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Anno 11 – numero 1-2 Redazione Collettivo o i gennaio/giugno 2009 Libertaria redazionale r

via Rovetta, 27 – 20127 Milano Massimo Amato a

Editrice A cooperativa arl telefono e fax 02/28040340 Dario Bernardi m Francesco Berti sezione Libertaria m

registrazione al tribunale Corrispondenza Giampietro Nico Berti o di Milano n. 292 del 23/4/1999 Libertaria Franco Buncˇuga s

casella postale 10667 – 20110 Milano Marco Caponera n Amministrazione e-mail: [email protected] Giorgio Ciarallo Libertaria Francesco Codello via Vettor Fausto, 3 – 00154 Roma Distribuzione nelle librerie Giulio D’Errico telefono 06/5123483 Diest Carlo Ghirardato Libertaria Via Cavalcanti, 11 – 10132 Torino Aldo Giannuli casella postale 9017 – 00167 Roma telefono e fax 011/8981164 Martino Iniziato e-mail: [email protected] Luciano Lanza Stampa Pietro Masiello Versamenti Franco Ricci Arti Grafiche Claudio Neri ccp 53537007 intestato Via Bolgheri, 22/26 – 00148 Roma Lorenzo Pezzica a Editrice A sezione Libertaria Ferro Piludu casella postale 9017 / 00167 Roma ISSN 1128-9686 Persio Tincani rimesse bancarie Salvo Vaccaro Banca Etica Filiale di Roma Internet Claudio Venza IBAN: IT80 A050 1803 2000 0000 0114 485 www.libertaria.it intestato a Editrice A Libertaria progetto grafico Ferro Piludu Abbonamento a quattro numeri Carla Baffari Italia euro 25,00 estero euro 30,00 direttore responsabile sostenitore euro 50,00 Luciano Lanza

Collaboratori: Miguel Abensour / Pietro Adamo / Fernando Aínsa / Vito Altobello / Pietro Barcellona / Pino Cacucci / José Maria Carvalho Ferreira / Antoni Castells / / Fabio Ciaramelli / John Clark / Eduardo Colombo / Ronald Creagh / Robert D’Attilio / Marianne Enckell / Fabrizio Eva / Luca Fantacci / Goffredo Fofi / Mimmo Franzinelli / Jean-Jacques Gandini / Pierandrea Gebbia / Giulio Giorello / José Ángel Gonzalez Sainz / Franco La Cecla / Jean-Jacques Lebel / Mauro Macario / Francisco Santos / Sebastiano Maffettone / Todd May / Serena Marcenò / Franco Melandri / Sergio Onesti / Mario Rui Pinto / Rodrigo Andrea Rivas / Massimo Annibale Rossi / Andrea Staid / Paulo Torres / Giorgio Triani / Tullio Zampedri libertaria 3 /2009 in questo numero

• lavori in corso 2 Riscopriamo la convivialità • dietro i fatti 4 Adesso viene il peggio di Massimo Amato • conversazioni 9 La crisi dell’impero non è solo economica intervista a Noam Chomsky di Amy Goodman • laboratorio 22 Dal postanarchismo al dibattito anarchico sulla postmodernità di Vivien Garçia • rifrazioni 33 La potenza dell’idea di Arturo Schwarz 40 Lo spirito di rivolta di Roger Dadoun • sipario 49 Hamlet di Giancarlo Biffi • forme e colori 55 Quelli che fanno mondi di Franco Bunˇcuga • libraria 64 Dal genoma a piazza Fontana di Lorenzo Pezzica • archivio 75 Potere, autorità, dominio: una proposta di definizione di Amedeo Bertolo • persone 95 Quelli che se ne vanno • arcipelago 96 Postanarchico contro il muro di Andrea Staid anno 11 • n.3 • 2009 libertaria o s r o c RISCOPRIAMO n i i r LA CONVIVIALITA` o v a l La crisi sta per finire ripetono in modo ossessivo n coloro che l’hanno creata. Una sciocchezza. Che altri smentiscono. Insomma un gioco delle parti fatto per confondere. Purtroppo la crisi sta per dare i suoi frutti peggiori. Però…

i voleva una dichiara- Non-notizie che Massimo C zione di Alex Weber per Amato smonta nell’articolo mettere in ridicolo i tanti in questo numero di Liberta- (troppi) proclami che an- ria: Adesso viene il peggio. nunciano la fine della crisi economico-finanziaria? Cer- Quelli che perdono tamente no, basta avere un il lavoro minimo di buon senso e sa- per fare di conto. Conti sem- Certo stanno arrivando tem- plici, tipo due più due fa pi difficili per chi entra in quattro, per capire che in cassa integrazione, per chi tanti, da destra e da sinistra, perde il posto di lavoro, tem- stanno raccontando panza- pi meno duri (usiamo un eu- ne tese a far sognare e a di- femismo) si prospettano per menticare la realtà. Soprat- «quelli che stanno sopra». tutto quella che sta Che però mostrano segni di arrivando con l’autunno. «confusione»: viviamo in un Dunque Weber, presidente mondo in cui economisti, della Bundesbank e consi- grandi manager, finanzieri gliere della Banca centrale d’alto bordo, operatori di europea (si può star certi borsa, industriali, padronci- nientaffatto «un sovversivo») ni hanno perso l’orienta- non ha fatto altro che cerca- mento e così i media giorno re di riportare alla realtà del- dopo giorno lanciano segnali le cose e dei fatti le non-noti- contraddittori. Mentre i sin- zie che mass media, politici dacati «ufficiali» cercano di ed economisti ripetono or- rendere meno dura (per mai da qualche mese. Eppu- quanto possibile) la situazio- re Olivier Blanchard rilancia: ne dei loro iscritti. Perché «La ripresa è partita». Chissà questa crisi non sembra la- dove vede questa ripresa il sciare molti margini di trat- capo-economista del Fondo tativa. Tanto che ha suscita- monetario internazionale. to grande scalpore la vertenza dell’Innse alla peri- feria di Milano. Dopo mesi e mesi di resistenza e poi con alcuni operai e un sindacali- sta appollaiati su una gru so- no iniziate le trattative tra l’attuale proprietario con un nuovo acquirente della fab- brica. E il leader della Cgil,

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Guglielmo Epifani, ha com- no per avvicinarci all’impos- mentato: «È una vittoria di sibile o più concretamente questi lavoratori perché han- per “limitare il danno”, an- no creduto nella propria lot- che se consci della nostra ta e hanno avuto argomenti pochezza. Il mondo così forti da spendere». com’è non ci piace, perché Certo, è una loro vittoria, tradisce e nega il vero, il giu- perché di questi tempi con- sto, il bello…», ci ricorda servare il posto di lavoro è Goffredo Fofi (Da pochi a già un successo. pochi. Appunti di sopravvi- Resta da chiedersi se trovare venza, Elèuthera, 2006). Ed è un altro «padrone» sia la so- proprio nel riconoscersi in luzione migliore. Anche se si pochi che parlano e agisco- tratta di un padrone più effi- no con pochi che si aprono ciente che non ritarda nella nuove prospettive. Proprio consegna della busta-paga. in un momento di crisi. Mo- Ed è proprio la gravità della mento capace di accentuare crisi a sottoporci domande (non sembri strano) slanci di che appaiono utopiste (fin nuova solidarietà, possibilità qui niente di male dopotutto di cambiare, in piccolo, la il sottotitolo di questa rivista nostra vita. lo ammette esplicitamente). Riscoprire la dimensione co- Ma è veramente utopico munitaria che la globalizza- pensare e voler praticare una zione vuole distruggere, la fuoruscita dalla logica eco- società parallela che non vi- nomica (e sociale) nella qua- ve in un altrove ma si ali- le viviamo? Dobbiamo sem- menta di relazioni e di «mu- pre accontentarci del meno tuo appoggio» (ricordate il peggio? La situazione socio- caro vecchio Pëtr Kro- politica sembra negare que- potkin?). Insomma, la crisi sto tipo di avventure. E l’Ita- rompendo modelli consoli- lia in cui una consistente dati ci dà l’occasione per ri- maggioranza di persone vive scoprire la convivialità (ri- nel mito del nuovo «uomo cordate il caro vecchio Ivan della provvidenza» non sem- Illich?). Sì, come scrivevamo bra proprio il terreno di col- sullo scorso numero di Li- tura per slanci verso territori bertaria, la crisi può essere ormai divenuti insoliti. Della un’occasione. Non lascia- cosiddetta sinistra (riformi- mocela sfuggire. sta o radicale) non è neppu- re il caso di parlarne. l

Da pochi a pochi o s r

Però… «Sappiamo di volere o l’impossibile, ma crediamo c n che sia necessario volerlo, i i

che sia indispensabile non r o

accettare la realtà e il mondo v a

per come sono, e lottare se- l

condo la possibilità di ognu- n

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ADESSO VIENE IL PEGGIO

di Massimo Amato

L’ottimismo è d’obbligo. Così i «potenti» continuano a ripetere che il disastro finaznziario-economico sta passando. E arrivano tempi migliori. Ma non è vero. Ecco la disincanta analisi di Massimo Amato, docente di storia economica i

t all’università Bocconi di Milano. Amato è autore (con Luca Fantacci) di Fine della t a finanza (2009), Le radici di una fede. Per una storia del rapporto fra moneta e f i credito in Occidente (2008) e Il bivio della moneta (1999) o r t e i d n

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a quando è scoppiata la Se è vero che un pensiero si sia di fronte alla possibilità D crisi, la stampa non ha compie nella sua comunica- che, pensando, tutto si riveli potuto fare a meno di occu- zione, esso non sorge come secondo misure e modi del parsene. Certo. Ma come? Co- comunicazione. Se è vero tutto differenti da quelli che me tenere insieme il senso di che, quando penso, non pos- apparivano fino a un momen- pieno generato dallo strabor- so non avere già sempre in vi- to prima del tutto condivisibi- dare di titoli sulla crisi e il sen- sta coloro a cui dirò il mio li. Assieme alla facoltà di pen- so di vuoto indotto dalla sen- pensiero, è ancora più vero sare ognuno di noi riceve in sazione che della crisi, del suo che pensare è, prima ancora, dote anche una tendenza a senso e della sua natura, al entrare in contatto con il fe- fuggire di fronte al pensiero. fondo non si stia parlando? nomeno, con la «cosa stessa« Tuttavia, mentre la facoltà di Perché da un po’ di tempo a da pensare. È innanzitutto ri- pensare è costitutivamente questa parte, da quando alcu- spetto alla cosa da pensare una facoltà individuale, la fu- ni politici, Barack Obama in che devo essere libero. Libero ga tende a divenire immedia- testa, hanno cominciato a so- di sentirmi obbligato a darne tamente collettiva. Se si fugge stenere che la crisi sta per fini- conto solo secondo la sua mi- tutti insieme, non si deve re, i toni mediatici si sono fatti sura, anche quando tale mi- nemmeno ammettere che si più «soft»? E questo nono- sura non sia ancora una mi- sta fuggendo. La libertà di stante il fatto che verosimil- sura condivisa. pensiero è dolcemente sosti- mente è da ora in poi che la Altrimenti anche la comuni- tuita da una servitù volonta- crisi produrrà i suoi effetti cazione è messa in pericolo. E, ria, in cui nessuno è servo reali? Possiamo accontentarci posto che, come diceva Henry perché tutti lo sono. di pensare che la stampa si sia Miller, «il linguaggio inizia là La cosa si fa particolarmente accodata al coro degli «ottimi- dove la comunicazione è po- evidente là dove un’ideologia, sti» per i quali il miglior modo sta in pericolo», il pericolo per quanto diffusa e condivi- per ristabilire la «fiducia» è principale dell’assenza di li- sa, rischi di apparire per ciò passare sotto silenzio i motivi bertà di pensiero è proprio che è, ossia come un tratta- che indurrebbero a non aver- quello di voltare le spalle a ciò mento della realtà, capace di ne affatto? Si tratta di censura? che è, per trovare rassicura- chiedere e ottenere consenso O di qualcosa di ancora più zione nel fatto di essere «capi- nella stessa misura in cui non subdolo? E che cosa, allora? ti» nella comunicazione. Ciò richiede a nessuno la fatica di Qualche anno fa su un muro che resta senza la libertà di pensare. Su questo tacito pat- di Parigi campeggiava una pensiero è una «comunicazio- to prosperano le ideologie. scritta apparentemente così ne senza linguaggio», pura- Ci sono, tuttavia, momenti in ovvia da non ammettere l’op- mente matematica, o anima- cui la capacità autopoietica di posto: «pas de liberté sans li- le, in cui ciò che viene messo riproduzione di una dogmati- berté de presse». La libertà di in circolazione non è altro che ca entra in crisi. Con la crisi stampa è una libertà fonda- ciò che già si credeva di sape- attuale, questo momento mentale, diceva già Immanuel re. Si crede di parlare, o me- sembrava essere giunto per Kant: io non posso dirmi dav- glio di dire qualche cosa, e in l’ideologia economica che ha vero libero di pensare se ciò realtà ci si rassicura a segni retto due decenni abbondanti che penso non posso dirlo del fatto di sapere già tutto. di globalizzazione finanziaria. pubblicamente. E tuttavia, lo Del fatto che non c’è altro da Quantomeno se stiamo al se- stesso amico parigino che mi sapere, e da chiedersi. E so- guente dialogo fra il senatore raccontava della scritta fece prattutto del fatto che nulla statunitense Henry A. Wax- un’osservazione decisiva per può mettere in forse l’arma- man, presidente della com- tutto ciò che seguirà: «in real- mentario dogmatico di cui vi- missione preposta a control- tà, vale l’inverso: nessuna li- vono le nostre certezze. lare l’operato dei regolatori bertà di stampa senza liber- Il primo ostacolo alla facoltà del mercato, e Alan Green- tà». Ecco una verità senza di pensare che ciascuno di noi span, convocato nell’ottobre luogo né data, e dunque meri- riceve in dote non sono dun- del 2008 a dar conto delle sue i t tevole di essere meditata qui e que mai «gli altri», e la pur posizioni degli ultimi vent’an- t a ora, in relazione alla nostra si- concreta possibilità che non ni. Ecco il testo, quale risulta f

i tuazione. ci lascino parlare esercitando dagli atti ufficiali. o

su di noi un potere di costri- r t

zione, ma la ben più concreta e i

strapotenza della nostra ango- d

scia di fronte al pensiero, os- 4 n

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di previsione perfetta degli eventi economici, talmente perfetta da consentire di risol- vere il rischio in un insieme di calcoli e di prezzi. Nel marzo 2009 il Financial Times addirit- tura annuncia la necessità di pensare ad alternative all’ideo- logia del mercato, dichiarata ormai defunta, e di voler aprire un forum sul tema. E poi? Siamo nel giugno 2009. Si è pensato? Si è anche solo disposti ad ascoltare qualche pensiero nuovo? In effetti no. Verso aprile, quando gli inter- venti di salvataggio del sistema finanziario, operati fondamen- talmente attraverso un au- Waxman: «Dottor Greenspan, re di rispondere alla domanda mento mostruoso dell’indebi- […] lei aveva un’ideologia. [precedente]…». tamento pubblico, hanno [Cito] una sua dichiarazione: W.: [Glielo impedisce, e lo in- cominciato a dare i loro frutti, “io ho un’ideologia. Il mio giu- calza.] «Ha trovato una falla?». arrestando la tendenza al falli- dizio è che mercati liberi e G.: «Ho trovato una falla nel mento di banche e operatori competitivi sono di gran lun- modello che percepivo come finanziari, è bastato che alcuni ga il modo migliore per orga- la struttura cruciale che defi- personaggi autorevoli, ma non nizzare le economie. Abbiamo nisce il modo in cui il mondo per questo necessariamente provato con la regolazione, funziona, per così dire». competenti, dichiarassero di ma nessuna delle sue imple- W.: «Cioè, lei ha trovato che la intravedere «germogli di ripre- mentazioni ha funzionato in sua visione del mondo, la sua sa» perché il sistema dell’opi- maniera convincente”. Fin qui ideologia, non era giusta, che nione pubblica nel suo com- la sua citazione. Lei aveva non funzionava». plesso si riassestasse su dogmi l’autorità per impedire le pra- G.: «Precisamente. Ecco per- che per un attimo erano ap- tiche di prestito irresponsabili ché sono così scioccato: per- parsi traballanti. Ecco che su- che hanno condotto alla crisi ché per quarant’anni ho potu- bito i media iniziano a ripren- dei subprime. Molti le aveva- to operare con forti prove dere e a rilanciare agenzie che no consigliato di farlo. Ora la empiriche del fatto che stava riportano dichiarazioni ufficia- nostra intera economia ne sta funzionando eccezionalmen- li degne del re Ubu, in cui si pagando il prezzo. Ritiene cha te bene. Ma, mi consenta, se parla con enfasi e ostentato ot- la sua ideologia l’abbia spinta posso…». timismo di «rallentamento dei a prendere decisioni che vor- W.: «Il problema è che il tem- segnali di peggioramento», e a rebbe non aver preso?». po a sua disposizione è termi- riattizzare una dogmatica che Greenspan: «L’ideologia è una nato». sembrava estinta, ma che non struttura concettuale che È l’ottobre del 2008. La notizia ha in realtà mai smesso di co- orienta il modo in cui la gente dell’audizione viene ampia- vare sotto le ceneri. ha a che fare con la realtà. Tutti mente ripresa e commentata. ne hanno una. Bisogna averne Per un certo tempo, sui giorna- I talebani del mercato una [c.m.]. Per esistere, si ha bi- li si susseguono articoli ed edi- sogno di un’ideologia. La que- toriali sulla radicalità della crisi Che cosa dunque si ricomin- stione è, se essa sia esatta op- e sul crollo, non solo dei mer- cia a sentir dire oggi, magari pure no. Ciò che le sto dicendo cati finanziari, ma anche delle dagli stessi personaggi che fi- i t t è che, sì, nella mia ho trovato evidenze dogmatiche su cui no a qualche mese fa si sca- a f una falla; non so quanto sia si- quei mercati si erano fino ad gliavano contro la «finanza i

gnificativa o permanente, ma allora basati, complici anche canaglia» e promettevano dra- o r la cosa mi ha davvero affranto. quegli economisti che per anni coniane riscritture delle rego- t

e Ma, se mi permette, vorrei fini- avevano parlato del mercato, e i

d in particolare dei mercati fi-

n nanziari, come di una forma

6 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 le? Che tutte le crisi «prima o poi finiscono», e che si tratta ora di aspettare con fiducia la fine di questa, con la certezza che nulla di essenziale dovrà cambiare: «La lezione da trar- re da questa crisi è quella che ha tratteggiato Guido Tabellini sul Sole 24 Ore del 7 maggio. Ovvero, il capitalismo dopo questo shock non cambierà. Riscriveremo alcune regole per i mercati finanziari. Cer- cheremo di migliorare la su- pervisione e gli incentivi per i manager della finanza, oltre a cambiarne parecchi. Ma il ca- pitalismo anglosassone, fon- dato sul mercato, continuerà a essere quello che produce Botta e risposta. E tuttavia re- cludere, anzi da esigere, la più crescita. Teniamocelo«. sta una domanda: che cosa plausibilità di riforme e di al- Ecco quanto scrive Alberto sta accadendo oggi alla nostra ternative radicali. La doman- Alesina, docente di economia capacità di pensare, e di co- da è semplice e suona: la mo- ad Harvard e alla Bocconi, sul municare, al di là delle prese neta è una merce, oppure no? Sole 24 ore del 20 maggio. Non di posizione di alcuni? Il grande assente dal dibattito senza che qualcuno come Molto semplicemente, accade mediatico di questi mesi è sta- Marco Vitale non risponda per che la questione cruciale solle- ta la riflessione sullo statuto le rime, la domenica successi- vata da questa crisi sta cessan- della moneta, e dunque sullo va: «Abbiamo evitato una do definitivamente di essere statuto della finanza, nella mi- grossa esplosione e questa è posta, se mai lo è stata. È la sura in cui il suo oggetto pre- un’ottima notizia. Ma non questione dell’alternativa. Una cipuo è proprio la moneta. l’abbiamo evitata come qual- crisi iniziata come una crisi di Tutti hanno creduto di potersi che anima bella del partito dei sistema sta diventando una esimere dal dire fino in fondo talebani del mercato si ostina delle tante crisi che «il sistema» cosa fosse ciò che difendeva- pateticamente e, contro ogni supererà. Ma di quale «siste- no o contro cui muovevano le evidenza, a ripetere, grazie al- ma» stiamo parlando? Prima di loro critiche. Ancora una vol- la capacità di autoregolamen- schierarci pro o contro «la fi- ta, perché? tazione dei mercati. L’abbia- nanza», prima di pronunciarci Se la moneta non fosse una mo evitata perché i governi per la necessità della regolazio- merce, l’economia continue- hanno buttato nel fuoco tri- ne o per l’inevitabilità della de- rebbe ad aver bisogno del cre- lioni di dollari, a debito dei regolazione, sappiamo oggi un dito e della finanza, ma non contribuenti presenti e futuri po’ meglio che cosa è in gioco nella forma di un mercato del (per molti anni), scardinando con i mercati finanziari? credito e della finanza. Affron- gli equilibri di finanza pubbli- Perché i mercati finanziari, sia tare la questione della moneta ca di tutti i principali paesi, che li si voglia regolamentare e della sua rappresentazione sacrificando qualunque logica sia che li si proclami come ciò come merce significa porsi per di mercato e di giustizia al- che dobbiamo imparare a te- davvero la questione dell’alter- l’esigenza del “too big to fail”, nerci, passano per qualcosa nativa. Ma si potrebbe prende- nazionalizzando di fatto gran già noto a tutti, a proposito re in seria considerazione parte del sistema bancario, dei quali non mette conto l’ipotesi che questa crisi sia in- sacrificando gli investimenti porsi alcuna domanda? Per- nanzitutto la crisi di una rap- i t di cui il mondo ha bisogno, ché in tutti questi mesi un presentazione della moneta t a ponendo, quasi sicuramente, cerchio magico è stato trac- solo se l’alternativa non spa- f

i le premesse per una prossima ciato attorno all’unica do- o severa inflazione». manda che consentirebbe di r t

riaprire il dossier della finan- e i za, e del capitalismo finanzia- 4 d

rio, in modo tale da non pre- n

7 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

ventasse, e lasciasse tutti ten- e dei fallimenti. A parte qual- pirla, e non in astratto, ma a denzialmente sprovvisti di ar- che isolato capro espiatorio partire da ciò che questa crisi gomenti. Solo se non ci fosse, a (per esempio Bernard Ma- continua a dirci. Come avrò trattenere pressoché tutti, un doff, di cui Libertaria si è oc- modo di sostenere con mag- horror vacui ben più forte di cupata con l’articolo di Luca giori argomenti in un libro di ogni avversione ideologica per Fantacci), ben pochi respon- prossima uscita (Massimo le posizioni a cui si oppone. sabili dei disastri finanziari Amato, Luca Fantacci, Fine L’effetto è sotto gli occhi di hanno pagato il dovuto. Il sal- della finanza. Da dove viene la chiunque sappia leggere: lo vataggio di un sistema di cui crisi e come si può pensare di spauracchio di una crisi «del non si sa vedere l’alternativa uscirne, Donzelli, Roma, set- mercato» è tenuto a bada con ha portato con sé anche il tembre 2009), questa non è lo spauracchio di un ritorno al- salvataggio dei suoi esponen- semplicemente una crisi di li- lo «statalismo«. Ma in questo ti più compromessi, sulla ba- quidità, più o meno prevedi- combattimento fra mulini a se dell’assunto implicito che bile, e più o meno superabile. vento (in cui peraltro tende a essi, in fondo, non potevano È una crisi della nozione stes- passare inosservato il fatto che agire altrimenti. Non avevano sa di liquidità come fonda- proprio per i mercati finanziari alternative. mento dei mercati finanziari. è essenziale che fra stato e Ma, dice Vitale, c’è una co- Ma «liquidità» è semplice- mercato vi sia connivenza) è pertura ancora più grave (e mente un altro nome della innanzitutto il pensiero dell’al- ancora meno intelligente, ag- moneta come merce. ternativa a fare le spese della giungo io) proprio perché è Ciò che non si vuole ammet- fuga davanti al pensiero. una copertura intellettuale: tere, e che rende assai più se- «Vi è un altro cover up, più ducente continuare ad agitare grave e insidioso, che interes- spauracchi piuttosto che fer- Incidente tecnico? sa non solo l’America ma tut- marsi a pensare, e che dunque La domanda sullo statuto ti noi e che attiene alla natura funge da fattore di autocensu- della moneta è restata assen- stessa della crisi. È il cover up ra tanto più potente quanto te. Questa assenza non ha pe- intellettuale che tende a de- meno ci si ritrovi costretti ad rò a che fare con manovre di scrivere la crisi come un im- ammetterlo come tale, è che censura, ma con una ben più prevedibile incidente tecnico l’attuale economia, le sue isti- fondamentale autocensura. di percorso. Questa lettura tuzioni e il suo sapere, si fon- Vitale ha parlato, a proposito serve per poi poter conclude- dano da tempo sul vuoto di del modo in cui si sta cercan- re: e quindi non vi è nulla da una domanda non affrontata. do di uscire dalla crisi, di una fare e nulla da cambiare, ma doppia operazione di coper- solo aspettare che la con- tura, che forse potrà apparire giuntura passi per riprendere ad alcuni come un’opportuna tutto come prima». operazione di intelligence, L’assenza di alternative vale n ma che non per questo è an- come una giustificazione del- che qualcosa di intelligente. l’esistente. E tuttavia, nessuna La prima copertura è stata of- alternativa può apparire dav- ferta ai responsabili dei crolli vero senza lo sforzo di conce- i t t a f i o r t e i d n

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LA CRISI DELL’IMPERO NON E` SOLO intervista a Noam Chomsky ECONOMICA di Amy Goodman i n o i z a s r e v n o c n

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Un approfondito e serrato botta e risposta dal crack finanziario di Wall street affronta poi punti deboli e misfatti del paese più potente del mondo. E come e perché la politica estera Usa alimenta la resistenza all’impero americano. Ecco la disincantata analisi di Noam Chomsky, linguista, docente emerito al Massachusetts Institute of Technology di Boston. Autore di innumerevoli libri di cui ricordiamo, per i tipi di Eleuthera, La quinta libertà (2002), Illusioni necessarie (2006). Alla corte di re Artù (2002). E poi Anarchismo (2008),

Cosa ci racconta l’attuale di- ne definendolo «il sorvegliante ziotto della comunità finanzia- sastro dell’economia? della comunità del credito». ria, con una funzione deva- Partiamo dal G20. Se vediamo Con questo intendeva dire che stante per il terzo mondo. E quello che ha scritto il Finan- se un dittatore del terzo mon- adesso viene ricapitalizzato. cial Times, il principale quoti- do si copre di debiti gigante- Ora ci sono discussioni su que- diano economico del mondo, schi (alle persone normali non sto tema ed è un fatto interes- il giorno prima dell’incontro succede, ma ai dittatori sì: vedi sante. Lo possiamo leggere sul- del G20 (una parte del giornale Suharto in Indonesia) e se il le pagine finanziarie dei era dedicata all’argomento) si debito non viene onorato, i giornali. I fautori della ricapi- metteva in evidenza, mi pare a creditori, che graze al denaro talizzazione dicono: «Il Fmi ha ragione, che l’obiettivo princi- prestato hanno guadagnato cambiato pelle: sarà diverso pale del summit era presenta- moltissimo perché, trattandosi d’ora in poi. D’accordo, ha re un’immagine di armonia e di un investimento a rischio svolto una funzione terribile, concordia. Non conta quello hanno applicato interessi mol- ma adesso sarà un’altra cosa». che fai, ma bisogna far sem- to alti, devono essere garantiti, Ma che ragione c’è di credere brare che tutti siano d’accordo non dal dittatore, ma dal po- che cambierà? In realtà, se su quello che fai. Ora, ci sono polo indonesiano che è sog- guardiamo all’oggi, è sconcer- profonde divergenze sul modo getto a rigidi programmi di ri- tante vedere la linea che se- di affrontare la questione, ma strutturazione in modo da guono le potenze occidentali e si deve far mostra che siamo rifondere il debito, che pure confrontarla con le istruzioni tutti uniti. È più o meno così non aveva fatto. Questo per ri- che davano al terzo mondo. che è andata. compensare noi, ricchi occi- Prendiamo di nuovo il caso Nel comunicato ufficiale la dentali. Il Fmi è questo, il poli- dell’Indonesia, che una deci- parola cruciale è «volontario». Così si presume che i paesi abbiano deciso volontaria- Neretto didascalia. mente di fare x, y e z. Significa Testo didascalia che non si era trovato un’inte- sa e così si è parlato di un ac- cordo volontario. Su un punto, però, erano dav- vero d’accordo: una decisa ri- capitalizzazione del Fondo monetario internazionale, nel quale riversare una montagna di soldi. È stata una scelta di- scutibile. Voglio dire che la sua

i storia dimostra che il Fondo n monetario internazionale è o i grosso modo una filiale del Te- z a soro degli Stati Uniti, anche se s r il suo direttore è europeo. Il e

v suo ruolo, in passato, è stato n devastante. In effetti, la sua di- o

c rettrice esecutiva, un’america-

n na, ne ha colto bene la funzio-

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Anarchia e libertà (2006), Egemonia e sopravvivenza (2005), Pirati e impera- tori (2004), Dopo l’11 settembre. Potere e terrore (2003), Capire il potere (2002), Linguaggio e libertà (2002), 11 settembre. Le ragioni di chi? (2001), Atti di aggressione e di controllo (2000), Sulla nostra pelle (1999), La fabbrica del consenso (1998), Linguaggio e libertà (1998). Senza dimenticare i famosi I nuovi mandarini, pubblicato la prima volta nel 1967, e La grammatica tra- sformazionale (1975)

na d’anni fa ha attraversato ancora di più. Non privatiz- e fare un sacco di profitti, e se una profonda crisi finanziaria. ziamo; anzi nazionalizziamo, qualcosa va male, interverre- Le istruzioni erano le solite: solo che non la chiamiamo mo noi con un salvataggio». «Ecco che cosa dovete fare: nazionalizzazione. Le diamo Questo è protezionismo e dà primo, rifonderci i debiti; se- qualche altro nome, parliamo alle grandi imprese degli Stati condo, privatizzare, in modo di «salvataggio» di imprese in Uniti, come Citigroup, un che possiamo prenderci le vo- sofferenza. Ma in sostanza è enorme vantaggio sulla con- stre attività con quattro soldi; nazionalizzazione senza con- correnza, come qualsiasi altra terzo, alzare i tassi d’interesse trollo. Così riversiamo denaro forma di protezionismo. per rallentare l’economia, co- nelle istituzioni. Abbiamo im- Invece non permettiamo di stringere la popolazione alla partito lezioni al terzo mondo, fare lo stesso ai paesi del terzo sofferenza, per restituirci il perché accettasse il libero mondo. Loro devono privatiz- dovuto». Sono queste le istru- commercio e poi rilanciamo il zare e noi possiamo così met- zioni che il Fmi ha dato e con- protezionismo. tere le mani sulle loro attività. tinua a dare. Prendiamo il principio «troppo E adesso le due cose avvengo- E noi che cosa facciamo? Esat- grande per fallire», discussa no contemporaneamente. tamente il contrario. Ci di- nella commissione presiden- Queste sono le istruzioni per mentichiamo dei debiti, la- ziale. Ma che cosa vuol dire voi, e queste altre sono le poli- sciamo che la bolla scoppi. «troppo grande per fallire»? È tiche per noi, i ricchi. Specu- Azzeriamo i tassi d’interesse una polizza d’assicurazione. Il larmente opposte. C’è qual- per stimolare l’economia. Ri- governo vuole fare pagare al che ragione di ritenere che il versiamo un fiume di denaro pubblico e dice alle imprese: Fmi abbia intenzione di cam- nell’economia per indebitarci «Potete prendervi grossi rischi biare le cose?

Credi che il presidente Ba- Neretto didascalia. rack Obama sia in qualche Testo didascalia modo diverso da George Bush in campo economico? E se fosse stato al Congresso, avrebbe votato a favore dei salvataggi e degli stimoli alle imprese? È diverso. Prima di tutto, c’è una differenza nel linguaggio. Ma dobbiamo fare una distin- zione tra la prima e la seconda presidenza Bush, perché sono

state differenti. Il primo go- i

verno Bush era stato così arro- n o gante, distruttivo, militarista, i z

così poco attento nei confron- a s r e v n o 4 c n

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ti di tutto quello che danneg- giava, che si era messo contro perfino gli alleati, anche quelli più vicini, e il prestigio degli Stati Uniti era precipitato a ze- ro. Invece la seconda ammini- strazione Bush si era spostata più verso il centro, non molto, ma uno spostamento c’è sta- to.Così alcuni personaggi tra- cotanti, come Donald Rum- sfeld, Paul Wolfowitz e altri, erano stati messi da parte. Certo, non potevano liquidare Dick Cheney, perché era lui il vero capo del governo e non era possibile sbarazzarsene. Cheney è rimasto, ma gli altri, molti altri, sono andati via. E il governo si è spostato su posi- zioni meno anomale. Obama sta procedendo nella Neretto didascalia. stessa direzione. È un demo- Testo didascalia cratico di centro. Non ha mai finto di essere qualcosa di di- verso. Così si è collocato in una specie di posizione cen- Puoi spiegare meglio? do compagnie assicurative e trista. È molto popolare in Eu- Per esempio Larry Summers. altre società, concedendo mu- ropa non per come è realmen- Adesso è il principale consu- tui ad alto rischio, contando te, ma perché non è Bush. C’è lente per l’economia ed era sul teorema «troppo grande un certo tipo di discorsi che i stato segretario al Tesoro con per fallire» e pensando che se leader europei e in pratica la Bill Clinton. Il suo più grande fossero finiti nei guai ci avreb- popolazione europea tendono successo è stato di impedire al bero pensato i contribuenti a ad accettare. In realtà perfino congresso di fissare regole sui salvarli. Ed è successo proprio nel Medio Oriente, dove si po- derivati, questi strani stru- così: i contribuenti adesso de- trebbe pensare che la gente menti finanziari. Ed è proprio vono versare decine di miliar- sia più consapevole, si accet- questo uno dei principali fat- di di dollari per il salvataggio tano le illusioni. E di illusioni tori che ha portato alla crisi. di Citigroup. si tratta, perché dietro non c’è Uno dei primi consulenti è Sono questi i consulenti che si niente. Dunque, la risposta è stato Robert Rubin, che aveva suppone siano capaci di riag- sì: è diverso da Bush. preceduto Summers al Tesoro. giustare il sistema. Tim Gei- Lo stesso vale per l’economia: Costui può vantare tanti bei thner era proprio al centro l’attuale piano Obama-Gei- risultati, con quello che ha della faccenda: era a capo del- thner non è tanto dissimile combinato in Indonesia e nel la Federal Reserve a New York dal piano Bush-Paulson. È terzo mondo, ma il più bello e doveva sovrintendere a que- leggermente diverso, sì, ma di tutti è consistito nello spia- ste attività. Adesso si potrà di- perché è cambiata la situazio- nare la strada per la cancella scutere se questi personaggi si ne. È un po’ diverso, ma si ba- zione delle norme Glass-Stea- stanno muovendo nella dire- sa sempre sul principio se- gall messe in atto nel New De- zione giusta o in quella sba-

i condo il quale i contribuenti al. Norme che tutelavano le gliata, ma sono proprio loro le n devono mantenere intatte le banche commerciali dagli in- persone adatte per rimettere o i istituzioni. Le istituzioni non vestimenti a rischio. Rubin ha in sesto l’economia? z a devono essere toccate e non fatto crollare quelle barriere e La stampa economica ha ap- s r vanno toccati nemmeno i per- subito dopo averlo fatto se ne pena detto qualcosa d’interes- e

v sonaggi che hanno distrutto è andato dal governo, è anda- sante a riguardo. Bloomberg n l’economia. In pratica sono gli to a dirigere Citigroup e tutti, News, un importante organo o

c stessi che Obama ha scelto lui compreso, si sono messi di stampa del settore, ha pub-

n per riparare i danni. fare enormi profitti assorben- blicato un articolo nel quale

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New Deal e altri periodi. Ed è in grado di prevedere abba- stanza bene che cosa farà Obama. Non c’è niente di sor- prendente al riguardo: è la re- gola in quella che chiamiamo democrazia politica.

