Linee Generali Di Assetto Idrogeologico E Quadro Degli Interventi Bacino Del Trebbia

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Linee Generali Di Assetto Idrogeologico E Quadro Degli Interventi Bacino Del Trebbia LINEE GENERALI DI ASSETTO IDROGEOLOGICO E QUADRO DEGLI INTERVENTI BACINO DEL TREBBIA Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico nel bacino del Trebbia 25. Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico nel bacino del Trebbia 25.1 Caratteristiche generali 25.1.1 Inquadramento fisico e idrografico Il bacino del Trebbia ha una superficie complessiva di circa 1.070 km2 (1,5% della superficie complessiva del bacino del Po), di cui gran parte in ambito collinare-montano (86%). È situato in destra Po, tra i bacini del Tidone e dello Staffora a est, del Nure a ovest, dello Scrivia a sud-est, del Taro a sud-ovest e dello Sturla a sud. Il fiume Trebbia nasce dal monte S. Lazzaro nell’Appennino Ligure e confluisce nel Po, poco a ovest di Piacenza, dopo un percorso di circa 116 km. Lungo lo spartiacque a sud si hanno i monti Penna (1.735 m s.m.) e Maggiorasca (1.799 m s.m.), a est il monte Cavalmurone (1.670 m s.m.) e a ovest il monte Crociglia (1.578 m s.m.). Riceve numerosi affluenti fra cui il più importante è il torrente Aveto, lungo circa 30 km, con un elevato contributo idrico per l’alta piovosità sul suo bacino, di superficie circa pari a 257 km2. Altri affluenti di una certa importanza sono i torrenti Bobbio, Perino e Dorba. L’asta principale del Trebbia è suddivisibile in due tratti distinti per caratteristiche morfologiche, morfometriche e per comportamento idraulico: il tratto montano che si sviluppa dalla sorgente fino a Rivergaro, per una lunghezza di circa 95 km, e il tratto di pianura, con alveotipo tipicamente pluricursale, fino alla confluenza in Po. Il primo tratto si presenta costantemente incassato, profondamente inciso nel substrato roccioso, con morfologia caratterizzata da meandri in roccia molto irregolari, con curvatura generalmente elevata, in lenta evoluzione. Nel tratto terminale appenninico l’alveo tende a rettificarsi e assume tipologia ramificata. Il tratto di pianura mantiene il carattere ramificato, con ampie aree golenali e notevoli depositi alluvionali. Il Trebbia è caratterizzato da una notevole capacità di trasporto solido, negli ultimi anni ridotta per effetto della sistemazione degli affluenti. Il corso d’acqua nella parte alta ha un alveo incassato, con sponde rocciose ed elevata pendenza. Nel tratto intermedio l’alveo è costituito da materiali di scarsa consistenza e in quello finale scorre in un’ampia conoide che si estende fino allo sbocco nel Po. Autorità di bacino del fiume Po 15 FIG. 25.1. BACINO DEL FIUME TREBBIA: AMBITO FISIOGRAFICO PO PO TREBBIA PIACENZA Nure Tidone Riglio Staffora Curone Riglio TREBBIA Nure Borbera Aveto N TREBBIA SOTTOBACINO DELLE SORGENTI DEL TREBBIA . 0 Km 25 Km SOTTOBACINO DEL TREBBIA DI PIANURA . Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico nel bacino del Trebbia Non sono presenti serbatoi di regolazione significativi ai fini dei deflussi di piena. Dal punto di vista amministrativo il bacino del Trebbia ricade quasi interamente in Emilia-Romagna (18 Comuni in Provincia di Piacenza) e Liguria (16 Comuni in Provincia di Genova) e, solo per un Comune, in Lombardia. Ai fini delle analisi conoscitive e della successiva delineazione degli interventi il bacino idrografico viene suddiviso nelle componenti: asta e sottobacino montano. Il quadro conoscitivo e di valutazione dei dissesti sui versanti e sulla rete idrografica minore è stato definito, in maggior dettaglio, separatamente per i sottobacini dell’Alto Trebbia - Aveto e del Basso Trebbia. 25.1.2 Caratteri generali del paesaggio Morfologicamente l'area appartiene all'Appennino piacentino, caratterizzato in particolare dalla profondità dei solchi vallivi scavati dai corsi d'acqua all'interno della massa montuosa, costituita prevalentemente da scisti argillosi e solo in talune aree da serpentini, assai meno erodibili e pertanto visibili e fortemente connotanti il paesaggio. La valle del Trebbia rappresenta una delle poche aree con caratteri ambientali ancora fortemente integri e con livelli di qualità delle acque particolarmente elevati. Il Trebbia è morfologicamente caratterizzato da un fondovalle formato da masse calcaree molto dure, all'interno delle quali il fiume si è scavato un percorso tortuoso e suggestivo, che tagliando gli strati depositati ha portato in luce nei secoli significativi fenomeni fossiliferi. L'esistenza di vaste masse ofiolitiche lungo la dorsale di separazione dalla valle dell'Aveto ha dato origine a un sistema di vette e rilievi particolare, quali il monte Gifarco, il monte Rocca Bruna e il Castello dei Fanti, mentre verso oriente il fiume costeggia la vasta mole calcarea del massiccio dell'Antola. Le subaree principali individuabili all'interno della valle del Trebbia, contraddistinte