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Anno IV n. 30 - Luglio 2015

Callisto Cosulich, l’ammiraglio della critica “... Come vantarsi di avere piantato gli studi d’ingegneria navale a 5 esami dalla laurea per fare il critico cinematografico? […] L’unica giustificazione che posso addurre a conforto di una decisione che oggi più che mai dovrebbe apparire inconsulta, oggi che i critici di quotidiani e settimanali, quando trovano spazio, debbono limitarsi a compilare dei boxini e delle minicritiche, oggi che i mensili di cinema non li legge più nessuno, potrebbe essere data dall’aver iniziato la mia carriera non come critico, ma come organizzatore di Circoli del cinema. “Operatore culturale” sarebbe il termine attualmente in uso, un’attività che nell’immediato dopoguerra ti dava la sensazione di creare qualcosa, l’illusione di migliorare i gusti del pubblico, o di creare il pubblico di domani, e anche di soddisfare un tuo particolare capriccio: quello di renderti possibile la visione di film altrimenti invisibili.”

Callisto Cosulich Il cinema come fonte Caro Callisto Cosulich fa rima con di salvezza Ti ricordiamo tutti co- FICC me un grande opera- René Clément, che era tore culturale, ma di Callisto, con questo no- nato a Bordeaux, diceva cosa comportasse es- me non poteva passare che le città di mare, sere un operatore cul- inosservato. Cosulich, il quelle con grandi porti, turale negli anni della cognome non è da me- Cecilia Mangini sono un po’ tutte uguali guerra fredda si è per- no. Non ho avuto la for- e forse anche per questo sa, credo, la memoria. Ecco perché voglio ri- tuna di conoscere di per- il distacco dalla natia cordare quei due momenti che abbiamo at- sona Callisto Cosulich, Trieste a Callisto Cosuli- traversato insieme, la scissione del Circolo ma ero a conoscenza che ch era pesato meno del segue a pag. 3 subito dopo la guerra, previsto. Dall’ Adriatico Marco Asunis nel 1947, era stato tra i Enzo Natta al Mar Ligure il passo fondatori della FICC - Federazione Italiana dei era parso più breve di Circoli del Cinema. Ha fatto parte di diversi quanto fosse in realtà. Siamo nel 1940. Callisto direttivi ed è stato segretario generale con Ce- deve affrontare gli esami di maturità, ma il suo sare Zavattini presidente, risultando tra i più cruccio è un altro, perché l’Italia non si decide attivi e dinamici operatori culturali che la a entrare in guerra. Callisto non si è mai fatto FICC ha avuto dalla sua nascita fino ai primi scrupolo a confessarlo: come il personaggio di anni ‘60. Anni importanti, vivaci e perfino tur- Milton nel romanzo di Fenoglio pensa soltanto bolenti per la politica, l’associazionismo cultu- alla sua “questione privata” dove il problema rale e per lo stesso cinema italiano. Insieme a incombente è rappresentato dagli esami di lui tanti altri, in un’epoca di ricostruzione ma- maturità. Quell’anno era stato male e avrebbe teriale e morale del nostro Paese, hanno consi- dovuto sostenere la prova a ottobre. A meno derato la strada dell’impegno culturale e della che...fosse scoppiata la guerra. In questo caso, formazione critica del pubblico, il modo più niente esami: per conseguire la maturità sa- utile e politicamente più costruttivo per pro- rebbero bastati i voti riportati nel trimestre vare a rifondare e rigenerare una società volta precedente. Così è. Subito dopo Callisto parte alla democrazia ma ancora permeata dai ven- alla volta di Genova. Orfano di entrambi i ge- “La grande illusione” di Moretti, Sorrentino, Garrone tanni di dittatura fascista. Al suo funerale c’e- nitori trova il suo punto d’appoggio in un zio, del maestro Pierfrancesco Uva. rano tutti i suoi vecchi amici. Era presente an- segue a pag. 2 Da pag. 14 la nostra Cannes. che Virgilio Tosi, l’autore del libro ‘Quando il Cinema era un Circolo’, che ha raccontato di Sardinia Cosulich di quanto fosse simpaticamente coc- ciuto e non perfettamente inquadrabile. Tosi ricorda nel suo libro di quando nel 1947 a Vene- Film zia, in una sessione straordinaria del Congres- so di nascita della FICC, proprio Cosulich sol- Festival levò l’obiezione che alla stessa ora dell’incontro News dal Sardinia Sabato al Lido si proiettava ‘La passione di Giovanna 27 giugno a Sassari si è d’Arco’ di Dreyer e che per nessuna ragione al conclusa con grande suc- mondo avrebbe rinunciato a vedere quel film. cesso la X Edizione del fe- Chiese lo spostamento della riunione ma la stival, 6 giorni di cinema e maggioranza bocciò la sua richiesta. Callisto cultura. Il resoconto dell’e- Cosulich, delegato del Circolo di Trieste, fu vento a pag. 18 segue a pag. 4

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segue da pag. 1 spregiudicati, seppe divulgare un’au- primario all’ospedale San Martino, e si tentica cultura cinematografica ser- iscrive al primo biennio di ingegneria. vendosi di strumenti provocatorî che, Che fosse un giovane curioso, irrequie- risuonando come una sfida, si faceva- to, intraprendente, lo dimostrano le no quanto mai appetibili e coinvolgen- sue frequentazioni intellettuali. Abita ti. Memorabile una “Storia segreta del al centro, in una pensione sopra il Pon- cinema italiano” pubblicata a puntate te Monumentale, alle spalle del teatro nel 1962. Una stagione giornalistica di Carlo Felice, bazzica il Cineguf e appe- punta che, nel corso di un’assemblea na ha qualche soldo lo spende nei cine- del Sindacato nazionale critici cinema- ma di Via XX Settembre dividendo su- tografici, fu così sintetizzata dall’allora bito i film in due categorie: quelli che presidente Giovanni Grazzini: “Per la servono per portare qualche ragazza Callisto Cosulich divulgazione del buon cinema ha fatto nelle ultime file di galleria e quelli che più Callisto su ABC che tutte le scuole vanno visti e rivisti. Ancor meglio se di cinema messe assieme”. confortati dalla lettura delle recensioni di dall’attacco a base di bombe radiocomandate Enzo Natta Giuseppe De Santis sulla rivista “Cinema” di da parte della Luftwaffe tedesca nel corso del Vittorio Mussolini. Ma fra le sue letture prefe- quale è affondata la corazzata Roma. Ma gli rite ci sono pure “Primato” di Giuseppe Bottai inglesi non si fidano degli italiani e invece di e il suo contrario, fonte di incredulità e di stu- impegnarli in zone operative li isolano in navi pore per le sue posizioni radicali e intransi- all’ancora al largo di Alessandria d’Egitto. An- genti, che è “La vita italiana” di Giovanni Pre- cora una volta il cinema si incrocia con Calli- ziosi, foglio razzista e antisemita del quale ha sto, al punto che uno sembra incalzare l’altro. sempre conservato l’intera collezione. “La Il cinema diventa un motivo ricorrente e una prova dell’infamia” diceva. Arriviamo al 1942. fonte di salvezza: la stiva della nave alla fonda Callisto inoltra domanda per arruolarsi volon- si rivela piena di film provenienti dai posti più tario e nello stesso tempo entra all’Accademia impensabili, da locali di spettacoli per la trup- Navale di Livorno. Il giorno dell’Epifania del pa, da spedizioni rinviate e mai effettuate, da 1943 si imbarca sull’Eugenio di Savoia a Ca- prede di guerra, sequestri e via dicendo. Tanti stellammare di Stabia. In un’intervista alla ri- di quei film da trasformare i venti mesi che vista “Film Doc” ricorda una sensazione che mancano alla fine della guerra in un cinefo- meglio non potrebbe far cogliere la disuma- rum non-stop. E a dirigere l’orchestra, a sce- nizzazione e l’abbrutimento che la guerra gliere i film da programmare, presentare e porta inevitabimente con sé: “Eravamo in una commentare è sempre lui. A guerra finita tor- posizione bellissima, nascosti sotto il monte: na a Genova per completare il biennio di inge- nessuno ci vedeva e noi beccavamo gli aerei gneria, poi eccolo nuovamente a Trieste per il che passavano dopo aver bombardato Napoli. triennio. Ha già il posto assicurato ai cantieri Lì ho capito che sparare in aria contro un aereo navali di Monfalcone, ma nello stesso tempo con delle persone a bordo era la stessa cosa che sono nati i primi circoli del cinema e lui è in sparare contro sagome di cartone: provi asso- prima fila nell’organizzazione. Eletto fra i di- lutamente la stessa sensazione”. Tornato a Ge- rigenti della Federazione si trasferisce a Ro- nova e poi trasferito a La Spezia, per la sua ma, dove inizia una carriera che lo vedrà cri- competenza ormai acquisita in materia è scelto tico di “Paese Sera” e “Il Piccolo”, collaboratore dall’ufficiale addetto alle proiezioni di bordo di riviste quali “Cinema”, “Filmcritica”, “Bian- Callisto Cosulich nel 1960 sostituì Vasco Pratolini nella come responsabile della programmazione ci- co e Nero”, “Cinema Nuovo”, “Cinemasessan- rubrica di cinema del settimanale “ABC”, per conto del nematografica. Dopo l’armistizio dell’8 set- ta”. Ma il meglio di se stesso riuscì a darlo sul- quale condusse anche una serie di inchieste politiche e tembre raggiunge Malta con il grosso della le pagine di “ABC“, il settimanale diretto da d’attualità. Callisto ha sempre tenuto fede al nesso tra flotta appartenente alla Regia Marina. Nel Gaetano Baldacci, dove attraverso un linguag- cultura, cinema e impegno civile. Nella foto la copertina golfo dell’Asinara si salva miracolosamente gio e uno stile popolari, spesso graffianti e del n. 47 del 19 novembre 1967 . Lire 100. Il Capo dello Stato: Il cinema è crescita “Il cinema è cultura, ha dato più efficace all’industria cinematografica e ha molto alla crescita e identità favorito l’incremento delle produzioni estere del Paese, e molto continua a da noi. Il ministro si impegnerà anche per la dare e continuerà a farlo in difesa delle sale storiche, i tanti “cinema para- futuro. I mestieri del cinema diso” da rinnovare e aprire anche ai più giova- sono un’eccellenza del made ni. E il mio invito è che il confronto tra istitu- in Italy e una qualità che ci zioni e operatori del cinema prosegua e si viene riconosciuta in tutto il faccia sempre più intenso e proficuo”. mondo, e questa ricchezza è a beneficio di tutti”. “Il mini- Sergio Mattarella stro Franceschini - ha prose- guito - ha illustrato i provve- dimenti assunti dal governo, come l’estensione del tax credit che offre un sostegno Sergio Mattarella “Ubi Major...” del Quirinale. 12 giugno 2015. Presentazione dei David di maestro Luigi Zara Donatello 2 [email protected] segue da pag. 1 fronteggiare la DC. Non mi ricordo se sono Poetiche del Cinema ”Primi piani’ di Firenze nel 1951, stata io a chiederti un lavoro a Roma, anche al- il congresso della FICC a Orvieto nel 1952. So- la FICC poveraccia e malandata; forse sei sta- no gli anni della guerra to tu a offrirmelo quel po- Se potessi vivere di fredda, secondo i più av- sto, soldi pochissimi per nuovo la mia vita vertiti storiografi la CIA un lavoro prestigioso, oc- spacca in due il Partito So- cuparsi della programma- cialista, in tre la CGIL, iso- zione dei circoli, seguirli, la gli intellettuali di sini- indirizzarli in un addio per stra, aggiungo che per sempre al realismo sociali- sventrare i Circoli del Ci- sta. Traghettarci in “Con- nema alla FICC contrappo- trocampo” per te è stato un ne l’UICC, l’Unione Italia- esercizio di pragmatismo na dei Circoli del Cinema quotidiano. Pochi mesi do- che sulla falsariga della re- po, al congresso di Orvieto azione estrema si procla- il tuo capolavoro è il salva- ma “apolitica e aconfessio- taggio della FICC: per ren- nale”. A dire il vero, la FICC Virgilio Tosi dere innocui gli stalinisti non è proprio innocente, da tempo si è alline- “frangar, non flectar” (mi spezzerò ma non mi ata alla politica culturale stalinista del PCI e piegherò) come Virgilio Tosi, ti allei agli stali- Se potessi vivere di nuovo la mia vita. ha imposto i film del realismo socialista indi- nisti “flectar, non frangar” (mi piego ma non Nella prossima cercherei di commettere più geribili come “Matteo guardiano d’oche” e l’o- mi spezzo) come Ivano Cipriani e Chiffonnet- errori. pera omnia di Ciaurelj – il suo “La caduta di te sua moglie, e non ti basta, innovativamente Non cercherei di essere così perfetto, mi rilas- Berlino” dopo la morte di Stalin non è stato apri a una minoranza trotskista e bordighiana serei di più. mai più proiettato in nessun angolo del mon- – Lino Del Fra e Sergio Milani – li convochi ad Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato, Orvieto, il congresso si riunisce in seduta di fatto prenderei ben poche cose sul serio. clandestina e si inabissa in separata sede in Sarei meno igienico. assenza di Virgilio Tosi. Preferire la sinistra extraparlamentare ai democristiani o ai loro Correrei più rischi, tirapiedi è stato un atto tuo di lucidissima farei più viaggi, avanguardia, dopo questa tua apertura a livel- contemplerei più tramonti, lo culturale arriveranno i I film di Vigo e Re- salirei più montagne, noir e Buster Keaton ed Eric von Stroheim. nuoterei in più fiumi. Nella sala del congresso Virgilio Tosi è rima- sto solo di fronte ai delegati, per sua scelta, Andrei in più luoghi dove mai sono stato, per volontà di non partecipare? Dovremmo mangerei più gelati e meno fave, provare a domandarglielo. Allora e oggi gli ri- avrei più problemi reali, e meno problemi im- conosco la fierezza del suo comportamento: maginari. per un tempo sterminato che non finisce mai, ci intrattiene parlandoci di Gramsci. Alla Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto FICC resto per due anni per me fondamentali: della loro vita sensati e con profitto; averci lavorato non è stato determinante, è certo che mi sono preso qualche momento di stata invece una legittimazione necessaria per allegria. arrivare alla regia di “Ignoti alla città”, il pri- mo mio documentario. Tra noi si è stabilito il Ma se potessi tornare indietro, cercherei rapporto di un’amicizia solidissima, in cui di avere soltanto momenti buoni. frequentarsi non ha un ruolo, i mesi, gli anni, Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita, i decenni passano e l’amicizia resta viva, si di momenti: non perdere l’adesso. Callisto Cosulich stagiona e si consolida. Ci incontriamo e ci do; ne “L’indimenticabile 1919” Lenin in cuci- parliamo come se ci fossimo lasciati ieri. Io ero uno di quelli che mai na scalda il latte e confabula con Stalin, infer- Quando ci telefoniamo ci scambiamo le noti- andavano da nessuna parte senza un termo- vorato non si accorge che il bricco sta per zie sui documentari e sui nostri figli. Le nostre metro, traboccare, Stalin con un balzo spenge il fuo- affinità sono state alimentate dalla comunan- una borsa dell’acqua calda, co, salva il latte e raggiunge la vetta del ridico- za di un sentire libertario e anarchico. Eppure un ombrello e un paracadute; lo sublime. Voglio dire quello che hai sempre non ti ho mai parlato di quel dono tuo specia- se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero. saputo: qualche ragione la UICC ce l’aveva a le, saper cogliere il lato segreto e nascosto de- speculare sulla rabbia e il disincanto dei circo- gli eventi, dei film, dei libri, delle persone, non Se potessi tornare a vivere li FICC, oltre tutto per accoglierli non deve fa- per stregoneria ma per raziocinio culturale. comincerei ad andare scalzo all’inizio ticare, ai circoli basta un’assemblea per cam- Caro Callisto, vorrei dirti che Michel Platini, il della primavera biare associazione. Nel tentativo di salvare vecchio magico fantasista della Juventus, ha e resterei scalzo fino alla fine dell’autunno. ”Primi Piani” di cui sono socia, la FICC ti invia detto: “Quando l’acrobata cade, entrano i a Firenze ad affrontare una situazione senza clown”. Ora che i nostri tempi difficili, con- Farei più giri in calesse, via d’uscita: è la prima volta che ti incontro, tradditori e intensi sono entrati nel dimenti- guarderei più albe, hai un solido senso del reale: sai che “Primi catoio e sono giunti gli anni… clown no, i e giocherei con più bambini, Piani” è cosa persa, l’importante è convincere la clown sono extra-ordinari, chiamiamoli anni se mi trovassi di nuovo la vita davanti. minoranza di sinistra a non votare, a uscire in pagliaccio, anni guitto, le memorie comuni mi massa dall’assemblea per fondare “Controcam- tengono buona compagnia. Purtroppo non mi Ma vedete, ho 85 anni po” e consegnarlo alla FICC. Chi siamo? Non mol- puoi sentire. e so che sto morendo. tissimi, non tutti stalinisti, tutti determinati a Cecilia Mangini Jorge Luis Borges 3 n. 30

segue da pag. 1 Cinema e letteratura in giallo conseguente alla sua decisione che per nessu- na ragione al mondo avrebbe perso il film di La sposa in nero Dreyer. Quando dopo la proiezione ritornò col vaporetto dal Lido a riunione quasi finita, rac- Regia di Francois Truffaut (1968). Con , conta ancora Tosi, quella di Callisto era l’im- magine della felicità personificata. Sarà -que Michael Lonsdale, Jean-Claude Brialy, Charles Rich, Michel sto per lui l’inizio di un intenso lavoro durato Bouquet, Charles Denner, Daniel Boulanger, Alexandra tanti anni nella FICC. La passione per il cine- ma e quell’ esperienza nell’associazionismo Stewart culturale cinematografico lo hanno portato Un gesto sconsiderato poi a diventare un brillante critico cinemato- provoca la morte di un grafico e tanto altro ancora, senza mai però uomo che si è appena sposato sui gradini della chiesa al termine della cerimonia nuzia- le. Nel delitto sono coinvolti cinque uomi- Giuseppe Previti ni, tutti ricchi e poten- ti e che naturalmente la fanno franca. La sposa-vedova trova sollievo e conforto nel pensiero della vendetta. La don- na (Jeanne Moreau) si mette alla loro ricerca e nel giro di pochi anni li uccide a uno a uno, compiendo sempre dei delitti perfetti. Il ro- manzo da cui il film è tratto era “The Bride wo- re black” ( 1948) scritto da Cornell Woolrich con lo pseudonimo di William Irish, ma a Truffaut non interessò tanto l’evolversi della trama quanto l’evidenziazione del motivo del- la vendetta che muove la donna. E infatti il grande regista dedica molta cura ai vari per- sonaggi. Ma il lavoro maggiore è certamente quello fatto su Julie, una donna decisa. Di grande volontà e di grande intelligenza, che si dei suoi assassini andando a trovarli uno a trasforma in una perfetta macchina da guer- uno e vendicandosi di loro eliminandoli via Virgilio Tosi “Quando il cinema era politico” la ra, pronta a uccidere, ma quel che colpisce, e si via. Woolrich nel suo libro, pur formalmente stagione d’oro dei cineclub (1945 – 1956) Biblioteca vede anche la forza del grande giallista, è l’abi- impeccabile, non è interessato tanto al motivo di B&N Bianco e Nero. Volume realizzato con la lità cui la donna cambia il suo aspetto esterio- della vendetta, ma a far vedere quanto un epi- collaborazione della Federazione Italiana dei Circoli re a seconda del bersaglio che deve colpire. Le sodio disgraziato finisca per incidere sulla vi- del Cinema. Fondazione Scuola nazionale di Cinema potenziali vittime sono un gaudente, Bliss ta di queste persone. Rientra nella tematica di – Cineteca Nazionale 1999 (C.Rich); un bancario, Co- questo grande autore ral (M.Bouquet), un politi- mettere nel ruolo del pro- cessare di considerarsi anzitutto un operatore co, Morane (M. Lonsdale), tagonisra, al di là delle culturale. Sotto altre forme ha continuato a un trafficante, Holmes ( D. persone, il destino, che svolgere ciò che aveva imparato a fare nel Cir- Boulanger), un pittore (C. non concede appelli e ri- colo della Cultura e delle Arti di Trieste. Non Denner). Come sappiamo valse a tutte queste perso- credo sia un caso oggi che proprio in Friuli Ve- Truffaut è stato un grande ne coinvolte nel caso, nezia Giulia ed in particolare a Trieste siano ammiratore di Alfred Hi- compresa la grande ven- diversi i Circoli del Cinema che operano atti- tchcock, in questo film dicatrice. Il libro ci pre- vamente. Callisto Cosulich in quei luoghi ha non si è mai fatto prende- senta via via i vari re- lasciato tracce e ha seminato. Mi ha colpito co- re dall’ idea dell’ imitazio- sponsabili del fatto me alla sua morte siano stati in tanti, sponta- ne ma senza dubbio ha iniziale oltre che la sposa neamente e nei modi più disparati, a volerlo mostrato reali capacità nel- in nero, vista come una ricordare e salutare per dimostrargli affetto e la costruzione della storia e sorta di angelo vendicato- riconoscenza. Credo che ciò sia avvenuto anche nel far emergere tutti i par- re. Ma Woolrich si dedica perché Callisto Cosulich è appartenuto piena- ticolari. Questo film ha an- a ognuno di loro, ne de- mente all’ orgogliosa memoria di una storia cul- che ispirato molti cineasti, scrive la storia e la vita, turale e di una vitale epoca del nostro Paese. uno su tutti Quentin Ta- rendendoli in un certo Una storia fatta di generosi valori culturali per rantino, che girò Kill Bill ri- senso più umani con i loro la difesa dei diritti del pubblico, che, in questa correndo però alla solita affetti le loro storie belle e nostra epoca della ipercomunicazione così orgia di violenza a lui con- brutte, ma certo la loro complessa, permangono nell’impegno attuale geniale, mentre nel film del regista francese è morte porterà ad altro dolore. Tutto il roman- e nelle battaglie di tutto l’associazionismo cul- del tutto assente “La sposa in nero” come ro- zo è giocato sulla caccia che l’assassina fa alle turale cinematografico per una esigenza etica e manzo è tra i più famosi di Woolrich, anche se sue vittime, in un’atmosfera sempre più cupa, politica di trasformazione democratica della no- lo firmò, come già detto, William Irisch. La con la polizia sulle tracce di chi semina morte. stra società. trama del film ricalca quella del libro, una Un grande noir che poi si è riflesso in un gran- donna, per uno stupido incidente, perde il ma- de film. Marco Asunis rito il giorno delle nozze e giura di vendicarsi Giuseppe Previti 4 [email protected] Anniversari Omaggio a Carl Theodor Dreyer, nel sessantesimo di Ordet (1955) Carl Theodor Dreyer – seppure spesso inconsapevolmente, nei film uno dei giganti del ci- alla figura del Cristo dedicati, basati sui Van- nema novecentesco - geli canonici e sulla loro accentuazione, legata nacque a Copenhagen a precisi motivi storici, delle responsabilità nel 1889. Era figlio ebraiche nell’uccisione del “figlio dell’uomo”. d’una disperata ragaz- Dreyer, invece, era convinto che tale respon- za-madre, che fu co- sabilità fosse interamente romana, come di- stretta a darlo in ado- mostra la morte per crocifissione (un suppli- Stefano Beccastrini zione e poi perse la zio, appunto, tipicamente romano). In Dreyer, vita, di nuovo incinta, disgustato dalle atrocità naziste, era forte per un maldestro tentativo d’aborto. La dolen- un’ispirazione che lo spingeva a vedere nei ro- te memoria della madre segnò il cinema di mani, occupanti la Palestina, l’analogo dei na- Dreyer, sempre partecipe dei problemi esi- zisti che avevano occupato buona parte stenziali e sociali delle donne. Dopo aver fatto dell’Europa Egli scrisse: “Qualche giorno do- il giornalista, collaborò fin dal 1912, come sce- po l’occupazione della Danimarca da parte dei neggiatore per la Nordisk, la casa produttrice Carl Theodor Dreyer tedeschi, mi colpì l’idea che la situazione in che dette sviluppo e fama al cinema danese. cui ci trovavamo doveva essere eguale a quella Esordì nella regia nel 1919, con “Presidenten”, (1964): un inno alla libertà dell’amore come nella quale erano venuti a trovarsi gli ebrei del cui seguirono varie altre, tematicamente in- unico modo per rendere la vita degna di esse- tempo… Pensavo che la cattura, la condanna e re vissuta. Si concluse così, con estrema coe- renza, la carriera cinematografica d’un -pro fondo, austero e solitario, cantore filmico della ribellione contro ogni costrizione sociale e ogni conformismo ideologico. Morì a Co- penhagen nel 1968. Un capolavoro: La passione di Giovanna D’Arco (1928) Nel 1928, alle soglie ormai dell’invenzione del sonoro, Dreyer realizzò uno dei film più belli dell’intero periodo del cinema muto: “La pas- sion de Jeanne d’Arc”. Esso fu girato in Fran-

