26SPE03A2610 ZALLCALL 12 20:16:07 10/25/97

GLI SPETTACOLI l’Unità2 7 Domani 26 ottobre 1997

Rassegna di cartoon La Pimpa

A sinistra, & Co. Tina Lattanzi 26SPE03AF02 durante in gita un’apparizione 1.33 televisiva 12.0 A destra, ai Castelli in una scena di «Mata Hari», ROMA. Merita la tradizionale gita uno dei primi fuori porta, questo secondo festival film sonori internazionale del cinema d’anima- della Divina zione«ICastelliAnimati».Anzimeri- ta qualcosa di più di una breve gita, 26SPE03AF03 visto che dura quasi una settimana (dal 27 al 31 ottobre) e che si divide 4.0 tra i comuni di Genzano, Ariccia, 23.0 Ciampino, Frascati, Velletri e Nemi. Curato da Piero Fortini e Bruno Di Marino (e organizzato dal Consorzio ImpreseCastelliRomani,conilsoste- gno dei vari Comuni e altri enti), la rassegnasipresentaconunasuafisio- nomia e con un programma ricco e stimolante. Tra cui diverse novità. Una di queste è il concorso interna- zionalecon32filmprovenientida18 Garbo nazioni e realizzati tra il ‘95 e il ‘97. Garbo Due i premi assegnati dalla giuria, composta da Oliviero Beha, Teresa DeSio,PabloEchaurren,BretislavPo- jar e Ferenc Sako (i registi ceco e un- gherese a cui sono dedicate due per- sonali),eunpremiospecialeassegna- todalpubblico. Diverse le sezioni e le rassegne in cui è articolato il programma. Co- talks! minciamo da«Mitico», la sezione de- talks! dicataaifilmchehannofattolastoria del cinema d’animazione, che que- st’anno è costituita da «Disney & negli anni Trenta film popolari co- Co.», un’antologia sulla produzione Quel suo timbro me Rubacuori, Passaporto rosso, Te- Usa tra le due guerre con pezzi celebri Muore a 100 anni resa Confalonieri. Tornò al teatro, di Disney, Ub Iwerks edei fratelliFlei- elegante fece dopo una tournée in Sud America Rita Savagnone: «Era scher; e da una serie di episodi dei scuola, ma lei con la compagnia Borboni-Cima- Simpson. «C’e animazione in Italia» Tina Lattanzi, ra, nel 1943: per impersonare Cir- un’amabile romanaccia» presenta inveceunaselezione,curata ce nel Glauco di Morselli accanto a dall’Asifa, con i migliori cortome- non fu soltanto Gino Cervi; subito dopo fu Mary traggi italiani realizzati tra il 1987 e il Haines in Donne di Clara Boothe ROMA. Rita Savagnone doppiatrice della doppiatrice. È 1993; un laboratorio con proposte di la voce della diva una doppiatrice Luce. E poi, di nuovo, il cinema: successo circa una quindicina di anni fa, quando la Rai decise di giovani autori e una serie di proiezio- con I mariti e Giacomo l’idealista, rieditare alcuni tra i film più celebri della Garbo. Fu l’occasione ni ed anteprime (da La Pimpa e La Negli anni Trenta girati durante la guerra, fino a Le per il «confronto»: la voce della Savagnone «contro» quella di Freccia Azzurra a I fiori bianchi). «Garbo talks!», la Garbo parla: il ce- dove lei amava ritirarsi d’estate, e infedeli e Le ragazze del Palio,negli Tina Lattanzi. Risultato: una lettera di protesta su un Il festival dei Castelli si caratte- lebre strillo pubblicitario della Mgm ne venne fuori una «storia» piena solcò palcoscenici anni Sessanta. Nel 1970, già ultra- quotidiano di un gruppo di sedicenti «amici della Lattanzi», rizza anche per l’approfondimento per molti significò poco o niente. Nel di aneddoti e ricordi gustosi. Spiri- settantenne, si era divertita ad ac- infuriati per il «tradimento». E un immancabile seguito di dei rapporti tra il linguaggio dei passaggio dal muto al sonoro, la voce tosa e combattiva, la Lattanzi rac- e set costruendosi cettare un ruolo a teatro in Nerone polemiche. Oggi che la celebre voce di Greta Garbo si è