Elissò Virsaladze è cresciuta a Tiblisi. Dopo aver frequentato il Conservatorio, ha lasciato la città natale e si è trasferita a Mosca. A vent'anni si è aggiudicata il terzo premio nel famoso Concorso Čajkovskij. A Mosca ha proseguito gli studi con Heinrich Neuhaus e Yakov Zak. Questi insegnanti di grande talento l'hanno immersa nella rinomata tradizione russa della pedagogia del pianoforte. Non sorprende pertanto che sia considerata un'insegnante di ec - cezionale bravura e che i suoi studenti abbiano ottenuto straor - dinari riconoscimenti. Elissò Virsaladze insegna al Conservatorio di Mosca e alla Munich Musikhochschule ed ha partecipato come membro della giuria nei più importanti concorsi internazionali. A ventiquattro anni ha vinto il primo premio al Concorso Schumann di Zwickau. La pianista è altresì nota per il vasto reperto - rio che si estende fino a comprendere i compositori russi moderni. Elissò Virsaladze si esibisce regolarmente come solista e in duo con Natalia Gutman nelle principali città europee. Con il re - pertorio di musica da camera e con orchestre quali la Petersburg Philharmonic e la Royal Phil - harmonia London ha effettuato tournée nel Nord America, in Giappone e in Europa. Elissò Virsaladze appare inoltre regolarmente con prestigiose orchestre in Francia, Germania, Italia, Spagna, Svizzera, Stati Uniti e in altri paesi, collaborando con direttori d'orchestra quali Rudolf Barschai, Kyril Kondraschin, Riccardo Muti, Kurt Sanderling, Wolfgang Sawallisch, Evgeny Sve - tlanov, Juri Temirkanov o Antoni Wit. Incide per l'etichetta Live Classics.

Bruno Canino , nato a Napoli, ha studiato pianoforte e composi - zione al Conservatorio di Milano, dove poi ha insegnato per venti - quattro anni; per dieci anni ha tenuto il corso di pianoforte e musica da camera al Conservatorio di Berna. Come solista e pianista da ca - mera ha suonato nelle principali sale da concerto e festivals europei, in America, Australia, Giappone, Cina. Suona in duo pianistico con An - tonio Ballista, e collabora con illustri strumentisti come Accardo, Ughi, Amoyal, Itzahk Perlman, Krylov. Ha suonato sotto la direzione di Ab - bado, Muti, Chailly, Sawallisch, Berio, Boulez, con Orchestre come La Filarmonica della Scala, Santa Cecilia, Berliner Philarmoniker, New York Philarmonia, Philadelphia Orchestra, Orchestre National de France. Attualmente insegna al - l’Istituto Música de Cámara a Madrid.

Fabrizio von Arx ha intrapreso lo studio del violino all'età di cin - que anni soFo la guida di Giovanni Leone e a soli dieci anni è risultato vincitore al concorso di ViForio Veneto ed in vari concorsi nazionali per giovani talenE. Diplomatosi al Conservatorio di S. Pietro a Majella, ha intrapreso studi di perfezionamento all'estero, oFenendo presEgiosi riconoscimenE: il diploma di Virtuosité (1º classificato) a Ginevra soFo la guida di Corrado Romano, quello di Performer negli USA, seguito da Franco Gulli e Nelli Skolnikova, presso la presEgiosa School of Music dell'Università Indiana a Bloomington, a Berlino con Ruggiero Ricci e a Cremona con Salvatore Accardo. Il debuFo a sedici anni con l'orchestra della Rai di Napoli, lo proieFa in un'intensa aGvità concerEsEca ospite nelle principali stagioni concerEsEche italiane e d'oltralpe come Le Serate Musicali di Milano, l'Associazione ScarlaG di Napoli, il Ravenna FesEval, l'Associazione Mozart Italia di Napoli, i ConcerE del Quirinale, l'Au - tunno musicale di Como, Lucca in Musica, la Cité de la Musique de , la Tonhalle di Zurigo, la Philarmonie di Berlino. Ha suonato come solista con rinomate orchestre quali l'Orchestra da Camera di Praga, l'Orchestra di Padova e del Veneto, I SolisE di Mosca, la Japan Royal Chamber Orchestra, la Wiener Kammerorchester, i Berliner Simphoniker, la Symphonisches Orchester di Zurigo, direFo da arEsE del calibro di A. Vedernikov, S. Tsutsumi, F. Petracchi, Y. Bashmet, P. Maag e L. Shambadal. Ha al suo aGvo tournée negli StaE UniE, Francia, Germania, Belgio e Cina. Nell'ambito della musica da camera è da soFolineare il successo della pluriennale colla - borazione con Bruno Canino con il quale ha registrato per la Dynamic le Sonate di Schumann, premiate dalla criEca con le cinque stelle della rivista "Musica". Il CD è stato presentato dal duo con concerE alla Kammermusiksaal della Philarmonie di Berlino, alle Serate Musicali di Milano, e alla Wigmore Hall di Londra

Gilles Apap , definito da Yehudi Menuhin "il violinista più rappre - sentaEvo del XXI secolo", è diventato popolare non soltanto per la sua interpretazione virtuosisEca del repertorio classico ma anche per il suo interesse per tuFa la musica tradizionale che Apap esegue con la stessa passione e devozione che dedica a Bach, Mozart o Ravel. Nato in Algeria, è cresciuto a Nizza dove ha studiato violino con André Ro - bert, perfezionandosi in seguito con Gustave Gaglio e Veda Reynolds a Lille. Successivamente si è trasferito negli USA al CurEs InsEtute e si è stabilito in California dove per alcuni anni è stato concertmaster della Santa Barbara Symphony Orchestra. Yehudi Menuhin scopre il suo talento nel 1985 quando Apap vince il Contemporary Music Prize all'InternaEonal Menuhin CompeEEon: Me - nuhin gli chiede di suonare a Berlino alla Philharmony Hall con la Enescu FoundaEon nel 1989. Apap suona come solista con le più presEgiose orchestre del mondo come la Boston Philhar - monic Orchestra, la Israel Philharmonic Orchestra, la Philharmonic Orchestra del Gewandhaus Leipzig, la Philharmonic Orchestra del Komische Oper Berlin, la Vancouver Symphony Orche - stra, le Dresden, Hamburg, Nürnberg Philharmonics. Ha suonato al Lille Mozart FesEval, al Fe - sEval de l'Ile de France, a SeFembre Musica Torino/Milano, al Deutsche MozarDesEval, Germany's Rheingau Music FesEval, Dresdner Musikfestspiele, Int. Ludwigsburger Schloßfe - stspiele, Tokio FesEval, nel leggendario Paleo FesEval in Svizzera. Con il suo trio, "The Colors of InvenEon", si esibisce regolarmente in tuFo il mondo con enorme successo. Apap ha inse - gnato alla Menuhin Academy a Gstaad in Svizzera, alla Menuhin School di Londra e alla Uni - versity of Benares in India, oltre a tenere numerose masterclasses in fesEval e accademie di tuFo il mondo. Ha inciso 3 CDs per Sony Classical ma nel 1999 ha fon - dato una sua eEcheFa, la Apapaziz ProducEons. Nel 2008 è uscito il suo CD "Friends", un omaggio alla musica etnica, in cui compaiono al - cuni nomi importanE della musica tradizionale. Il suo ulEmo lavoro è "Sans orchestre" con "The Colors of InvenEon".

Bruno Monsaingeon , da circa 35 anni, violinista e violista, scrit - tore e cineasta stabilito a Parigi, pur non trascurando la sua aGvità di musicista, dedica gran parte del suo tempo alla produzione di docu - mentari musicali. Suoi lavori su alcuni dei più leggendari interpreE del nostro tempo (Yehudi Menuhin, Glenn Gould, Sviatoslav Richter, Dietrich Fischer-Dieskau, David Oistrakh) hanno avuto una diffusione internazionale e oFenuto presEgiosi riconoscimenE. Ma Monsaingeon si è interessato anche a giovani musicisE al debuFo della loro brillante carriera (come, tra gli altri, Piotr Anderszewski, Valery Sokolov, David Fray) e ha realizzato film su «La vita musicale in Unione SovieEca», «L'arte del violino», o il QuarteFo d'archi («La jeune fille et la mort», «le Quatuor Artemis»). Tra le produzioni più recenE di Bruno Monsaingeon, figurano in par - Ecolare: «Yehudi Menuhin, le violon du siècle», «Richter, l'insoumis», «David Oïstrakh, arEste du peuple?», «Dietrich Fischer- Dieskau, la voix de l'âme», «Guennadi Rojdestvensky, profes - sion chef d'orchestre», «Notes interdites, scènes de la vie musicale en Union soviéEque», «Julia Varady, le chant possédé», «Scènes de Quatuor», «Glenn Gould, au-delà du temps», «Valery Sokolov, un violon dans l'âme», «David Fray, Swing, Sing and Think», «Grigori Sokolov au Théâtre des Champs-Elysées», «Piotr Anderszewski, voyageur intranquille». TuG quesE film sono staE presentaE in prima assoluta in importanE fesEval internazionali e sono distri - buiE in DVD. Monsaingeon è anche autore di "Mademoiselle" (incontro con Nadia Boulan - ger), "Le dernier Puritain", "Contrepoint à la ligne" et "Non, je ne suis pas du tout un excentrique" une serie di tre libri che raccoglie tuG gli scriG del grande pianista canadese (ma anche compositore e scriFore Glenn Gould, di "Richter, Ecrits et ConversaEons" (EdiEons van de Velde - Arte EdiEons - Actes Sud 1998), di "Passion, Menuhin" (EdiEons Textuel - Arte Editions, 2000), di "Glenn Gould: Journal d'une crise suivi de Correspondance de concert" (EdiEons Fayard, 2002).