“Ordet” (1955) “Gertrud” (1964) quietanti e stilisticamente rigorose, opere fil- la morte di Gesù affondassero in realtà le loro miche, fino a quello che resta, nella sperimen- radici in un conflitto tra Gesù e le autorità tazione artistica del XX secolo, come uno dei d’occupazione romane…”. Va detto, peraltro, prodotti più alti delle avanguardie europee che la sua risposta alla domanda “Chi uccise nonchè uno dei capolavori assoluti della fase Gesù?” ha poi trovato conferma nelle più re- muta del cinema: “La passion de Jeanne d’Arc” centi ricerche cristologiche. (1928), girato a Parigi. Realizzò, poi, anche un Un grande personaggio femminile: “Gertrud” documentario, certamente molto sentito, (1964) sull’assistenza statale alle madri. Tornò a rea- L’ultimo film di Dreyer fu, come già si è detto, lizzare un capolavoro nel 1943: “Dies irae”, “Gertrud”, del 1964: un’opera ancora una volta aspra e indignata riflessione, figurativamente in bianco e nero (il grande regista danese non “La passione di Giovanna D’Arco”(1928) molto raffinata (fa pensare a Rembrandt e a volle mai usare il colore, che a suo parere Vermeer), sull’intolleranza religiosa, sul fana- cia, ove Dreyer si era recato per entrare in avrebbe tolto austerità e rigore formale al suo tismo ideologico, sulla lotta tra l’amore e il po- contatto con gli esponenti delle avanguardie modo di fare cinema) e ancora una volta dedi- tere. Il film era anche un coraggioso “atto di artistiche parigine. In particolare, nacque una cata a una donna la cui libertà e il cui anticon- resistenza”, essendo a quel tempo la Dani- stretta collaborazione con il grande dramma- formismo provocano moralistici rifiuti e con- marca occupata dai nazisti, spietatamente a turgo Antonin Artaud, cui Dreyer affidò il danne sociali. Giunta ormai alla fine della sua caccia di disobbedienti e ribelli. Nel secondo compito di rappresentare un personaggio, un lunga e travagliata esistenza di creatura irre- dopoguerra realizzò un altro grande film, monaco, nel film. Protagonista dolorosamen- quieta e mai doma, Gertrud legge a un altro “Ordet”, 1955 (ne ricorre dunque, quest’anno, te sublime ne fu Renée Falconetti (straordi- personaggio del film, ma soprattutto agli il sessantesimo anniversario), profonda me- naria attrice teatrale d’origine corsa, qui alla spettatori, una propria poesia: “Guardami ditazione sull’amore e sulla morte, sul corag- sua prima e unica esperienza cinematografi- dunque: sono bella?/No, ma ho amato/Guar- gio personale che vince il conformismo, sulla ca), femminile incarnazione del Cristo, sulla dami dunque: sono felice?/ No, ma ho amato/ “divina follia” dei profeti, sulla possibilità dei cui passione e morte Dreyer stava già medi- Guardami dunque: sono viva?/ No, ma ho miracoli (a partire da quello incarnato dal ci- tando, seppure non ancora in funzione del amato!””. Estremo testamento spirituale d’un nema stesso, da Dreyer definito “la più grande suo, mai realizzato ma a lungo progettato, indimenticabile cineasta. passione della mia vita”). Cercò, per oltre film cristologico. trent’anni, di fare un film su Gesù, concepito co- Il film mai realizzato: “Gesu” me vittima dell’occupazione romana della Pale- Dreyer lavorò a lungo, scrivendone persino stina, ma non ci riuscì. La sua ultima opera, un l’intera sceneggiatura, a un film su Gesù. Egli toccante testamento spirituale, fu “Gertrud” voleva superare l’antisemitismo presente, Stefano Beccastrini 5 n. 30 Proposte culturali per i circoli del cinema Due suggerimenti interessanti da far girare ai nostri amici e colleghi dei cineclub, si tratta di un film inchiesta sullo Zen di Palermo girato da una giornalista ex Rai International e un libro sulla mafia, una storia edita da Garzanti scritta da un giornalista ed un magistrato “Repubblica libera dello quindi nessuna realtà italiana può conside- da tremila metri d’altezza, tre ricerche su in- Zen” di Anna Reiter (Ita- rarsi completamente immune ormai da que- ternet apparentemente bizzarre e un maglio- lia 2013 – 47’) ste infiltrazioni”. Catello Maresca. Il fatto: Il 7 ne della taglia sbagliata…(Garzanti editore). Dedicato al giornali- dicembre 2011 i telegiornali aprono con una Gli autori: Catello Maresca (Napoli 1972), in sta e drammaturgo notizia clamorosa: dopo sedici anni di latitan- Magistratura dal 1999, pm a Napoli. Dal 2007 Salvo Licata, scompar- za è stato arrestato Michele Zagaria, il boss alla Direzione Distrettuale Antimafia. Ha di- so nel 2000, il docu- più pericoloso del clan dei Casalesi. È stato retto le operazioni che hanno portato all’arre- mentario è prodotto catturato nella sua terra, Casapesenna, a po- sto del superlatitante Michele Zagaria, ha rap- da Film Commission presentato l’accusa nel processo al gruppo Regione Sicilia. E’ la Setola e ha partecipato all’operazione “Go- Susanna Zirizzotti storia di un quartiere, morrah” sul traffico internazionale di merce lo Zen - zona espan- contraffatta. Francesco Neri (Roma 1971), sione nord, uno dei cosiddetti quartieri satel- giornalista professionista dal 2002, ha lavora- lite, insediamenti popolari per palermitani to come redattore per la casa editrice Editalia confinati a Palermo. La storia di questo luogo, e per “Polizia e Democrazia”. Collabora con “il dei suoi abitanti strappati dai catoi del centro manifesto” e con la Rai (Unomattina, Ballarò, e fuggiti dal terremoto del 68, dell’occupazio- La grande storia in prima serata). È stato do- ne delle case popolari che ne seguì e del tenta- cente a contratto di storia del giornalismo tivo di rinascita di un intero quartiere, ha ini- all’Università La Sapienza. La presentazione zio negli anni 70 da un articolo dell’Ora a del libro “L’ultimo bunker” può essere accom- firma di Salvo Licata, “cantore della città nera, pagnata dalla proiezione di “Vita sotto scorta” di una Palermo buia, sguaiata e perdente”. La un bel docu-film girato da Duccio Giordano. Il voglia di riscatto dello Zen fu appoggiata, so- film: “Vita sotto scorta” è la prima puntata del- stenuta e accolta a livello nazionale come un la seconda stagione di “Panni Sporchi” Le in- segno di riscossa, una sfida al potere. Era il chieste della Procura Antimafia di Napoli. La periodo in cui Danilo Dolci denunciava lo guerra alla camorra dichiarata e raccontata strapotere mafioso sui fondi per la ricostru- dai magistrati della Dda. La vita sotto scorta zione del Belice. Ed erano gli anni di “Radio dei magistrati della Procura Antimafia. La ri- costruzione di agguati, con intercettazioni originali dei killer dell’ala stragista del clan chi chilometri da Casal di Principe. Per sta- dei Casalesi capeggiata dal boss Giuseppe Se- narlo, nel sofisticato bunker che lo ospitava, tola. Tutto questo è “Vita sotto scorta”, la pri- sono state necessarie ruspe, martelli pneuma- ma puntata della seconda stagione del pro- tici e una gigantesca trivella. Quella mattina gramma di Duccio Giordano “Panni Sporchi”, di dicembre segna la fine di una caccia lunga con la partecipazione di Luca Zingaretti e in- tre anni. A guidare l’indagine è stato un giova- terviste al capo del pool Antimafia di Napoli, ne e coraggioso magistrato napoletano, Catel- Federico Cafiero De Raho, ai pm Catello Ma- lo Maresca, che ha lavorato ossessivamente resca, Giovanni Conzo ed Enzo D’Onofrio, per raggiungere questo obiettivo. Con la sua all’ex Procuratore di Napoli Giovandomenico squadra ha raccolto migliaia di informazioni Lepore, e alla cronista de Il Mattino Rosaria e segnalazioni, ha seguito le tracce più labili, Capacchione. (Canale8). Il regista: è nato a si è calato nella mentalità dei boss latitanti e Napoli dove ha vissuto fino ai 18 anni quando dei loro complici. È stata una partita sottile, si è trasferito a Roma per frequentare il corso complessa, estenuante: i capi della criminali- di recitazione al Centro Sperimentale di Cine- tà organizzata sono astuti e feroci, hanno matografia e successivamente ha frequentato moltissimo denaro, decine di complici e un ef- la New York film Accademy. Debutta in teatro ficace sistema di controspionaggio, godono di nel 1993, per poi intraprendere la carriera an- aut” e della voce forte, libera, ironica, irriden- un immeritato «rispetto» fondato sulla paura che in campo cinematografico e televisivo. te e coraggiosa di Peppino Impastato. E tanti che incutono, si avvalgono delle tecnologie Tra i suoi lavori cinematografici, ricordiamo i scesero a Palermo per l’occupazione dello Zen più moderne. Il libro: “L’ultimo bunker” ci fa film: “I buchi neri” (1995), regia di Pappi Corsi- per quel sogno, quel barlume di speranza e di scoprire come ragionano i boss, come si di- cato, “Besame mucho” (1999), regia di Mauri- voglia di rinascita dei sottoproletari che acco- fendono e dove si nascondono: i loro rifugi zio Ponzi, “La carbonara” (2000), regia di Lui- munava tutti dagli operai di Mirafiori ai lavo- sotterranei hanno raggiunto infatti una sofi- gi Magni, “Fly Light”, regia di Roberto ratori dei cantieri navali di Genova e Palermo. sticazione e un confort sorprendenti, veri sta- Lippolis, e “Euclide era un bugiardo”, regia di Anna Reiter ha piacere di presentare il docu- tus symbol del latitante di lusso. Ci fa parteci- Viviana Di Russo, gli ultimi due entrambi del mentario ai circoli del cinema interessati. Per pare alla vita quotidiana di magistrati, 2009, “Valeria medico legale” con Claudia Koll informazioni contattare Diari di Cineclub poliziotti e carabinieri. Ci guida passo passo (2002), regia di Gianfrancesco Lazotti, “In- in un’indagine meticolosa ed emozionante. E cantesimo” 7 e 8 (2004-2005), “Un posto al so- “L’ultimo bunker” un libro di Catello Maresca e alla fine scopriremo che a tradire Michele Za- le” (2005) e “La nuova squadra” (2008). Francesco Neri garia sono stati tre indizi minimi, che poteva “La mafia casalese è come un cancro che lan- cogliere solo un investigatore ancora più astu- cia metastasi imprevedibili in ogni direzione, to della sua invisibile preda: una foto scattata Susanna Zirizzotti 6 [email protected] Dove va il cinema italiano? In una intervista, rila- un’opera prima, le risposte confluivano, in forse, dagli stessi autori. Nelle dichiarazioni, sciata al Corriere delle passato, attorno a un unico, costante tormen- che ci hanno espresso unanimemente: la più sera del 30 novembre tone: trovare i finanziamenti, reperire i soldi grande loro gratificazione sta negli incontri 2014, Giuseppe Torna- necessari per dare una forma concreta alle che hanno avuto con il pubblico al termine tore dichiarava, parlan- proprie idee. In questa ultima stagione, po- della proiezione; una verifica diretta e imme- do dello stato di salute tremmo dire che il tiro ha subito una sorta di diata con il destinatario principe del loro lavo- del cinema italiano, innalzamento qualitativo, visto che i registi ro, che dovrebbe, forse, essere istituzionaliz- quanto segue: <>. Il 6 vi autori sia stata segnata negativamente – in nema. Ma non solo: si è aggiunto, ultimamen- maggio 2015, Gloria Satta, sul quotidiano Il presenza delle crisi economica che tutti vivia- te, un dato nuovo che è quello della straordi- Messaggero, intitolava un suo articolo “L’anno mo – da un calo degli investimenti del 27 per naria e positiva reazione del pubblico di tutto nero del cinema italiano”, dove, in particolare si cento rispetto all’anno precedente, nonostan- il mondo agli incontri con i nuovi autori del analizzava la condizione economica incerta e te il numero delle opere prodotte sia rimasto cinema italiano, in occasione della vittoria di precaria del nostro mercato cinematografico. pressoché invariato. Per quanto riguarda poi i numerosi premi internazionali. Forse, anche Ora, qual è il vero stato di salute del nostro cine- finanziamenti pubblici, vorremmo ricordare per loro è ritornato in auge il detto latino “ne- ma? Risposta ardua, ma proveremo a indivi- che si è passati dai 94 milioni del 2004 ai 19 mo propheta in patria?”, oppure è in atto una duare alcuni indicatori tali da diradare le nubi dell’ultima stagione. Uno dei risultati mag- sorta di internazionalizzazione del nostro ci- e a far sperare in un prossimo futuro miglio- giormente evidenti dell’evoluzione di tale rap- nema che, proprio attraverso le opere di esor- re. Come “Centro Studi Cinematografici”, già porto produttore-regista, al quale abbiamo dio, si apre con un’ottica rivolta verso un mer- da qualche anno, abbiamo adottato un pecu- accennato, si è inverato anche nelle reazioni cato più vasto. Sta di fatto che molti nuovi liare punto di osservazione: quello di concen- espresse da parte della critica cinematografi- autori girano direttamente in inglese e la trare la nostra attenzione e analisi sulle opere ca nei confronti degli esordienti. Di fatto, le maggior parte di loro guarda con un certo ot- prime del nostro cinema. Questo lavoro, par- recensioni che hanno accompagnato l’uscita timismo alla condizione attuale del cinema tito dalla stagione cinematografica 2003-2004 delle opere prime in sala non hanno, in linea italiano, giudicata carica di fermenti e di idee ha avuto sempre come esito finale la pubblica- di massima, evidenziato delle brucianti boc- nuove. E’, questo, un dato positivo, indice di zione di un libro che ha per titolo di “Saranno ciature. Chi si avvicina per la prima volta alla una messa al bando del pessimismo presente famosi? – Annuario delle opere prime del ci- regia cinematografica ha, ormai da tempo, la- nelle stagioni passate e di una consapevole nema italiano”. Ebbene, in questo nostro sciato da parte quel certo autobiografismo speranza per il futuro prossimo. Vorremmo viaggio ormai ultradecennale (360 film analiz- presente in molte opere d’esordio di qualche chiudere ancora citando zati in tutto), abbiamo visto come nella sta- anno fa e che faceva esclamare a Cesare Za- che nell’incipit de “La leggenda del pianista gione 2003-2004, le opere prime abbiano rap- vattini quell’invettiva presentato il 30 per cento dei film italiani piuttosto severa, pro- usciti in sala e, nella stagione 2013-2014, tale vocatoria e senza pos- percentuale è salita a 58. Un anno buono, sibilità d’appello: “Ba- quindi, che non ha riguardato solo film vinci- sta con l’opera prima! tori di Oscar, di altri premi prestigiosi ottenu- Facciamogli fare l’ope- ti ai festival, o di successo al box office, ma, ra ultima!”. E veniamo principalmente, l’aspetto qualitativo, mar- al punto dolente, attor- cante la stragrande maggioranza delle opere no al quale convergono prime; segno di una preparazione professio- tutti: la distribuzione; nale notevole da parte di questi nuovi autori, i un tema, questo, che si quali, pur provenienti da esperienze pregres- trascina avanti negli Max Tooney, il trombettista de “La leggenda del pianista sull’oceano” se differenti, hanno dimostrato di saper ma- anni e che non sembra neggiare la macchina cinema con competen- aver trovato ancora una sua soluzione in posi- sull’oceano”, fa pronunciare al trombettista za e con una chiarezza di idee esemplari. tivo. Come uscire da tale situazione? La rispo- Max Tooney una frase che ben si adatta per Probabilmente, il raggiungimento di tale ri- sta è difficile, fino a quando gli esercenti dare conforto e coraggio a tale speranza di sultato risiede in una dote comune a questi avranno in mano il coltello dalla parte del ma- crescita e di rinnovamento per il nostro cine- registi; una dote, in parte riscoperta, e che è nico. Forse, se si vuole veramente aiutare il ci- ma; una frase che unisce inscindibilmente i riemersa con prepotenza: quella della passio- nema italiano, le istituzioni potrebbero inter- due termini essenziali – il regista e il pubblico ne, unita alla necessità impellente di raccon- venire adeguatamente in questo settore, – della comunicazione cinematografica: tare delle storie. Che un cambiamento di at- permettendo alle opere prime una pur mini- <>. no quando si tratta di partire per un’avventu- che la maggioranza di questi film è prodotta ra chiamata film. Di fatto, alla domanda sulle con il denaro pubblico. La risposta all’annoso Carlo Tagliabue difficoltà che si incontravano nel realizzare e irrisolto problema della distribuzione viene, Presidente Nazionale del Centro Studi Cinematografici 7 n. 30

Al cinema I bambini sanno… che Veltroni li ha usati Veltroni firma la sua seconda opera son- dando le opinioni di 39 bambini nella fa- scia d’età 8-13 e com- piendo il suo viaggio - d’un paio d’ore scarse - nel pianeta infantile, in punta di piedi, su alcuni temi considera- ti da adulti. Come un romanzo, il film proce- Michela Manente de per capitoli (Amore, Famiglia, Dio, Omosessualità, Crisi, Passio- ni), presentati a volte da una vignetta a tema del celebre fumettista Altan, di stampo ironi- I bambini sanno, il film-documentario di Walter Veltroni (uscita il 23 aprile, prodotto da Sky e realizzato da co-provocatorio, a volte che iniziano dopo il Wildside in collaborazione con Palomar) titolo del capitoletto. A mo’ d’introduzione, il regista ha montato alcune scene tratte da in- piccoli intervistati seguendo quei ragiona- iniziato Paolo Bonolis con “Chi ha incastrato dimenticati film con giovani protagonisti che menti impostati dalla sceneggiatura. Tra i lati Peter Pan” e ha continuato la Clerici con “Ti corrono (“Baaria”, “Billy Elliot”, “I 400 colpi”, buoni di “I bambini sanno” troviamo un certo lascio una canzone” e poi “Di martedì” di Gio- ecc.) come omaggio al cinema mentre alla fine ammiccare ai sentimenti e alle emozioni dello vanni Floris su La7. I richiami cinematografi- della pellicola, nei titoli di coda, gli autori spettatore adulto che si immedesima nei suoi ci, per un genere di film come questo, se non coinvolti nel progetto si presentano con le lo- ricordi d’infanzia. D’altro lato il film è stato fosse però troppo, vanno al Pasolini di “Comi- ro fotografie da piccoli. Ma c’è un altro riman- tacciato di paternalismo e retorica, finanche zi d’amore” e a Comencini di “I bambini e do interessante, questa volta letterario e im- di banalità (domanda al bambino ebreo: “Co- noi”, non dimenticando il classico Truffaut. prescindibile quasi: la dedica iniziale, ed sa pensi dei musulmani?” - Risposta: “Niente, Se in apparenza lo stile documentaristico epitome dell’opera, da “Il Piccolo Principe”: sono come noi, siamo tutti uguali”). Si potreb- sembra abbracciare la pellicola del regista ro- “Gli adulti non capiscono mai niente da soli e be anche ricordare al regista che questi non mano, ad una più attenta analisi la fiction i bambini si stufano di spiegargli tutto ogni prende il sopravvento e si conforma al mi- volta”. I giovani intervistati sono a rappresen- dcult, in un’operazione intellettuale e artisti- tanza di tutti i ceti sociali, di tutte le regioni ca che tendente alla cultura alta ma di fatto si dalla Sicilia al Piemonte, con diverse identità, conforma a quella di massa, tra esaltazione religioni e culture. C’è chi è stato adottato, chi della quotidianità, prosa sognante e drammi è figlio di immigrati, chi ha una famiglia allar- personali (la diversità) e collettivi (l’immigra- gata, chi ha un genitore in cassa integrazione, zione). Le musiche, ben calibrate e ricorrenti, chi ha due mamme, chi ha una gemella diver- sono di Danilo Rea e accompagnano la pelli- samente abile, c’è chi ha due fidanzate, c’è chi cola fino alla parte finale in cui i bambini-ado- è un genio della matematica, c’è chi è stato lescenti, con una camera digitale in mano, sa- malato di leucemia, chi sogna un futuro da lutano e poi si girano per inquadrare il mondo rockstar, c’è chi vive in una casa occupata o in in cui abitano: le loro camerette riordinate per Veltroni con un protagonista sul set un campo rom. In altre parole un puzzle, a l’occasione. Veltroni è in realtà uomo di cine- quanto pare variegato e rappresentativo della sono bambini, come recita il titolo, sono ma; in gioventù ha conseguito il diploma d’i- nazione. Invece i volti sono sceltissimi, le ri- pre-adolescenti il cui essere testimoni nel struzione secondaria superiore dell’Istituto di sposte selezionate, le scene costruite, gli am- mondo è già stato segnato dalla globalizzazio- Stato cinematografia e revisione. Il Veltroni bienti zeppi di oggetti messi non a caso; inol- ne dell’informazione, dalla scuola, dall’educa- d’oggi, giornalista, politico, scrittore, regista, tre l’inserimento nell’accurato montaggio di zione familiare. Far raccontare il mondo con i aveva già girato, suscitando qualche polemi- immagini evocate dalle paro- ca, la sua prima opera “Quan- le dei bambini hanno come do c’era Berlinguer” del 2014, risultato quello di rendere un mix tra ricordi personali meno vero il tutto (una su dell’autore e il progetto poli- tutte, la brutta pantegana tico dell’ex leader comunista. collegata alle parole del bam- “I bambini sanno” è prodotto bino rom: “Quando i topi vo- da Sky come lo sarà il terzo gliono entrare nelle baracche film dell’ex sindaco di Roma, fanno un rumore che non si un progetto di cui ancora dorme”). Su che cosa discute non si conoscono i dettagli. la voce fuori campo di Veltro- Speriamo che questa volta ni con i bambini intervistati Veltroni scelga la sostanza per lo più tra le quattro mura abbandonando certi sguardi delle loro camerette, circon- superficiali di chi vuole- mo dati dai loro giochi, libri e pe- strarci un mondo finto e luche? La perdita di un genitore o di un non- suoi problemi ai bambini non è una novità. La te- stucchevolmente borghese che non esiste. no, la crisi economica, i matrimoni gay sono levisione ci prova da tempo a far divertire ed inte- tutti spunti buoni per il regista che incalza i nerire usando i bambini nel piccolo schermo: ha Michela Manente 8 [email protected] L’incompiutezza visivo-letturale – un valore

Realtà che tende a espresse con mezzi di- suggerire, piuttosto che sponibili sia di ordine a ordinare in maniera individuale, che in ra- rituale1! gione dell’abilità di de- finirsi generatori di Nel rapporto tra le cose una realtà che, lungi e le sembianze, la realtà dal voler assemblare le cinemica si pone come appartenenze ai mon- intermediaria tra stati di disponibili, s’affer- temporali che contem- ma nella complessità. Carmen De Stasio plano sia l’epoca con- Voci della complessità temporanea che quella sono accumulazione e successiva o potenzialmente tale. Emergerebbe moltiplicazione, av- da quest’affermazione che nulla sia concesso al vertite in misura di un passato. Non direi, poiché tutte le esperienze atteggiamento attivo convergono al presente e in esso tendono a da parte dello spetta- generare prospettive che esulano dai cosid- tore, il quale si scopre detti tempi morti per suffragare l’importanza contemplatore in co- dello schermo argenteo del cinematografo o, scienza dell’ abilità di come sarebbe stato definito da Georges vedere consonanze Méliès in avanti, del cinema. Nell’abbreviazio- esterne e personali co- ne del termine s’ingloba il fervore di una me- me forma d’imparen- tropoli carica di espressione intima e ablativa tamento da cui deriva di manifestazioni secondo tutti gli elementi la compresenza di in- Paul Delvaux The Entrance to the City (1940) – olio su tela, 170 x 190 cm, periodo costitutivi, intendendo per tali la complessità dividuali atteggiamen- surrealista plasmatica del paesaggio vissuto attraverso la ti localizzanti e prospettici. In tal senso l’atti- sostituiscono i simboli nunici dell’individua- mediazione delle lontananze fisiche e umora- vità cinemica diviene nunica (riferita le. In quello spaziotempo la dominanza spetta li, in una tensione che si attualizza nel luogo e all’adesso) in un’eterna sottrazione che é po- alla capacità (involontaria) di rimodulare la nel tempo specifico e che traduce la vitalità tenziativa, piuttosto che alienante. Un com- visione che l’occhio riesce a stabilire con l’am- dell’individuale reale nell’indivisibile momen- pendio che esclude la reiterazione, la somi- biente in questo caso, lo schermo argenteo ‒ to. Una città reale, quindi, è l’idea di cinema: glianza, l’auto-identificazione per assurgere a luogo di resa manifestativa della pluristratifi- elemento comparativo di vero individuale. Questo il luogo che esprime se stesso attraver- so corrispondenze dilogiche che infrangono la schermatura assorbita dall’assenza di sim- metrie. Infatti, è dalla simmetria che l’incom- piutezza visivo-letturale decide il proprio valore. E quale simmetria, se non quella basata sulle va- riabili della maniera in cui la natura privatissima dell’insieme di forze coscienziali catalizzano una scelta che si esclude dalla sontuosità condizio- nante della fotografia. Nel rendersi indi- pendente dalle impalcature meccanicistiche di una fotografia che coglie dati essenziali e “Jules e Jim” di Francois Truffaut - 1962 dettagli, il cinema per ciò stesso si manifesta Theda Bara, nome d’arte di Theodosia Burr Goodman, come luce. In tal senso la comparazione limi- (1885-1955), attrice prima “vamp” o “donna fatale” del tata assimilabile a uno spettro di luce-colore cazione di sogno, colore, realtà mediata. Di cinema statunitense turneriano sembra la sua miglior espressione contro alla formalizzazione estetica, il cinema ensemble di pulsioni intime, rumori, (dis) simbolica. Per inciso: si badi bene che non è si dispone come perfetta incompiutezza visi- equilibri che effettivano la concomitanza dei mia intenzione distinguere in questa sede tra vo-letturale e di essa si nutre per mezzo di al- reticolati che la compongono. Una figurazio- cinema di qualità e di non qualità. Notevole è leanze corrispondenti alle illusioni volgenti in ne in sé e fuori di sé dinamica, priva di parcel- il ruolo dello spettatore nel decidere su quale coerenza di una città che, vanificando la fissi- lizzazioni, che si attarda sul sogno pur talora sorgente collocare la propria prospettiva sen- tà di un’immagine incline a trasporre altrove, escludendone la forma per trasporlo in una za dileguare né l’efficacia del mezzo, né la pro- vive il tempo-spazio nell’irriproducibilità del dimensione che in alto conto possiede il valo- posta d’identità, tale che s’instauri un rappor- suo meccanismo – di tal guisa assumendo la re della tecnologia. Il che non deve indurre a to efficace in base alla sollecitazione. Da qui il valenza proiettiva di quella che W. Benjamin pensare a un’esattezza, né a eventuale frantu- valore dell’individuale, piuttosto che dell’indi- definiva ora della conoscibilità2 mazione. Tutt’altro: nella rotondità di lu- viduo. Si tratta di un valore che attiene a luo- ce-colore (incluso il cinema in bianco e nero ghi e momenti – spazio-tempo – piuttosto che Carmen De Stasio delle prime pellicole) si inscrivono le deriva- a una scrivania scomposta di sollecitazioni zioni. Inoltre, lo schermo d’argento si dota d’assoluto soggettivo, che necessita di una Sul prossimo numero della valenza di una scena gravida di densità misurabilità per apparire quale manifestazio- *La plurisignificanza nell’irreplicabile 1 Il valore (dis)equazionale nella dimen- ne. L’oggettualità ne sarebbe limitata. Dun- 2 Il valore (dis)equazionale nella dimen- sione cineramografica, C. De Stasio in «Diari di que, il cinema è luce? È forse l’aspirazione nel sione cineramografica, C. De Stasio in «Diari di CineClub» maggio 2015 momento manifestativo, quando alla parola si CineClub» maggio 2015 9 n. 30

