di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

OMEN Consulenze s.r.l.

Comune di Terenzo PROVINCIA DI

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (SIA) - 2018 RELATIVA ALL’AMBITO ESTRATTIVO COMUNALE ID1 - “PERDERA” Proseguimento dell’attività estrattiva nel decennio 2018-2028 della Ditta esercente “La pietra di Cassio” di Giulia Magnani

Progettazione: OMEN Consulenze s.r.l. Via Terracini, 16 43052 (PR) Il Tecnico C.Fisc. e P.IVA: 02350360349 Dott. Geol. Massimo Riccò

Commitente: La pietra di Cassio di Magnani Giulia Via Treventi - Località Scanzo 43040 Cassio di Terenzo (PR) C.Fisc.: MGN GLI 80A44 G337Y P.IVA: 02406770343

Aprile 2018 Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

1

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Sommario:

PREMESSE GENERALI...... 4 1. SINTESI DELL’ATTIVITA’ DI COLTIVAZIONE IN RAPPORTO AGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DELL’ATTIVITA’ ESTRATTIVA PER L’AMBITO CONSIDERATO ...... 5 2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO ...... 10 SEZIONE 1 - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 11 1. INTRODUZIONE ...... 11 2. PRESENTAZIONE INTRODUTTIVA DEL PROGETTO ...... 11 3. DESCRIZIONE DEL BACINO DI UTILIZZO...... 11 4. PREVISIONI E VINCOLI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA ...... 11 4.1- PIANI TERRITORIALE REGIONALE (PTR) E PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE (PTPR) ...... 11 4.2 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) E PIANO PROVINCIALE DI TUTELA DELLE ACQUE (PPTA) ...... 12 4.3 PIANO PROVINCIALE DI TUTELA DELLE ACQUE (PPTA) ...... 16 4.4 VINCOLI NATURALISTICI – RETE NATURA 2000 ...... 16 4.5 VINCOLI PAESAGGISTICI ...... 17 4.7 VINCOLI ARCHITETTONICI ED ARCHEOLOGICI ...... 17 4.8 VINCOLI STORICO-CULTURALI ...... 17 4.9 VINCOLI IDROGEOLOGICI ...... 17 5. PRINCIPALI PREVISIONI/VINCOLI NEI PIANI ATTIVITÀ ESTRATTIVE ...... 18 5.1 PIANO INFRAREGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE ...... 18 6. PRINCIPALI PREVISIONI/VINCOLI NEGLI ATTI PIANIFICATORI A LIVELLO COMUNALE ...... 18 6.1 P.R.G...... 18

6.2 ZONIZZAZIONE ACUSTICA COMUNALE ...... 19 7. COERENZA DEL PROGETTO CON LA NORMATIVA...... 19 8. SINTESI DEI VINCOLI DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED URBANISTICA ...... 20 SEZIONE 2 - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ...... 24 1. PREMESSA ...... 24 2. DESCRIZIONE DI SINTESI DEL PROGETTO E DELLE ALTERNATIVE CONSIDERATE ...... 26 2.1 AREA DI INFLUENZA DELL’INTERVENTO ...... 30 3 AZIONI DI CANTIERE E D’ESERCIZIO ...... 31 3.1 DELIMITAZIONE DELL’AMBITO ESTRATTIVO (GIÀ IN ESSERE) ...... 31 3.2 INTERDIZIONE DELL’INGRESSO ALL’AREA DI CAVA (GIÀ IN ESSERE): ...... 31 3.3 CARTELLO CON I DATI SIGNIFICATIVI DELLA CAVA (GIÀ IN ESSERE – DA AGGIORNARE) ...... 32 3.4 SERVIZI COMPLEMENTARI ALL’ATTIVITÀ ESTRATTIVA (GIÀ IN ESSERE) ...... 32 3.5 INDIVIDUAZIONE GIACIMENTOLOGICA ...... 34 3.6 PROGETTAZIONE DELL’INTERVENTO ...... 34 3.6.1 ANALISI TOPOGRAFICA DELLO STATO DI FATTO E MODALITÀ DI ELABORAZIONE ...... 34 3.6.2 QUANTITATIVI ESTRAIBILI E SUPERFICI INTERESSATE...... 35 3.7 VIABILITÀ PUBBLICA E DI CANTIERE ...... 37 3.8 RETE MONITORAGGIO ...... 42 3.9 DISTANZE DI RISPETTO ...... 42 3.10 MACCHINE OPERATRICI ...... 43 3.11 MODALITÀ DI ESCAVAZIONE ...... 44 3.12 GESTIONE DI RIFIUTI ...... 44 3.13 ASPETTI SANITARI DELLA RISORSA ...... 44 3.14 EMISSIONI NELL’ATMOSFERA ...... 44 3.15 PRODUZIONE DI RUMORE E VIBRAZIONI ...... 44 3.16 SCARICHI ACQUE REFLUE ...... 45 3.17 RISCHI DI INCIDENTE ...... 45 4 INTERVENTI DI RIPRISTINO (IN CORSO D’OPERA E FINALI) ...... 45

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

2

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

4.1 PROGETTO DI SISTEMAZIONE FINALE ...... 46 4.2 SISTEMAZIONE MORFOLOGICA ...... 46 4.3 INTERVENTI DI RIPRISTINO VEGETAZIONALE ...... 46 4.1 TIPOLOGIA DI RECUPERO ...... 47 4.2 TEMPISTICHE E SPECIFICHE DEL PROGETTO DI RECUPERO AMBIENTALE (TAVOLA XXIII)...... 48 4.3 UTILIZZO DI MATERIALI PROVENIENTI DA “TERRE E ROCCE DA SCAVO” ...... 51 4.4 MANUTENZIONE E MONITORAGGIO DELLE AZIONI DI RIPRISTINO...... 51 SEZIONE 3 - QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ...... 52 1. PREMESSA ...... 52 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ...... 52 3. ATMOSFERA E CLIMA ...... 52 3.1 CLIMATOLOGIA ...... 52 3.2 TERMOMETRIA ...... 53 3.3 PLUVIOMETRIA ...... 53 3.4 ASSOLAZIONE ...... 53 3.5 UMIDITÀ ...... 54 3.6 ANEMOMETRIA ...... 54 3.7 QUALITA’ DELL’ARIA ...... 55 3.8 INQUINAMENTO DELL’ARIA ...... 55 3.9 SORGENTI LOCALI DI INQUINAMENTO ATMOSFERICO ...... 55 4. RUMORE E VIBRAZIONI ...... 56 4.1 RUMORE ...... 56 4.2 VIBRAZIONI ...... 57 5. SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 57 5.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO...... 57

5.2 ASSETTO STRUTTURALE ...... 59 5.3 GEOMORFOLOGIA ...... 62 5.4 ASPETTI GIACIMENTOLOGICI ...... 63 5.5 NATURA E GIACITURA DEI SUOLI ...... 64 6. IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA ...... 66 7. FLORA E FAUNA ...... 66 7.1 ASPETTI AGROVEGETAZIONALI ...... 66 7.2 ASPETTI FAUNISTICI ...... 68 7.3 ELENCO DELLA FAUNA ...... 68 8. ECOSISTEMI ...... 71 8.1 LE UNITÀ ECOSISTEMICHE ...... 72 8.2 LO STATO ECOSISTEMICO ATTUALE ...... 72 9. PAESAGGIO ...... 73 9.1 ASPETTI PAESAGGISTICI ...... 73 9.2 EMERGENZE STORICO-CULTURALI ...... 73 9.3 VALORI PERCETTIVI ED UNITÀ DI PAESAGGIO ...... 79 10. INDIRIZZI DI TUTELA ...... 81 11. INTERVISIBILITA’ ...... 81 12. RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI ...... 82 12.1 LE RADIAZIONI NATURALI ...... 83 12.2 LE RADIAZIONI ARTIFICIALI ...... 84 13. SISTEMA INFRASTRUTTURALE ...... 84 14. SISTEMA INSEDIATIVO ...... 85

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

3

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Premesse generali

Il presente studio di impatto ambientale (SIA) è mirato a valutare gli effetti complessivi sull’Ambito estrattivo comunale “ID1 “Perdera”, per il proseguimento dell’attività estrattiva, considerando un arco temporale di dieci anni. Il presente si ripropone quindi di implementare i precedenti studi, sulla base delle osservazioni effettuate nel corso dell’ultimo quinquennio dell’attività, in stretta relazione con gli strumenti di pianificazione dell’attività estrattiva, ed in particolare con la Variante al PAE 2005 del Comune di Terenzo (adottata con Del. Cons. Comunale n. 13 del 25 marzo 2006 ed approvata con Del. Cons. Comunale n. 38 del 25 novembre 2006). Con tali finalità si è voluto redigere uno Studio di Impatto ambientale recependo la normativa vigente che prevede una procedura di VIA per la richiesta di una nuova autorizzazione, articolata secondo quanto previsto dalla normativa nazionale D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. recependo i contenuti della LR 9/99 e ss.mm.ii. e la DGR n. 1238/98. L’arco temporale di dieci anni considerato nel presente studio, è da ritenersi certamente sovrastimato rispetto alle previsioni di esaurimento dei quantitativi già autorizzati, che risultano essere sostanzialmente limitati. Tuttavia può essere considerato di supporto per le richieste che la proprietà intende avviare, circa l’inserimento di ulteriori quantitativi da autorizzare per lo stesso Ambito. A tale proposito infatti, si specifica come le pratiche necessarie per l’avvio dell’iter autorizzativo, anche grazie agli studi di cui al presente, siano in corso di predisposizione.

La presente relazione è stata redatta su incarico della Ditta: - La Pietra di Cassio di Giulia Magnani, con sede in località Scanzo nel Comune di Terenzo (P.IVA: 02406770343) che opera già da diversi anni nell’Ambito, al fine di ottenere l’autorizzazione per portare ad esaurimento i quantitativi ancora disponibili secondo le previsioni del PAE. Nello studio sono stati considerati tanto gli aspetti progettuali, come proseguimento di quanto fino ad oggi realizzato, quanto quelli connessi agli impatti ed alle possibili ricadute ambientali. Le mitigazioni ed i ripristini, già in avanzato stato di esecuzione, sono stati previsti come completamento della coltivazione ed in particolare integrandosi con la prevista prosecuzione della coltivazione, stante quanto accennato in precedenza. A seguito della validazione dei contenuti e delle previsioni del presente studio di impatto ambientale, potrà così essere richiesta l’autorizzazione per l’attività estrattiva dalla ditta esercente per un periodo di cinque anni (come previsto dalla normativa regionale).

La struttura del documento è stata suddivisa in tre distinti quadri di riferimento: Quadro di Riferimento Programmatico, che analizza la coerenza e la conformità tra l’opera in progetto e tutti gli atti di pianificazione e programmazione territoriale di settore. Gli elementi che emergono da tale quadro costituiscono i parametri per il giudizio finale di compatibilità ambientale. Quadro di Riferimento Progettuale, che analizza il progetto nelle sue varie componenti suddividendo il progetto in funzione delle probabili ricadute ambientali. Quadro di Riferimento Ambientale, che analizza la relazione tra le componenti ambientali ed il progetto, valutandone gli impatti e le possibili mitigazioni.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

4

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

1. SINTESI DELL’ATTIVITA’ DI COLTIVAZIONE IN RAPPORTO AGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DELL’ATTIVITA’ ESTRATTIVA PER L’AMBITO CONSIDERATO

Il presente studio, propedeutico alla prosecuzione dell’attività estrattiva per l’Ambito considerato, si ripropone di implementare lo studio di impatto ambientale (SIA 2011) realizzato dai progettisti Dott. Geol. Andrea Bricoli e Dott. Arch Roberto Ziliani per l’autorizzazione all’attività estrattiva del precedente periodo di attività. Per questo motivo si è ritenuto indispensabile partire da questi studi offrendo una sintesi dell’attività svolta fino ad oggi. In particolare per quanto attiene i quantitativi e le aree da richiedere nella futura autorizzazione, risulta indispensabile integrare le previsioni degli strumenti della pianificazione, con le attività effettivamente svolte nel quinquennio anzi considerato. Il Comune di Terenzo si è dotato del Piano delle Attività Estrattive (PAE) ai sensi della L.R. 17/91 e s.m.i., in particolare nel presente studio si è fatto riferimento alla Variante 2007 al Piano delle Attività Estrattive (PAE) del Comune di Terenzo (*1) adottata contestualmente alla Variante Generale del Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE) della Provincia di Parma (adottata con atto di Consiglio Provinciale n. 107 del 30 ottobre 2007 ed approvata con atto di Consiglio Provinciale n. 117 del 22 dicembre 2008). Il Comune di Terenzo ha autorizzato la Ditta “La Pietra di Cassio” all’attività estrattiva in data 21 maggio 2012 per un periodo complessivo di cinque anni in seguito alla convenzione a firma del Dott. Bernardo Borri, notaio in , con numero di repertorio 36701 raccolta n. 12932, oltre ad un anno di proroga, come da richiesta del 11 maggio 2016 Prot. N. 2279.

L’Ambito interessato dalle attività estrattive della Ditta esercente, può essere descritto alla data odierna sulla scorta delle previsioni operate nel SIA 2011 (Dott. Geol. A. Bricoli), rispetto a quanto effettivamente realizzato nel corso del periodo autorizzato, così come anzi richiamato. In merito ai quantitativi secondo la tabella riportata di seguito:

Ambito ID1 – “Perdera” – Comune di Terenzo Ditta Proprietaria ed Esercente: “La Pietra di Cassio di Magnani Giulia” Materiali estraibili - QUANTITATIVI Piano Pietre da taglio [mc] Inerti non pregiati [mc] Complessivi [mc] PAE 2007 30.000 10.000 40.000 Lotto 1 = 8.100 Lotto 1 = 2.700 Lotto 2 = 7.200 Lotto 2 = 2.400 Previsioni SIA 2011 Lotto 3 = 8.000 Lotto 3 = 2.700 40.000 (Dott. Geol. A. Bricoli) Lotto 4 = 6.700 Lotto 4 = 2.200 30.000 10.000 Attività coltivazione 24.032 8.002 32.034 (2012-2017) effettiva Residui (aprile 2018) 5.968 1.998 7.966 Previsioni SIA 2018 5.968 1.998 7.966 (Dott. Geol. M. Riccò) Tabella 1 - Volumi di materiale nell’Ambito, dai quantitativi inseriti nella pianificazione rispetto alle attività condotte - N.B: i colori utilizzati in tabella riprendono quelli delle successive figure

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

5

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Anche in relazione alla superficie dell’Ambito, possono essere fatte considerazioni analoghe a quanto fatto circa i quantitativi. Questo come vedremo meglio in seguito, sarà di fondamentale importanza per la richiesta di inserimento di nuovi quantitativi da autorizzarsi per l’Ambito. L’area di cava presenta una superficie complessiva di 43.400 metri quadrati, secondo la perimetrazione del PAE ed in relazione alle attività svolte, si può riassumere quanto riportato in tabella:

Ambito ID1 – “Perdera” – Comune di Terenzo Ditta Proprietaria ed Esercente: “La Pietra di Cassio di Magnani Giulia” Superficie complessiva perimetrata 43.400 metri quadrati Superfici utili Piano [mq] PAE 2007 36.900 Lotto 1 = 6.300 Lotto 2 = 5.600 Previsioni SIA 2011 (Dott. Geol. A. Bricoli) Lotto 3 = 6.200 Lotto 4 = 5.200 23.300 Attività coltivazione (2012-2017) effettiva 6.700 Residui (aprile 2018) 16.600 rispetto alle superfici autorizzate

Previsioni SIA 2018 1.800 (Dott. Geol. M. Riccò) Residui rispetto alle superfici autorizzate sulle quali poter richiedere nuovi quantitativi all’interno degli 14.800 strumenti della pianificazione Tabella 2 – Superfici dell’Ambito - N.B: i colori utilizzati in tabella riprendono quelli delle successive figure

Le considerazioni effettuate sui quantitativi di materiale e sulle superfici per l’Ambito considerato, riassunti nelle precedenti tabelle, sono riproposti, essenzialmente per quanto riguarda le superfici, nelle successive immagini. I poligoni, disegnati sulle riprese aeree disponibili dal sito Google Earth Pro, prescindendo dalle inevitabili imprecisioni grafiche, approssimano in modo sostanzialmente corretto le superfici dei vari Piani e progetti considerati.

Nota (*1) Nell’ambito delle procedure per la revisione generale del Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (P.I.A.E.) della Provincia di Parma, il Comune di Terenzo ha richiesto in sede di Conferenza di pianificazione l’attivazione delle procedure di cui all’art. 23 della L.R. 14 aprile 2004, n. 7 e s.m.i., affinché il P.I.A.E. assuma il valore e gli effetti del Piano delle Attività Estrattive comunale (P.A.E.). In data 10 aprile 2006 è stato quindi sottoscritto uno specifico accordo tra Provincia di Parma e Comune di Terenzo, al fine di disciplinare e perfezionare i contenuti del nuovo P.A.E. comunale.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

6

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 1 – Foto aerea perimetrazione Ambito

Figura 2 – Foto aerea con identificazione fasce di rispetto

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

7

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 3 – Foto aerea Ambito con previsioni progettuali SIA 2011

Figura 4 – Foto aerea Ambito con superfici effettivamente coltivate nel periodo 2012-17

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

8

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 5 – Foto aerea Ambito con nuove previsioni SIA 2018 per esaurimento dei quantitativi inseriti nel PAE

Figura 6 – Foto aerea Ambito con superfici residue. Aree inserite SIA 2011 rispetto alle coltivate dopo le previsioni di cui al presente (SIA 2018)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

9

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

- Direttiva CEE 337 del 27 Giugno 1985 Valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. - L. n° 349 del 8 Luglio 1986 Istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale - D.P.C.M. n° 337 del 10 agosto del 1988 Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della legge n° 349 dell'08/07/1986, recante istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale - D.P.C.M. del 27 dicembre 1988 Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della legge n°349 dell'08/07/1986 adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. n°377 del 10/08/1988 - L. n° 640 del 1994 Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, con annessi fatto a Espoo il 25 febbraio 1991 - D.P.C.M. del 12 aprile 1996 Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1 della legge 22 Febbraio 1994, n°146 - Direttiva CEE n° 11 del 3 marzo 1997 Modifica della direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati - D.P.R. del 11 febbraio 1998 Disposizioni integrative al D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377, in materia di disciplina delle pronunce di compatibilità ambientale, di cui alla L. 8 luglio 1986, n. 349, art. 6 (In GU 27 marzo 1998, n. 72)

- L.R. Emilia Romagna n. 9 del 18 maggio 1999 Disciplina delle procedure di valutazioni dell'impatto ambientale - L.R. Emilia Romagna n. 20 del 24 marzo 2000 Disciplina generale sulle tutela e l’uso del suolo - L.R. n° 35 del 16/11/2000 “Modifiche alla legge regionale 18 maggio 1999, n. 9 concernente: "Disciplina della procedura di valutazione dell'impatto ambientale" - D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale” - D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale” - L.R. Emilia Romagna n.9 del 13 giugno 2008 “Disposizioni transitorie in materia di valutazione ambientale strategica e norme urgenti per l'applicazione del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152” - L.R. n° 6 del 06/07/2009 “Governo e riqualificazione solidale del territorio” - D.Lgs n. 128 del 29 giugno 2010 Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell’articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n.69 - L.R. Emilia Romagna n. 23 del 30 novembre 2009 Norme in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio. Modifica della legge regionale 24 marzo 2000, n.20 (Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio) e norme transitorie in merito alla legge regionale 30 ottobre 2008, n.19 (Norme per la riduzione del rischio sismico) - L.R. 20 aprile 2012, n. 3 riforma della legge regionale 18 maggio 1999, n. 9 (disciplina della procedura di valutazione dell'impatto ambientale). Disposizioni in materia ambientale - L.R. Emilia Romagna n.15 del 30 Luglio 2013 Semplificazione della disciplina edilizia - Del. Giunta Emilia Romagna n.1903 del 10 Dicembre 2012 Norme in materia di attività estrattiva.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

10

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

SEZIONE 1 - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

1. Introduzione L’estrazione di pietre di arenaria da taglio da parte della Ditta esercente si configura quale proseguimento dell’attività già in essere nel comparto. L’areale di studio considerato ha incluso le componenti ambientali e territoriali per un’intorno di almeno un chilometro in linea d’aria dal perimetro dell’Ambito estrattivo, considerando con particolare attenzione il contesto morfologico (valli e monti) esistente. Per l’intera area si prevede, senza sostanziali variazioni rispetto a quanto considerato in precedenza, un recupero di tipo naturalistico.

2. Presentazione introduttiva del progetto Si tratta di estrazione di pietre da taglio dalla Formazione denominata “Arenarie di Ostia”. Queste arenarie presentano una matrice a cemento carbonatico a granulometria molto fine, caratteristiche che le rendono particolarmente compatte, resistenti e poco assorbenti tanto da renderle idonee alla realizzazione di materiali da interni, così come per esterni. Il colore particolarmente apprezzato varia dal grigio all’azzurro e può assumere una pigmentazione ocracea. I materiali cavati, eventualmente ridotti in pezzatura vengono lavorati direttamente nello stabilimento che si trova all’interno dell’Ambito, con vari tipi di finiture che vanno dallo spacco di cava al piano sega, alla fiammata, spazzolata o bocciardata. I materiali, principalmente per gli usi in ambienti interni, possono essere levigati ed anche lucidati. La commercializzazione del materiale avviene direttamente dallo stabilimento o con

rivendite presso magazzini edili nel territorio. Gli inerti non pregiati che si ottengono tanto dalle fasi di coltivazione quanto da quelle di lavorazione possono essere commercializzati ed in parte riutilizzati per le manutenzioni del comparto, così come per le sistemazioni morfologiche.

3. Descrizione del bacino di utilizzo Il bacino di utilizzo per le arenarie da taglio, come verificato nel corso degli ultimi anni, risulta essere assolutamente vario, anche grazie alle differenti finiture disponibili per il materiale. Il suo utilizzo è legato al mercato dell’edilizia ed ha subito qualche flessione nel recente passato, tuttavia essendo materiali di “nicchia” con produzione ridotta dal punto di vista quantitativo, ma di estremo pregio dal punto di vista qualitativo, hanno sostanzialmente retto nel mercato, a fronte dei crolli registrati in altre realtà. La commercializzazione del materiale risulta essere condotta essenzialmente a livello regionale, anche se non mancano possibilità di aperture a più ampio raggo.

4. Previsioni e vincoli della pianificazione territoriale ed urbanistica

4.1- Piani Territoriale Regionale (PTR) e Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

Il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) ha una funzione di progettazione e governo del territorio per il raccordo tra la pianificazione territoriale e i processi socio economici di sviluppo della regione Emilia Romagna. Dalla sua prima approvazione, negli anni 1989-90, costituisce lo strumento sovraordinato per l’orientamento strategico e il documento programmatico per l’assetto territoriale complessivo della regione in una prospettiva di lungo periodo. Il nuovo P.T.R. è stato approvato, di recente, con Delibera Assemblea Regionale n. 276, il 04/02/2010, l’analisi degli Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

11

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. indirizzi strategici non evidenzia elementi che possano portare all’incompatibilità del progetto di coltivazione in analisi. Gli aspetti legati alla qualità del paesaggio sono analizzati e regolati dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.), parte tematica del P.T.R. e riferimento centrale della pianificazione e della programmazione regionale dettando regole ed obiettivi per la conservazione dei paesaggi dell’Emilia Romagna. L'art. 40-quater della Legge Regionale 20/2000, Disciplina generale sulla tutela e uso del territorio, introdotto con la L. R. n. 23 del 2009, che ha dato attuazione al D. Lgs. n. 42 del 2004, s.m.i., relativo al Codice dei beni culturali e del paesaggio, in continuità con la normativa regionale in materia, affida al Piano Territoriale Paesistico Regionale, quale parte tematica del Piano Territoriale Regionale, il compito di definire gli obiettivi e le politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio, con riferimento all'intero territorio regionale, quale piano urbanistico-territoriale avente specifica considerazione dei valori paesaggistici, storico- testimoniali, culturali, naturali, morfologici ed estetici. L’attuazione del P.T.P.R. si esplica nell’acquisizione da parte degli enti locali (province e comuni) delle disposizioni in esso contenute; tale processo di acquisizione a livello locale, che comporta anche maggior dettaglio locale nella definizione dei vincoli e delle direttive, ha portato a sostituire la cartografia regionale con quella dei P.T.C.P. approvati. Per meglio analizzare la normativa si rimanda anche al P.T.C.P. della Provincia di Parma. Le Unità di Paesaggio, individuate dal Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) attraverso l'incrocio di una serie complessa di fattori (costituzione geologica, elementi geomorfologici, quota, microclima, vegetazione, espressioni materiali della presenza umana ecc.), rappresentano ambiti territoriali con specifiche, distintive e omogenee caratteristiche di formazione e di evoluzione.

Nel dettaglio, il territorio di Terenzo oggetto del presente studio ricade all’interno dell’Unità di Paesaggio n.° 21 “Montagna Parmense-Piacentina”.

4.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e Piano Provinciale di Tutela delle Acque (PPTA) Il Piano Territoriale di Coordinamento rappresenta il principale strumento di ascolto e di governo a disposizione della comunità Provinciale e costituisce lo strumento di pianificazione che delinea gli obiettivi e gli elementi fondamentali dell’assetto del territorio provinciale, in coerenza con gli indirizzi per lo sviluppo socio-economico e con riguardo alle prevalenti vocazioni, alle sue caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, paesaggistiche e ambientali.

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) è stato approvato dalla Giunta Provinciale con delibera n. 134/2007 e modificato con delibera n. 118 del 22/12/2008. Secondo quanto previsto dell’art. 7 del P.T.P.R., il P.T.C.P. può specificare le disposizioni in materia paesistica, diventando così il principale riferimento normativo. Di seguito si riporta l’analisi della documentazione e della cartografia di P.T.C.P., i cui riferimenti più significativi sono stati inseriti nella Tavole allegate.

