TRIMESTRALE DELLA SEZIONE DI DEL CLUB ALPINO ITALIANO, FONDATA NEL 1883 125 ANNO XLII - N. 1 - GENNAIO-MARZO 2008 “Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - 70% - DCB/Gorizia” In caso di mancato recapito restituire a CAI Gorizia, Via Rossini 13, 34170 Gorizia

Anniversari RADICI PROFONDE

di MANLIO BRUMATI

enticinque anni ci separano da quella domenica del maggio 1983 nella quale abbiamo ce - lebrato i cento anni della no - Vstra sezione. “Festa del socio” aveva - mo voluto chiamarla e, in effetti, di una vera festa si era trattato, con una parte ufficiale dedicata all’intera città di Gorizia concentrata al mattino nella splendida cornice del Castello ed una seconda, al pomeriggio, meno formale e più mirata verso i soci, organizzata all’auditorium Fogar e negli spazi con - termini. In quella sede avevamo pre - miato soci che nel corso degli anni si erano avvicendati nella conduzione della sezione ed altri che si erano di - stinti per particolare impegno a favore del sodalizio. Avevamo pure allestito una mostra, presentando moltissimi documenti e reperti fotografici prove - nienti dal ricco archivio sezionale. Oggi la ricorrenza dei centoventi - cinque anni di vita del C.A.I. Gorizia, mi consente di indulgere su alcuni ri - cordi personali, senza la pretesa di tracciare la storia dei tanti anni vissuti nella sezione, con la consapevolezza di dover tralasciare molti argomenti e con il rimpianto di non poter ricordare tanti amici e consoci. Innanzitutto sento la necessità di esprimere l’orgo - glio di appartenere ad un’associazione che pur partendo da tanto lontano continua ad attrarre sempre nuove fre - quentazioni ed evidenzia un trend di crescita sempre positivo. In città, la sola Unione Ginnastica Goriziana può vantare origini più remote delle nostre. Mi sono più volte chiesto quali Prisojnik, versante nord siano, nell’ambito della nostra sezio - ne, le differenze tra il 1983 ed oggi. In mostrato di essere in grado di affron - lonterosi maestri. 1920, dopo la liberazione della città. apparenza l’attività continua a correre tare, con successo ed in modo non Molti ricordi riaffiorano nella mia Nel 1883 gli alpinisti goriziani avevano su binari ben definiti: corsi, gite socia - episodico, anche i colossi himalayani mente e su tutti vorrei soffermarmi infatti aderito alla neonata Società li, attività culturali e stampa sociale. e hanno visitato e salito montagne in spendendo qualche parola di com - degli alpinisti triestini (poi Società Ma, a ben vedere, la realtà è molto di - tutti i continenti. Possiamo vantare mento: ad esempio, senza la costanza Alpina delle Giulie), organizzandone versa ed è giusto che sia così: oggi, molto più di allora, in ogni attività una vera Scuola di Alpinismo: i corsi di e la caparbietà di Mario Lonzar, forse peraltro il primo convegno annuale sportiva, vengono ricercate le presta - un tempo possono far sorridere, ma quest’anno non potremmo celebrare il con escursione sul Monte Frigido. zioni e lo stesso modo di accostarsi sono stati proprio quelli ad avviare alla 125° di fondazione. È stato lui, infatti Di Mario Lonzar mi piace ancora ri - alla montagna è profondamente muta - montagna tanti giovani, alcuni dei ad ottenere il riconoscimento, al pari cordare l’impegno e la lungimiranza to. Nel 1983 ha suscitato molto inte - quali hanno avuto la possibilità e le ca - della Società Alpina delle Giulie, del che hanno portato alla nascita dei resse la spedizione al Cerro pacità di crescere tecnicamente, so - periodo precedente alla effettiva affi - convegni “Alpi Giulie” tra alpinisti della Mercedario. Oggi nostri soci hanno di - stituendosi gradualmente ai vecchi vo - liazione al C.A.I. avvenuta solo nel nostra regione, della vicina Carinzia e 2 Alpinismo goriziano - 1/2008 della , ben prima che pren - dessero corpo i più noti incontri Alpe Anniversari Adria. E poi, la riscoperta di , sempre promossa da Lonzar, prima “Il re delle Alpi Giulie e il suo vassallo” con la ristampa, a cura della nostra se - zione, del volume Dalla vita di un alpi - nista , e poi con la prima pubblicazione in lingua italiana de La mia vita nel la - Julius Kugy e Henrik Tuma voro, per la musica, sui monti e Le Alpi Giulie attraverso le immagini , sempre con la traduzione del germanista prof. di BRANKO MARUØIŒ Ervino Pocar, goriziano e nostro socio. In occasione del centenario abbiamo “L’uomo è un prodotto della natura e studi. Kugy concluse la scuola media a inoltre dato alle stampe Dal tempo el mese di giugno del 1935, due della società che lo circonda, ed è pos - (1876), mentre Tuma conseguì passato ancora con la traduzione di mesi dopo la morte (10 aprile) del settantenne avvocato lubia - sibile capirlo solo conoscendo la sua l’esame di maturità, privatamente, pure a Pocar rivista dal prof. Rinaldo Derossi. nese dott. Henrik Tuma, appar - evoluzione dalla giovinezza alla vec - Trieste, ma cinque anni più tardi di Kugy. Molti oggi parlano di Kugy ma dimen - Nve nel periodico della Società Alpinistica chiaia”, scrisse Tuma nell’introduzione Già prima della maturità esercitò la pro - ticano quasi sempre di citare i meriti Austro-Tedesca un necrologio, scritto alle sue memorie. Questa constatazione fessione di maestro, acquisendo espe - della nostra sezione e quelli di Mario dall’alpinista e pubblicista alpino vienne - valga come introduzione alla nostra ana - rienza di insegnamento nelle scuole ele - Lonzar. se dott. Paul Kaltenegger, in cui, tra l’al - lisi. mentari e come maestro privato. Proprio Vorrei poi ricordare Luigi Medeot, tro, si leggeva: “… Nella conoscenza Nati nel luglio 1858, il dott. Julius in qualità di maestro privato abitò presso vera fucina di idee e di iniziative, ac - delle Alpi Giulie nessuno era alla sua al - Kugy (19 luglio) ed il dott. Henrik Tuma (9 gli albergatori Progler di Postumia. Un compagnate da una non comune de - tezza. E se qui Kugy era un re, Tuma era luglio), entrambi giuristi, alpigiani e alpi - paio di mesi prima della maturità al gin - terminazione e capacità organizzativa. in verità il suo primo vassallo”. Il dott. nisti, invitano naturalmente a rilevare le nasio di Trieste, Tuma insegnò nella Al suo attivismo si deve il successo Kaltenegger non fu il primo a fare delle loro individualità. I paragoni soprattutto scuola cittadina protestante tedesca. del concorso di diacolor che, negli considerazioni sul legame tra i due giuri - tra le doti comuni e le decisioni vitali, gli Tra le sue allieve c’era anche Silvia anni settanta seppe passare dalla di - sti e alpinisti, il dott. Julius Kugy e il dott. accostamenti e i distacchi, erano presso Panfili, cugina di Kugy, anche lei nipote, mensione triveneta a quella internazio - Henrik Tuma. Qualcosa di simile scrisse gli sloveni percepiti in particolare dai da parte di madre, del poeta Koseski. nale, esperienza purtroppo terminata già nel 1928 il direttore del periodico pubblicisti alpinisti, per gli altri – in parti - Conclusa la scuola media, Kugy pro - prematuramente e finita nell’oblio. degli alpinisti sloveni dott. Josip colare a causa della non conoscenza seguì gli studi e conseguì il dottorato in Tominøek: “Il dott. Kugy viene chiamato della lingua slovena – anche il testo di legge all’Università di Vienna nel 1881, ‘re delle Alpi Giulie’, ma il dott. Tuma è Tuma rimaneva “chiuso a chiave” (paro - come fece lo stesso Tuma benché sei invece il ‘padre delle Alpi Giulie’” . In ve - le di Kugy), benché i suoi scritti sull’alpi - anni più tardi. Kugy si impiegò presso rità già nel 1926 fu Tuma a valutare la nismo venissero pubblicati anche in l’azienda di famiglia e visse a Trieste per propria opera scrivendo: “Indubbia - ceco, in italiano e in tedesco. Raffronti tutta la vita. Tuma durante il periodo mente posso affermare di conoscere le tra i due vennero fatti in particolare in oc - degli studi a Vienna accumulò da mae - Alpi Giulie meglio e in modo più partico - casione del loro settantesimo complean - stro privato presso le famiglie aristocra - lareggiato del famoso turista il dott. no. Del resto, a contribuire a simili com - tiche ricche esperienze. Dopo un breve Kugy…”. La valutazione che fa Tuma parazioni e valutazioni fu lo stesso soggiorno a Lubiana in qualità di aspi - della propria opera rivela chiaramente Tuma, in quanto, seguendo l’impegno di rante avvocato, nell’autunno del 1887 che egli probabilmente non avrebbe ac - Kugy, conosceva molto bene le sue iniziò a Trieste il suo primo lavoro stabi - cettato – anche per i connotati del suo opere, molto meglio di quanto Kugy co - le da impiegato del tribunale. L’evoluzio - carattere – la parte del vassallo, soprat - noscesse quelle di Tuma. La figlia di ne della sua carriera lo portò nel tutto se questa gli fosse spettata per la Tuma, Anka, ricorda così le parole del Goriziano dove, dagli inizi del 1901 fino conoscenza geografica delle Alpi Giulie. padre: “Kugy era benestante, un esteta, al 1924 – eccetto che negli anni della D’altronde, molto spesso vengono ripor - un artista, che si dilettava con la minor prima guerra mondiale – esercitò la pro - tate le parole che Tuma espresse in oc - fatica. Erano i portatori a trainargli tutto fessione di avvocato. A Gorizia si sposò casione del suo settantesimo complean - l’occorrente fino ai bivacchi. Non era le - ed ebbe dieci figli, sette dei quali riusci - no: “Per favore, niente esagerazioni lau - gato a doveri di professione né a preoc - rono a sopravvivere oltre l’infanzia. Solo dative! – Camminavo da solo, scono - cupazioni per la famiglia; poteva conce - uno di essi seguì la vocazione del padre, sciuto finché non mi scoprì il dott. Kugy”. dersi congedi illimitati. Io invece inizial - ma nessuno coltivò l’intenso entusiasmo Con queste parole egli si sdebitò con mente compivo le mie scalate da stu - paterno per la montagna. Solo la figlia Kugy per ciò che questi aveva scritto in dente povero, ed anche in seguito dor - Anka imitò l’attività paterna, anche se in una delle note del suo libro Aus dem mivo assieme alla guida sulla nuda terra, misura più modesta. Kugy, invece, non si Leben eines Bergsteigers (1925): “Qui dividendo con lui un misero pasto, sem - formò una famiglia; nel suo ultimo libro, pre in fretta per la preoccupazione di tor - ricordando i compagni costretti a rinun - Julius Kugy debbo menzionare anche colui che cam - minò per cinquant’anni come me su que - nare al lavoro per procurarmi il pane ciare alla montagna per doveri familiari, ste montagne, ma sempre da solo e in quotidiano. Lui è scapolo, io invece ho scrisse: “Io però, come si sa, son fin È nel campo editoriale che Luigi silenzio, per cui furono pochi a saperlo. sette figli. L’alpinismo era per lui un di - dalla nascita un vecchio scapolo”. Tuma Medeot ha dato il massimo, coordi - Questi è il dott. Henrik Tuma, goriziano. letto, per me lotta, studio e riposo dal fa - non rinunciò alla montagna neppure nando la pubblicazione di Tricorno In questo capitolo cito spesso l’uomo ticoso lavoro. C’era tra loro una grande quando, eletto alla Dieta provinciale di diversità di carattere. Di condizioni e di Gorizia (1895), iniziò l’attività di pubblico 1778 – 1978 , della guida del Carso del futuro al quale spetterà di fare altre ascensioni rimaste finora inesplorate. Il principi, ma lo stesso amore per le mon - funzionario, dapprima come liberale e isontino , di Un secolo di Alpinismo dott. Tuma, al quale prestai attenzione tagne…”. dal 1908 come socialdemocratico. Dopo Goriziano e dirigendo, per tantissimi solamente negli ultimi anni, seppellì pur - I raffronti iniziano già con la data di la guerra organizzò a Gorizia il movimen - anni, il periodico sezionale Alpinismo troppo con la sua morte i suoi risultati”. nascita – Tuma era solo di dieci giorni to comunista e tentò di organizzare poli - Goriziano . Se la nostra pubblicazione Con questa citazione di Kugy abbia - più vecchio – e continuano lungo i de - ticamente anche gli operai tedeschi di è conosciuta ed apprezzata in tutta mo toccato solamente il problema prin - cenni della loro vita. Da essi emergono Tarvisio e di Raibl. Cessò la sua attività Italia ed ha raggiunto quel livello di cipale della loro reciproca collaborazio - numerose somiglianze e affinità, ma politica a metà del 1921, ma ciò non gli qualità e di diffusione che le viene ri - ne relativo alla toponomastica delle Alpi anche altrettante diversità e divergenze. fu sufficiente per acquisire la cittadinan - conosciuto, lo si deve proprio a Luigi Giulie. Il legame tra Kugy e Tuma, non - Entrambi erano cittadini, Tuma lubiane - za italiana e rimanere a Gorizia. Di con - Medeot che ha saputo imprimere al ché la ricerca delle somiglianze e delle se, Kugy goriziano, nato in una casa d’a - seguenza, si trasferì con la famiglia a periodico una precisa linea editoriale, differenze tra i due, sembra essere un bitazione della villa Graffenberg dei Lubiana (1924). Kugy, come già accen - proseguendo il cammino già intrapre - problema essenzialmente filologico, ma Coronini. Tuma si costruì la propria villa nato, rimase a Trieste dedicandosi alla so da Celso Macor. in realtà vale piuttosto la pena di mette - all’inizio del secolo non lontano da lì, in saggistica. D’estate amava ritornare alle Da ultimo, mi piace soffermarmi re a confronto il loro corso vitale, il loro via Trigemina. Entrambi erano nati da montagne degli anni della gioventù e brevemente sul periodo delle opere al - pensiero montano-alpino, nonché, ov - matrimoni misti. Il padre di Tuma era della maturità. Ottantenne, durante un’e - pine: negli anni ’70 e ’80, sotto la spin - viamente, il loro tempo, compreso tra la boemo, la madre slovena. La madre di scursione a Trenta, venne arrestato dalle ta ed il trascinante entusiasmo di seconda metà del XIX secolo e i primi Kugy era figlia di madre italiana, ma autorità italiane. Nel periodo della se - quattro decenni del XX secolo. Si po - anche figlia del poeta sloveno, non molto conda guerra mondiale visse a Trieste Carlo Tavagnutti abbiamo portato a trebbe inoltre aggiungere che, se Tuma apprezzato, Ivan Vesel Koseski, con - da sorvegliato, in quanto antinazista. termine il recupero della Casa sentì il bisogno di volersi confrontare temporaneo di France Preøeren. Il padre Sin da giovani, Tuma e Kugy ebbero Cadorna sul Carso Isontino e, nel con Kugy, fece ciò soprattutto in quanto di Kugy era nativo di Lind (Pod lipo), lo - inclinazioni e legami comuni, che negli gruppo dello Jof Fuart sottogruppo di consapevole della propria conoscenza calità presso Arnoldstein in Carinzia. anni andarono consolidandosi in un Riobianco, il ripristino del Ricovero delle Alpi Giulie e del fatto che la sua Kugy si considerava appartenente alla profondo attaccamento. Ciò che in Riobianco, il sentiero del Centenario opera era sconosciuta al mondo non slo - cultura tedesca, Tuma invece si annove - primo luogo li accomunava era indubbia - ed il sentiero Lonzar. In precedenza, veno, specialmente ai mondi italiano e rava tra gli sloveni. Diversa era anche la mente il concetto di alpinismo congiunto negli anni ’60, la sezione aveva realiz - germanico. Kugy probabilmente neppu - loro origine sociale. Tuma era figlio di un alla botanica, e, per quanto strano possa zato la scala Pipan al Montasio ed il bi - re immaginava qualcosa di simile: evi - calzolaio, Kugy di un commerciante al - sembrare, l’amore per Trieste – in Kugy vacco C.A.I. Gorizia. dentemente non ne era motivato. l’ingrosso. Da qui la loro differenza negli ben comprensibile, in Tuma, invece, ri - Alpinismo goriziano - 1/2008 3 sultato di esperienze di vita e di riflessio - turale di tutta la Slovenia: “Io vedo in legge Boris e l’ingegnere in chimica linguistica. Numerosi sono i suoi saggi ni – nonché la comune inclinazione per la Trieste il problema dell’essere o non es - Zoran, morirono di morte violenta prima sul marxismo e sulla sua realizzazione musica. sere della nazione slovena quale unità della fine della guerra (4 maggio 1945), pratica. Tra i suoi scritti vi sono pure re - Kugy ricorda che il suo profondo in - politica e culturale”. Tuttavia, da interna - accusati dalla Gestapo e dalla polizia dei censioni letterarie. Come uomo politico teresse per la botanica era iniziato in se - zionalista socialdemocratico, guarda alla collaborazionisti sloveni d’essere soste - scrive anche articoli d’attualità. Mentre conda ginnasio; questo interesse lo por - città, nella monarchia austroungarica nitori della Osvobodilna fronta. Kugy scrive sulla sua vicenda di alpinista terà sul Carso Triestino e, in seguito, a riformata, come a uno dei centri della fu - L’opera letteraria e pubblicistica ca - quando si avvicina ai sessant’anni, Tuma »botanizzare« sui monti dell’Istria e del tura confederazione delle nazioni danu - ratterizza particolarmente il cammino di lo fa dopo aver appena compiuto il set - Quarnaro, mentre negli anni Settanta sa - biane nello spirito dell’austromarxismo. vita di Kugy e di Tuma e rispecchia tantesimo anno d’età. Il suo libro Iz rebbe salito già sul Dobratsch. La salita Kugy non si occupò di politica. profondamente il loro pensiero di alpini - mojega æivljenja. Spomini, misli in izpo - del Monte Nero/Krn fu la sua prima sca - Probabilmente l’unico suo atto politico sti, nonché i risultati della cultura alpini - vedi (1937) esce postumo, come pure lata sulle Alpi Giulie. È con il 1875, tutta - fu l’essere stato, dal 29 giugno 1915 al 2 stica. Gli scritti di Kugy sono dedicati tardivo è l’ultimo libro di Kugy Aus ver - via, che avrà inizio la sua vera esperien - luglio 1918, “referente alpino” nell’arma - espressamente alla montagna, quelli di gangener Zeit (1943). Tuma descrive la za di ascensionista, quando, dopo aver Tuma sono invece più vari. Kugy si inse - propria vicenda umana considerando ta austroungarica. Tuma, che nel 1915, scalato le cime del Tolminese e di risce molto precocemente nell’albo degli l’alpinismo come una delle componenti all’inizio della guerra, aveva dietro di sé Bohinj, raggiungerà anche la vetta del scrittori alpini; infatti, appena diciasset - della sua biografia. Il suo libro ancor oggi vent’anni di attività politica, come socia - Tricorno; frequentava soprattutto la valle tenne pubblica nel giornale botanico au - desta maggior interesse tra gli storici po - lista sosteneva la pace, sennonché rite - di Trenta con lo scopo di scoprire la striaco la relazione della sua escursione litici che tra gli alpinisti. Tradotto in ita - neva che il conflitto avrebbe offerto l’oc - Scabiosa trenta (invero la Cephalaria sul Tricorno e sulle montagne del Tol- liano, è stato edito dalla casa editrice casione per un necessario cambiamento leucantha). Tuma negli anni giovanili minese e di Bohinj. Il suo primo ampio della minoranza slovena in Italia. compì escursioni sulle colline della sociale nello spirito della dottrina socia - scritto dedicato alle Alpi Giulie, è com - In conclusione, a restare aperto è il pro - Bassa Carniola nei dintorni di Grosuplje, lista. In merito alla collaborazione di parso sulla Zeitschrift des Deutschen blema dei loro successi alpinistici, il più dove era nata sua madre; nel 1875 salì Kugy con l’esercito imperiale, Tuma scri - und Österreichischen Alpenvereins del importante ed insieme il più difficile da sui monti delle Caravanche e l’anno se - ve: “Vedo che l’armata austroungarica 1883. Furono proprio i nomi adoperati da risolvere. La diversità degli stimoli che li guente, maestro a Postumia, le sue mete durante la guerra si è servita del turista Kugy a provocare i commenti critici di spinsero ad accostarsi alla montagna, la furono la Carniola Interna e il Carso. Salì tedesco dott. Julius Kugy quale ‘indica - Tuma, espressi nel suo primo scritto al - distanza di tempo che divise i loro primi per la prima volta il Tricorno nel 1887. tore’ mentre io avevo rifiutato l’invito a pino, pubblicato in Planinski vestniki contatti con le Alpi Giulie, nonché il fatto Nei quattro anni (1890 – 1894) della sua parteciparvi”. Ad essere richiamati in solo nel 1905. Ed è, infatti, soprattutto che Kugy avesse conosciuto anche le permanenza a Tolmino dimorò, per così guerra furono invece i due figli maggiori dalla corrispondenza tra Kugy e Tuma cime delle Alpi Centrali, non ci permetto - dire, nel cuore delle Alpi Giulie. Kugy, in - di Tuma, il figlio Jaroslav (nato nel 1899) che emergono numerosi problemi relati - no di esprimere valutazioni congrue. vece, dopo le salite sulle nostre monta - venne fatto prigioniero dagli italiani. vi alla toponomastica.Tuma in una lette - Marjan Lipovøek, compositore e alpini - gne, affrontò anche le Dolomiti e le Alpi ra del 28 settembre 1927 esprimeva al - sta sloveno, comparando e valutando le Orientali e negli anni Ottanta le Alpi eu - l’alpinista e scrittore austriaco dott. Paul scalate alpine di Kugy e di Tuma, rilevò ropee centrali, continuando, tuttavia, a Kaltenegger il suo disaccordo sui topo - che Kugy visse a stretto contatto con le frequentare le Alpi Giulie (Trenta, nimi usati da Kugy: a metterlo in contat - montagne e che tale fusione fu raggiun - Valbruna), ma unicamente come escur - to con Tuma era stato lo stesso Kugy. Ad ta presso gli sloveni “almeno in parte, sionista vacanziero. accennare alla conoscenza toponoma - solamente dal dott. Henrik Tuma. Non Tuma scalò anche montagne all’e - stica di Tuma fu anche Kugy nel suo dico che lo abbia raggiunto dal punto di stero, soprattutto negli anni Ottanta, primo libro Aus dem Leben eines vista alpinistico, sebbene alcune sue quando, precettore, accompagnava i Bergsteigers (1925), qui, egli, come ab - scalate possano essere paragonate a suoi datori di lavoro in varie località. In biamo già riferito, espresse a Tuma tutta quelle di Kugy, o addirittura le superino”. seguito si limitò alle montagne più vicine, la sua riconoscenza. Questo, nei testi di Molti autori si sono chiesti se Tuma e saprattutto alle Alpi Giulie. Il settantacin - Kugy, è l’unico passo in cui compare il Kugy si conoscessero personalmente. quenne Tuma nel 1933 compì, salendo il nome di Tuma. Anka Tuma riteneva che essi non si fos - Tricorno assieme con alcuni membri L’invito pubblico di Kugy a Tuma sero mai incontrati in montagna, oppure della sua famiglia, la sua ultima ascen - (1925) a esprimersi in merito alla termi - che si fossero, forse, trovati contempora - sione: fu dunque un escursionista attivo nologia delle Alpi si realizzò nel 1929 neamente “in qualche rifugio” a Sella fino alla fine dei suoi giorni. quando uscì Imenoslovje Julijskih Alp / Nevea, ma senza sapere l’uno dell’altro. Il confronto tra le due personalità qui Toponomastica delle Alpi Giulie. L’opera Intorno al 1923, quando Tuma abitava abbozzato, a dire il vero, sembra sminui - di Tuma non venne in risposta alla solle - ancora a Gorizia, entrarono in contatto re nello spazio e nel tempo il loro inte - citazione di Kugy; fu invece il risultato per lettera. In seguito, si conobbero per - resse per la montagna, che, invece, pre - della raccolta di materiali iniziata fin dalle sonalmente, probabilmente quando senta anche altri aspetti fondamentali, sue prime frequentazioni delle Alpi e Kugy teneva conferenze a Lubiana con specie lo slancio esplorativo per scoprir - Prealpi Giulie. Né risulta che il libro di eccezionale successo. La loro corrispon - ne i segreti. Ma prima di proseguire tor - Tuma Pomen in razvoj alpinizma / denza è confermata dalle lettere e carto - Henrik Tuma niamo per un momento a Trieste, città Significato e sviluppo dell’alpinismo line postali inviate da Kugy e dalle copie che in qualche modo li accomuna. Per (1930) fosse stato scritto in risposta agli delle lettere e cartoline postali di Tuma. Kugy l’attaccamento ad essa è com - Per concludere queste note solo ap - scritti letterari alpini di Kugy. In questo Si sono conservate trentotto lettere e una prensibile: “Per di più fui preso da una parentemente estranee all’alpinismo, libro Kugy occupa un posto adeguato: “Il cartolina postale, che vanno dal 19 otto - tremenda nostalgia che mi portava con - possiamo aggiungere che Kugy manife - dott. Kugy non ha nulla di estremo, è di - bre 1923 al 20 settembre 1934. Kugy tra il tinuamente nella ridente e bella casa pa - stò la propria tolleranza nazionale anche screto rappresentante dei vecchi classi - 28 marzo 1926 e il 27 settembre 1934 terna, verso il sole luminoso ed il mare tra le due guerre quando il nazionalismo ci alpinisti tedeschi che per decenni spedì a Tuma 26 lettere e 13 cartoline po - azzurro della mia Trieste”. Così egli assunse un aspetto violento. Nell’intro - erano in prima fila quando tra i tedeschi stali. Naturalmente non tutta la corri - esprime in un passo la sua triestinità ag - duzione alla raccolta degli scritti sui cin - ebbe inizio l’esuberante sviluppo dell’al - spondenza è conservata. Le loro lettere e giungendo più avanti: “Amo questa bella quecento anni del Tricorno (1938) ac - pinismo”. Tuma, inoltre, non volendo sin cartoline postali, in realtà, contengono città, il suo sole luminoso, il cielo e l’am - cennò, infatti, ai tempi “del sempre più dall’inizio paragonare Kugy a se stesso, pochi dati e poche considerazioni, insuf - pio mare azzurro di Trieste”. Kugy in prevalente nazionalismo”. Tuma allora ricorre alla personalità del giovane alpi - ficienti a esprimere un giudizio sulle loro nessun altro luogo avrebbe potuto trova - era già deceduto, ma già molto tempo nista sloveno dott. , tragica relazioni. Entrambi erano molto concreti re la vera patria se non nella città della prima nelle sue pubblicazioni egli aveva vittima della parete nord del Tricorno nel e nello stesso tempo molto cordiali. sua giovinezza e della sua attività. richiamato l’attenzione sui nazionalismi 1924, e scrive: “Il dott. Jug cercava rifu - In conclusione, possiamo tornare al Tuma non trovò parole equivalenti estremi nell’Europa di quegli anni. gio nell’alpinismo per sottrarsi alle diffi - punto di partenza e chiederci se Tuma e per Lubiana, valutata alla luce della sua L’alpinista sloveno e antifascista dott. coltà della vita, ai conflitti spirituali di Kugy fossero o potessero essere in rap - esperienza e dal punto di vista di chi era Lojze Sardoœ al momento dell’entrata in studente solitario; il dott. Kugy cercava porto di … vassallaggio. Gli amanti della stato allontanato fisicamente e spiritual - guerra dell’Italia, nel giugno del 1940, in - sulle montagne la pura gioia, possiamo montagna coronarono Kugy re delle Alpi mente dal luogo più familiare, dal luogo contrò nel Coroneo triestino tra gli arre - perciò dedurre che il dott. Kugy era so - Giulie. Ma è lecito dubitare, come già ac - dei suoi anni giovanili, da uno scontro stati lo stesso Kugy. Lo scrittore alpini - prattutto un esteta, mentre il dott. Jug cennato all’inizio, che Tuma avrebbe ac - molto duro con la vita. Ed è proprio nel sta sloveno prof. dott. France Avœin ri - aveva una visione etica”. Continua poi cettato la parte di suo primo vassallo, rapporto con Trieste che emergono tra corda l’ultimo incontro e colloquio con spiegando l’estetica alpina di Kugy e il non solo per il fatto – se mi è permesso Tuma e Kugy le differenza di scelte di Kugy nella sua casa di Trieste in via S. suo rifiuto delle priorità sportive dell’alpi - ironizzare – che era repubblicano con - vita e di inclinazioni. Kugy, educato al Anastasio, avvenuti nel 1943, prima della nismo, quindi analizza i risultati di Kugy vinto, convinzione che gli fece perdere il senso patriottico come un buon vete - capitolazione dell’Italia, e riporta le se - anche dal punto di vista sociologico e ri - posto di maestro a Postumia. Questo roaustriaco, senza esagerazioni sciovini - guenti parole: “Che vergogna e che chiama alla memoria la sua vicenda tipo di sottomissione non era conforme ste e senza sterili schiamazzi, come lui scandalo ciò che deve sopportare la po - umana. Continuando con Tuma dobbia - al suo carattere. Tuttavia, non è lontana stesso afferma, è lontano dalla vita poli - vera nazioncina slovena! È vero che i fa - mo rilevare che i suoi scritti sono pagine dal vero la constatazione che Tuma so - tica. Per Tuma è diverso, soprattutto scisti erano sempre perfidi assassini, di vario genere. Da giurista pubblica, in - stanzialmente stimava Kugy, anche se perché l’alpinismo nelle sue scelte di vita traditori, ma il Tedesco! Tuttavia io credo fatti, saggi attinenti a questo settore. La non lo avrebbe mai ammesso. è solo uno dei suoi interessi, non il fon - profondamente nella vittoria della cultu - bibliografia di Kugy non contiene, inve - Sul letto di morte, prima di morire (5 damentale, come invece è l’interesse per ra. E se c’è un Dio giusto i Tedeschi deb - ce, titoli che facciano pensare a scritti febbraio 1944), Kugy si congedò dalla la politica. La sua predilezione per bono perdere e debbono essere puniti… dal contenuto diverso da quello sull’alpi - sua fedele governante con le parole Trieste nasce dalla convinzione politica qui sono Tedesco anch’io!”. La seconda nismo. Tuma, viceversa, scrive articoli e “Addio Pepina!”; nove anni prima Tuma, che la città doveva svilupparsi e tramu - guerra mondiale colpì la famiglia di saggi di filosofia e di psicologia (soprat - raccogliendo le ultime forze, aveva can - tarsi in naturale centro economico e cul - Tuma: i suoi due figli minori, il dottore in tutto su problemi sessuali), di storia e di tato l’inno francese, la marsigliese. 4 Alpinismo goriziano - 1/2008

