PAT DI MALO

RAPPORTO AMBIENTALE - STATO DELL’AMBIENTE

INDICE

1. CONTESTUALIZZAZIONE GEOGRAFICA ...... 4 2. ARIA ...... 6 2.1 Quadro di riferimento a livello provinciale...... 6 2.2 La qualità dell’aria suddivisa per macro settori...... 10 2.3 Qualità dell’aria del comune di Malo ...... 12 3. CLIMA ...... 14 3.1 Precipitazioni...... 14 3.2 Temperatura ...... 15 3.3 Anemologia...... 16 3.4 Umidità relativa...... 17 4. ACQUA ...... 18 4.1 Acque superficiali...... 18 4.1.1 Stima dei carichi inquinanti potenziali ...... 21 4.2 Acque sotterranee...... 22 4.3 Rete acquedottistica...... 22 4.4 Depuratori...... 23 4.5 Sistema fognario ...... 24 5. SUOLO E SOTTOSUOLO...... 26 5.1 Inquadramento geologico...... 26 5.2 Caratteri stratigrafici ...... 26 5.3 Aspetti Idrogeologici...... 27 5.3.1 Circolazione idrica superficiale ...... 27 5.3.2 Circolazione idrica sotterranea e sorgenti...... 28 5.3.3 Morfologia della falda...... 28 5.4 Modalità di scolo delle acque meteoriche...... 29 5.5 Uso del suolo...... 29 5.6 Rischio sismico...... 30 5.7 Attività estrattiva ...... 31 5.7.1 Consorzio Gestione Argille...... 32 5.7.2 Escavazione ...... 33 5.7.3 Attività estrattiva e rete idrografica...... 34 5.8 Discariche...... 34 6. BIODIVERSITÀ, FLORA E FAUNA ...... 35 6.1 La flora...... 37 6.2 La fauna ...... 39 6.3 Aree a tutela speciale esterne al territorio comunale ...... 39 6.3.1 Aspetti morfoterritoriali, idrologici e/o idraulici ...... 40 6.3.2 Aspetto paesaggistico generale...... 41 6.3.3 Vegetazione...... 41 6.3.4 Aspetti faunistici...... 41

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 2 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 6.3.5 Minacce ed indicatori da considerare riguardo al biotopo...... 42 6.4 Rete ecologica...... 44 7. PAESAGGIO ...... 45 7.1 Le colture in atto ed il paesaggio agrario e forestale ...... 45 7.2 Le colture agrarie ...... 47 7.3 La trama storica del territorio ...... 47 7.4 Colline, boschi e masiere...... 48 8. PATRIMONIO CULTURALE, ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO...... 50 8.1 Breve escursus storico ...... 50 8.1.1 Presenze rilevanti sul territorio ...... 51 8.1.2 Il Montecio ...... 52 8.2 Centro Storico ...... 53 8.2.1 Presenze rilevanti nel centro storico...... 53 8.2.2 Piano di Recupero del centro storico ...... 54 8.2.3 I broli...... 54 8.3 Ville Venete...... 55 8.4 Siti archeologici...... 60 9. SALUTE UMANA / INQUINANTI FISICI ...... 63 9.1 Radiazioni ionizzanti ...... 63 9.1.1 Gas Radon ...... 63 9.2 Radiazioni non ionizzanti...... 67 9.2.1 Elettrodotti ...... 68 9.2.2 Impianti radiotelevisivi e di telefonia mobile ...... 69 9.3 Rumore ...... 71 9.4 Inquinamento luminoso ...... 74 9.5 Allevamenti zootecnici ...... 75 10. ECONOMIA E SOCIETÀ ...... 80 10.1 Popolazione e caratteristiche demografiche e anagrafiche...... 80 10.2 Istruzione...... 83 10.3 Salute e sanità...... 84 10.3.1 Città della Speranza...... 84 10.4 Sistema socio – economico e occupazionale...... 84 10.4.1 Attività economiche...... 84 10.5 Sistema insediativo...... 87 10.6 Sistema infrastrutturale...... 88 10.6.1 La rete ciclabile...... 90 10.7 Servizi...... 91 10.8 Rifiuti ...... 93 10.8.1 Raccolta differenziata...... 94 10.9 Energia ...... 96 10.10 Turismo ...... 98 11. PIANIFICAZIONE E VINCOLI ...... 99 11.1 Pianificazione...... 99 11.1.1 Piano Territoriale Regionale di Coordinamento della Regione ...... 99 11.1.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di ...... 108 11.2 Vincoli...... 113 12. SINTESI DELLE CRITICITÀ RILEVATE...... 115 13. COERENZA ESTERNA ED INTERNA ...... 119 13.1 Coerenza esterna...... 119

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 3 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 13.2 Coerenza interna...... 119 14. FONTI DEI DATI PER LO STATO DELL’AMBIENTE...... 122

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La descrizione dello stato dell’ambiente attuale viene articolata in accordo con le matrici previste dal Quadro Conoscitivo della Regione Veneto secondo componenti ambientali che esaminano il territorio così com’è al momento del rilevamento, come fosse una fotografia istantanea per lo stato di salute del territorio. Esse sono:

1. aria 2. clima 3. acqua 4. suolo e sottosuolo 5. biodiversità 6. paesaggio 7. patrimonio culturale, architettonico e archeologico 8. inquinanti fisici/salute umana 9. economia e società 10. pianificazione e vincoli

Si esaminano nel dettaglio le singole componenti dopo aver fornito un inquadramento geografico dell’area in esame.

1. CONTESTUALIZZAZIONE GEOGRAFICA Il territorio di Malo si colloca geograficamente nell’Alto Vicentino, nella zona pedecollinare e pedemontana della Val Leogra. Si sviluppa verso Ovest, contenuto dalla dorsale collinare che separa la stessa Valle da quella dell’Agno-, e scendendo in direzione Est verso l’alta pianura vicentina. Il comune di Malo si estende su una superficie di circa 30 km2 a ovest del centro urbano di Vicenza e confina a nord con il Comune di e , a sud con , e , a est con il comune di e e a ovest con .

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Il territorio comunale è segnato dalla presenza di due itinerari importanti in ambito locale: la direttrice nord - sud (oggi coincidente con la SS 46 del Pasubio ma su percorso più antico) che pone in relazione Vicenza con Rovereto passando per e Pian delle Fugazze; la direttrice est-ovest che congiunge, tramite Priabona, la valle dell’Agno con la vecchia pedemontana (Bassano, , Thiene). Dal punto di vista ambientale sono riconoscibili una serie di elementi strutturali e morfologici individuabili principalmente in due paesaggi agricoli: quello pianeggiante e quello collinare. Dal punto di vista morfologico il territorio è interessato da due torrenti principali uno che corre a est del centro di Malo, il torrente Timonchio, e l’altro a ovest in parte lungo il confine comunale, il torrente Giara-Orolo. Sono presenti inoltre dei corsi d’acqua minori quali il torrente Rostone e lo scolo Trozzo Marano a est, il torrente Leogratta, il torrente Proa e il torrente Vedesai. Il territorio urbano risulta fortemente permeato da spazi a verde attrezzato che si innervano su assi storici, ma anche su spazi periurbani (Montecio, Proa, antichi broli).

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2. ARIA Il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera ha suddiviso il territorio regionale in zone A, B, C, secondo un ordine decrescente di criticità legata alla qualità dell’aria. Il Piano approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione n. 57 dell’11 novembre 2004, è stato revisionato ed è stata predisposta una nuova classificazione del territorio del Vicentino. Tale previsione è stata approvata dal Tavolo Tecnico Zonale il 27.09.2006 e dal Comitato di Indirizzo e Sorveglianza il 28.09.2006. Tutti i comuni della provincia di Vicenza sono stati classificati e successivamente unificati in aree omogenee per pressione e stato di qualità dell’aria, affinché siano intraprese azioni comuni necessarie ai fini della gestione dell’aria. Il comune di Malo è stato riclassificato nella fascia “A1 provincia”. Per tale fascia il piano prevedere l’obbligo di predisporre Piani d’Azione con azioni per contrastare i fenomeni di inquinamento.

Figura 2-1. Nuova zonizzazione amministrativa della provincia di Vicenza – anno 2006. (fonte: Rapporto Ambientale della VAS del PTCP di Vicenza)

2.1 Quadro di riferimento a livello provinciale In particolare nell’analizzare componenti ambientali che dipendono da dinamiche sovralocali, è opportuno prendere in considerazione dati ed analisi dell’area vasta così da poter collocare le analisi locali del territorio di Malo nel background provinciale in particolare focalizzando l’attenzione sugli anni più recenti (20072008) e su una delle stazioni di rilevamento maggiormente vicine come quella di Schio. In seguito si prenderà in considerazione la specificità del territorio maladense. In queste considerazioni, riprese dal monitoraggio della qualità dell’aria effettuato da ARPAV nelle stazioni della rete della provincia di Vicenza per gli anni 2008 – 2009, si sintetizzano soprattutto i confronti fra i valori statistici presentati ed i livelli di riferimento normativi fissati da: DPR 322 del 15/04/1971, DPR 203 del 24/05/1988, DM n. 60 del 2/04/2002 e D. Lgs. N. 183 del 21/05/2004. Ove possibile, inoltre, vengono evidenziati eventuali trend.

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Per il Biossido d’Azoto (NO2) i limiti di riferimento normativi sono sostanzialmente tre: 200 µg/m3 come limite annuale del 98° percentile dei valori orari; 220 µg/m3 come valore orario da non superare più di 18 volte nell’arco di un anno; 44 µg/m3, valore limite della media annuale dei valori orari. La stazione di VICENZABorgo Scroffa, posizionata però in maniera difforme da quanto prescrive il citato DM n. 60 relativamente alla distanza dai bordi degli incroci, ha registrato una media annuale di 57 µg/m3, 45 µg/m3 la stazione di VICENZASan Felice. Nessun superamento invece, in tutte le stazioni della provincia, del limite orario del DM n. 60. Le medie annuali dei valori orari sono mediamente simili a quelle del 2007, se non leggermente inferiori, consolidando una tendenza evidenziata già da alcuni anni in provincia di Vicenza.

L’ allegato VIII del DM n. 60 del 02/04/2002 fissa, per gli Ossidi d’Azoto (NOx), un livello di riferimento ai fini della “protezione degli ecosistemi e della vegetazione” di 30 µg/m3. I siti utilizzabili ai fini del controllo per il rispetto di questo limite devono soddisfare certi criteri, definiti sempre dal citato allegato. Attualmente solo la stazione di ASIAGOCima Ekar può considerarsi idonea per questo. La media dei valori orari di NOx per questa stazione è stata 5 µg/m3 , la stessa del 2007.

Il Biossido di Zolfo (SO2) viene monitorato dalle stazioni di Schio, Thiene e . Le medie annuali e del semestre invernale (1° ottobre – 31 marzo) sono ormai stabili da alcuni anni con valori ridotti a poche unità di µg/m3. Valori decisamente inferiori anche al limite più restrittivo di 20 µg/m3 specifico di punti di campionamento ubicati “a più di 20 km dagli agglomerati o a più di 5 km da aree edificate diverse dalle precedenti, o da impianti industriali o autostrade”, come stabilisce il DM n. 60 02/04/2002. Trattasi di un inquinante che oramai viene monitorato più per ragioni storiche e soprattutto normative che per interessi sanitari, soprattutto nelle aree urbane.

Anche le concentrazioni di Monossido di Carbonio (CO) sono decisamente inferiori al limite massimo previsto dall’attuale normativa, 10 mg/m3 come massima media mobile 8 ore. Si nota inoltre prevalentemente una leggera tendenza alla diminuzione. Viene monitorato oltre che a Vicenza città anche a Thiene e a Schio. Le tre stazioni di Vicenza, Borgo Scroffa, Ferrovieri e San Felice; hanno registrato una massima media mobile 8 ore rispettivamente di 3.4, 2.1 e 2.6 mg/m3, THIENE 2.2 mg/m3 ed infine SCHIO 1.7 mg/m3.

Il particolato fine o PM10 è stato misurato con campionatori sequenziali (campionamento automatico e successiva analisi gravimetrica in laboratorio) dalle stazioni di Vicenza–Via Tommaseo (Quartiere Italia), VicenzaVia Spalato (sede ARPAV), Schio e . Nella stazione di VicenzaSan Felice è invece in funzione un analizzatore automatico in grado di fornire quotidianamente il valore di concentrazione. I due limiti normativi, previsti dal DM n.60 del 02/04/2002, sono 40 µg/m3 per la media annuale dei valori giornalieri e non più di 35 superamenti giornalieri della soglia di 50 µg/m3. Il primo limite, quello della media annuale, è stato rispettato sia a Bassano del Grappa che a Schio: i valori sono rispettivamente 29 e 32 µg/m3. I valori di Vicenza città sono invece 41 µg/m3 in Via Tommaseo (Quartiere Italia), 45 µg/m3 sia in Via Spalato che a San Felice. Superato, in tutti i siti di monitoraggio, l’altro limite normativo, soprattutto a Vicenza città. Il capoluogo ha registrato 102 giorni oltre il limite giornaliero a San Felice, 101 in Via Spalato e 94 in Via Tommaseo (Quartiere Italia). Più

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 8 07P19_W01R01_stato ambiente.doc contenuti i superamenti a SCHIO e Bassano del Grappa, rispettivamente 47 e 40. Si tratta comunque di risultati migliori di quelli del 2007, che a sua volta era risultato migliore del 2006, una tendenza quindi alla diminuzione confermata anche a livello regionale in questi ultimi tre anni.

L’Ozono troposferico, inquinante di tipo secondario, ossia derivante prevalentemente da reazioni chimiche fra altre sostanze presenti in aria, favorite da radiazione solare intensa e da temperature elevate, è strettamente correlato alle caratteristiche della stagione estiva. L’estate 2008 è stata caratterizzata da una discreta alternanza fra periodi caldiafosi e freschipiovosi. Un dato statistico rappresentativo della tendenza centrale della distribuzione dei valori orari, relativi al periodo “caldo” maggiosettembre, come il 50° percentile, risulta inferiore all’analogo valore del 2007, per tutte le 8 stazioni dedicate all’Ozono della provincia di Vicenza. I valori sono compresi tra i 58 µg/m3 di VICENZA – Via Tommaseo (Quartiere Italia) e i 105 µg/m3 di ASIAGOCima Ekar. Un altro dato statistico significativo, rappresentativo questo della dispersione dei valori orari, è il 98° percentile. Anche per questo dato si nota un decremento generalizzato rispetto l’anno precedente. L’intervallo dei valori è compreso tra i 150 µg/m3 di SCHIO ed i 181 µg/m3 di ASIAGOCima Ekar1. Anche nel 2008 quest’ultima stazione ha registrato i valori più critici, pur se decisamente inferiori a quelli degli anni precedenti. L’ultimo decreto legislativo, specifico sull’Ozono, il n. 183 del 21/05/2004, ha introdotto nuovi livelli di riferimento, alcuni efficaci da subito, altri a partire da una certa data. Una valutazione di quest’ultimi è importante però per prevedere se sono compatibili con la situazione odierna ed il relativo andamento o se invece richiedono piani d’azione immediati per poter essere rispettati alla scadenza prevista. Fra i primi rientrano le soglie di ”informazione” e di “allarme”, rispettivamente 180 e 240 µg/m3, come valore orario. I giorni in cui la concentrazione oraria ha superato la prima soglia sono stati, escludendo dal computo, per quanto specificato in nota, la stazione di , mediamente 7. Anche in questo caso è netto il decremento medio rispetto l’anno precedente (14 giorni). Da sottolineare però il valore relativamente elevato registrato dalla nuova stazione dislocata a VICENZA quartiere Ferrovieri, 12 giorni oltre il limite, valore che si avvicina a quello di ASIAGOCima Ekar, 15. Nessun superamento del livello di allarme nel 2008; l’ultima anno in cui non si erano registrati superamenti del livello di 240 µg/m3 era stato il 2002. Valori di riferimento che entreranno in vigore fra qualche anno sono i “valori bersaglio”. Il primo valore bersaglio, quello per la protezione della salute umana, prevede che il numero massimo di giorni con massima media mobile 8 ore oltre i 120 µg/m3 non può essere superiore a 25, mediando su tre anni consecutivi. Il risultato dovrebbe essere verificato la prima volta nel 2013 utilizzando la media dei giorni di superamento dei tre anni precedenti, quindi a partire dal 2011. Il numero di giorni oltre il citato valore bersaglio, nell’ultimo triennio, è decisamente superiore a 25, mediamente 67 (l’intervallo preso in esame, gennaio-ottobre, può essere considerato rappresentativo dell’intero anno, vista la spiccata stagionalità di questo inquinante). Abbastanza omogeneo questo

1 Si sottolinea che questa criticità viene spiegata proprio con la posizione in quota della stazione, presso l’Osservatorio Astronomico (m. 1363 s.l.m.), peculiarità che riguarda anche altre stazioni di montagna dislocate lungo la catena alpina. L’aumento della radiazione ultravioletta con la quota, abbinato ad una carenza di altri inquinanti che possono interagire con l’Ozono come il Biossido di Azoto, giustificano in parte questi valori elevati. A ciò va aggiunto un maggiore rimescolamento verticale, con cattura di Ozono da strati più elevati di atmosfera, fenomeno che può presentarsi anche nelle ore notturne.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 9 07P19_W01R01_stato ambiente.doc indicatore fra le varie stazioni per le quali si dispone almeno di tre anni di dati; si va dai 60 giorni a ai 72 di VALDAGNO. Si tratta di un indicatore che comunque mostra un trend alla diminuzione anche se l’obiettivo dei 25 giorni appare decisamente lontano, come risulta evidente dal grafico successivo.

Figura 2-2. Media sulle 4 stazioni (Bassano del Grappa, Montecchio Maggiore, Schio, Valdagno) delle medie triennali dei giorni di superamento della soglia di 120 µg/m3 da parte della massima media mobile 8 ore

L’altro valore bersaglio, specifico per la protezione della vegetazione, viene chiamato AOT40 e l’algoritmo di calcolo è definito dalla formula:

AOT40 stimato = AOT40 misurato x (Possibile numero totale di ore) / Numero di valori orari validi dove per AOT40 misurato si intende la somma delle differenze tra le concentrazioni orarie superiori a 80 µg/m3 e 80 µg/m3, rilevate in un dato periodo di tempo (nel nostro caso da maggio a luglio), utilizzando solo i valori orari di ogni giorno compresi tra le 8:00 e le 20:00

Per come è stato fissato dal D.Lgs. n. 183 del 21/05/2004 verrà calcolato correttamente per la prima volta nel 2015 ed espresso come media sui 5 anni precedenti. Il valore bersaglio, a partire da quella data, dovrà essere 18000. Il grafico successivo riporta questo dato, mediato sulle quattro stazioni attive per le quali è attualmente possibile calcolarlo, a partire dal quinquennio 19992003. I valori superano sistematicamente la cifra 40000. Da evidenziare però, si vedano i grafici, come per la prima volta, da quest’anno, questo indicatore abbia invertito la costante tendenza all’aumento. Sicuramente l’uscita dal computo della media mobile quinquennale dell’anno 2003, il più critico in assoluto, e l’inserimento del decisamente più favorevole 2008, giustifica la netta diminuzione di questo numero in tutte le stazioni. Vale però la stessa

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 10 07P19_W01R01_stato ambiente.doc considerazione fatta per l’altro valore bersaglio, la notevole distanza con il limite da raggiungere nel 2015.

Figura 2-3. Media sulle 4 stazioni (Bassano del Grappa, Montecchio Maggiore, Schio e Valdagno)

2.2 La qualità dell’aria suddivisa per macro settori Il DM n.261/2002, emanato in attuazione al D.Lgs n.351/99, indica nelle linee guida APAT il riferimento per la realizzazione della stima delle emissioni in atmosfera generate in un ambito spazio temporale definito. Questa stima ha condotto alla realizzazione di un inventario delle emissioni, predisposto secondo la metodologia CORINAIR proposta dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), nel quale le sorgenti di emissione sono state classificare secondo tre livelli gerarchici: la classe più generale prevede 11 macrosettori: 1. Combustione: Energia e Industria di Trasformazione; 2. Impianti di combustione non industriale; 3. Combustione nell’industria manifatturiera; 4. Processi produttivi (combustione senza contatto); 5. Estrazione e distribuzione di combustibili fossili ed energia geotermica; 6. Uso di solventi ed altri prodotti contenenti solventi; 7. Trasporto su strada; 8. Altre sorgenti e macchinari mobili (offroad); 9. Trattamento e smaltimento rifiuti; 10. Agricoltura; 11. Altre emissioni ed assorbimenti La metodologia prefigura due possibili approcci alla stima delle emissioni in atmosfera: topdown e bottomup. Secondo queste due diverse procedure si realizza un flusso di informazioni che nel caso del topdown (“dall’alto verso il basso”) parte dalla scala spaziale più ampia (es. nazionale) e discende a livelli inferiori (regioni/province/comuni), utilizzando specifiche variabili di disaggregazione, mentre nel

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 11 07P19_W01R01_stato ambiente.doc caso del bottomup (“dal basso verso l’alto”) ascende direttamente dalla realtà produttiva locale a livelli di aggregazione maggiori. APAT provvede periodicamente alla compilazione ed aggiornamento dell’inventario nazionale delle emissioni secondo la metodologia CORINAIR, e recentemente, in collaborazione con il CTNACE (Centro Tematico Nazionale – Atmosfera Clima Emissioni) ha prodotto la disaggregazione a livello provinciale delle stime di emissione nazionali relative agli anni 1990, 1995, 2000, secondo l’approccio TopDown. Un approccio topdown, analogo a quello descritto sopra e finalizzato alla disaggregazione spaziale delle emissioni, è stato seguito dall’Osservatorio Regionale Aria per dettagliare a livello comunale le stime APAT provinciali relative all’anno 2000. La stima a livello comunale mette a disposizione un quadro completo sulle principali tipologie di fonti emissive (i macrosettori), per un ampio numero di inquinanti. Questa base informativa (Stima delle emissioni in atmosfera nel territorio regionale veneto – banca dati di indicatori del quadro conoscitivo LR n.11/04) può risultare essenziale nell’interpretazione delle dinamiche di produzione dell’inquinamento e di impatto sull’ambiente. L’analisi dei dati aggregati per macrosettori, permette di identificare a livello comunale le principali problematiche rilevate alla componente aria che possono essere attribuite a: - l’inquinamento urbano di cui sono responsabili il traffico veicolare, il riscaldamento degli edifici e gli impianti industriali ed energetici. Le città infatti sono i luoghi dove maggiormente si concentrano le fonti di squilibrio per l’ambiente con conseguenze dirette anche sulla salute dei cittadini. Sulla base dei dati riportati nella tabella successiva si evidenzia gli impianti di riscaldamento civile (macro settore 2) contribuiscono alla formazione di un elevato

tasso di CO, CO2, e di NOx. Il traffico veicolare rappresentato dal macrosettore 7 incide nel comune di Malo

nella produzione di Piombo, Ossidi di Azoto, PM10, CO e CO2 e composti organici volatili, tutti inquinanti che derivano dalla prima fase della combustione.

- settore produttivo le emissioni generate da fonti produttive (macrosettori 3 e 4), si nota come a Malo sia il comparto legato ai processi produttivi l’altra fonte di inquinamento rilevante nel territorio comunale. Macrosettore che evidenzia un

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elevato tasso di CO e di CO2 e PM10 un’elevata presenza, peraltro non riscontrabile negli altri macrosettori, di Selenio, Piombo, Zinco, e SOx.

2.3 Qualità dell’aria del comune di Malo I dati riportati per marco settore per il comune di Malo sono confermati anche da una campagna di monitoraggio realizzata mediante una stazione rilocabile eseguita nel 2007 nel comune di Malo in Via Vittorio Veneto (Figura 2-4).

Figura 2-4. Posizione stazione rilocabile nel sito di MALO (Monitoraggio della qualità dell’aria mediante stazione rilocabile in comune di Malo. ARPAV – Dipartimento Provinciale di Vicenza. 2007)

Durante le campagne di monitoraggio, su 45 giorni complessivi di misure valide sono stati rilevati 15 giorni di superamento del valore limite di 24 ore per la protezione della salute umana dalle polveri inalabili PM10, limite pari a 50 µg/m3 dal 2006; si tratta di un limite da non superare più di 35 volte nell’arco dell’anno civile, corrispondenti a circa il 10 % dei giorni totali o, detto in altri termini, il 90° percentile dei valori giornalieri di un intero anno dovrebbe essere inferiore a 50 µg/m3. La media complessiva delle concentrazioni giornaliere di PM10 associata al sito di Malo (43 µg/m3) è risultata superiore a quella relativa alla stazione di SCHIO (29 µg/m3) ed inferiore a quelle di VICENZA Via Tommaseo e Via Spalato (rispettivamente 47 e 51 µg/m3).

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Relativamente agli altri inquinanti monitorati (monossido di carbonio, anidride solforosa, biossido di azoto, ozono,metano ed idrocarburi non metanici, PM10, benzene, toluene, etilbenzene, oxilene, mxilene, pxilene), fatta eccezione per l’Ozono, non sono stati rilevati superamenti dei valori limite fissati dalla normativa vigente, e relativi al breve periodo. Per quanto riguarda l’Ozono c’è stato un unico superamento da parte della massima media mobile giornaliera della “soglia di protezione della salute”, pari a 120 µg/m3, precisamente il 16 settembre 2007 con un valore di 128 µg/m3. Nessun superamento invece del “livello d’informazione” pari a 180 µg/m3. Poiché l’inquinamento maggiore deriva da fonti domestiche, industriali e dal traffico veicolare, l’amministrazione comunale dovrà definire uno specifico piano di azione, come richiesto dal Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera, che definisca delle azioni per contrastare questi fenomeni d’inquinamento.

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3. CLIMA La definizione delle caratteristiche meteoclimatiche del territorio di Malo deriva dalla rielaborazione dei dati rilevati nella stazione di Malo e dai confronti tra le serie relative al periodo 1961-1990 (rilevate dall’Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque e dall’Aeronautica Militare) con i valori rilevati nel periodo 1992-2001 dalle stazioni automatiche di telemisura gestite dal Centro Meteorologico di Teolo (ARPAV). Il clima di Vicenza, pur rientrando nella tipologia mediterranea, presenta proprie peculiarità, dovute principalmente al fatto di trovarsi in una posizione climatologicamente di transizione, sottoposta per questo a varie influenze: l’azione mitigatrice delle acque mediterranee, l’effetto orografico della catena alpina e la continentalità dell’area centroeuropea.

3.1 Precipitazioni La precipitazione media annua, nel periodo 1992-2005, presenta a livello provinciale un andamento crescente da Sud a Nord, con valori che variano da poco meno di 850 mm, riscontrabili nell’estremo lembo sud occidentale della provincia, fino ad oltre 2000 mm nelle zone nord. Secondo tale distribuzione, il territorio comunale di Malo risulta caratterizzato da valori di piovosità media annua compresi tra 900 mm, sulle zone più sud, e 1200 mm circa su quelle più nord occidentali.

Figura 3-1. Distribuzione della precipitazione media degli anni compresi fra il 1992 e il 2005 e della precipitazione annuale del 2006 (fonte: Relazione Regionale della Qualità dell’Aria. ARPAV. 2006)

Secondo i dati forniti dal quadro conoscitivo l’anno più piovoso risulta essere il 2002 e mediamente il mese più piovoso è stato il mese di novembre.

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2000 1800

1600 1400 1200 1000 mm 800

600 400 200 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 anno Grafico 3-1. Precipitazioni piovose annuali nel comune di Malo (fonte: ns elaborazione da dati ARPAV Centro Meteorologico di Teolo su Quadro Conoscitivo Regione Veneto)

3.2 Temperatura La Figura 3-2 e la Figura 3-3 rappresentano la distribuzione dei valori medi annuali delle temperature massime e minime, calcolate per il periodo di riferimento 1961-1990 e per il periodo 1992-2001 per il territorio della provincia di Vicenza. La distribuzione sul territorio evidenzia, in linea generale, la diminuzione regolare della temperatura con l'aumentare della quota, seppure con qualche eccezione in cui si osservano scarti, tra località a parità di quota, dovuti a condizioni locali (aree della pedemontana, fondovalli, altopiani,ecc).

Figura 3-2. Distribuzioni dei valori medi annui della temperatura massima calcolati per il periodo di riferimento 1961-1990 e per il periodo 1992-2001

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Figura 3-3. Distribuzioni dei valori medi annui della temperatura minima calcolati per il periodo di riferimento 1961-1990 e per il periodo 1992-2001

Per il Comune di Malo la media delle temperature massime calcolate per il trentennio 1961-1990 è compresa tra 16° e 18°, mentre per le minime si registrano tra i 6° e i 10°. Secondo i dati specifici della centralina di Malo dall’anno 1996 all’anno 2007 la temperatura minima media corrisponde a 8° – 9° mentre le temperature massime si attestano tra i 17° e i 19°.

25

20

15 °C

10

5

0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Anno

Temperature medie minime Temperature medie massime

Grafico 3-2. Temperature medie massime e minime dal 1996 al 2007 (fonte: ns elaborazione da dati ARPAV Centro Meteorologico di Teolo su Quadro Conoscitivo Regione Veneto)

3.3 Anemologia La distribuzione delle velocità media del vento su 10 minuti dal 2001 al 2007 secondo gli standard internazionali indica una prevalenza di calma di vento e vento debole, con il 50% dei dati al di sotto dei 6 km/h (corrispondente a ‘bava di vento’, secondo la scala internazionale di Beaufor). I venti prevalenti per il comune di Malo provengono dalla direzione nord – ovest.

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2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 1,4 1,4 1,2 1,3 1,2 1,2 1,4

Figura 3-4. Velocità vento 10m media delle medie (m/s) (fonte: ns elaborazione da dati ARPAV Centro Meteorologico di Teolo su Quadro Conoscitivo Regione Veneto)

3.4 Umidità relativa Analizzando i dati relativi all’umidità relativa (media delle percentuali massime e delle minime) per il decennio 1996-2007 si rileva che c’è stato un picco massimo nel 2002 con una percentuale di umidità pari al 96% ed un picco minimo nel 2003 con una percentuale di umidità pari al 41%. Mediamente l’umidità relativa massima si attesta mediamente all’91% mentre la minima è pari al 50%.

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 media delle 55 % 48 % 47 % 48 % 50 % 51 % 54 % 41 % 49 % 50 % 51% 51 % minime media delle 95 % 92% 91% 92% 94% 95% 96% 86% 89% 87% 88 % 89 % massime

Figura 3-5. Umidità relativa a 2m (%) media delle massime e delle minime (fonte: ns elaborazione da dati ARPAV Centro Meteorologico di Teolo su Quadro Conoscitivo Regione Veneto).

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4. ACQUA Il comune di Malo rientra all’interno del bacino del Leogra – . Tale bacino è un sistema idrografico complesso che trae origine sia da torrenti e rii montani sia da rogge di risorgiva che hanno origine a Nord di Vicenza. Il bacino imbrifero del Bacchiglione confina a Sud-Ovest con l'Agno, ad Ovest con l'Adige e a NordEst con il Brenta. Si possono individuare le seguenti unità idrografiche: - Sottobacino Leogra-Timonchio; - Fiume Bacchiglione; - Sottobacino del Giara-Orolo; - Risorgive del Bacchiglione; - Sottobacino dell'Astichello; - Sottobacino del Retrone; - Sottobacino del Ceresone; - Sottobacino del Bisatto. Il comune di Malo appartiene al sottobacino Leogra – Timonchio.

4.1 Acque superficiali Il comune di Malo è interessato da un sistema idrografico costituito da torrenti che attraversano il territorio in direzione nord sud e da una rete minore di canali irrigui di collegamento (il Quadro Conoscitivo della Regione Veneto offre la denominazione delle diverse tipologie di corpo idrico come cartografati nella scheda DPSIR relativa alla C.A. acqua). Il sistema idrografico è molto importante per il territorio del comune di Malo, in quanto i torrenti Giara, Leogra-Timonchio e Leogretta hanno condizionato l’insediamento e l’attività degli uomini, e le cui esondazioni hanno modificato nel tempo intere parti del paesaggio. Anche gli scoli Vedesai e Trozo Marano, i cui tracciati, in direzione nord-sud, sembrano riconducibili all’antica centuriazione romana che organizza il territorio.