spenta cartoon e altri linguaggi e discipli- della diva-quellavocecalda,suaden- contò il suo debutto teatrale grazie èmorto?, allestito a Torino da Aldo alla veneranda età di quasi cento anni, è la stessa Savagnone, ne. Ecco allora: «L’occhio che sen- te, ancorché appesantita da un mar- all’aiuto di Vittorio De Sica: una una certa fama Trionfo, senza per questo mai ab- popolare doppiatrice di grandi dive come Liz Taylor, Vanessa te» che indaga nel territorio tra se- cato accento svedese - arrivò agli ita- raccomandazione all’attrice russa bandonare il lavoro di doppiatrice. Redgrave e Jane Fonda, a ricordare quell’episodio. Ancora oggi gno e suono e che propone una se- liani già «ripulita» e nobilitata dal Tatiana Pavlova ed eccola sul pal- Era stata lei, ad esempio, ad aver con un po‘ di amarezza: «Ci rimasi molto male - racconta - rie di video musicali (Peter Ga- doppiaggio.FuFrancescaBraggiottia coscenico del teatro Diana di Mila- ma anche attrici di diverso tempe- dato la voce alla cagnetta elegan- perché Tina stessa si arrabbiò. Ma che colpa ne avevo? Cercai briel, Paolo Conte, Bjork, Frankie prestare, per prima, la voce alla Gar- no nei panni di una principessa ramento, come , Mir- tona di Lilli e il Vagabondo (1955), soltanto di doppiare la Garbo in modo da riecheggiare il sound hi-nrg e altri); e ancora «24 colori bo, doppiandola in Mata Hari,nel che mostrava un ginocchio. «Ap- na Loy, , Claudette quella con l’onda di capelli sull’oc- della stessa attrice. Secondo i modelli classici, che sono quelli al secondo» con una rassegna di 1932; ma un anno dopo Tina Lat- pena uscii ci fu un applauso, enor- Colbert... Sarebbe bello che la Rai chio, alla maniera di Gilda. «Era ar- che la mia generazione ha studiato. Cercando di eliminare la film che si ispirano a grandi pittori tanzi si sarebbe aggiudicato il pro- me, fragoroso. Ero bella, sì. Subito le rendesse onore rimandando in dimentosa, bella, paziente: un’ot- patina più “antiquata” per intenderci. Poi è chiaro: anch’io e quadri celebri. Senz’altro segui- vino per La regina Cristina, sbara- dopo Febo Mari, un attore dell’e- onda proprio La regina Cristina, tima compagna di lavoro», la ri- preferisco la Garbo con la voce di Tina, anche perché è stata tissima sarà la mini-rassegna «L’a- gliando la concorrenza e assumen- poca di cui nessuno parla più, mi dove la voce della Lattanzi faceva corda Livia Giampalmo, attrice, una donna a cui ho voluto molto bene, anche se ormai erano nima e il corpo», cartoni erotici e a do stabilmente il ruolo di «doppia- diede un ruolo da prima donna», tutt’uno con il personaggio della doppiatrice e regista, che proprio molti anni che non ci vedevamo più». Si erano conosciute negli luci rosse. Riservata ai più giovani, trice ufficiale» della star. Da allora ricostruiva nell’intervista. sovrana di Svezia che si innamora, con Tina Lattanzi fece, timorosa, il anni Cinquanta quando la Savagnone, appena adolescente è invece «I laboratori dell’immagi- - un po’ come più tardi sarebbe ac- Ai giovani, probabilmente, il no- reticente e passionale, dell’amba- primo provino al microfono. («avevo quindici anni»), la incontrò alla Fonoroma, per il nario» con due film realizzati dalle caduto sul fronte maschile per il me di Tina Lattanzi dirà poco o sciatore di Spagna interpretato da Con gli anni era diventata pove- doppiaggio di un vecchio film, «Un re per quattro regine». «In scuoleelementaridiAricciaedi John Wayne di Emilio Cigoli o il niente. Magari qualcuno la ricorda John Gilbert. ra. Le case fastose, i gioielli, i casi- quell’occasione per la prima volta abbiamo lavorato