Roberto Prosseda ha recentemente guadagnato una notorietà internazionale in seguito alle quattro incisioni Decca dedicate a musiche inedite di Felix Mendelssohn, unanimemente elogiate dalle più autorevoli riviste specializzate. Ha suonato come solista con la Filarmonica della Scala, la Gewandhaus Orchester di Lipsia, la Mozarteum Orchester di Salisburgo, l’Or - chestra Santa Cecilia di Roma, i Berliner Symphoniker, la New Japan Philharmonic, la Moscow State Philharmonic, la Bruxelles Philharmonic. In Italia ha tenuto concerti per il Teatro alla Scala, l'Orchestra Verdi e Serate Musicali di Milano, l'Accademia Filarmonica Romana, il Tea - tro la Fenice di Venezia, il Maggio Musicale Fiorentino e gli Amici della Musica di Firenze, l’Unione Musicale di Torino, il Teatro Comunale di Bologna, il Festival Pontino, il Festival Pia - nistico di Bergamo e Brescia, la Biennale di Venezia. Nato a Latina nel 1975, ha intrapreso gli studi di pianoforte con Anna Maria Martinelli e Sergio Cafaro. Alla sua formazione hanno con - tribuito Dmitri Bashkirov, Leon Fleisher, Alexander Lonquich, William Naboré, Boris Petru - shansky, Franco Scala, Charles Rosen, Karl Ulrich Schnabel, Fou Ts'ong, docenti con cui ha studiato presso l'Accademia Pianistica di Imola, l'International Piano Foundation e ai corsi di Sermoneta. Si è affermato in vari concorsi internazionali ("Micheli" di Milano, "Casagrande" di Terni, "Schubert" di Dortmund, "Mo - zart" di Salisburgo). Oltre a Mendelssohn, ha inciso tutte le opere pianistiche di Petrassi e Dallapiccola e, per la Decca, un album cho - piniano di grande successo. Recentemente si è esibito in recital al Teatro alla Scala, all’Accademia di Santa Cecilia, al Rossini Opera Fe - stival, e in concerti come solista con la London Philharmonic, la Cal - gary Philharmonic e la Gewandhaus Orchester di Lipsia. Con quest’ultima, diretta di Riccardo Chailly, ha inciso il Concerto inedito in mi minore di Mendelssohn per la Decca. Aoife Ní Bhriain è nata in una famiglia di grandi tradizioni musicali che la avvia piccolissima allo studio della musica. A due anni inizia lo stu - dio del violino, a nove suona già con la NaEonal Symphony Orchestra of Ireland, a quindici ha vinto tuG i concorsi organizzaE dalla Royal Irish Aca - demy of Music (dove studia con Maeve Broderick) e suona regolarmente con la Young European Strings. Nel 2006 Aoife studia con ConstanEn Ser - ban al "Conservatoire de la Région" di Nantes, in Francia, dove si diploma e riceve il Prix D'Or con voto unanime della giuria e menzione d'onore. Aoife ha studiato con alcuni dei più presEgiosi docenE d'Irlanda, America, Francia, Germania e Romania, quali Ronald Masin, Miriam Fried, Yossi Zivoni, Zvi Zeitlin, Mary O'Brien, ConstanEn Serban, Galina Turtschaninova, Mariana Sirbu, Graf Mourja and Leonard Matczynski. Nel 2008, soFo la direzione di John O'Connor ha tenuto un'importante tournée in Asia con l'Orchestra da camera della Royal Irish Academy of Music, che si è conclusa con un memorabile concerto alla Carnagie Hall. Nell'agosto 2009, grazie a una borsa di studio della Apple Hill Chamber Music, va a studiare nel New Hampshire dove viene invitata a tenere concerE nell'estate dell'anno dopo. La musica popolare svolge un ruolo importante nella formazione musicale di Aoife. Partecipa e vince numerose compeEzioni nazionali e internazionali e nel 2010 riceve una borsa di studio per giovani musicisE dall'IMRO Bill Whelan. Oggi studia alla Hochschule fur Musik und Theater di Lipsia con Mariana Sirbu e Helmut Schwarzrock e suona nei gruppi da camera dell'IsEtuto. Recentemente ha eseguito tre prime nazionali e una prima mondiale all'NCH Dublin ed è stata inviata a incidere un CD di musica contemporanea irlandese per l'eEcheFa Lyric FM.

Ammiel Bushakevitz , nato a Gerusalemme nel 1986 ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di cinque anni. Si è esibito come solista e in gruppi come musicista da camera in tutto il Sudafrica e in Europa a Londra, Parigi, Vienna, Berlino, Roma, Zurigo, Bonn, Amburgo e Milano. Ha collaborato con numerose orchestre in Sud Africa incluse la Cape Philharmonic, la Johannesburg Philharmonic, la KwaZulu-Natal Phil - harmonic e la Chamber Orchestra of South Africa. Attualmente segue un Master in Interpretazione liederistica con il Prof. Phillip Moll presso la Hochschule für Musik und Theater “Felix Mendelssohn Bartholdy” a Lipsia, Germania. E’ risultato vincitore del primo premio nei concorsi: Musicon National Piano Competition, Unisa Music Scholarship Competition, Philip Moore Na - tional Music Competition, ATKV National Music Competition - Piano Category, Lionel Bowman Beethoven Competition. Si interessa come musicologo e come esperto ricercatore di Franz Schu - bert e Richard Wagner. E’ membro onorario della Richard Wagner Society of South Africa.

La Banda Musicale del - l’Aeronautica Militare, venne costituita con decreto mi - nisteriale il 1 luglio 1937 e fu te - nuta a battesimo da Pietro Mascagni, alla cui presenza venne effettuato il primo con - certo. Essa da allora ha avuto la sua sede presso il Comando della II R.A. in Roma. Fino al 1995, anno in cui è passata alle di - pendenze disciplinari ed amministrative del COMAER, mentre per l’impiego dipende dallo S.M.A. Reparto Affari Generali. La Banda è costituita da ottimi professionisti, diplomati presso i conservatori italiani. Tutto il personale che ne fa parte, accede alla Banda per concorso pub - blico ed è in Servizio Permanente Effettivo. Il repertorio comprende moltissimi brani di au - tori che vanno dal ‘600 ai giorni nostri, tra i quali ricordiamo: Bach, Rossini, Verdi, Bellini, Wagner, Gershwin, Hindemith, Schoenberg. Dal 1937 ad oggi, la Banda ha svolto un’intensa attività compiendo tournée in tutto il mondo suonando nei più importanti teatri, riscuotendo sempre il favore della critica e del pubblico. Tra gli altri vanno ricordati i concerti tenuti a New York (Juliard School), Buenos Aires (Teatro Colisseum), S. Paolo del Brasile e Rio De Ja - neiro, Chicago, Amburgo (Musikhalle), Monaco di Baviera, Sleswig-Holstein Musik Festival, Berlino (Stadtshoper), Lipsia (Gewandhaus), Lussemburgo, Ankara, Ravenna Festival (Teatro Alighieri), Festival Settembre Musica (Torino), Roma Europa Festival, Nuova Consonanza, Fe - stival Internazionale dei Fiati, Teatro dell’Opera di Roma, S. Carlo di Napoli, Teatro alla Scala di Milano e ancora Belgio, Francia, Olanda, Danimarca, Svezia, Bulgaria, Turchia, Spagna. Oltre ai concerti la Banda svolge i suoi compiti istituzionali che si possono così sintetizzare: il servizio d’onore al Palazzo del Quirinale in alternanza con le altre bande militari; la parte - cipazioni alle cerimonie più significative della Forza Armata. Dal 1992 la Banda è diretta dal M° Ten. Col. Patrizio Esposito.