TORRENTE PROA TORRENTE TORRENTE TORRENTE TIMONCHIO ROSTONE VEDESAI

SCOLO TROZZO MARAN TORRENTE LEOGRETTA

TORRENTE OROLO GIARA

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 19 07P19_W01R01_stato ambiente.doc Figura 4-1. Corsi d’acqua principali del Comune di Malo (fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto)

Il torrente principale del territorio comunale di Malo è il Leogra – Timonchio un corso d’acqua di una certa importanza, con un bacino tributario di ben 105 Km2 ed una portata media defluente di circa 4 m3/sec. alla sezione di chiusura, in corrispondenza della linea delle risorgive. Il torrente Timonchio nasce dal M. Novegno ed è alimentato anche dai contributi della Valle dell'Orco e del torrente Boldoro. In località Marano Vicentino riceve l’apporto del Fiume Leogra e continua il suo corso mantenendo il nome di Torrente Timonchio. Riceve gli apporti del torrente Rostone, del torrente Igna, della roggia Verlata (che riceve i reflui dell’impianto di depurazione di Villaverla) e del Bacchiglioncello, acque che presentano condizioni ambientali già compromesse. Il Timonchio è praticamente sempre asciutto a causa sia delle captazioni per scopi idroelettrici ed industriali sia dei fenomeni di dispersione in subalveo dovuti alla natura del substrato. Oltre che da questo torrente, il sistema idrografico principale è costituito da: - torrente Orolo (bacino idrografico di circa 45 Km2); - torrente Rostone (corso d’acqua artificiale); - Scolo Trozzo Marano (corso d’acqua artificiale); - Torrente Leogretta (corso d’acqua artificiale). Il regime dei corsi d’acqua del comune di Malo è molto variabile, con rapide transizioni dallo stato di magra a quello di piena. Nei periodi siccitosi il letto dei corsi d’acqua risulta completamente asciutto, a causa sia delle dispersioni negli acquiferi alluvionali che delle numerose utilizzazioni civili e industriali. In massima parte questi corsi d’acqua risultano pensili rispetto alla piana circostante, con argini sopraelevati delimitati da filari alberati. L’intensa e diffusa escavazione di questi ultimi anni ha intaccato il sistema di drenaggio secondario, modificando i livelli naturali di scolo, deviando e/o ostruendo i fossi di raccordo e collegamento. Lo Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua (SACA) è determinato rapportando i dati riguardanti lo Stato Ecologico (SECA) con i dati relativi alla presenza di sostanze pericolose. Lo Stato Ecologico viene a sua volta definito valutando il Livello d’Inquinamento dato dai Macrodescrittori (LIM) (azoto ammoniacale, azoto nitrico, percentuale di saturazione dell’ossigeno, fosforo totale, BOD5, COD, Escherichia coli) e l’Indice Biotico Esteso (IBE). Le classi di stato ecologico sono cinque, dalla 1 (la migliore) alla 5 (la peggiore). Gli stati di qualità ambientale previsti per i corsi d’acqua sono: Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente e Pessimo. Il Decreto Legislativo 152/06 stabilisce i seguenti obiettivi di qualità entro il 31.12.2008, nei corpi idrici significativi superficiali classificati, almeno lo stato di qualità ambientale deve essere “sufficiente”. Tale classificazione costituisce la base per la programmazione degli interventi di tutela dei corpi idrici dall’inquinamento. Con Deliberazione della Giunta Regionale del 6 giugno 2003, n. 1731, il Veneto ha adempiuto a tale obbligo, individuando la classe di qualità ambientale dei corpi idrici regionali significativi. La rete di monitoraggio regionale della qualità delle acque superficiali ha una stazione di campionamento all’interno del territorio comunale di Malo, identificata con il numero 439, ed attiva dal 01/01/2000.

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CORPO STAZ COMUNE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 IDRICO 438 T. TIMONCHIO BUO BUO BUO BUO BUO BUO 439 T. TIMONCHIO Malo/Caldogno SCA \ \ \ SUF SUF Legenda: ELE = Stato ambientale elevato; BUO = Stato ambientale buono; SUF = Stato ambientale sufficiente; SCA = Stato ambientale scadente; PES = Stato ambientale pessimo.

Figura 4-2. Stato ambientale dei corpi idrici superficiali. (Rapporto Ambientale della VAS del PTCP della Provincia di Vicenza anno 2006)

Figura 4-3. Stato ambientale del torrente Timonchio. (Quadro conoscitivo. Regione Veneto)

Come riportato nella Figura 4-2 e nella Figura 4-3 il tratto di torrente che va dall’origine allo scarico del depuratore di Schio, rappresentato dalla stazione 438, negli anni dal 2000 al 2005 ha fatto rilevare uno stato ambientale buono, con i punteggi attribuiti ai macrodescrittori che non fanno rilevare particolari criticità. Nel tratto tra lo scarico del depuratore di Schio e la confluenza del torrente Leogra non sono presenti stazioni di monitoraggio. Il tratto terminale è rappresentato dalla stazione 439 in comune di Malo per la quale nel 2000 lo stato ambientale era scadente a causa dell’IBE, fino al 2003 poi non ci sono dati in quanto il tratto d’acqua in questione era senza acqua nei mesi estivi e a volte anche nel periodo primaverile e autunnale. Dal 2003 in poi la stazione è stata spostata e la valutazione per il torrente Timonchio risulta essere sufficiente e di conseguenza rappresenta una criticità per il comune di Malo e Caldogno. I punteggi molto bassi attribuiti ai parametri dell’azoto ammoniacale, del fosforo e del escherichia coli indicano un inquinamento da reflui di origine civile. Per definire lo stato di salute biologica dei corsi d’acqua del comune di Malo sono stati utilizzati i dati del “Mappaggio della qualità biologica dei corsi d’acqua superficiali della Provincia di Vicenza” presenti all’interno della VAS del PTCP di Vicenza. La qualità biologica è stata rilevata con il metodo IBE che si basa sulla presenza, o sull’assenza, di varie categorie di organismi bentonici.

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Figura 4-4. Estratto della carta della qualità biologica delle acque superficiali. (fonte: Mappaggio della qualità biologica dei corsi d’acqua superficiali della Provincia di Vicenza)

Per quanto riguarda la qualità biologica dei corsi d’acqua della Provincia di Vicenza è stato rilevato l’Indice Biologico di Qualità del torrente Giara Orolo che ha rilevato nel tratto del comune di Malo un ambiente non inquinato.

4.1.1 Stima dei carichi inquinanti potenziali La stima dei carichi inquinanti potenziali permette di valutare la pressione esercitata sulla qualità della risorsa idrica dalle sostanze inquinanti che teoricamente giungono ad essa e di individuare, tra le fonti di generazione, quelle che più incidono sulla qualità delle acque che attraversano il territorio comunale. Non avendo a disposizione dati sulle concentrazioni di inquinanti presenti nei corpi idrici ricettori, viene applicato il metodo indiretto, analizzando due tipologie di carico: - Il carico organico potenziale, che indica la stima dei carichi organici totali prodotti nel territorio comunale espressi come abitanti equivalenti: il carico organico è immesso nelle matrici ambientali sia attraverso sorgenti puntuali sia attraverso sorgenti diffuse ed ha l’effetto di ridurre l’ossigeno disciolto; - Il carico trofico potenziale, che indica la stima dei carichi totali di sostanze eutrofizzanti (Azoto e Fosforo), potenzialmente immesse nell’ambiente idrico di riferimento Per definire l’indice dell’apporto di carico organico potenziale che deriva dalle attività economiche presenti nel territorio comunale di Malo sono stati utilizzati gli abitanti equivalenti di origine civile e industriale.

Popolazione Popolazione Carico Carico Residente Fluttuante potenziale organico ISTAT 2001 media annua organico Industriale Prov Anno NOME (abitanti) (presenze/365) Civile AE AE VI 2001 Malo 12307 38 12.345 39.910 Figura 4-5. Carichi potenziali organici del comune di Malo (fonte: Quadro conoscitivo. Regione Veneto) Per il comune di Malo la maggior parte del carico inquinante è di origine industriale infatti incide circa il 76% sul carico organico totale.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 22 07P19_W01R01_stato ambiente.doc Carico Carico Carico Carico potenzial potenziale Carico Potenziale Carico potenziale e trofico trofico Potenziale Agro potenziale trofico Civile Civile Agro Zootecnico trofico Industriale AZOTO FOSFORO Zootecnico FOSFORO Industriale FOSFORO Prov Anno Nome t/a t/a AZOTO t/a t/a AZOTO t/a t/a VI 2001 Malo 55,6 7,4 533,4 212,4 215,8 21,8 Figura 4-6. Carichi potenziali trofici del comune di Malo (fonte: Quadro conoscitivo. Regione Veneto) In linea generale si può notare che nel territorio comunale, alla generazione di azoto contribuisce principalmente l’attività agrozootecnica e industriale, mentre il fosforo è prodotto quasi esclusivamente dall’attività agrozootecnica.

4.2 Acque sotterranee Lo Stato Chimico delle Acque Sotterranee che emerge dal campionamento del pozzo della rete regionale appartenente al territorio comunale di Malo è da considerarsi nel complesso buono in quanto appartiene alla classe 1, cioè con “Impatto antropico nullo o trascurabile e presenza di pregiate caratteristiche idrochimiche”.

Conducibilità elettrica Ione specifica a ammonio Nitrati Solfati Ferro (Fe) Cod Profondità Cloruri 20 °C (NH4) (NO3) (SO4) Comune Stazione (m) Acquifero anno (mg/l) (µS/cm) (mg/l) (mg/l) (mg/l) (µg/l) MALO 460 freatico 2005 3,0 310,0 <0,03 7,0 10,0 <2 Figura 4-7. Stato chimico delle acque sotterranee nel pozzo di appartenente alla rete di monitoraggio regionale (Quadro conoscitivo. Regione Veneto)

Nella tabella sopra riportata, i valori di conducibilità elettrica, dei solfati, dei cloruri, dei nitrati, dello ione ammonio e del ferro hanno consentito l’individuazione della classe di appartenenza relativa allo stato chimico ossia la classe I; anche tutti gli altri valori monitorati sono al di sotto dei valori soglia per la classe 1 prevista dal D.Lgs. 152/99.

4.3 Rete acquedottistica Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque ha suddiviso il territorio della regione veneto in zone omogenee caratterizzate da diversi indici di protezione dall'inquinamento in funzione della vulnerabilità dei corpi idrici, dell'uso degli stessi e delle caratteristiche idrografiche, geomorfologiche ed insediative del territorio. Il comune di Malo rientra all’interno dell’Ambito Territoriale Ottimale del Bacchiglione Ambito VI2 “Leogra”. L’Ambito VI2 “Leogra” coincide con il sistema idrografico del Leogra-Timonchio e comprende i territori dei comuni di Isola Vicentina, Malo, Monte di Malo, San Vito di Leguzzano, Santorso, Schio, e . L’approvvigionamento idropotabile del Comune di Malo viene effettuato utilizzando i seguenti schemi acquedottistici locali: rete che fa capo ai pozzi Molinetta 1, 2 e 3, rete che fa capo al pozzo Colleoni. L’approvvigionamento idrico avviene anche attraverso lo schema acquedottistico intercomunale principale della Valle dell’Astico che fa capo: ai pozzi siti nel Comune di .

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La rete di adduzione intercomunale si estende per 2 km circa di condotte realizzate prevalentemente in ghisa (100%). I serbatoi che insistono sul territorio sono: - Serbatoio interrato di Castello con capacità di 1.200 m3; - Serbatoio interrato di Monteccio con capacità di 300 m3; - Serbatoio interrato di Marchiori con capacità di 32 m3. La capacità complessiva disponibile con funzione di compenso e di riserva è quindi pari a 1.532 m3. La rete comunale, con uno sviluppo complessivo di circa 23 km di adduzione e di circa 62 km di distribuzione, è stata realizzata principalmente utilizzando condotte in acciaio (68%) e Pead (32%). La rete è servita da numero 6 impianti di sollevamento. Attualmente la portata media erogata all’utenza è di 35,4 l/s: le perdite della rete sono stimate in circa il 34% della portata immessa in rete (dato medio per lo schema acquedottistico di Malo). La percentuale della popolazione allacciata alla rete di acquedotto è pari al 100%. L’utenza è così suddivisa: 4669 utenze domestiche, 72 utenze zootecniche - rurali, 676 utenze per usi diversi per un totale di 5417 utenze.

Linea distribuzione

Linea adduttrice

Rete consortile

Figura 4-8 Rete acquedottistica

4.4 Depuratori Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque prevedeva che l’Ambito VI2 “Leogra” fosse servito da due soli impianti di depurazione consortili di potenzialità superiore a 5.000 a.e.: - Impianto di Schio (potenzialità prevista 109.000 a.e.) al quale era previsto di collettare, oltre ai reflui di Schio, anche gli scarichi civili e industriali di Santorso, Valli

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del Pasubio e Torrebelvicino. Allo stato attuale l’impianto di Schio ha una potenzialità di 69.000 a.e. e riceve i reflui dei 4 comuni previsti dal PRRA; - Impianto di Isola Vicentina, previsto per una potenzialità totale di 37.000 a.e., a servizio anche degli scarichi civili e industriali di Malo, Monte di Malo e San Vito di Leguzzano. Come previsto dal PRRA l’impianto, che attualmente ha una potenzialità di circa 40.300 a.e., serve le reti fognarie dei 4 Comuni con l’esclusione di una parte del territorio di Monte di Malo che è tuttora servita da vasche Imhoff per una potenzialità totale di 370 a.e. La rete fognaria è servita sia dall’impianto di depurazione consortile di Isola Vicentina localizzato in Via Vicenza nella località Castelnovo avente potenzialità pari a 40.288 a.e. con recapito finale dei reflui trattati nel torrente Orolo sia dall’impianto di depurazione consortile di Thiene localizzato in Via Santo nella frazione omonima avente potenzialità pari a 132.000 a.e. con recapito finale dei reflui trattati nella Roggia Verlata.

4.5 Sistema fognario La fognatura comunale è parte sia dello schema intercomunale del Leogra che fa capo all’impianto di depurazione di Isola Vicentina, sia dello schema intercomunale della Valle dell’Astico che fa capo all’impianto di depurazione di Thiene. La rete di raccolta è di tipo misto, si sviluppa per complessivi 60,9 km circa tra collettori principali e rete secondaria. La rete è stata realizzata utilizzando principalmente condotte in cemento (65%) ed è servita da numero un impianto di sollevamento. La percentuale della popolazione allacciata alla rete di fognatura è pari al 80%.

Lungh Popolaz. Popolaz. Stato di Stato di Stato di ezza Stazioni di servita da servita da Popolaz. conservaz. conservaz. conservaz. rete sollevame rete mista rete nera non servita buono medio Insufficiente (km) nto 72% 8% 20% 50% 40% 10% 60,9 1 Figura 4-9. Dati rete fognaria comune di Malo. (fonte: Piano d'Ambito. Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale A.A.T.O. BACCHIGLIONE. 2003)

Figura 4-10. Rete fognaria del comune di Malo (fonte: Rapporto sullo stato dell’ambiente della Provincia di Vicenza 2000)

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Dalle analisi svolte la qualità delle acque superficiali del comune di Malo, in particolare per il torrente Timonchio risulta essere scarsa. Inoltre potranno pensare ad interventi più specifici quali applicazione nei sistemi di trattamento individuali dei “trattamenti appropriati” ed in particolar modo per le acque reflue domestiche recapitate direttamente in acque superficiali promuovere l’utilizzo di vasca Imhoff seguita da dispersione sul terreno (eventualmente piantumato) con drenaggio (e fondo impermeabilizzato se non è naturalmente permeabile) e scarico in corpo idrico superficiale. In caso di scarico in corpi idrici di buona o elevata qualità, è auspicabile anche l’inserimento di sistemi di fitodepurazione a valle di vasche Imhoff.

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5. SUOLO E SOTTOSUOLO Nella sua accezione più ampia il suolo comprende tutto ciò che supporta, alimenta e orienta quello che viene definito ecosistema. Gli ecosistemi si formano e si evolvono a seconda delle condizioni che le risorse naturali offrono loro e, come è facilmente intuibile, queste sono fortemente influenzate nel nostro territorio dal forte impatto antropico. La risorsa suolo, come tutte le risorse naturali, è finita e non è sempre in grado di adattarsi ai cambiamenti repentini dettati dai ritmi umani e tende a mantenere il proprio equilibrio omeostatico con lente modificazioni.

5.1 Inquadramento geologico Il territorio di Malo è composto da una parte collinare e da una zona di pianura su cui si concentrano le principali attività antropiche. La pianura alluvionale è stata originata dagli apporti solidi dei torrenti Astico e Leogra-Timonchio in fasi di alta energia coincidenti con le espansioni glaciali. Dai ghiacciai vallivi le conoidi fluvioglaciali si sono espanse nella zona pedemontana strutturando un sottosuolo prevalentemente ghiaioso sabbioso fin quasi all’abitato di Malo. A valle esso risulta più irregolarmente strutturato con alternanze di sedimenti fini limoso argillosi e ghiaioso sabbiosi. In prossimità delle risorgive prevalgono sedimenti fini limosi e argillosi. La distribuzione orizzontale e l’alternanza verticale dei sedimenti sono da collegarsi all’evoluzione climatica all’interno di ogni epoca glaciale. Secondo il naturale processo di sedimentazione, la dimensione dei granuli del terreno decresce da monte a valle, tuttavia in ogni ciclo alluvionale, nella fase di diminuzione dell’energia di trasporto delle acque, le terre fini si sovrappongono parzialmente a quelle grosse. In una visione sintetica si ha un primo complesso ghiaioso sabbioso indifferenziato nella parte alta della pianura, specie tra Zanè, Marano e Thiene. Già tuttavia a Molina Borgo Lampertico il materasso ghiaioso sabbioso presenta delle intercalazioni argillose e più a valle, tra Villaverla ed Isola Vicentina, sono individuabili due significativi orizzonti argillosi. In corrispondenza della fascia delle risorgive si ha una netta riduzione del primo banco ghiaioso sabbioso, che risulta frazionato in sottili orizzonti da livelli argillosi. Si tratta comunque di un serbatoio unitario, di cui le risorgive costituiscono lo sfioratore, con un livello idraulico variabile in funzione dei molteplici fattori naturali o antropici che ne influenzano ricarica e svuotamento. Considerando le possibilità di accesso verso la falda delle acque meteoriche e delle dispersioni dei corsi d’acqua, l’infiltrazione diminuisce rapidamente da monte a valle.

5.2 Caratteri stratigrafici Dall’analisi di numerose stratigrafie di pozzi si può attribuire al territorio di Malo la seguente successione stratigrafica. LITOTIPO A: dal p.c. per spessori variabili fino ad un massimo di 5.0 m, si ha un banco di terre fini argilloso limose, di colore bruno, talora intercalate da livelli sabbiosi e ghiaiosi; LITOTIPO B: da 5.0 m fino a 50.0 m da p.c. si hanno strati a granulometria decisamente più grossolana, caratterizzati da ghiaia, ciottoli e sabbia, con presenza, talora sensibile, di frazione limoso argillosa. Detti strati sono intercalati da livelli discontinui di argilla compatta;

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LITOTIPO C: da 51.0 m si hanno strati di materiali grossolani, talora frammisti con argilla e limo con vari strati acquiferi fino alla profondità di oltre 100.0 m.

5.3 Aspetti Idrogeologici L’area in esame è ubicata in una zona caratterizzata da abbondanti precipitazioni, prevalentemente piovose. Dal punto di vista idrogeologico sono distinguibili, dal basso verso l’alto della serie stratigrafica, i seguenti complessi idrogeologici (insieme di termini litologici simili sia per le caratteristiche strutturali, sia per grado di permeabilità): - complesso calcareo arenaceo, permeabile per fessurazione, costituito dai Calcari Nummulitici e dalla porzione più arenacea e conglomeratica della Marna di Priabona (verosimilmente la parte bassa della formazione); - complesso marnoso, impermeabile, costituito dai livelli marnosi e marnosocalcarei della Marna di Priabona; - complesso calcareo e calcareo marnoso, molto permeabile per fessurazione e carsismo, costituito dalla Calcarenite di Castelgomberto e dai livelli più carbonatici della Marna di Priabona (verosimilmente la parte alta della formazione); - complesso eruttivo, impermeabile, costituito dalle rocce vulcaniche (brecce di esplosione, ialoclastiti, colate basaltiche, ecc.) che attraversano le formazioni più antiche. Le elevate precipitazioni e le predisponesti condizioni idrogeologiche hanno reso possibile lo sviluppo di una complessa ed articolata circolazione idrica sotterranea ed un meno sviluppato reticolo idrografico superficiale, a causa dell’elevata piovosità delle formazioni superficiali.

5.3.1 Circolazione idrica superficiale Data l’elevata permeabilità del complesso carbonatico costituente la gran parte della dorsale in esame, la circolazione idrica superficiale non è particolarmente sviluppata ed articolata. E’ comunque possibile distinguere una circolazione idrica superficiale del versante est della dorsale in esame, con una direzione di deflusso mediamente verso est e sudest ad una circolazione idrica superficiale del versante ovest con una direzione di deflusso media verso ovest e sud. Per quanto riguarda il versante est della dorsale, si può osservare che il collettore principale è rappresentato dal torrente Giara, corso d’acqua perenne a regime torrentizio, dotato di portate molto variabili, con grandi piene nei periodi di maggiori precipitazioni e forti magre nei periodi secchi. Esso scorre in direzione NNW - SSE. Il reticolo idrografico formato dagli affluenti del torrente Giara è abbastanza articolato. Si possono distinguere infatti alcuni corsi d’acqua secondari, perenni, a regime torrentizio, come: il torrente Rana che nasce da Monte di Malo, scende in direzione SSE verso l’abitato di Battistini e poi devia bruscamente in direzione NE verso l’abitato di Malo; Rio Valdissera che nasce a nord dell’abitato di Torreselle e scende in direzione nord, per poi deviare bruscamente alla confluenza con il Roggia Molina, e scorrere in direzione est; il Roggia Molina che nasce a monte di Vallugana Alta, ad est di Monte Pulgo e scorre verso est, confluendo poi nel Rio Valdissera. Oltre ai sopra citati corsi d’acqua perenni, ne esistono altri di entità inferiore, con sviluppo essenzialmente da SW a NE, spesso impostati su faglie o fratture.

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A seguito di interventi di bonifica eseguiti sui torrenti Leogretta, Trozzo Marano e Proa, la situazione idraulica è migliorata, anche se non completamente risolta, a scala sovracomunale, in quanto i corsi d’acqua non sono sempre in grado di canalizzare le portate idriche.

5.3.2 Circolazione idrica sotterranea e sorgenti La circolazione idrica sotterranea è verosimilmente assai articolata e complessa. Il drenaggio sotterraneo è indirizzato prevalentemente verso SE, in conformità con la giacitura media degli strati e lo sviluppo dei versanti. La circolazione idrica sotterranea viene però complicata dal carsismo, fenomeno particolarmente sviluppato in tutte le formazioni carbonatiche. Nella dorsale in esame, pur non essendo note cavità carsiche di particolare importanza, sono comunque osservabili frequenti fenomeni doliniformi superficiali, come nella zona a sud di Monte Piano e altri casi isolati. Casi eclatanti di fenomeni carsici sono noti nelle zone più a nord e ad ovest, come ad esempio il Buso della Rana nel settore centro-settentrionale dell’Altopiano Faedo- Casaron che ha uno sviluppo di ~ 20 Km (è la grotta più lunga del Veneto). In molti settori la circolazione sotterranea avviene prevalentemente per fessurazione, data la frequente presenza di diaclasi e fasce cataclastiche. Ciò comporta un drenaggio sotterraneo complesso, non ben inquadrabile in modelli semplici come può essere fatto per i materiali sciolti, permeabili per porosità. Le anisotropie di circolazione sotterranea sono però del tutto imprevedibili. Pertanto per semplicità si propone un modello di acquifero sotterraneo tipico di ammassi rocciosi uniformemente fessurati, definibile come “acqua di fondo”. Ne consegue che l’andamento approssimativo della falda rispecchia probabilmente l’andamento topografico della dorsale, attenuandone il rilievo. Nell’area in esame si hanno prevalentemente sorgenti per limite di permeabilità, tra la Calcarenite di Castelgomberto e la Marna di Priabona. La loro portata è spesso molto abbondante, denotante un’alimentazione proveniente da una falda piuttosto ampia e quindi captata a scopo potabile, come nel caso della sorgente Grijo (q. 150 m) in località Grendene. Nei dintorni esiste anche la sorgente Parigi (q. 146 m). Talvolta, per fenomeni carsici, l’acqua emerge al margine tra pianura e versante sotto forma di risorgive, come nel caso della sorgente Olmo in località Canton (q. 165 m). L’individuazione delle sorgenti è molto importante per conoscere l’andamento approssimativo della falda.

5.3.3 Morfologia della falda La falda freatica presente nell’alta pianura a nord di Vicenza è stata oggetto di numerosi studi, che portano ad una sostanziale convergenza riguardo alla morfologia della sua superficie ed alla direzione generale del deflusso sotterraneo. La morfologia si mantiene infatti piuttosto costante nel tempo, indipendentemente dalle oscillazioni del livello freatico, come è chiaramente rilevabile dai dati riferibili alle campagne freatimetriche eseguite nel periodo 1975-2000. Esso dunque non è stabile ma oscilla nel tempo, in relazione ai processi di ricarica e di drenaggio. La profondità della falda è soggetta a continue variazioni durante l’anno, anche di alcuni metri da una stagione all’altra, tuttavia nell’area indagata si mantiene tra 35.0 m e 45.0 m dal p.ca. Nel suo insieme essa si muove dai limiti settentrionali del territorio verso i limiti meridionali, affiorando in superficie più a sud, lungo la fascia dei fontanili.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 29 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 5.4 Modalità di scolo delle acque meteoriche Lo scolo delle acque meteoriche è realizzato settorialmente e non in modo soddisfacente. Va segnalata tuttavia una migliorata situazione idraulica rispetto agli anni ‘90, dovuta all’azione del Consorzio Argille nelle singole aree di cava ripristinate, e soprattutto ai lavori di bonifica eseguiti sui torrenti Leogretta e Trozzo Marano. Problemi idraulici rimangono ancora presenti nel territorio di Isola Vicentina e più settorialmente in quelli di Villaverla, Malo e Caldogno; essi possono essere affrontati e risolti a scala sovracomunale, risistemando e ampliando almeno uno degli assi principali del drenaggio (Leogretta o Trozzo Marano). Attualmente infatti, anche ove possibile lo scarico diretto delle acque meteoriche, i corsi d’acqua suddetti non sono sempre in grado di canalizzare le portate idriche. Si deve pertanto ovviare in sito con l’infiltrazione diretta nel sottosuolo tramite trincee drenanti e pozzi assorbenti. Tale pratica, tra l’altro, è spesso presente nelle zone di espansione urbanistica. A scala locale quindi, ove lo scarico diretto non è possibile per la pensilità dei corsi d’acqua, devono essere attuate bonifiche idrauliche da considerarsi parte integrante del progetto di coltivazione della cava o del comparto.

5.5 Uso del suolo Nell’insieme l’attività agricola a Malo ha subito, almeno in parte, la profonda crisi che ha interessato il settore a partire dagli anni ’60 e che ha comportato una riorganizzazione, spesso traumatica, di questa attività. Una delle conseguenze più note, oltre la meccanizzazione dell’agricoltura, è stata quella dell’abbandono delle terre meno produttive o difficilmente lavorabili a favore dei più redditizi appezzamenti di pianura. L’allargamento dei mercati e la separazione della fase di lavorazione del prodotto da quella di produzione poi, fecero sorgere problemi localizzativi e di marginalità, divenuti importanti al fine di ridurre i costi di trasporto di prodotti spesso a basso valore aggiunto. Per tali ragioni il paesaggio agrario di Malo ha visto progressivamente ridursi l’attività agricola tradizionalmente praticata, fra le tante difficoltà dovute anche alla morfologia del luogo, con il conseguente spopolamento delle contrade e l’abbandono di parte delle campagne. L’insenilimento del settore né è una testimonianza, come è possibile ricavare dall’analisi dell’età media dei conduttori. Le sole aziende agricole ancora in crescita sono quelle specializzate nella zootecnia sia volta alla produzione di latte sia a quella di carne, sia infine nel settore degli allevamenti avicunicoli. La lettura incrociata di questi fatti indica chiaramente come esistano all'interno del territorio comunale di Malo vaste aree di elevato interesse ambientale. Sono in particolare le aree pedecollinari e collinari, con la maggior presenza di boschi, prati, corsi d’acqua, formazioni arboree lineari e minore presenza dell'extra agricolo, a costituire gli ambiti di più elevata qualità. L’area di pianura comprende invece aree a diverso grado di utilizzazione agricola: a vasti ambiti agricolo-produttivi si alternano aree dove il ruolo dell’agricoltura è connesso alla presenza di importanti segni del paesaggio agrario storico. Si tratta di individuare le aree ove minore è la pressione antropica, sia in termini di presenza di manufatti, che a livello di interventi colturali, secondo il principio per cui al minor livello di interventi esterni corrisponde il massimo livello di variabilità ecosistemica e quindi di stabilità.

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L’analisi del sistema rurale ed ambientale individua grandi ambiti omogenei, sulla base del grado di antropizzazione, del tipo di utilizzo del suolo e del rilievo degli elementi del paesaggio agrario e sono così definiti:

nella collina: ƒ ambiti con prevalente presenza di aree boscate ed assenza di edificazione, anche con biotopi, ovvero ambiti omogenei di rilevante/eccezionale valenza paesistico-naturalistica, privi di edificazione e interventi antropici ƒ paesaggio agrario storico collinare, in cui è stata rilevata la cospicua presenza di masiere non degradate e/o ancora utilizzate dall’uomo, associate spesso alla presenza di colture legnose di pregio (vite, olivo, fruttiferi ecc) con buona esposizione, situate in prossimità di contrade o lungo tratti di strada del sistema viario principale o secondario, dotate di grande “visibilità” e importanti anche dal punto di vista della tutela idrogeologica

nella pianura: ƒ un ambito pedecollinare e vallivo, corrispondente al tratto di campagna relativamente integro e paesaggisticamente importante, che dal sistema fluviale Giara/Livergon arriva fino al piede della collina, oltre alla importante incisione valliva costituita da Vallugana; l’importanza di tale sistema sta anche nel fatto che la sua presenza si estende ben oltre il territorio di Malo: a nord verso Monte di Malo e oltre; a mezzogiorno al piede dei versanti in comune di Isola Vicentina e più giù verso ƒ una grande zona agricolo-produttiva, in cui si concentrano le principali attività del settore primario (aziende agricole vitali), vi è la maggior presenza di investimenti fondiari e la maglia poderale si presenta abbastanza integra, posizionato nella fascia Est del territorio agrario fino a includere buona parte di Molina ƒ aree rurali di pianura, pur importanti dal punto di vista agricolo-produttivo, e con elementi di paesaggio agrario storico, costituiti dai residui delle centuriazioni romane: alta pianura a Nord-Ovest e verso Molina ƒ una fascia di agricoltura “minore” con limitata importanza economico-produttiva e presenza piuttosto estesa di “frammentazione fondiaria”, posta in fascia periurbana, che include anche le aree agricole “inglobate, cioè su tre lati “aggredite” dall’extra agricolo: essa è principalmente sviluppata ad est dell’attuale strada statale ƒ in ambito collinare più concentrate e di limitata dimensione, più estese in pianura, vi sono le contrade e i borghi rurali

5.6 Rischio sismico Il rischio sismico è riferito alla classificazione approvata dalla Giunta Regionale del Veneto che recepisce la classificazione introdotta con l’ordinanza n°3247 della Presidenza del Consiglio. Con l’adozione di questa classificazione il territorio provinciale di Vicenza, analogamente a quello di tutto il Veneto, viene considerato sismico e suddiviso in quattro zone, con livello decrescente da 1 a 4. Per quanto riguarda l’aspetto sismotettonico il comune di Malo ricade in area considerata a basso rischio sismico: è classificata in classe 3.

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Figura 5-1. Rischio sismico della provincia di Vicenza

Con il sopraccitato provvedimento sono state inoltre definite le direttive per l’applicazione della norma statale, in base alla quale i progetti di opere da realizzarsi all’interno di ambiti classificati a livello sismico 3 devono essere redatti secondo la normativa tecnica per le opere in area sismica, senza l’obbligo di esame da parte degli Uffici del Genio Civile.

5.7 Attività estrattiva La presenza di intensa attività estrattiva principalmente di argilla nei comuni di Isola Vicentina, Caldogno, Malo e Costabissara e lungo l’Astico, rappresenta da sempre una delle cause di degrado ambientale a maggiore impatto in quanto modificano la morfologia dei luoghi in modo spesso irreversibile. Anche nel comune di Malo l’attività è stata presente e lo è tuttora come dimostra l’estratto del PTCP 2006 per il territorio comunale.

