Il ’900

R. Strauss: Josephslegende

Elisabetta Pirolo

“Essa lo afferrò per la veste, dicendo: musica l’azione coreografica si ricava inequivocabilmente ‘Unisciti a me!’ Ma egli le lasciò tra le non solo dai suoi scritti, in cui puntualizza con sicurezza mani la veste, fuggì e uscì” l’importanza espressiva e drammatica della danza “ma- Genesi, 39, II dre delle arti”, ma anche, o soprattutto, dalla fondamen- “Ora bramò di giacere con lui quella nella tale focalizzazione protagonistica, nell’ambito ampio casa di cui egli si trovava; chiuse quindi delle strutture drammatiche, delle scene danzate: valga- le porte e disse: ‘vieni qui!’ ma egli disse: ‘Dio me ne guardi!’ no quali esempi pagine tanto significative da divenire Corano, XII sûra, 23 quasi l’emblema della sua mastodontica produzione, come la danza dei sette veli in o il grande valzer All’apice ormai del successo, sull’orlo di un baratro del Rosenkavalier; nel secondo caso è tutt’altro che che evitò con una svolta repentina, l’impresario Diaghilev, trascurabile osservare come la cellula ternaria divenga la che già vantava nel prestigioso catalogo dei propri cifra ritmica distintiva dell’intera partitura. collaboratori musicali i contemporanei più grandi, prese Tuttavia — e giungiamo col pensiero all’ultima opera in considerazione, per la stagione parigina del 1914, una su di Hofmannsthal, la tarda con la sua possibile commissione a ; non fu certo, travolgente scena del ballo — Strauss fu grandissimo in questo caso, il consueto guizzo di genialità intuitiva compositore di episodi danzati all’interno della più vasta — il musicista monacense non era un giovane alle prime struttura operistica, mentre il suo rapporto con il balletto armi, né, men che mai, un soggetto facilmente plasma- come forma autonoma sarebbe rimasto per sempre bile, semmai un colosso che ormai ripetutamente aveva irrisolto: privo del tramite verbale, semplificante, il dichiarato scelte poetiche e sensibilità estetica assoluta- maestro avrebbe ceduto alle tentazioni più vischiose mente lontane dalle idee che sembravano condurre la fino a scivolare nel kitsch più smaccato: si veda, a questo programmazione dei Russes — ma una valutazio- proposito, , condensato di costose e insulse ne a freddo, opportunistica. Strauss, cinquantenne al- futilità. l’epoca della rappresentazione, già poteva vantare un Per la commissione di Diaghilev Strauss si appoggiò bilancio ampiamente attivo — partiture felicissime — e ancora una volta a , letterato prometteva ancor più per il futuro: l’impresario, attento insigne e suo massimo librettista, che propose un com’era alla fama e al successo dei musicisti con cui soggetto a tinte forti ispirato all’episodio di Giuseppe e lavorava, osservava ingolosito una situazione tanto la moglie di Potifar, narrato come fonte originaria nel rosea, che sperava, in piccola parte almeno, di poter libro della Genesi e riportato anche nel Corano, con condividere; le premesse non mancavano, essendo diversità di particolari ma analogo quanto alle linee oltrettutto il musicista ammiratore del miglior cavallo essenziali; il tratto che, nelle intenzioni del letterato, della sua scuderia, Nijinsky. L’approccio fu piuttosto doveva apparire con evidenza, è il contrasto tra il agevole, complice la solidissima amicizia che legava carattere del giovane ebreo, risoluto in una scelta di Diaghilev a Misia Sert, spettatrice appassionata e, cosa lealtà, e la lussuria della donna. Contribuì alla stesura del al momento assai più utile, moglie innamoratissima del soggetto anche lo storico della cultura conte Harry pittore spagnolo José Maria Sert, a sua volta buon Kessler. conoscente dell’editore di Richard Strauss, Fürstner: Nel libro della Genesi è narrata la storia del giovane Misia, com’era prevedibile, fu ben felice di facilitare i Giuseppe, venduto dai fratelli per vendicare la predile- rapporti tra i due uomini e sembra anche che abbia zione riservatagli dal padre: acquistato da Potifar, con- sostanziosamente aiutato dal punto di vista finanziario sigliere del faraone, riesce con le proprie ottime qualità il nuovo allestimento; Diaghilev, naturalmente, ricam- umane a guadagnarne la stima. Respinge per lealtà le biò il favore dell’amica con grande (ma, ahimè, assai profferte amorose della moglie del padrone, e così la rischiosa) signorilità, affidando la scenografia della donna, per vendicare l’orgoglio ferito, dichiara al