FORESTE E BOSCHI: Art. 10 (N.T.A.) - Sistema forestale e boschivo - [TAVOLA C3 “Carta Forestale”]

Normano, tutelano e vincolano i terreni coperti da vegetazione forestale o boschiva, arborea di origine naturale e/o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, nonché i terreni temporaneamente privi della preesistente vegetazione arborea in quanto percorsi o danneggiati

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

12

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. dal fuoco, ovvero colpiti da altri eventi naturali od interventi antropici totalmente o parzialmente distruttivi, ed in ogni caso i terreni corrispondenti alla voce “area forestale”. Gli strumenti di pianificazione comunale, verificando ed integrando la Carta forestale, conferiscono al sistema forestale e boschivo finalità prioritarie di tutela naturalistica, paesaggistica di protezione idrogeologica, di ricerca scientifica, di riequilibrio climatico, di funzione turistico-ricreativa, e produttiva. L’Ambito estrattivo nel suo complesso è caratterizzato dalla presenza di numerose aree boscate, la copertura arborea è interrotta dai terreni utilizzati a fini agricoli e nell’area interessata. (Tavola IX)

ZONE DI TUTELA DEI CARATTERI AMBIENTALI DI LAGHI, BACINI E CORSI D’ACQUA INTEGRATE CON ZONE DI TUTELA IDRAULICA: Art. 12 (N.T.A.) - [TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”]

Costituiscono la definizione cartografica e l’articolazione integrata delle zone di tutela dei caratteri ambientali, individuate ai sensi dell’art 17 del PTPR, in attuazione delle disposizioni di cui all’art.24 della L.R. 20/2000, nonché della Fascia B di esondazione, così come definita dall’art 28 del Piano per l’Assetto Idrogeologico - di seguito denominato PAI, ai sensi degli articoli A-1, comma 3 e A-2, comma 1, della Legge regionale 24 marzo 2000, n. 20. Il Piano persegue l’obiettivo di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e di laminazione delle piene, unitamente alla conservazione ed al miglioramento delle caratteristiche naturali, ambientali e storico-culturali direttamente connesse all’ambito fluviale.

L’Ambito individuato nella Tavola C1.11 del PTCP non evidenzia, all’interno del sito in esame, nessuna zona o elemento sottoposto a tutela. (Tavole XI e XIII)

ZONE DI PARTICOLARE INTERESSE PAESAGGISTICO-AMBIENTALE: Art. 14 (N.T.A.) - [TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”]

Costituiscono la definizione cartografica e l’articolazione integrata delle zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale, sono definite in relazione alla presenza di spazi caratterizzati da valori di naturalità e di diversità biologica, oltre che da connotati paesaggistici. Le finalità primarie della tutela sono la conservazione ed il miglioramento della biodiversità, la valorizzazione delle relative peculiarità paesaggistiche in funzione della riqualificazione e fruizione didattica e ricreativa del territorio.

L’ambito non risulta interessato da zone di particolare interesse paesaggistico- ambientale. (Tavola VIII)

STRUTTURE INSEDIATIVE STORICHE NON URBANE: Art. 17 (N.T.A.) - Insediamenti urbani storici e strutture insediative storiche delle Norme. [TAVOLA C7 – “Ambiti e beni storico testimoniali”]

Costituisce un primo inventario di elementi del sistema insediativo storico del territorio provinciale. I Comuni nel cui ambito ricadono località indicate, ove non le abbiano già individuate, definendone l’esatta perimetrazione, nel proprio strumento urbanistico, provvedono ad

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

13

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. approfondire lo studio del proprio territorio, al fine di verificare la sussistenza degli insediamenti urbani storici, ovvero delle strutture insediative storiche non urbane.

Nell’areale di studio non risultano segnalate strutture insediative storiche o insediamenti tutelati presso I.B.C. (Tavola XIV)

ZONE DI INTERESSE STORICO-TESTIMONIALE: BONIFICHE STORICHE: Art. 18 (N.T.A.) - Insediamenti urbani storici e strutture insediative storiche [TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”] L’areale non risulta interessato da tale elemento essendo quest’ultimo presente nelle zone di pianura.

ELEMENTI DI INTERESSE STORICO-TESTIMONIALE: VIABILITA’ STORICA E PANORAMICA: Art. 19 (N.T.A.) - [TAVOLA C7 – “Ambiti e beni storico testimoniali”]

Individua la principale viabilità storica extraurbana. Viene considerata storica quella che risulta individuata nella cartografia del primo catasto dello stato nazionale, datato 1900-1920, per la parte più propriamente urbana, nonché quella individuata nella cartografia I.G.M. di primo impianto per la parte extraurbana. Detta viabilità, comprensiva degli slarghi e delle piazze urbane, non può essere soppressa né privatizzata o comunque alienata o chiusa salvo che per motivi di sicurezza e di pubblica incolumità. La viabilità storica urbana, comprensiva degli slarghi e delle piazze, ricadente nei centri storici, è regolata dalla specifica disciplina prevista negli strumenti urbanistici comunali, con particolare riferimento alla sagoma ed ai tracciati. La viabilità storica extraurbana va tutelata sia per quanto concerne gli aspetti strutturali sia per quanto attiene l’arredo e le pertinenze.

La tavola C7.2 “Ambiti di valorizzazione dei beni storico testimoniali”, per il territorio comunale di Terenzo, il PTCP della Provincia di Parma individua i seguenti beni storico- monumentali: L’insediamento di Cassio, distante dall’area di cava, è individuato come: • insediamenti tutelati dal PTPR e segnalati come presenti al 1936 (Tavola XIV)

AREE PROTETTE ZONE DI TUTELA NATURALISTICA: Art. 20 (N.T.A.) [TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”] PARCHI, RISERVE NATURALI ED AREE DI RIEQUILIBRIO ECOLOGICO: Art. 25 (N.T.A.) [TAVOLA C5 “Aree protette ed interventi di tutela e valorizzazione ambientale”].

Individuano e delimitano le principali zone di tutela naturalistica definendo gli indirizzi per le disposizioni da attuarsi mediante gli strumenti della pianificazione comunale, finalizzati alla conservazione del suolo, del sottosuolo, delle acque, della flora e della fauna, attraverso il mantenimento e la ricostituzione di tali componenti e degli equilibri naturali tra di essi, nonché attraverso il mantenimento delle attività produttive primarie compatibili ed una controllata fruizione collettiva per attività di studio, di osservazione, escursionistiche e ricreative. L’areale non rientra nelle zone di tutela naturalistica identificate a livello regionale. (Tavola XI)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

14

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

ZONE DI TUTELA DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI E SOTTERRANEI: Art. 23 (N.T.A.) [TAVOLA C1 – “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”]

Individua e perimetra le zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei, caratterizzate da elevata permeabilità dei terreni con ricchezza di falde idriche, Le disposizioni riguardanti le zone di protezione delle acque sotterranee nel territorio di pedecollina – pianura derivano dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Emilia Romagna (PTA) e dall’allegato 4 “Approfondimenti in materia di tutela delle acque” del PTCP e sono finalizzate alla tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche sotterranee, in riferimento all’utilizzo idropotabile delle medesime e al valore ecologico – ambientale dei fontanili. Gli strumenti di pianificazione comunali sono tenuti ad individuare le zone interessate da sorgenti naturali, da risorgive ed a dettare le relative disposizioni volte a tutelarne l’integrità e gli aspetti ambientali e vegetazionali.

L’ambito non risulta interessato da zone di tutela ambientale ed idraulica (Tavole X - XI)

UNITÀ DI PAESAGGIO DI RANGO PROVINCIALE: Art. 28 - Unità di paesaggio - [Tavola C.8 del PTCP “Unità di Paesaggio”]

Le unità di paesaggio costituiscono un quadro di riferimento essenziale per le metodologie di formazione degli strumenti di pianificazione comunali e di ogni altro strumento regolamentare, al fine di mantenere una gestione coerente con gli obiettivi di tutela. L'inquadramento nell’unità di paesaggio consente principalmente di avere una matrice territoriale da utilizzare come riferimento per gli elementi antropici ed ambientali caratteristici del territorio e per la formulazione di un giudizio di valore complessivo; consente, inoltre, di orientare le azioni verso un obiettivo comune, di conservazione o di trasformazione, nel rispetto delle avarianti paesaggistiche (ambientali, degli equilibri complessivi e delle dinamiche proprie di ciascun componente).

L’area in oggetto è individuata all’interno della tavola “C8 Ambiti di Gestione Unitaria del Paesaggio” e risulta inserita all’interno dell’Unità di Paesaggio 9 “Montagna del Taro e del Ceno” e più precisamente della n.° 9.2 “Passante della Cisa”. All’interno dei Sistemi e zone strutturanti la forma del territorio, vengono individuati come crinali principali e la Strada Statale n.62 come viabilità panoramica. Le caratteristiche di ciascuna Unità sono descritte nell’Allegato n. 2 alle NTA del PTCP, il quale individua la presenza degli elementi di tipo antropico e naturale costituenti le invarianti del paesaggio, ne specifica gli elementi di criticità ed indica gli indirizzi cogenti e le raccomandazioni di riferimento alla pianificazione comunale o ad ogni altro strumento di attuazione, comunale e provinciale, al fine di mantenere, ai vari livelli, una gestione coerente con gli obiettivi di tutela. (Tavola XV)

PRINCIPALI INTERVENTI SULLA RETE STRADALE: Art. 34 (N.T.A.) [TAVOLA C.10.2 – “Carta delle Infrastrutture per la mobilità”] [TAVOLA C.11.2 – “Carta della gerarchia funzionale della rete stradale”]

Riporta i nodi e gli elementi di percorrenza costituenti la rete infrastrutturale della mobilità provinciale, sia esistente che di progetto, classificati secondo le loro caratteristiche e le loro funzioni. In particolare la tavola “C10 Infrastrutture per la mobilità” riporta i nodi e gli Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

15

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. elementi di percorrenza costituenti la rete infrastrutturale della mobilità provinciale, sia esistente che di progetto, classificati secondo le loro caratteristiche e le loro funzioni. Dall’esterno, l’accessibilità al sito è garantita principalmente dalla strada provinciale SS 62, che appartiene alla rete stradale come viabilità di interesse provinciale e interprovinciale (Tavole XVI e XVII)

INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI DEL TERRITORIO RURALE E OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE: Art. 38 (N.T.A.) - [TAVOLA C6 – “Ambiti rurali”]

Individua gli ambiti rurali escludendo le aree urbanizzate e urbanizzabili nelle quali, fatte salve le prioritarie esigenze di tutela e valorizzazione delle risorse naturali ed ambientali nonché delle testimonianze storiche e culturali, la pianificazione persegue i seguenti obiettivi: promuovere lo sviluppo di un’agricoltura efficiente, preservare i suoli ad elevata vocazione agricola, promuovere nelle aree marginali la continuazione delle attività agricole e il mantenimento di una comunità rurale vitale, mantenere e sviluppare le funzioni economiche, ecologiche e sociali della silvicoltura, promuovere la difesa del suolo e degli assetti idrogeologici, geologici ed idraulici e salvaguardare la sicurezza del territorio e le risorse naturali e ambientali; promuovere la valorizzazione e la salvaguardia del paesaggio rurale nella sua connotazione economica e strutturale tradizionale, valorizzare la funzione dello spazio rurale di riequilibrio ambientale e di mitigazione degli impatti negativi dei centri urbani.

L’ambito è ubicato in zone agricole normali (art.43).

(Tavola XIII)

4.3 Piano Provinciale di Tutela delle Acque (PPTA) Il Piano di Tutela delle Acque Provinciale è lo strumento attraverso il quale la provincia approfondisce i disposti regionali. Il P.P.T.A. della Provincia di Parma è stato approvato con D.G.P. n. 118 del 22/12/2008 e risulta parte integrante della documentazione del P.T.C.P.. Dall’analisi delle Norme Tecniche di Attuazione adottate e della relativa cartografia non emergono specifiche prescrizioni per il progetto oggetto di analisi.

L’analisi della Tavola n. 6 “Carta degli indirizzi ed individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in CIS (Corpi Idrici Superficiali), delle località che presentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate dalla pubblica depurazione ” mostra come l’area oggetto di analisi non rientra nelle aree di ricarica diretta degli acquiferi né in particolari classi di vulnerabilità.

4.4 Vincoli naturalistici – Rete natura 2000 La rete ecologica Natura 2000, come detto, è costituita da aree di particolare pregio naturalistico, i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), designate sulla base della distribuzione e significatività biogeografica degli habitat elencati nell’Allegato I e delle specie di cui all’Allegato II della Direttiva “Habitat”, e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS), istituite lungo le rotte di migrazione dell’avifauna e previste dalla Direttiva denominata "Uccelli" n° 409 del 1979 - "Conservazione degli uccelli selvatici"- (poi riprese dalla Direttiva 92/43/CE “Habitat” per l’introduzione di metodologie applicative), sostituita dalla nuova Direttiva Uccelli 2009/147. L’area oggetto di intervento non ricade in aree protette SIC – ZPS ed è a distanza significativa dalle aree protette limitrofe. (Tavola XII)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

16

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

4.5 Vincoli paesaggistici Con il Decreto legislativo del 22 gennaio 2004, n. 41 - Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2004 - Supplemento Ordinario n. 28), vengono attribuite al Ministero per i beni e le attività culturali, la tutela del patrimonio culturale costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici. I beni culturali sono le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge. La tutela consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base di un'adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione. Ai sensi dell’art. 142- Aree tutelate per legge, comma g), del D. Lgs. 42/2004 (Codice Urbani), sono assoggettati per legge a vincolo paesaggistico “i territori coperti da foreste e boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento”. L’appartenenza di tali aree all’art. 142 comporta che le eventuali relative trasformazioni territoriali siano subordinate all’applicazione della procedura di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica. Nell’Ambito Estrattivo, le aree in cui si prevede l’effettivo sfruttamento, sono costituite principalmente da porzioni di versante con detrito superficiale. In tale contesto le essenze arboree sono sostanzialmente assenti e presenti solo a margine.

Ai sensi dell’art. 142, comma c), del D. Lgs. 42/2004 (Codice Urbani), sono assoggettati per legge a vincolo paesaggistico "i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna". Dalla cartografia comunale e sovracomunale non si rilevano corsi d’acqua oggetto di tutela.

4.7 Vincoli architettonici ed archeologici All’interno dell’area non sussistono vincoli architettonici, né vincoli archeologici, come emerso dall’analisi della normativa di P.T.C.P. di riferimento che, inoltre, esclude gli ambiti estrattivi analizzati dalle zone di tutela ambientale e archeologica. Non sono, inoltre, risultati presenti vincoli di edifici o elementi architettonici che possano essere soggetti a tutela. (Tavola VIII)

4.8 Vincoli storico-culturali All’interno dell’area non sussistono vincoli storico-culturali, non risultano presenti strutture, manufatti od elementi caratterizzanti soggetti a vincoli storico-culturali. (Tavola VIII)

4.9 Vincoli idrogeologici Il Vincolo Idrogeologico, istituito con il Regio Decreto n. 3267 del 30 dicembre 1923 e con il Regio Decreto n. 1126 del 16 maggio 1926, normava in merito alla materia dei boschi e dei terreni montani. In seguito è stato rivisto e ridefinito dalla L.R. n.3 del 21 aprile 1999, dal successivo D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 ed in fine dalla Del. G.R. n. 1117 del 11 luglio 2000, adeguandolo alle necessità dei tempi correnti, prende in esame le problematiche inerenti la tutela

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

17

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. dell’ambiente idrogeologico dei bacini montani riguardando, quindi, la zona oggetto di analisi che risulta interamente compresa tra le aree sottoposte a tale vincolo, come mostrato in Tavola VII. Si vuole evidenziare come nell’Ambito, le nuove previsioni non abbiano ad interessare alcuna area boschiva e non prevedano significative variazioni nel sistema di gestione e regimazione delle acque. Inoltre le prescrizioni espresse dalla Comunità Montana Ovest in merito al Vincolo Idrogeologico (Prot. n° 318/4.2 del 17 gennaio 2012) e nello specifico riguardo alla gestione ed al governo delle acque di dilavamento, siano state tutte attese nel corso delle precedenti attività di coltivazione, risultando ad oggi perfettamente manutenzionate e funzionati. Con specifico riferimento al collettamento delle acque nel corpo idrico ricettore finale (a nord dell’Ambito) si rimanda alla relazione predisposta dal Dott. Geol. Bricoli del novembre 2010, con interventi successivamente ottimamente realizzati.

5. Principali previsioni/vincoli nei piani attività estrattive 5.1 Piano Infraregionale delle Attività Estrattive Per il Comune di Terenzo, le prescrizioni riguardanti l’ambito ID1 – Perdera individuano come tipologia di recupero quello naturalistico vegetazionale. In particolare si dovrà prevedere il completo rimodellamento morfologico dell’area di scavo e la contestuale piantumazione di essenze arboree e arbustive tipiche dell’area al fine di ricostituire le caratteristiche degli ambienti circostanti. I 10.000 mc di inerti non pregiati assegnati all’ambito Perdera sono finalizzati alla manutenzione dell’area di cava durante il periodo di attività e al recupero morfologico finale delle aree.

Complessivamente, le nuove previsioni del P.I.A.E. della Provincia di Parma, riguardanti l’ambito estrattivo Perdera del Comune di Terenzo vengono sintetizzate nella seguente tabella.

Denominazione Vincoli e Modalità di PAE di ambito limitazioni Volume estraibile sistemazione Note riferimento estrattivo vigenti finale 30.000 mc di pietre Residui di da taglio e 10.000 Recupero ID1 - Perdera PAE 2005 Nessuno PAE e mc di inerti non naturalistico incremento pregiati PREVISIONI DEL PIAE

6. Principali previsioni/vincoli negli atti pianificatori a livello comunale 6.1 P.R.G. Nella Tav.2 del PRG del Comune di Terenzo del Novembre 2013 approvata con delibera di Consiglio Comunale n°36 del 24/04/2014, l’attività estrattiva sorge in zona specifica “zona produttiva disciplinata da piano urbanistico attuativo di iniziativa privata – cava Perdera” circondata prevalentemente da zone agricole normali. Il riferimento è Il P.I.A.E della Provincia di Parma. (Tavole VII e XIII)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

18

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

6.2 Zonizzazione Acustica Comunale Il Comune di Terenzo NON ha ancora approvato una propria zonizzazione Acustica, pertanto occorre fare riferimento ai limiti stabiliti dal DPCM 01/03/1991 per il periodo transitorio, in relazione alla destinazione d’uso del territorio in cui sorgerà la sede della ditta nonché il territorio circostante. In attesa che il comune di Terenzo provveda alla classificazione acustica, ai sensi dell’art. 8 del DPCM 14/11/1997, come detto si applicano i limiti di cui all’art. 6, comma 1, del DPCM 01/03/91. Per una completa trattazione in materia di acustica si rimanda alla “Valutazione di clima ed impatto acustico” redatta a corredo del presente e ad esso allegata.

7. Coerenza del progetto con la normativa Secondo l’analisi condotta in precedenza, il progetto proposto risulta essere stato inserito nella normativa di settore (PIAE e PAE) e rispondere agli indirizzi progettuali riportati nella documentazione analizzata.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

19

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

8. Sintesi dei Vincoli della Pianificazione Territoriale ed Urbanistica L’analisi vincolistica precedentemente trattata viene di seguito riassunta in forma tabellare per offrire una sintesi delle condizioni in essere relativamente al progetto analizzato.

Piani Territoriale Regionale (PTR) e Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

L’area di studio, secondo le Unità di Paesaggio del Piano Paesistico, appartiene all’unità n.21 della Montagna parmense-piacentina, zona a morfologia di media e bassa montagna. Dall’analisi della Tavola del PTPR, l’area di studio non risulta appartenere alle zone ed elementi di particolare interesse paesaggistico ambientale, zone di tutela naturalistica (art. 25) (Tavola XIII).

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) e Piano Provinciale di Tutela delle Acque (PPTA)

FORESTE E BOSCHI: Art. 10 (N.T.A.) - Sistema forestale e boschivo - TAVOLA C3 – “Carta forestale” Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’ambito estrattivo nel suo complesso è caratterizzato dalla presenza di numerose aree boscate, la copertura arborea è interrotta dai terreni utilizzati a fini agricoli e nell’area interessata. (Tavola IX)

ZONE DI TUTELA DEI CARATTERI AMBIENTALI DI LAGHI, BACINI E CORSI D’ACQUA INTEGRATE CON ZONE DI TUTELA IDRAULICA: Art. 12 (N.T.A.) – TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale” Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’ambito individuato nella TAV. C1.11 del PTCP non evidenzia, all’interno del sito in esame, nessuna zona o elementi sottoposti a tutela. (Tavola X).

ZONE DI PARTICOLARE INTERESSE PAESAGGISTICO-AMBIENTALE: Art. 14 (N.T.A.) – TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale” Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’ambito non risulta interessato da zone di particolare interesse paesaggistico-ambientale (Tavola XI).

STRUTTURE INSEDIATIVE STORICHE NON URBANE: Art. 17 (N.T.A.) - Insediamenti urbani storici e strutture insediative storiche delle Norme. [TAVOLA C7 – “Ambiti e beni storico testimoniali”] Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

Nell’areale di studio non risultano segnalate strutture insediative storiche o insediamenti tutelati presso I.B.C. (Tavola XIV)

ZONE DI INTERESSE STORICO-TESTIMONIALE: BONIFICHE STORICHE: Art. 18 (N.T.A.) - Insediamenti urbani storici e strutture insediative storiche [TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”] Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’areale non risulta interessato da tale elemento essendo quest’ultimo presente nelle zone di pianura.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

20

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

ELEMENTI DI INTERESSE STORICO-TESTIMONIALE: VIABILITA’ STORICA E PANORAMICA: Art. 19 (N.T.A.) - [TAVOLA C7 – “Ambiti e beni storico testimoniali”] Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

La tavola C7.2 “Ambiti di valorizzazione dei beni storico testimoniali” per il territorio di il PTCP della Provincia di Parma individua l’insediamento di Cassio, distante dall’area di cava, come: • insediamenti tutelati dal PTPR e segnalati come presenti al 1936 (Tavola XIV allegata)

AREE PROTETTE ZONE DI TUTELA NATURALISTICA: Art. 20 (N.T.A.) [TAVOLA C1 “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”] PARCHI, RISERVE NATURALI ED AREE DI RIEQUILIBRIO ECOLOGICO: Art. 25 (N.T.A.) [TAVOLA C5 “Aree protette ed interventi di tutela e valorizzazione ambientale”] Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’areale non rientra nelle zone di tutela naturalistica identificate a livello regionale. (Tavola VIII e XII)

ZONE DI TUTELA DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI E SOTTERRANEI: Art. 23 (N.T.A.) [TAVOLA C1 – “Tutela ambientale, paesistica e storico culturale”] Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’ambito non risulta interessato da zone di tutela ambientale ed idraulica (Tavola VIII)

UNITÀ DI PAESAGGIO DI RANGO PROVINCIALE: Art. 28 - Unità di paesaggio [Tavola C.8 del PTCP “Unità di Paesaggio”]

Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’area in oggetto è individuata all’interno della tavola “C8 Ambiti di Gestione Unitaria del Paesaggio” e risulta inserita all’interno dell’Unità di Paesaggio 9 “Montagna del Taro e del Ceno” e più precisamente della n.° 9.2 “Passante della Cisa”. All’interno dei Sistemi e zone strutturanti la forma del territorio, vengono individuati come crinali principali e la Strada Statale n.62 come viabilità panoramica. (Tavola XV)

PRINCIPALI INTERVENTI SULLA RETE STRADALE: Art. 34 (N.T.A.)

[TAVOLA C.10.2 – “Carta delle Infrastrutture per la mobilità”] [TAVOLA C.11.2 – “Carta della gerarchia funzionale della rete stradale”] Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

Dall’esterno, l’accessibilità al sito è garantita principalmente dalla strada provinciale SS 62, che appartiene alla rete stradale come viabilità di interesse provinciale e interprovinciale (Tavola XVI)

INDIVIDUAZIONE DEGLI AMBITI DEL TERRITORIO RURALE E OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE: Art. 38 (N.T.A.)- [TAVOLA C6 – “Ambiti rurali”] Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

L’ambito è ubicato in zone agricole normali. (Tavole VII e XIV)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

21

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

PIANO PROVINCIALE DI TUTELA DELLE ACQUE (PPTA)

L’analisi della Tavola n. 6 “Carta degli indirizzi ed individuazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, degli scarichi produttivi che recapitano in CIS (Corpi Idrici Superficiali), delle località che presentano scaricatori di piena e reti fognarie non trattate dalla pubblica depurazione ” mostra come l’area oggetto di analisi non rientra nelle aree di ricarica diretta degli acquiferi né in particolari classi di vulnerabilità.

VINCOLI NATURALISTICI – RETE NATURA 2000

L’area oggetto di intervento non ricade in aree protette SIC – ZPS ed è a distanza significativa dalle aree protette limitrofe.

VINCOLI PAESAGGISTICI

Ai sensi dell’art. 142- Aree tutelate per legge, comma g), del D. Lgs. 42/2004 (Codice Urbani), sono assoggettati per legge a vincolo paesaggistico “i territori coperti da foreste e boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento”. Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

Nell’Ambito Estrattivo, le aree in cui si prevede l’effettivo sfruttamento, sono costituite principalmente da porzioni di versante con detrito superficiale. In tale contesto le essenze arboree sono sostanzialmente assenti e presenti solo a margine.

Ai sensi dell’art. 142, comma c), del D. Lgs. 42/2004 (Codice Urbani), sono assoggettati per legge a vincolo paesaggistico "i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna". Analisi vincolistica in rapporto al progetto in analisi

Dalla cartografia comunale e sovracomunale non si rilevano corsi d’acqua oggetto di tutela.

VINCOLI ARCHITETTONICI ED ARCHEOLOGICI

All’interno dell’area non sussistono vincoli architettonici, né vincoli archeologici, come emerso dall’analisi della normativa di P.T.C.P. di riferimento che, inoltre, esclude gli ambiti estrattivi analizzati dalle zone di tutela ambientale e archeologica. Non sono, inoltre, risultati presenti vincoli di edifici o elementi architettonici che possano essere soggetti a tutela. (Tavole XIII e XIV)

VINCOLI STORICO-CULTURALI

All’interno dell’area non sussistono vincoli storico-culturali, non risultano presenti strutture, manufatti od elementi caratterizzanti soggetti a vincoli storico-culturali. (Tavola XIV)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

22

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

VINCOLO IDROGEOLOGICO

La zona oggetto di analisi risulta interamente compresa tra le aree sottoposte a vincolo idrogeologico, tuttavia le nuove previsioni estrattive non avranno ripercussioni negative sugli aspetti significativi di tale vincolo. Validi strumenti atti alla gestione ed alla tutela delle problematiche connesse a tale vincolo risultano già attuate nell’ambito, avendo dimostrato la loro validità nel corso delle pregresse fasi di coltivazione. (Tavola XIII)

PIANO INFRAREGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE

Complessivamente, le nuove previsioni del P.I.A.E. della Provincia di Parma, riguardanti l’ambito estrattivo Perdera del Comune di Terenzo vengono sintetizzate nella seguente tabella. Denominazione Vincoli e Modalità di PAE di ambito limitazioni Volume estraibile sistemazione Note riferimento estrattivo vigenti finale 30.000 mc di pietre Residui di da taglio e 10.000 Recupero ID1 - Perdera PAE 2005 Nessuno PAE e mc di inerti non naturalistico incremento pregiati

P.R.G.