insieme. Nemi, sotto la guida di Stelio Pas- JamesStewartdiGualtieroDeAn- ospite del Costanzo Show. Vi anda- Ma è vero, Tina Lattanzi non fu nò frequentati volentieri (vi aveva Io doppiavo una giovane attrice con una piccola parte. L’ho sacantando. Da non mancare «Il gelis - Tina Lattanzi fu la voce di va sempre volentieri, a raccontare solo una grande doppiatrice. Ado- perso una fortuna) erano un ricor- subito conosciuta». E l’impressione? «Era veramente caso Canada», una retrospettiva Greta Garbo. pezzi di vita e a parlare di tutto: ve- rata da Ruggero Ruggeri, stimata do lontano. Tanto che, nel 1992, il simpaticissima - racconta la Savagnone - , una donna della storica produzione del Natio- A un passo dal centesimo com- stita di nero, coi capelli raccolti a da De Sica, apprezzata da Mussoli- governo Amato aveva deciso di incredibilmente alla mano, una vera compagnona che parlava nal Film Board. pleanno (il prossimo 5 dicembre), crocchia, gli occhi mobilissimi, ni (che, pur di vederla al Quirino aiutarla, «per meriti artistici», ap- romanaccio. Insonna, era completamente diversa Si parte lunedì con l’inaugura- Tina Lattanzi è morta ieri nella sua esibendo senza vezzi d’artista quel- in L’imperatore d’America di Shaw, plicando al suo caso la legge Bac- dall’immagine delle dive fatali che doppiava». Il suo stile, zione ad Ariccia della mostra «Af- casa milanese. Era malata da tem- la voce armoniosa, intonata, melo- fece annullare un divieto fascista), chelli. «Non sono stata una formi- teatrale, enfatico, spesso sopra le righe, la Savagnone lo fissionato» che raccoglie i poster po, semicieca e provata nel fisico drammatica, ma resa più ironica questa romana avvenente e di ca- china, ho buttato via tutto nel gio- ricorda come «fuori da ogni schema. Il suo era un cliché tra pittura e fumetto di Pablo dopo un ennesimo ricovero in dall’età avanzata. Più di altre cele- rattere era un tipetto niente male co. Credo che il Padreterno mi ab- inimitabile e del tutto particolare. Certe calate e certe fioriture Echaurren e con un concerto sin- ospedale. Eppure, finché le forze bri e forse più duttili doppiatrici nella vita. Separatasi presto dal bia voluto punire con la cecità. solo lei se le poteva permettere». Una maestra, dunque, per la fonico presentato da Simona Mar- gliel’hanno permesso, ha voluto (da Andreina Pagnani a Lidia Si- marito («Il matrimonio non faceva Non mi fa più vedere perché que- vostra generazione di doppiatori? «Mah, forse più che una chini. Poi, nei giorni seguenti, via vivere in piena indipendenza: non moneschi, da Rosetta Calavetta e per me, mi annoiavo, ma che san- sto sia il mio purgatorio», aveva maestra - conclude-,èstata una stella fissa». alle proiezioni nei cinema dei vari più di tre anni, nel settembre del Renata Marini), lei riuscì a rendere t’uomo era...»), si divideva volen- detto all’Unità, con l’aria saggia di comuni, con premiazione finale a 1994, l’inviato dell’Unità Mario la propria voce un marchio di fab- tieri tra teatro leggero, cinema e chi sentiva avvicinarsi la fine. Gabriella Gallozzi Genzano. Curati andò a intervistarla nel pic- brica: non solo doppiando la Gar- doppiaggio. Con Mattoli fece le ri- colo hotel Eritrea di Cesenatico bo, certo la più «icona» di tutte, viste Za-Bum, sullo schermo girò Michele Anselmi Renato Pallavicini

L’EVENTO A Palermo la signora del teatro-danza fa il tutto esaurito con «Danzon» Pina Bausch ritorna a ballare: ed è subito magia Stilizzata e affascinante la nuova creazione, in cui la brava coreografa tedesca cerca nuove correlazioni fra danza, natura e varia umanità.