Patrizio Esposito , nato a Roma nel 1960, ha studiato compo - sizione al Conservatorio di S.Cecilia, diplomandosi sotto la guida di M.Botolotti. Parallelamente agli studi in conservatorio segue corsi con Aldo Clementi e successivamente con Franco Donatoni, con il quale si specializza all’Accademia di S. Cecilia. Esordisce a Milano nel 1985 con la composizione “the entertainment of the senses“ su testi di W. Auden e sviluppa dall’inizio della sua attività, una per - sonale ricerca espressiva, evocativo - immaginifica, collaborando con artisti visivi, scrittori ed attori. Le sue composizioni vengono eseguite nei maggiori festival italiani ed esteri quali: Zurigo, Parigi - Versailles, Cuba, Lussemburgo, Schleshwig Holstein, Stoccolma, Bergen, Madrid, Granada, Varsavia, Lipsia,Festival Ultrashall Berlino, Musik der Jarhundrte Stoccarda, III Mediterranean Contemporary Days Istanbul, Lucerna, S.Pietroburgo, Mosca, Settembre Musica, Festival Roma Europa, Festival delle Nazioni, Bologna Festival, Accade - mia Filarmonica Romana, Nuova Consonanza, Coretto, RAI Nuova Musica, Stagione Orchestra Regionale del Lazio, Sinfonica Abruzzese, Sinfonica di Bari, Roma Sinfonietta, Teatro delle Muse di Ancona, Regio di Parma, Civica di Milano, Festival Mondiale del Sassofono, Festival Internazionale dei fiati. Da sempre affianca l’attività compositiva a quella di interprete, ha infatti studiato direzione d’orchestra con Donato Renzetti, fondando nel 1986 il New Winds Ensemble. Dal 1992 è Direttore della Banda Musicale dell’Aeronautica Militare, con la quale svolge un’intensa attività di concerti in Italia e all’estero, promuovendo la musica originale per fiati. Ha insegnato Storia e Analisi del repertorio presso il Conservatorio A. Casella de l’Aquila. Le sue composizioni sono edite da EDIPAN, AGENDA e RAI TRADE, incise per la PAN, DYNA - MIC e STRADIVARIUS e vengono regolarmente trasmesse da emittenti radiofoniche italiane e straniere. Il progetto dei New Zealand Chamber Orchestra Soloists è nato nel 2006 presso il Music Department dell'Università di Waikato, dalla collaborazione di alcuni dei più brillanti interpreti e compositori neozelandesi, con lo scopo di promuovere il repertorio classico ma anche la musica dei nuovi autori del Paese. Il nu - cleo centrale dei NZCS è il Trio, costituito da Ka - therine Austin (pianoforte), Lara Hall (violino) e James Tennant (violoncello). A partire dalla sua formazione, il NZCS Trio ha avviato un'intensa attività concertistica in tutto il Paese collaborando con importanti solisti e composi - tori, con la New Zealand Symphony Orchestra e la Chamber Orchestra Opus. Nel 2009 e 2010 il Trio ha consolidato la pro - pria fama con un tour internazionale di grande successo negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia e Colombia. Fermo restando l'impegno per la promozione della musica neozelan - dese, nel 2010 il Trio ha pubblicato il CD Elegy, che contiene interpretazioni di opere di com - positori russi, Rachmaninov e Shostakovich, e dell'armeno Babajanian. La registrazione del Trio di Babajanian ha attirato l'attenzione della critica internazionale con recensioni su im - portanti riviste americane. Elegy non è il primo CD del Trio: nel 2008 il NZCS aveva pubbli - cato il CD Ahi, con opere di John Psathas, Michael Williams, David Griffiths, Martin Lodge e Gareth Farr. Il Trio ha collaborato con il Trio Ogen (James Tennant, Katherine Austin con il violinista Dimitri Attanassov), il baritono David Griffiths e clarinettista Peter Scholes: il Triplo Concerto, Convergence, scritto per loro da Michael Williams, è stato descritto come una delle opere più importanti della musica neozelandese (originariamente è stato eseguito con l'Or - chestra Opus e la Nuova Zelanda Symphony). Nel 2014, il NZCS si esibirà al Konzerthaus di Vienna, in occasione di una iniziativa dedicata alla musica della Nuova Zelanda. Nel 2011 ha rappresentato la Nuova Zelanda in Cina, presso il Conservatorio di Shanghai e Singapore, al Festival di Musica da Camera di Singapore. Nel 2012 si esibirà in alcuni festival europei (Casa dei Mezzo, Festival Pontino e Aegean). In Grecia presenterà in prima mondiale nuove com - posizioni di John Psathas (autore delle musiche che hanno aperto le Olimpiadi di Atene) e ese - guirà il Triplo Concerto di Beethoven con la European Pan Orchestra in due performance in dopo una esecuzione a Waikato prevista nel mese di giugno 2012.

Deniz Tahberer è nato ad Adana in Turchia, nel 1989. Ha iniziato lo studio del violino a quaFro anni con Farhang Huseynov. Solo un anno dopo vince un concorso per bambini che gli permeFe di fare concerE in molte ciFà della Turchia. A oFo anni debuFa come solista con la Mersin State Symphony Orchestra. Studia con Sergei Krav - chenko in Turchia, Repubblica Ceca, Portogallo, Italia e con Vladimir Spivakov in Svizzera. Prima ancora di diplomarsi, Deniz Tahberer suona con le più importanE orchestre del suo Paese. Grazie a una borsa di studio, nel 2005 viene ammesso al Conservatorio di Van - couver dove studia violino e composizione. Si diploma nel 2009, ma nel fraFempo vince il Primo Premio in numerosi concorsi internazionali. Ha suonato in Canada, Usa, Germania, Italia proponendo il migliore repertorio per violino. Come secondo strumento Deniz Tahbe - rer suona la viola con vari gruppi da camera e orchestre. Oltre al suo strumento studia com - posizione, sua grande passione, e direzione. E' stato ammesso alla Hochschule für Musik und Theater "Felix Mendelssohn Bartholdy" di Lipsia nell'inverno 2009 dove si è diplomato Ma - ster of Arts nella classe di Mariana Sirbu. AFualmente sta proseguendo gli studi per il doForato.

Davide Alogna , nato a Palermo, inizia lo studio del pianoforte a 5 anni e di violino all’età di 8 anni con F. Antonelli. Si diploma con il massimo dei voti in violino e in pianoforte al Con - servatorio “G. Verdi” di Como sotto la guida di L. Baldi e M.R. Diaferia. Sempre con il massimo dei voti ha conseguito il biennio specialistico di secondo livello in violino solista presso il Con - servatorio di . Ha studiato composizione con L. Francesconi e si è perfezionato in vio - lino solista e musica da camera al Conservatorio di Parigi conseguendo il “Premier Prix a l’unanimité”. Si è perfezio - nato per lungo tempo sotto la guida di F. Cusano, M. Ledizes e P. Berman. Ha seguito all’Accademia Chigiana i corsi di per - fezionamento di G. Carmignola che gli ha conferito il diploma di merito. Svolge intensa attività concertistica sia da solista con orchestra che in duo col pianoforte o la chitarra per sva - riate associazioni concertistiche in Italia, Svizzera, Spagna, Francia, Germania, Romania, Stati Uniti e Sud America. Ha collaborato con N.Gutman, E. Virsaladze, L. Armellini , R. Plano, C. Leotta, F. Barbini, D. Cusano, V. Dvorkin, L. Bartelloni, M. Laura, Duo Bonfanti, L. Provenzani e L. Puddu . Nel 2009 ha vinto a Parigi il “Prix d’interpretation musicale” (con - corso solistico) indetto dalla “Cité Universitaire de Paris” e dall’INAEM (istituto Nazionale delle Arti e Della Musica di Spagna). Recentemente si è classificato tra i 5 finalisti (unico ita - liano) al Concorso solistico Internazionale di Varallo-Valsesia 2012 per violino e orchestra. Ha inciso per le etichette Velut Luna, Phoenix Classics e Brillant Classics.