Nella Tav.2 del PRG del Comune di Terenzo del Novembre 2013 approvata con delibera di Consiglio Comunale n°36 del 24/04/2014, l’attività estrattiva sorge in zona specifica “zona produttiva disciplinata da piano urbanistico attuativo di iniziativa privata – cava Perdera” circondata prevalentemente da zone agricole normali. Il riferimento è Il P.I.A.E della Provincia di Parma.

ZONIZZAZIONE ACUSTICA COMUNALE

Il Comune di Terenzo NON ha ancora approvato una propria zonizzazione Acustica, pertanto occorre fare riferimento ai limiti stabiliti dal DPCM 01/03/1991 per il periodo transitorio, in relazione alla destinazione d’uso del territorio in cui sorgerà la sede della ditta nonché il territorio circostante. In attesa che il comune di Terenzo provveda alla classificazione acustica, ai sensi dell’art. 8 del DPCM 14/11/1997, come detto si applicano i limiti di cui all art. 6, comma 1, del DPCM 01/03/91.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

23

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

SEZIONE 2 - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

1. Premessa

La presente sezione è articolata come Quadro di riferimento progettuale, ovvero elaborata inserendo gli elementi descrittivi e tecnici necessari a configurare un quadro, il più possibile esaustivo, delle linee progettuali con cui si intende proseguire l’intervento estrattivo nei prossimi dieci anni. Essendo il presente studio finalizzato ad illustrare il proseguimento delle attività estrattive pregresse, secondo le previsioni progettuali che permetteranno la completa coltivazione di tutti i quantitativi autorizzati ma non ancora estratti nell’Ambito, si ritiene fondamentale riprendere i contenuti del pregresso quinquennio di coltivazione (2012-2017). Le previsioni progettuali operate nella Relazione Tecnica preliminare alla coltivazione del 2011 (RT - Dott. Geol. Andrea Bricoli), aveva previsto uno sfruttamento della risorsa tale da portare ad esaurimento i quantitativi autorizzati nel corso dei primi quattro anni di attività, operando in analogia temporale su quattro distinti lotti estesi ad occupare tutto l’Ambito estrattivo. Nello stesso periodo le previsioni progettuali contemplavano il completo recupero naturalistico delle aree oggetto di lavorazione.

Figura 7 – Sintesi elementi planimetrici di progetto SIA (Dott. Geol. A. Bricoli)

Le attività estrattive condotte, hanno visto alcune modifiche alle previsioni progettuali originarie, sia in termini di quantitativi, sia in termini di areale sfruttato. Per quanto riguarda il primo aspetto, si deve considerare come la crisi del mercato edile, abbia coinvolto indirettamente, ma in modo assai serio, il settore delle attività estrattive, con una sensibile riduzione della richiesta di materiale. Proprio per questo motivo i quantitativi previsti Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

24

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. non sono stati esauriti nemmeno nei sei anni di coltivazione considerati (2012-17), con una media di materiale estratto annuo di circa 5.000 metri cubi annui.

In secondo luogo le condizioni del comparto, manifestatesi in corso d’opera, hanno portato ad ottimizzare la coltivazione, in termini di rapporto volume materiale estratto/superficie coltivata. Questo ha fatto si che a tutto il 2017 (aprile 2018), la coltivazione abbia interessato unicamente i lotti 1 e 2, così come anzi identificati.

Figura 8 – Sovrapposizione planimetrica delle previsioni progettuali del SIA 2011 (Dott. Geol. A. Bricoli) in rapporto alle superfici effettivamente avviate alla coltivazione a tutto il 2017

Le considerazioni anzi effettuate si sono tradotte nel presente studio in una previsione progettuale di maggior dettaglio in grado di perseguire un duplice obiettivo: - in primo luogo, come obiettivo prioritario del presente SIA, quello di prevedere il proseguimento della coltivazione fino al completo sfruttamento dei quantitativi autorizzati per l’ambito (residuo pari a circa 8.000 metri cubi, si veda oltre). Si sono quindi considerati gli impatti generati da tali attività, assolutamente ridotte come quantitativi e come durata attesa, insieme ai recuperi di tipo naturalistico.

- in secondo luogo, quello di individuare modalità di coltivazione e recupero compatibili con un futuro ampliamento delle attività di coltivazione. Infatti la proprietà intende avviare l’iter autorizzativo per l’inserimento di nuovi quantitativi di materiale nell’Ambito considerato. Si può infatti osservare come i lotti anzi individuati come 3 e 4, risultino del tutto esterni alle previsioni progettuali del presente SIA (si veda Figura 9)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

25

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 9 – Sovrapposizione planimetrica delle previsioni progettuali del SIA 2011 (Dott. Geol. A. Bricoli) in rapporto alle previsioni del presente SIA

2. Descrizione di sintesi del progetto e delle alternative considerate

Nel presente studio, le considerazioni effettuate circa le modalità di coltivazione, di lavorazione del materiale e per le modalità di recupero naturalistico rimarranno sostanzialmente invariate rispetto a quanto effettivamente realizzato nello scorso quinquennio essendo, come già più volte richiamato, un proseguimento dell’attività. In tal senso l’ipotesi di considerare modalità alternative di coltivazione, appare poco significativa essendosi dimostrate assolutamente efficienti le tecniche ad oggi utilizzate. D’altro canto le particolari condizioni dell’Ambito estrattivo, la natura geologica e litologica del sito, nonché la tipologia di attività perseguita con mezzi semplici seppur assai efficaci, limitano fortemente le alternative progettuali di coltivazione e di ripristino potenzialmente attuabili. I lineamenti morfologici della zona consentono l'attuazione di modalità di scavo tipiche delle aree montane quali quelle di "coltivazione a mezza costa" eseguita con gradoni, che continueranno ad essere dimensionati in modo tale da garantirne la stabilità nel tempo ed in modo tale da non compromettere l'equilibrio statico del versante.

Sulla scorta delle esperienze acquisite e maturate nei pregressi anni di coltivazione, si sottolinea come le previsioni progettuali, necessitino di aggiornamenti puntuali in concomitanza con la prosecuzione delle attività estrattive. In questo modo è possibile modificare e variare i profili di coltivazione, adeguandoli alle evidenze “geologiche” del contesto (giaciture, pendenze, fratturazioni e spessori degli strati rocciosi). In questo modo si è dimostrato di poter ottimizzare l’attività di coltivazione (rapporto volumi/superfici sfruttate), con una sensibile riduzione degli impatti.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

26

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Fatte salve queste lievi modifiche possibili nei profili di coltivazione, lo sviluppo del fronte di scavo è stato progettato mantenendo la linea architettonica ambientale pregressa che si conforma nel migliore dei modi all'assetto territoriale finale voluto per l'area. In altre parole con le operazioni di scavo si proseguirà la modellazione del piano di campagna nella sua configurazione finale.

Figura 10 – Schema delle modalità di coltivazione per arretramento del fronte di scavo

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

27

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Tale metodologia di lavorazione si è dimostrata ottimale per garantire la possibilità di uno stoccaggio temporaneo di materiale al piede del fronte di scavo, così da permettere la selezione di differenti pezzature di materiale, presenti nelle differenti aree dell’affioramento. Oltre a questo, tutte le lavorazioni di selezione e carico, avvengono in aree sub-pianeggianti (od in leggera contropendenza), già sistemate in termini di geometrie e regimazione delle acque superficiali, con un indubbio miglioramento della sicurezza di cantiere.

I quantitativi oggetto del presente studio, così come precedentemente menzionato, sono a tutti gli effetti i residui delle attività di coltivazione pregresse, considerando la differenza tra i quantitativi autorizzati dagli strumenti della pianificazione PAE (*) (recepiti dal SIA 2011 ed autorizzati con atto del Responsabile del Servizio Tecnico del Comune di Terenzo in data 21 maggio 2012) e quelli effettivamente coltivati nel periodo di validità dell’autorizzazione (con scadenza 21 maggio 2017).

(*) Piano delle Attività Estrattive del Comune di Terenzo, Variante 2007 adottata contestualmente al P.I.A.E. 2008. Lo strumento individua per l’Ambito il completamento dei quantitativi residui di PAE con possibilità di incremento non ancora autorizzata.

Pietre da Inerti non Ambito – ID1 - "Perdera" taglio pregiati [mc] Quantitativo autorizzato PAE 2007 30.000 10.000 Quantitativo estratto al 2018 (aprile) 24.032 8.002 Residuo al 2018 5.968 1.998 Tabella 3 – Quantitativi nei vari passaggi autorizzativi (sintesi precedente Tabella 1)

La successiva tabella oltre ad evidenziare i quantitativi complessivi, risulta essere particolarmente interessante, poiché esaustiva per l’analisi delle condizioni e delle potenzialità operative della Ditta. Infatti, ipotizzando di operare in condizioni di mercato analoghe a quelle pregresse (domanda di materiali) e considerando le medesime metodologie di coltivazione, si può ottenere una stima attendibile del proseguimento delle attività estrattive.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

28

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Quantitativi autorizzati: Totale autorizzato Pietra da Taglio Inerti non pregiati [mc] [mc] [mc] 40.000 30.000 10.000 Quantitativi estratti: Anno di riferimento Totale coltivato Pietra da Taglio di cui Inerti non pregiati [mc] [mc] a) b) c) d) e) f) [mc] 2012 3.741 2.810 843 281 281 422 281 703 931 2013 6.997 5.250 1.575 525 525 788 525 1.313 1.747 2014 3.127 2.345 704 235 235 352 235 586 782 2015 5.406 4.055 1.217 406 406 608 406 1.014 1.351 2016 9.908 7.431 2.229 743 743 1.115 743 1.858 2.477 2017 2.855 2.141 642 214 214 321 214 536 714 Totale 32.034 24.032 7.209 2.403 2.403 3.605 2.403 6.009 8.002 Quantitativi residui: Totale residuo Pietra da Taglio Inerti non pregiati [mc] [mc] [mc] 7.966 5.968 1.998

Categoria di pietra da taglio a) Pietre sbozzate a due facce pian-parallele per l’esecuzione di murature a faccia vista b) Pietre squadrate a forma parallelepipeda di dimensioni varie per pilastri e rivestimenti murari c) Lastre squadrate a spacco naturale di vari spessori e dimensioni d) Lastre per pavimentazioni ad opus-incerta (palladiana) e per coperture di tetti di dimensioni e spessori vari e) Piccoli massi a due facce pian-parallele spessore 40-60 cm per muri di sostegno a secco f) Sfrido e materiale di scarto destinato alla frantumazione per ottenere stabilizzati e pietrischi Tabella 4 – Sintesi annuale dei quantitativi estratti e delle successive lavorazioni

L’analisi di questi dati, ritenuti significativi per l’Ambito, permette di ipotizzare l’esaurimento delle quantità residue nell’arco di circa tre anni, lasciando ampio spazio per i ripristini finali di tipo naturalistico, che comunque si andranno ad attuare progressivamente nelle aree non oggetto di previsione estrattiva, ed in quelle già oggetto di coltivazione e sistemazione morfologica.

Al contempo tali metodiche di coltivazione consentono un favorevole e conveniente piano di recupero ambientale, infatti così come anzi detto, una volta ultimate le operazioni di scavo, le geometrie saranno già quelle idonee alle sistemazioni finali, necessitando di una limitata movimentazione del materiale di scarto e di terreni agrari prima degli interventi mirati al rinverdimento dell'area.

Le analisi condotte in sede di predisposizione del presente studio, hanno permesso di evidenziare una rilevante difformità tra le effettive condizioni di coltivazione (condotte negli ultimi anni) e la computazione dei materiali. I materiali di scarto prodotti in concomitanza alle fasi coltivazione (scavo), forfettariamente stimati nel passato al 20% del totale, sono in realtà assai maggiori raggiungendo percentuali prossime al 50%. Questo, a parere dello scrivente, ha portato nel corso degli ultimi anni a sovrastimare i quantitativi coltivati, non considerando che una gran parte del materiale scavato è stato immediatamente reimpiegato per le sistemazioni morfologiche che, come evidenziato meglio nel proseguo, risultano quasi del tutto completate nell’intero Ambito estrattivo.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

29

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Le fasi di coltivazione proseguiranno in linea con quanto realizzato fino ad ora, proseguendo con l’abbassamento del fronte di scavo secondo le seguenti previsioni:

- l’asportazione del suolo vegetale di copertura ed il suo accantonamento in appositi spazi è già stato realizzato nel corso delle pregresse fasi di coltivazione. Il suo successivo utilizzo, come già previsto avverrà per il recupero definitivo delle aree di cava; - la cava si configura come una cava di monte, le modalità operative proseguiranno l'arretramento del fronte di scavo modellato in gradoni, la cui ampiezza sarà sempre maggiore di 5 metri, allo scopo di garantire un facile accesso, mentre l'altezza dei gradone stesso potrà raggiungere, ma non superare i 10 metri, le inclinazioni delle scarpate non supereranno mai i 45°. Tali geometrie, attualmente in essere nel lotto, si sono dimostrate ottimali per le fasi di coltivazione e di movimentazione del materiale, garantendo al contempo elevati standard di sicurezza; - lo scavo del materiale arenitico avverrà mediante macchine operatrici (escavatori e pala) che si sono dimostrati i mezzi più idonei ed efficienti per la coltivazione, con il carico su autocarri per la movimentazione fino all'impianto di lavorazione o fino alle aree di stoccaggio del materiale, presente entro l'area di cava e quindi con una ridottissima movimentazione; - selezione ed accantonamento del materiale di scarto per il successivo utilizzo per il recupero definitivo dell'area di cava; - i materiali inerti non pregiati derivanti dalle attività di coltivazione verranno trattati nel corso di campagne con frantoio mobile, così da poter essere provvisoriamente stoccati e

successivamente commercializzati su richiesta. - modellazione finale del piano campagna secondo le previsioni progettuali di recupero con i materiali di scarto e la copertura con il terreni agrari conferiti nell’ambito per garantire l’attecchimento delle essenze vegetali previste.

Come anzi detto l’attività estrattiva considerata nel presente studio può essere valutata in termini di impatti su di un arco temporale di dieci anni, in previsione della richiesta per nuovi quantitativi da autorizzare nell’Ambito, effettuando una proiezione sulla scorta delle analisi operate per il quinquennio trascorso. L’autorizzazione alla coltivazione che verrà richiesta dalla Ditta esercente avrà in realtà una durata assai minore (massimo cinque anni, così come previsto dalla normativa regionale vigente), in relazione ai ridotti quantitativi previsti.

2.1 Area di influenza dell’intervento I vari sopralluoghi effettuati e l’esame delle basi cartografiche a disposizione hanno contribuito ad evidenziare alcuni elementi naturali ed antropici, al contorno dell’Ambito e quindi nella sua area di influenza (TavolaI, Ibis, II, III, IIIbis):

- la presenza nella parte settentrionale del Rio Merdoso, posto ad una distanza di circa 400 metri dal limite dell’ambito estrattivo; - la presenza nella parte occidentale del Torrente Grontone, posto ad una distanza di circa 800 metri dal limite dell’ambito estrattivo, la cui area appartiene al bacino idrografico dello stesso; - la presenza nella parte meridionale del Rio della Macetta, posto ad una distanza di circa 300 metri dal limite dell’ambito estrattivo;

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

30

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

- la presenza nella parte orientale del Torrente Baganza, posto ad una distanza di circa 800 metri dal limite dell’ambito estrattivo; - la presenza di un ambiente circostante in cui spiccano speroni rocciosi bordati da ricca vegetazione a latifoglie, come evidente nella Tavola III allegata alla presente, che devono essere motivo ispiratore della sistemazione finale; - la presenza di due edifici residenziali non abitati posti a nord est dell’ambito ad una distanza di circa 100 metri; - la presenza nella parte occidentale dell’ambito estrattivo di un piccolo gruppo di edifici con annesso fabbricato agricolo, posto ad una distanza di circa 180 metri dal limite dell’ambito; - la presenza di un gruppo di edifici residenziali posti a sud ad una distanza di circa 300 metri dal limite dell’ambito.

3 Azioni di cantiere e d’esercizio Il presente studio interessa la prosecuzione dell’attività estrattiva della ditta esercente nell’Ambito, realizzate in continuità temporale e fisica con le fasi precedentemente autorizzate nel quinquennio 2012-2017 (cinque anni + un anno di proroga). Per questo motivo è importante sottolineare che, a prescindere dagli adempimenti burocratici necessari per l’ottenimento della nuova autorizzazione all’attività estrattiva, la gran parte delle azioni inizialmente previste e dovute per un corretto avvio delle attività, risultino in realtà già in essere. Nei successivi punti vengono comunque descritte e dettagliate le strutture e le opere che contribuiranno alla corretta organizzazione e gestione dell’area del cantiere con funzione di assicurare la salvaguardia delle persone e delle cose e la sicurezza negli ambienti di lavoro (Tavola

XXII).

3.1 Delimitazione dell’ambito estrattivo (già in essere) L’Ambito estrattivo risulta correttamente confinato mediante apposita recinzione metallica supportata da pali in castagno. Sulla recinzione, sempre intervisibili tra loro e comunque mai ad una distanza superiore ai 40,00 metri sono collocati degli appositi cartelli monitori.

3.2 Interdizione dell’ingresso all’area di cava (già in essere): L’accesso all’Ambito estrattivo avviene da un unico ingresso custodito da un cancello metallico chiuso negli orari e nei periodi in cui non viene esercitata l’attività estrattiva ed ogni qual volta non sia presente personale addetto alla custodia della cava. Si prevede comunque di adottare e mantenere efficienti tutte le misure di sicurezza previste dalle vigenti Leggi di polizia mineraria (D.P.R. n. 128 del 9.4.1959 e successive modificazioni e integrazioni) sia per quanto riguarda la conduzione dei lavori di scavo, carico e trasporto, sia per la segnaletica nei confronti di terzi. L’accesso all’Ambito verrà modificato arretrando il cancello sulla viabilità di accesso e modificando di conseguenza la recinzione, così da ricomprendere le aree destinate a stoccaggio presenti a sud della viabilità (mappale 262).

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

31

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

3.3 Cartello con i dati significativi della cava (già in essere – da aggiornare) In corrispondenza dell’accesso al Lotto estrattivo è già in essere il cartello contenente i dati di cava per la Ditta esercente. Questi verranno aggiornati con i dati significativi della nuova autorizzazione all’attività estrattiva, in particolare il cartello dovrà contenere i seguenti dati:

• Provincia; • Comune; • Tipo di materiale estratto; • Quantità di materiale estraibile; • Denominazione della cava; • Progettisti; • Ditte esercenti; • Direttore dei lavori e relativo recapito telefonico; • Sorvegliante; • Estremi dell'atto autorizzativo; • Scadenza autorizzazione convenzionata.

3.4 Servizi complementari all’attività estrattiva (già in essere) All'interno dell’ambito estrattivo sono già in essere alcune aree ed alcuni servizi complementari all’attività, di seguito specificati (Tavola XIX):

- aree destinate allo stoccaggio del cappellaccio asportato durante la fase iniziale dei lavori o del materiale terroso rinvenuto durante la coltivazione (materiale depositato in fratture, diaclasi ecc.);

- aree destinate allo stoccaggio dei materiali di scarto. Tali aree con il proseguo delle attività di coltivazione sono state progressivamente ridotte, limitandole a piccole aree in prossimità dei fronti di scavo. I materiali di scarto sono infatti da subito collocati nelle porzioni dell’area di cava destinati alle sistemazioni morfologiche e naturalistiche previste;

- aree destinate allo stoccaggio del materiale commercializzato tal quale, ad esempio massi di grandi dimensioni idonei ad essere utilizzati per difese spondali dei torrenti o ad essere lavorati per la realizzazione di particolari ornamenti da giardino;

- aree destinate allo stoccaggio dei materiali inerti non pregiati, che prevedono campagne di frantumazione e vagliatura, finalizzate ad ottenere inerti a granulometria controllata pronti per la commercializzazione;

- viabilità interna di collegamento tra le varie aree individuate nell’ambito e le zone di lavorazione (capannone) e di servizio (piazzali, aree sosta, ecc.);

- aree per i servizi complementari all’attività, in particolare spogliatoi, servizi, infermeria, ed uffici, sono interne al capannone destinato alle lavorazioni;

- la pesa per autocarri è adiacente all’area di lavorazione (capannone);

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

32

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

- le aree destinate allo stoccaggio del materiale in attesa della commercializzazione sono state realizzate nell’ampio piazzale antistante il capannone destinato alle lavorazioni;

- area destinata allo stoccaggio dei carburanti e dei mezzi d’opera, opportunamente realizzata e pavimentata per ridurre il rischio di sversamento di inquinanti nel sottosuolo;

- allo scopo di prevenire azioni di erosione delle scarpate e dei fronti di cava sono in essere dei fossi di guardia al contorno del perimetro dell’Ambito, così come nelle aree di scavo, con la funzione di raccogliere le acque dilavanti provenienti dai versanti circostanti; le acque così raccolte sono convogliate al collettore naturale (immediatamente a nord dell’Ambito),, con recapito finale nel Rio Merdoso. In considerazione della natura altamente permeabile dei terreni si è osservato che le quantità d'acqua di ruscellamento superficiale sia assai ridotta, ciò è confermato anche dalla totale assenza di fenomeni erosivi presenti sia sui fronti di cava esistenti che sui terreni naturali, si ritiene pertanto assolutamente sufficiente quanto ad oggi realizzato;

Figura 11 – Individuazione aree e servizi complementari all’attività estrattiva

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

33

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

3.5 Individuazione giacimentologica La risorsa estratta e lavorata ai fini della commercializzazione è costituita da pietra arenaria di Ostia, con matrice a cemento carbonico, di colore alla frattura da “light blunish gray“ a “mediaum bluish gray”, a granulometria molto fine (62-125 μm) e tessitura omogenea. Si tratta di materiale, solitamente molto uniforme, con caratteristiche indicative, note in letteratura e confermate dalle analisi effettuate su campioni in sito, di seguito riportate in tabella:

Massa volumica apparente Da 2550 a 2657 kg/m3 Porosità aperta 2,29% Coefficiente di assorbimento capillare 0,929g/m2s0.5

Resistenza al fuoco A1fl (Vd. Decisione 96/603/CE) Resistenza a flessione media 19,5 MPa Resistenza all’abrasione 17,9 mm (UNI EN 14157) Tabella 5 – Caratteristiche giacimentologiche dell’arenaria estratta.

3.6 Progettazione dell’intervento Il progetto d’intervento, come già anzi descritto, è stato realizzato considerando in modo specifico le condizioni in essere e le previsioni attuabili per l’Ambito estrattivo, in primis nell’ottica di esaurire i quantitativi residui, per poi avviare, in seconda istanza, la richiesta per l’inserimento di ulteriori quantitativi da autorizzarsi nell’Ambito, così da poter proseguire negli anni a venire l’attività estrattiva.

3.6.1 Analisi topografica dello stato di fatto e modalità di elaborazione Il proseguimento delle attività di coltivazione si basa sui rilievi operati nel corso degli anni dal geometra Ivano Zambelli ed in particolare sul rilievo topografico realizzato mediante l’ausilio di un drone all’inizio del 2018. Il rilievo è georeferenziato grazie ad una rete di punti caposaldo appositamente istituita ed implementata negli anni (Tavola XIX). Oltre che per valutare i quantitativi estraibili e per la fase progettuale verrà utilizzato come riferimento per le verifiche annuali, monitorando quindi l’evoluzione dell’ambito estrattivo. Tale criterio risulta essere in accordo con la metodologia di studio utilizzata per la redazione del presente, tesa a valutare gli aspetti connessi alla prosecuzione delle attività di coltivazione e ripristino naturalistico per l’Ambito di interesse. Al fine di eseguire una corretta previsione dell’attività estrattiva in oggetto e valutare gli impatti indotti sul territorio, si è proceduto alla realizzazione di un modello digitale del terreno in grado di ricostruire l’andamento della superficie topografica dello stato di fatto, di progetto e di sistemazione finale. In una prima fase è stato realizzato il modello dello stato di fatto, sulla base del rilievo topografico, esteso ed integrato con i valori delle quote definite dalla Carta Tecnica Regionale come anzi detto. I dati rilevati ed integrati, sono stati elaborati mediante il Sistema Informativo Geografico ArcGIS ed in particolare sono state impiegate le estensioni Spatial Analyst e 3D Analyst. Per la ricostruzione dell’assetto topografico dell’area è stato utilizzato il metodo TIN (Triangular Irregular Network), il quale elabora un modello tridimensionale composto da superfici triangolari (delaunay triangles) i cui vertici corrispondono ai punti quotati introdotti. Tale metodologia risulta essere la migliore per la rappresentazione del territorio, soprattutto in aree, come quella di lavoro, con grande variabilità altimetrica poiché rispetta

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

34

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. fedelmente i valori di quota introdotti. Infatti le restituzioni raster classiche sono a passo fisso, e quindi rappresentano, con la stessa risoluzione, zone ad alta variazione del valore e zone a bassa variazione. Il TIN è una struttura dati vettoriale basata su triangoli con maglia irregolare, capace di fornire elevata risoluzione solo dove questa è necessaria. Il risultato che si ottiene è un modello digitale di elevazione (DEM: Digital Elevation Model) che definisce lo spazio con una matrice di celle, ognuna delle quali contenente le coordinate della posizione ed il valore della quota. Il DEM è stato successivamente sviluppato per ottenere i seguenti elaborati dello stato di fatto (Tavola XV - Stato di fatto plani-altimetrico): - planimetria con curve di livello ad intervallo di quota di 10 metri; - modello tridimensionale; - sezioni topografiche. Le sezioni e le basi topografiche e di dettaglio, così ottenute, hanno consentito di eseguire valutazioni ed analisi in merito agli areali coinvolti ed ai volumi di materiale estraibile finalizzate all’elaborazione di un progetto di massima dell’attività estrattiva. In una seconda fase si sono quindi sviluppati i seguenti elaborati: - planimetria con curve di livello ad intervallo di quota di 10 m; - sezioni topografiche; - carta delle viabilità di cantiere. Infine il modello dello stato di progetto è stato utilizzato per elaborare un progetto indicativo di sistemazione finale dell’area, riassunto nei seguenti elaborati: - planimetria dello stato di sistemazione; - schemi progettuale indicativi degli interventi di sistemazione;

- sezioni stato di sistemazione finale.