da particolari specificità ambientali sono rappresentate da: • la zona dell'alta collina del Trebbia, area dei monti Pillerone e Dinavoli, con vaste superfici boschive, caratterizzata dalla presenza degli affioramenti ofiolitici (Pietra Parcellara, Pietra Marcia, Pietra Perduca); • la zona della valle Perino, caratterizzata dalla permanenza delle tracce del modellamento glaciale wurmiano, quali le zone umide (monte sant’Agostino e passo di Santa Barbara) e le emergenze ofiolitiche (presso monte Amelio, Govi, Materano Tre Sorelle, ecc.); Autorità di bacino del fiume Po 17 Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico • la zona della finestra tettonica di Bobbio, importante e unica per la presenza delle formazioni neolitiche dette delle “Arenarie di Bobbio” e delle “Arenarie dell'Aveto”, cioè le formazioni più recenti dell'area appenninica piacentina portate in superficie dall'azione erosiva del Trebbia e dell'Aveto; • la zona dell'alta val Trebbia e val Boreca, caratterizzata, in particolare la seconda, dal profilo a V con assi ravvicinati rappresentati dai rilievi dei monti Cavalmurone, Chiappo, Alfeo, Lesina; • la zona della valle d'Aveto, caratterizzata dalla dorsale Trebbia-Aveto e Aveto-Nure, morfologia cosiddetta matura, abbandonata a seguito delle profonde incisioni operate da Trebbia e Aveto e attualmente coperta da grandi aree boschive di latifoglie e cedui misti che ne determinano la prevalente connotazione. Dal punto di vista insediativo la dominanza del nucleo di Bobbio sull'intera vallata, durante il periodo medioevale, ebbe un’importanza fondamentale, determinando uno sviluppo marcatamente diverso a nord e a sud del centro stesso; infatti la parte pianeggiante verso sud rientra nel dominio piacentino, attuato attraverso le assegnazioni alle diverse famiglie (in particolare prevale il dominio della famiglia Anguissola), mentre l'area montana a nord si mantiene legata a Genova e quindi alle dominazioni delle famiglie Doria e Fieschi. Il centro storico di Bobbio è il polo principale della vallata e si è sviluppato urbanisticamente in relazione originariamente al complesso monastico del nucleo cenobitico di San Colombano, ma ha seguito poi le alterne vicende che dal periodo medioevale vescovile lo portarono dapprima alla dominazione Viscontea quindi Sabauda infine Pavese; accanto a esso si ricorda il sistema insediativo minore dato dai centri storici della val Boreca e Perino (in particolare i nuclei detti ville sul fianchi della val Perino), il sistema diffuso e puntuale delle antiche celle monastiche bobbiesi, minuscoli nuclei legati al luogo di culto e infine il sistema dei castelli. Nella val Trebbia è in via di istituzione un parco territoriale (Parco territoriale della Val Trebbia), esteso su una porzione estremamente ampia della valle e dei circostanti sistemi montuosi appenninici, fino a raggiungere il confine regio- nale con il Piemonte e con la Liguria; al suo interno sono individuati numerosi biotopi di interesse floristico vegetazionale e faunistico. Inoltre è già istituito il Parco dell’Aveto: nell’area del parco sono presenti vari laghetti, relitti del periodo glaciale, in prossimità dei quali si trovano interessanti comunità igrofile e acquatiche. La fauna è ricca e diversificata soprattutto per quel che riguarda le zone umide, con presenza del gambero di fiume nei corsi d’acqua minori. 18 Autorità di bacino del fiume Po Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico nel bacino del Trebbia 25.1.3 Aspetti geomorfologici e litologici Nel seguito si descrivono le principali caratteristiche geolitologiche del bacino con particolare attenzione verso quei litotipi che per le proprie caratteristiche geomeccaniche manifestano alti gradi di erodibilità e/o propensione a dissesti gravitativi; fra parentesi si indica la sigla del litotipo al fine di facilitare la lettura della cartografia geolitologica, alla scala 1:250.000, contenuta nell’elaborato di Piano n. 6. I litotipi maggiormente rappresentati all’interno del bacino del Trebbia, sono suddivisibili in tre fasce distinte con direzione nord-ovest — sud- est. La prima, dalla sorgente del Trebbia fino a Rivergano, è costituita prevalentemente da litoidi eterogenei a diverso comportamento meccanico (ADM). Nella zona di monte, in prossimità di Rovegno, si incontrano termini ignei (LDI) e in subordine litoidi metamorfici (LMI), con frequenti discontinuità; tale alternanza di litoidi è osservabile anche sul versante destro del torrente Aveto. In prossimità della confluenza tra Trebbia e Aveto e per tutto l’ultimo tratto di quest’ultimo, fino a Salsominore, si incontrano affioramenti di rocce tenere prevalentemente incoerenti (RTE). Sul versante destro, in prossimità di Bobbio, affiorano litoidi metamorfici con frequenti discontinuità (LDM). Inoltre è possibile incontrare, su tutto il territorio della prima fascia,
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