15 1956: Francesco Rosetta. Scudetto con Torino e Fiorentina

asce il Panathlon Le “stimmate” del campione Club Novara nel Enrico Patti, prezioso scopri- Nmese di aprile del tore di talenti, ha immediata- 1956, e un mese più tardi un mente visto in Rosetta le “stim- giocatore novarese diventa mate” del campione al quale c’è campione d’Italia. Cioè vince poco da insegnare. Al massimo, lo scudetto tricolore. un corretto comportamento in Parliamo di Francesco campo, la cosidetta “posizione”, Rosetta, uno dei più grandi cal- e un allenamento adeguato alle ciatori espressi dal calcio spar- caratteristiche del giocatore che tano e novarese. Nato a stupisce per le sue qualità acro- Biandrate, appena oltre batiche e per la classe pura che Novara, il 9 ottobre del 1922, il distingue i difensori del tempo. giovane Francesco si trasferi- Un terzino e centromediano sce poi a Novara con la famiglia, nel borgo simile ai grandi raffinati , San Martino, in via Andrea Costa che a quei , Virgilio Maroso, Carlo tempi si chiamava via 28 Ottobre. Parola. E qui, con le squadrette improvvisate dei Ricorda “Cecco” che conosciamo da tanti ragazzi, dimostra subito la propria “stoffa”. anni: «Giochiamo spesso in allenamento il Giovanissimo, gioca con la Sanmartinese mercoledì contro il Novara che allora mili- pilotata da Oscar Comazzi. Siamo negli anni tava, e bene, in . E creiamo non pochi 1934-1935. Poi lo vede il presidente del problemi alla squadra azzurra, perché noi Circolo Comunale, Guidi, fratello di un diri- spartani siamo stati i primi in Italia ad gente spartano. Appartiene alla categoria applicare il “sistema”, come ammise qual- privilegiata dei “talenti naturali”, ma gli ser- che anno più tardi il noto allenatore e tecni- virà molto la successiva scuola della Sparta. co . Perché Enrico Patti è da lui considerato un Era successo che nel 1939, precisamente il secondo padre, oltre che inarrivabile “mae- 13 di maggio, pomeriggio uggioso, tutta la stro di calcio”. Sparta con in testa Patti noleggiò un pull- Nel 1937, il patron della Sparta, Enrico man e ci portò allo stadio San Siro di Patti, allora anche direttore tecnico del Milano per assistere al leggendario confron- Novara, compie uno dei suoi consueti giri to amichevole fra le Nazionali di Italia ed per la città, con la fedele moto “Guzzi”, per Inghilterra. Scopo del viaggio era quello di visionare i giovani promettenti sui diversi vedere e toccare con mano i pregi che il campetti dei borghi. E al sassoso piazzale “sistema” applicato dagli inglesi poteva del Valentino, dietro allo stadio Littorio, offrirci. nota immediatamente il 15enne acrobatico Patti, che era un gran tecnico oltre che Rosetta. uomo inimitabile, aveva l’occhio lungo, Francesco detto “Cecco” si avvicina così seguiva tutto il calcio, anche quello interna- alle bianche casacche spartane, e percorre zionale, ci fece comprendere immediata- tutta la trafila: allievi, riserve, prima squa- mente i vantaggi del nuovo tipo di gioco che dra. E’ presto amato, stimato, apprezzato dai avrebbe sostituito l’antico “metodo”. compagni per la sua classe immensa e per un Quella partita finì 2-2, con il famoso gol di carattere schivo seppur amichevole. segnato in rovesciata con la... 16 mano. Ma gli inglesi veramente ci avevano popolata che si occupava di materiale per impressionato. l’aeronautica. Io lavoravo come operaio Quando tornammo a casa ammirati ed alla Cansa, ma giocavo nella Sparta. entusiasti, studiammo a tavolino il “siste- Ero in uno stato d’animo particolare. ma”, e lo applicammo prima negli allena- Partita equilibrata, bloccata sullo 0-0. Ad menti e poi nelle partite, e la scelta ci fruttò un certo punto, ci fu un fallo nell’area moltissimo. le squadre avversarie non rusci- avversaria e l’arbitro concesse il rigore. In vano più a raccapezzarsi...». assenza del colonnello Patti, impegnato in Francesco Rosetta ricorda che la primissi- guerra, dirigeva la squadra Aldo Sponghini. ma volta che la Sparta applicò il “sistema” Mi assegnò l’incarico angoscioso di battere fu in campionato, nell’autunno del 1939, a il rigore. Le gambe mi tremavano, nonostan- Gattinara: una sorpresa, uno sfacelo per gli te tutti mi considerassero un “freddo”. avversari, che alla fine chiesero cos’era Partii bene, feci una finta perfetta, spiazzai quella stregoneria... nettamente il portiere, che era l’amico ed ex Con la Sparta acquartierata in via Sottile spartano Mario Brusa, ma la palla lenta- sotto le tribune “popolari” dello stadio di via mente finì netta contro il palo. Vincemmo Alcarotti, Francesco Rosetta vince il cam- poi ugualmente per 1-0, ottenemmo la pro- pionato dilettanti del 1940, “stracciando” mozione, ma io da quel giorno giurai che letteralmente tutte le squadre della provin- non avrei più calciato un rigore. E per tutti cia. I suoi compagni di squadra sono i vent’anni della mia carriera ho mantenuto Bazzoni, Zannini, “Notu” Falzotti, Luotti, la promessa!». “Penny” Andoardi, Schiavini, Peppino Molina, Augusto Zweifel (“anche noi aveva- Il passaggio al Novara mo il nostro straniero!”), Bonelli, Nel campionato 1940-1941, Rosetta gioca Sigismondi. con la Sparta nella serie “C”, categoria che Francesco Rosetta è centromediano, adot- era già un lusso per una società così piccola ta il “sistema”: uno spettacolo, a detta di chi e senza grandi pretese. Gli avversari appari- l’ha visto giocare e lo ricorda. vano fortissimi e di gran nome: Legnano, Vigevano, Abbiategrasso, Como, Varese, Promozione in serie “C” Piacenza... Ma la piccola Sparta, grazie al Sull’onda commossa dei ricordi, sentiamo suo gioco collaudato e con i meccanismi ancora Francesco: «Dopo una sola stagione perfetti, tiene testa ai rivali presentando una di prove, nel 1939-40 risultiamo incredibil- squadra con ottime qualità, singole e collet- mente promossi in serie ‘C’. Un ricordo per- tive. sonale di quel campionato. La Sparta dovet- A quel tempo tutti, sottolineiamo tutti, i te giocare contro la squadra aziendale della giocatori delle squadre cittadine e della pro- Cansa di Cameri, allora una fabbrica molto vincia bramavano un sogno soltanto: vestire

