Curzel Chiese Trentine.Pdf

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Curzel Chiese Trentine.Pdf © Copyright 2005 Cierre Edizioni via Ciro Ferrari, 5 37060 Sommacampagna, Verona tel. 045 8581572 fax 045 8589883 [email protected] www.cierrenet.it Emanuele Curzel Chiese trentine Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni BIBLIOTECA DEI QUADERNI DI STORIA RELIGIOSA iv Indice 7 Presentazione di Gian Maria Varanini 11 Nota introduttiva 31 I. Immagini del territorio 33 1. Il pagamento della decima papale degli anni 1313-1319 in diocesi di Trento 89 2. L’organizzazione ecclesiastica della Valsugana nel medioevo 127 3. Per una storia dei santuari trentini 147 4. Confini e santuari “all’Adige e sui monti” 163 5. Luoghi di culto e mete di pellegrinaggio nel Trentino tardomedioevale 179 6. Le chiese dedicate a san Vigilio in diocesi di Trento 191 II. Studi sul clero 193 1. Scolastici e “scolares” nella cattedrale di Trento 215 2. Cappellani e altari nella cattedrale di Trento nel XIV secolo 253 3. L’altare dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro 289 4. Federico IV e il Capitolo di Trento 315 5. Il vescovo Giorgio Hack a Castel Roncolo (1463-1465) 335 6. Attraverso le Alpi. Mobilità ed etnia del clero nel tardo medioevo 4 361 III. Chiese grandi e piccole 363 1. Alla ricerca dell’archivio dei domenicani di San Lorenzo 373 2. Sant’Anna di Sopramonte: dati per una riscoperta 385 3. San Lorenzo in Banale: dal “pulchrum templum” alla parrocchia 413 4. San Paolo di Ceniga: fortuna e declino di un eremo 427 5. San Pietro in Bosco: documenti e tradizioni 447 Fonti e bibliografia 489 Indice dei nomi di luogo e di persona 5 Si ringrazia la Federazione Trentina delle Cooperative per il contribu- to che ha permesso la pubblicazione del volume. Tutti i testi vengono pubblicati o ripubblicati con l’autorizzazione di chi è titolare dei diritti relativi. Un ringraziamento particolare va alla Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici della Provincia Autonoma di Trento, che ha permesso l’edizione di San Pietro in Bosco: documenti e tradizioni, nonostante il volume per il quale era stato scritto sia ancora in corso di stampa. Le carte alle pp. 30 e 32 (e 362) sono di G. Weber. Per l’immagine di copertina si ringrazia il Museo Diocesano Tridentino. Abbreviazioni ACapTn = Trento, Archivio Capitolare (attualmente depositato presso l’Archivio Diocesano Tridentino) - IC = Instrumenta Capitularia ADTn = Trento, Archivio Diocesano Tridentino AP = Archivio Parrocchiale (seguita dal nome della parrocchia) APrepositura = Archivio della Prepositura (attualmente depositato presso l’Archivio Diocesano Tridentino) ASTn = Trento, Archivio di Stato - APV = Archivio del Principato Vescovile - AC = Capitolo del Duomo AVF = Feltre, Archivio Vescovile BCom = Biblioteca Comunale (seguita dal nome del comune) TLAI = Innsbruck, Tiroler Landesarchiv Presentazione Nella storia di Trento e del suo territorio, la centralità dell’isti- tuzione episcopale è talmente proverbiale da essere fuori discus- sione: un topos e un totem allo stesso tempo, un luogo comune assolutamente vero e assolutamente fondato, che le ricerche più recenti (delle quali lo stesso autore di questo volume è valido protagonista) giustamente non cessano di perlustrare. Lo dimo- stra per il medioevo il caso di Johannes Hinderbach, al quale nell’ultimo decennio o poco più sono stati dedicati un convegno, un’importante edizione documentaria, una fondamentale mono- grafia; oppure il caso di Federico Wanga (è imminente l’edizione critica del principale monumento documentario da lui voluto, il liber Sancti Vigilii o Codex Wangianus minor), o ancora quello del vescovo Adelpreto. Ma anche per l’età moderna e contemporanea è sempre o quasi sempre il governo di un principe vescovo (si tratti di Bernardo Cles, o del Madruzzo, o dell’Alberti, giù giù fino a Pietro Vigilio Thun) il riferimento periodizzante assunto dalla storiografia recente. In un certo senso la monografia di Joseph Kögl, risalente a quarant’anni fa (l’epoca del Concilio Vaticano II, ma la genesi era ben anteriore), si pose come sigillo conclusivo di questa tradizione storiografica imperniata sulla figura e sul ruolo del principe vescovo; e da lì prese le mosse il sapiente rinnovamento (storiografico, ma non solo) impostato da Iginio Rogger, come l’autore di questo volume ricorda nel saggio iniziale. 