Massimo Laura è nato a Sanremo nel 1957. Dal 1980 collabora con l'Orchestra del Tea - tro alla Scala. E' stato diretto da Abbado, Muti, Maazel, Kleiber, Sawallisch, Sinopoli, Gatti, Chailly, Gergiev. Nel 2006 si è esibito come solista con la Filarmonica della Scala e con l'Ac - cademia di Santa Cecilia. Ha esordito nel "Concierto de Aranjuez" di Rodrigo a Siviglia, poi re - plicato in Cile, Italia, Svizzera e Giappone. Ha suonato anche i concerti di Giuliani, Rodrigo (Fantasia para un gentilhombre), Henze, Vassena, Testi, Boccherini, Porrino, Castelnuovo- Tedesco, Françaix e Villa-Lobos. Esecutore anche di musica da camera dal duo, con percus - sioni, violino, flauto, chitarra ad organici anche più numerosi. Fa parte dell'Aranjuez Duo con Ulrich Steier. Ha fatto parte del gruppo svizzero Contrechamps Ensemble specializ - zato nella musica contemporanea e dell'Einaudi Electric En - semble di Ludovico Einaudi. Ha vinto il primo premio nei concorsi internazionali di Alessandria nel 1986, Milano 1987 nel centenario della nascita di Villa-Lobos con giro di con - certi in Brasile ed Uruguay ed infine il "Tarrega" in Spagna nel 1988. Si è diplomato al Conservatorio "Verdi" di Milano e perfezionato a Basilea alla Musik Akademie der Stadt. In - segna a Como, Conservatorio "Verdi" e a Lugano, CSI Con - servatorio della Svizzera Italiana. Laura Catrani , nata a Rimini, ha intrapreso in giovane età gli studi musicali, diplomandosi poi a pieni voti in Canto e in Musica Vocale da Camera presso il Conservatorio Verdi di Milano, sotto la guida di Da - niela Uccello; soprano con voce duttile ed estesa, ha saputo unire mu - sicalità ed espressività teatrale, tanto da poter affrontare generi e stili diversi, specializzandosi nel repertorio barocco e settecentesco e nella musica del Novecento e contemporanea, anche in ruoli di cantante- attrice. Ha cantato in diversi teatri e istituzioni musicali, tra i quali La Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, Il Teatro Carlo Felice, Il Fe - stival Rossini in Wildbad, Il Festival Dino Ciani, il Festival delle Settimane Musicali di Stresa e l’Accademia Montis Regalis, diretta da Stefan Anton Reck, Gianandrea Noseda, Fabio Biondi, Alan Curtis, Massimiliano Caldi e Enrico D’Onofrio per citarne alcuni. L'attenzione per la mu - sica contemporanea l'ha vista interprete di numerose esecuzioni di autori del Novecento, tra cui si ricorda Luciano Berio (Sequenza III), e di composizioni in prime mondiali quali quelle di Azio Corghi, Gioacomo Manzoni, Alessandro Solbiati, Michele Tadini e Matteo Franceschini. Fruttuosa la collaborazione con il compositore Azio Corghi, per cui ha cantato in diverse oc - casioni. Nel 2010 è stata interprete della nuova opera di Matteo Franceschini “Il gridario” andata in scena alla Biennale Musica di Venezia con repliche a Stoccarda e Madrid e ha ese - guito in prima esecuzione assoluta “Kokin b” di Giacomo Manzoni. Nel corso della propria for - mazione artistica lo studio della recitazione presso la Scuola Civica d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano l’ha portata ad esibirsi anche in ruoli di cantante-attrice. Ha vinto il Premio Bel Canto 2006 nell’ambito del Festival Rossini in Wildbad. Ha inciso per Stradivarius “Agli inquieti spiriti”, musiche di Alessandro Solbiati e Massimo Botter con il Quartetto d’archi di Torino.

Sara Minelli partecipa giovanissima al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano (Si) con W.G.Henze come Direttore Arti - stico. Al Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia si diploma in flauto traverso come privatista seguita da N. Protani e in didattica della musica. Ottiene un Diploma di perfezionamento all’Accade - mia Musicale di Firenze studiando con M. Marasco e partecipa ad un corso di musica da camera con P. N. Masi all’Accademia Inter - nazionale pianistica di Imola. Si perfeziona poi con D. Formisano, R. Fabbriciani. Vive a Londra dal 2011 dove beneficia della guida di M. Cox, primo flauto della BBC Symphony. Ha ricevuto riconoscimenti e premi come soli - sta in concorsi quali il Premio Internazionale “V. Bucchi”, Il Premio Musicale “A. Gori”, il con - corso “5 giornate per la Nuova Musica”. Si è qualificata in audizioni per orchestra quali “Orquestra do Norte” in Portogallo, l’Orchestra dell’Università Statale di Milano, Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Ha un vasto repertorio e una grande passione per quello contem - poraneo con tecniche sia tradizionali che estese, particolarmente ispirata dalla collabora - zione con il compositore A. Solbiati che l’ha vista interprete dei suoi brani per flauto solo. Ha collaborato con London Arte Chamber Orchestra, Orchestra Sinfonica di Milano “G. Verdi”, Ci - vica Orchestra di fiati di Milano, Nuova Sinfonica Italiana, I Solisti Lombardi, Orchestra Gio - vanile Umbra. Attualmente è insegnante titolare di flauto presso la Chepstow House School a Londra. Maria Grazia Bellocchio ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio G. Verdi di Milano con Antonio Beltrami e Chiaral - berta Pastorelli, diplomandosi con il massimo dei voti, la lode e la menzione d'onore, e ha proseguito gli studi alla Hochschule di Berna con Karl Engel e a Milano con Franco Gei. Nelle sue prime apparizioni in pubblico ha eseguito il Concerto di Scriabin con l'Or - chestra della RAI di Milano e il Primo Concerto di Beethoven con l'Orchestra del Conservatorio di Milano e l'Orchestra Sinfonica Si - ciliana, e Les Noces di Strawinsky al Teatro Comunale di Bologna. Suona regolarmente per le maggiori istituzioni concertistiche ita - liane e straniere. Il suo repertorio spazia da Bach ai giovani compositori contemporanei. Col - labora stabilmente con il Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli regolarmente presente nei maggiori festival italiani ed europei. Ha inciso CD per Ricordi e Stradivarius con opere di Bruno Maderna, , Giulio Castagnoli, Sandro Gorli, Franco Donatoni, Matteo Franceschini, Stefano Gervasoni. Insegna pianoforte presso l'Istituto Superiore di Studi Musicali "G. Donizetti" di Bergamo e tiene regolarmente corsi di perfezionamento pia - nistico dedicati al repertorio classico e contemporaneo.

Mariana Sirbu , nata a Iasi, in Romania, ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Musica di Bucarest nella classe di violino di Stefan Gheorghiu. Ha iniziato giovanissima la carriera concertistica ottenendo numerosi premi internazionali ed ha suonato come so - lista nelle più importanti sale da concerto di tutto il mondo. Nel 1968 è stata tra i fondatori del Quartetto Academica. Nel 1985 entra a far parte del Trio di Milano con il pianista Bruno Canino ed il violoncellista Rocco Filippini, con il quale ha partecipato a nu - merose tournées in Europa, USA, Canada e Australia. Nel 1992 Ma - riana Sirbu è divenuta il leader del gruppo I Musici. Dal 1994 è anche membro fondatore e primo violino del Quartetto Stradivari. Ha inciso per la Philips, Dynamic, Schwann - Harmonia Mundi, UNICEF e Decca. Ha insegnato all’Accademia di Musica di Bucarest, alla Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo, all’Accademia Europea di Musica di Erba-Como e ai Corsi di Perfezionamento di Sermoneta. Attualmente è docente alla Scuola di Musica di Fiesole e all’University of Limerick in Irlanda. Mariana Sirbu suona un violino A. Stradivari del 1702, soprannomi - nato “Conte de Fontana”.

Rocco Filippini è nato a Lugano in una famiglia di artisti. Compiuti gli studi sotto la guida di Pierre Fournier, ha vinto nel 1964 il Concorso Internazionale di Ginevra, iniziando subito dopo la sua carriera. Ha dato centinaia di concerti nei principali centri musicali d'Europa, delle due Americhe, del Giappone e dell'Australia, ospite della più grandi sale (La Scala di Milano, l'Albert Hall e il Festival Hall di Londra, il Théâtre des Champs Elysées di Parigi, la Filarmonica di Berlino, il Musikverein e il Konzerthaus di Vienna, l'Herkules Saal di Monaco, il Concertgebouw di , la Carnegie Hall e il Lincoln Center di New York, l'Opera House di Sydney, il Tea - tro Colon di Buenos Aires, etc) e di famosi festivals (Lucerna, Spoleto, Salisburgo, Marlboro dove è stato invitato ripetutamente da Rudolf Serkin, Edimburgo, Stresa, Pesaro, Newport, Ge - rusalemme, Ravenna, Helsinki). Svolge un'intensa attività discografica. Nel 1968 ha fondato il Trio di Milano e, più recentemente, il Quartetto Accardo. Suona in duo con il pianista Michele Campanella. Nella musica da camera collabora da anni con alcuni tra i più grandi concertisti del nostro tempo. In tempi recenti, ha intensificato la sua attività di direttore d'orchestra, alla testa di alcune delle principali orchestre italiane. È accademico di Santa Cecilia. Docente di vio - loncello presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dal 2003 tiene la classe di musica da camera ai corsi di perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia. Ha inoltre dato vita nel 1985 ai corsi dell'Accademia Stauffer di Cremona. Già membro della facoltà dell'Academy of the Eu - ropean Mozart Foundation diretta da Sandor Végh, tiene numerosissimi corsi di perfeziona - mento tra cui quello alla Scuola di Fiesole. Nel 1997 è stato insignito del Premio della Fondazione del Centenario della Banca Svizzera Italiana per il contributo allo sviluppo dei rap - porti culturali tra Svizzera e Italia. Alcuni tra i massimi compositori del Novecento, quali Luciano Berio, Franco Donatori e Salvatore Sciarrino, gli hanno dedicato loro opere. Il suo violoncello è il Gore Booth, ex Baron Rothschild di Antonio Stradivari (1710).