giornata. Poi inevitabilmente arriva il Alpinismo momento di scendere e quando arrivia - mo alla forcella Lavaredo la nostra at - tenzione è catturata dalla via Comici alla parete nord della Cima Grande osser - Tre Cime (con mezzi francescani) vando alcune cordate ancora alla base, alle prese con le prime difficoltà del per - corso. Rientriamo al “Locatelli”. di MARCELLO BULFONI 22 agosto ro da solo in giro per le Alpi Helvesen da me già salita nel ’59. mo lungo un evidente diedro. Si sale poi Ci svegliamo con il ticchettio della Giulie il 15 agosto 1962. Prima Partiamo risalendo il camino, poi lungo il verso sinistra e di lì, su piccoli appigli pioggia che batte sulla lamiera del tetto del rientro a casa avevo deci - tratto della parete grigia e ancora verso lungo lo spigolo, mantenendoci di poco del rifugio. Non ci rimane che continua - so di passare da Cave del destra entriamo nel camino per arrivare sulla destra. Ci avevano assicurato che re a dormire. Quando ci alziamo, verso EPredil a salutare gli amici. Li trovai che sotto lo strapiombo giallo. Lo superiamo la via era chiodata. Di chiodi invece le nove, cade ancora una pioggia legge - stavano festeggiando Ignazio, Berto, direttamente e, nuovamente nel camino, nemmeno l’ombra. Tiro dopo tiro supe - ra. Durante la giornata mantengo l’alle - Sergio (Piussi, Perissutti, Bellini n.d.r.) arriviamo alla forcelletta. Di lì alla cima il riamo la verticalità della roccia. Oramai namento salendo la Salsiccia di per la salita al pilastro del Piccolo tratto è breve come breve è la sosta. ci siamo alzati di parecchio e ad ogni Francoforte da tutti i suoi lati sperando Mangart. Mi presentarono Sergio e par - Scendiamo e con alcune corde doppie tiro ci aspettiamo di trovare traccia di nel contempo che il tempo migliori. lando del più e del meno mi disse che arriviamo alla base. passaggio. Difficoltà estreme, appigli 23 agosto aveva ancora parecchi giorni di ferie a non buoni e di chiodi nessun segno. Durante la notte piove a scrosci e disposizione. Ci accordammo così per 20 agosto Comincio ad innervosirmi. Adesso è il alle 5, quando mi alzo a guardare fuori, andare in Lavaredo. L’appuntamento fu Usciamo dal rifugio verso le sette, fa turno del mio compagno che sale per piove ancora. Non ci rimane che dormi - fissato per il giorno 18 al rifugio freddo. Oggi il nostro obiettivo è la via trenta metri e mi recupera. Vado avanti “Locatelli”. re. Verso le sette ha smesso e vedo il Fehrmann alla Cima Piccola. Risaliamo il su roccia sempre verticale con appigli Al rientro a casa comincio subito a cielo con ampi spazi d’azzurro. canalone gradinando, poi deviamo a si - piccolissimi e dopo circa 25 metri sono preparare lo zaino: alcuni ricambi di Decidiamo quindi rapidamente di anda - nistra. Guardo l’attacco dello spigolo intrappolato dalle difficoltà, sospeso nel biancheria, qualcosa da mangiare e il re alla parete nord della Cima Grande. Dibona alla Grande e molti ricordi mi vuoto e senza alcun chiodo intermedio. materiale alpinistico che consiste in Alle nove siamo alla base e mentre mi passano per la mente. Per forza devo attraversare verso destra venti moschettoni di ferro, alcuni spez - preparo osservo due francesi che stan - zoni di cordino di canapa e la mia prima Dobbiamo muoverci, siamo a nord e e, con mia grande sorpresa, vedo quat - no arrampicando. Quando li raggiungia - corda di nylon comperata per l’occasio - mo sono alla base della fessura, dove ne. iniziano le difficoltà vere e proprie, e Il sabato sono a Udine in via dopo diversi tentativi ci lasciano il Mercatovecchio pronto a salire sulla passo. Salgo lungo la fessura fino a corriera, la USA, che parte da Trieste e dove questa si perde nella parete, attra - fa sosta in ogni paesino. Verso le 15, verso a sinistra e poi ancora su diritto. con mio grande sollievo, scendo final - Devo superare diverse difficoltà prima di mente a Misurina. Zaino in spalla, mi in - arrivare ad un punto di sosta dove mi raggiunge il mio compagno che si la - cammino e alle 19 sono in vista del rifu - menta con me perché sono salito sal - gio “Locatelli” dove c’è Sergio che mi tando troppi chiodi. “Oggi ho una gior - aspetta. Prima di arrivarci però faccio nata buona” - rispondo, ma in realtà l’ho una breve fermata nei pressi di un fatto perché non ho molta confidenza masso che mi aveva dato riparo prima con l’arrampicata artificiale e infatti non della salita allo spigolo Dibona alla abbiamo con noi nemmeno le staffe. Cima Grande. C’erano ancora i sassi Sergio parte verso destra e lo vedo con i quali avevo costruito un muretto salire una fessura strapiombante e dopo per proteggermi dal vento durante la circa 25 metri si ferma e ci riuniamo. lunga sosta. Osservo alla mia destra un diedro nero Ma ritorniamo a noi. Ceniamo e ci strapiombante. Parto e lo supero. La accordiamo per la salita del giorno roccia è compatta. Mi sposto ancora dopo: la Comici alla Punta Frida. verso destra e dopo pochi metri sono su Dopodiché ci ritiriamo nel sottotetto del di un terrazzino. Recupero il compagno rifugio a dormire. Tre Cime di Lavaredo che riparte a sua volta verso sinistra, si alza per una decina di metri e si trova 19 agosto alla base di una fessura strapiombante fa freddo. Ci alziamo per rocce facili e tro chiodi. Senza pensarci due volte e Mentre cammino verso l’attacco alta circa 20 metri che arriva ad un ter - siamo alla base della via. Dopo i con - con una traversata molto esposta li rag - della via mi chiedo se sono all’altezza razzino. Parto, supero i primi dieci metri sueti preparativi siamo pronti per affron - giungo e, dopo essermi ben assicurato, del compagno. Ma oramai è tardi per i e sono alla base della fessura, la studio, tare i primi tiri di corda. La via si fa sen - mi faccio raggiungere dal compagno. dubbi, sarà quello che sarà. ricomincio a salire e mi rendo conto di tire con le sue difficoltà: tiro dopo tiro Adesso è lui davanti ma passa poco e Arriviamo alla base della parete, ci come strapiomba. Quando ci riuniamo, superiamo la parete con passaggi che mi chiama. Devo superare un diedro prepariamo, siamo pronti. Attacca poco dopo, intuisco dal suo sguardo diventano sempre più difficili. Penso con giallo strapiombante al termine di una Sergio, lento e sicuro supera la parete quello che mi aspetta: un diedro stra - verticale, aggira il tetto e sparisce dalla molto rispetto agli uomini che hanno su - paretina anch’essa strapiombante. piombante. Lo supero molto lentamente mia visuale. Poco dopo mi chiama e in perato questa parete per la prima volta Fortunata mente trovo qualche altro fino ad arrivare al suo termine, poi con - breve lo raggiungo. Proseguo io per una nel 1909 con mezzi molti più rudimenta - chiodo. Arrivo sotto un soffitto e non mi tinuo su roccia compatta spostandomi trentina di metri di roccia gialla e stra - li dei nostri. La via è poco chiodata. rimane altro da fare che seguire le corde verso destra e salendo alcuni piccoli piombante. Quando il compagno mi rag - Seguendo una fessura e dopo un cami - facendo anche qualche tentativo di to - strapiombi fino a raggiungere un punto giunge riparte immediatamente e, dopo no arriviamo in cima. Siamo soli e ci go - gliere alcuni chiodi per averne una scor - di sosta dove recuperare Sergio. È a lui altri venticinque metri mi recupera. Ora diamo il superbo panorama che ci cir - ta minima di sicurezza. Dopo esserci riu - che spetta adesso di superare un diedro è nuovamente il mio turno: devo attra - conda. Rimaniamo lì sopra a lungo niti viene il mio turno in testa. Attraverso di roccia nera e compatta. Prosegue fino versare verso destra per entrare nel die - prima di deciderci a scendere. a sinistra e prendo lo spigolo vero e pro - ad una sosta abbastanza comoda. dro strapiombante. È chiodato ma io Rientriamo al rifugio passando sotto lo prio che risalgo fino ad una terrazza. È la Salgo lungo un pilastrino e vado verso non conosco la tecnica dell’artificiale, Spigolo Giallo, la nostra meta di domani. volta di Sergio, lo vedo sparire dentro ad destra, continuo per una fessura e arrivo così preferisco saltarne parecchi per far Ma è ancora presto, così gironzoliamo un camino strapiombante. Il comando ad una terrazza. Quando ci riuniamo il scorrere meglio le corde. Salgo fino a nei dintorni. La sera prepariamo gli zaini ritorna a me e velocemente supero le compagno mi dice che le difficoltà sono raggiungere una cengia dove recupero il e rileggiamo la relazione della via, poi a difficoltà che mi trovo davanti. Adesso ormai finite. Lo vedo scendere alcuni mio compagno. cena e ci ritiriamo a dormire. siamo nuovamente riuniti e devo supe - metri, fa un traverso a sinistra e poi risa - Sergio prosegue per un marcato ca - rare un tratto di roccia malsicura. Passo le una serie di camini. Quando lo rag - mino e quando lo raggiungo lo ritrovo 21 agosto le corde in alcuni chiodi e sfilo 35 metri. giungo mi accorgo che non vedo più i seduto comodamente su un cengione. Colazione a base di pane nero e È il turno del mio compagno, così quan - ghiaioni sotto i piedi. Adesso spetta a Da lì per una serie di paretine, salendo marmellata con l’accompagnamento di do mi chiama faccio un ultimo tentativo me superare la fessura di destra con sempre a comando alternato ci ritrovia - un mezzo litro di acqua calda alla quale di togliere qualche chiodo ma immedia - buoni appigli. Poi è il turno del mio com - mo in cima. Una stretta di mano e poi, in poi Sergio aggiunge la polvere tamente le corde si tendono come quel - pagno di salire un camino-colatoio fino silenzio, osserviamo il paesaggio che ci “Ovomaltina” della quale ha fatto buona le di un violino. Non mi rimane altro che ad arrivare sopra un grande tetto nero circonda: un mare di cime. scorta in Svizzera. Ancora un’occhiata rinunciare. Una stretta di mano e un’oc - dove si ferma. È la mia volta adesso. La giornata è bella e il sole ci scalda alla relazione. Lo Spigolo è lì e non ci si chiata all’orologio. Sono passate tre ore Vado veloce, ho visto due corde che ma bisogna scendere. In breve ci trovia - può sbagliare per cui decidiamo di la - da quando ci siamo staccati dalla base, vorrei recuperare ma Sergio non vuole mo sull’ampia forcella che divide la sciare la guida in rifugio così evitiamo di tre ore che non dimenticherò mai perché che lo faccia ed è irremovibile. Ci riman - Cima Piccola di Frida dalla Cima rovinarla. Ci avviamo verso il nostro intensamente vissute. Sulla cima siamo gono da salire ancora pochi camini che Piccola. Sostiamo per osservare la via obiettivo e, arrivati alla base, attacchia - soli e rimaniamo a lungo a goderci la ci portano alla cengia che attraversa la Alpinismo goriziano - 1/2008 5 parete nord. Sostiamo per slegarci e via normale. In breve siamo alla base. Ci delle Tre Cime comincia a soffiare un Con la solita corriera verso le 20 proseguiamo verso destra fino a giunge - incamminiamo verso il rifugio superando vento gelido che spazza le nuvole e il sono a Udine e per i mezzi di trasporto re sul versante sud e poi, in breve, in la forcella Lavaredo. Volgiamo gli sguar - cielo si fa di un azzurro intenso. Così de - locali sono fuori orario ... non mi rimane cima. Festeggiamo con una stretta di di alla parete appena salita. Sono nove le cidiamo di andare a ripetere la Preuss che percorrere i 9 kilometri che mi sepa - mano. cordate impegnate, i francesi sono ora - alla Piccolissima. A mezzogiorno siamo rano da casa con le mie gambe. Abbiamo vissuto ancora una volta mai usciti dalle difficoltà ma gli altri sa - all’attacco. I soliti riti poi il mio compa - Il sogno di salire la Cassin alla Ovest momenti indimenticabili. Le sei ore che ranno costretti a bivaccare. Al rifugio ci gno parte, supera la paretina iniziale e è rimasto nel cassetto. I compagni che abbiamo trascorso in parete sono state prepariamo subito gli zaini per la salita una fessura che porta sotto un lungo ca - ho trovato in seguito non si sono sentiti molto intense e ora ci appaga anche il dell’indomani, la Cassin alla Ovest. mino che viene salito un po’ a destra e sicuri poco prima della famosa traversa - superbo panorama con la Croda dei un po’ a sinistra. Dopo tre tiri di corda ta e così, pur avendo in seguito ripetuto Toni, la Croda Rossa d’Ampezzo, il 24 agosto siamo sulla cima a goderci il panorama più volte la Cassin alla Piccolissima, lo Cristallo, l’Antelao, le Marmarole con i vi - Quando mi sveglio sento ancora il e il sole adesso caldo. Scendiamo a spigolo Demuth alla Ovest, la Dulfer alla cini Cadini, il tutto sotto un cielo di nubi familiare ticchettio della pioggia. Smette corde doppie e ci avviamo al rifugio. Cima Grande, mi è sempre mancata la che si rincorrono. Scendiamo lungo la che sono circa le 10 e 30 e sul pianoro Domani ognuno ritorna a casa sua. parte nord della Cima Ovest.