Rosetta ai tempi della Sparta con cui vinse il campionato dilettanti del 1939-’40 ottenendo una clamo- rosa promozione in serie C. Da sinistra in piedi, Sigismondi, Bazzoni, Luotti, Zweifel, Rosetta, Peppino Molina, Andoardi, Schiavini. Accosciati, Zannini, Falzotti e Bonelli. 17

Il Novara stagione 1943-’44. Da sinistra, Coltella, Falzotti, l’argentino Pozzo, Caimo, Muci, Cavigioli, Rosetta, l’argentino Barrera. Accosciati da sinistra, G. Galimberti, il nazionale oriundo argentino De Maria, Mariani.

la maglia azzurra del Novara. cestino dei ricordi: «Debuttai con la maglia La Sparta raggiunge al salvezza nel cam- del Novara in , il 7 dicembre del pionato 1940-41. E’ un po’ come vincere lo 1941, al posto dell’infortunato grande terzi- scudetto. E nell’estate del 1941, alcuni spar- no Virgilio Bonati che poi partirà per la tani vengono trasferiti al Novara, tramite i Russia e purtroppo non tornerà più. buoni uffici di Aldo Sponghini e di Luciano Giocammo a Padova contro una forte squa- Marmo. Sono precisamente Francesco dra che disponeva di , Rosetta, molto appetito, Pierino Manfredda, Formentin, Passalacqua, Sforzin, Cassani... Ugo Luotti, “Penny” Andoardi, Pisocri e Perdemmo 3-2, nostri gol di Muci e dell’o- Paltrinieri. megnese Fovana. L’estate del 1939 aveva condotto in azzur- La nostra era una buona squadra guidata ro giocatori che sarebbero state “colonne” dal tecnico Luciano Marmo con allenatore del Novara come Mino Muci, grande talen- Carlo Rigotti. Presidente era l’industriale to; Giuseppe Mainardi il gladiatore di San veneto Alvise Peretti, titolare della SCEI. Pietro Mosezzo; Panagini e Ruggerone. Giocai undici partite, due volte anche da L’estate del 1940 vedeva partire dalla Sparta centromediano. Gustai il profumo della vit- destinazione Novara un altro giocatore di toria a Savona, con la Fiumava dove gioca- belle speranze: Zweifel. vano l’amico spartano Manfredda, Dunque nell’estate del 1941, cinque spar- Spadavecchia e il primo dei fratelli Loik. tani vanno al Novara, che in quegli anni a Il cannoniere di quel campionato, durante cavallo della guerra era praticamente forma- il quale raggiungemmo una tranquilla posi- to da quasi “tutti spartani”. Seguiranno l’an- zione di centro-classifica, fu lo splendido no successivo, il 1942, Peppino Molina, il Mino Muci autore di ben 16 reti». portiere Sacchi, e poi durante la guerra Dunque Francesco Rosetta ha debuttato, Cavigioli, Eugenio Patti, Falzotti, Lorioli. ha riscosso la fiducia dei tecnici, dei dirigen- La maglia azzurra del Novara era l’obbiet- ti e del pubblico. Sarà naturalmente confer- tivo di tutti i giocatori della zona come mato nel campionato 1942-1943, l’ultimo Angelo Galli, Augusto Ravetta e il portiere ufficiale prima della guerra. Campionato Simonetta provenienti dal Circolo sfortunatissimo, con trasferte precarie causa Archimede: come Remo Varsaldi provenien- la rottura di ponti e strade, treni perenne- te dal Circolo Vittoria; come Ezio Rizzotti mente in ritardo, squadra azzurra continua- nato del Circolo Cairoli. mente rinnovata per le partenze per i fronti di guerra. Il debutto in azzurro Il nuovo