3.6.2 Quantitativi estraibili e superfici interessate L’Ambito estrattivo è illustrato nel suo complesso nella scheda progettuale all’Art.43 della Variante al PAE 2007 del Comune di Terenzo.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

35

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Per quanto riguarda l’Ambito ID1 – Perdera, non tutta l’area verrà interessata dall’attività estrattiva. Infatti, dati i ridotti quantitativi residui, l’attività di coltivazione vera e propria proseguirà nella porzione centrale dell’ambito, meglio evidenziata nella Tavola XXII. Le restanti aree, già oggetto di coltivazione, sono trattate al solo fine di mettere in atto il recupero naturalistico finale. Nella porzione occidentale dell’ambito è stata realizzata una rete di scoline e fossi perimetrali utili ad evitare il dilavamento in caso di eventi meteorici e presenta un parziale rinverdimento delle aree. Quanto già eseguito sarà integrato dalle sistemazioni finali. La base topografica sulla quale è stato eseguito il progetto di coltivazione, come anzi detto, è stata appositamente rilevata con un grande dettaglio (rilievo topografico di campagna associato a rilievo con droni e GPS) restituito in planimetria alla scala 1:1000 e corredato di 5 sezioni (Tavole XIX, XIX bis, XX, XX bis e XX ter). I volumi di scavo sono stati calcolati mediante software dedicati in grado di effettuare il calcolo rapportando il modello matematico dello stato di fatto con quello dello stato di progetto, con una precisione estrema. Gli scarti sono stati stimati sulla scorta delle pregresse fasi di coltivazione considerando una percentuale pari al 20% del materiale complessivamente coltivato. Lo stesso sarà stoccato e reimpiegato per i ripristini finali.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

36

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

3.7 Viabilità pubblica e di cantiere La strada d'accesso all'area estrattiva esistente può essere considerata ottimale e già ampiamente collaudata per le esigenze delle attuali e future attività estrattive. Il suo stato di manutenzione è da ritenersi buono. Lo stesso si può dire della viabilità bianca interna alle aree di lavorazione realizzate e manutenzionate con il materiale di cava, caratterizzate da ampie sezioni, pendenze ridotte e canaline di scolo per garantire un corretto deflusso delle acque meteoriche e ridurre i rischi di dilavamento.

Figura 12 – Viabilità circostante e di accesso all’Ambito

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

37

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 13 – Accesso all’Ambito da Strada Regionale N° 62

Figura 14 – Strada Comunale di Scanzo (in prossimità del confine nord orientale dell’Ambito)

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

38

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 15 – Particolare viabilità interna all’Ambito

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

39

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Immagine 16 Viabilità bianca (pista) interna all’area di cava, da notare la contropendenza verso

monte e le scoline per la regimazione delle acque.

Immagine 17 Viabilità bianca (pista) interna all’area di cava, da notare la contropendenza verso monte e le scoline per la regimazione delle acque.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

40

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Immagine 18 Viabilità interna, particolare accesso (l’accesso verrà modificato con l’arretramento

del carrabile – si veda testo).

Immagine 19 Viabilità interna, particolare sistemazioni morfologiche con materiali di scarto e la realizzazione dei fossi di guardia.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

41

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

3.8 Rete monitoraggio Come meglio trattato nella Sezione del Quadro di Riferimento Ambientale, circa a quanto emerso nella fase di analisi di valutazione degli impatti in merito agli aspetti ambientali, non si ritiene significativa l’installazione di strumenti di monitoraggio in continuo. Le verifiche operate verranno realizzate nel corso di specifiche campagne di monitoraggio, ciascuna condotta da personale specializzato con cadenza temporale idonea a garantirne l’efficienza. A tale proposito si deve considerare che la sede delle attività di lavorazione permette una quotidiana verifica delle condizioni dell’Ambito, così da permettere immediati interventi di manutenzione:

- Verifica della rete di collettamento delle acque meteoriche: allo scopo di prevenire azioni di erosione delle scarpate e dei fronti di cava sono stati realizzati una serie di fossi di guardia al contorno dell'area di scavo con la funzione di raccogliere le acque dilavanti provenienti dai versanti circostanti, convogliandole nel collettore naturale (idrografia di superficie). La natura altamente permeabile dei depositi presenti, si traduce in una scarsa quantità di acqua di ruscellamento superficiale, con l’assenza pressochè totale di fenomeni erosivi. Il monitoraggio della rete avviene da parte del personale della Ditta operante in cava e proprio per questo motivo la sua cadenza può essere considerata settimanale, quando addirittura non giornaliera. - Verifiche geometriche delle attività di coltivazione: oltre alle verifiche annuali dei quantitativi coltivati, sono previsti controlli topografici puntuali per la programmazione delle attività di

scavo (tracciamenti) e di verifica (rilievi), così da poter disporre di un riscontro periodico delle attività in corso. La cadenza dei controlli non è predeterminata dipendendo in larga parte dalla produttività dell’ambito estrattivo. Tutte le operazioni di rilevamento sono reciprocamente confrontabili essendo georeferenziate (collegate) ad una rete di punti caposaldo opportunamente istituita. Questa, verificata e confermata, è la base del piano quotato dello stato di fatto, su cui sono state impostate le sezioni di progetto (Tavole XXIII, XXIII bis e XXIII ter).

3.9 Distanze di rispetto Nelle aree vincolate ai sensi della legislazione nazionale, così come indicato dall’art. 104 del D.P.R. n°128/59 "Norme di Polizia delle Miniere e delle Cave” vieta gli scavi a cielo aperto per ricerca o estrazione di sostanze minerali a distanze minori di: - 10 metri: da strade di uso pubblico non carrozzabili, luoghi cinti da muro e destinati ad uso pubblico; - 20 metri: da strade di uso pubblico carrozzabili; da corsi d'acqua senza opere di difesa; da sostegni o da cavi interrati di elettrodotti di linee telefoniche o telegrafiche o da sostegni di teleferiche che non siano ad uso esclusivo delle escavazioni predette; da edifici pubblici e da edifici privati non disabitati; - 50 metri: da ferrovie, da sorgenti, acquedotti e relativi serbatoi ad uso idropotabile, opere di difesa dei corsi d'acqua, oleodotti e gasdotti, costruzioni dichiarate monumenti nazionali. Tali distanze sono state recepite dal PIAE, che vieta l'escavazione per la ricerca o l’estrazione di sostanze minerali, senza autorizzazione rilasciata dal competente ufficio della Provincia, a distanze minori di quelle di cui sopra.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

42

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Lo stesso articolo integra le suddette distanze di rispetto, vietando l’escavazione a distanze minori di: - 200 metri: dal perimetro del territorio urbanizzato, - 20 metri: dai canali irrigui, dai collettori fognari; - 50 metri: da autostrade e da viabilità primaria. Inoltre, la distanza minima dello scavo dalle proprietà confinanti non potrà essere inferiore a 5 m e comunque sarà definita in sede di autorizzazione in base alle verifiche di stabilità delle scarpate e dei fronti di scavo; nel caso la profondità di scavo sia superiore ai 5 m, la distanza non sarà inferiore alla profondità di scavo, salvo diversi accordi fra le parti proprietarie e comunque nel rispetto dell'art. 891 C.C.. Per le aree vincolate ai sensi della legislazione nazionale Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 Ai sensi dell’art. 142, comma c), del D. Lgs. 42/2004 (Codice Urbani), sono, inoltre, assoggettati per legge a vincolo paesaggistico "i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna”. Per l’area in oggetto di studio i torrenti Baganza e Grontone, così come i rii Merdoso e Macetta sono situati ad una distanza superiore ai 200 metri dall’Ambito ID1 – Perdera e per tale motivo non è necessario ottenere specifica autorizzazione paesaggistica.

3.10 Macchine operatrici Di seguito si riporta un elenco sintetico delle macchine operatrici utilizzate abitualmente all’interno dell’ambito estrattivo dalla Ditta esercente.

DITTA NUMERO TIPOLOGIA MACCHINA 1 Pala Gommata FIAT Kobelco 270 La Pietra di Cassio 1 Escavatore FIAT Kobelco 380 1 Autocarro 4 assi Mercedes Actros Tabella 6 Elenco macchine operatrici di cui si prevede la presenza nell'ambito estrattivo.

Immagine 20 Mezzi d’opera operanti nell’Ambito. Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

43

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

3.11 Modalità di escavazione L’attività estrattiva proseguirà come già realizzato negli scorsi anni di attività. In particolare il materiale verrà estratto mediante l’arretramento e la riprofilatura del pendio con l’ausilio di mezzi meccanici semplici, un escavatore ed una pala entrambi cingolati. Il trasporto alle aree di lavorazione avverrà utilizzando un autocarro di proprietà della ditta.

3.12 Gestione di rifiuti La tipologia di coltivazione permette di ritenere sostanzialmente nulli i quantitativi di rifiuto prodotti dalle attività. Tutto il materiale non lavorabile o non direttamente commercializzabile e quindi considerato di scarto per l’attività, viene interamente reimpiegato in sito per la sistemazione morfologica del versante e per il suo recupero finale a fini naturalistici. Poiché di particolare importanza per le finalità del presente studio nel proseguo delle attività estrattive, si deve sottolineare come una verifica operata nel corso delle ultime fasi di coltivazione abbia evidenziato come le percentuali del materiale di scarto siano di gran lunga superiori a quelle forfettariamente stimate nel 20 % del totale degli scavi, raggiungendo percentuali prossime al 50% . Questo, a parere dello scrivente, ha portato nel corso degli ultimi anni a sovrastimare i quantitativi coltivati, non considerando che una gran parte del materiale scavato è stato reimpiegato per le sistemazioni morfologiche (scarti). Queste sistemazioni, come evidenziato meglio nel proseguo, risultano infatti quasi del tutto completate nell’intero Ambito estrattivo.

3.13 Aspetti sanitari della risorsa La risorsa non presenta rischi per l’incolumità degli operatori impiegati nelle fasi estrattive o di lavorazione e tantomeno per la salute pubblica. Per tale motivo saranno adottate solo le misure minime previste dalle vigenti normative in materia di sicurezza nelle attività estrattive e minerarie (D.P.R. n. 128/59 e s.m.i., D. Lgs. 624/96, D. Lgs. 81/2008 e s.m.i., ecc.).

3.14 Emissioni nell’atmosfera La modalità di coltivazione, in base alle previsioni progettuali e alle osservazioni operate negli scorsi anni di attività, non comporterà la produzione e la diffusione di polveri (emissioni diffuse), sia durante le fasi di coltivazione e di trasporto. Per tutto quanto concerne l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera per le attività di coltivazione e per le attività di lavorazione di cui all’articolo 269 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. si rimanda integralmente ai contenuti dell’AUA di cui alla pratica SUAP n. 11/2015 del 19 settembre 2015 Prot. Gen. 60914 allegato al presente sotto la lettera B.

3.15 Produzione di rumore e vibrazioni Valutati i lineamenti progettuali, è possibile escludere la formazione di vibrazioni che possano propagarsi lontano dall’ambito estrattivo. Mentre per quanto concerne l’impatto acustico derivante dall’attività di estrazione, stimato più nel dettaglio nell’apposita Relazione di Valutazione previsionale di Impatto acustico ambientale allegata (Allegato A), è possibile ipotizzare, in funzione dei mezzi utilizzati e della lontananza di edifici abitativi utilizzati (ricettori sensibili), l’assenza di alterazioni significative con lo stato ambientale acustico rilevato.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

44

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

3.16 Scarichi acque reflue La dotazioni accessorie complementari all’attività estrattiva, ed in particolare l’area destinata alle lavorazioni del materiale con annessi box spogliatoio ed i servizi igienici per gli addetti in cava, hanno necessitato del collettamento e del trattamento dei reflui. Per tutto quanto concerne l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue, ai sensi del Capo TT, Titolo IV, Parte Terza, Sezione II “Tutela delle acque dall’inquinamento del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. nonché del “Regolamento Comunale di Pubblica Fognatura”, si rimanda integralmente ai contenuti dell’AUA di cui alla pratica SUAP n. 11/2015 del 19 settembre 2015 Prot. Gen. 60914 allegato al presente sotto la lettera B.

3.17 Rischi di incidente All’interno dell’area di cava, i rischi di incidente che si possono riscontrare possono essere correlati fondamentalmente alle macchine operatrici e ai mezzi di trasporto del materiale estratto. In questo contesto la pericolosità può essere legata alla possibilità di subire ribaltamenti in fase di manovra sostanzialmente legata alla corretta realizzazione delle piste e delle gradonature. Queste, già in essere grazie alle precedenti fasi di coltivazione sono realizzate con una tipologia di sezione modulare avente altezza massima ben inferiore ai 10 metri previsti, con pendenza inferiore a 45°. Tutte le piste realizzate sono di ampie dimensioni, dotate di contropendenza verso monte di 2-5° circa e di fossi di guardia, per ridurre ulteriormente il rischio di crolli di materiale e gestire al meglio le acque meteoriche riducendo il rischio di dilavamento. Le dotazioni di sicurezza delle piste di cantiere prevedono ampie sezioni in grado di consentire facili manovre ed il passaggio contemporaneo di mezzi d’opera, contemporaneità non prevista stante gli scarsi quantitativi considerati.

La realizzazione delle scarpate secondo quanto previsto non ha mai comportato problemi di stabilità, così come confermato dalla gestione dell’ambito nel corso delle pregresse fasi di coltivazione e dalla disamina dei report annuali sulla stabilità dei fronti di scavo.

4 Interventi di ripristino (in corso d’opera e finali)

Come per gli aspetti connessi alle attività di coltivazione, anche le previsioni relative ai ripristini vedranno una sostanziale continuità con le precedenti attività, senza modifiche sostanziali rispetto a quanto previsto nel precedente SIA (2011 – Dott. Geol. A. Bricoli) ed a quanto già in larga parte realizzato nel comparto. I criteri del progetto di sistemazione finale dell'area di cava, di tipo naturalistico, sono dettati dalla conservazione degli aspetti naturali e scenici dell'ambiente circostante l'ambito estrattivo, con particolare riguardo ai paesaggi di falda di detrito caratterizzati da una elevata pietrosità, forte drenaggio ed esposizione verso nord-ovest. Le operazioni di recupero ambientale sono infatti finalizzate alla completa rinaturizzazione dell'area attraverso quegli interventi che possano favorire nel migliore dei modi il reinserimento dell'area negli aspetti ambientali, morfologici e naturalistici tipici del luogo. Per una attenta e riuscita operazione di recupero ambientale è stato necessario in primo luogo analizzare e qualificare l'ambiente naturale presente nelle aree non ancora interessate da attività estrattiva, pertanto di seguito è riportata l'analisi agronomica-vegetazionale-ambientale eseguita nell'area di cava (si veda Quadro di Riferimento Ambientale).

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

45

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

4.1 Progetto di sistemazione finale La particolare natura della zona, induce ad optare per modi di ripristino e di sistemazione finale che conservino i valori di naturalità intrinseca dei luoghi. Con il supporto dell'approfondita analisi di tutti gli elementi ambientali e socio-economici di significativa importanza e attraverso le indicazioni contenute nel P.A.E. del Comune di Terenzo e nel P.I.A.E. della Provincia di Parma, il tracciato progettuale ha localizzato i seguenti interventi tesi alla riqualificazione naturalistico-ambientale delle aree: - riprofilatura delle gradonature realizzate durante la fase di coltivazione (già attuata in ragione del 90% circa); - riassetto del sistema idrografico superficiale (già attuato su tutto l’ambito); - locale rinverdimento della superficie del suolo mediante la piantumazione di essenze vegetali arboree ed arbustive autoctone (si veda oltre).

La sistemazione finale dei luoghi, al fine di conservare ed incrementare un elevato valore di naturalità intrinseco, dovrà ispirarsi e si è già ispirata ai seguenti criteri: - modellazione finale nel rispetto degli attuali principali crinali locali, ancorché arretrati ad escavazione completata, ma conservati come direzione ed esposizione al fine di conservare le attuali nicchie ecologiche delle specie vegetali ed animali; - le scarpate, ad escavazione avvenuta, dovranno conservare pendenze costanti; - la fase di sistemazione finale dovrà prevedere la realizzazione di linee di compluvio, incise con mezzi meccanici idonei per ristabilire il drenaggio delle acque e favorire la rinaturazione delle scarpate;

- le vie di accesso al cantiere che non assolveranno più alla fase di esercizio dovranno essere eliminate, con opportuni scavi e/o rinterri, alcune vie di cantiere dovranno essere mantenute in esercizio al fine di consentire l'accesso ai luoghi di avvenuta escavazione per i necessari interventi manutentivi delle opere di ingegneria naturalistica, necessari in particolare nei primi anni di "impianto".

4.2 Sistemazione morfologica Ultimate le fasi di coltivazione l'assetto morfologico dell'area sarà caratterizzato da un versante modellato a gradoni secondo le rispettive esigenze tecniche di avanzamento dei fronti attivi di scavo. La morfologia sarà, quindi, costituita da una fascia pianeggiante, nella parte inferiore e da una fascia acclive in quella alta. Verrà inoltre predisposta, sia nella fascia di pianura che in quella di versante, la rete idrografica superficiale, al fine d'assicurare un corretto deflusso delle acque superficiali. Il ripristino dovrà garantire il raccordo morfologico delle aree già oggetto di escavazioni, con quello dei terreni circostanti.

4.3 Interventi di ripristino vegetazionale L'impianto è mirato alla ricostruzione della compagine vegetazionale tipica facendo riferimento soprattutto alla realtà esistente e alla potenzialità propria della zona. La scelta delle specie vegetali, da inserire all'interno della zona, segue un criterio ecologico che prevede l'utilizzo di essenze esclusivamente autoctone, al fine di ricostruire ambienti naturali che si adattino in modo ottimale con tutti i fattori ambientali biotici e abiotici, garantendo altresì un miglior successo all'intervento.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

46

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

In particolare si sono presi in considerazione i seguenti aspetti di tipo pedoclimatico e vegetazionale:

- l'area di cava rientra in un contesto topoclimatico tipico del basso Appennino con due picchi di piovosità autunno - primavera e un periodo di aridità relativo a giugno - agosto; dal punto di vista pedologico il substrato è di tipo ciottoloso e gli orizzonti superficiali, spessi circa 10 - 30 cm, a tessitura franca o franca sabbiosa; nel complesso il suolo è principalmente di natura minerale e presenta bassi tenori di sostanza organica e pH acido;

- la vegetazione è quella tipica della fascia della rovere (Quercus robur) con boschi cedui di latifoglie mesofile.

Sulla base delle caratteristiche pedologiche, climatiche ed agrovegetazionali esistenti e potenziali, nella zona dell'ambito estrattivo sono state previste le seguenti tipologie d'intervento: 1) rinaturazione floristico-vegetazionale con formazioni di bosco ceduo; 2) incolti lasciati alle dinamiche evolutive naturali.

4.1 Tipologia di recupero L'analisi dell'ambiente vegetazionale presente nell'intorno dell'area estrattiva ha permesso di identificare, pur con le più ovvie limitazioni del caso dovute all'estrema povertà dei terreni, i

modelli di riferimento vegetazionali quali: l'Orno-ostrieto o il querceto misto xerofilo. L'orno-Ostrieto in ricolonizzazione presenta come tipo di vegetazione a prevalenza di carpino nero e/o orniello, con presenza localizzata di altre specie arboree mesofile e mesoxerofile, lacunoso. Nello strato arbustivo prevalgono specie mesofile e mesoxerofile, che si alternano a seconda della disponibilità di luce. Lo strato erbaceo è ricco di specie, soprattutto mesofile, ma esigenti di luce. Boschi derivati da cedui radi o pascolati, in evoluzione verso forme di ostrieto più stabile. Il querceto misto xerofilo presenta come tipo di vegetazione quella del querceto misto, che si sviluppa in un ambiente con clima mediterraneo-montano, ben provvisto cioè di precipitazioni durante tutto l'anno, ma con una netta riduzione delle piogge nel periodo estivo, quando la sopravvivenza delle piante è affidata alla riserva d'acqua presente nel suolo. Dunque un querceto xerofilo costituito nello strato arboreo prevalentemente dal cerro (Quercus cerris) e dalla roverella (Quercus pubescens), con la presenza del carpino nero (Ostrya carpinifolia), dell'orniello (Fraxinus ornus) e dell'acero (Acer campestre, Acer obtusatum, Acer neapolitanum).

Per quanto riguarda poi la fauna è utile tener presente che certe specie sono più utili che altre al fine di attirare nei siti di reimpianto gli animali in quanto adatte a fornire nutrimento a uccelli, roditori, insetti ecc. o altri ancora sono particolarmente adatti a fornire siti per la nidificazione.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

47

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Di seguito si elenca le specifiche funzioni delle principali specie vegetali utilizzati per il recupero ambientale dell'area di cava:

querce erbivori/litofagi; insetti impollinatori; roditori arboricoli; uccelli rose uccelli e uccelli frugivori;insetti impollinatori; roditori arboricoli; erbivori/litofagi ginestra odorosa insetti impollinatori; erbivori/litofagi corniolo uccelli e uccelli frugivori; insetti impollinatori; roditori arboricoli; nidi acero insetti impollinatori; erbivori/litofagi ginepro uccelli e uccelli frugivori; insetti impollinatori;roditori arboricoli; nidi rosa di macchia erbivori litofagi; insetti impollinatori; roditori arboricoli; uccelli e uccelli frugivori orniello erbivori/litofagi Tabella 7 – Elenco delle essenze arboree da piantumare

4.2 Tempistiche e specifiche del progetto di recupero ambientale (Tavola XXIII) La superficie oggetto delle opere di sistemazione e di recupero interessa tutto l’Ambito estrattivo “ID1-Perdera”. Come specificato nei capitoli precedenti, il recupero è già in gran parte stato attuato in concomitanza alle operazioni di escavazione (si veda Figura 13). Nel progetto rimarrà lasciata alle naturali dinamiche di rivegetazione (senza interventi antropici) unicamente la porzione per la quale si prevede di istruire l’iter procedurale teso ad ottenere la concessione di nuovi volumi da ricavarsi entro l’Ambito.

Entro e non oltre il tempo prefissato di un anno, dalla data di ultimazione dei quantitativi previsti per nel presente, dovrà essere completata la sistemazione finale di tutta l'area interessata dall'intervento.

Le operazioni di recupero ambientale saranno, in ogni modo, condizionate dalle caratteristiche ambientali della stazione quali la natura del substrato fortemente drenato e l'esposizione nord-ovest, condizioni che potranno determinare un ambiente sub-arido.

Si dovrà pertanto procedere ad attuare alcuni interventi migliorativi quali: - il riporto di materiale pedogenizzato o di materiale a granulometria fine per modificare la permeabilità del primo strato di terreno (circa un metro nelle bancate sub- orizzontali); - distribuzione di ammendanti organici per aumentare la disponibilità di elementi minerali; - la semina a spaglio delle superfici di scarpata.

Il riporto di materiale fine pedogenizzato o comunque di terreni a granulometria fine superficiale, potrà avvenire mediante l’utilizzo di terre e rocce da scavo, ipotizzando il deficit di materiale fine proveniente dagli scarti delle lavorazioni. Tutti i materiali dovranno essere analizzati preliminarmente al conferimento in cava, secondo quanto previsto dal DPR 120/17 e s.m.i.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

48

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Immagine 21 Interventi di recupero in corso d’opera (anno 2016).

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

49

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Dopo queste operazioni di miglioramento del terreno agrario si potrà procedere alla semina di specie erbacee e messa a dimora di specie legnose, di regola più esigenti, reperibili sul mercato ma che dovranno essere simili ai modelli di riferimento vegetazionali anzi citati.

Si avrà l'accortezza di ubicare le specie arboree nelle zona caratterizzate dal piano di campagna sub-pianeggiante mentre le specie arbustive, caratterizzate da un più facile attecchimento ed in generale da una minore esigenza di qualità ambientali, saranno messe a dimora nelle porzioni di terreno più acclive. L'esecuzione dell’idrosemina nelle superfici di scarpata verrà effettuata mediante spargimento a spaglio utilizzando distributori centrifughi, sistema che ben si adatta alle diverse scarpate di cava. Sarà necessario scegliere una idonea miscela di sementi facendo riferimento a specie erbacee per suoli tendenzialmente aridi e basici, ed eventualmente associata a concimazioni organiche e/o inorganici in quantità e qualità opportunamente individuate. La composizione della miscela e la quantità di sementi per metro quadro sono stabilite in funzione del contesto ambientale ovvero delle caratteristiche geolitologiche e geomorfologiche, pedologiche, microclimatiche floristiche e vegetazionali della stazione. Di seguito si riporta un miscuglio utilizzabile per questo tipo di suolo e ambiente: - anthoxanthum odoratum (graminacea); - anthylls vulneraria (leguminosa); - bromus erectus (graminacea); - medicago lupulina (leguminosa);

- medicago sativa (leguminosa); - melilotus album (leguminosa); - melilotus officinalis (leguminosa). La provenienza delle sementi e germinabilità saranno certificate.

La messa a dimora di talee legnose di specie arbustive idonee a questa modalità di trapianto vegetativo verrà effettuata previo prelevo dal selvatico di talee di due o più anni di età, di diametro da 1 a 5 cm e lunghezza minima di 50 cm, messe a dimora nel verso di crescita previo taglio a punta e con disposizione perpendicolare o leggermente inclinata rispetto al piano di scarpata. Le talee verranno infisse a mazza di legno o con copritesta in legno, previa eventuale apertura di un foro con punta di ferro, e sporgere al massimo per un quarto della loro lunghezza adottando, nel caso, un taglio netto di potatura dopo l'infíssione. L'epoca ideale per la messa a dimora è la fine inverno quando il terreno non è più gelato e prima che le piante inizino a germogliare, ma potrà avvenire anche nel periodo autunnale e invernale prima del gelo, questo consente di dilazionare il lavoro nel tempo. La densità di impianto dovrà essere di 2-6 talee per m2 a seconda delle necessità di consolidamento. Le talee dovranno essere prelevate, trasportate e stoccate in modo da conservare le proprietà vegetative adottando i provvedimenti cautelativi in funzione delle condizioni climatiche e dei tempi di cantiere. La messa a dimora dovrà essere effettuata di preferenza nel periodo invernale e a seconda delle condizioni stagionali anche in altri periodi con esclusione del periodo di fruttificazione. La piantagione di specie arboree autoctone da vivaio, con certificazione di origine del seme, in ragione di 2 esemplari ogni 10 m2 (,2000 piantine/ha) aventi altezza minima compresa tra 0,30 e 1,20 m, previa formazione di buca con mezzi manuali o meccanici di dimensioni

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

50

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. prossime al volume radicale per la radice nuda o dimensioni doppie nel caso di fitocelle, vasetti o pani di terra. Si eseguirà inoltre il rincalzo con terreno vegetale con eventuale invito per la raccolta d'acqua, la pacciamatura in genere con dischi o biofeltri ad elevata compattezza o strato di corteccia di resinose per evitare il soffocamento e la concorrenza derivanti dalle specie erbacee. Le piante a radice nuda potranno essere trapiantate solo durante il periodo di riposo vegetativo, mentre per quelle in zolla, contenitore o fitocella il trapianto potrà essere effettuato anche in altri periodi tenendo conto delle stagionalità locali e con esclusione dei periodi di estrema aridità estiva o gelo invernale.

