TTÀ ASSESSORATO TORINO PER LA CULTURA

domenica 3 settembre 1989, ore 21 Auditorium Rai

IJPTEMBR E MUSICA

Orchestra Sinfonica di Torino della Rai

Lucia Valentini Terrani, contralto

Gary Lakes, tenore

Matthias Bamert, direttore Fondata nel 1931 e prima orchestra sinfonica dell'Ente radio fo- nico concessionario del servizio pubblico (allora EIAR), l'Or- chestra Sinfonica di Torino della Rai fu costituita convogliando a Torino altre formazioni già operanti presso alcune emittenti del Nord Italia. Entrata in attività nella stagione 1932-33, di allora VOrchestra è stata ininterrottamente presente sia nell'am bito musicale cittadino che in quello nazionale attraverso l'ap puntamento radiofonico in diretta del venerdì. Primo comples so italiano a passare la Manica dopo l'ultima guerra, ha di allora effettuato numerose tournée e concerti, toccando Au stria, Belgio, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Norvegia Svizzera. Da quest'anno la Direzione Artistica è affidata a Lu ciano Chailly, mentre dal 1987 Ferdinand Leitner ha assunti l'incarico di Direttore Principale ospite.

Nato nel 1942 in Svizzera, Matthias Bamert ha studiato oboe composizione e direzione a Berna, Zurigo, Parigi, Salisburgo i Darmstadt. Invitato a Cleveland come assistente di Georgi Szell, e successivamente di Pierre Boulez e , pe; cinque anni, a partire dal 1978, è stato direttore musicale del l'Orchestra della Radio Svizzera. Ha quindi tenuto concerti : Londra, , Berlino, Bonn, Chicago, Detroit. Del 1985 è i suo debutto a Londra con la BBC Symphony Orchestra nell'e secuzione della Settima di Mahler. Da allora ha diretto la Scot tish Chamber Orchestra, la Bournemouth Symphony Orchestri e la BBC Scottish Symphony Orchestra. I suoi impegni in Euro pa lo vedono dirigere regolarmente in Germania, Svizzera, Au stria, Olanda, Francia. Recentemente ha collaborato con l'Or chestre de Paris e partecipato al festival di Salisburgo, a quelli olandese di Musica Contemporanea e ai BBC Promenade Con certs.

Lucia Valentini Terrani, nata a Padova, ha debuttato al Teatri Grande di Brescia con "La Cenerentola" di Gioachino Rossini Vincitrice del Concorso Internazionale Voci Nuove Rossiniane con la stessa opera ha esordito al Teatro alla Scala, sotto li direzione di Claudio Abbado. Le opere di Rossini rappresenta no, fin dagli esordi, un elemento costante nella sua carriera: pi; volte Arsace nella "Semiramide", quale protagonista de "L'i taliana in Algeri" si è presentata al Metropolitan Opera Hous di New York, ed è inoltre regolarmente invitata al Rossini Ope ra Festival. Il suo vasto repertorio comprende poi, tra l'altro, i ruolo di Charlotte nel "Werther" di Massenet, che ha proposti al Teatro Comunale di Firenze e all'Opéra di Parigi, quello c Miss Quickly nel "Falstaff" verdiano con cui ha debuttato Los Angeles con Carlo Maria Giulini e il personaggio di Marini nel "Boris Godunov", interpretato sotto la direzione di Clan dio Abbado. Esibitasi in concerto con le maggiori orchestre df mondo, ha collaborato con i più famosi direttori d'orchestra- Interprete abituale di importanti ruoli del repertorio operistico, Gary Lakes ha ricevuto particolari apprezzamenti anche per le interpretazioni in opere di Beethoven, Liszt, Schoenberg e Mahler. In veste di solista o a fianco di altre voci prestigiose, tra le quali Jessy Norman e Eva Marton, ha collaborato con com- plessi orchestrali quali la Royal Philharmonic Orchestra, l'Or- chestra Sinfonica di Praga, la Philharmonia Orchestra, le sinfoniche di Chicago, Houston, Montreal e New Orleans, sot- to la guida di direttori quali James Levine, Zubin Mehta, Ric- cardo Muti, Lorin Maazel, Georg Solti e Daniel Baremboim. Particolarmente significative sono state, tra le altre, le sue par- tecipazioni al Festival di Osaka, al Maggio Musicale Fiorentino e al Grant Park di Chicago. (1797-1828) Sinfonia in si minore D 759 (Incompiuta) Allegro moderato Andante con moto

