DI Provincia di

Piazza Garibaldi, 14 - 21021 - Angera (VA)

STUDIO RELATIVO ALLA COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO, IN ATTUAZIONE DELL’ART. 57 DELLA L.R. 11 MARZO 2005 E SECONDO I CRITERI DELLA D.G.R. N. 2616/2011

RELAZIONE TECNICA

DR. GEOL. ALESSANDRO UGGERI

Via Don Faletti 2 - 21030 (VA) Tel. 0332 286650 - Fax 0332 234562 E-mail: [email protected] Iscrizione all'Ordine dei Geologi della Lombardia N. 712 P.IVA 02001470125

DOTT. GEOL. DAVIDE FANTONI

Via S. Caterina 5 - 21038 (VA) Tel. 0332 286650 - Fax 0332 234562 E-mail: [email protected] Iscrizione all'Ordine dei Geologi della Lombardia N. 1325 AP P.IVA 02801450129

REV O2 Marzo 2017 REVISIONE PER APPROVAZIONEM.S. D.F. REV O1 Novembre 2016 REVISIONE PARERE REGIONE LOMBARDIAM.S. D.F. RIF. LAVORO 15-132 REV OO Luglio 2016 EMISSIONE M.S. D.F. DATA SCOPO REVISIONE DISEGNATO APPROVATO

VIA LUNGOLAGO DI CALCINATE, 88 - 21100 - VARESE TEL 0332.286650 - FAX 0332.234562 - [email protected] - [email protected] - www.idrogea.com – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

Sommario

1 PREMESSA ED OBIETTIVI...... 1

1.1 RICERCA STORICA E BIBLIOGRAFICA ...... 2 2 INQUADRAMENTO CLIMATICO ...... 5

2.1 REGIME TERMICO...... 5 2.2 PRECIPITAZIONI ...... 9 2.3 DEFINIZIONE DEL CLIMA ...... 13 3 GEOLOGIA ...... 16

3.1 INQUADRAMENTO STRUTTURALE ...... 16 3.2 LITOSTRATIGRAFIA...... 16 4 GEOMORFOLOGIA ...... 19

4.1 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO ...... 19 4.2 ELABORAZIONE DEL MODELLO DIGITALE DEL TERRENO – IDENTIFICAZIONE CLASSI DI ACCLIVITÀ ...... 20 4.3 DINAMICA GEOMORFOLOGICA...... 21 5 INQUADRAMENTO LITOTECNICO...... 32 6 IDROGRAFIA...... 35

6.1 RETICOLO PRINCIPALE ...... 35 6.2 RETICOLO MINORE...... 36 7 IDROGEOLOGIA...... 41

7.1 IDROSTRATIGRAFIA...... 42 7.2 PIEZOMETRIA ...... 43 7.3 CENSIMENTO POZZI...... 43 8 ANALISI DEL RISCHIO SISMICO...... 44

8.1 RIFERIMENTI NORMATIVI NAZIONALI ...... 44 8.2 ASPETTI NORMATIVI E METODOLOGICI REGIONALI ...... 45 8.3 PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE DEL TERRITORIO COMUNALE ...... 47 8.4 PRESCRIZIONI ...... 49 9 QUADRO DEI VINCOLI NORMATIVI VIGENTI SUL TERRITORIO ...... 50

9.1 VINCOLI DERIVANTI DALLA PIANIFICAZIONE DI BACINO...... 50 9.2 VINCOLI DI POLIZIA IDRAULICA...... 52 9.3 AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE...... 53 10 AMBITI DI PERICOLOSITA’ OMOGENEA (SINTESI)...... 55 11 CARTA DEL DISSESTO CON LEGENDA UNIFICATA PAI...... 57 ARTICOLO 1 - DEFINIZIONI ...... 59 ARTICOLO 2 – INDAGINI ED APPROFONDIMENTI GEOLOGICI ...... 62 ARTICOLO 3 – CLASSI DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA...... 65 ARTICOLO 4 – VINCOLI DI POLIZIA IDRAULICA...... 88 ARTICOLO 5 – AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE...... 88 ARTICOLO 6 – PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME PO (PAI)...... 90

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ARTICOLO 7 – GESTIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI SOTTERRANEE E DI SCARICO ...... 91 ARTICOLO 8 – VERIFICA E TUTELA DELLA QUALITÀ DEI SUOLI...... 91

Tavole

1. CARTA GEOLOGICA, GEOMORFOLOGICA E DI CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA SCALA 1: 5.000

2. CARTA IDROGEOLOGIA ...... SCALA 1:10.000

3. CARTA RETE IDROGRAFICA ED ELEMENTI DI DINAMICA GEOMORFOLOGICA ...... SCALA 1: 5.000

4. CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE ...... SCALA 1: 5.000

5. CARTA DEI VINCOLI ...... SCALA 1: 5.000

6. CARTA DI SINTESI ...... SCALA 1: 5.000

7A. CARTA DELLA FATTIBILITÀ DELLE AZIONI DI PIANO ...... SCALA 1: 5.000

7B. CARTA DELLA FATTIBILITÀ DELLE AZIONI DI PIANO CON PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE SCALA 1: 10.000

8. CARTA DELLA FATTIBILITÀ DELLE AZIONI DI PIANO SU BASE C.T.R...... SCALA 1:10.000

9. CARTA DEL DISSESTO CON LEGENDA UNIFORMATA A QUELLA DEL PAI ...... SCALA 1:10.000

Allegati

1. STRATIGRAFIE NOTE

2. SCHEDE CENSIMENTO POZZI

3. SCHEDE CENSIMENTO DISSESTI

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- PARTE PRIMA - RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE

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1 PREMESSA ED OBIETTIVI

Con l’entrata in vigore della “Legge per il Governo del Territorio” (L.R. 12/2005 e successive modifiche ed integrazioni) si è modificato l’approccio alla materia urbanistica passando da concetti pianificatori a concetti di Governo del Territorio, secondo il quale i diversi livelli di pianificazione si devono integrare armonicamente anche mediante l’approfondimento di singole tematiche territoriali in funzione della sostenibilità ambientale delle scelte pianificatorie da effettuare. La pianificazione comunale si concretizza attraverso il Piano di Governo del Territorio (PGT), che definisce l’assetto del territorio comunale ed è articolato nei seguenti atti: • il documento di piano; • il piano dei servizi; • il piano delle regole. Ai sensi dell’art. 8, comma 1, lettera c) della L.R. 12/05, nel Documento di Piano del PGT deve essere definito l’assetto geologico, idrogeologico e sismico del territorio ai sensi dell’art. 57, comma 1, lettera a); ai sensi dell’art. 10 della stessa legge, nel Piano delle Regole deve essere contenuto quanto previsto dall’art. 57, comma 1, lettera b, in ordine all’individuazione delle aree a pericolosità e vulnerabilità geologica, idrogeologica e sismica, nonché alle norme e prescrizioni a cui le medesime aree sono assoggettate. La D.G.R. 8/1566 del 22 dicembre 2005 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della L.R. 11 marzo 2005, n. 12”, a sua volta, ha definito gli indirizzi tecnici per gli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici generali dei Comuni secondo quanto stabilito dalla Legge 11 marzo 2005. Con l’emanazione della D.G.R. 28 maggio 2008 n. 8/7374 Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1 della L.R. 11 marzo 2005, n. 12” approvati con D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566, i criteri ed indirizzi per la stesura degli studi geologici vengono aggiornati e integrati essenzialmente a seguito dell’approvazione del D.M. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni”, pubblicato sulla G.U. n. 29 del 4 febbraio 2008, Supplemento ordinario n. 30 ed entrato in vigore il 6 marzo 2008, e della L. 28 febbraio 2008, n. 31 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 2007”, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria”, pubblicata sulla G.U. n. 51 del 29 febbraio 2008. Il Comune di Angera è attualmente dotato di uno studio geologico, redatto dal Dott. Geol. M. Lolla nel Settembre 2010 nel contesto della stesura del PGT. L’entrata in vigore della D.G.R. IX/2616 del 30 novembre 2011 ha comportato l’obbligo di procedere ad una revisione e aggiornamento dello studio geologico attualmente vigente. L’organizzazione delle attività per la stesura del presente studio geologico ha comportato una prima fase di analisi che si è attuata tramite: • sistematica raccolta di dati ed informazioni presso Enti di competenza (Regione Lombardia, Provincia di Varese, Ufficio Tecnico Comunale, etc.) inerenti le varie tematiche ambientali e territoriali; • rilievi diretti in campo; • consultazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Varese; • consultazione del Sistema Informativo Territoriale della Regione Lombardia disponibile on-line, acquisendo tutte le informazioni utili relativamente all’uso del suolo e agli aspetti prettamente geologici ed idrogeologici (Carta inventario del dissesto idrogeologico, cartografia PAI, GEOIFFI, SIBA, SIBCA).

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Tale fase di analisi ha condotto alla definizione di un quadro delle conoscenze per quanto riguarda i tematismi della geologia, geomorfologia, idrografica idrogeologia, vulnerabilità, caratteri geologico-tecnici e alla redazione della Carta della pericolosità sismica locale contenente l’individuazione delle diverse situazioni in grado di determinare effetti sismici locali. Le successive fasi di sintesi/valutazione e di proposta hanno comportato la redazione della Carta dei Vincoli, di Sintesi, di Fattibilità geologica delle azioni di piano e delle relative Norme geologiche contenenti specifiche limitazioni, norme d’uso e prescrizioni da adottare in fase progettuale. La presente versione dello studio geologico recepisce le prescrizioni contenute nei pareri inerente gli aspetti geologici formulati dalla Regione Lombardia (D.G. Territorio, Urbanistica, Difesa del Suolo e Città Metropolitana – Difesa del Suolo – Pianificazione dell’Assetto idrogeologico, reticoli e demanio idrico) e trasmessi al Comune di Angera in data 03/11/2016 e in data 29/11/2016.

Secondo le prescrizioni di cui alla D.G.R. 2616 del 2011, la presente indagine si compone pertanto di: - Relazione suddivisa in due parti: o Parte prima - Relazione geologica generale o Parte seconda - Norme geologiche di piano - Tavole: 1. Carta geologica, geomorfologica e geologico-tecnica ...... scala 1: 5.000 2. Carta idrogeologica...... scala 1:10.000 3. Carta della rete idrografica ed elementi di dinamica geomorfologica...... scala 1: 5.000 4. Carta della pericolosità sismica locale (PSL) ...... scala 1: 5.000 5. Carta dei vincoli ...... scala 1: 5.000 6. Carta di sintesi...... scala 1: 5.000 7. Carta della fattibilità delle azioni di piano...... scala 1: 5.000 8. Carta della fattibilità delle azioni di piano con pericolosità Sismica locale scala 1:10.000 9. Carta della fattibilità delle azioni di piano su base C.T.R...... scala 1:10.000 10. Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI ...... scala 1:10.000

La cartografia di base utilizzata per la redazione del presente studio, fornita dal Comune di Angera, consiste nel rilievo aerofotogrammetrico, su base digitale, dell’intero territorio comunale, utilizzata alla scala 1:5.000.

1.1 Ricerca storica e bibliografica

In fase propedeutica all’elaborazione/aggiornamento delle cartografie di analisi, al fine di una approfondita conoscenza del territorio di Angera, si è proceduto ad una raccolta dati e documentazioni esistenti presso l’archivio comunale (Ufficio Tecnico) e di informazioni raccolte direttamente durante i rilievi di campo.

La ricerca si è basata anche sulla consultazione On Line del Sistema Informativo Territoriale (SIT) della Regione Lombardia.

Nella fase di analisi è stata effettuata una ricerca bibliografica ed una raccolta della documentazione tecnica di carattere generale e specifica (acquisita presso l’Ufficio Tecnico Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 2 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

Comunale) disponibile, riguardante gli aspetti geologici, idrogeologici, geotecnici ed idraulici del territorio in oggetto e di seguito elencata.

‹ AUTORITÀ AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE (A.A.T.O.) - PROVINCIA DI VARESE (2007)– Studio Idrogeologico ed idrochimico della Provincia di Varese a supporto delle scelte di gestione delle risorse idropotabili (AA.VV.) ‹ BARBIERI Luisa (1992) – Rilevamento del quaternario della parte meridionale della Valcuvia (Varese). Tesi di laurea inedita - Università degli Studi di Milano (A.A. 1991/92). ‹ BIGIOGGERO B., CASATI P., COLOMBO A. (1981): Carta tettonica delle Alpi Meridionali (alla scala 1:200.000). Foglio 31-Varese. Castellarin A. (a cura di). Pubblicazione n. 441, Progetto Finalizzato Geodinamica (S.P.5), C.N.R. ‹ BINI A. (1987) - L’apparato Glaciale Würmiano di Como. Tesi di dottorato di Ricerca, Università degli Studi di Milano, 569 pp. ‹ BINI A. (1997): Stratigraphy, chronology and palaeogeography of quaternary deposits of the area between the and Olona rivers (-). - Geologia Insubrica, vol. II, Lugano ‹ BINI A. et al. (1996): La massima estensione dei ghiacciai (MEG) nel territorio compreso tra il Lago di Como, il Lago Maggiore e le rispettive zone di anfiteatro. - Geologia Insubrica, vol. I, Lugano ‹ CESTARI F. (1990) - Prove geotecniche in sito ‹ CIVITA M. (1990) - Legenda unificata per la carta della vulnerabilità intrinseca dei corpi idrici sotterranei/ Unified legend for the aquifer pollution vulnerability maps. Pitagora Edit., Bologna, 13 p. ‹ CIVITA M. (1991) - La valutazione della vulnerabilità degli acquiferi. - Atti 1° Convegno Nazionale "Protezione e gestione delle acque sotterranee: Metodologie, Tecnologie ed Obiettivi". Marano s.p., 3, 39-86 ‹ CIVITA M., DE REGIBUS C., MARINI P. (1992) - Metodologie di comparazione e comparazione di metodologie per la valutazione della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi all'inquinamento. - I Convegno nazionale dei giovani ricercatori di geologia applicata. Gargnano (BS), 22-23 Ottobre 1991. Supplemento n.93 di Ricerca scientifica ed educazione permanente. ‹ CNR - G.N.D.C.I - FRANCANI V, CIVITA M.(1988) - Proposta di normativa per l’istituzione delle fasce di rispetto delle opere di captazione di acque sotterranee. ‹ DA ROLD Ornella (1990): L'apparato glaciale del Lago Maggiore, settore orientale. - Tesi di dottorato di ricerca, Dip. Scienze della Terra, Università di Milano ‹ EPIFANI f. (2011). Relazione geologica, idrogeologica e sismica a supporto del progetto di realizzazione di nuova Scuola in Via Arena ‹ EUROGEO (2015). Stratigrafie ed esiti indagini presso area di Via Arena ‹ ERSAL – Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia: Progetto “Carta Pedologica” – I suoli della pianura e della collina Varesina – 1999 ‹ FUNARI E., BASTONE A., VOLTERRA L. (1992) - Acque potabili, Parametri chimici, chimico-fisici e indesiderabili. ‹ FANTONI D. E UGGERI A. – Componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT del Comune di (2009) ‹ GRIMOLDI – Dissesto di Via Per Ranco – Relazione Geologico-tecnica ‹ GRIMOLDI (2014)– Dissesto di Via Pietro Martire (1° lotto) – Relazione Geologica ‹ LOLLA M. (2009) - Studio per l’individuazione del Reticolo Idrico Minore del Comune di Angera

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‹ LOLLA M. (2010 e versioni precedenti) - Studio geologico di supporto al P.R.G. del Comune di Angera ‹ IDROGEA SERVIZI S.r.l. (2004) – Studio geomorfologico e idraulico di alcuni corsi d’acqua tributari del Lago Maggiore (Fosso del Confine / Rio Ballaro, T. Monvallina/ Roggia Viganella, T. Val Cerro o Roggia di Rialto, T. Acquanegra (Comm. Provincia di Varese) ‹ MUNSELL (1994) - Soil color charts - Macbeth Division of Kollmorgen Instruments Corporation - USA ‹ MUSEO CANTONALE DI STORIA NATURALE DI LUGANO - DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA UNIVERSITÀ DI MILANO (1995) - Southern Alps quaternary geology - International geological correlation, Programme of UNESCO IGCP 378, Circumalpine quaternary correlations - Lugano 2-6 ottobre 1995 ‹ NANGERONI G. (1932): Carta geologico-geognostica della Provincia di Varese. Regio Istituto Tecnico ‹ NANGERONI G. (1965) - I terreni pleistocenici nell’anfiteatro morenico del Verbano e del territorio varesino - Estr. Atti Reg. Accad. Sc., Razzio ‹ OBJECTWAY S.p.a. (2005). “Piano di Emergenza Comunale (PEC) - Rischio esondazione del Lago Maggiore” (Comm. Comune di Angera) ‹ PASQUARE’ G. (1965) - Il Giurassico Superiore nelle Prealpi Lombarde. Riv. It. Paleont. Stratigr., Memoria XI, Milano. ‹ REGGIORI D. (1979): Geologia del territorio di Laveno Mombello. In Flora e geologia del territorio di Laveno Mombello e l’evoluzione della vita nelle ere geologiche del Varesotto. Testo edito dal Comune di Laveno Mombello. ‹ REGIONE LOMBARDIA & ENI-AGIP (2002) – Geologia degli acquiferi Padani della Regione Lombardia. S.EL.CA. (Firenze). ‹ REGIONE LOMBARDIA, Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità, Unità Organizzativa Risorse Idriche (2006) – Programma di Tutela e Uso delle Acque. ‹ SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA (1990): Guide Geologiche Regionali “Alpi e Prealpi Lombarde” (Be Ma Editrice).

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2 INQUADRAMENTO CLIMATICO

Il territorio comunale di Angera si inserisce nell’ambiente fisioclimatico della zona collinare morenica, subito a valle dei rilievi montuosi prealpini. I dati meteorologici utilizzati per la determinazione dei tipi climatici si riferiscono alle seguenti stazioni di misura ovvero le più prossime all’area di studio: , Ispra, , , Presa Ticino, Miorina, . La stazione di Gavirate copre il periodo 1921-1950, 1957-1968; la stazione di Ispra copre il periodo 1921-1944 e 1959-1972; la stazione di Varano Borghi copre il periodo 1921-1950 e 1957-1964; la stazione di Azzate copre i periodi 1921-1950, 1957-1961, 1964 e 1967-1968; la stazione di Presa Ticino copre il periodo 1921-1947 e la Stazione di Miorina copre il periodo 1957-1968.

2.1 Regime Termico

La temperatura dell’aria presenta un valore medio annuo per le stazioni considerate di circa 12 °C con un’escursione media di circa 20.9 °C tipica di climi continentali. Le temperature raggiungono i valori massimi nei mesi di Luglio e Agosto. I minimi si registrano in Gennaio e Febbraio (Tabella 1.1).

PERIODO DI T M OSSERVAZIONE STAZIONE G F M A M G L A S O N D ANNUA (anni) 58-64 Varano B. min -2,7 -1,4 2,3 7,9 12 15,8 17,8 17,1 13,4 8,3 4,1 -1,2 58-64 Varano Borghi 0,7 2,9 6,9 12,6 17,4 21,2 23,2 22,5 18,2 12,5 7,2 2,1 12,3 58-64 Varano B. max 4,0 7,1 11,4 17,6 22,8 26,7 28,6 27,8 22,9 16,6 10,3 5,3 16,3 58-67 Azzate min -1,1 0,2 3,5 8,1 11,5 15,7 17,1 16,4 13,4 9,4 4,3 0 8,2 58-67 Azzate 1,9 4,0 7,7 12,7 16,7 20,5 22,3 21,4 17,9 13,1 7,1 2,9 12,4 58-67 Azzate max 4,9 7,9 12,0 17,4 21,9 25,4 27,6 27,0 22,4 16,9 9,9 5,8 16,6 59-72 Ispra min -2,0 -0,2 2,5 7,0 10,3 14,0 16,0 15,5 12,6 8,1 3,5 0,8 7,3 59-72 Ispra 1,5 3,6 7,3 11,6 15,3 18,8 21,3 20,2 17,0 12,0 6,7 2,4 11,5 59-72 Ispra max 5,7 8,7 12,5 17,0 21,3 24,2 26,9 25,9 22,2 17,0 10,6 6,4 16,5 86-96 Brebbia min -6,7 -6,6 -3,28 -0,14 5,83 8,38 12,4 11,0 6,77 2,43 -2,97 -6,4 1,7 86-96 Brebbia 3,38 5,39 9,56 12,6 16,3 20,3 23,0 22,0 17,3 12,7 7,04 3,52 12,8 86-96 Brebbia max 13,4 17,4 22,4 25,3 26,8 32,2 33,5 33,1 27,9 22,9 17,1 13,4 23,8

Tabella 1.1: Temperature medie mensili (°C)

Nelle pagine seguenti (Figure 2.1 - 2.5) sono illustrati gli andamenti delle temperature registrate presso le varie stazioni.

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Figura 2.1 – Andamento temperature - Varano Borghi (periodo di osservazione: 1958-64)

Figura 2.2 – Andamento temperature - Azzate (periodo di osservazione: 1958-67)

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Figura 2.3 – Andamento temperature - Ispra (periodo di osservazione: 1959-72)

Figura 2.4 – Andamento temperature - Brebbia (periodo di osservazione: 1986-96)

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Figura 2.5 – Andamento temperature – confronto tra le varie stazioni

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2.2 Precipitazioni

Le precipitazioni sono abbondanti e mediamente sono comprese tra 1400 e 1900 mm annui nelle stazioni di Ispra, Varano Borghi, Azzate, Gavirate, Brebbia e Besozzo.

La distribuzione è abbastanza disomogenea durante l’anno (Figura 2.6). In genere si osserva un massimo autunnale, tra il mese di ottobre e quello di novembre. Si segnala l’andamento anomalo evidenziato dalla stazione di Besozzo, dove sono disponibili i dati più recenti ma per un periodo limitato (cinque anni): il picco del mese di agosto è dovuto alle forti precipitazioni avvenuti nel 2002 e nel 2007. Le varie stazioni di misura mostrano inoltre un periodo con maggiori precipitazioni anche in primavera, tra i mesi di aprile e giugno. Il minimo si registra invece nel mese di Gennaio.

Tabella 2.1: Precipitazioni medie mensili (mm)

PERIODO DI TOTAL OSSERVAZIO STAZIONE G F M A M G L A S O N D E NE 1959-1967 Ispra 44,5 63,5 104,7 167,5 124,4 143,1 109,1 114,6 165,0 251,6 221,9 78,0 1587.9 Varano 1955-1964 77,0 75,7 103,1 175,3 122,7 170,8 143,1 84,9 116,6 168,0 195,4 124,8 Borghi 1557.4 1958-1967 Azzate 53,4 74,0 80,1 155,5 123,3 133,6 96,6 113,5 117,8 188,0 208,2 88,2 1432.2 1966-1975 Gavirate 92,2 160,4 138,5 173,9 252,7 164.3 157,9 169,5 159,4 157,6 198,9 74,1 1899.4 1986-2001 Brebbia 95.5 56.1 71.4 182.5 169.8 182.3 116.0 141.1 186.1 239.2 140.6 67.7 1552.3 2002-2007 Besozzo 37.6 49.2 74.0 96.7 228.5 113.2 103.5 369.6 201.6 260.0 107.4 117.4 1637.8

Figura 2.6 – Andamento precipitazioni – confronto tra le varie stazioni

Dal 2004 è in funzione, con continuità, anche una stazione di rilevamento pluviometrica molto vicina al comune di Angera; è quella denominata “Laveno Mombello – Poggio S. Elsa”, di proprietà di A.R.P.A. Lombardia, situata in località Poggio Sant Elsa, alle coordinate UTM

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471946.24E - 5084222.83N (scaricate da Google Earth), a quota 951 m s.l.m., distante ca. 2.5 km dal centro del comune di Angera. I dati sono stati forniti da A.R.P.A. Lombardia.

E’ stata sviluppata un’analisi statistica delle misure pluviometriche registrate tra il 2004 e il 2014 (Figura 2.7); non è stato possibile ottenere dati precedenti in quanto gli stessi sono risultati incompleti e/o non certificati. L’analisi evidenzia quanto segue:

° La media relativa fra le piovosità totali negli 11 anni considerati è di 1444 mm ca. Il massimo è stato di 2144 (2012) e il minimo di 727 mm (2004); ° La precipitazione massima giornaliera, sempre riferita al periodo 2004-2014, è di 324.8 mm (19 Luglio 2012).