4.3 Utilizzo di materiali provenienti da “Terre e rocce da scavo” Le sistemazioni finali che prevedono l’inerbimento e la piantumazione delle superfici sistemate morfologicamente, sono già state avviate nelle aree inferiori (lato nord) dell’Ambino, con esiti del tutto negativi. I materiali provenienti dagli scarti dell’attività estrattiva (e di cui sopra), si sono infatti dimostrati del tutto inidonei all’attecchimento delle essenze arboree. Per questo motivo si è deciso di avviare nel proseguo l’implementazione dell’utilizzo di materiali fini, ricchi in materiale organico, provenienti dall’esterno dell’Ambito. Tale pratica, da condursi come anzi detto in conformità a quanto previsto dal DPR 120/17 e s.m.i., dovrà essere monitorata al fine di garantire le migliori azioni correttive già nelle prime fasi di impianto, proseguendo nella manutenzione, fino alla loro completa naturale evoluzione.

4.4 Manutenzione e monitoraggio delle azioni di ripristino

Il monitoraggio della copertura vegetazionale dovrà considerare sia l’estensione areale dei recuperi realizzati sia lo stato della vegetazione impiantata, evidenziandone le criticità al fine di migliorare le azioni di intervento manutentivo. Le cure culturali rappresentano un elemento estremamente importante per una buona riuscita dell’intervento. Esse comprendono irrigazioni di soccorso, sfolli, ripuliture ed eventuali diradamenti da effettuare durante le varie fasi di sviluppo delle piante. In seguito alla messa a dimora delle giovani piantine e delle talee, risulta infatti fondamentale provvedere ad un adeguato approvvigionamento idrico, soprattutto durante i periodi siccitosi, la quantità e la frequenza deve variare in funzione dell’andamento stagionale. E’ inoltre importante liberare le giovani piantine da eventuali specie che entrino in competizione o che possano addirittura comprometterne la vitalità. Occorre operare fin tanto che l’impianto non raggiunga una densità tale da lasciare poco spazio alla disseminazione delle specie più rustiche ed a più rapido sviluppo. Attraverso gli sfolli e le ripuliture si intende portare il popolamento alla composizione e alla densità ottimali, affinchè la compagine vegetale sia messa in grado di accrescersi nelle migliori condizioni. Nelle aree in cui verranno impiantate tipologie arboreo-arbustive vanno effettuati controlli semestrali per i primi due anni ed annuali per gli anni successivi di manutenzione; sarà verificato il tasso di sopravvivenza generale e quello riferito alle singole specie, nonché lo stato di salute degli individui.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

51

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

SEZIONE 3 - QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

1. Premessa

Le finalità di questo elaborato sono quelle di analizzare, in modo completo e particolareggiato, le varie componenti ambientali direttamente o indirettamente coinvolte dal progetto d’attività estrattiva. In particolare le componenti ambientali considerate sono: - Atmosfera e clima; - Rumore e vibrazioni; - Acque superficiali e sotterranee; - Geologia, geomorfologia, idrogeologia e sismica; - Aspetti vegetazionali, faunistici ed ecologici; - Beni ed emergenze paesaggistiche e storico-culturali; - Caratteri paesaggistici dell’area di riferimento; - Benessere dell’uomo e rischi di incidente; - Sistema insediativo, condizioni socio-economiche e beni materiali. Per le componenti sopra elencate sono determinati e valutati i dati scientifici e tecnici d’importanza strategica, atti a definire lo stato del sistema ambientale, naturale ed antropico, e dei processi che ne caratterizzano il funzionamento.

2. Inquadramento geografico

L'area oggetto del progetto di coltivazione è localizzata, nella parte sud del territorio del comune di Terenzo, immediatamente ad ovest della strada statale della Cisa (SS62), in località denominata “Scanzo”; catastalmente individuata nel Foglio 67 mappali: 88-158-161-163-171-204- 207-208-209-211. L’area rientra nelle seguenti tavole della Cartografia Tecnica Regionale: Elementi C.T.R. n° 217013 - “Casaselvatica” e n° 207014 – “Cassio” alla scala 1:5.000; Sezione C.T.R. n° 217010 – “Ravarano”, alla scala 1:10.000; Tavola C.T.R. n° 217 NO – “Cassio”, alla scala 1:25.000. Il territorio oggetto di analisi si estende in una zona montuosa con pendenza del versante verso nord-ovest e modellata dalla attività estrattiva ripetuta negl’anni. Le quote in cui è compreso sono da 680 a 720 m s.l.m. circa. I corsi d’acqua che scorrono nelle vicinanze sono il T. Grontone che include l’area di cava nel proprio bacino idrografico, distante circa 1,5 Km e il Torrente Baganza a circa 900 m a est. I centri abitati più vicini sono Cassio e Cavazzola: il primo dista circa 2 Km in direzione nord-est, il secondo a poco più di un Km in direzione sud-ovest.

3. Atmosfera e Clima

3.1 Climatologia L’area in esame nel quadro-climatico del territorio provinciale ricade per la classificazione di Koppen nei climi di tipo Cfa. Gli aspetti climatici tipici sono costituiti da: - C climi temperati delle medie latitudini: Il mese più freddo ha una temperatura media inferiore a 18 C ma superiore a -3 C; almeno un mese ha una temperatura media superiore a 10 C. - f Umido: Le precipitazioni sono abbondanti in tutti i mesi, manca una stagione asciutta. - b con estate molto calda; il mese più caldo è inferiore a 22°C. Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

52

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

3.2 Termometria La definizione del profilo termico dell’area in esame è stato estratto dai dati acquisiti dalle stazioni del database Arpae. L’analisi termometrica prende in considerazione i dati medi stagionali ed annuali, riferiti ad una serie storica di venticinque anni. Periodo 1991-2015 Fasce Media annua Media primaverile Media estiva Media autunnale Media invernale Temperatura °C 10° – 11° 10° – 11° 19° – 20° 11° – 12° 2 ° – 3 ° Temperature massime 15° - 16° - - - - Temperature minime 6 ° - 7 ° - - - - Tabella 8 – Fasce di temperatura media per il periodo 1991-2015. Luglio è il mese più caldo dell’anno con una temperatura media di 20.3°C, mentre gennaio è il mese più freddo con una T media di 0.6°C.

3.3 Pluviometria Il regime pluviometrico è stato definito attraverso l'analisi dei quantitativi degli afflussi meteorici medi registrati nella vicina stazione Arpae di . L’analisi prende in considerazione i dati medi mensili ed annuali di precipitazione (mm), riferiti ad una serie storica di 30 anni, dal 1961 al 1990 (Tabella 3.1.2).

Medie Mensili Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic A Calestano 79.7 74.2 97.3 104.7 79.2 71.0 47.3 78.2 81.2 114.7 118.3 77.2 85.25

Tabella 9 – Media delle precipitazioni medie mensili e annuale A (mm).

Si evidenzia come i mesi con maggiori precipitazioni siano Aprile (104.7 mm) e Novembre (118.3 mm), mentre il mese più secco sia luglio con 47.3 mm di pioggia.

3.4 Assolazione Con il termine “assolazione” si intende il numero di ore in cui il suolo è interessato dall’azione diretta dei raggi solari. Per l’analisi di questo parametro sono stati utilizzati i dati pubblicati dall’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Parma nei “Rapporti annuali” dal 1964 al 1986. Dal valore giornaliero di assolazione, misurata per mezzo di un eliografo, si sono ricavati, per il periodo considerato, i valori mensili del fenomeno (espresso in numero di ore e di minuti in cui mediamente, in un giorno, il suolo viene interessato dall’azione dei raggi del sole), riportati di seguito:

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC 2h48’ 4h03’ 5h25’ 6h54’ 8h18’ 9h47’ 10h12’ 9h07’ 8h03’ 5h52’ 3h13’ 2h42’ Tabella 10 - Valori di assolazione media mensile.

La rappresentazione grafica del fenomeno (Figura. 3.1.1) descrive un andamento unimodale, caratterizzato da un minimo ed un massimo rispettivamente in dicembre ed in luglio.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

53

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

10.48.00 9.36.00 8.24.00 7.12.00 6.00.00 4.48.00 3.36.00 2.24.00 1.12.00 0.00.00

GIU DIC GEN FEB MAR APR MAG LUG AGO SET OTT NOV

Figura 22 – Andamento dell’assolazione media mensile.

3.5 Umidità Il fattore più utilizzato in climatologia e nel campo applicativo, per valutare analiticamente l'umidità atmosferica, è l'umidità relativa, che esprime in percentuale lo stato igrometrico dell'aria indicandone quantitativamente il grado di saturazione (U% = 100). L'acquisizione dei dati è stata condotta attraverso l'elaborazione dei valori misurati alla sola stazione sinottica di Casola di Terenzo (PR), dove sono disponibili i valori d’umidità relativa media mensile. Di seguito è riportato un grafico rappresentante i valori di umidità relativa media

mensile per uno intervallo storico di 5 anni (dal 2012 al 2018) escludendo il 2015 in cui la stazione meteo non ha effettuato misure igrometriche.

Figura 23 Grafico dell’umidità relativa media della stazione di Casola di Terenzo (PR) periodo 2012-2018.

Alla Stazione di Casola di Terenzo (PR), per il periodo considerato, l'umidità relativa media ha valori medi minimi nel mese di Agosto (62%) e valori medi massimi nel mese di Novembre (87%). In corrispondenza dell’area di studio possono quindi essere ipotizzate, con buona approssimazione, le stesse condizioni riscontrate alla stazione di riferimento.

3.6 Anemometria L’esame delle caratteristiche anemometriche dell’area in esame è stato eseguito attraverso i dati registrati nella stazione di Casola di Terenzo (PR). I valori di velocità analizzati, si riferiscono all’intervallo temporale 2012-2018.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

54

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 24 Grafico della velocità del vento media della stazione di Casola di Terenzo (PR) periodo 2012-2018.

Sulla base dell’intervallo storico sopra rappresentato è stato possibile indicare Novembre con 2,2 km/h come il mese con velocità medie minori e, con velocità medie di 4,56 km/h Maggio come mese a velocità maggiori.

3.7 Qualita’ dell’aria La qualità dell'aria è una misura di quanto l'aria sia libera da inquinamento atmosferico e innocua se respirata dall'uomo. È identificata da un indice integrato, indice qualità dell’aria (IQA), definito da Arpae, che rappresenta lo stato complessivo dell’inquinamento atmosferico di ogni giorno. 3.8 Inquinamento dell’aria L’inquinamento atmosferico è inteso come "ogni modificazione della normale composizione

o stato fisico dell'aria atmosferica, per la presenza di una o più sostanze, in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria, costituire pericolo diretto o indiretto per la salute dell'uomo, compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell'ambiente e alterare le risorse biologiche ed i beni materiali pubblici e privati". Le principali fonti d’inquinamento atmosferico originato da attività antropica sono riconducibili a tre categorie: a) emissioni provenienti da attività produttive; b) emissioni da impianti di riscaldamento di insediamenti civili; c) emissioni da traffico veicolare. Il deterioramento della qualità dell'aria dipende, oltre che dall'entità delle fonti inquinanti, anche dalle condizioni meteorologiche e orografiche dei siti. L’area in esame è collocata ad una quota di circa 700 m, la sua piovosita media per l’ultimo trentennio è di circa 85 mm annui e considerando i dati anemologici, i quali mostrano valori medi di velocità del vento generalmente moderati (tra gli 0,5 e 3,0 m/s), si può affermare che il sito è a moderato rischio d’inquinamento.

3.9 Sorgenti locali di inquinamento atmosferico L’area di intervento si inserisce in un contesto a prevalente sviluppo boschivo con un sistema insediativo piuttosto rado, rappresentato da complessi cascinali. In questa zona si possono individuare due fonti d’inquinamento atmosferico: emissioni provenienti da impianti di riscaldamento di insediamenti civili ed emissioni da traffico veicolare. La densità abitativa è molto bassa nelle vicinanze dell’area in esame, in relazione alla prevalente destinazione boschiva e prativa dei suoli; le emissioni provenienti da impianti di riscaldamento possono quindi essere considerate poco significative.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

55

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Anche il traffico veicolare si può considerare poco significativo poiché la strada statale 62 della Cisa, la via principale più vicina, è ad oggi poco trafficata. Considerando la posizione del sito e le condizioni climatiche ed antropiche della Pianura Padana potrebbe esistere inoltre un livello di inquinamento ambientale di interesse per l’area intra-appenninica, indipendentemente dalla presenza di fonti emissive di rilievo (ad es. per quanto riguarda il parametro PM10). Infatti le condizioni di stabilità atmosferica ostacolano la dispersione degli inquinanti, facilitandone la concentrazione. La situazione più critica è quella del periodo invernale, con alta stabilità atmosferica. Nel periodo estivo è più significativa invece la presenza di inquinanti secondari di origine fotochimica, la cui concentrazione cresce all'aumentare dell'intensità della radiazione solare. E' noto che le più alte concentrazioni di ozono ed i valori più alti dei rapporti tra le concentrazioni di biossido d'azoto e di monossido d'azoto, si verificano nei mesi estivi. I dati raccolti si riferiscono alla campagna di monitoraggio su stazione mobile effettuata a

Terenzo nei mesi di gennaio e febbraio del 2013 e riguardano il parametro PM10.

Figura 25 – Andamento della concentrazione di PM10 nel comune di Terenzo (Gen-Feb 2013).

Dall'analisi dei dati appare evidente come il PM10, misurato nell'abitato di Terenzo abbia un andamento paragonabile a quello riscontrato nella stazione della rete fissa di fondo rurale, con valori di concentrazione leggermente più bassi. Tale realtà è confermata anche dai dati statistici e dall'assenza di superamenti del valore limite giornaliero pari a 50 mg/m3. In generale quindi il monitoraggio del PM10 evidenzia una situazione tipica di un territorio rurale pedeappenninico senza particolari criticità ma in ogni caso da controllare con cadenze prefissate per valutare gli andamenti di questo inquinante.

4. Rumore e Vibrazioni

4.1 Rumore Per l’inquadramento dello stato di fatto ante-operam per la componente “Rumore” e la descrizione delle misure fonometriche effettuate in sito si rimanda integralmente alla consultazione del Documento Previsionale di Impatto Acustico (Rev. 1 del 08/08/2017) a firma di Tecnico Competente in Acustica Dott. Ing. Barbara Fragni, allegato al presente Studio di Impatto.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

56

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

4.2 Vibrazioni L’area oggetto di studio è prevalentemente interessata da suoli destinati all’uso estrattivo. Le vibrazioni che insistono attualmente sull’area di studio sono quindi riconducibili all’impiego dei mezzi pesanti impegnati nelle lavorazioni estrattive (estrazione materiale e carico e scarico). Generalmente le vibrazioni prodotte dai mezzi d’opera consistono in oscillazioni aventi tre periodi nettamente differenti nelle varie direzioni dello spazio (“a” oscillazioni brevi, “b” oscillazioni medie, “c” oscillazioni lunghe). Le ampiezze di vibrazione sono per le onde brevi dell'ordine della frazione di m, per le onde medie dell'ordine di qualche m, per le onde lunghe dell’ordine di circa 0,5 mm. Occorre sottolineare che l’ampiezza, la persistenza e la propagazione nello spazio delle oscillazioni è funzione diretta dell’energia impressa dal mezzo d’opera nelle operazioni lavorative, delle caratteristiche dinamiche dei terreni interessati e della distanza dalla sorgente. In relazione alle potenze emesse dai mezzi d’opera durante le normali mansioni lavorative e all’energia che possono imprimere al terreno, si ritiene che gli effetti delle vibrazioni, supponendo le condizioni maggiormente sfavorevoli, siano già impercettibili dall’uomo a distanze pari a 20 m dalla sorgente. Per la componente ambientale considerata non sono quindi riscontrabili, allo stato attuale, condizioni di criticità.

5. SUOLO E SOTTOSUOLO

5.1 Inquadramento geologico I depositi affioranti all’interno dell’area denominata Cava Perdera sono stati cartografati nella Tavola allegata “inquadramento geologico”, tratta dalla carta geologica della Regione Emilia

Romagna, nonché dai sopralluoghi effettuati che hanno permesso il riconoscimento degli elementi morfologici e dei limiti deposizionali. Le unità geologiche definite in legenda sono state, pertanto, individuate sulla base delle loro caratteristiche strutturali, morfologiche e stratigrafiche. Nel complesso i depositi affioranti, di età Cretacica, sono relativi alle unità tettoniche del Cassio e del Groppallo appartenenti al dominio Ligure. Questo settore dell’appennino parmense è dominato da morfologie legate alla presenza di flysch cretacei e associate a unità argillose di base nelle quali spiccano alcuni grandi ammassi ofiolitici. Grande incidenza sul paesaggio presentano le varie coperture quaternarie nell’ambito delle quali sono prevalenti, soprattutto in ragione delle condizioni geologico-strutturali, quelle di natura gravitativa. In riferimento a quanto desunto dai tecnici del Servizio cartografico e geologico dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA, vengono di seguito descritte le Unità in contatto tettonico: - ARENARIE DI SCABIAZZA (SCB) la formazione è costituita da arenarie grigio chiare, fini e medie, in strati sottili, alternate a peliti debolmente marnose, ed intercalate da strati molto spessi di marne siltoso grigio chiare a base arenacea grossolana, e da strati marnoso calcarei medi e spessi caratterizzati da basi grossolane a clasti spigolosi bianchi e verdini di micriti e radiolariti. Il rapporto arenarie/pelite è generalmente molto inferiore a 1 e solo localmente si avvicina 1. L’ambiente di sedimentazione è torbiditico, caratterizzato da apporti clastici anche grossolani, con l’inserimento di potenti strati marnosi alimentati da fanghi carbonatici intrabacinali. Le Arenarie di Scabiazza dell’unità di Cassio (Fig. 5.1.1) affiorano in modo limitato ma con buona esposizione a ovest del paese di Cassio, dove passano stratigraficamente alle argille varicolori di Cassio, ed in Val Baganza, è visibile il contatto inferiore su uno dei membri a Radiolariti inseriti tettonicamente nelle Argille a palombini del T. Grontone. Lo spessore delle

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

57

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Arenarie di Scabiazza dell’unità di Cassio è valutabile sui 200 m circa. Età riferibile al Cenomaniano come documentato nella sezione Case Baruzzo da Vescovi et alii. - ARGILLE A PALOMBINI (APG) Affiorano lungo il margine sud occidentale dell’Unità di Cassio, lungo una fascia che si estende con direzione appenninica dalla Val Parma alla Val Baganza e molto sporadicamente sul versante destro del T. Lonza. La formazione è costituita da argilliti grigio scure e verdastre a luoghi debolmente rossastre, intercalate da sottili livelli di arenarie torbiditiche fini e regolarmente alternate a calcilutiti silicizzate grigio verdine a patine verdastre scure, talora debolmente marnose, in strati da spessi a molto spessi di calcareniti grigio-biancastre a basi grossolane ricche di bioclasti. Le Argille a palombini del T. Grontone (Fig. 5.1.1) vengono in contatto superiormente con le Arenarie di Scabiazza. Il contatto è sempre tettonizzato ma si presume di origine sedimentaria per la presenza, nella parte stratigraficamente più bassa delle Arenarie SCB, di intercalazioni torbiditiche caratterizzate da intervalli basali grossolani a clasti spigolosi derivanti da Radiolariti dalla Maiolica e dalle stesse Argille a Palombini, come conferma la presenza tra i clasti di microfacies bioclastiche analoghe a quelle riconosciute nelle calcareniti delle APG (Vescovi et alii, 1999). Lo spessore difficilmente approssimabile a causa dell’intensa tettonizzazione si aggirerebbe attorno ai 100 m. - COMPLESSO DI PIETRA PARCELLARA (CPP) Facente parte dell’Unità ofiolitica del Groppallo (Fig. 5.1.1) sottoposta all’unità del Cassio, in questo complesso si riconoscono brecce clasto-sostenute, con clasti di calcilutiti grigio-verdi di dimensioni fino a metrica, e matrice argillosa, cui si associano lembi eterometrici di: peridotiti, serpentinizzate, diaspri, calcari a calpionelle e brecce ofiolitiche. Questi corpi si interpongono spesso tettonicamente e talora risultano inglobati come olistoliti. te a brecce monogeniche serpentinitiche e a brecce poligeniche ad elementi di serpentinite, diaspri e rari calcari micritici.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

58

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Figura 26 – Schema Stratigrafico delle unità del Dominio Ligure sopra riportate

5.2 Assetto strutturale L'Appennino Settentrionale risulta dalla sovrapposizione tettonica di due grandi insiemi, diversi per litologia, struttura ed origine paleogeografica: un Insieme Esterno Umbro-toscano ed un Insieme Interno Ligure-emiliano. L'insieme Esterno è costituito essenzialmente da uno zoccolo continentale, appartenente alla Placca Apula (Adriatico-Padana Auctt.) su cui poggiano, anche se scollate e deformate, le successioni mesozoico-terziarie che ne rappresentano l'originale copertura sedimentaria. L'insieme Interno consta di una serie di unità tettoniche che, per la presenza di ofioliti (rocce ignee basiche ed ultrabasiche tipiche della litosfera oceanica) si sono invece originate in un oceano estendendosi eventualmente anche sulla parte più assottigliata dei margini continentali adiacenti. Queste unità hanno comunque abbandonato il loro substrato originario, che è scomparso in subduzione, per sovrascorrere da ovest verso est (vergenza appenninica) sull'Insieme Esterno, che ha avuto ruolo di avampaese, costituendo perciò una coltre alloctona. Da un punto di vista geodinamico più generale l'Oceano Ligure (o Ligure-piemontese se si tiene conto del suo prolungamento nelle Alpi), da cui sono derivate queste unità, costituiva la separazione fra continente iberico-europeo da un lato e continente apulo-africano dall'altro, i cui margini hanno rappresentato gli avampaesi rispettivi delle Alpi e dell'Appennino. Dalla sua subduzione hanno avuto origine unità alloctone obdotte con vergenza opposta, nell'una e nell'altra catena. La storia strutturale dell'Insieme Ligure emiliano è perciò complessa: una parte delle unità Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

59

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. tettoniche che lo costituiscono, prima di essere implicata nella tettonica miocenica a vergenza appenninica (apula), ha partecipato, nelle fasi deformative precoci, anche a deformazioni alpine a convergenza principalmente europea. Conoscendo l’evoluzione dell’appennino settentrionale e considerando la posizione delle Unità di interesse a questo studio, verrà trattato l’insieme del Dominio ligure. Esso viene suddiviso in due domini, Dominio Ligure interno e Dominio Ligure esterno, dette anche Liguridi separate da un contatto tettonico lungo il quale il primo si accavalla solo parzialmente sul secondo, poggiando per il resto anche direttamente sulla Falda Toscana con l’interposizione della sola Unità di Canetolo (Fig. 5.2.1).