7 CHIESE TRENTINE Non paiano fuori luogo questi riferimenti all’attualità, in limine a un volume che è imperniato su ricerche medievistiche, strenuamente documentate. In questi suoi saggi, dichiaratamen- te complementari rispetto alle robuste ricerche monografiche dedicate negli anni scorsi al sistema pievano e al Capitolo della Cattedrale di Trento, Emanuele Curzel trascura infatti, per scelta, i vescovi, ma getta il suo sguardo attento e meticoloso su uomini, istituzioni, devozioni, luoghi di culto della Chiesa trentina intesa nella sua accezione più ampia. Lo fa partendo appunto dalle fonti medievali, ma non dimenticando mai i riferimenti all’età moder- na e contemporanea (magari attraverso pochi cenni, ma sempre essenziali e ficcanti): si tratti dell’evoluzione del sistema della cura d’anime, oppure della vitalità anche attuale di forme di devozione troppo presto date per morte come i pellegrinaggi, o persino dei nessi fra regime fascista, nazionalizzazione dell’Alto Adige e devo- zione popolare nel Novecento. E questo è indubbiamente uno dei fili rossi, un comune denominatore che lega gran parte dei saggi del volume. Bene ha fatto dunque l’autore a omettere il riferimen- to esplicito al medioevo nel titolo di questa sua raccolta. Non meno rilevante e non meno costante, nelle minuziose e laboriose ricerche qui assemblate, è la consapevolezza dichiarata – e soprattutto praticata – della necessità di rivedere criticamente una tradizione erudita locale, costruita non di rado da sacerdoti in cura d’anime o da volonterosi francescani: impegnati cultural- mente, figli del loro tempo, ma privi di una formazione scientifica professionale (nonostante non sia mancato il confronto, nelle riviste trentine fra Ottocento e Novecento, fra l’erudizione eccle- siastica e la “scuola” trentino-tirolese dei Voltelini e dei Reich). Senza disprezzo, ma anzi con una comprensione (non scevra da affetto), che cerca sempre di evidenziare la logica che presiede alle scelte interpretative di quegli eruditi, Curzel procede a una accurata opera di disincrostazione e di ripulitura. In questi suoi lavori egli tiene conto di tutto, di ogni minimo indizio e di ogni manipolazione operata dall’erudizione sette-, otto- e novecentesca 8 PRESENTAZIONE (un’erudizione che tra l’altro, come è noto, poco si preoccupa dell’identità complessiva della Chiesa trentina e molto di più delle specificità di ogni singola valle – si tratti delle Giudicarie o della Valsugana o della Vallagarina). Se ne trae un’indicazione di meto- do importante: nell’analisi di un contesto di storia della chiesa locale, nulla può essere omesso, e da una serie di minimi restauri l’intero quadro risulta modificato. Ovviamente, questa delicata revisione si incrocia in modo fruttuoso con l’analisi altrettanto acuta dei meccanismi di selezione e di conservazione delle fonti documentarie tardomedievali, e con la serie ricchissima di nuove informazioni desunte dall’inedito. Ne esce alla fine un quadro reticolare e pluristratificato, mobi- lissimo e cangiante ma nello stesso tempo stabilissimo nelle sue linee di fondo, osservato da una serie di punti di vista comple- mentari. Le istituzioni e gli uomini (i preti soprattutto) delle chiese trentine del tardo medioevo diversamente rispondono a una varia domanda di religiosità, che proviene dalla società urbana e rurale. “Chiese”, non “chiesa”, perché la pluralità e la varietà sono la regola. Lo prova il riferimento a un ultimo concetto guida, quello di confine. Il termine compare moltissime volte in questi saggi di Emanuele Curzel: confini geografici, confini linguistici, confini dei territori diocesani, confini degli stati territoriali. Sono confini diversi continuamente rimessi in discussione, sino ad accettare l’idea che l’intera regione, l’intero spessore alpino da Innsbruck alle Chiuse di Verona sia una zona di cerniera, «un’unica, amplis- sima fascia di confine» (così Reinhard Stauber): il ventre molle delle Alpi, soggetto anche dal punto di vista religioso a influenze plurime e cangianti (anche per l’assenza, più volte rilevata, di una pregressa intelaiatura monastica di decente solidità). Nonostante l’incisività del ruolo di Trento, capitale religiosa e culturale ma incapace di svolgere un ruolo egemonico in quanto città; nono- stante l’incisività del ruolo dei poteri territoriali tirolesi, in grado talvolta di influenzare pesantemente la dinamica delle istituzioni ecclesiastiche (ad esempio in Valsugana, l’inserimento della quale 9 CHIESE TRENTINE nella diocesi di Feltre – città lontana e debole – la rendeva ancora più porosa e permeabile), restarono così margini per l’afferma- zione e la modesta sopravvivenza di modeste istituzioni, spesso a background comunitario o di valle, solo raramente in grado (è il caso di qualche santuario, come Weissenstein/Pietralba, non a caso nel Novecento segno di contraddizione) di esercitare un richiamo sovralocale. Queste solide indagini costituiranno dunque un punto di rife- rimento importante per la miglior conoscenza delle vicende di una estesa diocesi montana – un tema, questo della storia delle Alpi, assai vitale in questi ultimi anni, anche sotto il profilo della storia religiosa ed ecclesiastica –; e potranno inoltre essere di stimolo per una ricerca locale più attenta ai contesti e ai problemi generali. Gian
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