Salone di Torino 2015 Non solo libri. Gli eventi cinematografici e la presenza sarda al Lingotto

Anche quest’anno, l’ap- Lingua Italiana Zingarelli 2015. Sono perve- puntamento al Salone del nute ben 600 opere e, dopo una severa selezio- Libro di Torino (si è svolto ne, sono rimasti in tre: “La valigia” di Pier Pa- dal 14 al 18 maggio scorsi), olo Paganelli, “Margie” di Domenico ha precipitato il visitatore Modofferi e “Bold” di Davide Gentile. La pre- in una dimensione “altra”. miazione si è svolta nella Sala Rossa del Lin- Il caos ordinato del Lin- gotto e la fila delle persone per partecipare era gotto, fra centinaia di folta e confusa; non tutti sono riusciti a entra- stand piccoli e grandi, tra- re per vedere il risultato finale, che ha decreta- Elisabetta Randaccio volti quasi da folle india- volate per riuscire a entrare in una sala a sen- “Bold” di Davide Gentile tire una presentazione o per ricercare e, deciso di ascoltare un autore in un stand “sco- soprattutto, comprare un volume, potrebbe perto”) e, con vari eventi, pure il cinema, lega- provocare la convinzione di vivere in un mon- to, sin dalle sue origini, alla letteratura. Se si do dominato dall’amore per la cultura, dove sfoglia il programma, infatti, si notano mo- menti in cui proiezioni di varia natura, sono state effettuate per tutta la durata del Salone. Si sono pure sentite le introduzioni di libri di registi di successo. Così è stato per Pupi Avati, che ha raccontato il suo “Il ragazzo in soffit-

Daniele Atzeni, autore di un documentario su Sergio Atzeni, durante un evento incentrato sullo scrittore (foto di Massimo Spiga)

to il cortometraggio “Bold” vincitore. Si tratta Esterno del Lingotto Torino 2015 (foto di Massimo di una divertente variazione sul tema “ironia”, Spiga) affrontato nello “Zingarelli” da Carlo Verdo- ne, dove il regista mette in scena un gruppo di intelligenza e curiosità sconfiggono l’igno- sostegno per uomini calvi! Il successo della ranza e l’apatia. A osservare l’ennesimo suc- serata ha sottolineato l’interesse per questa cesso di questa edizione, sembrerebbe che gli forma cinematografica, spesso primo passag- italiani impazziscano per la lettura e per gli gio, sicuramente non semplice, per i nuovi scrittori, non necessariamente quelli costan- autori. Si è parlato di settima arte anche nello temente presenti negli spazi televisivi. Sap- stand della Regione Sardegna, prevalente- piamo come la realtà abbia ben altre sfaccet- mente dedicato alla figura dello scrittore Ser- tature, ma in quei giorni è piacevole illudersi gio Atzeni, nel ventennale della sua prematu- che qualcosa possa cambiare...Non di soli li- ra scomparsa. Oltre a ricordare l’opera bri, però, vive il Salone, il quale si caratterizza dell’autore sardo, che, dopo la “fuga” dalla per un programma complesso comprendente Sardegna si trasferì a Torino dove compose i suoi libri più celebri, si è focalizzata l’atten- Sergio Atzeni zione sulle trascrizioni cinematografiche dei ta”, edito da Guanda, un romanzo modulato suoi testi. A discutere sull’argomento sono tra il thriller e la novella di formazione, am- stati i registi Gianfranco Cabiddu, Salvatore bientato tra Trieste e Bologna. Anche Ferzan Mereu e Peter Marcias. I primi due, infatti, Ozpetek ha presentato la sua ultima fatica let- hanno firmato due lungometraggi ispirati a teraria, “Sei la mia vita”, pubblicato da Mon- due romanzi di Atzeni: “Il figlio di Bakunin” e dadori, testo fortemente autobiografico, trat- “Bellas mariposas”,mentre Marcias aveva, in tando di un giovane turco approdato negli passato, dedicato un cortometraggio allo anni settanta a Roma con il sogno di entrare scrittore di “Passavamo sulla terra leggeri”. nel mondo del cinema. Il regista di “Le fate Nei giorni del Salone è stata anche proiettata ignoranti”, però, ha partecipato anche a un’i- l’anteprima di un documentario su Sergio At- niziativa interessante come presidente di giu- zeni firmato da Daniele Atzeni, il talentuoso ria al concorso per cortometraggi indetto dal- regista dei “Morti di Alos”. Il film dovrebbe es- Interno del Lingotto durante la Fiera del libro (foto di la Zanichelli, editore storico del mitico sere pronto a Luglio e aiuterà a ricordare un Massimo Spiga) “Dizionario Morandini dei film”. Si tratta di autore originale, che, come ha sottolineato lo laboratori, presentazioni dei testi, collega- una competizione per cortometraggi a tema; scrittore Marcello Fois, ha aperto la strada alla menti con i programmi radiofonici RAI, per- bisognava in pochi minuti cimentarsi nell’il- nuova generazione di autori sardi, divenendo formance musicali (a volte, anche nel migliore lustrazione di una delle nuove “definizioni un “classico”. dei casi, estremamente fastidiose per chi ha d’autore”, che arricchiscono il Vocabolario della Elisabetta Randaccio 10 [email protected] Gli invisibili Road 47 In Italia sono probabil- della ferocia della guerra”. Sulla stessa lun- mente in pochi a sape- ghezza d’onda Sergio Rubini, che interpreta re e a ricordare che nel Giovanni, il soldato repubblichino disertore: 1944, in piena guerra “Questa è davvero una bella storia e diciamo mondiale, a combatte- che in qualche modo mi ricorda un po’ un re lungo la Linea Goti- grande film italiano che è “La Grande Guerra”, Antonio Napolitano ca c’erano anche mili- un film di eroi per caso, una storia incentrata tari brasiliani della Feb (Força Expedicionaria sull’umanità dei personaggi e non tanto sull’a- Brasilera), giovanissimi venuti ad affrontare spetto della guerra, della ricostruzione stori- una guerra che non li riguardava, in una terra ca. Un film molto intimo. La particolarità di a loro sconosciuta, mandati al fronte con un questo film è il modo in cui gira Vicente che, addestramento minimo, tormentati da un venendo dal mondo del documentario, in freddo mai visto in vita loro e con i piedi in qualche modo prima mette in scena e poi po- una neve che toccano per la prima volta. In siziona la macchina da presa che è sempre 25.000 arrivarono a Napoli mal equipaggiati e lontana a rubare la scena, mentre diciamo furono spediti nel gelido inverno bellico del normalmente il cinema si fa con la macchina Centro e Nord Italia. E’ da questa diffusa lacu- in faccia agli attori, dove tutto si raffredda na nella memoria storica (italiana ma anche perché diventa tutto più tecnico. Questo mo- brasiliana), che prende forma il film Road 47 do invece di girare rende tutto più simile alla che racconta la storia di un gruppo di genieri realtà ed è più facile emozionarsi”. Road 47 è della FEB, inesperti e a disagio nel terribile una coproduzione internazionale tra Brasile gelo dell’Appennino Tosco-Emiliano, che ten- con Tres Mundos Cine y Video e Primo Fil-

con l’arrivo di giovani soldati brasiliani, per la maggior parte umili e disperati, in una terra lontana, in Europa. Gente che arrivava dai tropici e che si trovò ad affrontare la paura, il freddo e una differenza culturale delle stesse dimensioni dell’Atlantico, tutto questo per so- pravvivere ad una guerra di cui non compren- devano le motivazioni e le dinamiche. La regia punta a mettere in luce le loro paure, il loro tano nottetempo di neutralizzare uno dei nu- merosi campi minati tedeschi lungo la Linea Gotica. Ma proprio in quell’atto una mina esplode, uccidendo due militari e il reparto, preso dal panico, si disperde nella terra di Sergio Rubini creato da Pierfrancesco Uva nessuno. Comincia così un viaggio in mezzo alla neve in cui cinque sbandati incontrano mes, l’Italia con la Verdeoro di Daniele Maz- diversi personaggi in una postazione avanza- zocca e il Portogallo con la StopLine Films di ta americana misteriosamente abbandonata. Leonel Viera ed è distribuito dall’Istituto Lu- In breve tempo ai cinque si uniscono un corri- profilo psicologico. “Road 47” è appunto un ce. spondente di guerra brasiliano, un soldato re- film di questi personaggi, che non comunica- pubblichino disertore e un sergente tedesco no con facilità, che non si conoscono, che si Antonio Napolitano che afferma a sua volta di voler disertare. Ma a temono tra loro ma che, al tempo stesso, si bloccare il loro cammino c’è il campo minato aiuteranno l’un l’altro. E’ una storia dedicata a che ha impedito ai carri americani di raggiun- questi due grandi paesi, per raccontare un la- gere un paese liberato dai partigiani e sotto la to abbastanza sconosciuto della storiografia minaccia di un contrattacco tedesco. Ora i mi- di entrambi attraverso il punto di vista di due litari brasiliani dovranno decidere se provare umanità semplici che si incontrano nel mezzo a riscattarsi o fuggire. Scritto e diretto da Vi- Nato a Napoli, ma residente a Roma, Antonio scrive per cente Ferraz, regista brasiliano celebre per i diversi magazine di cinema e cultura (Close-up, Taxidri- suoi documentari girati tra il Centro e il Sud vers, Lo Spazio Bianco) e da oltre dieci anni lavora nel America e per i lungometraggi “Soy Cuba”, “O mondo del cinema. Tra le varie attività ricoperte in questi Mamute Siberiano” (distribuito in Italia da anni, è stato direttore commerciale per diverse case di pro- Fandango e vincitore di numerosi premi in- duzione e distribuzione ed è stato responsabile Comunica- ternazionali) e “O Estado do Mundo” selezio- zione di festival internazionali (Taormina Film Fest, Tra- nato nel 2007 nella Quinzaine des Réalisat- sparenze in Tuscany, New Italian Cinema Events). Ha eurs del Festival de Cannes, “Road 47” non è inoltre collaborato e fatto consulenze per diversi enti e un film di guerra, come dichiara lo stesso re- istituzioni quali la Fondazione Cinema per Roma, Cine- gista: “Il film si allontana dall’epica militare, città-Istituto Luce, Cineteca Nazionale-Centro Sperimen- per concentrarsi più sulle contraddizioni sorte tale di Cinematografia. 11 n. 30 Morandi “Credo che nulla possa alla fine Morandi continuerà sempre a elabo- essere più astratto, più rare e ripetere gli stessi temi che ricorrono irreale, di quello che nelle sue pitture per tutta la sua vita ripercor- effettivamente vediamo. rendo il solco e le tracce della storia alla quale Sappiamo che tutto quel- appartiene, non lasciandosi influenzare dalle lo che riusciamo a vedere tante “sperimentazioni” che si susseguono nel mondo oggettivo, attorno a lui nel mondo dell’arte. D’altronde come esseri umani, in anche Matisse, l’altro grande artista francese e Alain Cuny in una scena de “La realtà non esiste così e contemporaneo del nostro, con la continua dolce vita” di (1960) come noi lo vediamo e lo “ripetizione” dell’arabesco e delle sue odali- Giovanni Papi percepiamo” quotidiano e quindi del contemporaneo rial- lacciandosi direttamente al filo storico della Queste parole che condensano il credo pitto- tradizione pittorica italiana. E’ la saggezza di rico di Giorgio Morandi (1890-1964) sembrano appartenere ad una idea di continuità tempo- appartenere più a un maestro zen o a un filo- rale senza perseguire la nevrosi di essere “as- sofo metafisico. L’artista bolognese visse in solutamente moderni” che fa di Morandi un apparente solitudine, come un monaco bud- artista decisamente fuori dal coro e decisa- dista o un monaco cenobita, ma questo di- mente vitale e attuale. Morandi (e quindi le stacco dalla “realtà” non gli impedì di mante- sue opere) “abita il tempo” o meglio “vive” nel nere contatti con importanti artisti e storici, tempo della storia pur “abitando” semplice- come Roberto Longhi e Cesare Brandi, e di es- mente nel suo quadro. Nel catalogo a cura di sere prontamente informato sui vari movi- Maria Cristina Bandera così come la mostra, menti delle avanguardie che si susseguivano con sorpresa leggo alcune parole che Giulio negli anni della sua formazione. Nella sua ri- Paolini, noto artista concettuale contempora- cerca estetica è il “tempo” la materia delle sue neo ( e non si trova nulla di più lontano del la- pitture: il tempo storico e il tempo esistenzia- voro di Paolini dalla pittura - che non ha mai le. Morandi è uno degli ultimi pittori della tra- frequentato - e dalla poetica di Morandi) dedi- dizione italiana che assomma in se e segue la ca al nostro. Scrive: ” Un quadro di Morandi è linea della lezione del volume e della luce che piuttosto un “quadrante” che registra e riferi- si ri-apre con Giotto e attraverso Massaccio e sce le ore, la luce e le ombre di ogni giorno, po- Piero della Francesca pervade totalmente la sate sugli oggetti che di quel tal giorno si fan- rivoluzione di Caravaggio. Morandi è colui no muti ma sapienti testimoni tra le pareti che conclude la pittura figurativa italiana? Il silenziose del suo studio”. Ineccepibile. Solo al modus operandi di Morandi e il suo comples- Autoritratto 1925 posto della parola “quadrante” verrebbe di so- so itinerario intellettuale ed emotivo, è decli- stituirla con “orante”. Il lavoro di Morandi è nato sostanzialmente in pochi temi: Nature sche aveva sospeso il suo “ingresso” nella mo- una continua preghiera che raccoglie ogni morte, Fiori, Paesaggi. Temi che si ripetono e dernità pur consapevole di una classicità irri- momento del suo dipingere: è il sacrificio rinnovano nel corso del tempo caratterizzati nunciabile e irripetibile. Anche Morandi non quotidiano di ogni istante reso speciale e da sottili e minime variazioni. Così come il monaco di ogni religione ripete sempre le stesse preghiere quotidiane intonando anche il suo canto con naturali e diverse vibrazioni per rafforzare il suo spirito e la sua fede, così il pittore bolognese trattando continuamente gli stessi temi e soggetti nelle sue “rappresen- tazioni quotidiane” rafforza il suo credo este- tico affinando e perfezionando la percezione della sostanza stessa della sua materia: la pit- tura storica: spirito dell’astrazione dell’uomo occidentale. La mostra dà conto anche dell’in- teresse che Morandi volgeva alla pittura fran- cese in particolare a Cèzanne e al suo modo di rappresentare la natura “scomposta in geo- metrie”. Nel 1917 conosce De Chirico e Carrà e da lì inizia a elaborare una sua personale “me- tafisica degli oggetti comuni” che mette alla ribalta i comuni oggetti che ci circondano e di cui noi, pur usandoli quotidianamente, abbia- mo perso il “contatto visivo”. Negli anni trenta il suo percorso artistico è già delineato otte- nendo importanti riconoscimenti e per chiara fama gli viene affidata la cattedra di tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, che manterrà per 26 anni. Le sue ac- Natura morta 1929 queforti sono liriche e sofisticate e di rara bel- ha nessun timore di non essere ”moderno” e quindi anche universale, nel quale tutti ci ri- lezza, sia le stampe che le lastre sono fra le più pone il suo studio delle forme, dei suoi comu- conosciamo: è un susseguirsi di momenti che belle della produzione artistica europea. Fino ni oggetti, e della sua poetica, al di sopra del segue a pag. successiva 12 [email protected] segue da pag. precedente YouTube Party #10 rende sacra la vita e il suo scorrere. Anche Fe- derico Fellini si era accorto della grandezza di Morandi. Fa proferire davanti a un suo quadro David Hasselhoff - True Survivor (from Kung - Natura morta del ’41, appeso ad una parete di Fury) un appartamento all’Eur - al suo personaggio Steiner (intellettuale tormentato) in un dialo- Visualizzazioni - 14.937.631 (link) go con il giornalista Marcello nel film “La dolce vita” queste parole: “Ah, sì: è il pittore che amo La trama - David Has- di più. Gli oggetti sono immersi in una luce di selhoff, originale kni- sogno eh? Eppure sono dipinti con uno stacco, ght rider della serie TV una precisione, un rigore che li rende quasi presentata agli italiani tangibili. Si può dire che è un’arte in cui niente con il titolo di Super- car, canta il singolo della colonna sonora di Kung Fury, un me- Massimo Spiga ; diometraggio d’azio- ne. Nel videoclip, ci David Hasselhoff - True Survivor (from Kung Fury) viene presentato un montaggio di scene del film: in un tripudio di esplosioni, divinità nor- sta divenendo atemporale. Le barriere del fu- diche, ninja, valchirie armate di M60, Lam- turo e del passato sono franate, così come lo borghini, computer retro e powerglove della sviluppo lineare che chiamavamo “progresso”: Nintendo, assistiamo al viaggio dell’Hoff e del ora la cultura non procede in avanti, ma in protagonista a ritroso nel tempo, con l’obietti- ogni direzione, contemporaneamente. Non è vo di uccidere Hitler (altrimenti noto come più una linea, ma una sfera in espansione. Se “Kung Führer”). Sconfitto l’avversario, li- ve questo aumento di superficie comporti anche diamo cavalcare verso il tramonto sul dorso di una diminuzione nella profondità è una do- un dinosauro. manda aperta. Se l’aumento di massa risul- Paesaggio 1929 L’esegesi - Kung Fury è un film, opera del grup- terà in un’implosione e nella decadenza, è an- accade per caso”. Ricordo poi con apprensione po Laser Unicorns, che fu finanziato nel 2013 che questa una domanda da porsi. In l’ultima scena che si svolge in quell’apparta- attraverso una campagna di crowdfunding riferimento a Kung Fury, è interessante pon- mento quando Marcello rattristato vi ritorna dallo straordinario successo (seicentotrenta- derare come un approccio postmoderno ad un per salutare l’amico che si era suicidato. La mila dollari di bottino). Il senso dell’operazio- immaginario passato anch’esso postmoderno macchina da presa l’accompagna sin dall’in- ne era molto chiaro: produrre una pellicola abbia prodotto quello che per molti versi è un gresso inquadrando di nuovo il dipinto e se- talmente anni ’80 da superare in kitsch l’este- meta-metafilm. In questa sfumatura sta forse guendo Mastroianni sempre con il volto scuro tica di quell’abominevole decennio. Kung Fury un altro possibile sviluppo per la nostra cultu- fino alla terrazza dove lui si vede di spalle ap- mi sembra un esemplare d’eccellenza di quella ra: l’asintoto autoreferenziale del “meta” in poggiato al bordo del muro e da lontano si in- che potremmo definire “cultura ricorsiva”, fi- una spirale ricorsiva, il regresso all’infinito travedono le nuovissime costruzioni dell’Eur: glia del presente assoluto in cui siamo immer- che sfocia nell’assurdo. In ogni caso, come il palazzo dello sport e il fungo realizzate nel si fin dall’avvento di internet e dell’accessibili- scrisse un grande autore di fantascienza, pos- 1960. Stesso anno del film. Quelle architetture tà istantanea a qualsiasi forma d’arte mai siamo star certi che non esiste più il futuro di lontane soffuse nella nebbia incorniciate dal prodotta dall’umanità. Mentre prima le onda- una volta. rettangolo della vetrata, sembravano “comuni te di revival giungevano in sequenza e a livello Il pubblico - Una sterminata platea di spettato- oggetti” morandiani ingigantiti nello spazio di mass media centralizzati, ora ciò accade in ri esprime il suo apprezzamento per il video- urbano: quasi ultimi residui di una scuola nicchie socio-culturali e, soprattutto, in ordi- clip o per alcuni suoi aspetti. Molti colgono il dell’arte del costruire che avrebbe dovuto rap- ne non sequenziale. In qualsiasi momento, senso ricorsivo dell’opera («È più anni ’80 de- presentare il segno e il sogno dell’architettura possiamo star certi di rinvenire, da qualche gli anni ’80!»), mentre altrettanti producono del Novecento (l’E42). Curiosamente Fellini, parte negli abissi della rete, separati revival di nuovi concetti atemporali, mischiando meme nel suo immenso capolavoro, inquadrando in ogni decennio del Novecento. Questo feno- provenienti dal pop di diversi decenni o na- quella triste scena finale in un piano sequenza meno ha portato l’artista Warren Ellis, tanto zioni. Prendiamo in esame il commento prima il quadro di Morandi e poi le lontane per citare un esempio, a porsi la paradossale «HOFF 9000 BITCHES»: in tre parole, un rife- nuove costruzioni - intenzionalmente poste in domanda: «Come orientarsi in un tempo in rimento a Supercar, (1982-1986), al cartone ani- relazione - sembra voler mettere i “sigilli di cui ogni cosa accade simultaneamente?». mato giapponese Dragonball Z (1988-1995) e chiusura” sulla grande scuola delle arti e Questa frase sarebbe parsa incomprensibile all’hip hop losangelino di fine anni ’90. Un’e- dell’architettura italiana. La fine di una intera in un’epoca pre-internet, mentre ora il suo ve- normità di spettatori evoca l’aspetto «EPICO» epoca. Morandi qui ro significato è palese in tutta la sua straordi- del videoclip e, quindi, si ricollega a quanto simboleggia la fine naria pregnanza. La cultura ricorsiva, sebbe- scritto da Marshall McLuhan in Understanding della pittura stori- ne spesso alimentata dalla nostalgia e Media (1968), a proposito della nascente inter- camente intesa e dall’idealizzazione del passato, ottiene anche net: «Oggi, le azioni e le reazioni accadono quelle costruzioni l’effetto di fondere sensibilità contemporanee quasi in simultanea. Nell’età odierna, viviamo intraviste nella se- a quelle passate, oppure effettua inediti me- in modo mitico e integrale, eppure continuia- mioscurità ammu- lange di stili retro: è, in essenza, un modo per mo a pensare secondo i canoni dello spazio toliscono l’eco della rimescolare il nostro genoma culturale in cer- obsoleto e frammentato appartenente all’epo- straordinaria sta- ca di nuove combinazioni. Mai prima d’ora ca pre-elettrica». Beh, Marshall, a distanza di Giorgio Morandi gione dell’architet- questo sforzo era stato compiuto ad un livello quarantasette anni, forse non è più così. tura razionalista. E’ il cinema la nuova arte. così massiccio e sistematico. Il risultato è quello di farci vivere in un’epoca che, in senso frattale, ricapitola ogni altra epoca e, nel men- Giovanni Papi tre, la digerisce e la trasforma. La nostra cultura Massimo Spiga 13 n. 30