Figura 27 - Schema tettonico delle principali unità dell’appennino settentrionale

Il Dominio Ligure Interno Comprende tre unità tettoniche sovrapposte (Fig. 5.2.1): l'Unità Colli Tavarone-Serò, l'Unità Bracco-Val Graveglia e l'Unità Gottero. (Supergruppo della Vai di Vara Auct.). Nell'Unità Bracco-Val Graveglia è rappresentata la parte basale della successione con le ofioliti: queste compaiono spesso come nuclei di grandi pieghe coricate, sormontate dalla loro copertura sedimentaria. Su questo substrato, già deformato in ambiente oceanico, poggiano in discordanza i basalti che sono invece concordanti con i sedimenti soprastanti e fanno perciò parte della copertura. Le condizioni sono quelle di un fondo accidentato da un'attività tettonica precoce collegabile con le fasi iniziali di apertura e di espansione oceanica. Ne sono indizi le rapide variazioni di spessore, la marcata discontinuità dei basalti e la presenza di detritismo ofiolitico (oficalciti, Brecce di case Boeno, di M. Capra, M. Rossola, M. Zenone, ecc.) che denota la presenza di scarpate attive. La copertura sedimentaria è costituita alla base da Diaspri del Giurassico superiore in parte intercalati ai basalti. Questi sono seguiti da Calcari a Calpionelle nel Cretaceo basale e poi da argille profonde cui si intercalano strati di calcilutiti torbiditiche (Argille a palombini) che si estendono fino all'inizio del Cretaceo superiore. Infine la successione termina con forte discontinuità nella sedimentazione a causa del contatto tettonico con le altre unità, oppure perché sormontata in discordanza e profondamente canalizzata da una formazione caotica di età paleocenica (Formazione di Colli-Tavarone) contenente blocchi e debris flows di ofioliti e di elementi della loro copertura sedimentaria (anche

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

60

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. più recenti delle Argille a palombini). Questo nuovo detritismo ofiolitico, che come vedremo è comune anche alle altre Unità Liguri Interne, si differenzia nettamente dal precedente e appare come la ripercussione di movimenti orogenetici convergenti e della surrezione di nuovi rilievi che potrebbero rappresentare un'ulteriore evoluzione della cosiddetta "Ruga del Bracco" (da non confondere con l'U. Bracco). Le Unità Gottero e Colli Tavarone(-Serò) sono invece costituite da successioni scollate, in genere in corrispondenza delle Argille a palombini, e comprendono anche termini più recenti che non compaiono nell'Unità Bracco - Val Graveglia. Le successioni si chiudono a tetto con la comparsa degli "scisti a blocchi" paleocenici che contengono clasti ofiolitici e sedimentari, apparentemente più prossimali nell'Unità Colli- Tavarone(-Serò) (Formazione di Colli-Tavarone) e più distali in quella del Gottero (Formazione di Giaiette). Il Dominio Ligure Esterno Vi si distinguono abitualmente dei Complessi di base, di età per lo più compresa fra l'Albiano ed il Campaniano inferiore (ma che in certi casi sale anche più in alto), e delle formazioni torbiditiche a dominante calcarea conosciute come flysch ad elmintoidi (Campaniano-Paleocene). Queste, solo nella fascia più esterna, sono seguite da altri flysch, anch'essi calcarei, di età paleocenico-eocenica (Fig. 5.2.1). Questo dominio comprende esclusivamente unità alloctone che, scollate principalmente nei Complessi di base, hanno abbandonato completamente il loro substrato originario, che pertanto non è conosciuto e la cui natura totalmente o parzialmente oceanica, oppure continentale assottigliata, è soltanto oggetto di ipotesi. La lunga storia tettonica precedente, contemporanea e posteriore alla sua messa in posto sull'insieme Esterno, ha scomposto questo dominio, separandone talvolta i diversi termini della successione, in unità tettoniche variamente impilate o giustapposte tra loro. Queste, pur essendo collegate da una evidente "parentela", mostrano anche differenze tali nella litologia o nelle sequenze che hanno permesso di identificarle, benché i rapporti paleogeografici originari non siano sempre di facile ricostruzione. In linea di massima si possono distinguere due Zone paleogeografiche principali. Una, costituita dalla fascia più direttamente in contatto con le Liguridi Interne, ha caratteristiche più marcatamente liguri. Vi compare un Complesso di base (Complesso M. Penna- Casanova-M. Veri), in parte eteropico di un flysch ad elmintoidi (Flysch di Ottone), caratterizzato da un abbondante detritismo con enormi olistoliti, olistostromi e torbiditi provenienti da altre successioni ofiolitiche (ofioliti e loro copertura sedimentaria). Nella zona più esterna, chiamata anche Emiliana (o Ligure-emiliana per le situazioni intermedie), compaiono invece unità tettoniche (M. Caio, , M. Cassio, ecc.) in cui i clasti ofiolitici diventano una componente occasionale o sono addirittura assenti. Nei “Complessi di base" compaiono invece estese formazioni terrigene silicoclastiche, quali le Arenarie di Ostia e di Scabiazza, di provenienza continentale. Fra queste sono particolarmente noti i Conglomerati dei Salti del Diavolo (Campaniano inf.) ai cui ciottoli è stata da tempo attribuita una provenienza da settori nord-occidentali del promontorio continentale apuloaustroalpino (sudalpino - Zona Insubrica). Infine, mentre nella zona più interna la sedimentazione termina con il flysch ad elmintoidi alla fine del Maastrichtiano o all'inizio del Paleocene, nella Zona Emiliana la successione si completa con potentissimi flysch paleocenico- eocenici che, dopo essersi parzialmente sedimentati sul flysch ad elmintoidi, sono stati in buona parte scollati per costituire unità a sé stanti (M. Sporno, Farmi d'Olmo, Val Luretta, Pietra dei Giorgi, ecc). È probabile che fra queste due zone, caratterizzate soprattutto da apporti detritici di provenienza opposta, esistesse un originario rapporto di eteropia. Questo è tuttavia mascherato dalla presenza di una zona intermedia (Zona di o della Media val Taro), con significato soprattutto tettonico, in cui ad elementi di "complessi di base" di tipo esterno (Arenarie di Ostia,

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

61

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Argille di San Siro) se ne associano altri con grandi masse di ofioliti, verosimilmente di origine interna e riallacciabili alla Successione M. Penna-Casanova-M. Veri (Unità Ottone-casanova).

Figura 28 - Schema strutturale dell’area compresa nel foglio geologico 217 “”.

5.3 Geomorfologia L’area oggetto di studio è ubicata lungo le pendici della vallata che ospita il Torrente Grontone, corso d’acqua principale recapito dei corsi d’acqua minori a carattere stagionale che solo nei periodi di maggiore piovosità si riattivano. La maggior parte dei caratteri morfologici di seguito descritti sono frutto dell’osservazione diretta in campagna e delle informazioni desunte dalla cartografia esistente. A scala regionale gli eventi morfogenetici responsabili dell'attuale assetto del territorio sono riconducibili essenzialmente all'attività tettonica che localmente possono essere più o meno evidenti. Infatti la formazione arenacea, in cui si riconosce una struttura monoclinalica, non manifesta i tipici segni di un’intensa deformazione tettonica. L’affioramento che si presenta con stratificazioni sub-orizzontali appare alquanto fratturato nelle zone laterali, mentre mantiene un buon grado di compattezza nella sua parte centrale. Morfologicamente la zona interessata dalla formazione arenacea presenta condizioni di sufficiente stabilità. Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

62

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Le coperture e le forme di età tardo-quaternaria derivano da vari processi morfogenetici connessi a fenomeni gravitativi e di erosione torrentizia. Nella cartografia geologica allegata si individuano i depositi collegati a questi fenomeni: - Deposito eluvio-colluviale composto da materiale detritico, generalmente fine (frammenti di roccia, sabbie, limi e peliti) prodotto da alterazione “in situ” o selezionato dall’azione mista delle acque di ruscellamento e della gravità (subordinata) generalmente di limitato spessore. Si è registrato infatti un evento gravitativo tra il marzo e aprile 2013 nel quale veniva coinvolta la sede stradale in tre punti, nella zona di monte e di valle, a causa di piogge abbondanti nel periodo precedente. - A circa 200 metri a nord passando all’interno del Complesso di Pietra Parcellara costituito da brecce argillose si evidenzia un deposito di frana quiescente complesso, costituito dalla combinazione di due o più tipologie di movimento. Le frane complesse più frequenti sul territorio appenninico sono costituite da scivolamenti accompagnati da colamenti di fango o detrito. si presenta con profili regolari, vegetazione con grado di sviluppo analogo a quello delle aree circostanti non in frana, assenza di terreno smosso e assenza di lesioni recenti a manufatti, quali edifici o strade. Per queste frane sussistono oggettive possibilità di riattivazione poiché le cause preparatorie e scatenanti che hanno portato all'origine e all'evoluzione del movimento gravitativo non hanno, nelle attuali condizioni morfoclimatiche, esaurito la loro potenzialità. Sono quindi frane ad attività intermittente con tempi di ritorno lunghi, generalmente superiori a vari anni. - A sud dell’area di futura escavazione a circa 200 m è cartografato un deposito di frana quiescente per colamento di fango. Deposito messo in posto da un movimento

spazialmente continuo all'interno della massa spostata costituita da materiale fangoso saturo di acqua che si comporta come un fluido viscoso. Le superfici di taglio all'interno della massa sono multiple, temporanee e generalmente non vengono conservate se non al termine del movimento quando la massa tende a rallentare e a solidificarsi. Una volta messo in posto l'accumulo può essere riattivabile con meccanismo prevalente di scivolamento.

Considerando le forme lineari cartografate si segnalano forme recenti e antiche, certe ed incerte, tra cui: - I sovrascorrimenti tra le Arenarie di Scabiazza e le Argille di Pietra Parcellara; - La faglia che attraversa le arenarie di Scabiazza di cui però non è certa la posizione; - Le scarpate sia di origine antropica che al di sopra di forme gravitative; - Contatti stratigrafici. I corsi d’acqua degni di nota sono pochi e rappresentati da canali realizzati artificialmente per il drenaggio delle acque piovane e da rii che convogliano le acque verso il T. Grontone. I primi sono fossi e canalette realizzati come da progetto per convogliare le acque piovane ed evitare ristagni all’interno dell’area di cava. I rii invece sono tipici dell’azione erosiva dell’acqua sulle litologie più fini (Rio dei Molinari).

5.4 Aspetti giacimentologici Le litologie affioranti nell’area di cava sono rappresentate da un’importante sequenza di strati arenacei intercalati da strati di peliti siltose grigie. Lo spessore degli strati arenacei è mediamente di 0,3 m, mentre lo spessore degli strati pelitici risulta essere molto vario, sempre dell’ordine di qualche decimetro.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

63

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

In dettaglio sono chiaramente individuabili due litofacies distinte, in relazione al rapporto sabbia/argilla: - Litofacies 1: è costituita da alternanze di strati più meno regolari di strati arenacei e pelitici. Gli strati arenacei risultano da spessi a medio-sottili, mentre gli interstrati pelitici presentano sempre spessore ridotto e comunque non superano mai lo spessore degli strati arenacei associati; per conseguenza, in questa litofacies il rapporto sabbia/argilla è relativamente elevato e, in ogni caso, maggiore di uno. - Litofacies 2: è costituita da una fitta alternanza di strati arenacei e pelitici per lo più sottili. Il rapporto sabbia/argilla risulta estremamente variabile nell’ambito della litofacies, tuttavia si attesta ad un valore medio pari a circa l’unità. Nel complesso le litologie affioranti presentano un’elevata resistenza meccanica e godono, in relazione alla giacitura degli strati prevalentemente sub-orizzontali, ottime condizioni di stabilità. I risultati del rilievo geomeccanico, effettuato durante la prima campagna di indagini, su un affioramento di 50 m2 di superficie hanno messo in evidenza due famiglie di discontinuità i giunti di stratificazione e le fessure di trazione trasversali all’orientazione dei singoli strati. I giunti di stratificazione si estendono per tutto l’affioramento esaminato mostrando una persistenza di oltre l’80%, mentre le fessure trasversali sono presenti solo localmente evidenziando una persistenza inferiore al 25%. L’immersione e l’orientazione dei giunti di strato presenta mediamente un andamento suborizzontale, contrariamente quelli delle fessure trasversali un andamento sub-verticale. Le fratture e i giunti di strato sono caratterizzati da una irregolarità a grande scala e una a piccola scala. La prima è rappresentata da ondulazioni più meno ampie, mentre la seconda evidenzia una rugosità costituita da ondulazioni più o meno lisce anisotrope (essendo le rocce in questione di natura torbiditica l’anisotropia è strettamente correlabile alla direzione delle correnti di torbida) talora seghettate. L’indice della scabrezza delle superfici dei giunti (JRC) ottenuto attraverso il pettine di Barton, presenta valori medi pari a JRC=17. Le aperture delle discontinuità presentano mediamente un’estensione variabile da un minimo di 0 mm ad un massimo di 2 mm. Nelle aperture maggiori sono inoltre presenti localmente materiali di riempimento a comportamento incoerente. Per quanto riguarda infine le condizioni di umidità dei giunti occorre sottolineare che l’ammasso roccioso esaminato si presenta nel complesso asciutto e solo in concomitanza delle precipitazioni meteoriche può essere soggetto a deflussi idrici. Si tratta comunque di manifestazioni di ridotta intensità che si esauriscono dopo poco tempo la fine delle precipitazioni. Sulla base delle caratteristiche dei giunti presenti nell’affioramento esaminato si evincono i seguenti valori di Deere (RDQ), Beniawski (RMR) e Barton (Q): - RDQ 30; - RMR 50; - Q 6,9.

5.5 Natura e giacitura dei suoli I suoli che interessano la zona in oggetto del presente studio sono desunti dalla carta dei suoli della regione Emilia Romagna in scala 1:250.000, ed attraverso un confronto e verifica con le informazioni fornite dal rilievo geologico. L’area nel quale ricade la zona estrattiva della Cava Perdera si colloca nel medio Appennino con un clima temperato fresco. I suoli sono ad alterazione biochimica con decarbonatazione da moderata (Calcaric Cambisols, secondo la legenda FAO) a decarbonatazione completa (Eutric Cambisols) e rientrano nel gruppo 6 della cartografia dei suoli.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

64

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Ove le situazioni morfologiche, i movimenti di massa o la presenza diffusa di roccia non hanno consentito la differenziazione ed evoluzione completa rispetto alla formazione geologica originaria del suolo, si parla di Regosuoli e di Litosuoli (Calcaric Regosols secondo la legenda FAO). La vegetazione forestale di questi suoli è contraddistinta dal querceto-ostrieto. Il suolo contraddistinto con sigla 6Ba (Calcaric Cambisols) appartiene al gruppo di suoli calcarei a buona disponibilità di ossigeno, moderatamente alcalini che traggono origine dai materiali derivanti da argilliti e peliti, intercalate a rocce arenacee o calcaree o da argille inglobanti corpi calcarei e/o ofiolitici (Argille a Palombini, Unità di Canetolo, Arenarie di Ostia, ecc.). presentano alterazione biochimica con decarbonatazione incipiente e moderata differenziazione del profilo.

Figura 29 Estratto della carta dei suoli alla scala 1:250000. In legenda sono riportate le classi dei suoli

L’evoluzione è condizionata dal cronico ripetersi di processi erosivi e di fenomeni franosi quali fenomeni di contatto dovuti al decadimento delle proprietà fisico-meccaniche, colate di terra, scoscendimenti rotazionali, smottamenti, ecc. Qualora questo suolo 6Ba presenti un debole differenziamento rispetto alla formazione geologica originale, come accade nelle frane recenti e attive nei terreni molto pendenti, rientra nella categoria 6Bar (Calcaric Regosols). Con la sigla 6Ba1 e 6Bar1 sono indicati quei suoli che a contatto con la formazione ofiolitica, pur rientrando nel gruppo 6Ba, presentano assenza di calcare e pH prossimo alla neutralità o debole acidità. Con la sigla 5Ab si individuano suoli tipici del basso Appennino, poco evoluti d’erosione per ruscellamento, subordinati alla forte differenziazione del profilo, per alterazione biochimica con riorganizzazione interna di carbonati. Questi suoli si sono formati in materiali derivati da rocce generalmente tenere, a matrice carbonatica, prevalentemente a dominante argillosa con assetto caotico, inglobanti rocce calcaree ed arenacee, o con intercalazioni sabbiose; localmente da calcareniti ed arenarie.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

65

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Il loro differenziamento, rispetto ai materiali originari è generalmente molto basso, per processi frequentemente ripetuti di erosione per ruscellamento concentrato e discontinuo; essi rientrano nei Calcaric Regosols, secondo la legenda FAO.

6. Idrologia e Idrogeologia La rete idrografica principale dell’area in esame è costituita dal T. Grontone e da alcuni rii più piccoli, suoi collettori del Grontone ormai solo dai rovesci di maggiore intensità. La sorgente del T. Grontone è ubicata a circa 900 m sul M. Marino in Loc. “La Libia” nel comune di Berceto e sfocia nel Fiume Taro nei pressi di Solignano. Il Grontone è un torrente del medio appennino settentrionale e pertanto è soggetto a secche estive importanti, arrivando talvolta a seccarsi e a piene improvvise in autunno. Pur in assenza di dati specifici di portata il Grontone risulta essere uno degli affluenti di destra del Taro più importanti del tratto medio appenninico. Dalla sorgente alla foce il Grontone è lungo 9 km e il suo bacino imbrifero è di 22.1 km2. La portata di colmo di piena stimata con un tempo di ritorno di 20 anni è 63.3 m3/s. La rete idrografica secondaria è rappresentata dal Rio Molinari: si precisa che l’attività di coltivazione non ha influito ne influirà sul suo regime, per le eventuali modificazioni indotte da escavazioni o da depositi di discariche. La litofacies arenaceo-argillosa affiorante nell’area presenta una permeabilità modesta ed eterogenea: solo nelle porzioni superficiali possono verificarsi delle infiltrazioni idriche in grado di alimentare piccole falde in corrispondenza degli strati arenacei, ma più frequentemente, risultano scarsamente permeabili a causa dei frequenti interstrati argillosi. Il grado di vulnerabilità degli acquiferi risulta alto in relazione all’assetto strutturale della zona con serbatoi idrici in grado di ospitare acquiferi produttivi. La conformazione morfologica della zona, contraddistinta dalla parte superiore di un rilievo, peraltro delimitato da pendii perfettamente drenati da corsi d’acqua che ne incidono i versanti, esclude la possibilità d’accumulo d’acqua nella zona di cava e conseguentemente la formazione di manifestazioni sorgentizie. La zona di cava, per la posizione morfologica e per a permeabilità delle rocce rappresenta unicamente luogo di transito e d’infiltrazione delle acque meteoriche.

7. Flora e Fauna

7.1 Aspetti agrovegetazionali La zona estrattiva della Cava Perdera ricade nella parte meridionale della fascia climatica medioeuropea del Castanetum freddo. La formazione forestale climax è quella del querceto misto, infatti nella zona oggetto del presente studio e, come si desume dalla tavola dell’uso del suolo, dominano le formazioni forestali del piano basale e sub-montano con querceti mesofili, xenofili e forme di transizione da ex coltivi abbandonati. Occorre osservare che le rocce ofiolitiche inducono brusche variazioni nella composizione e nella struttura vegetazionale zonale, rappresentando per loro particolare natura, ambiti con forti limitazioni di biomassa e con particolarismi endemici. Su queste formazioni oltre che proprie specie denominate “serpentinofite” trovano rifugio specie extra zonali della fascia mediterranea, nonché specie a generale habitat rupicolo che però in Emilia si insediano esclusivamente su questi ammassi rocciosi. La combinazione delle specie che vivono sui substrati ofiolitici ha una composizione che dipende dal grado di fessurazione delle rocce. Nelle fessure delle rocce più compatte si insedia

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

66

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. l’associazione Sedo-Asplemeto. Sui detriti più grossolani l’associazione Alysso- sedetum e su quelli più fini l’associazione Alysso-Euphorbietum. Queste associazioni pioniere su substrati hanno il significato di associazioni durevoli, dato che la degradazione della roccia è assai lenta o può essere quasi inesistente. Dove poi il suolo è maggiormente evoluto, con perdita di ioni tossici per le piante, inizia la presenza di vegetazione che non si diversifica da quella evolutasi sui suoli derivanti dalle circostanti formazioni geologiche, ossia il bosco di quercia, i cespuglieti e i prati pascolo. La formazione forestale dominante è di tipo xerofilo con frequenti forme di degradazione (Querceto Xerofilo). Le condizioni di spiccata aridità estiva, i suoli argillosi poco evoluti su pendii soleggiati determinano la presenza di formazioni forestali aperte a bassa densità dominate dalla Roverella o da cespugliati, tutte con strato erbaceo a brachipodio (Brachypodium pinnatum). Solo nelle stazioni secondarie a suoli più evoluti e dotate di minore aridità compaiono forme mesofile riconducibili al cerreto-ostrieto. Nel complesso i boschi presenti nella zona in esame appaiono piuttosto radi, sono di norma a lenta crescita, e presentano alcuni fenomeni di regressione verso facies arbustive a seguito di eccessive utilizzazioni. Alcune cenosi arbustive a ginepro comune nonché steppe arbustate rappresentano entrambi stadi degradati della vegetazione forestale di questa stazione. Va comunque osservato che numerose appaiono pure le aree abbandonate dall’agricolture intensiva, che ritornate a prato pascolo post-colturale stanno evolvendo tramite forme arbustive di transizione verso la formazione del querceto xerofilo. La forma di governo dominante per questi boschi di quercia è quella del ceduo matricinato con taglio di utilizzazione effettuato ogni 20-25 anni circa. Va comunque osservato che numerose appaiono pure le aree abbandonate dall’agricoltura intensiva, che ritornate a prato pascolo post- colturale stanno evolvendo tramite forme arbustive di transizione verso la formazione del querceto xerofilo. La forma di governo dominante per questi boschi di quercia è quella del ceduo matricinato con taglio di utilizzazione effettuato ogni 20-25 anni circa. Va comunque osservato che alcuni boschi molto aperti con piante di bassa statura, lento viluppo, ecc., sono utilizzati saltuariamente con turni che vanno oltre quelli previsti dalle attuali normative forestali, tanto che per queste formazioni si deve considerare il prelievo della biomassa come occasionale e discontinuo. Le formazioni forestali presenti nell’area di studio si devono considerare monospecifiche risultando la Roverella e comunque le specie quercine assolutamente dominanti sulle altre specie arboree di tipo forestale, che d’altronde, appaiono avere significato con la presenza del Carpino, solo in esigue aree marginali con suoli più freschi ed evoluti. Specie esotiche all’interno del popolamento forestale non sono state osservate. Solo alcuni esemplari di Robinia si trovano ai margini di strade e comunque non si ritiene abbiano valore forestale. La copertura del suolo sia da parte delle specie edificatrici del bosco, le Querce, che dei cespugliati, il Ginepro e il Citiso, appare assai variabile in dipendenza del grado di evoluzione raggiunto dal suolo medesimo, della giacitura, pendenza, dotazione idrica, ecc. Sono comunque presenti formazioni forestali sufficientemente dense con copertura che supera il 75% della superficie anche se dominano le formazioni forestali rade e molto rade con copertura del suolo che sfiora il 50% e il 20% della superficie di riferimento. In queste formazioni rade e molto rade si inseriscono tra le specie quercine gli arbusti di Ginepro e Citiso. Le superfici arbustacee esercitano tutte nel complesso una copertura del suolo superiore al 40% della superficie di riferimento.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

67

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Queste formazioni forestali non presentano problemi dal punto di vista fitosanitario. Inoltre va osservato che non si rileva all’interno delle stesse presenza significativa di specie rare, protette e eteropiche.

7.2 Aspetti faunistici La valle del Taro e del Baganza rappresentano le direttrici principali per l’avifauna migratrice di importanza internazionale. Specie che svernano in zone africane passano attraverso questa valle per raggiungere i luoghi di riproduzione in vari stati europei. L’importanza della fauna non riguarda solo le specie locali, ma anche quelle il cui habitat comprende quartieri invernali, quartieri estivi e le vie direttrici utilizzate per la migrazione. Sono più di 250 le specie che utilizzano in diversa misura (riproduzione, svernamento, via di passo durante le migrazioni, l’intera esistenza) i vari ambienti della valle. Tutte le singole specie riportate di seguito, sono elencate in ordine sistematico ed individuate secondo la loro denominazione scientifica internazionale (binominale o linneana), di norma seguita dal nome dell’autore. Sono inoltre riportate sintetiche informazioni sull’habitat, integrate dove necessario, da indicazioni più particolareggiate, al fine di inquadrare ogni specie nel proprio ambiente naturale. Nell’ambito delle classi dei Rettili, Uccelli e Mammiferi, è stata evidenziata l’adattabilità di alcuni taxa ad ambienti antropici sinantropici e/o antropogenici (specie opportuniste), in modo da fornire automaticamente valide indicazioni sulle loro possibilità di incremento nell’attuale situazione di degrado ambientale. La densità relativa di popolamento deriva da un’analisi di tipo qualitativo-ponderale, ed è inquadrata dai seguenti termini: raro, scarso frequente, che corrispondono rispettivamente ad avvistamenti più o meno sporadici, irregolari o costanti, effettuati nel corso di apposite uscite giornaliere di ricerca. Da non dimenticare che il rilevamento di talune specie delle quali è incerta la presenza, ciò che è puntualmente posto in rilievo insieme al motivo della citazione. Il livello trofico risulta facilmente individuato dalle abitudini alimentari, riportate per l’intera teriofauna e aviofauna. Per quest’ultimo aspetto è stato posto in particolare evidenza anche lo stato fonologico, specificando se si tratta di specie stanziali, erratiche o migratrici, a breve o a lungo raggio, nidificanti o meno.

