Lunedì 14 marzo 2011

150° dell’Unità d’Italia – E’ in distribuzione il nuovo catalogo che illustra la mostra di bandiere storiche allestita in centro storico

Chi desidera visitare la spettacolare mostra a cielo aperto Le strade della bandiera. Reggio città del Tricolore allestita nel centro storico di Reggio in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia si può avvalere – anche durante la Notte Tricolore e la festa nazionale del 17 marzo - della guida di un nuovo catalogo, in distribuzione in questi giorni, che ripercorre, bandiera per bandiera, la storia del Tricolore attraverso le strade della città. Il catalogo, disponibile in 15mila copie e distribuito gratuitamente negli uffici Urp, Iat, nelle biblioteche cittadine e presso l’Università (sede ex caserma Zucchi), attraverso immagini e didascalie illustra il percorso di 6 chilometri lungo via Emilia San Pietro, via Emilia Santo Stefano, via Farini, via Crispi e le limitrofe via Toschi, viale Allegri e corso Garibaldi, inaugurato lo scorso 7 gennaio 2011, festa del Tricolore, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Lungo il percorso visitatori e passanti potranno usufruire anche delle didascalie fissate a terra (che saranno posizionate condizioni meteo permettendo) in corrispondenza di ogni bandiera o utilizzare le analoghe didascalie affisse alle vetrine dei numerosi negozi che hanno aderito al progetto “Adotta una bandiera” e che espongono notizie relative allo stendardo a loro più prossimo.

Il catalogo contiene anche testi introduttivi del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del sindaco Graziano Delrio e dello storico Alberto Melloni, curatore della mostra. L’esposizione resterà visibile fino al 2 giugno, . In mostra - oltre alla bandiere che dagli emblemi delle rivoluzione francese segnano la strada che ha portato all’adozione dell’odierno vessillo nazionale - anche le diverse bandiere che hanno segnato la storia del Paese: le bandiere dell’Unione Europea, le bandiere dei Paesi che si sono intrecciati con la storia nazionale, le bandiere della Repubblica, le bandiere evocative. La mostra è promossa dal di in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Unità tecnica di Missione per le Celebrazioni del 150° anniversario dell'unità nazionale, l’Istituto della Enciclopedia italiana Treccani e l’Università degli Studi di e Reggio Emilia.

Cenni di storia attraverso le bandiere in mostra

Il Tricolore della rivoluzione (primo tratto di via Emilia San Pietro)

1789, 14 luglio: nel luglio del 1789 la guardia municipale di Parigi porta una coccarda rosso-blu, alla quale aggiunge il bianco dopo il ritorno del re in città. I tre colori diventano emblema rivoluzionario.

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1794/1812: il Tricolore adottato nel 1794 viene scelto dal 1804 come bandiera di tutti i reggimenti dell’esercito francese. 1845, 5 marzo: durante la rivoluzione del 1848, la seconda Repubblica adotta un Tricolore con le bande verticali. Il 5 marzo la decisione viene annullata e la bandiera ritorna alla sua forma rivoluzionaria, col rosso all’asta e il bianco al centro.

I Tricolori nell’Italia d’età giacobina e napoleonica (via Emilia San Pietro)