marito Leggenda di Giuseppe a Sert. di essere oggetto della brama lussuriosa del ragazzo, Strauss, dal canto suo, fu ben felice della commissio- che, innocente, viene rinchiuso nella cisterna. Ma Giu- ne poiché vagheggiava ormai da diversi anni di compor- seppe, dal carcere, rivela grande abilità nell’interpretare re musica per danza astratta da un contesto operistico, i sogni, riacquista con ciò la stima del suo padrone, e si aveva esaminato diversi soggetti per un balletto e aveva riabilita. appuntato anche alcuni schizzi musicali senza giungere Il soggetto elaborato da Hofmannsthal (e però alla composizione organica di una partitura; quan- Kessler) per ragioni certamente drammatiche, to comunque lo interessasse l’idea di associare alla di economia temporale, e per la necessità di concludere teatralmente la storia che

— ELISABETTA PIROLO, Josephslegende — 49 Il ’900 nella Bibbia continua con un ampio sviluppo, segue dell’ambiente cortigiano. Dal punto di vista ritmico la fedelmente la fonte solo fino alla carcerazione: nel partitura è molto varia, poggiando anche su unità di balletto il figlio di Giacobbe è salvato miracolosamente misura insolite come 5/4 e 7/4. da un arcangelo, e la seduttrice sfortunata, in uno sfogo Il primo Giuseppe avrebbe dovuto essere Vaslav deluso di rabbia, si strangola con una collana di perle. Nijinsky e fu pensando a lui, che descriveva entusiasti- Inoltre l’azione, nel nome sottinteso di un’estetica deca- camente come il massimo danzatore in assoluto, che dente, è trasportata a Venezia, nella dimensione tempo- Strauss modellò la figura del suo protagonista; fu rale di un’incerto Rinascimento assai prossimo al Baroc- dunque molto amara la delusione quando lo vide co: il punto di riferimento dell’ambientazione sono i sostituire in extremis dall’esordiente Leonid Massine quadri del Veronese, sovrabbondano inoltre languidi che senza mezzi termini, e forse non proprio in buona elementi orientaleggianti, le pietre preziose, polvere fede, definì pessimo. Nijinsky, che già aveva cominciato d’oro, tasselli di raffinato estetismo di un mosaico a prepararsi per il nuovo balletto, proprio a quell’epoca decadente. con il suo folle matrimonio aveva edificato un muro tra Così confezionato, il soggetto era pronto già nel sé e la compagnia dei Balletti Russi. Dovendo provve- giugno 1912; in un primo tempo parve abbastanza dere di necessità e piuttosto in fretta un nuovo protago- gradito al compositore: abbastanza perché fin dal primo nista per la Leggenda di Giuseppe, Diaghilev, insuperabile momento Strauss non si dichiarò convinto dello svilup- scopritore di talenti, scovò alla scuola di ballo di Mosca po letterario del tema antico, ma non poteva intervenire il danzatore diciottenne che, non ancora del tutto su un testo ineluttabilmente definitivo. Cominciò già nel esperto, affidò alla guida sicura del maestro Cecchetti. La ’12, nondimeno, ad appuntare alcune melodie per il particolare bellezza di Massine sembrava adattissima balletto. Nel giro di pochi mesi, però, come ricaviamo all’ambientazione raffinatamente decadente del - dall’epistolario, il suo debole entusiasmo era completa- to; lo affiancava, nel ruolo della seduttrice, Maria mente svanito: scrisse a Hofmannsthal una lettera irritata Kusnetzova. in cui avvertiva che non riusciva a procedere nella La prima rappresentazione, parigina, venne allestita scrittura con la rapidità prevista, poiché non provava il 14 maggio 1914 e fu l’ultimo spettacolo prima dello simpatia alcuna per il casto Giuseppe; si sarebbe co- scoppio della prima guerra mondiale; riscosse un note- munque impegnato a trovare per lui una melodia nel vole successo, per quanto sia stata segnalata, comples- profondo delle sue viscere. Il poeta rispose severamente sivamente, una certa mancanza di equilibrio: il coreo- che non nell’intestino ma nella parte migliore del suo grafo Fokine si era mosso sulla scia dei precedenti cervello, la più pura, avrebbe dovuto cercare la musica, successi, senza nuove, brillanti intuizioni. Risultarono ponendo in risalto la limpidezza morale del fanciullo infelici, per eccesso di decorativismo, le scene di Josè contro la depravazione della donna. Passarono altri Maria Sert, mentre splendidi erano i costumi disegnati da dieci lunghi mesi poi il compositore scrisse all’amico di Léon Baskt. Strauss, a detta dello stesso difficile Stravinskij, aver abbozzato, con molto