Stazione Pluviometrica Laveno Mombello - Poggio S. Elsa Precipitazioni Cumulative Annue (A.R.P.A. Lombardia)

2500

2250

2000

1750 Valore medio 1444.28 mm/anno 1500

1250

1000 Precipitazioni(mm)

750

500

250

0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Anno

Fig. 2.7 Stazione Laveno Mombello – Poggio S. Elsa: precipitazioni annuali (2004-2014)

Come si può notare dai grafici e dai dati riportati nella tabella, gli anni più piovosi risultano essere il 2012 e il 2014 con precipitazioni pari rispettivamente a 2144.5 e 2079.2 mm con un trend delle precipitazioni in apparente aumento.

In Figura 2.8 sono riportate le isoiete medie annue calcolate sul periodo 1950-1986 dell’area del varesotto.

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Figura 2.8 – Precipitazioni medie annue [tratta dal 1° programma Regionale di Previsione e Prevenzione di Protezione Civile – Regione Lombardia]

L’evapotraspirazione è stata ricavata con il metodo del Turk e di Thornthwaite. Il primo fornisce valori che vengono definiti troppo prudenti nei climi continentali essendo la formula nata per i climi africani. Anche il secondo metodo fornisce dati approssimativi per difetto ma è ampiamente usato per la facilità di calcolo. Per la stazione di Azzate il valore di EP annua varia da 606 mm (Turk) a 718 mm (Thornthwaite). Per la stazione di Ispra il valore di EP annua stimata varia da 585 mm (Turk) a 731 mm (Thornthwaite). Per la stazione di Varano Borghi il valore di EP stimata varia da 615 mm (Turk) a 730 mm (Thornthwaite).

Il bilancio idrico definisce la presenza di piccoli deficit idrici nei mesi estivi, in Luglio (Azzate) e Agosto (Varano Borghi). Nella stazione di Ispra non si registra deficit. Il notevole surplus idrico dei mesi primaverili e autunnali dà origine all’eliminazione delle acque in eccesso per percolazione superficiale.

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Figura 2.9 – Azzate: Bilancio idrico

Figura 2.10 – Ispra: Bilancio idrico

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Figura 2.11 – Varano Borghi: Bilancio idrico

2.3 Definizione del clima La zona climatica secondo Pavari (1916) è di tipo “B Castanetum calda I° Tipo”. Il climogramma di Péguy è stato realizzato per tre stazioni prese in esame: Azzate, Ispra e Varano Borghi. Nella tabella sono riportate le caratteristiche climatiche mensili riferite ai periodi di osservazione. I climogrammi, definiscono i seguenti climi:

AZZATE - mesi freddi - F (Gennaio, Febbraio, Ottobre, Novembre, Dicembre); - mesi temperati - T (Marzo, Aprile, Maggio, Settembre); - mesi caldi - C (Giugno, Luglio, Agosto).

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ISPRA - mesi freddi - F (Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Ottobre, Novembre); - mesi temperati - T (Maggio, Settembre, Dicembre); - mesi caldi - C (Giugno, Luglio, Agosto).

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VARANO BORGHI - mesi freddi - F (Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Ottobre, Novembre, Dicembre); - mesi temperati - T (Maggio, Settembre); - mesi caldi - C (Giugno, Luglio, Agosto).

In definitiva da quanto sopra espresso si nota la presenza di regimi climatici Temperato- freddi.

Sono stati esaminati alcuni indici climatici riferiti alla stazione di Ispra:

Il pluviofattore di Lang (pf=115.9÷129.8) indica clima umido e zone a “Fagetum o Castanetum”.

L’angolo di continentalità igrica (α = 7.9°÷8.8°) indica la zona fitoclimatica relativa a “Zona I Castanetum (piano fitoclimatico basale) con vegetazione a latifoglie eliofile.

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3 GEOLOGIA

La redazione della carta geologica (Tavola 1) si è basata sul rilevamento diretto di terreno (descrizione litologica di spaccati naturali ed artificiali già esistenti; rilievo geomorfologico di dettaglio), integrato da dati di sottosuolo pregressi (sondaggi e prove penetrometriche eseguite nell’ambito del territorio comunale). Come base topografica si è utilizzata l’aerofotogrammetria del territorio comunale in scala 1:5000 (DB topografico). Nella Tavola 1 vengono riportati: • le aree di distribuzione dei depositi quaternari, con indicazioni delle loro litofacies; • l’area di distribuzione delle formazioni litologiche del substrato roccioso distinte in affioranti e sub-affioranti; • la rete idrografica superficiale; • gli elementi geomorfologici.

3.1 Inquadramento Strutturale

Il territorio del comune di Angera rientra in senso geologico-strutturale nel dominio delle Alpi Meridionali, caratterizzate, nel settore del varesotto da strutture compressive di età alpina, che formano una serie di pieghe e pieghe faglie embricate con direzione ENE-WSW (Bigioggero et al., 1981), esterne al territorio comunale. In base alla Carta Tettonica delle Alpi Meridionali (F. 31 - Varese; Bigioggero et Al., 1981) l'unico elemento strutturale di una certa importanza presente nel territorio è costituito da un sistema di paleofaglie con direzione N-S (Sistema di faglie del lago Maggiore), su cui, secondo Kalin e Trumphy, sarebbe impostato il ramo meridionale del lago Maggiore. Tale sistema delimiterebbe a est il rilievo isolato della punta di Ispra.

3.2 Litostratigrafia

SUBSTRATO ROCCIOSO La suddivisione del substrato fa riferimento ai termini formazionali classici (unità litostratigrafiche) della successione della Lombardia occidentale. Queste unità vengono di seguito descritte a partire dal basso stratigrafico:

Vulcaniti (Permiano) Si tratta di rocce porfiroidi compatte di colore perlopiù rosso, bianco e bruno con spessori di alterazione dell’ordine di qualche decimetro (massimo 1.5 m). Affiorano in maniera non molto estesa sul rilievo di S. Quirico dove sono riconoscibili anche piccole cave ormai abbandonate (con relative pareti subverticali).

Dolomia Principale (Norico) Dolomie, calcari dolomitici e brecce dolomitiche di colore biancastro alla frattura, gridio biancastro all'alterazione. Stratificazione massiccia, a volte indistinta, con strati amalgamati di spessore plurimetrico (fino a 4-5 m). La formazione è attribuita al Norico su basi paleontologiche (Gnaccolini 1964).

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Costituisce l’ossatura del rilievo su cui sorge la Rocca Borromeo i sui versanti affacciati sul lago sono caratterizzati da pareti dirupate, estremamente acclivi o subverticali, mentre quelli esposti verso l'interno formano versanti meno acclivi, discontinuamente ricoperti da depositi colluviali o glaciali

DEPOSITI DI COPERTURA QUATERNARIA I depositi quaternari sono stati cartografati utilizzando le Unità Allostratigrafiche, di introduzione relativamente recente (Bini, 1987) in Italia. Un’unità allostratigrafica corrisponde ad un corpo di rocce sedimentarie identificato sulla base delle discontinuità che lo delimitano; essa comprende pertanto tutti i sedimenti appartenenti ad un determinato ciclo deposizionale. A differenza delle unità litostratigrafiche, distinte in base ai caratteri interni, derivanti principalmente dall’ambiente sedimentario, nelle unità allostratigrafiche i sedimenti vengono raggruppati indipendentemente dalla facies sedimentaria. Se non specificatamente indicato, le litologie sono definite in relazione al primo sottosuolo (mediamente profondità di 3 m) Nel territorio comunale sono state riconosciute due unità allostratigrafiche: l’Alloformazione di Cantù (in 2 facies) e l'alloformazione di oltre all’Unità Postglaciale, quest’ultima suddivisa, su base morfologica, in più sub-unità. Poiché la distinzione tra queste unità, anche concettualmente, non è sempre immediata, si è convenuto di separarle in base al seguente criterio: - sono attribuiti all’Alloformazione di Cantù e a quella di Besnate tutti i sistemi morfologici chiaramente riconducibili alla presenza di un ghiacciaio nell’area o in posizioni estremamente prossime ad essa. - sono attribuiti all’Unità Postglaciale tutti i sistemi di origine fluviale (o fluviolacustre) geometricamente non connessi in modo diretto a elementi di chiara morfogenesi glaciale, quali cordoni morenici e alti glaciali.

Alloformazione di Cantù Questa unità comprende i depositi dell'ultima espansione (Last Glacial Maximum=LGM= Würm Auct.) del ghiacciaio del bacino Verbano, avvenuta nel tardo Pleistocene Superiore. L’unità, che rappresenta circa il 25/30% del territorio totale, affiora in distinti settori del territorio comunale, corrispondenti agli alti morfologici di Monte S. Quirico (ad esclusione dei settori con presenza di substrato roccioso affioranate o sub affiorante), al dosso di Barzola e al rilievo di Capronno (settore nord). Sono stati distinti i seguenti depositi: • depositi glaciali: diamicton massivi a prevalente supporto di matrice; matrice da limoso sabbiosa a sabbioso limosa, di colore bruno (10YR della carta Munsell). Clasti poligenici, eterometrici (da centimetrici a pluridecimetrici; dimensione massima osservata 50 cm), ad arrotondamento variabile. Da normalconsolidati a sovraconsolidati. I depositi glaciali sono morfologicamente associati all’alto di Barzola (cordone morenco orientato N-S). • depositi fluvioglaciali: sabbie limose con clasti ghiaioso-ciottolosi, eterometrici; sabbie fini, limi sabbiosi e subordinate sabbie ghiaiose, clinostratificate a scala metrica, sovraconsolidate; sabbie da fini a grossolane, limose o debolmente limose. Corrispondono alle superfici terrazzate a NS del centro abitato di Angera capoluogo (settore orientale del Monte S. Quirico) .

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Alloformazione di Besnate L’unità, nell’area di studio, è rappresentata da depositi glaciali sebbene non sia possibile escludere la locale presenza di depositi fluvioglaciali (come rilevato a Ispra e Taino). L’unità è litologicamente caratterizzata da sabbie ghiaiose normalmente consolidati e da limi argilloso ghiaiosi sovraconsolidati. Il colore della matrice, valutato mediante le Munsell Soil Chart, è generalmente bruno giallastro. E’ possibile la locale presenza di una copertura loessica di spessore compreso tra 0.50 ad 1 m. Il grado di alterazione è variabile, generalmente non superiore al 30% dei clasti. Affiora estesamente nel settore orientale del territorio comunale in corrispondenza della estesa piana verso Taino.

Unità Postglaciale Quest’unità comprende i sedimenti deposti a partire dall’ultimo ritiro del ghiacciaio del Verbano, secondo i criteri definiti nei paragrafo iniziale. Dal punto di vista litologico, nell’unità sono stati distinti i seguenti depositi: • depositi fluviolacustri: i termini generali, questi sedimenti presentano una variabilità litologica piuttosto ristretta, compresa tra le sabbie ed i limi, con contenuto clastico scarso o assente, a cui possono associarsi quantità estremamente subordinate di strati torbosi o debolmente argillosi. Lo spessore di tali depositi fini raggiunge, in alcuni sondaggi profondi, lo spessore di almeno 80 m. L’unità è articolata in due aree sub pianeggianti “interne” localmente delimitate da orli di terrazzi morfologicamente poco marcati. Sono state evidenziate tre distinte aree di affioramento coincidenti con, a nord, la piana Angera/Uponne/Barzola/Ispra, quella più piccola tra le località di Barzola e Capronno e quella a sud tra Angera e Taino. • depositi lacustri: litologicamente appaino costituiti da sabbie fini e medie con limo (possibile presenza di argille e torbe) con contenuto clastico da scarso ad assente. Costituiscono la porzione più esterna e topograficamente depressa della grossa piana tra Angera e Taino ovvero la parte prospiciente al Lago Maggiore (circumlacuale) in condizione di saturazione permanente o semipermanente. Sono presenti ampie zone depresse con caratteri litologici e idrogeologici da determinare ristagni permanenti e temporanei e ampie zone umide permanenti (Loc. Bruschera). Per ragioni morfologiche e topografiche parte della zona risulta essere il naturale ambito di esondazione del lago. • depositi alluvionali: Sono costituiti da sabbie e limi con locali livelli ghiaiosi (massive o con strutture da trasporto da deboli correnti trattive) che strutturano la piana più orientale a SE di Capronno).

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4 GEOMORFOLOGIA

4.1 Inquadramento geomorfologico

Il territorio comunale di Angera è localizzato al margine meridionale dei rilievi prealpini ed è, fisiograficamente, suddivisibile in tre settori: • settore rilevato (Settore NW) • settore collinare dei dossi di origine glaciale e fluvioglaciale (Zona NE) • settore di piana (zona sud e nord)

Il settore rilevato corrispondente ai rilievi di S. Quirico (418 m s.l.m.) e Rocca caratterizzati dalla diffusa presenza di substrato roccioso affiorante o sub affiorante che ne costituisce l’ossatura. Si tratta di un’area con versanti moderatamente acclivi ad eccezione di alcuni settori, quasi esclusivamente ubicati nel settore occidentale del rilievo verso il Lago Maggiore, contraddistinti da pareti di natura naturale (tettonica) e antropica (cave), estremamente acclivi, localmente subverticali, come quelle attigue alla Rocca Borromea. Il settore centrale del rilievo di S. Quirico è contraddistinto da incisioni ad andamento rettilineo di origine fluviale con la formazione di impluvi localmente molto acclivi (spesso denudate in erosione). In ampi settori dell’area di rilievo sono presenti estese coperture di depositi fluvioglaciali con spessori variabili da pellicolari e plurimetriche (localmente decametriche). E’ ben riconoscibile uno stacco morfologico netto (rottura di pendenza) al passaggio tra la basi dei rilievi di S.Quirico e l’attigua piana di origine fluvio-glaciale; in tale settore si osserva la scomparsa del reticolo idrografico, per l’infiltrazione dovuta alla alta permeabilità dei depositi che costituiscono la piana. I principali processi geomorfologico (attivi o potenziali), illustrati nel dettaglio nel paragrafo dedicato, sono indicativamente riconducili a due tipologie: • Fenomeni gravitativi in corrispondenza dei versanti più acclivi che localmente, in presenza delle pareti subverticali in Dolomia Principale, posso dare origine a fenomeni di crollo e caduta massi; • Erosioni lineari in corrispondenza delle vallette più incise.

Il settore collinare corrisponde ai blandi rilievi della zona NE del territorio comunale. L’elemento morfologico più caratteristico è il dosso morenico di Barzola avente una forma allungata ad acclività medio-bassa e la cui cresta corre entro il centro di Barzola. Il reticolo idrografico è pressoché assente per l’alta permeabilità dei terreni costituenti il dosso morenico. Oltre al rilievo di Barzola sono inquadrabili nel settore collinare altri rilievi terrazzati morfologicamente meno riconoscibili rispetto al dosso. I processi geomorfologici attivi o potenziali sono pressoché assenti nel settore collinare che è morfologicamente stabile.

Il settore pianeggiante è costituito dalle aree pianeggianti e meno rilevate del territorio comunale caratterizzate dalla presenza di depositi di origine fluviolacustre, lacustre e alluvionali. Sono riconoscibili, entro il settore, 2 aree distinte:

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• La maggiore corrisponde alla grossa piana centrale tra Taino e Angera (compresa la propaggine nord verso il confine con Ispra). A sua volta la piana, morfologicamente continua, è divisa da uno spartiacque idrografico e idrogeologico morfologicamente poco evidente posto nella zona di Via Torino-Via Napoli. Tale linea divide la piana sud degradante verso il lago e quella nord degradante verso l’alveo del T. Vepra. In entrambe sono diffuse aree umide, di ristagno occasionale e di emergenza idrica. • La seconda è rappresentata da piccole piane intramoreniche, spesso allungate N-S, di cui una posta tra Capronno e Barzola e la seconda a est di Capronno (verso Taino- Sesto C.) Esiste poi una vasta area, morfologicamente riconducibile al settore pianeggiante, che corrisponde alla porzione più meridionale del Lungolago e alla loc. Arena dove sono presenti terreni di riporto (recenti e attuali) di natura e litologia estremamente eterogenee.

4.2 Elaborazione del modello digitale del terreno – identificazione classi di acclività Per migliorare la lettura ed integrare i dati della carta geomorfologica e, in particolare, per predisporre la carta delle dinamica geomorfologica (Tavola 3) è stata elaborata la carta dell’acclività visibile nella figura seguente (figura 4.1). L’immagine rappresenta il modello utilizzato per le interpretazioni e indica i diversi gradi di acclività (espressi in gradi) delle aree all’interno del territorio comunale. I dati utilizzati sono quelli costituenti lo strato informativo relativo all’orografia del nuovo Database Topografico digitale fornito dal comune di Angera. Si è proceduto alla realizzazione di un modello digitale del terreno (DEM) (figura 4.1) mediante il quale è stato possibile ricavare le classi di acclività di interesse. La conversione e la successiva elaborazione dei dati è stata effettuata utilizzando il programma QuantumGIS 2.14.1-Essen.

Fig 4.1 – Modello digitale del terreno (DEM)

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Tramite il software distribuito da ESRI ArcGIS 10 sono state ricavate le classi di acclività di interesse: • Grado di acclività con valori inferiori a 20°; • Grado di acclività con valori compresi tra 20° e 35°; • Grado di acclività con valori superiori ai 35°. Le operazioni necessarie per realizzare una carta delle pendenze, che metta in evidenza le classi di valori di interesse, consistono nell’elaborazione dei dati di base utilizzando formule matematiche che calcolano la pendenze dei versanti nelle direzioni ortogonali EST e NORD. In seguito si procede all’unificazione dei dati elaborati in modo da realizzare una singola carta comprensiva dei dati estratti nelle precedenti (carta delle pendenze), la quale può essere ulteriormente elaborata mediante interrogazioni (query) al fine di individuare le aree aventi delle caratteristiche omogenee. I dati restituiti sono quindi stati convertiti in formato vettoriale e sono stati utilizzati per la redazione della “Carta del Reticolo Idrografico ed elementi di dinamica geomorfologica” (Tavola 3).

4.3 Dinamica geomorfologica Di seguito vengono approfonditi gli aspetti geomorfologici relativi ai dissesti idrogeologici (frane, esondazioni, attività torrentizia) presenti sul territorio comunale. La loro individuazione deriva dalla acquisizione della bibliografia esistente e da un rilievo geomorfologico diretto, integrato da informazioni fornite dall’Ufficio Tecnico comunale o ricavate da interviste in loco. Tutti gli elementi citati sono riportati in Tavola 3.

Processi legati alla gravità

Il sito GeoIffi del SIT della Regione Lombardia fornisce una prima visione d’assieme sullo stato di dissesto potenziale nell’ambito del territorio comunale. Questo database regionale, basato esclusivamente sulla fotointerpretazione, riporta un unico riferimento per il comune di Angera (Fig. 4.2 e 4.3): si tratta delle pareti verticali in roccia subito ad ovest della Rocca di Angera.

Figura 4.2 – Banca dati Geoiffi (Comune di Angera) Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 21 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

Figura 4.3 – Vista da ovest della parete roccioso strapiombante sotto la Rocca Borromeo

La Carta della pericolosità frane di crollo (Tavola RIS 4) del Piano Territoriale Coordinamento della Provincia di Varese (PTCP) non contiene alcun elemento relativo al territorio di Angera.

TERRENI CON GRADO DI ACCLIVITÀ SUPERIORE A 35° CON PRESENZA DI PARETI IN ROCCIA La presenza di aree di crollo potenziale nel territorio comunale è legata all’affioramento del substrato roccioso, soprattutto Dolomia Principale, in corrispondenza dell’alto topografico del Monte S. Quirico. I versanti orientati verso i quadranti meridionali e occidentali formano pareti rocciose sub- verticali, localmente strapiombanti, di altezza da metrica e pluridecametrica, che insistono quasi esclusivamente su aree ad urbanizzazione nulla o rada. La parete più rilevante, a livello di caratteristiche geometriche (ampiezza, altezza ed acclività) è quella che delimita verso ovest il rilievo su ci sorge la Rocca Borromea (vedi fig. 4.3). Si tratta di pareti di origine tettonica e, in alcuni casi, antropica essendo il frutto di attività estrattiva ormai abbandonata. Dal punto di vista geomeccanico, si tratta di pareti rocciose, strutturate su dolomie da massicce a stratificate, con giacitura ad medio angolo (localmente elevate), in situazione di reggipoggio o neutralità (traverpoggio) rispetto all'orientazione del versante. La qualità geomeccanica è complessivamente discreta, data la distribuzione relativamente omogenea dei sistemi di fratture e la loro spaziatura non particolarmente ravvicinata. La base delle parete è costituita da superfici pianeggianti o a bassa inclinazione, in terreni naturali a basso coefficiente di restituzione, in grado di assorbire una quantità significativa dell’energia cinetica di un eventuale impatto. Non sono stati rilevati interventi di messa in sicurezza (chiodatura delle pareti). Nel caso della parete a ridosso della Rocca, l’unica che in alcuni tratti insiste in aree poste non lontano da edifici residenziali, e come ampiamente illustrato nei capitoli dedicati alla sintesi e alla fattibilità geologica, è stata istituita alla base della parete potenzialmente interessata da crolli, in ottica conservativa, una fascia di rispetto di inedificabilità totale (larghezza 10 m).

AREE A FRANOSITÀ SUPERFICIALE DIFFUSA. Nel settore NW del territorio comunale, in loc. Ronco Ferrazzi, è stata rilevata la presenza di una vasta area interessata dalla presenza di franosità superficiale diffusa che coinvolge i

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terreni di copertura, di natura fluvioglaciale, per uno spessore compreso tra pochi decimetri e 1 m. Si tratta di una porzione ad elevata acclività del versante del M. S. Quirico degradante verso il T. Roggione lungo il quale sono presenti numerosi e diffusi fenomeni di dissesto superficiale e di denudamento.

Figura 4.4 – Area a franosità superficiale diffuso non lontano da Cascina Ferrazzi

AREE IN EROSIONE ACCELERATA In corrispondenza dei tratti più incisi di alcuni alvei ubicati, perlopiù, intorno al M. S. Quirico sono noti locali e isolate aree in erosione accelerata e ruscellamento concentrato. In via conservativa si è deciso di individuare e rappresentare graficamente tali fenomeni morfologici come elementi areali lungo l’intero tratto di asta fluviale.

FRANE ATTIVE E STABILIZZATE E’ stata rilevata, e conseguentemente cartografata, un’unica frana attiva (non presente nella precedente versione dello Studio Geologico comunale).

E’ ubicata lungo il versante in sinistra idrografica del T. Roggione a sud di Ronco Ferrazzi e, sebbene non accessibile per la fitta vegetazione e per l’elevata acclività del versante, è verosimilmente impostata lungo un impluvio originatosi per la presenza di un corso d’acqua (non rilevato nello studio dell’idrografia comunale). Da quanto è stato possibile osservare in corrispondenza del coronamento del dissesto, la cui testata è a pochi metri dalla strada non asfaltata che conduce al Ronco Ferrazzi, si tratta di un fenomeno da addebitare all’azione congiunta dell’acclività del versante con l’azione erosiva delle acque superficiali (con conseguenti probabili fenomeni localizzati di erosione al piede).

Non sono note interferenze con elementi antropici ad esclusione di un rischio potenziale legato ad una possibile futura evoluzione verso monte (NE) del dissesto che potrebbe incrociare la strada campestre verso Ronco Ferrazzi (ad oggi non toccata).

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Figura 4.5 – Area interessata dal dissesto presso Ronco Ferrazzi. La linea rossa indica la posizione e la geometria dell’impluvio lungo il quale si è verificato il dissesto.

Figura 4.6 –Vista da monte del dissesto presso Ronco Ferrazzi.