1796, 10 aprile, Milano: in questa data le truppe di Napoleone entrano in Italia e occupano i ducati di Milano e Mantova. La Legione lombarda usa una bandiera coi colori della guardia milanese, ma che ricalca il Tricolore francese, dal quale dipende direttamente. 1796, 2 novembre, Milano: la Guardia nazionale milanese riceve il 12 brumaio (2 novembre) 1796 le insegne dove appaiono i simboli rivoluzionari che, per smarcarsi dai segni religiosi, sono di derivazione classica (il cappello frigio indossato dagli schiavi liberati dalla Roma antica, il fascio littorio delle libertà romane, le corone di foglie che rappresentano la forza e la concordia). 1796/1797, Modena: Napoleone invade anche i territori di Reggio e Modena tolti agli Estensi e quelli di e tolti al Papa. 1797, 7 gennaio, Reggio Emilia: in questo giorno, nella sala dell’archivio ducale (oggi sala del Tricolore) il congresso della Repubblica Cispadana adotta il Tricolore, non più come vessillo militare, ma come bandiera di valore politico. Nella faretra, che sovrasta i segni della vittoria, le frecce rappresentano le quattro province che si sono unite. Non c’è un esemplare di questa bandiera che fu ricostruita dal massimo storico del Tricolore, Ugo Bellocchi, nel corso del XX secolo. 1797/1798, Milano: bandiera della prima Compagnia città di Milano degli Usseri di Requisizione della Repubblica Cisalpina, vivaio degli ufficiali per la cavalleria. 1797/1798, Ancona: Bonaparte costituisce il 19 novembre 1797 la Repubblica di Ancona che comprende la precedente Marca dello Stato della Chiesa. 1798/1799, Roma: Il generale francese Berthier occupa Roma e proclama la Repubblica romana il 15 febbraio 1798, dichiarando decaduto il Papa e requisendo opere e beni. 1797/1799, I Repubblica Cisalpina: nel maggio 1797 Napoleone stacca le province di Modena e Reggio dalla Repubblica Cispadana alla quale annette le Romagne e le destina alla Repubblica Transpadana che dà alle sue coorti un Tricolore col berretto frigio e l’archipendolo. L’11 maggio del 1798 il Consiglio repubblicano ufficializza il Tricolore verticale di forma quadrata. 1798/1799, Napoli: la controffensiva francese spinge il re Ferdinando IV a fuggire a Palermo, lasciando a Laino Francesco Pignatelli il compito di firmare l’armistizio che apre al generale Championnet le porte della città. 1800/1802, II Repubblica Cisalpina: Napoleone, proclamato primo console, scende nuovamente in Italia ad Aosta nel maggio 1800. Ad agosto la Legione italica, ora Divisione italica, usa un Tricolore con al centro l’archipendolo e il cappello frigio. 1800, agosto, II Repubblica Cisalpina: il 2° reggimento Usseri della Repubblica Cisalpina adotta uno stendardo con la berretta rivoluzionaria sopra un fascio, che, per tutto l’Ottocento, rimarrà un simbolo dell’unione popolare.

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1801, Regno d’Etruria: fra il 1801 e il 1808 il Regno d’Etruria viene concesso da Napoleone ai Borbone come compensazione per la rinuncia al Ducato di Parma, dotato dal 1° gennaio 1804 di una propria bandiera. 1802, 26 gennaio: Napoleone Bonaparte viene proclamato Presidente della Repubblica Italiana il 26 gennaio 1802 dai deputati della Repubblica Cisalpina. Fra il 1803 e il 1805 i Granatieri a Cavallo della Guardia del Presidente della Repubblica italiana usano lo stemma con i simboli di giustizia adottati a maggio del 1802. 1802, 20 agosto, Milano: il 20 agosto 1802 il Governo della Repubblica approva il cambiamento della “Bandiera di terra e di mare” dello Stato. La forma del nuovo vessillo sarà “un quadrato a fondo rosso, in cui è inserito un rombo a fondo bianco, contenente un altro quadrato a fondo verde”. La decisione resterà in vigore, fino al 1814, anche dopo la proclamazione del Regno d’Italia, con lievi varianti riconosciute ai drappi di taluni reparti militari o adottate in circostanze particolari. Il motivo sarà ripreso nello stendardo quirinalizio del secolo XXI. 1805/1808, Napoli: Napoleone nomina Re di Napoli suo fratello Giuseppe nel 1805, dopo aver dichiarato decaduta la dinastia Borbone: la bandiera del governo che tenta di rompere le strutture feudali del Regno richiama nei propri colori quelli della Repubblica Romana caduta. 1808/1815, Napoli: il 1 agosto 1808 Napoleone incorona Re di Napoli il generale Gioacchino Murat, dopo aver mandato Giuseppe Bonaparte a regnare sulla Spagna. 1805, 26 maggio, Milano: fattosi incoronare da Pio VII Imperatore dei francesi, Napoleone trasforma la Repubblica in Regno d’Italia a marzo e si fa incornare Re il 26 maggio 1805 nel duomo di Milano, sua capitale. I corpi militari del Regno Italico modificano di poco gli stendardi repubblicani. 1805/1814: dal marzo 1805 fino all’abdicazione di Napoleone e poi di Beauharnais dell’aprile 1814 la bandiera del Regno d’Italia napoleonico porta al centro l’aquila imperiale.

