Enrico Lucchese Arturo Nathan Collana D’Arte Della Fondazione Crtrieste Curatore Giuseppe Pavanello
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Enrico Lucchese Arturo Nathan Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste Curatore Giuseppe Pavanello ENRICO LUCCHESE, Arturo Nathan Con il capitolo 1939: i sonetti di ANDRea Del Ben Undicesimo volume della collana Prima edizione: dicembre 2009 Volumi pubblicati ANGela TIZIANA CATALDI, Edgardo Sambo, 1999 DANIela MUGITTU, Bruno Croatto, 2000 GIANFRANCO SGUBBI, Adolfo Levier, 2001 NICOLETTA ZAR, Giorgio Carmelich, 2002 ClaUDIA RAGAZZONI, Gino Parin, 2003 GIANFRANCO SGUBBI, Glauco Cambon, 2004 FRANCA MARRI, Vito Timmel, 2005 MATTEO GARDONIO, Giuseppe Barison, 2006 MASSIMO DE GRASSI, Eugenio Scomparini, 2007 MAURIZIO LORBER, Arturo Rietti, 2008 P ROGETTO GRAFICO Il presente volume deve moltissimo all’aiuto degli eredi di Arturo Nathan: grazie di cuore Studio Mark, Trieste a Daisy Nathan Margadonna, a Luciano Cappelletti, a Daniele Margadonna. Ancora un particolare ringraziamento va a Mirella Schott Sbisà. Il mio debito di gratitudine poi ai responsabili di musei e istituzioni che hanno collaborato con entusiasmo alla ricerca: F OTOGRAFIE in Italia, Louis Godart e Luisa Morozzi (Roma, Presidenza della Repubblica), Maria Masau Dan Paolo Bonassi, Trieste e Susanna Gregorat (Trieste, Civico Museo Revoltella), Enrica Molaro (Latina, Galleria Civica d’Arte Mauro Ranzani, Milano Moderna e Contemporanea), Luca Pedrotti Dell’Acqua (Fondazione Comel – Institutio Santoriana), Stefano Saccomani, Verona Iolanda Ratti (Milano, Museo del Novecento), Raffaella Sgubin e Annalia Delneri (Gorizia, Musei Giuseppe Schiavinotto, Roma Provinciali); all’estero, Irina Artemieva e Natalia Demina (Pietroburgo, Ermitage) Mordechai Omer, Ahuva Israel e Irith Hadar (Tel Aviv, TAMA), Paulina Woszczak (Lodz, Sztuki S TA M PA Museum). Per la parte documentaria, i miei ringraziamenti a Pierpaolo Dorsi (Soprintendenza Tergeste grafica&stampa Archivistica del Friuli Venezia Giulia), a Carolina Ciaffardoni (Ascoli Piceno, Archivio di Stato), al personale dell’Archivio di Stato di Genova, a Elena Cazzaro (Venezia, ASAC), a Eugenio Bevitori e Miriam Hassid (Trieste, Comunità ebraica), ad Ariella Verrocchio (Trieste, Istituto Livio Saranz), a Orsola Braides (Trieste, Biblioteca Statale) e Federica Moscolin (Trieste, Biblioteca Civica e, poi, Biblioteca del Civico Museo Revoltella); grazie anche a Helen Brunner, Paolo Casari, Ester Coen, Gillo Dorfles, Franca Fenga Malabotta, Maria Beatrice Mirri, Ada Masoero, ai miei colleghi della Sezione di Storia dell’Arte dell’Università di Trieste, in special modo a Maurizio Lorber, Massimo De Grassi, Lorenzo Nuovo, Matteo Gardonio e Daniele D’Anza; per le fotografie Stampato in Italia / Printed in Italy a Paolo Bonassi, Mauro Ranzani (Milano), Giuseppe Schiavinotto (Roma), Stefano Saccomani (Verona); per i consigli e le segnalazioni a Fabio Cescutti, Mario Corsi, Franco Firmiani, Stefano È vietata la riproduzione anche parziale Rossi, tutti i collezionisti, compresi coloro che hanno voluto mantenere l’anonimato, i galleristi © 2009, Fondazione CRTrieste e mercanti d’arte: Michele Bruno (Finarte, Milano), Massimo Di Carlo e Laura Lorenzoni (Galleria dello Scudo, Verona), Fabio Lamacchia (Trieste), Simona Marchini (Galleria La Nuova Pesa, Roma), Furio Princivalli (Stadion, Trieste), Alessandro Rosada (Galleria Torbandena, Trieste). In copertina: Infine, a Giuseppe Pavanello, il mio