Avresti lasciato fallire Citi- bank, Citigroup, o Aig? C’erano anche altre possibilità altre possibilità. Una cosa che si sarebbe potuto fare, come hanno suggerito diversi eco- nomisti, per esempio Dean Baker: prendere i settori di quelle società che funzionano (non quelli legati ai cosiddetti «titoli tossici») e metterli sotto il controllo pubblico. In prati- ca, nazionalizzarli. «Naziona- Neretto didascalia. lizzazione» significa controllo Testo didascalia pubblico, almeno in una si- tuazione di democrazia. Non qui da noi, ma se avessimo una democrazia che funziona, ricostruiva la carriera dei per- sono saltate fuori, ma abbia- avrebbe avuto senso mettere sonaggi invitati da Obama al mo quelle preliminari e risulta queste imprese sotto il con- suo vertice sull’economia. Mi che in gran parte i soldi sono trollo pubblico e sbarazzarsi pare nel novembre o dicem- arrivati da istituti finanziari, i delle parti che hanno la re- bre scorso. Il giornale ha sem- quali hanno preferito lui a sponsabilità di quelle perdite plicemente pubblicato i profi- John McCain. Sono stati i colossali. In realtà questo sa- li di una ventina di loro. principali finanziatori di en- rebbe stato il modo per prov- Personaggi come Joseph Sti- trambi, quelli essenziali per vedere davvero ai bonus del- glitz o Paul Krugman, che nes- tutti e due, ma hanno dato l’Aig intorno ai quali si suno, figurarsi la sinistra o i molto di più a Obama che a sentono tanti lamenti. Infatti, sindacati, poteva permettersi McCain. come ha rilevato Baker, basta- di avvicinare, o di darne una Si capiscono tante cose dai va tagliare i rami implicati descrizione puramente for- contributi elettorali. Uno dei nelle manipolazioni finanzia- male. Ma il giornale ne ha esa- migliori strumenti per fare rie che hanno provocato la minato i profili e ha concluso previsioni in campo politico è crisi, lasciare che fallissero, la- che non avrebbero dovuto es- la cosiddetta «teoria politica sciare che i dirigenti cercasse- sere invitati a risanare l’eco- degli investimenti», come la ro di spuntare i propri bonus nomia. Molti di loro dovreb- chiama chi l’ha concepita, da un’azienda in fallimento, e bero essere inquisiti per frodi Thomas Ferguson, un emi- non sarebbe stata necessaria contabili, malversazioni e altri nente esperto di economia nessuna legge speciale. Que- pasticci, e per aver contribui- politica. Per spiegarla in paro- sto si sarebbe dovuto fare con to a provocare la crisi attuale. le povere, Ferguson afferma Citigroup che le elezioni sono occasioni È interessante vedere che cosa

Perché Obama ha deciso di in cui gruppi di investitori si succede in pratica. Dopo il i circondarsi di queste persone? uniscono e investono per con- crollo di Glass-Steagall, hanno n o Perché ha queste convinzioni. trollare lo stato. Egli ha osser- assorbito, sotto la direzione i z

Il suo sostegno, i suoi grandi vato la formazione dei finan- anche di Rubin, compagnie di a s elettori sono in sostanze le ziatori elettorali fornendo r e

istituzioni finanziarie. Basta previsioni sorprendenti sulle v dare un’occhiata ai finanzia- scelte politiche che ne sareb- n o menti della sua campagna. bero seguite. È andato indie- 4 c

Certo, le cifre definitive non tro di un secolo, ha studiato il n

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assicurazione e altre società linee politiche diverse. Se li mia, se sono appena un paio di d’investimento a rischio. esaminiamo nel corso del millimetri al di fuori dello spet- Adesso le dismettono e cerca- tempo, vediamo che la popo- tro, in sostanza sono esclusi. Li no di convertirsi in banche lazione (in maggioranza) ten- puoi intervistare, sentire che commerciali. de a stare meglio sotto i de- cosa hanno da dire, ma non li Tra parentesi, non è la prima mocratici che sotto i incontri ai vertici economici. volta che succede. Paul Volcker repubblicani; i più ricchi ten- che va dicendo: «Dobbiamo dono a stare meglio sotto i re- Come si collegano l’economia rallentare» È proprio lui che ai pubblicani. Dunque, sono globale e la nostra alla que- tempi di Ronald Reagan ha partiti di affari, ma hanno stione della guerra e della po- collaborato al salvataggio di qualche differenza e queste litica estera degli Stati Uniti? Citigroup, l’ultima volta che la differenze possono produrre Un paio di mesi fa hai fatto banca era andata a gambe al- certi effetti. Comunque, nella una bella intervista a Joseph l’aria. E quella volta era Citi- sostanza, sono più o meno Stiglitz, che ha parlato della bank. Avevano seguito le istru- sulla stessa linea. questione, discutendo della zioni della Banca mondiale e Prendiamo, per esempio, l’at- guerra in Iraq. Stiglitz ha rile- del Fmi, concedendo prestiti tuale crisi finanziaria. In realtà vato giustamente che il con- giganteschi in America Latina. è cominciata sotto Jimmy Car- flitto iracheno, che finirà per La Banca mondiale li aveva as- ter. Il periodo finale del suo costare migliaia di miliardi di sicurati che andava tutto bene, mandato è quello in cui è co- dollari, ha anche provocato che ci avrebbero pensato i minciato tutto: la spinta verso un netto aumento del prezzo mercati e via discorrendo. Poi, la finanziarizzazione dell’eco- del petrolio, com’era prevedi- di botto, è arrivato Paul Vol- nomia, la crescita smisurata bile. Ha anche sostenuto che cker. Ha aumentato di colpo e del capitale finanziario specu- era possibile rimediare per un di parecchio i tassi d’interesse. lativo, la deregulation.. Rea- po’ con una bolla immobilia- I paesi del terzo mondo, i cui gan l’ha portata molto più in re, e una gigantesca bolla im- pagamenti sono vincolati ai là e Clinton ha proseguito sul- mobiliare c’è stata. Per un se- tassi d’interesse degli Stati la stessa strada. Poi, con Bush, colo i prezzi delle abitazioni Uniti, non erano più in grado il treno è deragliato. hanno seguito l’andamento di pagare i debiti. Si è fatto Dunque differenze ci sono, ma dell’economia, del prodotto avanti il Fmi, si è preso cura si tratta di piccole sfumature interno lordo, poi, di colpo, della faccenda e in sostanza ha all’interno di uno spettro ri- sono andati per conto proprio ricapitalizzato Citibank. Ecco stretto. Tutti quelli che non e questo significa che c’è una come funziona il sistema: fai stanno dentro questo spettro, bolla e che sta per scoppiare, prestiti rischiosi e ci guadagni anche premi Nobel in econo- mettendoci in grossi guai. Ma un sacco di soldi, poi, se finisci nei guai, siamo noi (i contri- buenti) che dobbiamo tirarte- Neretto didascalia. ne fuori. Testo didascalia

C’è una differenza tra repub- blicani e democratici in queste vicende? È solo un fatto mar- ginale che i repubblicani, o qualche governatore come Sa- rah Palin, come Bobby Jindal dichiarino di non avere inten- zione di dare incentivi? Una differenza c’è. Fonda-

i mentalmente noi siamo un n paese a partito unico. Mi pare o i che sia stato Charles Wright z a Mills a dirlo una cinquantina s r d’anni fa. È un partito d’affari, e

v ma con due fazioni che si n chiamano democratici e re- o

c pubblicani e che sono diverse.

n Hanno un elettorato diverso e

14 libertaria anno 11 • n. 3 • 2009 la bolla immobiliare (nata con via) viene in gran parte diret- mersi il rischio, andare al sal- la supervisione di Greenspan tamente dal Pentagono. La vataggio dei privati se sono e dei democratici perché ha mia stessa università, Mit, è nei guai. Invece il ruolo del cominciato a gonfiarsi con stato uno dei luoghi dove l’in- settore privato è questo: fare Clinton) ha preso il posto del- formatica è stata sviluppata profitti e rivolgersi al settore la bolla tecnologica e ha pro- grazie a commesse del Penta- pubblico se ci sono problemi. dotto un’illusione di benesse- gono negli anni Cinquanta e re, in modo da non far vedere Sessanta. Questo vale anche per l’assi- gli effetti dell’aumento vertigi- Questo è un altro degli aspetti stenza sanitaria? noso del prezzo del petrolio. critici del funzionamento del- Quello dell’assistenza sanita- Se però cerchiamo di indivi- l’economia. Il pubblico sostie- ria è un caso spettacolare. Da duare i collegamenti ci sono ne i costi e si assume i rischi decenni la questione della sa- chiari collegamenti, come ha dello sviluppo economico, e nità è stata in cima agli inte- osservato Stiglitz, tra la guerra se una cosa funziona, magari ressi nazionali e per ottime ra- e la crisi economica. dopo decenni di ricerche, vie- gioni. Gli Stati Uniti hanno il In realtà la situazione è anche ne ceduta a imprese private sistema sanitario meno effi- peggiore. Gli Stati Uniti fanno che ne traggono i profitti. Si ciente di tutto il mondo indu- categoria a sé per le spese mi- tratta di un elemento centrale strializzato, con spese proca- litari, che sono pari a quelle dell’economia. Ovviamente pite circa doppie e risultati tra del resto del mondo e anzi le non permettiamo di farlo ai i peggiori. Se esaminiamo le superano. E i soldi devono pur paesi del terzo mondo. Se pro- due cose da vicino, ci trovia- arrivare da qualche parte: so- vano a fare lo stesso, lo si con- mo una relazione. Il sistema no soldi che non sono usati sidera una violazione dei privatizzato è molto ineffi- per sviluppare l’economia. principi del libero scambio. ciente: tanta amministrazio- A questo punto, però, bisogna Ma è così che funziona l’eco- ne, burocrazia, supervisione, aggiungere una nota a margi- nomia: è una sorta del corol- tutta roba del genere. È stato ne, perché se gli Stati Uniti lario alla dottrina del «troppo studiato piuttosto con cura. violano in modo tanto vistoso grande per fallire» a protezio- Da decenni il pubblico si è fat- i principi del libero scambio, ne delle istituzioni finanziarie. to un’opinione al riguardo. questo è dovuto al fatto che la In generale va detto che non Una grande maggioranza delle loro economia si basa in mo- abbiamo un’economia capita- persone vuole un sistema sani- do sostanziale sulle spese mi- lista: abbiamo una specie di tario nazionale come quello litari. La moderna rivoluzione capitalismo di stato, con un che hanno altri paesi indu- informatica (computer, inter- ruolo preciso del settore pub- strializzati. Si parla di solito di net, software fantastci e così blico: pagare le spese, assu- un sistema sul tipo di quello canadese, non perché sia il mi- gliore, ma perché almeno sap- Neretto didascalia. piamo che in esiste. Testo didascalia Nessuno parla di un sistema come quello australiano, che è migliore, perché chi ne è al corrente? Pensiamo a qualcosa che potremmo chiamare Me- dicare Plus, che estende il pro- gramma Medicare (l’assistenza sanitaria gratuita) a tutta la po- polazione. Fino al 2004 (è un fatto inte- ressante) un’idea del genere

era definita irrealizzabile, per i

esempio dal New York Times, n o perché politicamente impra- i z

ticabile e priva di sostegno a s r e v n o 4 c n

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politico. Magari la gente la vorrebbe, ma questo non conta come sostegno politico. Le istituzioni finanziarie si oppongono, le imprese far- maceutiche si oppongono, dunque non c’è un sostegno politico. Poi, nel 2008, per la prima volta i candidati demo- cratici si sono mossi verso la direzione di quello che vuole la gente, senza spingersi mol- to avanti, ma in quella dire- zione. Che cosa è successo tra il 2004 e il 2008? L’opinione pubblica non è cambiata. Era da decen- ni sulle stesse posizioni. Quel- lo che è cambiato è questo: il settore industriale, una fetta importante dell’economia, ha capito di essere pesantemente Neretto didascalia. danneggiata dall’inefficienza Testo didascalia del sistema sanitario privatiz- zato. La General Motors ha fatto sapere che le costava molto di più produrre un’au- Se quello pubblico fosse come Plus, sarebbe possibile e que- tomobile a Detroit che poco Medicare. sto farebbe contrarre il prezzo più in là, oltre il confine cana- Se operassero uno accanto al- dei medicinali, mentre le dese, a Windsor. Lo sappiamo l’altro… aziende private non potrebbe- bene: quando le imprese in- ro competere. dustriali cominciano a preoc- La maggioranza opterebbe cuparsi, le cose diventano po- per Medicare… FAIR, Fairness and Accuracy liticamente fattibili e Proprio così. in Reporting, ha fatto uno stu- cominciano ad avere un so- dio della settimana che ha stegno politico. Per questo nel Ma se qualcuno volesse resta- preceduto il vertice sulla sani- 2008 si è cominciato a discu- re con un’assistenza privata, tà alla Casa Bianca e ora sta tere della cosa. potrebbe farlo. occupandosi dell’acquirente Questo fatto è rivelatore del Sì, se fosse possibile. Ma i pri- unico, una cosa come Medica- funzionamento della demo- vati non vogliono. Dicono: re Plus. E sui media non è ap- crazia americana e di che cosa «Non possiamo competere». parso nemmeno uno dei fau- s’intende parlando di «soste- Per buone ragioni. In tutti i tori dell’acquirente unico… gno politico» e di «politica- paesi, in quelli industrializza- E l’unico caso citato era di mente fattibile». Oppure può ti, tranne negli Stati Uniti, il qualcuno che criticava vio- essere semplice propaganda. governo sfrutta il proprio lentemente l’idea dell’acqui- Può arrivare una proposta che enorme potere d’acquisto per rente unico. vada incontro ai bisogni del negoziare i prezzi dei medici- Proprio così. Questo perché pubblico? C’è già stata una nali. È questa una delle ragio- non ha nessun sostegno poli- controreazione e bella forte. I ni per cui i prezzi sono molto tico oltre a quello della mag-

i sistemi sanitari privati parlano più alti negli Stati Uniti che al- gioranza del pubblico. È lo n di scorrettezza e di iniquità. Il trove. Eppure sarebbe possibi- stesso che è successo sui me- o i governo è molto più efficiente le: il Pentagono sfrutta il pro- dia nel 2004: se ripensiamo a z a e non ci sarà partita se il gover- prio potere d’acquisto per quella campagna elettorale, s r no deciderà di entrarci. negoziare il prezzo perfino quella di Bush-Kerry, nell’ot- e

v delle graffette, ma per legge al tobre del 2004, poco prima n Se coesistessero un piano sani- governo non è consentito far- delle elezioni, c’era stato un o

c tario privato e uno pubblico. lo nel caso della sanità. Inve- dibattito sulle questioni inter-

n Già. ce, se esistesse un Medicare ne. Mi pare fosse il 28 ottobre.

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sciando da parte questioni e problemi e puntando su quel- le che sono chiamate «quali- tà». Nel caso di Obama l’elo- quenza e così via, in quello di Bush, un bravo ragazzo, con cui farsi una birra insieme. Questi sono gli aspetti su cui ci si concentra. Che posizioni hanno sui problemi del paese? Insomma, il pubblico è per lo più disinformato. Non ho vi- sto i sondaggi in corso nel 2008, ma nelle elezioni del 2004, dove i sondaggi sono usciti poco dopo il voto, si ca- pisce che il pubblico non ave- va quasi la minima idea delle posizioni di Bush. In realtà i suoi elettori in maggioranza erano convinti che fosse a fa- Neretto didascalia. vore del Protocollo di Kyoto, Testo didascalia perché loro erano favorevoli, e lui è un bravo ragazzo e non può non essere d’accordo. Le elezioni sono state organiz- Basta dare un’occhiata all’arti- svolgono come si svolgono. So- zate in questo modo per buo- colo sul New York Times del no sentite come campagne ne ragioni. Le persone che le giorno seguente. Era molto pubblicitarie spettacolari e gestiscono leggono i sondag- enfatico e diceva che Kerry non è un segreto. I pubblicitari gi, e con molta attenzione, e non aveva mai avanzato l’idea premiano tutti gli anni la mi- organizzano le elezioni per i di un coinvolgimento del go- gliore campagna e nel 2008 propri interessi. Sanno che i verno nella sanità, non solo di hanno dato il premio a Obama. partiti sono più a destra del un Medicare Plus ma proprio I commenti di dirigenti di pubblico, quindi è meglio la- di nessun coinvolgimento, agenzie pubblicitarie, di re- sciare da parte le questioni perché non era politicamente sponsabili di pubbliche rela- (un gran numero di questioni, fattibile ed era privo del soste- zioni, erano tutti entusiasti. comprese quelle essenziali gno politico, tranne di quello Basta leggere un giornale eco- come l’Iraq), e così si fa. Quel- della popolazione. Chiaro? nomico come il Financial Ti- lo della sanità è un caso visto- mes, dove si trovavano dichia- so, ma non è l’unico. Ci sono ricerche che dimo- razioni del genere: «Fin dai strano la volontà della popo- tempi di Reagan i candidati so- Si parla molto di rabbia po- lazione? no stati considerati come un polare, pensi che questa rab- Ci sono stati sondaggi su son- prodotto da pubblicizzare, ma bia esploderà, con l’aumento daggi, risalendo nel tempo, e questa è stata la migliore cam- della disoccupazione? in realtà… pagna mai fatta. Cambierà l’at- È molto difficile fare previsio- mosfera nei consigli d’ammini- ni su argomenti come questi. Dunque, che cosa sta per strazione delle grandi imprese. Esiste un aspetto potenzial- cambiare? C’è un nuovo stile di vendita, mente positivo, come quello

C’è un problema generale di lo stile Obama, che traspira che ha potuto esprimersi nel- i scarto tra l’opinione pubblica eloquenza, speranza e cambia- l’attivismo degli anni Trenta e n o e la politica pubblica su tanti mento». Sì, è proprio così. degli anni Sessanta, che han- i z temi importanti. E in molti di Le campagne stesse sono sta- no portato alla realizzazione a s questi temi di politica interna te progettate in sostanza da r e

e internazionale, i due partiti agenzie pubblicitarie per ven- v sono più a destra del pubblico. dere una certa mercanzia (in n o Questa, tra l’altro, è una delle questo caso un candidato) e 4 c ragioni per cui le elezioni si sono studiate con cura, la- n

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di una società più civile sotto tutto agli immigrati illegali e re Sarah Palin, Rush Lim- molti aspetti, ma può anche via discorrendo. Una specie di baugh o uno come loro». andare molto diversamente. ritornello nel periodo di Sarah Come ho detto, i precedenti Guardiamo che cosa è succes- Palin. Anche questo è interes- non sono incoraggianti. Prima so in Germania negli anni sante. È stato osservato come ancora delle prossime elezioni Venti. In quel periodo il paese tra tutti i candidati, Palin fosse presidenziali, se l’economia era ai vertici della cultura oc- l’unica a utilizzare il termine non avrà cominciato a ripren- cidentale, nelle arti e nelle «classe lavoratrice». Si rivol- dersi, questa sorta di rabbia scienze. Era considerato un geva ai lavoratori, proprio populista potrà traboccare modello di democrazia. Poi, quelli che erano in sofferenza. con conseguenze molto peri- dieci anni dopo, era sprofon- Così esistono precedenti che colose. Questo paese ha una dato nella barbarie. La transi- non sono molto confortanti. lunga storia di scelte dettate zione è stata rapida. «Il bara- dalla paura. È un paese che si tro della barbarie»: così lo E Palin parlava proprio da spaventa facilmente: è una ca- chiama la letteratura colta. leader del partito repubblica- ratteristica che risale ai tempi Se pensiamo alla propaganda no. delle colonie. nazista degli inizi, negli ultimi Era una specie di modello. Le Siamo stati molto fortunati a anni della Repubblica di Wei- persone che chiamano ai tele- non avere mai trovato un de- mar, e se sentiamo certi pro- foni aperti dei programmi ra- magogo onesto. Quelli che ab- grammi radiofonici degli Stati diofonici erano impazzite per biamo sono talmente corrotti Uniti come io faccio spesso (è lei. È un fatto che non va sot- da non riuscire mai ad arrivare interessante), scopriamo una tovalutato. Valeva la pena di da nessuna parte… tipi come somiglianza. In entrambi i ca- stare a sentire come parlava- Richard Nixon, Joseph McCar- si c’è una quantità di appelli no di loro stesse: «Siamo un thy, Jimmy Swaggart. Tutti si demagogici a gente che vive paese allo sbando. Non gliene sono rovinati proprio grazie al situazioni reali di sofferenza. importa niente di noi, a quei fatto di essere corrotti. Sofferenze che non sono in- ricchi democratici della East Supponiamo invece di avere ventate. Per il popolo ameri- Coast e della West Coast che un demagogo onesto, un tipo cano gli ultimi trent’anni sono s’interessano solo dei diritti alla Adolf Hitler, che non era stati tra i peggiori della sua dei gay e di spalancare le por- corrotto. Probabile che esi- storia economica. Siamo un te agli immigrati illegali. Non sta… e potrebbe essere sgra- paese ricco, ma i salari reali fanno niente per noi, gente devole. Ci sono le premesse di sono rimasti fermi o si sono che lavora e che ha timore di preoccupazione e di paura, addirittura ridotti, gli orari di Dio, e allora dobbiamo alzare una paura terribile, con la ri- lavoro si sono allungati, le in- la testa, impegnarci ed elegge- cerca di risposte che non arri- dennità sono svanite e la gen- te ha preoccupazioni serie e concrete dopo che la bolla è Neretto didascalia. scoppiata. È gente adirata. Testo didascalia Vuole sapere: «Che cosa mi succederà? Io sono un bravo americano timorato di Dio, un bianco, uno che lavora sodo. Come può capitare a me una cosa del genere?». Più o meno quello che aveva prodotto simpatie per i nazi- sti. Le sofferenze erano vere. Una possibile risposta è quel-

i la che dà Rush Limbaugh: n «Succede a te per colpa di o i quella brutta gente là fuori». z a Nel caso dei nazisti, la brutta s r gente erano gli ebrei e i bol- e

v scevichi. Qui sono i ricchi de- n mocratici che controllano o

c Wall Street e i mezzi di comu-

n nicazione, che consentono di

18 libertaria anno 11 • n. 3 • 2009 vano dall’establishment. «Chi l’immagine di un esponente di Robert Kagan: «Loro sono Ve- è responsabile delle mie con- centro del partito democratico, nere e noi Marte». Così noi dizioni?». Tutto questo può es- che fondamentalmente prose- facciamo la parte di Marte e ci sere sfruttato e se manca guirà le politiche di Bush, forse occupiamo del versante mili- un’organizzazione attiva ed con modi più sfumati. tare. Siamo proprio bravi ad efficace, è pericoloso. ammazzare la gente. Gli altri Pensi che il conflitto in Af- possono venire a mettere i ce- Come giudichi quello che ha ghanistan tenderà ad allar- rotti e far finta che quello che fatto finora Obama? garsi sempre più nei prossimi succede sia una bella cosa. Francamente, non ho mai avu- dieci anni? Ora si parla di Non è la giusta direzione. to molte aspettative. L’ho scrit- raddoppiare la presenza mi- to circa un anno fa. Allora pen- litare americana nell’area. Gli aerei teleguidati che bom- savo (e credo di averne avuto la No, questo è come la pensano bardano il Pakistan? conferma) che Obama sia in Obama e il Pentagono, che di- Provocano alcuni effetti. Di sostanza un democratico di cono in pratica: questa guerra recente ci sono stati forti centro. Sta facendo qualche è destinata a durare a lungo, ad combattimenti nella provincia passo indietro… E ricordiamo allargarsi, a coinvolgere il Paki- di Bajaur, vicino al confine, in che l’amministrazione Bush stan. E mentre parliamo di svi- territorio pakistano. I militanti era talmente fuori dagli sche- luppo, l’attenzione è tutta sugli presenti nella zona hanno ri- mi, soprattutto nel primo man- aspetti militari. Proprio ora ferito alla stampa che la batta- dato. Così Obama fa qualche Obama sta cercando di con- glia si è scatenata perché un passo indietro, verso il centro, vincere la Nato a collaborare, aereo teleguidato americano con un atteggiamento pubbli- pur comprendendo che gli al- aveva attaccato una madrasa, co che è stato apprezzato dai leati non hanno intenzione di una scuola, uccidendo circa pubblicitari. Per questo gli mandare altri soldati. Le popo- otto persone. Certo, si tratta di hanno dato il premio per la mi- lazioni sono contrarie. «barbari incivili», che così gliore campagna pubblicitaria. hanno reagito. Uno dei mili- Ma per quanto riguarda la poli- Il Canada si sta tirando fuori. tanti ha detto: «Ok, noi bom- tica, a meno che gli attivisti Già, il Canada se ne tira fuori e barderemo la Casa Bianca», non esercitino una forte pres- gli altri… forse l’Olanda ha fis- una dichiarazione considerata sione, non avrà nessuna inten- sato una scadenza, ma gli Sta- una provocazione fuori luogo. zione di andare oltre l’immagi- ti Uniti le chiederemo di rien- Eppure, se continuiamo a uc- ne che ha presentato di sé, trare e dare un aiuto sul cidere come ci pare, una rea- nelle dichiarazioni politiche uf- versante civile. È il loro lavoro. zione ci sarà. ficiali o nelle scelte di governo: È la famosa frase, mi pare di Come pensi che sarà l’impero americano tra dieci, venti o Neretto didascalia. trent’anni? Testo didascalia Le previsioni nelle faccende umane hanno scarsissime pro- babilità di azzeccarla: ci sono troppe complicazioni. Gli Stati Uniti, credo, usciranno dalla crisi economica, molto proba- bilmente, come superpotenza dominante. Si fa un gran parla- re della Cina e dell’India ed è vero, ci sono cambiamenti in atto in quei paesi, ma non so-

no nella stessa categoria: sia la i

Cina sia l’India hanno enormi n o problemi interni che l’Occi- i z

dente non ha. a s r e v n o 4 c n

19 anno 11 • n. 3 • 2009 libertaria

Possiamo avere un quadro della situazione esaminando l’indice di sviluppo umano elaborato dalle Nazioni Unite. L’ultima volta che l’ho guarda- to, l’India era più o meno al centoventicinquesimo posto e la Cina all’ottantesimo. E la Cina sarebbe in una posizione ancora peggiore, se non fosse una società così chiusa. In In- dia riesci ad avere dati più precisi e capire come vanno realmente le cose. La Cina è più chiusa, non si riesce a ve- dere che cosa succede nelle aree rurali, che sono in pieno sconvolgimento. Poi ci sono problemi per l’ambiente, e centinaia di milioni di abitanti sono ai limiti della fame. Abbiamo anche noi i nostri Neretto didascalia. problemi, ma non di quel ge- Testo didascalia nere. E abbiamo anche una crescita industriale, per una parte della popolazione ci so- ne di squilibrio sociale al sivo e sono riusciti a far eleg- no miglioramenti, ma se mondo. C’è una fetta di ric- gere un presidente che prove- prendiamo l’India, di cui sap- chezza, molto limitata, un niva dalle loro fila, un tipo che piamo di più, nelle aree dove gruppo di persone ricchissime non dà istruzioni all’esercito si sono sviluppate le produ- che tradizionalmente non ma segue programmi politici zioni di tecnologia avanzata, sentono nessuna responsabi- in gran parte elaborati dalla si resta impressionati. Io ho lità nei confronti del proprio popolazione stessa. È il loro visitato alcuni laboratori di paese e mandano i propri ca- rappresentante, nel senso in Hyderabad. Sono al livello o pitali a Zurigo. Hanno secon- cui (si suppone) dovrebbe anche meglio di quelli del Mit. de case sulla Riviera, i loro fi- funzionare la democrazia. Ma appena poco lontano, cre- gli studiano a Oxford. Questo La gente è al corrente delle sce in modo impressionante atteggiamento comincia a es- questioni importanti, non co- la percentuale di suicidi tra i sere affrontato in un modo di- me capita alle nostre elezioni. contadini. La causa è la stessa: verso e questo avviene su tut- Ne è informata e si tratta di sono le politiche neoliberali, to il continente. E i vari paesi questioni serie: il controllo del- che privilegiano una parte cominciano a integrarsi. Que- le risorse, la giustizia economi- della popolazione e lasciano sto evidentemente non piace ca, i diritti culturali e così via. che gli altri cerchino di cavar- agli Stati Uniti e qui da noi se Potrai dire che è giusto o sba- sela da soli. ne parla poco e raramente. gliato, ma almeno funziona. Lo scorso settembre si è verifi- Le élite che hanno tradizio- Eppure in America Latina c’è cato un fatto interessante, che nalmente governato il paese, un’ascesa dei progressisti. ha visto all’opera Evo Morales, non serve dirlo, non sono per È un fatto importante. Per la il presidente della Bolivia. La niente contente. Minacciano prima volta in cinquecento Bolivia, secondo me, è il paese in pratica una secessione e gli

i anni l’America Latina avanza più democratico del mondo. Stati Uniti, ovviamente, le ap- n verso una certa indipendenza Non lo dice nessuno, ma se poggiano, come pure i mezzi o i e una specie di integrazione, guardiamo quello che è suc- di comunicazione. La scorsa z a che è un prerequisito dell’in- cesso negli ultimi due anni, estate il conflitto ha portato a s r dipendenza, e, quanto meno, grandi organizzazioni di mas- vere esplosioni di violenza. e

v comincia a fare i conti con sa e popolari, della gente più A Santiago del Cile si è svolta n qualcuno dei suoi enormi repressa di questo emisfero, una riunione dell’Unasur, o

c problemi interni. Probabil- gli indigeni, sono scese nel- l’Unione delle repubbliche

n mente ha la peggiore situazio- l’arena politica in modo deci- americane, con rappresentan-

20 libertaria anno 11 • n. 3 • 2009

to femminista, che probabil- mente ha inciso sulla società più di ogni altro. Ed è in gran parte un fenomeno successi- vo agli anni Sessanta, i movi- menti di solidarietà sono un’eccezione nella storia del- l’imperialismo: non c’è mai stato niente di simile prima. E si sono visti dagli anni Ottan- ta. I movimenti per la giusti- zia globale, quelli che a torto si chiamano no-global, sono un prodotto degli anni Novan- ta e di questo secolo. Tutti questi sono stati fenomeni positivi. Ma non hanno cambiato le istituzioni, anzi, le istituzioni hanno reagito irrigidendosi, il che non sorprende. Ma i mo- Neretto didascalia. vimenti hanno cambiato la Testo didascalia cultura. Pensiamo alle elezio- ni del 2008: a me non piaceva- no i candidati e l’ho detto ti di tutta l’America Latina, da clismi mondiali, della tua chiaramente, ma va detto che cui è uscita una dichiarazione esperienza, che cosa ti dà quarant’anni fa o forse solo importante di sostegno al pre- speranza? dieci anni fa sarebbe stato sidente Morales e di condan- Ho speranze ma anche timori. inimmaginabile che il Partito na delle violenze provocate Sono vecchio abbastanza da democratico presentasse co- dalle forze quasi secessioni- avere visto la Depressione. Tra me suoi candidati un nero e ste. Morales ha ringraziato per i miei ricordi d’infanzia (an- una donna. Bene, questo è un l’appoggio ricevuto ma ha an- che se non capivo molto al- segno degli effetti civilizzatori che rilevato, giustamente, che l’epoca), c’è l’ascolto dei di- dei movimenti degli anni Ses- quello era il primo caso in cin- scorsi di Hitler. Non li capivo, santa e di quelli che sono se- quecento anni in cui l’Ameri- ma riuscivo ad avvertire la guiti. ca del Sud si faceva carico dei reazione dei miei genitori e Tutto questo può spingere al- propri affari senza l’interfe- provavo una sensazione di l’impegno; lo fa già. Se con- renza di potenze straniere, in paura, una paura tremenda. tiamo quanti sono gli attivisti primo luogo degli Stati Uniti. Infatti il primo articolo che ho nel paese, ho il sospetto che È stato un fatto talmente im- scritto (è stato nel 1930 e do- siamo molti di più rispetto portante che negli Stati Uniti vevo fare la quarta) parlava agli anni Sessanta, se non per non se ne sia per niente parla- dell’espansione del fascismo quei pochi mesi di punta di to. Certo, della riunione del- in Europa, una specie di nu- mobilitazione contro la guer- l’Unasur si sapeva, ma solo vola scura che avviluppava ra. Bene, questa può essere con vaghi accenni. È comun- ogni cosa. Come ho detto pri- un buon punto di partenza que un indizio dell’evoluzione ma, anche adesso sen- per andare avanti. È un moti- in corso in varie forme. sazioni simili. vo di speranza. Per l’altro verso ci sono stati

Hai appena compiuto ottan- progressi straordinari. Il paese i t’anni. Ci vuoi dire come ti è di gran lunga più civile ri- n o senti? spetto a una quarantina d’an- i z

Mi restano pochi anni. Ma ni fa, grazie all’attivismo degli a s non ci penso molto. anni Sessanta e a quello che n r e

ne è seguito. Alcuni degli svi- v

Ma riflettendoci, parlando di luppi più importanti si sono n o

quei grandi movimenti so- avuti dopo gli anni Sessanta, c

ciali, di quest’epoca di cata- per esempio con il movimen- n

21 anno 11 • n.1-2 • 2009 libertaria o i r o t a r o b a l n

22 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 DAL POSTANARCHISMO AL DIBATTITO ANARCHICO SULLA POSTMODERNITA` di Vivien Garcia

Il dibattito sul postanarchismo sviluppatosi soprattutto nei paesi anglofoni ha da tempo investito anche quelli francofoni e Vivien Garçia con rigore ripercorre i per- corsi di alcuni teorici di questa nuova visione dell’anarchismo mettendone in evi- denza carenze e contraddizioni. Garçia è autore fra l’altro di L’anarchisme aujourdd’hui (2007). Titolo originale dell’articolo Du postanarchisme au débat anarchiste sur la postmodernité pubblicato su Réfractions (numero 21)

l dibattito anarchico «sulla postmodernità» rati alla base della «filosofa politica» dell’anar- I avviatosi in Francia, in particolare sulla rivista chismo. Si individuano diverse convergenze e Réfractions, presenta varie analogie con le pole- divergenze presenti tra anarchismo e post- miche anglofone riguardo a quello che possia- strutturalismo, per quanto attiene la politica e mo chiamare il postanarchismo. Anche se le due l’etica. Ciò che ne deriva non è una nuova teoria controversie non vanno confuse, può essere uti- anarchica, ma una prospettiva nella quale le fare in modo che si definiscano meglio l’una «l’anarchismo fornisce al post-strutturalismo con l’altra. Qui vorremmo riprendere il tema del un quadro più ampio, al cui interno è possibile postanarchismo [1], per evidenziarne due aspet- collocare le proprie analisi» [4]. Il contesto nel ti problematici fondamentali e farne derivare quale è prodotta tale riflessione, d’altra parte, è due osservazioni sul dibattito francese. illuminante al riguardo. Todd May, docente americano con una cattedra di filosofia, è noto e apprezzato soprattutto per i suoi commenti Postanarchismo agli scritti di Michel Foucault e Gilles Deleuze e le sue ricerche hanno incrociato la teoria anar- L’anarchismo poststrutturalista di Todd May chica un po’ per caso [5]. Si può definire l’opera di Todd May intitolata L’approccio postanarchico non deriva pertanto The Political Philosophy of Poststructuralist dall’anarchismo e nemmeno dall’universo politi- (La filosofia politica dell’anarchismo co propriamente detto. Non si pone nemmeno in poststrutturalista) [2] la prima pietra fondante nessun rapporto con una pratica politica passata del postanarchismo. La tesi generale è semplice: o futura. Perciò non è forse un caso se The muovendo da un’opzione filosofica (post-strut- turalista) e dal rifiuto di pensare che «come filo- sofia politica, il capitalismo è trionfante» [3], si tratta di fare una lettura critica di testi conside- 4 o i 1. Per una definizione precisa, si veda il mio saggio, r

4. Todd May, Poststructuralist Anarchism: An Interview o L’Anarchisme aujourd’hui, L’Harmattan, Parigi, 2007. with Todd May, [on line]. Alla pagina Web : t a

2. Tod May, The Political Philosophy of Poststructuralist http://flag.blackened.net/ias/8may.htm [consultata r

Anarchism, Pennsylvania State University Press, l’11 luglio 2008]. o University Park, 1994 (edizione italiana, Anarchismo e 5. Si veda a questo proposito la prefazione a The Political b a post-strutturalismo, Elèuthera, Milano, 1998). Philosophy of Poststructuralist Anarchism. l

3. Ibid., p. 3. n

23 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

Political Philosophy of Poststructuralist Saul Newman e la ripresa Anarchism, pubblicato nel 1994, per vari anni sia del termine postanarchismo rimasto quasi del tutto ignorato negli ambienti anarchici. Anche se possono riprenderne le Solo sette anni dopo la pubblicazione dell’ope- tematiche, i suoi scritti successivi trattano di ra di Todd May appare un nuovo libro determi- questioni filosofiche più generali e sono testi di nante per il postanarchismo: From Bakunin to commento a filosofi come Foucault, Deleuze o Lacan [6] anch’esso frutto delle riflessioni di

o anche Jacques Rancière. un docente universitario, Saul Newman, che fa i r proprie alcune posizioni filosofiche fonda- o t mentali e molte analisi sul pensiero anarchico a r del proprio predecessore. Il tutto è comunque o b 6. Saul Newman, From Bakunin to Lacan: Anti- da lui esposto in modo più sistematico. Saul a l Authoritarism and the Dislocation of Power, Newman è decisamente critico nei confronti di Lexington Books, Lanham, 2001. n quella che a suo modo di vedere è l’ontologia

24 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 anarchica, che si baserebbe su una concezione postanarchica la propria opera, ne adotta liberale radicalizzata del potere (che viene per- comunque una posizione filosofica, non lonta- cepito come oppressore dell’individuo), una na da quella dei testi precedentemente ricorda- visione della soggettività umana attraverso il ti, riaffermando la stessa critica all’anarchismo prisma di un essenzialismo ottimista (gli esse- «classico». ri umani sarebbero per natura buoni) e una Nondimeno, mentre May e Newman lasciavano fede nel progresso catalizzata dalla scienza poco spazio alla questione delle pratiche posta- moderna. narchiche, Call si avventura a proporre qualche In questo caso l’approccio proposto è chiara- indicazione. Oltre al progetto di «riprogram- mente definito postanarchico e nasce così l’ac- marci e riprogettarci da soli» [12] e di immetter- cezione attuale del termine [7]. Secondo Jason ci in una «economia del dono», della quale le Adams, fondatore di siti e blog su Internet sul reti peer to peer [13] sembrerebbero un buon tema del postanarchismo, Newman apre così la esempio, si loda la pratica situazionista dello strada in direzione di un «superamento teorico» spaesamento, ovvero della modificazione di un [8] dell’anarchismo classico, in direzione di una film o di un’immagine tale da cambiare comple- teoria ibrida, costituita da una sintesi di concet- tamente il senso del medium originale. Si sotto- ti e di idee tipiche del post-strutturalismo, come linea anche l’importanza dei graffiti e i muri di il postumanesimo e l’anti-essenzialismo» [9]. È Parigi nel ‘68 sono visti come una «insurrezione impossibile così non cogliere l’inevitabile ana- dei segni» [14]. logia con il postmarxismo, come è stato definito Quale che sia il giudizio che si può avanzare, lo da Ernesto Laclau e Chantal Mouffe in sbocco programmatico di Call attesta la volontà Hegemony and Socialist Strategy [10]. Il progetto di dare una dimensione adeguatamente pratica esposto consiste nel «salvataggio» del marxismo al postanarchismo. È indizio di una certa trasfor- dalla sua obsolescenza, grazie al post-struttura- mazione degli scritti che si richiamano a questa lismo, senza abbandonarne la principale aspi- linea. Mentre la crescente pubblicità li ha resi razione, che è quella di un futuro ugualitario e oggetto di dibattiti negli ambienti anarchici e senza sfruttamento. radicali, restano da definire le modalità di una Si osserverà comunque come la riflessione possibile praticabilità politica postanarchica. proposta da Newman non faccia mai riferi- mento a precise pratiche politiche. Come Alla ricerca di pratiche postanarchiche l’opera di May e con l’eccezione di alcuni rife- rimenti evasivi alla democrazia radicale auspi- È interessante notare come nessun testo, per cata dal postmarxismo, le rare considerazioni quanto ne sappiamo, abbia elaborato una prati- pratiche di From Bakunin to Lacan sono ca politica inedita. Peraltro va osservato un soprattutto di natura etica. cambiamento di campo disciplinare: gli approcci postanarchici più recenti hanno L’anarchismo postmoderno di Lewis Call abbandonato la filosofia a favore della sociolo- gia e dell’antropologia. È passato meno di un anno dalla pubblicazione di From Bakunin to Lacan, per vedere pubblica- ta una nuova opera postanarchica. Uscita con il titolo Postmodern Anarchism [11] è anche in questo caso un saggio scritto da un universita- 4 rio, Lewis Call, il quale, pur non definendo mai

7. Certo non mancavano i precedenti nell’uso di questa 9. Jason Adams, Postanarchism in a Bombshell, in Aporia parola. Hakim Bey l’aveva impiegata in un breve testo Journal, n. 3 [on line]. Disponibile su: http://aporia- del 1987 da titolo Post-Anarchism . Tuttavia, journal.tripod.com/postanarchism.htm [consultato sia pur con qualche possibile analogia, l’anarchico l’11 luglio 2008 ]. americano non adotta la stessa posizione di Newman: 10. Ernesto Laclau, Chantal Mouffe, Hegemony and la sua argomentazione consiste soprattutto in una Socialist Strategy: Towards a Radical Democratic o

critica alle varie pesantezze ideologiche che avverte Politics, Verso, Londra, 1985. i tra gli anarchici suoi contemporanei. 11. Lewis Call, Postmodern Anarchism, Lexington Books, r o

8. Si veda al riguardo la nostra successiva argomenta- Lanham, 2002. t a

zione. 12. Ibid., p. 52. r

13. Le reti «peer to peer» sono quelle comunità virtuali su o

Internet nelle quali gli utilizzatori si scambiano gra- b a tuitamente file per lo più soggetti al diritto d’autore. l

14. Ibid., p. 103. n

25 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

Uno dei tentativi più riusciti, in questo senso, è quello del sociologo canadese Richard Day, nella sua opera uscita nel 2005, Gramsci is Dead [15], che va di pari passo con un interrogativo teorico nel tentativo di definire le condizioni che rendano possibili oggi le politiche di eman- cipazione. La riflessione è strutturata dalla con- trapposizione dei due concetti di egemonia e di affinità. Il primo non va inteso secondo l’acce- zione corrente. L’egemonia di cui parla Day non si riferisce al dominio o alla coercizione eserci- tata da un particolare regime politico. Riprendendo a suo modo le riflessioni di Antonio Gramsci, definisce egemoniche le tra- sformazioni sociali che «(1) devono essere avvertite su un intero spazio sociale, di norma uno stato-nazione e (2) devono avere ripercus- sioni su uno spettro assai ampio - il più ampio possibile - di strutture e processi sociali, politi- ci, economici e culturali» [16]. Tale è il modello auspicato dall’insieme dei movimenti socialisti, compreso quello anarchico; tale è anche la causa del loro fallimento. Ispirandosi alla French Theory, Day critica la logica totalitaria che ne deriva, contro la quale mette in campo il concetto di affinità che, a suo modo di vedere, permette di descrivere ciò che già in funzione nei «nuovi movimenti sociali». Le azioni di que- sti movimenti non sono «orientate nel senso di permettere a un gruppo specifico di persone la rifondazione di uno stato-nazione o di un mondo a propria immagine e somiglianza» [17], non sono condotte in modo offensivo, con lo scopo di imporre un programma di sostituzione dei poteri costituiti. Per illustrare la tesi Day avanza vari esempi: gli « asambleístas in Argentina, gli attivisti del movimento dei Senza terra nell’Africa meridionale, gli abitanti dei vil- laggi zapatisti del Chiapas, i guerrieri Mohawk [18] [...], gli squatters londinesi» [19}. È anche Action. Per Day, nonostante respinga senza possibile aggiungere a questo elenco il nome di appello l’idea di rivoluzione, la moltiplicazione vari spazi di convergenza, come gli Independent di queste pratiche e il loro farsi rete attraverso Media Centers (Indymedia) o Peoples’ Global «una solidarietà senza secondi fini» [20] posso- no addirittura farci intravedere la speranza di trasformazioni globali della società. La loro 15. Richard Day, Gramsci is Dead: Anarchist Currents in logica, estremizzata, potrebbe per esempio ren- the Newest Social Movements, Between the Lines, Pluto Press, Toronto, Londra, 2005 (edizione italiana, dere ridondante lo stato e farlo cadere in desue- Gramsci è morto. Dall’egemonia all’affinità, tudine. Elèuthera, Milano, 2008. Se il lavoro di Days, però, ha offerto qualche 16. Ibid., p. 72. esempio di pratiche, a qualcuno è apparso privo 17. Ibid., p. 13. 18. Moicani. di una dimensione chiaramente programmati- o ca. È questa la carenza cui cerca di ovviare un i 19. Ibid., p. 203. r 20. Richard Day usa spesso questa espressione: «ground- testo apparso su Internet nell’ottobre 2007, inti- o t less solidarity». tolato Post-Anarchism and the Social War [21], a 21. Anonimo, Post-Anarchism and the Social War, 2007 r frutto di una ricerca universitaria pubblicata in o [on line]. Disponibile su : http://anarchafairy.word- b press.com/2008/01/21/post-anarchism-and-social- forma anonima. Pur non presentando nessuna a l war/ [consultato l’11 luglio 2008]. originalità dal punto di vista teorico (riprende

n genericamente le affermazioni sulla teoria

26 libertaria anno 11 • n.3 • 2009

attuerebbe un progetto nocivo. Si citano inoltre le occupazioni e i blocchi stradali, sia nelle forme più tradizionali sia nell’esempio degli street parties. Infine si fa un appello nella pro- spettiva della creazione e della moltiplicazione di TAZ (le zone autonome permanenti o semi- permanenti) [22]. Vi si citano a titolo d’esempio i centri sociali e i comitati di quartiere nati in Italia negli anni Settanta.