PALERMO. In scena ci sono appena cie: boschi, montagne, mari in impalpabile collage di «numeri» menti d’opera, i danzatori restitui- Pina Bausch ha misurato, almeno undici danzatori del «nuovo» Tan- tempesta e distese di ciliegi in fiore apparentemente autonomi e chiu- scono, con eccezionale bravura, per due decenni, la temperatura ztheater Wuppertal, ma la dodicesi- sono appiattiti su fondali anche si, si conclude con l’attrice storica l’essenza del folklore; qualcuno esistenziale di una Mitteleuropa ma èpropriolei,PinaBausch,lagran- trasparenti, che talvolta lasciano del gruppo, Mechthild Gros- implode nel mettersi a posto l’abi- segnata dalla guerra e da potenti decoreografatedescachehareinven- intravvedere bucoliche silhouette smann, intenta a sommergere di to bello, nel presentare il proprio inibizioni psico-fisiche. Oggi i suoi tato il teatrodanza degli anni Ottan- nude, omaggio alla Danse di Matis- terra una danzatrice in azione. corpo in tensione e orgoglioso. E ci nuovi interpreti hanno meno se- ta. Dopo Café Müller, il suo cult-bal- se, alla pittura impressionista e Mentre Dominique Mercy, l‘ im- saranno riti di corteggiamento, greti da confessare e, forse, meno let del 1978, non aveva più danza- giapponese, ma anche a una nuo- pareggiabile alter-ego maschile vortici di coppie, «bravate» virili frustrazioni. Ma sono più lindi ed to; ora si ritaglia un assolo nell’on- va Arcadia dove il corpo si perde e della coreografa, sparge pugnetti che certo ricordano le danze ma- esteriori. Jan Minarik, altro capo- divago Danzon che cristallizza la diventa un segno meramente in- di terra estratti da un triste sac- schili sudamericane e tribali. Sono saldo della vecchia compagnia, bellezza e il limite dell’intero spet- telletuale. chetto. È la celebrazione di un fu- i momenti di grande forza dello ammutolito e regredito al ruolo di tacolo creato due anni fa e ripreso Per chi ricorda le scenografie vi- nerale, in cui a morire, simbolica- spettacolo, uniti a minutaglie iro- cerimoniere nudo e in pannolino, in esclusiva al Politeama Garibaldi, ve dei più celebri Stücke di Wup- 26SPE03AF01 mente, è l’arte del movimento, niche - una ballerina grassa perché li guida nella riproduzione di gio- per il ricco Festival palermitano pertal, con tappeti di erba profu- 2.0 quella che più di ogni altra (secon- imbottita, piroetta sul piede del chi innocenti e infantili (memora- «sul Novecento». mata (1980), distese di garofani ve- 14.0 do Pina, ma lungo la scia storica compagno, e sulla ben nota musi- bile la scena di una coppia che si Pina balla (ancora per stasera) , ri (Nelken), acqua (Arien)ecumuli della danza libera che comincia ca della Morte del cigno - che fanno dondola carinamente, e sciocca- come un giunco nero, flessuoso, di terra che inzaccherava e sporca- con Isadora Duncan) coincide con capire quanto Bausch, nonostante mente, su di una leva). Pina, inve- senza età, davanti a un fondale va le gambe dei danzatori (La Sagra la natura. tutto, continui incessantemente ce, da vera strega preveggente, de- tropicale in movimento. Il prezio- della primavera), la scena a quadri e Il bello è che queste sconsolanti ad interrogarsi su cosa spinga gli stina loro una maliziosa citazione so filmato conferisce a pesci rossi, «cartoline illustrate», creata da Pe- immagini-riflessioni si inseriscono uomini a danzare. di Goethe sulla natura morta e si- bianchi, striati e con mirabili code ter Pabst per Danzon potrà sembra- in uno spettacolo in cui la danza, Ma laddove subentrano le esplo- lenziosa a cui l’uomo morto farà che ad ogni guizzo sembrano fiam- re una novità. Ma è ben di più: se già enunciata nel titolo, è molto sioni di rabbia e di narcisismo del- silenzioso ritorno. E li conduce nel melle, quel corpo carnoso e plasti- nel «teatro della vita» di Pina presente. Lo è come esplosione e la «zia» Mechthild, o qualche ta- bosco, dove si narrano le storie di co che la coreografa-danzatrice, Bausch la natura non è più né av- soprattutto magnifica reinvenzio- bleau vivant con microfono - ricor- Bambi ma anche le terribili barzel- qui, rifiuta. Il gesto spossato e no- volgente, né ostile, vuol dire che è ne del codice popolare. Su canti di do di passate autobiografie gestuali lette sull’uomo tecnologico, ormai stalgico delle sue braccia è tanto ormai lontana, anzi irraggiungibi- vari paesi sudamericani, ritmi no- e di agrodolci rapporti sessuali -, tramutato in un fax. sublime quanto decorativo. Del re- le, forse, pericolosa. E infatti Dan- stalgici del Portogallo, evanescenti Danzon mostra la corda. Nato ne- sto, Danzon vive tutto in superfi- zon, costruito, al solito, come un Alda Vainieri del Tanztheater Wuppertal in «Danzon» canzoncine di un tempo, fram- gli anni Settanta, il teatrodanza di Marinella Guatterini