Post/Teca 03.2011
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Post/teca materiali digitali a cura di sergio failla 03.2011 ZeroBook 2011 Post/teca materiali digitali Di post in post, tutta la vita è un post? Tra il dire e il fare c'è di mezzo un post? Meglio un post oggi che niente domani? E un post è davvero un apostrofo rosa tra le parole “hai rotto er cazzo”? Questi e altri quesiti potrebbero sorgere leggendo questa antologia di brani tratti dal web, a esclusivo uso e consumo personale e dunque senza nessunissima finalità se non quella di perder tempo nel web. (Perché il web, Internet e il computer è solo questo: un ennesimo modo per tutti noi di impiegare/ perdere/ investire/ godere/ sperperare tempo della nostra vita). In massima parte sono brevi post, ogni tanto qualche articolo. Nel complesso dovrebbero servire da documentazione, zibaldone, archivio digitale. Per cosa? Beh, questo proprio non sta a me dirlo. Buona parte del materiale qui raccolto è stato ribloggato anche su girodivite.tumblr.com grazie al sistema di re-blog che è possibile con il sistema di Tumblr. Altro materiale qui presente è invece preso da altri siti web e pubblicazioni online e riflette gli interessi e le curiosità (anche solo passeggeri e superficiali) del curatore. Questo archivio esce diviso in mensilità. Per ogni “numero” si conta di far uscire la versione solo di testi e quella fatta di testi e di immagini. Quanto ai copyright, beh questa antologia non persegue finalità commerciali, si è sempre cercato di preservare la “fonte” o quantomeno la mediazione (“via”) di ogni singolo brano. Qualcuno da qualche parte ha detto: importa certo da dove proviene una cosa, ma più importante è fino a dove tu porti quella cosa. Buon uso a tutt* sergio Questa antologia esce a cura della casa editrice ZeroBook. Per info: [email protected] Per i materiali sottoposti a diversa licenza si prega rispettare i relativi diritti. Per il resto, questo libro esce sotto Licenza Creative Commons 2,5 (libera distribuzione, divieto di modifica a scopi commerciali). Post/teca materiali digitali a cura di Sergio Failla ZeroBook 2011 Post/teca 20110301 curiositasmundi reblogged raelmozo: “Ecco, le ho viste qualche volta, me ne sono accorto e non ci ho pensato. Poi sono diventate sempre più frequenti, le ho notate, sono aumentate. Adesso c’è anche qualche uomo che le imita. O forse erano gli uomini che hanno incominciato e adesso le donne seguono l’esempio. Insomma, ci sono queste donne che appena uscite dal supermercato, quando piove, entrano velocemente in macchina, sistemano le buste nel posto a fianco, iniziano a frugare dentro una delle buste. Ecco, l’oggetto del desiderio, dolce, salato, freddo, caldo, avvolto nella carta di alluminio, appena comprato da un bancone oppure scartato dal suo involucro di plastica, wafer al cioccolato, biscotto, crackers, salame. Non importa di cosa si tratti. Mangiano. Passo a piedi, scruto nell’abitacolo quanto basta per non sembrare indiscreto. Sono sembrato indiscreto. Questa mi ha mandato affanculo. Ma è soltanto perché è la seconda volta che i nostri sguardi si incrociano. Ha una stecca di cioccolata bianca da 100g in mano, ciò che ne resta, mastica avida il primo morso, la tavoletta ha la forma ad arco dei denti che l’hanno azzannata. Non chiedetemi perché alcune donne mangiano nelle auto fuori dal supermercato. Secondo me è perché a casa non hanno più un attimo di respiro per godersi un momento di goduria alimentare.” — Le donne che mangiano nelle auto fuori dal supermercato . | giorgio tesen ³ (via raelmozo) Source : gtesen . wordpress . com ---------------------- “Il peccato originale è come il debito pubblico: lo si ha per il semplice motivo d’esser nati, e chi l’ha creato poi? Gente ottusa nata, vissuta e morta chissà quanti anni fa e per il proprio tornaconto, e non importa quanto paghi, non potrai mai toglierteli di dosso.” — Assolutamente forse (via letsdoitadada) 5 Post/teca Source : marco 4 pres . wordpress . com -------------------- curiositasmundi reblogged out - o - matic : “Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli di parlare ancora male e ad alta voce di me. Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo con una scatola di legno che dicesse perderemo. Potevo chiedere come si chiama il vostro cane Il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero.” — Fabrizio De André - Amico fragile (via out - o - matic ) --------------------- curiositasmundi reblogged batchiara: “L’amore ci aveva sorpreso inatteso e violento come un assassino che sbuchi fuori d’improvviso, e ci aveva pugnalato entrambi. Così colpisce il fulmine, così colpisce la lama finnica. Del resto, lei sosteneva in seguito che non avvenne così, che noi ci amavamo sicuramente da sempre, senza saperlo, senza esserci mai visti.” — Mikhail Bulgakov - Il maestro e Margherita ---------------------- curiositasmundi reblogged lunacrescente: lecosecherestano: Mia moglie ha l’abitudine di raccontarmi i suoi sogni quando si sveglia. Io le porto il caffè e un bicchiere di succo di frutta e mi siedo accanto al letto; intanto lei si sveglia e si scosta i capelli dalla faccia. Ha la solita espressione di quando ci si sveglia, ma anche lo sguardo di chi torna da qualche parte. 