1)VILLA REALE BELGIOIOSO La Villa Reale di Milano (ora Villa Comunale), già Villa Belgiojoso Bonaparte, fu costruita tra il 1790 e il 1796 come residenza del conte Lodovico Barbiano di Belgiojoso, dall'architetto Leopoldo Pollack. E’ tra principali monumenti del neoclassicismo milanese. Tra le opere neoclassiche presenti nella Villa si segnalano quelle Antonio Canova. Alla morte del conte Ludovico Belgioioso venne comprata dallo Stato italiano. Divenne prima residenza di Napoleone, poi proprietà dei Viceré austriaci, poi dello Stato italiano e dal 1919 del Comune di Milano. Nella Villa Reale morì, nel 1858, il conte Josef Radetzky e luogo in cui si firmò la cosiddetta “Pace di Milano” (documento con cui il 6 agosto 1849 è decretata la resa della città all’Austria nella persona del maresciallo Radetzky, poi governatore generale del regno Lombardo Veneto e a sua volta abitante della Villa, tra il 1857 e il 1858);Oggi è sede della Galleria d'Arte Moderna dal 1921. La Villa, è una costruzione a tre piani avente due ali avanzate più basse che vanno a delimitare una corte d’onore. Questa è schermata su via Palestro da un muro rivestito da bugne sporgenti, elegantemente scandito da archi d’accesso e nicchie. Nella Villa si distinguono due facciate principali, delle quali è però la seconda, nascosta alla vista perché in affaccio sul giardino retrostante, ad essere la più importante dal punto di vista artistico e figurativo. La prima facciata accoglie al pianterreno tre archi bugnati (ripetuti su tutti e quattro i lati della corte) sormontati da quattro colonne che proseguono visivamente nelle quattro sculture della balaustra. Le colonne della facciata sul giardino sono invece sorrette, a mo’ di basamento, da un pianterreno interamente bugnato. Una balaustra, sormontata da statue di divinità classiche, corre lungo tutto l’attico, tra i grandi timpani dei due corpi laterali in aggetto. Su tutte le finestre del primo piano e su alcune del piano terra trova posto il grande ciclo figurativo statue e rilievi di soggetto mitologico, progettati dal poeta neoclassico Giuseppe Parini e scolpiti dalle stesse maestranze della facciata del Duomo. Le sale del piano terra sono decorate dagli estrosi motivi ornamentali di , già collaboratore del Piermarini nei progetti decorativi di Palazzo Reale e di Villa Reale a Monza. Risalente al decennio successivo è invece la decorazione interna del primo piano, culminante nel celebre affresco di Andrea Appiani, il Parnaso. 2)IL GIARDINO I giardini coprono un'area di 24.000 m2 (compresa la villa). La maggior parte delle piante risale al XIX secolo. il giardino ricrea un paesaggio naturale dove la vegetazione, riappropriandosi delle vestigia della storia, lascia affiorare antiche rovine, ponticelli, un tempietto, e grotte. Al centro il laghetto è disegnato in modo da non consentire mai una sua visione unitaria, così da suggestionare l’immaginazione dell’osservatore, mentre le forme naturali e romantiche del giardino si integrano perfettamente con il carattere classico e razionale dell’edificio esaltandosi vicendevolmente. 3)GIARDINI PUBBLICI E SISTEMAZIONE PIERMARINIANA I Giardini Pubblici Indro Montanelli sono un parco di Milano, situato nella zona di . Sono stati intitolati al giornalista Indro Montanelli nel 2002. Fu il primo parco milanese espressamente destinato allo svago collettivo. Nella seconda metà del secolo XVIII l'area dei Giardini Pubblici era un grande appezzamento di terreno leggermente depresso, sul bordo settentrionale della città, entro le mura spagnole. Nel 1780 l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este, viceré a Milano dall'ottobre 1771 al maggio del 1796, incaricò l'architetto di trasformare quell'area in un parco pubblico, inglobandovi anche gli spazi acquisiti dei due monasteri, entrambi con propri giardini. Il progetto, nello stile del giardino alla francese, con aiuole geometriche e ampie prospettive di viali alberati, era coordinato con quello dei "Boschetti" 1787-1788, i giardini di via Marina (consistenti in filari di tigli, olmi e ippocastani paralleli).. Anche la successiva costruzione degli edifici del Museo di Storia Naturale (1888-93) e del Planetario "Ulrico Hoepli" (1930) non ha alterato la prospettiva della lunga fuga di alberi immaginata dal Piermarini. Ogni mattina Indro Montanelli, recandosi al Giornale che aveva fondato e che dirigeva, era solito sostare per qualche attimo su una panchina dei Giardini, vicino all'ingresso di piazza Cavour, dove si trova il Palazzo della Stampa, allora sede del quotidiano. Fu lì, all'angolo fra via Manin e piazza Cavour, che la mattina del 2 giugno 1977 Montanelli fu "gambizzato" dalle Brigate Rosse ed è vicino al luogo dell'attentato che sorge la statua in sua memoria. 4)PALAZZI NEOCLASSICI DI VIA MANZONI. Lungo la via Manzoni sorgono antichi palazzi, fra i quali meritano una citazione particolare il Palazzo Gallarati Scotti, già Spinola (al n. 30) e il grande d'Adda (ai n. 39-41). Antichissima via cittadina, detta 'corsia del Giardino' e asse portante della Milano neoclassica, oggi cuore del terziario lombardo. Vi prospettano numerosi palazzi nobiliari che in parte mantengono la struttura tardo-rococò di palazzo-villa con gli spazi retrostanti sistemati a giardino. Da notare, ai numeri 6 e 10, i palazzi Brentani e Anguissola, di Luigi Canonica (1829-31); il seicentesco palazzo Poldi Pezzoli (N. 12), che venne modificato fra il 1853 e il 1854 per ospitare il museo omonimo. Chiudono la via gli archi di Porta Nuova, ricavati nel 1861 e nel 1931 dall'originale porta medievale a due fornici (sec. XII);