ad un punto più sicuro. La prima corda da Esplorazione 150 m è finita, ma ora è possibile avanza - re più speditamente grazie alla minor pendenza, mentre via via che si scende il canyon diventa più ampio e meno oppri - Alpi Giulie sconosciute: il Rio del Vento mente. Superati in arrampicata alcuni sal - tini ecco comparire la prima acqua, che filtrando dai sassi forma subito un vivace di LORENZO MARINI torrentello e pozze intervallate da scivoli che bisogna armare fino all’orlo di una cascata di una certa importanza. Sono Poiché esplorare significa inol - stati superati circa 350 m, la corda è trarsi in terreno ignoto per conoscer - esaurita e si tornerà la prossima settima - lo e descriverlo, si potrebbe dire che na, decisi a completare la discesa. La ca - la rivelazione alpinistica delle Giulie si scata dove ci siamo fermati è alta 35 m e è conclusa il 12 ottobre 1927 con la da qui inizia la parte più semplice e mo - salita di Dougan e Pezzana al Jôf di notona, con le pareti distanti circa 40 m e Miezdì. Bisogna tuttavia ricordare che il fondo occupato da massi di ogni di - queste nostre amate montagne non mensione, tra i quali l’acqua si è infiltrata sono fatte solo di cime, ma anche verso livelli più bassi. A 650 m dall’inizio delle trarotte forre torrentizie che inci - la gola cambia nuovamente morfologia, si dono i loro fianchi. Gli alpinisti si sono fa più stretta ed assume l’aspetto che limitati a risalire quelle gole che por - manterrà fino allo sbocco sulla strada per tavano a strategici intagli, ma in tante . Grandi macigni incastrati tra altre nessuno ha avuto motivo di av - le pareti verticali formano salti problema - venturarsi e quando i valligiani lo tici che c’impegnano parecchio e consu - hanno fatto per cacciare il camoscio, mano rapidamente la scorta di corde e sono significativi i nomi dati a questi chiodi, mentre l’acqua, che era sparita luoghi inquietanti e minacciosi: sfon - 300 m più a monte, è ricomparsa sull’al - derât, infiâr. Nemmeno le più recenti veo roccioso. Comincia qui la parte più foto aeree hanno rivelato quante ca - tecnica ed avvincente della discesa, in un scate ci sono nell’inaccesso tratto succedersi di saltini acquatici, meandri mediano del Rio Montasio. Mi son allagati e traversate su placche limose fermato spesso davanti alla tetra fen - dove non c’è posto per l’arrampicata ele - ditura con la quale il Rio del Vento gante. Arriviamo così in vista della strada, sfocia quasi sulla strada della Val ma prima bisogna superare il salto più Raccolana e il gelido soffio che ne suggestivo di tutta la discesa, spostando - esce mi pareva quasi un invito a co - si con una breve traversata dalla linea di glierne il segreto. Memore dell’aristo - caduta dell’acqua; per esso e per i se - telico mònito (potentia est in juniori - guenti utilizziamo l’ultima corda da 50 m bus, prudentia autem in senioribus) e, rimasti quasi senza materiale, ci calia - ne ho parlato a mio figlio e leggendo mo dalle ultime asperità con una sorta di ciò che ha scritto è come se avessi spago marcio scovato in qualche cantina. preso parte anch’io all’impresa, meno L’avventura si conclude con alcuni salti difficile del previsto ma ugualmente grondanti che ci portano all’uscita del esaltante per le sensazioni che si pro - canyon, con l’acqua che, persa la sua vano visitando terre incognite. energia cinetica, stancamente confluisce D.M. nel torrente Raccolana per avviarsi verso l’Adriatico, dal quale tornerà un giorno l Riu dal Vint dei locali è una gola alla montagna nel suo ciclo senza fine. che solca per tutto il suo sviluppo il Noi invece dobbiamo risalire subito per versante orografico sinistro della Val recuperare il materiale messo in opera nelle due uscite, affidando agli ancoraggi Raccolana, dall’omonimo torrente al Scendendo il Rio del Vento Icrinale di spartiacque con la Val Resia, la testimonianza che l’uomo ha voluto in - per un dislivello di 900 m. Il nome deriva dagare anche quest’infima ruga del pia - dal fatto che dallo sbocco della forra si neta. Per la verità una traccia l’abbiamo sprigiona un forte e costante vento cata - nica, ovvero da una linea di faglia, ipotesi fisse, una tecnica più impegnativa e fati - trovata nell’unico punto in cui una facile batico dovuto alla conformazione a questa avvalorata dal suo andamento cosa rispetto a quella delle doppie, che cengia consente di entrare nella forra da canyon della profonda forra, la quale si perfettamente rettilineo. garantisce però maggior sicurezza di pro - una pendice boscosa non lontana dalla presenta nella parte terminale, visibile Alcuni anni fa prendemmo in consi - gressione e di ritorno. L’accesso al Rio strada: è un vecchio e contorto piolo di dalla strada, angusta e verticale, in modo derazione la possibilità di una discesa del Vento si trova a pochi metri dal ferro confitto in una placca, messo per che i raggi solari vi penetrano brevemen - della gola, ma il progetto tardava a con - Sentiero CAI 632 che porta al Bivacco motivi inspiegabili da boscaioli o caccia - te e per pochi mesi all’anno. La portata cretarsi per la convinzione che qualcuno Crasso ed appena usciti da una faggeta tori, oppure risalente alla Grande Guerra, del rio che vi scorre è piuttosto scarsa e, l’avesse già fatta ed avesse omesso, per lo si vede sprofondare con una china de - quando si realizzarono nella Raccolana da nostre ripetute osservazioni, non subi - trascuratezza o per altri motivi, di darne tritica che subito s’incassa tra pareti ver - numerosi apprestamenti difensivi. sce sensibili variazioni in relazione alle notizia. Il dubbio di esser stati preceduti ticali. Scendiamo tenendoci alti sulla sini - La discesa del Rio del Vento non ha precipitazioni atmosferiche; abbiamo privava l’impresa della componente più stra per evitare il fondo ghiaioso della portato a scoperte interessanti, non ha anche notato che in occasione di piogge stimolante: passare dove altri sono già gola, incontrando molte difficoltà per frapposto eccessive difficoltà o rivelato intense il flusso idrico non aumenta mai al passati è un po’ come avanzare sulla piazzare i fissaggi a causa della cattiva particolari bellezze; d’altra parte non ci ha punto da divenire pericoloso, come suc - neve segnata già da impronte, perdendo qualità della roccia alquanto marcia e alla impegnati ai limiti delle nostre capacità cede generalmente nei torrenti montani. così il gusto di farlo. fine del traverso ci caliamo in verticale né ci ha esposti a pericoli mortali. Ciò dipende dal fatto che il Rio del Vento Avuta conferma dai valligiani che sa - per 35 m nel cuore del canale. Il primo im - Tuttavia ha suscitato in noi, che per primi non ha un vero e proprio bacino imbrife - remmo stati i primi, in autunno partiamo patto è deludente: siamo in una gola ne abbiamo svelato il mistero, quell’inef - ro, in quanto non è stato formato dall’a - da Stolvizza con il materiale necessario molto stretta e ripida, occupata da un in - fabile piacere che si avverte camminando zione escavativa delle acque meteoriche per scendere i primi 200 m del Rio, aven - sidioso ghiaione di pietrame mobile che su un lenzuolo candido e virginale di neve ma verosimilmente da un anomalìa tetto - do deciso di attrezzare tutto con corde ci costringe a procedere attrezzando fino appena caduta. 6 Alpinismo goriziano - 1/2008

Il racconto Sul Trisul con un amico

di MARIO SCHIAVATO (seconda parte)

cco ancora qualche nota tratta Il mattino dopo si parte per tempo. malayane è certo uno dei capitoli più cuore grande ed i calli sulle mani. dal mio quadernetto: “Ci voglio - La salita non è difficile. Neanche ci oc - complessi e ancor oggi controversi Rimango a bocca aperta. Inutile la mia no ancora due giorni per arrivare corrono corda e ramponi. Ma quando delle religioni asiatiche dati gli apporti requisitoria. a quello che sarà il nostro campo arriviamo al campo uno – gli sherpa buddisti, induisti, maomettani che nei Ebase. Risaliamo dapprima la morena sono partiti prima di noi, hanno monta - millenni sono confluiti mescolandosi fra E così il giorno dopo affronto da solo la fino al punto in cui confluisce con le ca - to la tenda e preparato la solita minestra loro. Ne è risultato un mosaico che è lunga dorsale innevata che porta al scate di ghiaccio che scendono dal per la cena – vediamo rotolare sulla cre - ben difficile districare, davvero. Ma per campo due. Due passi e un ansimo. Altri Maiktoli, poi scantoniamo e siamo final - sta terminale enormi ventagli rutilanti, capire veramente l’Himalaya e le sue due passi e una sosta. La neve talvolta mente sul bordo del Trisul. E possiamo come una danza macabra che ci mette popolazioni – ehi, mi senti? sei sveglio? è così soffice che mi infilo come una vedere la vetta agognata. Si capisce su - addosso non poca apprensione. – bisognerebbe almeno conoscere le pertica fino al collo e tirarmi fuori diven - bito che, da questa parte almeno, non ci Comunque io non rimango al campo. linee essenziali del buddismo che è l’e - ta faccenda seria, estenuante. Stupido saranno difficoltà tecniche particolari al - Non mi sento bene. La nausea mi scon - spressione tipica dell’anima orientale e come sono, non mi sono portato dietro l’infuori di alcune vaste crepacciate e di le racchette. Due muraglie di ghiaccio qualche breve murata di ghiaccio che si poi mi fanno diventar quasi scemo! potranno comunque superare. E logica - Devo aggirarle e non è semplice. mente l’altezza e l’estrema ampiezza Raggiungo il campo due. Breve pausa, della montagna. L’ immen sità come l’ha altro tè schifoso, e quella sera, al ritorno subito definita Maurizio. Il tempo si man - in quello più in basso, nella tenda vuota tiene bellissimo, ma sulle creste i venti perché il mio compagno è sceso con le sollevano la neve fino a considerevoli al - sue fisime e con le sue ubbie, chissà se tezze. Talvolta il rumoreggiare del ghiac - lo troverò più al campo base, scrivo: ciaio che crolla, gli schianti, i boati sem - “Sono state sei ore di solitudine e di brano terremoto. La dorsale della more - sforzi terribili. La rarefazione dell’aria mi na s’allarga sotto il Devistan. C’è un obbligava a frenare il passo, a sostare altro gruppetto, francesi, che sta andan - di tanto in tanto, curvo sulla piccozza. do verso il basso. Hanno tentato anche Mi dispiace per Maurizio. Un vero testo - loro, ma senza troppa fortuna pare. ne!” Eppure avevano un tempo splendido. Io dovrei passare la notte assieme al Ma i venti? Già, i venti... piccolo sherpa Kami. Di poche parole il Io e Maurizio ci fermiamo presso un giovanotto, che però mi assiste come torrentello a farci un bagno, in fretta, se fosse una balia. Beh, qualche parola nudi tutti e due, e quando arriviamo la dice anche se io non capisco il suo sullo spiazzo ad oltre quattromila metri, idioma. Accenna ad un numero tre con gli sherpa ed i portatori hanno già mon - le dita spalancate. Dunque devono aver tato le tende. Una minestra calda con - montato il campo tre. Io comunque ad sumata in fretta all’aperto, una scatolet - un tratto decido di scendere perché ta di tonno per ciascuno e poi, piuttosto m’accorgo dei banchi di nebbia che sal - stanchi, io con i primi sintomi del mal di gono su rapidi anche se il Nanda Devi è montagna, ci mettiamo al sole. spuntato, giganteggia dietro lo schiena - Giù la vallata è tutta ruggine, i tor - le del Devistan e il Changabang è una renti nastri d’argento, le fauci spalanca - favola di zucchero. te dei crepacci azzurre e verdi. Si sta Infatti quando arriviamo al campo uno bene dietro il masso. Le vette sono una fiocca fitto, la temperatura è notevol - processione di giganti incappucciati. mente scesa, l’azzurro è scomparso. Ho Maurizio mi mostra pietruzze che ha la barba incrostata di ghiaccio e forse trovato tutte luccicanti di cristalli verdi e anche per questo non mi fermo, conti - rossi e neri. Il suo sorriso buono è per nuo a scendere a saltelloni fin quando, me come una medicina. Indugio a bella col buio, arriviamo al campo base. posta con i suoi gioielli in mano, il cuore Maurizio m’aspetta in tenda ma non che trabocca non so neanch’io per che parla, tossisce a tratti ed io, con un cosa. Forse per la consapevolezza di grande sforzo, non riesco a dirgli altro essere un uomo fortunato o per la co - che la sua decisione è una assurdità. munione con la natura così primordiale - Perché scappi? – ripeto. - Perché? Sei che mi esalta. E Maurizio pare capirmi, pulito come me. Dentro, sei pulito come sta tranquillo mentre scrivo sul mio qua - l’aurora dei tuoi occhi. dernetto. Tace. Non mi chiede che cosa - Tu non sai, tu non puoi capire... annoto ma ad un tratto mi agguanta le Fuori il sibilare del vento diventa una mani, guarda a lungo le mie palme. Giglio martagone sinfonia macabra. Ogni tanto quella Dice: notte dobbiamo uscire dai sacchi a pelo - Calli. Calli grossi sulle tue. Le mie per scuotere la neve dalla tenda. Che volge le viscere, una forte emicrania mi si fonda sull’evidenza che la vita umana mani invece lisce, sono quelle di un fi - continua a cadere per tutto il giorno fa persino battere i denti. Sono cose è dolore, proponendo una via di libera - glio viziato e sfaticato. Dicono, un pa - dopo ed io mi consolo al pensiero che che conosco. Le ho già provate. Lascio zione che conduca lo spirito a sfociare rassita. quello doveva essere uno di riposo. Maurizio solo. Mi dispiace, lui vorrebbe nella gioia contemplativa. Secondo La nostra sarebbe potuta