6 Post/teca Sogni - Raymond Carver Source : lecosecherestano ------------------ inveceerauncalesse reblogged weliveaswedream: insalatadiparole: Io sono spaccata, io sono nel passato prossimo, io sono sempre cinque minuti fa, il mio dire è fallimentare, io non sono mai tutta, mai tutta, io appartengo all’essere e non lo so dire, non lo so dire, io appartengo all’essere, all’essere e non lo so dire Mariangela Gualtieri Source : insalatadiparole girodivite: l’essere scema? ------------------ uomoinpolvere: Il rimedio della dialettica contro il culo flaccido Christian Raimo “Nella Metafisica Aristotele dice: inchiodali al loro linguaggio. Parla dei sofisti di basso livello, dei Megariti, di quella gente che non argomenta in modo preciso, che cerca di buttare tutto in caciara, il cui unico scopo è la delegittimazione dell’avversario. In questi ultimi tempi la battaglia delle truppe cammellate berlusconiane sta mandando in campo i riservisti: dopo la fanteria d’assalto degli yes-man, degli uomini-eco, i Bondi e i Quagliarello, c’è stato il tempo dei cecchini, i Feltri, i Lavitola, i Sallusti, quelli che sparavano ad altezza uomo ripetutamente, qualunque fosse il Boffo di turno da affondare. Ora la strategia sembra più raffinata: sono tornati da qualche settimana a questa parte a aver voce gli intellettuali 7 Post/teca sedicenti. Un Giuliano Ferrara che prende per il culo Umberto Eco su Kant, un Antonio Ricci che si riscopre debordiano e fa il verso alle femministe sul Corpo delle donne, detournando il documentario di Lorella Zanardo con un filmatino mandato in onda a Matrix, la cui tesi era: anche Repubblica usa le tette per vendere. Se è questo il livello, il conflitto viene da dire è finalmente culturale. Dopo che l’opposizione parlamentare (il Pd in primis) ha fallitonell’arginare la sua deriva populista, dopo che quella istituzionale (la nuova destra di Fini, la morale comune) è stata miseramente azzoppata, ora tocca a noi, a chi crede che il berlusconismo sia soprattutto una malattia del capitalismo avanzato, un virus che avremmo inoculato comunque anche se Berlusconi ipse non fosse ancora al governo con una maggioranza di 320 parlamentari. Del resto è anche lui stesso, in prima persona, che in questi giorni è tornato a pugnare, tutto preso in una lunga sessione di tecniche di rovesciamento. Va ovunque ci sia da ribaltare, in una specie di tour da guitto per le piazze di paese. Uomini, donne, correte: è arrivato l’attorino! Ha fatto il numero d’“er mejo paraculo de’ Testaccio” alla Fondazione Zeffirelli (altro intellettuale redivivo) – ente neonato grazie a cinque milioni e mezzo di fondi sganciati dalla Regione Lazio che serviranno a costruire un mausoleo mentre ancora il Maestro Zeffirelli è in vita, mentre tutto il cinema della capitale (Centro sperimentale, Casa del Cinema, Metropolitan…) annaspa per la mancanza di finanziamenti. Con un Gianni qualunque (Letta, in questo caso) a fargli da spalla, Pinotto Berlusconi butta là facezie per tutti i palati. Dice: “Oggi sono entrato in Parlamento e anche la sinistra voleva venire al bunga bunga. Che poi sa cosa vuol dire? Andiamo a divertirci andiamo a ballare, andiamo a bere qualcosa…”. Ride in faccia al giornalista di Sky che l’ha invitato a un confronto tv, paragonandosi al generale Franco, che se ne fregava delle richieste democratiche. Poi va nel teatrino dei cristiano riformisti, e rispolvera il repertorio contro i comunisti, spara a zero contro la scuola “che inculca valori diversi da quelli della famiglia” e “contro le adozioni ai single”, racconta quando Mamma Rosa lo investì della missione di salvare l’Italia e quando un fantomatico sacerdote russo a dodici anni lo illuminò sul Male rappresentato dal comunismo. Cosa ottiene? Il solito. Le reazioni pavloviane che si aspetta. Da una parte, applausi da stadio: dei claquer i cui bassi istinti di risentimento va a vellicare. Dall’altra, l’indignazione (il giorno dopo): da parte di chi costretto a ribadire l’ovvio, da Bersani a Bocchino, dai blogger degli insegnanti agli editorialisti di Repubblica. Tutti a tenere il punto sul minimo comun denominatore di una società democratica, sul valore fondante della 8 Post/teca scuola pubblica. Sembrano i colpi di coda di un dittatore assediato nel bunker, si diceva in questi giorni. Sarà anche la sindrome dell’assediato, ma queste mosse berlusconiane non sono per nulla deliranti. Anzi, sembra che abbia una strategia chiara nell’affondare il coltello nella piaga proprio nelle contraddizioni della sinistra. Per dire: può permettersi di urlare contro la scuola pubblica e trovare chi lo osanna, proprio perché nell’opinione pubblica di sinistra ci sono state almeno un paio di settimane nelle quali si è dato un incredibile spazio (interviste a tutto campo, ospitate da Fabio Fazio…) al libro sfascista di Paola Mastrocola sulla scuola.