Sono inoltre presenti 2 frane stabilizzate entrambe oggetto di interventi di sistemazione effettuati in tempi recenti (2015-2016). La prima è rappresentata da un modesto dissesto attivatosi in Viale Pietro Martire (lungo lago) lungo il terrapieno che definisce la linea di costa. Negli anni passati si sono verificati fenomeni di erosione superficiale e ammaloramento del cordolo e della fondazione in cls causati dall’azione incontrollata delle acque superficiali, dalle scarse caratteristiche geotecniche dei terreni costituenti il terrapieno e dal moto ondoso. La foto seguente, tratta dalla relazione geologica a supporto del progetto (Grimoldi, 2014), raffigura l’area prima dell’intervento (ancora in corso nel mese di maggio 2016).

Figura 4.7 – Area di Via Pietro Martire prima degli interventi di stabilizzazione (Foto tratta da Grimoldi, 2014) Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 24 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

L’intervento ha comportato l’esecuzione di micropali, impostati lungo un allineamento parallelo alla linea di costa, e di una struttura a prato armato.

Figura 4.8 – Dissesto di Via Pietro Martire dopo gli interventi di stabilizzazione (Foto di maggio 2016)

Il secondo dissesto stabilizzato è ubicato lungo Via Per Ranco dove, nel 2013-2014, è stata interrotta la viabilità per la formazione di un avvallamento e una crepa (lunghezza circa 25 m) lungo la sede stradale.

Il dissesto aveva causato anche la rottura parziale di un tratto di muro di contenimento e il distacco della sede stradale dal muro di contenimento di valle.

Figura 4.9 – Dissesto di Via per Ranco. Foto scattata durante l’esecuzione delle indagini geotecniche a supporto della progettazione (Grimoldi, 2014). In giallo la zona interessata dal’avvallamento della sede stradale.

Alla data di effettuazione dei rilievi previsti nel contesto della redazione del presente studio (maggio 2016) il dissesto risultata completamente sistemato e la strada regolarmente aperta al traffico veicolare.

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Figura 4.10 –Via per Ranco. Foto scattata dopo gli interventi si sistemazione del dissesto.

Processi e forme legati alle acque superficiali

Le problematiche legate alle acque superficiali (Lago Maggiore e fiumi), soprattutto quelle di carattere idraulico, sono state affrontate partendo dalla bibliografia specifica esistente ed integrandola con rilievi effettuati ad hoc. Gli studi, a livello locale, di carattere idrologico e idraulico utilizzati sono presentati e descritti sinteticamente di seguito: • REGIONE LOMBARDIA, Assessorato alla Sicurezza, Polizia Locale e Protezione Civile (2004): Sviluppo di un sistema di gestione dei rischi idrogeologici nell’area del Lago Maggiore. Azione 2 - Pianificazione di emergenza sull’area del lago maggiore con particolare riguardo al rischio idrogeologico. P.I.C. Interreg IIIA Italia-Svizzera 2000-2006. Si tratta di una analisi storica, geomorfologia ed urbanistica predisposta a scala comunale finalizzata a permettere agli enti Locali di predisporre Pieni di emergenza Comunale (PEC) basati su dati scientifici condivisi. • OBJECTWAY S.p.a. (2005). “Piano di Emergenza Comunale (PEC) del Comune di Angera - Rischio esondazione del Lago Maggiore” Si tratta del Piano d’Emergenza comunale (per il solo rischio Esondazione Lago Maggiore) redatto secondo quanto previsto dalla normativa di settore e basato sull’analisi delle problematiche esistenti sul territorio, è finalizzato alla organizzazione delle procedure di emergenza, dell’attività di monitoraggio del territorio e dell’assistenza alla popolazione. I dati idrografici di base utilizzati dal Pec sono quelli forniti dallo studio precedente (Regione Lombardia, 2004). La Regione Lombardia, nei pareri espressi sul presente studio nel novembre 2016, ha fatto presente che, con Delibera Del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po n.2 del 3/3/2016 è stato approvato il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA). Il Piano di gestione del rischio di alluvioni (PGRA), che recepisce la Direttiva Europea 2007/60/CE con il D.Lgs. 49/2010, ha dato avvio ad una nuova fase della politica nazionale per la gestione del rischio di alluvioni. Il PGRA, introdotto dalla Direttiva per ogni distretto idrografico, dirige l’azione sulle aree a rischio più significativo, organizzate e gerarchizzate rispetto all’insieme di tutte le aree a rischio e definisce gli obiettivi di sicurezza e le priorità di intervento a scala distrettuale, in modo concertato fra tutte le Amministrazioni e gli Enti gestori, con la partecipazione dei portatori di interesse e il coinvolgimento del pubblico in generale.

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Tale piano contiene le mappe della pericolosità e del rischio da alluvioni nella quale sono evidenziate le aree interessate da esondazioni, comprese le aree costiere lacuali (ACL). Alla data di espressione del parere regionale e della stesura del presente documento è ancora in corso di adozione definitiva il “Progetto di variante normativa al Piano stralcio per l’Assetto idrogeologico per il Fiume Po”, a seguito della quale la Regione Lombardia sarà tenuta ad emanare disposizione integrative e indicazioni agli enti locali anche in merito al recepimento, negli strumenti urbanistici comunale, delle aree di esondazione lacuale (e relativa disciplina normativa). Nonostante la mancanza di uno strumento normativo attuativo la Regione, nella citata nota, ha chiesto di rivedere la perimetrazione delle aree di esondazione lacuale alla luce delle mappe della pericolosità del PGRA. In considerazione delle prescrizioni formulate nel parere regionale ci si è attenuti, per la perimetrazione cartografica, alle aree individuate nel PGRA ma, nell’analisi storica dei fenomeni di piena si è mantenuta la trattazione della precedente versione dello studio geologico comunale (Idrogea, luglio 2016) basato sui documenti citati ad inizio paragrafo in quanto frutto di una analisi effettuata a scala di bacino e sito-specifica.

ESONDAZIONI LACUSTRI Data la collocazione rivierasca del comune di Angera, una delle principali criticità del territorio è legata alle variazioni di livello del Lago Maggiore. Come anticipato il principale riferimento per questa problematica è rappresentato dalla ricerca promossa dalla Regione Lombardia (Regione Lombardia, 2004) le cui risultanze sono peraltro già recepite dallo studio geologico comunale attualmente vigente (Lolla, 2010).

I dati morfometrici relativi al lago Maggiore e al suo bacino sono così sintetizzabili:

bacino imbrifero (km2) 6.598,59 quota massima (m s.l.m.) 4.633 quota minima (sezione di chiusura Miorina) 250 superficie lago (km2) 210 massima profondità (m) 370

Il regime pluviometrico del bacino imbrifero è di tipo sub-litoraneo alpino, con minimo assoluto invernale e massimi autunnali ed estivi, che superano, in una vasta area del bacino, 2000 mm/anno. I principali immissari del lago sono: il fiume Ticino prelacuale, il fiume ed i torrenti e , che insieme drenano una superficie pari al 73% dell’intero bacino. L’unico emissario del lago è costituito dal Ticino sublacuale, che inizia tra gli abitati di e e confluisce nel Po all’altezza di Pavia. La regolazione delle portate in uscita avviene tramite la traversa della Miorina, una diga a paratoie mobili costruita tra il 1938 e il 1943, ubicata nel Comune di , circa 3 km a valle di Sesto Calende, in corrispondenza di una soglia che costituisce l’incile naturale del Lago Maggiore. Le variazioni del livello del Lago nei periodi di regolazione (stabilite da una commissione italo- elvetica, perché oltre la metà del bacino imbrifero ricade in territorio svizzero) sono contenute entro ristretti limiti: il limite inferiore, fisso, é di -0,50 m rispetto allo zero dell’idrometro di Sesto Calende; quello superiore varia in funzione della variazione stagionale

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degli afflussi e del rischio di piene: +1,00 m dal 1° marzo a fine ottobre, +1,50 m dal 1° novembre alla fine di febbraio.

• Analisi storica Numerosi sono gli eventi di esondazione che hanno interessato le aree perilacuali della sponda orientale del Lago Maggiore. Per il loro censimento si fa riferimento alle letture sistematiche iniziate nel 1829 (idrometro di Sesto Calende), mentre episodi anteriori sono dedotti da testi e notizie storiche locali. Le variazioni sono misurate da più idrometri: - Sesto Calende, con zero idrometrico quotato a 192,87 m. - Pallanza, con zero idrometrico quotato a 195,50 m - Ranco, con zero idrometrico fissato a 191,80 m

Figura 4.11: Maggiore esondazioni del Lago Maggiore dal 1705 ad oggi (Regione Lombardia, 2004)

Nello studio promosso dalla Regione Lombardia sono stati raccolti e analizzati i dati relativi a tutte le piene note a partire dal 1700.

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In questo periodo, la piena di maggiore entità risale all’anno 1868 (199,81 m), mentre per il periodo successivo al 1942, anno di entrata in funzione della diga di Miorina, i valori massimi si sono registrati nel 2000 (197,49 m) e nel 1993 (197,14 m) (vedi fig. 4.4). L’analisi statistica ha mostrato che: • nel periodo considerato sono stati registrati 90 eventi di piena superiori a +2.00 metri rispetto allo zero idrometrico di Sesto Calende e che hanno, quindi, raggiunto/superato la quota assoluta di 194,87 m slm. • la media delle quote assolute raggiunte dai colmi di piena (escludendo il valore dell’ottobre 1868) è di 196,008 m slm • gli eventi di piena considerati sono così ripartiti: - 7 eventi (pari al 7,7%) hanno il colmo compreso tra la quota 194,00 e 195,00 m s.l.m. - 37 eventi (pari al 41,2%) hanno il colmo compreso tra la quota 195,00 e 196,00 m s.l.m. - 35 eventi (pari al 38,8%) hanno il colmo compreso tra la quota 196,00 e 197,00 m s.l.m. - 10 eventi (pari all’11,2%) hanno il colmo compreso tra la quota 197,00 e 198,00 m s.l.m. - 1 evento (pari all’1,1%) che presenta un colmo > di 199,00 m slm (evento del 1868).

Ciò dimostra l’eccezionalità dell’evento del 1868, forse superato solo da una piena avvenuta nel 1177, in cui sembra si sia raggiunto un colmo di 10,8 m sopra il livello ordinario. Anche considerando questo episodio incerto, la piena del 1177 costituisce un evento con tempo di ritorno quasi millenario (circa 800 anni). La distribuzione mensile delle piene nel periodo 1834 ed il 2003 ha evidenziato: - un massimo assoluto nel mese di ottobre, con 25 eventi di piena - un massimo relativo nel mese di giugno, con 13 eventi. - la frequenza totale degli eventi di piena è di 1 evento ogni 18 mesi (117 eventi in 174 anni).

Per quanto riguarda il periodo a partire dal 1943, in cui entra pienamente in funzione il manufatto di Miorina e inizia il regime regolato, tuttora vigente, si sono registrati 48 eventi di piena con il colmo superiore a +2,00 m sullo zero idrometrico di Sesto Calende, compresi fra una quota minima assoluta di 194,9 m ad una massima di 197,94 m dell’ottobre 2000 (sull’idrometro di Pallanza), che rappresenta il massimo storico in regime regolato del lago. Ben 15 eventi di piena hanno raggiunto o superato la quota di 196,00 m, tre eventi (2000, 1993 e 1981) la quota dei 197,00 m slm. La frequenza delle piene nell’arco temporale 1943 – 2002, è stata di una piena ogni 15 mesi, valore simile a quello ricavato per l’intero intervallo considerato (1829-2002). Si segnala che un evento con valori di altezze d’acqua paragonabili a quelli riscontrati nel 1868 (massimo storico registrato) non è più ripetibile per l’entrata in funzione della diga della Miorina. Occorre però precisare che la metodologia utilizzata per la perimetrazione delle aree allagabili lacuali (ACL), presente nella “Direttiva Alluvioni” e a cui rimanda il parere regionale del novembre 2016, ha espressamente mantenuto tale delimitazione (indicata come pericolosità P1) in una ottica cautelativa.

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Fig. 4.12 - Esondazione lacuale dell’ottobre 2000. A sinistra vista di Piazza Garibaldi (tratta da Regione Lombardia, 2004) a destra area interessata dalla medesima esondazione.

Sono state individuate le seguenti quote di riferimento: - quota 194,00 m: quota topografica minima rilevata dal fotogrammetrico comunale; il superamento di tale quota porta ad un generale allagamento dell’area costiera oltre la normale linea di battigia. - quota 197,70 m slm: quota di massima altezza dell’evento del 17 ottobre 2000 che delimita l’area di massima esondazione del XX° secolo.

Il valore riportato è quello misurato presso la stazione di Ranco, di proprietà della Provincia di Varese e gestito dal Centro Geofisico Prealpino di Varese. Le quote rilevate sugli idrometri di Sesto Calende e di Pallanza per il medesimo evento risultano di 197,47 e 197,94, rispettivamente. La scelta è caduta sull’altezza indicata dell’idrometro di Ranco perché è il più prossimo ad Angera e dovrebbe, quindi, fornire il quadro più realistico delle effettive variazioni del livello di riva intervenute nel territorio comunale; inoltre, numericamente esso coincide con la media aritmetica dei tre valori. Nella tabella sottostante sono riassunte le letture di quest’evento sui diversi idrometri:

Stazione Quota zero idrometrico Quota piena Altezza sulla zero Sesto Calende 192,87 m slm 197,47 m slm 4,83 m Pallanza 195,50 m slm 197,94 m slm 2,20 m Ranco 191,80 m slm 197,70 m slm 5,90 m

Lo studio ha definito le fasce di esondazione in funzione dei livelli storici, calcolati con una procedura di tipo statistico, e caratterizzati da tempi di ritorno di 30, 200 e 500 anni e in particolare : • Limite massimo piena di riferimento (Tr = 500 anni) quota 197,70, altezza dell’acqua h < 0.5 metri. • Limite altezza dell’acqua compresa tra 0,5 e 2,0 mt. (piena di riferimento Tr = 500 anni) quota 197,20. • Limite altezza dell’acqua h > 2,0 (piena di riferimento Tr = 500 anni) quota 195,70

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Nei citati studi (Regione Lombardia 2004 e Object Way, 2005), e pertanto anche nel presente lavoro, tali aree sono state delimitate convenzionalmente, ed in favore di sicurezza, al di sotto della curva di livello a quota 198 m s.l.m.m. così come ben sintetizzato in tavola 3.

In linea generale è possibile che le aree più sensibili ai fenomeni esondativi del Lago Maggiore sono le seguenti: • Settore NW del territorio comunale lungo la strada che conduce a Ranco. Si tratta di una , costituita da una stretta striscia, avente larghezza di qualche decina di metri fino alla base del rilievo di S Quirico • il settore posto a ridosso (verso Sud) del centro storico di Angera in cui le esondazioni interessano un’area di qualche centinaio di metri; • l’ampia area pianeggiante, e localmente depressa e paludosa, di loc “Bruschere” (zona a Sud-est del territorio comunale, in cui il lago è storicamente arrivato ad occupare una fascia localmente larga oltre 1 km, In considerazione dei contenuti della prescrizione regionale di novembre 2016, con particolare riferimento al “Progetto di variante normativa al Piano stralcio per l’Assetto idrogeologico per il Fiume Po” in corso di adozione sono state riportate le perimetrazioni contenute nella “direttiva Alluvioni” solo nelle cartografie di inquadramento e non in quelle di Sintesi/Fattibilità/Vincoli). Ciononostante, come indicato anche nel citato parere regionale, è stata utilizzata la perimetrazione presente negli studi idraulici pre-PGRA e relativa alle aree più prossime al lago (Limite altezza dell’acqua h > 2,0 -piena di riferimento Tr = 500 anni) per definire una sottoclasse di fattibilità geologica all’interno della classe relativa all’area ACL P3 in quanto fortemente rappresentativa di un elemento di specifica pericolosità.

La metodologia applicata alla “Direttiva Alluvioni” (Direttiva 2007/60/CE “Alluvioni”) è stata basata sui dati relativi al solo periodo regolato, forniti dagli enti regolatori, ed elaborati da Arpa Lombardia con la distribuzione GEV “Generalized Extreme Value”. Sono state poi individuate le soglie corrispondenti ai tempi di ritorno di 15 e 100 anni; per individuare il massimo storico registrato sono stati invece considerati anche i dati del periodo pre- regolazione in un ottica cautelativa. I valori ottenuti sono stati sommati alle quote dello zero idrometrico corrispondente quotato da ARPA Lombardia (geoide di riferimento Italgeo 1999) al fine di ottenere i livelli lacuali corrispondenti. Occorre evidenziare, come visibile nella tabella seguente tratta dai documenti di Regione Lombardia, che la quota dello zero idrometrico di Sesto Calende quotato da ARPA è differente rispetto a quello indicato nella tabella precedente. LAGO Quota zero Soglia individuata in metri – livello lacuale in metri s.l.m. (IDROMETRO idrometrico in metri s.l.m. (geoide Italgeo 1999) TR 15 TR 100 Massimo storico registrato Maggiore (Sesto 193.052 3.61 – 196.66 5.07 – 198.122 6.84 – 199.892 Calende) Tale metodologia ha comportato la creazione di “Mappe della pericolosità del rischio di alluvione” (Mapppe PGRA con la conseguente delimitazione delle aree) con la delimitazione di 3 scenari diversi: ‹ Aree P1 – Pericolosità ACL scenario raro; ‹ Aree P2 – Pericolosità ACL scenario poco frequente; ‹ Aree P3 – Pericolosità ACL scenario frequente;

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Nella Tavola 3, Carta dell’idrografia e degli elementi di dinamica morfologica, si è ritenuto opportuno mantenere anche la perimetrazione delle aree esondabili basata sugli studi a scala locale e di bacino lacustre (Regione Lombardia, 2004 e Object Way, 2005).

ESONDAZIONI FLUVIALI Dalla bibliografica specifica consultata, con particolare riferimento allo studio geologico vigente (Lolla 1998 e 2010) e allo Studio del Reticolo idrico minore non sono emerse problematiche rilevanti connesse ad esondazioni fluviali. Sono note settori, realmente poco estese, caratterizzate da temporanei fenomeni più simili a ristagno (o spaglio) che esondativi. Tutte questa aree, ubicate soprattutto nell’area di Loc. Bruschera e in Loc. Paludi, sono pertanto state cartografate come aree di ristagno o paludose.

AREE DI RISTAGNO E AREA PALUDOSE DIRETTAMENTE COLLEGATE AL LAGO Sono state rilevate e cartografate numerose aree di ristagno, spesso associate ad aree di emergenza idrica, ubicate quasi esclusivamente nei settori più depressi delle aree di piana (sia a nord verso la loc. Paludi sia a SW in loc. Bruschera. Si tratta di aree a drenaggio lento e difficoltoso nelle quali la ridotta/ridottissima soggiacenza della falda unita alla contemporanea presenza di settori topograficamente depressi determina la quasi continua presenza di ristagni. Come già rilevato nel capitolo dedicato alla geomorfologia è presente, nel settore sudoccidentale del territorio comunale, una vasta area paludosa direttamente collegata al lago entro la quale si sviluppano anche area ad elevato pregio naturalistico quale la ZPS “Canneti del Lago Maggiore (IT 2010502)” e il SIC “Palude della Bruschera (IT 201015)” la cui esistenza è legata alla morfologia dell’area (superficie pianeggiante a quota lago), che determina una condizione di saturazione permanente.

5 INQUADRAMENTO LITOTECNICO

La classificazione del territorio su basi geologico-tecniche ha seguito i dettami del DGR n.5/36147 del 18 maggio 1993 integrati con le indicazioni fornite dalla D.G.R. IX/2616 del 2011 e dalla l.r. 12/05 (Tavola 1). Le divisioni effettuate sono basate principalmente sull’integrazione dei dati litologici con altri relativi all’assetto idrico/idrogeologico e morfologico; solo per alcuni ambiti si è potuto fare riferimento a studi geotecnici pregressi.

Le indicazioni sotto riportate devono essere interpretate come indirizzi di massima: la corretta progettazione di un intervento edificatorio, ed in particolare di costruzioni di notevole dimensione o di importanza pubblica, deve prevedere una accurata fase di indagini geognostiche propedeutiche (sondaggi, prove penetrometriche) atte alla definizione delle corrette tipologie di fondazione e di drenaggio (come da Decreto 21/01/1981, D.M. 11/03/1988 e D.M: 14/01/08) corredate da relazione geotecnica.

Unità A Descrizione: substrato roccioso affiorante o subaffiorante, con copertura discontinua di depositi glaciali. Litologia: dolomie, dolomie calcaree o porfidi con copertura discontinua di depositi glaciali e di versante. Assetto morfologico: versanti su substrato roccioso affiorante o subaffiorante, ad acclività da media ad elevata, fino a subverticale (pareti ad ovest della Rocca ). Drenaggio delle acque: bassa permeabilità primaria; buona permeabilità secondaria per carsismo (Dolomie) e fratturazione.

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Caratteri geomeccanici: Dolomie: ammassi rocciosi dolomitici, con giaciture a medio angolo. Stratificazione da grossolana a massiccia con giacitura/geometria che variano in funzione dell’orientazione del versante. Nel complesso prevale un basso grado di fratturazione. Porfidi: Porfidi e subordinati tufi e porfiriti massivi. Presenza di zone alterate/fratturate avente spessore di circa 1.5 m Si tratta di aree prive di problematiche particolari, in cui si riscontrano, complessivamente, discrete condizioni geomeccaniche.

Unità B Descrizione: Terreni Granulari grossolani mediamente addensati e compatti Litologia: Massi ciottoli e ghiaie con limi e sabbie (Diamicton glaciale) con suoli di medio spessore Assetto geomorfologico: aree irregolarmente terrazzate a bassa pendenza Caratteri geologico-tecnici: terreni a prevalente comportamento granulare, mediamente addensati, con con buoni caratteri geotecnici e miglioramento dei caratteri geotecnici con la profondità. Classificazione USCS: GM-GP-SM (GW-GP nella zona di Capronno). Drenaggio buono

Unità C Descrizione: Terreni Granulari grossolani da sciolti a compatti. Suoli da sottili a medi Litologia: Ciottoli, Ghiaie sabbie Assetto geomorfologico: aree collinari a deboli pendenze. Caratteri geologico-tecnici: terreni a prevalente comportamento granulare, mediamente addensati, con buoni caratteri geotecnici e miglioramento dei caratteri geotecnici con la profondità. Classificazione USCS: GM-GP-SM. Drenaggio discreto/buono

Unità D1 Descrizione: Terreni granulari medi da poco a mediamente addensati.

Litologia: Sabbie, ghiaie a subordinati limi (Depositi fluviolacustri antichi medi) Assetto geomorfologico: aree sub pianeggianti o ad acclività bassa Caratteri geologico-tecnici: terreni a prevalente comportamento granulare, da poco a mediamente addensati, con mediocri caratteri geotecnici. Classificazione USCS: GM-SM-SC. Drenaggio mediocre/discreto

Unità D2 Descrizione: Terreni granulari medio-fini da poco a mediamente addensati saturi

Litologia: Limi, Sabbie e localmente torbe (Depositi fluviolacustri antichi e recenti) Assetto geomorfologico: aree pianeggianti Caratteri geologico-tecnici: terreni a prevalente comportamento granulare, da poco a mediamente addensati, con scarsi caratteri geotecnici. Classificazione USCS: SM-SC-ML. Drenaggio scadente (zone paludose).

Unità E1 Descrizione: Terreni granulari medio fini da poco a mediamente addensati saturi Litologia: Sabbie fini e medie con intercalazioni di limi Assetto geomorfologico: aree pianeggianti localmente depresse

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Caratteri geologico-tecnici: terreni a prevalente comportamento granulare, da poco a mediamente addensati, con scarsi caratteri geotecnici. Classificazione USCS: SM-SC-ML. Drenaggio scadente per bassa pendenza e falda subaffiorante

Unità E2 Descrizione: Terreni granulari medio fini poco addensati permanentemente saturi Litologia: Sabbie fini e medie con intercalazioni di limi Assetto geomorfologico: aree pianeggianti localmente depresse Caratteri geologico-tecnici: terreni a prevalente comportamento granulare, da poco a mediamente addensati, con scarsi/scadenti caratteri geotecnici. Classificazione USCS: SM-SC- ML. Drenaggio scadente per bassa pendenza e falda subaffiorante

Unità F Descrizione: Terreni granulari da sciolti ad addensati (Terreni riportati e/o rimaneggiati) Litologia: variabile Assetto geomorfologico: aree subpianeggianti Caratteri geologico-tecnici: terreni di riporto costituiti principalmente da materiali, presumibilmente a comportamento granulare. Caratteristiche geotecniche da medie a scadenti (in loc. Arena).