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Figura 5-2. Cave attive ed estinte nel territorio di Malo [fonte: PTCP]

Di seguito si esamine più nel dettaglio il tema riportandone caratterizzazione e problematicità.

5.7.1 Consorzio Gestione Argille L’attività estrattiva è attualmente coordinata dal Consorzio Gestione Argille costituitosi il 20/04/1990 e che ha consentito indiscutibilmente un beneficio sul fronte dei prezzi di acquisto del diritto di escavo, nei riguardi dei proprietari dei terreni, calmierando sensibilmente il mercato, ed evitando la corsa all’accaparramento di aree favorevolmente indiziate per l’escavazione di argilla, da parte delle singole fornaci, non più, in questo modo, in concorrenza fra loro per l’acquisto della materia prima. In quest’ottica, controllando responsabilmente la fase di ripristino ambientale, il Consorzio si rende garante, verso terzi, in primo luogo l’Ente locale, di una omogenea ricomposizione ambientale, che tenga conto della situazione al contorno, e preveda, a medio e lungo termine, il recupero agricolo-ambientale e paesaggistico anche delle aree oggetto di attività estrattiva passata. La produzione interessa una vasta gamma di beni, dai laterizi in genere, alle coperture in cotto, ai vasi per fiori, alle canne fumarie. Le aree di mercato per i diversi prodotti (dai laterizi in genere, alle coperture in cotto, ai vasi per fiori, alle canne fumarie) sono rappresentate principalmente dalle Tre Venezie, ma esiste un componente verso altre regioni italiane e, specialmente per i prodotti di qualità, verso molti Paesi Europei ed extraeuropei (alcune società consorziate esportano circa l’80% della loro produzione): in particolare le ditte consorziate che producono vasi per fiori, coprono l’80% del mercato nazionale ed il 40 % di quello mondiale.

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Figura 5-3. Esempio di cava di argilla (da via Santa Maria)

5.7.2 Escavazione Essendo l’argilla distribuita in modo irregolare, sia in superficie che in profondità, l’escavazione segue l’andamento del letto del giacimento, con una media intorno ai 4.0 m dal p.c. e punte massime sui 6.0 m 6.5 m. Le operazioni di escavazione, eseguite in periodi asciutti, iniziano con l’asportazione del terreno vegetale (50 cm 60 cm di spessore), che viene accantonato lungo le fasce di rispetto e sulle parti già scavate, per essere utilizzato durante la fase finale di ricomposizione ambientale, al fine di restituire il luogo all’originario uso agricolo. Il materiale argilloso viene caricato su autocarro e trasportato nelle aree di stoccaggio delle Fornaci. Il materiale ghiaioso associato ai materiali argillosi è generalmente asportato come materiale di scarto. Altri materiali di scarto sono utilizzati nel processo di ricomposizione finale e nel ripristino delle scarpate. Il processo di estrazione dei materiali argillosi determina dei graduali e duraturi cambiamenti morfologici ed idraulici. Il fenomeno risulta più vistoso quando l’escavazione interessa piccoli ambiti, distribuiti disordinatamente su proprietà diverse, a causa dell’impossibilità di eliminare le scarpate e le brusche variazioni di livello. Invece su ambiti territoriali vasti e contigui, la ricomposizione geomorfologica riduce gli effetti ambientali delle escavazioni entro limiti accettabili, anche se rimangono non risolti i problemi idraulici determinati dall’abbassamento del piano campagna. Si conferma come elemento guida per disciplinare l’attività estrattiva il comparto, definito arealmente dagli elementi morfologici ed urbanistici dei territori comunali interessati da escavazione. All’interno di esso è più facilmente realizzabile un intervento di ricomposizione ambientale unitario, uniformando l’escavazione indipendentemente dalla potenza del materiale argilloso, sulla base di precisi riferimenti topografici del singolo comparto.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 34 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 5.7.3 Attività estrattiva e rete idrografica Il torrente Leogra – Timonchio è un corso d’acqua di una certa importanza, con un bacino tributario di ben 105 Km2 ed una portata media defluente di circa 4 cm/sec alla sezione di chiusura, in corrispondenza della linea delle risorgive. Come già visto oltre che da detto torrente, il sistema idrografico principale è costituito dal torrente Orolo – Giara (bacino idrografico di circa 45 Km2), dal torrente Rostone (corso d’acqua artificiale), dal Trozzo Marano (corso d’acqua artificiale) e dal Leogretta (corso d’acqua artificiale). Il regime di questi corsi d’acqua è assai variabile, con rapide transizioni dallo stato di magra a quello di piena. Nei periodi siccitosi il letto dei corsi d’acqua risulta completamente asciutto, a causa sia delle dispersioni negli acquiferi alluvionali che delle numerose utilizzazioni civili e industriali. In massima parte questi corsi d’acqua risultano pensili rispetto alla piana circostante, con argini sopraelevati delimitati da filari alberati. L’intensa e diffusa escavazione di questi ultimi anni ha intaccato il sistema di drenaggio secondario, modificando i livelli naturali di scolo, deviando e/o ostruendo i fossi di raccordo e collegamento.

5.8 Discariche Nel territorio del comune di Malo è presente una discarica rifiuti speciali inerti non più utilizzata e per la quale è già stato gestito il post mortem. E’ localizzata nella parte nord ovest del comune, in una zona prevalentemente produttiva/artigianale.

Figura 5-4. Localizzazione della discarica non più utilizzata nel territorio comunale di Malo [fonte: PTCP]

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6. BIODIVERSITÀ, FLORA E FAUNA Gli elementi di interesse ambientale forniscono un quadro d'assieme delle caratteristiche fisiche e biologiche che coesistono sul territorio. Il concetto di biodiversità è riportato all’art. 2 della legge di ratifica della convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro nel 1992 (L. 14 febbraio 1994, n. 124) come: variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici, ed i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell’ambito delle specie, e tra le specie degli ecosistemi. A giorni nostri il termine biodiversità abbraccia uno spettro biologico più esteso e complesso che oltre alle specie, alla variabilità genetica delle stesse, agli habitat ed agli ecosistemi, si allarga fino ai paesaggi, alle regioni ed alla stessa biosfera. La presenza di aree verdi in città e la diversità biologica ad esse associata, sono sicuramente elementi che contribuiscono al miglioramento della percezione dell’ambiente urbano e della qualità della vita dei cittadini. I benefici delle aree verdi sono di carattere ecologico e sociale, ad esempio, offrono spazi ricreativi ed educativi, migliorano il clima urbano, assorbono gli inquinanti atmosferici, riducono i livelli di rumore, stabilizzano il suolo, forniscono l’habitat per molte specie animali e vegetali. Le analisi disponibili consentono di mettere in evidenza nel territorio comunale i tipi di habitat e le unità ecosistemiche del territorio (Figura 6-1) e le categorie forestali presenti (Figura 6-2) in particolare nell’area collinare che poco al di fuori del territorio comunale è catalogata come SIC, come esaminato più avanti (Cap. 6.3).

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Figura 6-1 Tipi di habitat e unità ecosistemiche presenti nel territorio

A parte le aree urbanizzate (città-centri abitati) ed il sito industriale localizzato verso Molina connesso con Marano Vicentino, si evidenziano le cave presenti, come già visto, in particolare in ATO 4 e il territorio di pianura che viene classificato come colture di tipo estensivo e sistemi agricoli complessi. L’ATO 5 è quella che contiene la maggior varietà di habitat trovando collocazione a: - robineti; - castagneti; - foreste mediterranee ripariali a pioppo; - formazioni postcolturali a frassino maggiore e nocciolo; - carpiteti e quercecarpineti; - boscaglie di Ostrya carpinifolia; - prati concimati e pascolati. Si nota infine la presenza di un corridoio ecologico primario della rete ecologica regionale lungo il torrente Timonchio (ATO 4) e della stepping stone “Fossi di Vallugana”, assimilata ad un nucleo di connessione, che dall’ATO 5 si espande anche fuori dal territorio maladense verso i comuni di Isola Vicentina.

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Figura 6-2 Dettaglio sulle Categorie Forestali (con idrografia) e sul vicino SIC Biotopo "Le Poscole" Andando ad analizzare specificatamente le categorie forestali della zona si riscontrano in ATO 5 alcune tipologie tipiche dell’area collinare che comprende anche i comuni limitrofi: la predominanza risulta di ornoostrieti e ostrioquerceti variata da castagneti e rovereti, qualche presenza di formazioni antropogene e arbusteti. Come approfondito al Cap. 6.3 poco al di fuori del territorio comunale vi è il SIC IT3220039 Biotopo "Le Poscole" che si estende per 149 ettari nei comuni di Cornedo Vicentino, Monte di Malo e Castelgomberto.

6.1 La flora La vegetazione è costituita da molteplici entità botaniche ed è rappresentata a Malo, soprattutto nella zona collinare, da un’estrema varietà di generi e specie d’alberi, arbusti

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 38 07P19_W01R01_stato ambiente.doc e piante erbacee: dalla flora tipicamente xerofila e mediterranea, fino a quella più propriamente termofila e planiziale. In particolare si riscontrano - diversi boschi nella zona collinare, secondo l’esposizione, delle cure colturali, della fertilità stazionale, dello spessore di suolo, dell’altitudine ecc. - le alberate, tipicamente presenti nelle fasce pedecollinari, anche con specie di particolare interesse (“le dudole” = Dyospiros lotus, “cugino” del Kaki) e la vegetazione ripariale (salici, platani, pioppi, ma soprattutto formazioni monospecifiche di Alnus glutinosa = Ontano nero) - esemplari arborei di castagno, di faggio, ecc.

Le specie arboree presenti nelle campagne della pianura di Malo sono poche: di quella che un tempo era una fitta rete di alberate e siepi, oggi troviamo tratti discontinui e frammentati. La robinia (Robinia pseudoacacia) è la specie più diffusa, domina incontrastata lungo tutte le formazioni lineari non piantate ma lasciate alla rinnovazione spontanea. Prevale lungo tutti i corsi d’acqua principali e minori, sia in formazioni chiuse che discontinue. Governata a ceduo subisce a turni ravvicinati, inferiori ai 10 anni, il taglio a raso. La robinia costituisce formazioni arboree monospecifiche, nelle quali la partecipazione di altre specie è possibile, ma resta comunque minoritaria, solo per quelle a rapido accrescimento, come il pioppo nero o il salice bianco. L’acero campestre (Acer campestre) fu la specie più utilizzata per maritare le viti ed ancora oggi si trova abbastanza diffusa, in filari di piante mature, governate a capitozza alta o lasciate invecchiare a tutta chioma. Si segnalano per dimensioni, gli aceri campestri presso contrada Canova: una ventina di esemplari in due tratti di filare. Sono invece solo pochi i resti di siepi campestri ad acero (es. strada tra Pontera e Case di Malo). Il pioppo nero (Populus nigra) è la specie più frequente sul territorio planiziale. Tradizionalmente i pioppi governati a capitozza alta affiancavano capezzagne e corsi d’acqua, mentre solo occasionalmente si lascia all’albero la possibilità di esprimere tutta la sua maestosità. Questo avviene sempre per esemplari isolati, posti a segnalare un confine tra più proprietà o nelle aie agricole ad ombreggiare qualche fabbricato rurale. Il salice bianco (Salix alba) si trova diffusamente lungo i fossi ed i canali irrigui dove viene in genere mantenuto capitozzato da vimini a circa un metro da terra; è inoltre specie che spontaneamente colonizza i terreni umidi e si trova pertanto nelle zone inutilizzate delle cave ancora in attività Il noce (Juglans regia) è specie coltivata apprezzata anche oggi, tant’è che si continua a piantare in filari lungo strade interpoderali. Sempre diffusa per piantagione la troviamo in filare con aceri campestri a maritare vigneti, lungo capezzagne, nei frutteti, in prossimità delle abitazioni rurali. Da segnalare per maestosità e dimensioni il noce nel cortile della fattoria all’incrocio tra Via Soran e Soranello. Il gelso (Morus nigra) è presente in misura nettamente inferiore alle aspettative, resta qua e là come presenza sporadica, rari sono invece i filari di questa sola specie, probabilmente soppiantata dal pioppo e dal noce. E’ storicamente riportato che “a Malo nel 1840 ne vennero censite 5.000 piante, a metà del Novecento, il declino del setificio causa l’estirpazione dei 6.000 gelsi censiti…”(Cogo).

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Le piantate sono per la maggior parte resti di vigneti maritati ad aceri campestri, dove la vite è talvolta ormai scomparsa. Sono filari semplici o doppi, occasionalmente fino a quattro insieme, che si sviluppano per la lunghezza di un campo o meno. L’impressione è che a Malo la trasformazione delle campagne sia stata molto più incisiva e drammatica rispetto che in altri comuni dell’alto vicentino; infatti, la presenza di filari alberati è inferiore per quantità, povera di specie rispetto alle potenzialità ambientali. Il grado di manutenzione dell’esistente (poco) è comunque buono, in generale si procede alla sostituzione delle piante morte, magari preferendo il noce, ‘tornato di moda’ negli ultimi anni. Anche qui è sensibile la moria del ciliegio, colpito da numerosi patogeni, a conferma del deperimento che nell’ultimo decennio si registra diffusamente per questa specie. Gli arboreti da legno sono pochissimi e tutti inferiori all’ettaro di estensione. L’unico esempio per le specie autoctone esiste lungo la SP n. 48 della Molina all’altezza del ponte sull’autostrada; un impianto di Paulownia sp. di pochi filari si localizza lungo Via Pisa; due sono gli appezzamenti a noce da legno. I torrenti e le rogge sono affiancati per tratti più o meno estesi e contigui da formazioni lineari governate a ceduo. La ricchezza floristica di queste cenosi si mantiene in generale molto modesta. La parte del leone la fa la robinia, specie ruderale ed invadente che, favorita dagli interventi di manutenzione (ceduazione) delle sponde, blocca i processi naturali di evoluzione verso le fitocenosi tipiche degli ambienti ripari. Altre specie arboree abbastanza diffuse in mescolanza sono l’acero campestre, il pioppo nero e il salice bianco, localizzata è invece la presenza dell’ailanto (Ailantus altissima) del gelso cinese (Brussonetia papiryfera). Tra le specie arbustive la più abbondante è il sambuco (Sambucus nigra), presente quasi sempre nelle fitocenosi a robinia, mentre il biancospino (Crataegus monogyna), la sanguinella (Cornus sanguinea), la fusaggine (Euonimus europaeus) benché diffuse sul territorio sono sempre nettamente minoritarie o rare. Nella pianura i boschi sono assenti, ve ne è un’unica piccola macchia all’incrocio del confine comunale sud ed Torrente Timonchio, ma si tratta di un ceduo di robinia il cui sottobosco è povero di specie indicatrici. Dal patrimonio arboreo della pianura di Malo sono di fatto assenti specie importanti e caratteristiche della pianura padano veneta, quali querce, carpini, frassini.

6.2 La fauna Durante le fasi di rilievo del sistema rurale ed ecologico-ambientale sono state viste: lepri (numerose), fagiani, garzette (numerose), un airone cinerino, un gheppio, una poiana, un capriolo (in Vallugana). Tutti questi avvistamenti sono avvenuti su prati stabili o in prossimità dei ristagni in ex cave. La relativa abbondanza di fauna, malgrado la pressione venatoria (i capanni da caccia sono numerosi sia in pianura che in collina), potrebbe essere dovuta anche a ‘ricariche’ provenienti dal vicino e propizio ambito collinare, malgrado le cesure date dall’insediamento urbano di Malo e dalla viabilità. Fattore di interesse è la caccia particolarmente sviluppata nel comune e molto al di sopra della media dei comuni del vicentino.

6.3 Aree a tutela speciale esterne al territorio comunale Nel territorio del comune di Malo non sono presenti Siti di Interesse Comunitario o Zone di Protezione Speciale in relazione alla presenza e rappresentatività sul territorio di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della direttiva 92/43/CEE

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"Habitat" e di specie di cui all'allegato I della direttiva 79/409/CEE "Uccelli" e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia. Si prende comunque in considerazione il SIC IT3220039 definito come Biotopo "Le Poscole" di 149 ettari insistente nei comuni di Monte di Malo, Cornedo Vicentino e Castelgomberto.

Figura 6-3 Localizzazione SIC Biotopo "Le Poscole"

Essendo distante circa 200 metri dal confine comunale di Malo esso viene considerato preventivamente nell’analisi dello stato dell’ambiente; si valuterà in fase di Rapporto Ambientale l’eventuale influenza delle azioni di piano sul sito che, per questo, viene di seguito analizzato nelle sue caratteristiche più significative, rimandando alla scheda descrittiva della Regione Veneto ulteriori dettagli.

6.3.1 Aspetti morfoterritoriali, idrologici e/o idraulici Il biotopo fa parte della valle del torrente Poscola, situata all’estremità orientale dei Lessini vicentini, sulla sinistra idrografica della vallata dell’Agno. Dal valico di Priabona (253 m s.l.m.) essa si sviluppa per circa 4 km con un andamento nordsud. I principali colli che delimitano la valle sono il Monte Grande (609 m s.l.m.), il Monte Montagna (619 m s.l.m.), il Monte Verlaldo (596 m s.l.m.) e il Monte Pulgo (509 m s.l.m.). Nell’area sono presenti affioramenti rocciosi di natura calcarenitica, interrotti da effusioni basaltiche, corrispondenti alla Formazione di Priabona e alle Calcareniti di Castelgomberto che si sviluppano dall’Eocene superiore al Miocene inferiore. Il Torrente Poscola rappresenta il più importante affluente dell’Agno. Esso nasce a circa 275 metri di quota dalla Grotta della Poscola, che è un esautore carsico che drena la maggior parte dell’Altopiano FaedoCasaron, e termina il suo percorso dopo circa 15 Km, all’altezza di Montecchio Maggiore. Tra i suoi affluenti importante è il Rio Poscoletta, che grazie alla sua portata costante per tutto l’arco dell’anno, in contrapposizione al carattere torrentizio del Poscola, crea un’area permanentemente umida. Il tratto pianeggiante della vallata è conosciuto come “le Poscole” e in epoca medioevale era una zona completamente paludosa.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 41 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 6.3.2 Aspetto paesaggistico generale L’aspetto paesaggistico generale è quello di un agrobiotopo ben conservato e relativamente poco urbanizzato. L’abbondanza di acqua e un fitto reticolo di canali, sia lentamente fluenti che a carattere torrentizio, consentono l’esistenza di un ricco ecosistema in cui soprattutto gli anfibi trovano un habitat ottimale. Sono infatti segnalate ben 11 delle 14 specie note per la provincia di Vicenza, tra cui alcune a rischio di estinzione come: Triturus carnifex, Rana latastei e Bombina variegata (Nisoria, Gruppo studi ornitologici, 2000; Farronato & Fracasso, 1998). La presenza di un ricco sistema di siepi svolge un ruolo importante nel favorire la biodiversità animale, in particolare dell’avifauna. Numerose sono le comunità vegetali rappresentative di differenti ambienti: vegetazioni acquatiche e palustri, formazioni erbacee seminaturali, boschi e boscaglie.

6.3.3 Vegetazione La vegetazione acquatica, costituita da piante radicanti o liberamente natanti, non è particolarmente abbondante a causa del periodico prosciugamento dei fossati; questi vengono colonizzati anche da specie meno francamente acquatiche, come quelle dei Phragmitetea (Berula erecta, Sparganium erectum, Typha latifolia e Leersia oryzoides), la cui presenza evidenzia il contesto ambientale nel quale queste vegetazioni si sviluppano, tendendo a sovrapporsi su piani differenti. Le comunità vegetali presenti sono inquadrabili nelle classi Lemnetea minoris e Potamogetonetea. La vegetazione palustre appartiene per lo più alla classe Phragmitetea (Phragmition, Magnocaricion e SparganioGlycerion fluitantis) e in minima parte alla classe IsoetoNanojuncetea. Le comunità più diffuse sono senza dubbio il Nasturtietum officinalis e l’aggruppamento a Berula erecta: queste comunità si insediano nei corsi d’acqua con acque poco profonde o dove il suolo è completamente intriso d’acqua in condizioni di buona luminosità. Queste due specie non si presentano sempre in formazioni pure. Spesso infatti sono consociate tra loro in percentuali variabili. Il tratto collinare della vallata del torrente Poscola è ampiamente coperto da formazioni boschive che possono essere inquadrate nella classe QuercoFagetea e ripartiti tra i Quercetalia pubescentis e i Fagetalia sylvaticae. Le formazioni erbacee presenti nel biotopo sono notevolmente influenzate dalla presenza dell’acqua anche se esistono cenosi, riferibili alla classe Agrostietea stoloniferae, in grado di tollerare stress idrici estivi. I prati si presentano attraversati da numerosi fossi e da larghi avvallamenti che drenano l’acqua. Le formazioni erbacee sfalciate più diffuse nel biotopo sono Arrenatereti riconducibili al Centaureo carniolicaeArrhenatheretum elatioris. Essi si configurano come prati di alta pianura, relativamente poveri floristicamente se confrontati con quelli della fascia prealpina.

6.3.4 Aspetti faunistici La fauna presente nel biotopo è quella tipica degli agroecosistemi di alta pianura, contraddistinta da una buona ricchezza specifica, pur non presentando elementi di particolare pregio. L’abbondanza di acqua e un fitto reticolo di canali consentono la presenza di numerose specie di anfibi, tra cui alcune a rischio locale di estinzione come Triturus carnifex, Rana latastei e Bombina variegata. Sono queste, in assoluto, le presenze faunistiche di maggior livello.

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Non altrettanto ricca è la presenza di uccelli acquatici, forse a causa delle limitate estensioni degli ambienti a canneto ed anche per un certo grado di disturbo antropico. Più variegata la presenza di uccelli acquatici nelle stagioni migratorie e in inverno. Gli habitat prativi presenti nel biotopo ospitano una ricca comunità di uccelli nidificanti: alle ballerine, vanno ricordate le presenze in epoca riproduttiva del Saltimpalo (Saxicola torquata), della Quaglia (Coturnix coturnix) e dell’Allodola (Alauda arvensis). Una maggiore presenza di specie è legata agli ambienti di transizione tra prati e bosco; nel tratto collinare della vallata, coperto da formazioni boschive più mature di Carpino nero e Roverella, nidificano alcune specie di cincie, di columbiformi e numerosi passeriformi canori tra cui il Fringuello. Frequentemente vengono osservati uccelli rapaci che utilizzano il biotopo soprattutto come area di caccia, alcuni dei quali nidificano nelle aree circostanti. Tra i mammiferi che frequentano il biotopo segnaliamo la presenza certa dell’Arvicola d’acqua (Arvicola terrestris) e quella probabile (da verificare) del toporagno acquaiolo (Neomys anomalus). La fauna della grotta della Poscola annovera soprattutto invertebrati che presentano peculiari adattamenti alle condizioni di vita ipogea.

6.3.5 Minacce ed indicatori da considerare riguardo al biotopo Si riportano le principali minacce riferibili al biotopo in esame che potranno fungere da guida per stimare l’eventuale influenza delle azioni di piano sul sito in esame.

MINACCE / IMPATTI

ƒ Isolamento del biotopo ƒ Trofia elevata delle acque (con conseguente penalizzazione delle specie oligotrofe) a causa dell’inquinamento derivante dalla presenza di contrade sparse e dalle concimazioni (immissioni di reflui nei corsi d’acqua) ƒ Periodici lavori di sistemazione dei canali e di ripulitura degli alvei (soprattutto del torrente Poscola) con conseguente impatto sui popolamenti a Ranunculus trichophyllus ƒ Agricoltura intensiva e presenza di allevamenti ƒ Diffusione di specie alloctone vegetali (Robinia, Ailanto) ƒ Taglio incontrollato della vegetazione ripariale ƒ Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione nelle aree umide, dovuti a calpestio ƒ Sviluppo di insediamenti industriali nella parte del biotopo ricadente nel Comune di Castelgomberto ƒ Inquinamento dell’acquifero sotterraneo dovuto agli scarichi civili, industriali, zootecnici, agricoli, oltre alle discariche di rifiuti solidi urbani e industriali

Grotta della Poscola ƒ Degrado diffuso per la presenza di cave, in particolare: - attività estrattive con utilizzo di esplosivi - rottura di concrezioni ƒ Eccessiva fruizione speleologica e turistica in grado di determinare la perturbazione dei parametri naturali a seguito di: - contaminazioni di vario tipo (rifiuti, carburo, batterie, indumenti colorati); - danni fisici (rottura di concrezioni, calpestio, allargamento di strettoie); - presenza di graffiti (vernici e incisioni);

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- asportazione di concrezioni, minerali e fauna ƒ Adattamenti turistici delle cavità come: - illuminazione - scavi - passerelle - treni a scartamento ridotto - colonne di sostegno - impianti tecnologici - sistemi di pulizia - contaminazioni - ulteriori graffiti

Gli indicatori di qualità che seguono suggeriscono una serie di parametri di controllo per il monitoraggio dello stato di salute degli habitat e delle specie all’interno del biotopo. Si riportano come ulteriore riferimento per la successiva determinazione dell’interesse del piano sul sito:

- Percentuale di copertura delle formazioni erbacee seminaturali - Continuità e sviluppo delle siepi agrarie e delle macchie boscate ai margini dei coltivi - Variazioni o interruzioni della continuità della copertura vegetale spondicola di corsi d’acqua e canali con conseguente alterazione della funzionalità di corridoio ecologico - Variazioni della percentuale di copertura delle idrofite legate alle acque fluenti dei canali e del torrente Poscola (Ranuncoli, Miriofilli e Potamogeti) - Alterazioni delle comunità biotiche a macroinvertebrati delle polle e dei corsi d’acqua di risorgiva. Fluttuazioni del valore dell’indice IBE. - Presenza di comunità ittiche indicatrici di elevata qualità delle acque (Salmonidi e Ciprinidi) - Presenza di comunità ornitiche con elevata diversità specifica legate agli ambienti umidi (torbiere e prati umidi; sponde delle polle e dei canali di risorgiva; boscaglie igrofile e incolti umidi ai margini delle fasce boscate) - Percentuale di diffusione delle specie esotiche (Robinia, Ailanto, Nutria) - Presenza di elementi floristici e vegetazionali di particolare interesse (specie rare o minacciate) - Presenza di particolari specie di invertebrati acquatici e terrestri, endemici e non, troglobie, eutroglofile, subtroglofile e troglossene - Livello di eterogeneità dell’habitat e sua complessità strutturale (presenza di fessure di diverse dimensioni e di aree a diversa circolazione idrica)

Ambienti di questo tipo, sempre più rari a causa della diffusa antropizzazione, rappresentano un’insostituibile fonte di biodiversità animale e vegetale. Pertanto sono meritevoli di tutela e di valorizzazione.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 44 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 6.4 Rete ecologica Per la conservazione della natura in passato si è ritenuto sufficiente prevedere l’istituzione di aree protette svincolate dal restante territorio quali isole dedicate alla tutela della fauna e della flora. Questo approccio è considerato oggi insufficiente ed è emersa l’esigenza di collegare le aree a maggiore naturalità tramite la creazione di corridoi e aree di sosta al fine di favorire lo scambio genetico e quindi la biodiversità. E’ ormai evidente la necessità di sviluppare un sistema di protezione non solamente limitato ai siti ecologicamente rilevanti, ma che "allarga" le aree protette mediante la riqualificazione di habitat circostanti e che “collega” tramite corridoi e aree di sosta per la dispersione e la migrazione delle specie. Da quanto sopradetto è emerso il concetto di Rete Ecologica: un’infrastruttura naturale e ambientale che persegue il fine di interrelazionare e di connettere ambiti territoriali dotati di una maggiore presenza di naturalità. Si ritiene perciò opportuno fare riferimento a quanto elaborato di recente dal PTCP che l’area vasta su cui è necessario si connetta il territorio del comune di Malo. Si traggono dal PTCP alcune possibili attenzioni virtuose tramite cui il comune può contribuire: - la previsione di specifici interventi di deframmentazione attraverso opere di mitigazione e compensazione ambientale; - la previsione di realizzare neoecosistemi sia con finalità di miglioramento dell’inserimento paesaggistico di infrastrutture ed aree insediate; - la gestione e la conservazione dell’agricoltura in quanto soggetto di salvaguardia dei territori, anche favorendo le colture specializzate ed incentivando forme di agricoltura compatibile o con finalità “a perdere” in favore del mantenimento di particolari specie animali (anche di interesse venatorio); - la riqualificazione di aree degradate quali cave, discariche, aree industriali dismesse, etc. con finalità di valorizzare i siti naturalistici esistenti, S.I.C. (Siti d’Importanza Comunitaria) e Z.P.S. (Zone Speciali di Protezione); - recuperando e valorizzando i beni d’interesse storico-architettonico e ambientale, i percorsi ciclopedonali esistenti ed in progetto, nell’ambito di una valorizzazione turistica complessiva dell’area.

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7. PAESAGGIO Assieme agli interventi ed alle peculiarità di origine antropica, gli elementi di interesse ambientale definiscono il concetto di paesaggio naturale e di paesaggio agrario, inteso come "forma che l'uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale". Tale concetto va alleggerito in parte da valutazioni di tipo solamente estetico e reso maggiormente concreto, oggettivo, attraverso la puntuale descrizione di fatti nella loro quantità e qualità. Gli elementi detrattori del paesaggio sono rappresentati da: - le aree destinate a scopi extra agricoli; - la presenza di strutture viarie (Strada statale n. 46 da sud e per Schio; svincoli legati alle nuove intersezioni viarie ecc); - gli elettrodotti; - edificazioni ed attività diverse; - attività di cava in atto e dimesse. Di seguito si prendono in considerazione alcuni degli elementi caratterizzanti utili a definire il paesaggio del comune di Malo.

7.1 Le colture in atto ed il paesaggio agrario e forestale Alla luce della crescente domanda di beni ambientali e paesaggistici, tipica di una società postindustriale e della sempre minor importanza dell'aspetto meramente produttivo delle risorse agricole, la tutela dell'ambiente/paesaggio diviene parte integrante degli interventi di programmazione e gestione delle risorse e, in quanto tali, strumento per il miglioramento delle condizioni ambientali esistenti e di controllo dei processi di trasformazione e d'uso del territorio. L'analisi ragionata degli elementi di interesse ambientale, intesi quali "elementi qualificatori" presenti nel territorio, è avvenuta assieme al vaglio di quelli che si sono definiti "elementi detrattori" del paesaggio, per ottenere la "sintesi del paesaggio agrario" del comune di Malo, come tale da salvaguardare evitando al suo interno espansioni urbane e costruzioni improprie. Non si può parlare di paesaggio agrario senza tenere conto delle colture che "abitano" il territorio, cioè dei diversi usi del suolo e delle connotazioni morfologiche dello stesso. Dai rilievi, dalle osservazioni di campagna e dai riscontri cartografici, quello di Malo risulta un paesaggio agrario tipico della fascia pedemontana della pianura veneta, con un’area pianeggiante coltivata eminentemente a seminativo, solcata da corsi d’acqua e con presenza di elementi vegetali lineari e storico-pasaggistici (residui delle centuriazioni); mentre l’area collinare, vede la presenza di boschi, pascoli, prati-pascoli, seminativo non particolarmente diffuso, vigneti e altre colture legnose di pregio, cospicua presenza di alberate e piantate. Gli elementi qualificatori del paesaggio sono l'insieme di quei fattori fisici, ambientali ed architettonici che hanno una positiva valenza ambientale, caratterizzanti il territorio. In particolare, si considerano tutti gli elementi legati all’ecosistema agricolo (agroecosistema), ovvero: - morfologia e ambito collinare; - le colture agrarie: seminativi, prati e prato-pascoli; - aree boscate, macchie boscate; - alberate, piantate, siepi;

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- alvei fluviali e zone umide; - corsi d’acqua minori (torrenti, rogge, canali, fossi, ecc.); - vegetazione riparia; - cave in attività e dismesse; - sistemazioni idraulicoagrarie; - sorgenti, fontanili, pozzi; - esemplari vegetali di particolare pregio; - attività zootecniche esistenti e dismesse; - parchi e giardini di interesse particolare; - viabilità rurale, percorsi minori, sentieri; - ambiti sottoposti a vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici, ecc.