Gustav Mahler (1860-1911) Das Lied von der Erde sinfonia per contralto, tenore e orchestra Das Trinklied vom Jammer der Erde Der Einsame im Herbst Von der Jugend Von der Schònheit Der Trunkene im Friihling Der Abschied Franz Schubert

Sinfonia in si minore D 759 (Incompiuta)

Composti nell'arco di poche settimane sul finire del 1822, i due movimenti della Sinfonia in si minore furono inviati da Schu- bert l'anno dopo all'amico Josef Hiittenbrenner, affinché, a sua volta, li trasmettesse al fratello Anselm, compositore e one- sto pianista, nonché membro della Società Musicale di Graz. L'omaggio, con cui intendeva esprimere la propria riconoscen- za per la nomina a membro d'onore dell'associazione, non venne però mai recapitato e la partitura restò in possesso di Anselm senza che per più di quarantanni si sapesse della sua esistenza. Così, se la Sinfonia in do maggiore, "La grande", non conobbe la prima esecuzione che nel 1939, artefice come si sa Schumann, che ne aveva riscoperto il manoscritto, VIncom- piuta attese in silenzio fino al 1865 quando Johann von Herbeck la diresse a Vienna per la "Società degli amici della musica". Che si tratti di uno dei tanti lavori lasciati da Schubert allo stato di frammento, e non di una poco credibile Sinfonia in due movimenti, è ampiamente provato da un esteso abbozzo dello Scherzo, interrotto alla prima sezione del Trio: in tutto, più di un centinaio di battute singolarmente convenzionali e molto lontane dalla straordinaria qualità di quanto le precede. All'ori- gine del "non finito" si deve dunque ammettere il semplice e umanissimo venir meno di una spinta creativa di assoluta origi- nalità, tanto nella scelta della tonaltà insolita di si minore, quanto nella individuazione di una sonorità capace di spaziare dalla delicatezza più affettuosa alla solennità tragica, e costan- temente sostenuta da un'ispirazione melodica ammirevole. Ma la ragione più profonda dell'incompiutezza, è forse nella diffi- coltà ad articolare ulteriormente un quadro espressivo che, nel- la fraterna corrispondenza fra i due movimenti portati a termine, già aveva raggiunto un'intoccabile e definitiva unità, un'intensità irripetibile dell'espressione lirica. Anche se nel passaggio dall'Allegro moderato M'Andante con moto la violenza del rilievo drammatico e la propensione all'o- scurità (fissata da quella autentica discesa nel profondo che è l'iniziale motto di otto battute) si attenuano, senza tuttavia scomparire, e sfumano in una intenerita elegia, innumerevoli sono le affinità che legano i due movimenti. La comune archi- tettura secondo una limpida forma bipartita (che contravviene decisamente ai consueti rapporti tonali della forma-sonata), l'impianto su un ritmo ternario, la dinamica concepita per con- trasti improvvisi, l'estrema concentrazione tematica, che ha po- chi raffronti nello Schubert maggiore. Altre analogie confermano l'aspirazione a un disegno unitario: L'inquietante sovrapporsi alle melodie del pizzicato discenden- te dei bassi, le cadenze di cortii e fagotti che preparano le entrate dei secondi temi, le sincopi sul cui sfondo queste idee vengono enunciate. Accomuna i due movimenti quell'aleggiare di un soffio di morte che è già nel fremere dei violini sul primo tema: un sentimento del tragico accolto fatalisticamente e ormai al di là dalle soglie della sofferenza. Come nel memorabile secondo tèma dell'Andante con moto, che svolge lentamente il suo canto prima in minore al clarinetto quindi in maggiore all'oboe, la rassegnazione di questa musica lascia trasparire più il senso di una rievocazione del dolore, che la sua immanenza.