Festival Cannes Festival 2015: i nostri punti di vista

A cura di Francesca R. Recchia Luciani Simone Emiliani Giulia Zoppi Ugo Baistrocchi Bello senz’anima Il disturbo narcisistico della personalità dei cineasti italiani e la loro corsa al ribasso Il cinema italiano non che essi producono, la bassa o scarsa capacità aforismatico, pur facendo leva su un immagi- è morto, non ancora, di comunicare contenuti di senso poco più nario sfarzosamente policromo giocato sulla ma è in uno stadio ter- che soggettivi. Fenomeno che assume ora le rappresentazione dell’indolenza e del lusso, minale assai prossimo forme collaudate e monotone del narcisismo non rinuncia a intasare di proposizioni am- al coma, magari a morettiano, ora le sembianze della vacua me- pollose e categoriche le conversazioni dei suoi tratti vigile, apparen- tafora espressa nel manierismo fantastico personaggi, in un eccesso di sovrapposizioni temente vitale, ma in scollegato dalla realtà come nel caso di Garro- stilistiche e di prosopopea che lungi dall’appa- Francesca R. Recchia realtà i suoi film più ne, ora nell’abbandono estetico-estatico al pu- garne l’occhio e l’intelletto, annoia il pubblico Luciani celebrati dai festival ro intellettualismo sorrentiniano, da ultimo che intuisce lo sporco gioco seduttivo in cui lo internazionali (da ultimo Cannes, che ne ha ricalcando insistentemente orme neo-neore- si vuole intrappolare. L’opera sorrentiniana si mostrati addirittura quattro: “Youth” di Paolo aliste come nel caso del verismo spinto di Mi- rivela allora per quello che è, un’altra espres- Sorrentino, “Il racconto dei racconti” di Mat- nervini. Il cinema italiano appare oggi più in- teo Garrone, “Mia madre” di Nanni Moretti, cline alla nostalgia passatista o all’imitazione “Louisiana” di Roberto Minervini) sembrano esotica che all’ideazione e alla sperimentazio- intonare un paradossale canto del cigno, sep- ne, e la sua principale attitudine attuale sem- pure travestito da elegante virtuosismo cano- bra quella di confondere l’autorialità con l’au- ro. Il suo encefalogramma non è piatto, anzi è tobiografismo e l’autoreferenzialità, ma un cinema che dà corposi (e dispendiosi) se- soprattutto –cosa ben più grave– l’estetica con gni di vita, ma il suo cuore ha ormai smesso di l’etica, l’esaltazione della forma a detrimento battere, privo com’è, nella sostanza, di ener- del contenuto, insomma, una grande bellezza gia propulsiva, di immaginazione, di inventi- coniugata con un’infinita vuotezza. Non sa va, di pathos. Con buona pace di chi si è la- parlare più l’unico vero esperanto dell’arte, mentato dell’assenza di riconoscimenti nella quella lingua comprensibile a tutti, a qualsiasi competizione francese, non si capisce quale latitudine e in ogni angolo del mondo, che la tra questi film e soprattutto perché avrebbe rende diversa dalla storia, determinandone, dovuto ottenere premi. Questa cinematogra- secondo Aristotele, la missione poetica: co- fia è lo specchio di un paese culturalmente -fi gliere l’universale, immaginare, descrivere e nito, che nasconde sotto il tappeto luccicante raccontare mondi ed esistenze in cui chiun- mostrato al pubblico internazionale un deser- que possa trovare anche tracce di sé. Fa ecce- to polveroso e tossico, un’assenza d’idee e di zione in tal senso l’egolatria di Nanni Moretti, visione; l’arte di una nazione alla quale non il quale decidendo di raccontare la malattia e resta che un grande futuro alle spalle. La sua la morte del lutto che intercetta fatalmente le caratteristica principale, infatti, è la predile- sofferenze e i lutti altrui. La critica ha rilevato Narciso di Michelangelo Merisi da Caravaggio, olio zione per un espressionismo sontuoso, pati- a proposito di “Youth” di Sorrentino (il più di- su tela, 112×92 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte nato, elegante che racconta tuttavia il puro scusso, anche perché il più gravido di aspetta- Antica - Palazzo Barberini nulla (nel caso di Garrone), il vuoto narrativo tive) che è un film senza anima, ma la diagno- sceneggiato con infinita supponenza (come fa si può facilmente essere estesa alla gran parte Sorrentino), l’ennesima crisi di mezz’età dell’attuale produzione cinematografica na- sione, più sofisticata e obliqua rispetto al mo- (dell’egocentrico Nanni Moretti) oppure un zionale. Tale scomparsa al contempo descrive rettiano “Mia madre”, di narcisismo patologi- documentaristico cinema-verità che moltipli- un’altrettanto funesta caduta dell’aura, di co eretto (onanisticamente) a forma d’arte. ca infinite volte l’effetto déjà vu (declinato da ogni vestigia di sacralità, unicità, irripetibilità Per di più costruito su una sceneggiatura che Minervini in americano). Si obietterà che collegata all’arte e alla produzione creativa. In sfoggia a profusione ardite metafore e affer- questi film a molti sono apparsi persino dei tal senso, “Youth” ha in sé, rendendoli vistosi e mazioni apodittiche, le quali tuttavia non rie- capolavori, ma ciò che più sconcerta è l’insop- ridondanti, tutti i peggiori difetti dell’italica scono a farlo somigliare né alla superba opera primibile sensazione di ripiegamento solipsistico produzione cinematografica. Film verboso e segue a pag. successiva 14 [email protected]

segue da pag. precedente di chi lo fa, proprio come accade in molti altri che rappresenta una comunità di sordomuti letteraria né al solenne capolavoro metafisico ambiti della produzione artistica e culturale, attraversata da una violenza totale e senza re- cui il film palesemente ambisce, anzi ottenen- non concede cedimenti al mondo circostante, denzione. Immagini algide e rigorose che rac- do talvolta l’effetto opposto, vale a dire di far nessuna forma di empatia, né interesse socia- contano senza proferir parola una storia ag- proferire dogmaticamente agli attori frasi le. Gli autori raccontano nelle loro opere solo ghiacciante e assordante, un esperimento che pregne di verità assolute che finiscono per so- se stessi, unici soggetti a cui sono realmente e illustra cosa può essere oggi il cinema, la setti- migliare a quelle riportate nei cartigli dei sinceramente interessati. L’antidoto esclusivo ma arte, quando non cede ai demoni dell’in- cioccolatini: “Le emozioni, lungi dall’essere a questa incessante e forsennata corsa al ri- trattenimento e della superficialità. O, anco- sopravvalutate, sono tutto quello che abbia- basso della produzione filmica (e culturale) ra, d’incrociare “Eisenstein in Messico”, mo”. Accecato dal successo, Sorrentino, con nazionale è, ancora, un’assidua frequentazio- fantasmagorico, scoppiettante film del mae- sprezzo del pericolo e sorvolando sul necessa- ne delle sale cinematografiche (per lo più peri- stro Peter Greenaway che ti inonda con po- rio rigore dell’impresa, tenta in questo film di feriche), dove può capitare di vedere il film tenza visionaria e uso sapiente e sfrenato del- darsi alla filosofia, assurta a sport nazionale svedese “Forza maggiore” di Ruben Östlund, la tecnologia di emozioni vere, palpitanti che praticato con discreto successo di pubblico da che con una regia sospesa tra ghiacciate at- restituiscono in un sol colpo al cinema quel ottuagenari giornalisti mai domi nella loro mosfere nordiche che sembrano abitare, sino pathos, quell’anima e quell’aura che sul suolo tracotanza intellettualistica, al punto che vie- ad invadere, tanto la natura quanto gli esseri patrio non possiamo che rimpiangere. In- ne da chiedersi se l’instancabile pressione lob- umani riesce a descrivere lo smarrimento esi- somma, qui siamo tutti morti ma, coraggio, bistico-editoriale che pompa mediaticamente stenziale contemporaneo senza alcuna au- c’è vita su Marte. personaggi come Michela Marzano, Roberto toindulgenza né pseudo-intellettualismi, im- Saviano, Massimo Recalcati, Alessandro Ba- primendosi coi suoi grigi ottundenti e coi Francesca R. Recchia Luciani ricco non sia in fondo, per certi padri fonda- suoi colori smorzati nella mente e nel cuore tori, solo una necessità di autopromozione: dello spettatore nel quale s’insedia scavando Docente di Filosofie contemporanee dell’Università di nell’autunno desolato del nostro scontento per giorni come un tarlo. Oppure l’ucraino Bari dirige, per il Centro Interdipartimentale di Studi culturale più facile così ergersi a maestri. Il “The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy”, film sulla Cultura di Genere di UniBA, il Festival delle Donne nostro cinema ormai balla in perfetta solitudi- potentissimo, interamente girato nella lingua e dei Saperi di Genere (4a ediz. marzo 2015). Filosofa ne, se non altro perché l’individualismo sfrenato dei segni, basato su un soggetto contundente (Università di Bari “Aldo Moro”) Cannes 2015. Vincitori e vinti Era da tempo che l’Ita- Sergio Castellitto nel 2008 quando sono stati debitrice del cinema di Béla Tarr. E lo stesso si lia non portava a Can- premiati sia “Gomorra” sia “Il divo” o a quella può dire per “The Assassins” del taiwanese nes tre film in compe- dello stesso Nanni Moretti come Presidente Hou Hsiao-hsien, film dallo stile rigorosissi- tizione. Solo nel 1994 nel 2012 nel caso di “Reality”. Ora bisogna fare mo, con un impatto pittorico, ma minore ri- ce ne stavano di più, un paio di considerazioni. Innanzitutto il ver- spetto ad alcuni suoi capolavori come “Il mae- quattro. C’era sempre detto della giuria presieduta dai fratelli Coen stro burattinaio”, “Flowers of Shanghai” o Nanni Moretti con non è stato affatto “Millennium Mambo”. “Caro diario”, che ave- scandaloso ma più che In questo caso, appare va vinto il Premio per dignitoso. Non ha vin- più un premio alla car- la regia e fino all’ulti- to probabilmente il riera consegnato sotto Simone Emiliani mo era tra i favoriti film migliore ma “Dhe- le sembianze di quello assieme a “Film rosso” epan” di Jacques Au- alla regia. Poi in un di Krysztof Kieslowski fino a quando alla fine diard, nel mostrare la Palmarès, c’è sempre è passato “” di Quentin Tarantino guerra quotidiana di qualcosa che non tor- che poi ha ottenuto la Palma d’oro, assieme a un combattente ‘tamil’ na. A Cannes 2015, i ri- “Una pura formalità “di Giuseppe Tornatore, dello Sri Lanka che si conoscimenti più sto- “Barnabo delle montagne” di Mario Brenta e trasferisce a Parigi con nati appaiono il premio “Dheepan” di Jacques Audiard “Le buttane” di Aurelio Grimaldi. A Cannes una donna e una ra- alla regia (“The Lob- 2015, oltre a Moretti con “Mia madre”, ci sono gazzina che spaccia per la moglie e la figlia, ha ster” del greco Yorgos Lanthimos) e quello alla stati in gara anche Paolo Sorrentino (alla se- un’intensità nervosa notevole, e uno sguardo sceneggiatura (“Cronic” di Michel Franco), ti- sta partecipazione in 11 anni) con “Youth. sempre riconoscibile di uno dei più bravi ci- toli di un concorso che quest’anno è stato di Giovinezza” e Matteo Garrone (due Gran pre- neasti francesi su piazza. Al limite, se si voles- un livello inferiore rispetto le ultime due edi- mi della giuria per “Gomorra” nel 2008 e “Re- se fare un po’ di dietrologia, la Palma d’oro di zioni. Seconda considerazione sull’Italia tor- ality” nel 2012) con “Il racconto dei racconti”. quest’anno potrebbe rappresentare un risar- nata da Cannes a mani vuote. Al di là dei All’euforia di gran parte della stampa italiana cimento per lo scippo del 2009 quando lo stra- trionfalistici lanci stampa (“15 minuti di ap- dopo la presentazione del cartellone ufficiale, ordinario”Il profeta” si era visto scavalcare da plausi” dove si sarebbe davvero curiosi di ca- è subentrata la delusione per i mancati premi. “Il nastro bianco” di Michael Haneke. E, oltre pire chi è in sala che tiene il tempo da quando C’è chi si è lamentato per il fatto che i nostri a quello a Vincent Lindon come miglior atto- l’applauso parte a quando finisce), a Cannes film non siano stati sufficientemente tutelati re, è abbastanza meritato anche quello a Roo- c’erano titoli migliori dei tre italiani. Solo e lasciati in balia del predominio francese ney Mara come miglior attrice per “Carol” di “Mia madre” ci è parso che poteva comunque (cinque film in competizione) che si sono ag- Todd Haynes, ex-aequo (e qui invece non si è giocarsela fino alla fine. E tra gli ottimi film giudicati il massimo riconoscimento con d’accordo) con Emmanuelle Bercot per “Mon che non sono rientrati nel Palmarès ci sono il “Dheepan” di Jacques Audiard e il meritatissi- roi” di Maïwenn, quando invece le si poteva fluttuante melodramma “Mountains May De- mo premio per il miglior attore per la strepi- affiancare la sua partner Cate Blanchett. Più part” del cinese Jia Zhang-ke (il miglior film di tosa interpretazione di Vincent Lindon discutibile ma comunque coraggioso anche il quest’anno) e “Our Little Sister” del giappone- nell’ottimo “La loi du marché” di Stéphane Gran Premio della giuria a “Son of Saul” dell’un- se Hirokazu Kore-eda. Nessuno ha gridato al- Brizé. C’è chi invece ha sottolineato il fatto gherese László Nemes, efficace per il modo in lo scandalo. E c’erano maggiori ragioni delle che c’era bisogno di una presenza italiana in cui affronta il tema dell’Olocausto da un punto nostre per farlo. giuria che difendesse maggiormente i nostri di vista più fisico e soggettivo, meno convincen- film e si è fatto riferimento alla presenza di te nella costruzione di un’allucinazione troppo Simone Emiliani 15 n. 30 Louisiana (The Other Side) Un film di Roberto Minervini. Con Mark Kelley, Lisa Allen, James Lee Miller. Documentario Italia Francia 2015. Lucky Red Roberto Minervini fo- tografa l’altra parte (the other side) dell’A- merica e colpisce nel segno. Il cineasta ita- liano, grande viaggia- tore, approdato negli USA da qualche anno, ancora una volta di- mostra il suo talento e Giulia Zoppi dopo la trilogia dedi- cata al Texas (dove vi- ve), si sposta in Louisiana e, a nostra insaputa, viene accolto dall’altro ramo della famiglia di Todd (già protagonista della Trilogia) per ini- ziare un nuovo viaggio intorno all’America profonda. Inizia così un’esplorazione tutta nuova e per alcuni versi sconvolgente. Il cine- asta marchigiano infatti va alla scoperta di quella parte dell’America che vive al margine ed è composta da una popolazione di bianchi molto povera, estromessa dalla società e ar- rabbiata che sembra però non voler arrender- si, anche se naviga al confine di una società che li ha fortemente esclusi. Nella prima sce- na del documentario, un uomo si sveglia nudo Louisiana (The Other Side) di Roberto Minervini ai bordi di una strada di campagna e come se nulla fosse si avvia in una direzione che non ci al limite del disgusto (siamo abituati a perfor- e meno giovani paramilitari, si preparano è dato sapere. Nella scena seguente, lo stesso mance in cui il corpo deve comunque essere all’attacco del nemico, uniti e armati contro uomo Mark, va a trovare sua sorella e insieme aitante e attrattivo). Minervini argomenta il tutti, in primis Obama, il Presidente che si è a lei e al figlio adolescente fuma crack per tut- suo bisogno di catturare gli attimi più intimi, dimenticato di loro più di ogni altro presiden- to il pomeriggio dimenticandosi il resto del a volte teneri, a volte osceni con queste parole: te abbia fatto prima. Il documentarista non mondo. La sera stessa egli si dirige in un bar “In certi momenti non si può fingere, i narci- nasconde che vi sia un intento politico nel suo dove incontra la fidanzata Lisa con cui forma sismi non possono contaminare un intero film: “Volevo rappresentare non solo la condi- una coppia molto affiatata in cui, amore e film. E poi le riprese sono il frutto di conviven- zione di povertà e dipendenza dalle droghe, droga, sono il collante principale che li tiene ze durate mesi, le maschere cadono. In Loui- ma anche indagare e comprendere il senti- uniti. La Louisiana è uno Stato in cui il tasso siana sono andato a girare con mia moglie e i mento di rivalsa e di rabbia che tiene unita di disoccupazione raggiunge il 50% e Mark e miei due bambini di 4 e 2 anni. Le persone con questa comunità di bianchi, dispersa nel pro- Lisa, rappresentanti di quella che viene defi- cui sono entrato in contatto sanno chi sono e fondo nord della Louisiana” spiega in un’ in- nita la “white trash”, ossia la comunità di dove abito, uno dei veterani è venuto qui al tervista, e prosegue affermando: “descrivo l’A- bianchi che vivono al limite della soglia di po- Festival”. Il regista che accompagna Lisa e merica in corto circuito, quella in cui cittadini vertà, sopravvivono nella quasi totale anar- Mark lungo il proprio destino scandito da ri- e istituzioni non si parlano, e dove la politica chia, spacciando e producendo metanfetami- tuali uguali a se stessi dove non mancano però ostruzionista della destra punta solo a far ca- ne. Nonostante lo squallore del loro momenti di socialità e di tenerezza (Mark e la dere il governo Obama”. Eppure la riuscita quotidiano, Minervini li immortala in una nipotina che sogna di frequentare un’univer- della pellicola è dovuta all’ assenza di giudizio, routine fatta di grande amore reciproco, di sità prestigiosa, Mark e sua madre, chiusa alla condivisione e all’empatia nei confronti passione e di cura quotidiana, seppur scanditi dentro una dolce demenza senile) sposta degli uomini e delle donne che conosciamo dall’assunzione costante di droga e alcool, adesso, nella seconda parte del film, il suo lungo tutta la vicenda documentata, in cui ve- mezzi che trovano a buon mercato, utili a sop- sguardo verso la comunità dei vecchi reduci diamo ogni singola persona abbandonarsi al- portare lo squallore intorno a loro. Il docu- della guerra del Vietnam, intenti a sbronzarsi la cinepresa instaurando con essa un rappor- mentarista si immerge e sosta nel loro quoti- tutto il giorno, per dimenticare una condizio- to di fiducia totale. Non è dunque un occhio diano per mostrarci immagini dalla naturalezza ne di massima disperazione e indigenza (a di- distaccato quello di Minervini, quanto piutto- che colpisce, ma che non è priva di metodo e mostrazione di quanto sia riduttivo il punto sto dolente, amareggiato e curioso ma senza di calcolo professionale (la cura dell’immagi- di vista di Clint Eastwood mostrato in “Ameri- pregiudizio. Complessivamente l’opera è riu- ne restituisce una grande attenzione al detta- can Snyper” sulla reale condizioni dei reduci scita nel suo intento e restituisce una realtà glio), come già aveva dimostrato nelle opere di guerra) senza trascurare i più giovani so- che gli americani non riescono a raccontare precedenti. La nostra coppia non teme di pravvissuti ai conflitti in Iraq, la cui abitudine con la stessa onestà e profondità, a dimostra- esporsi alla cinepresa e lo fa senza alcuna so- alla violenza ha instillato in loro una paranoia re che l’occhio è capace di vedere il mondo vrastruttura, portando lo spettatore dentro perpetua, un senso di perenne rischio a cui tanto più è distaccato e non troppo coinvolto: un’intimità che può anche disturbare ma che non vogliono sottrarsi in nessun modo. Così, ovvero quando cerca di non prendere posizio- conferma il desiderio di non censurare nien- abbandonati al loro destino Mark e Lisa, i loro ne, restando al margine dello sguardo. te: le crisi di astinenza da eroina, come il sesso parenti e i pochi amici, ci ritroviamo a percor- consumato sul divano che mostra corpi sfatti, rere un sentiero boschivo in cui gruppi di giovani Giulia Zoppi 16 [email protected] L’ostenteria Cannes Cinephiles: come rendere pubblico un evento riservato ai professionisti Consigli per i frequentatori di Cannes; consigli per chi organizza la cultura in italia Il Festival e il Marché che vuole coltivare il pubblico, lo stesso pub- con bus o con i treni regionali (molto efficien- du film che si svolgono blico che frequenterà le sale commerciali, fa- ti). Vale la pena di far notare che gli spazi pub- ogni anno a maggio a cendo della Francia uno dei paesi dove il cine- blici citati ma anche l’Espace Miramar (300 Cannes rappresentano ma fa parte del bagaglio culturale di ogni posti) possono essere utilizzati gratuitamen- uno degli eventi più cittadino. Per partecipare a Cannes Cinephi- te, una volta all’anno, dagli istituti scolastici importanti per il mon- les si deve presentare domanda di accredito, a della città e affittati per € 55-128 da compa- do del Cinema e sono febbraio di ogni anno, o tramite il sito www. gnie amatoriali o professionali e organismi entrambi riservati ai Cannes-cinema.com o tramite il Festival indi- con finalità filantropiche, mentre per le asso- professionisti del set- rizzandola a [email protected]. ciazioni l’affitto è di € 285-373. Il programma Ugo Baistrocchi tore e a quelli della stam- Le condizioni richieste sono quelle di essere delle proiezioni di Cannes Cinephiles com- pa e dei media. Eppure uno studente di cinema o di essere iscritto ad prende tutti i film in concorso e quasi tutti una politica culturale dotata di una strategia un’associazione di cultura cinematografica. quelli delle altre sezioni del Festival, tutti i di lungo periodo e che ha come priorità l’inte- Ogni anno vengono rilasciati più di quattro- film de La Semaine e de La Quinzaine ma an- resse pubblico è stata in grado di fare in modo mila accrediti gratuiti. Con l’accredito si acce- che tutti i film di ACID (rassegna di film indi- che non solo gli addetti ai lavori ma anche i de gratuitamente, con priorità, alle sale del pendenti), la rassegna Cinéma des Antipodes cinefili possano fruire dei film del Festival, circuito Cannes Cinephiles che sono: la Licor- (una selezione di 18 film australiani, neoze- privilegiando i primi ma senza trascurare i se- ne, Studio 13, le Raimu e Alexandre III. Anche landesi e indonesiani) e Cannes Écran Juniors condi. Molti che frequentano, regolarmente i non accreditati possono accedere alle sale (rassegna competitiva di 8 film per ragazzi). e magari da anni, il Festival non si sono mai del circuito se vi sono posti disponibili. L’ac- Non deve, quindi, sorprendere se in fila fuori accorti che i film delle varie sezioni del festi- credito Cinephiles non consentirebbe l’acces- dalle sale di Cannes Cinephiles si possono in- val (Competition, Hors competition, Un Cer- so al Palais ma in realtà si può assistere alle contrare, in mezzo a studenti e a semplici cit- tain Régard, Cinéma Classic, ecc.) e delle ras- proiezioni delle sezioni Hors competition, Se- tadini di Cannes, italiani che hanno scelto di segne parallele (Semaine de la critique e ances speciales, Cannes Classic ritirando i bi- vivere il Festival lontano dalla bolgia del Pa- Quinzaine de realisateurs) vengono proiettati glietti di invito nell’apposito spazio informa- lais, usufruendo di un programma di proie- in contemporanea anche per i cittadini di tivo riservato ai cinephiles oppure zioni che è addirittura più ricco di quello del Cannes, per gli studenti e per i cinefili in ge- Festival. In conclusione da questa breve de- nerale. Sfogliando i tantissimi daily che ven- scrizione di una manifestazione collaterale al gono distribuiti al Palais con i programmi del Festival di Cannes si possono trarre alcune giorno, capita di imbattersi nell’indicazione utili considerazioni: di sale che non sono riportate nelle mappe di 1. Cannes Cinephiles usa in modo intelligente Cannes fornite agli accreditati e sulle quali le sale pubbliche dei centri culturali della città neanche i vari punti d’informazione sanno (manifestazioni equivalenti italiane si svolgo- fornire indicazioni. Per sapere dove sono que- no nel normale circuito commerciale e le sale ste sale del circuito alternativo di Cannes Ci- delle istituzioni pubbliche non vengono uti- nephiles bisogna chiedere all’ufficio del turi- lizzate né, tantomeno, affittate a prezzi con- smo di Cannes. Cannes cinephiles è la venienti); manifestazione organizzata da Cannes Cine- 2. Le proiezioni sono gratuite (in Italia sono a L’entrata del Théâtre Alexandre III, 19 boulevard ma e dal Festival di Cannes per consentire al pagamento anche quelle sostenute da contri- Alexandre III, 06400 Cannes, sotto l’interno pubblico di scoprire la programmazione delle buti pubblici); confortevole della sala selezioni festivaliere. Cannes cinema è un as- 3. Se ci sono posti disponibili chiunque é am- sociazione riconosciuta dal CNC tra le sale impegnandosi nella fila “ultimo minuto” della messo ad assistere alle proiezioni anche i non (pubbliche) la Licorne, Alexandre III e l’Espa- sala principale, il Théâtre Lumière. Una fila accreditati (in molti festival italiani, finanzia- ce Miramar, che nel corso dell’anno svolge apposita (non prioritaria) è riservata agli ac- ti con fondi pubblici, si preferisce avere sale una impressionante, per una piccola città, at- creditati cinephiles per le proiezioni di “Un semi-vuote piuttosto che fare entrare accredi- tività di promozione del cinema. Si rammenta Certain Regard” alla sala Debussy. Con bi- tati a pagamento di categorie diverse da quel- che Cannes e Venezia (Venezia città + Lido glietti d’invito si può assistere alle proiezioni le specificatamente ammesse); senza Mestre e Marghera), dove ha luogo la ufficiali di ACID (Association du Cinema In- 4. Si possono fare politiche culturali inclusive Mostra internazionale d’arte cinematografi- dépendent pour sa Diffusion) che si svolgono a favore del pubblico di massa (molti eventi ca, hanno all’incirca lo stesso numero di abi- alla multisala Arcades. Con l’accredito, infine, culturali italiani, anche se godono del soste- tanti (80.000) ma le sale commerciali a Can- si può accedere, senza priorità, a tutte le pro- gno pubblico, tendono ad essere esclusivi o nes dispongono di quasi 50 schermi mentre a iezioni ufficiali (tranne quelle delle 19:30) de la inclusivi solo di facciata). Venezia e al Lido sono attive 4 sale con meno Quinzaine des Réalisateurs al Théâtre Croi- Ugo Baistrocchi di 10 schermi. Quindi a Cannes è presente un sette e a tutte quelle de La Semaine de la Cri- offerta commerciale numericamente signifi- tique all’Espace Miramar. Le sale riservate cativa alla quale non si contrappone ma anzi li specificatamente a Cannes Cinephiles sono lo accompagna un’offerta culturale di cinema al- Studio 13 (300 posti) e Raimu (180 posti) delle trettanto significativa che dimostra come tra due maison des jeunes et la Culture “Picaud” e il cinema commerciale e quello culturale, al- “de Ranguin” e i due spazi pubblici Théâtre de la meno in Francia, non c’è concorrenza ma Licorne (483 posti) e Théâtre Alexandre III (176 complementarità. Cannes Cinephiles è il mi- posti). Sono ottime sale, decentrate rispetto al glior esempio di una politica culturale di successo Palais e al Marché ma facilmente raggiungibili