La morfologia del territorio è caratterizzata da: - i rilievi presenti, quali il Garbuiolo, la “Piana dei Ceola”, Monte Oreste, Monte Palazzo ed il Castelliere, Monte Sisilla, Vallugana, ognuno con le sue specificità storiche e naturalistiche; - i covoli; - i terrazzamenti e le masiere presenti in ampi tratti dei versanti meglio esposti della collina ; - il colle del Montecio, con la sua particolarità morfologica e vegetazionale.

Dando una lettura morfologica ai principali corsi d’acqua emerge che sono caratterizzati principalmente da: - il Livergon/Giara, con il tratto pedecollinare e marginale al centro di Malo, e con l’assetto vegetazionale da riqualificare; - lo scolo Vedesai, da nord arriva al centro urbano di Malo, residuo delle antiche centuriazioni, da riportare maggiormente in evidenza; - il Leogretta ed il Trozzo Marano (anch’esso residuo delle antiche centuriazioni), che solcano la pianura di Malo; - il Leogra-Timonchio che definisce un ambito propriamente fluviale, con tipica morfologia, vegetazione e viabilità minore, da valorizzare sia per questi aspetti, sia per l’integrità del territorio agricolo sotteso su entrambi e lati, nonché a monte e a valle, anche nei comuni contermini Le sponde del Timonchio, e a tratti anche quelle del Giara, sono state cementificate al piede delle arginature. Il loro letto e la parte bassa delle arginature sono prive di vegetazione spondale che è invece di tipo ruderale ed infestante sulle parti più alte e sul lato degli argini che guarda le campagne; - il Torrente Proa che è identificabile fino all’incrocio con Via Forlan, dove le acque ristagnano per mancanza di sbocco a causa dell’interramento del letto, il quale diventa una solo una modesta depressione, segnalato dalla presenza di una formazione lineare arbustiva; l’ambito sotteso è però particolarmente significativo e da riqualificare; - le rogge minori, quali ad esempio quelle che solcano la Vallugana (roggia Molina ed altre), la Roggia Branza, nonché le sorgenti e risorgive presenti. La maggior parte dei corsi d’acqua rappresentano barriere spaziali che separano “fette orizzontali” di territorio: in realtà la loro caratteristica di torrenti, ne permette per lunghi periodi l’attraversamento. Vi è infine una rete di scolo e di adduzione legata all’uso della risorsa irrigua.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 47 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 7.2 Le colture agrarie In collina prevalgono i prati, le colture arboree sia in coltura specializzata – magari con la paleria in legno quali vigneti, frutteti, oliveti ecc, sia sottoforma di piantate (la vite maritata all’oppio, all’orniello): elementi tipici del paesaggio agrario veneto. Nella pianura il panorama delle colture agrarie cambia, facendo spazio ai seminativi (“la steppa granaria”), riducendo la presenza del prato e delle colture arboree lineari. L’incremento della presenza arborea lineare in pianura, a formare brani di paesaggio storico o strutture di connessione con gli elementi del paesaggio più validi. La pianura è coltivata in modo preponderante a seminativo, che, al rilievo di campagna effettuato nell’agosto ’02, risulta essere esclusivamente il mais. Nella ‘steppa cerealicola’ si insinuano in modo diffuso sul territorio ma in estensione limitata, a stima circa il 1015 % della superficie, appezzamenti, di piccola e media dimensione a prato stabile polifita o medicai, talora irrigui. Benché di estensione limitata, questi prati svolgono un ruolo essenziale per la differenziazione ambientale e naturalistica, essendo sostegno alimentare e di nicchia per la fauna. Tra Ca’ Canata, Roenga e Casotto si localizza un ‘polo’ vivaistico, dedicato alla produzione di alberi ed arbusti ornamentali in zolla, coltivati a pieno campo, di specie e varietà comuni da giardino. Sul territorio comunale insistono solo pochi altri, piccoli, appezzamenti a vivaio (es. in località S. Rocco). Non è chiaro se le aziende moltiplichino in situ le plantule o se si limitino ad allevare fino al pronto effetto il materiale vegetale acquistato da altri. La viticoltura in pianura è più un “residuo storico”, destinato a soddisfare i bisogni delle famiglie coltivatrici, che attività produttiva vitale. Filari maritati di vigneto si rinvengono a sorpresa tra le estensioni a mais e si apprezzano quasi come dei “reperti archeologici”, quali frammenti della memoria storica colturale dei luoghi. La coltivazione della vite persiste solo su appezzamenti di piccole e piccolissime dimensioni, di brevi e pochi filari, per lo più prossimi all’abitazione rurale; viene condotta con sistemi tradizionali, su terreno inerbito, con tutore ligneo oppure, e sono la maggioranza, con tutore vivo. Gli alberi che accompagnano i vigneti sono in larga maggioranza oppi (aceri campestri), seguono pioppi neri, gelsi o fruttiferi misti, tra cui per abbondanza spicca il noce e il ciliegio. Spesso all’ombra dei vigneti trovano spazio anche gli orti famigliari.

7.3 La trama storica del territorio Le centuriazioni romane sono ancora visibili su parte del territorio, sia nella porzione nord-orientale con il “cardo quintario” del Vedesai, con i decumani (“decumano della pontara”), sia sul territorio di Molina, con il “cardo maximo”, probabilmente rappresentato dal Trozzo Marano. Si tratta di porzioni ampie del territorio, da tutelare e valorizzare per il loro valore storico e paesaggistico. In altri tratti la centuriazione si è perduta nell’epoca medioevale (la campagna “medioevale”) dando luogo a perdite nella percezione degli assi per far posto all’individuazione di piccoli appezzamenti non legati da un disegno complessivo. Le aree verdi di interesse paesaggistico individuano: - l’insieme degli spazi verdi naturali del paesaggio perturbano; - la fascia agraria di raccordo e di cuscinetto tra questi e la campagna; - gli spazi verdi di particolare rilievo all’interno dell’edificato e quelli di accesso.

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Si sono valutati gli elementi costitutivi quali i giardini e parchi storico monumentali; i grandi alberi; gli spazi verdi di pertinenza degli edifici pubblici; parchigioco e spazi di incontro/relazione; il verde di quartiere; i parcheggi alberati e le alberature stradali. La viabilità rurale è ben mantenuta e copre tutto il territorio in modo omogeneo e completo. Non vi sono segnalazioni particolari se non per i percorsi arginali del Torrente Timonchio: con pochi interventi sulla vegetazione e adeguamenti minimi di sagomatura dell’argine potrebbero essere completati e diventare percorsi pedonali, magari anche equestri e ciclabili, godibili.

7.4 Colline, boschi e masiere La collina di Malo è un piacevole susseguirsi di piccoli vigneti e seminativi, prati stabili e boschi cedui. Il manto forestale occupa i versanti ripidi di matrice calcarea. Sul Montecio, colle isolato rispetto al resto del corpo collinare di Malo, apparentemente le tipologie forestali si differenziano con le diverse esposizioni (a nord predomina la rovere, a ovest il carpino e la rovere, a est e in zona sommitale il castagno), ma ci troviamo comunque nell’ambito della stessa tipologia forestale, che prevede la partecipazione di tutte queste specie. Lungo il corso dei ruscelli che solcano i versanti fino al fondovalle alle specie tipiche dell’ambiente collinare su terreni più freschi, come la rovere di cui, qua e là, si rinvengono piante mature rilasciate al taglio perché diffondano il seme, si sovrappone con invadenza la robinia. Tale specie diventa la componente principale rafforzata da turni di utilizzazione ravvicinati e si afferma anche come colonizzatrice sulle aree di ex coltivi o dove il profilo originario del terreno è stato stravolto da movimentazioni terra per la realizzazione di strade o altro. I boschi di “neoformazione”, in via di ampliamento sul territorio collinare, si originano dalla naturale evoluzione di suoli agrari di fascia collinare e pedemontana, in cui prevaleva la presenza di coltivazioni promiscue con filari di specie arboree alternate a coltivi prati pascoli. La tendenza evolutiva in seguito alla progressiva riduzione dell’attività agricola o all’abbandono è la seguente: minori cure colturali: filare di frassino, filare prato o prato ciliegio, ecc, con abbandonato con pascolo arborato vite maritata e prato/seminativo prato/seminativo utilizzato abbandono: filare con prato in abbandono bosco di neoformazione

Se dal punto di vista della teorica evoluzione naturale dei suoli, l’imboschimento è un processi di miglioramento ecosistemico (dà una forte semplificazione verso una più elevata complessità strutturale e di specie), rispetto ad una situazione di intenso utilizzo antropico quale è quella del nostro territorio, la spontanea trasformazione di prati e seminativi in aree boscate non rappresenta sempre un positivo cambiamento.

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Spesso anzi, oltre a denotare un’incuria e un degrado ambientale, fornisce un’alterazione del quadro paesaggistico che si riflette, oltre che sull’aspetto di percezione visiva, anche su quello della stabilità dei suoli e della riduzione delle superfici utilizzabili. In questo senso vanno definiti alcuni criteri per favorire o bloccare l’espansione dei boschi di neoformazione che si sviluppano o si possono sviluppare sui terreni non sottoposti a ordinaria coltivazione: ƒ in vicinanza di una contrada o di altri centri abitati; ƒ in presenza di paesaggio agrario storico (terrazzamenti e/o masiere); ƒ nel caso di appezzamenti a prato o seminativo bel lavorabili e/o importanti nella individuazione di aree agricole prive di bosco. Viceversa, l’espansione delle aree boscate è da incentivare fino a limiti comunque individuati: ƒ nel caso il nuovo bosco assolva a funzioni di inserimento e/o mitigazione ambientale; ƒ quando si sviluppa su terreni eccessivamente pendenti o rocciosi e quindi di difficoltosa lavorabilità; ƒ quando permette di creare connessioni ecosistemiche, tra altri boschi, tra corsi d’acqua, all’interno di biotopi ecc. Le masiere, sistemazioni dei versanti tramite terrazzamenti, sono diffuse e frequenti. Il loro grado di manutenzione nelle zone coltivate e perfino lungo i sentieri ancora in uso nei boschi (es. da Contrada Marchiori verso Tirondolo) è molto buono, soprattutto se paragonato ad altri ambiti collinari della provincia. Comprensibilmente in abbandono sono i muri a secco nelle sole zone ormai definitivamente ricoperte dal manto forestale, dei quali si rinvengono tracce e tratti cadenti sostenuti eventualmente dagli apparati radicali degli alberi stessi. Il presidio antropico del territorio sembra in intensificazione: vi sono cantieri edili di restauro delle abitazioni un po’ dappertutto, e ciò fa si che anche i muri a secco vengano tenuti sgombri dalla vegetazione infestante, e che siano recuperati e consolidati anche eventuali smottamenti localizzati.

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8. PATRIMONIO CULTURALE, ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO Il patrimonio culturale artistico ed architettonico costituisce un elemento di grande importanza per il territorio perché custodisce, da un lato le testimonianze del passato che rappresentano l’evoluzione storica dei luoghi e i simboli consolidati di un paesaggio comunque in grande cambiamento, dall’altro le testimonianze più recenti meritevoli di attenzione. La vita culturale di Malo, nelle diverse modalità in cui si esprime, e particolarmente ricca e attiva. Ciò e provato dalla presenza di una quarantina sia di associazioni culturali o sociali, che sportive e una decine di associazioni politiche ed istituzionali (partiti, comitati scolastici, scuole private, parrocchie). Inoltre si contano importanti presenze come il museo comunale (Serica e Laterizia è sulle attività economiche tradizionali del territorio), due musei privati (Casabianca è per l’arte moderna, e Civiltà Rurale è per le tradizioni contadine), il Centro Servizi della Rete Museale Alto Vicentino e la Biblioteca Comunale.

8.1 Breve escursus storico

Siti primitivi La zona fu abitata da antiche popolazioni e dai Venetkens che vi si insediarono dall'ottavo secolo a.C. sulle alture. Intorno a Monte Oresco, Monte Sisilla e Monte Palazzo e nelle colline prossime, si sono rinvenute tracce delle culture neolitica e dell'età del ferro. Si suppone che questi siti fossero collegati alla pista del paleoveneti, che si snodava a mezzacosta, da Vicenza a Magrè e a Sant'Orso.

Malo romana Le rilevazioni da satellite confermano l'esistenza di due successive centuriazioni rilevabili nel tracciato di strade e carrarecce sull'andamento a scacchiera di cardini e decumani. Asse della centuriazione era il rettifilo tra Sant'Orso e Vicenza, che nella zona corrisponde al Trozo Maran da San Pietro a Ca' Losca. Case, Malo, San Tomio, Isola sono situati all'incirca sul cardine ultrato quinto, al margine della centuriazione. La strutturazione agricola romana ha lasciato tracce a nordest di Case, a Molina, a San Tomio dove esiste una zona archeologica sul sito di una "villa" romana; nel campanile di San Bernardino si nota qualche mattone sesquipedale; cassette funerarie romane si rinvennero al Visan; a sud di San Rocco, lungo il cardine citrato primo, affiorano strutture di un casale romano.

Nel primo millennio Nel 917 era già organizzata la Curtis Màladum, centro amministrativo della cultura longobarda. L'uso del territorio, le disposizioni amministrative, le norme della convivenza di frequente si riferiscono all'editto di Rotari. Nomi di luoghi, di persona e termini della parlata maladense sono di origine longobarda. Per la gente che viveva "more romano", ebbe importanza la Pieve di Santa Maria, detta poi del Castello di Malo. Essa continua l'organizzazione del "pagus" romano del da Castelnovo a Leguzzano. Nel secolo X, per disposizione dell'imperatore Berengario I, i vescovi eressero i castelli di Malo e di San Vittore. Sulla collina e nella pianura i Benedettini avevano costruito casali. Nel 972, di essi sono donati dal Vescovo per la riedificazione della Basilica di San Felice, distrutta dagli Ungari.

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Il Comune Nel secolo XI accanto ai casali si sviluppa l'allevamento delle greggi e fiorisce l'arte della lana. Gli Statuti Comunali regolano l'uso dei pascoli. Sorge la chiesa di San Benedetto: nel suo porticale e nella camminata adiacente, accanto al campanile torre, si forma la fiera coscienza civica. Il Comune è retto dal Decano, da Sindaci con varie competenze, e da sei Sapientes (assessori). Altri incaricati controllano l'amministrazione e sono delegati a trattare questioni specifiche. Dal 1507 la sede comunale è trasferita nella Loggia sita in Piazza Vecchia e demolita nel 1900.

La Serenissima Repubblica Dal 1404 al 1797 Malo fa parte del territorio di San Marco. Venezia conferma la validità degli Statuti Comunali che restano in vigore fino alla soppressione napoleonica. Dal Trecento Malo è sede della Vicarìa: vi si esercita la giustizia in prima istanza per i territori corrispondenti alla Pieve. Nel Quattrocento, per impulso di Cavazzoli, Loschi, Muzan e Da Porto, si sviluppano l'agricoltura, la produzione di vino e frutta, l'allevamento dei bachi da seta e l'artigianato. Sorgono fattorie organizzate, chiese, belle dimore e palazzi. Nei tre secoli successivi si edificano le ville degli architetti palladiani, degli Scamozzi e del Muttoni.

Nell'Otto e Novecento L'organizzazione comunale di Malo finisce nel 1797. Dopo le dominazioni napoleonica ed austriaca, nel 1866, con l'annessione del Veneto, Malo fa parte del Regno d'Italia. Si trova a ridosso della linea di combattimento durante il primo conflitto mondiale. Nell'Ottocento prospera l'arte della seta con le filande. Queste, con le fornaci, caratterizzano la struttura produttiva del paese anche nella prima metà del secolo successivo. Nella seconda metà del XX secolo Malo si allinea all'avanguardia della produzione postindustriale del Nordest.

8.1.1 Presenze rilevanti sul territorio A Malo ci sono opere architettoniche, di scultura, di pittura ed espressioni delle altre arti, rappresentative di ciascun periodo dal Trecento ai nostri giorni.

Chiesa di Santa Libera E' l'antica Pieve di Malo, rinnovata nelle strutture dal 1721 al 1897. Di particolare valore la Madonna con il Bimbo, capolavoro in pietra della bottega di Bernardino e Tommaso del Pedemuro, l'altare delle stelle del 1670 (o dell'Addolorata), la Cappella del Crocefisso (1690), e quella di Santa Libera (1739) con l'immagine postgiottesca. La Monumentale Via Crucis lungo la salita al Santuario ha formelle in bronzo di Guido Cremasco (1952).

Chiesa di San Bernardino (ora Sala Consigliare) E' la chiesa del Comune, gotica, edificata nel 1456 sul sito di un'antica cappella, accanto all'Ospitale. Il sacerdote, eletto dal Comune, aveva l'incarico di istruire i giovani e di assistere i bisognosi. Nell'interno ci sono tracce di vetusti affreschi. Significativo il ritratto arguto di San Bernardino.

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Chiesa di San Francesco in via Muzzana Il campanile gotico, del 1460, era affiancato alla Chiesa di San Giacomo della quale si è recuperato l'affresco con il Padiglione. Francesco Muzan nel 1507 eresse la chiesa in stile Rinascenza su probabile disegno di Rocco da Vicenza. All'interno fascia con grottesche tardogotiche del 1507, antico Fonte della Pieve e tele del Settecento.

Chiesa di Santa Maria (Molina) La parte centrale dell'edificio, con pianta a croce greca, fu iniziata nel 1466 da Francesco Da Porto. Suo figlio Giovanni commissionò il Christus Patiens e la Pala in pietra della Madonna con il Bimbo e San Bernardino, capolavoro dei Maestri del Pedemuro.

Castello gotico di Giovanni Da Porto (Molina) Si allinea lungo la strada, ora devastato, quanto rimane della facciata dalle eleganti torrette, coronata un tempo da pittoreschi merli a coda di rondine. Il Castello fu ultimato nel 1481.

Incompiuta Villa di Giuseppe Da Porto (Molina) Sul lato settentrionale della scenografica Corte Granda si innalzano le colonne del Pronao, progettate gigantesche, nelle dimensioni del tempio di Giove Statore a Roma. La costruzione della villa progettata da fu interrotta nel 1542. Oratorio di San Rocco. Sul sito di precedenti edicole, nel 1708, fu edificato nelle eleganti forme attuali, con qualche sorvegliato elemento rococò. Restaurato di recente conserva all'interno un pregevole altare.

Barco Ghellini (San Tomio) Una Casa Torre dei Loschi e un Palazzo cinquecentesco sul sito di un casale furono collegati nel 1620 dalle nobili arcate della Loggia, alte su due piani, su disegno di architetto scamozziano.

Corte dei Loschi e Villa Checcozzi Dalle Rive (San Tomio) Lo spettacolare insieme, su un sito abitato ininterrottamente dal periodo romano, ora è in degrado. Si nota un'antica casa torre, riattata nel Quattrocento. La villa fu progettata dal Muttoni per Matteo Checcozzi. Stupefacenti sono le decorazioni del Salone, eseguite nel 1720. Le statue simboliche della Scala d'onore sono attribuite a Giacomo Cassetti. La misteriosa alcova con gli espressivi telamoni è un ambiente intrigante. Nei dintorni si possono ammirare la rinascimentale Casa Marchesini, il Palazzo tardosecentesco di Corte dei Grendene e al Visan l'insieme di Villa Fabris con l'Oratorio della Concezione, del 1714. La Chiesa parrocchiale, edificata nell'Ottocento sul sito di una cappella esistente già sul finire del Duecento, custodisce la Pala di San Tommaso, opera di Girolamo Maganza.

8.1.2 Il Montecio Le denominazioni latine lo designano come Monticulus e Monticlus, il ponticello; dagli inizi del Cinquecento ha cominciato ad essere chiamato Montecio ed è il luogo di più accanito contrasto tra due concezioni di uso del territorio. Nonostante le vicissitudini attraversate nei secoli è sempre riuscito a mantenersi nel suo nucleo visibile oggi.

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Si tenga presente che la zona boscosa si estendeva in maniera decisamente più rilevante fino alle sponde del Livergon e oltre sulle pendici del Monte di Malo. Vi dominava la foresta di roveri, lecci, frassini, castagni con radure a macchia di noccioli e ontani, che a nord risaliva sulla sinistra orografica del torrente fino ai confini di San Vito. Venne sistemano alla fine del Cinquecento in Terrazze per olivi presso le falde sudovest dell’altura sulla quale è costruita una torretta ròccolo. In una mappa del 1668 è possibile riconoscere la metà meridionale del Montecio interamente sistemata a terrazze, con tordara. Nei documenti Muzan del Settecento si parla di quagliara, piscine canali per irrigazione con acque dedotte dal Livergòn, allevamento di pesci, sistema a radure per cattura di uccelli con reti (ròccolo). A metà dell’Ottocento le terrazze della collina sono in abbandono: vi cresce un bosco castanile e la zona è trascurata fino al 1867 quando da Venezia vengono ad abitare a Malo i conti Morandi Bonacossi che curano il rinnovamento arboreo rispristinando balze e vigneto, filari di olivi e piante da frutto nelle terrazze sudovest e sull’altura si sistema un chiosco. Nel 1917 la collina è sconvolta da trincee, terrapieni, gallerie per approntarvi difese in vista di un’estrema resistenza qualora gli austriaci avessero travolto il fronte del Pasubio. Dal primo dopoguerra la flora si è inselvatichisce e ora vi domina la presenza di abeti e castani. Da oltre un decennio il luogo è dotato di percorsi vita tornando a svolgere una diversa ma rilevante funzione pubblica.

8.2 Centro Storico Si riportano di seguito le presenze storico-architettoniche maggiormente rilevanti e si esamina di seguito il recente piano di recupero del centro storico che possa portare l’attenzione sulle azioni che stanno intercorrendo negli ultimi anni e tuttora.

8.2.1 Presenze rilevanti nel centro storico Le contrade, già strutturate nel Quattrocento, conservano dimore gotiche, rinascimentali e classiche: ogni secolo posteriore è documentato in facciate, portali, palazzate e caratteristiche quinte di case, riusciti esempi di architettura spontanea. Capovilla vanta la storica residenza dei Morandi Bonacossi, discendenti dei Muzan. All'interno un pozzo e la colombara risalgono al Quattrocento. Del secolo successivo è il porticale colonnato. La Casabianca, già ottocentesca fattoria del Montecio, è ora sede della prestigiosa raccolta di Grafica Contemporanea e di numerose iniziative culturali. Furono costruiti agli inizi del Settecento Palazzo Galdioli Gualtiero in Via Muzzana e Palazzo Di Velo Cera in Via Chiesa. Risale a questo secolo Palazzo Muzan ai Pini, edificato presso le strutture di un Casale del Cinquecento. Tra i più antichi edifici è la Vicarìa, ora Palazzo De Zen Grendene: forse Sala della Curtis. Fu residenza di Enrico Scrovegni e di suo genero Vitaliano De Lemici, usurai padovani condannati da Dante nel XVII canto dell'Inferno. La facciata e il portico colonnato sono degli inizi dell'Ottocento. Alla fine dello stesso secolo risale la costruzione di Palazzo Corielli, sede del Museo della serica e della laterizia. Villa Castellani Fancon fu edificata nel 1775 sulle dimore medievali dei Muzan. La facciata neoclassica è del 1862, su progetto di L. Dalla Vecchia. Sono favolosi i Giardini all'italiana con la Serra e il Parco Romantico, disegnati da A. Caregaro Negrin. All'interno pregevoli affreschi e dipinti di G. Busato e L. Giacomelli.

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Villa Zerbato Clementi, ora dignitosa sede della Biblioteca, è un insieme di edifici del Sette e Ottocento cresciuti intorno ad una casa torre al centro di uno dei più antichi casali benedettini, con gran brolo cinto da muri già nel Trecento. Il Duomo, su disegno dell'architetto neopalladiano L. De Boni, è imponente monumento, severo nella sua classica maestà. Sugli altari e sulle pareti si allinea una serie di dipinti, espressione dei più noti maestri dell'Accademia Veneziana, come Molmenti, Roi, Busato, Grigoletti, Zona. Nella sacrestia sono custodite tele provenienti dalle chiese di San Benedetto, di Santa Maria del Castello e di San Bernardino, come la Pala dell'Assunta del De Pieri, quelle di Sant'Antonio, di San Gaetano e La Strage degli Innocenti di G.Carpioni, la pregevole Annunciazione di G.Apollonio, genero di Jacopo Da Ponte detto il Bassano. A Case di Malo nel 1864 si edificò un oratorio, dedicato a San Michele, patrono dei fornaciai. Nel 1910 si costruì lo slanciato campanile. La chiesa attuale è del 1927; fu ampliata nel 1936 su disegno dell'ing. F. Miotti. All'Ottocento risalgono numerosi palazzi tipici, con ingresso voltato, come Palazzo Zambon,ora nobile sede del Comune. Nel contiguo Palazzo Meneghello nacque Luigi, lo scrittore veneto più rappresentativo che trascorse qui l'infanzia. Nelle sue opere prestigiose ha immortalato con arte mirabile la piccola patria, il particolare linguaggio, il caratteristico e libero spirito maladense.

8.2.2 Piano di Recupero del centro storico Il Piano di Recupero rappresenta lo strumento di riqualificazione, valorizzazione, sviluppo e tutela architettonica e culturale del tessuto edilizio ed urbano del centro storico di Malo, attraverso un sistema strutturato di interventi. Se ne riporta una breve sintesi con lo scopo di far emergere alcune priorità che possono essere significative per la loro valenza ambientale o per la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico comunale. Il documento nelle sue ultime varianti è del 2007. Il centro storico occupa circa 55 ettari e viene destinato prevalentemente alla funzione residenziale, ai servizi e alle attrezzature a scala di città e di vicinato, alle attività direzionali e commerciali ed a quelle artigianali. Allo scopo di mantenere, rivitalizzare e incentivare la struttura commerciale in quest’area si affianca la funzione concorrente all’aggregazione sociale, nonché la riqualificazione, salvaguardia e decoro del tessuto urbano di antica origine. E' permesso l'insediamento di nuove attività produttive di artigianato, con esclusione delle lavorazioni che presentino emissioni in atmosfera di fumi, odori, vapori e polveri, emissioni sonore e di vibrazioni, carico di traffico stradale, di tipologia ed entità significativamente diverse da quelle prodotte da un insediamento residenziale, per una superficie utile massima di 250 mq. per unità locale. Gli edifici destinati ad attività artigianale esistenti possono conservare la loro destinazione d'uso anche in caso di interventi di trasformazione edilizia, con assoluta esclusione delle attività che producano rumori od esalazioni nocive o moleste (fumi, polveri, odori) o che comportino rischi per la popolazione o risultino a giudizio dell’A.S.L. incompatibili con la residenza.

8.2.3 I broli I broli sono aree aperte, pertinenti a palazzi storici, destinati, nel passato, a giardini, orti “arborato e vitato”. La distruzione del brolo all’interno di complessi storici è indice di scarsa conoscenza della storia locale perché connesso con la perdita di un paesaggio

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 55 07P19_W01R01_stato ambiente.doc caro alla memoria, pregiato sotto l’aspetto ambientale ed importantissimo dal punto di vista storico ed artistico. Nel territorio di Malo, oggi rimane poco delle fitte cortine di broli che caratterizzavano dalla metà del Cinquecento la fascia del territorio a ridosso dell’impianto urbanistico. Tali strutture erano si sono conservate intatte fino alla prima guerra mondiale ed alcune sono sopravvissute fino agli anni Sessanta costituendo una delle peculiarità urbanistiche di Malo. Sono stati gli interventi edilizi degli ultimi decenni dello scorso secolo a smantellare parte di tale patrimonio architettonico; si sono in parte salvati i broli tra Contrà Porto, Contrà Muzana e Contrà Busia con esclusione della zona sudest in cui sono stati demoliti. Ci si trova quindi nella zona del centro storico per cui il piano di recupero consente interventi volti a tutelarne o ripristinarne il carattere originario, con particolare riferimento ai filari piantumati, ai tracciati riconoscibili, alle murature in sassi, anche mediante opere di architettura del paesaggio che ne reinterpretino lo spirito e ne favoriscano la percezione d’insieme e, dove possibile, l’attraversamento.

8.3 Ville Venete L’Istituto Regionale Ville Venete ha individuato le seguenti edifici nel territorio del comune di Malo:

Denominazione Autore Vincolo

Villa Muzani, Castellani, Fancon Barrera Carlo (?)

Barco di villa Ghellini, Ghellini Ferrante Lioy

Villa Manni, Marchesini

Villa Checcozzi, Vecchia, Reghellini, Dalle Rive, Frigimelica Girolamo (?) Carli

Villa Poli, Clementi Sbalchiero

Villa Checcozzi, Biotto Grendene L.1089/1939

Adiacenze di villa Da Porto, Colleoni, Di Thiene Palladio Andrea (?) L.364/1909

Villa Santac Scorsato

Chiesa di San Francesco L.1089/1939 Figura 8-1 Edifici individuati dall’IRVV

Di seguito se ne riportano le principali caratteristiche così come definite dall'istituto regionale per le ville venete (IRVV):

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Villa Muzani, Castellani, Fancon Iccd A 05.00184305 Irvv 00001955 Frazione: Malo Località: Indirizzo: Via Muzana, 11 Epoca: XIX Autore: Barrera Carlo (?) Proprietà: Comune di Malo// IPAB (Opere Pie Riunite di Malo) Vincolo (legge): L.1089/1939 Decreto (data): 1975/06/24 Catasto: F. 5, sez. A, m. 335/ 633/ 634/ 637/ 638/ 639/ 1489 Rif. bibliografico: E383

Barco di villa Ghellini, Ghellini Ferrante Lioy Iccd Irvv 00001956 Frazione: San Tomio Località: Indirizzo: Epoca: XVII Autore: Proprietà: Ferrante// Ghellini Luigi// Lioy Vincolo (legge): Decreto (data): Catasto: F. 31, m. 106/ 110/ 370 Rif. bibliografico: E385; F291

Villa Manni, Marchesini Iccd Irvv 00001957 Frazione: San Tomio Località: Indirizzo: Via Marchiori, 16 Epoca: XV Autore: Proprietà: Marchesini Roberto Vincolo (legge): Decreto (data): Catasto: F. 30, m. 97 Rif. bibliografico: E388

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Villa Checcozzi, Vecchia, Reghellini, Dalle Rive, Carli Iccd Irvv 00001959 Frazione: San Tomio Località: Indirizzo: Piazza Bassetto, 14 Epoca: XVIII Autore: Frigimelica Girolamo (?) Proprietà: Dalle Rive Carli Valentino Vincolo (legge): L.1089/1939 Decreto (data): Catasto: F. 30, m. 108/ 110 Rif. bibliografico: E386; F292

Villa Poli, Clementi Sbalchiero Iccd Irvv 00001960 Frazione: Malo Località: Pezzo Indirizzo: Via Schio, 77 Epoca: XVIII Autore: Proprietà: Immobiliare Patrizia S.r.l. Vincolo (legge): Decreto (data): Catasto: F. 2, m. 36 Rif. bibliografico: E384

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Villa Checcozzi, Biotto Grendene Iccd Irvv 00001962 Provincia: VI Comune: Malo Frazione: San Tomio Località: Fondo Muri Indirizzo: Via Fondo Muri, 42 Epoca: XVII Autore: Proprietà: Biotto Pietro// Grendene Alberto Vincolo (legge): Decreto (data): Catasto: F. 30, m. 267/ 268 Rif. bibliografico: E387

Adiacenze di villa Da Porto, Colleoni, Di Thiene Iccd A 05.00184306 Irvv 00001961 Frazione: Molina Località: Indirizzo: Via Colleoni, Epoca: XVI Autore: Palladio Andrea (?) Proprietà: Balasso Augusto// Buzzolan Pietro// Lovisetto Teresa// Silvestri Adelaide, Maria Vincolo (legge): L.364/1909 Decreto (data): 1931/03/25 Catasto: F. 23, m. 6/ 19/ 20/ 21/ 25/ 28/ 139/ 184/ 205/ 207/ 208/ 209/ 210/ 211/ 212/ 213/ 214/ 215/ 216/ 217/ 218/ 219/ 220/ 221/ 222/ 223/ 224/ 225/ 227/ 229/ 231/ 232/ 233/ 234/ 235/ 236/ 237/ 238/ 239/ 350/ 564/ 565/ 566 Rif. bibliografico: E384; F291

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Villa Santac Scorsato Iccd Irvv 00001958 Frazione: San Tomio Località: Garbuiolo Indirizzo: Via Garbuiolo, Epoca: XVII Autore: Proprietà: Santac Giovanni, Guglielmo// Scorsato Emilio, Giuseppe, Paolo Vincolo (legge): Decreto (data): Catasto: F. 31, m. 102/ 365/ 366/ 367/ 411/ 414 Rif. bibliografico: E388

Chiesa di San Francesco Iccd Irvv 00001963 Frazione: Località: Indirizzo: Via Muzana, Epoca: XV Autore: Proprietà: Cappellania Vincolo (legge): L.1089/1939 Decreto (data): 1975/06/24 Catasto: F. 5, sez. A, m. F Rif. bibliografico:

Per facilitarne la localizzazione sul territorio si riporta la georeferenziazione tramite una elaborazione del dato presente nel Quadro Conoscitivo regionale.