Gustav Mahler

Das Lied von der Erde, sinfonia per contralto, tenore e orchestra

Anche se è buona norma critica diffidare di una corrispondenza diretta fra arte e vita, non si può passare sotto silenzio come risalga al periodo più tragico della sua tormentata esistenza, l'incontro di Mahler, durante l'estate del 1907, con le liriche poi confluite in Das Lied von der Erde. L'inasprirsi dei contrasti nell'ambiente dell'Opera di Vienna, che lo porterà pochi mesi dopo ad abbandonare il suo posto di direttore, ma più ancora la morte della primogenita Marie, avvenuta il 5 Luglio, e la successiva diagnosi della grave malattia cardiaca che di lì a quattro anni gli sarà fatale, pongono quest'opera nel segno inequivoco di un presagio di morte. L'accostamento alle poesie che in quello stesso anno Hans Bethge pubblicava nella raccolta Die chinesische Piòte, si verifi- ca in un primo tempo senza che il progetto di un ciclo liederisti- co sia ancora definito. Esso matura pienamente solo nell'estate dell'anno successivo e si risolve nella forma singolarissima di una Sinfonia di Lieder: organismo musicale che porta a un conclusivo livello di sviluppo il genere prediletto del Lied sinfo- nico, e soprattutto giustifica il suo sottotitolo in relazione a un vasto e unitario disegno psicologico-narrativo, già sperimentato appunto in ambiti sinfonici. E tuttavia il senso della costruzio- ne, quale si articola nella successione dei testi musicati, rende superfluo il tentativo di riconoscervi il modello di una sinfonia in quattro movimenti; se mai, fra le possibili partizioni interne al gruppo dei sei Lieder, la più convincente è quella che isola l'ultimo, Der Abschied, dall'insieme dei primi cinque. Può stupire, vista l'appartenenza delle precedenti raccolte liede- ristiche a un mondo letterario tipicamente tedesco e romantico, la scelta poetica "esotica", anche se mediata dalla versione di Bethge che attinge a precedenti traduzioni dagli originali cinesi. Ma l'esotismo non ha qui altro proposito che proiettare in una ' lontananza remota di spazio e di tempo motivi di una universale i tematica esistenziale, e sanziona fin dal principio la propensio- ne a un distacco che si è lasciato alle spalle ogni conflitto e ogni drammaticità. Musicalmente, oltre ad alcune caratterizzazioni timbriche, tale esotismo si concentra nell'uso di scale pentatoni- che, da cui Mahler deriva in particolare una cellula di tre note discendenti che è il nucleo tematico dell'intera composizione, i La si ascolta ai violini, dopo l'irruente fanfara dei corni, ad apertura del primo Lied : canto di febbrile esaltazione di vita e proteso, nella consapevolezza dei deserti dell'anima, ai confini j di una disperata euforia. La straordinaria mutevolezza dei piani tonali, l'avvicendarsi delle trasformazioni e delle varianti tema- tiche, talune asprezze della strumentazione, ne fanno una pagi- na inquieta che si placa solo nell'amara certezza che "Dunkel ist das Leben, ist der Tod". Nello spazio più intimo e cameristico del secondo Lied, i lamen- tosi richiami di natura dell'oboe, mentre i violini dipanano un loro ininterrotto sussurro, introducono il tema della solitudine, esperienza anticipatrice del distacco dal mondo. Un'autunnale stanchezza del cuore trattiene l'espansività del canto, portando- lo a indugiare su piccoli intervalli. Ambedue strutturati su una chiara forma ternaria, terzo e quar- to Lied appaiono inoltre legati da evidenti affinità tematiche. Le delicate cineserie di Von der Jugend, limpida miniatura dai contorni stilizzati, si aprono all'esotismo del motivo pentatoni- co dei légni e alle punteggiature orientaleggianti dello strumen- tale. L'idillio della giovinezza e della amicizia, replica al tema della solitudine del Lied precedente, non è tuttavia che l'imma- gine riflessa di un sogno. Nella sezione centrale di Von der Schònheit, Mahler ritrova il gusto per le marce e le musiche militari, con una brutalità che esplode violentemente in un tema orientale ai tromboni. Inconfondibile, ma anch'esso fatalmente esotico, nel ricordo, è il profumo viennese che si espande invece nella parte conclusiva. Il quinto riprende dal primo Lied l'esal- tazione dell'ebbrezza sfrenata, in un alternarsi di estri e di umo- ri talora persino scostanti, e di un sognante inerpicarsi nell'acu- to di un uccello che annuncia la primavera. Frutto della fusione di due diverse liriche, e non senza alcune decisive varianti testuali dello stesso compositore, Der Absehied si estende in due vaste sezioni, ciascuna tripartita, e separate da un interludio orchestrale che solo progressivamente rivela il proprio carattere di marcia funebre. Nucleo espressivo dell'ulti- mo Mahler, questo Lied si avvale di una raffinatezza di scrittura prodigiosa. Gli stilemi più elementari e più semplici vi risuona- no carichi di un'aura straordinaria, quasi che nel ritrovare la primitiva autenticità non abbiano tuttavia perso il rilievo che ha loro assegnato il lungo sedimentarsi del tempo. È la raffinatez- za di una musica che si spoglia, che vive di frammenti e di rarefazioni, dove anche la voce, nel nascondere la tristezza del commiato, indugia a lungo sulle formule neutre del recitativo. La riflessione romantica, e segnatamente schubertiana, sul te- ma del viandante sembra qui aver termine. Il vagabondaggio spirituale che riconosceva un limite in ogni approdo, è ora disposto a placarsi, nei versi che Mahler aggiunge al testo poe- tico "Vado verso la mia terra, torno ai miei luoghi / E non me ne allontanerò mai più". Sola, di quella meditazione romantica sul male di vivere, è restata impressa, indelebile, l'impronta della solitudine. Vano sarebbe leggere il senso di una sconfitta o al contrario di una accettazione, in questo approdare al nulla della vita degli uomini di fronte al perpetuo rinnovarsi della natura. L'ultima parola, non è di chi senta la morte come uno scacco, ma di chi, ammaestrato dall'esperienza del dolore, ha accresciuto la propria capacità a riconoscerne la presenza: con indicibile rimpianto, essa resta sospesa all'infinito, in una as- senza di speranza senza disperazione. Ernesto Napolitano Gustav Mahler