Alexander Romanovsky si è affermato sulla scena internazionale vincendo il I° Premio del prestigioso Concorso Internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano, all’età di diciassette anni. Hanno fatto seguito tre CD sull’etichetta Decca con le musiche di Schumann, Brahms, Ra - chmaninov e Beethoven che sono stati altamente acclamati dalla critica internazionale. E’ re - centemente apparso da solista sia con la Mariinsky Orchestra diretta da Valery Gergiev nella Mariinsky Concert Hall di San Pietroburgo sia con la Russian National Orchestra diretta da Mi - khail Pletnev alla Tchaikovsky Concert Hall di Mosca, come anche con la Royal Philharmonic Orchestra alla Barbican Hall e la English Chamber Orchestra. E’ stato invitato ai maggiori festi - val europei, tra i quali La Roque d’Anthéron in Francia, il Klavier-Festival Ruhr in Germania, il White Nights Festi - val di San Pietroburgo, il Chopin Piano Festival in Polonia ed il Festival di Stresa. Nel 2011 Alexander Romanovsky ha debuttato con la New York Philharmonic Orchestra e Alan Gilbert al Vail Valley Music Festival e con la Chicago Symphony Orchestra e James Conlon al Ravinia Festival; inoltre è stato in concerto con l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, la Royal Philharmonic Orchestra e la Tchai - kovsky Symphony Orchestra. Tra il 2011 e il 2012 ha inaugurato la “Master Pianists Series” al Concertgebouw di Amsterdam, ha fatto ritorno a Mosca, San Pietroburgo, all’Accademia Na - zionale di S.Cecilia a Roma, alla Sala Verdi del Conservatorio a Milano, al Teatro Sociale di Como e ha debuttato con la Filarmonica della Scala, la Hallé Orchestra, la Bournemouth Symphony Or - chestra, la Caracas Symphony Youth Orchestra e la Yomiuri Nippon Symphony Orchestra. Nato in Ucraina nel 1984, Alexander Romanovsky comincia lo studio del pianoforte all’età di cinque anni. A tredici si trasferisce in Italia per studiare all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola con Leonid Margarius che Romanovsky considera la figura più influente nella sua vita musicale. Nel 2009 consegue l’Artist Diploma presso il Royal College of Music di Londra (classe di Dmitry Alexeev). Marco Barbaresi , nato a Roma nel 1992, ha intrapreso gli studi musicali all'età di 10 anni e dal 2009 è iscritto al Conservatorio di Mu - sica "Ottorino Respighi" di Latina, dove attualmente frequenta il 7° anno di pianoforte sotto la guida della Professoressa Antonella Lun - ghi, docente della cattedra di pianoforte principale. Allievo di forte sen - sibilità ed espressività musicale si è distinto in numerose occasioni, partecipando ad importanti manifestazioni promosse dal Conservato - rio di Latina, come la rassegna pianistica dedicata a Fryderyk Chopin svoltasi nel 2010. Da diversi anni partecipa ai corsi estivi presso l'Ac - cademia Musicale il Seminario dove si è esibito in numerose rassegne riscuotendo sempre una - nimi consensi. È iscritto alla facoltà di Scienze della Formazione e dell'Educazione all'Università degli studi di Roma Tre e sta inoltre per intraprendere lo studio della composizione.

Park Sun Kyoung è nata nel 1979 a Gawang-Ju (Corea del Sud). Si è laureata in canto preso l'Universita nazionale "Chonnam" di Gwang-Ju nel 2002. Ha successivamente studiato presso l'Accademia di Roma e attualmente frequenta il Conservatorio Statale di Musica "Ot - torino Respighi" di Latina nella classe di Carlo Tuand. Ha effettuato tournée in U.S.A, Ger - mania e in varie capitali dell'America del Sud. Ha rivestito ruoli principali nelle opere: Il Trovatore, Don Carlo, Aida, Suor Angelica, La Wally, La Boheme, Tosca, Adriana Lecouvreur, La forza del destino, il Pirata, I Masnadieri.

Lillina Moliterno si diploma giovanissima in clarinetto effettuando da subito intensa atti - vità concertistica in vari contesti cameristici guidati da Francesco Belli. Collabora contestual - mente con varie orchestre tra le quali quella del Teatro dell’Opera di Roma: questa esperienza stimola in lei la passione per il canto. Studia e si diploma in canto con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Nicoletta Panni presso il Conservatorio “O. Respighi “di Latina. Si perfeziona suc - cessivamente con i Maestri: Alos, Graziosi, Battaglia, Desderi. Ha ricoperto ruoli principali in im - portanti teatri in Italia e all’estero in “Lo frate ‘nnammurato” e “La serva padrona” di Pergolesi; “Gianni Schicchi” di Puccini; “Barbiere di Siviglia” di Rossini; “Don Giovanni” di Mozart. Per la musica sacra nel “Gloria“ di Vivaldi; “Petite messe solennelle” di Rossini; “Creazione” di Haendel; “Vesperale Solemnes de Confessores” di Mozart. Dal 1990 è docente nei Corsi ad indirizzo mu - sicale della Scuola Media Statale. È laureanda presso il Conservatorio “O. Respighi” di Latina nel Biennio specialistico in Discipline musicali - Canto, sotto la guida di Alba Nausicaa Policicchio.

Jeon Sang Yong è nato a Ulsan (Corea del sud) nel 1984. Nel 2009 si è laureato con il mas - simo dei voti presso l'Università “Mokwon” di Daejeon sotto la guida, per quel che riguarda il canto, di Suh Phill. Attualmente sta frequentando il secondo anno del Biennio specialistico in Di - scipline musicali - Canto, presso il Conservatorio di Musica "O. Respighi" di Latina sotto la guida di Alba Nausicaa Policicchio. È vincitore di concorsi internazio - nali e si esibisce frequentemente in recital solistici e in concerti da camera. Kwag Jong Rey è nata a Seoul (Corea del sud) nel 1981. Nel 2000 si è laureata al liceo Hong-ik e nel 2005 all'Universita Seo-kyeong. In Corea ho partecipato in qualità di Maestro ri - passatore in "Cosi fan tutte", "Le nozze di figaro", "Il matrimonio segreto", "Il barbiere di Sivi - glia" e nel musical "Nunsense". Ha collaborato sempre come maestro ripassatore e in qualità di pianista in concerti e trasmissioni televisive con famosi cantanti coreani. È stata pianista dei cori “Logos" del liceo "Kwang-sung" e del coro di professionisti "Ainos". In Corea ha inoltre ef - fettuato per 10 anni attività di libera docenza. È laureanda presso il Conservatorio “O. Respighi” di Latina nel Biennio specialistico in Discipline musicali - Pianoforte - curriculum Accompagna - tore e collaboratore al pianoforte.

I Solisti di Perugia rap - presentano ormai, nel pano - rama internazionale, una consolidata realtà come ec - cellente complesso d’archi, ponte ideale tra la tradizione dei più famosi ensemble ca - meristici italiani ed un nuovo, inconfondibile ap - proccio interpretativo in cui la ricerca e la cura esegetica dei dettagli si esprime con un suono ricco di fascino, vivacità ed espressione, universalmente riconosciuto come cifra distintiva del gruppo. Già presenti nel cartellone delle più importanti società concertistiche italiane, i “Solisti” possono vantare la partecipazione al Festival di Kusatsu (Giappone), nella cui programmazione artistica rivestono dal 2001 un ruolo centrale in qualità di unica orchestra ospite. Riconoscimenti importanti sono stati tributati al Gruppo invitato ad esibirsi davanti alla Famiglia Reale giapponese a Kusatsu nel 2004; ad inaugurare il Semestre di Presidenza Italiana dell’UE nel 2003; a rappresentare l’Italia in occasione della Festa della Repubblica italiana nel 2002 in Grecia; nonché in Festival prestigiosi quali il “P. Casals” di Pradès, le “Serate Musicali” di Milano, “Le Nuits de Suquet” di Cannes, “Scarlatti” di Napoli, “Sagra musicale Umbra”, “Festival Barocco”, “Festival delle Na - zioni”, “Fugato Festival” di BadHomburg, “Mùsica a l’Estiu”di Xàbia (Valencia), “Music in Rho - des” di Rodi. Nelle tournée in cui si esibiscono regolarmente (Giappone, Spagna, USA, Francia, Germania, Grecia) i “Solisti” offrono un repertorio che spazia dal Barocco, attraverso il Classi - cismo e le rare quanto considerevoli composizioni romantiche, fino alle più diverse espres - sioni musicali del Novecento italiano e non, sempre nel rispetto della specificità linguistica di ciascuna epoca. Il repertorio discografico de “i Solisti di Perugia” vanta una ventina di titoli per la casa discografica nipponica “Camerata ”, LaMaggiore, UmbriaJazz, Tactus.

