La Radioattivita' Nelle Acque Potabili Nella Provincia Di
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LA RADIOATTIVITA’ NELLE ACQUE POTABILI NELLA PROVINCIA DI COMO Risultati della campagna di indagine Centro Regionale di Radioprotezione Aprile 2018 ARPA LOMBARDIA Relazione predisposta da: Maurizio Forte (CRR Milano) con il contributo di: Stefania Costantino (CRR Milano) Tiziano Turati (Dip. ARPA di Como) Verificata da: Rosella Rusconi Responsabile CRR Approvata da: Maurizio Bassanino Responsabile U.O.C. Agenti Fisici e Radioprotezione Si ringraziano per la preziosa collaborazione Emanuela Ammoni (Regione Lombardia, Direzione Welfare) Christian Malacrida e Roberta Fagnoni (ATS Insubria) Gisella Prezioso e Nicola Racca (ATS Montagna) Emessa il 12 aprile 2018 1 – Introduzione Questo rapporto riassume i risultati dell’indagine condotta nel corso del 2017 sul contenuto di radioattività nelle acque potabili nella provincia di Como, nell’ambito della campagna regionale in corso di svolgimento il cui scopo è acquisire le conoscenze e le informazioni necessarie ad effettuare le “valutazioni preliminari” sulla qualità radiometrica delle acque potabili lombarde, in ottemperanza alle richieste del D.Lgs. 28/2016 [1] , meglio precisate nel Decreto del 2 agosto 2017 [2], ed al fine di stabilire, ove necessario, un piano di controllo. L’indagine è stata effettuata su mandato della Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia in stretta collaborazione con ATS Insubria per la parte meridionale della provincia di Como e ATS Montagna per la parte settentrionale. Fig. 1 – La provincia di Como Il Decreto individua, ai fini della verifica del contenuto di radioattività nelle acque, i seguenti parametri analitici (Tab. 1): Tab. 1: Parametri radiometrici riportati nel D. Lgs. 28/2016 Attività alfa totale 0,1 Bq/l Attività beta totale 0,5 Bq/l Radon 222 100 Bq/l Trizio 100 Bq/l ove l’attività alfa e beta totale è da intendersi come parametro di screening impiegato (come proposto dal Decreto) per assicurare il rispetto del valore di dose totale, fissato in 0,1 mSv/anno. Il Decreto prevede inoltre che quando almeno uno dei parametri di screening sia superato è necessario approfondire l’esame con la determinazione dei singoli radionuclidi ed il calcolo puntuale della dose totale. 1 Negli anni passati erano state già effettuate analisi radiometriche riguardanti le risorse idriche di questa provincia [3] come di altre zone della Lombardia; nella nuova campagna, pianificata secondo criteri e modalità aderenti al nuovo dettato legislativo, ci si è proposto quanto segue: - aumentare la copertura demografica arrivando ad un minimo del 50%; - effettuare per ogni punto di prelievo misure di attività alfa e beta totale, radon 222 e trizio (misura non indispensabile in assenza di fonti antropogeniche di H-3 - vedi D.Lgs. 28/2016 [1] All. II p.to 3 – nella presente campagna prevista in modo sistematico in quanto contemporanea – in virtù delle procedure analitiche adottate dal laboratorio - alla misura dell’attività alfa e beta totale); - effettuare su tutti i campioni la misura di radio 226, per una migliore caratterizzazione della componente di attività alfa totale; - nei campioni con attività alfa totale maggiore di 0,1 Bq/l effettuare la determinazione dei singoli nuclidi (in particolare gli isotopi di uranio) e calcolare la dose; - effettuare la misura (per via chimica) della concentrazione di potassio e, per calcolo, la determinazione dell’attività di K-40. Nel caso di attività beta totale maggiore di 0,5 Bq/l, utilizzare la concentrazione stimata di K-40 per la determinazione della concentrazione di attività beta residua e formulare le opportune valutazioni. Nella pianificazione della campagna regionale in corso inoltre si dovrà: - tenere in considerazione le specificità geologiche ed idrogeologiche note; - valutare le possibili fonti di pressione; - verificare l’esistenza di industrie alimentari con approvvigionamento autonomo. 2 – Inquadramento idrogeologi co e approvvigionamento delle acque Inquadramento idrogeologico La parte geologicamente più antica del territorio della provincia di Como è rappresentata da un complesso di rocce metamorfiche che è chiamato Basamento metamorfico (Figura 2). Tale basamento costituisce tutta la porzione settentrionale della regione Lariana a nord della Valle di Menaggio. Il basamento metamorfico lariano è diviso in due unità strutturali, separate da una faglia di importanza regionale detta Linea Insubrica. A nord di questa faglia si estende il cosiddetto basamento metamorfico delle Alpi Centrali. Parallelamente alla Linea Insubrica si è intrusa una fascia subverticale di granito che corrisponde all’intrusione terziaria del plutone della Val Masino - Bregaglia. A sud della linea Insubrica affiora il basamento metamorfico delle Alpi meridionali che rappresenta la crosta dell’antico continente africano. Esso è costituito da micascisti che formano un’ampia anticlinale ed è separato in due unità minori, con evoluzione metamorfica differente, da una faglia con direzione est-ovest detta Linea di Musso. Più a sud sul versante settentrionale del solco vallivo tra Porlezza e Menaggio, il basamento metamorfico è ricoperto da rocce sedimentarie mesozoiche. Il contatto con la sequenza sedimentaria è in parte tettonico ed avviene lungo una faglia con direzione est-ovest detta Linea della Grona. 