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Figura 8-2 Localizzazione delle Ville Venete nel territorio di Malo [QC Regione Veneto]

La decadenza delle Ville, iniziata all'indomani della fine della Serenissima (1797) e via via accentuatasi col progressivo ridursi della rendita agraria, assunse dimensioni drammatiche che verso la metà di questo secolo, dopo le due guerre mondiali, durante le quali molti di questi complessi erano stati destinati a sale di comandi e di ospedali militari o peggio, usati per depositi militari. L’importante battaglia in difesa delle Ville Venete iniziò proprio sul finire degli anni Quaranta per iniziativa di alcuni uomini di cultura, di enti ed associazioni locali e portò presto alla valorizzazione dell'immenso significato storico/artistico di questo aspetto della civiltà veneta. La politica di sostegno all'azione di restauro e conservazione è oggi attuata tramite accordi strategici che ne garantiscono la tutela e valorizzazione.

8.4 Siti archeologici Dal PTCP si rilevano tre siti a rischio archeologico brevemente individuati dalle specifiche seguenti: - Vasto complesso abitativo rustico di epoca romana, forse una villa in località Visan – Villa Fabris; - Antico insediamento dell’età del bronzo e frequentazione perdurante nell’età del ferro in località San Tomio – Monte Sisila; - Rinvenimento di tombe legate ad insediamento rustico di età romana in località Molina di Malo.

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Figura 8-3 Localizzazione dei siti archeologici da PRG 2003

E’ inoltre da sottolineare la presenza già accennata di centuriazioni romane ancora visibili su parte del territorio, sia nella porzione nordorientale con il “cardo quintario” del Vedesai, con i decumani (“decumano della pontara”), sia sul territorio di Molina, con il “cardo maximo”, probabilmente rappresentato dal Trozzo Marano. Si tratta di porzioni ampie del territorio, da tutelare e valorizzare per il loro valore storico e paesaggistico.

Figura 8-4 Centuriazioni come individuate da PTCP

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In altri tratti la centuriazione si è perduta nell’epoca medioevale dando luogo a perdite nella percezione degli assi per far posto all’individuazione di piccoli appezzamenti non legati da un disegno complessivo.

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9. SALUTE UMANA / INQUINANTI FISICI Per inquinanti fisici si intendono le sostanze che, direttamente o indirettamente, costituiscono un pericolo per la salute dell'uomo o per l'ambiente, provocando alterazioni delle risorse biologiche e dell'ecosistema. Molti dei composti che sono dannosi per l'ambiente (minerali, fossili o prodotti dell'uomo stesso) possono esserlo, nel mediolungo termine, anche per gli esseri viventi. Di seguito si trattano i principali inquinanti aventi effetti sulla salute umana non valutati altrove.

9.1 Radiazioni ionizzanti Il termine ‘radiazione’ viene utilizzato per indicare generalmente qualunque propagazione di energia da un punto all’altro dello spazio che non abbia necessità di un contatto diretto o del trasferimento di energia ad un mezzo interposto. Rientrano in questa definizione i campi elettromagnetici alle varie frequenze (ionizzanti e non ionizzanti) e le particelle (elettroni, protoni, neutroni ecc.) che rappresentano i costituenti elementari della materia: entrambi infatti si propagano anche nel vuoto. Non rientra invece in questa definizione il rumore, che per propagarsi ha bisogno di un mezzo. I campi elettromagnetici sono una componente fondamentale della vita; la luce visibile, la radiazione ultravioletta, le onde radio, le microonde sono tutti esempi di radiazioni di campi elettromagnetici con diverse energie. Gli scambi di energia tra le varie componenti dell’atomo e tra atomi diversi sono anch’essi governati da campi elettromagnetici di diverse frequenze. Nell’ultimo secolo alle radiazioni dovute al fondo naturale si sono aggiunte quelle prodotte dalle attività umane, utilizzate per gli scopi più vari nelle attività produttive, in medicina, nello scambio di informazioni e, massicciamente, nella vita domestica; se inquinamento significa brusca variazione antropogenica dello stato ‘normale’ della natura, indipendentemente dall’esistenza di effetti nocivi per la specie umana o per altre specie, allora ha sicuramente senso parlare di inquinamento da radiazioni in tutte le aree antropizzate della Terra.

9.1.1 Gas Radon Il maggior contributo all’esposizione totale della popolazione alle radiazioni ionizzanti deriva dalle sorgenti naturali, le cui fonti principali sono costituite dai raggi cosmici, dalla radiazione gamma terrestre, dal Rn220 (Toron) e Rn222 (Radon), dai rispettivi prodotti di decadimento e dai radionuclidi interni al corpo. All'interno del vasto argomento riguardante l'inquinamento indoor e la qualità ambientale, il gas radon, come agente inquinante, è un aspetto trattato, fino ad ora, solo marginalmente. Quest’apparente disinteresse è probabilmente dovuto alle caratteristiche dell'inquinante, che oltre a essere inodore, incolore e insapore è anche di origine "naturale" e quindi implicitamente "normale" o in ogni modo inevitabile e anche perché non direttamente connesso ad attività tecnologicoproduttive. In effetti, il radon è sempre stato presente all'interno delle costruzioni ma è diventato un problema per la coincidenza di due fattori: - l’acquisizione della consapevolezza della sua pericolosità in termini di aumento di rischio di effetti sanitari gravi (tumore polmonare)

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- la differente tecnica costruttiva, a seguito della crisi energetica, che ha favorito alcuni sistemi costruttivi e certe prassi abitative portando a una ipersigillazione delle case favorendo l’aumento della concentrazione di radon (assieme a numerosi altri inquinanti).

Il radon (Rn222) è un gas nobile radioattivo prodotto dal decadimento dell'uranio presente nel terreno. Ha un tempo di dimezzamento di 3,8 giorni e decade emettendo radiazioni di tipo alfa. A sua volta genera dei radionuclidi che sono ancora alfa emettitori (Po218 e Po214) definiti “prodotti di decadimento” o “figli” del radon. I prodotti di decadimento hanno tempi di dimezzamento brevi o brevissimi (minuti o millisecondi). Il radon giunge in superficie attraverso la porosità del terreno e penetra nelle abitazioni attraverso fessurazioni, giunti di connessione, canalizzazioni, ecc. presenti nell'attacco a terra delle costruzioni. Il radon è presente anche in molti materiali da costruzione tra i quali alcuni presentano una forte esalazione (ad esempio il tufo litoide, poco impiegato nell'edilizia veneta). La concentrazione del radon dipende molto dal substrato geologico su cui è costruita la casa, dal tipo di contatto tra edificio e suolo (tipologia e tecnologia costruttiva dell'attacco a terra) e dalle caratteristiche stesse dell'edificio (forma, dimensione, disposizione delle bucature, livello rispetto al suolo dei locali abitati, ecc.) fino anche alle modalità di uso dell’edificio/abitazione. Il principale motivo che causa l’ingresso del radon è la differenza di pressione che normalmente si riscontra tra l’interno degli edifici e l’esterno. Generalmente l’interno degli edifici è in depressione rispetto all’esterno. Tale differenza è dovuta essenzialmente al fatto che la temperatura interna è superiore a quella esterna (specie di notte e d’inverno) e alla influenza dei movimenti dell’aria esterna (venti). La depressione che si riscontra all’interno degli edifici produce un continuo flusso dall’esterno (e quindi anche dal suolo) verso l’interno. Il radon ha una elevata mobilità e si distribuisce rapidamente in tutto l’ambiente in modo piuttosto uniforme. Essendo un gas inerte non reagisce chimicamente o elettricamente, per cui, una volta inalato, è prontamente esalato dall’organismo stesso e quindi, dal punto di vista sanitario, non sarebbe poi così pericoloso. In aria, durante il suo decadimento, produce altri nuclidi radioattivi che sono invece carichi e chimicamente reattivi. Una volta prodotti, questi rimangono, in parte, tal quali, mentre, in parte, si fissano sul pulviscolo presente nell’aria (VOC composti organici volatili – molecole di vapore, o altri aerosol come il fumo da sigaretta o quello prodotto da attività di cucina, ecc.). La parte che non si fissa sul pulviscolo è definita “frazione non attaccata”, mentre quella che si fissa sul pulviscolo è definita “frazione attaccata”. I prodotti di decadimento del radon, per effetto diffusivo, si depositano parzialmente sulle superfici dei locali (pareti, mobili ecc.). In aria quindi rimane solo una parte di essi (quella non depositata). Questa parte rimasta in aria è quella che può essere inspirata. In questo caso, contrariamente al radon, i prodotti di decadimento reagiscono e possono depositarsi sulle superfici dei tessuti dell’apparato respiratorio. I radionuclidi depositati sono ancora radioattivi ed emettono ancora radiazioni. Le radiazioni di tipo alfa penetrano nel tessuto e producono una intensa ionizzazione. Per meglio comprendere questo effetto è opportuno fornire alcune precisazioni. - La funzione dell’apparato respiratorio è quella di assorbire ossigeno dall’aria per trasferirlo al sangue e quindi ai tessuti, eliminando al contempo l’anidride carbonica, prodotto metabolico dell’attività cellulare. Prima di giungere agli alveoli (unità elementare dei polmoni) l’aria viene filtrata attraverso il naso,

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attraverso la trachea e dal muco dei bronchi ma, nonostante questo meccanismo di filtrazione sommariamente descritto, può accadere che sostanze tossiche giungano ai polmoni producendo dei danni in funzione della sostanza, della sua concentrazione e della durata dell’esposizione. - Raggiunto l’apparato respiratorio, il particolato, a seconda delle sue dimensioni, viene trattenuto nel tratto nasofaringe, oppure può arrivare a quello tracheo bronchiale, oppure giungere fino a quello polmonare nel quale un apparato ciliare tende a riportare verso la faringe i corpi estranei attraverso la secrezione di muco e un movimento costante delle ciglia presenti nei polmoni. - Questa operazione di “pulizia” svolta dalle ciglia impiega circa 30 minuti. Se in questo periodo i prodotti di decadimento del radon (in particolare quelli a vita breve) decadono emettendo particelle alfa, queste ultime possono danneggiare le cellule basali che si trovano in vicinanza, all'interno del polmone. I tempi di dimezzamento dei prodotti di decadimento del radon variano da micro secondi ad alcuni minuti. - Nei fumatori la "vitalità" delle ciglia polmonari è notevolmente ridotta a seconda della quantità di nicotina presente. Questo causa dei tempi di "pulizia" e allontanamento degli inquinanti più lunghi, con maggiore permanenza dei radionuclidi nei polmoni e maggiore esposizione dei tessuti alle radiazioni. - Anche la “frazione non attaccata” riesce a giungere ai polmoni e, trattandosi di particelle molto piccole, si depositano più facilmente nella parte più interna del polmone. Queste particelle sono le più piccole e il loro percorso verso l'uscita dell'apparato respiratorio, causato dal movimento delle ciglia polmonari, è lungo e quindi è maggiore il rischio di danno per decadimenti ed emissione di radiazioni. Come si è detto l’emissione delle radiazioni alfa produce un’intensa ionizzazione del tessuto cellulare. Il cammino delle particelle alfa in tessuti del tipo di quelli presenti nell’apparato polmonare è di alcune decine di micron, per cui solo le cellule superficiali sono quelle esposte. Il passaggio di una particella alfa attraverso il nucleo della cellula può causare cambiamenti nel genoma, cioè mutazioni. Nella maggior parte dei casi tali danni sono riparati, ma si possono anche sviluppare mutazioni cellulari in grado di dare origine ad un processo cangerogeno. Per quantificare il rischio sanitario per la popolazione associato all’esposizione al radon e ai suoi prodotti di decadimento, la tendenza attuale è quella di basarsi principalmente sugli studi epidemiologici sui minatori. Diversi modelli di calcolo per la valutazione dell’aumento di rischio di tumore polmonare sono stati sviluppati e discussi negli ultimi decenni. La principale assunzione fatta in questi modelli è la linearità senza soglia tra il rischio di tumore polmonare e l’esposizione al radon. Tale assunzione è in parte giustificata e spiegabile dal fatto che, in particolare per i livelli di esposizione rilevati normalmente negli edifici residenziali, raramente una cellula epiteliale del polmone sarà attraversata da più di una singola radiazione alfa nel corso della vita umana. La probabilità di insorgenza di un tumore non dipenderebbe, quindi, dal numero di radiazioni che attraversano una cellula, ma dal numero totale delle cellule colpite che è proporzionale all’esposizione. Vi è inoltre la convinzione che molti tumori abbiano un’origine mononucleare. In definitiva, sembra che sia una singola interazione tra una

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 66 07P19_W01R01_stato ambiente.doc singola cellula e una singola radiazione alfa, in assenza di regolari processi di riparazione, il principale evento dal quale scaturisce lo sviluppo del tumore2. Tra i vari fattori che entrano in gioco nel meccanismo di formazione del tumore è senz’altro da porre l’accento sul fumo. La combinazione tra fumo e radon ha un effetto sinergico, più che sommatorio. Per quanto detto i livelli di radon indoor variano molto da zona a zona (in funzione di diversi parametri): il valore medio regionale di radon presente nelle abitazioni non è elevato, tuttavia, secondo un’ indagine conclusasi nel 2000, alcune aree risultano più a rischio per motivi geologici, climatici, architettonici, ecc. Gli ambienti a piano terra, ad esempio, sono particolarmente esposti perchè a contatto con il terreno, fonte principale da cui proviene il gas radioattivo nel Veneto. La delibera regionale (n. 79 del 18/01/2002) fissa in 200 Bq/m3 il livello di riferimento di radon nelle abitazioni e, recependo i risultati dell’Indagine regionale per l’individuazione delle aree ad alto potenziale di radon nel territorio Veneto3, individua preliminarmente i Comuni "ad alto potenziale di radon", tra cui compare il comune di Malo.

Figura 9-1 Percentuale di case con concentrazioni di radon superiori al livello di riferimento della Comunità Europea nella provincia di Vicenza.

Non tutte le abitazioni di un Comune a rischio sono inquinate dal radon, in media circa 15 ogni 100 possono superare il livello di 200 Bq/m3. Non è escluso, poi, che abitazioni situate fuori dai Comuni a più alto potenziale, possano presentare elevate concentrazioni di radon. ARPAV predispone un continuo aggiornamento del primo elenco di organismi di misura del radon (elaborato nel 2001 presso l'Agenzia ed aggiornato ad agosto 2003) sulla base di alcune indicazioni interne e dei più recenti requisiti minimi individuati su scala nazionale.

2 Da un punto di vista sanitario sono i discendenti del radon i più pericolosi: essi sono implicitamente richiamati parlando genericamente di radon. 3 Si vedano le fonti bibliografiche.

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Le scuole sono state e sono oggetto di particolare attenzione da parte della Regione Veneto, la quale ha attivato campagne di monitoraggio (DGR n. 3558 del 21/12/2001 e DGR n. 79 del 18/01/02) incaricando l’ARPAV di effettuare le misurazioni in tutte le scuole (pubbliche e private, dai nidi fino alle medie incluse) ubicate nei Comuni individuati a rischio radon. La campagna di monitoraggio è stata realizzata nel triennio 20032006. Il Decreto Legislativo 241/00 stabilisce i limiti di concentrazione media annua di radon nei luoghi di lavoro ed, espressamente, anche nelle scuole; in particolare, per le scuole dell’infanzia e dell’obbligo, il limite (chiamato livello d’azione) è fissato in 500 Bq/m3. In caso in cui il valore di concentrazione medio annuo rilevato sia inferiore al livello d’azione, ma superiore a 400 Bq/m3 il decreto prevede inoltre l’obbligo della ripetizione della misura. Si riporta il risultato di tale campagna per quel che riguarda il comune di Malo, estrapolandolo dall’elenco degli edifici scolastici monitorati nella provincia di Vicenza:

Esiti dell'indagine Scuola Indirizzo Comune Provincia nei locali monitorati elementare "Rigotti" Via Martiri della Libertà Malo VI ☺ materna "Rossato" Via Roma, 8 Malo VI ☺ media "G. Ciscato" Via Marano, 53 Malo VI Θ

Legenda: ☺: I valori rilevati sono tutti al di sotto dei livelli fissati dalla normativa. Θ : In almeno un locale è stato riscontrato un valore medio annuo inferiore al livello d'azione, ma superiore all'80% dello stesso: obbligo di ripetizione della misura a cura della scuola entro 1 anno. ◙ : Superamento in almeno un locale del livello d'azione di 500 Bq/m3 definito dalla normativa e obbligo entro 3 anni di bonifica.

E’ necessario sottolineare che in Italia non esiste ancora una consolidata esperienza in materia di azioni di rimedio e che le principali informazioni sono basate su lavori internazionali, effettuati in particolare nei paesi anglosassoni USA e UK e in Svezia ove le tipologie edilizie e le tecniche costruttive sono a volte fortemente differenti e quindi i risultati non sono direttamente trasferibili al patrimonio edilizio italiano. Nonostante i principi operativi, i meccanismi di ingresso e le azioni di mitigazione siano state ampiamente individuate e sperimentate, si è in attesa di adeguati studi sperimentali sulla applicabilità di queste tecnologie di risanamento al patrimonio edilizio veneto per valutarne e confrontarne la differente efficacia alla luce delle caratteristiche tecnologiche e tipologiche dell'architettura locale nonché delle specifiche pratiche abitative dell'utenza. Si rimanda per gli approfondimenti sugli interventi e le opere di mitigazione al Rapporto sul problema dell’inquinamento da gas radon nella abitazioni, citati nelle fonti bibliografiche.

9.2 Radiazioni non ionizzanti Le radiazioni non ionizzanti sono forme di radiazioni elettromagnetiche (comunemente chiamate campi elettromagnetici) che, al contrario delle radiazioni ionizzanti, non

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 68 07P19_W01R01_stato ambiente.doc possiedono l’energia sufficiente per modificare le componenti della materia e degli esseri viventi (atomi, molecole). Le onde elettromagnetiche sono il fenomeno fisico attraverso il quale l’energia elettromagnetica può trasferirsi da un luogo ad un altro per propagazione. L’insieme di tutte le possibili onde elettromagnetiche, al variare della frequenza, viene chiamato spettro elettromagnetico e contiene le bande di frequenza caratteristiche di diversi fenomeni e tecnologie. Per quanto riguarda i campi elettromagnetici la legge quadro di riferimento è la n. 36 del 2001, che fissa le regole generali sia per le basse che per le alte frequenze, i cui diversi valori limite sono indicati in due successivi DPCM del 08/07/2003: per gli impianti di teleradio diffusione e telefonia mobile (alte frequenze) sono stati fissati i limiti di esposizione (20 V/m), i valori di attenzione (6 V/m) e gli obiettivi di qualità (6 V/m); per gli elettrodotti (basse frequenze) i valori d’esposizione non devono superare i 100 T per l’induzione magnetica e 5 KV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci. L’elevato livello di attenzione che gli impianti emittenti generano nell’opinione pubblica è dovuto in parte anche a preoccupazioni di tipo sanitario: attualmente, infatti, mancano studi universalmente accettati dalla comunità scientifica internazionale, anche se l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) sostiene che i dati scientifici disponibili non forniscano alcuna prova conclusiva che l’esposizione alle alte frequenze (RF), per intensità tipiche degli ambienti di vita, induca o favorisca il cancro, né che abbrevi la durata della vita. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, tuttavia, di applicare, per la prevenzione dai possibili effetti di lungo periodo, “il principio di cautela”, che consiste nell’adottare, ogni qualvolta sia concretamente possibile, misure di tutela della popolazione fino a quando non vi sarà certezza scientifica sugli eventuali effetti sulla salute causati dai campi elettromagnetici.

9.2.1 Elettrodotti Nel comune di Malo sono presenti tre linee elettriche con cavi aerei per l’alta tensione: due da 132 kV ed uno da 220 kV come riportato nella tabella e nella figura seguente:

COMUNE TENSIONE CODICE NOME

Malo 132 kV 28.586 PEDEMONTE SCHIO

28.641 CORNEDO SCHIO

220 kV 22.285 ALA VICENZA Figura 9-2 Linee elettriche nel territorio di Malo

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Figura 9-3. Linee elettriche nel territorio di Malo

A queste si prevede di aggiungere una quarta linea da 132 kV che segue la Vallugana. Il progetto è assoggettato a procedura di VIA per cui si attendono i risultati anche in merito ad un possibile interramento di almeno parte del tracciato (verosimilmente della parte più a sudovest del comune).

9.2.2 Impianti radiotelevisivi e di telefonia mobile Dal Quadro Conoscitivo della Regione Veneto si deduce che non sono presenti impianti radiotelevisivi di cui tener conto per la valutazione di ulteriori sorgenti di inquinamento elettromagnetico. Nel territorio comunale di Malo sono, invece, presenti quattro stazioni radiobase (di telefonia mobile) come riportato nella tabella seguente:

CODSITO INDIRIZZO GESTORE VI1801A Parcheggio com. Via E.Fermi OMNITEL VI3805A Via Canova H3G (ovvero 3) VI41 Via Canova TELECOM VI 037 Via Bersanti WIND Figura 9-4. Impianti di telefonia mobile nel comune di Malo

Di seguito vengono localizzati gli impianti nel territorio comunale.

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Figura 9-5. Localizzazione degli impianti di telefonia mobile nel comune di Malo

Nel merito della rete di ogni gestore viene operata una distinzione tra le diverse tecnologie impiegate: la tecnologia GSM/DCS1800 svolge essenzialmente servizi di telefonia e dati, mentre la tecnologia UMTS, di recente sviluppo, è prevista per la fruizione dei tre servizi principali: voce, video e dati. Pur essendo analoghe le necessità realizzative delle due tecnologie, che frequentemente vengono ospitate sulle stesse strutture tecniche, queste non utilizzano gli stessi sistemi di antenna, ed inoltre la tecnologia UMTS necessita di un numero superiore di impianti per la copertura dello stesso territorio (fino a tre volte) rispetto a quella GSM. Ciò è dovuto sia alla diversa tipologia di servizi, che agli inferiori livelli di potenza utilizzati. Tali differenze comportano, per i gestori che hanno già una rete GSM, di dover implementare gli impianti esistenti ed in più realizzare nuove installazioni per la copertura delle aree non raggiunte in maniera ottimale. La difficoltà in questi casi é nell'individuazione di aree e siti che non siano in conflitto con gli impianti già in essere. Situazione diversa per il gestore H3G, che non avendo precedentemente realizzato reti GSM ed adoperando solo tecnologia UMTS si trova a costruire la rete dei servizi ex novo, con il duplice aspetto: da una parte una quadratura della rete ottimizzata sul solo sistema UMTS, d'altro canto la necessità di trovare più siti delle società concorrenti non potendo fare affidamento su installazioni già esistenti. Nel Piano territoriale per l’installazione di Stazioni Radio Base per la telefonia mobile nel Comune di Malo vengono individuate le aree per lo sviluppo della rete di telefonia mobile: le localizzazioni, dove possibile, indicano non un posizionamento puntuale quanto l'intera area di pertinenza, se risultata complessivamente idonea ad ospitare le SRB di telefonia mobile.

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In talune zone sono state studiate anche più localizzazioni per un singolo impianto come si riporta nella tabella seguente:

Figura 9-6. Siti individuati per lo sviluppo della rete

Per valutare nei dettagli i piani di sviluppo dei tre gestori si rimanda al Piano territoriale per l’installazione di Stazioni Radio Base per la telefonia mobile nel Comune di Malo aggiornato con deliberazione di C.C. n. 50 del 29/09/2009.

9.3 Rumore Per “inquinamento acustico” il legislatore italiano (Legge n. 447/1995, art. 2) intende “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento dell’ecosistema, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi”. In ambito urbano sono diversi i tipi di sorgenti rumorose che contribuiscono a creare situazioni di potenziale disagio per i residenti: i mezzi di trasporto (aeroplani, traffico urbano, transito dei treni), le industrie, i cantieri e le infrastrutture legate ad alcune attività ricreative (discoteche, stadi, ecc..). Per quanto concerne l’attività pianificatoria dei Comuni, la normativa prevede uno strumento che fissa gli obiettivi da raggiungere (classificazione acustica del territorio comunale in funzione della destinazione d’uso del territorio, secondo i criteri fissati dalle Regioni) ed un successivo Piano volto alla definizione dei tempi e delle modalità per gli interventi di bonifica nel caso si superino i valori di attenzione. I principali fattori che concorrono a definire i livelli sonori a bordo strada sono: - il volume totale di traffico; - la velocità media dei veicoli; - la composizione dei veicoli. I parametri che definiscono l’intorno topografico del nastro stradale influiscono sulla propagazione dei livelli sonori generati dal flusso di traffico. I principali fattori che intervengono nella riduzione dei livelli all’aumentare della distanza dalla strada sono: - schermature prodotte da ostacoli; - assorbimento acustico del terreno; - assorbimento atmosferico.

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Il DPCM 14/11/1997 fissa, per le aree urbane in cui risulti presente anche una significativa vocazione d’uso residenziale, valori limite di immissione inferiori o uguali a 65 dBA in periodo diurno e 55 dBA in periodo notturno. Il grafico seguente fornisce la percentuale di popolazione residente in aree in cui la rumorosità ambientale, in esterno, è maggiore di 65 dBAq di giorno e di 55 dBA di notte.

40%

35%

N 30%

25%

20%

15%

10% PERCENT. DI POPOLAZIO DI PERCENT.

5%

0% Vicenza

Figura 9-7. Popolazione esposta a LAeq>65 dBA

I dati si riferiscono alla provincia di Vicenza quindi poco significativi per il territorio comunale a maggior ragione per il fatto che la loro lettura necessita di qualche cautela poiché le metodologie adottate, sia per la produzione dei dati acustici, sia per l’associazione a tali dati delle quote di popolazione esposta, non sono omogenee. Dal Quadro Conoscitivo della Regione Veneto si riporta lo stato acustico delle strade del territorio di Malo, valore significativo in quanto, nel territorio comunale, risultano tra le maggiori fonti di rumore.

LIVELLI SONORI LIVELLI SONORI NOME NOME STRADA DIURNI (dBA) NOTTURNI (dBA) SP n. XII Priabona 65 67 < 58 SS n. 46 del Pasubio 65 67 < 58 Figura 9-8. Livelli sonori delle strade passanti per il comune di Malo

I valori riferiti alle aree urbane sono dunque lievemente al di sopra della norma sia per il periodo diurno che per quello notturno. In relazione a nuovi interventi sul territorio, come la realizzazione della nuova autostrada Pedemontana Veneta e la nuova SS 46, sarà necessario valutare nel dettaglio l’inquinamento acustico durante la fase progettuale focalizzando le variazioni apportate sia nella loro accezione antropica che naturalistica. A livello comunale, con la delibera n. 3 del 26 Febbraio 2009, il Consiglio Comunale ha approvato il nuovo piano per la classificazione acustica del territorio comunale ai sensi della L.R. 21/99.

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Figura 9-9. Zonizzazione acustica del territorio di Malo (fonte: piano di zonizzazione acustica del comuni di Malo)

Dal confronto tra i dati della classificazione acustica comunale appare come la situazione attuale presenti alcune problematiche legate alla presenza di fonti di rumore dovuto e traffico veicolare oltre che la vicinanza di classi non acusticamente omogenee. Le aree di Classe I confinano spesso con aree di Classe III o IV nel caso delle strade di valenza provinciale e statale. Può considerarsi critica la situazione della scuola su via Grazia Deledda affacciata sulla S.P. 114 Schio-Malo e delle zone residenziali che si trovano a ridosso delle vie di comunicazione. Dal confronto dei valori monitorati con la classificazione in zone acusticamente omogenee, appare abbastanza evidente come nella situazione attuale si superino in alcuni casi (zona residenziale e scuola) i limiti proposti dalle norme vigenti per le diverse classi di appartenenza per gli edifici e le aree localizzati lungo i principali assi stradali di attraversamento. Le aree che sono state inserite nella Classe I (limiti diurno e notturno pari a 50 dB(A)e 40 dB(A)) superano, nel caso della scuola su via Grazia Deledda affacciata sulla S.P. 114 Schio-Malo i limiti di zona imposti dalla legge di circa 2 dB(A). E’ in capo alle aziende disturbanti proporre un piano di risanamento acustico che consenta la prosecuzione della loro attività nel rispetto dei limiti di zona della aree adiacenti.

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9.4 Inquinamento luminoso Con il termine inquinamento luminoso si intende l'alterazione della condizione naturale del cielo notturno dovuta alla luce artificiale. La diffusione di luce artificiale nel cielo pulito non dovrebbe aumentare la luminosità del cielo notturno oltre il 10% del livello naturale più basso in ogni parte dello spettro tra le lunghezze d'onda di 3.000 Å e 10.000 Å (Smith). L’alterazione della luminosità notturna ha effetti su tutto l’ecosistema oltre rendere più difficile, e a volte impossibile, l’osservazione del cielo. Si consideri poi che il fenomeno è determinato non dalla parte ‘utile’ della luce, ma dal flusso luminoso disperso verso il cielo (in media almeno il 25% ÷ 30% dell'energia elettrica degli impianti di illuminazione pubblica viene diffusa verso il cielo) e dunque un intervento sull’inquinamento luminoso avrebbe un impatto rilevante anche sul risparmio energetico. La Regione Veneto è stata una delle prime Regioni italiani che si sono dotate di una specifica normativa (LR 22/97) che prescrive misure per la prevenzione dell'inquinamento luminoso “al fine di tutelare e migliorare l'ambiente, di conservare gli equilibri ecologici nelle aree naturali protette…di promuovere le attività di ricerca e divulgazione scientifica degli osservatori astronomici”, anche se poi il previsto Piano Regionale di Prevenzione dell’Inquinamento Luminoso non è mai stato realizzato. La Legge comunque risulta applicabile tramite le norma transitorie dell’art. 11, e impone ai Comuni la predisposizione, l'approvazione e l'aggiornamento del piano comunale dell'illuminazione pubblica, l'integrazione del regolamento edilizio con disposizioni concernenti la progettazione, l'installazione e l'esercizio degli impianti di illuminazione esterna e i relativi controlli. Essa fornisce inoltre alcuni criteri progettuali per l’illuminazione esterna: 1. Impiegare preferibilmente sorgenti luminose a vapori di sodio ad alta pressione. 2. Per le strade con traffico motorizzato, selezionare ogniqualvolta ciò sia possibile i livelli minimi di luminanza ed illuminamento consentiti dalle normative UNI 10439. 3. Evitare per i nuovi impianti l'adozione di sistemi di illuminazione a diffusione libera o diffondenti o che comunque emettano un flusso luminoso nell'emisfero superiore eccedente il tre per cento del flusso totale emesso dalla sorgente. 4. Limitare l'uso di proiettori ai casi di reale necessità, in ogni caso mantenendo l'orientazione del fascio verso il basso, non oltre i sessanta gradi dalla verticale. 5. Adottare sistemi automatici di controllo e riduzione del flusso luminoso, fino al cinquanta per cento del totale, dopo le ore ventidue, e adottare lo spegnimento programmato integrale degli impianti ogniqualvolta ciò sia possibile, tenuto conto delle esigenze di sicurezza. Nella figura seguente si riporta una mappa redatta dall’Istituto di Scienza e Tecnologia dell'Inquinamento Luminoso (ISTIL) in cui è rappresentata la brillanza della regione Veneto mettendo in evidenza le percentuali di incremento per le varie zone della Regione.

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Brillanza Regione Veneto Aumento tra il 33% ed il 100%

Aumento tra il 100% ed il 300%

Aumento tra il 300% ed il 900%

Aumento oltre il 900%

Figura 9-10 Brillanza Regione Veneto

Si può notare che gran parte del territorio vicentino ed anche il comune di Malo presenta un aumento della luminanza totale rispetto la naturale compresa tra il 300% ed il 900% (colore arancione).