Il postanarchismo ha una sua efficacia? Per concludere questa presentazione vorremo puntare la nostra attenzione su due aspetti del postanarchismo messi in rilievo da questa descizione. Ci pare necessario prima di tutto sottolinearne l’aspetto principalmente teorico. Le sue origini ci dicono che in un primo tempo non si pone come un intervento politico, necessitato da un’azione nel contesto. Si tratta piuttosto di un tentativo di chiarimento e di definizione concettuale che sfo- cia in una teoria certamente normativa, ma che non si avventura, almeno nelle sue prime ver- sioni, sul terreno propriamente pratico. È anche vero che le tesi sviluppate non aspirano a una funzione meramente contemplativa. Todd May, per esempio, rivendica a sé una riflessione opposta alla concezione classica della filosofia politica, in particolare rispetto alla linea di demarcazione tra filosofia e programmi politici [23]. Questi due poli, secondo lui, non sono anta- gonisti per natura ed è importante che i punti di vista rispettivi si arricchiscano a vicenda. Nonostante tale lodevole prospettiva, l’opera di May, come l’insieme degli scritti postanarchici, rivela, nei propri elementi descrittivi, categorie e metodi della più classica filosofia politica. La anarchica di May, Newman e Day), si distingue teoria gioca contro le pratiche, l’incondizionato per il tentativo di allargare l’interpretazione di dei concetti va contro le variazioni dei discorsi Richard Day con le indicazioni tipiche delle tesi politici… Il postanarchismo elabora la propria anarco-insurrezionaliste che si ispirano in par- interpretazione dell’anarchismo fuori dalle prati- ticolare ai testi pubblicati dagli anni Settanta da Alfredo Bonanno. In questi testi si illustrano quattro grandi tattiche. La prima è la diserzione («exodus»), che si caratterizza con la fuga al posto della conclusione di azioni che compor- tano rapporti gerarchici di dominio. L’esempio 4 più noto è il rifiuto di impegnarsi in attività militari, ma si può anche praticare la diserzione

dal lavoro salariato, quella dall’identità sessuale o i o di altro tipo. Si prende anche in considerazio- r o ne il sabotaggio, ma non esclusivamente nella 22. La sigla è stata coniata da Hakim Bey in un testo del t a sua dimensione attinente al mondo del lavoro. 1994 dal titolo Permanent TAZs (edizione italiana, r T.A.Z. Zone temporaneamente autonome, Shake edi- o

Nell’ambito delle lotte ecologiche o antimilita- b tore, Milano, 2007). a riste, il sabotaggio può consistere nella distru- 23.Vedi Todd May, The Political Philosophy of l

zione di petroliere o di macchinari con i quali si Poststructuralist Anarchism, p. 11. n

27 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

che e dalla storia, partendo da una scelta dei testi postanarchismo una filosofia pratica pongono che si limita (intenzionalmente o per ignoranza) qualche problema. Per esempio, quella svilup- a qualche scritto di autori «classici» (di Michail pata in Post-Anarchism and the Social War, che Bakunin e Pëtr Kropotkin soprattutto). D’altra vuole mettere in prospettiva il postanarchismo parte poco si bada al carattere di questi scritti: e l’anarco-insurrezionalismo è praticabile sol- non si tiene conto del fatto che avevano come tanto a costo di numerose contorsioni. Certo, scopo un intervento politico; i contenuti sono questa corrente anarchica si fonda su una logi- assunti come se attestassero una speculazione di ca affinità e respinge quelle che i suoi fautori orientamento politico. I testi dei «grandi» autori chiamano organizzazioni formali (partiti uffi- sono considerati come istigatori: le politiche ciali o mascherati, sindacati…), ciò nonostante sono messe da parte, considerate come effetti in non è riducibile a un semplice elogio dei modi un rapporto causale che va direttamente dalla di vita alternativi e a un’azione «localizzata». teoria all’azione. La riflessione è così condotta Una presentazione dell’anarco.-insurrezionali- sulla scorta di un modello astratto [24], comple- smo sulla rivista americana Killing King Abacus, tamente inventato, che ignora le pratiche, la sto- che si dichiara di quella stessa corrente, afferma ria e quindi la cultura politica, come insieme così: «In quanto anarchica, la rivoluzione è il condiviso (anche se in modo non necessaria- nostro costante punto di riferimento […]. Ma la mente consapevole, esplicito e rivendicato) di rivoluzione non un mito utilizzabile solo come idee-forza e di nodi simbolici. Al tribunale auto- punto di riferimento […] è un fatto concreto» proclamato della French theory è così facile for- [25]. In questo senso, devono prodursi diversi mulare un giudizio sommario e sbrigativo, che «attacchi», ovvero vari «rifiuti della mediazione, pretende di girar pagina su più di un secolo di della pacificazione, del sacrificio, di un’intesa e vicissitudini politiche. Ma a quale prezzo? del compromesso» [26], ma hanno senso solo Probabilmente a quello di un’inconsistenza pra- se «aprono la strada al possibile coinvolgimento tica, nutrita dalle illusioni di un’autosufficienza di un numero sempre più grande di sfruttati teorica. nella corrente di una ribellione che potrà porta- È questo, d’altra parte, il secondo tema che vor- re alla rivoluzione» [27]; in altre parole, «la forza remmo affrontare. Se facciamo un po’ d’atten- di un’insurrezione è sociale» [28]. Il rifiuto zione, tutte le proposte che tendono a fare del postanarchico dell’idea di rivoluzione di cui si sospetta che sottenda una logica totalitaria, rende difficile l’affiliazione dell’anarco-insurre- zionalismo al postanarchismo. Non è un caso, 24. Per non ripetere qui una critica di questa interpreta- d’altronde, che una critica tra le più virulente zione dell’anarchismo, rimando alla mia opera, ma anche a: Jesse Cohn. e Shawn Wilbur, What’s Wrong nei confronti del postanarchismo sia stata ela- With Postanarchism? [on line]. Disponibile su : borata da un collaboratore di Killing King http://libertarian-library.blogspot.com/ Abacus [29]. 2007/07/cohn-and-wilbur-whats-wrong-with.html Si noterà inoltre che le affermazioni di Richard [consultato l’11 luglio 2008]. Edizione italiana, Che cosa non va nel postanarchismo?, in Libertaria, n. 1- Day presentano le stesse carenze. Lo stesso 2/2009. S. K. Villon, Post-anarchism or simply post- interessato se ne rende conto, in una certa revolution [on line]. Disponibile su: http://www.info- misura, e cerca di metterci qualche pezza. Così, shop.org/inews/article.php?story=04/11/26/8462989 nell’introduzione al suo libro, ammette che le [consultato l’11 luglio 2008]. AnonImo (militante della pratiche alle quali si riferisce non sono tutte Zabalaza Anarchist Communist Federation sudafri- cana), Sucking the Golden Egg: A Reply to Newman » rigorosamente basate su una logica di affinità. [on line]. Disponibile su: http://www.ainfos.ca/03/ Alcuni esempi restano comunque problematici oct/ainfos00172.html [consultato l’11 luglio 2008]. e A.K. Thompson ha dimostrato come le azioni 25. Anonimo, Some notes on Insurrectionary Anarchism, in e le rivendicazioni dei piqueteros argentini non Killing Kin Abacus, n. 2,estate 2001 [on line]. Disponibile su : http://www.geocities.com/kk_aba- coincidano con i criteri di classificazione indi- cus/kka/NTINSUR.html [consultato l’11 luglio 2008]. cati dal sociologo [30]. Pur senza metterci a cac- 26. Ivi. cia delle incoerenze di questo tipo e limitando- 27. Ivi. ci a parlare in senso stretto del caso del posta- 28. Ivi. narchismo, ci permetteremo di osservare che la 29. S. K. Villon, Op. cit. o situazione presenta alcune analogie con le i 30. A. K. Thompson, Making Friends with Failure: A r Critical Response to Richard Day’s “Gramsci Is Dead, polemiche sollevate dall’opera di John o t in Upping The Anti [on line]. Disponile su: Holloway, intitolata Cambiare il mondo senza a r http://auto_sol.tao.ca/node/2510 [consultato l’11 prendere il potere [31]. Questo autore, mentre fa o luglio 2008 ]. b 31. John Holloway, Cambiare il mondo senza prendere il l’elogio del movimento zapatista che, secondo a l potere. Il significato della rivoluzione oggi, Intra lui, fa propria l’indicazione del titolo del suo

n Moenia, Napoli, 2004. libro, sembra essere in linea con il proprio edifi-

28 libertaria anno 11 • n.3 • 2009

cio teorico, che è quello di un marxismo etero- unicamente nella sfera intellettuale dove è dosso con contaminazioni alla Foucault [32]. necessario destreggiarsi tra gli scogli dei diversi Ora, è interessante vedere come questa teoria interdetti alla moda [33]. Nel caso specifico del non sia stata capace di entrare in sintonia con la postanarchismo sono proprio quei diversi comunità politica di cui canta le lodi. Sulla rivi- interdetti che rendono difficoltoso il compito a sta zapatista Rebeldía si possono leggere diverse chi tenta nonostante tutto di definire la dimen- critiche alle tesi di Holloway. sione pratica della propria teoria. Ci permetteremo pertanto di riprendere qui, parola per parola, sia pure per analogia, il giudi- Il dibattito francese zio formulato da Annick Stevens su alcuni scrit- sulla postmodernità ti di Chantal Mouffe: dottrine del genere «che pur pretendono di andare contro l’ideologia Vorremmo concludere questo articolo facendo dominante, non [vanno] affatto nel senso del- un parallelo tra l’esposizione che abbiamo appe- l’anarchismo […] perché non si curano di dare na fatto e il «dibattito sulla postmodernità» avvia- nessuna indicazione per l’azione e si collocano to in Francia, soprattutto nel numero precedente o i r o

32. Per saperne di più ci si può riferire alla critica t a

dell’opera in questione di Edouard Jourdain, pubbli- r

cata nel numero 20 di Réfractions. o 33. Table ronde autour du postmodernisme et du posta- b a narchisme, in Réfractions, maggio 2008, n. 20, pp. 99- 4 l

108, p. 103. n

29 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

della rivista Réfraction. Ci pare che una prospetti- va del genere permetta di mettere in evidenza certi elementi cruciali di una polemica che, se pur radicata in un contesto particolare, riecheggia anche il dibattito in ambito anglofono. Per prima cosa, sorprenderà il posto che occu- pa, nella discussione francese, la questione del destino che spetta alla teoria foucaultiana del potere. Indubbiamente i postanarchici all’inizio le hanno attribuito un certo credito. Nelle criti- che dell’anarchismo «classico», sostengono tutti che quest’ultimo si atterrebbe unicamente a un’interpretazione localizzata e «giuridico- discorsiva» di un potere che opera dall’alto in basso; l’anarchismo inviterebbe a intendere il fenomeno solo in quanto si promana da luoghi fissi e facilmente definibili (potere del capo di stato, del capo religioso, del padrone dell’azien- da…) e come se si esprimesse esclusivamente in modo oppressivo e coercitivo. Con Foucault si dovrebbe prendere atto del fatto che il potere non è una sostanza che si spartiscono pochi pri- vilegiati e della quale tutti gli altri sono sprovvi- sti, ma circola in tutto il tessuto delle relazioni sociali, anche in quelle nelle quali non se ne sospetterebbe la presenza. In questo il posta- narchismo fa propria l’affermazione di Tomás Ibañez, salvo che quest’ultimo non invita a superare l’anarchismo ma a fare in modo che esso arrivi «ad appropriarsi, a integrare e ad assimilare al proprio corpus gli strumenti costruiti da Foucault» [34]. Criticando decisa- mente questa proposta, Eduardo Colombo espone quella che a lui sembra la conseguenza di una teoria del genere: «Davanti a un potere anonimo e generalizzato, senza responsabili, […] la ribellione diventa inutile» [35]. Forse sor- prenderà apprendere che questa critica non è sconosciuta ai postanarchici, che anzi la fanno propria, in alcuni testi, considerando questo un limite della teoria foucaultiana [36]. Se è dovun- que, se condiziona gli individui e se la loro resi- stenza ne porta comunque il segno, come è pos- sibile sperare di riuscire a praticare una politica

34. Tomás Ibañez, Points de vue sur l’anarchisme (et aper- çus sur le néo-anarchisme et le postanarchisme), in Réfractions, maggio 2008, n. 20, pp. 71-84, p.75. Edizione italiana, Dall’anarchismo al postanar- chismo, in Libertaria, n. 3-4/2008 35. Eduardo Colombo, L’Anarchisme et la querelle de la o i postmodernité, in Réfractions, maggio 2008, n. 20, pp. r 55-70, p. 66. o t 36. Si può rimandare all’esposizione di questa critica a

r proposta da Saul Newman, From Bakunin to Lacan: o Anti-Authoritarism and the Dislocation of Power, b Lexington Books, Lanham, 2001, p. 88.37. Michel a l Foucault, Storia della sessualità, Vol. 1, La volontà di

n sapere, Feltrinelli, Milano, 2001.

30 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 che aspiri a provocare una trasformazione Concretamente questo può forse dispensare dal sociale? La sfida consiste allora nel superamen- riflettere sulle ragioni per cui questo o quell’atto- to dell’aporia che ci si trova davanti. A tale re politico, anarchico per la sua cultura politica, scopo i postanarchici si rivolgono alle altre ana- senta il bisogno di riferirsi al pensiero di Foucault lisi prodotte dalla French Theory. Saul Newman (o di qualsiasi altro pensatore), ma anche per si affida a Lacan; Lewis Call preferisce dimenti- scoprire quale trattamento o quale/i trasforma- care Foucault ricorrendo a Jean Baudrillard. zione/i subisca con quel riferimento il pensiero Smontare la teoria foucaultiana del potere, sia in questione. È uno scoglio tanto più impervio, ci pure in modo brillante, non servirà allora a colpi- pare, in quanto, se si vuole definire una identità re al cuore il postanarchismo. A noi sembra, poi, anarchica, non lo si può fare se non si supera che una vittoria del genere, per quanto possa questo ostacolo fondamentale, molto giusta- apparire soddisfacente, in realtà non varrebbe mente messo in evidenza da Colson e che è «la granché. Pretendere che l’anarchismo debba fare cultura collettiva collocata radicalmente sotto il proprie le tesi di Foucault, o quanto meno, per- segno dell’eclettismo» [39], una cultura che sa ché di questo stiamo discutendo, la teoria del attingere dalle fonti più diverse, non per dissol- potere messa a punto principalmente nella versi ma per far sgorgare nuovi effetti di senso. Storia della sessualità [37,] offre una griglia di let- tura insufficiente. In questo senso bene hanno Modernità e postmodernità fatto Colombo e Daniel Colson a dimostrare, sia pure in modo diverso, che l’anarchismo sviluppa L’ultimo punto che vogliamo affrontare riguar- un’interpretazione del potere che riprende alcu- da la volontà di adeguare all’oggi una tipologia ni elementi che si pretendono innovatori della delle pratiche anarchiche, a partire dall’opposi- teoria di Foucault, senza peraltro confondersi zione tra modernità e postmodernità. Abbiamo con questa e portare alle note aporie. Ciò nono- visto come fosse difficile per i postanarchici tro- stante, anche se si pensa in questo modo di farla vare un corollario pratico alle loro teorie. finita con la «deliquescenza teorica (con le sue Possono esistere analogie tra certe pratiche e conseguenze pratiche) di un certo anarchismo certe tesi postanarchiche: è questo il punto di postmoderno» [38], c’è sempre in agguato il ancoraggio cui si attacca Richard Day. Questi rischio di rinserrare l’anarchismo rendendolo un accostamenti, però, si rivelano presto insuffi- edificio compiuto dalle fondamenta al tetto. Si cienti, a meno che non interessino i discorsi andrebbe così a cozzare contro lo scoglio oppo- degli attori. Infatti l’errore postanarchico, a me sto a quello della pseudomorfosi e non meno sembra, consiste nel proiettare i distinguo con- pericoloso: la museificazione. A dire il vero, non cettuali, più specificatamente filosofici, che non è questo il caso di nessuno dei partecipanti al sempre funzionano dal punto di vista politico. dibattito di Réfractions, ma il rischio si presenta L’operazione risulta tanto più illusoria, in quan- sempre quando si avanzano confutazioni di to si troveranno sempre, con più o meno fortu- natura soprattutto filosofica. In politica, limitarsi na, analogie e possibili accostamenti di ogni a dedurre conseguenze pratiche da un pensiero genere, per portare acqua al proprio mulino. filosofico (per quanto lo si possa considerare Sia pure in misura meno pronunciata, non deliquescente) significa assegnare, come fanno i sarebbe questo lo stesso rischio che incombe in postanarchici, un primato opinabile alla teoria, certe affermazioni di Irène Pereira? [40] La prospettando unicamente i suoi impieghi politi- quale, infatti, sostiene che oggi «esisterebbero ci come una messa in pratica. Significa dunque grosso modo due progetti antinomici di società concedere come usi possibili della filosofia solo anarchica: da un lato l’anarchismo come “stile quelli che rientrano nel campo dell’esegesi. di vita” di Hakim Bey e dall’altro l’anarchismo sociale di Michael Albert». Pereira collega questi progetti a una configurazione «teorico-pratica» [41] postmoderna per il primo e moderna per il 38. Eduardo Colombo, op. cit., p. 67. 39. Daniel Colson, L’Anarchisme, Foucault et les postmo- dernes, in Réfractions, maggio 2008, n. 20, pp. 85-98, p. 96. o

40. Si tenga presente che le affermazioni dell’interessata i che citiamo qui sono tratte da uno scambio di email in r o

parte pubblicate su Réfractions. Le critichiamo quindi t a

in quanto tali, con una certa indulgenza imposta dalla r

situazione. 4 o

41. Table ronde autour du postmodernisme et du posta- b a narchisme, in Réfractions, maggio 2008, n. 20, pp. 99- l

108, p. 100. n

31 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

secondo. Una classificazione del genere, però, ne dei pensieri socialisti della massa. Se questa finisce per ridurre in modo insostenibile il contrapposizione dovesse manifestarsi un gior- campo delle posizioni anarchiche (nel caso nor- no, l’anarchismo si troverebbe impantanato in damericane, perché è questo il contesto scelto una situazione che avrebbe proprio voluto evi- nella presente citazione). In questa prospettiva tare, in teoria come in pratica, respingendo dove si collocherebbe, infatti, l’anarco-primiti- tanto l’individualismo liberale quanto gli olismi vismo che, comunque la si pensi, ha un certo ontologici, tanto la rivoluzione concepita seguito oltre Atlantico? È decisamente avverso secondo il modello del colpo di stato, quanto la alla scienza moderna, ma non è meno ostile nei riforma, ovvero la sottomissione all’ordine sta- confronti della postmodernità [42]. L’unica pos- bilito. sibilità per inserirlo in questa schematizzazio- Così come è andato sviluppandosi finora, il ne, sarebbe di ritornare alla linea di rottura defi- postanarchismo assume l’aspetto di un’impresa nita da Bookchin in or sconcertante piena di falsificazioni e di trappo- Lifestyle Anarchism: An Unbridgeable Chasm le. Non è priva tuttavia di un suo valore, in [43]. Ma le categorie teoriche di moderno e quanto, come ogni caricatura, sottolinea certe postmoderno dovrebbero essere considerate linee e crocevia ed evidenzia alcuni punti di secondarie, prendendo invece le pratiche come tensione. Bisogna stare attenti a non confonde- principali elementi distintivi. Allora un preteso re l’immagine con quello che rappresenta, altri- lifestylis [44] e l’anarchismo in quanto insieme menti quei punti di tensione finiscono per cri- di pratiche sociali risulterebbero inconciliabil- stallizzarsi e rendono impossibile qualsiasi pas- mente opposti. Per Bookchin, infatti, anche se sione collettiva. l’anarchismo come modo di vita non manchi talora di una sua portata teorica, il più delle traduzione di Guido Lagomarsino volte «disdegna la teoria, per le filiazioni misti- che e primitiviste il cui carattere in genere trop- po sfuggente, intuitivo e addirittura antirazio- nale ostacola qualsiasi analisi diretta» [45]. Ciò nonostante, impegnarsi in quella direzione por- terebbe a riprendere le semplificazioni e la malafede tanto volte criticate, di cui fa mostra Bookchin in quel testo. Se è sicuro che le prati- che di una cosiddetta «trasformazione della vita n quotidiana» corrono sempre il rischio di trasfor- marsi in forme inoffensive di crescita individua- le e ben poco politica, o minacciano di portare a un’autosoddisfazione aristocratica, ciò non vuol dire che l’anarchismo si collochi al margi-

Le illustrazioni di questo saggio sono di Jean-Jacques Lebel, riunite nel volume Une tentative de montrage. 42. Si veda per esempio : , The Catastrophe of Lebel definito anche «il grande vecchio dell’avan- Postmodernism, [on line]. Disponibile su: guardia europea e dell’happening» ha animato la http://www.primitivism.com/postmodernism.htm scena artistica e politica a partire dalla fine degli anni [consultato l’11 luglio 2008 ]. Si potrà anche rimandare Cinquanta. Nel 1961 partecipa con altri artisti (fra alla violenta critica rivolta questi Enrico Baj, Laurence Bertrand-Dorléac, Julien da John Zerzan ad Hakim Bey: John Zerzan, Hakim Bey, Blaine, Robert Fleck, Annie Gouëdard) al Grand table- Postmodern «anarchist»[on line]. Disponibile su: au antifasciste collectif, opera coordinata da Laurent http://www.insurgentdesire.org.uk/pmanarchist.htm Chollet. La ventata del maggio parigino 1968 lo trova [consultato l’11 luglio 2008 ]. impegnato con il gruppo anarchico Noir et rouge e 43. , Social Anarchism or Lifestyle nella contestazione con Daniel Cohn-Bendit e Jean- Anarchism: An Unbridgeable Chasm, 1995 [on line]. Pierre Duteuil. E così da anni questo artista che sfug- Disponibile su: http://www.spunk.org/library/wri-

o ge alle definizioni si è espresso con una miriade di lin- i ters/bookchin/sp001512/ [consultato l’11 luglio r guaggi tanto da essere di volta in volta presentato 2008]. o come neodadaista, situazionista, surrealista rivolu- t 44. Questa espressione, intraducibile alla lettera, deriva a zionario. E in questo modo ha attraversato la seconda r da ciò che Bookchin definisce stile di vita anarchico. metà del secolo ventesimo con l’instancabile necessi- o Noteremo qui che questa definizione ha avuto un

b tà di sperimentare nuove forme espressive. Le sue notevole futuro in impieghi spregiativi, ma per a opere «irriverenti» ben si adattano a illustrare una l quanto non c’è nessuno che la rivendichi. riflessione sul postanarchismo n 45. Op. Cit.

32 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 LA POTENZA DELL’IDEA di Arturo Schwarz

«Ciò che unicamente e veramente rimane nella vita sono soltanto le idee», citan- do Karl Wilhelm Humboldt si chiude questo scritto di Arturo Schwarz. Perché sono le idee, più della politica o dell’economia, che muovono e trasformano il mondo. Questa la suggestiva tesi dell’autore di innumerevoli libri, tra questi: Sono ebreo, anche (2007), Il mondo accanto (2006), Cabbalà e alchimia (2004), L’immaginazione alchemica, ancora (2000). Man Ray (1998), Anarchia e creativi- tà (1981) e il recentissimo La donna e l’amore al tempo dei miti (2009) recensito nella sezione libraria di questo numero i n o i z a r f i r n

33 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

apoleone Bonaparte era (Eros e Civiltà, 1955 e L’uomo a N un uomo troppo intelli- una dimensione, 1964) con lo gente per non riconoscere che scoppio, nel 1966, dei moti stu- «l’idea è più forte della spada». denteschi di Berkeley, che, a lo- Non poteva ignorarlo, dato che ro volta, precorsero quelli del furono proprio le idee degli 1968 europeo. Ero, allora, a San Enciclopedisti che fermentaro- Francisco per un ciclo di confe- no i disagi della borghesia (al- renze all’università di Berkeley lora classe montante e coltiva- e posso testimoniare che la ta) dando il via alla rivoluzione protesta studentesca (partita del 1789 i cui sviluppi portaro- inizialmente contro la guerra no al Termidoro e quindi alla del Vietnam) si radicalizzò ra- conquista del potere da parte pidamente per formulare ri- del tenente còrso. Così come vendicazioni direttamente ispi- furono le idee di Karl Marx che rate dalle idee espresse da sfociarono nella Rivoluzione Marcuse nei due testi precitati. d’Ottobre, quelle di Michail Analogamente, a Parigi, nel Bakunin che arricchirono i 1968, gli studenti passarono ve- movimenti contestatori e quel- locemente da richieste setto- le di Theodor Herzl che porta- riali a quelle di più largo respi- rono alla fondazione dello sta- ro, adottando persino come to d’Israele. Però, sono le idee parole d’ordine concetti di An- di quattro giganti del pensiero, dré Breton, scomparso solo che hanno mutato radical- due anni prima. Tra le tante ri- mente la percezione del posto cordiamo «L’immaginazione al del nostro pianeta nel sistema potere» e lo slogan surrealista, solare; della posizione che oc- «Sotto i pavé, la spiaggia!». Ri- cupiamo nella scala biologica; cordiamo anche l’idea di Mu- della natura del nostro pensie- hammad Yunus (l’economista ro e di quella del mondo fisico. bengalese, vincitore del premio Così, con Galileo la terra perse Nobel per la pace nel 2006) di il suo ruolo di centro dell’uni- concedere micro-crediti alle verso; con Charles Darwin, la donne del suo paese per aiu- nostra specie fu ridimensiona- tarle ad avviare un’attività red- ta: da creazione divina diven- ditizia, idea che ha salvato dal- tammo un semplice gradino la miseria e dalla fame migliaia (anche se il più alto) di un lun- di focolari. Sua anche la spe- ghissimo processo evolutivo ranza che «un giorno i nostri colmo di errori e fallimenti; nipoti andranno nei musei per con Sigmund Freud le più alte vedere cosa fosse la povertà». È conquiste della civiltà risulta- anche sintomatico che sia stato rono essere il frutto non più un poeta, Victor Hugo, a espri- del solo pensiero cosciente mere una verità, evidente bensì della pulsione sessuale quanto dimenticata, quando che ne struttura la dinamica. nel suo romanzo I miserabili fa Infine Albert Einstein dette il dire al protagonista: «Quelle colpo di grazia alle ultime no- che conducono e trascinano il stre certezze con la teoria della mondo non sono le locomoti- economica – forse si potreb- relatività. ve, ma le idee». be affermare proprio il con- Nei nostri giorni, come non trario: è l’infrastruttura eco- notare la quasi concomitanza nomica ad essere, in ultima Il segno della civiltà delle date di pubblicazione di analisi, il riflesso della sovra- i due classici di Herbert Marcuse In risposta a una rozza, ma struttura ideologica. Se tale n

o imperante, interpretazione ipotesi fosse giudicata troppo i z del materialismo storico mar- ardita, riconosciamo almeno, a r xista – secondo la quale la so- a entrambi questi fenomeni, f i r vrastruttura ideologica è un un ruolo paritario. Allora, tra

n riflesso dell’infrastruttura sovrastruttura e infrastruttu-

34 libertaria anno 11 • n.3 • 2009

gue meglio la civiltà del fatto Impressionisti (che procla- che essa apprezza e coltiva le mavano «non si fa l’arte con più alte attività psichiche, le idee») il problema era quel- siano queste intellettuali, lo di evadere dallo studio del scientifiche o artistiche, attri- pittore per raggiungere, in as- buendo alle idee una funzio- soluta fedeltà alle apparenze ne guida nella vita umana» del reale, un estremo natura- [ Jung, a sua lismo. La qual cosa fece na- 1]. Carl Gustav volta, osservava che «per de- scere le pedantesche ricerche terminati gruppi di uomini, dei divisionisti e dei neo-im- l’idea assume il massimo ri- pressionisti. Per i Fauve, che lievo tanto da rappresentare vennero subito dopo, all’ini- per essi un maggior valore di zio del secolo scorso, il pro- realtà e una maggior impor- blema non era di carattere tanza vitale che non la realtà mimetico. Per loro, il colore delle singole cose […]. Il fatto aveva invece una valenza au- che l’idea sia invisibile non tonoma, sciolta da ogni ade- ha importanza di fronte alla guazione passiva al manife- sua straordinaria efficacia, starsi cromatico della realtà che è appunto una realtà» esterna e quindi, tanto più [2]. Con il suo profondo senso l’accostamento delle tinte era pragmatico, Jung però avver- esacerbato e infedele all’iner- tiva: «L’idea come semplice te fenomenologia della visio- concetto individuale non ha ne, tanto più si sentivano vi- influenza sulla vita, perché in cini ai loro ideali espressivi. questa condizione non è Per i Cubisti, invece, richia- molto di più che una mera mandosi alla lezione di Paul parola»; infatti, egli precisa Cézanne, l’importante non poi che soltanto «se l’idea ac- era il colore ma la struttura e quista significato di comples- i volumi (da qui la tavolozza so autonomo, opera attraver- volutamente povera, con co- so l’animo sulla vita della lori sommessi, che esplorava- personalità» [3]. Nello stesso no tutte le sfumature dei passo, Jung spiega che, per- marroni e dei grigi. Ma se il ché l’idea possa produrre un colore e la forma potevano «complesso autonomo», oc- assumere un così valido si- corre «la cooperazione del- gnificato artistico, perché l’animo». In altre parole, solo non fare a meno di un ogget- quando l’idea penetra nella to esterno di rappresentazio- coscienza delle persone, co- ne? Giungiamo così agli me precisava anche Marx, es- Astrattisti e a un nuovo lin- sa può diventare una forza guaggio pittorico in cui il mo- creativa. dello divenne puramente in- teriore. Anche i pittori legati alla rappresentazione del La trasfigurazione mondo visibile non sfuggono dell’immagine a questa ansia di rinnova- ra, il rapporto sarà attivo e Durante il primo quarto del mento formale. Riallaccian- complementare e non più so- secolo scorso, la potenza illu- dosi alla folgorazione di Vin- lo di mero riflesso: passivo e minante dell’idea assunse cent Van Gogh, al misticismo unilaterale. tutta la sua forza dirompente stravolto di Edvard Munch, al È proprio questo fatto (l’im- anche nel campo delle arti fi- grottesco di James Ensor, gli portanza primaria dell’Idea) gurative. Infatti, sino alla fine Espressionisti (perché di loro i n

che ha assicurato il predomi- dell’Ottocento, la storia del- o i nio dell’essere umano sui l’arte era stata prevalente- z a suoi fratelli e cugini del regno mente quella di un’evoluzio- r f i animale. Per Sigmund Freud, ne di carattere stilistico e r infatti, «nulla contraddistin- formale. Ad esempio, per gli 4 n

35 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

si tratta ora) si servirono del- sere solamente retinica o visi- l’oggetto esterno per espri- va; dovrebbe aver a che fare mere la loro angoscia esisten- con la materia grigia della ziale. nostra comprensione » [5]. Fu soltanto con André Breton Esempio classico di un’opera e i Surrealisti che l’Idea di- strutturata proprio dall’idea, venne un elemento portante è la sua Sposa messa a nudo anche nella poesia e nell’arte. dai suoi scapoli, anche (1915- Fedele all’esigenza espressa 23), a proposito della quale da Marx nelle sue celebri tesi mi sono lungamente fermato su Ludwig Feuerbach, «I filo- nel libro citato in nota. sofi sinora hanno interpreta- to il mondo, si tratta ora di Giustificare trasformarlo», e alla parola concettualmente d’ordine di Arthur Rimbaud, «Cambiare la vita», la rifles- L’importanza dell’Idea (come sione surrealista trovò la pro- del concetto duchampiano ora pria ragione d’essere nell’at- ricordato) nell’arte contempo- tuare queste due premesse ranea è dimostrata ampiamen- ideali. Breton lo disse espres- te dal fatto che gli artisti prota- samente: «“Trasformare il gonisti dei principali mondo” ha detto Marx, “cam- movimenti artistici che si sono biare la vita” ha detto Rim- alternati nel dopoguerra non baud: per noi queste due pa- sono più alla ricerca di un role d’ordine fanno tutt’uno» nuovo stile formale ma sono . Già nel primo manifesto, invece preoccupati di giustifi- [4] pubblicato nel 1924, Breton care concettualmente il loro precisava che il Surrealismo lavoro. Ricordiamo, gli uni e gli aveva l’ambizione di essere altri, in ordine cronologico: Ar- innanzitutto uno strumento te nucleare, Milano (1951: Baj e di conoscenza che si propo- Dangelo); Arte cinetica, Parigi neva di raggiungere una mi- (1955: Agam, R. Bury, Calder, gliore comprensione dell’es- Jacobsen, Soto, Tinguely); sere umano (premessa Happenings, New York (1957- inderogabile all’azione) attra- 58: A. Kaprow, J. Dine, C. Ol- verso l’esplorazione del mon- denburg e R. Rauschenberg); do sommerso rivelato dalla Azimuth, Milano (1959: Man- psicanalisi freudiana (e più zoni e Castellani); Nuovo Rea- tardi anche junghiana). lismo, Parigi (1960: Pierre Re- Con Marcel Duchamp, ritro- stany con Arman, César, York: D. Graham, J. Kosuth, Sol viamo l’esempio paradigma- Dufrêne, Hains, Y. Klein, Rays- LeWitt); Arte Povera, Genova tico dell’importanza che se, Rotella, Spoerri, Tinguely, (1967: Germano Celant, con l’idea assume nell’opera d’ar- Villeglé); Fluxus (1961, Colo- Boetti, L. Fabbro, Pascali, G. te. Egli precisava, infatti, di nia: Maciunas; Wiesbaden: Vo- Zorio); Body Art (1965, Vienna: avere voluto, sin dall’inizio stell; New York: G. Brecht, La R. Schwarzkogler; 1967, Lon- della sua attività artistica, al- Monte Young, C. Moorman, dra: Gilbert & George; 1969, lontanarsi «dagli aspetti fisici N.J. Paik; Nizza: Ben, Filliou); New York: Vito Acconci; 1971, della pittura», aggiungendo: Minimal Art, New York (1964: Parigi: Gina Pane); e infine la «M’interessava molto di più Carl André, R. Judd, Sol LeWitt, Transavanguardia, Roma introdurvi di nuovo delle idee A. Martin, R. Morris, R. Ry- (1979: Achille Bonito Oliva con […] volevo riportare la pittu- man); Installazioni, New York S. Chia, F. Clemente, E. Cucchi, ra al servizio della mente […]. (1965: B. Rose con D. Judd, R. N. de Maria, M. Paladino). i La pittura non dovrebbe es- Morris, R. Serra, R. Smithson); n

o Conceptual Art, New York, i Visione e intuizione z 1967 (Barry, Huebler, Kosuth); a r Art and Language, Londra Ma torniamo al termine idea. f i r (1967: T. Atkinson, M: Baldwin, Il vocabolo deriva, molto ap-

n D. Bainbridge, H. Hurrell; New propriatamente, dal verbo

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allievo e amico di Socrate, at- ta, rovesciata: le idee non so- tribuisce al suo tutore il con- no più all’origine della sensa- cetto che l’idea era una unità zione, bensì il contrario, sono invisibile nella molteplicità il riflesso delle impressioni materiale e perciò ne era an- prodotte dal mondo sensibi- che la sua specie. Coerente- le. Per Immanuel Kant, inve- mente con questo pensiero, ce, le idee non vengono dal- Platone fa dire a Socrate, nel l’esperienza, ma nascono Parmenide: «Io credo che tu dall’attività critica dell’Io. creda esserci una specie uni- Dunque, diversamente da ca ogni volta che molte cose Platone, l’Idea nasce dalla ra- ti appaiono, per esempio, gione e non dall’intelletto. grandi e tu puoi abbracciarle Spieghiamoci meglio, l’Idea, con un solo sguardo: un’uni- per Kant, consiste nel colle- ca e stessa idea ti pare allora gamento che la ragione opera che sia in tutte quelle cose e tra più concetti, per cui cono- perciò ritieni che il grande scere significa collegare, pen- sia uno» [6]. siero, questo, che ritroviamo La complementarietà tra nell’espressione comune l’idea creatrice e la materia «farsi un’idea» di qualcuno o emerge poi anche nella Sco- qualcosa, sulla base di più lastica giudaica. Filone (in nozioni connesse. conformità con il testo della Dopo Kant, l’Idea si presenta Genesi dove il demiurgo crea nell’accezione dell’idealismo il mondo attraverso la parola tedesco che presuppone la che materializza l’idea) attri- supremazia dell’idea e del buisce a questa un ruolo atti- pensiero sulla realtà. Ritorna vo e creatore considerando così la concezione platonica l’Idea come «la potenza in- che faceva dell’Idea il fonda- corporea» di cui Dio si serve mento sia gnoseologico sia per formare la materia ontologico del mondo. Per [7]. Anche Plotino, con i neopla- vie diverse, anche Friedrich tonici, riprese la concezione Schelling concepisce l’Idea dell’Idea che era stata formu- come trascendente, intuibile lata da Platone, per il quale solo nell’unione immediata questa era non solo trascen- di Spirito e Natura, nozioni, dente ma anche immanente. queste, che corrispondono ai Dato che l’Idea era la forza concetti neoplatonici di pen- che «plasmava» gli organismi siero ed essere. A differenza greco che significa vedere. La dall’interno secondo un fine di Platone, l’Idea, per Frie- complementarità (per non prestabilito, era anche la ra- drich Hegel, non è trascen- dire l’identità) tra idea e ma- gione intelligente del loro co- dente, bensì immanente alla teria è intuibile sin dalle pri- stituirsi. Così, Plotino la iden- logica, essendo il risultato di me espressioni del pensiero tificava con l’intelligenza che, un processo dialettico. Con- filosofico. Infatti, per Platone per lui, non si distingueva seguentemente, l’Idea non è (fu il primo a definire tecni- dall’essere: «Sono la stessa più l’unione immediata di camente l’idea: eidos) questa cosa l’Idea, la forma dell’es- pensiero ed essere, ma il pro- non era diversa dalla «forma» sere e l’atto dell’essere» [8]. Il dotto della ragione, un pro- (ous). L’Idea, quindi, oltre a concetto unitario, che postu- cesso in divenire, anche se essere una visione o un’intui- la l’identità tra idea e mate- ancora soggetto al fonda- zione intellettuale, era, se- ria, è ribadito anche nel Rina- mentale concetto unitario, condo Platone, il fondamen- scimento, per esempio da come in tutte le altre tesi pre- to ontologico della realtà, Francis Bacon citate. Così, Hegel vede nel- i [9]. n costituiva cioè il motivo che Con gli Empiristi, e in parti- o i fa essere il mondo, anzi, era colare con John Locke, la pro- z a la «forma» con cui il demiur- spettiva platonica del rappor- r f i go aveva plasmato il mondo. to tra l’idea e il mondo r