7.3 Elenco della Fauna Le osservazioni e le analisi sulle componenti ambientali dell’area, in cui ricade il Piano di Coltivazione, hanno permesso di evidenziare una scarsa antropizzazione legata alla presenza di aree dismesse e formazioni boschive. CLASSE: AMPHIBIA (ANFIBI) ORDINE: Caudata (urodeli) FAMIGLIA: Salamandridae - Alamandra salamandra (L. , 1758) (Salamandra pezzata , S. comune). Vive in boschi umidi e freschi, preferibilmente ricchi di sottobosco e di lettiera, e in genere vicino ai corsi d’acqua anche modesti, ma con acque sufficientemente ossigenate. Terricola, con abitudini prevalentemente notturne, ovovivipara e partorisce in acqua le larve. Si nutre soprattutto di lombrichi e limacee. FAMIGLIA: Pletodontidae - Hidromante italicus gormani (Geotritone). Carnivoro, si ciba degli invertebrati che cattura nel sottosuolo in fessure e crepacci, raggiunge la superficie solo raramente e con tempo

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

68

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

umido e fresco. La specie è vivipara e non si reca mai nell’acqua, neppure nel periodo riproduttivo. FAMIGLIA: Bufonidae - Bufo bufo (L. , 1758) (Rospo Comune). Abbastanza comune e diffuso su tutta l’area in esame. Ha un habitat piuttosto vari, che comprende sia i boschi che i coltivi e gli ambienti ruderali e sinantropici. Di abitudini solitamente notturne, si avvicina alle acque, stagnanti o a lento corso, nel periodo dell’accoppiamento (febbraio-marzo), si ciba di insetti e di altri piccoli invertebrati. FAMIGLIA: Ranidae - Rana lessonae (Camerano, 1882); R. esculenta (L., 1758); R. ridibunda (Pallas, 1771). Rane verdi o Rane comuni. Gruppo tassonomico molto noto e diffuso in vasti areali dell’appennino Tosco-Emiliano. - Rana temporaria (L., 1758). (Rana Temporaria). Abita le boscaglie igrofile e mesofile, gli incolti e i coltivi ad essi circostanti, se prevalentemente erbosi. Si nutre di piccoli invertebrati. CLASSE REPTILIA (RETTILI) ORDINE: Squamata (Squamati) FAMIGLIA: Anguidae - Anguis fragilis (L., 1758) (Orbettino). Abbastanza comune negli ambienti più diversi, anche nelle vicinanze dei centri abitati, difficilmente osservabile, se non nelle prime ore del mattino o del tardo pomeriggio, quando ricerca attivamente il proprio cibo. FAMIGLIA: Colubridae

- Coluber viridiflavus (Lacepede, 1789) (Biscia nera). È l’ofide di maggiori dimensioni presente in zona, poiché può superare i 2 m di lunghezza. Mordace, ma innocuo per l’uomo, si nutre di sauri, vipere, piccoli uccelli. FAMIGLIA: Viperidae - Vipera apis (L., 1758) (Vipera comune). Probabilmente diffusa su tutta l’area in esame, predilige gli ambientisecchi e pietrosi, i margini dei boschi, gli incolti. CLASSE: AVES (UCCELLI) ORDINE: Falconiformes (Falconiformi) FAMIGLIA: Accipritidae (Accipitridi) - Buteo buteo (L., 1758) (Poiana). Migratrice regolare, nidificante e stazionaria in zona predatrice soprattutto di roditori. FAMIGLIA: Scolopacidae (Scolopacidi) - Scolopax rusticola (L., 1758) (Beccaccia). Migratrice regolare, difficilmente nidificante più probabile svernante. Presente nei boschi con fitto sottobosco. Cacciabile. ORDINE: Columbiformes (Colombiformi) FAMIGLIA: Columbidae (Columbidi) - Columba palumbus (L., 1758) (Colombaccio). Migratore regolare, in alcuni casi nidificante. Abbastanza frequente in boschi e in aperta campagna. Granivoro e cacciabile. - Streptopellia decaoto (Frivaldski, 1838) (Tortora dal collare). Sedentaria, abbastanza frequente in prossimità dei centri abitati. Granivora. - Streptopellia turtur (L., 1758). (Tortora). Migratrice regolare, in alcuni casi nidificante. Abbastanza frequente. Cacciabile ORDINE: Cuculiformes (Cuculiformi) FAMIGLIA: Cuculidae (Cuculidi) - Cuculus canorus (L., 1758) Migratore regolare, abbastanza frequente. Insettivoro.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

69

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

ORDINE: Strigiformes (Strigiformi) FAMIGLIA: Strigidae (Strigidi) - Athene noctua (Scopoli, 1769) (Civetta). Molto comune in zona anche in zone antropogeniche. Predatrice di piccoli uccelli e insetti. - Asio otus (L., 1758) (Gufo comune). Frequente nei boschi cedui, svernante. Predatore. ORDINE: Piciformes (Piciformi) FAMIGLIA: Picidae (Picidi) - Picus Viridis (L., 1758) (Picchio verde). Frequente nei boschi aperti, macchie, campagne arborate. Onnivoro. - Picoides major (L., 1758) (Picchio rosso maggiore). Frequente nei boschi maturi. Onnivoro. ORDINE: Passeriforme (Passeriformi) FAMIGLIA: Alaudidae (Alaudidi) - Alauda arvensis (L., 1758) (Allodola). Migratrice regolare, poco frequente. Cacciabile FAMIGLIA: Hirundinidae (Irundidi) - Ptynoprogne rupestris (Scopoli, 1769). (Rondine montana). Migratore Regolare, scarsa. Presente in ambienti rupestri. Insettivora. - Hirundo rustica (L., 1758) (Rondine comune). Migratrice regolare. Abbastanza comune. Insettivora. FAMIGLIA: Troglodytae (Trogloditi) - Troglodytes troglodytes (L., 1758) (Scricciolo). Migratore regolare, in alcuni casi svernante o stanziale. Frequente nei boschi e in aperta campagna. FAMGLIA: Turlidae (Turlidi)

- Turdus merula (L., 1758) (Merlo). Pressoché ubiquitario, frequenta i boschi, le campagne e gli ambienti antropizzati. Onnivoro. Migratore e in alcuni casi svernante. Cacciabile. - Turdus pilaris (L., 1758) (Cesena). Migratrice regolare. La si può trovare nei boschi radi, ai margini del bosco. Onnivora. Cacciabie. - Turdus iliacus (L., 1758) (Tordo sassello). Migratore regolare, talvolta svernante. Poco frequente, Cacciabile. - Erithacus rubecola (L., 1758) (Pettrirosso). Migratore regolare, talvolta svernante. Molto frequente. FAMIGLIA: Corvidae (Corvidi) - Garrulus glandarius (L., 1758) (Ghiandaia). Molto frequente nei boschi cedui. Onnivora. Cacciabile. - Pica pica (L., 1758) (Gazza). Molto frequente, pressoché ubiquitaria. Onnivora. Cacciabile. - Corvus corone cornix (L., 1758) (Cornacchia grigia). Molto frequente, pressoche ubiquitaria. Onnivora. Cacciabile. FAMIGLIA: Passeridae (Passeridi) - Passer domesticus (L., 1758) (Passera comune). Molto comune, sedentaria e ubiquitaria. Cacciabile. - Passer montanus (L., 1758) (Passera mattugia). Frequente, sedentaria e ubiquitaria. Cacciabile. ORDINE: Galliformi FAMIGLIA: Fasianidi - Alectoris graeca (Coturnice). Stanziale e ormai rara a causa della pressione venatoria e del deterioramento del suo habitat naturale. Cacciabile. CLASSE: MAMMALATA (MAMMIFERI) ORDINE: Insectivora

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

70

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

FAMIGLIA: Erinaceidae (Erinaceidi) - Erinaceus europaeus (L., 1758) (Riccio). Molto nota e molto comune in tutta l’area in esame. FAMIGLIA: Talpidae (Talpidi) - Talpa europea (L., 1758) (Talpa europea). Comune un po’ ovunque, facilmente riscontrabile dalle gallerie poco profonde. FAMIGLIA: Vespertilionidae (Vespertillionidi) - Pipistrellus kuhlei (Natterer, 1819) (Pipistrello comune). Molto comune , soprattutto nei centri abitati. Stanziale. ORDINE: Rodontia (Roditori) FAMIGLIA: Sciuridae (Sciuridi) - Sciurus vulgaris (L., 1758) (Scoiattolo). Piuttosto diffuso e frequentante in zona, nelle aree boscate anche vicino a centri abitati. FAMIGLIA: Gliridae (Ghiridi) - Glis glis (L., 1766) (Ghiro). Relativamente comune nei boschi. Si nutre di noci e nocciole. - Muscardinus avellanarius (L., 1758) (Moscardino). Abbastanza comune nella zona. Ha abitudini notturne. FAMIGLIA: Cricetidae (Criceti) - Clethrionomys glareolus (Schereber 1780) (arvicola rossastra). Abbastanza comune nella zona. ORDINE: Lagomorpha (Lagomorfi) FAMIGLIA: Leporidae (Leporidi)

- Lepus capensis (L., 1758) (Lepre comune). Comune ma non abbondante, per l’elevata pressione da parte dei predatori e dei cacciatori. ORDINE: Carnivora (Carnivori) FAMIGLIA: Canidae (Canidi) - Vulpes vulpes (L., 1758) (Volpe). Relativamente comune, si riscontra negli ambienti più diversi. Causa notevoli danni e la popolazione è in continuo aumento a causa della mancanza dei predatori naturali e per la proliferazione di discariche incontrollate. - Mustela nivalis (L., 1758) (Donnola). Poco comune. Predilige ambienti caratterizzati da coltivi misti e boschi. È ubiquitaria e in alcuni casi si avvicina anche ai centri abitati. - Martes foina (Erxleben, 1777) (Faina). Abbastanza comune in zona. ORDINE: Arctiodactyla (Artiodattili) FAMIGLIA: Suidae (Suidi) - Susscrofa (L., 1758) (Cinghiale). Molto comune nella zona, frequenta i boschi, le aree incolte e coltivate arrecando notevoli danni. Cacciabile.

8. Ecosistemi Obiettivo della caratterizzazione del funzionamento e della qualità di un sistema ambientale è quello di stabilire gli effetti significativi determinati dall'opera sull'ecosistema e sulle formazioni ecosistemiche presenti al suo interno. In generale gli interventi che prevedono una modificazione radicale del territorio, comportano conseguentemente l’abbattimento della vegetazione de la distruzione di habitat naturali per la fauna. Nel complesso il cambiamento della destinazione d’uso del suolo determina notevoli effetti sull’ambiente biologico individuabili come impatti. Con riferimento all’approccio utilizzato in questo testo, gli impatti risultano tanto più elevati quanto più il territorio e le associazioni vegetali

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

71

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. sono di elevato valore naturalistico. Parallelamente gli impatti tendono gradatamente a diminuire con il grado di antropizzazione del territorio, come ad esempio nel caso di una preesistente attività estrattiva in corso o pregressa. Le analisi concernenti gli ecosistemi sono effettuate attraverso: a) l'individuazione cartografica delle unità ecosistemiche naturali ed antropiche presenti nel territorio interessato dall'intervento; b) la caratterizzazione almeno qualitativa della struttura degli ecosistemi, attraverso la descrizione delle rispettive componenti abiotiche e biotiche e della loro dinamica, con particolare riferimento sia al ruolo svolto dalle catene alimentari sul trasporto, sull'eventuale accumulo e sul trasferimento ad altre specie ed all'uomo di contaminanti, sia al loro grado di autodepurazione; c) rilevamenti diretti sul grado di maturità degli ecosistemi e sullo stato di qualità di essi; d) la stima della diversità biologica tra la situazione attuale e quella potenzialmente presente nell'habitat in esame, riferita alle specie più significative (fauna vertebrata, vegetali vascolari e macroinvertebrati acquatici); in particolare è stata confrontata la diversità ecologica presente con quella ottimale ipotizzabile in situazioni analoghe ad elevata naturalità; la criticità verrà anche esaminata analizzando le situazioni di alta vulnerabilità riscontrate in relazione ai fattori di pressione esistenti ed allo stato di degrado presente.

8.1 Le unità ecosistemiche Nell’area in esame è essenzialmente individuabile un solo ecosistema: la campagna coltivata La campagna coltivata è costituita da una morfologia pendente a tratti pianeggiante, per il contesto appenninico; intervallata da tratti boscati e suddivisa in appezzamenti di terreno irregolari, delimitati da fossi di scolo frutto di interventi di miglioramento fondiario finalizzati a garantire un funzionale drenaggio delle acque meteoriche. annessa alla campagna coltivata sono presenti cascine isolate o agglomerati urbani che rappresentano frazioni del comune di Terenzo. La vegetazione è costituita da colture di tipo foraggero. La vegetazione naturale risulta costituita del querceto misto, infatti nella zona oggetto del presente studio dominano le formazioni forestali del piano basale e sub-montano con querceti mesofili, xenofili e forme di transizione da ex coltivi abbandonati.

8.2 Lo stato ecosistemico attuale Nell’area in esame la vegetazione è costituita prevalentemente da associazioni erbacee localmente arbustive. Non sono inoltre presenti specie rare o meritevoli di tutela. In riferimento quindi all’attuale distribuzione vegetazionale gli impatti indotti dall’attività estrattiva sulla vegetazione possono ritenersi trascurabili. Il progetto di sistemazione finale prevede inoltre il potenziamento delle formazioni boschive mediante la messa a dimora di specie arboree ed arbustive, le quali apporteranno all’area in esame una sufficiente diversificazione ecosistemica, aumentandone il pregio ecologico. In riferimento all’attuale vocazione faunistica della zona, l’attività estrattiva, non determina la distruzione di habitat naturali o nicchie ecologiche di particolare rilievo, considerando peraltro le attività estrattive pregresse. Gli unici impatti sono ascrivibili alla produzione di rumori, da parte di macchine operatrici e dei mezzi di trasporto. Gli effetti negativi possono comunque essere considerati ridotti, in base alla elevata mobilità della fauna che può trovare habitat sostitutivi nelle immediate vicinanze. Il

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

72

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. ripristino con formazioni boschive, porterà al riavvicinamento di molteplici forme faunistiche permettendone il reintegro completo.

9. Paesaggio

9.1 Aspetti paesaggistici L’area in oggetto non è caratterizzata dalla presenza di particolari emergenze storico- culturali di tipo archeologico e storico-architettonico, né risultano presenti eventuali geotipi e biotipi di particolare rilevanza. L’analisi del contesto paesaggistico nel quale ricade l’ambito estrattivo è stato effettuato mediante il metodo dello studio comparato delle fonti: bibliografiche, cartografiche e documentarie, unitamente al rilievo in sito mediante ripetuti sopralluoghi. È stato fatto inoltre uso della fotointerpretazione della Carta tecnica regionale e delle tavolette I.G.M. L’analisi del sistema dei vincoli ambientali ricadenti sull’area è stata effettuata mediante la raccolta e lo studio delle fonti. A questo proposito il presente documento è corredato da una serie di elaborati di analisi recanti: - Stralci del P.R.G. del Comune di Terenzo; - Stralci del P.A.E; - Stralci del PTCP recanti i diversi ambiti di tutela paesaggistica; che attestano nella globalità il sistema dei vincoli ambientali ricadenti sull’area ei i quali si rimanda per un esame approfondito. La sintesi dei valori percettivi e delle unità di paesaggio, nonché l’analisi dell’intervisibilità verranno trattate nello specifico paragrafo. Nei successivi paragrafi sono illustrati i contenuti dello studio dei valori storico- architettonici, la sintesi dei valori percettivi e delle unità di paesaggio e l’analisi dell’intervisibilità.

9.2 Emergenze storico-culturali Al fine di una corretta valutazione paesaggistica per la prosecuzione di un’opera già presente sul territorio, occorre verificare in che misura essa vada ad incidere sulle strutture di permanenza del sedime storico che caratterizzano il territorio stesso, modificandole, alternandole, o valorizzandole. È possibile procedere all’analisi dell’area secondo un approccio che prevede da un lato lo studio delle strutture del paesaggio, dall’altro lo studio delle forme dell’insediamento. Esprimere prima alcune considerazioni di metodo relative allo studio del paesaggio, quindi passeremo a considerare i tipi di insediamento. Il moderno concetto di tutela paesaggistica alla base del PTPR estende il concetto di “emergenza” ad una serie di elementi del paesaggio che hanno concorso, nel divenire delle epoche storiche, alla sua caratterizzazione ed identificazione. Alcuni esempi significativi di caratterizzazione ed identificazione. Alcuni elementi significativi di caratterizzazione del paesaggio possono essere riferiti a: - Sistemazione del suolo: ricomposizione fondiaria, bonifiche, irrigazioni, con particolare riguardo alla morfologia dei luoghi; - Colture: tipi e tecniche agrarie; - Caratteristiche dei campi: tecniche, forme, confini e dimensioni;

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

73

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

- Insediamenti umani: centri urbani, villaggi, nuclei fortificati, edifici di culto, edifici rurali, edifici industriali, ville, case sparse, strutture di servizio; - Strade, classificazione e tecniche costruttive; - Aziende agricole, proprietà, dimensioni. Il paesaggio della pianura padana, venutosi a definire nel corso delle epoche storiche, trae le radici dal processo di romanicìzzazione del territorio e, salvo il periodo altomedioevale di incastellamento sui rilievi appenninici, l’occupazione umana del territorio è fortemente connessa alle attività agricole ivi esercitate. Già il substrato celtico della pianura padana prevedeva un insediamento umano concentrato in villaggi, i maggiori dei quali nel corso del III sec. a.C. divengono prima accampamenti delle truppe romane ed in secondo momento luogo di dimora dei coloni. È all’opera di bonifica della pianura condotta dai coloni, unitamente alle grandi opere imperiali che si deve la forma ancora oggi matrice del territorio: la costruzione della via Emilia, la centuriazione del territorio, secondo divisioni geometriche regolari ed orientate, in moduli agrari di appezzamenti di terreno, la messa a coltura dei terreni sottratti alle paludi, sia ai boschi alle foreste mediante l’arcaica prassi del fuoco. Con l’imbarbarimento si assiste al venir meno della struttura territoriale della pianura centuriata: i fiumi non più regimati irrompono nelle campagne, i canali si scolo abbandonati determinano l’impaludamento del territorio, sono abbandonate le città e le carovane lungo le strade di comunicazione varie si ritirano sulle dorsali appenniniche alla ricerca di maggior sicurezza. Il recupero agrario della regione avverrà solo successivamente a cura degli ordini monastici in epoca medioevale mediante nuove opere di bonifica del territorio. Successivamente nel corso della storia, le alternanti fasi di sviluppo e fasi di crisi economiche e sociali, si traducono in una maggior attenzione al territorio determinando l’assetto odierno del paesaggio padano. Alcune brevi note storiche, tratte da testi divulgativi di carattere generale, sono utili per inquadrare il sito d’interesse, perché il quadro dei valori paesistici non può che essere strettamente connesso con i processi storici che ne hanno plasmato il territorio. Pertanto, pur senza trattare esaustivamente i passaggi storici, dobbiamo rilevare come sia una caratteristica peculiare di tutto il territorio compreso tra il F. Taro e la via Emilia il carattere strategico di collegamento fra la Padania ed il Tirreno. È nota l’importanza delle vie francigene che collegavano le aree settentrionali italiane, e quindi i centri europei, con Roma, meta dei pellegrini. Itinerari questi che sfruttavano, già a partire dall’epoca longobarda, tracciati che riprendevano probabilmente antichi percorsi liguri e poi romani. Il susseguirsi di nuclei insediativi di antica origine; l’occupazione del territorio fatta per piccoli centri isolati ed autosufficienti di origine altomedioevale; il consolidamento dell’agricoltura e dell’allevamento in una zona tradizionalmente fertile; l’organizzazione agraria che sarà propria della pianura, con l dislocazione di autonomi gruppi di edifici al centro del podere; contribuiscono a plasmare il territorio rendendosi ancora oggi leggibili. La Val Taro ebbe una importanza fondamentale nella storia della pianura padana fin dai tempi storici e più specificatamente nella storia della nostra provincia. La testimonianza delle prime civiltà insediate nel settore parmense è rappresentata dal ritrovamento di schegge di selce, ritrovate nei terrazzi fluviali rissiani. I ritrovamenti di questi elementi, che rappresentano principalmente attribuiti al Paleolitico, periodo in cui si sviluppava la civiltà dell’uomo di Neanderthal.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

74

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Il Paleolitico superiore invece è scarsamente rappresentato nel parmense e bisogna attendere il Neolitico per avere testimonianze dirette della grande rivoluzione antropica dell’ottavo secolo a.C. In questo periodo, infatti, si registrò un passaggio particolarmente importante nella storia dell’uomo; il passaggio da una popolazione la cui unica attività era la caccia ad una civiltà in cui comincia a profilarsi l’interesse per l’allevamento e la coltivazione della terra. Durante l’Età del Bronzo cominciò a svilupparsi, nel territorio parmense, il sistema insediativo dei terramare, villaggi su palafitte per lo più piantate all’asciutto. Prevalentemente trapezoidali, questi insediamenti erano cinti da un argine e da una fossa. Le singole capanne erano invece di forma rettangolare. I terramaricoli che erano dediti alla pastorizia, abitavano soprattutto le sponde dei principali corsi d’acqua. Nel comune di è presente un importante sito archeologico dell’Età del Bronzo in località Rocca Vecchia nei pressi di un roccione ofiolitico denominato “Groppo Predellara” ubicato nella media Val Ceno, a 525 m s.l.m., a valle circa di una imponente emergenza formata da serpentini e peridotiti, il “Groppo della rocca”. L’intera area è stata interessata da un’intensa frequentazione durante l’Età del Bronzo. Affioramenti di materiali sono stati segnalati a più riprese in diversi punti dell’area; nel 1981 la Soprintendenza Archeologica condusse una campagna di scavi in un’area sottostante la cima, sul pendio settentrionale, dove è stata rinvenuta una stratificazione di materiali scivolati dalla sommità della Predellara, in gran parte attribuibili all’età del Ferro. Anche nei pressi di e Collecchiello, sulle sponde del Taro, sono state ritrovate testimonianze della presenza di terramare, legate ala produzione di manufatti metallici. Nella prima età del ferro, la cultura terricola della provincia di Parma conosce la modesta penetrazione del Villanoviano. Nella seconda metà del ferro invece, i territori del parmense entrano in contatto con la cultura etrusca. Reperti archeologici testimoniano la presenza di civiltà etrusca anche nella Val Taro. In un secondo tempo la colonizzazione etrusca segna per i villanoviani, l’apprendimento di nuove tecniche agricole e di rinnovate pratiche commerciali. I disboscamenti si intensificarono e vennero intrapresi i primi tentativi di regimazione fluviale. Nella Val Taro i sentieri vennero sostituiti dalle primordiali strade battute. La dominanza etrusca sui territori del parmense si protrasse fino al IV secolo a.C., quando nella pianura Emiliana giunsero le popolazioni celtiche tra cui i Galli Boi rappresentarono un corredo minore insediato nel parmense nella Valle del Taro. I Galli che possedevano un’organizzazione tribale, si insediavano in più villaggi comandati dal cosiddetto capo villaggio che assolveva la duplice funzione di capo politico e condottiero militare. Avevano, inoltre considerevoli rapporti commerciali con i liguri, e la Val Taro rafforzò l’importanza di via di collegamento tra la Padania e l’alto Tirreno. Forse proprio per questo motivo che i romani si convinsero a muovere guerra agli insediamenti celtici impiantati in Padania. Il territorio parmense divenne così dominio romano. Nel 183 a.C., fu fondata Parma e al 187 a.C. risale la Via Emilia. Nel territorio parmense furono inviati circa 2000 coloni romani a ciascuno dei quali furono donati 8 jugeri di terreno. Tale suddivisione fu effettuata secondo la tipica spartizione Romana: la centuriazione di cui ancora oggi possiamo trovare testimonianza nell’orientazione di alcune strade comunali, presenti anche nelle vicinanze dell’area oggetto di studio. L’attuazione di questa forma di suddivisione territoriale, portò ben presto ad una configurazione del territorio a scacchiera, per cui i terreni erano delimitati da strade, canali che si incrociavano ad angolo retto.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

75

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Sempre al glorioso periodo romano sono legate anche le grandi opere di bonifica del territorio, di regimazione di corsi d’acqua e la realizzazione di importanti via di comunicazione tra i territori padani con la colonia di Luni (Carrara), il Mar Tirreno ed infine Roma. La via Scurae, invece passava parallelamente al F. Taro e collegava la strada di Monte Bardone, alla via Aemilia, tagliando in senso meridiano la pianura parmense. Su questa via sorsero, probabilmente su resti di precedenti villaggi, e Medesano. Ancora oggi il percorso dell’antica via Scurae, unisce i centri abitati di Noceto, Medesano, Felegara e Fornovo. Con il declino dell’impero romano, comincia un periodo di profonda crisi economica e demografica. Le crisi si traduce in un abbandono dei centri abitati e in uno spopolamento della campagna. Boschi, e paludi riconquistano i territori precedentemente bonificati. Nel VI secolo d.C. i Longobardi dilagarono in Italia e fecero capitale Pavia. Si spinsero, quindi a sud su Toscana, Spoleto e Benevento, mentre ai Bizantini rimase un territorio coincidente con l’attuale Liguria e una regione che da Ravenna si estendeva fino a Modena. I Longobardi si stabilirono nel territorio parmense soprattutto sulle rive del Taro. Il paesaggio era come quello primitivo, ricco di foreste e paludi. In questo periodo riprende l’importanza della strada di M.te Bardone che diventa un corridoio obbligato per gli spostamenti longobardi verso sud. La strada di M. Te Bardone non fu una strada ben definita, bensì una sorta di direzione, infatti molteplici furono le varianti per aggirare un ostacolo, un fiume ecc.… La strada romea, così chiamata perché portava a Roma, diventò ben presto una strada frequentata da una nuova figura sociale di viandante, il pellegrino. Essa riprendeva almeno una parte della vecchia strada frequentata dai romani che collegava Luni a Fidentium (l’odierna

Fidenza) ed il suo rinnovato prestigio fu anche merito dei numerosi nuovi monasteri che rappresentavano una sicurezza ai sempre più numerosi pellegrini bisognosi di accoglienza ad assistenza. Dopo i Longobardi, il territorio parmense subì l’avvento dei franchi. Questo periodo fu contrassegnato da una spaventosa crisi economica. Gli scambi commerciali erano circoscritti all’ambito locale e le città si spopolarono. Nella seconda metà dell’ VIII secolo, Pipino, Re dei Franchi, diede al Papa Carlo II alcuni territori tra cui anche la provincia di Parma. Nasce allora la figura del Vescovo-Conte. Dopo l’anno 1000, la via di M.Te Bardone venne chiamata via Francigena. In questo periodo storico, il rinnovato misticismo, le Crociate e soprattutto la nascita dei comuni porta una ventata di rinnovamento e ottimismo nei costumi della società, con una conseguente ripresa economica e commerciale. Le famiglie feudatarie furono spodestate dal potere dei comuni; in particolare quella dei Landi fu presente nel territorio parmense nei pressi di Bardi e per circa IV secoli. Nel XIV secolo d.C. in seguito alle continue lotte tra i nobili locali e al generale disordine che le stesse lotte comportavano, la gestione del comune venne affidata ad una figura singola in carica a vita, il quale ben presto consolidò il suo potere cambiando in dittature le repubbliche comunali. Inizia così il periodo delle signorie, durante il quale la provincia di Parma diventa feudo del Ducato di Milano, sotto la sovranità dei Visconti e più tardi degli Sforza. Dalla nascita dei comuni prima e delle signorie poi, si assiste all’instaurarsi di una politica di controllo territoriale basato sulla realizzazione nei punti strategici di insediamenti urbani e rurali fortificati che dovevano garantire un controllo di tipo militare e una difesa in caso di attacco o pericolo. Nei rilievi appenninici affacciati sulla valle del Taro sorsero molti castelli e fortificazioni costruiti secondo le tecniche allora in vigore, cioè a secco.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

76

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

All’affacciarsi all’epoca moderna, terminato il periodo medioevale, lo scenario politico italiano era caratterizzato da una serie di staterelli in continua lotta tra di loro. La Val Taro, un tempo importante via di transito per i pellegrini provenienti da tutta Europa, perse il suo primato a causa dello sviluppo dei trasporti marittimi e soprattutto per i fermenti religiosi che divisero i fedeli cristiani dal potere centrale di Roma. Il Ducato di Milano nel 1540 fu assoggettato dalla casa d’Austria. I territori di Parma e Piacenza furono eretti a ducato da Papa Paolo III Farnese a favore della famiglia stessa (1545). Il ducato dei Farnese durò circa 200 anni, quando Antonio, ultimo della famiglia, morì nel 1731 senza lasciare eredi. Il ducato di Parma, Piacenza e Guastalla passò a Don Carlo di Borbone, figlio della principessa Elisabetta Farnese e re Filippo II di Spagna. Il Ducato, quindi, divenne nel 1802 parte dell’impero francese, formando il Dipartimento del Taro amministrativamente governato dai francesi rappresentanti di Napoleone. Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, il Ducato fu assegnato a Maria Luigia. Il suo governo durò 30 anni e, quando nel 1847 morì, Parma passò sotto il potere di Carlo II di Borbone. Egli fu responsabile dell’entrata in territorio parmense degli austriaci, scacciati pochi anni più tardi. Le sorti della provincia passarono sotto il governo di Carlo III sotto la reggenza di sua madre Luisa Maria di Borbone durata fino alle soglie del 1860. In Circa tremila anni di storia la Val Taro ha sempre rappresentato un’importante via di transito attraverso l’Appenino Settentrionale, condizionando le sorti politiche e soprattutto economiche delle popolazioni locali a partire dai primi abitanti alla coltura terramaricola a quelli attali.