9.5 Allevamenti zootecnici In comune di Malo il ruolo ed il peso dell’attività zootecnica é elevato, sia per dimensioni medie degli allevamenti e per qualità degli animali allevati. Il Quadro Conoscitivo della Regione Veneto include il comune di Malo atra i comuni totalmente inclusi nel Delibera del Consiglio Regionale n. 62 del 17 maggio 2006 – “Designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola ai sensi dell’art. 92 del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 (ex articolo 19 D.Lgs n.152/1999)”.

COMUNE DCR 62/06 DCR 23/03 DLGS 152/99 DGR 2684/07 COMUNE MALO TOTALMENTE non segnalato non vulnerabile non incluso INCLUSO

Nel considerare infatti i carichi di azoto di origine zootecnica, il comune di Malo presenta un valore compreso tra gli 85 ed i 150 kg/ha rientrando, appunto tra le zone vulnerabili.

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Figura 9-11 Carichi di azoto di origine zootecnica (fonte: Allegato “A” al Decreto della Direzione Agroambiente e Servizi per l’Agricoltura n. 103 del 02/04/09)

Considerato l’impatto sull’ambiente che essi possono provocare, si è andato ad individuare nel territorio ogni allevamento segnalandone il tipo e la quantità di capi presenti per tipologia.

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Figura 9-12 Carta di analisi degli elementi produttivi strutturali (fonte: studio agronomico allegato al PAT)

N° allevamento tipo allevamento n° capi

055VI - 009 bovini da riproduzione 155

totale bovini da riproduzione 155

055VI - 064 vitelloni da carne 1.429

055VI - 083 vitelloni da carne 170

totale vitelloni da carne 1.599

055VI - 115 avicoli da carne 31.000

055VI - 117 avicoli da carne 90.000

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055VI - 124 avicoli da carne 26.000

055VI - 127 avicoli da carne 150.000

055VI - 128 avicoli da carne 80.000

055VI - 129 avicoli da carne 285.000

055VI - 137 avicoli da carne 96.000

055VI - 138 avicoli da carne 80.000

055VI - 168 avicoli da carne 17.000

055VI - 186 avicoli da carne 250.000

055VI - 190 avicoli da carne 107.000

totale avicoli da carne 1.212.000 Figura 9-13 Specifiche allevamenti nel comune di Malo

La regione Veneto ha elaborato un Programma d'Azione per le zone vulnerabili da nitrati, approvato in attuazione dell’articolo 5 della Direttiva 91/676/CEE del Consiglio e dell’articolo 92 del Decreto legislativo n. 152 del 2006 e ss.mm.ii. che disciplina in particolare l'utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e dei concimi azotati e ammendanti organici dei terreni agricoli nelle zone vulnerabili all’inquinamento da nitrati di origine agricola. In particolare, il Programma d'Azione disciplina l'utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici. Il PdA stabilisce che l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e delle acque reflue, nonché la fertilizzazione chimica (Legge n. 748 del 19.10.1984) sui terreni ricadenti in zone vulnerabili da nitrati di origine agricola, può esse svolta allo scopo di: - proteggere e risanare le falde acquifere; - controllare l’applicazione al terreno dei fertilizzanti azotati sulla base dell’equilibrio tra il fabbisogno prevedibile di azoto delle colture e l’apporto proveniente dal terreno o dalla fertilizzazione, in coerenza anche con il Codice di Buona Pratica Agricola (CBPA) nazionale; - promuovere strategie di gestione integrata degli effluenti zootecnici per il riequilibrio del rapporto agricoltura-ambiente; - raggiungere l’equilibrio fra il contenuto di elementi nutritivi presenti nei fertilizzanti stessi e le necessità nutrizionali delle colture in atto, tenuto conto della natura del suolo e del sottosuolo, del tipo e profondità della falda e delle esigenze di salvaguardia dell’ambiente; - recuperare le sostanze nutritive ed ammendanti contenute negli stessi effluenti. Per raggiungere questi obiettivi il PdA prevede un’articolata serie di prescrizioni che dovrebbero consentire anche al territorio di Malo di migliorare la situazione di vulnerabilità rispetto a questo inquinante e che si possono sintetizzare come di seguito: - la classificazione delle varie tipologie di refluo zootecnico; - i divieti di utilizzazione di letami, liquami e fertilizzanti chimici; - le caratteristiche degli impianti di stoccaggio dei reflui; - le modalità di utilizzazione agronomica dei reflui; - la disciplina delle autorizzazioni e dei controlli.

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Inoltre, con riferimento alla gestione e al possibile abbattimento, anche parziale, del contenuto di azoto presente nelle deiezioni zootecniche, si possono esporre alcune considerazioni: ƒ una parte degli opportuni trattamenti di disinquinamento sono da tempo presenti negli allevamenti nell’ambito della gestione degli effluenti zootecnici; alcuni ormai ubiquitari (come lo stoccaggio) perché resi obbligatori dalle norme; altri sono meno diffusi, ma comunque ben conosciuti (separazione L/S, biossidazione, digestione anaerobica); ƒ i trattamenti di nitrificazione-denitrificazione e di strippaggio – mutuati dal settore della depurazione civile ed industriale, dove sono ormai tecnologia consolidata – necessitano di un necessario adattamento alle diverse tipologie di effluenti presenti nel settore zootecnico; ƒ i trattamenti di nitro-denitrificazione e di strippaggio, efficaci nel rimuovere/abbattere l’azoto degli effluenti zootecnici allo stato liquido, sono energivori; il primo, in particolare, per il consumo di energia elettrica, il secondo per quella termica; ecco pertanto la convenienza ad abbinarli, dove possibile, alla digestione anaerobica, ottenendo da questa l’energia necessaria per il loro funzionamento; ƒ sempre con riferimento ai trattamenti di strippaggio e di nitrificazione/denitrificazione esiste la possibilità tecnica di applicazione congiunta di entrambe le forme di trattamento ƒ all’interno del medesimo impianto, dato che il primo trattamento potrebbe avere la funzione di alleggerire il refluo dall’azoto ammoniacale, facilitando così l’esecuzione del trattamento depurativo, in modo particolare nella fase di nitrificazione. In particolare il territorio di Malo presenta una predominanza di allevamenti di avicoli da carne per cui il PdA presenta due ipotesi di adattamento che riguardano gli assetti aziendali. In particolare sono presentate: ƒ La soluzione agronomica con adeguamento dello stoccaggio; ƒ Una soluzione che prevede la combustione della pollina.

Con Deliberazione di Consiglio Comunale n° 56 del 27 novembre 2008 è stato adottato il “Regolamento per l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e delle acque reflue nel Comune di Malo designato Zona Vulnerabile da nitrati di origine agricola” attenendosi alle indicazioni raccomandate dalla Direzione Regionale Agroambiente e Servizi per l'Agricoltura. Con la pubblicazione avvenuta sul B.U.R. n. 52 del 26/06/2009 il suddetto regolamento è divenuto pienamente esecutivo.

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10. ECONOMIA E SOCIETÀ

10.1 Popolazione e caratteristiche demografiche e anagrafiche La popolazione di Malo all’anno 2007 è pari a 14.137 abitanti (fonte anagrafe comunale) ed è in costante aumento dal 1975 senza, in oltre un trentennio, registrare una pur minima flessione. La presenza femminile è di 7.088 unità, mentre quella maschile è pari a 7.049 unità. L’andamento della popolazione è principalmente spiegabile in due motivi: ƒ un numero di nati sempre maggiore rispetto al il numero dei morti che consente un andamento largamente positivo del saldo naturale (eccezion fatta per gli anni 1984 e 1985 in cui i morti eguagliano il numero dei nati ed il saldo è nullo); ƒ un continuo afflusso di immigrazione (iscritti stranieri ed italiani) maggiore rispetto alle cancellazioni che consentono un saldo sociale ampiamente positivo nell’intervallo di tempo considerato con l’eccezione dell’anno 1987.

anno nati morti iscritti cancellati saldo naturale saldo sociale 1975 167 80 220 133 87 87 1976 141 86 259 138 55 121 1977 138 79 241 89 59 152 1978 135 85 278 133 50 145 1979 140 110 272 184 30 88 1980 151 79 250 163 72 87 1981 158 98 259 149 60 110 1982 117 91 219 151 26 68 1983 127 92 215 159 35 56 1984 107 107 253 231 0 22 1985 113 113 195 164 0 31 1986 116 89 205 132 27 73 1987 118 75 179 196 43 17 1988 114 88 184 172 26 12 1989 138 95 226 175 43 51 1990 126 104 214 179 22 35 1991 113 89 194 128 24 66 1992 124 78 222 156 46 66 1993 122 85 222 203 37 19 1994 112 101 271 209 11 62 1995 121 80 285 219 41 66 1996 127 89 291 199 38 92 1997 133 101 332 222 32 110 1998 122 113 358 242 9 116 1999 133 88 437 282 45 155 2000 145 112 364 284 33 80 2001 132 80 335 270 52 65 2002 133 84 453 262 49 191 2003 147 88 627 293 59 334 2004 148 98 641 427 50 214 2005 159 96 607 365 63 242 2006 158 98 585 343 60 242 2007 177 106 667 424 71 243 Figura 10-1. serie storica popolazione residente (ns elaborazione fonte anagrafe comunale, 2007)

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 81 07P19_W01R01_stato ambiente.doc

Le serie storiche rappresentate di seguito possono rendere più comprensibile quanto affermato.

16000

14000 12000

10000

8000

6000

4000

2000

0

1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007

popolazione residente

200 180

160

140

120

100

80

60

40 20 0

1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007

nati morti saldo naturale

800

700

600

500

400

300

200

100

0

-100 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007

iscritti cancellati saldo sociale Figura 10-2. movimenti anagrafici e saldi (ns elaborazione fonte RV e anagrafe comunale 2007)

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 82 07P19_W01R01_stato ambiente.doc

La densità abitativa, ossia il rapporto tra abitanti residenti e superficie territoriale, denota dall’anno 1981 all’anno 2007 una notevole crescita (prendendo in considerazione i valori ai censimenti 1981, 1991, 2001).

480,0

460,0

440,0

420,0

400,0

380,0 360,0

340,0

320,0 300,0 1981 1991 2001 2007 densità

Figura 10-3. densità abitativa (ns elaborazione fonte RV e anagrafe comunale 2007)

La distribuzione della popolazione per sesso e classi di età indica una sostanziale concentrazione della popolazione nelle fasce comprese tra i 25 ed i 44 anni con leggera prevalenza numerica dei maschi.

169 >85 49 176 80_84 102 239 75_79 154 273 70_74 251 336 65_69 323 378 60_64 373 403 55_59 450 416 50_54 380 maschi 446 45_49 482 femmine 587 40_44 637

659 35_39 736

585 30_34 624

499 25_29 487

332 20_24 328 353 15 _ 19 363

351 10 _ 14 367

360 5_9 392 354 0_4 409

Figura 10-4.piramide età (ns elaborazione fonte anagrafe comunale 2006)

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 83 07P19_W01R01_stato ambiente.doc

Fattore importante nella valutazione della demografia è quello relativo alla consistenza della famiglia in valori assoluti nonché della sua composizione media (in termini di componenti). A Malo nel periodo osservato 1975–2007 il numero delle famiglie ha mostrato un trend sempre crescente, più dello stesso aumento della popolazione residente, ma una notevole riduzione del numero medio dei suoi componenti.

6000 4,0

3,5 5000 3,0 4000 2,5

3000 2,0

famiglie 1,5 2000 medi componenti 1,0 1000 0,5

0 0,0 1975 2007

componenti medi per famiglia famiglie

Figura 10-5. composizione familiare (ns elaborazione fonte RV e anagrafe comunale 2007)

Considerazione che si può desumere dai dati illustrati è che il territorio maladense è in costante crescita in termini di popolazione residente (nel quinquennio 2004-2007 di circa 300 unità annue), che, come anticipato i saldi naturale e sociale sono positivi nel periodo 1975-2007, di conseguenza e probabile che una tale tendenza possa confermarsi anche per i prossimi anni.

10.2 Istruzione Secondo i dati del quadro conoscitivo della Regione Veneto nel 2001 la popolazione residente nel comune di Malo con età superiore ai 6 anni era pari a 11.506 abitanti di cui il 4% con laurea, il 24% in possesso di un diploma di suola secondaria superiore, il 37% con licenza media, il 29% con licenza elementare mentre il rimanente 6% è rappresentato da alfabeti privi di titolo di studio e analfabeti.

Grado di istruzione Alfabeti privi di Analfabeti Licenza di titoli di studio Diploma di scuola media Licenza di Di cui: scuola Di cui: in Laurea inferiore o di scuola in età Totale secondaria età da 65 avviamento elementare Totale Totale da 65 superiore anni in professionale anni in poi poi 439 2.671 4.201 3.307 842 167 46 11 11.506

Figura 10-6. Popolazione residente di 6 anni e più per grado di istruzione Anno 2001 (Fonte: Quadro Conoscitivo. Regione Veneto)

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 84 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 10.3 Salute e sanità L’ULSS 6 di Vicenza ha prodotto per il PTCP un documento relativo all’”epidemiologia della salute” che ha definito lo stato di salute nel complesso della popolazione della Provincia di Vicenza. Nella provincia di Vicenza la prima causa di esenzione per patologia è riferita all’ipertensione arteriosa (76 soggetti ogni 1.000 abitanti), segue il diabete con 28 ogni 1.000. Sono 1232, il 4 ‰ della popolazione i soggetti affetti da asma. I residenti affetti da cardiopatia ischemica cronica sono circa 2.000 con un tasso di 7,4‰. L’artrite reumatoide colpisce 500 persone con una prevalenza di quasi 2 ogni 1.000. Nei maschi la prima causa di ricovero è riferita a malattie del sistema circolatorio, nella femmine le malattie del sistema circolatorio rappresentano la seconda causa. Terza causa di ricovero sia per i maschi che per le femmine è da riferire a tumori. Quarta causa di ricovero tra i maschi (10 ricoveri ogni 1.000), ma prima in età 1524 anni (12 ricoveri ogni 1.000) e in età 2544 (9 ricoveri ogni 1.000) è da riferire a traumatismi. Tra le malattie dell’apparato respiratorio, prevalgono le malattie croniche ostruttive. Tra la malattie dell’apparato osteomuscolare, prevalgono le artrosi (45% dei ricoveri per questo gruppo di malattie). Secondo una ricerca sulla soddisfazione dei cittadini eseguita sul territorio del comune di Malo per il Piano Regolatore Generale è emerso che i maladensi percepiscono una carenza significativa rispetto all’area salute ossia individuano una forte necessita di potersi curare vicino a casa (76,5%).

10.3.1 Città della Speranza A Malo è presente una delle due sedi venete (l’altra è a Padova) della "Città della Speranza", una fondazione è nata il 16 dicembre 1994 ad opera di un numeroso gruppo di imprenditori veneti e privati cittadini con il duplice scopo di costruire un nuovo reparto di Oncoematologia Pediatrica nell’Azienda Ospedaliera di Padova e di sostenere la ricerca sulle neoplasie infantili. La Fondazione finanzia e gestisce direttamente l’aspetto economico di progetti di ricerca scientifici nel campo delle patologie maligne infantili per garantire il corretto impiego ed il trasparente utilizzo delle risorse; i progetti sono scelti da un Comitato Scientifico Internazionale del quale fanno parte i più autorevoli scienziati italiani ed europei.

10.4 Sistema socio – economico e occupazionale

10.4.1 Attività economiche Il sistema economico di una località è non solo costituito dalla consistenza della struttura produttiva complessiva (Unità Locali e addetti) ma anche da un parametro più strettamente correlato alla popolazione come la popolazione attiva che può prendere parte alla forza lavoro. Il dato relativo alla popolazione attiva (classi d’età comprese tra i 15 ed i 64 anni) e non attiva (classi d’età comprese tra i 0 e 14 e i maggiori di 64 anni), ai censimenti dal 1951 al 2001 in comune di Malo è rappresentato nella seguente tabella.

anno censimento popolazione attiva popolazione non attiva 1951 3825 4508 1961 3545 4474 1971 3543 5444

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 85 07P19_W01R01_stato ambiente.doc

1981 4779 5770 1991 5423 5774 2001 8558 3691 Figura 10-7. popolazione attiva e non attiva (ns elaborazione fonte ISTAT)

Si nota come fino il 1981 la popolazione attiva sia sempre stata numericamente inferiore a quella non attiva (circa 1000 1500 unità) mentre, al 2001, la situazione oltre ad avere registrato un’inversione di tendenza ha registrato un incremento degli attivi in numero superiore al 50% rispetto ai non attivi. Ciò può voler dire un costante apporto di forza lavoro anche nelle attività produttive locali ed un possibile incontro tra domanda e offerta. Il numero delle Unità Locali (UL) e degli addetti all’industria e servizi e all’agricoltura riveste un ruolo importante nella verifica dei trends che si sono registrati a cavallo dei censimenti del 1991 e del 2001 volti a capire se il sistema produttivo si mantiene vitale o meno.

Indicatori Unità Locali agricoltura anno 2001 9 Unità Locali agricoltura anno 1991 15 Unità Locali agricoltura Variaz % 2001/1991 6 Unità Locali industria anno 2001 465 Unità Locali industria anno 1991 442 Unità Locali industria Variaz % 2001/1991 5,2 Unità Locali servizi anno 2001 616 Unità Locali servizi anno 1991 557 Unità Locali servizi Variaz % 2001/1991 10,6

Addetti agricoltura anno 2001 21 Addetti agricoltura anno 1991 32 Addetti agricoltura Variaz % 2001/1991 11 Addetti industria anno 2001 3466 Addetti industria anno 1991 3739 Addetti industria Variaz % 2001/1991 7,3 Addetti servizi anno 2001 2173 Addetti servizi anno 1991 1719 Addetti servizi Variaz % 2001/1991 26,4 Figura 10-8. Imprese, Unità Locali del Lavoro e Addetti per settore (ns elaborazione su dati ISTAT censimenti 1991 e 2001)

Dai dati risulta come il settore agricolo sia in difficoltà sia in termini di Unità Locali (6%) che di addetti (11%) contrariamente a quanto registrato nell’ambito provinciale dove si sono registrati incrementi per entrambi gli indicatori. Diversamente per l’industria, a Malo il trend è in linea con quello provinciale (seppur con minor variazione percentuale – 5% contro 10%) per quanto riguarda il numero di UL mentre registra una importante contrazione dal punto di vista occupazionale. Gli addetti si riducono da 3.739 a 3.466 (7,3%) nonostante nella provincia di Vicenza gli addetti sono aumentati del 6,8%. Il settore che mostra nel decennio considerato più vivacità è certamente quello dei servizi. A Malo c’è stato un forte incremento delle UL (da 557 a 616 +10,6%) che non è

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 86 07P19_W01R01_stato ambiente.doc comunque pari a quello avvenuto in provincia dove la variazione 1991-2001 è stata più marcata (+31%). Sorpassa, invece, il trend provinciale il dato relativo agli addetti ai servizi. Se la provincia ha fatto registrare un balzo in avanti del 25,4%, a Malo la percentuale sale di un punto attestandosi al 26,4% (2173 addetti contro 1719).

SETTORE AGRICOLTURA SETTORE INDUSTRIA SETTORE SERVIZI

35 35 500 4000 700 2500 450 30 30 3500 600 400 2000 3000 500 25 25 350 2500 300 1500 20 20 400 250 2000 addetti addetti

addetti addetti 300 15 15 1000

200 unità locali unità locali unità locali 1500 10 10 150 200 1000 100 500 5 5 100 50 500 0 0 0 0 0 0 1991 2001 1991 2001 1991 2001

addetti unità locali addetti unità locali addetti unità locali

Figura 1010-9. confronto tra Unità Locali del Lavoro e Addetti per settore (ns elaborazione su dati ISTAT censimenti 1991 e 2001)

Le tendenze registrate tra i censimenti 1991 e 2001 sono efficacemente sintetizzabili attraverso i grafici soprastanti, nei quali vengono confrontati gli addetti con le unità locali. Le tabelle confrontano dati a scala differente ma significativi per mettere a confronto valori altrimenti difficilmente confrontabili. Emerge con chiarezza come nel settore agricoltura un calo delle Unità Locali sia allo stesso modo accompagnato dal fisiologico calo degli addetti, fenomeno che è probabile conseguenza sia di abbandono della pratica agricola ma anche, ed è auspicabile, di una riconversione verso produzioni più specializzate. Diversamente è avvenuto per il settore dell’industria, dove all’aumento delle Unità Locali non è seguito un aumento degli addetti bensì un calo piuttosto marcato. Questo trend può spiegarsi da un lato in una rifunzionalizzazione di alcuni settori della produzione facenti capo alle strutture grandi e piccole che ha visto perdere una quota di lavoratori, dall’altro dalla nascita di piccola imprenditoria unipersonale che va ad alimentare la quantità di nuove attività. Il settore dei servizi è quello che ha maggiormente mostrato capacità di crescita (in termini di Unità Locali) e di attrazione di forza lavoro. È ipotizzabile che una quota dei lavoratori “usciti” dall’industria possa essere stata riassorbita dai servizi. Va considerato che alcune UL non hanno la propria sede principale nel luogo in oggetto ossia non sono “sedi” dal punto di vista giuridico. Di seguito su riporta la situazione di Malo al 2001.

sedi principali UL non sedi % UL non sedi totale UL Malo 1143 129 11,29 1272 Figura 10-10. sedi Unità Locali del Lavoro (ns elaborazione su dati ISTAT censimento 2001)

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 87 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 10.5 Sistema insediativo Il Comune di Malo si presenta come un territorio in cui è possibile distinguere in modo netto il consolidato urbanizzato dal territorio agricolo e collinare. I centri abitati si attestano perlopiù lungo la Sp n.46 senza soluzione di continuità. Malo e San Tomio (una delle tre frazioni) sono divenuti un’unica realtà urbana dal punto di vista morfologico-insediativo per l’azione di cucitura svolta dalla zona commerciale lungo la Sp n.46. Si riconoscono altre due frazioni: Case di Malo a nord del capoluogo verso il confine con il comune di San Vito di Leguzzano, che a seguito delle espansioni di Malo con esso forma quasi un’unica entità urbana, e Molina di Malo ad est verso il confine con Thiene, la più lontana dal capoluogo e quella che apparentemente risulta come un’entità urbana autonoma dal punto di vista morfologico. Il comune di Malo sorge originariamente lungo l’asse Vicenza-Schio-Rovereto fondando le prime basi insediative sulle prime pendici collinari ed estendendosi successivamente verso l’attuale Sp n.46 andando a formare quello che oggi è riconoscibile come centro storico. Quest’ultimo si presenta come un tessuto compatto costituito di piccole strade su cui si affacciano edifici continui e singoli che costituiscono un continuum visivo intervallato in alcune occasioni da aperture verso giardini privati e piazze, racchiuso tra le barriere più significative costituite dalle colline a sud e da largo Trieste e la Sp n. 46 ad est. Immediatamente a nord del centro storico si sono formate negli anni le prime aree esterne all’area storica con un impianto urbanistico geometricamente delimitato da una viabilità ad angolo retto che contrasta nettamente con l’impianto del nucleo più antico. Tale espansione primaria si è protesa fino i piedi del colle “Montecio” al cui lato ovest si riconosce una struttura o maglia ortogonale mentre al lato est la trama appare più irregolare. Le più recenti previsioni di espansione sono state sviluppate da un lato con azioni di ricucitura tra i tessuti esistenti, dall’altro con uno sviluppo non sempre ordinato verso est ed oltre la Sp n.46. Nella collina si possono riconoscere alcuni nuclei rurali ed altri e residenziali. Generalmente il tessuto edilizio complessivo appare denso ma non completamente saturo per via degli ampi spazi verdi sia nell’area storica che in quella dell’espansione. Più a nord del colle “Montecio” si è significativamente espanso anche il centro urbano della frazione di Case di Malo che è cresciuta attorno l’originario nucleo storico con maglie stradali in gran parte ortogonali. Le espansioni più recenti interessano una zona immediatamente a sud del centro storico e un’ampia area ed est di via Giovanni XXIII (Sp n.114). La struttura urbana non risulta particolarmente densa e denota allo stesso tempo una buona porosità. A sud, verso Isola Vicentina, la frazione di San Tomio si è sviluppato attorno al nucleo storico, ad est creando un tessuto più irregolare e ristretto per la presenza del torrente Orolo-Giara e Livergone, ad ovest con maglie più regolari contenute nella loro espansione dalla presenza delle prime pendici collinari. Il tessuto più recente inizia ad interessare le prime pendici collinari. Il tessuto edilizio è denso e mediamente poroso. Verso Thiene (est) la frazione di Molina, attraversata dalla vecchia Sp n.48, si è sviluppata per successive addizioni attorno il nucleo storico in due modi distinti: a sud della strada provinciale con una trama irregolare che denota una scarsa viabilità di quartiere; a nord della strada provinciale il tessuto è più regolare per la presenza di una viabilità ortogonale. Le più recenti espansioni sono nate in adiacenza al tessuto esistente sia a nord che a sud della Sp n. 48. La densità edilizia non è molto elevata ma il tessuto

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 88 07P19_W01R01_stato ambiente.doc appare piuttosto saturo. L’impianto complessivo sembra ben definito a nord dalla nuova viabilità provinciale (Sp n.48).

San Vito di Leguzzano Marano Vicentino Thiene

SP 46.

Case di Malo Molina

Isola Vicentina

Malo

Monte di Malo

San Tomio

Isola Vicentina

Cornedo

Figura 10-11. Sistema insediativo del comune di Malo (fonte: ns elaborazione)

10.6 Sistema infrastrutturale Malo è sorto sul punto d’incontro di due itinerari importanti in ambito locale: la direttrice nord sud (oggi coincidente con la SS 46 del Pasubio ma su percorso più antico) che pone in relazione Vicenza con Rovereto passando per Schio e Pian delle Fugazze; la direttrice est-ovest che congiunge, tramite Priabona, la valle dell’Agno con la vecchia pedemontana (Bassano, Marostica, Thiene). In rapporto al sistema Altovicentino, Malo è interessato da forti flussi di traffico a medio e breve raggio ed e nel contempo caratterizzato da una carenza di infrastrutture viarie correttamente gerarchizzate. Il PTCP della Provincia di Vicenza riporta che la mobilità di persone e merci, su tutto il territorio provinciale è affidato in modo predominante al vettore stradale. Secondo i dati relativi al censimento della popolazione del 2001 la maggior parte degli spostamenti per motivi di lavoro da Malo verso gli altri comuni avviene sempre con mezzo privato mentre il mezzo pubblico è quasi inutilizzato se non per gli spostamenti interni al comune.

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Nelle tabelle seguenti si riportano gli spostamenti da e verso Malo (con spostamenti maggiori di 10) e suddivisi per le diverse modalità ossia auto, moto, trasporto pubblico, treno, bicicletta, piedi e altri mezzi.

Figura 10-12. Spostamenti sistematici da e verso il Comune di Malo per motivi da lavoro (fonte: Censimento della popolazione e delle abitazioni. Regione Veneto. Anno 2001. Spostamenti Sistematici) Come si vede dalla Figura 10-12 la maggior parte degli spostamenti per lavoro avviene da e verso i comuni contermini ossia Isola Vicentina, Marano Vicentino, Monte di Malo, San Vito di Leguzzano, Schio e Thiene e sempre con l’auto. Mentre per motivi di studio la maggior parte degli spostamenti avviene verso i comuni di Schio, Thiene, Vicenza e con l’utilizzo del trasposto pubblico (Figura 10-13).

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AUTO MOTO TPL TRENO BICICLETTA PIEDI ND TOTALE Malo Malo 531 8 426 0 137 282 1 1385 Malo Marano 7100 0 019 Marano Malo 5 0 5 0 0 0 0 10 Malo Monte di Malo 6 0 3 0 2 0 0 11 Monte di Malo Malo 51 1 2 0 2 2 2 60 Malo San Vito di Leguzzano 10 3 1 0 0 0 0 14 San Vito di Leguzzano Malo 12 1 0 0 0 0 1 14 Malo Schio 44 6 322 0 1 2 2 377 Schio Malo 15 3 2 0 0 0 0 20 Malo Thiene 51 8 53 0 1 1 2 116 Thiene Malo 8 0 2 0 1 0 0 11 Malo Valdagno 0 2 6 0 0 0 2 10 ValdagnoMalo 0000 0 011 Malo Vicenza 201621 0 0 286 Vicenza Malo 3 3 1 0 0 0 1 8 MaloVenezia20040017 VeneziaMalo 0000 0 000 Malo Padova 7 0 1 28 0 0 4 40 Padova Malo 0 0 0 0 0 0 0 0 Malo Isola Vicentina 17 1 1 0 0 2 2 23 Isola Vicentina Malo 16 2 1 0 1 0 2 22

Figura 10-13. Spostamenti sistematici da e verso il Comune di Malo per motivi di studio (fonte: Censimento della popolazione e delle abitazioni. Regione Veneto. Anno 2001. Spostamenti sistematici)

Attualmente le strategie relative alla mobilità stradale prevedono due opere di grande importanza a livello sovracomunale: la variante alla ex-strada statale 46 (ora SP46) in direzione nord-sud, e la pedemontana in direzione est-ovest con la realizzazione del casello autostradale A differenza della configurazione attuale, che colloca il fitto tessuto produttivo di Malo in affaccio sulla percorrenza principale, si viene delineando uno spostamento dei baricentri di traffico sui poli esterni (Vicenza, Schio, Thiene). Mentre a livello comunale le maggiori opere di riorganizzazione infrastrutturale riguarda: le rotatorie sulla S.S. Pasubio e sulla Strada Provinciale che insieme ridisegnano l’assetto della circonvallazione nord, la bretella che mette in comunicazione Malo con il casello autostradale di Thiene e il tratto viario che collega la zona produttiva di Molina con la strada provinciale.

10.6.1 La rete ciclabile Il sistema ciclabile percorre principalmente i percorsi viari del centro storico ed in parte si sviluppa lungo i corsi d’acqua principale e attraversa elementi morfologici che caratterizzano il territorio comunale di Malo. In alcuni tratti presenta un sistema frammentato dovuto alla presenza dell’edificato produttivo e residenziale.

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Figura 10-14. Rete ciclabile esistente

10.7 Servizi Il comune di Malo è servito da tre scuole materne una in località Malo, una in località Molina e l’altra in località S. Toma, da quattro scuole primarie localizzate indicativamente nelle principali frazioni del territorio e da una scuola media ubicata nel centro di Malo. Per quanto riguarda le scuole secondarie principalmente il comune di Malo si appoggia agli istituti presenti nei comuni di Thiene, Schio e Vicenza. Il territorio comunale è servito da parchi e attrezzature per lo sport di dimensioni differenti dislocate sul territorio all’interno delle singole frazioni. Nelle vicinanze del centro di Malo è presente la collina Montecio destinata a parco urbano e ai confini con il comune di Monte di Malo è presente un ambito destinato a impianti sportivi di base. Il sistema per la sosta (parcheggi) non appare molto articolato e si limita ad alcune aree variamente sparse. Il comune di Malo per le attrezzature di grande interesse come Ospedali, Istituti d“istruzione superiore, Università, centri commerciali e grandi strutture di vendita fa riferimento ai grandi centri urbani distribuiti sul territorio del vicentino.

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Legenda Principali parchi e aree per il gioco e lo sport

Principali scuole

Figura 10-15. Zone per attrezzature pubbliche (fonte: Piano Regolatore Generale)

Provando ad integrare le diverse tipologie di urbanizzato (residenziale storico residenziale recente – produttivo) con alcuni servizi per lo svago ed il tempo libero, con i percorsi verdi presenti e i parchi fluviali derivanti dalle sommità arginali ed annessi, è possibile avere un riscontro sulla qualità dell’offerta ricreativa tra sport tempo libero e sfruttamento della risorsa verde.