Così l’aristocratico ateniese, sensibile è, seppur conferma- 4 n

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l’Idea «il vero in sé e per sé, conda parte dell’Etica (dove l’unità assoluta del concetto Spinoza estende il concetto e dell’oggettività» [10]. olistico dal livello cosmico a quello umano) egli spiega che l’individuo non è un es- Differenza di densità sere doppio composto da due È nel grandioso schema oli- entità eterogenee: lo spirito e stico di Baruch Spinoza (dove il corpo. L’essere è invece un questi stabilisce la corrispon- insieme in quanto spirito e denza tra l’Idea e la realtà, corpo ne sono parti costi- cioè tra la forma del pensiero tuenti, sono un tutto indivisi- e la forma dell’essere) che bile, e solo assieme essi rea- possiamo scoprire più com- lizzano la perfezione. Così piutamente sia la dimensione Spinoza non adopera mai il dinamica dell’idea sia la sua termine anima (che potrebbe omologazione con la sostan- rimandare a una realtà indi- za materiale. Infatti, in una pendente) ma sempre e sol- lettera al suo corrispondente tanto mens (spirito). In que- Heinrich Oldenburg, Spinoza sto senso si esprime quando, afferma esplicitamente la il 20 novembre 1655, nella «potenza infinita del pensie- lettera citata prima, scrive a ro» [11], mentre altrove preci- Oldenburg: «La mente umana sa che «la sostanza pensante è questa stessa potenza […] e la sostanza estesa sono una e, in quanto finita […], com- sola e medesima sostanza, prende soltanto il corpo che è compresa ora sotto umano» [15]. questo, ora sotto quell’attri- buto. Così anche un modo Creatore e creatura dell’estensione e l’idea di questo modo sono una sola e Si può sintetizzare la visione medesima cosa, però espres- spinoziana del tutto nella ce- sa in due maniere» [12]. In al- lebre frase che annulla la di- tre parole, tra l’idea e la so- cotomia tra creatore e creatu- stanza materiale, la ra, dove stabilisce che esiste differenza è soltanto una dif- soltanto una natura che, a se- ferenza di densità, dato che conda delle circostanze, è entrambe appartengono a creatrice, «naturante» (natu- una stessa realtà. Infatti, Spi- rans), oppure creata, (natura- noza afferma anche l’inscin- ta). Le conseguenze di questa dibile rapporto tra l’essenza ontologia dell’universo, espo- dell’uomo e l’Idea: «L’idea è sta nella prima delle cinque la prima cosa che costituisce parti che compongono l’essere della mente umana» l’Etica, sono rivoluzionarie. [13]. Cosa che gli permette di Anzitutto, questo concetto, necessario ipotizzare l’esi- asserire: «L’uomo consta di fecondo e sovversivo tra tutti, stenza di un ente superiore al mente e di corpo, e il corpo eliminando lo iato tra un ipo- quale dobbiamo obbedienza umano, così come lo sentia- tetico creatore e la sua crea- e venerazione, dato che sia- mo, esiste. Da ciò non solo tura, libera l’essere dal prin- mo noi stessi parte di questa s’intende che la mente uma- cipio di autorità: non è più entità, siamo noi stessi, sia na è unita al corpo, ma anche che cosa debba intendersi per unione della mente e del i corpo» [14]. A questo propo- n Le illustrazioni di questo articolo sono 1990. «Se c’è un elemento caratteriz-

o sito, ricordiamo che, nella se- i disegni di Pietro Bestetti, giornalista, zante del Mondo, attraverso gli anni, z grafico e pittore, raccolte nel volume questo è il suo tratto. Moltitudini di a r Pietro Bestetti, La sua grafica e le grafici e art director pagherebbero di f i

r copertine de il Mondo, Rizzoli, Milano, tasca propria per raggiungere l’identi- n

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«natura» è soltanto un altro stra sete di assoluto. Spinoza nome per «divinità» (deus si- ricorda, infatti, che all’inizio ve natura: «dio, ovvero la na- era l’amore, il desiderio. Cosa tura», secondo il fulmineo che mi porta a condividere detto di Spinoza), siamo l’opinione di Karl Wilhelm creatori e creature contem- Humboldt, il quale, scrivendo poraneamente. In modo ana- a una sua amica, affermava: logo, idea e materia sono due «Ciò che unicamente e vera- modi diversi per definire una mente rimane nella vita sono sola e unica entità nelle sue soltanto le idee» e quindi, ag- due diverse modalità. Si po- giungerei, l’amore. trebbe allora dire che il corpo è il modo di essere dello spi- rito, parafrasando il noto det- G to di Frederick Engels, per il quale il moto è il modo di es- sere della materia Per [16] 1. Il Disagio della civiltà (1929), in Il dirla con lo Zohar (il testo Disagio della civiltà e altri saggi, cardinale della Cabbalah che Bollati Boringhieri, Torino, 1997, forse ha ispirato Spinoza ) il p. 230. rapporto tra lo spirito e il cor- 2. Tipi psicologici (1920), Opere, Bo- po è lo stesso di quello tra la ringhieri, Torino, 1979, vol. 6, pp. fiamma e la candela, la prima 51-52. non esisterebbe senza la se- 3. Considerazioni generali sulla psi- conda Nella visione oli- cologia del sogno (1916/1948) in [17] stica spinoziana anche l’arbi- La dinamica dell’inconscio, Ope- trario divorzio tra lo re, Boringhieri, Torino, 1980, vol. spirituale e il corporale (e di 8, p. 357. Discorso al Congresso degli scrit- 4. converso tra amore spirituale tori (1935) in Manifesti del sur- e amore carnale) scompare, realismo, Einaudi, Torino, 1966, se è vero, come propone il p. 172. nostro filosofo, che l’essere Citato da me in La Sposa messa a 5. umano è uno spirito coscien- nudo in Marcel Duchamp, anche te del proprio corpo. (1969), Einaudi, Torino 1974, pp. E qui entra in gioco la poten- 22-23. Parmenide, 132a. za suprema del sentimento 6. I Sacrifici di Abele e Caino, II, 156. che lega due innamorati, ma 7. Enneadi, III, V, 9, 8. parlarne ora mi porterebbe 8. 9. Novum Organum, I, 23. troppo lontano Mi basti Enciclopedia, § 213. [18]. 10. ricordare che, se l’amore di- Epistolario, Einaudi, Torino 11. venta conoscenza del Sé at- 1951, p. 170. traverso l’identificazione con Etica, II, proposizione 7-Scolio. 12. l’essere amato e se la cono- Ibid., proposizione 11-Dimostra- 13. «naturati», e cioè creati, sia scenza implica liberazione e zione. . Ibid., proposizione 13-Corollario «naturanti», e quindi creatori. quindi felicità, possiamo ca- 14 Da semplici oggetti di un di- pire perché il fecondo dise- e Scolio. Epistolario, loc. cit. segno divino diventiamo così gno del nostro filosofo non 15. Dialectics of Nature (1872-1882), parte integrante e attiva di un sia soltanto fonte di speran- 16. Lawrence and Wishart, Londra, disegno naturale, e dato che za: esso colma anche la no- 1946, p. 35. Zohar, I, 83b. 17. Si veda in proposito, tra altri 18. miei testi, l’ultimo: La Donna e l’amore al tempo dei miti, Gar- i

co obiettivo. Ma in effetti Pietro misura che non ha analogie in Italia e n

Bestetti forse è stato un tempo grafico pochi precedenti all’estero», dall’intro- zanti, Milano, 2009. o i e art director; poi non più soltanto. duzione al libro a firma di Redento z a

Altrimenti non sarebbe riuscito a inci- Mori allora direttore del settimanale il r f i

dere sull’immagine del giornale in una Mondo. r n

39 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria LO SPIRITO DI RIVOLTA di Roger Dadoun Geografo di levatura mondiale, esperto dei fenomeni di glaciazione e conoscitore dei grandi spazi, Pëtr Kropotkin (1842-1921) meriterebbe di essere definito il «principe dell’anarchia». Principe lo era di fatto, per la sua appartenenza all’aris- tocrazia russa e anarchico per la sua scelta di abbandonare le sue terre e il suo rango di ufficiale del cosacchi e di impegnarsi totalmente come militante all’azione e al pensiero anarchico, redigendo testi importanti sull’etica come prin- cipale preoccupazione dell’uomo, sulla solidarietà come principio dell’evolu- zione, sullo spirito di rivolta come struttura intrinseca dell’anima umana. E come dirà Albert Camus: l’uomo in rivolta. L’Esprit de Révolte, breve analisi di esem- plare chiarezza, è pregevole anche per il modo originale con cui affronta la sto- ria, focalizzando l’interesse sulla zona in ombra, sull’azione di «individui eroici» e quasi sempre anonimi, che diedero «fuoco alle polveri» e, simbolicamente par- lando, suscitarono il risveglio alla lotta. Così Roger Dadoun rilegge e reinterpreta un famoso opuscolo di Kropotkin. Dadoun, scrittore e psicoanalista, è autore fra l’altro di Cinéma, Psycanalyse & politique (2000), Vieillir & Jouir (1999), Cent fleurs pour Wilhelm Reich (1999) i n o i z a r f i r n

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i rivolto, dunque Edipo, (ma che costituisce «M siamo», La celebre ancor più una fase o una crisi formula di Albert Camus nel inevitabile nell’evoluzione suo L’uomo in rivolta, po- del bambino), il fondatore trebbe esprimere il nerbo e della psicoanalisi immagina l’anima del suo pensiero. Ri- un’origine della società uma- prende e rielabora l’iniziale e na sul modello di un’orda di decisivo Cogito cartesiano primati superiori. L’orda (che Camus cita esplicita- umana primitiva sarebbe sot- mente), «penso, dunque so- to il dominio di un maschio no», ma vuole essere più onnipotente, che regna di- esplicito riguardo all’essere spoticamente sulle femmine dell’uomo: il «siamo» allarga che si accaparra e sui figli che l’«io» individuale (che però è punisce o sopprime quando un individuo universale) alle diventano suoi rivali. È il ri- dimensioni dell’intera socie- sere. Un progetto colloca in- tratto di una stasi o di una tà e oltre ancora, all’umanità contestabilmente Camus, cristallizzazione del gruppo, nel suo insieme, in ciò che ha nella linea anarchica, come congelato dal terrore e dalla di più concreto. Grazie alla ha dimostrato il critico italia- frustrazione, ritratto che re- rivolta accediamo alla nostra no Teodosio Vertone nel suo sta in gran parte ipotetico. È umanità, ci rivendichiamo breve saggio L’œuvre et l’ac- tuttavia probabile che questa come esseri umani e come tion d’Albert Camus dans la ipotesi sia stata avanzata so- tali ci affermiamo verso tutto mouvance de la tradition li- prattutto per fare emergere il e contro tutto. Anche se quel bertaire. fenomeno della rivolta in «contro tutto», alle orecchie quanto fondatore di una vera di Camus, richiama un po’ società umana, con prescri- Uccidere il padre troppo un nichilismo dal zioni, obblighi, interdetti, to- quale egli vuole prendere le Ma la tradizione dello spirito tem e tabù: sempre in funzio- distanze. Preferisce dare al di rivolta viene da lontano! La ne nella Vienna ai tempi di «per» tutta la sua ampiezza: incarnano splendidamente Freud, come del resto dovun- «lo spirito di rivolta» opera alcune figure leggendarie o que nel mondo, antico o mo- per il tutto dell’uomo, anzi mitologiche: personaggi che derno, dentro e fuori di noi, per il tutto dell’universo. Se si presentano sempre, pur così come appare nelle opere il «rivoltarsi» resta irresisti- con prospettive diverse, co- di antropologi psicoanalisti bilmente attaccato al «con- me figure eroiche. L’uomo in quali Geza Roheim o Georges tro», mentre attraversa sia il rivolta, il ribelle è un eroe: lo Devereux. tessuto psichico individuale sarebbe anche, e lo è spesso, «Un giorno», racconta Freud sia il tessuto sociale, come come «cattivo», demoniaco. Il nella sua favola delle origini, una punta tagliente e acumi- modello potrebbe essere rap- «i fratelli che erano stati scac- nata e penetra nella carne e presentato da Satana, che si ciati si coalizzarono, uccisero nell’anima, conserva comun- rivolta contro Dio, accanto a e mangiarono il padre, met- que tutta la sua forza e il suo lui prenderebbero posto, al- tendo fine in tal modo all’or- splendore di promesse di li- tre figure emblematiche della da paterna. Uniti, ebbero bertà e di giustizia che sua genìa, ognuna con un l’audacia di intraprendere e l’orientano e la fecondano. Il proprio stile particolare: Pro- di realizzare ciò che singolar- presente «noi siamo» non è meteo, Caino, Edipo, Gesù e mente sarebbe stato per loro tanto una constatazione altre incarnazioni del ribelle. impossibile […]. Il pasto tote- quanto una sintesi del futu- Tra questi ultimi non ci si po- mico, forse la prima festa del- ro, vuole essere annuncio di trebbe esimere dal fare alme- un divenire dell’uomo che no un’allusione a una forma mira alla pienezza del suo es- originale di rivolta, presenta- ta da Sigmund Freud in To-

tem e tabù, in una specie di i n

rappresentazione antropolo- o i

gica. Ampliando la sua pro- 4 z a

spettiva psicoanalitica, rego- r f i

lata su quel «nucleo delle r

nevrosi» che è il complesso di n

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l’umanità, sarebbe la ripeti- l’anima, dinamico e deciso, zione e la celebrazione di che chiamiamo audacia, che quel memorabile gesto crimi- porta l’individuo ad agire da nale, che è stato all’inizio di «avanguardia», annunci o tante cose, organizzazioni so- crei un avvenire. Per ripren- ciali, restrizioni morali e reli- dere la celebre formula di Ge- gione». I fratelli, vaga proge- orges Danton (sia pure pro- nie del Despota originario, nunciata con enfasi in decidono «uniti» che «così tutt’altro contesto: impegna- non può continuare», e «han- tevi, impegnatevi ancora per no l’audacia», osano attacca- la salvezza della patria, e in re il Padre primitivo, in un malora chi si tira indietro!) putsch primordiale che segna l’eroismo sarebbe questo: l’avvio di un’era propriamen- «audacia, ancora audacia, te umana, storica. Nell’ab- sempre audacia…». bondante letteratura che ha tava suo fratello Polinice»… E rivolta sarà! È sorprendente ispirato Totem e tabù, qual- per fargli la pelle !). notare come questa condi- che autore ritiene che l’auda- zione eroica («audacia» di chi cia che ha portato all’unione «osa» e «inventa» il futuro) af- Audacia, ancora dei fratelli e all’assassinio del fiori con entusiasmo e com- audacia… padre (il quale, com’è noto, battività nel breve saggio di continua a far scorrere, in L’eroe, come ci è apparso ap- Pëtr Kropotkin, Lo spirito di mancanza di sangue, fiumi pena di sfuggita (vale la pena rivolta. Riguardo all’eroismo, d’inchiostro analitico) deve di ricordare che l’eroe è spes- Kropotkin è sicuramente tra aver riguardato solo alcuni, so un fuggiasco grazie agli ac- quelli che approverebbero una piccola minoranza, forse cenni a racconti leggendari o senza incertezze la frase che uno solo, un sobillatore, che, mitologici o attraverso ipote- Bertolt Brecht, nel suo Gali- di colpo, assume l’immagine si antropologiche piuttosto leo, mette in bocca al prota- di un eroe. Così l’eroe sareb- avventate, potrebbe definirsi gonista: «Infelice il paese che be colui che «osò» ribellarsi colui che «osa», che manife- ha bisogno di eroi». L’esalta- contro la tirannia paterna e sta il particolare moto del- zione e il culto degli eroi (an- riuscì a convincere gli altri a unirsi e a seguirlo per abbat- tere il tiranno (salvo poi, per effetto di un profondi senso di colpa, secondo la saga freudiana, erigergli un culto, il totem con antenato diviniz- zato e tornato a essere pro- tettore, e darsi a lotte fratrici- de per prendere il potere e il posto del Padre originario: immagine della «porta fratri- cida» che Charles Péguy ha colto nella sua tragica intimi- tà nel poema Les Sept contre Thèbes, con questa chiusa di sconvolgente semplicità: «Fi- gli della stesso padre e della stessa madre, Eteocle aspet- i n o i z a r f i r n

42 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 che nella forma lirica e nobile ne: potremmo, fra le altre e di Thomas Carlyle o di Ralph numerose tesi, citare le «idee- Emerson, o delle «vite eroi- forza» di Alfred Fouillée e la che» di Romain Rolland), morale di Jean-Marie Guya, quali che siano i personaggi e che Kropotkin conosceva be- le ideologie che cercano di ne e cita spesso, e soprattut- valorizzare, non rientrano di to, su un terreno fortemente certo nel genere o nel gusto segnato dai richiami cristiani del pensiero libertario. Quel e dalla tradizione spirituali- culto, non più di qualsiasi al- sta, il saggio di Maurice Blon- tro, non cresce e vegeta sul del, del 1893, L’Action, il cui terreno dell’anarchia. Resta sottotitolo lascia sfuggire un comunque il fatto che Kro- delicato aroma libertario, potkin cita in più occasioni Saggio di una critica della vi- l’eroismo: «Necessità di una ta e di una scienza della pra- tempesta rivoluzionaria raggio di «agire», è l’«azione» tica. Si ritrova anche, in nu- che… dia all’umanità la de- stessa. L’audacia si esprime e merosi autori, come Romain vozione, l’abnegazione, trova la propria verità nell’at- Rolland o Charles Péguy, un l’eroismo»; «quegli uomini… to. atteggiamento di grande di- si sono oggi trasformati in Si ha talora la sensazione che sponibilità nei confronti del- eroi»; «la repressione… spin- l’insistenza di Kropotkin per l’azione, senza che questo ge i ribelli all’eroismo»; «ten- l’«azione» e per gli «atti» si ri- porti a un attivismo sospetto tativi eroici». E ogni volta, an- chiami a un movimento cul- o a una qualsiasi svalutazione che in altre occasioni, si turale, letterario e filosofico dell’opera della ragione. ripresenta la parola «auda- che tra la fine dell’Ottocento Ora, sappiamo bene dove cia», come costituente del ge- e l’inizio del Novecento si può portare l’esaltazione del- sto fondamentale dell’eroi- sforzava, davanti al primato l’azione, quando è al servizio smo. L’altro termine ideologico del concetto, del- di cause criminali o dubbie, caratteristico è quello l’astrazione, dell’ideologia, di o, sul piano individuale, se è dell’«azione» o dell’«atto». restituire sotto panni diversi i al servizio narcisistico di se L’eroe osa, è audace, ha il co- suoi quarti di nobiltà all’azio- stessa: l’azione per l’azione, l’atto gratuito, gli acting out e i passaggi all’atto che corto- circuitano le riflessioni, le va- lutazioni, le stime razionali e morali dell’agire, come oggi si ama dire (in cambio, l’«agi- re comunicazionale» di Jür- gen Habermas integra le rela- zioni di linguaggio segnate da una ricerca di razionalità), i volontarismi di tipo fascista o la cieca soggezione ai diktat dei capi si traducono in prati- che di distruzione o di ster- minio. Non c’è nessun peri- colo di vedere Lo spirito di rivolta produrre simili derive e perversioni. L’azione di cui Kropotkin esalta le virtù e i n o i z a

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prima di tutto un’azione come emblematici, i luoghi creatrice, che esprime e mo- memorabili, le potenze do- bilita le forze della vita contro minanti, le figure prestigiose. tutto ciò che opprime, repri- È l’altra faccia, nascosta, il me, degrada, ferisce, strazia, volto nell’ombra, per dir così, uccide. E perché non si tratti che suscita l’interesse appas- ancora, eventualmente, di sionato di Kropotkin: la rivo- uno di quei termini vuoti di luzione in statu nascenti e cui si compiacciono ideologi ancora in embrione, «lavora- e politici, come gli intellet- ta» dallo spirito di rivolta. Sa- tuali e i pubblicisti al loro rebbe possibile proseguire su servizio, Kropotkin inserisce questa falsariga, con l’appro- il proprio realismo dell’azio- vazione di Kropotkin, indi- ne nell’ampia visione di una cando una serie di qualifiche rivoluzione necessaria e vita- e condizioni (che sono piut- le, e più ancora, in un adatta- condizioni e dei movimenti tosto non qualifiche e non mento il più rigoroso possibi- che hanno contribuito a ren- condizioni): il «lumpenprole- le alle attività umane più dere «inevitabile» la rivolu- tariato» così poco amato dal normali, più concrete, più ir- zione e ne descrivono le al- marxismo; «vagabondi» e recusabili. È da qui che na- terne vicende. Sono opere «senza lavoro» che il critico scono gli atti audaci che ali- indispensabili, accurate e d’arte anarchico Mécislas mentano lo spirito di rivolta e preziose, spesso illuminanti, Goldberg presentava e difen- aprono la strada al processo che tuttavia tendono, anche deva sul giornale da lui fon- rivoluzionario. nelle ricerche più accurate dato, Sur le Trimard (1895); i cui si dedicano gli storici «pagliacci» esecrati dal gene- contemporanei a comporre rale Charles de Gaulle; la Storia Jekill una visione globale, con una «plebe» o la «teppa», che e storia Hyde vocazione più o meno sinteti- qualcuno si compiace sem- La rivoluzione cui si richiama ca o unificante, che mette in pre di confondere; la «genta- Kropotkin all’inizio non è ne- primo piano i movimenti glia», che il gergo delle ban- cessariamente quella per la d’insieme, i fatti presentati lieue ha trasformato in quale lottò fino all’ultimo re- spiro né il progetto globale di società che aveva elaborato nel corso delle sue osserva- zioni e analisi: è un fatto sto- rico tipico che «s’impone» in ragione di una «imperiosa necessità». Bene o male ac- colta, bene o male interpreta- ta che sia, essa rappresenta un dato irrefutabile, che ri- chiede uno studio attento, fi- ne, ragionato. Uno studio, in realtà, a doppia faccia, una ufficiale (dottor Jekyll), l’altra nascosta (mister Hyde). Da un lato sono a disposizione le opere proposte dai «nostri migliori storici», che trattano delle «cause della rivoluzio- ne», dei diversi fattori, delle i n o i z a r f i r n

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«kaïra»; «barboni», sul model- last but not least, teorico del- lo dei «tramp» americani, l’anarchia) un intellettuale nonché marginali, disoccu- aristocratico che rompe con pati, senza fissa dimora, le convenzioni e coltiva quel- esclusi, declassati, fuorilegge, la specie di romanticismo il cui elenco rischia, con i rampante da ragazzaccio, da tempi che corrono e nella furfante alla Darien, di apa- pazzia attuale, di allungarsi che, mascalzone o canaglia, considerevolmente. Tanto basterebbe la lettura del testo che alcuni storici americani conciso e chiaramente argo- hanno riportato a galla (onda mentato di Lo spirito di rivol- libertaria) il mondo dei pirati ta, per mettere da parte e dei filibustieri. un’ipotesi del genere. In questa vena che inquadra Il tessuto sociale dei misera- la gente dappoco e sfortuna- bili e degli esclusi, in tutti i ta, è divertente vedere Kro- assennato, non è possibile sensi del termine e comprese potkin incanaglirsi a parole e non accostarlo alla formula tutte le miserie e tutte le pretendere che i rivoluzionari utilizzata dallo storico italia- esclusioni, che egli tratteggia vadano «nelle bettole malfa- no Gaetano Salvemini, per sommariamente, è il frutto mate dei sobborghi» a cerca- definire l’«azione» delle mili- delle strutture economiche e re come alleati «compagni ar- zie fasciste (in maggioranza sociali che producono siste- mati di randello». Ma si fa sbandati e scarti della socie- maticamente miseria ed fatica a immaginarsi Kropot- tà, reclutati in qualche tratto- esclusione: fertile terreno kin che frequenta «bettole ria malfamata): il regno del dello spirito di rivolta, cui at- malfamate», se non per pre- manganello. A chi fosse ten- tingono coloro che osano con dicare l’anarchia, o ricorrere tato di vedere in Kropotkin «atti audaci» affrontare pro- a gente che maneggia il ran- (principe di nascita, membro prietari e governanti, alzare dello, nemmeno per la buona della corte dei paggi dello zar, la testa contro i fautori della causa. È vero che per chi è ufficiale dei cosacchi, geogra- miseria e dell’esclusione. So- sensibile a quest’ultimo si- fo rinomato e onorato dalle no questi, dice Kropotkin, gnificante o ragionamento più prestigiose accademie e, «uomini di cuore», «caratteri integri», «uomini intrepidi»… Si potrebbero riempire d’as- senza (ossimorica) questi personaggi parlando di «uo- mini senza qualità» (con un complice ammiccamento al grande romanzo di Robert Musil e alla sua capacità di penetrazione psico-politica) o ancora di uomini «senza», sulla scorta del ritratto che fa di se stesso e delle sue poesie l’anarchico e favoloso tradut- tore Armand Robin. Per dirla tutta, uomini di qualità rara: semi che germogliano nel fe- condo terreno umano, quello i n o i

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stesso nel quale il grande no ai suoi occhi i rivoluzio- geografo anarchico s’impe- nari cui si appella: gna a cogliere, nella loro du- • «sentinelle» in postazione, rata immemorabile, movi- vigili e attente, nei viali della menti e ritmi, furie e torpori, storia, nelle strade e nelle vie glaciazioni e calure (Robin dove circolano folle incolleri- collabora alla monumentale te o festanti, davanti a esseri Géographie universelle del che languono e vegetano in suo amico Elisée Reclus, suo tuguri e nelle campagne, da- alter ego nella scienza e nel- vanti a uomini di fatica presi l’anarchia, come pure all’En- nei macchinari e negli ingra- cyclopaedia Britannica). naggi di produzione che ruo- tano in modo pazzesco (e og- gi esplodono sotto i nostri Sentinelle smarrite occhi), davanti a uomini di L’azione eroica lodata da glioni per sfruttarne i vantag- potere che troneggiano tra i Kropotkin non solo si trova gi… e ci riesce quasi sempre. piaceri edenici di palazzi e inserita nel movimento ne- Per questo lo spirito di rivol- castelli (Kropotkin li ha co- cessario, realista e auspicabi- ta del quale propone un’ana- nosciuti bene, lui che fu im- le della rivoluzione, ma è lisi concreta in situazioni prigionato nella fortezza Pie- quello che la prepara, l’an- concrete (come direbbe Le- tro e Paolo di San nuncia e l’alimenta, senza nin) troverebbe forse la sua Pietroburgo e poi anche nel però essere in grado, in una formulazione più pregnante carcere centrale di Clairvaux tragica traiettoria di evitarne e originale nell’espressione a Lione), derive e disastri, come quelli di profonda risonanza «senti- • «sentinelle smarrite», per- di cui è testimone Kropotkin nelle smarrite». «Eroici», «au- ché quei testimoni attivi non quando, rientrato in Russia daci», «uomini del popolo» avevano nessuna voglia di nel 1917, vede come la rivo- «dei quali la storia non ci ha farsi un nome, nessuna am- luzione bolscevica, che aveva nemmeno conservato i no- bizione di fama, di rappre- in un primo tempo salutato, mi»: tali, infatti, si presenta- sentanza o di elezione, e la moltiplicasse i regolamenti di conti, le lorre fratricide per il potere, le persecuzioni e le repressioni omicide contro gli stessi rivoluzionari. Tutta- via, quando muore a Dmi- trov, quasi ottantenne, l’8 febbraio 1921, il potere leni- nista concederà ai militanti anarchici imprigionati di se- guire il corteo funebre, ulti- ma manifestazione di libertà (vigilata) in Unione Sovietica prima dell’era del «grande terrore» elevato a principio permanente di governo, che annullerà per decenni lo spi- rito di rivolta. Kropotkin non ignora che in- torno ai movimenti di rivolta si aggira tutta una schiera di ambiziosi, affamati di potere, i carrieristi, parassiti, imbro- n o i z a r f i r n

46 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 loro attività passava tutta di scienza (osservatore). È nelle produzioni che vanno a una creazione insieme per- ricercare nell’intima profon- sonale (ci vuole sempre qual- dità dell’uomo lo spirito di cuno che scriva, disegni, fac- rivolta, per ravvivarlo, diffon- cia musica, prenda la parola, derlo, accenderlo. Dipingen- canti, attacchi manifesti…) e do a grandi tratti il quadro popolare, perché rivolta di- dei «precursori della rivolu- rettamente al popolo che le zione» pieni di «sublime de- interessa nella sua diversità vozione e abnegazione», Kro- solidale e conflittuale, ma so- potkin mete in evidenza in prattutto perché questa pro- dettaglio, accostandosi alla duzione «spontanea», rivolta realtà rappresentato da alla pratica, crea popolo rin- stampati e opuscoli, «di tre o viandolo alla sua condizione quattro pagine», da canzoni umana di sofferenza e di ri- ricche di satira e di oscenità, la mia opera scandalosa è volta, fa venire alla luce una manifesti di denuncia (come che il mondo è per me uno «essenza di popolo», si può i dazibao che ricompaiono in scandalo». E Kropotkin si osare di dire, estratta dal for- Cina nella rivoluzione cultu- stupirebbe vedendo spuntare cipe dalla folla sottomessa e rale); effigi e fantocci che si nella Francia surreale e allo supplicante, dalla massa bruciano o si fanno a pezzi: sbando dell’anno 2008, nien- anonima e prigioniera di «tutta la propaganda in un te di meno che una bambola quella infernale «servitù vo- pupazzo», si stupisce l’auto- presidenziale. lontaria” così vigorosamente re. Che troverebbe una deci- Kropotkin attribuisce ad «at- messa in luce da Etienne de sa e aspra conferma nello ti» quali signori giustiziati, La Boétie o da Wilhelm straordinario lavoro sulla raccolti incendiati, caserme Reich. Bambola (Die Puppe) dell’ar- attaccate, boicottaggio di tista antinazista Hans Bel- tasse e gabelle… un’impor- Canto di vita lmer che definiva la rivolta in tanza cruciale in quanto questi termini: «L’origine del- anarchico (militante) e uomo Proprio quando tratta di si- tuazioni dove si coniugano estrema miseria ed estrema violenza, generatrici dello spirito di rivolta, e sapendo come finiscono le rivoluzioni quando se ne impadronisco- no notabili e carrieristi, de- magoghi e avidi di potere, Kropotkin non manca di far vibrare nel corso dello Spirito di rivolta una specie di radi- cale ottimismo, di far emer- gere una strana allegria alla quale concorrono, senza dubbio, alcune note potenti, termini come «eroico» e «su- blime», «dedizione», «abne- gazione», «sacrificio». È un anelito vivificante, un canto i n o i z a

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di vita che si innalza contro Sigmund Freud, Totem et tabou, le banalità e le miserie della Gallimard, Parigi,1993. vita quotidiana, come pure Geza Roheim, Psychanalyse et an- per accusare la delirante di- thropologie, Gallimard, Parigi,1967 sumanità dei poteri e i furori ; Georges Devereux, Ethnopsycha- guerrieri, dove la carne uma- nalyse complémentariste, Fayard, na da sfruttare nella produ- 1972. zione è convertita in carne Jean-Marie Guyau, Esquisse d’une da cannone. morale sans obligation ni sanction E, chissà, magari per soste- (1885), Encre marine, 2008. nere l’impeto di resistenza e Marcus Rediker e Peter Linebaugh, di rivolta contro gli influssi L’Hydre aux mille visages, L’Histoire totalitari e mortiferi, Kropot- cachée de l’Atlantique révolution- kin ha saputo appoggiarsi, naire, éd. Amsterdam, 2008. con tutta la ricchezza del Georges Darien, Le Voleur, Stock, 1898, Flammarion, PARIGI, 2003. suo sapere, alla sua pratica bibliografia Armand Robin, Ma vie sans moi, assidua della razionalità geo- Gallimard, Parigi, 1970. grafica, alla sua esperienza Pëtr Kropotkin, L’éthique, Stock+Plus, Elisée Reclus, Nouvelle géographie enciclopedica e militante Parigi, 1927, 1979. Edizione italiana, universelle, Hachette, Parigi, 1876- delle società e degli uomini, L’etica, Edigraf, Catania, 1969. 1894, volume 19. sul semplice e fertile amore Albert Camus, L’homme révolté, Hans Bellmer, Petite anatomie de per la nostra unica e comune Gallimard, Parigi, 1951. Edizione l’image, Allia, 2002. terra umana… italiana, L’uomo in rivolta, Bom- Etienne de La Boétie, Discours de piani, Milano, 1998. la servitude volontaire ou le Con- Teodosio Vertone, L’œuvre et l’ac- tr’Un, 1548, Mille et une nuits, 1997 tion d’Albert Camus dans la mou- Wilhelm Reich, Les hommes dans G vance de la tradition libertaire, Ate- l’Etat, Payot, Parigi, 1978. Ecoute, lier de création libertaire, Lione, petit homme, Payot, Parigi, 1972. 1985. i n o i z a r f i r n

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HAMLET REVOLUTION UN MUSICAL DRAMA NELLE STRADE DI BOLOGNA ‘77 di Giancarlo Biffi

«Dolore, per chi ci ha lasciato, troppo presto. Illusione? La grande gioia di aver tentato di rincorrere il sole, di aver provato a ribaltare l’ordine sociale di questo mondo» William Shakespeare

Ecco un esempio di teatro totale in cui recitazione, musica, canto, movimento e immagine danno vita a un’opera che combina in un solo flusso diverse arti. Intreccio di finzione e fatti veramente accaduti in quei giorni del 1977. Non un’operazione nostalgica ma l’impiastricciarsi nel grumo forte e intenso del «personale» che si fa «politico». Un modo per dipingere la vita prima che l’esistenza ci dipinga. È l’ultima fatica o di Giancarlo Biffi i r e della compagnia a p i

di Cada die teatro s

di Cagliari n

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ono passati più di trent’anni da quei fatti. Un racconto di vicende, per una sequenza di fat- S Due uomini sulla cinquantina, seduti a un ti, visi e sogni che hanno i suoni di un concerto. tavolo: una bottiglia di vino, due bicchieri, al- cune vecchie riviste sparse, osservano la foto di Teatro come controcanto un vecchio giornale. S’accende una discussione, non sono d’accor- Intreccio di finzione e fatti veramente accaduti do tra loro: uno insiste che quel che il ragazzo in quei giorni del ‘77. In scena riecheggiano della foto tiene tra le mani non è altro che un mode, usi, comportamenti dell’esistenzialismo manifesto arrotolato, mentre l’altro continua fine anni Settanta, non un’operazione nostalgi- ripetere che il tizio ha in mano un bastone. ca ma l’impiastricciarsi nel grumo forte e in- Il primo è certo di quello che dice: il giovane tenso del «personale» che si fa «politico». della fotografia è suo cugino. Fatti e vicende di quegli anni, il senso/profumo Il secondo non demorde e afferma che il cugino dell’avere vent’anni allora, come ai tempi di dell’amico quel giorno teneva nella mano un Amleto o come oggi… bastone e non era il solo, anche altri di Comu- Attraversare e farsi assorbire da esistenze male- nione e liberazione li stringevano tra i pugni. dette. «Non è vero!», afferma il primo. La genialità di giovani fragili, confusi e peren- «Invece sì!», incalza il secondo. nemente innamorati. «Io c’ero!». Tentare di andare oltre il monologo o la narra- «Anch’io!». zione. In effetti, l’11 marzo 1977, entrambi erano a Bolo- Richiamo a modalità dello stare assieme e del gna. Tutti e due quella mattina erano alla facoltà raccontarsi, nella forma dell’autocoscienza. di medicina, il primo al suo interno tra i parteci- Dipingere la vita prima che l’esistenza ci dipinga. panti a un’assemblea di Cl il secondo fuori, a con- Bussa alla porta Ofelia… La costante consape- testare insieme ai compagni del «movimento». volezza che comunque sia «l’amore non muo- Inizia così quello che vuole essere il racconto di re…». Ciò che brucia, ciò che tiene il pensiero un qualcosa che attende ancora di essere ela- desto, i muscoli pronti all’azione e il cuore gon- borato totalmente. fio di gioia, non può morire. Bologna… il ‘77, la morte di Francesco Lo Rus- Muoiono le illusioni ma mai i sogni! so, i giorni della rivolta, i cingolati per le strade, l’impegno politico, l’arte… Il principe che non volle farsi re Punti di vista differenti di due giovani di allora che nel frattempo sono diventati amici, grazie a Il giovane principe… Bologna, l’università, ra- un’identica passione: il teatro. dio Alice, l’amore, la droga, la musica, il punk, Amici oggi, ma che in quei drammatici e folgo- i fumetti, l’altra realtà, l’alterità, la ribellione, ranti giorni di marzo 1977 si sono trovati su la rivoluzione, la violenza… e altro ancora... sponde opposte: il primo aderiva a Comunione Per un Amleto che è dentro di noi e che ci mette e liberazione, l’altro era un militante di Lotta all’angolo interrogandoci su ciò che siamo, su continua. Insomma Cl e Lc. quello che vogliamo. Uno squarcio di luce nel buio La vicenda di due giovani come rappresenta- o una macchia di buio nel giorno splendente. zione delle storie individuali dei tanti che han- Amleto è uno che sta male in questo, vuole no attraversato quegli anni infuocati. rompere un meccanismo ma ci si trova impri- o i r a p i s n