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Festiva SardiniaFilmFestival News Sassari. Conclusa con una grande festa collettiva la X Edizione dell’ International Short Film Award mentre la Sardegna esultava per lo scudetto della Dinamo Basket Sassari e a Cagliari si svolgeva il congresso nazionale e il concerto per Emergency dopo il bello e partecipato Sardegna Pride. Tutti gli eventi uniti in un inno alla gioia per la vita. Intanto a Sassari si progetta la futura città del cinema «Il Sardinia Film Festi- credibile. C’è da chiedersi quante volte fareb- val è un gioiellino di be riscrivere il soggetto a un vulcanico film- cui non solo Sassari, maker dell’Estonia, Peter Murdmaa, che, do- ma tutta la Sardegna po la location scouting all’Asinara con la quale sono orgogliose». E si è concluso il meeting, ha concepito un ori- ancora: «In questi die- ginale blockbuster: una storia di zonkeys, os- ci anni la manifesta- sia di asinelli (donkeys), albini come quelli che zione è cresciuta fino a pascolano sull’isola, in versione zombie. La- superare i confini -re sciando da parte i progetti per il futuro, è il ca- gionali e nazionali, per so di parlare dei cortometraggi che sono stati raggiungere un’impor- i protagonisti della decima edizione del Sardi- Grazia Brundu tanza riconosciuta a li- nia Film Festival. Anche quest’anno non è sta- La Giuria Internazionale della X edizione del SFF, vello internazionale». L’apprezzamento arriva to facile per i selezionatori scegliere i migliori composta dalla produttrice Jane Doolan (Irlanda), da Gianfranco Ganau, il presidente del Consi- tra i circa 900 iscritti in concorso, ma alla fine il compositore Maurice Seezer (Irlanda) (a sx) e il glio regionale sardo, insieme a una targa che si è imposto un gruppo di 43 pellicole prove- Direttore Artistico del Fike – ISFF di Evora (Portogallo) festeggia il decennale, ed è tra i più graditi per nienti da Spagna, Portogallo, Francia, Germa- João Paulo Macedo (foto di Marco Dessì) il direttore artistico del festival, Carlo Dessì. nia, Regno Unito, Croazia, Svizzera, Polonia, Ancora più gradito in quanto sottoli- Messico, Usa, Nepal, Cile, Colom- nea che questa decima edizione ap- bia, Kurdistan/Iraq, Zambia, Ko- pena archiviata ha centrato un obiet- sovo, Armenia, Turchia, Singapo- tivo importante: portare al festival re, e naturalmente Italia. Il non solo, come gli anni scorsi, corto- compito di nominare i vincitori è metraggi da ogni angolo del mondo, toccato alla giuria internazionale, ma anche chi quei corti li gira, li pro- formata dalla produttrice irlande- duce, li compra e li distribuisce. E, se Jane Doolan, dal suo connazio- infatti, uno degli eventi più impor- nale Maurice Seezer, musicista tanti del Sardinia Film Festival 2015 compositore di colonne sonore di è stato il Meeting dei Giovani Film- Jim Sheridan e Baz Luhrmann, e makers europei -finanziato dal - Co da João Paulo Macedo, il direttore mune di Sassari e dalla Fondazione del FIKE-International Short Film Banco di Sardegna in collaborazione Festival di Evora, in Portogallo. con la Film Commission regionale- Tra i film in concorso, i giurati durante il quale si sono riuniti al hanno premiato come Miglior Quadrilatero tanti giovani registi e i Documentario “Ecuador, with the buyers di tre importanti network eu- La proiezione notturna al Quadrilatero (foto di Marco Dessì) segue a pag. successiva ropei: Helene Vayssieres di Arte France, Marc Alberti Pradera di TV3 Cata- lunya e Manuela Buono della triestina Sling- shot Films, che per tutta la giornata del 26 hanno dato consigli preziosi su come riuscire a farsi acquistare un cortometraggio o una sceneggiatura. Tutti e tre i buyers hanno con- cordato sull’importanza dei piccoli festival per la promozione dei registi alle prime prove, mentre hanno sconsigliato di proporsi subito in quelli più grossi perché la probabilità di passare inosservati è troppo alta rispetto a quella di fare breccia nel pubblico e nella criti- ca. La più “severa” è stata la buyer francese. «Non cerco la perfezione –ha esordito- ma un punto di vista che mi colpisca». Poi ha raccon- tato che quando deve valutare una sceneggia- tura, convoca «sia il regista che il produttore» e legge «tutto lo script insieme a loro per circa due ore, in modo da far venire fuori anche quello che non c’è sulla carta». Dopodiché fa Alcuni scatti dell’ultima giornata dell’EYFILM! I buyers e i giovani filmmakers europei in trasferta nella bellissima riscrivere tutto finché la struttura non diventa isola dell’Asinara per la location scouting a cura della Fondazione Sardegna Film Commission 18 [email protected]

segue da pag. precedente eyes closed” di Daniel Chamorro, a cui va an- L’International che il premio di rappresentanza della Presi- dente della Camera dei Deputati “per aver mo- Federation of Film strato senza alcun sentimentalismo che esistono Societies nel Sardinia soluzioni alternative alla crisi di un pianeta sfinito dall’imperante sistema consumistico La testimonianza del giurato portoghese

Questa partecipazio- ne al Sardinia Film Festival è stata per me un’esperienza parti- colare dal punto di vi- sta professionale ma João Paulo Macedo anche personale. Vi- “Listen” una coproduzione iraniana - danese sulla sito la Sardegna per la prima volta, torno ad convivenza difficile tra culture diverse, già vincitore incontrare vecchi amici e conosco nuove belle come migliore cortometraggio di finzione al Tribeca persone. E’ in questo contesto unico, con un Film Festival altro particolarissimo che alla fine dirò, che si sono inserite le interessanti visioni dei film occidentale”, mentre tra le fiction internazio- presentati nel Festival sassarese, accompa- nali si è aggiudicato il primo posto, premio di gnato dai tanti momenti piacevoli condivisi rappresentanza del Presidente della Repub- Il Presidente del SardiniaFF Angelo Tantaro consegna per discuterli, in particolare durante le pause blica e il premio assegnato da Diari di Cine- il premio di rappresentanza del Presidente del Senato pranzo e cena davanti a un bicchiere di eccel- , “Listen” di Hamy Ramezan e Rungano club alla celebre e bravissima violinista Anna Tifu (foto di lente vino sardo delle cantine di Sella&Mosca. Nyoni, una storia ambientata in Danimarca Marco Dessì) Tutto questo è anche l’inizio di nuove splendi- che racconta le difficoltà di dialogo tra diverse de amicizie! Sono stato presente al SFF con il culture. La giuria l’ha premiata perché è “l’o- doppio ruolo di membro dalla Giuria Interna- pera che più di tutte accoglie in sé un tema zionale e quale rappresentante del Festival tragico e attuale insieme a una cinematogra- partner europeo FIKE – Festival Internaziona- fia sofisticata ed esperta». Il premio alla -mi le di Cortometraggi, presente dal 2001 nella gliore fiction italiana è andato all’unico film regione dell’ Alentejo, nel sud del Portogallo, sardo in concorso, “Sinuaria” di Roberto Car- nelle città di Évora, Beja e Portalegre. È stata ta, che ha anche ricevuto il Premio Federico questa per me anche una meravigliosa oppor- Lubino per i registi sardi. Menzioni speciali tunità, tra il tanto lavoro svolto da giurato, di sono andate a “Nel silenzio” di Lorenzo Fer- conoscere Sassari, la sua storia e la simpatia rante e Matteo Ricca per la fiction italiana, a dalla sua gente. La selezione dei film presenta- “En Directo” di Wenceslao Scyzoryz per quella ti ha avuto, in generale, un approccio molto internazionale e a “The Shadow Forest” di An- sensibile rispetto a tematiche e generi tra loro drzey Cichocki per la miglior fotografia. Le se- diversi, costituendo cinematograficamente zioni “Back to the Land” e “Scuola over 18” so- un valore aggiunto attraverso uno sguardo cri- no state valutate dalla Giuria di Scienze tico e perspicace delle tante storie e realtà evi- Politiche di Sassari, che ha premiato, rispetti- denziate, con le tante espressioni linguistiche vamente, il documentario “Jardin de piedras” e le varie tecniche narrative cinematografiche di Victor Cabrera e Cristian Caradeuc, e la fi- emerse. È indubbio che uno dei momenti più ction polacca “The shadow forest” di Cichocki qualificanti del Festival sia stato l’incontro con Andrzej. Infine, l’Accademia di Belle Arti ha i tanti giovani registi europei, coinvolti in una premiato, per la Videoarte “Autogenic” di H. conferenza aperta con il pubblico, la Sardegna Prakash, con una menzione speciale a “Per un Film Commission e diversi buyers. Sono certo pugno di note” di Maurizio Iezzi, e per il gene- che per il futuro questa iniziativa avrà effetti re Sperimentale “A robot’s tale” di Stephanie segue a pag. successiva Winter, con una menzione speciale a “This is Anna Tifu (foto di Marco Dessì) not a horror movie” di Silvia De Gennaro. Il Premio del Pubblico FICC è andato a “La Jazz della Sardegna per l’inaugurazione e “Il smorfia” di Emanuele Palamara. Oltre ai film cinema delle avanguardie” con il Liceo Azuni, in concorso, quest’anno il festival ha presen- all’esibizione della talentuosa violinista Anna tato al pubblico, di pomeriggio, quattro sele- Tifu, che è stata premiata dal presidente An- zioni di film non in competizione provenienti gelo Tantaro con la medaglia di rappresentan- da quattro festival partner: Psarokokalo-A- za del Presidente del Senato della Repubblica thens International Short Film Festival (Gre- Italiana, assegnata tutti gli anni a una perso- cia); FIKE-International Short Film Festival nalità che si sia particolarmente distinta nel (Portogallo); Edinburgh Short Film Festival campo dell’arte, della cultura e del sociale. (Scozia); Corona Fastnet Short Film Festival L’ultimo evento speciale di questa edizione è (Irlanda). E, come in tutte le edizioni, non so- stata la proiezione del no mancati gli eventi speciali, uniti dal filo 2015, “Thriller”, alla presenza del regista Giu- conduttore della musica: dai cine-concerti seppe Marco Albano. “Jazz a Cinecittà”, realizzato con l’Orchestra Grazia Brundu 19 n. 30

segue da pag. precedente estremamente positivi per il cinema, l’associa- Impressioni sul Sardinia Film Festival 2015 zionismo e per la Sardegna. In quest’ottica e in una nuova prospettiva, penso che sarebbe Testimonianza di una ospite italo (romana) - irlandese cosa utile amalgamare ulteriormente le propo- La presentazione al serata inaugurale della decima edizione del ste ed il lavoro del SFF con un progetto e una publico di un gruppo SardiniaFilmFestival. Lo spazio sonoro creato rappresentanza più marcata che coinvolga di opere di altri artisti da questi musicisti di eccezione, e grazie alla maggiormente la International Federation of é un lavoro creativo di competenza dei tecnici del suono, é sembrato Film Societies, considerato che proprio il Ci- per se e, al di là degli eccezionalmente naturale in tutta la sua com- neclub Sassari, organizzatore del Festival, si è intenti pratici associa- plessitá. Ugualmente ispirata é stata la scelta di recente affiliato alla Federazione Italiana ti con la presentazione di un tema su cui collaborare nella partner- dei Circoli del Cinema, membro effettivo della e distribuzione di ma- ship fra il Cineclub Sassari e il Liceo Classico IFFS, dove una presenza di una giuria Don teriale filmico, la dire- Musicale “D. A. Azumi”: la creazione di musi- Quischiote sarebbe totalmente giustificata. zione artistica di un che originali da parte degli studenti in rispo- Riprendendo in modo gioioso le considerazio- festival aspira sempre sta ad immagini in movimento create dai Da- ni iniziali di questo breve scritto, mi illudo alla produzione di un daisti in un periodo estremamente fertile di Maria Pizzuti che la mia presenza abbia favorito eventi as- opera d’arte. Anno do- impulsi innovativi. Altri fili conduttori, come solutamente straordinari per la città di Sassari po anno si cerca di creare una identitá, una le tematiche del “ritorno alla terra” o l’incorag- in ambito sportivo, essendoci stata la coinci- narrativa coerente e costantemente innovati- giamento attivo della cinematografia indi- dente storica vittoria dello scudetto della Di- va, modulando i temi che emergono dalle nar- pendente e regionale, elevano questo festival namo Basket Sassari, diventando la più me- rative individuali di ogni regista. É un piacere ad un evento che sorpassa una semplice colle- ridionale squadra italiana a trionfare nel ma soprattutto una grande fonte di ispirazio- zione di film da proiettare. Cosí mi sono tro- massimo campionato cestistico italiano. Un ne partecipare ad un’evento culturale di quali- vata a dare per scontato il solido lavoro di base evento che ha portato la felicità in tutta la Sar- tá come il SardiniaFilmFestival. La mia visita intrapreso dal SardiniaFilmFestival e le virtù degna e che ha impreziosito e dato lustro alla a Sassari ha seguito la visita a Schull (Irlanda) degli organizzatori: - La disciplina necessaria stessa X edizione del Sardinia Film Festival, del direttore artistico del SardiniaFilmFesti- per creare e mantenere attivo un esteso data- sapientemente gestita dal direttore artistico val, Carlo Dessì, in occasione della nostra set- base degli emergenti creatori di materiale fil- Carlo Dessì e dal presidente Angelo Tantaro, tima edizione del Fastnet Short Film Festival. mico. - La perseveranza nel gestire il bando di insieme ai tanti collaboratori volontari che Istigato da Carlo, lo scopo di questo incontro competizione: la selezione da parte dello scre- hanno reso indimenticabile questa mia pre- era di scambiare programmi di cortometraggi ening staff e della giuria é di per se un lavoro senza in terra sarda. da proiettare nei nostri festival, rispettiva- enorme, fisicamente estenuante specialmen- João Paulo Macedo mente, ma soprattutto di lanciare un piano di te quando il numero dei partecipanti aumenta cooperazione per il futuro che coinvolga altri anno dopo anno con la crescita della notorietà Direttore Artístico del FIKE – International Short Film festival, gia attivamente in contatto con il Sar- del festival. Si tratta anche di un lavoro strate- Festival, produttore culturale e membro del comitato esecu- diniaFilmFestival. Sembra paradossale che in gicamente complesso e intricato quando si tivo della FICC – Federazione Internazionale dei Circoli questa epoca di super-comunicabilitá sia an- vuole garantire l’ equità di trattamento di ogni del Cinema cora necessario viaggiare da evento ad evento partecipante. - L’abilitá di entusiasmare amici per scambiare materiali ed idee. Di fatto la ri- o colleghi amanti del cinema e convincerli a voluzione digitale non puo sostituire la ric- offrire il loro contributo volontario. - Il dono chezza dell’esperienza diretta delle varie real- di essere giocolieri di gran destrezza con fon- tá culturali; una ricchezza e complessitá che, di limitati e non sempre presenti al momento alla fine, sorpassa i limiti sia delle parole che giusto. La cordialitá e spontanietà degli orga- delle immagini. Ho partecipato solo alla pri- nizzatori e dello staff volontario ha reso la mia ma metá del SardiniaFilmFestival ma una se- breve visita un’esperienza piacevolissima ma rata inaugurale straordinaria ha introdotto il ha anche facilitato incontri con altri organiz- tono degli eventi successivi. In un memorabi- zatori di festival di cortometraggi in altre sedi le concerto sotto le stelle nel Parco di Monser- Europee in un ambiente che ha favorito natu- rato, musica dal vivo e immagini proiettate ralmente lo scambio di idee e piani per il futu- hanno accattivato gli spettatori. L’Orchestra ro. Grazie di cuore a tutti voi del SardiniaFilm Jazz della Sardegna diretta dal Maestro Marco Festival, speriamo di rivederci presto. Tiso ha dimostrato come il jazz di qualitá, Maria Pizzuti spesso erroneamente considerato come una forma artistica di elite, fosse utilizzato dai Nata a Roma, vive in Irlanda dal 1987. BA in Fine Art maestri della Commedia all’Italiana (Monicel- DIT Dublino, Irlanda, Masters Philosophy UCD Dubli- li, Risi etc.) per accompagnare una narrativa no. Una delle fondatrici del Fastnet Short Film Festival, alla portata di tutti. Questa accessibilitá ga- ha collaborato con l’organizzazione del festival in vari rantisce ancora oggi una vivida presenza dei ruoli tra cui: direttrice artistica, coordinatrice dell’ imma- classici di Piero Piccioni : “Un italiano in Ame- gine del Fe- rica”, “Fumo di Londra”; Armando Trovajoli stival e, come “Sette Uomini D’oro” e Ritz Ortolani “Il Sor- in tutti i fe- passo” nella coscienza musicale degli Italiani. stival soste- L’intenzione di onorare il posto di rilievo che nuti dal vo- la musica ha nel marcare il ritmo della narra- lontariato, Lo staff al lavoro nella segreteria e ufficio stampa tiva cinematografica é di certo presente nella tutto fare. allestito al Quadrilatero dell’Università di Sassari mente di ogni organizzatore di festival del ci- in viale Mancini 5. In primo piano Manlio Delogu nema. Purtroppo la difficolta di creare eventi riconoscibile anche senza il suo inseparabile cappello. di qualitá, sia per ragioni logistiche che mone- Tra i tantissimi ruoli coperti con professionalità, anche tarie, spesso scoraggia gli organizzattori a quello di traduttore ufficiale. (foto di Marco Dessì) tentare l’approccio live. Non nel caso della 20 [email protected] Moviementu alla ribalta al SFF Sassari. Mattina di sabato 27 giugno 2015, nella stessa sede dove si costituì tre anni fa, Moviementu - rete cinema Sardegna si confronta in un’ Assemblea partecipata Mentre i giovani film- cinema isolano, vengano messi a bando con la resto (festival, rassegne, cineteca regionale, maker dell’EYFILM si massima urgenza. Intanto c’è chi tra Movie- produzione di lungometraggi, cortometraggi e sono recati all’isola mentu ha deciso personalmente di non stare sceneggiature, didattica e formazione) poco dell’Asinara per un so- più ad aspettare la burocrazia, né ascoltare più del 40%. Una evidente forzatura che va a pralluogo speciale, in promesse e ragioni politiche: il regista Enrico discapito, secondo Eia Fim, ma anche secondo quanto momento di Pitzianti, con la sua casa di produzione Eia Film gli operatori di Moviementu e non solo, di tut- confronto tra emer- ha così fatto ricorso al Tar (Tribunale Ammini- ta una filiera. Si chiede quindi, nel ricorso, in via Giulia Marras genti e professionisti, cautelativa, la sospensiva urgente dei bandi e occasione di location ospitalità già pubblicati a valere sulla cifra se- scouting, accompagnati dai buyers esteri e so- condo il ricorso indebitamente attribuita. Al ri- stenuti dalla Film Commission, qualcuno è ri- corso si è aggiunto volontariamente anche Sal- masto tra le aule e la sala all’aperto del Quadri- vatore Mereu. A questo punto, Moviementu è latero dell’Università di Sassari, sede del Sardinia messo di fronte a una scelta decisiva, che è sta- Film Festival. All’interno di questa importante ta oggetto della discussione nella sede del Sar- edizione, non poteva infatti mancare l’incontro dinia Film Festival: se introdursi “ad adiuvan- dei soci di Moviementu, a un anno esatto dalla dum“ alla causa, sostenendo i compagni e nostra intervista con Marco Antonio Pani, il pri- descrivendo una situazione comune, al di là mo presidente dell’associazione degli operato- degli interessi personali, che denuncia il males- ri del cinema sardi, e a due dalla sua fondazio- sere del settore e della sua organizzazione legi- ne, negli stessi luoghi dove è nata con slativa. I termini per aggiungersi in quanto as- emergenza vitale per richiedere la giusta appli- sociazione sono purtroppo scaduti: la scelta è cazione della Legge Cinema del 2006 e la cor- quella di iscriversi individualmente, creando in retta ripartizione dei fondi per la produzione, Marco Antonio Pani, regista, portavoce, già presidente toto una sorta di class action, con l’incremen- nelle percentuali stabilite appunto per legge di Moviementu, durante l’ Aassemblea tare delle voci provenienti anche da diverse so- regionale del 20% per il funzionamento della cietà o per differenti interessi. Il sostegno al ri- Film Commission e dell’80 per lo sviluppo delle strativo Regionale), appellandosi alla illegitti- corso assumerebbe quindi una valenza prima produzioni propriamente detto (sostegno a ma e irregolare ripartizione dei fondi nell’alle- di tutto politica; un’azione che prima ancora di lungometraggi, cortometraggi e sviluppo sce- gato tecnico del bilancio regionale 2015, nel voler essere effettiva, mira con forza ferma e ri- neggiature di interesse regionale). In questi quale, per il triennio 2015/2017, la percentua- soluta a un’incidenza comunicativa e pressan- due anni di strada ne è stata fatta, il presidente le destinata per legge al funzionamento del- te, passando direttamente per l’Assessorato è cambiato ed è stata eletta la sceneggiatrice la Film Commission (20% del 70% destinato del Bilancio. Con i rischi del caso, ovvero il peri- Antonia Iaccarino (ora dimissionaria) e final- alla produzione) arriva a impegnare più del colo di vedere ancora una volta lo slittamento mente sono usciti i Bandi Ospitalità 2015 (con 50% (!) delle risorse destinate globalmente dei bandi, ma anche in regime di autotutela in i fondi del 2014), mentre è stato nominato an- all’intero settore cinema, lasciando a tutto il riferimento a una legge che anche se va neces- che il Consiglio di Ammini- sariamente ammodernata e strazione della Fondazione resa più agile, va rispettata Sardegna Film Commission nel suo spirito e nelle percen- (il regista e già presidente della tuali previste, l’eventuale in- FSFC Antonello Grimaldi, l’ope- tervento di Moviementu da ratore culturale Sergio Scavio, una parte dichiarerebbe guer- il collaboratore del Centro Ser- ra una volta per tutte; dall’al- vizi Culturali della Società tra sposterebbe l’attenzione re- Umanitaria di Carbonia Andrea gionale (sperando per la Contu, la dirigente regionale nazionale) dell’attuale disegno Susanna Diliberto e il presiden- dell’amministrazione e di fina- te di Federcultura Sardegna, ziamenti del cinema da una vi- nonché associato di Movie- sione Film Commission centrica, mentu, Marco Benoni. Ma le quindi esterofila e prettamente lotte continuano: il 17 Giu- commerciale, a una rinnovata gno, dopo un’audizione con gestione dell’intera filiera pro- la Commissione Cultura, è duttiva locale, dalla maestranze stata consegnata una lettera alle sceneggiature, dai festival al- firmata da tutti i soci dell’as- la distribuzione, al sostegno sociazione più esterni quali aperto e prioritario ai film di inte- Salvatore Mereu, Gianfranco resse regionale e così via, per al- Cabiddu, Peter Marcias e Gio- meno cominciare a dare forma a vanni Colombu e indirizzata quell’industria sostenibile che all’Assessore Claudia Firino, in con orgoglio e sapienza contri- cui si richiede che i fondi a di- buirebbe economicamente e sposizione per l’anno corren- culturalmente tutto il territorio te (3.435.000 euro), ottenuti sardo. al termine di una vertenza so- stenuta da tutto il mondo del Giulia Marras 21 n. 30 Il SardiniaFilmFestival visto dalla macchina fotografica

Sigla del SFF di Paolo Bandinu di Marco Dessì

Da sx Nicola Sanna, sindaco; Gianni Carbini, vicesindaco; Social Media Team del corso di Scienze della Gianni Crasta, sommelier del museo del vino di Monica Spanedda, Assessore alla Cultura Comunicazione a lavoro per il SFF: da sx Sabrina Berchidda Partner del SFF Pulina, Irene Ghiani, Paola Ruiu, Elisa Mulas

Foto di gruppo Un momento del Meeting dei Giovani Filmmaker Anna Tifu, dopo il concerto ringrazia il pubblico europei EYFILM

Buyer production, da sx: Marc Alberti Pradera, TV3 Da sx Gianni Cesaraccio, autore; Rosanna Castangia, Foto di Gruppo da sx: Nevina Satta, direttrice Catalunya; Helene Vayssieres Arté France; Manuela producer Bencast SardegnaFC; e delegazione Diari di Cineclub Angelo Buono, Slingshot Films Tantaro, João Paulo Macedo, Giulia Marras, Patrizia Masala, Marco Asunis

Da sx Carlo Dessì, direttore artistico; Anna Tifu, violinista; ARRI corner al SFF, sala prove a disposizione dei La presentatrice del SFF Rachele Falchi Angelo Tantaro, presidente SFF; Marco Asunis, filmaker presidente FICC 22 [email protected] Un thriller al David di Donatello 2015 e al SFF Al SardiniaFilmFestival Sabato 27 giugno nella serata della Proclamazione Vincitori, come evento speciale, è stato proiettato “Thiriller” alla presenza del regista Quando sul palco del lavorasse in America in una fabbrica proprio Teatro Olimpico di simile all’Ilva di Taranto. Ma il suo grande so- Roma l’attore Tullio gno è sempre stato, fin da bambino, di diven- Solenghi chiama il tare un regista e di riuscire a portare nella sua giovane regista Giu- casa un importante riconoscimento. Il corto è seppe Marco Albano stato co-prodotto da Angelo Troiano di Basili- Adriano Silvestri per premiare, come Mi- ciak (con sede a Bernalda in Basilicata) e da glior cortometraggio, il suo «Thriller», il ricor- Apulia film commission. Le riprese sono state do va al protagonista Danilo Esposito, un ra- effettuate nel Dicembre 2013 con la giovane gazzo che si era presentato un anno fa al Anna Ferruzzo, in passato al fianco di Checco Cineporto di Bari. Simpatico, bassino, con ca- Zalone, e con Antonio Gerardi, voce nota della pelli lunghi e ordinati, si era avvicinato con un balzo ad un tavolino, ove era seduta la product Da sx il regista di “Thiriller” Giuseppe Marco Albano e manager Simona Palmieri, e aveva dichiarato il presidente del SFF Angelo Tantaro nell’ ARRI corner le sue generalità, come se fosse stato fermato del festival (foto Marco Dessì) dai Carabinieri: «Sono e mi chiamo Danilo Esposito, ho 15 anni, anzi quasi sedici, e risie- a Bari; poi a Luglio al Giffoni Experience Fe- do a Taranto. Ma nel film sono Michele e fac- stival ed a Galatone al Festival Nazionale del cio il ballerino pop, un ragazzo appassionato cortometraggio scolastico, quindi in Agosto al di Michael Jackson, ma questo è vero; a me Lucania film festival di Pisticci ed a Settembre piace veramente; è un idolo per me e poi sono all’Otranto film fund festival. Ha ricevuto già cinque anni che ballo.» Mostra la locandina, alcuni riconoscimenti: in Agosto 2014 è stato dove appare di rosso vestito, e descrive le loca- premiato al Castellaneta film festival come tion: il rione Tamburi, con la sua scuola, la zo- Miglior cortometraggio e in Aprile 2015 è sta- na industriale, la città vecchia, con i vicoli e le to premiato a Cascia al Festival Internaziona- scalinate, che percorre in bicicletta, gradini le film corto “Tulipani di Seta Nera”. E qualche compresi. Ambientato e girato tutto nella Cit- giorno fa anche ai David di Donatello: dopo la tà di Taranto, il corto premiato – di genere mattinata con la partecipazione del Presidente drammatico/ grottesco - racconta la storia del della Repubblica, sul palco della premiazione quattordicenne, che vive ballando sulle note ha ricevuto anche 3000 euro della Società Ita- del suo mito. Ma questo sogno rischia di in- liana degli Autori ed Editori, riconoscimento terrompersi a causa della mobilitazione della consegnato dallo sceneggiatore Nicola Lu- grande acciaieria dove lavora suo padre. Il de- suardi, componente della commissione Cine- siderio del ragazzo sarà – tuttavia - più forte ma della Siae. Ai David di Donatello si è affer- dei problemi degli adulti, e riuscirà ad ispira- mata – come è noto - la Calabria di «Anime re anche gli operai, in un incredibile giroton- nere» di Francesco Munzi, con ben nove sta- do finale sulle note di «Thriller». Anche per tuette, insieme alla Basilicata di «Noi e la Giu- Giuseppe Marco Albano, scrittore, sceneggia- lia» di Edoardo Leo, con il Miglior attore non tore e regista, uno dei suoi miti - da piccolo - radio, e poi con Giuseppe Nardone, Ciro In- protagonista (Carlo Buccirosso) e il David era lo stesso cantante e il filmaker lucano ri- termite, Gionata Russo e Luigi Mitolo. «Thril- Giovani, e poi la Sicilia di «Belluscone, una corda come il vero padre di Michael Jackson ler» è stato presentato lo scorso anno a Giugno storia siciliana» di Franco Maresco, come Mi- glior documentario. Da rilevare che la Puglia puntava su «Latin Lover» con Virna Lisi, can- didata come miglior attrice protagonista, in- sieme al costumista Alessandro Lai, al trucca- tore Ermanno Spera e alle acconciature di Alberta Giuliani, ma alla fine c’è stato solo un (meritato) omaggio a Virna Lisi. Stessa sorte per il film «Sei mai stata sulla luna?», candida- to per la miglior canzone originale, di France- sco De Gregori. Alla fine l’unico premio è an- dato proprio a Giuseppe Marco Albano, ora già al lavoro su un nuovo film: una commedia sulla tematica degli anziani, un lungometrag- gio ambientato tra Napoli e Parigi. Adriano Silvestri