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Figura 10-16 Tipologie dell’urbanizzato e servizi

10.8 Rifiuti Il Piano per la Gestione dei Rifiuti Urbani della Regione Veneto adottato dalla Giunta Regionale del Veneto con Delibera n. 59 del 22 novembre 2004 ha organizzato il territorio in bacini di utenza per la gestione dei rifiuti ed Il comune di Malo rientra all’interno del Bacino VI 2. Le ipotesi del Piano prevedevano la realizzazione dei seguenti impianti: - Impianto di incenerimento e un impianto di compostaggio in Comune di Schio (2a linea). - Discarica (sito da individuarsi) a servizio del suddetto impianto E’ stata realizzata la seconda e la terza linea dell’impianto di incenerimento. Il Bacino VI 2 conferisce con metodi tradizionali i propri RSU presso l’impianto di Bacino in Comune di Schio smaltendo le eccedenze e le fermate tecniche dell’impianto presso discariche fuori Bacino.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 94 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 10.8.1 Raccolta differenziata La normativa in materia di rifiuti, nota con il nome di decreto “Ronchi” D.Lgs.. 22/1997 oggi sostituita dal codice dell’ambiente 152/2006 e modificato con D.Lgs.. n. 4 del 16.01.2008, obbliga tutti i comuni ad impegnarsi attivamente nella raccolta differenziata dei rifiuti. La raccolta differenziata (finalizzata a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee) svolge un ruolo primario nel sistema di gestione integrata dei rifiuti in quanto consente, da un lato, di ridurre il flusso dei rifiuti da avviare allo smaltimento e, dall'altro, di condizionare in maniera positiva l'intero sistema di gestione. L’Amministrazione Comunale di Malo ha iniziato la raccolta differenziata nel 2001 ed i risultati sono stati buoni. Il Comune di Malo esegue la raccolta rifiuti nel seguente modo: - Frazione umida: sistema domiciliare; - Rifiuto urbano indifferenziato: domiciliare; - Rifiuto differenziato carta, plastica e vetro: sistema stradale. In comune di Malo inoltre è attiva un’ Ecostazione per la raccolta differenziata ubicata in Via Fermi, Zona industriale, dove si possono conferire rifiuti riciclabili, ingombranti e pericolosi e in particolare sfalci e ramaglie, inerti di piccole demolizioni, beni durevoli (frigoriferi, televisori, lavatrici, lavastoviglie, monitor, computer). Si riporta di seguito i dati relativi alla raccolta differenziata del comune di Malo pubblicati da ARPAV dall’anno 2003 all’anno 2006.

Multi n°abitanti Forsu Verde Vetro Carta Plastica Lattine materiale 2003 12.954 557.120 186.170 166.790 640.520 221.065 800 305.250 2004 13.216 609.170 226.160 429.210 698.160 247.930 60.340 0 2005 13.521 635.120 247.350 434.355 717.410 276.390 67.360 0 2006 13.823 660.940 251.930 441.125 756.980 283.300 66.410 0

Beni altri rifiuti rifiuti rifiuto raccolta rifiuto totale % RD durevoli recuperabili particolari residuo differenziata 2003 38.486 535.937 6.390 1.599.710 2.658.528 4.258.238 62,43 2004 39.904 552.348 15.903 1.597.610 2.879.125 4.476.735 64,31 2005 35.697 389.424 13.894 1.614.510 2.817.000 4.431.510 63,57 2006 19.035 452.146 13.577 1.649.880 2.945.443 4.595.323 64,1 Figura 10-17. Raccolta differenziata dei rifiuti del Comune di Malo (valori espressi in kg). Anno 2003 – 2006. (fonte ARPAV – Rifiuti)

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 95 07P19_W01R01_stato ambiente.doc

Raccolta differenziata

1.800.000 1.600.000 1.400.000 1.200.000 2003 1.000.000 2004

kg 800.000 2005 600.000 2006 400.000 200.000 0

u ro rs de ica voli st Fo Ver Vet Carta a re siduo Lattine du perabili re Pl u o ti materiale iut Beni f Ri Mul fiuti rec Rfiuti particolari

Altri ri Tipo di rifiuti

Figura 10-18 Raccolta differenziata. Anno 2003 – 2006 . (fonte ns elaborazione)

Nei quattro anni analizzati, 2003 – 2006, si è verificato un continuo aumento della produzione dei rifiuti totali, tale aumento va correlato principalmente alla crescita della popolazione residente nel comune nel medesimo periodo. Tale situazione è rispecchiata anche nella provincia di Vicenza dove gli obiettivi della raccolta differenziata fissati dal Decreti Ronchi ossia 35% per il 2003, e 50% per il 2004 sono stati ampiamente raggiunti: - il bacino VI – 3, che aveva già superato la soglia del 50% di RD nel ’99 (con il 61,1%), ha mantenuto negli anni la sua posizione dominante nella classifica provinciale; - il bacino VI – 5 ha superato la soglia del 50% (con il 57,57%) nel 2001 ed ha continuato a mantenere le percentuali raggiunte; - il bacino VI – 2 (dove si trova anche il comune di Malo) ha varcato la soglia del 50% nel 2003 (con il 54,19%), attestandosi nel 2004 al 57,86%; - il bacino VI – 1 dal 2002 sfiora il 50%, attestandosi oltre il 48%; - il bacino VI – 4 rimane a percentuale del 10 – 12%. Il comune di Malo per lo smaltimento rifiuti secchi non riciclabili, trovandosi all’interno del bacino VI2, si appoggia all’inceneritore di Schio un impianto”a tecnologia complessa”, per l’incenerimento, anche di rifiuti ospedalieri, con recupero del calore e produzione di energia elettrica. Mentre per tutti gli altri rifiuti prodotti sono smaltiti in impianti di altri bacini di riferimento. È importante sottolineare che il PTCP di Vicenza segnala l’urgenza di dare avvio alle procedure di ampliamento dell’inceneritore di Schio e della realizzazione di una nuova discarica provinciale. Senza tali interventi la situazione provinciale nello smaltimento rifiuti potrebbe già entrare in crisi da quest’anno.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 96 07P19_W01R01_stato ambiente.doc 10.9 Energia Il problema energetico è una delle priorità dei paesi dell’Unione Europea: è necessario ridurre il consumo di energia, di cui ne viene constatato l’aumento ogni anno, e migliorare la performance energetica degli edifici significa contribuire alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e ai relativi costi energetici in linea con gli impegni assunti dal protocollo di Kyoto. Dagli studi effettuati dalla Commissione Europea, il settore dei trasporti e quello dell’industria assorbono grandi quote di energia, ma gli edifici sono ancora più energivori, assorbono il 40% circa dei consumi energetici europei, tenendo in considerazione l’illuminazione, il riscaldamento, gli impianti di condizionamento d’aria e l’acqua calda nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro e nelle strutture ricreative. Inoltre gli edifici richiedono consumi crescenti di pari passo con il miglioramento del tenore di vita, che si traduce nel maggior uso degli impianti di condizionamento d’aria e di riscaldamento. Secondo il rapporto dell’ARPAV “A proposito di …. Energia” la Regione Veneto è caratterizzata da una produzione di energia elettrica che per la maggior parte proviene da centrali termoelettriche ed in parte idroelettriche. In Regione vengono prodotti (nell’anno 2005) i due terzi dell’energia richiesta (20.600 GWh rispetto ai circa 30.400 GWh). Il fabbisogno energetico per la provincia di Vicenza è assicurato principalmente da quattro principali fonti: energia elettrica, gas metano, prodotti petroliferi e combustibili solidi. Queste fonti soddisfano quasi la totalità della richiesta energetica, in quanto alle altre fonti come carbone, fonti rinnovabili (calore solare, fotovoltaico ecc.) attualmente è riservato un ruolo del tutto trascurabile. Secondo i dati del PTCP della Provincia di Vicenza il consumo di energia elettrica è andato aumentando. Nella Tabella seguente sono riportati i consumi finali di energia elettrica per la provincia di Vicenza per il periodo 1997 al 2005, suddivisi nelle principali quattro destinazioni finali. I valori evidenziano per tutti i settori, ad eccezione dell’agricoltura, un aumento costante del consumo dell’energia elettrica.

Figura 10-19. Destinazione dei consumi finali di energia elettrica in provincia di Vicenza (fonte: PTCP della Provincia di Vicenza)

Per quanto riguarda i consumi di gas metano continua ad aumentare in modo particolarmente sostenuto a livello nazionale mentre a livello comunale, a Malo, l’impiego di gas metano nell’industria è andato leggermente diminuendo.

COMUNE SETTORE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 30,6 29,2 26,9 27,2 26,9 25,5 MALO Industria m3/anno m3/anno m3/anno m3/anno m3/anno m3/anno

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 97 07P19_W01R01_stato ambiente.doc Figura 10-20. Consumi di gas metano per il comune di Malo (fonte: quadro conoscitivo. Regione Veneto)

Il comune di Malo con delibera n° 35 del 31/07/2007 ha individuazione le zone non metanizzate ai fini dell’agevolazione per il gasolio e per il gpl utilizzati come combustibili per il riscaldamento. Come si vede dalla figura successiva le aree non metanizzate sono principalmente quelle agricole e della zona collinare.

Figura 10-21. Individuazione delle zone non servite dalla rete di gas metano (fonte: Delibera comunale n° 35 del 31/07/2007)

Nel territorio comunale le fonti di energia utilizzate sono principalmente quelle tradizionali ma è fondamentale l’apertura verso le fonti rinnovabili che possono essere l’energia idroelettrica, l’energia eolica, le biomasse, i residui zootecnici e coltivazioni energetiche, l’energia solare e l’energia geotermica. Affidarsi alle fonti alternative, superando le difficoltà legate ai maggiori costi di produzione, sembra essere la strada imboccata dall’Amministrazione provinciale, che ha dato il via all’istituzione dell’Agenzia Vicentina per l’Energia e l’Innovazione Tecnologica, che avrà il compito di progettare e mettere in atto azioni di risparmio energetico e di promuovere e diffondere tecnologie pulite.

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L’amministrazione comunale di Malo ha già adottato campagne di sensibilizzazione della riduzione dei rifiuti e della promozione dell’utilizzo di fonti di energia alternativa adottando la politica ambientale dell’”4R”: - Ridurre: intervenire alla fonte del problema diminuendo i consumi di certi prodotti (ad esempio gli usa e getta) e di certi sprechi (ad esempio l’energia elettrica degli apparecchi elettronici); - Riutilizzare: evitare di trasformare continuamente ciò che non usiamo più, risparmiando l’energia del riciclaggio o dello smaltimento del rifiuto; - Riciclare: dare nuova vita alle cose attraverso la loro trasformazione fisica in alternativa all’inceneritore o alla discarica; - Recuperare: valorizzare il rifiuto riutilizzandolo in un nuovo processo produttivo. L’amministrazione locale nel campo delle fonti rinnovabili può prevedere: - installare impianti fotovoltaici o solari in edifici pubblici; - prevedere l’obbligo di predisporre strutture adatte alla successiva installazione di questi impianti nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni; - promuovere queste installazioni presso la popolazione, fornendo tutte le informazioni necessarie; - realizzare impianti idroelettrici, a biomassa e di smaltimento dei rifiuti industriali e urbani con recupero energetico; - ricercare la collaborazione di chi distribuisce l’energia per azioni di risparmio energetico.

10.10 Turismo Il panorama veneto ha fatto registrare nel 2005 un moderato incremento sia degli arrivi che delle presenze, con una percentuale che si aggira tra il 3,4 e il 4% per le due; tali incrementi sono stati trainati prevalentemente dal turismo nazionale. Comunque la crescita complessiva del flusso turistico nel Veneto è stata determinata in buona parte dalle dinamiche ampiamente positive delle province di Verona e Venezia e, in misura assai più contenuta, anche da Treviso e Rovigo. Sono i due poli, est e ovest, corrispondenti all'area lagunare e quella gardesana, a fare da attrattori per l'economia turistica regionale. In netta controtendenza rispetto al contesto regionale, la provincia di Vicenza. Anche in comparazione con altre province (Padova e Belluno) che hanno subito un lieve ridimensionamento delle presenze, la provincia di Vicenza rimane quella che più marcatamente ha segnato il passo. Le strutture ricettive, alberghiere e extra-alberghiere sono presenti negli ambiti a maggiore attrazione turistica, sia per la loro conformazione morfologica e territoriale e paesaggistica, sia ancora per la loro predisposizione all’attrattività, dovuta sia alla presenza in area di risorse naturalistiche e storiche e paesaggistiche rilevanti, sia ancora da una maggiore disponibilità di attrezzature e servizi collegati. Secondo il PTCP il comune di Malo rientra all’interno dell’ambito turistico dell’Alto Vicentino il quale è caratterizzato da un flusso turistico molto ridotto rispetto ad ambiti fortemente turistici quali Montagna e il Vicentino Il comune di Malo secondo i dati dell’anno 2005 è stato interessato da 4.092 presenza in 5 strutture ricettive e da circa 10.200 arrivi turistici.

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11. PIANIFICAZIONE E VINCOLI

11.1 Pianificazione Si prendono in esame i piani vigenti nella loro specificità ed interazione con la pianificazione comunale, nei loro tratti strategici che contribuiscono ad orientare le scelte della pianificazione locale e nelle loro peculiarità secondo la diversa scala di riferimento.

11.1.1 Piano Territoriale Regionale di Coordinamento della Regione Veneto

Con deliberazione di Giunta Regionale n. 372 del 17/02/09 è stato adottato il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento ai sensi della legge regionale 23 aprile 2004, n.11 (art. 25 e 4). Il percorso che ha portato al nuovo Piano si è articolato a partire da un primo quadro di riferimento con la pubblicazione dei “Fondamenti del Buon Governo del Territorio – Carta di Asiago”, del “Documento Programmatico Preliminare per le Consultazioni”, del volume “Questioni e lineamenti di progetto” e con numerose indagini settoriali presentate durante l’incontro di Asiago del 2 marzo 2007 “Verso il nuovo PTRC; confronto su temi e idee”. Sentiti Enti Locali e associazioni di categoria interessate, è stato definito il quadro sinottico degli obiettivi del PTRC e le tavole di vision ad essi associate, che hanno costituito parte integrante del “Documento Preliminare al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC)”, adottato con deliberazione di Giunta Regionale n. 2587 del 7 agosto 2007, unitamente alla relativa Relazione Ambientale prevista dalla procedura di valutazione ambientale strategica, sulla quale si era espressa la Commissione Regionale VAS con il parere n. 59 del 19.07.2007. Fasi di consultazione a concertazione hanno poi portato alla definizione delle linee strategiche e alla traduzione negli elaborati tecnici di cui si prenderà visione. Il nuovo PTRC si pone come quadro di riferimento generale e non intende rappresentare un ulteriore livello di normazione gerarchica e vincolante, quanto invece costituire uno strumento articolato per direttive, su cui impostare in modo coordinato la pianificazione territoriale dei prossimi anni, in raccordo con la pluralità delle azioni locali.

Vi è da rilevare come gran parte degli obiettivi in essere nel PTRC sono ampiamente condivisibili in quanto molto generici, tuttavia mancando un’identificazione degli strumenti per attuare tali obiettivi o lo stabilire delle priorità sulle azioni da svolgere, risulta alquanto complesso individuare le ricadute effettive e gli indirizzi concreti che il territorio assimilerà, a partire proprio dal sistema del paesaggio. Per questo si riporta una descrizione sintetica degli obiettivi che il documento preliminare del PTRC ha previsto per la zona di Malo:

Uso del suolo ƒ azioni di piano volte a gestire il processo di urbanizzazione, attraverso specifiche misure per gli spazi aperti e la “matrice agricola” del territorio e del sistema insediativo; ƒ specifiche tutele per gli ambiti collinari; ƒ si individuano le aree con problemi di frammentazione paesaggistica a dominanza insediativa ed agricola, da assoggettare a specifiche azioni di piano. Nel caso specifico della frammentazione insediativa, tipica dell’area

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centro–veneta (città diffusa), si prevede una estesa opera di riordino territoriale, volta a limitare l’artificializzazione e l’impermeabilizzazione dei suoli. Biodiversità ƒ azioni di piano volte a tutelare e accrescere la diversità biologica attraverso l’individuazione e la definizione di sistemi ecorelazionali (corridoi ecologici) estesi all’intero territorio regionale e connessi alla rete ecologica europea; ƒ specifiche misure per potenziare il contributo delle attività agricole alla biodiversità; ƒ in connessione al sistema insediativo sono indicati gli ambiti di agricoltura periurbana e le aree “urbano-rurali” di cui valorizzare le caratteristiche di multifunzionalità; ƒ Riqualifica ambintale delle aree di cava dimesse. Energia, risorse, ambiente ƒ azioni di piano volte a razionalizzare e migliorare l’uso delle risorse, anche per contrastare il “cambiamento climatico”; ƒ è incentivato l’uso di risorse rinnovabili per la produzione di energia; ƒ sono promossi il risparmio e l’efficienza energetica negli insediamenti (abitativi, industriali, commerciali, ecc.); ƒ si prevedono interventi per il risparmio e la conservazione della risorsa acqua (anche attraverso la predisposizione di idonee aree di laminazione) e per la riduzione degli inquinamenti; ƒ sono oggetto di specifiche politiche gli ambiti interessati dalle maggiori concentrazioni di inquinanti del suolo, dell’aria e dell’acqua (nitrati, CO2, ecc.), così come le aree interessate dalla risalita del cuneo salino; ƒ si prevedono specifiche misure di tutela per le acque superficiali e profonde; ƒ sono individuate le aree interessate dalla presenza dei principali corridoi energetici, dove proporre interventi di riordino; Mobilità ƒ Definire sistemi coerenti tra la distribuzione delle funzioni e l’organizzazione della mobilità; ƒ Razionalizzare e potenziare la rete delle infrastrutture e migliorare la mobilità delle diverse tipologie di trasporto; ƒ Migliorare l’accessibilità delle aree; Sviluppo economico ƒ elementi e contesti da valorizzare e tutelare, al fine di sviluppare armonicamente i diversi turismi ridefinendo il legame tra ospitalità e l’armatura culturale e ambientale del territorio; ƒ si prevedono azioni di valorizzazione del sistema delle ville venete, delle città storiche e delle città murate; Crescita sociale e culturale ƒ possibili scenari di piano per disegnare il Terzo Veneto che si riconosce così attraverso progetti d’ampia rilevanza e riflesso, capaci di mettere in figura un nuovo stile di vita e politiche imprenditive.

Andando poi ad esaminare relazione e tavole, si possono specificare ulteriormente i contenuti del PTRC che riguardano il territorio di Malo:

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Paesaggio e biodiversità “La decisione di attribuire valenza paesaggistica al PTRC, come da articolo 6 della L. R. 2006, n. 18 e articolo 3 della LR 2004, n.11, è opportuna, non tanto per evitare l’ulteriore incremento degli strumenti di piano a rischio della loro efficacia, quanto per il riconoscimento, in essa sotteso, dello stretto legame esistente tra paesaggio e territorio”. La valenza paesaggistica attribuita al PTRC contribuisce ad esplicitare lo stretto legame esistente tra paesaggio e territorio, e fa comprendere come sia oggi impensabile scindere la pianificazione territoriale da quella paesaggistica. Il PTRC si pone il problema di come inserire ciò che serve alla modernità in un contesto complesso, di volta in volta centro storico, campagna o montagna, rispettandone i valori identitari, storici ed ambientali. In termini di politiche, si tratta di limitare il ricorso a strumenti regolativi con finalità prevalentemente vincolistiche, elaborando invece politiche attive. Infatti, accanto alla salvaguardia dei paesaggi compromessi, è necessario costruire o rigenerare i paesaggi della quotidianità (la casa, la fabbrica, le infrastrutture, il centro commerciale), quelli dell’abbandono (la montagna marginale, gli spazi rurali, i centri storici) e del degrado (le aree produttive dismesse), con particolare attenzione alla loro funzionalità e alla qualità estetico-architettonica. Il PTRC ha elaborato uno specifico Atlante ricognitivo degli ambiti di paesaggio che definisce un’articolazione spaziale che suddivide il territorio veneto in trentanove ambiti di paesaggio, cui sono dedicate altrettante schede. Il territorio del comune di Malo viene inquadrato in due ambiti: quello delle Prealpi Vicentine (n° 14) e quello dell’Alta Pianura Vicentina (n° 23).

PTRC: Ambito 14 delle Prealpi Vicentine PTRC: Ambito 23 dell’Alta Pianura Vicentina

Se l’ambito 14, che si caratterizza per la contrapposizione tra aree di montagna prealpina e di dorsale collinare, identifica la parte del territorio maladense di collina, l’ambito 23, area di intensa urbanizzazione avvenuta principalmente lungo la fascia pedemontana, comprende la parte di pianura del comune. Da questa differenziazione si

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 102 07P19_W01R01_stato ambiente.doc riportano gli obiettivi e indirizzi di qualità paesaggistica comuni per entrambi gli ambiti e dunque interessanti tutto il territorio comunale e quelli specifici per le due aree:

Validi per entrambi gli ambiti Æ intero territorio del comune di Malo 1. Integrità delle aree ad elevata naturalità ed alto valore ecosistemico 3. Funzionalità ambientale dei sistemi fluviali e lacustri 8. Spessore ecologico e valore sociale dello spazio agrario 9. Diversità del paesaggio agrario 21. Qualità del processo di urbanizzazione 22. Qualità urbana degli insediamenti 24. Valore culturale e testimoniale degli insediamenti e dei manufatti storici 26. Qualità urbanistica ed edilizia degli insediamenti produttivi nei fondovalle 37. Integrità delle visuali estese 38. Consapevolezza dei valori naturalistico-ambientali e storico-culturali

Ambito 14 delle Prealpi Vicentine Æ ambito di collina del comune di Malo 10. Valore ambientale e funzione sociale delle aree agricole a naturalità diffusa 11. Integrità e qualità ecologica dei sistemi prativi 12. Valore ambientale della copertura forestale 16. Conservazione dei paesaggi terrazzati storici 18. Valore storico-culturale dell’edilizia rurale tradizionale

Ambito 23 dell’Alta Pianura Vicentina Æ ambito di pianure del comune di Malo 4. Integrità del sistema delle risorgive e dei biotopi ad esso associati 5. Funzionalità ambientale delle zone umide 14. Integrità, funzionalità e connessione della copertura forestale in pianura 15. Valore storico-culturale dei paesaggi agrari storici 27. Qualità urbanistica ed edilizia e vivibilità dei parchi commerciali e delle strade mercato 32. Inserimento paesaggistico e qualità delle infrastrutture 33. Inserimento paesaggistico delle infrastrutture aeree e delle antenne 35. Qualità dei “paesaggi di cava” e delle discariche

Le considerazioni riportate sono valide ed utili per ampliare la conoscenza analitica ed inquadrare il sistema complesso del paesaggio nella giusta dimensione di area vasta e secondo le tipologie caratteristiche proprie del territorio veneto e possono essere utilizzate come tratti generali ed individuazione di priorità ma in esse non compaiono prescrizioni o vincoli.

In relazione alla biodiversità, il Piano sostiene la tutela e l’accrescimento della diversità biologica, attraverso misure per potenziare il contributo delle attività agricole alla biodiversità, tutelare i prati, pascoli e praterie esistenti ed individuare le aree urbano- rurali di cui valorizzare le caratteristiche di multifunzionalità. “….la realizzazione della Rete Ecologica della Regione del Veneto, come prefigurato dal nuovo PTRC, contribuirà all’integrazione della rete ecologica pan-europea e avrà, al medesimo tempo, il ruolo di interfaccia per favorire l’armonizzazione delle reti locali,

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 103 07P19_W01R01_stato ambiente.doc anche in considerazione dell’accentuata ricchezza e diversità degli ambienti naturali e le realtà socio-economiche della nostra regione ... “.

Tra le varie tavole elaborate dal piano si riporta la tav. 9 che tratta il Sistema del territorio rurale e della rete ecologica che mette in evidenza alcune peculiarità del territorio in esame.

PTRC Tav. 9 Sistema del territorio rurale e della rete ecologica

Riguardo al consumo e degrado delle risorse fisiche, il Piano mette in evidenza come le dinamiche di sviluppo della società veneta in questi ultimi anni abbiano raggiunto, nel loro rapporto con la risorsa territoriale, soglie quantitative veramente elevate tali da non rendere più desiderabile una prosecuzione di tali trend e da imporre di ripensare il futuro dell’assetto insediativo. E’ forte la consapevolezza degli effetti di una crescita in larga parte non governata, non solo nei termini di un elevato consumo di spazio, ma anche di disordine degli insediamenti e di congestione delle reti, sia all’interno, che all’esterno delle aree urbane. Ai fattori interni si è sommata, peraltro, la ulteriore pressione dovuta alla notevolissima attrattività della regione sia in relazione alla forza lavoro (soprattutto straniera), che ai vari segmenti generatori dei flussi turistici nazionali ed internazionali (turismo culturale, balneare, montano, termale, religioso).

Beni cultuali e società Per quanto riguarda la crescita sociale e culturale, il PTRC delinea possibili scenari per disegnare il Terzo Veneto. Nelle piattaforme di Treviso e Vicenza si individuano due

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 104 07P19_W01R01_stato ambiente.doc specializzazioni di eccellenza, la prima legata a metodi lenti di fruizione del territorio attraverso l’acqua, la natura e il gusto, la seconda legata alla creazione di luoghi dei giovani e dell’armonia. Si individuano inoltre gli interventi strutturali della nuova organizzazione spaziale regionale e le misure volte a potenziare i percorsi ciclopedonali. Diffuso su tutto il territorio è l’effetto del Progetto Architettura del Novecento nel Veneto per cui è vietata la demolizione e l’alterazione significativa dei valori architettonici, costruttivi e tipologici, ma il Primo elenco provinciale delle Architetture del Novecento nel Veneto4 non riporta edifici interessati nel comune di Malo.

Città ed uso del suolo Fino ad ora, città e territorio sono parsi animati da un certo antagonismo, non dialoganti su obiettivi di organizzazione di medio periodo ma ciascuno alla ricerca di un solitario equilibrio. Tale situazione non è di difficile comprensione se pensiamo alla storia del territorio e delle città venete. Negli ultimi decenni, infatti, il quadro urbano si è andato progressivamente deteriorando, appesantito dalla crisi della mobilità e contemporaneamente svuotato dalle attività produttive e residenziali. Non meno rilevanti sono stati i cambiamenti interni alla città densa, con l’abbandono di aree industriali, il depotenziamento delle località intraurbane minori ed i ritardi nell’ammodernamento del patrimonio edilizio. E’ chiaro come questa situazione non sia vantaggiosa né per la città, né per il territorio, visto che l’assenza di strategie comuni implica l’incertezza nei progetti e negli investimenti. In questo contesto, le politiche pubbliche coordinate possiedono un grande effetto moltiplicatore e il PTRC si propone come cornice per l’elaborazione di interventi di ricapitalizzazione delle città, riqualificazione ed ampliamento della loro offerta, rinno- vamento della loro organizzazione ed attrazione di risorse. La sfida per il futuro è, ancora e sempre, in grandissima parte riconducibile alle città, né può essere elusa. Il nuovo orizzonte metropolitano veneto per la competizione in Italia, in Europa e nel mondo emerge dalle dinamiche sociali, economiche e territoriali che investono soprattutto Venezia, Padova e Verona. Quindi, tra gli obiettivi di fondo del PTRC esiste quello di delineare percorsi coerenti con le specificità dei territori che ospitano le grandi città metropolitane, ideare una strategia di rafforzamento dell’armatura urbana regionale, migliorare la qualità ambientale del territorio per attirare capitale umano dall’esterno e trattenere quello esistente e rafforzare il sistema infrastrutturale . Per quanto riguarda l’uso del suolo, il Piano mira a gestire il processo di urbanizzazione attraverso misure specifiche per proteggere gli spazi aperti, la buona terra e la matrice agricola del territorio, interventi di tutela per gli spazi montani e collinari, azioni volte alla salvaguardia dei varchi liberi da edificazione ed un’estesa opera di riordino territoriale e di insediamento sostenibile.

La tavola 8 del PTRC prende in considerazione la Città motore del futuro e colloca Malo all’interno dell’ambito pedemontano, senza includerlo in specifiche indicazioni strategiche se non nell’ambito di riequilibrio territoriale di Schio, Thiene e Valdagno. In relazione si trova invece, relativamente allo specifico ambito dell’Altovicentino: “…si incrociano con queste visioni che afferiscono a dinamiche economiche e territoriali alcune nuove infrastrutture destinate a segnare il territorio e a sostenere modelli e direttrici del sistema di città. Si tratta della pedemontana veneta, strada che non solo è

4 Allegato A alle Norme Tecniche del PTRC.

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 105 07P19_W01R01_stato ambiente.doc destinata ad alleggerire l’asse centrale, ma a sostenere i processi economici e territoriali andando ad affermare la città estesa. Diverse le tematiche da affrontare in relazione alla città estesa, la terza città, che si innerva a partire dai nodi di Vicenza, Treviso e comprende i comuni a nord dei due capoluoghi tra i quali, di fatto storicamente e geograficamente, si è ormai creata una completa continuità urbana, in relazione alla residenzialità, ai servizi e alla produzione. Questo ambito può essere considerato come un’unica area metropolitana, derivante dalla sintesi di nuclei urbani, non tanto nel senso che non sussista più un’identità e un’autonomia di ciascuno come sistema urbano, bensì per il fatto che è l’insieme che sostanzia la dimensione, la tipologia e il livello qualitativo delle caratteristiche e delle problematiche per le quali si ritiene appropriato l’attributo della metropolitanità. Questa terza città contiene un alto livello di trasformabilità che è legato alla capacità del sistema di accrescere la propria produttività. Non è più pensabile infatti che il sistema cresca attraverso incrementi di dotazioni fattoriali fatte di accumulazioni di capitale che generano più strutture, più infrastrutture, più densità. La crescita del futuro deve essere legata molto alla qualità ambientale del territorio che è fondamentale per attirare capitale umano dall’esterno ma anche per trattenere quello già esistente. Ecco quindi che questa terza città deve migliorare il proprio sistema infrastrutturale che comprende oltre che alla mobilità anche l’istruzione, la cultura e la sanità. Il sistema della mobilità e del trasporto pubblico, in particolare, costituiscono la base sulla quale appoggiare, dare forma e rendere efficiente il sistema multipolare. Il miglioramento dell’accessibilità, la localizzazione dei nodi di interfaccia tra reti lunghe e reti brevi che garantiranno i collegamenti internazionali e quelli intraregionali, l’integrazione tra politiche di settore consentiranno di mettere in atto la struttura sulla quale appoggiare le scelte e le prospettive del sistema insediativo …”.

PTRC Tav. 8 Città, motore del futuro

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L’opportunità densa di possibili aperture nei confronti dell’efficacia dei piani è stata rappresentata dal tentativo sistematico in tutto il PTRC di “mettere in rete” vocazioni e risorse naturalistico-ambientali, culturali, produttive, infrastrutturali, turistiche, nella consapevolezza, maturata nel percorso, che solo il superamento dei confini, e un sistema di concertazione delle scelte, consentono di realizzare azioni di governo del territorio sempre più efficaci rispetto al soddisfacimento delle esigenze della collettività. La co-pianificazione o “amministrazione condivisa” esalta il ruolo e la responsabilità delle autonomie locali, coinvolte direttamente e pariteticamente nella coalizione decisionale e, d’altro canto, porta al superamento del ruolo gerarchico-istituzionale della Regione, chiamata a condividere esigenze e sollecitazioni di realtà territoriali, non sempre interpretabili con una “visione lontana”. In una prospettiva in cui il ruolo dei diversi soggetti istituzionali non è rigido, ma flessibile e non sempre predeterminato, il governo del territorio richiede nuovi approcci, che affrontino problemi e obiettivi in un’ottica di “mediazione” fra globale e locale. E’ all’interno di questa mediazione esperta che è stato creato lo spazio d’incontro e la definizione delle politiche di sistema territoriali, necessarie per dialogare e avere peso nei rapporti con lo Stato e la Comunità Europea.

Sviluppo economico Per quanto riguarda lo sviluppo economico, il PTRC tende ad aumentarne la portata e la competitività. Gli interventi proposti includono la valorizzazione dei parchi polifunzionali e commerciali di rango regionale e l’invenzione di nuovi nodi di servizio in grado di affiancare le imprese nelle loro attività produttive. Si vuole poi valorizzare e tutelare i diversi turismi, ridefinendo il legame tra ospitalità ed armatura culturale e ambientale del territorio. Nella “Tavola 05b Sviluppo economico turistico” viene riportato: ƒ il sistema delle polarità turistiche principali; ƒ il sistema del turismo sulla neve; ƒ il sistema del turismo naturalistico e rurale; ƒ il sistema del turismo della memoria e delle tradizioni; ƒ il sistema del turismo fieristico e congressuale; ƒ il sistema del turismo termale; ƒ il sistema del turismo balneare; ƒ il sistema del turismo sportivo; ƒ il numero delle produzioni DOC, DOP, IGP per comune; ƒ gli elementi territoriali di riferimento; con la finalità di promuovere lo sviluppo sostenibile delle attività turistiche anche attraverso forme di integrazione tra settori economici diversi e tra azioni di qualificazione e diversificazione dell’offerta turistica delle imprese e dei soggetti pubblici; con l’obiettivo di creare una offerta turistica integrata in grado di coinvolgere e far convergere le diverse varietà di segmenti turistici nei singoli ambiti territoriali, allo scopo di proporre una offerta diversificata di prodotti, anche creando un sistema di ricettività diffusa. Per il territorio del comune di Malo non sono evidenziati particolari indirizzi, emergono le sole presenze di ville venete e di siti archeologici.