Emilio sereni, nel saggio “Storia del paesaggio agrario italiano (1961) individua come fattore determinante per la connotazione dell’attuale paesaggio padano, l’intensa opera di bonifica idraulica conseguente all’Unità d’Italia. Sono proprio le grandi opere di bonifica e di sistemazione idraulica che condizionano dopo l’Unità d’Italia l’estensione e l’intensificazione delle colture. Si assiste ad una rivoluzione agronomica che trasforma profondamente la fisionomia produttiva e sociale della Regione e che la pone alla testa del progresso agrario d’Italia. Tra il 1870 e la prima Guerra Mondiale, lo sviluppo delle opere di bonifica diviene la gente per un enorme investimento di capitali nella nuova industria agricola alimentata dall’incremento delle colture industriali (foraggiere, barbabietole, pomodoro) ed allevamento; si assiste alla formazione di un grande proletariato di massa salariato nelle imprese agricole. Si determina un passaggio funzionale ai processi economici in atto nella grande impresa capitalistica agraria: il territorio assume la forma della “Larga” intendendo per essa una vasta distesa di terre in pianura, generalmente comprese di recente bonifica, non appoderata e dotata di sistemazione idraulica a maglie larghe non ancora dotata di alberatura; sono presenti divisioni in quartieri, strade poderali, canali irrigui e di scolo. Il nucleo dell’assetto fondiario è la grande cascina, sovente chiamata Cascina, costituita da fabbricati d’abitazione, stalle, magazzini ove si concentravano derrate e prodotti. Le forti tensioni sociali delle masse di salariati furono determinanti per un lento decadimento dell’ambiente della grande cascina, a favore di un appoderamento frazionato del territorio, mediante contratti agrari di mezzadria, affittanza e coltivatori diretti. Ciò determinò un disperdersi sui fondi di piccole aziende a conduzione familiare le quali, assieme alla massiccia presenza degli insediamenti ed infrastrutture industriali di epoca moderna e contemporanea costituiscono la moderna invariante del paesaggio rurale padano.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

77

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Dopo questa breve sintesi delle condizioni storico ambientali passiamo a questo punto ad un esame delle strutture che connotano la tipologia del paesaggio dell’area di studio. Per quanto concerne lo studio delle testimonianze storico architettoniche si è adottato il metodo indicato da Diego Boca e Gilberto Oneto, contenuto nel manuale di analisi paesaggistica edito dalla Casa “Pirola” (1990). Il manuale propone un tipo di scheda di analisi dei valori architettonici da impiegarsi nella formazione degli strumenti urbanistici e paesaggistici ed in altre operazioni di architettura del paesaggio. A questo proposito, sulla base di alcune problematiche indicate nella scheda del manuale si è proceduto ad una campagna di visite in sito e rilievi fotografici per individuare e mappare gli elementi di valore architettonico. Si riportano alcune voci di indagine al fine di focalizzare il percorso seguito: - Riassumere in prima istanza le più spiccate caratteristiche dell’architettura spontanea e tradizionale; - Materiali tipici locali, nome e descrizione; - Elementi architettonici più significativi: intonaci, facciate, coperture, comignoli; - Elementi di arredo del paesaggio: muri di cinta, fontane, abbeveratoi, selciati, lavatoi. si riportano di seguito gli esiti dei sopralluoghi di studio. Il tipo di insediamento che caratterizza l’area di studio coincide con dimore sparpagliate e isolate sui poderi secondo la classificazione di Renato Biasutti delle forme dell’insediamento rurale nella regione emiliano romagnola negli anni tra le due guerre. L’impianto planimetrico delle cascine rurali con i tipi individuati da Lucio Gambi per l’area padana occidentale ove la riforma agraria negli ultimi 50 anni ha creato delle mini aziende a conduzione famigliare perfettamente ascrivibile ai tipi riscontrati sull’area studio. Le dimensioni della cascina sono condizionate dal tipo e dalla quantità della terra, dalla qualità degli allevamenti e delle colture, dalla quantità dell’ingombro delle strumentazioni del lavoro e per il carriaggio, dalla richiesta o meno di locali per una manipolazione dei prodotti. La disposizione è decisamente orizzontale ed è in genere fornita di diverse aperture verso l’esterno: è articolata in più corpi di fabbrica di diversa ampiezza schierati intorno ad uno spazio di aperto accesso, raramente a corte chiusa. Sono facilmente individuabili all’interno della stessa cascina gli edifici ad uso residenza della famiglia rurale, i rustici, stalle e fienili nonché locali di deposito attrezzi. I diversi corpi di fabbrica pur separati, conservano una ottimale gestione dei percorsi interni desunti da un’arcaica prassi edificatoria che tende ad ottimizzare le scelte a favore delle economie costruttive. Le altre forme edilizie presenti sull’area sono riconducibili alla prassi edificatoria di epoca contemporanea e per esse non si è approfondito lo studio degli elementi costruttivi. Passiamo quindi all’esame delle forme dell’architettura rurale tradizionale (intendendo per essa la prassi edificatoria in uso sino agli anni ’50) delle cascine in esame. L’impianto coincide con la corte aperta orientata secondo l’asse SW-NE, l’edificio principale con la facciata volta a SW comprende due corpi di fabbrica collegati da un blocco torre centrale che al piano terra presenta un’apertura passante verso gli spazi posteriori di NE. Rispetto la facciata SW il corpo di destra ospita la dimora per l’abitazione della famiglia rurale, il corpo di sinistra ospita al piano terra la stalla per il bestiame e, superiormente un fienile. Un edificio indipendente a portico posto sulla destra della corte ospita il fienile; a volte è presente un edificio (più recente) sul lato destro della corte ad uso abitazione. Sul retro, verso la facciata NE sono presenti locali rustici di servizio connessi allo svolgimento delle attività aziendali.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

78

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Per quanto concerne l’analisi dei metalli costruttivi tradizionali si adotta il metodo del modello costruttivo. Per “metodo del modello costruttivo” intendiamo l’analisi di un edificio composto nelle sue parti da elementi costruttivi che assolvono a diverse funzioni strutturali: portanti, portate e di arredo. Per ogni elemento si individua quindi il modo di costruzione ed il materiale impiegato. Il modello costruttivo dell’architettura rurale nell’area studio prevede strutture portanti verticali (murature), strutture verticali portate (tramezzi e pareti divisorie), strutture portanti orizzontali (solai), strutture inclinate (tetti e scale); intonaci, camini, gronde, serramenti ed altro si intendono strutture d’arredo. I materiali tipici locali utilizzati per la costruzione delle fabbriche consistono in laterizio cotto e pietra di torrente per le strutture portanti verticali; legno di essenza forte (castagno, rovere o noce) per strutture inclinate e per gli orizzontamenti (coperture e solai), coppi in laterizio cotto per i manti di copertura; le essenze in legno servono anche per la realizzazione di serramenti e scuri. Nell’architettura rurale tradizionale l’utilizzo del laterizio cotto e della pietra di torrente sbozzata a martello, per la costruzione di maschi murari è caratteristico degli insediamenti in ambito fluviale della pianura e bassa collina. È motivato da esigenze di ordine funzionale e ambito fluviale della pianura e bassa collina. È motivato da esigenze di ordine funzionale e dalla massima ricerca dell’economia dei costi integrando l’uso gratuito delle pietre ed il minimo impiego prodotto artificiale quale laterizio cotto. La vicinanza al torrente o al fiume consente il facile reperimento di ciottoli idonei ad alzare maschi murari. La presenza di banchi d’argilla consente ancora, seppur in modo oculato, la produzione di laterizi. La stabilità costruttiva è quindi agevolata dall’uso di corsi in laterizio cotto ad intervalli costanti in elevazione (circa un metro) che ristabiliscono il piano perfettamente orizzontale onde ripartire con l’uso della pietra. Anche gli altri materiali da costruzione tradizionale quali legname e parsimonioso uso dell’acciaio trovano nel sito il luogo principale di produzione ed impiego. Non appaiono presenti, come del resto in tutta l’architettura rurale elementi di decoro, salvo il sapiente uso degli stessi materiali che, in opera, offrono un ricco apparato di rappresentazioni geometriche di indiscutibile senso estetico. Sono altresì presenti tracce di iconografia religiosa sui parametri murari nelle forme delle presenze votive. Anche gli altri materiali da costruzione tradizionale quali legname e parsimonioso uso dell’acciaio trovano nel sito il luogo principale di produzione ed impiego. Occorre ricordare infatti che nel paesaggio storico della pianura il legname derivante dalle formazioni boschive naturali in margine a fiumi e torrenti, nonché le consociazioni colturali a specie legnose di impianto artificiale costituivano un consistente patrimonio energetico e di cui permangono tracce, in epoca contemporanea, rintracciabili in prossimità degli alvei fluviali e negli impianti a pioppeto o frutteto.

9.3 Valori percettivi ed unità di paesaggio In questo paragrafo ci occuperemo dell’inquadramento paesaggistico dell’area di studio ove ricade l’ambito di cava. Al fine di una corretta valutazione paesaggistica dell’ampliamento dell’opera già presente sul territorio, occorre verificare in che misura essa incida sulle strutture del paesaggio che ne caratterizzano la qualità, modificandole o alterandole o valorizzandole. Il metodo seguito consiste nel duplice approccio: - L’analisi delle fonti per un inquadramento territoriale nel contesto geografico della Padania;

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

79

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

- Il sopralluogo in sito, la fotointerpretazione, la comparazione della morfologia dei luoghi, l’analisi agro-vegetazionale e dei fattori antropici per quanto concerne una più puntuale individuazione delle micro unità del paesaggio con particolare riguardo all’immediato intorno dell’ambito di cava. Un primo inquadramento territoriale può essere proposto secondo una catalogazione del paesaggio compiuta da studiosi e geografi con sistemi prevalentemente descrittivi. Aldo Sestini (1963) ha mappato e definito 95 tipi di paesaggio della penisola italiana. Il tipo di paesaggio individuato da Sestini, per l’area di studio, coincide con il paesaggio contrassegnato dal numero 31 e corrispondente alla pianura emiliana. All’interno del tipo di paesaggio si possono trovare delle sub unità morfologiche rappresentate da particolari ed omogenee conformazioni del terreno quali: monti, fondi valle, pendii, colline, gruppi di colline, dorsali, pianure, pianure di bonifica, dune, conche lacustri, altipiani, pianori, zone umide, insenature, ambiti fluviali ed altri. La Regione Emilia Romagna, nel processo di elaborazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale ha meglio precisato il concetto di unità di paesaggio, raggiungendo un livello non più solo geografico, ma connotandolo oltre che di attributi riconduci a valori estetici, anche di attributi connessi all’attività umana e quindi pregni di valori socio-economici e culturali. L’area studiata ricade nella unità di paesaggio n. 21: Montagna piacentina-parmense, perimetrata nella Carta delle unità di paesaggio (redatta in scala 1:250.00) contrassegnata dal numero 4 degli elaborati costruttivi il PTPR. Gli elaborati di PTPR, e decisamente le Norme di attuazione pubblicate su BUR 8-9-1993, parte seconda, n. 75, individuano come componenti delle unità di paesaggio n. 21: Montagna piacentina-parmense, gli elementi caratterizzanti le seguenti tipologie: - Elementi fisici: blocchi e rupi di rocce molto coerenti poggianti su un substrato prevalentemente argilloso interessato da frane; - Elementi biologici: vegetazione molto povera nei serpentini alterati ad aree in cui, anche per condizioni climatiche (quota), la vegetazione forestale può assumere un’importanza notevole nel paesaggio; fauna del piano submontano prevalentemente nei boschi a faggio e conifere, alternati a scarsi seminativi; fauna del piano culminante, nelle praterie e brughiere d’altitudine; rimboschimenti; - Elementi antropici: castellieri, castelli e borghi fortificati feudali; pievi; viabilità storica; usi civici e comunali; popolazione distribuita in numerosi nuclei di modeste dimensioni. Invarianti del paesaggio: - Estese formazioni boschive; - Rupi e rilievi serpentinosi; - Insediamenti monastici (Bobbio); - Centri feudali e signorili su antiche strade commerciali. Da queste premesse di ordine generale valevoli per l’inquadramento paesaggistico dell’ambito di cava, si è ritenuto corretto approfondire lo studio dei valori percettivi e delle unità di paesaggio al fine di verificare la corretta ubicazione del sito e valutare ogni possibile impatto sul circostante territorio. Con l’ausilio della fotointerpretazione della Carta tecnica regionale su base 1:5000 e con visite in sito si sono individuati degli ambiti paesaggistici minori caratterizzati da biotipi presenti in forma prevalente nell’immediato intorno dell’area in esame (vedi tav. n.61, scala 1:5000). Si è in questo modo determinata una maglia a rete minore che definisce le componenti paesistiche e che completa la maglia a rete maggiore dell’intera unità di paesaggio n. 21

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

80

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. richiamata in apertura del presente paragrafo. In sintesi sono rilevati gli elementi del micropaesaggio raggruppati nelle seguenti categorie: - Elementi vegetali; essi comprendono: aree boscate poste in margine ai torrenti; isole verdi caratterizzate dalla permanenza di associazioni di alberi e cespugli di tipo ripariale a piccoli ruscelli circondate da campi e prati coltivati; associazioni lineari di alberi e cespugli; campi e prati coltivati; - Elementi morfologici: essenzialmente caratterizzati dalla scarpata del terrazzo fluviale; - Elementi idrologici: caratterizzati da torrenti, canali irrigui, canali artificiali di scolo del sistema dei coltivi, cunette e fossi stradali; - Elementi di origine antropica: dalla strada pubblica, dalle strade vicinali, dalle cascine di residenza rurale. Le principali testimonianze storico – architettoniche della Val Taro in corrispondenza dell’ambito estrattivo sono: - Il borgo di Fornovo; - Le case torri; - Le corti agricole; - Le cascine a porta morta; - Le case contadine;

10. Indirizzi di tutela 1. Le previsioni urbanistiche di ampliamento e ristrutturazione degli abitati dovranno risultare consone alle locali configurazioni edilizie, avendo cioè cura di rispettare il sistema edificatorio-storico esistente ed il suo rapporto con l’ambiente naturale ed agricolo circostante. 2. Salvaguardia e valorizzazione degli habitat vegetazionali esistenti e potenziamento della loro naturalità tramite interventi mirati di rimboschimento e riqualificazione ambientale. 3. Salvaguardia, valorizzazione e potenziamento dei percorsi panoramici esistenti lungo le aree fluviali, perifluviali ed i rilievi. 4. Potenziamento della presenza antropica, tramite incentivazioni produttive e/o sgravi fiscali a favore delle attività artigianali ed agronomiche esistenti e prospettabili. 5. Per quanto riguarda gli interventi di recupero conservativo dell’edilizia rurale storica, l’elaborato di riferimento è costituito dall’ All. 11 alle Norme Tecniche di Attuazione “Indirizzi metodologici per il recupero dell’edilizia rurale storica”, che contiene le linee guida per una corretta progettazione improntata al mantenimento della riconoscibilità dei caratteri tipo - morfologici e architettonico- costruttivi.

11. Intervisibilita’ Il paesaggio, inteso nel suo carattere di struttura formata da associazioni di elementi fisici, biologici ed antropici, è stato analizzato secondo le sue proprietà sceniche, non solo in termini estetico formali, ma anche di qualità percettive. L'attività estrattiva esercita, infatti, nel contesto qualitativo della percezione visiva, un’azione perturbatrice, tale che l'entità degli impatti è funzione della durata dell'intervento e delle modalità di recupero finale. Nel presente documento la valutazione di tali effetti è stata affrontata attraverso l’analisi del territorio, tramite sopralluoghi in campagna e rilievi fotografici, i quali hanno permesso di individuare le zone d'interesse pubblico maggiormente sensibili.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

81

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Nell’area in esame esistono diverse situazioni d’incidenza fisico-percettiva nel sistema ambientale cava - modello insediativo. Esse possono essere sinteticamente accorpate in tre livelli sulla base dei fattori percettivi diretti, indiretti ed indotti. Convenzionalmente, in ordine a detti fattori percettivi, sono stati denominati i seguenti livelli: - livello 1: cascine isolate, nuclei e tratti di viabilità pubblica che per propria ubicazione entrano in rapporto diretto di ordine visivo con l'ambito di cava; assenza di barriere e/o protezioni; - livello 2: cascine isolate, nuclei e tratti di viabilità pubblica che per propria ubicazione entrano in rapporto diretto di ordine visivo con l'ambito di cava, ma con presenza di barriere e/o protezioni che mitigano gli angoli di percezione; - livello 3: cascine isolate e nuclei che per propria ubicazione non entrano in rapporto diretto di ordine visivo con l'ambito di cava, ma situati in corrispondenza delle arterie stradali interessate dal traffico dei mezzi adibiti al trasporto. Analizzando la situazione fisico – percettiva, che si viene ad instaurare nel sistema ambientale area di progetto – modello insediativo, emerge che gli elementi che primariamente entrano in rapporto diretto di ordine visivo con l'ambito, in assenza di barriere e/o protezioni (livello 1), sono rappresentati: dalla strada “bivio nazionale di Scanzo”. Mentre le abitazioni del complesso “La Colomba” e “Ca Tognone” possono essere inclusi nel livello 2 in quanto risultano in parte schermati dalla presenza di barriere vegetazionali. Di livello 3 possono essere classificati i nuclei di “Terrarossa” e “Cavazzola” che vengono coinvolti nel passaggio dei mezzi di trasporto poiché situati lungo la “SS 62”.

12. Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti La caratterizzazione della qualità dell'ambiente in relazione alle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti deve consentire la definizione delle modifiche indotte dall'opera, verificarne la compatibilità con gli standard esistenti e con i criteri di prevenzione di danni all'ambiente ed all'uomo, attraverso: a) la descrizione dei livelli medi e massimi di radiazioni presenti nell'ambiente interessato per cause naturali ed antropiche, prima dell'intervento; b) la definizione e caratterizzazione delle sorgenti e dei livelli di emissioni di radiazioni prevedibili in conseguenza dell'intervento; c) la definizione dei quantitativi emessi nell'unità di tempo e del destino del materiale (tenendo conto delle caratteristiche proprie del sito) qualora l'attuazione dell'intervento possa causare il rilascio nell'ambiente di materiale radioattivo; d) la definizione dei livelli prevedibili nell'ambiente, a seguito dell'intervento sulla base di quanto precede, per i diversi tipi di radiazione; e) la definizione dei conseguenti scenari di esposizione e la loro interpretazione alla luce dei parametri di riferimento rilevanti (standard, criteri di accettabilità, ecc.). Nell’area in esame le fonti di radiazioni ionizzanti e non ionizzanti possono essere di tipo naturale o artificiale: tra i primi si annoverano le emissioni di radon, mentre tra i secondi le radiazioni elettromagnetiche indotte da elettrodotti dell’alta tensione e da stazioni per telecomunicazioni.

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

82

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

12.1 Le radiazioni naturali La fonte primaria di radiazione naturale è rappresentata dal radon presente eventualmente nelle acque sotterranee e nel suolo. Il radon è un gas inerte, poco reattivo e difficilmente influenzabile dai fattori esterni, prodotto dal decadimento radioattivo dell'uranio (U-238), il quale si trasforma, per decadimento alfa (tempo di dimezzamento 1602 anni), in Radon-222. La concentrazione dell'uranio nei diversi tipi di rocce varia considerevolmente ed è legata al contenuto in silicati: essa è più alta nelle rocce ignee acide e più bassa nelle rocce sedimentarie e in quelle ignee basiche. Il radon, essendo quindi contenuto in particolari tipi di rocce e di suoli, può migrare verso l’atmosfera per processi convettivi. Si definisce pertanto coefficiente d’emanazione o potere emanante del mezzo, il rapporto tra la quantità di radon che si allontana dalla matrice solida e la quantità che è prodotta per decadimento radioattivo. Andrew e Wood (1972) hanno calcolato che la quantità di radon ceduta all’ambiente fluido da un granulo radiante è direttamente proporzionale a 1/d1/2, (d è il diametro medio del granulo). Il radon liberato dai reticoli cristallini si accumula negli spazi intergranulari delle rocce o del terreno diffondendosi rapidamente, per la sua solubilità con l’acqua, nelle falde idriche. La concentrazione di radon nelle acque sotterranee è comunque influenzata dai seguenti fattori: 1. la genesi del substrato roccioso; 2. la granulometria; 3. la permeabilità della roccia o del terreno;

4. il contenuto d'acqua nel terreno. Occorre sottolineare che ogni tipo di roccia o unità geologica è caratterizzata da una specifica concentrazione di radon; nelle seguenti Tabelle. 9.1.1 e 9.1.2 ne sono riportati alcuni valori medi.

Tabella 11 - Concentrazione media di uranio (ppm) in vari tipi di roccia. Tipo di roccia Concentrazione di uranio (ppm) lgnee acide 3 lgnee basiche 0.6 lgnee ultrabasiche 0.03 Meteoriti 0.003 Rocce fosfatiche 120 Granito 4 Calcari 1.3

Tabella 12 - Contenuto medio (pCi/g) di radio, uranio e torio in vari tipi di roccia. Rocce Ra-226 U-238 Th-232 lgnee 1.3 1.3 1.3 Arenarie 0.71 0.4 0.65 Calcari 0.42 0.4 0.14 Argille marnose 1.08 0.4 1.1

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

83

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l.

Nell’ambito appenninico del territorio circostante la cava sono stati condotti degli studi sulla concentrazione di Radon-222 all’interno di pozzi e sorgenti. Vaccari et al. hanno eseguito delle misurazioni, riportate in tabella 9.1.3.

Tabella 13 – Concentrazioni in Bq/l di Radon-222 in sorgenti dell’appennino Parmense N° Località litologia m. s.l.m. Chimismo acque Radon-222 (Bq/l) 1 Prinzera Detriti rocce 475 Carbonato 3.2 ultramafiche sodiche 2 Fugazzolo Torbiditi calcareo 845 Carbonato 2.8 marnose sodiche 3 Berceto Arenarie intercalate 620 Carbonato 1.5 da argille calciche 4 Varano Arenarie calcareo 260 Carbonato 2.5 Melegari marnose sodiche 5 S. Andrea Arenarie, sabbie e 160 Clorurato 12-17 Bagni marne sodiche

I risultati delle analisi riportano una maggiore concentrazione di radon-222 in acque di formazione rappresentate dal campione prelevato a S. Andrea Bagni (n°5), mentre valori tipicamente inferiori a 4 Bq/l sono riconducibili a sorgenti a circolazione superficiale (n° 1,2,3,4) e testimoniano la forte capacità di scambio aria-acqua (D’Alessio et al 1985).

Analizzando il contesto geologico delle località prese in esame dalla pubblicazione “Misure di Radon in sorgenti e pozzi dell’Appenino Reggiano-Parmense” e mettendole in relazione con l’area di cava, oggetto di studio, si può affermare che: Le litologie affioranti nell’area di progetto, essendo costituite da rocce a elementi principalmente calcarei, arenacei, marnosi, pelitici (rocce sedimentarie) ed ofiolitici (rocce ignee basiche), essendo poi le acque nel sottosuolo a circolazione prevalentemente superficiale; si prospetta in termini geologici una situazione a basso rischio di radon-222.

12.2 Le radiazioni artificiali Le radiazioni artificiali normalmente presenti nell’ambito geografico di riferimento sono di tipo elettromagnetico imputabili alle emissioni delle linee elettriche dell’alta tensione. Nell’area in esame non sono presenti impianti fonti di onde elettromagnetiche.

13. Sistema infrastrutturale Per sistema infrastrutturale, ai fini del presente piano e per la particolare natura dell’area studio, si intende la rete dei collegamenti stradali interessata dai trasporti indotti dall’attuazione dell’intervento estrattivo. Occorrerà valutar l’incidenza dei processi di lavorazione di cava su questi sistemi, analizzando il sistema viario a servizio dell’area geografica ove ricade l’ambito di cava. Il sistema infrastrutturale viario a servizio dell’area geografica nella quale ricade l’ambito estrattivo è costituito da un insieme stradale articolato secondo una gerarchia di percorsi che comprendono la strada statale della Cisa n. 62, di frequentazione pubblica, e le strade di interesse locale. Prima di dar corso alla descrizione dell’assetto viario generale della zona occorre precisare che l’area di cava non è da assoggettare a nessuna servitù di passaggio o diritti di terzi. I materiali

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

84

Comune di Terenzo, Prot. N.0003180 del 13-06-2018

Comune di Terenzo OMEN Consulenze s.r.l. di cava sono direttamente lavorati nell’area di raccolta del materiale sita in adiacenza dell’ambito estrattivo. In questa fase non è previsto l’utilizzo della viabilità pubblica. D’interesse locale sono classificate tutte le strade che garantiscono i collegamenti minori e che svolgono funzioni di raccordo tra gli assi di ordine superiore e i centri abitati. La tipologia delle strade è stata valutata sulla base delle seguenti suddivisioni: 1. larghezza L  4,00 m; 2. larghezza 4,00 < L  5,50 m; 3. larghezza 5,50 < L  7,00 m; 4. larghezza L > 7,00 m. La strada che collega il sito di lavorazione con la strada principale SS n. 62 della Cisa, rientra per la lunghezza di circa 400 m nella tipologia 1, mentre le altre strade utilizzate rientrano nella tipologia 3.

14. Sistema insediativo Il sistema insediativo che caratterizza l’area studio nella quale ricade l’ambito di cava è riconducibile al modello geografico degli spazi rurali che connotano la Pianura Padana nella regione Emilia Romagna. Il modello geografico padano è imperniato sul secolare asse infrastrutturale della via Emilia, al quale in epoca moderna si sono affiancati l’asse ferroviario e l’asse autostradale di collegamento fra il nord e il sud dell’Italia. Sulla via Emilia sono posti i capoluoghi di provincia, nei quali sono concentrate le attività economico produttive, terziarie e di servizio secondo il modello emiliano-romagnolo di area metropolitana policentrica. Le città svolgono la funzione nodale per le vaste aree appenniniche e pianeggianti delle diverse province e per le aree cittadine di rilevanza urbana minore. Diversi centri urbani minori svolgono un importante funzione di servizio per aree disassate rispetto ai capoluoghi provinciali. Una serie di centri minori (generalmente capoluoghi comunali) ospitano i servizi di base ed organizzano il territorio dello spazio rurale. Precisiamo che per il modello insediativo di cascina isolata sul fondo agricolo intendiamo anche abitazioni civili non direttamente connesse alla condizione agricola del fondo. Nell’ambito di cava le fasi di impianto, coltivazione e sistemazione finale dovranno tenere in debita considerazione il suddetto modello insediativo secondo le diverse situazioni d’incidenza fisico percettiva che potranno verificarsi. Il ripristino finale dei luoghi dovrà comunque essere tale da non compromettere la qualità del paesaggio attuale prossima ai citati insediamenti.

Colorno, 24 aprile 2018 Dott. Geol. Massimo Riccò

Via Umberto Terracini, 14 43052 Colorno (PR) tel. 0521312577 e-mail: [email protected] P.IVA: 02350360349

85