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6 IDROGRAFIA

La descrizione idrografico del territorio è stata desunta dallo “Studio per l’individuazione del Reticolo Idrico Minore” redatto nell’agosto 2009 dal Dott. Geol. Lolla. Il reticolo idrografico del territorio comunale di Angera è discretamente sviluppato e organizzato in corsi d'acqua, generalmente, del primo ordine (solo raramente del secondo ordine) con andamento principalmente rettilineo e debolmente meandreggiante. Il sistema idrografico comunale è schematicamente inquadrabile in due distinti ambiti territoriali: • il settore centrale • il settore delle colline (settore orientale e settore occidentale). Il settore centrale, morfologicamente pianeggiante e costituito da depositi fluvioglaciali, glaciolacustri e postglaciali, si caratterizza per un reticolo idrografico molto sviluppato costituito anche da fossi e canali realizzati entropicamente con finalità di utilizzo agricolo nel contesto della bonifica di aree umide e paludose. Sono comunque presenti numerose aree di ristagno e di emergenza idrica diffusa. I corsi d'acqua più rappresentativi del settore centrale sono la Roggia delle Bruschera, che segna il confine tra Angera e Lisanza, la Roggia dei Sacri Cuori e Case Nuove, e la Roggia della Vepra, che attraversa la zona umida della Bruschera e sfocia nel lago all’altezza dell'. Per quanto riguarda invece il settore delle colline, ad est e a ovest del territorio comunale, si caratterizza per corsi d'acqua rettilinei che hanno spesso origine da sistemi sorgentizi (es. loc. Aicardi-Magatta) impostati al contatto tra i depositi glaciali superficiali e il sottostante substrato roccioso. Nella zone periferiche del capoluogo scorrono la Roggia delle Vigane, del Fornetto, il Rio delle Vigne Secche ed il Torrente Roggione, mentre nella frazione di Capronno, i torrenti di maggiore interesse sono il S.Ambrogio e la Lenza. I corsi d'acqua sono suddivisi tra reticolo principale e reticolo minore.

6.1 Reticolo principale Il reticolo principale, in base all'elenco dell'Allegato A della D.G.R. 1 ottobre 2008 n. 8/8127 “Modifica del reticolo idrico principale determinato con la D.G.R. 7868/2002” e s.m.i. (compresa la recente n. 4229 del 23 ottobre 2015), è rappresentato dai seguenti corsi d’acqua.

N. Tratto classificato come N. Iscr, el. Denominazione Foce/Sbocco progr. principale AAPP

VA052 Torrente Vepra Lago Maggiore Dallo sbocco alla strada da Barzola 219/C a Capronno

VA055 Torrente Lenza o Fiume Ticino Dallo sbocco alla strada da Lentate 224/C Lencia a Capronno

Il Torrente Vepra nasce dal drenaggio della piana depressa di Barza/Barzola/Cadrezzate, in prossimità del confine con Ispra e Cadrezzate e Taino; corre in direzione NE-SW per poi invertire bruscamente la direzione in corrispondenza di Taino e dirigendosi verso NW e sfociare nel lago Maggiore all’altezza della Quassa (Ispra) Lungo il suo percorso riceve diversi affluenti soprattutto in sinistra idrografica. Il Torrente Lenza lambisce solo marginalmente il territorio comunale costituendone il limite amministrativo verso Est. Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 35 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

6.2 Reticolo minore

Lo studio di individuazione del Reticolo Minore del Comune di Angera (Dott. Geol. Lolla, 2009) non risulta mai sottoposto al parere di competenza dello Sede Territoriale di Varese di Regione Lombardia. Ciononostante, in considerazione del fatto che lo studio è state redatto secondo i criteri e i dettami tecnici imposti dalla normativa di riferimento, si è ritenuto opportuno considerarlo come base per l’individuazione e la classificazione dei corsi d’acqua. Tale studio ha individuato i seguenti corsi d’acqua:

Tabella tratta dallo “Studio per l’individuazione del Reticolo Idrico Minore” (Lolla, 2009)

I corsi d’acqua riconosciuti nello studio del 2009, e recepiti in questo lavoro, sono di seguito elencati.

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I corsi d'acqua privi di idronimo sulle carte sono stati identificati con il simbolo di * è stato loro assegnato un nome facendo riferimento ad un toponimo ubicato presso il tracciato dell'alveo.

Roggia delle Bruschere La Roggia delle Bruschere ha origine in comune di Taino, dal versante settentrionale della collina denominata “Le Motte” (rif. CTR B5b1) e sfocia a lago; scorre in territorio di Angera per un tratto di 469 metri segnandone il confine meridionale. Presenta andamento rettilineo e debolmente meandreggiante verso la foce; l'alveo risulta poco inciso. L'alveo attraversa la linea ferroviaria Novara- e la SS 629 con un ponte. Roggia delle Bruschere II(*) Si tratta di un piccolo corso d'acqua poco inciso, ubicato nella parte meridionale del territorio comunale; trae origine da un'area acquitrinosa e si sviluppa per 233 metri prima di sfociare a lago. La cartografia ufficiale riporta questo corso d'acqua molto più esteso, mentre verifiche sul terreno effettuate nel 2009 dal Dr. Lolla hanno evidenziato il suo reale e attuale sviluppo. Roggia Sacri Cuori La Roggia Sacri Cuori ha origine poco al di fuori del territorio di Angera, in Comune di Taino; attraversa il Comune di Angera per un tratto di 1118 metri immettendosi nella Roggia Case Nuove. Presenta un alveo poco inciso e spesso occupato da vegetazione, alberi caduti, rami e fogliame, soprattutto nel suo tratto più prossimo alla foce. È attraversato dalla linea ferroviaria Novara-Luino e dalla SS 629, nonché da piccoli passaggi per uso agricolo nei pressi di C.na Paietta. Roggia Case Nuove Ha origine in Comune di Taino dove prende il nome di Roggia Zinesco e sfocia a lago. Presenta un andamento debolmente meandreggiante, con alveo discretamente inciso e ben delineato, con lunghezza complessiva in territorio di Angera di poco più di 2 Km. L'alveo si presenta spesso ostruito da alberi caduti, rami e foglie soprattutto nel suo tratto terminale, da C.na Paietta al lago. È inoltre attraversato dalla linea ferroviaria Novara-Luino e dalla SS 629 all'altezza di Cà Nova e da altri passaggi a ponte di strade ad uso agricolo nei dintorni di C.na Paietta. Roggia del Campeggio (*) Costituiva probabilmente una derivazione della Roggia Vevra, infatti il suo tratto di monte, tra l'altro riportato in cartografia ufficiale, ha origine da un ansa della Roggia Vevra stessa. Attualmente questo tratto di monte si presenta come un leggero avvallamento privo di qualsiasi significato idrografico. Il vero corso d'acqua ha origine all'altezza dell'ultima curva prima del rettilineo che costeggia il campeggio di Angera; in questo punto vengono convogliate le acque provenienti da scoline, che drenano le acqua da una zona acquitrinosa, e quelle provenienti dalla sede stradale. Il corso d'acqua ha un andamento rettilineo, considerato reticolo minore per un tratto di 590 metri; presenta un alveo poco inciso e con sezione ridotta, in pessimo stato di manutenzione con foglie ed erba che impediscono in più punti il naturale scorrimento idrico; inoltre in più punti riceve le acque da fossetti provenienti dall'interno dell'area campeggio. Presenta inoltre un tratto di 155 metri tombinato in corrispondenza dell'ingresso principale al campeggio. Roggia Vevra La Roggia Vevra ha origine il territorio di Taino ed entra in territorio di Angera all'altezza del Cotonificio Bernocchi, sfociando poi a lago di fronte all'Isolino Partegora. Corre in territorio di Angera per poco più di 2500 metri, con andamento a tratti rettilineo e a tratti meandreggiante. L'alveo si presenta sempre ben inciso e con sezione di larghezza variabile da 1.5 metri a 2.5 metri; spesso la sezione del corso d'acqua è ridotta a causa della presenza di alberi e rami caduti con vegetazione infestante che occupa interamente

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le sponde. Si hanno diversi attraversamenti a ponte i principali del quali sono quelli con la SP 49 (via Verdi), con la SS 629, con la strada per il campeggio all'altezza di C.na Bruschera e con due strade sterrate che da C.na Padovino si dirigono, verso Ovest, al lago. Roggia Campagnola La Roggia Campagnola è un alveo immissario della Roggia Vevra, che ha origine in territorio di Taino presso la località “Ranzitt”. Scorre in territorio di Angera per 330 metri con alveo ad andamento rettilineo o debolmente meandreggiante. Roggia Molino La Roggia Molino costituisce una derivazione della Roggia Vevra le cui acque venivano utilizzate per far funzionare il mulino di Cascina Bruschera. Attualmente si ha una blanda incisione a tratti inerbita e a tratti con fondo in cemento (nei pressi del mulino), priva di circolazione idrica. La Roggia Molino ha origine all'altezza della SS 629 e si immette a valle nuovamente nella Roggia Vevra dopo un percorso di circa 550 metri. Roggia Campaccino (*) Questo corso d'acqua ha origine dall'area boscata posta poco a sud di via Caduti Angeresi, e scorre per un tratto di 540 metri prima di sfociare a lago di fronte all'Isolino Partegora. L'alveo, come tutti i corsi d'acqua della piana della Bruschera, precedentemente descritti, presenta una sezione spesso ristretta e ostruita da vegetazione infestante e rami e alberi caduti. Roggia Fornetto La Roggia Fornetto ha origine da un'area sorgentizia presso via Gerbio posta ad una quota di 246,70 m s.l.m., taglia le pendici della collina di San Quirico e scorre per un buon tratto nella piana antistante dove riceve, tra l'altro, le acque di una serie di piccole scoline; all'altezza della strada che collega via delle Carrozze e via per Ranco, l'alveo taglia il versante che si affaccia a lago formando una profonda forra con altezza dal ciglio al greto di 4-6 metri. In quest'ultimo tratto l'alveo si presenta spesso occupato da rami e alberi caduti e da vegetazione infestante. Il corso d'acqua scorre interamente in territorio di Angera per una lunghezza complessiva di circa 900 metri; attraversa la via per Ranco con una tombinatura e viale Libertà con un ponte. Roggia Vigne Secche Si tratta di un corso d'acqua che taglia il versante meridionale della collina di San Quirico; ha origine a quota di circa 390 m s.l.m. e termina bruscamente nella piana antistante all'altezza di via Vigne Secche. L'alveo si presenta rettilineo, privo attualmente di alcuna circolazione idrica; il suo tratto di monte si presenta ben inciso, mentre l'ultimo tratto, quando attraversa l'area pianeggiante, si presenta come un piccolo canale a sezione ridotta, circa 1,00 metri di profondità e 1,5 metri di larghezza. Scorre interamente in territorio di Angera per una lunghezza di circa 550 metri. Torrente Roggione Si tratta di una importante corso d'acqua che drena le acque del versante orientale della collina di San Quirico; ha origine poco a Nord della località Ronco Ferrazzi da due rami distinti che confluiscono all'altezza di Cascina Auriga. Il Torrente Roggione rimane a cielo aperto fino a via Cervino, dopo di che risulta intubato fino allo sbocco a lago che avviene tra Piazza Garibaldi e il campo sportivo. Nel tratto di monte l'alveo si presenta ben inciso con sezione molto ampia; nel tratto di pianura l'alveo si presenta invece non molto inciso e con una sezione stimata di 2-4 metri di larghezza. In linea generale il corso d'acqua si presenta libero da ostruzioni significative, ad eccezione del tratto terminale prossimo al tombinamento, dove il greto di presenta occupato da vegetazione infestante. L'intero percorso del Torrente Roggione scorre in territorio di Angera per una lunghezza complessiva di circa 2200 metri di cui stimati 678 intubati. Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 38 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

Roggia Aicardi (*) La Roggia Aicardi prende origine da un sistema sorgentizio e scorre nel suo tratto iniziale seguendo una strada sterrata; dopo di che scorre in una profonda valle fino alle pendici della collina all'altezza di via Ronchi. In questo primo tratto l'alveo di presenta in pessime condizioni, spesso ostruito da vegetazione e alberi caduti e da situazioni di instabilità morfologica lungo i fianchi della valle. Il corso d'acqua è poi intubato all'altezza di via Castabbio per immettersi poi nel corso d'acqua denominato Roggia Ronchi (*) all'incrocio tra via Castabbio e via Varesina. Roggia Ronchi (*) Si tratta di un corso d'acqua di modeste dimensioni con sezione in alcuni punti di larghezza non superiore ad un metro, attualmente privo di circolazione idrica ma che si attiva in concomitanza di intense precipitazioni. In cima a via Ronchi è poi intubato fino alla SS 629 per ritornare a cielo aperto in un breve tratto e tombinarsi nuovamente seguendo via Varesina. Il percorso della tombinatura è stato seguito fino circa l'incrocio tra la via Varesina e via Castellana dopo di che non è dato saperne l'andamento anche se si ipotizza convogli nella pubblica fognatura. Torrente Vallone delle Vigane Corso d'acqua di modesto sviluppo (180 metri) ad andamento rettilineo, che drena parte delle acque del versante occidentale della collina di San Quirico prospiciente a lago, ove poi sfocia. Roggia Monte Albano (*) Corso d'acqua ad andamento rettilineo che taglia il versante nord occidentale della collina di San Quirico; ha origine a quota di circa 360 m s.l.m. e si sviluppa per circa 430 metri fino a sfociare a lago in Comune di Ranco. Roggia C.na Giulia (*) Corso d'acqua ad andamento rettilineo che segna parte del confine settentrionale con il Comune di Ranco. Presenta un alveo che scorre in una valle ben incisa, in stato di degrado con rami e alberi caduti e vegetazione sui fianchi e nel greto del corso d'acqua. Nel suo tratto terminale, prima di venire intubato, riceve le acque di un piccolo immissario. La Roggia C.na Giulia (*) ha uno sviluppo complessivo di circa 290 metri. Corsi d'acqua nell'area della palude (Fosso C.na Paludi(*), Fosso della Palude, Fosso dell'Acqua Negra, Cavo Re, Solco delle Paludi, Roggia Casello(*), Torrente Vepra) L'idrografia dell'area della palude, ad Ovest della frazione di Barzola, è costituita da un sistema di corsi d'acqua, piccoli fossi e scoline ad andamento rettilineo che spesso si intersecano ad angolo retto. Questo sistema di corsi d'acqua è probabilmente in parte di origine antropica, usato come in passato come reticolo irriguo e/o realizzato come sistema di drenaggio e bonifica delle aree paludose e acquitrinose che caratterizzano questa porzione del territorio di Angera. I corsi d'acqua a maggior valenza idrica ascritti al reticolo idrografico minore hanno sviluppo rettilineo e tagliano da Nord a Sud il territorio. Nelle porzioni di territorio a Nord, dove i corsi d'acqua scorrono attraverso aree boscate, questi si presentano in stato di abbandono, con vegetazione infestante che cresce sulle sponde e rami e foglie che ostruiscono e ostacolano la circolazione idrica. Il Fosso dell'Acqua Negra, dopo aver ricevuto anche le acque del Fosso della Palude e del Fosso di C.na Paludi(*), spaglia formando un'area acquitrinosa prossima al Torrente Vepra. Un tratto del Torrente Vepra, ascritto al Reticolo Idrografico Principale, scorre nell'area della Palude da Sud a Nord; si presenta con sezione ampia (2-4 metri) ma mai molto inciso con altezza dal ciglio al greto di 1-2 metri. Da notare che circa 200 metri prima di entrare in territorio di Ispra, in corrispondenza di una strada sterrata uso agricolo, in sponda idrografica

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sinistra si ha rottura dell'argine, con esondazione delle acqua che vanno a loro volta ad alimentare l'area acquitrinoso detta in precedenza per il Fosso dell'Acqua Negra. Torrente S. Ambrogio (*) Questo corso d'acqua taglia il versante Nord orientale della collina denominata “Monte della Croce”; scorre in territorio di Angera dal confine comunale con Taino fino ad immettersi nel Torrente Lenza, per una lunghezza di circa 1600 metri. Ha andamento rettilineo e nella sua parte terminale, dove scorre in un area pianeggiante, vicino la foce, si presenta ad andamento squadrato quasi abbia subito una sorta di regimazione. In quest'area il Torrente S. Ambrogio (*) riceve anche le acque di un sistema di scoline che drenano parte delle acque della piana paludosa. Il tratto che costeggia la via S. Ambrogio e la mulattiera che da essa si diparte presenta pessima manutenzione e pulizia, con vegetazione infestante e occlusioni di rami e fogliame che spesso rallentano e rendono difficoltoso lo scorrimento idrico. Roggia S. Ambrogio (*) Rappresenta il sistema di fossi a maggior significato idrico che drenano le acque dell'area pianeggiante posta a confine con il Comune di Cadrezzate. Si tratta di corsi d'acqua di modeste dimensioni, ad andamento rettilineo che per un certo tratto seguono la via S. Ambrogio fino ad immettersi nel Torrente Lenza. Corsi d'acqua di Capronno (Torrente Villa(*), Roggia Tripoli(*), Torrente Alberino(*), Torrente Vepra, Torrente Corte(*)) Si tratta di un sistema di corsi d'acqua che drenano le acque del versante settentrionale della collina retrostante la frazione di Capronno fino ad immettersi nel Torrente Vepra. Hanno andamento grossomodo rettilineo, con alveo ben inciso nel tratto di monte, mentre si presentano come piccole scoline poco incise (ad eccezione del Torrente Villa(*) e della Roggia Tripoli(*)) nel tratto pianeggiante, dove si presuppone che il loro corso sia stato nel tempo “indirizzato” a scopo agricolo. Quest'area pianeggiante è anche attraversata da un sistema di piccole scoline e fossetti di scarso significato idrico che avvalorano l'ipotesi di un controllo antropico sul drenaggio dell'area per scopi agricoli e/o di bonifica di un'area a difficile smaltimento idrico.

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7 IDROGEOLOGIA

Il rilevamento idrogeologico di superficie ha consentito l’identificazione dei diversi complessi idrogeologici, la cui definizione deriva principalmente dal coefficiente di infiltrazione; questo parametro è infatti di considerevole rilevanza ai fini urbanistici. Confrontando i dati di superficie con le stratigrafie di pozzi e sondaggi, si è verificata inoltre la possibilità di trasferire le informazioni di superficie al sottosuolo. L’assetto litostratigrafico del territorio comunale è alla base della scarsa potenzialità delle falde presenti nel sottosuolo che, generalmente, sono di tipo libero e poco produttivo. Sono infatti presenti due estese aree collinari (San Quirico/Rocca e Capronno) caratterizzate, rispettivamente da substrato roccioso affiorante o sub affiorante o da dossi di tipo glaciale (morene) localmente verosimilmente impostate su nuclei in substrato impermeabile con presenza di irregolari falde sospese poco profonde a ridotta potenzialità idrica In questi settori è individuata una area, realmente poco estesa, a nord di Barzola, che risulta ubicata a margine di acquifero molto produttivo sfruttato dal campo pozzi di Barza dell’acquedotto provinciale. Nei restanti settori è presente una ampia area pianeggiante interessata da sedimenti fini di origine lacustre e glacio-palustre con abbondante percentuale argillosa e con falda superficiale a bassissima trasmissività ( idrogeologicamente di scarso interesse). I complessi idrogeologici di superficie sono riportati nella tabella seguente e la distribuzione areale è rappresentata nella Tavola 3.

Tabella 7.1 – Complessi idrogeologici di superficie e relativo grado di permeabilità

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7.1 Idrostratigrafia Complesso Cristallino (porfidi). È costituito da porfidi rossi permiani che strutturano il rilievo di S. Quirico. Il limite idrogeologico a letto non è mai affiorante nell’area di indagine mentre quello a tetto è presente in affioramento. Il complesso è molto poco permeabile per fratturazione. Grado di permeabilità: Bassissimo

Complesso Carbonatico intermedio. È costituito principalmente da Dolomie , calcari dolomitici e brecce dolomitiche a stratificazione massiccia appartenenti alla Dolomia Principale Il limite idrogeologico a letto non è mai affiorante nell’area di indagine mentre quello a tetto è definito. Il complesso è altamente permeabile per fratturazione e affiora unicamente nel settore nord del territorio di Angera. Grado di permeabilità: Medio-Alto

La serie appena descritta è ricoperta da depositi di età Plio-quaternaria, molto eterogenei per quanto riguarda le caratteristiche litologiche ed idrogeologiche. 1) Complesso glaciale. Questo complesso è caratterizzato da una estrema eterogeneità delle litologie, tipica dei contesti glaciali: sono infatti stati ascritti a questa unità sia i diamicton glaciali a permeabilità da bassa (matrice sabbiosa) a molto bassa (matrice argillosa) sia le facies fluvioglaciali e versante, in genere ad elevata permeabilità interstiziale. I rapporti tra le litofacies non sono sempre cartografabili perché intrinsecamente complessi per la presenza di chiusure laterali, superfici erosionali, variazioni laterali di facies. Lo spessore complessivo è variabile da zero a qualche decina di metri. La permeabilità delle litologie prevalenti (diamicton glaciali) è in genere media e diventa bassissima in corrispondenza dei depositi glaciali di alloggiamento. Grado di permeabilità: variabile Medio-Basso

2) Complesso fluvioglaciale. È costituito da ciottoli , sabbie e ghiaie ( e in subordine limi) di origine fluvioglaciale, sede di acquifero superiore libero. È presente nel settore immediatamente a monte del centro storico di Angera e presso la località di Capronno. Grado di permeabilità: Medio-Alto

3) Complesso fluviolacustre. È costituito da limi e, localmente, da sabbie e ghiaie di origine fluviolacustre, sede di acquifero superiore libero in equilibrio con il Lago Maggiore. È presente nel settore pianeggiante centrale del territorio di studio. Grado di permeabilità: Medio

4) Complesso lacustre. È costituito da depositi fini e medio fini (limi e limi organici) sede di acquifero superiore libero in equilibrio con il Lago Maggiore. È presente nel settore più prossimo alla linea di costa. Grado di permeabilità: Medio-basso

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7.2 Piezometria

La scarsità di punti di controllo piezometrico (pozzi, piezometri, sorgenti o sondaggi), ad eccezione del settore meridionale, rende difficoltosa la ricostruzione della piezometria del territorio comunale di Ispra. Sono disponibili unicamente dati piezometrici relative ai settori pianeggianti caratterizzati da acquiferi liberi ben riconoscibili e dalla presenza di pozzi di cui è noto il livello statico. Nella carta idrogeologica è stata indicata la piezometria riportata nella versione precedente dello studio geologico comunale (Lolla, 2010) basata su dati ricavati da una campagna piezometrica effettuata su circa 30 pozzi. A scala comunale sono individuabili due macro settori con differenti direzioni di flusso idrico sotterraneo (e differenti valori di soggiacenza della falda). L'andamento generale del deflusso idrico sotterraneo risulta infatti fortemente condizionato dall'assetto stratigrafico e idrogeologico del sottosuolo che determina la presenza di acquiferi principale è presente solamente nelle zone pianeggianti. Le zone collinari (Rilievo di S.Quirico e Rocca) sono infatti caratterizzate da substrato privo di circolazione idrica (o con ridotta circolazione) o da acquiferi profondi e superficiali con funzione di alimentazione e ricarica dell’acquifero principale. Tra i due settori connotati dalla presenza di altrettanti acquiferi livelli superficiali è ben riconoscibile uno spartiacque, ubicato grossomodo tra Capronno e Lentate che li separa in modo netto; a sud-sudest l’acquifero drenato dal T. Lenza e a nord quelle che hanno come direzione di deflusso e recapito la zona “Paludi” e il T. Vepra. E’ inoltre presente un secondo spartiacque, morfologicamente meno evidente, nella zona della Cascina Baranzini che separa l’acquifero nord (Verso lo. Paludi) da quello con direzione Lago Maggiore (con direzione di scorrimento NE-SW). La direzione di flusso idrico della falda e la relativa soggiacenza nei contesti idrogeologici prossimi al lago risulta condizionato fortemente dall’azione drenante del bacino lacustre oltre che dalla presenza dei numerosi corsi d'acqua.