Paolo Franceschini ha studiato violino presso il Conservatorio di Perugia, sotto la guida di Arnaldo Apostoli, diplomandosi con il massimo dei voti e la lode. Si è successivamente per - fezionato presso l’Accademia di Santa Cecilia in Roma con Pina Carmirelli. Ha iniziato giova - nissimo l’attività concertistica che lo ha visto impegnato sia in musica da camera, che in qualità di spalla di orchestre tra le quali: Symphonia Perusina, Orchestra Rossini di Pesaro, Orchestra Sinfonica dell’Umbria, Orchestra Sinfonica Abruzzese. Attualmente è primo violino concerta - tore dei “I Solisti di Perugia”, di cui è stato anche il fondatore. Ha suonato per le più importanti società concertistiche italiane; ha effettuato, inoltre, numerose tournée in Francia, Germa - nia, Svizzera, Spagna, Romania, Unione Sovietica, Messico, Stati Uniti, Grecia, Tunisia, Egitto, Giappone. È titolare della cattedra di violino presso il Conservatorio di Perugia e tiene an - nualmente corsi di perfezionamento in Giappone per la Kusatsu International Summer Music Academy.

Luca Arcese ha conseguito il diploma di violino presso il Conservatorio di Perugia con il massimo dei voti e la lode nella classe di P. Franceschini e successivamente il diploma di viola. Nel 2006 ha conseguito il diploma accademico di II livello in discipline musicali - violino con la votazione di 110/110 e lode. Ha seguito corsi di perfezionamento e d'interpretazione sotto la guida dei maestri Vadim Brodsky, presso l'Accademia Musicale Umbra; Cristiano Rossi, presso l'Accademia Internazionale di Imola "Incontri con il Maestro"; Felix Ayo, Agimus di Foligno; Paolo Franceschini, Andrea Trevisan, a Perugia e Foligno. E’ stato premiato in concorsi nazio - nali ed internazionali per violino e musica da camera. Si è esibito nelle più importanti sale da concerto del mondo, in qualità di solista con orchestra o in duo violino e pianoforte: Accade - mia di S. Cecilia di Roma, Gasteig di Monaco di Baviera, Teatro dell’Opera del Cairo, Sala Bo - sendorfer di Vienna, Portogallo, Città del Messico, Spagna, Cecoslovacchia, Polonia, Francia, Libano, Giappone, Grecia, Germania, America.

Linda Di Carlo si è diplomata in pianoforte nel 1988 presso il Conservatorio “F. Morlac - chi” di Perugia, con il massimo dei voti e la lode, sotto la guida di Salvatorella Coggi e nel 2000 ha brillantemente conseguito il diploma in clavicembalo con Annalisa Martella. Vincitrice di svariati concorsi nazionali ed internazionali (Stresa, Città di Roma, A.M.A. Calabria, Riviera del Conero, Ostuni) si è esibita per importanti festival e società concertistiche in Italia e all’estero (Brasile, Spagna, Tunisia, Turchia, Germania). La sua spiccata inclinazione per la musica da ca - mera l’ha portata a esibirsi con musicisti di grande talento quali Ciro Scarponi, Alessandro Car - bonare, Corrado Giuffredi, Danilo Rossi, Paolo Beltramini, Melissa Phelps, il Quartetto di Cremona, il Quartetto Bernini, il Quartetto Fonè, il mezzosoprano Marina Comparato, i so - prani Alessandra Ruffini e Pervin Chakar, il basso Stefano Rinaldi Miliani. Dal 1999 collabora sta - bilmente con Richard Stoltzman, di cui è stata assistente ai Corsi di Perfezionamento di Sermoneta e con il quale si è più volte esibita in recital in duo. Clavicembalista e socio fonda - tore dell’Orchestra da Camera “I Solisti di Perugia”, è maestro collaboratore al pianoforte nella classe di canto del Conservatorio U. Giordano di Rodi Garganico.

Peter-Lukas Graf è nato a Zurigo nel 1929, città nella quale ha ricevuto la sua prima educazione musicale. Prima del diploma André Jaunet - il grande didatta con cui studiava a Zurigo - gli ha consigliato di continuare gli studi al Conservatoire National de Paris con Marcel Moyse. Nel 1949 ha ottenuto il Premier Prix in flauto nella classe di Roger Cortet, e l’anno successivo il diploma in direzione d’orchestra con Eugène Bigot. Nel 1950 è diventato primo flauto solista della Winterthur Symphonie Orchester restandovi fino al 1957. Dal 1951 è stato chiamato regolarmente nell’Orchestra del Festival Interna - zionale di Musica di Lucerna in qualità di primo flauto. Nel 1953 ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Musica di Mo - naco di Baviera della ARD e nel 1958 il Bablock Prize della H. Cohan International Music Award di Londra. Con la registrazione del Concerto di Jacques Ibert per flauto ed orchestra, all’età di ventuno anni si è guadagnato immediatamente una reputazione artistica internazionale ini - ziando tre appassionate attività: una cameristica, una concertistica ed una prettamente diret - toriale. Da allora ha realizzato in tutto il mondo concerti e tournée, una ricca e pluripremiata discografia, registrazioni radiofoniche e televisive. Dal 1960 al 1966 è stato direttore stabile al Teatro d’Opera di Lucerna. È stato docente in numerosissime masterclass: Amsterdam, Biella, Monaco di Baviera, Imola, Mainz, Quebec, Saarbrücken, Sendai, Salisburgo, St. Prex, Sermoneta, Sion, Stoccarda, Tokyo, Vienna. Dal 1973 al 1994 è stato professore nell’Accademia di Musica di Basilea. Molti sono i compositori che gli hanno dedicato opere per flauto: tra gli altri Salm, Bärtschi, Bovey, Fassbind, Holliger, Prinz, Yamada, Zimmermann. È autore di tre importanti testi didattici pubblicati dalla casa editrice tedesca Schott (Check-up, Interpretation e The singing ) che, nel loro insieme, costituiscono uno dei più moderni metodi di studio per il flauto; di numerose revisioni ed arrangiamenti per flauto ed è frequentemente invitato nelle giurie di importanti concorsi internazionali.

Claudio Paradiso è nato a Roma e dopo gli studi classici si è diplo - mato in flauto con il massimo dei voti nel Conservatorio di “Santa Cecilia” di Roma nella classe di Angelo Persichilli. Ha conseguito il Diploma Acca - demico nell'Accademia Filarmonica di Bologna, il Solisten-Diplom nella Mu - sikAkademie di Basilea (Svizzera) nella classe di Peter-Lukas Graf, il Diploma Accademico dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia in Roma nella classe di musica da camera di Riccardo Brengola. Si è perfezionato in flauto con Andrè Jaunet, Conrad Klemm, Gerardo Levy e Giorgio Zagnoni, in musica da camera con Bruno Canino, Cesare Ferraresi, Rocco Filippini e Arrigo Pellic - cia. Dal 1998 ha seguito, per la direzione d’orchestra, il Maestro Carlo Maria Giulini. Ha svolto un’intensa attività concertistica solistica suonando, tra le altre, con il Bach Collegium Stuttgart, la Radio Symphonie Orchester Basel, la Symphonia Perusina, l’Orchestra da Camera di Torino, la Kammerorchester Detmold, l’Orchestra da Camera di Praga, la Württembergisches Kamme - rorchester Heilbronn, l’Orchestra Sinfonica di Perugia, l’ORI - Orchestra Romana Internazionale. Dal 1986 ha ricoperto il ruolo di primo flauto nell’Orchestra Sinfonica di Piacenza, nell’Orche - stra Alessandro Scarlatti di Napoli della RAI, nell’Orchestre Symphonique de Fribourg, nell’Or - chestra Sinfonica Italiana suonando con direttori quali Jörg Färber, Albert E. Kaiser, Lev Markiz, John Neschling, Massimo Pradella, Helmuth Rilling, Michel Sasson, Tibor Varga, Marcello Viotti, Ottavio Ziino. Ha partecipato ai più importanti festival italiani ed europei, prendendo parte a tournée e concerti in Bulgaria, Egitto, Francia, Germania, India, Norvegia, Portogallo, Svizzera e Italia. È fondatore e direttore dal 1990 dell’Orchestra da camera I Fiati di Parma. Ha inciso per Amadeus, EdiPan, Edizioni De Santis, EMI- Academie de Musique de Sion (diretto da Tibor Varga), The Classic Voice.