diventare seguirmi ma io insisto, lo incoraggio a quella religione – capisci quello che una lunga serata di confidenze. Ma egli Il mattino che segue s’annuncia come rimanere per potersi acclimatare meglio dico? – il dolore nasce dall’attaccamen - tace schivo, imbarazzato. Posa il capo una giornata stupenda: il cielo è terso e to alle cose. La vita deve tendere ad un sul masso, chiude gli occhi ed è piutto - e faccio ritorno alla base. Con uno sher - tutt’attorno il panorama ha assunto progressivo distacco con meta ultima il sto tardi quando andiamo ad infilarci nel pa. Un ritorno difficile. Ogni tanto cona - nuove, stupende proporzioni. Gli sherpa nirvana, cioè il vuoto assoluto. Quando sacco a pelo. Joshu con gli sherpa ed i ti di vomito mi fanno strabuzzare gli con una trappola rudimentale hanno si riesce ad entrare nell’ordine di queste portatori si è chiuso nella sua tenda bu - occhi, mi fanno ansimare. Ma il giorno catturato una donnola che devastava le idee, allora diventano chiare molte cherellata. Stanno certamente fumando dopo sono di nuovo in forma. È incredi - derrate alimentari e Joshu parla della cose... i sigarini fatti col tabacco coltivato in bile la possibilità di recupero scenden - tigre delle nevi le cui tracce sarebbero casa e con una presina di canapa, qui do di poche centinaia di metri. E ancora bla, bla, bla... state viste poco lontano. Ma forse sono l’hashish non è peccato, è una pianta Raggiungo Maurizio che mi è venuto in - Ad un certo punto Maurizio mi scrolla, solo chiacchiere. Un’aquila invece, dal spontanea, dà un po’ di euforia sola - contro a metà percorso e posso pernot - violentemente. Immagino i suoi occhi volo solenne, sorvola la zona certo alla mente, un po’ di benessere e di riposo tare a 5400 metri senza un filino di nau - spalancati quando mi dice: ricerca dei resti delle due capre sacrifi - dopo tanta stanchezza. Il tè che ci ven - sea, senza - addirittura, - il minimo mal - Senti: tu continua da solo. Io mi fermo cate sulla nostra mensa. Gli sherpa che gono a portare più tardi, non ha più il di testa. Comunque mi sembra che egli qui, mi fermo qui ad aspettarti. Sono con me s’avviano su per la dorsale, buon sapore dell’acqua di sorgente. È stia più bene di me perché questa sera troppo sporco, io. Non voglio profanare chiacchierano senza posa, ridono. Poi ghiaccio sciolto, ributtante. Ce lo dovre - parla e parla. Tutto teso, infervorato, mi questa montagna che è fatta solo per anche Maurizio ci raggiunge, trafelato. mo subire per parecchi giorni. spiega che lo studio delle religioni hi - gente come te, con gente che ha un Si vede che ha cambiato idea. Alpinismo goriziano - 1/2008 7

Ed ecco in breve quell’ennesima salita per la dorsale, per non precipitare tra i continuare, su e su, come un dannato I ramponi voraci mordono la crosta, lo dalle note riassunte dal mio quadernet - crepacci che da quassù sembrano orgoglioso della propria dannazione”. sforzo è estenuante. Ogni due passi to: enormi fauci spalancate di mostri inde - dobbiamo fermarci, ansanti, la corda “Il sole nuovo taglia tutte le vette di cri - moniati. Davanti ad un basso muraglio - Ancora le mie note: ben ancorata alle piccozze. Le tempie “Alle due Joshu si mette a sciogliere la stallo. Diretti al campo uno procediamo ne di ghiaccio che non riesco a scaval - sembrano scoppiarci. Anche la lucidità neve, ma la fiammella della bomboletta spavaldi nel gioco di peste di animali in care comincio a piangere, inconscia - se n’è andata e ci pare, talvolta, di al - del gas vacilla, fiacca. Probabilmente a questo che io credevo un deserto pietri - mente. Maurizio avvolge la corda alla zarci in volo. Per fortuna non ci sono più ficato: è tutto un ricamo tra uno spunto - quest’altezza non ha l’ossigeno suffi - piccozza ben piantata, mi assicura per muraglie di ghiaccio. Poi tutto diventa ne e l’altro. Topi, uccelli... La sera cala ciente. Alle cinque sorbiamo dell’acqua bene, poi mi agguanta per le spalle, per più facile anche se praticamente siamo presto dietro il Trisul due (la terza vetta mezzo gelata. Alle sei siamo fuori. La diventati due automi. Ma la vetta, la vita, mi alza, mi spinge su verso il cri - non è visibile da questo versante) e bi - corda è così dura che sembra d’acciaio. dov’è? La dorsale è diventata tanto nale che s’appiattisce. E così arriviamo sogna ficcarsi in tenda perché il termo - Per fortuna il vento è scemato. ampia, tanto estesa che pare inverosi - alle due tende. Uno sherpa esce dalla metro cala rapidamente di parecchio Un’apprensione mi assale: ce la faremo mile. Ormai l’altro versante s’estende sotto lo zero. Ad un tratto Maurizio prima, mi leva lo zaino, mi slaccia il cor - ad arrivare in vetta? Ed il ritorno? ampio davanti ai nostri occhi, tutto di cerca la mia mano, se la stringe al petto. dino, mi spinge dentro. Adesso piango Quell’incognita che mi ha tormentato vette aguzze. Maurizio comincia a gri - Poi se la poggia su una guancia e dice: dare. La mia voce invece non esce dalla - Una carezza... Forse tu non mi crede - gola asciutta. Ci abbracciamo, convul - rai, ma nessuno mi ha mai accarezza - samente. Non ho tempo per pensare, to... Soldi sempre, carezze mai. Mio non riesco a pensare. Né ad essere padre pensa agli affari, mia madre agli commosso o contento. Altri pochi stracci dell’ultima moda. – A fatica mi passi, in fretta. La vetta del Trisul, per racconta dei suoi problemi, delle sue me almeno, è quel pezzetto di ghiaccio angustie, delle sue ansie. Anch’io mi in quella immensità. apro ed è come se parlassi ad un fratel - Due foto scattate a fatica e poi giù. lo. Lui mi chiama affettuosamente gran - Frastornati, rotolando. Non ci interessa de Gigi e quando s’addormenta non più niente. Come se non esistessimo posso fare a meno di controllare se è neppure. Indifferenti come se ci fossero ben coperto. La notte è freddissima. Il altri al nostro posto e non ci cantasse il vento porta fin dentro la tenda il nevi - cuore. Microbi o dei sappiamo di pian - schio sollevato sulle creste. I nostri gere, questo sì, tutti e due, ma non co - sono brevi sonni pieni di incubi. Poi fi - scientemente.” nalmente spunta il giorno e si parte per Nel frattempo gli sherpa hanno smonta - il campo due. Ma la situazione è cam - to il campo tre e sono scesi. Nel pome - biata. Questa volta, dato che non abbia - riggio inoltrato arriviamo al secondo mo imbragature, dobbiamo legarci alla dove veniamo accolti con pacche sulle vita due cordini, prendere corda e mo - spalle ed abbracci. Poi ancora giù, la schettoni, infilarci i ghettoni, legarci i pista s’è allargata, ma al campo uno ar - ramponi. Appena dopo, su e su. Ho co - riviamo sfatti. Siamo così sfiniti che non munque tutto il tempo per guardarmi at - riusciamo a reggerci in piedi. Re cu- torno, per godere del caracollare di periamo la corda, ci slacciamo i cordini, vette che, man mano che ci alziamo, ci mettiamo subito in tenda, nel sacco a appaiono numerose all’orizzonte, mura - pelo senza slacciarci gli scarponi, ma glie fantastiche nel gioco di luci ed l’insonnia fa diventare lunghissima ombre. E quando avanziamo, sotto s’a - prono i crepacci. Nei larghi ed ampi tor - quella nostra notte. Io ho paura. Come nanti dei dossi ripidi alla ricerca della se fossi solo. Ogni sventagliata è come crosta gelata rapide sventagliate ci in - la zampata della tigre delle nevi. vestono, furie scatenate. Ho tanta sete. Un’assurdità. Al primo sole ci avviamo La gola è come se fosse di scorza d’al - tenendoci per mano. Siamo diventati bero ma se riesco ad inghiottire un po’ davvero due fratelli. Arriviamo nel tardo di saliva i conati di vomito mi sconvol - pomeriggio al campo base, un buon gono. Già, lo dico a Maurizio durante pasto ci rimette in sesto e poi ancora una pausa mentre ci riposiamo acco - neve, tanta neve. Tutta la notte neve vacciati dentro un buco nella neve: - Il fitta, fitta. Il monsone, dice Joshu Trisul non è una vetta difficile, no!, mi preoccupato, ha una sua bella coda, la dicevano i bene informati . Un’immensa ritirata è una disfatta. Soprattutto per lui estensione di neve e di ghiaccio. Ma bi - perché dai passi alti non possono arri - sogna provare. Venire qui e provare. I vare altri portatori e dunque siamo co - venti mi hanno asciugato e quando mi stretti ad abbandonare molte attrezza - prendo il viso tra le mani nel tentativo di ture e forzare le gole del Rishi Ganga scaldarmi le guance non ritrovo più la come avevano fatto i primi esploratori. mia fisionomia. O sono davvero dima - E quell’andare tra anfratti e dirupi, spes - grito tanto? - Arriviamo finalmente al so guadando il fiume impetuoso o attra - campo due messo su un tratto di more - Bosco di faggi con neve versandolo su ponti improvvisati dai na scoperta. Giunti prima di noi i due pochi portatori e dagli sherpa abbatten - sherpa con Joshu hanno già preparato do degli alberi colossali, avrebbe potu - un tè. Oro colato. Nella notte però non senza ritegno. Joshu mi leva le mano - per parecchi mesi, saprò risolverla ora to essere un supplemento di avventura riesco a seguire i discorsi di Maurizio. pole, anche i guanti di seta, sbatte i suoi che è diventata una necessità? - Gli se la fame non ci avesse attanagliato le Strambo filosofare il suo?”. sulle mie dita, le friziona, le riscalda cer - sherpa non ci accompagnano. Ti aiuta - viscere. Per cinque giorni senza niente cando di riattivare la circolazione. E ci no a montare i campi alti, gioiscono e da mettere sotto i denti. Ancora verso il campo tre: riesce perché sento pian piano ritornare tremano con te, ma la conquista di una E poi il finale una volta arrivati a “Andiamo con passo regolare, lentissi - la sensibilità, il dolore farsi acuto e poi, vetta per loro è un profanare gli dei, de - Josimath. Rifocillati nel tempio dei mo - mamente ma avanziamo. Da una parte e d’improvviso, allontanarsi. Quindi arriva vono superare un trauma che noi ben naci arancione, sostiamo per un paio di dall’altra, crepacci e crepacci. Dobbia - nientemeno che una camomilla! Calda! difficilmente riusciamo a capire – come mo fare molta attenzione, aggirarli se giorni di riposo in una cella come due Calda! Fuori le raffiche sono apocalitti - sempre sono parole sapute di Maurizio. frati francescani. Alla fine decido di ri - possibile. Non avrei mai creduto che che. L’altra tenda è stata sventrata. Dobbiamo dunque pensare a sbrogliar - Maurizio fosse così esperto, preparato. partire col solito pullmino lasciando la Siamo dunque costretti in quattro entro cela da soli. Da soli e senza vittimismi. È Fa un freddo cane. Il passamontagna di paccotiglia che mi è rimasta a Joshu. questa con due muri di ghiaccio che lui che apre la strada. Accorto, tiene la seta attraverso il quale respiro è diven - Maurizio ha preso una sua decisione. premono ai fianchi. Ci sistemiamo alla corda tesa, spesso sonda la neve. I suoi tato un baccalà, ho le mani tanto gelate Me la spiega con poche parole all’orec - meglio. Maurizio si tiene abbracciato, passi sono incredibilmente sicuri. che mi pare di avere due moncherini. chio mentre mi abbraccia: Quando raggiungiamo la dorsale ogni aggrappato a me. Teso. Per scaldarmi? L’orizzonte si allarga subito in modo im - - Ho trovato il mio Shangri-La. Torno a tanto sono costretto a tirare la corda, Per scaldarsi? Durante la notte mi sono pressionante, quasi ad ogni sosta. Oltre Lata. Ad intrecciar canestri con quel fermarmi e tentare di scaldarle sotto le chiesto tante volte che cosa cerco su il Nanda Devi si può già vedere la cate - vecchio monaco. Ti ho pur detto che ascelle. Ma è inutile. Comincio a preoc - questa montagna. Mi sono chiesto il na che continua all’infinito. Riconosco sono uno sporco. Vado a purificarmi. cuparmi, la piccozza mi sfugge, allungo perché della caparbia lotta contro la l’Api dalle descrizioni e la Gurla Prima di salire sul tetto del pullmino tra il passo. Il campo tre non deve essere furia degli elementi, quel cercare testar - Mandhata ad est. Il Kamet ad ovest. i soliti ragazzoni yes mister, mi abbrac - lontano. Appena dietro il colle, dentro do, in fondo all’anima, una scusa per Daghi, Kalanka, Changabang si sono cia un’altra volta. Ansimando aggiunge: una buca ha detto Joshu, a quota 6400 andare avanti. Non era importante so - confuse con le vette minori. La dorsale - Ti prego grande Gigi, accanto alla tua, metri. Il vento aumenta di intensità e tal - pravvivere, no, davvero. Io almeno non del Trisul diventa sempre più vasta, la conserva un po’ della mia anima. volta, per affrontare i refoli, dobbiamo mi sono mai posto quell’imperativo! Per lunga cresta che lo collega al Berthatoli Commosso, non posso fare a meno di ancorarci per non farci scaraventare giù me era importante giungere all’alba e Himal rimane in basso nel suo sfavillare. accarezzargli una guancia. 8 Alpinismo goriziano - 1/2008