allenatore, l’ungherese Lazlo Abbastanza commosso, Rosetta fruga nel Hajos, non sapeva come raccapezzarsi in 18 quel terribile “bailamme”: il 1942 fu anno “Ciuson”, ove mi recavo spesso anche a particolarmente disgraziato per il Novara pescare con le mani. Vidi arrivare un’auto: calcio: erano morti tragicamente gli ex gran- scesero Copernico direttore sportivo del di giocatori Mario Meneghetti, il simbolo, Torino, l’allenatore Ferrero. Mi dissero che travolto da un treno alla stazione di Novara, avevano già parlato con i dirigenti del e Giustiniano Marucco in un rovinoso inci- Novara, Luciano Marmo in testa. Volevano dente stradale in Friuli. portarmi al Torino, se ero d’accordo...». Inoltre, dopo sette splendide partite (con un gol subito soltanto!) si ammalava grave- Il grande salto coi campioni mente e poi moriva il 9 dicembre 1942 il In nome di Rosetta aveva trattato l’amico giovane portiere Dino Rossi, appena acqui- spartano geometra Mario Fortina. Non c’e- stato dalla squadra belga del Wilwoorde. Era rano troppi ostacoli, anche se Marmo furbe- arrivato al Novara grazie al servizio militare scamente voleva trarre da questa “dolorosa” perché, pur abitando e lavorando in Belgio, cessione il massimo. Riccardo “Dino” Rossi aveva orgogliosa- E l’ottenne: un bel pacchetto di soldi per mente mantenuto la cittadinanza italiana. quei tempi grami, i giocatori Castelli ottimo Aveva bevuto acqua infetta in un tunnel centromediano, la mezzala Guaraldo, il ter- alla stazione di Genova, durante la trasferta zino Benedetto. Oltre all’arrivo agevolato di del Novara a Pisa (8 novembre 1942, zero a un altro terzino Livio Bussi. zero); si era ammalato con febbre fortissima; Insomma, la cessione di Rosetta permise all’Ospedale Militare lo curarono per una al Novara di cambiare mezza squadra, per- polmonite. Morì per una grave forma di tifo. ché il presidente Francescoli aveva “intima- Alla fine del campionato, il 6 giugno 1942, to” di puntare decisamante alla promozione il Novara si classifica penultimo e dovrebbe, in serie “A”. secondo regolamento, retrocedere in serie E con gli “spiccioli” del Torino, “C”. Un dramma per la società azzurra, ma Francescoli potè mettere le mani su Silvio il dramma più serio è l’incrudelirsi della Piola, malgrado le resistenze del giocatore guerra. I giocatori Bonati del Novara, che si sentiva ancora “da serie A”. Schiavini e Sigismondi della Sparta, il pugi- E’ ovvio che il salto dal piccolo Novara al le De Rosa della “Carlo Ravetto”, non torna- grande Torino non fu agevole per “Cecco” no più dalla Russia, dispersi con l’ARMIR. Rosetta che racconta: «E’ la stagione 1946- ’47, allena sempre Luigi Ferrero. Il merco- Acquistato dal “Grande Torino” ledì giochiamo in amichevole a Orbassano e «Avevo giocato tre anni nella Sparta, cin- mi comporto al meglio. Debutto nel Grande que anni nel Novara compresi i campionati Torino il 22 settembre nel mitico stadio di guerra. Mi sembrava giunto il mio “Filadelfia”, centromediano al posto di momento. Stavo facendo il bagno Rigamonti. Un disastro: ho le gambe molli, all’Agogna, nella zona cosidetta del non sto in piedi, non riesco a realizzare le