Le bandiere dei moti e delle insurrezioni (fino a piazza Del Monte)

1820/1831: quella carbonara è una bandiera segreta come la società che la porta e nella quale si formano molti dei patrioti protagonisti dei moti degli anni della restaurazione: I suoi colori – l’azzurro, il nero, il rosso – sono attestati in vario ordine. 1831, febbraio/marzo, Bologna: dopo l’abdicazione di Carlo X a Parigi, anche in Italia ci sono insurrezioni. Girolamo Tipaldo de’ Pretenderi, è uno degli studenti greci che partecipano ai moti a Bologna e che, dopo la sconfitta, deve andare in esilio. Tornerà nel 1864 per ricevere la cittadinanza onoraria; fra i suoi oggetti una fascia con la sequenza verde-rosso-bianco usata nei moti e questa bandierina dei greci dove due mani reggono un Tricolore dipinto nel Tricolore. 1831/1848, Reggio Emilia: nei moti del 1831 il Tricolore viene usato da rivoluzionari e patrioti come proprio emblema in tutte le città della Romagna, dell’Emilia e delle Marche. Dopo il fallimento delle insurrezioni, la bandiera proibita diventa un oggetto pericoloso da produrre e da custodire; come quella ricamata da Liberata Ruscelloni, Bettina Ferrari, Vittoria Spagni, che viene protetta fino al 1848 e consegnata allora alla Guardia Civica (la banda rossa inferiore, perduta nel tempo, è ricostruita).

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1848, 10 febbraio, Roma: una frase di Pio IX del 10 febbraio – “Benedite, Gran Dio, I’Italia” – accende le speranze dei liberali e dei cattolici convinti che il papa possa guidare o sostenere l’indipendenza italiana. In questo periodo ricami e stampe lo ritraggono col Tricolore, che lo stesso pontefice farà apporre come cravatta allo stendardo pontificio per qualche settimana. 1831, 26 giugno, Marsiglia: a Marsiglia nasce la Giovine Italia. Giuseppe Mazzini - nello Statuto e nell’Istruzione generale per gli affratellati del 1832 - stabilisce che i colori della società sono “il bianco, il rosso, il verde” e propone delle scritte: “libertà, uguaglianza, umanità” per un lato, e per l’altro “unità e indipendenza”.

Le bandiere del 1848/1849 (primo tratto di via Emilia Santo Stefano)

1848, 12 gennaio, Palermo e Messina: il 12 gennaio 1848 Palermo e Messina insorgono contro i Borbone, seguite da Napoli il 27. I moti costringono Ferdinando II a promettere la costituzione, che viene promulgata l’11 febbraio. Il Governo insurrezionale della Sicilia nella Camera dei Comuni e nella Camera dei Pari adotta il Tricolore con al centro il simbolo della Trinacria. La bandiera resta in funzione fino al aprile 1849. 1848, 11 febbraio, Firenze: l’11 febbraio 1848 il Granduca Leopoldo II di Toscana, cugino primo dell’imperatore Ferdinando I d’Austria, promette la costituzione. Fra il 17 aprile 1848 e il 27 maggio 1849 il Granducato usa un Tricolore con le insegne della casata. 1848, 17 marzo, Venezia: Venezia insorge contro il governatore austriaco e gli impone la liberazione dei detenuti politici. Guidati da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, gli organi della Repubblica di San Marco arruolano la guardia nazionale e adottano il Tricolore bordato d’azzurro. 1848, 18 marzo, Bologna: concesso lo Statuto il 14 marzo, Pio IX non cede al Tricolore, ma il 18 marzo 1848 dispone che la bandiera del Papa Re sia “fregiata di cravatte coi colori italiani” e con lo stemma della città al suo interno. 1848, 23 marzo, Torino: il 4 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia concede lo Statuto. Per l’inizio delle operazioni militari viene usato un Tricolore che porta nella parte bianca della bandiera uno scudo di casa Savoia bordato d’azzurro, che s’estende oltre i margini delle fasce rossa e verde. Il 27 marzo questo disegno viene formalmente approvato dal Consiglio dei ministri. 1848, 15 maggio, Napoli: il 15 maggio Ferdinando II scioglie il parlamento e dà vita a un governo costituzionale di conservatori per il Regno delle Due Sicilie. Dal 3 aprile il Programma del nuovo ministero approvato da S.M. il Re dispone che “le bandiere reali verranno circondate dai colori italiani”. La bandiera porta al centro la grand’arme reale dei Borbone con le collane e con gli scudi disposti dal Decreto del 1816; il bordo tricolore viene tolto il 19 maggio 1849. 1848/1849, Roma: la decisione del governo di indire le elezioni per la Costituente esasperano il conflitto: il Papa scomunica chi osa partecipare al voto; i mazziniani portano nella Repubblica Romana le loro parole d’ordine ‘Dio e popolo’. 1848, 13 agosto, Venezia: dal 27 marzo 1848 la Repubblica adotta il Tricolore, “coi tre colori comuni a tutte le bandiere odierne d’Italia si professa la comunione italiana. Il Leone è il simbolo speciale di una delle famiglie italiane”. La settimana prima del 13 agosto alla presenza del Patriarca, era stato deciso d’usare il Tricolore col leone di 4