triamo nella valle della Baœa e purtroppo Quattro passi dobbiamo seguire la strada asfaltata. Dopo circa un chilometro non possiamo non notare il monumento dedicato alla lotta partigiana, costruito con i binari fer - Ritorno alle origini roviari e una grande stella rossa al cen - tro; in altri tempi per questi posti avrem - mo potuto incrociare i Øorli... Arrivati al - di RICCARDO CECOVINI, CRISTIANO DELISE e ANDREA GRADEN l’altezza della stazione di Podmelec diamo uno sguardo dal piccolo ponte alla gola suggestiva e a quella che fu la avrebbe immaginato che la nostra sera - lassù, su per il pendio! I primi 50 metri odmelec, 1944. Alojz Øorli e sua prima fabbrica del territorio a sfruttare moglie Mojca decidono di riunirsi ta sarebbe stata così movimentata! Per nessun problema, abbiamo il passo svel - l’energia idroelettrica per la produzione. ai propri figli a Gorizia. Tra la valle spiegare il seguito bisogna però fare un to, ma senza correre, di chi comunque è Ormai si è fatto buio, ci manca solamen - della Baœa e quella del l’Isonzo si piccolo passo indietro d’un paio d’ore. in forte disagio. Giuro, non si vede che a te l’ultima rampa, ripidissima ma breve Pcombatte la guerra partigiana. La Mentre eravamo ancora alla ‘’periferia’’ 5 metri! A un certo punto un rumore, o che arriva alla nostra meta! Podmelec, Transalpina non è sicura per i civili, si di Kanalski Vrh, infatti, avevamo avuto meglio la consapevolezza di una presen - nominato fin dal 1300 per la sua impor - corre il rischio di vedersi requisire i pro - un imprevisto e, direi, quasi drammatico za. In una frazione la presenza si mette a tanza religiosa, svolse nel corso dell’800 pri beni. Di qui la scelta di compiere il incontro con una simpatica mucca loca - correre. È il panico!!! Sappiamo che c’è con la sua biblioteca la funzione di “ri - viaggio a piedi per difendere il proprio le che, forse spaventata o per altre sue qualcosa, che corre, forse verso di noi, è svegliatrice”. Forse, inconsciamente, tesoro: carni, formaggi, vino e altri ali - motivazioni, ci aveva attaccato con una molto vicina, ma non si vede. In un atti - menti spinti su un carretto. Saranno anche questo ci ha portato a venire furia più confacente a un toro. E guarda - mo il pensiero sbatte sulla mucca del molto apprezzati giù a Gorizia... quassù. Gorizia, ottobre 2007. Tre ragazzi, af - te che non stiamo esagerando, di muc - pomeriggio. Casa Øorli è lì, davanti a noi: ha oltre fascinati da questa storia, decidono di che in vita nostra ne abbiamo viste, ma -‘’Corri cazzo!’’ (Scusate l’espressio - due secoli. Alojz e Mojca non ci sono intraprendere lo stesso viaggio ma, que - quella era proprio invasata! ne ma ci sta tutta) più, ma in certe realtà che abbiamo ritro - sta volta, dalle loro case verso quella dei Øorli a Podmelec. Questa è stata la nostra avventura. Lasciatoci alle spalle il valico confi - nario di , risaliamo le pendici della lasciando presto l’artificiale asfalto per il bosco ormai autunnale. Il terreno è tagliato, bucato, a volte squadrato. - “Ciò, se qua te gavevi il metal se mettevimo a scavar!”. - “Te sa che non se pol!” Un po’ dappertutto trincee, gallerie, resti quasi irriconoscibili di vecchi co - mandi ci ricordano la Grande Guerra. Tra Sveta Gora e Vodice ci si apre davanti l’altopiano, Banjøice. Cruenti fu - rono i combattimenti fra le truppe italia - ne e l’esercito austro-ungarico che si scatenarono in questa zona tra il 17 e 29 agosto 1917. Di questi feroci scontri ri - mane la testimonia dei numerosi cimiteri di guerra dislocati anche in piccolissimi centri. Dalle quattro case di Baøke e dal suo cane lupo libero, una carrareccia nel fitto bosco di castagni ci indirizza verso Kanalski Vrh. Ogni tanto il sentiero ci mostra l’Isonzo: non lo sentiamo scorre - re, è troppo lontano. Invece, sentiamo come un rumore macinante: è la Salonit di Anhovo, adesso anche la vediamo! È una macchia grigia laggiù a fondovalle, creatura dell’industrializzazione sociali - Dal Golak verso NO, sullo sfondo le Giulie e al centro il Krn sta ex jugoslava. - “Se un schifo de veder!”. - “Almeno adesso i fa solo ce - Ma torniamo alla nostra panchina… Ma dove? Uno di qua e l’altro di qua vato si aiuta ancora il proprio vicino, si mento!” Tra una ciacola e l’altra son passate pure, convergiamo, ci scontriamo. La Proseguendo il cammino, siamo sui lasciano gli animali liberi di pascolare due ore, questo vino non è proprio un bottiglia di plastica del vino si accartoc - 700 m, l’ambiente cambia e il sentiero at - (anche troppo) e si lavora per ciò di cui si traversa zone prative, punteggiate qua e Bordeaux, fa freddo, non è passato nes - cia e risuona tetra nella valle. Dai che ce ha veramente bisogno. Ciò che noi ab - là da qualche abete e qualche ginepro. suno, e anche se le 21 ci sembrano an - la facciamo, ecco la fine del pendio, un biamo riscoperto era per loro assoluta - Qui il legame tra terra e uomo è sottoli - cora troppo presto decidiamo di tornare altro filo spinato. Uno di noi lo prende mente naturale. neato dalla presenza di vasti pascoli re - al campo. alla garibaldina: si scortica tutto. Il viaggio di ritorno in treno è di as - cintati: Kanalski Vrh è praticamente un Sappiate che: non abbiamo una pila, Trafelati, con il cuore in gola, ecco la soluto stupore: in 5 minuti siamo a Most villaggio di allevatori. Mucche e capre vi - la tenda dista circa 300 metri da dove ci tenda… na Soœi, in 25 a Kanal e in altri 15 rive - vono all’aria aperta, fienili e orti ricondu - troviamo ed è posta subito fuori del -‘’Mi vien da vomitare…’’ diamo Gorizia e questo ci sembra incre - cono a uno stile di vita ancora rurale paese in posizione elevata, non c’è luna. Solo adesso non stiamo in piedi dibile! Nelle nostre menti si crea una sebbene supportata da mezzi agricoli Vabbè, e allora? Allora c’è che ad un dalle risate! Abbiam riso due giorni! sorta di paradosso per il quale le dimen - molto moderni. Esempio illuminante di certo punto ci sono due cani lupo liberi ‘’All’alba del nuovo giorno’’, sotto sioni spazio-temporali tra andata e ritor - come si possano conciliare natura e seduti in mezzo alla strada. Sì, non due una pioggia antipatica, la nostra via se - no appaiono inconciliabili. gnata dalle carte subisce un’imprevista sviluppo. cani che vagano, ma seduti, in coppia, Siamo così giunti alla fine e consen - se non ti prende uno stai pur certo che ti interruzione a quota 640 m.s.l.m.... Un Ormai, come primo giorno, crediamo titeci di lasciarvi con un nostro pensiero. piglia l’altro. enigmatico ed enorme cratere ci diso - di aver fatto abbastanza e quindi deci - Siamo molto legati a Podmelec e alla -“Porca putt..! Io di là non passo!” rienta. Più tardi, forse, vi sveleremo cosa diamo che sarà il villaggio ad ospitarci casa che i Øorli ci han lasciato. Il nostro -“Ma dai! Basta che non sentano abbiamo scoperto al riguardo. Le nostre per la notte. Per nostra abitudine, pur viaggio sarà anche stato faticoso, ma la che hai paura!” percezioni ci consentono di ritrovare il non conoscendone le motivazioni razio - voglia che abbiamo sempre di tornare in -“Appunto, la paura ce l’ho e quindi sentiero che scende vertiginosamente al nali, ci muoviamo sicuri verso la chiesa: quel luogo supera qualsiasi ostacolo. La il manutentore-majster locale è persona la sentono sicuro!” paese di Avœe, che ricorderemo solo strada fatta a piedi ha creato nelle nostre molto cortese e ci consiglia in effetti di Sembra incredibile, ma non ci sono perché coincide con la metà del nostro coscienze un filo che ha unito la nostra piantare lì la tenda. altre strade per tornare a ‘’casa’’. Il vil - viaggio. meta al luogo in cui siamo nati. Ora, que - Sistemato il campo, inizia a fare buio laggio è stretto come in una valletta e Una cosa certa è che andando per ma, sono appena le 18,30 e, andare a ‘’la via dei lupi’’ è l’unica possibile. sentieri uno arriva dove gli pare…! sti due luoghi ci sembrano veramente dormire a quest’ora ci sembra contro na - No! Siamo uomini e siamo dotati di Da qui e fino a Most na Soœi il per - uniti nonostante esistano da tempo tura! Ci sarà pure una gostilna in questo intelletto! (Mmm..) corso segue dall’alto la linea ferroviaria, mezzi di comunicazione più veloci e pra - paese! E invece no… Passeremo per i campi! attraversando i vari ”Log”. Anche in que - tici. Il gesto che abbiamo compiuto ci ha Compriamo così un litro di vino da Così la prendiamo larga, giriamo ste microfrazioni isolate disposte sui come purificato tramite la fatica e ci ha una gentile signora e ci posizioniamo tutt’intorno al paese, ma non ci sono pendii la vita degli uomini è basata sul - permesso di nutrire un amore ancora più sulla panchina centrale del villaggio: al - varchi, sempre e solo recinti di filo spi - l’aiuto reciproco, un sistema quasi coo - vero e spontaneo verso la natura. meno così il tempo passerà prima e se nato: sta diventando un incubo. Non ci perativo applicato dalla costruzione dei P.S. Il cratere da noi osservato è un qualcosa dovrà succedere sarà lì, pen - sono soluzioni, bisogna entrare in uno di tetti delle case al portare i figli a scuola. bacino artificiale in costruzione che ser - siamo, che probabilmente accadrà. Chi quei recinti e puntare dritti alla meta, Dalla stazione di Most na Soœi en - virà a produrre energia idroelettrica... Alpinismo goriziano - 1/2008 9

Avremmo potuto desistere, anche nella preoccupazione di eventuali ag - gravanti sorprese che il lungo tracciato Lo “scudo dell’Innominata” avrebbe potuto riservarci, ma decidem - mo per il proseguimento non senza aver convenuto sull’attuazione di un di BRUNO CONTIN minimo di sicurezza. Al termine della prima, maledetta - mente troppo corta, lunghezza di ppena possibile, il passaggio corda, ci rendemmo conto che una sola dalle natie montagne del piccozza per due era insufficente in Pontebbano alle Alpi Giulie fu la logica evoluzione del mio al - rapporto all’estensione e ripidità del Apinismo. nevaio. E la frequentazione, integrata dalle A quel punto però, per non aggra - poche letture disponibili negli anni ’60, vare la situazione palesando le mie si fece intensa ed entusiastica, a pre - preoccupazioni non rimase che limitar - scindere dall’importanza o meno dell’i - mi a vaghi suggerimenti contando sulla tinerario scelto. capacità ed esperienza di Lorenzo. Quel 18 luglio ’74, la neve ricopriva Nella sosta successiva fui costretto ancora abbondantemente estesi tratti a fermarmi sopra una quindicina di cen - delle pareti del gruppo dello Jôf Fuart e timetri di neve marcia appoggiata pre - i ripidissimi e spesso ghiacciati scivoli cariamente su di uno spesso lastrone di che trovammo sul lato settentrionale ghiaccio. della Cengia degli Dei ci costrinsero a La piccozza, non penetrandovi che rimanere legati assicurandoci. per pochissimi centimetri non sarebbe L’avevamo raggiunta, risalendo il stata in grado di fornire alcun ancorag - tetro sperone dell’Innominata, guidati gio, né potevo contare sulla sola tenuta da una delle vie con cui iniziò a costruirsi la sua leggenda. a spalla in assenza di un’idonea au - La discesa in quelle condizioni, toassicurazione. verso e lungo la ripida gola Nord-Est, ri - Rimaneva soltanto la speranza di chiese un’attenzione particolare. non scivolare trascinandoci l’un l’altro Naturalmente, oltre all’entusiasmo nella caduta. per la prestazione garantitami dalla ca - Non successe nulla di allarmante, pacità e disponibilità di Silvano, anche se non nella mia mente tesa ad analiz - quel raccordo sottostante agli antri re - zare spasmodicamente tutte le even - pulsivi e agli esposti speroni delle tualità ed i conseguenti rimedi atti a Madri dei Camosci, si inseriva con neutralizzare uno strappo. estremo interesse nelle mie mire cono - Lorenzo, pur nella palese pericolo - scitive di quelle celebrate vette. sità, appariva abbastanza tranquillo L’occasione per un ulteriore ap - mentre io cercavo di sdrammatizzare il profondimento si prospettò la sera delicato momento con blande e scan - stessa quando, incontrato Lorenzo e zonate raccomandazioni. descrittagli la salita, mi propose per tre Sul lato opposto del nevaio che giorni più tardi un’ulteriore puntata nel gruppo, alla scoperta dell’appena inau - raggiunsi con estrema circospezione, gurato percorso attrezzato “Anita un robusto spuntone mi permise final - Goitan”. mente di fissarmi a qualcosa di solido Al tempo io, trentenne, avevo circa e, recuperatolo in vista del facile prose - la metà dei suoi anni, ma il divario ana - guimento gli confessai le mie angoscie. grafico non aveva impedito attraverso - Quelle di poc’anzi erano solo assi - numerose uscite in montagna, un bel curazioni morali: se fosse scivolato non rapporto che si prolungava anche nella sarei riuscito a trattenerla. vita quotidiana. - E solo ora me lo dici! Sapevo della sua difficoltà nel tro - - Certo, e le garantisco che è stata vare qualche coetaneo in grado di ac - la soluzione migliore. compagnarlo, il che lo spingeva a fre - In seguito, venne opportunamente quenti e poco opportune uscite solita - attrezzata una variante che evita a Sud rie; quindi accettai allettato dalla no - il sempre presente nevaio d’inizio sta - vità. gione. Scongiurando situazioni simili Memore dell’esperienza appena alla nostra e forse anche qualche di - vissuta, presi con me la piccozza e, vo - lendo fugare ogni possibile contrattem - La cima dell’Innominata da est sgrazia. po, anche una corda di una ventina di metri. Dalla Forcella di Rio Freddo rima - nendo a Sud della cima omonima il per - Vita sezionale corso mi era noto ed ora, con l’ausilio dei cavi, guadagnammo facilmente l’in - taglio sovrastato dall’ardita becca Tutti a scuola dell’Innominata. L’affacciarsi sul versante opposto mi incuriosiva, anche per il ricercato colpo d’occhio sulla via percorsa di cui ancora più attiva delle sezioni del CAI di di capire se desiderate partecipare a subivo prepotentemente il fascino. i è mai capitato, mentre siete al Gorizia e Monfalcone, rendendosi di - qualcuno dei nostri corsi, che possono La parte negativa della sorpresa, fu lavoro, a fare la spesa o state sponibile per qualunque informazione o essere: invece la vista di quanto ci attendeva studiando, di ritrovarvi persi in - alpinismo base ed avanzato nel proseguimento. Passando a Nord, un sogno ad occhi aperti, nel chiarimento tecnico, ogni primo e terzo Vquale voi siete i protagonisti di un’av - giovedì del mese. - roccia base ed avanzato lo splendido itinerario dedicato all’alpi - nista triestina cambiava totalmente ca - ventura in montagna? Non importa se Avete domande su materiali ed at - - arrampicata libera (non preoccupatevi, ratteristica: uno scivolo innevato e quello che sognate è un sentiero, una trezzature? Volete saperne di più su si utilizza la corda!) spiovente sopra raggelanti baratri rico - via normale, una ferrata, una via di roc - una determinata via di roccia? - ghiaccio. priva totalmente le rocce su cui sarem - cia o di ghiaccio; ciò che conta è esse - Desiderate chiarimenti su manovre di Contiamo sulla vostra presenza! re lassù, tra il verde di prati e pini, o corda o su come affrontare qualunque mo dovuti transitare. Ricordate ... il primo e terzo giovedì sulla grigia roccia, o su ghiaccio e neve, ambiente con la massima sicurezza? Era il famoso “Scudo dell’Inno - di ogni mese minata”, citato e considerato con estre - con il sole in viso e il cielo azzurro Troviamoci il giovedì sera, dalle mo rispetto già da Julius Kugy. Una la - sopra la testa. 