Rosetta nella fantastica Fiorenti- na campione d’Italia nel 1956. 19

La squadra azzurra del campionato 1945-’46, primo del dopoguerra. Ci sono in piedi da sinistra, Pombia, Foglio, Falzotti, Villa, Rosetta e Dino Galimberti; acco- sciati, Panagini, Alberico, Mainardi, Costanzo, Barberis.

cose più semplici. Sarà stata l’emozione, Gabetto. Nella seconda sfida di campionato, sarà stata una non opportuna cura di fan- quella del 2 maggio 1948, Rosetta è infortu- ghi: perdo il posto e torna in campo nato e non gioca. Ovviamente, i granata si Rigamonti. aggiudicano un nuovo scudetto e i dirigenti Questo grande stopper era spesso in lite che hanno seguito Rosetta lo richiamano con i dirigenti per l’ingaggio e i premi, ma d’urgenza perché ancora una volta poi finiva per accordarsi e non mancava mai Rigamonti fà le bizze. una partita. Così fu anche in quella stagio- Dunque, il novarese Francesco Rosetta ne dovetti accontentarmi di 13 presenze, un torna al Torino, e con i granata ha la soddi- po’terzino al posto dell’infortunato Maroso, sfazione di compiere una magnifica tournée un po’ centromediano. Vincemmo lo scudet- in Brasile dove la squadra torinista gioca to con 10 punti di vantaggio sulla Juventus, alcune partite al cospetto di pubblici entusia- ma non ero per nulla contento. Io volevo sti ed ammirati. Lui, Rosetta, è schierato giocare!». contro il San Paulo, 1-1, e il Portuguesa, 4- Dunque è crisi col Torino. Il morale di 1. E’ confermato titolare, a pieni voti. Rosetta scende sotto le suole, lui perde la voglia di giocare. Chiede ai dirigenti grana- La beffa e il destino ta di essere trasferito in prestito: in questo Forse questa volta ci siamo. Rosetta pun- modo può giocare ogni domenica, senza tualizza: «Rigamonti non c’è, gioco io in patire l’attesa per la convocazione oppure la amichevole contro il Milan, vinciamo 3-2. tribuna (allora non esistevano i giocatori in La domenica successiva inizierà il campio- panchina). Il presidente Novo lo accontenta nato contro la Pro Patria dei miei grandi e lo invia in prestito all’Alessandria. amici ed ex compagni di squadra Peppino I “grigi” sulla carta sembrano una buona Molina, Eugenio Patti, Lello Antoniotti. squadra con possibilità di salvezza. Tutti grandi spartani. Lui, Rosetta, gioca magnificamente 32 Il giorno prima della partita, il 13 settem- partite con un rendimento elevatissimo. bre del 1948, è sabato, sono al bar Florio di Nella prima partita contro il Torino, il 30 Torino tradizionale ritrovo dei giocatori e novembre del 1947, l’Alessandria gioca dei tifosi granata. Mi sento battere un col- benissimo e strappa il pareggio 2-2 ai grana- petto sulla spalla, è Rigamonti che mi ta. annuncia serissimo “Domani gioco io”. Lui, “Cecco”, come centromediano, ha Non ci credo; vado in sede a controllare, è controllato benissimo l’amico acrobatico tutto vero, giocherà Rigamonti, io non sono 20

Cecco Rosetta con il Grande Torino nel campionato 1947-’48. Con i granata vinse lo scudetto.