San Marco fregiato dello stemma di casa Savoia per difendere la città dall’assedio austriaco che si prolungherà fino al 22 agosto 1849, quando Venezia s’arrenderà al maresciallo Radetzky. 1848, agosto, Osoppo: dopo l’armistizio di Salasco, qualche centinaio di patrioti friulani si barrica nella fortezza di Osoppo. Durante l’assedio il capitano d’artiglieria Leonardo Andervoli, vicecomandante del forte, dipinge un Tricolore dedicato a Carlo Alberto che ricorda la resistenza dei ‘350 itali’. 1849, Venezia: a Venezia, durante la resistenza, anche i fazzoletti diventano bandiere con motti “W l’Italia”, “Unione”, da conservare e diffondere.

Le bandiere degli Stati preunitari (ultimo tratto di via Emilia Santo Stefano)

Ducato del Friuli: è il primo Ducato longobardo che, assegnato nel 569 a Gisulfo I diventa contea coi carolingi. Dipendente dal patriarcato di Aquileia, usa lo stendardo con fondo azzurro in tempi di pace e con fondo rosso per la guerra. Ducato di Modena-Reggio Emilia: nel 1288-1289 Modena e Reggio rinunciano alle libertà comunali a favore di Obizzo II d’Este, duca di Ferrara. La casata perde provvisoriamente Ferrara nella guerra con Clemente VIII, ma si allarga al Marchesato di Montecchio, alla Contea di Novellara, al Principato di Correggio e al Ducato della e la Garfagnana. Al Congresso di Vienna, il Ducato va a Francesco IV d’Asburgo Este che ottiene Frignano, Massa e Carrara e, con suo figlio Francesco V, Guastalla. La bandiera coi colori austriaci (e in una variante l’aquila in campo blu, usata dagli Estensi dal 1239) sventola dal 1830 all’11 giugno 1859. La Serenissima Repubblica di Venezia: la Serenissima adotta, dal XIV secolo, il leone come suo simbolo in rosso e oro. Il dominio della Serenissima arriva, nel 1509, a toccare Bergamo a ovest e Curzola a sud-est. Il nuovo mondo, che nel Quattrocento vede cadere Bisanzio e scoprire l’America, riduce il peso della Serenissima che conserva la sua autonomia fino all’arrivo di Napoleone, davanti al quale il doge cede il proprio potere nel 1797. Dal 1815 l’arrivo degli austriaci la unisce al Lombardo-Veneto. 1808 - Stato della Chiesa: dalla fine VI secolo l’indebolirsi della presenza bizantina in Italia e il Ducato romano fanno del Papa una figura sempre più responsabile del diretto governo di un territorio che con i carolingi si estende fino a diventare patrimonio di Pietro. Fino al 1808 è rappresentato dalla bandiera amaranto e gialla, diversa dalle insegne papali che portano le chiavi di Pietro in campo rosso. Il Regno delle Due Sicilie: il Papa conferisce a Ruggero d’Altavilla il titolo di Re di Sicilia nel 1130: titolo che presto si diversifica, indicando le terre di qua e di là dal “Faro”. Dominio di Normanni e Svevi, poi dal 1441 degli Aragonesi, dei francesi e degli spagnoli, diventa vicereame fino ai primi del Settecento. Passa ai Savoia, poi agli Asburgo, dal 1734 ai Borbone con Carlo duca di Parma e Piacenza, e, dopo la Repubblica Napoletana del 1799, al fratello di Napoleone e infine a Gioacchino Murat, Re delle Due Sicilie dal 1808 al 1815. Il Regno durerà fino alla spedizione dei Mille del maggio – settembre 1860 che porterà all’annessione al Regno d’Italia col plebiscito del 21 ottobre. Ducato di Milano: lo stemma di Milano funge da bandiera per la Lega lombarda che nel 1167 si costituisce contro l’imperatore. Diventa bandiera del Ducato dal 1395 al 1797, quando rimane come insegna della capitale. Con la dominazione sforzesca viene 5