50 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 gionato… per tradizione e dai vincoli famiglia- questo punto è colpito. Il giovane era rimasto a ri. Potrebbe anche farcela, ma cade nello stes- studiare fino alle 12,30 e solo allora era sceso in so meccanismo che si perpetua dalla notte dei strada. Dopo quei giorni di marzo niente sarà tempi. Si trova costretto a ricorrere alla violen- più come prima. Con la morte di Francesco Lo za. La ribellione individuale, l’urlo che scoper- Russo, ha termine la galoppata del movimento chia la notte, la fiaccola distruttrice… ma tutto giovanile più creativo e ribelle o meglio a dire il si fa sterile, la violenza porta ad altra violenza vero il funerale del movimento è celebrato a fino alla tragedia finale. settembre nel grande raduno, con l’ala «dura» L’ho conosciuto a Bologna in quel fantastico e rinchiusa nel Palasport della città mentre mi- terribile anno. Il padre infatuato di William gliaia di ragazzi ballano, disegnano, si riunisco- Shakespeare gli aveva dato per nome: Amleto. no e fanno capannelli nelle strade e nelle piaz- E forse intrappolato dalla vicenda del bardo, ze. La sensazione era forte già durante le una volta diventato ragazzo il suo destino si giornate di marzo, qualcosa si era rotto, ed era compie. Il padre inspiegabilmente scompare, impossibile tornare indietro… poi a settembre si fanno tante ipotesi ma nessuna convincen- le lacrime di un’intera generazione, la consape- te. Amleto della sparizione, sospetta il socio di volezza di avere perso o quanto meno che più studio del padre: l’avvocato Claudio Servidori avanti di così non avremmo potuto spingerci. che ad Amleto non è mai piaciuto. I giovani del ‘77 bolognese non sognavano «il sol Il padre aveva lasciato fra l’altro cinque o sei dall’avvenire» ma più semplicemente, attuavano studi d’avvocato in tutta la provincia. Ma Am- quotidianamente la necessità d’esistere. Il pen- leto odia giurisprudenza e dopo essersi diplo- siero libertario trasmutava la realtà e l’azione di- mato all’Accademia di belle Arti e contempo- retta ogni giorno si faceva pratica. Non era più la raneamente al Conservatorio si iscrive al classe operaia il mito di quei giovani, anzi dei Dams indirizzo Arte, è lì che incontro Orazio, miti in genere si erano stancati. L’urgenza di vi- in Via Guerrazzi, un giorno di novembre del vere la vita prima che fosse finita, li teneva desti. 1976. Stavo cercando casa e lui mi porta con Poi però il «vecchio» che non se ne voleva anda- sé a casa di Amleto, in via Barberia dove il re, li prese per il piede e li trascinò con sé. Il par- «principe» condivide la sua abitazione con al- tito delle armi, tolse al movimento il gusto d’es- tri studenti. sere protagonista direttamente, di sovvertire nei Inizialmente Amleto alterna l’alloggio di via comportamenti, i costumi, i modi di fare. Lo Barberia con la villa sui colli dove abita la ma- sberleffo degli indiani metropolitani, la trasver- dre, poi quando lei si mette con il socio del salità di radio Alice è sostituita dal colpo di pi- padre… ecco, da quel giorno Amleto non tor- stola. Velocemente si passa dall’intelligenza di na più dalla madre. tanti giovani all’idiozia di qualche ragazzo nato «vecchio». Gli spazi di pensiero critico si riduco- no inesorabilmente. La pratica femminista che Giornate di marzo aveva fatto tanto bene ai maschietti, viene in- Un giovane scappa verso Porta Zamboni; parte franta dal rumore sordo dei proiettili della P38. la prima carica di candelotti. Ritorna verso via Il maschile, con le sue modalità, si riprende la Irnerio, viene bloccato da un’autocolonna di piazza, ma non è altro che il sussulto atroce di poliziotti e carabinieri; un carabiniere spara ri- una sconfitta annunciata. L’atto finale di un petutamente. Lui devia in via Mascarella: a movimento che aveva creduto possibile mo-

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dificare il presente e che quasi ce la stava fa- cendo. Riuscendo in molti casi a mettere fuori asse, con strumenti non violenti, lo stato. Si era andati vicino, poi qualcosa non ha tenuto e la violenza si è ripresa la piazza. Per me che arrivavo da Milano, Bologna era una favola. I mesi, prima dei fatti di marzo, sono straordi- nari, pensavo veramente che ce l’avremmo fatta, sentivo di appartenere fino in fondo a quel miscuglio d’umori, rabbie, voglie… di go- liardia e disperazione cieca, d’allegria e di fe- sta. Bologna come il paese dei balocchi, ma al contrario di quello collodiano, lì erano i ciuchi a diventare ragazzi: non era permesso essere stupidi, era tanta la sete di conoscenza che ogni «momento» era quello buono. Il giorno non aveva soluzione di continuità, non si dor- miva mai e il centro geografico e mentale era l’università, nei suoi locali si faceva di tutto: studiare, mangiare, discutere, dormire e capi- tava pure di farci l’amore. Per quei mesi Bologna parve una città liberata, l’utopia realizzata, poi però ci fu il morto, la rea- zione dura, le pietre nelle tasche, l’assalto alla sede della Democrazia cristiana, le sedi del Pci presidiate dai militanti, la chiusura di radio Ali- ce, gli autoblindo per le strade, e fu la fine… Il potere si riprese la piazza, l’università e molti dei nostri cuori, riuscì a ricacciare indietro le istanze libertarie, riuscì a soffocare quella «folle» aspira- zione di vivere immediatamente la vita. fratello Orazio e anche Ofelia che da qualche Dopo l’uccisione di Francesco Lo Russo, l’ar- mese è diventata intima con Raffaela (le due ma della critica lascia definitivamente il cam- non si lasciano mai, anche se su molte cose la po alla critica delle armi, dopo marzo su Bolo- pensano diversamente), ecco ci convince tutti e gna si riversa tanta di quell’eroina che ancora tre ad andare con lei nella capitale. oggi conservo la quasi certezza che quell’azio- Per far rispettare a qualsiasi costo il divieto, l’al- ne sia stata micidialmente preordinata. L’onda lora ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, di riflusso si era messa in moto e non si sareb- schiera migliaia di poliziotti e carabinieri in as- be più fermata. Il cambiamento era andato setto di guerra, affiancati da agenti in borghese troppo oltre, occorreva arginarlo, al più presto delle squadre speciali, in alcuni casi travestiti invertire la rotta: si unirono in molti nel de- da estremisti d sinistra. molire il nostro progetto e purtroppo tanti di Appena arriviamo, Raffaela e Ofelia si uniscono noi gli diedero una mano. alle femministe radicali. Il 12 Marzo durante l’assalto all’Assolombarda di Io e Orazio, andiamo con un gruppo di compa- Milano, saranno esplosi centinaia colpi d’arma gni romani che sono venuti a prenderci. da fuoco, dai successivi rilievi si scoprirà che a Ci diamo appuntamento alla stazione per mez- sparare furono più di duecento differenti armi. zanotte, qualsiasi cosa accada dobbiamo fare in modo d’essere lì per quell’ora. Io e Orazio torniamo alla stazione qualche mi- Una ragazza come tante nuto prima delle ventiquattro. Siamo esausti, Due mesi dopo: il 12 maggio, nell’anniversario tutto un pomeriggio a correre da una parte al- della vittoria del referendum sul divorzio, i ra- l’altra: colpi di pistola, di fucile, lacrimogeni. dicali decidono di tenere un sit-in in piazza Na- Non eravamo preparati, niente servizi d’ordi-

o vona a Roma, nonostante l’assoluto divieto di ne, un sacco di ragazze che non sapevano do- i r manifestare nella città. ve andare, praticamente la manifestazione a

p Il movimento aderisce e Raffaela che da quan- non ha mai avuto inizio. i s do è diventata femminista frequenta parecchie Da subito in Piazza della Cancelleria un gruppo

n donne del Partito radicale, convince me, suo d’agenti inizia a sparare ad altezza d’uomo…

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“Lunghi, lisci, scuri…” Sia Raffaela che Ofelia, hanno capelli lunghi, li- sci e scuri. Mi pare di morire. Orazio è pallido come uno straccio. Decidiamo di andare verso Ponte Garibaldi. Ri- schiamo tanto… ma non abbiamo scelta. Avvicinandoci al ponte, incontriamo altra gente che ci fornisce ulteriori informazioni, fino a che finalmente troviamo un ragazzo che conosce il nome della vittima. «Come si chiama?». Il giovane esita, vede che siamo turbati, i nostri visi mostrano oscenamente tutta la nostra ap- prensione. Dalla sua espressione capisco che ha timore di ferire. Non vuole farci male. «Parla, ti prego, non ti preoccupare. Chi è?», in- sisto io. «È…». «Ofelia?». «No». «Raffaela?». «No, si chiama… Giorgiana». Tiro un sospiro di sollievo, mi vergogno tanto a dirlo, ma per un attimo mi sono sentito solleva- to e penso che la stessa sensazione l’abbia pro- vata anche Orazio. È un momento, poi lo sconforto. Una disperazione profonda, muta, con Orazio ci siamo guardati e abbracciandoci ci siamo Un giovane riceve un candelotto in pieno viso, messi a piangere come due bambini. Un pian- sull’occhio sinistro. Un altro viene ferito alla to, pieno di tutto… carico di rabbia e liberato- gamba da un proiettile. rio nel medesimo tempo. «È un troiaio!», mi dice. Giorgiana era stata uccisa, una nostra compa- «Questi qui, cercano il morto!». gna: cristo! Una nostra sorella: cristo! Un nostro Siamo preoccupati per Ofelia e Raffaela, ma amore: cristo! non sappiamo dove cercarle. Non c’è un fronte, In quel momento ho sentito di amare quella le cariche partono appena si cerca di formare il Giorgiana che non conoscevo, tanto quanto corteo. Mai visti così tanti agenti in borghese amavo Raffaela. In quell’istante l’avrei stretta con le pistole in mano. tra le braccia, baciata e giurato fedeltà eterna… Poco dopo le otto arriviamo in piazza Sonnino se solo avessi potuto riportarla in vita. e lì una donna fra le lacrime ci dice che vicino Avevano ammazzato il nostro amore e noi… al ponte Garibaldi è morta una ragazza. noi, eravamo incapaci di reagire. Un tonfo al cuore, per qualche secondo il mio Rabbia! Tanta rabbia! muscolo cardiaco cessa di battere. Mi lascio ca- Odio! Tanto odio! dere fino a sedermi a terra. «Chi è? Come si chiama?». Arrivati alla stazione. Troviamo Raffaela e Ofelia «Non lo so», mi dice un’altra, «era lì con noi in sedute su una panchina, pallide, mute, con gli Piazza Belli poi quando è partita improvvisa la occhi arrossati. Appena Raffa mi vede, si alza e carica dei carabinieri c’è stato un fuggi, fuggi, mi viene incontro… io mi sono girata indietro per vedere dov’era Ho il cuore in frantumi, penso di non reggere… finita la mia amica, quando ho visto quella ra- «L’hanno uccisa, l’ho vista… era qualche metro gazza cadere a terra… poi mi hanno detto che davanti a me. L’ho vista cadere, e nonostante

era stata colpita». o i

“Ma com’era vestita?” r a

“Aveva una gonna lunga, tutta colorata.” p i Tutte le ragazze portano lunghe gonne colorate. 4 s

“I capelli?” n

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ciò ho proseguito la corsa... poi le gambe di col- mo dire a un principe che non vuole di farsi re, a po si sono bloccate. Sono tornata indietro… un ragazzo che non vuole diventare adulto, inor- Mai mollare una compagna! Vero?! Mai! Mi so- ridito dal dover un giorno gestire direttamente no chinata, non sapevo cosa fare… Il suo ragaz- un mondo così distante da ogni verità, tenuto zo urlava, dovevi sentirlo! Una pena… Era an- insieme esclusivamente da menzogne e ipocri- cora viva! Capisci, era ancora viva…». sie, infarcito di valori mal applicati? Quale lezio- «Basta Raffaela, taci, per favore taci!». ne gli dobbiamo elargire per fargli accettare quel «È andata proprio così…». che anche noi non amiamo? Attratti, assorbiti, da modelli di vita da copertina, da storie male- dette mai vissute, i nostri ragazzi come novelli L’epilogo Amleto, come eroi da fumetto con le loro inge- La sera dell’ultimo giorno, del grande convegno nue utopie, desiderio d’irrequietezza e dolcezza, di settembre 1977 a Bologna contro la repres- si smarriscono lungo strade non rischiarate nep- sione, io, Orazio e Marcello, siamo insieme. Sia- pure durante la luce del giorno. Star loro vicino mo noi soli: Amleto non c’è… è da qualche par- non è semplice, dare indicazioni ancora meno; te a strafarsi di eroina; Bernardo è entrato in pure noi, donne e uomini fatti, restiamo perlo- clandestinità: militante in uno dei tanti grup- più attoniti di fronte a una struttura sociale che puscoli che si sono buttati nella lotta armata. non ci convince e che soprattutto non ci fa stare Marcello fortunatamente, questa volta non l’ha bene. Morte le grandi speranze, restiamo am- seguito, con me ed Orazio è lì con la testa pian- mutoliti e loro, i ragazzi, manco tentano di sco- tata contro l’albero che piange. vare una possibile via, un sentiero che li condu- Non parliamo, piangiamo e basta. ca fuori dal pantano. C’è chi per tutta l’esistenza È tutto finito: il movimento, il sogno, l’adole- fugge la vita e chi invece la rincorre. Molti dei scenza non vissuta, e per quel che mi riguarda nostri giovani fanno entrambe le cose, in una anche la storia d’amore con Raffaela. schizofrenia che invece di aiutarli a formarsi un Piangiamo per questo e per altro ancora, senza carattere, lentamente ma inesorabilmente li di- dirci niente per una ferita che sanguina e che strugge. La certezza più che il dubbio, la soluzio- non riusciamo a tamponare. Abbiamo perso! ne più che l’irrisolutezza, andare avanti, costi Il giorno dopo tutti e tre lasciamo Bologna. quel costi, poiché dopo ogni pantano il luogo dove accamparsi è per forza bello. È forse questo ciò che dobbiamo insufflare nei loro cuori? È Amleto oggi sufficiente? Serve altro? Ragazzi incerti, insicuri Amleto è ancora tra noi. I bisogni insoddisfatti, che da un giorno all’altro si ritroveranno a essere la perdita d’ogni sicurezza dell’allora principe di i nuovi macchinisti della società e allora improv- Danimarca sono molto simili al disorientamento visamente si sentiranno truffati… schiacciati da di molti nostri giovani. Vorrebbero certezze, de- problemi non certamente creati da loro, deruba- siderano non essere abbandonati, vorrebbero ti di un’eredità dilapidata ancor prima di passare un futuro luminoso da consumare piacevolmen- nelle loro mani. te tra le braccia della propria amata. Ma niente di tutto ciò gli è dato sperare. La pubblicità co- struisce mondi fantastici che purtroppo o forse n fortunatamente, mai abiteranno. Cosa dobbia- o i r a p i s n

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QUELLI CHE FANNO MONDI di Franco Buncˇuga Dal 7 giugno al 22 novembre si svolge ai Giardini e all’Arsenale una nuova edizio- ne, la 53esima, dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta. Il tema di quest’anno, scelto dal curatore Daniel Birnbaum, si intitola Fare Mondi. Nelle intenzioni del curatore Fare Mondi- Making Worlds è una mostra per esplorare i mondi intorno e davanti a noi. Una mostra in cui si mescolano senza ordine gerarchico tutte le forme artistiche: installazioni, video e film, scultura, performance, pittura e disegno, con l’inter- vento di più di novanta artisti di provenienza internazionale. Artisti che creano mondi, che aprono strade e artisti delle generazioni precedenti che Birnbaum considera «artisti chiave per la creatività delle generazioni successive». Una Biennale d’Arte sempre più pervasiva nel tessuto urbano. Colorati tentacoli che dai Giardini e dall’Arsenale inglobano e trasfigurano la città. Biennale in ogni luogo. Ora tutto è sparso, la sede principale è bicefala, Giardini e Arsenale, e i i padiglioni spuntano ovunque: sulla terraferma e in laguna, su zattere e barconi. r o Franco Bunc uga, esperto di storia dell’arte, ha visitato la Biennale per Libertaria l o

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Miwa Yanagi: Windswept Women: La Compagnia delle Giovani Vecchie. m Tutto il padiglione è circondato da un telo nero e dentro immagini incorniciate enormi r o di sciamane danzanti e che vagano in un territorio deserto eseguendo danze rituali. f n

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ei giorni dell’inaugura- nel rinato Padiglione Italia vo- urbani di qualità. Una bella pic- N zione della Biennale so- luta fortemente dal ministro cola sorpresa per chi torna alla no in programma altre vernici della cultura Sandro Bondi. Biennale è un nuovo ponticello importanti in città. Nuovi luo- Ritorna la Venezia dei grandi dietro al Padiglione Italia, che ghi di contaminazione di arte nomi, in arte e in architettura. dal Giardino delle Vergini taglia contemporanea. Alla Punta Occasione imperdibile per la verso i Giardini passando per la della Dogana una delle più mondanità internazionale del- splendida zona di San Pietro. belle location del mondo il l’arte. Non c’è più posto in lagu- Una Venezia minore, da risco- collezionista e miliardario na per gli yacht deluxe tra i prire, recuperata con intelligen- francese Francois Pinault pro- quali spicca il Pelorus di Roman za ai grandi circuiti museali. prietario della casa d’aste Abramovich. Feste private ed Una Venezia che in questi gior- Christie’s (la più importante eventi ovunque, tutte riservatis- ni offre anche una copertura del mondo insieme a Sotheby sime. La rivista Vogue Uomo fe- internet wireless gratuita a tutti per l’arte di ogni tipo e perio- steggia il suo numero sull’arte i cittadini e prova a confrontarsi do) espone la sua collezione con un ballo per 700 persone. con la modernità. privata (che ormai straborda Oltre alle star dell’arte interna- Vale la pena di dare un’oc- da palazzo Grassi) in un ecce- zionale e ai collezionisti miliar- chiata. zionale intervento di restauro dari si incontrano alle stesse fe- Molte delle grandi novità sono di Tadao Ando e vicino, alle ste Naomi Campbell, il regista in gran parte avvenimenti Zattere, si inaugura l’originale Amos Ghitai, il filosofo Bernard fuori dalla Biennale o per lo esposizione in movimento Henry Levy, la regina di Norve- meno collaterali. Questa volta delle opere di Emilio Vedova gia, il ministro francese della la mostra fa soprattutto da allestita da Renzo Piano. Il cultura e tutta la nomenclatura cassa di risonanza di eventi tutto magari si può visitare politica e culturale nostrana. più sostanziosi e permanenti. dopo aver camminato sul Il sindaco Massimo Cacciari di- Una grande novità veramente ponte sdrucciolevole del gran- chiara che Venezia si sta trasfor- ci sarebbe, anzi storica: Il Parc de Santiago Calatrava, nuovo mando in «città dei musei», del Mibac: una sorta di neo modernissimo accesso alla perdendo finalmente il suo Minculpop. Scusate se è poco! Serenissima. Nel palazzo di connotato di «città museo». Al- Ca’ Pesaro è stata anche alle- cuni pezzi della Venezia futura Fare Bondi stita una contro-mostra sul- di Cacciari si cominciano a in- l’arte contemporanea in Italia, travedere, dagli interventi sulla Per precisa volontà di Bondi come ai bei tempi, per argina- terraferma, alle ricuciture pun- (poeta e ministro), è stato al- re la reazionaria esposizione tuali nella città, agli interventi lestito il Padiglione Italia nel-

Il trompe-l’oeil di John Baldessari: The true artist helps the world by revealing Ocean and Sky (with Two Palm Trees) che maschera la facciata mistic truths (window or wall sign) del 1967. del Palazzo delle Esposizioni con una veduta holliwoodiana Bruce Neuman. Una spirale di neon con due palme che si stagliano su un’improbabile marina oceanica. con la scritta del titolo, appoggiata per questa occasione a una finestra nell’ingresso del padiglione Usa. i r o l o c e e m r o f n

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le Tese delle Vergini, all’Arse- mente, con tre ministri di pu- Nel Giardino delle Vergini, nale. Organizzato sotto la Di- gno come la Gelmini, Brunet- accanto al Padiglione Italia, il rezione generale per la quali- ta e soprattutto Bondi, le cose ministro della cultura ha tà e la tutela del paesaggio sono cambiate. Il ministro inaugurato nello stesso gior- l’architettura e l’arte con- della cultura non è un critico no anche una grande esposi- temporanea (Parc), organi- d’arte ma deve incarnare la zione di sculture di Pietro Ca- smo del ministero per i beni volontà delle persone che lo scella, l’uomo che presentò e le attività culturali (Mibac). hanno eletto. La cultura di si- Bondi, allora oscuro comuni- Un padiglione nuovo di zec- nistra ha espresso in tutti sta in crisi, a Silvio Berlusco- ca, trasferito dai Giardini. questi anni un atteggiamento ni. I milanesi conoscono di Luca Beatrice (collaboratore elitista, salottiero. Quella di Cascella soprattutto il monu- del quotidiano Libero) e Bea- destra invece vuole essere più mento a Giuseppe Mazzini di trice Buscaroli (collaboratri- vicina al popolo. Dunque piazza della Repubblica. Un ce del quotidiano il Giorna- questa vuole essere una mo- pesante e retorico scultore ci- le), sono stati nominati stra per il pubblico, non per miteriale e commemorativo curatori del Padiglione diret- gli addetti ai lavori». come metafora dell’arte con- tamente dal ministro. Per I tre berlusconiani di ferro temporanea italiana. Niente prima cosa hanno tutti orgo- hanno deciso: basta Biennali male. gliosamente dichiarato alla comuniste o radical-chic, arti- stampa: «Finalmente potre- sti impegnati nel sociale o Fare immondizia mo fare una Biennale di de- mezzo rivoluzionari. Hanno stra!». Una svolta epocale! scelto per l’inaugurazione un Ma visitiamo la mostra e cer- E tanto per chiarire meglio il omaggio al centenario del pri- chiamo un filo conduttore in loro intento, Luca Beatrice ha mo Manifesto futurista: la mo- questa grande kermesse espo- dichiarato in un’intervista stra Collaudi. Omaggio a Filip- sitiva, . sulla rivista Artedossier di po Tommaso Martinetti, nel Daniel Birnbaum espone il nu- giugno: «Siamo sempre stati Padiglione Italia, ricostruito, cleo forte della sua mostra in abituati in Italia a considera- più grande e più bello, all’Arse- un’esposizione unitaria divisa re la cultura e l’educazione nale dopo che quell’anarchico in due sedi, l’Arsenale e Il nuo- totalmente appannaggio del- «disfattista» di Harald Szee- la sinistra. Gli stessi governi man lo aveva eliminato dieci Berlusconi fino a oggi hanno anni e cinque Biennali fa, di- lasciato spazio all’opposizio- chiarando che l’arte non ha ne forse per abitudine. Final- barriere nazionali. 4

Le Grand Soir di Claude Lèveque. Marco Lodola espone uno dei suoi teatrini La bandiera della rivoluzione anarchica in una sala del Padiglione Italia. In qualche modo vista dalla gabbia che ci opprime. tardo futurista anche lui e alquanto passatista. i r o l o c

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vo Palazzo delle Esposizioni vimento fili dorati che diven- tutte le dimensioni di Hèctor della Biennale ai Giardini, che tano luce leggera ed evocatri- Zamora (si incontrano ovun- occupa lo spazio del vecchio ce di energie primigenie. que all’arsenale) ricordano i Padiglione Italia, per l’occasio- progetti utopici degli anni Ses- ne decorato da un trompe- santa di Archigram o Superstu- Pistoletto all’Arsenale l’oeil di John Baldessari Ocean dio. Molte delle opere esposte, and Sky (with Two Palm Trees) Entrando all’Arsenale, superata come i disegni urbani di Ma- che maschera la facciata con l’installazione di Lygia Pape, ho rietica Potr, vengono messe in una veduta holliwoodiana: due la fortuna di assistere alla per- diretta relazione con la grande palme che si stagliano su un formance del grande vecchio installazione di Yona Friedman improbabile marina oceanica. dell’arte italiana, Michelangelo Visualisation of an idea (appe- Entrambe le sedi aprono il Pistoletto che rompe con una sa alle capriate dell’arsenale) e percorso espositivo con un’in- mazza una serie di specchi, 17 con i suoi disegni della Ville stallazione formata da reti, alle ore 17 nel 6+2009=17. Sicu- Spatiale del 1956 appesi alle strutture di raggi metallici te- ramente non è superstizioso, pareti. Un grande maestro del- si, ragnatele come linee di for- anche se sicuramente ama la l’utopia architettonica e del- za, materia che diventa ener- Cabala (napoletana o ebraica, l’autocostruzione negli anni gia. Un buon inizio. chissa?). Due specchi restano Sessanta e Settanta, un «artista Thomas Saraceno, all’ingresso intatti, per riflettere da due lati chiave» come dice Birnbaum. del Palazzo delle Esposizioni, l’artista o lo spettatore. Lo interpreta fedelmente il tema specchio, per anni la cifra ca- Detriti di utopie della mostra Fare Mondi con ratteristica dell’opera di Pisto- la sua installazione Galaxy letto, viene frantumato, non è Certo, dopo cinquant’anni, forming along filaments, like più il desiderio di portare lo quelle radicali utopie sembra- droplets along the strands of a spettatore nell’opera, di parte- no più che altro una delle tante spider’s web, suggestiva meta- cipare, ma la volontà terribile e raccolte di immondizie che ve- fora di un universo in forma- gioiosa di andare oltre o l’im- diamo in altri settori della mo- zione, galassie leggere tese co- possibilità di uscire dalla pro- stra: finti villaggi africani, rac- me ragnatele tra le pareti. pria solitudine creativa. colta di barattoli o di scarti Lygia Pape, all’ingresso del- Riecheggia in tutta l’installa- vari, cavi che vengono dal nul- l’Arsenale, nella sua installa- zione anche in questa edizione la e vanno nel nulla. Pezzi in- zione TTÉIA 1, C Gold thread un’atmosfera di rilettura degli compiuti di rivoluzione diven- in square forms convoglia su anni Sessanta e Settanta. Così tati detriti in un museo e quadrati metallici sopra il pa- come i dirigibili improbabili di modelli per esercizi calligrafici.

Sciame di dirigibili. I dirigibili omnipresenti di La battaglia di Lepanto di Luca Pignatelli, acrilico Hector Zamora sopra piazza San Marco in un su telone ferroviario. L’artista, uno dei più rappresentativi fotomontaggio. del Padiglione Italia mescola nel suo trittico aerei nazisti, sagome di navi a vela, un leone rampante e la sagoma di una Vittoria alata con un improbabile effetto simil-Kiefer. i r o l o c e e m r o f n

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Accanto spicca una splendida Un povero Sandro Chia fuori cortile di una casa a ringhiera installazione di Elena Elagina e tempo e luogo e sbiadito ci tra cassonetti e galline che Igor Makarevich che rilegge in accoglie all’ingresso insieme razzolano. Per il popolo come modo critico e ironico alcuni to- all’omaggio pseudo futurista vuole il popolo. poi della cultura russa, tra i qua- di Manfredi Bennati, sul qua- Accanto, paciughi acidi di Mar- li spicca un’aquila imperiale-fri- le non oso pronunciarmi… E co Cingolani che esprime la sua gorifero in metallo con la testa fa tanto vecchio anche il tea- religiosità in opere come Il bat- di ghiaccio, Eagle hoary with trino colorato di Marco Lodo- tesimo di Sherlock Holmes o la frost, dalla serie Life is snow. la. In qualche modo tardo fu- Stufa dei papi raffigurando Poi si incontra una splendida turista anche lui. l’immacolata concezione men- installazione video di Grazia Luca Pignatelli, su un bel telo- tre si esibisce al microfono. Toderi, Orbite rosse: ti perdi a ne ferroviario, ci propone un Anche a Nicola Bolla piaccio- seguire tracce luminose in trittico con La battaglia di Le- no i microfoni, che copre di due sfere e non capisci se si panto (dagli all’infedele!), cat- cristalli incastonati su maglia tratta di bombe su Bagdad, tiva rilettura di opere di Beuys di ferro insieme a un aggrazia- del traffico di Las Vegas o i voli e Kiefer, con toppe in stoffa to e scintillante unicorno ac- in decollo e atterraggio in- argentata plumbea e aerei na- covacciato. Il titolo spazia dal- qualche aeroporto. La colon- zisti in tessuto che sincera- la mitologia allo spettacolo na sonora aiuta a confondersi. mente non capisco come sia televisivo: Orpheus’s dream. In una stanza al buio, Constel- piaciuto tanto a Gillo Dorfles. Un doveroso omaggio al mon- lation n. 3, Chu Yun crea una Nello scomparto a sinistra, sa- do gay soft non può mancare. galassia formata da led accesi gome di navi e la leonessa o Fa molto fashion, dunque arte. di elettrodomestici. Simpatica. leone rampante, al centro gli The gift, fontana in marmo, Il nucleo di Fare Mondi dell’Ar- aerei in picchiata e a destra bronzo e inchiostro nero con senale scorre via così, tra im- una nave e la sagoma di una una figura con la testa trapassa- mondizia e piccoli ambienti Vittoria alata. ta e le chiappe in aria. Nicola domestici. Non è poi granché. Daniele Galliano nelle sue Verlato in Beauty of failure rein- opere realiste pop ci presenta terpreta l’icona gay di James due esempi di razza padana. Dean in «un barocco stilistico Nel Padiglione Italia In Hic et nunc un personaggio Fuori, all’aria, eccoci al Padi- che sui monti guarda le muc- glione Italia finalmente arte di che bevendosi una birra destra, per il popolo, come la (hich!) e in Chickens un giova- vuole il popolo. ne tatuato a dorso nudo in un 4

Alcuni dei quindici specchi rotti Lygia Pape all’ingresso dell’Arsenale nella sua installazione da Michelangelo Pistoletto nel corso TTÉIA 1, C Gold thread in square forms convoglia della sua performance all’Arsenale. su quadrati metallici sul pavimento fili dorati che diventano luce leggera ed evocatrice di energie primigenie. i r o l o c

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contemporaneo»… «calato nei ci. Una massaia, novella sta- la si scappa dall’Arsenale attra- temi a lui più affini»… «come la tua della libertà, regge una verso una porticina e il piccolo musica rock, lo skatebord, i car- torcia in mezzo al mare. ponte che porta verso san Pie- toon. Il risultato è un lavoro che Altrove paracadutisti in abito tro, in direzione Giardini. può stare all’incrocio tra Altor- da sera si muovono sulla neve. fer, la Pop Art , i manga e l’hea- «Complimenti davvero…», I Padiglioni ai Giardini vy metal… che mescolano cul- commenta uscendo dalla pro- tura alta e cultura bassa». iezione Lucio Dalla provocan- Per tradizione si comincia dal- Ci sono anche cose simpati- do i sorrisi compiaciuti degli l’ex Padiglione Italiano, oggi che, come le sculture di Aron artisti compresi nel proprio diventato Palazzo delle espo- Demetz untitled in cedro e ruolo. sizioni e seconda puntata del resina di pino, rappresenta- Fare Mondi del curatore Bir- zione-feticcio di un qualche nbaum. Evitando di catapul- Se questa è l’arte montanaro padano. tarsi nel bellissimo punto di di destra… Belle le foto di Giacomo Costa ristoro in stile «optical» all’in- Private garden e quelle di Si respira una boccata di ossi- gresso ed evitando scatole e Matteo Basilè. geno artistico al padiglione barattoli di colore abbando- Tante cose inutili o superflue, cinese nella sala dei serbatoi. nati (attenti, è un’opera) si ac- come le nostalgie televisive di Passano gli anni ma fortuna- cede all’atrio con la impres- Gian Marco Montesano si me- tamente ancora persiste sionante ragnatela di Tomas scolano a eventi storici dram- l’odore dell’olio motore. Bravi Saraceno Galaxies forming matici. Teatro di guerra, Teatro cinesi. Un intervento rispet- along filaments, like droplets di varietà o la montagna di luce toso del contesto: Liu Ping’s along the strands of a spider’s di Silvio Wolf I nomi del tempo. Store www.com, un negoziet- web che serve da disbrigo tra Povero davvero il video Scheg- to fantastico e piccolissime le varie sezioni del Palazzo. ge d’incanto in fondo al dub- sculture nascoste, quasi invi- Evitiamo le installazioni con il bio del gruppo Masbedo, dove sibili. solito colore appeso nella pla- tutto precipita, affonda sot- Alla fine del percorso, nel bellis- stica e tutti i tipi di avanguar- t’acqua, imMONDIzie nel- simo giardino delle Vergini re- die rifatte, non solo futuriste, l’imMONDIzia che precipita- cuperato per questa edizione, prime e seconde, e cerchiamo no nell’inconscio mare evitata l’installazione tipo luna qualcosa di originale e con- trascinando con loro l’elegan- park Clever heavy things di Mi- vincente. Scendiamo qualche te massaia che affonda tenen- rando July e gli ingombranti gradino e ci troviamo in un do il cavo che la lega alle mer- pezzi di marmo a firma Cascel- terrificante ambiente con or-

Thomas Saraceno interpreta fedelmente il tema della mostra, Un cane impagliato a guardia Fare Mondi, con la sua installazione Galaxy forming along filaments, di un totem fallico nel soggiorno like droplets along the strands of a spider’s web all’ingresso della casa del «collezionista». del Palazzo delle Esposizioni ai Giardini, ex Padiglione Italia. i r o l o c e e m r o f n

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ribili funerei fiori giganti sot- Una fila lunghissima per ve- di sopra, dove nella sezione terranei. Installazione accom- dere la mostra di Bruce Neu- Vittoria sul futuro spicca l’in- pagnata da un video in cui tre man nel padiglione Usa, ma stallazione Il Rosso e il Nero specie di vescovi-papi sevizia- stavolta ne vale la pena. All’in- di Andrei Molodkin, una vit- no delle donne rigorosamente gresso campeggia la sua toria Alata (ancora!) in plasti- nude che compaiono da sotto splendida opera The true ar- ca cava animata da liquidi le loro ricche vesti cerimoniali tist helps the world by revea- colorati dall’aspetto organi- e si scarnificano: visione allu- ling mistic truths’(window or co. Colpisce anche l’installa- cinata di un femminino cto- wall sign) del 1967. Una spira- zione video di Alerei Kalima nio di qualche immaginario le di neon con la scritta del ti- che ritrae una composita non risolto. tolo, per questa occasione, ap- umanità degradata, descritta John Baldessarri in Six color- poggiata a una finestra. espressionisticamente come ful inside jobs tira tutti per il E a seguire le splendide teste una folla da stadio. culo dipingendo in diversi co- in cera di 5 pink heads in the lori monocromi tutta una corner del 1992, Hanging Affari immobiliari stanza e uscendo poi da una hands for Leo in bronzo e cavi porticina nascosta. «Ciò, no i del 1996, Coffee spilled and Altra fila per entrare nell’in- ne gha fato veder da dove i ve- balloon dog video del 1993 e stallazione collettiva The Col- niva fori lori…», commentano la geniale From hand to lectors, forse l’operazione più il video due operai della Bien- mouth del 1967, verso l’uscita riuscita di quest’anno. Si trat- nale che avevano lavorato al- Three heads fountain (three ta di una collaborazione tra il l’installazione, ora divenuta Andrews), teste di gomma che padiglione dei Paesi Nordici e video della performance. Giro spruzzano acqua in una im- quello danese che hanno alle- per le sale del Palazzo in cerca provvisata fontana. stito l’appartamento di un di Mondi, ma continuo a tro- Mi rinfresco nel padiglione collezionista, scrittore omo- vare piccoli ambienti e le stes- russo, da anni sempre di alta sessuale, che colleziona mu- se cose di sempre. qualità. Fantasmi, utopie, tande dei suoi amanti, scultu- E come sempre vado a cercare energie in movimento. Una re falliche e oggetti senza le eccellenze nell’originalità e visita al sotterraneo con la ri- valore. L’architettura, nella la libera complessità dei sin- costruzione di una dacia ani- goli padiglioni che spesso ri- mata da improbabili fanta- pagano,come in questa edi- smi meccanici Art life or the zione, dell’incosistenza del Torments of Creation di Go- progetto generale. sha Ostretsov e poi al piano 4

Una piccola tenda nera Progetto di Il Rosso e il Nero di Andrei Molodkin per la sezione con una piccola bandiera nera: Vittoria sul futuro nel padiglione russo. Una vittoria alata in plastica da un’apertura con una frangia pelosa cava animata da liquidi colorati di rosso e nero dall’aspetto organico. si intravede un video della danza delle cinque Giovani Vecchie i r o l o c

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quale si aggira un giovane efe- proprietari. Finalmente una ni incorniciate di sciamane bo nudo che ascolta musica e bella lottizzazione ai Giardini danzanti e una piccola tenda guarda video omosessuali che riscoprono la loro voca- nera con una piccola bandiera porno, parla di una storia, ba- zione residenziale. nera: da un’apertura con una nale e a volte drammatica (la Uscendo intravedo Philippe frangia pelosa si intravede un stanza bruciata di un bambi- Daverio che giovanilmente video della danza delle cinque no, la piscina con un cadavere salta dentro una delle sculture Giovani Vecchie che sciamano che galleggia, presumibilmen- ad anello del padiglione, de- in un territorio deserto ese- te dopo un festino). Una soap sacralizzando un’opera, come guendo le loro danze rituali. opera congelata nell’architet- suo costume, con un gesto vi- A proposito di ambienti scuri e tura fittizia dei padiglioni tale e ironico. Ottima perfor- bandiere nere una grande sor- creata da un collettivo di arti- mance! presa ci aspetta al Padiglione sti di alta qualità tra i quali: Per vedere il filmato di Paul francese. Anarchico per tradi- Guillaume Bijl, Maurizio Cat- McCartney nel padiglione del- zione. Stavolta in maniera telan, Tom of Finland, Terence la Gran Bretagna bisogna fare esplicita con l’installazione Le Koh, Norway Says, Wolfgang la fila per prenotare, per poi Grand Soir di Claude Lèveque Tillmans, Pepe Espaliù guidati annoiarsi mortalmente sor- che dichiara: «Le Grand Soir dai curatori. Durante la fila un bendosi un documentario sui fait réferénce à l’anarchie, au solerte propagandista dell’as- padiglioni dei Giardini abban- changement radical de la so- sociazione di guardiani privati donati d’inverno e abitati da cietè. Jamerais que la société Vigilante Luxury Security, affi- cani, insetti e altri animali. bascule.... Jean-Paul Sartre a liata alla compagnia immobi- Naturalmente in tempo reale écrit que Le Grand Soir etait le liare Vigilante Luxury Real e a videocamera quasi ferma. dernier grand mythe poétique Estate propaganda la sicurez- Attenti non potete uscire fino revolutionnaire en ... Le za e la bellezza del sito in ven- alla fine della proiezione. Grand Soir, c’est francais. In- dita, dopo l’abbandono del Grande installazione al padi- traduisible dans les autres lan- collezionista. glione giapponese sul tema gues. Un idéal inaccessible, Sicurezza che si fregia di della morte e della rinascita une utopie perdue». Uno degli esperti militari, ex dei servizi attraverso il rito scamanico di slogan di Lèveque che diventa speciali della marina e del- Miwa Yanagi, Windswept Wo- una sua opera, una scritta in l’esercito pronti a respingere men: La Compagnia delle Gio- neon sulla parete, cita una fra- con facilità anche l’esercito vani Vecchie. Tutto il padiglio- se del nichilista francese Flo- italiano (bella forza!) per ga- ne è circondato da un telo rence Rey: «Vogliamo finirla rantire la privacy dei futuri nero e dentro enormi immagi- con questo mondo irreale».