maestro, esprimo tutta la mia gratitudine A. NATHAN, Solitudine (particolare), 1930 per aver creduto in me e nel mio lavoro. Enrico Lucchese Arturo Nathan Premessa L'undicesimo volume della Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste è dedicato alla vita artistica di Arturo Nathan. L’autore, attivo tra gli anni Venti e gli anni Quaranta, di origine ebraica, morì nel campo di concentramento di Biberach. La storia personale di Nathan ha notevolmente influenzato la sua pittura, decisamente fuori dal comune e piena di fascino, che lo annovera oggi quale voce originale e autentica dell’arte triestina di ogni tempo e tendenza. La sua produzione, seppure contenuta, incarna perfettamente gli aspetti visionari e di introspezione analitica che hanno caratterizzato la cultura della città di Trieste nella prima metà del Novecento, così come la sua letteratura. Con questo volume, la Fondazione vuole quindi contribuire ad approfondire l’altissimo livello dell’opera di un artista triestino significativo per la storia della città. Massimo Paniccia Presidente della Fondazione CRTrieste 5 Sempre assorto in un sogno “Sempre assorto in un sogno ideale di pensiero superiore e di creazione d’arte”: sono parole di Giorgio de Chirico che si attagliano ad Arturo Nathan come poche altre, tanto da porsi come un sigillo ideale sulla sua pittura, dagli inizi alla fine. E, possiamo credere, i sogni saranno stati davvero un conforto – il suo unico – nei mesi trascorsi in campo di concentramento. Quale rovescio della medaglia, per uno che aveva sempre la mente occupata, “tutto, nella stanza da studio, era di cattivo gusto, ma di questo Nathan né soffriva né si compiaceva”. Sovrastava, sull’artista, l’ombra della malinconia, nume tentacolare degli artisti come ci hanno insegnato i Wittkower, al contempo nera, possessiva e generosa. Nathan s’inscrive nella linea dei grandi sognatori romantici, Friedrich in testa, che mollano gli ormeggi dalla terra ferma per lasciarsi andare nell’elemento mobile, senza certezza di confini; artista errante, e l’acqua e il mare gli sono congeniali come a una creatura marina. Spiaggia con frammenti, Naufragio, Solitudine, Spiaggia abbandonata, L’attesa (Autoritratto al tramonto), La nave naufragata, Vascello misterioso, Costa solitaria, Nave in partenza, Melanconia del naufragato: sono titoli di sue opere – e l’elenco potrebbe allungarsi – significativi, di per se stessi, della sua ricerca poetica. Di che cosa? Forse d’oblio, con la presenza ricorrente di un personaggio – chi altri, se non l’artista (“sé stesso, solitario, asceta e naufrago, su spiagge deserte, fra simboli nostalgici di cose passate o lontane” annotava Silvio Benco) – seduto, ripreso di spalle, a distendere lo sguardo verso l’orizzonte. Coste di 7 mistero, abitate da frammenti di sculture antiche – altri naufragi – per lo più teste di statue colossali, o anche il cavallo fidiaco del Partenone. Quanta acqua nei quadri dell’artista, quanta solitudine e quanta oscurità. Costa solitaria, con quel dettaglio della corda dell’imbarcazione legata a una boa appare una sorta di paradigma della sua condizione del vivere. Enrico Lucchese ha, a sua volta, composto pur egli un quadro (arricchito da un intervento ‘letterario’ di Andrea Del Ben): un quadro rigoroso dell’opera di Nathan, lucido nell’analisi critica, puntuale nei riscontri documentari e nelle trame dei rapporti, anche familiari. Dalle sue ricerche e dalle sue meditazioni è uscito un testo esemplare, in cui viene