sostituita da quella della casata. Nel dominio austriaco del 1765-1797 si usa la bandiera degli Asburgo- Lorena a bande orizzontali rosso-bianco-rosso con le armi centrali. Dopo la stagione napoleonica che fa di Milano la capitale della Repubblica e del Regno, dal 1815 il Ducato di Milano viene unito dagli austriaci al vicereame Lombardo-Veneto. Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla: dal 1545 fino al 1731 il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla usa la bandiera della casata Farnese con sei gigli azzurri in campo giallo in tre file di tre, due e un solo giglio. Fino alla morte di Maria Luisa nel 1847 lo stendardo ducale si associa ad altre bandiere come quella per la navigazione fluviale che porta al centro le armi di Maria Luisa – Farnese, Guastalla, Asburgo, Austria e Lorena. Fra il 1847 e il 1850 sono attestate bandiere gialle e blu identificate con i colori della capitale con diverse forme, fino a quella di Carlo III che nel 1851 stabilisce che la bandiera di Stato sia a otto gheroni gialli e azzurri, bordata di rosso. Granducato di Toscana: il 27 agosto 1569 Papa Pio V concede a Cosimo de’Medici il titolo di Granduca di Toscana, il cui territorio, per acquisti e conquiste, s’era allargato dall’inizio del Quattrocento in poi. Dal 1737 ai Medici succedono i Lorena. Dopo il periodo napoleonico, Ferdinando III viene restaurato sul trono: ripristina la bandiera del 1765 e s’appoggia agli austriaci per stroncare le rivolte che lo allontanano da Firenze. Abdica il 27 aprile 1859 e il 15 marzo 1860 un plebiscito annette i territori al Regno di casa Savoia, un anno prima della proclamazione del Regno d’Italia. 1815/1866, Vicereame Lombardo-Veneto: il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia, la Valtellina (prima parte dei Grigioni), Mantova, la Repubblica delle tre leghe, l’Oltrepò ferrarese, vengono unificati dall’Austria nel 1815 in uno Stato, che si sarebbe dovuto chiamare Italia dell’Est-Ovest o Italia austriaca e che venne alla fine indicato come Lombardo-Veneto. Affidato a un viceré, il territorio fu epicentro dei moti e delle insurrezioni fino alle Cinque Giornate del 1848 a Milano e alla proclamazione della Repubblica a Venezia, entrambe piegate dagli austriaci. La Lombardia si unisce al Regno dopo la Seconda guerra d’indipendenza dell’aprile-agosto 1859 combattuta da francesi, piemontesi e garibaldini. Il Veneto viene liberato nella Terza guerra d’indipendenza e vota l’annessione al Regno d’Italia coi plebisciti dell’ottobre 1866. 1808/1870 – Stato della Chiesa: dal 1808, per non confondersi con gli zuavi che avevano conservato la bandiera giallorossa, il Papa adotta lo stendardo bianco e giallo sul quale compaiono prima le insegne pontificie. Dopo l’invasione francese, la Repubblica Romana e i tentativi di Garibaldi, Roma, l’ultimo lembo dello Stato della Chiesa, cadrà il 20 settembre 1870 quando artiglieri e garibaldini aprono una breccia a Porta Pia e conquistano la città. Nel 1970 Paolo VI definirà quella perdita “provvidenziale”. Regno di Sardegna: fra il 1799 e il 1802, durante l’occupazione francese del Piemonte, la Sardegna usa come bandiera navale l’antico vessillo che Giacomo II le aveva concesso nel 1297. Il vessillo reca nei quattro cantoni le teste dei mori, bendati perché vinti o decapitati, secondo la tradizione iberica. Regno di Sardegna: creato da Bonifacio VIII a fine Duecento, il Regno di Sardegna passa dagli Aragona agli Asburgo, nel 1713 ai Savoia di Vittorio Amedeo II in cambio del Regno di Sicilia. Dalla restaurazione ottengono la Repubblica di Genova, mentre durante il Risorgimento cedono Nizza e Savoia a Napoleone III. L’antica bandiera con croce bianca in campo rosso, nel 1785 era stata bordata d’azzurro, per poi diventare blu con lo stemma della casata in alto a sinistra. Nel 1816-1848 la croce viene modificata e dal

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1848 l’intera bandiera sostituita dal Tricolore con lo scudo di casa Savoia disegnato dal Bigotti.

Le bandiere dell’Unità d’Italia e del Regno d’Italia (via Farini e via Toschi)