21,00 alle 22,00, al CAI di Gorizia e vi ri - Fin da ora possiamo fornire le date bile traccia residua indicava l’avvenuto I vostri sogni sono questi? Vi garan - sponderemo in modo semplice ed programmate per i corsi 2008 (lezioni passaggio in traversata; sopra, nella ri - tiamo che lo sono anche per noi! esaustivo. Sarà anche questo un moti - pratiche) di Roccia AR1: 29/30 marzo, cerca di appigli rocciosi, la ripidità Per tale motivo la Scuola Isontina di vo in più per stare assieme. In questo 5/6, 20, 25/26/27 aprile; e Ghiaccio sconsigliava soluzioni alternative. Alpinismo si propone di diventare parte modo darete inoltre a noi la possibilità AG1: 14/15, 21/22 e 29/30 giugno. 10 Alpinismo goriziano - 1/2008

a presenza sempre più ricca di formato non è in genere molto conformi - libri di montagna, fenomeno carat - In libreria sta, ma sviluppa sempre un apprezzabile teristico di questa nostra era con - senso del pudore e sin dall’inizio Karl mo - sumistica, ha fatto sì che molti di stra di credere alla favoletta che vorrebbe Lnoi posseggano o abbiano ereditato Le Alpi Giulie in Casa la gens Julia Claudia patrona nel nome (ohimé, cominciamo a esser tanti!) una popolare di queste rupi calcaree, altri - cospicua libreria alpina. Sbaglierò proba - menti note come parte delle Alpi adriati - bilmente nell’immedesimarmi in questo di GIORGIO CAPORAL che meridionali. Lo fa però riportando la tipo di acquirenti, ma penso che il loro in - splendida intuizione giovanile della sua teresse verso nuove opere librarie del gentile consorte, intuizione che distrugge ramo sia indirizzato solo verso altri possi - tenta lettura-rilettura. Ho creduto di rico - soffio di speranza, buoni amici e un gran tale pregiudizio chissà quando formatosi. bili capolavori. Di guide di mappe di ma - noscervi i pregi di una introspezione che carattere (la scuola?) ribaltano i tarocchi Tesi cui (in quanto spudorato) aderisco nuali ne abbiam piene le mensole, salvo giustifica ed esalta le miserie umane (non del destino. La prima conquista è scen - immediatamente col sospetto di arrivare aver il coraggio di buttar via i più datati. solo sue proprie) nell’impari confronto dere in strada, lasciare il marciapiede e buon ultimo e certamente dopo Inthall, Per la scelta del “bel” libro di monta - con l’impassibile empireo alpino (costru - imboccare un viottolo. Ridotto a guardar - senza dubbio più di me consustanziale gna vale allora il criterio con cui si affron - zione ideale frutto della nostra mente). si i piedi per non incespicare di continuo con le Giulie. La gens Julia, girando da ta l’ascolto musicale. Non ci si stanca mai Dalla perplessità sul come una ouver - sui consueti sentieri, Karl “incontra” i fiori ovest a nord del gruppo e occhieggiando ture discorsiva potesse adeguatamente (simbolo potentissimo!) e con essi il so - della musica del cuore pur se eseguita da i taurisci, vanta al massimo documentati introdurre alla comprensione dei 126 atti spetto che alla montagna, se pure finisce diversi interpreti e, nella presentazione di diritti verso la Statio Larix quale presidio uno stesso brano (se si è dotati d’orec - dell’opera fotografica di Inthall, sono così in cima, bisogna arrivare guardandosi di valico, e qualche miniera nel chio), si passa dal giudizio sul timbro passato ad un affettuoso interesse verso “dentro” con una nuova e più consapevo - Pontebbano. È anche responsabile (più a degli strumenti a quello sui musicanti, al la vita di questo “collega” contempora - le fatica, quella della comprensione. Una ovest) di uno stradone su per la Carnia, “nome” del maestro direttore e alla qua - neo tra le montagne di sempre e di tutti. filosofia con cui, potendo finalmente alza - via Tricesimo e Zuglio, atto a romper le lità dello studio o teatro di produzione. Si Sinceri e quasi casuali i suoi sguardi sul - re lo sguardo, si può percepire l’esistenza scatole e civilizzare gli energumeni d’ol - conservano poi i ricordi (records) di mira - l’ambiente alpino nel senso più esteso: dei Naurasiz (le belle montagne prive di bili audizioni o, beati tempi odierni, le loro dalla vita associazionistica nella tradizio - nome sulla carte), mete dignitosamente tralpe. Poi si è allargata al di là della fo - “tracce” con le tecnologie disponibili – in - ne del loro club all’ atteggiamento giova - ritrose e riservate a una classe esclusiva resta Ercinia, che ci voleva un mese a tra - certi magari tra analogico e digitale. nile, ai rapporti tra generazioni solo per di estimatori. Il finale è canonico ma ogni versarla. Pare anche si sia visto un fer - Perciò una nuova “ prima “ della sfumature diversi da quelli che ognuno di tanto ci vuole, anche perché è lì che si raugusto in Valromana, per quella storia sinfonia alpina Julische Alpen si può cer - noi può aver vissuto, ma nondimeno utili trova “il dove”, l’appagamento cui tutti dell’alta velocità. tamente apprezzare, oggidì per i tipi di indicatori per la piena comprensione del - ostentiamo di mirare finché in noi pulsa il Ma la vera cognizione delle Julische Johannes Heyn, edizioni artistiche di l’opera in esame. sangue. Alpen ci è pervenuta solo nel secolo Klagenfurt. Le “parole” di quest’opera Come nelle elegie di Rilke, l’ascesa di Alpinista battezzato quindi “all’uso di scorso attraverso la scoperta e l’opera (fortunatamente per noi italiani tradotte Karl Pallasmann alla vetta più alta nasce Carinzia”, nella tradizione di chi sin da metodica (mediatica!) di Julius Kugy una volta tanto in modo corretto) sono di da una caduta, ossia dall’espressione più bambino aprendo le finestre a sud pensa (esploratore, botanico, poeta). Karl Pallasmann mentre la “ musica “ si bassa e pericolosa dei nostri limiti umani. (in tedesco) “Ecco le Giulie”, a A lui molto giustamente i posteri de - gusta nel linguaggio internazionale della Poteva essere una disfatta (la morte), al Pallasmann è toccata invero una ben dicarono quei monti, le Alpi Giulie. Viele Leica di Teddy Inthall. meglio forse una giustificata rinuncia. Un dura cresima. L’uomo così severamente Danke, Onkel Julius! Non azzardo qui apprezzamenti sulla tecnica esecutiva, oltre all’approvazione del formato: un libro di questo tipo si apre e si sfoglia e, se piace, è per sempre. Un fotografo di montagna avrebbe ben altri appropriati modi di spiegare pregi e deme - riti dell’interpretazione di Inthall, verso cui comunque mi congratulo per la vena ine - sausta nella ricerca della perfezione. Una faticaccia mica da poco traspare nel suo alpinismo teso allo scatto di vetta, all’alba o al tramonto che sia, e poi magari piove! Coetaneo come sono del bravo e noto alpinista Karl Pallasmann, come lui “arrivato” sulle Alpi Giulie partendo dai libri di Kugy, ho in questi miei giudizi il na - turale vantaggio di chi scruta queste 126 foto ed esclama “Toh! Guarda chi si vede”, e sente assieme una... chiamiamo - la atmosfera. Ho dovuto impormi una cadenza “d’ascolto” per non saturare di ricordi un po’ stinti e per gustarne l’aroma. Grande è la montagna, e va presa un “pizzico” per volta! Inthall spiega che a monte di ciò ci sono qualcosa come quarantamila scatti. Da bibliofilo, mi corre a questo punto l’obbligo di ricordare Le Alpi Giulie attra - verso le immagini (1933) in cui Kugy rac - coglie il lavoro di 31 diversi autori (di ogni Zadnja Trenta con il Razor nazionalità – ci tiene a dichiararlo!) com - mentando qualche 6x9 in più, attinto da archivi senza dubbio piuttosto scarni e in dita ricerca sui manufatti militari rinve - tempi ancor più magri. Nessun paragone nibili sul territorio: dalle trincee, caver - possibile, beninteso, al di là di un con - ne, ricoveri, fino ai fregi dei reparti e alle fronto visivo di qualche scorcio: per quel Memoria di pietra scritte o graffiti di singoli militi. Si veni - che sembra, potrebbero esser passati va condotti così alla scoperta di aspet - duecento anni. Ad ogni modo, nel 1933 ti minimi o marginali della grande storia, Kugy aveva senza dubbio molte più cose di MARKO MOSETTI ma proprio per questo sentiti molto più da ricordare, e Teddy è dopotutto un gio - veri, vivi, vicini al comune escursionista vanotto. ll’inizio ci furono lo studio e Tracce e segni che vennero letti e inter - che sul filo di quelle pagine si aggirava Ecco perché gli invidio l’incredibile l’impegno sul campo del pretati nel corso del tempo con ottiche fortuna di poter scegliere per noi il meglio per il Carso. Fu probabilmente l’interes - Colonnello Abramo Schmid e obiettivi assai diversi a seconda della del suo sterminato archivio , e con ciò se che quel volume suscitò che originò volti a riconoscere e preservare funzionalità del momento: dalla retorica provare a ridescrivere le “nostre” monta - l’idea da parte dei due autori, padre e Ale memorie storiche del Vallone, quel - ad uso del turismo dei reduci fino ad ar - figlio, Antonio e Furio Scrimali, l’uno ai gne. Karl Pallasman (parole di ) aiuta chi l’ampia parte di Carso che va dal fiume rivare ai volumi dello storico Lucio Fabi testi l’altro alle fotografie, di dare vita non è un adepto kugyano, introducendo - Vipacco al monte Hermada. Memorie che ne propongono una rilettura con ad un censimento delle scritte e dei lo alle “sue” montagne con una mite au - storiche che per forza di cose avevano ottiche diverse, più fedeli allo spirito di fregi del fronte italo-asburgico della tobiografia. Da sempre scettico verso dovuto fare i conti con la Grande quella tragedia e degli uomini che la Prima Guerra Mondiale. A quella prima questa forma espressiva, vi confesso che Guerra che su quel terreno aveva im - vissero e la subirono. Arrivò nel 1992 guida ne seguirono altre, a coprire gli Karl è riuscito quasi subito a rimuovermi perversato per tre lunghi, tragici anni, una guida ai campi di battaglia del altri settori del fronte in regione, dalle dal pregiudizio e a trascinarmi in una at - lasciando a sua volta indelebili tracce. Carso Isontino che offriva un’approfon - Alpi Carniche al mare, la costituzione in Alpinismo goriziano - 1/2008 11 seno alla Società Alpina delle Giulie - ciarono dieci anni di allegre scorribande sezione di Trieste del Club Alpino montane con l’amico Adelchi. Italiano del “Gruppo ricerche e studi Adelchi nel ricordo Lui che, come orgogliosamente te - della Grande Guerra”; una ricerca sul neva a sottolineare, si era formato nel campo ininterrotta fino ad oggi. mondo alpinistico triestino, allora era già Giunge ora nelle librerie un’ulteriore di MAURO GADDI un alpinista maturo; le sue capacità di pubblicazione ad opera degli Scrimali, arrampicatore avevano fatto sì che, an - Le pietre parlano - Graffiti e incisioni cora nel 1980, avesse potuto prendere della Grande Guerra dal Carso alle Alpi parte alla spedizione italo-nepalese Giulie-Carniche, edito dall’Ufficio Sto - all’Everest - “Everest 80” - che purtrop - rico dello Stato Maggiore dell’Esercito. po non poté raggiungere la cima del Si tratta di un volume fotografico di tetto del mondo a soli “due passi dalla grande formato che compendia l’impo - cima” a causa delle avverse condizioni nente e più che ventennale lavoro dei atmosferiche. Ma molte altre erano state due autori. Dai primi anni ’80 ad oggi le ascensioni che Adelchi aveva compiu - sono state oltre un migliaio le iscrizioni to negli anni ’70 e ’80 sulle nostre Alpi, fotografate e catalogate con l’esatta specie nelle amate Dolomiti. posizione topografica. In questo libro Attraverso di lui, attraverso i suoi ne viene proposta necessariamente racconti, le sue foto, i suoi libri, la sua in - una selezione, sebben corposa, che dà finita ed entusiastica passione per l’alpi - un’idea precisa e dell’importanza della nismo, io imparai a conoscere e ad ap - conservazione di questo tipo di memo - passionarmi ogni giorno di più al mondo rie e dell’enormità del lavoro svolto. verticale. Le Pale di San Martino, l’Agner, Testi brevi, concisi, frutto di un lungo, il Bianco, le Tre Cime, le nostre Giulie e paziente e appassionato lavoro di ricer - le Carniche diventarono ben presto nomi ca d’archivio, ma