7.3 Censimento Pozzi Partendo dai dati bibliografici disponibili è stato ricostruito il quadro dei punti di emungimento presenti nel settore in studio e nel suo immediato intorno e indicate in tavola 3.

Siccome si tratta quasi esclusivamente di captazioni ad uso privato si è ritenuto opportuno indicare nella tabella seguente, solo l’unica captazione ad uso pubblico presento entro il territorio comunale.

N. pozzo Proprietario Località Profondità (m) Uso * Stato ** Stratigrafia AC1 A. Provinciale Barzola 60 P A X *P=Uso Potabile, I=Uso industriale. ** C= chiuso, A= attivo, N.U.= non utilizzato

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8 ANALISI DEL RISCHIO SISMICO

8.1 Riferimenti normativi nazionali

La pericolosità sismica è lo strumento di previsione delle azioni sismiche attese in un certo sito su base probabilistica ed è funzione delle caratteristiche di sismicità regionali e del potenziale sismogenetico delle sorgenti sismiche; la sua valutazione deriva quindi dai dati sismologici disponibili e porta alla valutazione del rischio sismico di un sito in termini di danni attesi a cose e persone come prodotto degli effetti di un evento sismico. La pericolosità sismica valutata all’interno di un sito deve essere stimata come l’accelerazione orizzontale massima al suolo (scuotimento) in un dato periodo di tempo, definendo i requisiti progettuali antisismici per le nuove costruzioni nel sito stesso. La mappatura della pericolosità sismica del territorio italiano ha permesso di stilare una classificazione sismica dello stesso secondo le direttive promulgate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 23 marzo 2003 – Ordinanza n. 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, con la quale sono stati approvati i “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche – individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” (allegato 1) e le connesse norme tecniche per fondazioni e muri di sostegno, edifici e ponti (allegati 2, 3 e 4). Nel 2006 sono stati approvati i “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche e la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” (Allegato 1.A) e la Mappa di pericolosità sismica di riferimento a scala nazionale (Allegato 1.B), con OPCM n. 3519, successivamente aggiornati in relazione alle modifiche apportate dalla revisione delle Norme Tecniche per le Costruzioni, emanate con D:M. 14 settembre 2005. In Figura .1 viene riportata la mappa della pericolosità sismica come pubblicata nel sopra citato OPCM.

Figura 8.1 - Mappa di pericolosità sismica

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Con la pubblicazione delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008) si definiscono i criteri definitivi per la classificazione sismica del territorio nazionale in recepimento del Voto n. 36 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 27 luglio 2007 (“Pericolosità sismica e criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale”); tali criteri prevedono la valutazione dell’azione sismica non più legata ad una zonazione sismica ma definita puntualmente al variare del sito e del periodo di ritorno considerati, in termini sia di accelerazione del suolo ag sia di forma dello spettro di risposta. Secondo il Voto n. 36, “l’azione sismica è quindi valutata sito per sito e costruzione per costruzione e non riferendosi ad una zona sismica territorialmente coincidente con più entità amministrative, ad un’unica forma spettrale e ad un periodo di ritorno prefissato ed uguale per tutte le costruzioni come avveniva in precedenza”.

L’Allegato A al D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni” prevede che l’azione sismica venga valutata in fase di progettazione a partire da una “pericolosità sismica di base” in condizioni ideali di sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale. La pericolosità sismica di un determinato sito deve essere descritta con sufficiente dettaglio sia in termini geografici che temporali, fornendo, di conseguenza i risultati del suddetto studio:

° in termini di valori di accelerazione orizzontale massima ag e dei parametri che permettono di definire gli spettri di risposta (Fo – valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale, T*C – periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale); ° in corrispondenza dei punti di un reticolo di riferimento (reticolo di riferimento) i cui nodi non siano distanti più di 10 km;

° per diverse probabilità di superamento in 50 anni e/o diversi periodi di ritorno TR ricadenti in un intervallo di riferimento compreso almeno tra 30 e 2475 anni.

L’azione sismica così individuata deve essere variata in funzione delle modifiche apportate dalle condizioni sito-specifiche (caratteristiche litologiche e morfologiche); le variazioni apportate caratterizzano la risposta sismica locale.

L’Allegato B alle citate norme fornisce le tabelle contenenti i valori dei parametri ag, FO e T*C relativi alla pericolosità sismica su reticolo di riferimento, consultabile sul sito http://esse1.mi.ingv.it/.

8.2 Aspetti normativi e metodologici regionali Con la pubblicazione sul B.U.R.L. del 19 gennaio 2006, 3° supplemento straordinario, della D.G.R. n. 8/1566 del 22 dicembre 2005 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12”, la Regione Lombardia ha definito le linee guida e le procedure operative per la valutazione degli effetti sismici di sito a cui uniformarsi nella definizione del rischio sismico locale, successivamente aggiornate con la D.G.R. 8/7374/2008 e la D.G.R. n. IX/2616 del 30 novembre 2011: Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della Legge Regionale 11 marzo 2005 n. 12”, approvati con D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 e successivamente modificati con D.G.R. 28 maggio 2008, n° 8/7374 pubblicata sul B.U.R.L. - Serie Ordinaria del 15 dicembre 2011. Secondo le direttive regionali di recente emanazione, l’analisi della sismicità del territorio in termini di valutazione dell’amplificazione sismica locale deve seguire le metodologie dell’Allegato 5 alla recente D.G.R. n. IX/2616/2011, che prevedono tre diversi livelli di

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approfondimento in funzione della zona sismica di appartenenza (1° livello, 2° livello, 3° livello). La normativa regionale più recente è la Legge Regionale 33/2015 e i relativi criteri attuativi di cui alla D.G.R. 5001/2016.

Secondo la normativa nazionale e tenuto conto dei valori di sollecitazione sismica di base ag attesi all’interno del territorio comunale di Angera, così come definiti nella tabella 1 allegata al D.M. 14 gennaio 2008 “Norme tecniche per le costruzioni” per eventi con tempo di ritorno di 475 anni e probabilità di superamento del 10% in 50 anni, compresi tra 0.0495g e 0.0554g, l’intero territorio comunale è attribuibile alla Zona Sismica 4 ai sensi dei criteri generali di classificazione di cui al Voto n. 36 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici del 27/07/2007 “Pericolosità sismica e criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale” e della O.P.C.M. 28 aprile 2006 n. 3519 “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento delle medesime zone”. In base alla classificazione derivante dalla O.P.C.M. 20 marzo 2003 n. 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, recepita con D.G.R. n. 14964 del 7 novembre 2003, il territorio comunale di Angera era inserito in Zona Sismica 4. Anche secondo la nuova classificazione sismica dei comuni della Regione Lombardia, di cui alla recente D.G.R. 11 luglio 2014 n. X/2129 (e s.m.i.) “Aggiornamento delle zone sismiche in Regione Lombardia”, il territorio di Angera risulta classificato in Zona Sismica 4 con valore di accelerazione massima (ag max) pari a 0,058594. Tale classificazione, secondo quanto riportato al punto 1.4.3 della D.G.R. n. IX/2616/2011, definisce unicamente l’ambito di applicazione dei vari livelli di approfondimento in fase pianificatoria.

La figura alla pagina seguente (figura 8.2) riproduce la mappa di pericolosità sismica del territorio regionale.

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Figura 8.2: Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale Alla luce di tali considerazioni, nell’ambito dei diversi livelli di approfondimento previsti dall’Allegato 5, l’analisi del rischio sismico locale è stata condotta nel presente studio adottando la procedura di 1° livello che, a partire dalle informazioni già acquisite nella fase di analisi territoriale di base, consente l’individuazione di ambiti areali caratterizzati da specifici scenari di pericolosità sismica locale in cui gli effetti della sollecitazione sismica di base attesa sono prevedibili con sufficiente approssimazione, la cui quantificazione dovrà essere oggetto di specifici studi di approfondimento (cfr. Norme geologiche di Piano, artt. 2 e 3). 1° livello Il 1° livello si basa su un approccio qualitativo e comporta la redazione della carta della Pericolosità Sismica Locale (PSL), direttamente derivata dai dati contenuti nelle carte di inquadramento geologico-geomorfologico della pianificazione territoriale. La raccolta sistematica di osservazione sui diversi effetti prodotti dai terremoti in funzione di parametri geologici, topografici e geotecnici, ha permesso di definire un numero limitato di situazioni tipo (scenari di pericolosità sismica locale) in grado di determinare gli effetti sismici locali, cioè, di dar luogo ad apprezzabili modificazioni dello spettro di risposta elastica.

8.3 Pericolosità sismica di base del territorio comunale

Gli scenari riconosciuti nell’ambito del territorio comunale di Angera sono i seguenti:

Sigla Scenario pericolosità sismica locale Effetti

Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi Instabilità

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Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti

Zona potenzialmente franosa o esposta al rischio di Z1c frana

Zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti Z2a (riporti poco addensati, depositi altamente Cedimenti compressibili, ecc.)

Z2b Zone con depositi granulari fini saturi Liquefazioni

Z3a Zona di ciglio H > 10 m Amplificazioni Zona di cresta rocciosa e/o cucuzzolo: appuntite - Z3b topografiche arrotondate

Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali Z4a Amplificazioni e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi litologiche Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o Z4c e geometriche coesivi (comprese le coltri loessiche)

Zona di contatto stratigrafico tra litotipi con Comportamenti Z5 caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse differenziali

La distribuzione di questi scenari è evidenziata nella Tavola 4 (Carta della Pericolosità sismica locale). PSL Z1a Corrisponde ad un dissesto attivo sviluppatosi entro un impluvio posto nel settore settentrionale del territorio comunale (in sinistra idrografica del T. Rogigone). PSL Z1b Coincide con 2 dissesti, recentemente oggetto di interventi di messa in sicurezza, ubicati rispettivamente sul lungo lago (subito a ovest del centro storico) e lungo Via Per Ranco. PSL Z1c Le aree inserite nello scenario Z1c identificano sedi di potenziali crolli rocciosi e alle aree di falda stabilizzata e attiva poste alla loro base ubicate nei pressi della Rocca Borromea oltre ad aree a franosità superficiali diffuse e ad erosione accelerata poste sempre nel settore settentrionale di Angera. PSL Z2a Coincide con vaste aree pianeggianti, localmente depresse, caratterizzate da terreni con scarse/scadenti caratteristiche geotecniche e bassa soggiacenza della falda. Una di queste aree corrisponde con il settore più prossimo alla linea di costa del Lago Maggiore. PSL Z2b Corrisponde con il settore più prossimo e meno rilevato dell’area attigua al lago Maggiore. PSL Z3a Le aree di identificano orli di scarpata che insistono su versanti acclivi in zone di possibile interferenza diretta o indiretta con l’urbanizzato e l’urbanizzabile. Esse comprendono i cigli di due rilievo posto nel settore ovest del territorio di studio. PSL Z3b Lo scenario è limitato alle creste di 3 rilievi ubicati a nord del centro abitato. PSL Z4a Lo scenario è legato alla presenza di depositi fluvioglaciali nell’ambito del territorio comunale. Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 48 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

PSL Z4b Corrisponde alle zone interessate dalla presenza di depositi glaciali che connotano i rilievi di Capronno, Barzola e Angera (zona alta). PSL Z5 Lo scenario, definito da un elemento lineare, corrisponde al contatto tra litotipi a diverso comportamento fisico-meccanico, rappresentato dal limite tra il substrato roccioso e i depositi quaternari. Tale elemento incorpora un certo grado di incertezza, relativa all’effettiva posizione del limite, spesso tracciabile solo in modo indicativo.

8.4 Prescrizioni In base alla nuova normativa, per i comuni ricadenti in Zona 4, i livelli di analisi superiore devono essere applicati nelle seguenti situazioni:

2° livello (fase pianificatoria) 3° livello (fase progettuale) nelle zone PSL Z3 e Z4 solo per edifici - nelle zone PSL Z1, Z2 e Z5 per edifici strategici e rilevanti (elenco tipologico di strategici e rilevanti cui al D.D.U.O. 19904/03) - nelle aree indagate con il 2° livello quando Fa calcolato > valore soglia comunale

Secondo la normativa vigente, pertanto, nell’ambito del comune di Angera: • a) devono essere soggette all’analisi di 2° livello (che prevede il confronto tra un fattore di amplificazione sismica locale Fa e un valore soglia calcolato per ciascun comune), in fase di pianificazione, tutte le costruzioni strategiche e rilevanti in progetto (come elencate nel D.D.U.O. n. 19904/2003), la cui edificazione è prevista nelle aree PSL Z3 e Z4. • b) devono essere sottoposte all’analisi di 3° livello tutte le costruzioni strategiche e rilevanti in progetto (come elencate nel D.D.U.O. n. 19904/2003), la cui edificazione è prevista nelle aree PSL Z1 e Z2, nonché nelle aree Z3 e Z4, qualora il valore Fa misurato risultasse maggiore del valore soglia previsto. Secondo il Documento di Piano del presente PGT non sono previsti in maniera specifica edifici di cui al D.D.U.O. citato negli Ambiti di Trasformazione individuati. Pertanto le analisi di 2° livello non sono state implementate.

Per il comune di Angera, secondo i dati forniti dalla Regione Lombardia, i valori soglia di Fa, differenziati per suoli di fondazione e per periodi, sono i seguenti:

Suoli B Suoli C Suoli D Suoli E Periodo 0,1 - 0,5 s 1,4 1,8 2,2 2,0 Periodo 0,5 - 1,5 s 1,7 2,4 4,2 3,1

Di seguito si riportano le tipologie degli edifici strategici e rilevanti come definite nel D.D.U.O. 21 novembre 2003, n. 19904:

EDIFICI ED OPERE STRATEGICHE

Categorie di edifici di interesse strategico di competenza regionale, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile a. Edifici destinati a sedi dell’Amministrazione regionale (∗) b. Edifici destinati a sedi dell’Amministrazione provinciale (*) c. Edifici destinati a sedi di Amministrazioni comunali (*)

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d. Edifici destinati a sedi di Comunità Montane (*) e. Strutture non di competenza statale individuate come sedi di sale operative per la gestione delle emergenze (COM, COC, ecc.) f. Centri funzionali di protezione civile g. Edifici ed opere individuate nei piani d’emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell’emergenza h. Ospedali e strutture sanitarie, anche accreditate, dotati di Pronto Soccorso o dipartimenti di emergenza, urgenza e accettazione i. Sedi Aziende Unità Sanitarie Locali (**) j. Centrali operative 118

EDIFICI ED OPERE RILEVANTI

Categorie di Edifici di competenza regionale che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso: a. Asili nido e scuole, dalle materne alle superiori b. Strutture ricreative, sportive e culturali, locali di spettacoloe di intrattenimento in genere c. Edifici aperti al culto non rientranti tra quelli di cui all’allegato 1, elenco B, punto 1.3 del decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, n. 3685 del 21 ottobre 2003 d. Strutture sanitarie e/o socio-assistenziali con ospiti non autosufficienti (ospizi, orfanotrofi, ecc.) e. Edifici e strutture aperti al pubblico destinate alla erogazione di servizi, adibiti al commercio suscettibili di grande affollamento (***)2 9 QUADRO DEI VINCOLI NORMATIVI VIGENTI SUL TERRITORIO

Come indicato nei “Criteri attuativi della L.R. 12/05 per il governo del territorio”, la Carta dei Vincoli deve essere redatta su tutto il territorio comunale alla scala dello strumento urbanistico e deve riportare le limitazioni d’uso del territorio derivanti da normative e piani sovraordinati in vigore, di contenuto prettamente geologico. La fase di analisi ha individuato, nel territorio comunale, i vincoli potenziali illustrati in seguito.

9.1 Vincoli derivanti dalla pianificazione di bacino (ai sensi della l. 183/89; parte 2 – Raccordo con gli strumenti di pianificazione sovraordinata)

Gli strumenti di pianificazione sovraordinata individuati e considerati sono i seguenti: - PAI (Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico) comprensivo delle varianti ad oggi approvate, sia per quanto riguarda gli aspetti del dissesto che del rischio idraulico (delimitazione delle fasce fluviali, esondazioni e dissesti morfologici lungo le aste torrentizie, attività dei conoidi). - PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale) della Provincia di Varese. - SIT regionale.

(*) Prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza

(**) Limitatamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza

(***) Il centro commerciale viene definito (D.Lgs. n. 114/1998) quale una media o una grande struttura di vendita nella quale più esercizi commerciali sono inseriti in una struttura a destinazione specifica e usufruiscono di infrastrutture comuni e spazi di servizio gestiti unitariamente. In merito a questa destinazione specifica si precisa comunque che i centri commerciali possono comprendere anche pubblici esercizi e attività paracommerciali (quali servizi bancari, servizi alle persone, ecc.).

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1) PAI Gli allegati 1 e 2 dell’Elaborato 2 del PAI (Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici) inquadrano il comune di Angera dal punto di vista del rischio e delle tipologie di rischio. L’All. 1 “Elenco dei comuni per classe di rischio” riporta i seguenti dati:

rischio ISTAT95 Comune frana totale

03012003 ANGERA 1 x

L’All. 2 “Quadro di sintesi dei fenomeni di dissesto a livello comunale” specifica i dissesti censiti:

ISTA95 Comune superficie frana osservata frana comune (km2) potenziale

(km2) (km2)

03012003 ANGERA 17,6 < 0,1 0,2

Le tabelle sono prodotte all’interno di una procedura di valutazione del rischio attraverso metodi statistici, in cui vengono assegnate classi di rischio a unità elementari del territorio, fatte coincidere con i comuni. L’attribuzione a una certa classe di rischio si basa sulla determinazione della pericolosità, stimata a partire dallo stato di dissesto, valutato singolarmente per ogni tipologia, presente all'interno del territorio comunale. Nel caso di dissesti per frana, la classe di rischio viene determinato attraverso un indice di “franosità osservata” corrispondente alla percentuale di territorio comunale interessata da dissesti franosi già avvenuti (sia quiescenti che attivi) e un indice di “franosità potenziale” riferita alla distribuzione delle frane all’interno dei tipi litologici in cui sono state raggruppate le formazioni geologiche presenti nel territorio. Per gli altri elementi, la pericolosità viene definita unicamente in base all’estensione areale di una data tipologia di dissesto, espressa come percentuale della superficie del territorio comunale. In base alle elaborazioni PAl, il comune di Angera ricade nella classe di rischio R1 per franosità. La classe R1 è definita come rischio moderato, per il quale sono possibili danni sociali ed economici marginali. Alla luce dei pareri espressi da Regione Lombardia nel novembre 2016 in merito al presente studio sono state riportate, nella Carta dei Vincoli, le 3 perimetrazione delle Aree costiere Lacuali (ACL) contenute nella Mappa della pericolosità del rischio Alluvioni (PGRA – Art. 57 delle NdA del PAI) ovvero: ‹ Aree P1 – Pericolosità ACL scenario raro; ‹ Aree P2 – Pericolosità ACL scenario poco frequente; ‹ Aree P3 – Pericolosità ACL frequente;

2) PTCP Il PTCP contiene i seguenti riferimenti al comune di Angera, riportati e brevemente discussi. • La Tavola RIS1 (Carta del rischio) e la Tavola RIS2 (Carta censimento dissesti) non riporta alcun elemento o riferimento nel territorio di Angera.

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• nella Tavola RIS3 (Carta della pericolosità frane, con l’esclusione di quelle di crollo - Figura 8.3) una parte considerevole del territorio comunale non ricade in alcuna classe di rischio e solo la porzione settentrionale e NW ricade nelle seguenti due classi: - aree a pericolosità molto bassa o nulla:settore centro-occidentale (centro abitato); - aree a pericolosità bassa: settore NE prospiciente alla linea di costa ; • nella Tavola RIS4 (Carta della pericolosità frane di crollo) il territorio di Angera non risulta a rischio.

Figura 8.3– Carta della pericolosità per frana, con esclusione di quelle di crollo

9.2 Vincoli di polizia idraulica (ai sensi della D.G.R. 25 gennaio 2002, n.7/7868 e successive modificazioni)

Il Comune di Angera, alla data di redazione del presente documento, non è dotato di studio approvato per l’individuazione del reticolo principale e minore e relative fasce di rispetto, ai sensi della D.G.R. 7/7868 del 2002, D.G.R. 7/13950 del 2003, D.G.R. 8/8127 del 2008 e s.m.i. Nel 2009 venne commissionato al Dott. Geol. Lolla uno “Studio per l’individuazione del Reticolo Minore del Comune di Angera” concluso nell’agosto 2009 che però non venne mai sottoposto al parere di competenza della Regione Lombardia (Sede Territoriale di Varese.) In assenza di tale passaggio tecnico-amministrativo, alla data attuale, vigono le norme contenute nel Regio Decreto 25 luglio 1904 n°523 che prevede una fascia di inedificabilità di 10 m da tutti i corsi d’acqua compresi (Art. 96) i laghi (come ribadito dalla sentenza del Consiglio di Stato, Sez. IV, n.5620 del 5/11/2012). In considerazione della qualità e dell’accuratezza dello studio del 2009 si è ritenuto opportuno utilizzarlo come riferimento per l’individuazione dei corsi d’acqua su cui porre il vincolo di polizia idraulica (inteso come fascia di 10 m dalla sommità della sponda incisa o dal piede esterno dell’argine, in presenza di argini in rilevato) resta inteso che, in assenza dell’atto di approvazione dello studio geologico, non sono recepibili le fasce di rispetto indicate nel citato documento. Anche nei tratti tombinati la fascia di rispetto si estende ad una distanza di 10 m su entrambi i lati del diametro esterno delle pareti del manufatto. Entro tale fascia vige il divieto assoluto di edificazione.

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9.3 Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile

L’art. 94 del D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” riguarda la disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano e definisce la zona di tutela assoluta e la zona di rispetto delle captazioni a scopo idropotabile. Comma 3: La zona di tutela assoluta è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni; deve avere un’estensione di almeno 10 m di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione e ad infrastrutture di servizio. Comma 4: La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta, da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. L’Allegato 1, punto 3 di cui alla delibera di G.R. 10 aprile 2003 n. 7/12693 “Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano” fornisce le direttive per la disciplina delle attività (fognature, opere e infrastrutture di edilizia residenziale e relativa urbanizzazione, infrastrutture viarie, ferroviarie ed in genere infrastrutture di servizio, pratiche agricole) all’interno delle zone di rispetto. In base ai risultati delle indagini idrogeologiche, nel Comune di Angera, sono presenti le seguenti captazioni ad uso idropotabile e dotate di zona di rispetto:

Pozzi

N. pozzo Proprietario Località Profondità (m) Uso

AP1 Consorzio Provinciale Barzola 60 Potabile

ZONE DI TUTELA ASSOLUTA Le Zone di Tutela Assoluta (raggio 10 m dal punto di captazione) sono state definite come prescritto dalla normativa vigente. All’interno della Zone di Tutela Assoluta non sono ammesse attività diverse da quelle inerenti l’utilizzo, la manutenzione e la tutela delle captazioni.

ZONE DI RISPETTO La zona di Rispetto del pozzo AP1 - “Barzola” è definita con metodo geometrico. Nell’ambito delle Zone di Rispetto (ZR) sono vietate le seguenti attività: • Dispersione di fanghi ed acque reflue anche se depurati; • Accumulo di concimi organici, fertilizzanti o pesticidi; • Spandimento di concimi organici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e delle vulnerabilità delle risorse idriche;

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• Dispersione nel sottosuolo d’acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; • Aree cimiteriali; • Apertura di cave che possono essere connesse con le falde; • Apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell’estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica; • Gestione dei rifiuti; • Stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; • Centri di raccolta, rottamazione e demolizione d’autovetture; • Pozzi perdenti; • Pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda 170 Kg per ettaro d’azoto presenti negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. È comunque vietata la tabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.

3) Zona di Protezione (Z.P.). La Zona di Protezione, di istituzione facoltativa, vincola l’intera area di ricarica delle risorse idriche captate, con vincoli generici (non specificati nel D.P.R. 236/88) da attenuarsi proporzionalmente alla distanza dai punti di presa.