1857, 25 giugno: nell’estate del 1857 Carlo Pisacane interpreta l’utopia di un incendio insurrezionale scatenato dalla “propaganda del fatto”. Pisacane – che aveva immaginato un Tricolore senza riferimenti monarchici, simile a quello della Repubblica Transpadana del 1796 col berretto frigio sull’asta e non sull’archipendolo – si uccide. 1859, 7 agosto: in forza degli accordi con Napoleone III che avrebbero fruttato alla Francia Nizza e la Savoia, la Seconda guerra d’indipendenza del 1859 porta al Regno di Sardegna tutta la Lombardia, eccetto Mantova. Da Parma alla Romagna le popolazioni cacciano duchi e legati e chiedono l’annessione. 1860, 5 maggio: nella primavera del 1860 Cavour sostiene segretamente una spedizione di Garibaldi volta a scatenare la rivolta del Sud contro l’isolata corona Borbonica. I “Mille”, di sentimenti repubblicani e rivoluzionari, sventolano un Tricolore nel quale lo stemma sabaudo è rimpicciolito e deformato. 1860, 23 giugno: davanti all’avanzata delle truppe garibaldine della spedizione dei Mille, Francesco II di Borbone fa un disperato tentativo di adottare il Tricolore per il Regno “costituzionale” delle Due Sicilie, ornato “delle Armi della Nostra Dinastia”. Lasciata Napoli senza combattere, resiste qualche mese a Gaeta, sul cui forte sventola questa bandiera fino al marzo 1861. 1860, 26 ottobre: affidata la Sicilia ad Agostino Depretis, Garibaldi sbarca in Calabria il 19 agosto 1860 e riesce a piegare i soldati borbonici che spesso si arrendono senza combattere. Il 7 settembre entra a Napoli, e, solo sul Volturno, deve combattere una grande battaglia. Il 26 ottobre, cinque giorni dopo i plebisciti di annessione, Vittorio Emanuele incontra Garibaldi a Teano e lo ferma, impedendogli di puntare su Roma, dove il Tricolore tornerà solo dieci anni dopo. 1861, 17 marzo: pochi giorni dopo la resa e l’esilio dei Borbone, il 17 marzo 1861, la Legge n. 1 fissa l’inizio del nuovo Stato col nome di “Regno d’Italia”. La bandiera nazionale porta lo stemma sabaudo col bordo azzurro; nelle sedi e circostanze reali appare la corona dei Savoia sopra lo stemma, assente invece nelle bandiere mercantili. 1861-1881: lo stendardo dei Re d’Italia. 1861-1863: bandiera per l’esercito del Regno di Sardegna e, dal 5 maggio 1861, del Regno d’Italia, rimasta in uso fino al 1863. 1881-1946: lo stendardo reale di casa Savoia riprodotto dagli acquerellisti per la prima enciclopedia italiana. Resterà in uso fino al referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e alle elezioni per la Costituente, quando, per la prima volta nella storia d’Italia, votano le donne. 1863, 16 marzo: la bandiera dell’esercito nel bozzetto che ne fissa le nuove dimensioni; rimane in uso fino al 1946, dopo aver subito varie manomissioni durante il fascismo. 1893-1946: bandiera di bompresso per mercantili e navi di Stato non militari dall’11 giugno 1893 all’11 giugno 1946. 1863: il Tricolore regalato da Giuseppe Garibaldi al generale Whitehead per la collaborazione inglese alle campagne militari del 1859-1860. È ora conservato a Roma nell’Ambasciata del Regno Unito in Italia. 7

Le bandiere della Resistenza (via Andreoli)

Giustizia e libertà: Giustizia e Libertà è una brigata partigiana che nasce dall’omonimo movimento politico, fondato nel 1929 da Carlo Rosselli, assassinato nel 1937 in Francia su mandato fascista. Piccoli per numero i “giellini” giocano un grande ruolo politico nel Cln attraverso il nuovo Partito d’Azione, fondato a gennaio del 1943, da cui proviene anche Ferruccio Parri, comandante militare unico della Resistenza e primo presidente del Consiglio dell’Italia liberata. 1944, 8 settembre 23 ottobre, Val d’Ossola: la Repubblica partigiana della Val d’Ossola viene proclamata quando i partigiani garibaldini, autonomi e monarchici del Cln, riescono a cacciare da Domodossola i repubblichini. Più breve di analoghe esperienze della Resistenza, la Repubblica viene sconfitta a ottobre da una spedizione di 14mila uomini. In quelle settimane le Brigate azzurre monarchiche portano una bandiera a fondo azzurro. La Repubblica come tale aveva una bandiera con i colori delle brigate a fasce orizzontali rossa, azzurra e verde. 1944, 9 giugno, Milano: il Corpo Volontari della Libertà coordina l’azione militare dei partigiani, come il Comitato di Liberazione Nazionale fa per quella politica. Sottoposto formalmente a un generale dell’esercito, il Cvl sul terreno è affidato ai vice comandanti Ferruccio Parri per il Partito d’Azione, Luigi Longo per il Partito Comunista oltre a Giovanni Battista Stucchi per i socialisti, Enrico Mattei per i democristiani e Mario Argenton per i liberali. Come anche il Cln, usa un Tricolore con la propria sigla al posto dello stemma sabaudo. 1943/1945, Alta Italia: le Brigate Fiamme Verdi, composte in gran parte da cattolici, sono attive nella zona di Brescia dall’inverno 1943/1944. Una omonima formazione viene fondata anche a Reggio Emilia da don Domenico Orlandini e ha fra i suoi dirigenti politici Giuseppe Dossetti, presidente del Cln provinciale sul finire della guerra e poi deputato alla Costituente. 1944/1945, Monte San Pietro: le Brigate Garibaldi, nelle quali è inquadrato il grosso della militanza partigiana comunista, usano come simbolo l’eroe del Risorgimento, la stella e il tricolore. La 63esima Brigata viene costituita nella zona a ovest di Bologna accorpando varie formazioni, fra le quali quella di Monte San Pietro comandata da Corrado Masetti, il cui nome di battaglia è Bolero. Dopo la morte di Masetti, in uno scontro a fuoco a Casteldebole il 30 ottobre 1944, la Brigata prende il suo nome. 1944, maggio/giugno, Reggio Emilia: questo distaccamento, comandato da Sintoni e parte della 144ma Brigata garibaldina, opera nel reggiano e prende il nome dai fratelli di Campegine, fucilati il 28 dicembre 1943. La sua bandiera porta la stella rossa dei garibaldini e i segni neri dei suoi componenti catturati il 17 novembre 1944 a Legoreccio durante un rastrellamento; 19 vengono fucilati sul posto, i capi a Ciano dopo la tortura. Nella bandiera sono ricordati in file di sette per evocare il numero dei fratelli Cervi uccisi.