In Orpheus’s dream Nicola Bolla copre di cristalli incastonati I disegni urban’ di Marietica Potr ispirati all’opera su maglia di ferro microfoni che circondano un aggraziato di Yona Friedman. unicorno accovacciato altrettanto scintillante. Dal mito antico al palcoscenico glamour. i r o l o c e e m r o f n

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Le Grand Soir è la notte della quello olandese, con la poetica bero generare mondi, invece rivoluzione, del cambiamento installazione video Disorient di generano soltanto la reazione improvviso, totale ludico e li- Fiona Tan. Nel padiglione della censoria degli addetti comu- beratorio. La notte dell’anar- Romania una complessa in- nali. Biennale sterile. Il battel- chia. «La civetta della libertà stallazione multimediale mo- lo dopo pochi giorni di inutili vola solo, se vola, a notte fon- stra altri tentativi di Fare Mon- proteste se ne va. da», commenta Christian Ber- di, come quello dei nazisti che Ci è molto mancato il padi- nard, curatore del padiglione a Wolfsburg catalogavano glione dello Stato Vaticano, francese. scientificamente prigionieri di annunciato dal «Bondi vatica- L’installazione comprende un guerra, abitanti e medici per no», cioè monsignor Gian- percorso, stretto in gabbie co- creare scientificamente la nuo- franco Ravasi, presidente del me quelle delle bestie feroci va razza. pontificio consiglio della cul- del circo, che porta a tre stan- Non sono poi grandi mondi tura, che, visto il clima papali- ze nere radiali in cui garrisco- quelli che si intravedono alla no favorevole (da destra a si- no, illuminate da un faretto e biennale quest’anno. Spesso nistra) dell’Italia, voleva mosse da un ventilatore, tre sono solo appartamenti o an- lanciarsi nell’arte contempo- bandiere nere. La possibilità goli di stanze, al massimo un ranea. Come già ha fatto con esibita dell’anarchia come villino da vendere. Con stanze la squadra di calcio vaticana spinta irriducibile dell’indivi- degli orrori. O mondi dell’in- che ambisce a partecipare al duo ma contemporaneamen- conscio, sotterranei abitati da campionato. Il padiglione te come carota per l’esercizio fantasie erotiche o da paure e avrebbe senz’altro fatto la sua del dominio che controlla le fantasmi. Raccolte di polveri o figura accanto a quello italia- nostre spinte di ribellione e ci collezioni di immondizie. For- no e sarà quasi sicuramente tiene prudentemente entro se bisogna attendere Le Gran pronto per la prossima Bien- solidissime gabbie promet- Soir. Grandi utopie o trasgres- nale di Architettura del 2010. tendoci un improbabile ri- sioni poche. Non lamentiamoci del presen- scatto futuro. Una metafora A Jacques Charlier, rappresen- te, si può ancora peggiorare. forte della nostra condizione tante della comunità francese Lasciamo il pessimismo per di oppressi. belga, viene addirittura nega- tempi migliori. Vale la pena di perdere un po’ to il permesso di esporre sul di tempo visitando i padiglio- suo battello, ancorato accanto ni. Alcuni bellissimi. Come alla Biennale, 100 sexes d’Arti- quello spagnolo, con un omag- stes, cioè riproduzioni ironi- n gio al grande Miquel Barcelò, o che di cento falli. Che potreb-

La nave Belga con cento sessi d’artista di Jacques Charlier In Visualisation of an idea Yona Friedman che se ne va, cacciata da Venezia. rilegge le sue esperienze di autocostruzione e di architettura visionaria degli anni Sessanta e Settanta. scarti di vecchie utopie diventate raccolta di immondizia. i r o l o c

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63 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria DAL GENOMA A PIAZZA FONTANA a cura di Lorenzo Pezzica Nove libri. Il «mistero» della vita accostato ai maneggi della polizia nell’Italia liberale. La figura della donna al tempo dei miti e l’attentato alla Fiera campio- naria di Milano nel 1928. Da accostare all’ultimo libro sulla strage alla Banca del- l’agricoltura del 1969. Un libro che vorrebbe riscrivere per l’ennesima volta quei fatti. Due attentatori in piazza Fontana: l’anarchico Pietro Valpreda e il neonazi- sta Claudio Orsi. Su due taxi diversi. Due le bombe alla banca. Due ferrovieri anarchici: Giueppe Pinelli e l’infiltrato Mauro Meli. Infiltrato così bene che al Ponte della Ghisolfa nessuno l’ha mai visto. E poi gli Arditi del popolo e il giorna- le Umanità Nova dal 1944 al 1953. La proposta di un nuovo umanesimo anarchi- co senza dimenticare gli abbagliati dal «cavaliere» a i r a r b i l n

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Un sasso la sua prefazione al volume: Né Storia nell’acqua Dio né genoma bene si presta d’anarchici 1 ad illustrare per contrasto le te- 2 e polizia si contenute nel libro di Jean- Jacques Kupiec e Pierre Sonigo, provocatorio fin dal titolo. Non esiste un dio-programma inscritto nel Dna. Siamo tutti, dalla molecola all’essere uma- no, passando per le cellule e vi- rus, generati da una selezione naturale e libera. Questa in sintesi è la tesi di fon- do dei due scienziati francesi di fama internazionale, che apre nuovi dibattiti sul campo della biologia, inserendosi a pieno ti- tolo nel dibattito contempora- neo sull’origine della vita. Kupiec e Sonigo constatano che i fautori del programma genetico hanno sostituito al vecchio Signore della Genesi «un demiurgo accessibile, leggibile nel mondo delle Piero Brunello Jean-Jacques Kupiec, molecole». Ma con che van- Storie di anarchici e spie Pierre Sonigo taggio? I nostri due autori Polizia e politica Né dio né genoma non contestano che «in certe nell’Italia liberale Per una nuova teoria situazioni sia possibile do- Donzelli, Roma, 2009, dell’ereditarietà mare il Dna»: si pensi agli pp. 175, 25, 00 euro prefazione di Giulio Giorello Ogm o alla terapia genica. Le Elèuthera, Milano, 2009 terapie geniche cha hanno pp. 232, 18,00 euro trascurato la libertà delle cel- Recenti studi sulla polizia fa- lule però hanno fallito. «Il vi- scista hanno mostrato l’utiliz- vente non è una macchina, è zo sistematico, capillare e ge- «“Chi ha dato il moto alla natu- una congiunzione di interes- neralizzato di delatori, spie e ra? Dio. Chi fa vegetare tutte le si». Tramutare questa «libertà fiduciari di vario tipo. Queste piante? Dio. Chi ha dato il mo- cellulare» in una pratica di ri- cose non s’improvvisano. Il vimento agli animali? Dio. Chi cerca empiricamente con- regime fascista aveva trovato a produce il pensiero dell’uomo? trollabile è la stimolante sfida disposizione sistemi di sorve- Dio”. Non sono parole di un di questo volume che, come glianza, procedure di scheda- creazionista entusiasta, bensì ancora dichiara Giorello, tura, metodi di archiviazione, dell’illuminista (e deista) Fran- «non solo tratta di cellule o di strumenti preventivi e repres- çois-Marie Arouet, noto come specie, ma implicitamente al- sivi, una routine burocratica e Voltaire. […] Il sentimento di lude alla stessa evoluzione in generale un rapporto tra Voltaire (che nemmeno il terre- culturale di Homo sapiens». cittadini e stato che si erano moto di Lisbona o le bestem- Né Dio né genoma è un sasso andati costruendo fin dal- mie ateistiche nello stile del gettato nell’acqua del dibattito l’unità d’Italia, e di cui il libro Marchese de Sade sono mai scientifico. Le provocazioni in- di Piero Brunello (Storie di riusciti a spegnere) ha trovato telligenti dovrebbero scuotere anarchici e spie. Polizia e poli- un potente avversario solo nel- le acque, spingendo magari tica nell’Italia liberale), in mo- la dottrina darwiniana dell’evo- qualcuno a rispondere anche do originale e approfondito, luzione». polemicamente. E siccome le ne offre un’esauriente esem-

La citazione iniziale di Voltaire controversie in campo scienti- plificazione. a i che Giulio Giorello utilizza nel- fico sono sempre un bene e r a non un male, speriamo che r b i

questa sia un’occasione per l

crescere. 4 n

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La storia (che magistralmente politico centrale accresciuto non cerca mai la verità, ma racconta l’autore) prende le poi dal regime di Benito Mus- solo la sua Arianna.», si intui- mosse da un incontro segreto solini, le questure cominciano sce che La Donna e l’amore al tra un gruppo di anarchici, a usare le foto segnaletiche e tempo dei miti. La valenza ini- quasi tutti ventenni, in agenti in borghese, viene orga- ziatica ed erotica del femmini- un’osteria di Abano, un paese nizzato un servizio di polizia le, scritto da Arturo Schwarz e poco fuori Padova, sulla strada internazionale in collaborazio- dedicato alla figura femmini- per Rovigo. L’incontro era stato ne con il ministero degli Esteri. le, alla sua energia e al suo po- però intercettato da tempo Brunello ha dedicato il suo la- tere, attraverso un lungo viag- dalla polizia, che interviene e voro alla memoria di Federico gio tra numerosi miti, culti e arresta i partecipanti con l’ac- Aldrovandi, ragazzo di Ferrara misteri, dalle prime civiltà cusa di «cospirazione contro la morto a 18 anni, il 25 settem- matriarcali fino ai giorni no- sicurezza interna dello stato». bre 2005, durante un controllo stri, è un libro decisamente È il 1881, e i tribunali del regno di polizia. Il processo penale interessante. perseguono l’Internazionale in per la morte di Aldrovandi è Partendo dalle antiche sta- quanto «associazione di mal- tuttora in corso presso il tribu- tuette paleolitiche (idoli fem- fattori». Da questo episodio nale di Ferrara. minili, caratterizzati ora da Brunello prende lo spunto per fianchi stretti e seni piccoli, ripercorrere un decennio di ora da seni voluminosi e fian- storia spostandosi in diverse «L’amore chi ampi) l’autore segue e ri- città d’Italia e in Svizzera, con e le donne sono collega le diverse Signore del- l’intenzione da una parte di ri- 3 la soluzione più l’amore e della fecondità che costruire le vicende di quei chiara di tutti hanno accompagnato la storia giovani anarchici e dall’altra gli enigmi» dell’umanità incarnando soprattutto di ricostruire il (André Breton) l’energia vitale della natura e funzionamento dei meccani- indicando la via privilegiata smi di controllo messi in atto alla conoscenza. Senza na- dagli apparati statali, attraver- scondere la profonda ambi- so quelle stesse carte di polizia, guità del principio femminile, a cui solitamente si ricorre per insieme benigno e distruttore. far luce sulle vicende dei sov- Attingendo all’antropologia e versivi. L’autore ha quindi cer- alla psicoanalisi, all’arte e alla cato di utilizzare le fonti di po- filosofia, ma anche ai saperi lizia non per raccontare il più nascosti dell’alchimia e movimento anarchico e la Pri- della Cabbalà, il saggio, im- ma Internazionale, bensì per preziosito nella conclusione capire come funzionano i dalle citazioni surrealiste di meccanismi di controllo che Breton sul tema della donna, producono segnalazioni, foto- dell’amore e del suo potere ri- grafie, rapporti, prospetti, voluzionario, illustra il rap- schede, bollettini, registri, fa- porto tra il femminile e la lu- scicoli, archivi. Allo stesso tem- ce, ovvero l’unione sessuale po è riuscito a non perdere il che porta alla conoscenza spi- contesto delle vicende, costi- rituale di sé e dell’altro, esplo- tuito dagli ideali internaziona- ra la sessualità come trascen- listi e dalla generazione di gio- denza e mistero, illumina il vani uomini che diedero vita al Arturo Schwarz rapporto profondo tra l’emo- primo anarchismo. La Donna e l’amore zione erotica e quella estetica, Gli anni della vicenda segnano al tempo dei miti tra l’orgasmo e la vertigine infatti una fase importante La valenza iniziatica della bellezza. nell’organizzazione della poli- ed erotica del femminile zia in Italia. Con Giovanni Bo- Garzanti, Milano, 2009 lis alla direzione dei servizi di pp. 300, 19,60 euro

a Pubblica sicurezza, viene isti- i r tuito infatti un Ufficio politico, a r un registro biografico delle Fin dall’epigrafie iniziale che, b i l persone sospette, quello che citando Friedrich Nietzsche,

n dal 1894 diventerà il Casellario ricorda: «Un uomo labirintico

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Il ritornello gerarchi corrotti. La strage la- blicazioni (Ivan Fuschini, Gli della storia scia dietro di sé una lunga scia Arditi del popolo, Longo; Mar- 4 di arresti e di brutalità, rive- co Rossi, Arditi, non gendarmi! lando uno dei lati più oscuri Dall’arditismo di guerra agli del potere fascista. Ma mo- Arditi del Popolo, BFS; Eros strerà anche insospettabili Francescangeli, Arditi del po- spazi di indipendenza e di co- polo. Argo Secondari e la prima raggio investigativo. organizzazione antifascista, Attraverso un lungo lavoro di Odradek, Luigi Balsamini, Gli ricerca d’archivio e ricostru- arditi del popolo dalla guerra zione paziente degli avveni- alla difesa del popolo contro le menti, l’autore ci propone violenze fasciste, Galzerano una storia complessa di inda- Editore) hanno cercato di far gini e protagonisti facendo lu- irrompere gli Arditi del popolo, ce su una vicenda ancora oggi dopo decenni di oblio e rimo- poco conosciuta e rimasta av- zione, nel dibattito storico volta dal mistero. contemporaneo, prigioniero da un lato dalla lettura storico- ideologica «di sinistra» e dal- l’altro dal cosiddetto revisioni- La resistenza smo storico «di destra». 5 è di popolo! L’ultimo, rilevante, contributo in tal senso è l’agile, sintetico e nello stesso tempo esaustivo Carlo Giacchin saggio di Andrea Staid. Il libro Attentato alla fiera Milano nato sulla base della tesi uni- 1928 versitaria dell’autore ha appro- Mursia, Milano, 2009 fondito, collegandosi e ripren- pp. 214, 16,00 euro dendo quanto era stato in precedenza scritto, il libro pro- pone una rivalutazione del- Il 12 aprile 1928 un’esplosione l’esperienza degli Arditi del po- poco prima del passaggio del polo aprendo anche a ulteriori corteo reale e di Vittorio Ema- prospettive d’interpretazione nuele III in visita a Milano col- storica. pisce a tradimento la folla ac- Gli Arditi del popolo furono corsa per l’avvenimento. È uno dei fenomeni più interes- una bomba: venti morti e santi, anche se di breve durata, quaranta feriti il tragico conto del primo antifascismo. Fon- dell’attentato. Benito Mussoli- dati a Roma gli ultimi giorni di ni non ha dubbi: sono stati gli giugno del 1921 da una scissio- antifascisti. ne dell’Associazione nazionale È il prologo dell’interessante Arditi d’Italia, per iniziativa libro di Carlo Giacchin dedi- Andrea Staid dell’anarchico Argo Secondari, cato a quest’episodio della Gli Arditi del popolo gli Arditi del popolo si propo- storia nazionale che ricorda La prima lotta armata sero di opporsi manu militari tanto altri e altrettanto tragici contro il fascismo alla violenza delle squadre fa- eventi che la storia italiana ha Edizioni La Fiaccola, Ragusa, sciste. continuato a vivere fino a non 2007 Il moltiplicarsi dei crimini fa- molto tempo fa. Ricordiamo- pp. 77, 5,00 euro scisti, portarono le classi prole- celo sempre. tarie a vedere concretizzarsi Per quindici anni la polizia in- nella nuova organizzazione dagherà senza risultato. Attor- Se fino a pochi anni fa era diffi- quella volontà di riscossa che

no alle numerose inchieste si cile sapere qualcosa attorno a i muove un sottobosco di spie, all’esperienza degli Arditi del r a informatori e traditori, uomi- popolo: Questo per la scarsità r b i ni dello stato e ambigui anti- di pagine storiche dedicate, dal 4 l fascisti, fascisti estremisti e 1994 a oggi ben quattro pub- n

67 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria trasse origine soprattutto negli tà all’organizzazione e all’opera da , fin dal strati meno politicizzati della degli Arditi del popolo. 1920, anno della sua fonda- classe lavoratrice. Colto alla sprovvista dalla loro zione, nonostante l’interru- Le linee di espansione dell’as- comparsa, ma propenso ad op- zione durante il regime fasci- sociazione seguirono, princi- porre forza alla forza, anche il sta (eccetto i pochi numeri palmente, le direttrici che dalla Partito comunista decise di usciti in Francia grazie agli capitale conducono a Genova e non appoggiare gli Arditi del esuli anarchici), non ha ad Ancona. Altri centri rilevanti popolo poiché, a detta del Co- smesso e ancora oggi conti- furono quelli del Pavese, di Par- mitato esecutivo, costituitisi su nua ad essere un osservatorio ma, Piacenza, Brescia, Berga- un obiettivo parziale e per importante della realtà e de- mo, Vercelli, Torino, Firenze, giunta arretrato (la difesa pro- gli avvenimenti non solo del Catania e Taranto. L’organizza- letaria), dunque, insufficiente- movimento. zione risultava strutturata, nel- mente rivoluzionario. La difesa La ripresa della sua pubblica- l’estate del 1921, in almeno 144 proletaria doveva realizzarsi zione avvenne nel 1944, an- sezioni che raggruppavano esclusivamente all’interno di cora prima della conclusione quasi 20 mila aderenti. strutture controllate diretta- del secondo conflitto mon- Gli anarchici decisero di ap- mente dal partito, e gli Arditi diale. Massimiliano Ilari con poggiare gli Arditi del popolo del popolo dovevano conside- Parole in libertà, attraverso sia a livello teorico sia pren- rarsi alla stregua di potenziali una minuziosa analisi, ci pro- dendovi parte attiva, pur man- avversari. pone una storia del giornale tenendo la propria specificità. da quel momento fino al Non si riscontrarono pretese di 1953, ripercorrendo, attraver- monopolizzare tale movimen- Umanità Nova: so la lente d’ingrandimento to, come invece, in alcuni casi, non solo di Umanità Nova, anni im- erano emerse tra i comunisti. 6 un giornale portanti e ancora oggi poco Al contrario, fu la reciproca au- studiati del movimento anar- tonomia, pur nella lotta con- chico italiano. tingente comune, a rimanere Un’opera importante (ben- un punto fermo. ché priva di uno strumento Il nuovo governo, presieduto importante come quello degli da Ivanoe Bonomi, guardò al indici indispensabile per un fenomeno ardito popolare con saggio storico) che ci aiuta a estrema preoccupazione, poi- ricostruire un’atmosfera ori- ché la comparsa delle forma- ginale dove, come l’autore zioni armate antifasciste ri- sostiene, l’anarchismo italia- schiava di affossare l’ipotesi no «si mostrò vitale, assoluta- della realizzazione di un tratta- mente originale nelle propo- to di tregua tra socialisti e fasci- ste avanzate, e alimentato in sti, il cosiddetto «Patto di paci- primo luogo dalla volontà di ficazione». migliaia di individui, che con Il motivo della battuta d’arresto sacrificio ed abnegazione degli Arditi non va però ricer- cercavano di portare avanti le cato solamente nell’atteggia- loro idee in un contesto ge- mento delle autorità. Anche i nerale sempre più avverso, partiti di sinistra non videro fa- sia sul piano storico-politico vorevolmente l’azione degli Ar- che su quello individuale, ad diti del popolo per diverse mo- Massimiliano Ilari ogni possibilità di reale tra- tivazioni che puntualmente Parole in libertà sformazione sociale». Staid analizza nel saggio. Il giornale anarchico Il Psi, il principale partito prole- Umanità Nova (1944-1953) tario, oltre a fare propria la for- Zero in condotta, Milano, mula della resistenza passiva, si 2009 illuse di poter siglare un accor- pp. 272, euro 17,00 do di pace duraturo con il mo- vimento mussoliniano (il «pat- to di pacificazione»), e con la Umanità Nova è il giornale quinta clausola di questo patto, del movimento anarchico per dichiarava, la propria estranei- antonomasia. Creato, voluto,

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Il campione ca: l’adorazione e il consenso Una riflessione del populismo nella maggioranza degli ita- necessaria 7 mediatico liani a cui si contrappone il 8 disprezzo della minoranza. Ma con un elemento in co- mune: tutti (maggioranza e minoranza di eletti e di elet- tori) hanno come chiodo fisso Berlusconi. «E soprattutto, quando finirà il berlusconismo, inteso come fenomeno endemico della so- cietà italiana, come tendenza di fondo, come inclinazione ad accettare, tollerare, asse- condare quello che l’icona del Cavaliere incarna e rappre- senta?», si domanda il giorna- lista che ha diretto L’Europeo e L’espresso rispondendo con una previsione nera: «il berlu- sconismo può sopravvivere a Berlusconi e, anzi, senza di lui può essere perfino peggio, a giudicare dall’assortita com- Andrea Papi pagnia dei suoi epigoni e dei Per un nuovo umanesimo Giovanni Valentini suoi imitatori». anarchico La sindrome di Arcore Bisogna, dunque, riconoscere Realismo di un progetto Longanesi, Milano, 2009, che Berlusconi è riuscito a libertario pp. 136, 14,00 euro «modernizzare» la politica Milano, Zero in condotta istituzionale, la politica dei pp. 106, 10,00 euro partiti di governo così come «Nel bene e nel male, Silvio quelli d’opposizione, perché Berlusconi è tutti noi, con i ha immesso nella liturgia di Non posso fare una recensio- nostri pregi e i nostri difetti, le coloro che parlano «in nome ne distaccata; ma non si può nostre virtù e i nostri vizi, le del popolo» il linguaggio dello fare a meno di fare una recen- nostre qualità e le nostre de- spot, della gag, usando un lin- sione per questo libro di An- bolezze. È l’italiano medio e guaggio che piace a metà (e drea Papi. Un libro… direi… anche l’arci-italiano. L’idolo o anche più) degli italiani e irri- necessario, e per usare le pa- il feticcio di un popolo, allo ta gli altri, ma provocando ef- role di Nico Berti nell’ultima stesso tempo nobile e misera- fetti condizionati tanto che riga della postfazione: «il libro bile, operoso e inetto, onesto «perfino nelle assemblee di va letto e meditato con la do- e disonesto, che coltiva le sue condominio o in quelle del vuta attenzione» (p.158). contraddizioni come un codi- circolo del tennis si parla, si Non troppo lungo (158 pagine ce genetico, privo di un’etica discute e si litiga come nei talk più due di bibliografia), prez- pubblica o di una religione ci- show sul piccolo schermo». zo contenuto (10 euro), scor- vile», l’impietosa (ma veritie- revole da leggere e diviso in ra, purtroppo) «fotografia» è Luciano Lanza capitoli che non superano di Giovanni Valentini nel suo mai le dieci pagine. Capitoli ultimo libro La sindrome di che hanno una sequenza logi- Arcore. Il solito libro sulle «ge- ca, ma che possono essere let- sta» dell’attuale presidente ti anche in maniera «disordi- del consiglio, Silvio Berlusco- nata», proprio perché il senso

a ni? No, un libro che coglie un a i i r aspetto che molti, troppi ten- r a a r dono a sottovalutare. Berlu- r b b i i l sconi, infatti, ha creato una 4 l

n situazione comico-drammati- n

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fondante della riflessione di Avrei voluto scriverlo io un li- La strage Papi è il «contesto reticolare» bro così, nel senso che negli e il suo doppio (p. 39) e la linea di pensiero di ultimi tempi ne sentivo la 9 riferimento prende dal pen- mancanza, soprattutto nel siero anarchico l’idea della momento in cui volevo dare a molteplicità dinamica (pp. 69- qualche giovane e/o studente 71). un suggerimento di lettura Lo trovo un libro necessario per fargli capire cosa possa si- perché mi sembra che la ri- gnificare l’anarchia nel mon- flessione, il confronto ideale do di oggi e quali prospettive sui temi delle dinamiche so- concrete apra tale approccio ciali e su come si debba agire ideale. La lettura dei testi clas- per indurre un cambiamento sici deve essere confrontata in senso libertario siano oggi, con la pubblicistica anarchica almeno in Italia, sostanzial- più contemporanea, che non mente frammentati per temi, sempre è facile ed è un’opera- soggetti e riferimenti ideali. zione che richiede tempo; e il Situazione molto «anarchica» tempo è un bene di cui dispo- in apparenza, ma solo perché niamo sempre meno libera- anche il mondo libertario si è mente oggi. Questo testo sin- costruito dei quadri mentali tetico risolve molto bene diventati abitudini. Il richia- questo tipo di problema. mo all’umanesimo anarchico Da lettore di cose dell’Asia ci riporta alla necessità della orientale trovo curioso che riflessione sul patrimonio in- manchi il collegamento (deri- Paolo Cucchiarelli tellettuale del passato che pe- vazione, direi io) del concetto Il segreto di Piazza Fontana rò deve essere messo in rela- di «equilibrio stabile» (p. 61) al Ponte alle Grazie, Milano, zione complessivamente con il Tao cinese. E trovo solo vaga- 2009 mondo attuale. mente considerato il pericolo pp. 700, 19,80 euro Ed è questa l’ambizione, me- «politico» rappresentato dalla glio, la tensione intellettuale triade televisione-pubblicità- ed emotiva di Papi che lo ha consumismo proprio nei con- Nel libro Il segreto di Piazza portato a scrivere questo te- fronti del necessario cambio Fontana, Paolo Cucchiarelli sto. Lo dichiara nelle due pa- rivoluzionario di mentalità ripercorre la trama criminale gine dell’introduzione mini- (dall’antropocentrismo al ormai passata alla storia co- ma ed è bello che prima di contesto reticolare) che se- me «strategia della tensione», iniziare a leggere si percepisca condo Papi gli anarchici devo che ebbe il suo culmine nella la presenza dell’essere umano sollecitare e provocare per co- strage di piazza Fontana il 12 che ti offre non solo i suoi struire una società più umana dicembre1969. Vi si narra, pensieri, ma anche le sue pul- e cooperativa. con ampia documentazione, sioni ideali. Ma il confronto è appena ini- di servizi segreti ufficiali e Nel suo piccolo e nella conci- ziato, spero…. . «deviati» (?), nazionali ed sione dei capitoli il libro riesce esteri, di settori dei Carabi- a spaziare a tutto campo. I 52 Fabrizio Eva nieri e della Polizia, di fascisti testi citati nella bibliografia di Ordine nuovo, di Avan- non «pescano» solo nel mare guardia nazionale, della Rosa anarchico e Papi riesce a trat- dei venti, di Nuova Repubbli- tare diversi ambiti concettuali ca, l’Anello, la Gladio, l’Agin- (dall’economia alla scienza, ter press di Guerin Serac, Stay dalla sociologia alla filoso- behind, il ministero dell’In- fia…) producendo una sem- terno e il famigerato Ufficio plice sintesi, chiara e che sa affari riservati, pezzi di magi- essere spesso propositiva. stratura, generali, colonnelli

a veri e presunti, agenti greci, i r la Cia, il Mossad, la Nato… a r più una pletora di faccendieri b i l e spioni di ogni risma. Vi si

n narra delle macchinazioni

70 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 per provocare tensione e labresi, Feltrinelli, i servizi su quali basi, è convinto che paura con attentati e stragi deviati e quelli paralleli, la gli ambienti anarchici e di si- da attribuire alla sinistra e vi Dc, il Pci, la Nato e gli Stati nistra fossero allora un coa- si narra poi della frenetica at- Uniti. Il racconto tragico e cervo di infiltrati, provocato- tività di depistaggio, disinfor- sconvolgente del Pasticciac- ri, fascisti travestiti e mazione, corruzione di testi- cio che ha ammalato l’Italia». soprattutto «nazimaoisti». La moni, occultamento di prove La nuova versione consiste categoria dei nazimaoisti vere e fabbricazione di prove nell’immaginare che gli anar- pervade li testo in modo qua- false, seguite al sostanziale chici, veri o plagiati che fos- si ossessivo, basti una frase fallimento dell’operazione, sero, organizzavano attentati per tutte a p. 318: «E poi a Mi- che nella ridda di inchieste e ma mentre deponevano i loro lano c’era la commistione procedimenti giudiziari inne- ordigni dimostrativi venivano con i maoisti e nazimaoisti scati dalla madre di tutte le affiancati a loro insaputa da che inquinava i gruppi anar- stragi doveva concludersi con provocatori e sicari che piaz- chici e marxisti-leninisti». la sostanziale impunità di zavano la bomba mortale. Chissà dove ha visto tutto tutti i responsabili. Così troviamo le doppie bor- questo. La documentazione, che pro- se, le doppie bombe, i doppi È evidente che il il gruppo 22 viene da atti processuali, in- attentatori, i doppi taxi con Marzo di Valpreda e Mario terviste, notizie dalla stampa relativi doppi Valpreda, doppi Merlino costituisce per l’au- di allora, inchieste già pub- sosia e così via. Secondo l’au- tore un modello più o meno blicate, nonché da altre «fon- tore il nuovo sosia di Pietro generalizzabile a tutta l’allora ti» identificate e non, appare Valpreda sarebbe Claudio Or- sinistra extraparlamentare. Il molto ricca e trova ampio si. Per inciso: Valpreda era un 22 Marzo non era certo un spazio nelle 700 pagine del uomo di statura media, cor- esempio di rigore politico, volume. poratura media, capelli me- era un gruppo appena nato, All’interno di questa estesa diamente arruffati, un po’ senza alcun ruolo nel movi- ricostruzione l’autore intro- stempiato, nessun segno par- mento, raffazzonato da Val- duce la sua versione sulla di- ticolare, accento tipico da preda con un ex fascista (pe- namica materiale degli atten- milanese medio. Su cento mi- raltro dichiarato) un tati, sia di quelli ai treni lanesi di età analoga, quanti poliziotto in incognito, un in- dell’agosto 1969 sia di quelli potevano essere suoi sosia? formatore del Sid, un grup- del 12 dicembre a Milano e Una buona percentuale. petto di ragazzi di poco più o Roma, ed è qui che si perde. Nel libro gli anarchici sono nemmeno venti anni. Un Il rigore dell’interpretazione quasi tutti inquinati da infil- gruppo così sgangherato da lascia sempre più spazio a trati e provocatori, mentre i essere inaffidabile anche co- supposizioni e congetture, si- pochi buoni e ingenui, rap- me oggetto di provocazione, tuazioni e perfino i caratteri presentati ovviamente da come dimostrerà il fallimento di personaggi vengono larga- Giuseppe Pinelli, cercano di storico di tutta l’operazione mente immaginati. Gli indizi impedire gli attentati orditi piazza Fontana. divengono prove e vengono dai compagni cattivi e però Nella ricerca dei colpevoli fatti convergere nel giustifi- cadono in trappole a base di materiali Cucchiarelli parte care l’ipotesi. La dimostrazio- traffici di esplosivo. A essere così con il piede sbagliato e ne diventa un teorema e co- preda di giochi occulti non nel suo percorso verso un’im- me spesso accade, il sono solo gli anarchici, ma probabile verità, inciampa ricercatore si fa prendere la molto di più ampi settori del- più volte. Innumerevoli sono mano dalla tesi che vuole di- la sinistra ribelle: in effetti ve- le frasi, le affermazioni e le il- mostrare e ne rimane intrap- niamo a sapere che già gli lazioni gratuite in varie parti polato. Purtroppo la versione scontri di Valle Giulia a Roma del testo, tanto che per ribat- di Cucchiarelli non viene nel marzo 1968 furono in re- terle tutte ci vorrebbe un al- proposta come ipotesi ma co- altà guidati dai neonazisti, tro libro. me affermazione, il sottotito- che Giangiacomo Feltrinelli Solo su alcuni di questi in- lo del libro enuncia infatti: (come anche i coniugi Corra- ciampi vorrei qui fare chia- «Finalmente la verità sulla dini) era teleguidato da Gio- rezza, per amore di verità sto-

strage: le doppie bombe e le vanni Ventura, che lo stesso a i bombe nascoste, Pinelli, Ca- Ventura è stato il vero ispira- r a tore del libro La Strage di Sta- r b i to del 1970 e così via. 4 l Cucchiarelli, non si capisce n

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rica ma anche perché mi ri- incauto prendere come sosia soggetti interessati: stato, fa- guardano direttamente. una persona conosciuta da scisti e anarchici. Questi ulti- • I così detti «nazimaoisti» tutti nell’ambiente in cui de- mi dovevano scagionare Val- non hanno mai fatto parte ve operare e conosciuto da preda e rivendicare della storia reale di quel pe- colui che deve «sostituire». l’innocenza di Pino Pinelli. Si riodo, e tanto meno dei circo- Adesso vediamo altre cose erano fatti tirare dentro e ora li anarchici. Sono comparsi in che non quadrano. la situazione non lasciava al- rari casi, anni prima, con • A p. 47, la conferenza stam- cuno scampo politico: diffi- qualche affissione di manife- pa del 17 dicembre, dopo la cilmente sarebbe stata dimo- sti. In quei pochi casi tutti sa- strage fu organizzata dai mili- strabile nelle aule dei pevano di chi si trattava e tanti del Ponte della Ghisolfa, tribunali la loro buona fede non avevano alcuna credibili- il circolo principale, come era di non voler causare morti. tà. Nazimaoisti, finti cinesi e ovvio (chi scrive era presen- Da un punto di vista giuridi- analoghi erano allora un po’ te). Non ci fu alcuna latitanza co la partecipazione degli più diffusi in Veneto, ma an- degli amici di Pinelli né ci fu- anarchici alla vicenda sareb- che stando a quanto scrive rono «stridori» o «abissi sui be stata quantomeno un con- Cucchiarelli, agivano per lo modi di fare politica con i corso in strage». A quali anar- più in proprio e con scarsi ri- compagni di Scaldasole», an- chici era stata carpita la sultati quanto a infiltrazioni che perché il Circolo Scalda- buona fede? Fuori i nomi riuscite. C’è, è vero, il caso di sole era gestito dagli anarchi- Cucchiarelli, perché qui si fa Gianfranco Bertoli, che nel ci del Ponte della Ghisolfa l’accusa di concorso in stra- 1973 compie la strage alla che lo lasceranno nel 1972 al- ge. Ma di nomi Cucchiarelli questura milanese, che fre- la gestione di altri gruppi non ne può fare e così lancia quentò anarchici e fascisti, anarchici. Gli amici di Giu- accuse tanto infamanti quan- mise una bomba, ma si com- seppe Pinelli erano tutti pre- to generiche. portò poi come un ottocente- senti alla conferenza (il sotto- • A p. 183 leggiamo che come sco anarchico individualista, scritto, Amedeo Bertolo, Ivan «…rivela una fonte qualifica- si fece l’ergastolo, non parlò Guarnieri, Luciano Lanza, ta di destra che, naturalmen- mai e finì nella droga. Fu un Antonella Frediani, Vincenzo te, non vuole essere citata…», personaggio per certi versi Nardella, Umberto Del Gran- Valpreda prese l’inspiegabile tragico, rimasto in realtà un de, Gianni Bertolo e altri an- taxi «Perché qualcuno gli ave- mistero, come anche ricono- cora). Joe Fallisi, il testimone va semplicemente detto che sce lo stesso Cucchiarelli. pure presente cui fa riferi- doveva prendere il taxi. Gli All’albergo Commercio di Mi- mento Cucchiarelli, è eviden- diedero 50.000 lire e il balleri- lano, occupato, i nazimaoisti temente stato tradito dalla no non si pose di certo il per- non c’erano. A Milano l’unica memoria. Peraltro la «vecchia ché» (nella versione dell’au- «mela marcia» di rilievo che dirigenza» di cui parla Cuc- tore Valpreda doveva frequentò il Ponte della Ghi- chiarelli aveva in media 25 prendere un taxi per essere solfa è stato Enrico Rovelli, anni! Solo Pinelli ne aveva 41. notato dal taxista). Qui la non un infiltrato ma un anar- Di quella conferenza stampa questione si fa grave: primo chico poi passato per interes- non si dice invece che fu fat- non si può citare fonti quali- se al soldo della polizia e del- ta, in quel difficile momento, ficate che però restano ano- l’Ufficio affari riservati. una scelta coraggiosa e politi- nime; secondo, questo è uno • A Milano tanti sapevano che camente ineccepibile: con degli innumerevoli passaggi Nino Sottosanti (non si è mai grande sorpresa dei giornali- nei quali Valpreda (solita- dichiarato nazimaoista) era sti, gli anarchici non presero mente chiamato «il balleri- un ex fascista che dormiva le distanze da Valpreda, no- no») viene descritto come un nella sede di Nuova Repub- nostante i non buoni rappor- poveretto, un esaltato zim- blica e che era un tipo da cui ti, e denunciarono come bello di chiunque, un igno- stare alla larga. Era amico di mandante della strage non i rante pronto a tutto per Tito Pulsinelli a cui fornì un «fascisti», come concordava 50.000 lire. Ho conosciuto be- alibi. Quanto al suo ruolo co- la stampa di sinistra, ma lo ne Valpreda, in quel periodo me sosia, pare per lo meno stato. era certamente fuori dalle ri-

a • A p. 138 Cucchiarelli ci illu- ghe e il suo carattere era cer- i r stra il «triangolo del depistag- tamente un po’ sbruffone (e a r gio»: «Il segreto della strage per questo fu scelto come vit- b i l ha resistito per tanti anni go-

n dendo del silenzio di tutti i

72 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 tima sacrificale), ma non era a lungo con ardite congetture mone del suo passaggio al né ignorante né stupido, era sul misterioso caso di Paolo Ponte), cita il famoso Erda sa- certamente acuto, aveva una Erda, citato da Pinelli nel suo pendo che è un soprannome biblioteca ben fornita e una interrogatorio ma mai rin- e fa solo il nome di Ivan discreta cultura, e come sap- tracciato né sentito da nessu- Guarneri, compagno già ben piamo pubblicò poi diversi li- no e nemmeno dallo stesso noto alla questura. Ma è pro- bri. Non dimentichiamo che autore, che ne ha cercato a prio sulla base del «buco» il «ballerino», con tutto quel- lungo notizie, fino a segnala- dell’alibi di Pinelli che Cuc- lo che di lui si può criticare, si re che in «Ivan e Paolo Erda è chiarelli fonda in gran parte è trovato da un giorno all’al- contenuto anagrammato il l’ipotesi fantasiosa, secondo tro imprigionato sotto un’ac- nome di Valpreda». Erda era cui Pinelli «poteva avere a cusa atroce, trattato come un solo il soprannome di un gio- che fare con le altre bombe». animale dalla stampa (La fu- vane anarchico di nome Pao- Ipotesi totalmente fantasiosa ria della bestia umana, su Il lo che ha tutt’altro cognome, che non ha alcun riscontro. Corriere d’informazione del tutto qui. Oggi è a metà stra- • A p. 274 si descrive una ce- 17 dicembre), tenuto quaran- da fra i cinquanta e i sessan- na a casa di Pinelli presenti ta giorni in isolamento e in- t’anni. Nino Sottosanti, Rosemma terrogato centinaia di volte, Ma qui c’è un’altra considera- Zublena, Armando Buzzola sottoposto a una pressione fi- zione importante: nel testo si con la compagna, e l’algerino sica e psicologica che possia- fa a lungo riferimento alle fal- Miloud, quest’ultimo definito mo solo immaginare, minac- se dichiarazioni e/o alle ri- sbrigativamente «uomo di ciato di infamia e di trattazioni di Valpreda, della collegamento con i palestine- ergastolo. Ma il «ballerino» ha zia Rachele Torri, della madre si». Questo Miloud, berbero, retto, si è fatto tre anni di car- Ele Lovati e dello stesso Pi- militante nella lotta di libera- cere, non si è piegato a ricat- nelli a proposito del suo alibi, zione algerina, non ha mai ti, non ha accusato nessuno per sottintendere che vi era- avuto a che fare con i palesti- né ha rinnegato le sue idee, no verità scomode da na- nesi, da dove viene questa non risulta dagli atti che mai scondere (ovvero le bombe notizia? A questa e a un’altra sia sceso a compromessi. dimostrative messe dagli cena, sempre a casa di Pinel- • A p. 228 l’autore avrebbe anarchici). L’autore dovrebbe li, avrebbe partecipato anche potuto precisare che la cam- però sapere che il vecchio «un anarchico sconosciuto» pagna di stampa di Lotta detto «non c’ero e se c’ero che, attingendo a un rappor- Continua contro il commis- dormivo» non è solo una bat- to del ministero dell’Interno sario Luigi Calabresi non fu tuta, ma è il comportamento ritovato nel deposito della via un fatto gratuito. La campa- di chiunque non ami partico- Appia a Roma, Cucchiarelli gna aveva lo scopo di indurre larmente polizia, carabinieri identifica in Gianfranco Ber- il commissario a una querela e altri inquisitori e si trovi di toli: l’autore della strage del contro il giornale. Il giudice fronte a un interrogatorio. Si 1973 alla questura di Milano. Giovanni Caizzi aveva fatto dice il meno possibile, non si Peccato che quando la Zuble- sapere che l’indagine sulla fanno nomi di amici e com- ma frequentava gli anarchici morte di Pinelli era in via di pagni e si resta nel vago. Se di Gianfranco Bertoli nessu- archiviazione e solo una que- poi le cose si complicano si no aveva ancora sentito par- rela da parte di un pubblico può sempre ricordare… e lare. Fantasia pura. ufficiale, querela che preve- questo vale anche per una • A p. 290 incontriamo Mau- deva facoltà di prova, avreb- vecchia zia, che non vede per ro Meli, altro presunto anar- be permesso di riaprire il quale ragione dovrebbe dire chico, ferroviere, sedicente processo. Gli attacchi del che il nipote è dai nonni in- provocatore infiltrato a suo giornale divennero così feroci vece che dire semplicemente dire nel circolo Ponte della perché Calabresi tardava a «non lo so». A quei tempi cir- Ghisolfa. Costui non è mai querelare (come anche ripor- colava il Manuale di autodife- stato visto (c’è la fotografia tato nel libro, secondo la mo- sa del militante a cura degli nel libro), né conosciuto da glie Gemma fu il ministero a avvocati contro la repressio- alcuno. Se è stato al Ponte la opporsi a lungo alla querela). ne che dava dettagliate indi- sua attività provocatoria si è