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10 AMBITI DI PERICOLOSITA’ OMOGENEA (SINTESI)

L'elaborato di sintesi, redatto a scala 1:5.000 (Tavola 6) riporta gli elementi più significativi, evidenziati nella fase di indagine e di rilievo, che forniscono il quadro sintetico degli elementi di “criticità” del territorio. Sono individuate porzioni di territorio caratterizzate da pericolosità omogenea per la presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico in atto o potenziale, di scadenti qualità geotecniche, di vulnerabilità idrogeologica e idraulica di seguito riportate. Nello specifico, per quanto riguarda le aree sottoposte a situazioni di vulnerabilità idraulica e come indicato anche nel parere regionale alla precedente versione dello studio, è stata utilizzata anche la perimetrazione presente negli studi idraulici pre-PGRA e relativa alle aree più prossime al lago (Limite altezza dell’acqua h > 2,0 -piena di riferimento) per definire una sottoclasse di fattibilità geologica all’interno della classe relativa all’area ACL P3 in quanto fortemente rappresentativa di un elemento di specifica pericolosità.

Aree che non presentano particolari situazioni di vulnerabilità - Aree con pendenza da lieve a moderata impostate su depositi glaciali o fluvioglaciali con buone caratteristiche geotecniche e assenza di processi geomorfici in atto; - Aree sub-pianeggianti impostate su depositi fluviolacustri con caratteristiche geotecniche da mediocri a discrete e assenza di processi geomorfologici attivi; - Aree con pendenza moderate su substrato roccioso (o su depositi di copertura avente ridotto spessore) con buone caratteristiche geotecniche e assenza di processi geomorfici in atto Aree vulnerabili per l’instabilità dei versanti - Aree a franosità superficiale diffusa: - Aree in erosione accelerata - Aree di frana attiva - Aree di frana stabilizzata - Aree ad elevata acclività su pendii in roccia (pendenza >35°) con locali pareti rocciose sedi di potenziali fenomeni di crollo con relativa fascia di rispetto alla base - Aree con valori di acclività superiori a 20° su terreni eterogenei di origine glaciale - Aree ad elevata acclività (>35°) su pendii in roccia - Aree a moderata acclività su pendii in roccia (pendenza <35°) Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico - Aree con emergenza idriche diffuse - Aree con bassa soggiacenza della falda acquifera Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico e geotecnico - Aree con bassa soggiacenza della falda acquifera in terreni che presentano scadenti caratteristiche geotecniche - Aree con bassa soggiacenza della falda, settori di emergenza idrica superficiale e terreni aventi scadenti caratteristiche geotecnici - Aree con bassa o bassissima soggiacenza della falda acquifera con settori di ristagno idrico in terreni che presentano scadenti caratteristiche geotecniche - Aree con bassa soggiacenza della falda acquifera con presenza di terreni di riporto Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico e idrogeologico - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni poco frequenti (P2) caratterizzate anche da fenomeni di emergenza idrica superficiale;

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- Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni poco frequenti (P2) caratterizzate anche da bassa soggiacenza della falda acquifera; - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni rare (P1) caratterizzate anche da bassa soggiacenza della falda acquifera; - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni rare (P1) caratterizzate anche da terreni di riporto e con soggiacenza della falda acquifera;

Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico, geotecnico e idrogeologico - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni frequenti (P3) con battente idrico superiore a 2 m caratterizzate anche da bassa soggiacenza della falda idrica. Locale presenza di terreni di riporto; - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni frequenti (P3) caratterizzate anche da bassa soggiacenza della falda idrica. Locale presenza di terreni di riporto; - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni frequenti (P3) con battente idrico superiore a 2 m caratterizzate anche da terreni torbosi/paludosi con bassa soggiacenza della falda idrica. - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni frequenti (P3) caratterizzate anche da terreni con bassa soggiacenza della falda idrica e con scadenti caratteristiche geotecniche; - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni poco frequenti (P2) caratterizzate anche da terreni con bassa soggiacenza della falda idrica e con scadenti caratteristiche geotecniche; - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni poco frequenti (P2) caratterizzate anche da terreni di riporto e con bassa soggiacenza della falda idrica; - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni rare (P1) caratterizzate anche da terreni con bassa soggiacenza della falda idrica e con scadenti caratteristiche geotecniche.

Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico e geotecnico - Aree Costiere Lacuali (ACL) interessate da alluvioni poco frequenti (P2) caratterizzate anche da terreni paludosi e torbosi

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11 CARTA DEL DISSESTO CON LEGENDA UNIFICATA PAI

Il comune di Angera risulta incluso nella Tabella 1 dell'Allegato 13 ("Individuazione dei comuni compresi nella d.g.r. 11 dicembre 2001, n. 7/7365 che non risulta abbiano concluso l'iter di cui all'art. 18 della N.d.A. del PAI") della d.g.r. 8/7374 del 28/05/08 e s.m.i., che aggiorna i criteri attuativi della l.r. 12/05. L'analisi dei dissesti nell'ambito del presente lavoro ha evidenziato la necessità di inserirne alcuni all'interno dell'elaborato 2 del PAI in quanto riguardano aree anche di rilevanti dimensioni del territorio comunale e caratterizzati da fenomeni talvolta di pericolosità rilevante. I risultati di tale analisi costituiscono proposta di aggiornamento dell'Elaborato 2 del PAI, come attualmente riportato nel SIT della Regione Lombardia. Di seguito vengono elencati i dissesti che si ritiene di dover inserire nella carta relativa (riportati anche in tavola 9); per l’analisi dei singoli dissesti si fa riferimento al capitolo dedicato alla morfodinamica.

1) Frana attiva (Fa) Identificativo Fa1 Corrisponde al dissesto attivo rilevato a valle della strada sterrata che conduce a Ronco Ferrazzi (settore nord del territorio comunale) in sinistra idrografica del T. Roggione.

2) Frane stabilizzate (Fs) Identificativi (Fs1 e Fs2) Si tratta dei due dissesti oggetto di recenti interventi di sistemazione (tra il 2014 e il 2016) ubicati rispettivamente lungo Via per Ranco (Fs1) e Viale Pietro Martire (Lungolago).

3) Aree Costiere Lacuali (ACL) – PGRA (art. 57 nda del PAI) • Aree interessate da alluvione rara (P1) • Aree interessate da alluvione poco frequente (P2) • Aree interessate da alluvione frequente (P3)

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PARTE SECONDA - NORME GEOLOGICHE DI PIANO -

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ARTICOLO 1 - DEFINIZIONI

Rischio: entità del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo in seguito al verificarsi di un particolare evento. Elemento a rischio: popolazione, proprietà, attività economica, ecc. esposta a rischio in una determinata area. Vulnerabilità: attitudine dell’elemento a rischio a subire danni per effetto dell’evento. Pericolosità: probabilità di occorrenza di un certo fenomeno di una certa intensità in un determinato intervallo di tempo ed in una certa area. Dissesto: processo evolutivo di natura geologica o idraulica che determina condizioni di pericolosità a diversi livelli di intensità. Pericolosità sismica locale: previsione delle variazioni dei parametri della pericolosità di base e dell’accadimento di fenomeni di instabilità dovute alle condizioni geologiche e geomorfologiche del sito; è valutata a scala di dettaglio partendo dai risultati degli studi di pericolosità sismica di base (terremoto di riferimento) e analizzando i caratteri geologici, geomorfologici e geologico-tecnici del sito. La metodologia per la valutazione dell’amplificazione sismica locale è contenuta nell’Allegato 5 alla D.G.R. 28 maggio 2008 n. 8/7374 “Analisi e valutazione degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico nei piani di governo del territorio”. Vulnerabilità intrinseca dell’acquifero: insieme delle caratteristiche dei complessi idrogeologici che costituiscono la loro suscettività specifica ad ingerire e diffondere un inquinante idrico o idroveicolato. Studi ed indagini preventive e di approfondimento: insieme degli studi, rilievi, indagini e prove in sito e in laboratorio, commisurate alla importanza ed estensione delle opere in progetto e alle condizioni al contorno, necessarie alla verifica della fattibilità dell’intervento in progetto, alla definizione del modello geotecnico del sottosuolo e a indirizzare le scelte progettuali ed esecutive per qualsiasi opera/intervento interagente con i terreni e con le rocce, ottimizzando la progettazione sia in termini di costi che di tempi. Gli studi e le indagini a cui si fa riferimento sono i seguenti: • Indagini geognostiche (IGT): indagini con prove in sito e laboratorio, comprensive di rilevamento geologico di dettaglio, assaggi con escavatore, prove di resistenza alla penetrazione dinamica o statica, indagini geofisiche in foro, indagini geofisiche di superficie, caratterizzazione idrogeologica ai sensi del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”. • Valutazione di stabilità dei fronti di scavo e dei versanti (SV): valutazione preliminare, ai sensi del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, della stabilità dei fronti di scavo o di riporto a breve termine, in assenza di opere di contenimento, determinando le modalità di scavo e le eventuali opere provvisorie necessarie a garantire la stabilità del pendio durante l’esecuzione dei lavori. Nei terreni/ammassi rocciosi posti in pendio, o in prossimità a pendii, oltre alla stabilità localizzata dei fronti di scavo, deve essere verificata la stabilità del pendio nelle condizioni attuali, durante le fasi di cantiere e nell’assetto definitivo di progetto, considerando a tal fine le sezioni e le ipotesi più sfavorevoli, nonché i sovraccarichi determinati dalle opere da realizzare, evidenziando le opere di contenimento e di consolidamento necessarie a garantire la stabilità a lungo termine. Le indagini geologiche devono inoltre prendere in esame la circolazione idrica superficiale e profonda, verificando eventuali interferenze degli scavi e delle opere in progetto nonché la conseguente compatibilità degli stessi con la suddetta circolazione idrica. Nelle AREE IN DISSESTO, per una maggiore definizione della pericolosità e del rischio, possono essere utilizzate le metodologie riportate nella Parte II dell’Allegato 2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure di dettaglio per la valutazione e la zonazione della pericolosità e del rischio da frana” e nell’Allegato 4 alla D.G.R. 28 maggio 2008 n. 8/7374 “Criteri per la valutazione di compatibilità idraulica delle previsioni urbanistiche e delle proposte di uso del suolo nelle aree a rischio idraulico” • Verifica di Compatibilità Idrogeologica (CI): Valutazione tecnica (a firma di un geologo) per la verifica della compatibilità dell'opera in progetto con la presenza di acque sotterranee captate ad uso idropotabile.

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• Recupero morfologico e ripristino ambientale (SRM): studio volto alla definizione degli interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, che consentano di recuperare il sito alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d’uso conforme agli strumenti urbanistici. • Compatibilità idraulica (SCI): studio finalizzato a valutare la compatibilità idraulica delle previsioni degli strumenti urbanistici e territoriali o più in generale delle proposte di uso del suolo, ricadenti in aree che risultino soggette a possibile esondazione secondo i criteri dell’Allegato 4 alla D.G.R. 28 maggio 2008 n. 8/7374 “Criteri per la valutazione di compatibilità idraulica delle previsioni urbanistiche e delle proposte di uso del suolo nelle aree a rischio idraulico” e della direttiva “Criteri per la valutazione della compatibilità idraulica delle infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico all’interno delle fasce A e B” approvata con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 2 dell’11 maggio 1999, aggiornata con deliberazione n. 10 del 5 aprile 2006, come specificatamente prescritto nelle diverse Classi di fattibilità geologica (articolo 3). • Indagini preliminari sullo stato di salubrità dei suoli (ISS) ai sensi del Regolamento di Igiene comunale (o del Regolamento di Igiene Tipo regionale) e/o dei casi contemplati nel D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”: insieme delle attività che permettono di ricostruire gli eventuali fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali (suolo, sottosuolo e acque sotterranee). Nel caso di contaminazione accertata (superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione – Csc) devono essere attivate le procedure di cui al D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, comprendenti la redazione di un Piano di caratterizzazione (PCA) e di un Progetto operativo degli interventi di bonifica (POB) in modo da ottenere le informazioni di base su cui prendere decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza e/o bonifica del sito.

Interventi di tutela ed opere di mitigazione del rischio da prevedere in fase progettuale Complesso degli interventi e delle opere di tutela e mitigazione del rischio, di seguito elencate: • Opere di regimazione idraulica e smaltimento delle acque meteoriche superficiali e sotterranee (RE) • Interventi di recupero morfologico e/o di funzione e/o paesistico ambientale (IRM) • Opere per la difesa del suolo, contenimento e stabilizzazione dei versanti (DS) • Dimensionamento delle opere di difesa passiva/attiva e loro realizzazione prima degli interventi edificatori (DP) • Predisposizione di sistemi di controllo ambientale (CA) per gli insediamenti a rischio di inquinamento da definire in dettaglio in relazione alle tipologie di intervento(piezometri di controllo della falda a monte e a valle flusso dell’insediamento, indagini nel terreno non saturo per l’individuazione di eventuali contaminazioni in atto, ecc.) • Interventi di bonifica (BO) ai sensi del D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, qualora venga accertato lo stato di contaminazione dei suoli; • Collettamento degli scarichi idrici e/o dei reflui in fognatura (CO).

Zona di tutela assoluta dei pozzi a scopo idropotabile: è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni; deve avere un’estensione di almeno 10 m di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione e ad infrastrutture di servizio (D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, art. 94, comma 3).

Zona di rispetto dei pozzi a scopo idropotabile: è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta, da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa (D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, art. 94, comma 4).

Edifici ed opere strategiche di cui al D.D.U.O. 21 novembre 2003 n. 19904 “Approvazione elenco tipologie degli edifici e opere infrastrutturali e programma temporale delle verifiche di

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cui all’art. 2, commi 3 e 4 dell’ordinanza p.c.m. n. 3274 del 20 marzo 2003, in attuazione della D.G.R. n. 14964 del 7 novembre 2003”: categorie di edifici e di opere infrastrutturali di interesse strategico di competenza regionale, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile.

Edifici: a. Edifici destinati a sedi dell’Amministrazione Regionale * b. Edifici destinati a sedi dell’Amministrazione Provinciale * c. Edifici destinati a sedi di Amministrazioni Comunali * d. Edifici destinati a sedi di Comunità Montane * e. Strutture non di competenza statale individuate come sedi di sale operative per la gestione delle emergenze (COM, COC, ecc.) f. Centri funzionali di protezione civile g. Edifici ed opere individuate nei piani d’emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell’emergenza h. Ospedali e strutture sanitarie, anche accreditate, dotati di Pronto Soccorso o dipartimenti di emergenza, urgenza e accettazione i. Sedi Aziende Unità Sanitarie Locali ** j. Centrali operative 118

* prioritariamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza ** limitatamente gli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell’emergenza

Edifici ed opere rilevanti di cui al D.D.U.O. 21 novembre 2003 n. 19904 “Approvazione elenco tipologie degli edifici e opere infrastrutturali e programma temporale delle verifiche di cui all’art. 2, commi 3 e 4 dell’ordinanza p.c.m. n. 3274 del 20 marzo 2003, in attuazione della D.G.R. n. 14964 del 7 novembre 2003”: categorie di edifici e di opere infrastrutturali di competenza regionale che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso.

Edifici a. Asili nido e scuole, dalle materne alle superiori b. Strutture ricreative, sportive e culturali, locali di spettacolo e di intrattenimento in genere c. Edifici aperti al culto non rientranti tra quelli di cui all’allegato 1, elenco B, punto 1.3 del Decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, n. 3685 del 21.10.2003 (edifici il cui collasso può determinare danni significativi al patrimonio storico, artistico e culturale – musei, biblioteche, chiese) d. Strutture sanitarie e/o socioassistenziali con ospiti non autosufficienti (ospizi, orfanotrofi, ecc.) e. Edifici e strutture aperti al pubblico destinate alla erogazione di servizi, adibiti al commercio* suscettibili di grande affollamento f. * Il centro commerciale viene definito (D.Lgs n. 114/1998) quale una media o una grande struttura di vendita nella quale più esercizi commerciali sono inseriti in una struttura a destinazione specifica e usufruiscono di infrastrutture comuni e spazi di servizio gestiti unitariamente. In merito a questa destinazione specifica si precisa comunque che i centri commerciali possono comprendere anche pubblici esercizi e attività paracommerciali (quali servizi bancari, servizi alle persone, ecc.).

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Opere infrastrutturali a. Punti sensibili (ponti, gallerie, tratti stradali, tratti ferroviari) situati lungo strade “strategiche“ provinciali e comunali non comprese tra la “grande viabilità“ di cui al citato documento del Dipartimento della Protezione Civile nonché quelle considerate “strategiche“ nei piani di emergenza provinciali e comunali b. Stazioni di linee ferroviarie a carattere regionale (FNM, metropolitane) c. Porti, aeroporti ed eliporti non di competenza statale individuati nei piani di emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell’emergenza d. Strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica e. Strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di materiali combustibili (oleodotti, gasdotti, ecc.) f. Strutture connesse con il funzionamento di acquedotti locali g. Strutture non di competenza statale connesse con i servizi di comunicazione (radio, telefonia fissa e portatile, televisione) h. Strutture a carattere industriale, non di competenza statale, di produzione e stoccaggio di prodotti insalubri e/o pericolosi i. Opere di ritenuta di competenza regionale.

Polizia idraulica: comprende tutte le attività che riguardano il controllo degli interventi di gestione e trasformazione del demanio idrico e del suolo in fregio ai corpi idrici, allo scopo di salvaguardare le aree di espansione e di divagazione dei corsi d’acqua e mantenere l’accessibilità al corso d’acqua stesso.

ARTICOLO 2 – INDAGINI ED APPROFONDIMENTI GEOLOGICI

Lo studio geologico di supporto alla pianificazione comunale “Componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio ai sensi della L.R. 12/2005 e secondo i criteri della D.G.R. n. 2616/11”, che dovrà essere contenuto integralmente nel Documento di Piano – Quadro conoscitivo del Piano di Governo del Territorio, ha la funzione di orientamento urbanistico, ma non può essere sostitutivo delle relazioni di cui al D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”.

Lo scopo dello studio relativo alla componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio (PGT) è infatti quello di definire un quadro delle caratteristiche fisiche dell'area e fornire una base progettuale su cui compiere le necessarie scelte per l'adeguata gestione e pianificazione del territorio stesso.

Gli approfondimenti d’indagine non sostituiscono, anche se possono comprendere, le indagini previste dal D.M. 14 gennaio 2008 e dalla normativa vigente in materia di indagini sismiche.

PIANI ATTUATIVI

Rispetto alla componente geologica ed idrogeologica, la documentazione minima da presentare a corredo del piano attuativo dovrà necessariamente contenere tutte le indagini e gli approfondimenti geologici prescritti per le classi di fattibilità geologica in cui ricade il piano attuativo stesso, che a seconda del grado di approfondimento, potranno essere considerati come anticipazioni o espletamento di quanto previsto dal D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”. In particolare dovranno essere sviluppati, sin dalla fase di proposta, gli aspetti relativi a: • interazioni tra il piano attuativo e l’assetto geologico-geomorfologico e/o l’eventuale rischio idrogeologico; • interazioni tra il piano attuativo e il regime delle acque superficiali; • fabbisogni e smaltimenti delle acque (disponibilità dell’approvvigionamento potabile, differenziazione dell’utilizzo delle risorse in funzione della valenza e della potenzialità idrica, possibilità di smaltimento in loco delle acque derivanti dalla

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impermeabilizzazione dei suoli e presenza di un idoneo recapito finale per le acque non smaltibili in loco).

Gli interventi edilizi di nuova costruzione, di ristrutturazione edilizia, di restauro e risanamento conservativo e di manutenzione straordinaria (quest’ultima solo nel caso in cui comporti all’edificio esistente modifiche strutturali di particolare rilevanza) dovranno essere progettati adottando i criteri di cui al D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”.

La documentazione di progetto dovrà comprendere i seguenti elementi:

• indagini geognostiche per la determinazione delle caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione, in termini di caratteristiche granulometriche e di plasticità e di parametri di resistenza e deformabilità, spinte sino a profondità significative in relazione alla tipologia di fondazione da adottare e alle dimensioni dell’opera da realizzare;

• determinazione della velocità di propagazione delle onde di taglio nei primi 30 m di profondità al di sotto del prescelto piano di posa delle fondazioni, ottenibile a mezzo di indagini geofisiche in foro (down-hole o cross-hole), indagini geofisiche di superficie (SASW – Spectral Analysis of Surface Wawes, MASW – Multichannel Analysis of Surface Wawes - o REMI – Refraction Microtremor for Shallow Shear Velocity), o attraverso correlazioni empiriche di comprovata validità con prove di resistenza alla penetrazione dinamica o statica. La scelta della metodologia di indagine dovrà essere commisurata all’importanza dell’opera e dovrà in ogni caso essere adeguatamente motivata;

• definizione della categoria del suolo di fondazione in accordo al D.M. 14 gennaio 2008

sulla base del profilo di VS ottenuto e del valore di VS30 calcolato;

• definizione dello spettro di risposta elastico in accordo al D.M. 14 gennaio 2008.

All’interno delle AREE A PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE (PSL) individuate in Tavola 6 e Tavola 9, per le nuove progettazioni degli interventi relativi agli edifici ed alle opere infrastrutturali di cui al decreto del Capo della Protezione Civile 21 ottobre 2003, ovvero per edifici strategici e rilevanti previsti nelle zone sismiche PSL Z1-Z2 o nelle PSL Z3-Z4 con FA > FA (valore soglia Comunale in funzione del tipo di terreno di fondazione B-C-D-E), si devono applicare le Norme Tecniche sulle Costruzioni di cui alla d.m. 14 gennaio 2008, definendo le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di III livello - metodologie dell’allegato 5 alla D.G.R. n. 8/7374/2008.

• Indagini geognostiche per la determinazione delle caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione, in termini di caratteristiche granulometriche e di plasticità e di parametri di resistenza e deformabilità, spinte sino a profondità significative in relazione alla tipologia di fondazione da adottare e alle dimensioni dell’opera da realizzare;

• Determinazione della velocità di propagazione delle onde di taglio nei primi 30 m di profondità al di sotto del prescelto piano di posa delle fondazioni ottenibile a mezzo di indagini geofisiche in foro (down-hole o cross-hole), indagini geofisiche di superficie (SASW – Spectral Analysis of Surface Wawes - , MASW - Multichannel Analysis of Surface Wawes - o REMI – Refraction Microtremor for Shallow Shear Velocity -), o attraverso correlazioni empiriche di comprovata validità con prove di resistenza alla penetrazione dinamica o statica. La scelta della metodologia di indagine dovrà essere commisurata all’importanza dell’opera e in ogni caso dovrà essere adeguatamente motivata;

• Definizione, con indagini o da bibliografia (es. banca dati regionale), del modulo di taglio G e del fattore di smorzamento D dei terreni di ciascuna unità geotecnica individuata e delle relative curve di decadimento al progredire della deformazione di taglio γ;

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• Definizione del modello geologico-geotecnico di sottosuolo a mezzo di un congruo numero di sezioni geologico-geotecniche, atte a definire compiutamente l’assetto morfologico superficiale, l’andamento dei limiti tra i diversi corpi geologici sepolti, i loro parametri geotecnici, l’assetto idrogeologico e l’andamento della superficie piezometrica;

• Individuazione di almeno tre diversi input sismici relativi al sito, sotto forma di accelerogrammi attesi al bedrock (es. da banca dati regionale o nazionale);

• Valutazione della risposta sismica locale consistente nel calcolo degli accelerogrammi attesi al suolo mediante codici di calcolo bidimensionali o tridimensionali in grado di tenere adeguatamente conto della non linearità del comportamento dinamico del terreno e degli effetti di amplificazione topografica di sito. Codici di calcolo monodimensionali possono essere impiegati solo nel caso in cui siano prevedibili unicamente amplificazioni litologiche e si possano escludere amplificazioni di tipo topografico;

• Definizione dello spettro di risposta elastico al sito ossia della legge di variazione della accelerazione massima al suolo al variare del periodo naturale;

• Valutazione dei fenomeni di liquefazione all’interno delle zone PSL Z2.