5)CASA DEL MANZONI Tra le mura della casa del Manzoni tutto sembra conservarsi nel tempo. È intatta la scrivania dove l’autore lavorava, nello studio in cui ricevette Garibaldi nel 1862 e Verdi nel 1868. E ancora ritratti, stampe, cimeli, custoditi e donati da storici e collezionisti come Pietro Brambilla. La residenza di via Morone, dove l’autore visse con la famiglia dal 1814 al 1873, era uno dei più ambiti salotti letterari della città. Lì si incontravano intellettuali come Tommaso Grossi, Antonio Rosmini, Luigi Rossari, Giovanni Berchet ed Ermes Visconti. Questa storica dimora è oggi un museo dedicato.

6)Il . Eleganza, rigore e “pulizia” delle forme, è per questo che è considerato uno dei tesori architettonici della città. Opera di Giuseppe Piermarini, ispirata al modello della Reggia di Caserta di , la sua costruzione risale al 1772 e terminata nel 1781. Il palazzo fu costruito per il principe Alberico XII di Belgioioso d'Este. La facciata è caratterizzata da un ordine inferiore a bugnato, rivestimento murario caratteristico dell'architettura rinascimentale, sul quale si impostano i due ordini superiori. La facciata, con ben 25 finestre oltre a porte-finestre con balconcini a balaustra e splendidi bassorilievi

7)PALAZZO DEGLI OMENONI Tra Piazza Belgioioso e Largo Mattioli, non lontano dalla Scala, si trova Palazzo degli Omenoni. La tipica dimora d’artista, voluta dallo scultore di Carlo V e di Filippo II , Leone Leoni come propria residenza, fu eretta tra il 1562 ed il 1566. Il nome (omenoni, ovvero "grandi uomini") deriva dalle otto grandi cariatidi maschili realizzate in pietra di ceppo sulla facciata e scolpite dallo scultore medaglista Antonio Abondio. In origine l’interno del palazzo ospitava “Codice Atlantico” di (oggi conservato alla ). Il bassorilievo sopra la porta-finestra rappresenta un satiro (l’invidioso) azzannato da due leoni, che simboleggiano il padrone di casa, ovvero l’artista.