Le bandiere della Repubblica (piazza del Monte e via Crispi)

1947, 24 marzo, Assemblea Costituente: un Decreto del 19 giugno 1946 all’articolo 8 fissa il Tricolore come bandiera dello Stato in attesa delle decisioni dell’Assemblea

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Costituente eletta il 2 giugno a suffragio universale maschile e, per la prima volta nella storia italiana, anche femminile. Il Tricolore della Repubblica Italiana viene approvato dall’Assemblea Costituente il 24 marzo 1947 e descritto nell’articolo 12 della Costituzione fra i principi fondamentali. La Legge n. 260 del 27 maggio 1949 stabilirà le regole e le disposizioni per l’esposizione della bandiera negli edifici pubblici. 1947, 9 novembre: la bandiera della Marina Militare Italiana viene istituita il 9 Novembre 1947 con Decreto legislativo n° 1305. Reca gli stemmi delle Repubbliche marinare di Venezia, Pisa, Genova e Amalfi. Nella bandiera della marina mercantile il leone di san Marco non impugna la spada e sopra lo stemma non compare la corona turrita e rostrata. 1948, 31 gennaio, Assemblea Costituente: a una commissione di undici deputati costituenti, incaricati di scegliere l’emblema della Repubblica, vengono presentati nel 1947 ben 197 bozzetti con le più diverse proposte. Viene scelto quello di Paolo Paschetto, che usava quattro simboli: la stella, l’ulivo, la quercia e la ruota dentata. Viene votato dalla Costituente il 31 gennaio 1948 con il Decreto legge “Foggia e uso dell’Emblema dello Stato”, promulgato dal presidente Enrico De Nicola il 5 maggio 1948. 1965-1992 / 1992-2000: fino al 1965 il Tricolore costituzionale è anche insegna del capo dello Stato. Nel 1965 il ministero della Difesa suggerisce l’adozione di uno specifico vessillo. La proposta di usare la bandiera con l’emblema della Repubblica al centro viene scartata perché troppo simile alla bandiera del Messico. Il presidente Giuseppe Saragat sceglie allora il drappo azzurro caricato dell’emblema della Repubblica in oro. Nel 1987 viene bandito un concorso per modificarlo, ma nessuna nuova proposta viene accettata. Sostituito nel biennio 1990-1992, viene ripristinato dal presidente Oscar Luigi Scalfaro in una variante che rimpicciolisce l’emblema; resta in vigore dal 1992 al 2000. 1992, Francesco Cossiga: nell’ultima parte del suo mandato presidenziale, Francesco Cossiga utilizza un diverso stendardo presidenziale che riprende il Tricolore. Nel 1992 il presidente Oscar Luigi Scalfaro ripristina lo stendardo con lo stemma della Repubblica in oro su campo blu con una leggera variazione delle proporzioni. 2000, 9 ottobre, Carlo Azeglio Ciampi: il presidente Carlo Azeglio Ciampi adotta il nuovo stendardo del presidente della Repubblica italiana che richiama la foggia della Repubblica italiana napoleonica del 1802-1805; la forma e l’uso sono disciplinati dal Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 2000. 2001, 17 maggio, Carlo Azeglio Ciampi: lo stendardo dei presidenti emeriti della Repubblica è stato adottato con Decreto del presidente della Repubblica del 17 maggio 2001. Esso dispone che sia “inquadrato: nel I e IV di verde, nel II e nel III di rosso, al grande rombo appuntato ai lembi di bianco, esso rombo caricato dalla Cifra d’Onore della Presidenza della Repubblica”. 2004, 2 giugno, Gianni Letta e Antonio Catricalà: nel 2002 un parlamentare nota che il Tricolore esposto davanti al Parlamento Europeo è quasi irriconoscibile, perché usa un rosso che tende all’arancione. Il caso genera una serie di circolari del sottosegretario e del segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri il 18 settembre 2002 e il 17 gennaio 2003, per specificare la tinta da usare per la bandiera nazionale. Il 14 aprile e il 2 giugno 2004 una circolare e un Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri fissano i codici pantone del Tricolore (verde 17-6153, bianco 11-0601, rosso 18- 1662).