ricchi di rispetto e consueti, oltreché motivo di interminabi - commozione, accompagnano le splen - li racconti ed aneddoti, conditi da avven - dide foto a colori dei manufatti, delle la - ture di cui lentamente anch’io cominciai, pidi, dei fregi, delle semplici iscrizioni a poco a poco, timidamente, ad essere sulla pietra o nel cemento fresco della assieme a lui protagonista. trincea. Alle foto attuali spesso si ac - Tuttavia, se le Dolomiti rimasero compagnano riprese dell’epoca, foto e sempre le sue montagne predilette, il fa - cartoline che ci fanno rivivere quei luo - scino dell’ambiente himalayano non lo ghi e l’atmosfera del tempo. In una se - abbandonò mai, portandolo negli anni zione in coda al volume si sono volute ’90 altre due volte in Nepal, non più, que - riproporre affiancate le foto storiche sta volta, per tentare di conquistare un con lo stato attuale. È un viaggio nel 8000, ma per poter ammirare quelle fan - tempo, oltre novant’anni, che si compie tastiche catene montuose e conoscere con un semplice spostamento d’occhi. meglio la cultura e la società nepalese di L’effetto e l’emozione sono forti forse cui era rimasto profondamente affasci - più del trovarsi fisicamente sul campo, Estate 1997. Adelchi Silvera (primo a destra) al rifugio Tissi nato. Le Ande, avrebbero dovuto essere che la natura, per quanto lentamente e il suo ultimo sogno nel cassetto, ma, con difficoltà sta lenendo quelle ferite, purtroppo, il destino aveva già deciso di - dividere tutto perché possa essere più sta inglobando quei manufatti, sta fa - la prima volta che mi viene chie - versamente. vero, più sentito e – come si usa dire di cendo in qualche maniera sue quelle sto di scrivere in ricordo di un Ad ogni modo, la grande passione tracce. I resti di baraccamenti in alta amico che non c’è più. Franca - questi tempi – più “partecipato”. Forse per la montagna che Adelchi aveva e che montagna oramai fanno parte del pae - mente non mi è facile farlo. Non è Adelchi mi darebbe regione, lui che se riusciva a trasmettere “contagiosamen - saggio tanto che l’escursionista o l’alpi - fÈacile perché mentre guardo lo schermo n’è andato in punta di piedi, con grande te”, potremmo dire, ed entusiasticamen - nista frettolosi quasi non ci fanno più bianco di fronte a me, la mente corre a coraggio, con grande dignità e grande ri - te anche a chi gli stava vicino, rappre - caso; l’intrico di gallerie del Vodice ci ricordi oramai lontani, che si intrecciano servatezza. senta, per quanto mi riguarda, soltanto appare oggi quasi asettico, pulito; la con sensazioni, stati d’animo, che riman - Adelchi e io ci conoscemmo, quasi una parte del ricordo dell’uomo, dell’a - pietra incisa ci induce a meditare. Ma gono e rimarranno indelebilmente scol - per caso, o meglio fu lui un giorno di una mico che oggi non c’è più. altra cosa è avere davanti agli occhi piti dentro di me. E mentre sto qui atto - quindicina di anni or sono a decidere che Adelchi era persona curiosa, intelli - contemporaneamente l’immagine sep - nito, quasi d’istinto mi viene da pensare avrebbe voluto conoscere me. Una mat - gente ed arguta, con la quale nei lunghi piata di novanta anni prima. Il disagio che, forse, sarebbe il caso di non scrive - tina, di cui non ricordo la data, suonò in - trasferimenti autostradali, in rifugio o co - che percepiamo non è solamente quel - re proprio nulla, di conservare candido, fatti il telefono, ed una voce maschile a modamente seduti sul divano di casa si lo del vento freddo sulla sella, o del inalterato e intimamente personale quel me sconosciuta, mi disse che ci erava - riusciva a dialogare e a confrontarsi su buio opprimente nel cuore del monte, o ricordo, di non dividerlo con nessuno, di mo visti la domenica precedente ad un tutto. Il racconto dei paesi che egli visi - l’umido del bosco. È, assieme, il gelo tenerlo gelosamente dentro, massime corso Cai, e che, se mi avesse fatto pia - tava per lavoro o per passione, le vicen - delle notti invernali, la precarietà della oggi, costretti a vivere in un quotidiano cere, si sarebbe potuti andare a fare de di stretta attualità, le lunghe e accalo - vita, la paura dell’assalto fatto o subito, che ci impone di esternare tutto, di con - qualche gita insieme. Fu così che comin - rate discussioni politiche, le vicende se - il lezzo della morte e quello della vita in zionali vissute con passione e intensità, quelle condizioni. erano soltanto alcuni dei temi che più Trecento pagine, oltre trecento fo - spesso ritornavano nelle nostre lunghe tografie arricchite da ulteriori immagini chiacchierate, e che si intersecavano ed e documenti d’archivio per invitarci a aggrovigliavano in quel filo rosso della non dimenticare e per far conoscere, al nostra amicizia che era il comune amore di là dei confini territoriali e degli ap - per la montagna. passionati, questo patrimonio storico Come ho già avuto modo di ricorda - nazionale. Riaffiorano, dalle pietre lavo - re, io conobbi Adelchi nel periodo, per rate e incise, testimonianze emozionan - così dire, della sua maturità alpinistica, e ti, di alto valore storico e umano che ci sono certo che altri meglio di me sareb - permettono oggi di ricordare, rivivere, bero in grado di raccontare con maggio - commemorare anche personaggi o epi - re incisività e dovizia di particolari le vie sodi apparentemente minori, particolari alpinistiche più ardite da lui percorse, le meno conosciuti di quel gigantesco gi - avventure tibetane della spedizione rone infernale che inghiottì milioni di all’Everest ed altro ancora, ma proprio persone. questo incontro, per così dire, “tardivo”, La natura ripara lentamente le sue ha fatto sì, credo, che si instaurasse tra ferite ma la memoria rimane, indelebile, di noi un rapporto di amicizia che non di nei tatuaggi che l’uomo le ha imposto: rado andava anche al di là di quello “di memento e monito. cordata”, e che sovente finiva per pro - lungarsi pure nel quotidiano. Di Adelchi, del suo comportamento Antonio e Furio Scrimali - LE PIETRE PAR- un po’ guascone, del suo modo civettuo - LANO - Graffiti e iscrizioni della Grande Guerra dal Carso alle Alpi Giulie - Carniche lo e scaramantico di portare sempre in - ed. Stato Maggiore dell’Esercito - Ufficio montagna un fazzoletto attorno al collo, Storico, pag. 301 - Euro 15,00 4 febbraio 2008. A 64 anni dalla morte e nel 150° anniversario della na- mi rimarrà sempre un ricordo indelebile e scita le rappresentanze delle associazioni alpinistiche di Carinzia, caro, legato indissolubilmente a quella Teddy Inthal, Karl Pallasmann - ALPI GIU- Slovenia, Trieste e Gorizia con Luciano Santin hanno reso omaggio alla passione per la montagna che anche LIE - ed. Johannes Heyn - Klagenfurt, pag. grazie a lui tuttora continua in me. 224 (116 foto a colori) - Euro 80,00 tomba dell’alpinista-scrittore Julius Kugy. Ciao Adelchi. 12 Alpinismo goriziano - 1/2008

ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA Cariche e incarichi L’Assemblea generale ordinaria dei soci è convocata in prima convocazio - ne per mercoledì 26 marzo 2008 alle ore 22.00 presso la Sede sociale di via Rossini 13 ed in seconda convocazione per giovedì 27 marzo 2008 alle ore Incarichi sezionali COLLABORATORI ESTERNI 20.30 presso la stessa Sede, per discutere il seguente ordine del giorno: per il triennio 2008/2010: Paolo BESTI NOMINA DEL PRESIDENTE E DEL SEGRETARIO DELL’ASSEMBLEA; Ispettore Scala Pipan LETTURA ED APPROVAZIONE DEL VERBALE DELL’ASSEMBLEA DEL 29 membro Commissione gite NOVEMBRE 2007; CONSIGLIO DIRETTIVO RELAZIONE DEL PRESIDENTE SEZIONALE; Fabio ALGADENI Matteo BOREAN PROGRAMMA DI ATTIVITA’ SOCIALE PER IL 2008, Presidente Collaboratore Corsi escursionismo NOMINA DEI DELEGATI SEZIONALI PER IL 2008; Accompagnatore Escursionismo BILANCIO CONSUNTIVO 2007; incaricato rapporti con la stampa referente scialpinismo VARIE ED EVENTUALI. Federico BIGATTON referente Monti kids-Alpinismo giovanile Si prevede che L’Assemblea si riunisca in seconda convocazione. Collaboratore Corsi escursionismo referente Scuola Isontina Alpinismo Il Presidente Delegato sezionale Gianluigi CHIOZZA Franco SENECA Ispettore del Sentiero Lonzar Vice Presidente incaricato Tesseramento Bruno DEL ZOTTO incaricato Sede sociale Responsabile Squadra agonistica I settant’anni Sci CAI referente Gruppo Speleo responsabile corsi fondo referente Coro Monte Sabotino referente FISI/sci nordico Paolo GEOTTI di Klaus Kummerer delegato sezionale Incaricato Opere Alpine membro Delegazione regionale revisore dei conti della Commissione Berti Paolo CETTOLO delegato Sezionale Il 16 ottobre del 2007 il nostro presi - no si rinnovi per la ventunesima volta membro Delegazione regionale dente onorario, per lunghi anni alla testa l’escursione dei membri del Consiglio Segretario dell’ÖAV di Villaco, ha compiuto il set - direttivo della sezione di Villaco assieme incaricato spedizione Alpinismo Gori - tantesimo anno di vita. La sua dedizione con i consiglieri comunali guidati dal ziano Giorgio GRATTON verso il Club alpino si è espressa attra - sindaco Helmut Manzenreiter, è indice collaboratore Tesseramento Assistenza fiscale verso molteplici attività, lungo un arco di del rapporto stretto con la propria città e membro Commissione gite tempo di quarantacinque anni. Fattosi con chi l’amministra. Sue iniziative furo - Carlo GULIN socio della sezione di Villaco nel 1956, è no anche la costruzione degli impianti Roberto FUCCARO Incaricato Sito internet cresciuto all’interno del gruppo giovani - per l’arrampicata sportiva e l’acquisizio - Consigliere le fino a diventare un alpinista entusia - ne della vecchia torre della cinta muraria cassiere Andrea LUCIANI sta. Nel 1962 era già responsabile dell’e - cittadina quale sede del club. Che in lui incaricato Serata Socio Incaricato Montikids-Alpinismo giovanile scursionismo, e dopo aver ricoperto le si celino anche doti di fondatore è dimo - cariche di terzo e secondo presidente, strato dall’istituzione dell’Ortsgruppe Aurelio NALGI Fulvio MOSETTI nel 1986 assunse per la prima volta la Unteres Drautal (Gruppo locale della Consigliere massima carica. Allo stesso modo in cui bassa valle della Drava) – un unicum Direttore di Alpinismo Goriziano incaricato della Biblioteca sezionale egli assistette, prima di diventarlo, il nell’ÖAV, un’emanazione locale “gene - primo presidente di allora, Ferdinand rata” da Spittal e Villaco. incaricato rapporti con le scuole Giovanni PENKO Thomaser, così anche oggi egli soccor - Quale suo successore auguro a lui incaricato Magazzino sociale Membro Commissione gite re me quale suo successore, in partico - di godere di tanta salute e di trascorrere collaboratore Corsi escursionismo Lino FURLAN lar modo nella veste di “ministro degli ore felici tra le montagne, e a me di aver - accompagnatore Escursionismo esteri” per ciò che riguarda il Friuli. lo ancora a lungo nel Club alpino quale Consigliere Durante il suo primo mandato – dal console generale “d’Italia”. responsabile corsi escursionismo Maurizio QUAGLIA 1986 al 1989 –, quale terzo presidente Ad multos annos. membro Commissione gite Incaricato Corsi Ginnastica potei conoscere ed imparare ad apprez - Karl Pallasmann accompagnatore Escursionismo zare la sua concezione del ruolo calma e tesa all’integrazione delle diverse com - Roberto LEBAN Roberto DRIOLI ponenti. Durante il suo lunghissimo pe - Da „Alpenverein Villach“, 4/2007 Consigliere Incaricato Sentieristica riodo di attività – primo presidente per presidente Commissione Gite oltre ventun anni! – il Club alpino di ***** Robert TABAJ Villaco si è espanso fino a contare 4.500 A queste parole associo le mie felici - Barbara PELLIZZONI Incaricato Gruppo Mountain bike soci e ad essere la maggior associazio - tazioni ed il mio ringraziamento a Klaus Consigliere ne cittadina, e il suo impegno, in parti - Kummerer per la sua squisita e signorile membro Commissione gite Carlo TAVAGNUTTI colar modo a favore dell’ideale sovrana - disponibilità e per essere stato un punto ispettore del Bivacco C.A.I. Gorizia Incaricato dei servizi fotografici di Al - zionale dell’alpinismo, è stato esempla - di riferimento. Ci unisce l’amore per il si - ispettore Sentiero del Centenario pinismo Goriziano re. lenzio delle vette e per la musica degli Di notevole rilevanza sono i vincoli uomini, due modi per elevarsi nell’incon - Giorgio PERATONER Eugenio TURUS d’amicizia allacciati e vissuti con il CAI tro con sé e con l’altro. Consigliere di Gorizia e di Tarvisio, e che quest’an - Bernardo Bressan Incaricato gestione Casa Cadorna incaricato palestra roccia referente mountain bike Bruno ZAVERTANI referente Casa Cadorna Collaboratore Serata Socio

Benito ZUPPEL REVISORI DEI CONTI Incaricato Albo sociale collaboratore Biblioteca Manlio BRUMATI membro Commissione gite Giancarlo CERIANI Paolo GEOTTI Alpinismo goriziano Manlio MINIUSSI Editore: Club Alpino Italiano, Sezione di Revisore dei Conti supplente Gorizia, Via Rossini 13, 34170 Gorizia. Cod. fisc.: 80000410318 - P. IVA 00339680316 E-mail: [email protected] PROBIVIRI Direttore Responsabile: Fulvio Mosetti. Servizi fotografici: Carlo Tavagnutti. Carlo TAVAGNUTTI Stampa: Grafica Goriziana - Gorizia 2008. Dario OLIVIERI Autorizzazione del Tribunale di Gorizia n. 102 del 24-2-1975. Alvise DUCA LA RIPRODUZIONE DI QUALSIASI ARTICOLO È CON- Eugenio TURUS SENTITA, SENZA NECESSITÀ DI AUTORIZZAZIONE, CITANDO L’AUTORE E LA RIVISTA. 27 maggio 1973 - Jof di Miezegnot Proboviro supplente