8)LA CHIESA DI SAN FEDELE, uno dei poli monumentali della Milano di Carlo Borromeo, venne edificata dai Gesuiti a partire dal 1569 ed ebbe come maggiore artefice Pellegrino Tibaldi. Contribuirono anche alla sua costruzione Martino Bassi e Francesco Maria Richini (o Ricchino). La chiesa, solenne e armoniosa, di un neoclassicismo appena influenzato dal nascente barocco, presenta una facciata a due ordini di uguale larghezza. Nella Cripta sono conservate le stazioni della Via Crucis in ceramica ad opera di Lucio Fontana. S. Fedele è popolare fra i milanesi per la sua posizione e per essere chiamata il "Santuarietto delle ballerine della Scala." Qui campeggia l'antica immagine detta un tempo Madonna delle Ballerine e dei cantanti. Si dice che i rattin, gli spinacitt (affettuosi nomi con i quali i meneghini definiscono le ballerine della Scala) non mancavano mai, passando da queste parti, di visitare la loro "Madonnina" e di accendere una candela o un lumino. Dopo il secondo altare sulla destra, si accede ad un atrio dove si trovano una pala raffigurante la Trasfigurazione, ad opera di Bernardino Campi che contiene anche l'atto di morte di Alessandro Manzoni. Il punto dove si recava a pregare il grande scrittore si trova invece a sinistra dell’altare maggiore ed è segnalato da una lapide in bronzo. Si dice che Manzoni morì a seguito di una caduta con la quale batté il capo contro la balaustra. In sua memoria, sulla piazza antistante la Chiesa, risalta il monumento che lo raffigura.

9) L’edificio è sede della civica amministrazione dal 9 settembre 1861. Il Palazzo, costruito dall’architetto per il ricco commerciante genovese Tommaso Marino, ospita gli uffici del Sindaco, del Vice Sindaco, della Presidenza del Consiglio, Segreteria Generale e Direzione Generale. I lavori di costruzione iniziarono il 4 maggio 1558 e per eseguirli furono mobilitati molti degli scultori più famosi della “Fabbrica del Duomo. È interessante il cortile d’onore dove Tommaso Marino fece eseguire un programma decorativo imperniato sui temi dell’esaltazione dell’eroe e della forza dell’amore nei suoi vari gradi. Il primo argomento è sviluppato attraverso la narrazione delle imprese di Ercole, mentre il secondo con immagini tratte dalle “Metamorfosi” di Ovidio. La Sala Alessi è un ambiente allo stesso tempo solenne ed elegante, impreziosito da elementi artistici e architettonici. È l’attuale salone di rappresentanza del Palazzo dove vengono ricevuti Capi di Stato o regnanti e si incontrano i Consiglieri prima della loro entrata nell’aula del Consiglio. Qui si trova il gonfalone ufficiale del Comune di Milano raffigurante il patrono della città, S. Ambrogio. Ai suoi piedi la scrofa semilanuta, ai lati i simboli delle porte medievali di Milano.

10)IL TEATRO ALLA SCALA venne costruito in sostituzione del Teatro Ducale nel 1776 per volontà dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, e inaugurato nel 1778 con Europa riconosciuta di Antonio Salieri. Diversamente che all'estero, la Stagione del Teatro alla Scala non comincia a settembre, ma il 7 dicembre, giorno di Sant'Ambrogio, patrono di Milano. Di qui, in parte, il valore simbolico e anche extramusicale della serata. Grazie alla ristrutturazione e alla modernizzazione della macchina scenica, avvenute fra il 2001 e il 2004, il Teatro alla Scala si allinea ai più grandi teatri d'Europa e del mondo, perseguendo l'idea di un teatro di qualità che mira a una sintesi fra il teatro cosiddetto di "stagione" e il teatro di "repertorio". Il Teatro alla Scala deriva il suo nome dal luogo sul quale venne edificato, su progetto dell'architetto neoclassico Giuseppe Piermarini: il sito della chiesa di Santa Maria alla Scala. Nel bombardamento avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943 il Teatro alla Scala subì gravi danni: si salvarono soltanto il palcoscenico e le mura perimetrali. All’indomani stesso della Liberazione, la ricostruzione del Teatro venne decretata dalla Giunta municipale guidata dal sindaco Antonio Greppi.