• A p. 245 Cucchiarelli insiste cazioni in questo senso. Per a i questa stessa ragione Pinelli r a non cita Sottosanti, non cita r b i Ester Bartoli (che con il «mi- 4 l

sterioso» Erda sarebbe testi- n

73 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

fatta notare ben poco. Viene Stato fu pilotata da Giovanni li). È sempre l’ossessione de- da chiedersi perché, su que- Ventura. Nella relativa nota gli anarco-fascisti- nazisti ec- ste e altre notizie, Cucchiarel- 12 a p. 667 si precisa che «c’è cetera, di cui è permeato l’in- li non ha chiesto conferme a motivo di credere» questo tero romanzo. testimoni che pure conosce? perché Mario Quaranta, (so- • A p. 621 «Sulla tomba di Pi- Forse perché degli anarchici cio editoriale di Ventura, e no Pinelli c’è proprio una c’è poco da fidarsi, come personaggio squalificato poesia di quell’antologia che, confessa in un altro passag- quanto il suo sodale Franzin) un Natale, il commissario Ca- gio del libro? lo avrebbe raccontato al giu- labresi regalò all’anarchico», • A p. 345 la nota 11 ci infor- dice Gerardo D’Ambrosio. La il libro è Antologia di Spoon ma sugli «editori librai appa- testimonianza di uno come River di Edgar Lee Master, ma rentemente di sinistra: oltre a Quaranta non dovrebbe esse- le cose andarono esattamen- Ventura troveremo Nino Mas- re presa in considerazione te all’opposto: Calabresi rega- sari a Roma e Umberto del con tanta leggerezza. lò a Pinelli Mille milioni di Grande a Milano. «Quest’ulti- • A p. 368 si afferma per certo uomini di Enrico Emanuelli. mo conosceva molto bene Pi- che Valpreda sarebbe andato È solo una svista, ma ci piace nelli ma era anche in contat- al congresso anarchico di ricordare che la poesia che i to con uomini di Ordine Carrara nel 1968 insieme a un cavatori di Carrara incisero Nuovo e con Carlo Fumagalli, codazzo di fascisti del XII sulla tomba di Pinelli non era capo del MAR». marzo di Roma, di cui elenca tratta dal libro che gli regalò Umberto del Grande (è morto i nomi: Pietro «Gregorio» il commissario, ma da quello pochi anni fa) non era un Maulorico, Lucio Paulon, Au- che lui regalò, per sdebitarsi editore né un libraio, era un gusto De Amicis, Aldo Penni- di quel regalo inaspettato, a anarchico del Ponte della si, Alfredo Sestili e «il già Calabresi. Ghisolfa da anni ed era un “convertito» anarchico Mario Infine, in diversi passaggi del componente della Crocenera Merlino». Da dove Cucchia- libro si ha l’impressione che anarchica. L’unica sua veste relli ha tratto questa notizia l’autore riporti racconti di editore è stata di assumersi non è dato sapere. ascoltati a voce da qualcuno, nel 1971 la titolarità dell’edi- • A p. 399 c’è un’altra affer- solo così si spiegano i ripetuti trice che pubblicava A rivista mazione grave, grave perché errori sui nomi: Otello Man- anarchica, mentre veniva co- diffamatoria: vi si dice che ghi invece di Otello Menchi, stituita una società coopera- Enrico Di Cola, un giovane Octavio Alberala invece di tiva che avrebbe gestito la ri- componente del 22 Marzo ro- Octavio Alberola… vista. Non ha mai avuto a che mano, sarebbe colui che Queste sono soltanto alcune fare con uomini di Ordine avrebbe indirizzato le indagi- delle imprecisioni e delle Nuovo. Era anche appassio- ni contro Valpreda e che per «fantasie» del libro di Cuc- nato di viaggi nel Sahara, per questo sarebbe stato com- chiarelli. questo aveva acquistato una pensato dalla polizia con un vecchia Land Rover da un salvacondotto per espatriare Enrico Maltini meccanico di Segrate. Quan- in Svezia. Di Cola, espatriò do il prefetto Libero Mazza effettivamente in Svezia dove rese pubblico il censimento chiese e ottenne asilo politi- dei gruppi «sovversivi» di Mi- co, ma lo fece clandestina- lano, citò del Grande come mente, con non poche diffi- responsabile della Crocenera. coltà, aiutato da alcuni Il rapporto Mazza fu letto an- anarchici e con un documen- che dal meccanico, che era to falso. Fumagalli, e che si rivelò co- Poche righe più in basso Ro- me tale a del Grande. E il rap- berto Mander ed Emilio Bor- G porto cliente-meccanico si ghese vengono classificati, chiuse. con Merlino, «i più compro- • A p. 347 si afferma che la messi con la provocazione». stesura del libro La strage di Come e su quali basi Cuc-

a chiarelli si permette di dare i r del provocatore a questo e a a r quello senza alcuna prova b i l non è dato sapere (Mander

n ha già querelato Cucchiarel-

74 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 o i v i h c r a •

POTERE, AUTORITA´, DOMINIO: UNA PROPOSTA DI DEFINIZIONE di Amedeo Bertolo Definire il potere, il suo ambito, le sue dimensioni sociali in rapporto agli altri due termini (autorità e dominio) significa mettere a fuoco un nodo concettuale centrale del pensiero anarchico. La più coerente teoria «contro il potere». Ma che cosa c’è dietro i tre termini? Quali ambiguità racchiudono? Ecco un saggio pub- blicato sul numero 2 del 1983 del trimestrale Volontà. Un testo che si propone (come è scritto nell’editoriale-presentazione di quel numero della rivista) di «de- finire non tanto i termini, solo apparentemente sinonimi, di potere, autorità, do- o i v

minio, quanto di approfondire e definire i concetti che stanno dietro ai termini e i ai contenuti che stanno dietro ai concetti». Amedeo Bertolo è stato tra i fondatori h c r

di A rivista anarchica nel 1971, redattore delle Edizioni Antistato e di Volontà. a

Attualmente è redattore dell’editrice Elèuthera. n

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el corso dei miei studi sulla tecnoburocra- N zia, sull’autogestione e sull’utopia [1] mi si era posto il problema di una definizione del po- tere. Di volta in volta ne davo una definizione più o meno esplicita, funzionale al contesto della singola ricerca: si trattava però sempre di definizioni parziali e provvisorie, il cui scopo era limitato all’esigenza di evitare fraintendi- menti di un discorso centrato su altri temi. Il problema di fondo restava aperto, anzi, per me sempre più aperto man mano che la riflessione procedeva in ampiezza e profondità (o quanto- meno ero convinto che così procedesse). Il fatto è che si trattava e si tratta, se non di sciogliere, quanto meno di mettere chiaramen- te a fuoco un nodo concettuale estremamente complesso (e non semplicemente di intendersi sulle parole) un nodo centrale al pensiero anar- chico. Paradossalmente, l’anarchismo (che pu- re può essere considerato come la critica più radicale del dominio sinora esplicitata, critica teorica e critica pratica) non ha prodotto una teoria del potere più articolata e sottile delle apologie del dominio. Alle geniali intuizioni sul potere dei «padri» del- l’anarchismo non è seguita una riflessione ade- guata all’importanza di quelle intuizioni. Intui- zioni ancor oggi feconde, beninteso, ma rimaste per l’appunto poco più che intuizioni, dal punto di vista scientifico, e che dopo oltre cent’anni corrono per di più il serio pericolo (uso un trasparente eufemismo per amor di pa- tria) di sclerotizzarsi in formule stereotipate, in credenze, in tabù, perdendo gran parte della lo- ro utilità come fondamentali ipotesi di lavoro per l’interpretazione e la trasformazione della elemento indiscutibilmente centrale di ogni si- realtà. Le intuizioni si sclerotizzano e la relativa stema di pensiero sociologico e politico [2], il indeterminatezza terminologica e concettuale, concetto di potere è attualmente uno dei più inevitabile e forse necessaria ai primi sviluppi controversi, ma nel contempo uno dei meno di- della riflessione, diventa ostacolo al procedere battuti, categoria pressoché rimossa dal campo del pensiero e dell’azione, fonte insieme di in- giustificabili «ortodossie» e di altrettanto ingiu- stificabili «eresie», di immobilismo tradizionale 1. Amedeo Bertolo, Per una definizione dei nuovi padro- e di sciocchezze innovative, di discussioni no- ni, in I nuovi padroni, Antistato, Milano, 1977; La gra- minali e di impotenza sociale. migna sovversiva, in Interrogations, n. 17-18/1979; Può essere di una certa consolazione agli anar- L’immaginario sovversivo, in A rivista anarchica, n. chici il sapere che anche la scienza ufficiale non 93, giugno-luglio 1981. ha fatto molta chiarezza, in quest’ultimo secolo, 2. Ad esempio: «II potere è la categoria formale decisiva su quell’insieme di «cose» (relazioni, comporta- sia nell’analisi della struttura sia nell’analisi dei pro- menti, strutture sociali...) che sono inscatolate cessi della società» (Ralf Dahrendorf, La libertà che come potere (o come autorità o come dominio). cambia, Laterza, Bari, 1979, p. 155); «Nell’intero lessi- Benché il potere sia non solo elemento centrale co della scienza politica quello di potere è forse il concetto più fondamentale: il processo politico è la della critica anarchica all’esistente, ma anche formazione, la distribuzione e l’esercizio del potere» o i

v (Harold Lasswell e Abraham Kaplan, Potere e società, i

h Etas, Milano, 1969, p. 90); e ancora «Lo studio del po- c tere è il principio della scienza sociologica» (Irving r

a Horowitz, Introduzione a Wright Mills, Politica e pote-

n re, Bompiani, Milano, 1970, p. 20).

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accademie non sembrano essere andate molto oltre Thomas Hobbes o John Locke, o addirittu- ra Platone e Aristotele. La consolazione però è magra. In primo luogo perché la scienza dominante può ben permet- tersi il lusso di essere poco convincente sul pia- no puramente logico, perché ha da sé la forza delle cose, cioè dell’esistente e dell’immagina- rio inconscio che su di esso è strutturato e lo struttura. In secondo luogo, una certa confusio- ne le è funzionale, proprio perché rende diffici- le se non impossibile l’identificazione teorica e la distruzione pratica del dominio sociale. Al contrario, il pensiero anarchico deve fare la massima chiarezza, se vuole, come vuole, esse- re scienza sovversiva, cioè strumento per cono- scere e capire e sovvertire l’esistente. Il presente scritto propone alcune definizioni che secondo l’autore potrebbero rendere più proficuo non solo il dibattito tra anarchici ma anche meno arduo il confronto tra anarchici e non anarchici, che rischia altrimenti di restare per sempre un dialogo tra sordi. Apparirà chia- ro che il lavoro di definizione si è rivolto non tanto ai termini quanto ai concetti che stanno dietro ai termini e ai contenuti che stanno die- tro ai concetti. Mi spiego. Il segno grafico (e vo- cale) «casa» può segnalare il concetto «ricovero artificiale», ma dietro questo concetto i conte- nuti possono variare dalla capanna al grattacie- lo. In questa sede, tuttavia, mi limiterò a una definizione per grandi categorie di contenuti (e di concetti), funzionale a una prima, provviso- ria risposta al seguente quesito: dietro a ciò che si etichetta come potere quanto c’è di funzioni di applicazione di quella sottigliezza analitica di sociali universali e quanto c’è di funzioni pro- cui vanno orgogliose le accademie. Se le analisi prie di un rapporto di dominio? del potere sono sofisticate, lo sono più nel senso negativo di falsificazione che in quello positivo Confusione semantica di affinamento. Com’è facile appurare anche con una lettura af- É consuetudine, non solo accademica, iniziare frettata di un po’ di letteratura in materia, c’è un discorso di definizione semantica con 1) un non solo una discreta confusione terminologi- approccio etimologico e/o 2) un approccio sto- ca (un caso esemplare è quello di Max Weber, il rico. Nel caso specifico entrambi ci sarebbero cui termine Herrschaft è stato tradotto in italia- di scarsa utilità. L’etimologia dei tre termini da no sia come potere sia come autorità), ma an- noi considerati è troppo lontana nel tempo per che un’ampia indeterminazione concettuale. essere più che archeologia linguistica e inoltre Inoltre, quanto all’interpretazione-giustifica- due dei tre termini da noi considerati hanno un zione delle funzioni e della genesi del potere, le significato originano pressoché simile [3]. Quanto all’uso storico degli stessi termini, esso rivela una polivalenza e una reciproca inter- 3. «Potere» deriva dal latino potis (padrone, possessore), cambiabilità nel tempo tale da renderne l’ana- così come «dominio» deriva da dominus (padrone di lisi irrilevante ai nostri fini [4]. o

casa, capofamiglia); «autorità» invece viene dal latino i v

auctor che significava originariamente colui che fa i crescere, che accresce. h c r

4. Si veda ad esempio Thomas Eschenburg, Dell’autori- 4 a

tà, il Mulino, Bologna, 1970. n

77 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

Assai sinteticamente, tutto ciò che possiamo ri- cavare e dall’origine e dall’impiego nel corso del tempo (in contesti socio-economici diversi) delle parole-chiave di questa riflessione è che, se immaginiamo uno spettro di significati che va da un polo positivo a un polo negativo, con riferimento ai valori (anarchici, ma non solo) della libertà e dell’uguaglianza, il termine auto- rità si colloca per lo più in posizione mediana di neutralità, il termine dominio si colloca pre- valentemente verso il polo negativo e il termine potere copre tutto lo spettro, grazie alla sua pe- culiare polisemia che ne fa variare l’impiego tra il «poter fare» e il «poter far fare». Di utilità altrettanto scarsa, ai nostri fini, è un esame dell’uso dei tre termini da parte degli anarchici (certamente di maggiore utilità è un esame dei concetti e dei contenuti sottostanti). Sia nei testi classici sia nei testi contemporanei, sia nelle riflessioni sia nella propaganda, pote- re/autorità/dominio sono usati per lo più co- me sinonimi (e dunque con attribuzione nega- tiva). Una qualche diversificazione tra autorità e po- tere, più o meno esplicita, è probabilmente identificabile, è vero. Ma non univoca. Ad esempio per Pierre-Joseph Proudhon il potere è forza collettiva mentre l’autorità è alienazio- ne, appropriazione monopolistica di questa forza collettiva [5], (ma usa anche il termine «potere politico» per definire questa espropria- zione di potenza sociale). Per Proudhon, dun- que, autorità sarebbe termine negativo, mentre potere sarebbe o potrebbe essere termine neu- trale. Al contrario, Michail Bakunin riconosce un’autorità «neutrale» [6]. E addirittura, dai tuale. Un poco (ma non molto) più significati- classici ai contemporanei, Giovanni Baldelli at- vo è l’esame dell’uso contemporaneo dei tre tribuisce un significato decisamente positivo termini sia nel linguaggio comune sia nel lin- alla parola «autorità» [7], che egli impiega per guaggio scientifico. lo più nel senso di influenza morale e intellet- Nel linguaggio comune i due aggettivi «autore- vole» e «autoritario» segnalano l’uso sia positivo sia negativo del sostantivo «autorità» da cui de- 5. Pierre-Joseph Proudhon, La giustizia nella religione e rivano, sostantivo che può indicare sia un ruolo nella chiesa, brani scelti in La dimensione libertaria politico di potere sia una particolare competen- di P.-J. Proudhon, a cura di Giampietro Berti, Città za o una eccellenza morale. Sempre nel linguag- Nuova, Roma, 1982. gio corrente il termine potere copre tutto l’arco compreso tra la capacità di essere o fare e la 6. «Allorché si tratta di stivali, ricorro all’autorità del cal- zolaio; se si tratta di una casa, di un canale o di una struttura sociale gerarchica. Solo la parola do- ferrovia, consulto quella dell’architetto o dell’inge- minio è quasi univocamente utilizzata nel senso gnere.[...] Io m’inchino davanti all’autorità degli spe- del potere di imporre ad altri (de jure o de facto) cialisti, perché è imposta dalla mia propria ragione. la propria volontà, con strumenti coercitivi, fisi- [...] Noi accettiamo tutte le autorità naturali e tutte le ci o psichici. Anche nel linguaggio delle scienze influenze di fatto, nessuna di diritto, e come tale uffi- sociali il termine dominio (e gli aggettivi e verbi o i cialmente imposta». Michail Bakunin, Dio e lo Stato, correlati) appare meno polivalente di autorità e v i R.L., Genova, 1966, pp. 63-66. potere. Esso, forse proprio per la diffusa valenza h c 7. Giovanni Baldelli, Social Anarchism, Penguin, Har- emotiva negativa che ha nell’uso corrente, viene r

a mondsworth, 1971, cap. IV, Freedom and Authority, raramente impiegato oppure impiegato con

n pp. 79-94. esplicito giudizio di merito, negativo per l’ap-

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9. Eccone alcuni esempi un po’ alla rinfusa. Potere. Il p. è «a) capacità o facoltà naturale di agire... ; b) facoltà le- gale o morale, diritto di fare qualche cosa; c) autorità, specialmente nel significato concreto, corpo costituito che esercita tale autorità, governo» (André Lalande, Dizionario critico di filosofia, Isedi, Milano, 1971). «Il p. è la partecipazione alla presa di decisioni” e “una deci- sione è una linea di condotta che comporta sanzioni severe» (H. Lasswell e A. Kaplan, op. cit., pp. 89-90). Il p. è «diritto di comandare» (Guglielmo Ferrero, Potere, Sugarco, Milano, 1981, p. 27). «Come p. designeremo la capacità di una classe sociale di realizzare i suoi obiet- tivi specifici» (Nicos Poulantzas, in Franco Ferrarotti (a cura di), La sociologia del potere, Laterza, Bari, 1972, p.410). Il p. è «la capacità di stabilire e di attuare deci- sioni anche quando altri si oppongono» (Charles Wright Mills, op. cit., p. 18). Il p. è «un corpo perma- nente al quale si ha l’abitudine di obbedire, che pos- siede mezzi materiali di costrizione e che è sostenuto dall’opinione che si ha della sua forza, dalla credenza nel suo diritto di comandare, ossia nella sua legittimi- tà, e dalla speranza nella sua beneficenza» (Bertrand De Jouvenel, Il Potere, Rizzoli, Milano, 1947). Per p. si deve intendere “tutti i mezzi di cui un uomo può di- sporre per piegare la volontà degli altri uomini» (Ro- land Mousnier, Le gerarchie sociali dal 1450 ai nostri giorni, Vita e Pensiero, Milano, 1971, p. 9). «Si può defi- nire il p. come la capacità di realizzare i desideri» (Ber- trand Russell, II potere, Feltrinelli, Milano, 1967, p. 29). «Per p. si deve intendere [...] la possibilità per specifici comandi (o per qualsiasi comando) di trovare obbe- dienza da parte di un determinato gruppo di uomini» (Max Weber, Economia e società, Comunità, Milano, 1971). «Il p. è una comunicazione regolata da un codi- ce» (Niklas Luhman, Potere e complessità sociale, Il Saggiatore, Milano, 1979). Autorità. L’a. è «un qualsiasi potere esercitato su un uomo o gruppo umano da un punto [8]. Quanto alle definizioni di autorità e altro uomo o gruppo» (Nicola Abbagliano, Dizionario potere, ce n’è un po’ per tutti i gusti. Ciò che ta- di filosofia, Utet, Torino, 1961). L’a. è «un vincolo tra luno chiama autorità altri chiama influenza o ineguali» (Richard Sennet, Autorità, Bompiani, Milano, prestigio, oppure (con altri contenuti) ciò che 1981, p. 18); l’a. è «un modo di definire e interpretare le taluno chiama autorità altri chiama potere op- differenze di forza» (R. Sennet, op. cit., p. 118); l’a. «è pure potere legittimo o formale [9]... una ricerca della stabilità e della sicurezza nella forza É dunque a nostro avviso necessario riprendere degli altri» (R. Sennet, op. cit., p. 178). L’a. è «una di- pendenza accettata» (Max Horkheimer, citato in T. il tentativo di definizione a partire da una iden- Kschenburg, op. cit., p. 9). L’a. è «(psicologica) superio- rità o ascendente personali... e (sociologica) diritto di decidere o di comandare» (Lalande, op. cit.). «L’essen- za dell’a. ... è di dare a un essere umano quella sicurez- 8. Tra i casi di uso «neutrale» del termine dominio ne se- za e quel riconoscimento nella decisione che logica- gnaliamo però tre rilevanti: Georg Simmel (Il dominio, mente spetta soltanto a un assioma superindividuale Bulzoni, Roma, 1978), per il quale il dominio è una ca- ed effettuale o a una deduzione» (G. Simmel, op. cit., p. tegoria universale di interazione sociale, di cui il pote- 11). L’a. è «il possesso atteso e legittimo del poteri» (H. re è forma particolare; Ralf Dahrendorf (Classi e con- Lasswell, A. Kaplan, op. cit.). flitto di classe nella società industriale, Laterza, Bari, 1970), che propone una definizione di dominio inteso

come “possesso di autorità e cioè come un diritto di o i

emanare comandi autoritativi”; Harold Lasswell e v i

Abraham Kaplan (op. cit.), per i quali dominio è mo- h

dello di potere effettivo (ma il termine inglese è qui ru- c 4 r le, e non domination, e potrebbe tradursi diversamen- a

te in italiano). n

79 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

tificazione dei concetti e dei contenuti, anche no animale che è l’uomo. L’uomo non conosce se, naturalmente, questo procedere implica al- istinti in senso proprio (cioè risposte compor- cune difficoltà lessicali, che cercheremo di su- tamentali precise e specifiche, ereditate geneti- perare a volte con un uso intuitivo (nel conte- camente, a dati stimoli ambientali), ma al più sto) di alcuni termini, a volte con perifrasi più o tracce o residui di istinto, di scarso o nullo si- meno eleganti, a volte anticipando nell’uso de- gnificato sociale, come l’istinto del neonato a finizioni successive. Farò anche largo uso di succhiare, oppure pseudo-istinti come l’istinto «banalità», cioè di concetti dati per scontati da- sessuale, che è in realtà un bisogno, le forme gli anarchici oppure risaputi e ampiamente ac- della cui soddisfazione (cioè i comportamenti, cettati nell’ambito del pensiero scientifico e fi- cioè una complessa sequenza di atti) non sono losofico non anarchico: dalla combinazione determinate. Per l’uomo, inoltre, 1’ambiente è inconsueta di banalità diverse può uscire qual- assai più culturale che naturale, non solo e non cosa di nuovo. tanto nel senso che egli ha trasformato e tra-

Il potere Prendiamola alla larga (ma solo apparente- mente). La libertà individuale, intesa come possibilità di scelta tra comportamenti alterna- tivi, non è mai (non è mai stata né potrà mai es- sere) illimitata. Essa opera in presenza di limiti e vincoli, naturali e culturali. La scelta può solo avvenire tra possibilità determinate. Su questo concordano persino quei fanatici della libertà che sono gli anarchici (con l’eccezione forse, ma più apparente che reale, di qualche forsen- nato individualista). Questa definizione è tutta- via incompleta e ci rimanda subito a un più al- to livello di libertà, paradossalmente proprio attraverso l’attribuzione di vincoli determinanti al comportamento individuale. Mi spiego. Non mi interessano, qui, i limiti na- turali (interni ed esterni) perché essi per l’ap- punto delimitano il campo delle possibilità più che determinare il comportamento e perché so- no comunque irrilevanti per il presente discor- so. Certo, ad esempio, la fisiologia e l’anatomia limitano la frequenza e le forme degli accop- piamenti, ma tutte culturali sono le determina- zioni che, entro quei limiti, possono indurre (e inducono) specifici modelli di comportamento erotico. Mi spiego con un altro esempio: nel gioco degli scacchi, la scacchiera può esempli- ficare i limiti naturali (in realtà, le sessanta- quattro caselle sono ovviamente un limite arti- ficiale, fanno parte delle regole, ma immaginiamocele come date dalla natura); le regole del gioco rappresentano la determina- zione culturale (l’alfiere può muoversi soltanto in diagonale e così via), le mosse dei giocatori esprimono la libertà come scelta fra possibilità determinate. Ciò che qui mi interessa prendere in considera- o i zione sono appunto le determinazioni cultura- v i li. I due elementi che per interazione determi- h c nano in misura varia ma sempre ampia il r

a comportamento animale, gli istinti e l’ambien-

n te, non giocano un ruolo analogo in quello stra-

80 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 sforma la natura, quanto nel senso che l’am- (da dio o dalla natura), è l’uomo che se le dà. biente dell’uomo è fatto soprattutto di relazioni Le norme non sono semplice riflesso di neces- con altri uomini e che anche le relazioni con il sità naturali, ma creazione di necessità arbitra- mondo delle «cose» passano attraverso la me- rie. Cioè, la produzione di norme è necessaria diazione simbolica. perché scritta nella natura umana (nella para- L’uomo ha perso, lungo il cammino evolutivo di dossale libertà dell’uomo che gli impone di au- ominizzazione, le determinazioni istintuali e le todeterminarsi) ma non sono necessari i singoli ha sostituite con determinazioni culturali, cioè contenuti delle norme stesse. L’uomo deve pro- con norme, regole, codici di comunicazione e durre norme ma può produrre le norme che di interazione. Proprio in questa sostituzione vuole. sta la specifica libertà umana al suo più alto li- La produzione di norme è, dunque, l’operazio- vello: l’autodeterminazione. Infatti le determi- ne centrale, fondante della società umana, è nazioni culturali non vengono date all’uomo produzione di socialità e perciò stesso di «uma- nità», poiché l’uomo non esiste in quanto uo- mo se non come prodotto culturale, cioè come prodotto sociale. La funzione di creare e ricreare continuamente socialità inventando e trasmettendo e modifi- cando norme è per definizione una funzione collettiva (del genere umano, cioè concreta- mente dei gruppi e sottogruppi che lo costitui- scono). Per definizione, come non esiste un co- dice individuale di comunicazione, così non esiste una norma individuale di interazione so- ciale. Perciò, nel momento stesso in cui la de- terminazione culturale definisce la più alta espressione della libertà dell’uomo, la facoltà di autodeterminarsi, essa apre anche una perma- nente a-simmetria tra l’individuo e la collettivi- tà, per cui il singolo è comunque e sempre più determinato dalla società di quanto possa de- terminarla. L’uomo produce collettivamente la società ma ne è individualmente modellato. La produzione di norme implica del tutto ov- viamente l’applicazione delle norme stesse (una regola non applicata non è una regola). D’altro canto, poiché la norma non possiede di per sé la forza necessaria dei meccanismi bio- chimici istintuali, né basta normalmente il con- senso generale (peraltro non frequente se non per talune norme e in talune società molto omogenee e statiche) a darle questa forza ne- cessitante, interviene la sanzione a rendere l’adesione alla norma per lo meno statistica- mente probabile se non certa e universale. Ogni gruppo e sottogruppo umano produce co- sì modelli di comportamento e correlatamente sanzioni per indurre i membri a conformarvisi, sanzioni tanto più severe quanto più la norma che ne viene tutelata è considerata fondamen- tale per il gruppo. Le sanzioni, come osservano Harold Lasswell e Abraham Kaplan, nell’opera già citata, sono se- o vere «nei termini dei valori prevalenti nella cul- i v i h c r a

4 n

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tura del gruppo preso in considerazione. Non v’è dubbio che la violenza rappresenti un caso estremo di severità delle sanzioni, tuttavia in molte situazioni il disonore (vale a dire il ritiro drastico del rispetto) può avere un ruolo anche più importante». Una sanzione è severa, cioè, se è concepita come tale nell’immaginario col- lettivo del gruppo considerato. Lo stesso vale, naturalmente, per la gravità dell’infrazione. È noto che lo stesso comportamento può essere diversamente giudicato in diversi contesti cul- turali e diversamente sanzionato. Un rutto ru- moroso può essere considerato infrazione lieve e sanzionato con una blanda disapprovazione o essere considerato infrazione grave e può dar luogo a una sanzione relativamente severa (ad esempio l’espulsione da un club esclusivo), op- pure al contrario può essere giudicato positiva- mente e dar luogo a una sanzione positiva (ri- sate, compiacimento...). Bisogna infatti tener presente che vi sono anche sanzioni positive (riconoscimento sociale, stima) che rafforzano comportamenti approvati, oltre alle sanzioni negative che scoraggiano i comportamenti di- sapprovati. Anzi, è concepibile, per lo meno teoricamente, una società in cui la determina- zione dei comportamenti individuali avvenga solo grazie all’uso di sanzioni positive (si po- trebbe però, in questo caso, ipotizzare che l’as- senza di sanzioni positive costituisca sanzione negativa). La produzione e l’applicazione di norme e di sanzioni definiscono dunque la funzione rego- lativa sociale, una funzione per la quale pro- pongo il termine potere [10].

Abbiamo così definito il potere come una fun- 10. Questo significato proposto corrisponde un po’ al potere come forza collettiva di Proudhon (cfr. nota 5) zione sociale «neutrale» e comunque necessa- e assomiglia alla definizione di Lasswell e Kaplan, ci- ria non solo all’esistenza della società, della tata alla nota 9, che però si riferisce ai singoli processi cultura e dell’uomo stesso, ma anche all’eserci- decisionali e non alla funzione complessiva qui con- zio di quella libertà come scelta tra possibilità siderata. Anche Pierre Clastres sembra intendere determinate da cui era partito il nostro discor- qualcosa di assai simile per potere: «Riteniamo [...] so. L’assenza di determinazioni culturali signifi- che il potere politico sia universale, immanente al cherebbe infatti un vuoto insensato (nel signifi- patto sociale; [...] ma che si realizzi in due modi prin- cato letterale di privo di senso), in cui non ci cipali: potere coercitivo e potere non coercitivo. Il po- sarebbe scelta ma pura casualità. La libertà co- tere politico coercitivo (o relazione di comando e ob- me scelta può esercitarsi solo in presenza di de- bedienza) non è il modello del vero potere, ma semplicemente un caso particolare” (P. Clastres, La terminazioni, così come l’attrito dell’aria è ne- società contro lo stato, Feltrinelli, Milano, 1977, p. 21); cessario al volo degli uccelli. e ancora: «non è pensabile il sociale senza il politico; Il fatto, tuttavia, che il comportamento umano in altre parole non vi sono società senza potere» (ibi- non possa essere assolutamente indeterminato dem). Il potere coercitivo di Clastres sembra corri- (ma neppure, per fortuna, assolutamente de- o i spondere a quello che più avanti definisco come «do- terminato) [11] e che la determinazione cultu- v i minio». rale del comportamento umano sia non solo h c 11. Franco Crespi direbbe che l’uomo «oscilla» tra deter- inevitabile ma espressione a sua volta di liber- r a minato e indeterminato (F. Crespi, Mediazione, nor- tà, non significa che modi e contenuti della

n ma, potere, in Volontà, n. 1/1980). funzione sociale regolativa siano neutrali ri-

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minazioni comportamentali sono talmente pervasive e/o tradizionalmente immodificabili da creare una situazione di totalitarismo socia- le diffuso.

Il dominio Una situazione di «potere eguale per tutti» è non solo concepibile ma anche effettivamente documentata da più di una ricerca antropologi- ca. È ben lungi tuttavia dal costituire l’ordina- rietà, geograficamente e storicamente. La si- tuazione di gran lunga più comune è costituita dai sistemi sociali in cui la funzione regolatrice non viene esercitata dalla collettività su se stes- sa, ma da una parte della collettività (general- mente, ma non necessariamente, da una pic- cola minoranza) su un’altra (generalmente la grande maggioranza); dai sistemi cioè in cui l’accesso al potere è monopolio di una parte della società (individui, gruppi, classi, caste...). Si ha qui un’altra categoria concettuale che po- tremmo chiamare dominio. Il dominio defini- sce così le relazioni tra ineguali, ineguali in ter- mini di potere, cioè di libertà; definisce le situazioni di sovraordinazione/subordinazione; definisce i sistemi di asimmetria permanente tra gruppi sociali. La relazione di dominio si concretizza tipica- mente in rapporti di comando/obbedienza, in cui per l’appunto il comando ha un contenuto regolativo del comportamento di chi obbedi- sce. Il rapporto comando/obbedienza non si dà per la funzione regolativa in sé, si badi. Non si obbedisce, in senso proprio, a una norma (ad esempio alla norma di non uccidere o di guida- re i veicoli sul lato destro della strada); ci si at- spetto alla libertà stessa. È di importanza fon- tiene a una norma. Si obbedisce a un comando, damentale, per la libertà come scelta, l’ampiez- cioè alla forma con cui si presenta la norma in za delle maglie della «griglia» di determinazio- un sistema di dominio. Il fatto che si immagini ne e la sua elasticità e modificabilità, perché il rispetto della norma in termini di obbedienza l’individuo è tanto più libero, in questo senso, è per l’appunto un effetto dell’espropriazione quanto maggiore è il rango delle possibilità la- della funzione regolativa da parte di una mino- sciate aperte dalla griglia. Ed è di importanza ranza che deve imporre la norma al resto della altrettanto fondamentale, per la libertà come società: tanto più deve esplicitamente imporla, autodeterminazione, il livello di partecipazione quanto meno vi è partecipazione, reale o fitti- al processo regolativo, perché l’individuo è tan- zia, al potere. to più libero, in quest’altro senso, quanto più Se la norma sociale, affinché la determinazio- ha accesso al potere. Un eguale accesso di tutti ne culturale possa dare regolarità e prevedibi- i membri di una società al potere è, dunque, lità , oltre che senso, al comportamento, ha prima ineludibile condizione di una eguale li- per sua natura un contenuto coattivo, se cioè bertà per tutti. Condizione necessaria a una li- i comportamenti socialmente rilevanti vi si bertà eguale, ma non sufficiente, come si è det- devono adeguare perché di norma sociale si o to, a un alto livello di libertà di ciascuno. Il possa parlare, essa diventa coercitiva in situa- i v potere può ben essere opprimente per tutti in i h egual maniera e restare opprimente. Si hanno c r

esempi di società primitive in cui grosso modo a

c’è eguale accesso al potere, ma in cui le deter- 4 n

83 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

zioni di dominio, cioè imposta e articolata in con una disinvoltura che contraddice la sua una catena gerarchica di subordinazione, lun- consueta accuratezza, sia ciò che ho chiamato go cui si distribuisce una regola generale: il potere sia ciò che ho chiamato dominio), dimo- comando/obbedienza, come rapporto sociale strano (come i Nuer, i Tupinambà, i Guarani...) fondamentale. proprio la non-universalità del dominio, dimo- «Sin dalle origini», scrive Pierre Clastres nel- strano che la funzione regolativa non deve ne- l’opera citata, «la nostra cultura pensa il pote- cessariamente assumere la forma coercitiva re politico in termini di relazioni gerarchiche e della gerarchia e del rapporto comando/obbe- autoritarie di comando/obbedienza. Ogni for- dienza [13]. ma, reale o possibile, di potere è, per conse- Il dominio, come si è detto, è possesso privile- guenza, riducibile a questa relazione privile- giato del potere. I detentori del dominio si ri- giata che ne esprime a priori l’essenza» (p. 16). servano il controllo del processo di produzio- Ma: «Se vi è cosa affatto estranea a un amerin- ne di socialità, espropriandone gli altri. Il dio è l’idea di impartire un ordine o di dovervi fenomeno è simile al possesso privilegiato dei obbedire, fuorché in circostanze particolari» mezzi di produzione materiale (e a questo è (p. 13). «Il modello del potere coercitivo non è spesso seppure non necessariamente connes- dunque accettato che in circostanze eccezio- so) [14], ma ancora più grave, perché riguarda nali, quando il gruppo deve affrontare una mi- la natura stessa dell’uomo: il dominio è nega- naccia esterna... Il Potere normale, civile, fon- zione di umanità per tutti gli espropriati, per dato non sulla costrizione, ma sul consensus tutti gli esclusi dai ruoli dominanti della strut- omnium, è così di natura profondamente pa- tura sociale. cifica» (p. 27). Anche Edward Evans-Pritchard ci descrive una Autorità e influenza cultura (i Nuer del Basso Sudan) dove l’obbe- dienza non è concepita, dove il comando è Il potere inteso come funzione regolativa della un’offesa, dove nessuno obbedisce a nessuno. società, non è l’unica forma di determinazio- Si tratta, non certo a caso, di società in cui la ne culturale dei comportamenti. C’è tutta una funzione regolativa è funzione collettiva, dove vasta gamma di relazioni asimmetriche tra gli «la parola del capo non ha forza di legge», dove individui, in cui talune scelte comportamenta- il capo può essere arbitro ed esprimere un’opi- li sono in tutto o in parte determinate da opi- nione «autorevole», ma non può essere giudice nioni o decisioni altrui cui viene attribuito un e applicare sanzioni. E anche gli Amba, di cui si peso particolare, un peso determinante per occupa Ralf Dahrendorf [12] nel tentativo di di- l’appunto. mostrare l’universalità delle «strutture di auto- Si tratti di relazioni sia personali sia funzionali, rità» (laddove per strutture di autorità intende, intendendo per personali quelle in cui i sogget- ti interagiscono in quanto persone, per funzio- nali quelle in cui i soggetti interagiscono in ba- se a ruoli che definiscono funzioni sociali (la 12. Ralf Dahrendorf, Amba e Americani, in Uscire dal- distinzione, al solito, è in parte arbitraria, in l’utopia, il Mulino, Bologna, 1971. quanto tutte le relazioni personali sono in qual- 13. Si veda anche quanto scrivono Lasswell e Kaplan (op. che misura anche interazione di ruoli e vicever- cit., p. 210): «Nella misura in cui ci si avvicina al- sa). Nel caso delle relazioni personali possiamo l’anarchia, un dominio cessa di essere dominio. La definire l’asimmetria come influenza, nel caso sfera del potere si restringe a un minimo: nel caso li- mite non viene esercitata alcuna costrizione. Il con- delle relazioni funzionali possiamo definire trollo sociale permane, naturalmente, sotto diverse l’asimmetria come autorità. forme di influenza: ma non è controllo coercitivo». Nel primo caso l’asimmetria è attribuibile a differenze individuali di ordine caratteriale, 14. Per meglio dire, l’appropriazione privilegiata dei morale, intellettuale tali per cui una personali- mezzi di produzione materiale è in realtà appropria- zione del potere regolativo in un settore della sociali- tà risulta in qualche modo più «forte» di un’al- tà: è dunque un caso e una forma del più generale fe- tra e l’influenza più di quanto non ne sia in- nomeno del dominio. Si veda in merito quanto scrive fluenzata [15]. Luciano Lanza, Al di là dell’economia, in Volontà, n. Nel secondo caso vi è una sorta di delega deci- 3/1981 e L’economia dal dominio alla libertà, in Vo- sionale legata ad aspettative di ruolo, giustifica- o i lontà, n. 3/1982. ta (esplicitamente o implicitamente) dalla v i «competenza». Questo termine, nella sua ambi- h 15. Questa definizione di influenza s’approssima a quel- c valenza (significa sia capacità sia ambito deci-

r la di «autorità», citata alla nota 9, di Sennet, il quale a tuttavia la estende anche alle interazioni asimmetri- sionale) s’attaglia bene al carattere ambivalente

n che di ruolo (compresi i ruoli di potere e di dominio). dell’asimmetria di capacità e di facoltà decisio-

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nali tipici di una complessa divisione sociale nel complesso delle prestazioni reciproche; una del lavoro in funzioni e ruoli differenziati [16]. funzione di coordinamento può essere svolta a Ora, sia l’influenza sia l’autorità, così definite, rotazione... L’autorità della competenza non non implicano necessariamente un’asimmetria nega la libertà di chi volontariamente e critica- sociale permanente. È perfettamente immagi- mente l’accetta, può anzi esserle complemen- nabile un sistema sociale in cui da una molte- tare, evitandone la dispersione in mille rivoli plicità di singole relazioni asimmetriche risulti insignificanti: semplificando un gran numero per ogni soggetto un equilibrio complessivo a di scelte individuali consente di «concentrare» somma zero di influenza e di autorità (o quanto la libertà sulle scelte ritenute veramente impor- meno di quest’ultima che è più prossima con- tanti dall’individuo (da lui e non da altri per lui, cettualmente al potere e perciò virtualmente al beninteso). Analogamente, non partecipare o dominio). L’asimmetria genitore/figlio si ri- partecipare passivamente per propria scelta a compone per ogni individuo, nell’arco della vi- taluni processi decisionali sociali (che è cosa ta, in un ciclo egualitario; l’asimmetria delle diversa dall’esserne esclusi) consente di parte- competenze professionali può ricomporsi per cipare appieno a quei processi decisionali che gli individui che esercitano le varie professioni più ci interessano. o i v i h c

16. Questa definizione di autorità s’approssima a quella, r

citata alla nota 9, di Simmel, il quale però la riferisce a

solo ai ruoli di potere e di dominio. 4 n

85 anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

È vero, tuttavia, che in una società in cui la divi- sione del lavoro sociale sia organizzata in modo gerarchico, esiste necessariamente una corri- spondente gerarchia di autorità e dunque un’asimmetria permanente tra i detentori dei diversi ruoli. Ed è anche vero che taluni ruoli sono «autoritativi» in quanto articolazioni del potere sociale regolativo, e dunque, in un siste- ma di dominio, sono articolazioni gerarchiche del dominio stesso e perciò «per definizione» permanentemente asimmetriche. Così le diver- sità di ruolo diventano disuguaglianze sociali. Allo stesso modo, la presenza del dominio co- me categoria centrale dell’immaginario sociale determina permanenti asimmetrie di influen- za, in quanto anche le relazioni personali ven- gono concepite in termini gerarchici di domi- nio. Così anche le diversità individuali rinviano alla disuguaglianza sociale. Dunque, quel genere di relazioni che abbiamo qui chiamato influenza e autorità possono esse- re categorie «neutrali» in astratto, ma nel concre- to delle società di dominio esistenti si caricano di una valenza più o meno accentuata di domi- nio e anch’esse perciò spesso si modellano di fatto in rapporti di comando/obbedienza.