“Thriller” è stato sostenuto con € 13.224 (Apulia National Film Fund) e Lucana FC. Ambientato a Taranto, 2014, 14’. Il soggetto è dello stesso regista che ha collaborato alla sceneggiatura con Francesco Niccolai. Fotografia: Giorgio Giannoccaro; Montaggio: Francesco De Matteis; Diretto- Giuseppe Marco Albano sul set di Taranto mentre parla con il giovane protagonista Danilo Esposito re di produzione: Angelo Troiano 23 n. 30

SardiniaFilmFestival Il Premio del Pubblico Ficc - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema consegnato al film “La smorfia” di Emanuele Palamara Elemento unificatore per la Ficc (Federazio- ne Italiana dei Circoli del cinema) è stato, nel mese di maggio, l’incontro che ha coin- volto le organizzazio- analizzate, attribuendo il premio, dai conteg- ni del pubblico dislo- gi definitivi, a quella che ha riscosso maggior cate in Sardegna e consenso. Naturalmente le organizzazioni nella Penisola. Dodici del pubblico, riunitesi nelle loro sedi, non si Patrizia Masala i circoli che hanno or- sono espresse nei confronti del vincitore con ganizzato le proiezioni e hanno discusso i un giudizio unanime. Il giudizio critico dei cortometraggi in concorso nella sezione fi- partecipanti alle proiezioni è stato infatti ca- ction della X edizione del Sardinia Film Festi- ratterizzato, come sempre accade nei dibatti- val. Una selezione di settima arte che è stata ti, da processi mentali di analisi e valutazioni consegnata dopo la sua nascita a chi realmen- differenti a seconda del proprio grado di te la fruisce: il Pubblico. E il Pubblico organiz- obiettività, talvolta condizionato da una di- zato ha puntualmente assunto la sua funzio- versa spinta ideologica ed emotiva. “La smor- ne critica, ribadendo ancora una volta il fia” è il titolo del corto che si è aggiudicato il concetto del “diritto alla risposta”. Il Pubblico premio del pubblico Ficc, diretto dal regista questa volta attivato anche come giuria (oltre ventottenne Emanuele Palamara. Il premio, 100 soci dei Circoli) che non si è limitata sola- consegnato la sera del 27 giugno per mano del mente alla visione delle sei brevi opere, conse- Presidente nazionale della Ficc Marco Asunis, gnate ai circoli dal comitato organizzatore del è stato accompagnato dalla motivazione: Arte, Festival, ma le ha discusse e minuziosamente vita, dramma e sottile ironia. Una narrazione arricchita con generi diversi. Una storia di vi- ta familiare, in cui si racconta un’esperienza dell’esistenza umana nel contesto psicologi- co-relazionale in rapporto alla disabilità, in- dirizzando lo spettatore, con il giusto equili- brio, a riflessioni più universali. Il film premiato affronta la tematica della disabilità e le problematiche ad essa connesse ed è ispi- rato alla vera storia di un vecchio cantante na- poletano costretto su una sedia a rotelle a cau- sa di un ictus. L’ictus, come asseriscono gli esperti, è da considerarsi una patologia molto “democratica” perché per sua stessa defini- zione colpisce improvvisamente, così che in pochi secondi si può passare dal pieno benes- sere all’essere imprigionati in un corpo inca- pace di svolgere le funzioni più comuni e che dopo lo stroke capita che alcune capacità fisi- che e mentali ti abbandonino, a volte tempo- raneamente, a volte per sempre. Ed infatti il giovane regista sembra evidenziare che in Carmine, il protagonista del film, la perdita delle funzioni cerebrali siano a volte solo Ha consegnato il premio il presidente della FICC Marco Asunis accompagnato da Patrizia Masala V.presidente transitorie perché ogni tanto vive in “stato di ed Elisabetta Randaccio, responsabile FICC per le relazioni internazionali. Nella foto da sx il regista Emanuele grazia” con qualche bagliore di lucidità, du- Palamara, Patrizia Masala e Marco Asunis (foto di Marco Dessì) rante il quale ritorna al teatro. Quel teatro che prima della patologia lo aveva consacrato co- me erede della canzone napoletana. Ma la pa- Alcuni tologia di Carmine deve fare i conti oltre che componenti della con i suoi ricordi e i suoi sogni anche con la rappresentanza sua “carceriera Nina”. C’è in questa breve ope- FICC, da sx ra un cinema dai ritmi regolari, ricco di hu- Nando Scanu ed mour e di momenti commoventi che lascia Angela; Marco ben sperare su questo regista che aspira ad Asunis; Patrizia avere uno stile tutto suo e che ama il cinema Masala; Elisabetta di Wilder e Scorsese. Randaccio; Massimo Spiga (foto di Angelo Patrizia Masala Tantaro) 24 [email protected] Pasolini e la giustizia. Il “caso” Pilade E’ noto che Pasolini come corollari, conseguenze e specchi della subì in vita una vera gestione complessiva della polis, di cui repli- odissea giudiziaria, che cano per automatismo lo stato di salute, com- lo portò sul banco degli presa l’eventuale degenerazione autoritaria. imputati in ben 33 pro- Riflesso chiaro di questa problematica, e per cessi e sotto i più diversi molti versi un unicum nel corpus pasoliniano, capi d’accusa, dai quali è “Pilade”, una delle sei tragedie in versi stese peraltro uscì sempre as- tra il 1966 e il 1967. Pasolini vi completa ideal- solto: da quelli collegati mente la trilogia eschilea dell’”Orestiade” con alla sua biografia, a un quarto tempo immaginario, in cui viene Angela Felice partire dal primo, cele- rappresentata l’evoluzione politica della città brato nel 1952 a Porde- di Argo dopo il passaggio dalla tirannide alla none per il cosiddetto scandalo di Ramuscel- democrazia, l’assoluzione di Oreste dalla col- lo, a quelli conseguenti al suo operato pa di matricidio, con verdetto legalmente artistico, di volta in volta chiamato alla sbarra sancito, e la sua conseguente assunzione a le- come espressione recidiva di vilipendio. Può ader politico della comunità, liberamente dunque suonare strano che una così accanita eletto dall’assemblea. Il mito, così prolungato e sofferta persecuzione processuale non trovi e inventato, si presta dunque esemplarmente eco esplicita nell’opera pasoliniana e non si a diventare maschera allusiva della vicenda traduca in tema centrale di qualcuna delle sue pubblica italiana coeva all’autore, nel contesto multiformi manifestazioni, letterarie o cine- degli anni Sessanta segnati dall’euforia del matografiche. Il paradosso, tuttavia, è solo boom e, in politica, dalle prospettive riforma- apparente, né certo va ricondotto alla reticen- trici di inediti governi di centro-sinistra. Le za pubblica dell’autore sugli incidenti della intenzioni di questo voluto strabismo tempo- propria cronaca personale, ove si pensi al per- rale, con conseguente forzatura attualizzan- sistente autobiografismo, anche narcisistico, te, si dichiarano peraltro fin dal quadro ini- che ne fa lievitare l’ispirazione e il pensiero. E’ ziale del dramma. Lì infatti la lugubre immagine vero invece che, in particolare dagli anni Ses- dei cadaveri di Egisto e Clitemnestra, figure santa, a Pasolini preme soprattutto il discorso dell’ ”antico regime” ora penzolanti in piazza, sul potere, tanto nel suo essere paradigma on- racchiude l’evidente controfigura di altri im- Gruppo statuario Oreste e Pilade. Roma tologico e necessario della vita sociale orga- piccati più recenti, Mussolini e Claretta Pe- nizzata, quanto nelle forme diverse che esso tacci, simboli di una dittatura sconfitta da miope, più che essere frutto della libera scelta, assume nella fenomenologia storica, inclusa cui, con la conquista della libertà democrati- per quanto arbitraria, del tribunale umano. E la configurazione democratica dell’Italia ca, l’Italia del dopoguerra si era o pareva ri- su quelle fondamenta il nuovo governo non post-fascista. Ed è in questo orizzonte di evi- scattata. Ma con quali sviluppi successivi? E può che scivolare in dispositivo di sopruso e dente spessore politologico che Pasolini collo- con quali prospettive future? Intanto, nel “Pi- di potere arrogante, formalmente democrati- ca la sua sporadica riflessione sui meccanismi lade” pasoliniano, la volontà dell’attualizza- co ma nella sostanza totalitario. Come per un della giustizia umana, sottraendoli ad una let- zione e la sottintesa tensione a interrogare, teorema teatrale, questa deriva è dimostrata tura di tipo settoriale e interpretandoli invece capire o denunciare il presente comportano dal caso esemplare di Oreste, che è sottoposto radicali modifiche nella fisionomia tradizio- da Pasolini a una forte revisione in chiave ne- nale dei personaggi del mito, in particolare gativa. L’eroe democratico, informato dalla per Atena, emblema della ragione umana ragione tecnocratica e progressista che regge chiarificatrice, e per i giovani Pilade e Oreste, anche il mondo occidentale avanzato, finisce convenzionalmente uniti da una fraterna per degradarsi in figura di politico astuto, at- amicizia. La dea, innanzitutto, di per sé ispi- tento alla difesa degli interessi di proprietà, ratrice positiva di bene, si rovescia qui in am- suoi e della fazione che lo appoggia, e per stra- bigua fonte negativa di dogmatismo e fanati- volgere la giustizia in privilegio di classe, smo. E’ l’effetto inevitabile di una Ragione giungendo infine per puro tatticismo anche a stravolta, perché assolutizzata e ciecamente stringere un’alleanza innaturale, contraddit- “illuministica”, impegnata a portare i suoi lu- toria per un laico come lui, con le forze oscu- mi ovunque, anche dentro la “luce oscura” del rantiste e reazionarie rappresentate dalla so- passato e della tradizione, che a lei, nata solo rella Elettra. Si tratta di un patto di reciproco dal padre, sono sconosciuti. Tutta “moderna”, puntello in cui è evidentemente controfigura- radicata nel presente ed esaltata dalle pro- to l’avvicinamento “storico” tra gli ambienti spettive di progresso del futuro, questa Atena della Sinistra e la Democrazia Cristiana. E’ a condensa in sé i disvalori che Pasolini vede in- queste manovre di opportunismo conservato- combere sulla imborghesita e normalizzata re che si sottrae Pilade, personaggio che nel società italiana del suo tempo, avviata sulla mito è presenza muta, ombra di Oreste e qua- china della secolarizzazione materialistica, si suo accessorio, mentre qui si eleva a prota- dell’alienante edonismo consumistico e della gonista, perno del dibattito e fin dal titolo perdita di realtà conseguente all’oblio del pas- eroe centrale. Pasolini vi proietta molta parte sato, la sola dimensione della vita –scrive – di sé e del suo animus polemico, facendovi “che noi veramente conosciamo e amiamo”.Il confluire gli echi di tante altre figure rilette in nuovo potere democratico nasce dunque su chiave di dissenso: Cristo, Dante, Leopardi. Il basi monche e sostanzialmente tarate dall’in- timido e scandaloso Pilade è appunto il disob giustizia, se la stessa assoluzione di Oreste bediente, l’eretico, il diverso che, in nome di Pier Paolo Pasolini durante un processo nell’Areopago è stata imposta da una divinità segue a pag. successiva 25 n. 30

segue da pag. precedente di cui Oreste, con il suo cinismo opportunisti- un suo ideale di “libertà e giustizia” coniugata co, è stato l’antesignano e il primo fautore. Nel- Pasolini: una lunga con il rispetto dei valori sacri della tradizione le profezie delle Eumenidi e di Atena, che apro- pedalata verso e della pietas, tradisce la sua classe di origine e no nel testo straordinari squarci visionari, il futuro conoscerà infatti altri trionfi: la fine del- l’estate la storia, in senso umanistico, e l’avvio di una La strada è bianca, “nuova Preistoria”, in cui tutti, dentro e fuori il dritta e senza fine; l’o- Palazzo, saranno omologati nel penitenziario rizzonte è solo una pia- del consumismo, automi di un modello unico stra afosa, fatta del colo di “sviluppo senza progresso”, della cui assolu- di una pianura immen- tezza, quando sarà totale e irreversibile, si ac- sa. I pedali pigiati come corgeranno troppo tardi. Furono i rovelli anche stantuffi. La bicicletta dell’ultimo Pasolini corsaro, polemista dispera- viene spinta in avanti: to ma anche mai arreso nei confronti dell’infer- è pesante come fosse no della società neocapitalistica in cui pure –lo Enzo Lavagnini di sasso. dimostra la vicenda del contraddittorio tra - Quando arriva Venezia? Oreste e Pilade- ogni ipotesi rivoluzionaria di - Pedala, pigrone! cambiamento è destinata allo scacco e il potere La fatica non spegne le risate genuine dei due stesso, come un Moloch, pare immutabile e in- ragazzi. Lacrime di sudore gocciolano sugli tercambiabile. E tuttavia brillano di luce alter- occhi. Panni bagnati. Incrociano qualche rara nativa e si fanno lieviti possibili di speranza vettura. Col sole tagliente tutto si confonde: la utopistica altre testimonianze e altre energie terra smossa dalle ruote poi lascia una piccola ideali: la diversità, il rifiuto senza cedimenti traccia fumosa del loro passaggio. E’ una stra- compromissori, il non adattamento. Di questi na estate quella del 1940. Tutto è già cambiato, principi si fa carico il Pilade di Pasolini. E, co- l’Italia è in guerra, eppure tutto sembra esatta- me lui, i poeti, “questi eterni indignati, questi mente come sempre al suo posto: quei campi campioni della rabbia intellettuale, della furia coltivati, i pochi contadini che li salutano, un ponticello, una fontana a cui rifocillarsi e ri- Gruppo di due figure (cosiddetto Oreste ed Elettra), empire le borracce, i borghi rurali che attraver- Marmo, h 150 cm I secolo a.C. - I secolo d.C. Proveniente sano. Terminati gli esami universitari, il di- da Pozzuoli, dal macellum Napoli, Museo Archeologico ciottenne Pier Paolo Pasolini è partito in Nazionale bicicletta da Bologna per raggiungere Vene- si mette dalla parte dei diseredati, di cui il zia. E’ insieme all’amico Ermes Parini (detto nuovo governo non pare voler prendersi cura. Paria) e la destinazione è una visita alla Bien- E’ inevitabile dunque che questo scomodo nale d’arte. Poi, da solo, Pier Paolo - e sempre campione irriducibile del no debba essere in bicicletta -, arriverà a San Vito di Cadore e messo a tacere, se non con la violenza, quanto in seguito fino a Casarsa. In tutto Pasolini meno con un processo apparentemente rego- compirà in bicicletta un giro di oltre 400 chilo- lare, come avviene nel raro quadro giudiziario metri. Di questa piccola “avventura” muscola- del terzo episodio ambientato in un tribuna- re egli scrive: “Ad ogni modo una cosa bella da le. E’ un procedimento, tuttavia, viziato all’ori- essere confusa con un sogno, l’ho avuta: il gine, in diretta conseguenza della parabola viaggio da San Vito a qui, in bicicletta (130 degenerata della democrazia politica, ormai KM): esso appartiene a quel genere di avveni- sclerotizzata in sistema autodifensivo. Colpi- menti che non possono essere raccontati sen- to infatti da una raffica di accuse pregiudiziali za l’aiuto della voce e dell’espressione. L’alba, le pronunciate in sua assenza (frequentazioni Dolomiti, il freddo, gli uomini coi visi gialli, le sospette, ambizione, nichilismo distruttivo, case e i sagrati estranei, l’accento estraneo, le blasfemia), l’imputato non gode nemmeno di cime e le valli nebbiose irraggiate dall’aurora”. un avvocato difensore ed è infine bandito dal- Pasolini, epistolario, lettera all’amico Franco la comunità, cacciato in un esilio che ne acco- Il Decameron (1971), Pier Paolo Pasolini in allievo di Farolfi, agosto 1940. Paria ogni tanto perde co- muna il destino a quello di tanti altri ribelli Giotto raggio, Pier Paolo lo sprona. Ai curiosi occhi ostracizzati in vita e riconosciuti solo post dei due giovani pedalatori, alimentati ad arte e mortem. La rivolta di Pilade non approda ad filosofica” –così scrisse nel 1962 su “Vie nuove”- letteratura, tutto appare splendido, sorpren- alcun trionfo umano nel testo di Pasolini, in che non si addormentano nella propria norma- dente, poetico. Ogni immagine è una nuova cui, dopo quel processo-farsa avallato dal po- lità, vivono in perenne emergenza e soprattut- suggestione. Tutto è incluso in una cornice tere, fallisce anche il progetto di una rivolu- to non dimenticano. sinfonica che racconta di un paese che l’estate zione proletaria e di una guerra civile, pallida sta asciugando dall’umidità invernale, di una e quasi parodica eco della lotta resistenziale. Angela Felice passione giovanile per l’esplorazione, della Infine l’eroe, abbandonato dai compagni par- forza dei muscoli. Hanno passato il Po e subito tigiani che gli preferiscono le sirene del (falso) Studiosa di letteratura e di teatro, dirige dal 2009 il Cen- dopo cittadine come Adria, Cavarzere, Piove di benessere promesso dal duo Oreste-Elettra, si tro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia. Ha Sacco, per poi cominciare a sentire l’odore sal- ritrova isolato e sconfitto, in compagnia di un pubblicato, tra l’altro, Introduzione a D’Annunzio (Later- mastro della laguna. Pedalando e pedalando ragazzo e di un vecchio addormentati, fanta- za), Racconti italiani dell’800 e del ‘900 (Principato), Il sono passati così dall’operosa Bologna all’in- smi proiettivi delle diverse fasi della sua vita, teatro friulano. Microstoria di un repertorio tra Otto e canto di Venezia. La visita alla Biennale è il na- passata e futura, e insieme richiami cristolo- Novecento (con Paolo Patui, Forum edizioni) e ha curato, turale e necessario approfondimento degli gici al Gesù tradito e circondato dagli aposto- per Marsilio, L’attrice Marchesa. Verso nuove visioni di studi (Pier Paolo studia con passione Arte li appisolati nell’orto dei Getsemani. A vince- Adelaide Ristori, Pasolini e la televisione, Pasolini e il tea- all’Università, con Roberto Longhi), anche se re, in questa fantasia teatrale che sovrappone tro (con Stefano Casi e Gerardo Guccini), Pasolini e l’in- le astensioni “politiche” della Francia, dell’In- il mito alla storia verificabile, sono altre forze terrogazione del sacro (con Gian Paolo Gri). segue a pag. successiva 26 [email protected]

segue da pag. precedente da solo per questo tratto. Permanenza di più ghilterra, della Danimarca e della Russia, me- settimane. Terza tappa, San Vito di Cado- nomano alquanto la rassegna, nella quale re- re-Casarsa (130 chilometri), dove Pier Paolo si Associazionismo Nazionale di Cultura siste il retorico concorso per affreschi e basso- ferma per tutto il resto dell’estate. La biciclet- Cinematografica rilievi ispirato ai temi del “Duce ed il Popolo”, ta, più che il calcio, era non solo e non proprio “dello Squadrismo”, della “Marcia su Roma”, uno sport, per lui come per tanti altri. Era uno dell’ ”Impero”, e dove comunque, tra la varia “sport” magari per i campioni del ciclismo, MiBACT - Direzione paccottiglia di Regime, si possono osservare che esaltavano le folle, ma a Bologna o in Friu- opere significative di Carlo Carrà, Gino Seve- li, o addirittura, più avanti, nella poco adatta Generale Cinema. rini, Felice Casorati. Pier Paolo, ad appena di- Roma dei sette colli, per Pasolini ed i suoi ami- ciassette anni, avendo affrontato, per merito, ci, era soprattutto un mezzo di trasporto, di Commissione per esplorazione, di indipendenza la Cinematografia e di socialità. In bicicletta aveva conosciuto i quartieri di Bolo- - Sezione per la gna ed i dintorni della città (an- che non proprio prossimi, co- Promozione. A fine me Parma, per andare ad incontrare l’amico Franco Fa- luglio, riunione. rolfi che da poco si era trasferi- Auspichiamo un to lì); inoltre a Casarsa (dopo la guerra) in sella della bici per- progressivo cam- correrà chilometri e chilometri per recarsi ad insegnare; a Ro- bio di rotta ma, ancora più avanti negli an- Le nove Associazioni Nazionali di Cultu- ni, andrà addirittura dalla lon- ra Cinematografica, riconosciute a -nor tana Rebibbia, dove abitava, ma ai sensi del’art. 18 dalla vigente Legge fino ai Parioli, e perfino con sul Cinema, attendono l’imminente in- Pier Paolo Pasolini, intorno all’anno 1958, al Mandrione, strada di Roma un’amica da portare sulla can- contro della Commissione per la Cine- che inizia dal Quadraro - Porta Furba e arriva a via Lodi na, per andare al salotto lette- matografia - Sezione per la Promozione, rario di Maria Bellonci; oppure per dare sviluppo e certezza ai loro pro- dalla casetta di via Tagliere, grammi. la maturità un anno prima, si è iscritto all’Uni- proprio accanto al carcere romano di Rebib- L’incontro che dovrebbe svolgersi nel me- versità di Bologna. I compagni preferiti delle bia, arriverà fino alle rive dell’Aniene, dove i se di Luglio nei giorni 26/27, dovrà deli- sue letture sono stati i poeti provenzali e tutto ragazzetti di borgata prendono il bagno. Una berare sui contributi per le attività cine- l’ermetismo italiano, a cominciare da Unga- volta arrivato a Casarsa per le sue vacanze matografiche in Italia e all’estero per retti. Ha anche preso parte assiduamente alla estive del 1940, per quanto ci rivela Nico Nal- l’anno 2015. vita di un cineclub dove ha visto tutto René dini nella sua biografia, Pasolini legge appas- A seguito delle audizioni svolte, le Asso- Clair, il primo Renoir e qualche film di sionatamente Hölderlin, Strindberg, Monta- ciazioni auspicano che il cambio di rotta Chaplin. Ha fatto, e fa, anche molto sport, il le, le traduzioni di lirici greci di Quasimodo. avvenuto già nel 2014 possa proseguire calcio ma anche la pallacanestro e il ciclismo. Sempre con la bicicletta, a Casarsa, passa, anche per l’anno in corso, confermando il D’inverno va a sciare. L’estate la passa come nell’ambito di pochi chilometri, da una sacca loro ruolo per l’importante lavoro attuato sempre a Casarsa. linguistica ad un’altra con il pubblico, sia sul piano formativo Quando l’amico Paria lo e compiere così i suoi che su quello della promozione e distri- lascerà solo a pedalare, importanti e rivelatori buzione culturale cinematografica. per Pier Paolo il prose- approcci al friulano. In guimento del viaggio campagna, coi campi DdC diverrà “simbolico”, a raggiunti ancora una posteriori: andrà - sta- volta in bicicletta, con volta da solo, con la sola un cavalletto da pittore forza dei suoi garretti - e i colori passa molti dalla città natale, Bolo- pomeriggi a dipingere. gna, al paese della ma- Scrive a Franco Farolfi dre, la patria d’elezione A Roma (Rebibbia) in Via G. Tagliere 3, al primo inviandogli copie delle scelta qualche anno do- piano, Pasolini abitò dal 1951 al 1953. Fu la prima poesie che sta scriven- po: Casarsa. Una lunga residenza romana del Poeta do. Il tutto sempre con pedalata da Bologna una inesauribile ener- verso Venezia e poi verso le vacanze estive a gia, con curiosità e con la bicicletta come sorta San Vito di Cadore dove raggiungerà i suoi. di “compagna di studio”. Un allenamento atle- Ultima tappa da San Vito a Casarsa, dove i Pa- tico alla vita e all’estetica. A fine estate, -tor solini trascorrono d’abitudine tutta l’estate. nerà a Bologna coi suoi per riprendere gli stu- Grossomodo la “grande pedalata” di Pasolini di universitari. E’ stata una strana estate: dovette avere questa articolazione. Prima tap- l’estate in cui è finita davvero ogni innocenza. pa, Bologna -Venezia (135 chilometri), Pier Pa- Il paese cambiato lo travolgerà in poco tempo; olo ed Ermes - con pernottamento a Venezia in una lettera a Luciano Serra del febbraio presso qualche struttura universitaria. Per- 1944 scriverà: “Non so se ci rivedremo tutto Sala riunione del Mibact – DG Cinema audizione manenza a Venezia un solo giorno, o due. Se- puzza di morte, di fine, di fucilazione. […] La 9 settembre 2014. Da sx Angelo Tantaro, Nicola conda tappa, Venezia-San Vito di Cadore (140 guerra puzza di merda”. Borrelli, Rosaria Marchese, Candido Coppetelli, chilometri), con arrivo presso la casa di vacan- Francesco Tufarelli, Marco Asunis (foto di Silvia za affittata dai Pasolini. Pier Paolo è in viaggio Enzo Lavagnini Finazzi) 27 n. 30