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PTRC Tav. 5b Sviluppo economico turistico

Energia e altre risorse naturali L’energia, le risorse e l’ambiente sono direttrici del PTRC che mira a razionalizzare e migliorarne l’uso, anche per contrastare il cambiamento climatico. Gli interventi proposti comprendono l’uso di risorse rinnovabili per la produzione di energia, il risparmio e la conservazione dell’acqua, la riduzione degli inquinamenti di suolo, aria e acqua ed il riordino dei principali corridoi energetici. Inoltre, riguardo allo specifico tema dei cambiamenti climatici il PTRC afferma che “il disegno pianificatorio del “Terzo Veneto” non può prescindere da una profonda riflessione sulle politiche più idonee per contrastare gli effetti del fenomeno cambiamento climatico”.

Mobilità Con riferimento alla mobilità, il PTRC sottolinea come sia necessario governare il rapporto tra le infrastrutture e il sistema insediativo, cogliendo l’opportunità di razionalizzare il territorio urbanizzato sulla base della presenza dei corridoi plurimodali, del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) e dell’asse viario della Pedemontana. Non compaiono specifiche modifiche riguardanti il territorio in esame che saranno invece da ricercare nei Piani di scala locale (PTCP o altri Piani del Traffico locali).

Verso la sostenibilità

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“Nell’Alto Vicentino puntare verso la sostenibilità significa valorizzare la disponibilità di biomassa da destinare a scopi energetici; corsi d’acqua già sfruttati all’inizio dell’industrializzazione potrebbero essere oggi riutilizzati per scopi energetici rafforzando l’azione di recupero già intrapresa da alcune realtà locali (es. la Comunità Montana LeograTimonchio); spazi idonei all’installazione di mulini eolici , spazi adeguati per l’insediamento di impianti fotovoltaici (le serre energetiche) o di smaltimento liquami per la produzione di biogas. Bisogna incentivare una edilizia residenziale pubblica e privata ecocompatibile che diventi esempio da imitare; riuscire ad aumentare la quota di energia (elettrica e termica) prodotta da fonti rinnovabili; incentivare il risparmio energetico ed il miglioramento dell’efficienza degli impianti; realizzare progetti dimostrativi per la promozione del risparmio energetico legati alla certificazione”.

Il sistema delle Contrade “Buona parte del territorio dell’Alto Vicentino è caratterizzata da una realtà collinare pedemontana sulla quale insiste un sistema residenziale ed economico caratterizzato dalle contrade. In queste parti del territorio, in gran parte difeso dalla sua stessa orografa, le risorse naturalistiche, paesaggistiche e ambientali presenti sono di grande valenza qualitativa”.

Ultime specifiche In ultima analisi si rivela, in maniera del tutto generale, che il PTRC sottolinea come nel Veneto di oggi ci sia un gran bisogno di crescita qualitativa: qualità della produzione, del lavoro, della vita sociale. I cittadini stessi oggi chiedono servizi, luoghi di incontro, specializzazioni riconoscibili, collegamenti logistici, standard di qualità dell’aria, dell’acqua e dell’ambiente che rendano fruibile, in senso ampio e di “benessere com- plessivo”, il territorio in cui vivono. Questa crescita qualitativa deve passare anche attraverso la valorizzazione del territorio e del paesaggio e del loro valore simbolico-comunicativo, che diventa una ri- sorsa importante per l’economia, non solo come fonte di attrazione turistica, ma anche, sempre più, come forma di differenziazione e di identità da far valere sul mercato globale.

11.1.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Vicenza Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) adottato con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 72088 di prot. e 78 di reg. del 20 dicembre 2006, è stato successivamente riadottato in alcune sue parti con deliberazione di Consiglio Provinciale n.19784/33 del 10 aprile 2007, con la quale sono state approvate le controdeduzioni e alcune modifiche alle norme tecniche del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale adottato nel dicembre 2006. l PTCP ha inteso sviluppare alcuni aspetti peculiari della Provincia quali il riconoscimento della ricchezza e della varietà dei caratteri identitari del territorio, come strumenti di progettazione per generare fonti di ricchezza durevoli e di benessere. Un ulteriore passo compiuto dal PTCP è stato la costruzione di uno scenario strategico che si propone, oltre alla mitigazione delle criticità ambientali e territoriali, la valorizzazione integrata delle diverse identità ambientali, territoriali e antropiche, riconnettendole in un "progetto di territorio" unitario. Per definire tali specificità, il Piano Provinciale è stato articolato in n. 9 Ambienti insediativi distinti (art. 9 N.T.A. adottate).

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Per quanto attiene il Comune di Malo l’ambito di riferimento è il n. 4 denominato “Alto Vicentino”, normato all’art. 13 delle Norme di Attuazione.

Le azioni politiche devono tendere: - a prevedere soluzioni comuni per regolamentare la commistione tra attività produttive e tessuto residenziale; - ad incentivare il trasferimento, in aree produttive idonee, delle attività insediate ancora nel tessuto consolidato dei centri urbani; - a migliorare l’offerta di servizi alla produzione e alla persona da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo; - a regolamentare, attraverso misure condivise di scala intercomunale, le modalità di ampliamento e di ristrutturazione delle aree produttive e degli interventi nel tessuto consolidato, scoraggiando fenomeni di terziarizzazione in assenza di un quadro di riferimento territoriale; - a promuovere politiche per la riqualificazione della viabilità e per il potenziamento della mobilità sostenibile, con la messa in rete le piste ciclo- pedonali; - a regolamentare su scala intercomunale l’attività estrattiva, così da limitarne gli impatti sia sul territorio sia sulla viabilità dell’ambito; - a promuovere politiche di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e naturale; - a creare un sistema di corridoi ambientali che garantisca la connessione tra la fascia di montagna e quella di pianura, e quindi un sistema di relazioni più complesse.

Sistema insediativo: le scelte progettuali dei piani comunali dovranno essere orientate, come definito dall’art. 10, verso il “recupero, il riuso, la rifunzionalizzazione di aree già edificate, il completamento edilizio, la rimarginatura e il rimodellamento degli insediamenti, allo scopo di preservare gli spazi aperti incentivandone la valorizzazione dal punto di vista agricolo-produttivo, ambientale e turistico-fruitivo”.

Sistema ambientale: il PTCP pone l’attenzione alla tutela e valorizzazione degli assetti naturalistico-ambientali e dei paesaggi agrari inoltre sottolinea l’importanza di “sviluppare un sistema di protezione non solamente limitato ai siti ecologicamente rilevanti, ma che allarga le aree protette mediante la riqualificazione degli habitat circostanti e che collega tramite corridoi e aree di sosta la dispersione e la migrazione di specie. Da quanto sopradetto è emerso il concetto di rete ecologica: un’infrastruttura naturale e ambientale che persegue il fine di interrelazionare e di connettere ambiti territoriali dotati di una maggiore presenza di naturalità”. Nel territorio di Malo il PTCP individua una stepping-stone nell ambito sud-ovest del comune corrispondente alla zona del Monte Pian ed inoltre individua delle zone di rinaturalizzazione. In corrispondenza del torrente Timonchio individua un corridoio ecologico principale. Gli elementi della rete ecologica sono normati dall’art. 40 “Salvaguardia e sviluppo della rete ecologica - Rete Natura 2000” delle NT del PTCP.

Sistema della mobilità: al PAT è affidato il compito si sviluppare nel dettaglio gli obiettivi del PTCP, di operare al fine di raggiungere un’integrazione tra pianificazione della mobilità e pianificazione territoriale e urbanistica. In particolare per l’area dell’Alto

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Vicentino, per il sistema infrastrutturale è identificata una criticità elevata che interessa la SP 46 Pasubio e la SP349 Costo, di conseguenza tali viabilità sono oggetto di interventi progettuali con nuove viabilità tracciate in modo tale da far evitare l’attraversamento dei centri urbani.

Attività produttive: il PTCP classifica le aree produttive in “ampliabili” e “non ampliabili”. Nel territorio di Malo sono presenti 3 zone produttive ampliabili Malo-Via Pisa (ambito 22), San Tomio (ambito 24), Molina-Marano Vicentino (ambito 56) regolamentate dall’art. 16 e 16bis.

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Figura 11-1 Carta dei vincoli del PTCP di Vicenza

Figura 11-2 Carta delle fragilità PTCP di Vicenza

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Figura 11-3 Carta del sistema ambientale del PTCP di Vicenza

Figura 11-4 Carta del sistema insediativi-infrastrutturale PTCP di Vicenza

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11.2 Vincoli Il territorio del comune di Malo è gravato da vincoli derivanti da normativa nazionale e da pianificazione a livello superiore. Allo scopo di definire una visione unitaria del territorio dal punto di vista vincolistico sono stati definiti i vincoli di carattere culturale, paesaggistico, geologico e sono stati definiti quali sono i generatori di vincoli con le relative fasce di rispetto. Di seguito si riporta l’estratto della carta dei vincoli del PAT.

Figura 11-5 Carta dei vincoli del PAT

Vincolo monumentale secondo l’art. 10 del D.Lgs. 42/2004 ossia le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante di proprietà pubblica o privata; Vincolo ideologico – forestale secondo il RD 3267/1923 presente nella zona della collina Vincolo sismico secondo O.P.C.M. n. 3274/2003 che definisce che il comune di Malo rientra in zona sismica 3 ossia livello di pericolosità bassa; Vincoli paesaggistici sono identificate:

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- le aree di notevole interesse pubblico secondo l’art. 136 del D.Lgs. 42/2004 che nel territorio di Malo corrispondono alla zona della collina e all’area prospiciente a Villa Checcozzi, Vecchia, Reghellini, Dalle Rive, Carli nella zona di San Tomio; - vincolo paesaggistico dei corsi d’acqua D.Lgs. 42/2004 art. 142 lett. c ossia torrente Rostone, torrente Trozzo Marano, torrente Timonchio, Rio Leogretta, torrente Giara-Orlo, ; - vincolo paesaggistico zone di interesse archeologico D.Lgs. 42/2004 art, 142 localizzato nella zona ai piedi della collina; - vincolo di destinazione forestale (LR 52/78 art. 15) presenti nella zona della collina e nel Montecio ed in una zona al confine con il comune di Monte di Malo. Pianificazione di livello superiore nel territorio è presente un ambito naturalistico di livello superiore coincidente con il territorio della collina del monte Pian. Inoltre nella zona nord e al confine con il comune di Isola Vicentina è riportato l’agro centuriato, come individuato nel PTCP secondo l’art. 28 del PTRC. Centri storici: sono stati individuati i seguenti centri storici:

Atlante dei centri storici PRG vigente Malo catalogato A1 - centri storici Case di Malo catalogato A1 - centri storici Malo 1 non catalogato A2 - centri e nuclei frazionali di antico impianto Malo 2 non catalogato A2 - centri e nuclei frazionali di antico impianto Meneghelli catalogato A3 - centri rurali Merin (Fondo-Muri) catalogato A2 - centri e nuclei frazionali di antico impianto Molina catalogato A1 - centri storici e A2 - centri e nuclei frazionali di antico impianto Pisa non catalogato A2 - centri e nuclei frazionali di antico impianto S.Tomio catalogato A1 - centri storici C. da Sbalchiero catalogato A2 - centri e nuclei frazionali di antico impianto Villa Ghellini non catalogato A1 - centri storici Zanrosso non catalogato A2 - Centri e nuclei frazionali di antico impianto

Elementi generatori di vincolo e fasce di rispetto: sono stati individuati i corsi d’acqua, il depuratore, gli elettrodotti con il rispettivo voltaggio, le strade, pozzi di prelievo idropotabile, impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico.

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12. SINTESI DELLE CRITICITÀ RILEVATE Si riporta di seguito una sintesi delle criticità ambientali e le peculiarità specifiche del comune di Malo seguendo le singole componenti ambientali così come impostato nel presente stato dell’ambiente e nell’intera metodologia di stima degli effetti ambientali.

ARIA Gli inquinanti monitorati (monossido di carbonio, anidride solforosa, biossido di azoto, metano ed idrocarburi non metanici, PM10, benzene, toluene, etilbenzene, oxilene, mxilene, pxilene) non riportano superamenti dei valori limite fissati dalla normativa vigente. Fa eccezione l’ozono con un unico superamento annuo (anno 2007) da parte della massima media mobile giornaliera della “soglia di protezione della salute”. E’ rilevante anche la presenza di PM10 che risulta più alta che a Schio ma meno di quanto riscontrato per gli stessi periodi a Vicenza.

CLIMA Dal punto di vista climatico, come si riscontra anche a livello globale, negli ultimi sono stati evidenti i mutamenti del clima. Il territorio comunale di Malo risulta caratterizzato da valori di piovosità media annua compresi tra 900 mm, sulle zone più sud, e 1200 mm circa su quelle più nord occidentali. La distribuzione delle velocità media del vento su 10 minuti dal 2001 al 2007 secondo gli standard internazionali indica una prevalenza di calma di vento e vento debole. Mediamente l’umidità relativa massima si attesta mediamente all’91% mentre la minima è pari al 50%. A livello locale non sono rilevabili particolari criticità.

ACQUA Il regime dei corsi d’acqua del comune di Malo è molto variabile, con rapide transizioni dallo stato di magra a quello di piena. L’intensa e diffusa escavazione di questi ultimi anni ha intaccato il sistema di drenaggio secondario, modificando i livelli naturali di scolo, deviando e/o ostruendo i fossi di raccordo e collegamento. I dati relativi al alla qualità chimica delle acqua per il torrente Timonchio hanno fatto rilevare uno stato ambientale buono mentre per quanto riguarda la qualità biologica dei corsi d’acqua, l’IBE del torrente Giara Orolo ha rilevato nel tratto del comune di Malo un ambiente non inquinato. Emerge tuttavia una alta concentrazione dell’azoto ammoniacale, del fosforo e del escherichia-coli inquinanti che indicano la presenza di reflui di origine civile dovuti principalmente da attività agrozootecnica e industriale, mentre il fosforo è prodotto quasi esclusivamente dall’attività agrozootecnica. Lo Stato Chimico delle Acque Sotterranee i valori di conducibilità elettrica, dei solfati, dei cloruri, dei nitrati, dello ione ammonio e del ferro hanno consentito l’individuazione della classe di appartenenza relativa allo stato chimico ossia la classe I; anche tutti gli altri valori monitorati sono al di sotto dei valori soglia per la classe 1 prevista dal D.Lgs. 152/99. La percentuale della popolazione allacciata alla rete di acquedotto è pari al 100% mentre la percentuale della popolazione allacciata alla rete di fognatura è pari al 80%.

SUOLO E SOTTOSUOLO Il territorio di Malo è composto da una parte collinare e da una zona di pianura su cui si concentrano le principali attività antropiche. Il drenaggio sotterraneo è indirizzato prevalentemente verso SE, in conformità con la giacitura media degli strati e lo sviluppo dei versanti. La circolazione idrica sotterranea viene però complicata dal carsismo, fenomeno particolarmente sviluppato in tutte le formazioni carbonatiche. Lo scolo delle acque meteoriche è realizzato settorialmente e non in modo soddisfacente. Va segnalata tuttavia una migliorata situazione idraulica rispetto agli anni ‘90, dovuta all’azione del

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Consorzio Argille nelle singole aree di cava ripristinate, e soprattutto ai lavori di bonifica eseguiti sui torrenti Leogretta e Trozzo Marano. La presenza di intensa attività estrattiva principalmente di argilla rappresenta da sempre una delle cause di degrado ambientale a maggiore impatto in quanto modificano la morfologia dei luoghi in modo spesso irreversibile. Per quanto riguarda l’aspetto sismotettonico il comune di Malo ricade in area considerata a basso rischio sismico: è classificata in classe 3.

BIODIVERSITÀ Per questa componente si rilevano alcune peculiarità del territorio, che sono aree non assimilabili come critiche ma di certo da evidenziare come vulnerabili. Le analisi disponibili consentono di mettere in evidenza nel territorio comunale i diversi tipi di habitat, le unità ecosistemiche del territorio e le categorie forestali presenti in particolare nell’area collinare che poco al di fuori del territorio comunale è catalogata come SIC. Dal PTCP viene rilevata la presenza di un corridoio ecologico primario della rete ecologica regionale lungo il torrente Timonchio e della stepping stone “Fossi di Vallugana”, assimilata ad un nucleo di connessione, che dalla zona collinare del comune si espande anche fuori dal territorio maladense verso Isola Vicentina.

PAESAGGIO Il paesaggio di Malo risulta suddivisibile in due tipologie: quella prevalentemente agraria tipica della fascia pedemontana della pianura veneta, con un’area pianeggiante coltivata eminentemente a seminativo, solcata da corsi d’acqua e con presenza di elementi vegetali lineari e storico-pasaggistici (centuriazioni); mentre l’area collinare, vede la presenza di boschi, pascoli, prati-pascoli, seminativo non particolarmente diffuso, vigneti e altre colture legnose di pregio, cospicua presenza di alberate e piantate. Le centuriazioni romane sono ancora visibili su parte del territorio, sia nella porzione nord-orientale con il “cardo quintario” del Vedesai, con i decumani (“decumano della pontara”), sia sul territorio di Molina, con il “cardo maximo”, probabilmente rappresentato dal Trozzo Marano.

PATRIMONIO CULTURALE, ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO A Malo ci sono opere architettoniche, di scultura, di pittura ed espressioni delle altre arti, rappresentative di ciascun periodo dal Trecento ai nostri giorni. Vi sono presenze storico-architettoniche rilevanti ed il centro storico è oggetto di uno specifico piano di recupero. La presenza dei broli (aree aperte, pertinenti a palazzi storici, destinati, nel passato, a giardini, orti “arborato e vitato”) si inserisce nei 9 edifici significativi segnalati dall’Istituto Regionale Ville Venete. Dal PTCP si rilevano tre siti a rischio archeologico: un vasto complesso abitativo rustico di epoca romana in località Visan, un antico insediamento dell’età del bronzo e frequentazione perdurante nell’età del ferro in località San Tomio e un rinvenimento di tombe legate ad insediamento rustico di età romana in località Molina di Malo.

INQUINANTI FISICI I risultati dell’Indagine regionale per l’individuazione delle aree ad alto potenziale di radon nel territorio Veneto, individuano preliminarmente il Comune di Malo tra quelli "ad alto potenziale di radon" avendo 200 Bq/m3 il livello di riferimento di radon nelle abitazioni (DR n. 79/02). Un'analisi Regionale più dettagliata che ha compreso 3 scuole

PAT MALO – VAS STATO AMBIENTE 117 07P19_W01R01_stato ambiente.doc situate in ATO 1 riscontra che i valori rilevati sono al di sotto dei livelli fissati dalla normativa o al limite (necessità di tenere monitorata l'area). L’inquinamento elettromagnetico è da considerarsi anche in base all’elevato livello di attenzione che gli impianti emittenti generano nell’opinione pubblica, dovuto in parte anche a preoccupazioni di tipo sanitario. Attualmente mancano studi universalmente accettati dalla comunità scientifica internazionale, anche se l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) sostiene che i dati scientifici disponibili non forniscano alcuna prova conclusiva che l’esposizione alle alte frequenze (RF), per intensità tipiche degli ambienti di vita, induca o favorisca il cancro, né che abbrevi la durata della vita. Nel comune di Malo sono presenti tre linee elettriche con cavi aerei per l’alta tensione: due da 132 kV ed uno da 220 kV e quattro stazioni radiobase (telefonia mobile). Dal confronto tra i dati della classificazione acustica comunale appare come la situazione attuale presenti alcune problematiche legate alla presenza di fonti di rumore dovuto e traffico veicolare oltre che la vicinanza di classi non acusticamente omogenee. Si può notare che gran parte del territorio vicentino ed anche il comune di Malo presenta un aumento della luminanza totale rispetto la naturale compresa tra il 300% ed il 900% Come già riportato per la componente acqua si rileva il peso dell’attività zootecnica, sia per dimensioni medie degli allevamenti e per qualità degli animali allevati. Nel considerare infatti i carichi di azoto di origine zootecnica, il comune di Malo rientra tra le zone vulnerabili.

ECONOMIA E SOCIETÀ Per questa componente, che si stacca dalle classiche indagini ambientali, si rilevano alcune caratteristiche emergenti dalle varie analisi condotte in modo da evidenziare criticità e punti di forza presenti nel territorio. L’andamento della popolazione è principalmente spiegabile in due motivi: ƒ un numero di nati sempre maggiore rispetto al il numero dei morti che consente un andamento largamente positivo del saldo naturale (eccezion fatta per gli anni 1984 e 1985 in cui i morti eguagliano il numero dei nati ed il saldo è nullo); ƒ un continuo afflusso di immigrazione (iscritti stranieri ed italiani) maggiore rispetto alle cancellazioni che consentono un saldo sociale ampiamente positivo nell’intervallo di tempo considerato con l’eccezione dell’anno 1987. La densità abitativa, ossia il rapporto tra abitanti residenti e superficie territoriale, denota dall’anno 1981 all’anno 2007 una notevole crescita ed infatti il territorio maladense è in costante crescita in termini di popolazione residente (nel quinquennio 2004-2007 di circa 300 unità annue). Emerge con chiarezza come nel settore agricoltura un calo delle Unità Locali sia allo stesso modo accompagnato dal fisiologico calo degli addetti, fenomeno che è probabile conseguenza sia di abbandono della pratica agricola ma anche, ed è auspicabile, di una riconversione verso produzioni più specializzate. Diversamente è avvenuto per il settore dell’industria, dove all’aumento delle Unità Locali non è seguito un aumento degli addetti bensì un calo piuttosto marcato. Questo trend può spiegarsi da un lato in una rifunzionalizzazione di alcuni settori della produzione facenti capo alle strutture grandi e piccole che ha visto perdere una quota di lavoratori, dall’altro dalla nascita di piccola imprenditoria unipersonale che va ad alimentare la quantità di nuove attività. Il settore dei servizi è quello che ha maggiormente mostrato capacità di

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crescita (in termini di Unità Locali) e di attrazione di forza lavoro. È ipotizzabile che una quota dei lavoratori “usciti” dall’industria possa essere stata riassorbita dai servizi. Il sistema ciclabile percorre principalmente i percorsi viari del centro storico ed in parte si sviluppa lungo i corsi d’acqua principale e attraversa elementi morfologici che caratterizzano il territorio comunale di Malo. In alcuni tratti presenta un sistema frammentato dovuto alla presenza dell’edificato produttivo e residenziale.

Tramite le criticità e le peculiarità emerse sono state strutturate e definite le azioni di Piano del PAT (“Relazione tecnica di progetto”) che sono state a loro volta valutate nell’allegato 05 “Stima degli effetti” del Rapporto Ambientale.

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13. COERENZA ESTERNA ED INTERNA Di seguito si riportano le sintesi relative alle analisi svolte sia in sede di PAT che di VAS riguardanti la coerenza esterna ed interna del Piano.

13.1 Coerenza esterna Per effettuare l’analisi di coerenza degli obiettivi del piano con i principi generali di sostenibilità ambientale, ad ogni obiettivo previsto dal PAT, vengono attribuite le azioni strategiche che il piano stesso prevede per il raggiungimento degli obiettivi. È stata valutata quindi la coerenza degli obiettivi rispetto alle indicazioni dei piani e programmi sovraordinati (PTRC, PTCP, piani di settore, ecc.) e ai principi generali di sostenibilità. Dalla definizione degli scenari di piano fino alla scelta dello scenario è stata condotta una analisi approfondita sulla coerenza del PAT di Malo con gli strumenti pianificatori sovraordinati. L’iter seguito per la redazione del PAT è stato conforme alla procedura ordinaria dell’articolo 14 della LR n.11/04 producendo particolari elaborati per verificare nello specifico la coerenza con gli strumenti di pianificazione sovraordinata. A questo proposito si veda quanto elaborato dal PAT (Relazione tecnica di progetto, cap. 3.1 - La coerenza del piano con la programmazione sovraordinata e la allegata Analisi di Rango, cap. 7) e in questo stesso Stato dell’Ambiente (cap. 11.1). Rispetto alle previsioni urbanistiche dei comuni contermini non si evidenziano azioni specifiche che riscontrino conflittualità, sia riguardanti Malo nei confronti di altri comuni che esterna per ciò che concerne gli altri comuni nei confronti di Malo. Si sottolinea, al contrario, come il PAT abbia favorito integrazioni con gli altri comuni. Ne è esempio il piccolo intervento infrastrutturale concordato tra i comuni di Malo e Isola Vicentina (nel Rapporto Ambientale: azione INFRA 5) che ha lo scopo di consentire un nuovo e diverso accesso al mangimificio presente a sud del torrente Giara e che ora si appoggia alla viabilità esistente nella parte sud-ovest dell’ATO 2. Sempre per quanto riguarda il sistema infrastrutturale della mobilità, si sottolinea come il PAT recepisca azioni previste dal PTCP, ed influenti a livello intercomunale. Si evidenziano a riguardo: la Superstrada Pedemontana Veneta (nel Rapporto Ambientale: azione INFRA 1), la Nuova SP 46 (nel Rapporto Ambientale: azione INFRA 3) e la Variante SP349 – Villaverla (nel Rapporto Ambientale: azione INFRA 2). Sono azioni che “coinvolgono” l’ambito intercomunale e che il Rapporto Ambientale ha valutato inserendole nella stima degli effetti ambientali di tutti gli scenari di piano considerati.

13.2 Coerenza interna La valutazione della coerenza interna del piano rispetto agli obiettivi di sostenibilità è presente nella valutazione di ogni singola azione di Piano all’interno del presente Rapporto Ambientale (allegato 05 “Stima degli effetti”). Nella tabella delle azioni di piano, infatti, si individua quali obiettivi di sostenibilità persegue l’azione attribuendo un valore compreso tra 0,5 e 1,5 in relazione al perseguimento o all’impedimento dell’obiettivo individuato. Si riporta di seguito la lista degli obiettivi di sostenibilità utilizzati (vedi rapporto ambientale allegato 03 “Obiettivi di sostenibilità”) e l’estratto della tabella delle azioni (vedi rapporto ambientale allegato 05 “Stima degli effetti”) che individua quali obiettivi sono perseguiti e quali ostacolati: 1. Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili

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2. Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione 3. Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/ inquinanti 4. Conservare e migliorare lo stato della fauna e flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi 5. Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche 6. Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali 7. Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale 8. Protezione dell’atmosfera (riscaldamento del globo) 9. Sensibilizzare maggiormente alle problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale 10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile

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QUALIFICAZIONE DELL'AZIONE SISTEMI AZIONI INDICATORI DI PRESSIONE Obiettivi di Obiettivi di riferimento riferimento P perseguiti ostacolati

1 disponibilità di suolo 5,7 0,80 INFRA 1 Strada Pedemontana Veneta 2 livelli di traffico 7 1,15 1 disponibilità di suolo 5,7 0,85 INFRA 2 Variante SP349 - Villaverla 2 livelli di traffico 2,7,8 1,05

SISTEMA 1 disponibilità di suolo 5,7 0,80 INFRA 3 Nuova SP46 INFRASTRUTTURALE 2 livelli di traffico 2,7,8 1,10 1 disponibilità di suolo 5,7 0,90 INFRA 4 Circonvallazione Ovest 2 livelli di traffico 2,7,8 1,05

Nuova viabilità in accordo con il 1 disponibilità di suolo 5,7 0,90 INFRA 5 comune di Isola Vicentina 2 livelli di traffico 2,7,8 1,10 1 disponibilità di suolo 4,5,8 0,80 Sviluppo del produttivo nei limiti del PROD 1 espansione produttiva e livello di attività 7% del PTCP 2 //1,20 umana* 1 disponibilità di suolo 4,5,8 0,65 Sviluppo della zona produttiva di San SISTEMA PROD 2 Tomio e in prossimità del casello 2 livello di attività umana* //1,15 PRODUTTIVO (7%+10%+10%) 3 espansione insediativa //1,05 1 disponibilità di suolo 4,7 0,75 Porta sud commerciale della città di PROD 3 espansione insediativa e livello di attività Malo 2 //1,20 umana* Progetti speciali: Livergon-Giara, SISTEMA DEI SERVIZI SERV 1 1 qualità formale dei servizi 7/1,15 SP46, Proa

Completamento dell'espansione 1 disponibilità di suolo 5,7 0,80 RES 1 insediativa residenziale 2 espansione insediativa 7/1,25

Nuovo sviluppo insediativo 1 disponibilità di suolo /5,70,80 RES 2 residenziale 2 espansione insediativa 7/1,25 Nuovo sviluppo insediativo 1 disponibilità di suolo /4,50,80 RES 3 residenziale limitato al centro e alle frazioni 2 espansione insediativa 7/1,25 1 disponibilità di suolo /4,50,85 RES 4 Edificazione diffusa di pianura 2 espansione insediativa 7/1,15

Completamento dell'edificazione 1 disponibilità di suolo /4,50,85 RES 5 diffusa di pianura 2 espansione insediativa 7/1,10 SISTEMA INSEDIATIVO 1 disponibilità di suolo /4,50,80 RES 6 Edificazione diffusa di collina RESIDENZIALE 2 espansione insediativa 7/1,15

Completamento dell'edificazione 1 disponibilità di suolo /4,50,85 RES 7 diffusa di collina 2 espansione insediativa 7/1,20 Zone di riqualificazione e RES 8 1 riconversione funzionale delle aree 7/1,10 riconversione Aree idonee per il miglioramento RES 9 1 riqualificazione dei tessuti 7/1,10 della qualità urbana Valorizzazione e recupero del centro RES 10 1 qualità dei luoghi 6,7,9 / 1,15 storico 1 disponibilità di suolo /4,50,80 Programma complesso (a. RES 11 residenziale per stralci, b. nuova 2 espansione insediativa* //1,10 viabilità, c. commerciale) 3 espansione insediativa* //1,00 Tutela e valorizzazione del sistema valorizzazione del territorio agricolo e tutela AMB 1 1 4,5,7,8 / 1,10 SISTEMA ambientale delle zone di connessione AMBIENTALE Connessione della mobilità lenta del AMB 2 1 nuovi percorsi di connessione 4,5,8 1,10 territorio Tabella 1. Tabella delle azioni, parte relativa alla qualificazione dell’azione

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14. FONTI DEI DATI PER LO STATO DELL’AMBIENTE

ARIA Il monitoraggio della qualità dell’aria effettuato dalle stazioni della rete della provincia di Vicenza, 2008 2009, ARPAV Dipartimento Provinciale di Vicenza Monitoraggio della qualità dell'aria mediante stazione rilocabile, Sito di Malo (Via Vittorio Veneto), 2007, ARPAV Area TecnicoScientifica Dipartimento Provinciale di Vicenza Ozono nella provincia di Vicenza, 2008, ARPAV Area TecnicoScientifica Dipartimento Provinciale di Vicenza

ACQUA Quadro Conoscitivo, Regione Veneto Rapporto sullo stato dell’ambiente Provincia di Vicenza, 2000 Rapporto Ambientale VAS del PTCP della Provincia di Vicenza, 2006

SUOLO E SOTTOSUOLO Quadro Conoscitivo, Regione Veneto Studio geologico geomorfologico e idrogeologico Studio agronomico PTCP della Provincia di Vicenza anno 2006

BIODIVERSITÀ Quadro Conoscitivo, Regione Veneto Studio agronomico Sopraluoghi in loco

PAESAGGIO Quadro Conoscitivo, Regione Veneto PTCP, Provincia di Vicenza 2000 PRG del Comune di Malo 2003 Studio agronomico sopraluoghi in loco

PATRIMONIO CULTURALE, ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO Quadro Conoscitivo, Regione Veneto PTCP, Provincia di Vicenza 2000 PRG del Comune di Malo 2003 Atlante dei Centri Storici del Veneto Analisi dei centri storici da cartografie storiche e P.R.G. vigenti Mappe storiche

INQUINANTI FISICI E SALUTE UMANA Quadro Conoscitivo, Regione Veneto Zonizzazione Acustica Comunale

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ECONOMIA E SOCIETÀ Quadro Conoscitivo, Regione Veneto Analisi demografiche comunali Rilievo edifici Piano Territoriale Regionale di Coordinamento del Veneto – Relazione illustrativa – Febbraio 2009

PIANIFICAZIONE E VINCOLI Piano Territoriale Regionale di Coordinamento, Regione Veneto, 2009 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Vicenza, Provincia di Vicenza, 2006/2007