fastidio, la danza di Giusep- diresse l’orchestra in modo insuperabile. pe, e di poter prevedere a quel punto un lavoro più rapido, così da terminare la partitura nella primavera del Fascinosa oltre misura, la lunga storia di Giuseppe, 1914. estrapolati dai sacri testi i nuclei essenziali, colpì a L’organico orchestrale della Josephslegende, coeren- distanza i massimi ingegni, da Goethe a Mann. Tra loro temente alla pratica straussiana, è vastissimo: la massa (in senso temporale) colpì Hofmannsthal, cui servì per degli archi, ampliata, prevede i violini a tre parti e le una dichiarazione estetica in realtà non troppo timida viole a due; ai legni, quadruplicati, è aggiunto un che tuttavia necessitò di vari tramiti, l’amico Kessler, heckelphon. Sono inoltre indicati in partitura 6 corni, 4 letterato e storico della cultura, alibi, forse, più che trombe, 4 tromboni, tenore e tuba bassa, molti consigliere, e, naturalmente, il collaudato Richard Strauss strumenti a percussione tra cui lo xilofono, 4 arpe, per la collaborazione con Diaghilev. , pianoforte e organo. Ovviamente tale ridondan- A Giuseppe nel racconto biblico è riservato un ampio za timbrica ha una sua precisa funzionalità volendo spazio, un circostanziato percorso che è già un roman- Strauss con l’uso di colori strumentali contrastanti dar zo, e un posto di notevole rilievo gli è assegnato anche vita alle diverse immagini: così il fascino magico delle nella ripresa coranica: non si scordi che le fonti pietre preziose è indicato dal suono dei corni in sordina maomettane furono giudaiche e addirittura protocristiane; e da note staccate del pianoforte e dei legni sullo sfondo quanto all’episodio della tentata seduzione manca nel suadente tessuto dalle arpe, gli archi e nuovamente i Corano un’incongruenza che inquietò gli esegeti biblici corni segnalano i levrieri, arpe e archi con i suoni — né si astennero, tuttavia, dal tentarne una spiegazio- armonici descrivono la polvere d’oro. ne, in termini, evidentemente, psicologici — l’esser cioè Strumentale a parte, spicca nella sudata partitura la Potifar designato, in un primo momento, come eunuco. scelta melodica eccellente: coscienza professionale a Giuseppe appare, nel lungo corso della sua storia, un parte, il maestro dette prova di grande abilità artigiana, personaggio emblematico: rinchiuso due volte nella alle prese con un soggetto che non amava: la descrizio- cisterna e due volte salvo, è un primo arcaico simbolo di ne musicale della donna trasuda sensualità, Giuseppe è rinascita post mortem. Non fu ciò, in ogni caso, a stimolare presentato in tutto il suo candore. Sullo sfondo, natural- Hofmannsthal, più probabilmente attratto dalla psiche mente, preziosi barocchismi comunicano la mollezza vegetale del casto giovinetto. Strauss, dal canto suo,

50 — Diastema — Il ’900 prima del fatale incontro con il poeta, aveva già affron- t’altro che incline all’ascetismo, cifra teoricamente unica tato un tema biblico, traslato nella pièce teatrale di per una rappresentazione esegetica. Se questa possibi- Wilde, nume delle nuove generazioni di esteti, e in lità, trascurata, sarebbe stata, almeno teoricamente, la Salome già aveva dato musica a chi era prigioniero in più prossima all’ideatore del soggetto, la sua realizzazio- una cisterna, desiderato e mai posseduto: il tonante ne avrebbe giocoforza comportato la rinuncia alla Jochanaan, però, cui non si legano simbologie metafisiche scena, o almeno la perdita della immediata commissio- (uscì dalla cisterna decollato), agguerrito e incorruttibi- ne, mancando l’ascetismo dal vocabolario pratico di le, incombente con il suo ferreo spessore morale sulla Diaghilev e tanto più da quello di Nijinsky, su cui dolce corruzione del palazzo, ebbe voce con facilità dal Giuseppe era stato modellato. Niente opportunismo, maestro bavarese. però: rimandiamo, tout court, a una situazione psichica Diversamente accadde al giovinetto, antipaticuccio. già accennata, riassumibile nella scelta estetica del poeta È singolare, in questo senso, lo scambio epistolare tra di traslare la propria creatività ben oltre sé stesso, una musicista e letterato, rivelando in Strauss un esplicito sfida ardua; o, semplicemente, un’adesione reazionaria fastidio, e una noia disarmante. Se il progetto finì con alla poetica artigianale settecentesca, ovvia per chi, l’attuarsi fu solo per la risolutezza di Hofmannsthal, che senza ritegno, complice