Bruno Giuranna , nato in una famiglia di musicisti, è stato tra i fondatori de I Musici, membro del Quartetto di Roma, e del Trio Ita - liano d’Archi. Ha iniziato la carriera solistica presentando in prima ese - cuzione assoluta la Musica da Concerto per viola e orchestra d’archi dedicatagli da Giorgio Federico Ghedini sotto la direzione di Herbert von Karajan. Ha suonato con orchestre quali Berliner Philharmoniker, Concertgebouw di Amsterdam, Teatro alla Scala di Milano, e direttori come Claudio Abbado, Sir John Barbirolli, Sergiu Celibidache, Carlo Maria Giu - lini e Riccardo Muti. Titolare fino al 1998 della cattedra di viola presso la Hochschule der Kün - ste di Berlino, ha insegnato nella Musik-Akademie di Detmold, nel Conservatorio S.Cecilia di Roma, nel Royal College e nella Royal Academy di Londra ed in master classes in tutto il mondo. Frequentemente invitato al Festival di Marlboro negli Stati Uniti, insegna attualmente nei corsi della Fondazione Stauffer di Cremona, dell’Università di Limerick in Irlanda, dell’Accademia Chi - giana di Siena. Dal 1983 al 1992 è stato direttore artistico dell’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto e nel 1988 ha presieduto la giuria della First International Bruno Giuranna Viola Competition in Brasile. La sua vasta discografia comprende registrazioni per Philips, Deutsche Grammophon, EMI. Come violista ha ottenuto una Grammy Award Nomination e come diret - tore ha vinto un Grand Prix du Disque dell’Académie Charles Cros di Parigi. Attuale Principal Guest Conductor della Irish Chamber Orchestra è anche presidente di ESTA-Italia (European String Teachers Association). Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, ha ri - cevuto nel 2003 una laurea in lettere honoris causa dall’Univerità di Limerick.

Franco Petracchi compie i suoi studi a Roma presso il Col - legio di Musica di Santa Cecilia dove si è diplomato con il mas - simo dei voti. Inizia immediatamente l’attività concertistica e nel contempo studia composizione con Di Donato e Margola e dire - zione d’orchestra con Franco Ferrara. Il primo concerto impor - tante è a Venezia al Festival di Musica Contemporanea, dove presenta in prima esecuzione il concerto di Firmino Sifonia per contrabbasso e orchestra. La critica è unanime nel definirlo “astro nascente del concertismo di questo strumento”. Molti compositori gli hanno dedicato importanti composizioni (Rota, Mortari, Donatoni, Berio, Trovajoli). Nel 1960 vince il concorso di Primo contrabbasso alla Rai di Torino e nel ‘62 si trasferisce a Roma dove diventerà il Primo contrabbasso titolare della RAI fino al 1980, anno in cui intraprende definitivamente l’attività di solista e direttore d’orchestra. In orchestra ha suonato con i più importanti direttori, da Bernstein a Karajan, Celibidache, Ku - belik, Jochum, Sawallisch, Giulini, Muti, Abbado, Metha, Maazel, Barbirolli, Munch ed altri. Un’esperienza preziosa che Franco Petracchi ha trasmesso a numerosi allievi nel mondo. Nel 1971 vince la cattedra di contrabbasso per i Conservatori ed insegna a Bari, Frosinone, L’Aquila e Roma. Nel 1986 ottiene la classe di perfezionamento e virtuosité al Conservatorio di Ginevra e insieme ai colleghi Accardo, Giuranna e Filippini fonda la Scuola per Strumenti ad Arco “Ac - cademia Walter Stauffer” di Cremona e viene invitato ad insegnare anche presso la Scuola di Musica di Fiesole. E’ direttore e docente, da trenta anni, dei prestigiosi Corsi Internazionali di Sermoneta. Nel 2003 è stato insignito dal Presidente Ciampi del titolo di “Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica”. E’ Accademico di Santa Cecilia.

Mirela Vedeva , dopo il diploma di virtuosité al Conservatorio di Ginevra e al Concorso Internazionale di Contrabbasso "Giovanni Bottesini", viene chiamata da Michel Plasson come solista dell'Or - chestre du Capitole de Toulose, dove resta per due anni. Avverte presto il bisogno di tra - smettere le sue conoscenze strumentali e si dedica all'insegnamento, creando dapprima delle classi per allievi giovanissimi al Conservatorio di Ginevra e all'Accademia d'archi. Su incarico della direzione dell'Orchestra della Scuola di Musica del Conservatorio di Ginevra, realizza nu - merosi progetti didattici. Oggi, all'interno dell'Alta Scuola di Musica del Conservatorio di Gi - nevra, prosegue la tradizione di eccellenza della scuola avviata dal suo mentore Franco Petracchi, insegnando a studenti provenienti da tutto il mondo. E' docente anche al Conser - vatorio di Saragoza. Tiene master classes in Italia, Spagna, Francia, Bulgaria. I suoi talenti di pedagoga sono unanimemente riconosciuti. La sua attività di solista e musicista da camera le hanno consentito di raccogliere numerosi successi sia in Svizzera che all'estero.

Clara Dutto , nata Cuneo, ha studiato pianoforte nel Con - servatorio della sua città diplomandosi nel 1997 con il mas - simo dei voti. Ha poi proseguito la propria formazione perfezionandosi con Bruno Canino, Franco Scala, Giovanni Va - lentini e Andrea Lucchesini. Sin da giovanissima si è dedicata allo studio del repertorio cameristico, seguendo le masterclass di Pier Narciso Masi, dell’Altenberg Trio Wien e del Trio De - bussy. Premiata ai Concorsi di Pinerolo, Bordighera, Ravenna, Racconigi, svolge attività concertistica sia come solista che in formazioni cameristiche. Ha suo - nato in tutta Italia con vivo successo per importanti Associazioni e Festival (Festival Pontino, Or - chestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, Orchestra Filarmonica di Torino, Amici Nuovo Carlo Felice, Agimus, Festival delle Alpi Marittime, Festival di Musica da Camera “Città di Lucca”). Nel 1999 ha conseguito il diploma in Didattica della Musica con il massimo dei voti presso il Con - servatorio “G. F. Ghedini” di Cuneo e, l’anno successivo, la laurea a pieni voti in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino.

Alessandro Vavassori , inizia lo studio del violino all’età di sei anni. Si diploma brillante - mente al Conservatorio di Musica “G. Nicolini” di Piacenza, sotto la guida di F. Cusano. Colla - bora con diverse orchestre e teatri italiani come: l’Orchestra Filarmonica della Scala, I Pomeriggi Musicali, Teatro Regio di Parma, l’Arena di Verona. Dal 1999 al 2001 è il concertino dell’Orche - stra Sinfonica di Milano “G. Verdi” diretta da Riccardo Chailly. Musicista eclettico dal 2003 è il violinista del prestigioso quartetto “Four for Tango” con il quale si è esibito in dirette Radiofo - niche, in numerosi teatri e festival italiani ed esteri ed ha inciso tre dischi. Attualmente ricopre il posto di primo dei violini secondi nell’Orchestra Sinfonica di Roma.

Massimiliano Pitocco ha iniziato a 7 anni lo studio del Bajan con A. Di Zio e successiva - mente a Parigi con Max Bonnay, diplomandosi nel '92 al Conservatorio Nazionale Superiore, nel '93 al Conservatorio della "ville de Paris" e sempre nello stesso anno al concorso regionale d'Ile de France ottenendo ovunque il primo premio con medaglia d'Oro. Nel '92 si diploma con lode in Organo, nel '94 in Fisarmonica. Da anni suona anche il Bandoneòn e si è dedicato al Tango in particolare alla musica di A. Piazzolla. Nel 1998 ha fondato il quartetto "Four for Tango", nel 2000 il TrisTango e nel 2006 il sestetto “Viento de Tango”. Nel 2002 ha suonato e diretto in Sviz - zera l'opera "Maria de Buenos Aires" di A.Piazzolla-H.Ferrer riscuotendo notevole successo di pubblico e di critica. E’ titolare della cattedra di Bajan presso il Conservatorio “Santa Cecilia” in Roma. Giovanni Rinaldi , brillantemente diplomato in Contrabbasso sotto la guida di V. Cala - mita nel 1986, si è in seguito perfezionato con i Maestri L. Salvi, G. P. Simoncini e Y. Goilav. Musicista versatile, vanta un’intensa attività concertistica che spazia dalla musica sinfonica alla cameristica, dal jazz alla direzione d’orchestra. Per diversi anni ha suonato col famoso gruppo di musica popolare TERRAE tenendo concerti in tutta Italia. In seguito ha ampliato i suoi orizzonti suonando jazz in formazione di Big Band, in duo col chitarrista Gabriele D’Angela, in trio con G. Desiante e R. Mastroserio. Ha suonato con importanti orchestre quali la R.A.I. di Milano, l’Orchestra Philharmonia Mediterranea, la Junge Schweizer Philarmonie e in qualità di primo contrabbasso con l’Orchestra Internazionale d’Italia, l’Orchestra dell’Amministrazione Provinciale di Bari e di Matera, l’Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, l’Orchestra della So - cietà dei Concerti di Bari, l’Orchestra del Teatro di Messina, l’Orchestra Nuova Scarlatti di Na - poli e l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo; attualmente ricopre il ruolo di primo Contrabbasso presso il Teatro Verdi di Salerno suonando sotto la direzione di D. Oren. Insegna Contrabbasso presso il Conservatorio di Bari.