Das Lied von der Erde su testi di poeti cinesi tratti dalla raccolta "Die chinesische Flòte" di Hans Bethge

Das Trinklied vom Jammer der Erde Schon winkt der Wein im goldnen Pokale. Doch trinkt nocht nicht, erst sing ich euch ein Lied! Das Lied vom Kummer soli auflache In die Seele euch klingen. Wenn der Kummer naht, Liegen wiist die Gàrten der Seele, Welkt hin und stirò die Freude, der Gesang. Dunkel ist das Leben, ist der Tod.

Herr dieses Hauses! Dein Keller birgt die Ftille des goldenen Weins! Hier diese Laute nenn ich mein! Die Laute schlagen und die Glàser leeren, Das sind die Dinge, die zusammenpassen. Ein voller Becher Weins zur rechten Zeit Ist mehr wert als alle Reiche dieser Erde. Dunkel ist das Leben, ist der Tod. Das Firmament blaut ewig, und die Erde Wird lange feststehen und aufbluhn im Lenz. Du aber, Mensch, wie lange lebst denn du? Nicht hundert Jahre darfst du dich ergòtzen An ali dem morschen Tande dieser Erde! Seht dori hinab! Im Mondschein auf den Gràbern hockt Eine wild-gespenstische Gestalt. Ein Aff ist's! Hòrt ihr, wie sein Heulen hinausgellt In den sujien Duft des Lebens! Jetzt nehmt den Wein! Jetzt ist es Zeit Genossen! Leert eure goldnen Becher zu Grund! Dunkel ist das Leben, ist der Tod. (Li Po)