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1947: bandiera di bompresso per mercantili e navi di Stato non militari dal 30 novembre 1947 ad oggi. 2003, 24 ottobre: il Tricolore di Stato in mare è riservato dal 24 ottobre 2003 alle navi dell’amministrazione dello Stato non militare. Era stato proposto nel 1965 come stendardo del presidente della Repubblica, ma fu scartato per la somiglianza con la bandiera messicana. 2000: stemma dello Stato Maggiore della Difesa italiano con i simboli dell’Esercito, della Marina, dell’Aviazione e dell’Arma dei carabinieri. 1955, 8/13 dicembre, Strasburgo/Parigi: nel 1950 il Consiglio d’Europa crea un comitato per la bandiera europea. Nel 1952 Hanno F. Konopath ne propone una blu, con una stella per ognuno degli Stati membri. Arsène Heitz, una bozzettista dell’ufficio postale del Consiglio, ne disegna una a 15 stelle con la punta rivolta verso l’alto. Adottata dal Comitato il 25 settembre, viene presentata alla stampa il 26 da François de Menthon, ma viene contestata perché conta la regione della Saar come Stato. Altre bozze con anelli su fondo azzurro, costellazioni, una stella centrale cadono. Un bozzetto della Heitz, che riduce al numero simbolico di 12 le stelle, viene votato l’8 dicembre 1955 ed esposto nello Chateaux la Muette a Parigi il 13 dicembre 1955.

Le bandiere evocative (via Sessi)

1947, 20 ottobre, San Francisco: ai delegati alla conferenza delle Nazioni Unite sull’Organizzazione Internazionale tenuta a San Francisco nel 1945 viene offerta una spilla, disegnata da un comitato creato da Edward Stettinius, il Segretario di Stato statunitense: “Una mappa del mondo rappresentante una proiezione azimutale equidistante centrata sul Polo Nord, inscritta in un cercine composto da rami d’ulivo convenzionali incrociati; [...] La proiezione della mappa estende il 40° parallelo Sud ed include quattro cerchi concentrici”. Dal 1947 diventa la bandiera dell’Onu. Rispetto ai primi usi, la bandiera include l’Argentina, che nel 1945 non era membro e il colore viene caricato di azzurro, a indicare, insieme alle foglie d’ulivo, la pace. 1961, 24 settembre, Assisi: utilizzata dal filosofo Aldo Capitini nella prima marcia per la pace Perugia-Assisi, la bandiera con l’arcobaleno che evoca la promessa del libro della Genesi al capitolo 8, ha avuto crescente diffusione e uso pubblico. Nel 2002 vari gruppi pacifisti ne promuovo l’esposizione dai balconi privati e pubblici come gesto per chiedere di non aderire alla coalizione che invade l’Iraq di Saddam Hussein. 1992, 19 luglio, Palermo: dopo la strage di via d’Amelio, dove vengono assassinati Paolo Borsellino e tutta la sua scorta, i sindacati organizzano una manifestazione che si apre con uno striscione bianco e invitano la cittadinanza a mettere alla finestra un lenzuolo bianco, come segno di un impegno comune contro la mafia. Quel gesto viene accolto da moltissime persone in Italia, in Sicilia, a Palermo e segna una presa di coscienza della lotta contro Cosa Nostra di cui Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, assassinato poche settimane prima, diventano gli emblemi. 2005, 4 novembre, Locri: le ragazze e i ragazzi di Locri sfilano in corteo per le vie della città dopo l’assassinio di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria; espongono uno striscione che mostra la coraggiosa reazione delle giovani generazioni contro il potere della ’Ndrangheta.

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