I dimenticati #11 Alberto Collo Questa è la storia dol- Jacobini (con Maria, «Come le foglie» di Gen- ceamara del primo di- naro Righelli, «Resurrezione» e «Anima tor- vo del nostro cinema, mentata» di Mario Caserini; con Diomira, uno dei primi attori «Camere separate» di Righelli). Il suo stipen- della settima arte in- dio mensile aveva raggiunto la cifra stratosfe- ternazionalmente ce- rica di 5.000 lire, equivalente odierno di circa lebri: Alberto Collo. 19.500 euro. Nel 1923, diretto da Almirante, in- Nato a Piobesi Torine- terpretò uno dei ruoli che lo resero più popo- se il 6 luglio 1883, Collo lare: fu «Il fornaretto di Venezia»; durante la Virgilio Zanolla iniziò come parruc- lavorazione, nella scena dell’impiccagione del chiere, ma la passione fornaretto, per un banale incidente rischiò per il teatro a ventiquattr’anni lo portò nella davvero di morire impiccato. Ebbe elogi come compagnia filodrammatica di Dante Testa, al quello del critico Dionisio ne “La vita cinema- Teatro Rossini di Torino. Qui una sera del tografica”: «Alberto Collo ha superato ogni 1909 lo notò Arturo Ambrosio, il regista e pro- previsione, ha superato se stesso (...), tanto duttore che l’anno prima con «Gli ultimi gior- sono ingenue e giovanili le sue espressioni di ni di Pompei» aveva inaugurato il filone dei innamorato felice e bonariamente geloso, film storici destinati a dare lustro al cinema quanto piene di dolore e di spasimo, di morta- italiano nel mondo; colpito dalla sua bellezza, le angoscia e di prostrazione, dopo la tortura e Ambrosio lo invitò per l’indomani nella sua dopo il crollo del suo sogno». Ma ahimé, per il villa in via Nizza 11, dove il regista Enrico Ma- cinema italiano, pressato dalla concorrenza ria Pasquali girava il film «Il delitto della bru- americana, la crisi era in agguato. Nel ’26, con ghiera»: e qui, con l’immediata partecipazio- le produzioni ridotte al minimo, Collo tornò al ne a quella pellicola ebbe inizio la carriera teatro, prima nella compagnia di Dedé di Lan- cinematografica del giovane attore. Avvio fol- da, poi in ditta con Emilio Ghione, esibendosi gorante… o quasi: giacché nel primo anno, no- nel meridione d’Italia: si proiettava «Il forna- nostante le sue proteste, per la sua avvenenza retto di Venezia» poi lui appariva in palcosce- egli fu scritturato a 100 lire mensili nelle co- Stati Uniti inclusi; Collo riceveva ogni giorno nico. I gusti del pubblico però erano cambiati, miche di Cretinetti, truccato e abbigliato da oltre 100 lettere di ammiratrici da vari paesi, e e costretto a rientrare a Torino viaggiando in prima donna! Quando la sua fidanzata lo sep- perfino proposte di matrimonio (una l’ebbe terza classe egli lasciò il teatro per il commer- pe svenne, e ruppe il loro legame. Nel 1910 da una facoltosa vedova brasiliana). Secondo cio; nel ’39 sposò l’attrice Aurora Varny, riap- Collo entrò nella Savoia Film, e l’anno dopo si il regista Augusto Genina, era «il bravo ragaz- parendo ogni tanto nel cinema in piccole par- trasferì a Roma alla Pathé di Baldassarre Ne- zo che recitava la parte dello scettico blu dal ti: l’ultima fu nel ’54 in «Bertoldo, Bertoldino e groni, dalla quale nel ’14 passò alla Cines del sorriso amaro e canzonatorio». In quegli anni Cacasenno» del vecchio amico Mario Amen- barone Fassini, pagato la cospicua somma di (e anche quando, nel ’17, rientrò a Torino, do- dola. Ma colpito da tumore dové allontanarsi 500 lire al mese, per recitare accanto a colei ve proseguì la carriera con inalterato succes- da tutto: finché, ridotto in stato di totale indi- che stava imponendosi come la diva per eccel- so), egli fu abbinato ad alcune delle attrici ita- genza, la trasmissione radiofonica “Ciak” pro- lenza del nostro cinema muto, Francesca Ber- liane più brave e fascinose: dalla Bertini mosse una sottoscrizione per soccorrerlo. tini. Ma la Cines seppe valorizzare altrettanto («Idillio tragico» e «L’amazzone mascherata» Collo non era stato dimenticato: in pochi gior- bene anche il suo fascino e talento, imponen- di Negroni, «Nelly la gigolette» e «Don Pietro ni la redazione radiofonica raccolse oltre dolo come l’amoroso n° 1; tanto che la neonata Caruso» di e con Emilio Ghione; ma anche, in 400.000 lire, e lo stesso presidente Einaudi fe- Cæsar Film del produttore Barattolo volle ac- un piccolo ruolo, «Assunta Spina» di Gustavo ce sì che l’attore venisse subito ricoverato capparrarselo offrendogli uno stipendio men- Serena), a Lina Cavalieri («Sposa nella mor- all’ospedale San Giovanni, operato e curato sile di 700 lire: per trattenerlo Fassini gli offrì te!» di Ghione), ad Hesperia («La signora delle con ogni premura. Era troppo tardi: e il 7 lo stesso, ma Barattolo rilanciò portando la ci- camelie», «Marcella», «La cuccagna», «Mater maggio del ’55, a settantun anni, l’ex idolo del fra a 1.000 lire e l’ebbe vinta. D’altronde, i film purissima» di Negroni), ad Italia Almirante pubblico femminile si spense a Torino. interpretati dall’attore incassavano somme Manzini («La statua di carne», «L’ombra» e considerevoli e si vendevano in tutto il mondo, «L’arzigogolo» di Mario Almirante), alle sorelle Virgilio Zanolla

L’Unità dopo un anno ritorna in edicola: bentornata!

Il 30 giugno ha visto rinascere il quotidiano fondato da Antonio Gramsci il 12 febbraio 1924. Così scriveva il fondatore: « Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale ».

Il ritorno del quotidiano è una gran bella notizia! Testata bianca in campo rosso e l’apostrofo verde, il giornale, esce con 250mila copie, costa € 1,40. Numero di riferimento: Anno 92 n.01. Il neo direttore Erasmo D’angelo, un passato in Rai e al Manifesto. In redazione ci sono 29 giorna- listi e 4 poligrafici. In bocca lupo!

28 [email protected] Da Passavamo sulla terra leggeri a Un bambino che piangeva. Due scrittori che hanno raccontato di una Sardegna magica dove nessuno muore in via definitiva Vedo un fiume di gente scorrere verso la Storia. Il fiume è la memoria di ognuno. Il resto è il niente che lo contiene. Aldo Nove

Davanti al chiostro di san Domenico che tra- suda stille di storia, Alessandro Macis sfioro la copertina di un volume che mi rimanda al nome e al titolo di chi l’ha scritto. Del convento e della chiesa non rimane più niente, polverizzati durante i bombardamenti del ‘43. L’aria è tiepida. C’è un via vai di gente. L’omonima piazza si sta riem- piendo e i tavolini dei bar sono tutti occupati. In questo angolo del quartiere cagliaritano di Villanova, appena arriva il bel tempo, si sta all’aperto come accade durante le feste reli- giose paesane, dove si festeggia il santo pro- tettore. Qui è il libro ad essere festeggiato, preso per mano dal suo autore che l’ha pensa- Foto del maestro Dario Coletti da “Ispantos” (Meraviglie) to e scritto e ne segue il percorso. In questa domenica di fine maggio ad accompagnare la Come accadde a Marcel Proust che assaggian- andati a uccidersi e le donne sarebbero rima- sua ultima creatura, Un bambino piangeva, do qualche petite madeleine, un tipico dolce ste a casa a fare figli e ad allevarli.» Quelle gen- c’è uno scrittore e poeta di Viggiù, Aldo Nove, francese a forma di conchiglia, magicamente ti arrivate nel corso dei secoli sulle coste dell’I- pseudonimo di Antonio Satta Centanin. Nelle vide riaffiorare alla sua mente ricordi d’infan- sola hanno fatto scorrere nelle vene dei sardi sue vene scorre un po’ di sangue d’antico cep- zia diventati scrittura in Alla ricerca del tem- un sangue meticcio, plasmato un substrato po sardo. Ghermisco una sedia di plastica, per po perduto, così Nove in un Autogrill, acqui- linguistico e culturale. Sangue che scorre nel- evitare di stare in piedi, mi siedo. Inizio a tor- stando una confezione di torrone al miele e le vene di Giuseppino Satta, di zio Aistinu e di mentare il libro. Sulla quarta di copertina, in alle mandorle, vede riaffiorare i ricordi legati Salvatore, personaggi che animano le pagine primo piano una sua foto, a mezzo busto. Mi alle narrazioni orali di Giuseppino che gli fa- del libro. Ma anche in quelle di chi lo ha scrit- guardo intorno per vedere se riesco a ricono- ceva assaggiare questo tipico dolce sardo. La to, romanzando l’antica storia di un popolo. scerlo. Lo individuo quasi subito, circondato genesi del romanzo è legata oltre all’associa- L’ultima dedica rimanda a un’altra grande ar- da un gruppo di lettori. Il mio vicino di sedia zione tra sapori e ricordi, all’opera di Sergio tista sarda, Maria Lai, che attraverso la sua si agita, tira fuori da una busta tre libri: sono Atzeni che Nove durante la presentazione del opera che ha attinto alla cultura popolare delle tutti di Nove. Mi chiede se ho una penna per- suo libro, definisce uno dei più grandi scritto- donne sarde e alla loro fatica quotidiana at- ché vuole farseli autografare. Gli porgo la mia ri epici del ‘900 italiano e forse europeo. Un traverso la panificazione, la tessitura e i mille stilografica proletaria da cinque euro, verde bambino piangeva segue, in punta di piedi, le lavori domestici in una società arcaica e tradi- pisello, ultimo esemplare dei fondi di magaz- orme del romanzo di Atzeni, Passavamo sulla zionale, svolti tra le mura domestiche, ha fat- zino di una cartolibreria di periferia. Gli si il- terra leggeri. Evoca il percorso di un popolo, to conoscere l’Isola nel mondo. Dopo Sergio lumina il viso e si fionda per adempiere al ri- le leggende legate al territorio, alle rocce, alle Atzeni, vent’anni dopo, un cantastorie ha rac- tuale. Nell’attesa che inizi la grotte, ai corsi d’acqua che han- contato, trasformando le narrazioni orali di presentazione curioso tra le pa- no nomi magici e misteriosi. suo nonno in scrittura, la saga di un popolo gine. Le dediche sono intera- Magici come le minuscole fate che ha vissuto e vive su un’isola al centro del mente di matrice sarda: “A mio della tradizione che abitano in Mediterraneo, attraversata per secoli da genti nonno Giuseppino Satta. A Ser- minuscoli rifugi, le domus de venute dal mare. gio Atzeni. A Maria Lai.” Solo Janas, e ogni tanto si prendono Alessandro Macis quando inizia a raccontarsi, nel cura degli umani, braccati dai P.S. corso della serata, mi rendo guerrieri che vengono dal mare L’11 giugno è uscito in alcune sale italiane “La vita oscena” conto di quanto significanti sia- per uccidere, depredare, con- diretto dal registra Renato De Maria. Il film ispirato all’o- no queste dediche. Quella al quistare. In un passo del suo ro- monimo romanzo autobiografico di Aldo Nove che ha col- vecchio nonno, cittadino di Or- manzo Nove scrive: «Le Janas laborato alla stesura della sceneggiatura, è stato presenta- tueri, piccolo comune della sono state i primi abitanti della to al Festival di Venezia nel 2014 nella sezione Orizzonti. Marmilla oggi a rischio estin- Sardegna. Erano delle donne Prodotto al di fuori dei canali legati all’industria cinema- zione, che con i suoi racconti su bellissime e piccole, così piccole tografica, che sicuramente non avrebbe investito un cente- tradizioni, miti, riti e storie fan- che quasi non si potevano vede- simo, dopo circa un anno viene finalmente distribuito. tastiche dove si disvela un mon- re. Ma a loro piacere si potevano Scorrendo i tamburini delle multisale e dei cinema d’essai do magico-religioso e il percor- trasformare in ragazzine. Le Ja- cagliaritani, scopro che nella mia città non è in program- Aldo Nove, scrittore e poeta so di un popolo antico, ha acceso nas sapevano che un giorno, co- mazione. Per vederlo ho due alternative: prendere un ae- la fantasia di un bambino curioso e creativo che me su tutta la terra, anche in Sardegna sareb- reo e volare verso il Continente, oppure attendere l’uscita trascorreva le sue vacanze estive in Sardegna. bero arrivate le genti, e che gli uomini sarebbero del DVD. E’ più economica la seconda alternativa. 29 n. 30 Vite appese al set. L’eredità dei grandi personaggi Luigi Pirandello. Logi- mostra il suo atteggiamento avverso accusan- Con questa messinscena Rossellini, senza co, bizzarro, travolto do quella stessa macchina di mercificare la vi- preoccuparsi di rispettare la realtà dei fatti, da una paradossalità ta e la natura dell’uomo. Sappiamo, del resto, intende offrire l’idea di una santità che non si scettica quanto meta- quanto fossero difficili e complessi i rapporti manifesta con il rispetto di una austerità del fisica e venata dall’ir- fra lo scrittore, la sua vita privata e la società sacro, ma attraverso la semplicità talora inge- resistibile cortocircuito dintorno, rapporti che stimolavano dentro di nua, la genuinità di pensiero secondo natura di un’acribia psicologica; lui certe riflessioni sull’Io di ciascuno di noi. e aliena da ogni convenzione, a dispetto an- pensiamo ai molti “paz- ”Talché veramente può dirsi che due persone che di certe convenienze. Del resto, non era Lucia Bruni zi lucidi” forse questo il messaggio del di alcune delle sue opere: Mattia santo che predicava la povertà del romanzo “Il fu Mattia Pascal”, contro l’opulenza della chiesa e il ragionier Belluca della novella i giochi di potere dei suoi rap- “Il treno ha fischiato”, il signor presentanti? Di taglio comple- Ponza e la suocera nella comme- tamente diverso è il film “Fran- dia di alterne follie “Cosi è, se vi cesco” (1989), di Liliana Cavani, pare”, o ancora Vitangelo Mo- sempre sul santo. In questo ca- scarda (uno dei personaggi più so la vita di Francesco viene ri- complessi dell’arte pirandelliana) proposta in chiave “reale”, at- del romanzo “Uno, nessuno e traverso i ricordi di Chiara e di centomila”; ecco, proprio Piran- alcuni dei suoi primissimi se- dello, sembra essere il padre pu- guaci: la giovinezza dissipata, tativo di tutte le “biografie” (anche la prigionia in guerra, la rinun- cinematografiche), il riferimento cia ai beni terreni, la sfida al con cui ogni scrittore, drammatur- papa Innocenzo III e alle gerar- go, sceneggiatore o regista, pri- chie ecclesiastiche al fine di far ma o poi giunge a doversi con- approvare il suo ordine che frontare. “La vita non conclude.”, predica la povertà. Si potrebbe si legge in “Uno, nessuno e cento- Roberto Rossellini sul set di “Francesco, giullare di Dio” (1950) dire che per la regista, sia que- mila”, “E non sa di nomi, la vita. sta una chiave di lettura volta Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. vivono, agiscono a un tempo, ciascuna per ad affermare la propria idea di società: ser- Sono quest’albero. Albero, nuvola, domani li- proprio conto, nel medesimo individuo. Con vendosi del cammino biografico di una perso- bro o vento: il libro che leggo, il vento che be- gli elementi del nostro io noi possiamo perciò nalità diversa e “scomoda” come quella del vo. Tutto fuori, vagabondo.” Ovvero l’unico comporre, costruire in noi stessi altri indivi- “poverello d’Assisi”, si mette in rilievo l’impor- modo per vivere in ogni istante è vivere atti- dui, altri esseri con propria coscienza, con tanza della fede non tanto nel divino quanto mo per attimo la vita, rina- in quella degli uomini e del- scendo continuamente in la loro solidarietà nel quoti- modo diverso. Perché pren- diano. A suggellare le teorie dere spunto da Pirandello pirandelliane della vita che per affrontare ancora il tema rinasce di continuo in fieri, della biografia nel cinema? ecco un’altra biografia, pre- Lui, che ebbe con il cinema sentata stavolta in chiave un rapporto contraddittorio, pop, “Marie Antoinette” di attrazione e rifiuto insie- (2006) di . La me, accettandolo sul piano regista entra nella vita pri- pratico del guadagno e nu- vata della regnante france- trendo dubbi sul versante in- se con il dovuto rispetto alla tellettuale. Tra l’altro, quasi storia autentica: Maria An- un paradosso, Pirandello tonietta, sposa di Luigi XVI pare sia stato il primo scrit- re di Francia, il suo difficile tore, nel 1915, a trarre ispira- ingresso a Versailles nel 1770, zione dal mondo cinemato- le frivolezze della vita di corte, grafico per il suo romanzo la corruzione, il lusso sfrena- “Si gira” ripubblicato poi nel to, l’abbandono a ogni sorta “Marie Antoinette” è un film del 2006 diretto da Sofia Coppola 1925 con il titolo “Quaderni di piacere, sino allo scoppio di Serafino Gubbio operatore”, il testo parla di propria intelligenza, vivi e in atto.”come scri- della rivoluzione e al suo trasferimento al Palazzo un cineoperatore della Kosmograph che quo- ve in un articolo del 1900. E’ il caso del film delle Tuileries il 6 ottobre 1789 dove ci lascerà la te- tidianamente si trova a registrare sequenze “Francesco, giullare di Dio” (1950) di Rosselli- sta. La dinamica della sceneggiatura e l’alternan- finte che simulano quelle vere, finché un gior- ni. Qui il regista crea dentro di sé e fa rivivere za fra musica moderna e classica, sottolinea la no, credendo di riprendere l’azione di un film, l’immagine del santo attraverso un percorso forza espressiva che aggiusta il registro biografi- finisce per registrare drammatiche scene di di identificazione con undici episodi tratti da co sulla scia di un perenne divenire di sapore pi- vita reale. Ed ecco emergere già il lato dei “I fioretti di San Francesco”, ma non incentra- randelliano. Ma la biografia nel cinema è un cam- concetti pirandelliani. In un momento storico ti sul personaggio (si potrebbe dire addirittu- po vastissimo e il discorso non termina qui. che vede i futuristi, e in generale tutta una ra che il protagonista non è lui) bensì su quelle buona fetta di tradizione fine Ottocento esal- dei suoi discepoli e del loro comportamento tare la velocità, le macchine, la tecnologia co- quotidiano secondo gli insegnamenti ricevu- me fatti e atti rivoluzionari verso il progresso ti. Ne è riprova anche la scelta di utilizzare co- e il miglioramento della vita sociale, Pirandello, me attori alcuni frati veri del convento di Maiori. Lucia Bruni 30 [email protected] Teatro Sarà Felice ne “I Rusteghi” di Goldoni Stefania Felicioli torna al repertorio goldoniano. Sarà Felice nell’edizione de “I rusteghi” in cartellone al Teatro Romano di Verona dal 9 al 14 luglio Stefania Felicioli, due testi del commediografo veneziano, facendo- della Villeggiatura”, le interpretazioni di Elet- volte signora del tea- lo uscire dal contesto di una tradizione un po’ tra in Oreste di Euripide e Elisabeth in “Fede, tro italiano grazie ai asfittica che lo voleva autore leggero, al massi- Speranza e Carità” di Odon von Horvath, “Ifi- prestigiosi Premi Du- mo brillante, estraneo alle tematiche della so- genia” di Euripide e “Gli innamorati” la con- se conseguiti prima cietà e delle persone del suo tempo. Le ricor- duce ai vertici del teatro italiano, come docu- come attrice emer- renze hanno avuto anche il grande merito di mentano i numerosi riconoscimenti conseguiti. gente nel 1992 poi co- risvegliare l’attenzione di studiosi e accade- Nel primo decennio di questo secolo è invece il me miglior interprete mici sulla sua produzione. L’edizione nazio- sodalizio con il regista Stefano Pagin a fornire femminile nel 2000, si nale delle opere di Goldoni, con la stampa di la cifra della sua presenza nella scena italia- appresta a calcare le decine e decine di commedie, in edizioni do- na: da lui è diretta ne “La Venexiana”, di Ano- Giuseppe Barbanti tavole del palcosceni- nimo, nell’edizione di un testo goldoniano “La co del Teatro Romano buona madre” dominato dal meccanismo del- di Verona con una delle commedie di Carlo la cospirazione, in cui il racconto procede su Goldoni più note e amate dal pubblico,”I ru- due livelli di narrazione, il testo originale e steghi,” in cartellone dal 9 al 14 luglio (escluso quello onirico, il sogno di fuga del figlio, “La il 12) nuova produzione del Teatro Stabile del base de tuto” di Gallina, “Orlando” dall’omo- Veneto proposto nell’Estate Teatrale Verone- nimo romanzo di Virginia Woolf. Come è mu- se in prima nazionale. Già interprete nel 1992 tato il panorama del teatro italiano nell’arco dei nei panni di Lucieta di una memorabile edi- suoi trent’anni di attività? “Direi che stiamo vi- zione di questo testo per la regia di Massimo vendo un cambiamento che investe non solo il Castri, l’attrice veneziana torna nella città teatro ma tutto lo spettacolo dal vivo e la cul- scaligera nelle vesti di Felice, altro superbo tura in generale. Constato che tutti sono così personaggio femminile, assieme a Mirando- occupati a gestire e a organizzare che sempre lina de “La locandiera”, assurto a simbolo del- più spesso accade si perdano di vista i mes- la particolare attenzione riservata da Goldoni saggi, i contenuti quasi che il prodotto finale al tema dell’emancipazione della donna. Nei non fosse poi così importante”. Da alcuni anni 23 anni trascorsi la celebrazione di due anni- si sta dedicando all’insegnamento della recitazione versari , legati alla morte (1993) e alla nascita alla Scuola Giovanni Poli “Cerco di trasmettere (2007) del drammaturgo veneziano, hanno agli allievi la padronanza di tutta un serie di sicuramente inciso sulla fortuna odierna dei strumenti, penso al controllo della respirazio- testi goldoniani. Da interprete con che spirito ne, all’immaginazione, all’approccio con un torna a confrontarsi con il mondo goldoniano? “Da testo e un personaggio che possano restituire giovane debbo riconoscere mi pesava un po’ al mestiere dell’attore una dignità professio- il fatto di essere chiamata per questi ruoli nale. E’ un’esperienza entusiasmante che mi femminili goldoniani. La sentivo quasi una Stefania Felicioli responsabilizza come formatrice. Ne “I Ruste- condanna. Il mio atteggiamento con il tempo ghi” Stefania Felicioli sarà affiancata da Gian- è cambiato: credo, anzitutto, non si possa pre- tate di apparato critico e di preziose informa- carlo Previati, Piergiorgio Fasolo, Alberto Fa- scindere dalla fondamentale lezione dei gran- zioni sulla fortuna scenica dei testi nell’arco soli, Margherita Mannino, Francesco Wolf, di maestri della seconda metà del Novecento del tempo, è la testimonianza più significati- Maria Grazia Mandruzzato, Michele Macca- che si sono misurati con il repertorio goldo- va di come appunto il clima sia cambiato.” Co- gno, Alessandro Albertin, Cecilia Lamonaca. niano, prima Strehler e Squarzina, poi Castri me sarà la Felice che vedremo a Verona e, poi, in e Ronconi. Le loro regie hanno “sdoganato” i tournée a partire dal febbraio 2016? “Ci stiamo la- Giuseppe Barbanti vorando in piena sintonia d’intenti con il regi- sta Giuseppe Emiliani. Il mio personaggio, impegnato a contrastare la mentalità gretta e meschina dei quattro “rusteghi” va inquadra- to nella lettura che dà Emiliani al testo, facen- doli uscire dal clichè dei vecchi (hanno, infat- ti, poco più di 40 anni) e prestando attenzioni ai rapporti di coppia. E’ una costruzione apertissima quella di Felice, in bilico fra razio- nalità, retorica avvocatesca e vitalità femmi- nile” Dopo il debutto a metà degli anni Ottan- ta e la direzione di registi come Sequi, De Bosio e De Monticelli, le esperienze più signi- ficative sotto il profilo professionale per Ste- fania Felicioli sono legate negli anni Novanta alla guida di uno dei maestri ricordati, Massi- Il Teatro romano di Verona è un teatro all’aperto mo Castri, che proprio con “I rusteghi” nel costruito nel I secolo a.C presso il colle San Pietro, 1992 comincia a dirigerla in un percorso che sulla riva destra dell’Adige dentro il perimetro delle attaverso l’edizione integrale della “Trilogia mura romane di Verona 31 n. 30 Il cinema nell’era dei social: il film come presentazione di sé Fino a qualche anno fa la visione di una pelli- cola al cinema era un’e- sperienza prettamente collettiva: si andava al cinema in compagnia, per passare del tempo e Laura Frau per poterne poi parlare con gli amici. L’avven- to di Internet ha modificato l’esperienza cine- matografica e le modalità di fruizione,- per mettendo una visione personalizzata allo spettatore che sceglie quando, dove e come vedere il film che gli interessa. In più, il web offre oggi la possibilità di usare il film che si va a vedere per raccontare qualcosa di sé. Col proliferare di blog e social network si è palesa- ta innanzitutto la possibilità, per tutti o quasi, di dire la propria sul film che si è visto. Mentre prima la decisione di andare o meno al cine- ma dipendeva dalla lettura delle recensioni di critici professionisti o dai trailer, ora esistono E’ stato annunciato per il 2016 il ritorno sugli schermi di “Twin Peaks”, la serie cult del 1990 creata da David Lynch per lo spettatore un’infinità di canali attraver- so cui potersi informare su una pellicola. Vi un maggior protagonismo del pubblico, che per mostrare le proprie abilità col doppiaggio sono blog di appassionati che hanno però cul- vuole far sapere agli altri come un certo film o (a volte serio, a volte parodistico, ma in en- tura e passione, ma ci sono anche blog gestiti un episodio l’abbia emozionato, annoiato, trambi i casi spesso con successo) o le rifanno da persone meno esperte, che quando vanno a sconcertato, appassionato. Su YouTube, oltre per mostrare le proprie capacità attoriali. Vi è vedere un film vogliono rendere partecipi di tutto il materiale dei cosiddetti “user genera- ciò altre persone, e lo fanno pubblicando un ted contents” (UGC), attraverso cui gli utenti post da qualche parte sulla Rete. E questi post si appropriano dei contenuti audiovisivi e li hanno la capacità di influenzare i gusti del rimodellano per creare personali tributi a se- pubblico, o perlomeno la scelta di andare a ve- rie o pellicole cinematografiche, per criticare dere un film piuttosto che un altro, a prescin- o per scherzarci sopra, dando sempre una dere dalla professionalità di chi parla, ma personale nonché originale impronta a quel piuttosto in base alla reputazione costruitasi prodotto. Attorno a film o serie particolar- sul web. Attraverso una connessione Internet, mente attesi si generano un interesse e un di- ognuno di noi può dire la sua su qualsiasi cosa battito che hanno inizio col rilascio del trailer e anche il cinema e i suoi prodotti diventano e si prolungano poi ben oltre l’uscita nelle sale un modo per presentare se stessi, un pretesto Su YouTube si trovano diversi “video di reazione”, in o la trasmissione in tv. È quello che sta succe- per parlare di sé. Sui social network come Fa- cui gli utenti si riprendono durante la visione di un film dendo, ad esempio, con “Star Wars: Il risve- cebook e Twitter possiamo dire quale film o una serie per condividere le proprie emozioni in Rete glio della Forza” (il cui teaser trailer, rilasciato stiamo guardando, possiamo farne la recen- a novembre del 2014, ha raggiunto in un solo sione, dire se ci è piaciuto o meno, possiamo ai canali dedicati alle recensioni dei film e del- weekend oltre 58 milioni di visualizzazioni), aprire discussioni, influenzare i nostri amici. le serie, si trovano ad esempio i video di rea- previsto per dicembre 2015, e con l’annuncio Il vero protagonista di questi post spesso non zione in cui l’utente-spettatore riprende la del ritorno di “Twin Peaks”, la serie di David è il film, ma chi sta dietro i post: Lynch cancellata nel 1991 pubblichiamo una citazione ma che tornerà sugli scher- perché ci rappresenta a pieno, mi nel 2016 su Showtime. la foto di un personaggio in cui Sulle community social l’at- ci rispecchiamo, una musica tesa si fa sentire e gli spetta- che ci ha colpito particolarmen- tori cercano di ingannarla te. Il film diventa un pretesto creando discussioni e gene- per parlare di noi, per dire qual- rando UGC intorno a quello cosa di noi, in linea con ciò che che diviene un vero e pro- in effetti succede con i social: prio evento. I film e le serie, costruiamo la nostra immagine insomma, non esistono più che vogliamo mostrare agli al- solo al momento della frui- tri. Il film diventa motivo di in- zione cinematografica e/o contro virtuale tra gli spettato- televisiva, ma si espandono: ri, come succede anche con le vivono offline ma poi si spo- serie televisive: si guarda la “Star Wars - Il risveglio della Forza” è uno dei film più attesi del 2015 stano online, senza perdere puntata commentandola sui social, si eleggo- la loro natura ma entrando no i momenti migliori, i personaggi migliori, propria reazione durante la visione o subito a far parte dei discorsi delle persone e dive- le battute migliori. Le frasi rimangono im- dopo (se ne trovano tantissimi su particolari nendo parte integrante di come ci si presenta presse e diventano parte integrante della bio- scene di film o serie, come la famosa scena agli altri. grafia dello spettatore nei suoi profili social. delle Nozze Rosse di “Game of Thrones”). Ci Si guarda ma non ci si limita alla visione: c’è sono anche utenti che usano le scene di un film Laura Frau 32 [email protected] Genova calibro 9 Il filone dei “poliziotte- di locandine, l’esposizione di oggetti d’epoca schi” è stato anche per messi a disposizione del Museo Passatempo quest’anno il gettona- di Rossiglione (Ge). Il tutto corredato dall’e- tissimo tema dell’even- sposizione delle auto, protagoniste delle sce- to “Genova calibro 9, il ne che resero famosi i “poliziotteschi” nella poliziesco italiano sotto nostra nazione e nel mondo. Dopo il successo la Lanterna” svoltosi a ottenuto nella prima edizione con l’omaggio Genova dal 29 al 31 mag- al regista Mario Lanfranchi, quest’anno “Ge- gio 2015 nella splendida nova calibro 9” ha ospitato ben due noti perso- cornice di Villa Bombri- naggi che sono stati tra i principali protagoni- Claudio Serra ni a Cornigliano, sede sti dei mitici film poliziotteschi anni ‘70, della Genova-Liguria Enzo Castellari e suo figlio Andrea vicino all’Alfa Film Commission in cui si trovano altresì nume- Romeo Giulia della Polizia (foto di Claudio Serra) rose ditte operanti nel settore del cinema pro- fessionale. L’evento, organizzato dall’Associa- Lanterna, Castellari diresse ancora nel 1977 zione culturale “Red Bag”, è stato l’occasione “La via della droga”, interpretato da Fabio Te- per raccontare attraverso il filone cinemato- sti e, tre anni più tardi, “Il giorno del Cobra”, grafico il capoluogo ligure, il suo spaccato cul- interpretato da Franco Nero. I ricordi e l’at- turale, politico e di costume a cavallo tra gli an- taccamento con Genova hanno spinto Enzo ni Sessanta e Settanta del Novecento. Un G. Castellari, accompagnato dal figlio Andrea, genere cinematografico considerato per molto a rivisitare, nei giorni dell’evento, molte delle tempo di serie “B” ma oggi rivalutato da registi affascinanti location come la Sopraelevata, la come Quentin Tarantino e ritornato ad essere zona del Porto, i caratteristici vicoli del centro protagonista dopo anni nel dimenticatoio. Ol- Dibattito intervista con Enzo Castellari (foto di Claudio storico, via Ceccardi, piazza De Ferrari, San tre alle trame avvincenti e alle azioni spetta- Serra) Matteo, la Questura, Castelletto, la Stazione colari delle pellicole in 35 millimetri, le imma- ferroviaria di Principe. L’ospite del secondo gini hanno restituito una Genova molto rispettivamente il regista Enzo G. Castellari e giorno della rassegna è stata invece l’attrice diversa da quella attuale e hanno posto inte- l’attrice Ely Galleani. Enzo Girolami Castella- Ely Galleani, giunta nella sede dell’evento a ressanti questioni sugli assetti urbanistici e ri, figlio del regista Marino Girolami, fratello bordo di una Opel Kadett blu tirata a lucido, industriali di quell’epoca con interessanti dell’attore Enio Girolami e nipote del regista in perfetto stile anni Settanta. Oltre ad aver scorci di quella che fu la viabilità e la vita por- Romolo Guerrieri, iniziò la sua carriera nel lavorato nel settore della pubblicità, è stata at- mondo del cinema nel 1966 e diresse una serie tiva come attrice, in particolare negli anni di film spaghetti-western tra cui “7 Winchester Settanta, in numerosissimi film come “In no- per un massacro”, “Vado...l’ammazzo e torno”, me del popolo italiano” di Dino Risi, “Baba Ya- “Ammazzali tutti e torna solo”, “Keoma”. Pro- ga” di Corrado Farina, “Le grand escogriffe” di prio a Genova nel 1973 Castellari diresse il suo Claude Pinoteau. Inoltre ha lavorato con im- primo poliziottesco “La polizia incrimina, la portanti registi come , Carlo legge assolve”. Il film, ispirato a “Il braccio vio- Lizzani, Damiano Damiani, Alberto Lattuada, lento della legge”, riscosse un enorme successo Pasquale Festa Campanile, Mario Bava. Sui di pubblico in tutto il mondo che fece così di- set genovesi Ely Galleani ha interpretato il ventare Castellari uno dei nomi di punta del ci- ruolo di Chicca in “La polizia incrimina la leg- nema italiano di genere. Nell’intervista-dibat- ge assolve” di Castellari, mentre in “Mark il tito tenutasi all’interno del Salone Solimena di poliziotto spara per primo” di Stelvio Massi Villa Bombrini, Castellari racconta a tal propo- (1975) il ruolo di Angela Frizzo al fianco del Alcune delle locandine esposte (foto di Claudio Serra) sito: “...nel film La polizia incrimina la legge as- protagonista Franco Gasparri. A proposito di tuale di quei tempi. Durante l’evento non si è solve c’è uno spettacolare inseguimento inizia- quest’ultimo film la Galleani, durante l’incon- potuto non ricordare gli anni della malavita a le tra due auto che dura oltre sette minuti. Lo tro col pubblico, ha affermato che si sente Genova e dei temi “forti” che caratterizzavano specialista delle auto era Remy Julienne, un molto legata per la grande amicizia che nutri- le trame di quelle pellicole: il contrabbando, le mito degli stuntman automobilistici. Lui gui- va nei confronti di Franco Gasparri. Ritiratasi forti pulsioni alla violenza e l’impotenza della dava la Giulia dove c’era Franco Nero. A prece- dalle scene verso la metà degli anni Ottanta, legge di fronte al crimine, il sesso e le “dark la- dere le due macchine vi era una “camera car” oggi Ely Galleani tiene un blog sul web con cui dy” che popolavano i film, segno dell’emanci- che doveva fare le stesse evoluzioni delle auto interagisce con gli ammiratori di un tempo pazione dell’epoca. Un percorso avvenuto at- a seguire. La guidava la moglie di Remi Julien- (www.elygalleaniblog.com). “Per l’anno pros- traverso la visione di film, dibattiti, una mostra ne e io stavo nel sedile dietro. In qualche mo- simo stiamo già progettando la terza edizio- mento abbiamo anche pensato di rovesciarci ne” - spiega Ugo Nuzzo, uno degli organizza- ma tutto fortunatamente andò benissimo. tori dell’evento - “arricchendola di nuovi Per girare queste scene impiegammo quattro appuntamenti. Per quanto concerne gli ospiti intere giornate”. Nel 1974 Castellari diresse “Il di sicuro non mancheranno le sorprese”. cittadino si ribella”, con il quale affinò defini- tivamente il suo stile, fatto di sequenze al ral- Claudio Serra lentatore, montaggio serrato e un’ottima di- rezione delle scene d’azione. Il film, nato sulla Nato a Genova nel 1966, città dove vive e lavora, è Vice scia del successo riscosso da “Il giustiziere Presidente del Cineclub Fotovideo Genova ed ha tra i suoi della notte”, fu interpretato da Franco Nero e principali interessi la storia del cinema, rivolta in partico- incassò un miliardo e ottocento milioni di lare ai film girati nella città della Lanterna. Ha altresì Ely Galleani vicino alle auto anni Settanta, la Due vecchie lire, divenendo uno dei più grandi suc- all’attivo numerose pubblicazioni sulla storia delle comu- cavalli e la Alfa Romeo Giulia (foto di Claudio Serra) cessi italiani di quell’anno. Nella città della nicazioni e dei trasporti in Liguria nel Novecento. 33 n. 30