Per quanto concerne la tipologia di indagine minima da adottare per la caratterizzazione sismica locale si dovrà fare riferimento alla seguente tabella guida. L’estensione delle indagini dovrà essere commisurata all’importanza e alle dimensioni delle opere da realizzare, alla complessità del contesto geologico e dovrà in ogni caso essere adeguatamente motivata.

Tipologia opere Indagine minima prescritta Edifici residenziali semplici, con al Correlazioni empiriche di massimo 2 piani fuori terra, con comprovata validità con prove di perimetro esterno inferiore a 100 m, resistenza alla penetrazione aventi carichi di progetto inferiori a dinamica integrate in profondità 250 kN per pilastro e a 100 kN/m per con estrapolazione di dati muri continui litostratigrafici di sottosuolo Edifici e complessi industriali, Indagini geofisiche di superficie: complessi residenziali e singoli edifici SASW – Spectral Analysis of residenziali non rientranti nella Surface Wawes -, MASW - categoria precedente Multichannel Analysis of Surface Wawes - o REMI – Refraction Microtremor for Shallow Shear Velocity Opere ed edifici strategici e rilevanti, Indagini geofisiche in foro (down- (opere il cui uso prevede affollamenti hole o cross-hole) significativi, edifici industriali con attività pericolose per l’ambiente, reti viarie e ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza e costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti e con funzioni sociali essenziali)

In data 23 giugno 2009 è stata approvata la legge 24 giugno 2009, n° 77 “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di Aprile 2009 e ulteriori interventi di protezione civile”. Tale provvedimento, pubblicato sulla G.U. n° 147 del 27 giugno 2009 ed entrato in vigore il 28 giugno 2009, contiene disposizioni inerenti al settore lavori pubblici. In particolare, l’art. 1bis anticipa al 1° luglio 2009 l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni, di cui al D.M. 14 gennaio 2008. Pertanto questo provvedimento annulla di

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fatto l’ultima proroga, contenuta nella legge 27 febbraio 2009 n° 14, che fissava al 1° luglio 2010 l’applicazione delle predette norme tecniche.

La normativa regionale più recente è invece la Legge Regionale 33/2015 e i relativi criteri attuativi di cui alla D.G.R. 5001/2016.

ARTICOLO 3 – CLASSI DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA

La carta della fattibilità geologica per le azioni di piano è stata redatta a scala 1:5.000 (Tavola 7A) e alla scala 1:10.000 (Tavola 8) per l’intero territorio comunale.

Nella Tavola 10 si segnala che la perimetrazione della fattibilità geologica operata sulla base a scala 1: 10.000 (C.T.R.) è stata effettuata utilizzando e “ri-scalando” i poligoni definiti sulla base del rilievo aerofotogrammetrico comunale.

La suddivisione in aree omogenee dal punto di vista della pericolosità/vulnerabilità effettuata nella fase di sintesi (Tavola 8), è stata ricondotta a diverse classi di fattibilità in ordine alle limitazioni e destinazioni d’uso del territorio, secondo quanto prescritto dalla D.G.R. 28 maggio 2008 n. 8/7374 – Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della L.R. 11 marzo 2005, n. 12”, approvati con D.G.R. 22 dicembre 2005, n. 8/1566. Per l’intero territorio comunale, l’azzonamento prioritario per la definizione della carta della fattibilità geologica è risultato quello relativo al rischio idrogeologico (instabilità di versante) e quello idraulico (settore nord).

Vengono qui riportate le definizioni delle classi di fattibilità secondo la D.G.R. 2616/11:

• Classe 1 (colore bianco): Fattibilità senza particolari limitazioni In questa classe ricadono le aree per le quali gli studi non hanno individuato particolari limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso e per le quali deve essere direttamente applicato quanto prescritto dal D.M. 14 settembre 2005 Norme tecniche per le costruzioni”. • Classe 2 (colore giallo): Fattibilità con modeste limitazioni In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state rilevate modeste limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine e accorgimenti tecnico- costruttivi e senza l’esecuzione di opere di difesa. • Classe 3 (colore arancione): Fattibilità con consistenti limitazioni La classe comprende le aree nelle quali sono state rilevate consistenti limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso per le condizioni di pericolosità/vulnerabilità individuate, per il superamento delle quali potrebbero rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa. L’utilizzo di queste zone sarà pertanto subordinato alla realizzazione di supplementi di indagine per acquisire una maggiore conoscenza geologico-tecnica dell’area e del suo intorno, mediante campagne geognostiche, prove in situ e di laboratorio. Ciò dovrà consentire di precisare le idonee destinazioni d’uso, le volumetrie ammissibili, le tipologie costruttive più opportune, nonché le opere di sistemazione e bonifica.

• Classe 4 (colore rosso): Fattibilità con gravi limitazioni L’alta pericolosità/vulnerabilità comporta gravi limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso.

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Norme generali valide per tutte le classi di fattibilità geologica 4 Deve essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti sono consentite esclusivamente le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definito dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 12/05, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativi. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico possono essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili; dovranno comunque essere puntualmente e attentamente valutate in funzione della tipologia di dissesto e del grado di rischio che determinano l’ambito di pericolosità/vulnerabilità omogenea. A tal fine, alle istanze per l’approvazione da parte dell’autorità comunale, deve essere allegata apposita relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità degli interventi con la situazione di grave rischio idrogeologico. Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello.

Come ricordato negli articoli precedenti e indipendentemente dalle prescrizioni e indicazioni contenute nelle singole classi di fattibilità individuate ( e di seguito illustrate) si ricorda che le indagini e gli approfondimenti prescritti devono essere realizzati prima della progettazione degli interventi in quanto propedeutici alla pianificazione dell’intervento e alla progettazione stessa.

Copia delle indagini effettuate e della relazione geologica di supporto deve essere consegnata, congiuntamente alla restante documentazione, in sede di presentazione dei Piani attuativi (L.R. 12/05, art. 14) o in sede di richiesta del permesso di costruire (L.R. 12/05/, art. 38). Si sottolinea che gli approfondimenti di cui sopra non sostituiscono, anche se possono comprendere, le indagini previste 14/01/2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”.

Tale normativa indica che per qualsiasi opera/intervento interagente con i terreni e con le rocce, sia pubblico che privato, deve essere prevista la caratterizzazione geologica e la modellazione geotecnica dei terreni ottenuta per mezzo di studi, rilievi, indagini e prove, commisurate alla importanza ed estensione delle opere in progetto. Le relazioni geologiche e geotecniche previste dal D.M. 14/01/08 hanno lo scopo di valutare la fattibilità delle opere, garantire la stabilità e la sicurezza dei manufatti limitrofi e l’idoneità delle scelte progettuali ed esecutive.

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CLASSE 2 – FATTIBILITA’ CON MODESTE LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. Aree con pendenza da 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, lieve a moderata geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al impostate su Presenza di: tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo depositi glaciali o • Versanti localmente quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). In particolare dovrà essere valutata la con pendenze fluvioglaciali con possibile interferenza tra le opere fondazionali e la falda idrica sotterranea. 2A medie (sottoclasse buone 2A); È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo. caratteristiche Possibile e locale geotecniche e L’intervento dovrà necessariamente prevedere una corretta progettazione, previo presenza di: dimensionamento, dei sistemi di impermeabilizzazione, allontanamento e smaltimento delle acque assenza di • Falda idrica a bassa bianche (RE). Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento processi soggiacenza; Assenza di particolari geomorfici in incontrollato (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche. • Settori a drenaggio situazioni di atto lento o difficoltoso Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico vulnerabilità con possibilità di ambientale (IRM). Aree sub- ristagno sul fondo pianeggianti di scavi aperti e con Sono da prevedere opere per la difesa del suolo, contenimento e stabilizzazione dei versanti (DS). impostate su problematiche La modifica di destinazione d’uso di aree produttive necessita la verifica dello stato di salubrità dei depositi connesse allo smaltimento delle suoli ai sensi del Regolamento locale d’Igiene (ISS); qualora venga rilevato uno stato di fluviolacustri con acque meteoriche; contaminazione dei terreni o delle acque sotterranee, dovranno avviarsi le procedure previste dal caratteristiche • Disomogeneità 2B D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”. geotecniche da nella distribuzione mediocri a dei parametri discrete e geotecnici; assenza di processi geomorfologici attivi

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CLASSE 2 – FATTIBILITA’ CON MODESTE LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). In particolare dovrà essere valutata la possibile interferenza tra le opere fondazionali e la falda idrica sotterranea. Presenza di: È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo e, a discrezione del professionista, una • Versanti localmente analisi di stabilità dei versanti (SV). con pendenze Aree con medie; L’intervento dovrà necessariamente prevedere una corretta progettazione, previo pendenza Possibile e locale dimensionamento, dei sistemi di impermeabilizzazione, allontanamento e smaltimento delle acque moderate su presenza di: bianche (RE). Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento substrato • Falda idrica a bassa incontrollato (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche. roccioso (o su soggiacenza; Assenza di particolari depositi di • Settori a drenaggio Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico situazioni di copertura avente lento o difficoltoso ambientale (IRM). 2C ridotto spessore) con possibilità di vulnerabilità Sono da prevedere opere per la difesa del suolo, contenimento e stabilizzazione dei versanti (DS). con buone ristagno sul fondo di scavi aperti e con caratteristiche La modifica di destinazione d’uso di aree produttive necessita la verifica dello stato di salubrità dei problematiche geotecniche e connesse allo suoli ai sensi del Regolamento locale d’Igiene (ISS); qualora venga rilevato uno stato di assenza di smaltimento delle contaminazione dei terreni o delle acque sotterranee, dovranno avviarsi le procedure previste dal processi acque meteoriche; D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”. • geomorfici in Disomogeneità nella distribuzione atto dei parametri geotecnici;

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Aree con valori di tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo acclività quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). In particolare dovrà essere valutata la Presenza di: superiori a 20° possibile interferenza tra le opere fondazionali e la falda idrica sotterranea. 3A • su terreni Versanti da moderatamente a È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo e un’analisi di stabilità del versante (SV). eterogeni di fortemente acclivi. origine glaciale Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico ambientale (IRM). Aree vulnerabili per Possibile presenza di: l’instabilità dei • Falde sospese. Sono da prevedere opere per la difesa del suolo, contenimento e stabilizzazione dei versanti (DS) versanti • Disomogeneità privilegiando l’impiego di tecniche di Ingegneria Naturalistica. Aree ad elevata nella distribuzione acclività (>35°) dei parametri Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento incontrollato 3B geotecnici; su pendii in (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche.

roccia

Aree a moderata acclività su 3C pendii in roccia (pendenza <35°)

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. Aree con bassa soggiacenza 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, della falda geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Presenza di: acquifera in tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo • Terreni con 3D terreni che quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). scadenti presentano caratteristiche Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le scadenti geotecniche condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze • caratteristiche Ridotta o negative della falda sulle strutture e viceversa (CI). geotecniche ridottissima soggiacenza della La realizzazione di piani interrati impostati ad una quota inferiore a quella piezometrica Aree con bassa o falda (considerando un intervallo di oscillazione adeguato) dovrà essere supportata da un idonea bassissima • Settori a drenaggio progettazione dei sistemi di impermeabilizzazione, drenaggio ed allontanamento delle acque soggiacenza Aree vulnerabili dal lento o difficoltoso comprese quelle bianche (RE). della falda punto di vista con possibilità di acquifera con ristagno sul fondo Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento incontrollato idrogeologico e di scavi aperti e con settori di (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche. 3E geotecnico problematiche ristagno idrico in connesse allo È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo. terreni che smaltimento delle presentano acque meteoriche; Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico scadenti ambientale (IRM). caratteristiche Possibile presenza di: geotecniche • Aree di ristagno Aree con bassa idrico (3E) soggiacenza della falda 3F acquifera con presenza di terreni di riporto

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano).

Presenza di: Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica e idraulica • Aree esondabili; dell’intervento con le condizioni locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze • Aree a drenaggio Aree Costiere negative della falda e di eventuali fenomeni esondativi lacustri con le strutture in progetto (CI). lento o difficoltoso Lacuali (ACL) con possibilità di L’intervento dovrà necessariamente prevedere una corretta progettazione, previo interessate da ristagno sul fondo alluvioni rare dimensionamento, dei sistemi di impermeabilizzazione, allontanamento e smaltimento delle acque di scavi aperti e con (P1) bianche (RE). Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento problematiche caratterizzate Aree vulnerabili dal connesse allo incontrollato (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche. anche da terreni smaltimento delle punto di vista con bassa 3G acque meteoriche; È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo (SV). idraulico, geotecnico soggiacenza della • Falda libera a bassa e idrogeologico falda acquifera e Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico soggiacenza; con scadenti ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare • Possibile locale caratterische soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI). geotecniche presenza di terreni con scadenti caratteristiche geotecniche

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano).

Presenza di: Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze • Aree a drenaggio negative della falda con le strutture (CI). lento o difficoltoso con possibilità di La realizzazione di piani interrati impostati ad una quota inferiore a quella piezometrica ristagno sul fondo Aree con bassa (considerando un intervallo di oscillazione adeguato) dovrà essere supportata da un idonea Aree vulnerabili dal di scavi aperti e con soggiacenza progettazione dei sistemi di impermeabilizzazione, drenaggio ed allontanamento delle acque 3H punto di vista problematiche della falda connesse allo comprese quelle bianche (RE). idrogeologico acquifera smaltimento delle acque meteoriche; L’intervento dovrà necessariamente prevedere una corretta progettazione, previo • Falda libera a bassa dimensionamento, dei sistemi di impermeabilizzazione, allontanamento e smaltimento delle acque soggiacenza; bianche (RE). Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento incontrollato (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche.

È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo (SV).

Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI).

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Presenza di: tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo • Aree esondabili quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano) e dovranno tenere conto della possibile (esondazioni Aree Costiere lacuali) presenza di riporti di materiale e colmate. Lacuali (ACL) • Falda libera a bassa È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio interessate da soggiacenza; idraulico di dettaglio per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. alluvioni poco • Aree a drenaggio frequenti (P2) lento o difficoltoso In particolare realizzare piani interrati o seminterrati e adibire i piani terra ad abitazione saranno con possibilità di Aree vulnerabili dal caratterizzate consentiti solo se lo studio di compatibilità idraulica richiesto permetterà di escluderà la presenza di ristagno sul fondo punto di vista anche da terreni rischi per l‘incolumità di strutture e persone. 3I di scavi aperti e con idraulico, geotecnico di riporto e che problematiche Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le e idrogeologico presentano una connesse allo condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze bassa smaltimento delle acque meteoriche; negative della falda con le strutture (CI). È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo soggiacenza • Terreni con (SV). della falda scadenti Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico caratteristiche ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare geotecniche soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI). La modifica di destinazione d’uso di • Aree con riporti di materiale e/o aree aree produttive necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento locale colmate d’Igiene (ISS); qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni o delle acque sotterranee, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”.

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Presenza di: tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo • Aree esondabili quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). (esondazioni Aree Costiere lacuali) È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio • Lacuali (ACL) Falda libera a bassa idraulico di dettaglio per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. soggiacenza; interessate da • Aree a drenaggio In particolare realizzare di piani interrati o seminterrati e adibire i piani terra ad abitazione saranno alluvioni poco lento o difficoltoso consentiti solo se lo studio di compatibilità idraulica richiesto permetterà di escluderà la presenza di frequenti (P2) con possibilità di Aree vulnerabili dal rischi per l‘incolumità di strutture e persone. caratterizzate ristagno sul fondo punto di vista 3L anche da terreni di scavi aperti e con Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le idraulico e problematiche che presentano condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze idrogeologico connesse allo una bassa smaltimento delle negative della falda con le strutture (CI). È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo soggiacenza acque meteoriche; (SV). della falda • Terreni con Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico scadenti caratteristiche ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare

geotecniche soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI). La modifica di destinazione d’uso di • Aree con riporti di aree produttive necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento locale materiale e/o aree d’Igiene (ISS); qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni o delle acque colmate sotterranee, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”.

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Presenza di: tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo • quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). Aree Costiere Aree esondabili; • Lacuali (ACL) Aree a drenaggio È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio lento o difficoltoso interessate da idraulico di dettaglio per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. con possibilità di alluvioni poco Aree vulnerabili dal ristagno sul fondo In particolare realizzare piani interrati o seminterrati e adibire i piani terra ad abitazione saranno frequenti (P2) di scavi aperti e con punto di vista consentiti solo se lo studio di compatibilità idraulica richiesto permetterà di escluderà la presenza di 3M caratterizzate problematiche idraulico e connesse allo rischi per l‘incolumità di strutture e persone. anche da terreni idrogeologico smaltimento delle con bassa acque meteoriche; L’intervento dovrà necessariamente prevedere una corretta progettazione, previo soggiacenza • Falda libera a bassa dimensionamento, dei sistemi di impermeabilizzazione, allontanamento e smaltimento delle acque della falda soggiacenza; bianche (RE). Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento acquifera incontrollato (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche. È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo (SV).

Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI).

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Presenza di: Aree Costiere tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo • Aree esondabili; Lacuali (ACL) quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano) e dovranno tenere conto della possibile • interessate da Aree a drenaggio lento o difficoltoso presenza di riporti di materiale e colmate. alluvioni rare con possibilità di (P1) Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica e idraulica Aree vulnerabili dal ristagno sul fondo caratterizzate di scavi aperti e con dell’intervento con le condizioni locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze punto di vista 3N anche da terreni problematiche negative della falda e di eventuali fenomeni esondativi lacustri con le strutture in progetto (CI). idraulico, geotecnico connesse allo di riporto e con e idrogeologico smaltimento delle L’intervento dovrà necessariamente prevedere una corretta progettazione, previo bassa acque meteoriche; dimensionamento, dei sistemi di impermeabilizzazione, allontanamento e smaltimento delle acque soggiacenza • Falda libera a bassa bianche (RE). Dovrà essere assolutamente evitato l’instaurarsi di fenomeni di ruscellamento della falda soggiacenza; incontrollato (concentrato o diffuso) delle acque meteoriche. acquifera È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo (SV).

Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI).

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, Presenza di: geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al • Aree esondabili tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo Aree Costiere (esondazioni quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano) e dovranno tenere conto della possibile Lacuali (ACL) lacuali) presenza di riporti di materiale e colmate. • Falda libera a bassa interessate da soggiacenza; È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio alluvioni • Aree a drenaggio idraulico di dettaglio per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. frequenti (P3) lento o difficoltoso Si prescrive in ogni caso il divieto di realizzare locali interrati o seminterrati e quello di adibire i caratterizzate con possibilità di Aree vulnerabili dal piani allagabili ad abitazione. anche da terreni ristagno sul fondo punto di vista 3O che presentano di scavi aperti e con Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le idraulico, geotecnico problematiche condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze una bassa connesse allo e idrogeologico negative della falda con le strutture (CI). È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo soggiacenza smaltimento delle della falda. acque meteoriche; (SV). • Terreni con Locale presenza Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico di terreni di scadenti caratteristiche ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare riporto geotecniche soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI). La modifica di destinazione d’uso di aree produttive necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento locale Locale presenza di d’Igiene (ISS); qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni o delle acque riporti e/o aree colmate sotterranee, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”.

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, Presenza di: geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Aree Costiere • Aree esondabili tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo (esondazioni Lacuali (ACL) quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). lacuali) interessate da • Falda libera a bassa È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio alluvioni soggiacenza; idraulico di dettaglio per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. frequenti (P3) • Aree a drenaggio caratterizzate lento o difficoltoso Si prescrive in ogni caso il divieto di realizzare locali interrati o seminterrati e quello di adibire i Aree vulnerabili dal anche da terreni con possibilità di piani allagabili ad abitazione. punto di vista ristagno sul fondo 3P che presentano idraulico, geotecnico di scavi aperti e con Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le una bassa e idrogeologico problematiche condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze soggiacenza connesse allo negative della falda con le strutture (CI). È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo smaltimento delle della falda e con (SV). scadenti acque meteoriche; • caratteristiche Terreni con Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico scadenti ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare geotecniche caratteristiche soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI). La modifica di destinazione d’uso di geotecniche aree produttive necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento locale

d’Igiene (ISS); qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni o delle acque sotterranee, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”.

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CLASSE 3 – FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Esecuzione di indagini geognostiche (IGT) previste dalla normativa vigente (D.M. 11/03/1988, D.M. 14/09/2005 e D.M. 14/01/2008) finalizzate alla verifica di compatibilità geologica, geomorfologica, geotecnica e idrogeologica del progetto. Le indagini geognostiche dovranno essere commisurate al Presenza di: tipo di intervento da realizzare ed alle problematiche progettuali proprie di ciascuna opera (secondo • Aree esondabili Aree Costiere quanto indicato nell’art. 2 delle Norme geologiche di Piano). (esondazioni Lacuali (ACL) lacuali) È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio interessate da • Falda libera a bassa idraulico di dettaglio per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. alluvioni poco soggiacenza; frequenti (P2) • Aree a drenaggio In particolare realizzare piani interrati o seminterrati e adibire i piani terra ad abitazione saranno caratterizzate lento o difficoltoso consentiti solo se lo studio di compatibilità idraulica richiesto permetterà di escludere la presenza di con possibilità di Aree vulnerabili dal anche da terreni rischi per l‘incolumità di strutture e persone. ristagno sul fondo punto di vista che presentano 3Q di scavi aperti e con Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le idraulico, geotecnico una bassa problematiche condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze e idrogeologico soggiacenza connesse allo negative della falda con le strutture (CI). È richiesta una valutazione di stabilità dei fronti di scavo della falda e con smaltimento delle acque meteoriche; (SV). scadenti • Terreni con caratteristiche scadenti Dovranno essere inoltre previsti interventi di recupero morfologico e di funzione paesistico geotecniche caratteristiche ambientale (IRM). Per la progettazione di opere di difesa dalle acque si dovranno privilegiare geotecniche soluzioni con l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica (SCI). La modifica di destinazione d’uso di • Aree con riporti di aree produttive necessita la verifica dello stato di salubrità dei suoli ai sensi del Regolamento locale materiale e/o aree d’Igiene (ISS); qualora venga rilevato uno stato di contaminazione dei terreni o delle acque colmate sotterranee, dovranno avviarsi le procedure previste dal D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale”.

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CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Aree a franosità superficiale Sono consentite solo opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa

diffusa Presenza di: in sicurezza (idrogeologica o idraulica) dei siti. Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare • Versanti ad l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica. elevata acclività Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad (tranne aree di 4A interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, frana quiescente) risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo • Terreni granulari con basso grado di 2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza addensamento aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla Possibile presenza di: normativa antisismica.

• Depositi di frana È fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente Area in erosione (accumulo) e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio, accelerata stabilizzati attraverso studi di compatibilità con le condizioni di dissesto, secondo quanto previsto dall’Allegato Aree vulnerabili dal 2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure per la valutazione della pericolosità da punto di vista frana”. 4B dell’instabilità dei

versanti Nelle sole aree Fa (Frana attiva) vigono anche le limitazioni imposte dall’art. 9 (comma 2):

Fatto salvo quanto previsto dall’art. 3 ter del D.L. 12 ottobre 2000, n. 279,convertito in L. 11 dicembre 2000, n. 365, nelle aree Fa sono esclusivamente consentiti: - gli interventi di demolizione senza ricostruzione; Area di frana - gli interventi di manutenzione ordinaria degli edifici, così come definiti alla lettera a) dell’art. 31 attiva (Fa) della L. 5 agosto 1978, n. 457; - gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie e volume, senza cambiamenti di 4C destinazione d’uso che comportino aumento del carico insediativo; - gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbliche o di interesse pubblico e gli interventi di consolidamento e restauro conservativo di beni di interesse culturale, compatibili con la normativa di tutela;

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- le opere di bonifica, di sistemazione e di monitoraggio dei movimenti franosi;

- le opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee; - la ristrutturazione e la realizzazione di infrastrutture lineari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali non altrimenti localizzabili, previo studio di compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente valicato dall'Autorità competente. Gli interventi devono comunque garantire la

sicurezza dell’esercizio delle funzioni per cui sono destinati, tenuto conto dello stato di dissesto in essere.