2 L’area di territorio compresa tra la Valle di Menaggio fino alla città di Como, compresa l’area del Triangolo Lariano è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree (dolomie, calcari ed argilliti) che si sono depositate nel periodo Triassico e Giurassico e successivamente sollevate a seguito della orogenesi alpina. Fig. 2 – Mappa geologica della provincia di Como I calcari silicei del Giurassico (calcare di Moltrasio, dolomia Conchodon, calcare di Zu, Argilliti di Riva di Solto, Dolomia principale, calcare di Sedrina, calcare di Domaro) affiorano estesamente sul territorio comasco costituendo gran parte del Triangolo Lariano tra Lezzeno, Como ed il Lago del Segrino, la sponda occidentale del lago di Como dal rilievo di Monte Olimpino, alla Val Intelvi, ai Monti di Tremezzo, la cresta meridionale della Valle di Menaggio e parte della Val Solda. Questi calcari insieme al Calcare di Esino (più diffuso nel ramo lecchese) costituiscono una delle rocce più carsificabili della Lombardia. In queste formazioni si trovano i sistemi carsici più importanti, profondi ed estesi della regione. Il settore del Triangolo Lariano, tra il Piano del Tivano e Civenna, è formato da una sinclinale in cui affiora il calcare di Moltrasio ed ospita il sistema carsico 3 della Valle del Noè. Esso si estende per più di 50 km di cavità e comprende quella che attualmente è la grotta più lunga di Lombardia, con 26 km di sviluppo riconosciuto. Nel periodo Cretaceo si ebbe la deposizione di una notevole quantità di argilla nel sedimento. Tale sedimentazione si differenziò tra l’area occidentale comasca e quella del Triangolo Lariano. A Ovest continuò la deposizione di sedimenti a prevalente composizione carbonatica dando origine all’unità chiamata Scaglia Lombarda, costituita da calcari marnosi in corrispondenza del Monte Olimpino e lungo il corso del Breggia nella vicina Svizzera. Ad Est si depositarono i sedimenti carbonatici di tipo torbiditico affioranti nella Valle del Torrente Cosia. Nell’Oligocene, in piena fase di orogenesi, una lunga catena montuosa, in parte ancora sommersa, si estendeva da Gibilterra a Vienna ed i prodotti dell’erosione di questa catena vennero trasportati dai fiumi ancestrali che solcavano le giovani Alpi e che sfociavano in un bacino marino profondo che occupava l’attuale area della Pianura Padana ed arrivava fino a Como. Il grande apporto di materiale detritico grossolano proveniente dalle zone in erosione veniva incanalato in canyon sottomarini e giungeva al fondo in conoidi sottomarine a sedimentazione torbiditica. Questo ha dato origine al Gruppo della Gonfolite, costituito da conglomerati ed arenarie formando una sequenza continua ed arcuata di rilievi tra Cagno, Bizzarone, Faloppio, la Spina Verde ed il Monte Goi (area posta ad ovest della città di Como). La fascia collinare posta a sud di Como fino ai confini meridionali della provincia è invece caratterizzata dalla presenza di depositi di origine fluvio-glaciale legati all’azione dei ghiacciai nei periodi in cui si ebbero le glaciazioni del Wurm, MIndel e Riss. Approvvigionamento di acque sotterranee Nella provincia di Como operano diversi gestori del servizio di potabilizzazione che, contattati da ATS Insubria, hanno fornito per le informazioni relative alla rete di distribuzione necessarie per lo svolgimento dell’attività. L’acqua distribuita è per lo più di origine sotterranea (pozzi), specialmente nella parte sud della provincia, mentre nella parte nord vengono utilizzate anche sorgenti. L’acqua del lago di Como alimenta l’acquedotto che serve i Comuni di Como, Cernobbio, Moltrasio, Torno, Blevio e Brunate. Le acque sotterranee vengono prelevate da numerose opere di presa da sorgenti e da falda mediante pozzi la cui distribuzione è influenzata dalle caratteristiche idrogeologiche del territorio. Le caratteristiche idrogeologiche della provincia di Como sono molto diversificate, anche se in linea di massima è possibile individuare due settori con caratteristiche distinte: il settore lacuale, che comprende la fascia dal Pian di Spagna fino alla città di Como, compresa l’area del Triangolo Lariano, ed il settore sub- lacuale. Nel settore lacuale affiorano soprattutto rocce litoidi e prevalgono opere di presa da sorgenti, nel settore sub-lacuale affiorano prevalentemente depositi