immodesto il musicista, vide sé peraltro si guardò bene dallo sbilanciarsi sulla motiva- stesso come Da Ponte. zione intima di tanto interesse: se l’incantesimo di Né — ipotesi complementare — lo stesso Hofman- Giuseppe fu l’astrazione metafisica, ciò rimase occulta- nsthal, per molti altri versi spiritualmente atemporale, to: è una spiegazione ipotizzabile, tuttavia, vista la poté astrarsi dalla tendenza dominante alla ridondanza, destinazione dell’idea a un tramite insolito, non verbale, al sovraccarico per il sovraccarico: sempre, però, con la mimica coreutica permettendo, per sua natura, l’am- nonchalance, offrendo l’estetismo come una pennellata biguità interpretativa. In ogni caso la scelta del soggetto sfuggita. — pur trattandosi di un episodio biblico frequentatissimo L’impresario dei , occupandosi della — non può assolutamente supporsi casuale. Potrebbe Josephslegende in un momento tanto difficile, nemmeno essere l’ennesima dichiarazione, a dieci anni di distanza si pose probabilmente il problema delle incongruenze dalla profonda crisi denunciata nella Lettera di Lord né, men che mai, quello di una corretta esegesi: sarebbe Chandos, di potersi esprimere negli stili più diversi, di stato per lui più che sufficiente affrontare il problema poter frammentare e poi moltiplicare la propria anima della sostituzione all’ultimo momento del protagonista. adattandola alle occasioni, in uno straniamento totale Sostituzione che, senza insistere sull’irritazione di Strauss, dal sé reale. Conviene sottolineare la contemporaneità né volendo negare l’importanza dell’esordio del grande di situazioni contenutistiche lontane: la nostalgica Ariadne Massine, sconcerta un po’ anche lo studioso postumo, auf Naxos, rappresentata nel ’12, il lavoro alla Frau ohne ché Giuseppe, considerando l’arco prebellico dei Ballets Schatten, moderna Zauberoper nel nome dell’idolatrato Russes, altro non è che l’invecchiamento del Faune, Mozart, la stesura di Andrea o i ricongiunti, romanzo nell’ipotesi affascinante di una parabola vitale cui sareb- che rimarrà incompleto, infine il soggetto per il balletto. be stato comodo complemento il medesimo interprete. Volendo trovare affinità tra i lavori colpisce un elemen- Ma se la sensualità indeterminata della languida creatura to, la volontà descrittiva in senso cromatico con gli boschiva — muto Cherubino moderno — dissolve come inadatti mezzi della scrittura. Il colore, pressoché prota- senescenza ogni interesse carnale ponendo, alibi orgo- gonista nella fiaba esoterica (sul palcoscenico nel ’19 ma glioso, l’integrità morale e la lealtà su un di priorità immortale anche come racconto, complementare al- assoluta, qualcosa di vagamente torbido ci rimanda ad l’opera) è un attributo fondamentale ed inescludibile del un altro illustre spettacolo dell’epoca, non di Diaghilev: balletto: per ciò appare evidentemente un pretesto lo è impossibile sfuggire il parallelo Ida Rubinstein- straniamento temporale e ambientale, l’appiglio a Vene- Sebastiano, -Giuseppe. E non è assoluta- zia e al Veronese, apparentemente antitetici alla fonte. mente casuale che un intellettuale dell’acume di Thomas Eppure, soltanto in una cornice decadente sarebbe stato Mann nel suo più tardo, lunghissimo romanzo, abbia possibile l’isolamento diafano del protagonista, e l’ele- intravvisto in Giuseppe androginia. Come in D’Annun- mento coloristico costituisce un fondale inevitabile di zio anche in questo Hofmannsthal — pur nel pensiero contrasto. Né si può sottovalutare l’importanza di una astrattamente lontano dall’Italiano — si intrecciano tavolozza comune da offrirsi a scenografo e strumentatore. voluttà e religione, senza indulgenza, però, a lascivia Tuttavia se nella Frau ohne Schatten il bagliore cesio del latina; meridionale è solo l’ambientazione, quella Vene- mondo dell’Imperatrice (fata nella novella) e il cromatismo zia teorica sopraffatta dalla decadenza, soffocata dalla accecante del paese di Barak scivolano con spontaneità decadenza, soffocata dall'oro come sta soffocando la naturale nella partitura connotandosi di funzionalità vecchia Europa alla vigilia del conflitto. strumentale e melodica ben precise, nella Josephslegende la ridondanza cromatica si investe senza dubbio di senso pretestuale: per il decoratore, lo strumentatore, infine anche per un’esplicita compiacenza all’impresario, tut-

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