Romina Vavassori si è diplomata in Pia - noforte nel 1992 presso il Conservatorio G.Ni - colini di Piacenza. Attiva camerista è stata premiata a Concorsi nazionali e internazionali in formazioni cameristiche di vario genere dal duo al quintetto sia con archi che fiati. Ha ar - ricchito le sue esperienze musicali collaborando con prestigiose istituzioni quali La Scuola d’Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo, la Scuola Superiore d’Aosta, l’International Musik Akademie di Koblenz, l’Accademia “Marziali” di Seveso, l’Ars Academy di Roma, l’Orchestra Stabile di Savona, l’Orchestra Verdi e i Pomeriggi musicali di Milano, l’Accademia “Perosi” di Biella nonché vari Conservatori Italiani ed Europei, assistendo Maestri di fama internazio - nale come M. Larrieu, R. Guiot, A. Pay, K. Klemm, M. Flaksman, T. Friedli, F. Cusano, M. Scano, M. Sirbu. Attualmente è assistente di P.L. Graf ai Corsi di Perfezionamento di Sermoneta. Di - rige l’Accademia Musicale “Città di Stradella” in provincia di Pavia dove insegna Pianoforte Principale e Teoria e Solfeggio.

Daniele Santimaria inizia gli studi musicali all’età di cinque anni con la madre pianista. A otto anni intraprende lo studio del violoncello sotto la guida di Matteo Scarpelli. In seguito è ammesso con il massimo dei voti al Conservatorio “O. Respighi” di Latina, dove studia violoncello con Vincenzo Cavallo e quartetto con Gianfranco Borrelli. Dal 2001 co - mincia a suonare in formazioni cameristiche e a se - dici anni nell’Orchestra del Conservatorio di Latina. Ha collaborato con l'Orchestra del Conservatorio "L. Refice" di Frosinone. Svolge attualmente attività ca - meristiche e orchestrali; suona un violoncello del liutaio M. Menanteau copia Stradivarius.

Marcello Paolo Guarnacci ha studiato fisarmonica al Conser - vatorio “O. Respighi” di Latina con Patrizia Angeloni, diplomandosi con il massimo dei voti. Successivamente consegue i diplomi di Composizione con il massimo dei voti, sotto la guida di Alberto Meoli, e di Direzione d’Orchestra, primo diplomato nella Scuola di Benedetto Montebello. In ambito fisarmonicistico ha inoltre frequentato seminari e ma - sterclass con Teodoro Anzellotti, Hans Maier e Richard Galliano. Semifinalista al “Concorso Nazionale per allievi dei Conservatori” - Società Umanitaria di Milano e finalista al “51° Tro - phée Mondial” C.M.A. di Lorient, Francia. Ha tenuto concerti come solista e in formazioni cameristiche per diverse istituzioni, tra cui: Teatro Olimpico di Roma; Accademia Musicale di Kaliningrad; “Carrefour Mondial de l’Accordéon”, Québec (Canada); Museo Nazionale Pigo - rini, Roma; Scuola Popolare di Musica di Testaccio, Roma. Ha collaborato con Freon Ensem - ble in occasione dell’ “Incontro tra scuole di composizione” (Roma, Scuola Popolare di Musica di Testaccio) e con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio “O. Respighi” di Latina in occa - sione del Festival “Le Forme del Suono - Musiche della Contemporaneità 2010”. Partecipa come interprete al Festival di Nuova Consonanza 2011 eseguendo in prima assoluta opere di alcuni giovani compositori italiani; per Freon Musica - Atlante Sonoro 2012, è presente come interprete e compositore, con la prima assoluta di “Motus Operandi (2011)” per vibrafono e fisarmonica. Recentemente è risultato vincitore assoluto della settima edizione del Premio Nazionale delle Arti, sezione “Fisarmonica”, promosso dal Ministero dell’Istruzione, del - l’Università e della Ricerca - Direzione Generale per l’Alta Formazione Artistica, Musicale e Co - reutica, riservato agli studenti delle Istituzioni AFAM.

Eugenio Milazzo si è diplomato in pianoforte nel 2002 al Conser - vatorio “Luigi Cherubini” di Firenze con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Lydia Rocchetti e in musica da camera nel 2005 all’Associa - zione Accademia Pianistica Internazionale ”Incontri col Maestro” di Imola, in duo con la violinista Maria Vittoria Crotti con votazione Distinto sotto la guida di Piernarciso Masi. Ha proseguito frequentando numerosi corsi di specializzazione e perfezionamento. Nello stesso tempo ha ac - quisito esperienza come pianista accompagnatore e come maestro col - laboratore, preparatore e concertatore suonando pianoforte, organo, celesta, harmonium, clavicembalo. Ha suonato con strumentisti di grande livello provenienti dalle Orchestre della Chicago Symphony, dei Berliner Philarmoniker, di Radio France, del Tea - tro alla Scala, del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e dell’Orchestra Regionale Toscana (O.R.T.). Oltre ad un vasto repertorio classico-operistico (Puccini, Mascagni, Richard Strauss, Stravinskij), ha eseguito composizioni ed opere di contemporanei tra i quali Poulenc, Mil - haud, Rota, Bernstein, Orff, Wolf-Ferrari, Stockhausen, Berio, Bussotti, De Simone, Maxwell Davies, Blake, Henze, Porena, Pennisi, Demby, Tutino, Traversi, Russo. Oltre che pianista è anche compositore e alcune sue musiche sono state suonate alla Sala Vanni di Firenze.

Teo Tronico è un robot che suona il pianoforte con controllo dinamico e dell’articola - zione, grazie alle sue numerose dita e alla tecnologia che consente di muoverle con grande precisione e velocità. Si tratta del quarto prototipo della serie di robot costruiti da Matteo Suzzi presso il suo laboratorio di Imola. E’ stato affinato nella primavera 2012 a seguito della collaborazione con il pianista Roberto Prosseda, che dal marzo 2012 tiene lezioni-concerto con il robot sul rapporto tra riproduzione e interpretazione musicale. Teo Tronico è in grado di eseguire qualsiasi brano pianistico, anche quelli ineseguibili per i pia - nisti umani, come gli studi di Conlon Nancarrow per player-piano. È l’unico mo - dello di pianista-robot che sappia riprodurre in tempo reale, senza alcun ritardo e con notevole fedeltà dina - mica, i movimenti di un pia - nista umano trasmessi al robot tramite un pianoforte digitale collegato con un cavo midi. Quando Teo Tro - nico legge un file midi, lo riproduce letteralmente. È dunque in grado di suonare da robot, ossia senza alcuna espressione o libertà, ma anche di prendere le “sembianze” pianistiche di un pianista vero, nel caso sia collegato ad un pianoforte digitale suonato da una persona. Con questa modalità, Teo Tronico debutterà alla Philharmonie di Berlino il prossimo 26 ago - sto 2012, suonando l’Andante Spianato e Grande Polacca Brillante op. 22 per pianoforte e or - chestra di Chopin, come solista con i Berliner Symphoniker, diretti da Michelangelo Galeati. Il “ghost pianist” sarà Roberto Prosseda, che in tempo reale suonerà il brano su un pianoforte digitale nel backstage, con monitor e telecamera per guardare il direttore d’orchestra. Oltre a suonare il pianoforte, Teo Tronico è dotato di parola: parla, canta e ha una ricca espres - sione facciale. Informazioni e biglietti: Fondazione Campus Internazionale di Musica Via Varsavia, 31 - 04100 Latina Tel. 0773 605551 (dal 23 giugno anche 30250) Fax 0773 628498 www.campusmusica.it [email protected]

Costo biglietti: Intero g 15,00 - Ridotto g 10,00 (la riduzione è valida per giovani fino a 18 anni, studenti del Conservatorio e dell’Università Pontina, persone con più di 65 anni di età) Concerti del 6-12 e 13 luglio: g 5,00 Concerto del 7 luglio: ingresso gratuito