nemmeno fra i convovcati. Cerco di parlare Rosetta appone la sua firma in bianco, per- con il presidente, con il direttore tecnico, ché è uomo di parola, non discute nemmeno con l’allenatore: faccio il matto, li insulto la cifra, ha soltanto voglia di riprendere a malamente, poi torno a Novara, affermando giocare a tempo pieno, senza patemi d’ani- che al Torino non mi vedranno più». mo. Debutta già il 26 settembre, proprio a Rosetta è giustamente infuriato, torna a Torino, contro la Juventus di Boniperti, casa e fà in tempo a vedere il debutto del Parola, Depetrini, Sentimenti IV e Novara in serie “A”: due a zero all’Atalanta Muccinelli. I gigliati perdono 3-1, ma in uno stadio comunale supergremito, reti di “Cecco” ha capito che con quella maglia e Mainardi e Silvione. quell’ambiente farà molta strada... Quasi quasi lo sfiora un pensiero, perché non tornare al Novara?.... Una magnifica carriera Continua a raccontare Rosetta: «Il merco- Francesco Rosetta, da quel 26 settembre ledì successivo, è il 22 settembre, sono al 1948, diventa “viola” a vita, nel senso che caffè Benevolo, ritrovo di molti giocatori e gioca con la Fiorentina ben nove campiona- sportivi cittadini. Vedo arrivare Luigi ti, apprezzato, amato, stimato da tutto il Ferrero che dal Torino è passato ad allena- popolo fiorentino. E’ un idolo, un intoccabi- re la Fiorentina. le. Sa tutto di me. Mi vuole a Firenze, ad ogni «Di quella città, di quei compagni di squa- costo. Io rifiuto, non ho alcuna voglia di dra, di quel pubblico ho ricordi soltanto distaccarmi ancora da Novara, sto troppo positivi, incancellabili, Nove anni stupendi, bene a casa mia, con i miei amici. illuminati dallo scudetto che abbiamo vinto Ferrero insiste con le buone e anche un po’ nel 1955-1956 con allenatore un altro con le cattive. Mi supplica di incontrare il straordinario maestro, Fulvio Bernardini». sabato a Torino il presidente della Con la Fiorentina, il novarese Rosetta ha Fiorentina Antonini. Ho 26 anni, non sono giocato qualcosa come 245 partite, e con più di primo pelo. Fisicamente sono al mas- compagni di squadra come i portieri simo della condizione, sono desideroso di Costagliola e Sarti, i terzini Eliani, Furiassi, rivincite, sportive s’intende. Il presidente Magnini e Cervato, i mediani Magli, toscano, un ometto semplice e simpatico, mi Acconcia, Chiappella, Orzan, Segato; gli convince a firmare il cartellino». attaccanti Marchetti, Zoppellari, Galassi, 21 Sperotto, Pandolfini, Virgili, il cileno Montuori, Gratton, Prini, il fantastico fuori- Rosetta e la Nazionale classe brasiliano Julinho e diversi altri. La cavalcata tricolore del 1955-’56 fu Francesco Rosetta ha vestito dal splendida: otto punti di vantaggio sul Milan 1949 al 1956 sette volte la maglia di Nordhal, Gren, Liedholm, e poi una sola della Nazionale “A” e una volta quel- partita persa (proprio l’ultima di campionato la della Nazionale giovanile, sempre a Genova!), soltanto venti gol subiti. Una difesa diventata tutta Nazionale, un centro- nel ruolo di centromediano. campo di battaglia, punte fantasiose e classi- che come i due stranieri, e concrete come il Queste le sue partite nella giovane torello Virgili. Nazionale “A” La Fiorentina, calcisticamente, gli ha dato tutto, così come la Sparta che l’ha allevato e 22.5.1949 - ITALIA-AUSTRIA 3-1 il Novara che l’ha lanciato. 26.4.1953 - CECOSLOVACCHIA- Il Torino, quel Torino, si è schiantato sulla ITALIA 2-0 collina di Superga il 4 maggio del 1949. Il 13.11.1953 - EGITTO-ITALIA 1-2 nostro Rosetta ha scampato la morte, per il (qualificazione mondiali) destino che ha voluto che il suo posto in 13.12.1953 - ITALIA-CECOSLOVAC- squadra toccasse ancora a Mario Rigamonti. CHIA 3-0 24.1.1954 - ITALIA-EGITTO 5-1 (qualificazioni mondiali) 18.12.1955 - ITALIA-GERMANIA OVEST 2-1 15.2.1956 - ITALIA-FRANCIA 2-0

La Nazionale italiana del dicembre 1953, a Genova, che vinse contro la Cecoslovacchia con un secco 3-0. In piedi da sinistra, il C.T. Czeiler, Costagliola, Magnini, Rosetta, Segato, Frignani, Cervato, Chiappella; accosciati da sinistra, Recagni, Boniperti, Muccinelli, Pandolfini.