analizzata l’intera opera pittorica dell’artista, con tantissime aggiunte, e senza trascurare l’attività grafica, sicché il volume può ritenersi ulteriore prova dell’alto livello scientifico della Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste, confermando, al contempo, le attese di quanti hanno a cuore la civiltà pittorica triestina del Novecento. Siamo partiti discorrendo di sogni. “Chi non sogna è un disperato” ha detto, in un’intervista, Alda Merini. Giuseppe Pavanello La nostra gratitudine alla Fondazione CRTrieste e a quanti – studiosi, collezionisti, il fotografo Paolo Bonassi, lo Studio Mark, lo stampatore – ci hanno aiutato a conseguire, ancora una volta, eccezionale qualità di 8 risultati. Arturo Nathan Sommario Premessa Massimo Paniccia 5 Sempre assorto in un sogno Giuseppe Pavanello 7 ARTURO NATHAN Un pittore triestino del Novecento 13 Gli inizi 51 Da “Valori Plastici” alla prima partecipazione in Biennale 67 1926-1929: Realismo magico a Trieste 85 Gli anni Trenta 121 1939: i sonetti Andrea Del Ben 175 Ultime opere 199 Tavole 217 Album Nathan 253 Catalogo dei dipinti 259 Esposizioni 271 Bibliografia 277 12 13 Arturo Nathan Un pittore triestino del Novecento L’esiliato (Trieste, collezione privata) Giorgio de Chirico è il principale responsabile dell’odierna vi- sione, in parte molto corretta in parte piuttosto distorta, della vita e della pittura di Arturo Nathan. In un affascinante articolo, comparso sulla “Domenica” del giugno 19451, il Metafisico non esita a chiamare Nathan pittore e poeta e a rispecchiare su se stesso, terminando in una sorta di immaginifica litania, l’artista che ebbe modo di conoscere a Roma nel 1925 e a Milano cinque anni dopo: L’articolo di Giorgio de Chirico su Arturo Nathan Era un uomo intelligente, mite, giusto e buono ed è stato assassinato per- (In “Domenica” 3 giugno 1945) ché era ebreo. Lavorava tutto il giorno in una Società d’Assicurazione a Trieste, per mantenere la sua vecchia mamma, e la sera stava per lun- ghe ore a disegnare ed a dipingere, o a leggere libri di filosofia o di poe- sia, sempre assorto in un sogno ideale di pensiero superiore e di creazio- ne d’arte. Poi vennero le ignobili leggi razziali e principiarono gli affanni e le sue sofferenze e finalmente è morto in uno di quei campi di concen- tramento tedeschi ove si sfogava il sadismo dei discendenti di Teotobocus. Due volte lo incontrai. La prima volta nel 1925. Io mi trovavo a Roma ed egli venne a Roma per conoscermi. Lo ospitai in un piccolo quartiere ove abitavo con mia madre in piazza Caprera e si visse insieme alcuni giorni di amicizia nietzcheana. La seconda volta fu a Milano nel 1930. Io ero venu- to da Parigi per una mostra personale e lui venne da Trieste per vedere la mia mostra. Di giorno, essendo io occupato, non potevo stare con lui, ma la sera si cenava insieme e poi, fino a tardi nella notte, si passeggiava per le vie della città lombarda. Ricordo una notte, era maggio e c’era la luna, lo condussi a vedere il monumento equestre di Missori e gli parlai a lun- go della metafisica che acquistano i monumenti e le statue, in mezzo alle pubbliche piazze, quando sono posti su zoccoli bassi di modo che sembri- no che partecipino alla vita della città, e gli dissi che anche Schopenhauer consigliava ai suoi contemporanei di non mettere le statue su zoccoli mol- to alti ma invece su zoccoli bassi ed aggiungeva: come si fa in Italia. Gli parlavo ed egli mi ascoltava, tutto attento e pieno di entusiasmo repres- so.