Riassumendo Riassumendo. Ho identificato quattro categorie concettuali che nel linguaggio corrente e scien- tifico sono o possono essere tutte coperte da uno stesso termine: potere. Ho proposto di con- servare questo termine solo per definire la pri- ma categoria identificata: la funzione sociale regolativa, l’insieme dei processi cioè con cui Quello che propongo è una prima differenzia- una società si regola producendo norme, appli- zione e identificazione di quattro gruppi di con- candole, facendole rispettare. Se questa funzio- tenuti, funzionali a un’analisi generale dei feno- ne viene svolta da una parte soltanto della so- meni sociali. Ulteriori o diverse differenziazioni cietà, se il potere è cioè monopolio di un (corrispondenti a varie forme e contenuti del settore privilegiato (dominante), esso dà luogo potere, del dominio, dell’autorità) sono necessa- a un’altra categoria, a un insieme di relazioni rie per analisi particolari e/o più approfondite, gerarchiche di comando/obbedienza che pro- naturalmente, ma per un primo approccio anar- pongo di chiamare dominio. Propongo, infine, chico al problema credo che le quattro categorie di chiamare autorità le asimmetrie di compe- proposte possano essere sufficienti. tenza che determinano asimmetrie di determi- Necessaria in ogni caso mi pare la differenziazio- nazione reciproca tra gli individui e influenza le ne tra la categoria che ho chiamato potere e asimmetrie dovute a caratteri personali. quella che ho chiamato dominio. É una differen- Ripeto che quello che mi interessa non è la par- za qualitativa fondamentale, che gli anarchici, te terminologica, formale, della proposta defi- più o meno chiaramente, hanno sempre perce- nitoria, ma la parte sostanziale, di identificazio- pito (quando ad esempio distinguono tra società ne concettuale. Non è tanto importante il nome e stato): sta qui, anzi, il nocciolo dell’intuizione che diamo ai colori (anche se per intenderci ra- centrale al loro pensiero. Non sempre però nel- o i pidamente e senza tante perifrasi è utile anche l’analisi hanno saputo esplicitare questa diffe- v i accordarci sui nomi) quanto il concordare sul- renza, identificando chiaramente le due catego- h c l’esistenza di colori diversi, corrispondenti a di- rie concettuali. Questo ha portato gli anarchici r

a verse fasce di frequenza della banda visibile ad aberrazioni teoriche e pratiche rilevanti, in

n della luce. opposte direzioni (ad esempio a teorizzare e

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cetti che i termini. Mi piacerebbe che si analiz- zassero criticamente i contenuti e i concetti del- le categorie proposte e che mi si contestasse, ad esempio, che se una norma deve essere sorretta da sanzioni severe non è semplice potere ma ha natura di dominio, oppure che è inutile (a que- sto stadio della riflessione) distinguere tra ciò che ho chiamato influenza e ciò che ho chiama- to autorità; oppure che sarebbe utile distinguere le asimmetrie di capacità effettiva da quelle di competenza formale... Tuttavia vale la pena, credo, di spendere qualche parola anche sulla proposta terminologica, che si presenta delicata, tra anarchici, in quanto uso due etichette («potere» e «autorità») che per gli anarchici non sono neutrali, per concetti e con- tenuti che sono (o meglio, che a me sembrano) neutrali. Come dicevo in apertura di questo scrit- to gli anarchici usano i termini potere, dominio e autorità (soprattutto i primi due) come sinonimi e con ovvia connotazione negativa (stanno per quella «-archia» che essi negano e combattono). Perché allora proporre un uso anarchicamente neutrale di potere e autorità? Un po’ a scopo provocatorio, per indurre cioè a una maggiore attenzione alla sostanza del discorso con un piccolo scandalo lessicale, per sottolineare quella che mi pare una novità concettuale con una novità linguistica. Poi perché mi pare as- surdo che il nostro linguaggio, il linguaggio anarchico, abbia tre termini per un solo concet- to e nessuno per altri due. Ma soprattutto per- ché in quello che sia il linguaggio specialistico sia il linguaggio comune definisce come potere e come autorità credo che ci sia proprio quello praticare il rifiuto di ogni norma e di ogni san- che ho precedentemente definito come potere zione oppure, come durante la rivoluzione spa- e come autorità, più il dominio. Se cioè al pote- gnola con la partecipazione al governo repubbli- re e all’autorità togliamo il dominio, facendone cano, a praticare e semi-teorizzare il dominio). una categoria a parte, concettualmente ben di- I pensatori non anarchici si sono in genere di- stinta anche se in tutte le società esistenti mostrati incapaci anche di percepire la diffe- (tranne forme residuali di società primitive) di renza tra potere e dominio e comunque non fatto sovrapposto alle altre due, restano per hanno saputo o voluto esplicitarla in una diffe- l’appunto quei tipi di relazioni che ho proposto renziazione concettuale e terminologica. Ma di chiamare potere e autorità. questo, come dicevamo, non è in loro un difet- D’altronde, nessun anarchico userebbe positi- to, data la loro funzione istituzionale di razio- vamente il termine «impotenza» (politica, so- nalità interna a una ideologia di dominio. ciale, economica...) come sinonimo di assenza È una proposta di identificazione concettuale, di dominio, perché il potere di cui si segnala dicevo, quella che ho qui fatto assai più che una l’assenza con questa parola ha la connotazio- proposta di definizione terminologica. E dunque ne positiva di «poter fare», di esercitare la pro- vorrei che la discussione che ne nascerà (se na- pria libertà [17]. E sono certo che a gran parte scerà, come spero vivamente) riguardi più i con- degli anarchici non suona eretica l’espressio- o i v i

17. Per la relazione tra volontà e libertà (che emblemati- h

camente sono definite in russo da un unico termine, c r

volija) si veda Roberto Ambrosoli, Volontà e natura 4 a

umana, in Volontà, n. 4/1982. n

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ne «potere di tutti» [18] perché in questo caso s’intende per potere la facoltà decisionale in- dividuale e/o la partecipazione ai processi de- cisionali sociali...

Utilità di una definizione Lasciamo la questione nominale e torniamo al- la questione sostanziale. Qual è l’utilità per il pensiero anarchico della definizione concet- tuale proposta? Essa (o un’altra definizione che comunque di- stingua due-tre-dieci colori in quella banda indifferenziata o malamente differenziata che è il potere) consente di meglio concepire ed esprimere la negazione centrale della filosofia anarchica (cioè dell’interpretazione anarchica del mondo) e dunque anche della sua affer- mazione centrale, del valore fondante: la li- bertà. Poi, questa definizione consente di for- mulare meglio un’infinità di problemi della scienza anarchica, della scienza che studia sia le «leggi» (le uniformità, i rapporti che si ripe- tono costantemente, i nessi causali, le condi- zioni necessarie) del dominio sia le «leggi» della libertà. Facciamo solo alcuni esempi. In politica essa consente di pensare con mag- gior chiarezza allo scarto tra la norma e la leg- ge, di evidenziare la diversità sostanziale tra la libertà dei liberali e la libertà degli anarchici, di analizzare i processi decisionali sociali, di arric- chire criticamente tutto il «già-detto» su assem- blea, rotazione degli incarichi, delega, mandato revocabile e così via. Anzi, non è forse eccessivo ritenere che questa definizione o comunque una definizione che distingua la funzione rego- lativa dal suo possesso privilegiato sia addirit- tura necessario punto di partenza per pensare a una scienza politica anarchica. Non è certo un caso che gli anarchici abbiano generalmen- te rifiutato la politica, ritenendola scienza e pratica del potere e identificando il potere con il dominio (questa sovrapposizione è, del resto, In sociologia questa definizione può servire a di- la regola delle società esistenti). stinguere meglio tra diversità e disuguaglianza di individui, ruoli e categorie sociali; può essere utile per individuare i meccanismi e le istituzio- ni del dominio, enucleandoli o differenziandole 18. Ad esempio nel seguente contesto: «[Potere di tutti] dalle strutture del potere; può mettere in una significa qui che ciascuno deve avere tanto potere nuova luce le forme e i contenuti della coopera- (reale) di influenzare e controllare le decisioni politi- zione e della conflittualità. che che riguardano la sua vita, quanto è compatibile In economia, questa definizione consente di for- con un uguale potere in ogni altro membro della so- mulare meglio il potere (e il dominio) economi-

o cietà, sì che ciascuno abbia in ogni momento la mas- i co come forma particolare del potere (e del do- v sima possibilità, compatibile con la massima possibi- i minio) sociale. Essa consente di concepire il h lità di ogni altro, di realizzare la miglior vita di cui è c capace». Giuliano Pontara, Definizione di violenza e potere economico come distinto dal dominio r a non violenza nei conflitti sociali, in Autori vari, Mar- economico e quindi di meglio distinguere tra

n xismo e non-violenza, Lanterna, Genova, 1977. leggi economiche generali, leggi economiche co-

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In pedagogia questa definizione può forse con- sentire di risolvere la contraddizione tra autori- tà dell’adulto e libertà del minore [20] e di capi- re perché la permissività, intesa come anomia tollerata, non è più idonea all’educazione liber- taria, cioè al processo di costruzione della per- sonalità libertaria, di quanto lo sia la disciplina imposta coercitivamente. Eppoi (sia detto tra anarchici), quante inutili diatribe si potrebbero evitare, quante liti tra sordi potrebbero risolversi in confronto razio- nale! Si pensi solo alla ricorrente discussione sull’organizzazione anarchica in cui da un se- colo l’incomprensione nominale ha almeno altrettanto rilievo del disaccordo sostanziale...

Ipotesi sulla genesi del dominio Fra i numerosi quesiti che la mia proposta può forse contribuire se non a risolvere per lo meno a formulare meglio o comunque diversamente (e di cui ho dato diversi esempi nel paragrafo precedente, riferendoli ai diversi settori di co- noscenza in cui convenzionalmente vengono suddivise le scienze dell’uomo e della società),

19. Oppure, come dice De Jouvenel, la personalità liber- taria e la personalità securitaria. «In ogni momento esistono pertanto in qualsiasi società individui che non si sentono abbastanza protetti e individui che non si sentono abbastanza liberi. Chiameremo i pri- mi securitari e i secondi libertari» (op. cit., p. 352). I securitari sono quelli che abbisognano del massimo di determinazione culturale. «Una volta concepiti i sentimenti “libertario” e “securitario” [...] possiamo rappresentarci una società qualsiasi [...] come una molteplicità di punti che si possono disporre gerar- chicamente secondo il loro indice libertario. I più “securitari” saranno situati più in basso e i più “liber- tari” più in alto” (p. 358). E, oplà, eccoti il dominio e i «libertari» diventano i membri dei gruppi sociali do- minanti. Ed ecco come un’idea abbastanza interes- sante diventa la solita zuppa. muni a tutte le società di dominio, leggi econo- 20. Si rilegga in questa prospettiva quanto scrive Baku- miche proprie delle singole società di dominio. nin (L’istruzione integrale, in Michail Bakunin, Liber- In psicologia questa definizione consente di di- tà eguaglianza rivoluzione, Antistato, Milano, 1976). stinguere tra asimmetrie individuali inevitabili e Il processo educativo per Bakunin è un passaggio asimmetrie evitabili, tra differenze personali e di progressivo dalla «autorità» alla «libertà»: il bambino ruolo (positive o neutrali in termini di libertà) e quanto più è piccolo tanto più abbisogna di determi- disuguaglianze negatrici di libertà. Essa consen- nazioni esterne; crescendo diminuisce l’asimmetria tra lui e l’adulto; con la maturità diventa uomo in te di studiare meglio la «personalità libertaria» e senso pieno e in quanto tale può e deve raggiungere la «personalità autoritaria» [19]. Essa consente il più alto livello possibile di autodeterminazione. forse di capire più facilmente perché il messag- o gio anarchico risulti incomprensibile, tranne che i v in periodi eccezionali, alla maggior parte degli i h uomini, perché lo «spirito di rivolta» kropotki- c r

niano sia abitualmente meno forte del confor- a

mismo sociale. 4 n

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ce n’è uno che quasi inevitabilmente si pone 21. «II ruolo primordiale della cultura è di assicurare nel corso di qualunque riflessione sul potere e l’esistenza del gruppo come gruppo, e dunque di so- stituire l’organizzazione al caso» (Claude Lévi-Strauss, che, in particolare, si propone da sé in più di Le strutture elementari della parentela, Feltrinelli, Mi- uno dei passaggi logici del processo di identifi- lano, 1978, p. 75). La cultura regola normativamente cazione e di definizione da me seguito. Qual è ciò cui la natura si è «dimenticata» di dare regolarità la genesi del potere? Come, perché, quando na- biologica: il comportamento sociale dell’uomo. Sem- scono potere, autorità, dominio? bra che, a questo proposito, non ci sia uno stacco net- Secondo la distinzione definitoria che ho pro- to tra l’uomo e gli altri animali: «Tutto sembra svolger- posto, il quesito in realtà si pone solo per il si come se le grandi scimmie, già capaci di dissociarsi dominio. Per l’autorità e per il potere la rispo- dal comportamento proprio della specie, non riuscis- sta è implicita nelle rispettive definizioni. Se sero tuttavia a ristabilire una norma su un piano nuo- partiamo dall’assunto antropologico che l’uo- vo. La condotta istintiva perde la nettezza e la preci- sione che le si riscontra presso la maggior parte dei mo è privo di determinazioni istintuali e che o i mammiferi; ma la differenza è puramente negativa, e viceversa, grazie a una peculiare evoluzione v i il campo abbandonato dalla natura resta territorio del suo organo cerebrale, è in grado di produr- h

c non occupato» (p. 45). re un universo normativo simbolico, ne di- r

a scende che la funzione regolativa culturale è

n per lui insieme possibile ed essenziale [21]. Al-

90 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 lo stesso modo, nella mia definizione, l’autori- cietà è il dominio. È perciò la sua genesi che, al- tà discende come corollario dal postulato che l’interno della mia definizione, si pone come la società si articoli in ruoli funzionali (si potrà problema. discutere su questo, ma non su quella, oppure Vediamo, innanzi tutto, quali soluzioni hanno si potrà discutere sulla definizione). proposto i pensatori non-anarchici. Come si è Quello che invece non trova fondamento ne- già detto, essi non fanno una chiara distinzio- cessario nella natura dell’uomo e della sua so- ne tra potere e dominio. Quand’anche accen- nano a una differenziazione concettuale, è per essi automatico (non necessario di dimostra- zioni) il passaggio dall’uno all’altro: spesso il 22. «La maggioranza degli uomini è composta di esseri passaggio è dal dominio al potere (cioè il con- timidi, modesti, passivi, che rappresentano la mate- ria plastica del Potere, nati come sono per obbedire. trario del mio procedere logico), per pochi sol- La razza dei padroni è una minoranza con una più tanto si va dal primo al secondo, ma anche per intensa forza vitale: sono gli ambiziosi, gli attivi, gli loro in modo indiscusso, per cui l’uno e l’altro imperiosi che con l’azione e col pensiero hanno biso- nascono assieme: dalla necessità dell’uno di- gno di affermare la propria superiorità» (G. Ferrero, scende la necessità dell’altro. op. cit., p. 39). Questo volgare luogo comune di sapo- Prendiamo in considerazione quelle che, nel re razzista segue sorprendentemente osservazioni di corso delle mie letture, mi sono sembrate le ben altra qualità come la seguente: «I principi di le- spiegazioni esemplari dei principali approcci gittimità sono giustificazioni del diritto di comanda- giustificativi del dominio. Un primo tipo di re; perché fra tutte le ineguaglianze umane nessuna approccio è quello che, procedendo dal domi- ha conseguenze tanto importanti e perciò tanto bi- sogno di giustificazioni come l’ineguaglianza deri- nio al potere, giustifica il primo con motiva- vante dal potere» (p. 27). E «se, salvo qualche rara ec- zioni bio-psicologiche (cioè di meccanismi cezione, un uomo vale l’altro: perché uno deve avere psicologici «naturali», innati): ci sono perso- il diritto di comandare e gli altri il dovere di ubbidi- nalità naturalmente portate al dominio e ci re?» (p. 28). Analogamente, ma più «dialetticamente», sono personalità naturalmente portate alla Simmel parla di «volontà di dominio» e scrive che soggezione [22]. Dopo la posa di questa prima «l’essere umano ha un duplice atteggiamento interno pietra del loro edificio teorico, gli apologeti del rispetto al principio della subordinazione. Da una potere-dominio si affrettano a ricoprirla con parte egli vuole infatti essere dominato. La maggior elementi strutturali più accattivanti e ci viene parte degli uomini non solo non può esistere senza detto che la suddivisione «naturale» degli uo- guida, ma ne ha anche la sensazione: essi cercano la forza superiore che tolga loro la responsabilità. [...] mini in due categorie (di padroni tendenziali e Tuttavia essi non hanno minor bisogno di opporsi a di tendenziali schiavi) produce benefici effetti questo potere di direzione. [...] Così si potrebbe dire per entrambi ed è in fondo un mirabile artifi- che l’obbedienza e l’opposizione sono i due aspetti o cio della natura o della provvidenza per rende- elementi di un comportamento affatto unitario del- re possibile la società umana e i vantaggi che l’essere umano» (op. cit., p. 52). ne derivano [23]. Riconducibile a questo tipo 23. «Questa polarizzazione dell’umanità in padroni e di approccio è anche la spiegazione di Richard servi sembra mirabilmente adatta al piano d’ordine Sennet, che però parte formalmente dall’in- prestabilito nella natura umana» (G. Ferrero, op. cit., fluenza per risalire, attraverso l’autorità, al po- p. 40); «il potere [...] è in origine una difesa contro i tere e al dominio [24]. due massimi terrori che funestano l’umanità: l’anar- chia e la guerra» (p. 39). «[Il Potere] è una necessità Il secondo tipo di approccio è quello culturale, sociale. Grazie all’ordine che impone e all’accordo di cui mi sembra esemplare Dahrendorf, il che instaura, rende possibile agli uomini di vivere quale ritiene insostenibile ogni spiegazione un’esistenza migliore» (B. De Jouvenel, op. cit.,p. «naturale» del potere-dominio: non questo è 291). 24. «L’autorità è un modo di definire e di interpretare le differenze di forza. In un certo senso il sentimento dell’autorità è proprio il riconoscimento che tali dif- ferenze esistono. In un altro senso, più complesso, è un modo di tener conto dei bisogni e dei desideri del debole così come del forte». (R. Sennet, op. cit., p. 118). Poi, «sinonimo di forza nel linguaggio politico [è il] potere» (p. 25). Infine, «la presenza del potere tra o due persone significa che la volontà di uno intende 4 i v prevalere su quella dell’altro» e «la catena del coman- i h

do è la struttura mediante la quale questo squilibrio c r

di volontà può estendersi a migliaia o a milioni di a persone» (p. 155). n

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effetto di una disuguaglianza preesistente, al contrario esso è causa della prima disugua- glianza fondamentale tra gli uomini. Sennon- ché, non distinguendo tra potere e dominio, deriva logicamente la necessità del dominio dalla necessità del potere (che lui chiama au- torità), cioè della funzione regolativa: per lui la funzione regolativa e il suo possesso privile- giato sono tutt’uno [25]. Gli approcci al problema della genesi del po- tere-dominio si possono anche classificare da un altro punto di vista: quelli che esplicita- mente o implicitamente lo presuppongono coevo all’uomo e/o alla sua società e quelli che ne postulano la nascita a un certo punto della storia, e curiosamente (per delle teorie che identificano potere e dominio) non è in genere il potere-dominio che compare, ma è il solo dominio quello che irrompe in uno spazio sociale non meglio definito o definito come stato di natura [26].

Mutazione culturale Come si pone il problema della genesi del do- minio nella logica della mia ipotesi definitoria? Poiché tutto, in quella logica, muove dal postu- lato della plasticità culturale dell’uomo, ne ven- gono a essere escluse tutte le ipotesi basate su elementi bio-psichici innati quali «volontà di dominio», «istinto di dominazione» e così via (e, necessaria controparte, propensione all’ob- bedienza, volontà di sottomissione...). Nella prospettiva di autodeterminazione culturale dell’uomo, i suoi modelli di comportamento non sono scritti nella sua natura: quelli grega- ristico-autoritari non più di quelli anarchici. (Con quest’ultima affermazione non voglio dire che non sia possibile un’interpretazione «naturalistica» dell’anarchismo, che anzi è

25. Ralf Dahrendorf, Amba e Americani, op. cit. 26. Ecco un esempio: «La società naturale è piccola e non si può passare dalla società piccola alla grande attraverso il medesimo processo. Occorre un fattore di coagulazione, che nella maggior parte dei casi non stata piuttosto diffusa, un anarchismo che è l’istinto di associazione ma l’istinto di dominazione postula la naturale bontà dell’uomo, nel sen- [il corsivo è mio]. [...] Il principio creativo dei grandi so di una naturale potenzialità autoregolativa aggregati non è altro che la conquista: opera talvolta della società umana, che non necessita di de- di una delle società elementari dell’insieme sociale, terminazioni normative. Anche questo anar- ma più spesso di una banda guerriera proveniente da chismo, tuttavia, non può spiegare naturali- o lontano» (B. De Jouvenel, op. cit., p. 103). E ancora: i sticamente, ma solo culturalmente, cioè come v «Così lo Stato trae origine essenzialmente dai succes- i invenzione dell’uomo, il dominio). h si di una “banda di briganti” che si sovrappone a pic- c Secondo un’interpretazione tutta culturale

r cole società particolari: banda che [...] tiene nei con- a fronti dei vinti, dei sottomessi, il comportamento del dell’uomo, non stupisce che in situazioni cul-

n Potere puro» (p. 104). turali di dominio si trovino tratti caratteriali

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modelli riconducibili a uno dei due poli del rapporto comando/obbedienza. Tutto questo non ci dice però ancora come e quando sia nato il dominio. Non mi sogno neppure, del resto, di dare qui una risposta. Il problema è forse destinato a restare scientifi- camente sempre aperto se, come appare per lo meno allo stato attuale delle conoscenze, le risposte che gli si possono dare sono specula- zioni indimostrabili perché «non falsificabili» empiricamente. È più facile dunque che sul- l’origine del dominio si costruiscano «miti» (apologetici o critici) che teorie scientifiche. Mi limiterò, in questa sede, ad abbozzare una ipotesi esplicativa, in chiave culturalista e anarchica. Questa ipotesi è che il dominio si sia presentato a un certo punto della vicenda umana come «mutazione culturale». Mi spie- go. Recentemente si è cominciato ad applica- re lo schema dell’evoluzione naturale (muta- zioni casuali e selezione positiva dei caratteri più idonei alla sopravvivenza) all’evoluzione culturale dell’uomo [27]. II dominio potrebbe essere visto come una mutazione, cioè nel no- stro caso come una innovazione culturale che in determinate condizioni si è rivelata vantag- giosa per quei gruppi sociali che la adottava- no, in termini di sopravvivenza, ad esempio per una maggiore efficienza militare, per cui finiva per imporsi come modello o per con- quista o per imitazione difensiva. Una variante di questa ipotesi, che mi pare abbastanza convincente, consiste nell’imma- ginare che la mutazione-dominio non sia comparsa completamente ex-abrupto, ma che elementi di dominio (cioè relazioni sociali parzialmente o temporaneamente modellate sul rapporto comando/obbedienza e sulla di- suguaglianza di potere che questo implica) siano sempre esistiti, o comunque pre-esistiti alle società del dominio, ad esempio nelle re- lazioni uomo/donna, anziani/giovani, guer- rieri/non guerrieri, capo/tribù. (In queste re- lazioni, il dominio potrebbe essere stato

modellati sul e per il dominio. E non stupisce 27. Si veda Luigi Cavalli Sforza, Marcus W. Feldman, Cul- neppure il non trovare quei tratti in culture tural Transmission and Evolution: a Quantitative Ap- caratterizzate dall’assenza di dominio (la già proach, Princeton University Press, Princeton, 1982. rilevata inconcepibilità dell’obbedienza e del comando, il fatto che, come scrive Clastres, «nessuno prova il desiderio assurdo di fare, di o possedere, di apparire più del vicino...»). È il i v contesto culturale che dà senso alle differenze i h caratteriali a esso funzionali. È così evidente c r che in un contesto di dominio le differenze 4 a

caratteriali individuali vengono forzate entro n

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presente come imitazione culturale delle tifica l’anarchismo, perché anche la trasfor- asimmetrie viste, o meglio interpretate, in na- mazione anarchica della società si presenta in tura, cioè negli animali sociali cacciati o alle- questa luce essenzialmente come mutazione vati o comunque osservati [28]. Ma questa è culturale. In quel progetto gli anarchici sono un’altra ipotesi ancora). Questi elementi di mutanti che tendono a moltiplicarsi cioè a dominio sarebbero stati tenuti sotto control- trasmettere la loro anomalia culturale (ano- lo dalle prime società umane, che non con- malia rispetto alla normalità cioè al modello sentivano loro di generalizzarsi come elemen- dominante) e nel contempo a creare le condi- ti centrali della cultura e della società, finché zioni «ambientali» favorevoli alla mutazione mutate condizioni «ambientali» interne o cioè alla generalizzazione del carattere mu- esterne ai gruppi non ne hanno reso possibile tante. Il che può aprire la via a nuove inter- la trasformazione in modello regolativo domi- pretazioni del rapporto tra anarchismo esi- nante. A questo punto sarebbe avvenuta la stenziale, educativo, rivoluzionario... mutazione, cui sarebbero sfuggiti solo i grup- Ma tutto questo ci sta portando troppo lonta- pi immuni dal «contagio» perché isolati geo- no dalle intenzioni di questo scritto, che era graficamente e/o culturalmente. partito con l’intenzione di offrire alla discus- Questa ipotesi della mutazione apre (o meglio sione soltanto alcune riflessioni preliminari riformula) una serie di problemi relativi al sul potere, limitate all’ambito di una proposta progetto di abolizione del dominio che iden- definitoria. Fermiamoci qui. Almeno per ora. o i v 28. Si può leggere in questa chiave l’osservazione di Cla- i G h stres secondo cui la politica delle società primitive da c

r lui studiate sarebbe organizzata attorno all’intuizio- a ne che il potere coercitivo, per se stesso, «non è altro

n che un alibi furtivo della natura» (op. cit., p. 38).

94 libertaria anno 11 • n.3 • 2009 QUELLI CHE SE NE VANNO Ognuno, a modo suo, ha lasciato un’impronta duratura nella storia dell’anarchi- smo contemporaneo. Ecco un breve ricordo di Rubén Prieto, Luís Andrés Edo, Carlos Semprun Maura e Diego Camacho

uattro grandi personaggi in Svezia continuano l’attività Un mix esplosivo che subito Q della galassia libertaria se editoriale (Nordan). Rientrati attirava simpatia o critica fero- ne sono andati. Ma sarà diffici- in Uruguay nel 1984 ricomin- ce. Perché era un vero etero- le che vengano dimenticati. ciano l’avventura comunitaria. dosso con il gusto della provo- Perché ognuno di questi rap- Racchiudere Andrés Edo (Ca- cazione. Come lo sono alcuni presenta una pagina impor- spe, 7 novembre 1925-Barcel- suoi libri: Rivoluzione e contro- tante nella storia dell’anarchi- lona, 14 febbraio 2009) solo rivoluzione in Catalogna smo: Rubén Prieto, Luís nella dimensione di anarcosin- (1976) poi ripubblicato nel Andrés Edo, Carlos Semprun dacalista rappresenterebbe un 1996, Libertad; Ni Dios, ni Maura e Diego Camacho. errore, perché lui è stato un Amo, ni Cnt (1978); El esilio fue Il primo a lasciarci (28 novem- anarchico a più dimensioni. una fiesta (1999). bre 2008) è stato Prieto, uru- Sicuramente legato all’attività Last but not least. Camacho guyano, una vita segnata da sindacale, ma soprattutto at- (Almeria, 12 agosto 1921-Bar- un’esperienza durata più di tento ai nuovi fermenti della cellona, 13 aprile 2009) a soli cinquant’anni: la Comunidad Spagna del postfranchismo. quindici anni è già sulle barri- del Sur. «La teoria da sola non Capace di contemperare tradi- cate di Barcellona il 19 luglio serve, perché non crea. Quello zione con innovazione. Una vi- 1936 insieme agli anarcosinda- che bisogna fare è unirsi e ta dedicata alla militanza con calisti e gli anarchici che bloc- mettere in pratica tutto quello forzate pause in prigione. Di cano il golpe di Francisco che abbiamo affermato fino- lui restano, anche, i suoi libri: Franco. Da lì una vita avventu- ra», aveva confidato all’amico La Corriente (2002); La Cnt en rosa fra Spagna, Francia e poi, Fernando Ainsa per spiegare la la encruijada: aventuras de un dopo la morte di Franco, anco- nascita nel 1954 della Comuni- heterodoxo (2006). ra in Spagna, soprattutto nella dad. Un’esperienza che, nelle Irriverente, iconoclasta, sem- sua amata Barcellona. Saggi- intenzioni dei fondatori, non pre pronto allo sberleffo, ma sta, conferenziere, polemista doveva rimanere isolata, ma anche alla seria e approfondita Camacho lascia un’estesa pro- doveva stimolare la nascita di riflessione. È difficile collocare duzione di saggi: Buenaventu- altre comunità e creare una fe- Semprun Maura (Madrid, 23 ra Durruti. Cronaca della vita derazione di comunità. Nel novembre 1926-Parigi, 23 mar- (1980); Spagna 1936. Un anar- 1973 i membri della Comuni- zo 2009). Uno dei più estrover- chico nella rivoluzione (1998); dad sono costretti a lasciare il si anarchici ispano-francesi. Durruti e la rivoluzione spa- paese per la repressione del Saggista, romanziere, autore di gnola (quattro volumi, 1999- golpista Bordaberry. Trasferitisi teatro, giornalista e polemista. 2000). e n o s r e p

Rubén Prieto Luís Andrés Edo Carlos Semprun Maura Diego Camacho n anno 11 • n.3 • 2009 libertaria

o INCONTRI g a l

e Postanarchico società contemporanea. dei rapporti di potere e alla Russia, dalla Spagna p i contro il muro Ha sottolineato l’impor- dell’esercizio del potere al Brasile, dalla Grecia al c

r tanza del metodo di in- nella società contempo- Canada… a Postanarchismo e lotte dagine basato sulla pra- ranea si amplia lo spet- Ecco il programma n contro la politica israelia- tica anarchica. Vale a tro d’analisi e d’azione 4 settembre (venerdì) na verso i palestinesi dire, usare la pratica co- delle lotte anarchiche. (h 15-19) Presentazione questi i temi di due in- me base per la formula- Perché l’anarchismo delle realtà partecipanti contri con Uri Gordon a zione di proposte teori- «tradizionale» non coglie all’incontro con relazioni Milano in maggio. Gor- che. Cioè, utilizzare le compiutamente la realtà sulle proprie attività; don è un attivista anar- esperienze di vita e di in cui viviamo. Da qui (h 19) Proiezione del do- chico israeliano, membro lotta per elaborare teo- l’esigenza di un anarchi- cumentario Un’utopia di di Anarchists against the ria. Una metodologia smo postmoderno. nome Cecilia di Adriano wall (Anarchici contro il capace di unire espe- E a questo punto non si Zecca; muro), organizzazione rienze pratiche con ap- può che rinviare ai testi (h 21,30) Spettacolo tea- che lotta con azioni diret- profondimenti. Insom- dei vari autori che Liber- trale: Il sovversivo : dedi- te contro il muro tra ma, pratica e teoria che taria ha pubblicato e con- cato a Franco Serantini Israele e la Palestina (si vanno di pari passo . tinua a pubblicare su seguirà un concerto di veda l’intervista a Gordon Per chiarire la sua visio- questo argomento: Larry canzoni anarchiche e ri- su A rivista anarchica, ne di anarchismo «decli- Gambone (n. 1-2/2008), belli. estate 2009) ed è autore nato al presente» Uri Tomás Ibañez, Uri Gor- 5 settembre (sabato) di Anarchy Alive! Gordon ha confrontato don (n. 3-4/2008), Jesse (h 10-13) Seminario (pri- Primo incontro. Venerdì 8 l’anarchismo tradizionale Cohn e Shawn Wilbur (n. ma sessione): Anarchi- maggio, aula 510 del- con quello definito po- 1-2/2009), Vivien Garçia smo, post-anarchismo e l’università statale di Mila- stmoderno. Una distin- (su questo numero). nuovi movimenti antiau- no: seminario/dibattito su zione importante ma toritari nella società con- Anarchismo e post-anar- che per Gordon non va Andrea Staid temporanea. Partecipa- chismo. L’anarchismo estremizzata. no: Nildo Avelino, Nico declinato al presente. Per anarchismo tradizio- Berti, Marianne Enckell, Secondo incontro. Saba- nale si intende un pensie- Archivi e centri Paolo Finzi, Vivien Gar- to 9, Circolo dei malfat- ro che aveva concentrato studi a Pisa cía, Pippo Gurrieri, Fotis tori: conferenza/dibattito la sua attenzione sul ca- da tutto il mondo Katevas, Tomás Ibáñez, su anarchici contro il mu- pitale e sullo stato come Andrea Papi, Mário Rui ro e questione israelo- forme di dominio; da qui Pinto, Mimmo Pucciarelli, palestinese. il senso delle lotte del Massimo Varengo e altri. Nel seminario all’univer- movimento anarchico: di- (h 15-19) Seminario (se- sità, Uri Gordon ha illu- struggere quelle due for- conda sessione): Anar- strato la sua visione del- me attraverso la lotta di chismo, post-anarchi- la pratica e della teoria classe per arrivare alla ri- smo e nuovi movimenti libertaria-anarchica nella voluzione sociale. antiautoritari nella società Ma si tratta contemporanea una visione Dal 4 al 6 settembre si (h 21,30) Ma al vostro riduttiva del riuniscono a Pisa i centri posto non ci so stare, potere, per- studi e di documentazio- Fabrizio De André e ché questo ne, gli archivi e le biblio- l’anarchismo di Paolo non si colloca teche aderenti alla Fédé- Finzi soltanto in ration internationale des a seguire quelle due for- centres d’études et de La bella che è addor- me socio-sto- documentation libertaires mentata…, ha un nome riche (capitali- (Ficedl). È la quattordice- che fa paura… libertà, li- smo e stato). sima riunione di questo bertà, libertà, concerto E così, utilizzan- network libertario fonda- dedicato Fabrizio De An- do contributi del to nel 1979 a Marsiglia a dré di Carlo Ghirardato pensiero con- cui aderiscono circa ses- 6 settembre (domenica) temporaneo e santa centri: dall’Italia al (h 10-13) Riunione con- nuove analisi Portogallo, dalla Svizzera clusiva della Ficedl

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