Al cinema The Tribe, il film ucraino in lingua dei segni di Myroslav Slaboshpytskiy Presentato lo scorso del gruppo, il protagoni- anno a Cannes, nella sta si innamora di Anna, sezione Semaine de la costretta a prostituirsi Critique, vinta poi a ogni sera per guadagna- mani basse, The Tribe è re il necessario per emi- il primo film a essere grare in Italia. Ecco dove girato interamente nel- risiede la forza di The la Lingua dei Segni, il Tribe: nel contrasto as- Giulia Marras primo ad essere inter- sordante tra il materiale pretato esclusivamente trattato, quasi da genere da attori non professionisti sordo-muti e il pri- pulp o d’exploitation più mo senza sottotitoli, né didascalie, o cartelli. nero, e la “grazia” silen- La visione di The Tribe senza alcuna traduzio- ziosa con cui viene mes- ne letterale di ciò che accade sullo schermo, so in scena. Tolta la nar- delle parole scritte in sede di sceneggiatura, razione e il contenuto oltre a rappresentare un’esperienza senza del racconto, gli attori precedenti, deve rassomigliare da molto vici- sembrano danzare secondo una coreografia per- questo particolare momento storico del pae- no all’esperienza della normale fruizione ci- fettamente studiata e drammatizzata; alcune se. Esemplari corpi pasoliniani, i personaggi nematografica di uno spettatore sordo: stra- scene diventano veri e propri quadri caravag- sono inquadrati e ripresi da lontano nelle se- niante, faticosa, inaccessibile. Ma attenzione: geschi in movimento laddove il movimento, quenze di gruppo, come a ribadirne l’incapa- The Tribe non è un film destinato soltanto al più di ogni altra cosa, comunica l’urgenza di cità di comprensione di fondo, da vicino ma a pubblico non udente, anzi. L’in- camera fissa nelle scene con po- tenzione principale sembra essere chi elementi, per un’osservazio- quella di indirizzarsi soprattutto ne oggettiva ma immersiva in un allo spettatore senza disabilità, da mondo altrimenti negato, chiu- sempre privilegiato nella compren- so; spesso invece la macchina da sione nel testo filmico, dove qui è presa rimane appena fuori dalle invece lasciato solo nell’interpreta- stanze o cattura l’azione attra- zione dei gesti muti e sconosciuti. verso vetri, finestre, filtri che -ac E inoltre il suono c’è, eccome, che centuano il silenzio ma allo stes- amplifica esponenzialmente l’in- so tempo ne indicano l’irrilevanza tensità dell’azione e concretizza la di fronte agli eventi che parlano parola rarefatta. Diretto dall’ucrai- da soli. Dichiarato omaggio al ci- no Myroslav Slaboshpytskiy, The nema muto, il lungometraggio Tribe racconta l’ingresso di Sergei d’esordio di Slaboshpytskiy di- in una scuola per sordomuti e il mostra come la barriera del lin- suo difficile inserimento nella co- guaggio, a primo impatto insor- munità degli studenti senior, la montabile, sia solo un pretesto “tribù”. L’ambiente in cui Sergei per non ascoltare, non vedere. E si ritrova catapultato è formato da bulli e riti rivalsa, di conquista e di rabbia tipici dell’ado- in questo caso giustificato, data la natura vio- di iniziazione, sesso e violenza, miseria e ven- lescenza, soprattutto quella corrotta e soffe- lenta delle immagini e della risonanza ampli- detta. Nella strada per guadagnarsi il rispetto rente come può essere quella ucraina in ficata da un’escalation di distruzione indivi- duale e collettiva. Ma The Tribe riesce a trascendere il limite sensoriale e diviene uni- versale: non essendoci interferenze “parlate” potrebbe non esistere un mondo sonoro all’e- sterno, come se la lingua dei segni fosse l’uni- ca possibile. E lo spettatore, volente o nolente, dopo lo spiazzamento iniziale, si ritrova inglo- bato da questo universo, da cui è impossibile scappare dichiarandone l’incomprensibilità. I fatti raccontati sono fin troppo intellegibili per sottrarsi alla comprensione. Tornando indie- tro al cinema muto The Tribe è un punto cine- matografico di non ritorno: la forza, propria dell’immagine, di annientare le differenze (sensoriali, culturali, sociali e geografiche) non ha mai avuto un esempio così potente. Il futuro del cinema non può dimenticarlo.

Giulia Marras

34 [email protected] Nuovi autori si raccontano Storia e progetti di un videomaker Dalla musica ai documentari il racconto di Paolo Bonfanti regista bergamasco La mia storia di Video- nella mia vita. Da quel momento è cominciata maker nasce in modo tra noi una collaborazione che ha portato alla del tutto casuale, quan- realizzazione di un altro film intitolato “30 do giusto nel 2010 deci- anni di Ortodossia”, dedicato proprio alla car- si di vendere l’amplifi- riera musicale di Massimo Zamboni. Di pari catore della mia chitarra passo la passione per la realizzazione di video per comprare una tele- è diventata così anche una idea di tipo profes- camera professionale. sionale, inducendomi a creare una casa di Si era da poco sciolta la produzione video che potesse aiutare il mio Paolo Bonfanti band che avevo fondato nuovo lavoro: nasce così Calamari Union Pro- dieci anni prima e così, duction. Video aziendali, spot o reportage di- Massimo Zamboni è un chitarrista, cantautore e scrittore conclusa l’avventura da “rockettaro”, decisi di ventano da quel momento il mio pane quoti- italiano. È stato chitarrista e compositore dei CCCP e voltare pagina per passare alla realizzazione diano, che mi consentono di vivere in un dei successivi CSI di video. Era un settore, quel- lo cinematografico, che da favore dell’integrazione dei mi- sempre mi appassionava ma granti, in una fase politica in sul quale non avevo mai avu- cui vi è bisogno di iniziative so- to modo di lavorare. Il mio lidali di questo genere. Dopo approccio, perciò, in questo queste esperienze, il rapporto campo è stato da autodidatta tra me e la videocamera mi è perché non avevo una speci- apparso molto più chiaro. C’è in fica formazione accademica questa scoperta l’opportunità in merito, quel che è avvenu- di una crescita personale e di to dopo è frutto solo di una una ricchezza da un punto di grande passione e determi- vista tutto umano. Nasce così nazione. Ciò che mi intrigava un altro documentario legato era l’idea che con la videoca- all’esperienza formativa dell’As- mera potevo sviscerare te- sociazione “Fare Assieme”, che matiche di carattere sociale riunisce utenti, familiari e ope- e, perfino, trovare occasioni ratori sanitari sulle problemati- di lavoro. Il mio obiettivo re- che legate alla salute mentale. condito era quello di parteci- Ora lo sguardo della mia video- Il team pare a concorsi e festival ci- camera è rivolto ad alcuni pro- nematografici, ma la strada che ho poi contesto generale di crisi complessiva del la- getti legati al mondo Romanì. Il primo, dal ti- intrapreso è stata decisamente diversa. La voro. Ma al di la dei bisogni primari legati alla tolo “Alexian-Santino Spinelli: un artista Rom”, mia ottica rispetto all’ impegno con la video- sopravvivenza di ogni essere umano, quel che è un documentario che uscirà a breve sulla vita camera nasce in modo casuale già dal primo mi spinge a continuare a fare questa attività di questo Rom italiano, straordinario musici- sono i progetti che mi interessano da un pun- sta con due lauree e valente combattente per to di vista artistico, sociale e culturale. E’ così la difesa dei diritti del popolo Rom. Il secondo che scopro il valore delle tematiche connesse documentario dal titolo “Opre Roma” che ri- al rispetto dei diritti dei popoli e delle mino- guarda specificamente la storia e la cultura ranze, da cui nasce un altro lavoro intitolato dei Rom italiani attraverso le testimonianza “WORMA”, che in lingua wolof significa “De- diretta di eccellenze di questo popolo. Sarà ferenza”. E’ una storia di ordinario e normale questa per me anche l’occasione per speri- pregiudizio nel nord Italia tratta da un fatto mentare la raccolta di fondi dal basso, così co- realmente accaduto, che mi ha permesso di me è stato fatto per il film “Io sto con la sposa”, conoscere e stringere una sincera amicizia aprendo una campagna di Crowdfunding per riuscire ad autoprodurre il progetto. “Direttissimo” di Paolo Bonfanti lavoro, un corto ispirato al racconto “Direttis- Paolo Bonfanti simo” di Dino Buzzati. L’idea che avevo era quella di utilizzare le musiche di Massimo Zamboni, storico fondatore e chitarrista dei CCCP e dei CSI. Dopo averlo contattato, si di- mostrò disponibile e mi rispose che desidera- Nasce a Bergamo nel 1972, diplomato all’Istituto va vedere il film. A seguito della visione, mi d’Arte A.Fantoni di Bergamo con frequenze nella giunse una mail che custodisco ancora gelosa- “Worma” di Paolo Bonfanti scuola del Fumetto di Milano. Ha lavorato nel corso mente. Egli non solo acconsentiva l’utilizzo degli anni come Illustratore specializzato sulla tec- della sua musica ma mi incoraggiava e mi con l’attore protagonista della vicenda, il mu- nica dell’aerografo svolgendo lavori diversi come esortava a continuare la strada del videoma- sicista Dudù Kouate. Questo specifico lavoro ha grafico e designer. Da cinque anni è impegnato ker che avevo appena iniziato a percorrere. determinato nella realtà di Bergamo dove vivo, nell’attività di videomaker spinto dalla grande pas- Quell’ incontro rappresenta per me una svolta altre iniziative culturali legate ad un impegno a sione per il cinema. 35 n.3 30

Abbiamo ricevuto Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica Responsabile Angelo Tantaro Come raccontare la magia delle Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] Comitato di Consulenza e Rappresentanza parole Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castellina, Enzo Natta, Citto di Carmen De Stasio Maselli, Marco Asunis

PrezzoAnno IV di copertina € 16,00 - 2014, 352 p., a questo numero ha collaborato in redazionen. Maria 30 Caprasecca - Luglio 2015 rilegato. Editore Arianna (collana Favole per la pagina di facebook è curata da Patrizia Masala Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.cineclubromafedic.it adulti) ISBN: 9788898351671 La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani Grafica e impaginazione Angelo Tantaro Caratteri di stampa cubi- La responsabilità dei testi è imputabile esclusivamente agli autori. tali, grassetto, onomato- I nostri fondi neri: pee, neologismi, fanno Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono volontari. immediatamente pensa- Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. re all’uso che ne fecero i Manda una mail a [email protected] futuristi con un intento per richiedere l’abbonamento gratuito on line. rivoluzionario, esaspera- Edicole virtuali to da forti coloriture ide- (elenco aggiornato a questo numero) dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF ologiche, nei confronti della tradizione tout www.cineclubromafedic.it court. www.ficc.it Ma se una volontà di rot- www.cinit.it tura c’è nell’atto scritto- www.fedic.it rio di Carmen De Stasio, www.cineclubsassari.com essa va ricercata soltanto www-pane-rose.it in una perfetta coinci- www.umanitaria.ci.it denza fra l’elaborazione blog.libero.it/Apuliacinema di una poetica del tutto www.ilquadraro.it originale e la percezione www.cgsweb.it www.sardiniafilmfestival.it profonda di un io che, www.arciiglesias.it narrandosi all’interno di www.associazioneculturalejanas.com quella, travolge, per pri- www.youtube.com/user/JanasTV1 ma cosa, il concetto tipi- www.babelfilmfestival.com camente occidentale di www.lacinetecasarda.it un processo conoscitivo basato sulle coppie di opposti, (…) www.retecinemabasilicata.it/blog E se, dunque, i futuristi hanno solo suggerito a Carmen, che vi aggiunge www.tysm.org altre deliziose, volutamente infantili soluzioni grafiche grazie all’uso del www.cinemafedic.it computer, certi strumenti espressivi, una tale novità di appercezione del www.moviementu.it proprio sé e della sua relazione con il mondo mi sembra avere come figura www.giornaledellisola.it di riferimento quella di Virginia Woolf. www.storiadeifilm.it www.passaggidautore.it Nella letteratura la De Stasio entra con un suo passo narrativo inconfondi- www.cineclubalphaville.it bile, caratterizzato dall’abbondanza di immagini, dalla fluidità della strut- www.consequenze.org tura sintattica, e dalla musicalità sottolineata dalla presenza, all’interno www.educinema.it dei periodi, di rime, assonanze e consonanze e perfino di metri, (…) come www.cinematerritorio.wordpress.com nella poesia, i suoi simboli e oggetti magici gettano ponti fra cose distanti www.retecinemaindipendente.wordpress.com e le metafore aggiungono immagini alle immagini scovando affinità im- www.alambicco.org pensabili, il nascosto legame ‒ Carmen De Stasio rende omaggio ai suoi www.centofiori.de maestri di cerimonie poetiche, tra i quali il romantico Byron. www.sentieriselvaggi.it [dalla introduzione di Franca Alaimo] www.circolozavattini.it f Diari di Cineclub www.sardegnaeventi24.it Entra in libreria e regala un libro, www.officinavialibera.it un film, un abbonamento a una ri- www.bencast.it vista. Sono regali speciali che ri- www.ilpareredellingegnere.it mangono per sempre. www.aamod.it/links www.gravinacittaaperta.it www.ilclub35mm.com www.suburbanacollegno.it www.anac-autori.it Comunicazione ai lettori www.asinc.it www.usnexpo.it La redazione augura buone www.officinakreativa.org ferie!. Diari di Cineclub ri- www.monserratoteca.it tornerà a Settembre nelle www.prolocosangiovannivaldarno.it consuete edicole virtuali. www.cineclubgenova.net Edward Hopper “Scompartimento C, www.quartaradio.it carrozza 293” Olio su tela, 50,8x45,7cm www.centroesteticolacrisalidesassari.it [email protected]@gmail.com