Nelle sole aree Fs (Frana stabilizzata) vigono le limitazioni imposte dall’art. 9 (comma 4) ovvero: Aree vulnerabili dal punto di vista Nelle aree Fs compete alle Regioni e agli Enti locali, attraverso gli strumenti di pianificazione Area di frana dell’instabilità dei territoriale e urbanistica, regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti, tenuto anche conto stabilizzata (Fs) versanti delle indicazioni dei programmi di previsione e prevenzione ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225. Gli interventi ammissibili devono in ogni caso essere soggetti ad uno studio di compatibilità con le condizioni del dissesto validato dall'Autorità competente. 4D Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello. Indagini di approfondimento necessarie: sono necessarie indagini geotecniche e geognostiche (IGT), valutazione di stabilità dei fronti di scavo e di versante (SV). Tali indagini devono essere finalizzate alla progettazione di opere o interventi di protezione e mitigazione del rischio. Interventi da prevedere: a fronte di qualsiasi azione sono da prevedere contestualmente interventi di recupero morfologico e paesistico ambientale delle aree interessate (IRM). Sono da prevedere in tutti i casi interventi di difesa del suolo (DS), la predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo (RE).

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CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Sono consentite solo opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza (idrogeologica o idraulica) dei siti. Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica. Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo 2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla Aree ad elevata normativa antisismica. acclività su È fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono pendii in roccia Presenza di: essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente Aree vulnerabili dal (pendenza >35°) • Aree da acclivi a e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio, punto di vista con locali pareti molto acclivi (verticali e attraverso studi di compatibilità con le condizioni di dissesto, secondo quanto previsto dall’Allegato 4E dell’instabilità dei rocciose sedi di subverticali) 2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure per la valutazione della pericolosità da versanti potenziali frana”. fenomeni di Indagini di approfondimento necessarie: sono necessarie indagini geotecniche e geognostiche crollo con (IGT), valutazione di stabilità dei fronti di scavo e di versante (SV) oltre ad un Rilievo relativa fascia di geomeccanico (RG) degli ammassi rocciosi e una analisi traiettografica. rispetto alla base

Tali indagini devono essere finalizzate alla progettazione di opere o interventi di protezione e mitigazione del rischio. Interventi da prevedere: a fronte di qualsiasi azione sono da prevedere contestualmente interventi di recupero morfologico e paesistico ambientale delle aree interessate (IRM). Sono da prevedere in tutti i casi interventi di difesa del suolo (DS), la predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo (RE).

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CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Aree Costiere Sono consentite solo opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa Lacuali (ACL) Presenza di: in sicurezza (idrogeologica o idraulica) dei siti. Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare

interessate da • Aree l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica. frequentemente alluvioni Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad frequenti (P3) allagabili a causa di esondazione del interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, con battente Lago con altezze risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo idrico superiore a idriche supeirori a 2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza 2 m 2 m aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla caratterizzate • Terreni con normativa antisismica. anche da terreni scadenti 4F caratteristiche È fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono che presentano geotecniche essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente una bassa e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio, soggiacenza attraverso studi di compatibilità con le condizioni di dissesto, secondo quanto previsto dall’Allegato della falda e con Locale presenza di 2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure per la valutazione della pericolosità da locale presenza terreni di riporto frana”. di terreni di riporto È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio idraulico per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse.

Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono Aree vulnerabili dal essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, punto di vista Aree Costiere fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le idraulico, geotecnico Lacuali (ACL) infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà e idrogeologico interessate da essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche alluvioni per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di frequenti (P3) approfondimento di 3° livello. con battente Indagini di approfondimento necessarie: sono necessarie indagini geotecniche e geognostiche (IGT)

idrico superiore a e verifiche di compatibilità idraulica.

2 m Tali indagini devono essere finalizzate alla progettazione di opere o interventi di protezione e 4G caratterizzate mitigazione del rischio.

anche da terreni Interventi da prevedere: a fronte di qualsiasi azione sono da prevedere contestualmente interventi torbosi/paludosi di recupero morfologico e paesistico ambientale delle aree interessate (IRM). Sono da prevedere in e con bassa tutti i casi interventi di difesa del suolo (DS), la predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento soggiacenza delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo (RE). della falda

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CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Sono consentite solo opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza (idrogeologica o idraulica) dei siti. Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica. Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo 2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. È fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio, Aree vulnerabili dal Aree con bassa Presenza di: • attraverso studi di compatibilità con le condizioni di dissesto, secondo quanto previsto dall’Allegato punto di vista soggiacenza Aree con ridotta soggiacenza della 2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure per la valutazione della pericolosità da idrogeologico e della falda, falda frana”. geotecnico settori di • Terreni con emergenza idrica Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono scadenti superficiale e essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, 4H caratteristiche terreni aventi geotecniche fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le scadenti • Aree di emergenza infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà

caratteristiche idrica diffusa essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche geotecnici per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello.

Indagini di approfondimento necessarie: sono necessarie indagini geotecniche e geognostiche (IGT) e verifiche di compatibilità idraulica.

Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze negative della falda con le strutture (CI). Tali indagini devono essere finalizzate alla progettazione di opere o interventi di protezione e mitigazione del rischio. Interventi da prevedere: a fronte di qualsiasi azione sono da prevedere contestualmente interventi di recupero morfologico e paesistico ambientale delle aree interessate (IRM). Sono da prevedere in tutti i casi interventi di difesa del suolo (DS), la predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo (RE).

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CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE Sono consentite solo opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza (idrogeologica o idraulica) dei siti. Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica. Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo 2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. È fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente Aree vulnerabili dal Aree Costiere Presenza di: e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio, punto di vista Lacuali (ACL) • Aree allagabili a attraverso studi di compatibilità con le condizioni di dissesto, secondo quanto previsto dall’Allegato idraulico e interessate da causa di 2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure per la valutazione della pericolosità da esondazione del geotecnico alluvioni poco frana”. Lago frequenti (P2) 4I • Terreni con È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio caratterizzate scadenti idraulico di dettaglio per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. anche da terreni caratteristiche Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono paludosi e geotecniche essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, torbosi fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà

essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello. Indagini di approfondimento necessarie: sono necessarie indagini geotecniche e geognostiche (IGT) e verifiche di compatibilità idraulica. Tali indagini devono essere finalizzate alla progettazione di opere o interventi di protezione e mitigazione del rischio. Interventi da prevedere: a fronte di qualsiasi azione sono da prevedere contestualmente interventi di recupero morfologico e paesistico ambientale delle aree interessate (IRM). Sono da prevedere in tutti i casi interventi di difesa del suolo (DS), la predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo (RE).

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CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Sono consentite solo opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza (idrogeologica o idraulica) dei siti. Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare

l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica. Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad

interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro,

risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo

2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica.

È fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono

essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio, attraverso studi di compatibilità con le condizioni di dissesto, secondo quanto previsto dall’Allegato

2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure per la valutazione della pericolosità da Presenza di: Aree vulnerabili dal Aree con frana”. • Aree di emergenza punto di vista emergenza Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono idrica diffusa idrogeologico idriche essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, 4L fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le

infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà

essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello.

Sono necessarie indagini geotecniche e geognostiche (IGT) e verifiche di compatibilità idraulica. Si rende necessaria l’effettuazione di uno studio di compatibilità idrogeologica dell’intervento con le condizioni idrogeologiche locali, finalizzato alla determinazione delle potenziali interferenze negative della falda con le strutture (CI) al fine di un idonea progettazione dei sistemi di impermeabilizzazione, drenaggio ed allontanamento delle acque. Tali indagini devono essere finalizzate alla progettazione di opere o interventi di protezione e mitigazione del rischio. Interventi da prevedere: a fronte di qualsiasi azione sono da prevedere contestualmente interventi di recupero morfologico e paesistico ambientale delle aree interessate (IRM). Sono da prevedere in tutti i casi interventi di difesa del suolo (DS), la predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo (RE).

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CLASSE 4 – FATTIBILITA’ CON GRAVI LIMITAZIONI TIPOLOGIA DI CARATTERI CARATTERI PRESCRIZIONI E INDAGINI PREVENTIVE NECESSARIE E CLASSE VULNERABILITA’ DISTINTIVI LIMITANTI INTERVENTI DA PREVEDERE IN FASE PROGETTUALE

Aree vulnerabili dal Aree Costiere Presenza di: Sono consentite solo opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa • punto di vista Lacuali (ACL) Aree allagabili a in sicurezza (idrogeologica o idraulica) dei siti. Gli interventi di sistemazione dovranno privilegiare causa di idraulico, e interessate da l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica. esondazione del idrogeologico alluvioni poco Lago Per gli edifici esistenti ricadenti in classe 4 sono consentite esclusivamente le opere relative ad frequenti (P2) • interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, Terreni con caratterizzate ridotta/nulla risanamento conservativo, come definiti dall’art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della L.R. 11 marzo anche da soggiacenza della 2005 n. 12 “Legge per il governo del territorio”, senza aumento di superficie o volume e senza falda fenomeni di aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla emergenza idrica normativa antisismica.

superficiale È fatto salvo quanto previsto per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, che possono

essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e che dovranno comunque essere puntualmente e attentamente valutate in funzione dello specifico fenomeno che determina la situazione di rischio, attraverso studi di compatibilità con le condizioni di dissesto, secondo quanto previsto dall’Allegato 2 alla D.G.R. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 “Procedure per la valutazione della pericolosità da frana”.

4M È richiesta la redazione di uno studio di compatibilità idraulica degli interventi ed uno studio idraulico per la definizione delle aree esondabili nell’intorno dell’area di interesse. Gli approfondimenti di 2° e 3° livello per la definizione delle azioni sismiche di progetto non devono essere eseguiti nelle aree classificate in classe di fattibilità 4, in quanto considerate inedificabili, fermo restando tutti gli obblighi derivanti dall’applicazione della normativa specifica. Per le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico eventualmente ammesse, la progettazione dovrà essere condotta adottando i criteri antisismici del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, definendo in ogni caso le azioni sismiche di progetto a mezzo di analisi di approfondimento di 3° livello. Indagini di approfondimento necessarie: sono necessarie indagini geotecniche e geognostiche (IGT). Tali indagini devono essere finalizzate alla progettazione di opere o interventi di protezione e mitigazione del rischio. Interventi da prevedere: a fronte di qualsiasi azione sono da prevedere contestualmente interventi di recupero morfologico e paesistico ambientale delle aree interessate (IRM). Sono da prevedere in tutti i casi interventi di difesa del suolo (DS), la predisposizione di accorgimenti per lo smaltimento delle acque meteoriche e quelle di primo sottosuolo (RE).

Dott. Geol. D. Fantoni Pag. 87 Dott. Geol. A. Uggeri – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

ARTICOLO 4 – VINCOLI DI POLIZIA IDRAULICA

Il comune di Angera è, alla data attuale, dotato di uno studio relativo alla “Individuazione del reticolo idrografico principale e minore” ai sensi della D.G.R. 25 gennaio 2002 n. 7/7868, modificata dalla D.G.R. 1 agosto 2003 n. 7/13950 “Criteri per l’esercizio dell’attività di polizia idraulica” e s.m.i. che però non risulta ancora presentato e approvato dalla sede territoriale della Regione Lombardia. Ne consegue che, alla data attuale, vigono le norme contenute nel Regio Decreto 25 luglio 1904 n°523 che prevede una fascia di inedificabilità di 10 m da tutti i corsi d’acqua compresi (Art. 96) i laghi (come ribadito dalla sentenza del Consiglio di Stato, Sez. IV, n.5620 del 5/11/2012).

ARTICOLO 5 – AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE

Nella zona di tutela assoluta (ZTA) valgono le limitazioni d’uso di cui all’art. 94 comma 3 del D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” a salvaguardia delle opere di captazione:

Comma 3 la zona di tutela assoluta è costituita dall’area immediatamente circostante le captazioni; deve avere un’estensione di almeno 10 m di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione e ad infrastrutture di servizio.

La ZTA delle captazioni ad uso idropotabile del comune di Angera sono definite così come indicato nella Carta di Vincoli.

La Zona di Rispetto (ZR) è sottoposta alle limitazioni d’uso previste dall’art. 94 commi 4 e 5 del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” e dalla d.g.r. 10 aprile 2003 n. 7/12693 “Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano”.

Comma 4 La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta, da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell’opera di captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In particolare, nella zona di rispetto sono vietati l’insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività: a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati; b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; e) aree cimiteriali; f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell’estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica; h) gestione di rifiuti; i) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 88 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

m) pozzi perdenti; n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 Kg/ettaro di azoto presente negli affluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E' comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.

Comma 5 Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 4, preesistenti, ove possibile, e comunque ad eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza. La regione disciplina, all’interno della zona di rispetto, le seguenti strutture o attività: a) fognature; b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione; c) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio; d) pratiche agronomiche e contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla lettera c) del comma 4.

La Delibera di G.R. 10 aprile 2003 n. 7/12693 “Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano” formula i criteri e gli indirizzi in merito: • alla realizzazione di strutture e all’esecuzione di attività ex novo nelle zone di rispetto dei pozzi esistenti; • all’ubicazione di nuovi pozzi destinati all’approvvigionamento potabile.

In particolare, in riferimento alla pianificazione comunale, l’All.1, punto 3 di cui alla delibera sopraccitata, fornisce le direttive per la disciplina delle seguenti attività all’interno delle zone di rispetto: - realizzazione di fognature; - realizzazione di opere e infrastrutture di edilizia residenziale e relativa urbanizzazione; - realizzazione di infrastrutture viarie, ferroviarie ed in genere infrastrutture di servizio; - pratiche agricole.

Per quanto riguarda la realizzazione di fognature (punto 3.1) la delibera cita le seguenti disposizioni: I nuovi tratti di fognatura da situare nelle zone di rispetto devono: − costituire un sistema a tenuta bidirezionale, cioè dall’interno verso l’esterno e viceversa, e recapitare esternamente all’area medesima; − essere realizzati evitando, ove possibile, la presenza di manufatti che possano costituire elemento di discontinuità, quali i sifoni e opere di sollevamento. ….(omissis) − nella zona di rispetto di una captazione da acquifero non protetto: − non è consentita la realizzazione di fosse settiche, pozzi perdenti, bacini di accumulo di liquami e impianti di depurazione; − è in generale opportuno evitare la dispersione di acque meteoriche, anche provenienti da tetti, nel sottosuolo e la realizzazione di vasche di laminazione e di prima pioggia. − per tutte le fognature nuove (principali, secondarie, allacciamenti) insediate nella zona di rispetto sono richieste le verifiche di collaudo. Nelle zone di rispetto: − per la progettazione e la costruzione degli edifici e delle infrastrutture di pertinenza non possono essere eseguiti sondaggi e indagini di sottosuolo che comportino la creazione di vie preferenziali di possibile inquinamento della falda; − le nuove edificazioni possono prevedere volumi interrati che non dovranno interferire con la falda captata, …(omissis). In tali zone non è inoltre consentito: − la realizzazione, a servizio delle nuove abitazioni, di depositi di materiali pericolosi non gassosi, anche in serbatoi di piccolo volume a tenuta, sia sul suolo sia nel sottosuolo; − l’insediamento di condotte per il trasporto di sostanze pericolose non gassose; − l’utilizzo di diserbanti e fertilizzanti all’interno di parchi e giardini, …(omissis).

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Nelle zone di rispetto è consentito l’insediamento di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie, fermo restando che: − le infrastrutture viarie a elevata densità di traffico (autostrade, strade statali, provinciali, urbane a forte transito) devono essere progettate e realizzate in modo da garantire condizioni di sicurezza dallo sversamento ed infiltrazione di sostanze pericolose in falda, …(omissis); − lungo tali infrastrutture non possono essere previsti piazzali per la sosta, per il lavaggio di mezzi di trasporto o per il deposito, sia sul suolo sia nel sottosuolo, di sostanze pericolose non gassose; − lungo gli assi ferroviari non possono essere realizzati binari morti adibiti alla sosta di convogli che trasportano sostanze pericolose.

Nei tratti viari o ferroviari che attraversano la zona di rispetto è vietato il deposito e lo spandimento di sostanze pericolose, quali fondenti stradali, prodotti antiparassitari ed erbicidi, a meno di non utilizzare sostanze che presentino una ridotta mobilità nei suoli.

Per le opere viarie o ferroviarie da realizzare in sottosuolo deve essere garantita la perfetta impermeabilizzazione delle strutture di rivestimento e le stesse non dovranno interferire con l’acquifero captato, …(omissis). Nelle zone di rispetto è inoltre vietato lo spandimento di liquami e la stabulazione, l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi e di fanghi di origine urbana o industriale.

L’attuazione degli interventi o delle attività di cui all’Art. 94 comma 4 del D.Lgs. 152/06 e di cui al punto 3 – All. 1 della d.g.r. 7/12693/2003 entro le Zone di Rispetto è subordinata all’effettuazione di un’indagine idrogeologica di dettaglio che porti ad una ridelimitazione di tali zone secondo i criteri temporale o idrogeologico (come da d.g.r. 6/15137/1996) o che comunque accerti la compatibilità dell’intervento con lo stato di vulnerabilità della risorsa idrica e dia apposite prescrizioni sulle modalità di attuazione degli interventi stessi.

ARTICOLO 6 – PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME PO (PAI)

Per le aree interessate da fenomeni di dissesto, riportate nella Carta del dissesto con legenda uniformata PAI valgono le limitazioni dell’art. 9 “Limitazioni alle attività di trasformazione e d’uso del suolo derivanti dalle condizioni di dissesto idraulico e idrogeologico” delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico approvato con d.p.c.m. del 24 maggio 2001 e s.m.i.

Nelle aree Fa (Frana attiva) vigono le limitazioni imposte dall’art. 9 (comma 2): Fatto salvo quanto previsto dall’art. 3 ter del D.L. 12 ottobre 2000, n. 279,convertito in L. 11 dicembre 2000, n. 365, nelle aree Fa sono esclusivamente consentiti: - gli interventi di demolizione senza ricostruzione; - gli interventi di manutenzione ordinaria degli edifici, così come definiti alla lettera a) dell’art. 31 della L. 5 agosto 1978, n. 457; - gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie e volume, senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino aumento del carico insediativo; - gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbliche o di interesse pubblico e gli interventi di consolidamento e restauro conservativo di beni di interesse culturale, compatibili con la normativa di tutela; - le opere di bonifica, di sistemazione e di monitoraggio dei movimenti franosi; - le opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee; - la ristrutturazione e la realizzazione di infrastrutture lineari e a rete riferite a servizi pubblici essenziali non altrimenti localizzabili, previo studio di compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente valicato dall'Autorità competente. Gli interventi devono comunque garantire la sicurezza dell’esercizio delle funzioni per cui sono destinati, tenuto conto dello stato di dissesto in essere. Dott. Geol. D. Fantoni Dott. Geol. A. Uggeri Pag. 90 – COMUNE DI ANGERA (VA) – MARZO 2017 COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PGT

Nelle aree Fs (Frana stabilizzata) vigono le limitazioni imposte dall’art. 9 (comma 4): Nelle aree Fs compete alle Regioni e agli Enti locali, attraverso gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, regolamentare le attività consentite, i limiti e i divieti, tenuto anche conto delle indicazioni dei programmi di previsione e prevenzione ai sensi della L. 24 febbraio 1992, n. 225. Gli interventi ammissibili devono in ogni caso essere soggetti ad uno studio di compatibilità con le condizioni del dissesto validato dall'Autorità competente.

ARTICOLO 7 – GESTIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI SOTTERRANEE E DI SCARICO

La gestione delle acque superficiali e sotterranee dovrà avere i seguenti obiettivi: 1) la mitigazione del rischio idraulico (allagamento) ad opera delle acque superficiali incanalate, secondo i più recenti principi dell’Autorità di Bacino del fiume Po, del PTUA e del PTCP (art. 26); 2) la riduzione degli apporti di acque meteoriche provenienti dalle superfici già impermeabilizzate o di futura impermeabilizzazione, con differenziazione dei recapiti finali a seconda dello stato qualitativo delle acque, favorendo, ove consentito dalla normativa vigente e dalle condizioni idrogeologiche, lo smaltimento nel sottosuolo.

3) la salvaguardia dell’acquifero, a protezione dei pozzi di approvvigionamento idrico potabile e la pianificazione dell’uso delle acque. La pianificazione dell’uso delle acque potrà avvenire: - differenziando l’utilizzo delle risorse in funzione della valenza ai fini idropotabili e della potenzialità idrica; - limitando al fabbisogno potabile in senso stretto l’utilizzo di fonti di pregio; - prevedendo l’utilizzo di fonti distinte ed alternative al pubblico acquedotto (es. pozzi autonomi di falda ad uso irriguo, igienico-sanitario, industriale e antincendio, recupero e riutilizzo di acque meteoriche).

ARTICOLO 8 – VERIFICA E TUTELA DELLA QUALITÀ DEI SUOLI

Ogni intervento che preveda il cambio di destinazione d’uso (da industriale o commerciale a verde privato o pubblico o residenziale) dovrà essere preceduto dalla effettuazione di indagini ambientali preliminari, ai sensi del Regolamento di Igiene comunale (o del Regolamento di Igiene Tipo regionale) e del D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “ Parte IV titolo V - Norme in materia ambientale”, al fine di verificare lo stato chimico-ambientale dei terreni e, se necessario, delle acque sotterranee. Nel caso di contaminazione accertata (superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione – Csc) devono essere attivate le procedure di cui al D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, comprendenti la redazione di un Piano di caratterizzazione (PdCA) e di un Progetto operativo degli interventi di bonifica in modo da ottenere le informazioni di base su cui prendere decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza e/o bonifica del sito.

Indipendentemente dalla classe di fattibilità di appartenenza, stante il grado di vulnerabilità, potranno essere proposti e predisposti o richiesti sistemi di controllo ambientale per gli insediamenti con scarichi industriali, stoccaggio temporaneo di rifiuti pericolosi e/o materie prime che possono dar luogo a rifiuti pericolosi al termine del ciclo produttivo. In relazione alla tipologia dell’insediamento produttivo, i sistemi di controllo ambientale potranno essere costituiti da: • realizzazione di piezometri per il controllo idrochimico della falda, da posizionarsi a monte ed a valle dell’insediamento (almeno 2 piezometri); • esecuzione di indagini negli strati superficiali del terreno insaturo dell’insediamento, per l’individuazione di eventuali contaminazioni in atto, la cui tipologia è strettamente condizionata dal tipo di prodotto utilizzato.

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Tali sistemi e indagini di controllo ambientale saranno da attivare nel caso in cui nuovi insediamenti, ristrutturazioni, ridestinazioni abbiano rilevanti interazioni con la qualità del suolo, del sottosuolo e delle risorse idriche, e potranno essere richiesti dall’Amministrazione Comunale ai fini del rilascio di concessioni edilizie e/o rilascio di nulla osta esercizio attività, ad esempio nei seguenti casi: • nuovi insediamenti produttivi potenzialmente a rischio di inquinamento; • subentro di nuove attività in aree già precedentemente interessate da insediamenti potenzialmente a rischio di inquinamento per le quali vi siano ragionevoli dubbi di una potenziale contaminazione dei terreni; • ristrutturazioni o adeguamenti di impianti e strutture la cui natura abbia relazione diretta o indiretta con il sottosuolo e le acque, quali ad esempio rifacimenti di reti fognarie interne, sistemi di raccolta e smaltimento acque di prima pioggia, impermeabilizzazioni e pavimentazioni, asfaltatura piazzali, rimozione o installazione di serbatoi interrati di combustibili ecc…

La gestione delle terre e rocce da scavo in fase di cantiere dovrà seguire i dettami dell’art. 186 del D.Lgs. 152/06 e dalle successive norme che lo hanno parzialmente modificato e integrato (D.M. 161 del 2012, L 24/06/2013 n.71 e legge 9/8/2013 n.98 conversione del D.L. 69/13). Nello specifico, per le opere non soggette a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) o AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) non si applica il D.M. 161/2012 ma l’art. 41-bis della legge 98 dell’agosto 2013.

Varese, marzo 2017

Dott. Geol. Pier Davide Fantoni Dr. Geol. Alessandro Uggeri

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