Der Einsame im Herbst Herbstnebel wallen blàulich iiberm See; Vom Reif bezogen stehen alle Gràser. Man meinl, ein Kiinstler habe Staub von Jade tiber die feinen Blùten ausgestreut. Der suJSe Duft Blumen ist verflogen, Ein kalter Wind beugt ihre Stengel nieder. Bald werden die verwelkten goldnen Blàtter Der Lotosbluten auf dem Wasser ziehn. Il canto della terra

Il canto conviviale sull'affanno di questa terra Già arride il vino nella coppa dorata. Ma ancora non bevete, prima vi canterò una canzone! Il canto dell'affanno volto in squilli di riso vi suonerà nell'anima. Quando l'affanno s'avvicina i giardini dell'anima si stendono desolati, avvizziscono e muoiono la gioia, il canto. Oscura è la vita, oscura è la morte.

Signore di questa casa! La tua cantina serba abbondanza di vino dorato! Questo liuto, qui davanti, è mio! Suonare il liuto e vuotare i bicchieri, ecco le cose che fra loro s'accordano. Un colmo calice di vino al tempo giusto vai più di tutti i regni di questa terra. Oscura è la vita, oscura è la morte. Il firmamento è eternamente azzurro e la terra a lungo durerà e fiorirà in primavera. Ma tu, uomo, tu, quanto tempo vivi? Neanche cent'anni ti sarà dato godere di tutte le cose futili e fradice di questa terra! Guardate laggiù! Al lume della luna accovacciata sulle tombe sta una spettrale, selvaggia figura. È una scimmia! Udite come il suo stridulo ululato penetra nel soave profumo della vita! Ora prendete il vino! Ora è tempo, compagni! Vuotate i vostri calici d'oro fino in fondo! Oscura è la vita, oscura è la morte.

Il solitario in autunno Nebbie autunnali fluttuano azzurrognole sul Iago; di brina sono coperte tutte le erbe, E come se un artista avesse sparso polvere di giada sui fiori delicati. S'è disperso il dolce profumo dei fiori, un vento freddo piega i loro steli. Tra poco i petali d'oro avvizziti dei fiori di loto erreranno sull'acqua. Meìn Herz ist miide. Meine kleine Lampe Erlosch mit Knistern, es gemahnt mich an den Schlaf. Ich komm zu dir, traute Ruhestàtte! Ja gib mir Ruh! Ich hab Erquickung noti Ich weine vie! in meinen Einsamkeiten, Der Herbst in meinem Herzen wàhrt zu lange; Sonne der Liebe, willst du nie mehr scheinen, Um meine bittern Trànen mild aufzutrocknen? (Chang Tsi)

Von der Jugend Mitten in dem kleinen Teiche Steht ein Pavillon aus griinem Und aus weijiem Porzellan. Wie der Riicken eines Tigers Wòlbt die Brucke sich aus Jade Zu dem Pavillon hinuber. In dem Hàuschen sitzen Freunde, Schòn gekleidet, trinken, plaudern, — Manche schreiben Verse nieder. Ihre seidnen Àrmel gleiten Riickwàrts, ihre seidnen Miitzen Hocken lustig tief im Nacken. Auf des kleinen Teiches stiller Wasserflàche zeigt sich alles Wunderlich im Spiegelbilde: Alles auf dem Kopfe stehend, In dem Pavillon aus griinem Und aus weijiem Porzellan. Wie ein Halbmond steht die Brucke Umgekehrt der Bogen. Freunde, Schòn gekleidet, trinken, plaudern. (Li Po)

Von der Schònheit Junge Màdchen pflùcken Blumen, pflucken Lotosblumen An dem Uferrande, Zwischen Buschen Und Blàttern sitzen sie, sammeln Bliiten, sammeln Blùten in den Schoji und rufen Sich einander Neckereien zu. Goldne Sonne webt um die Gestalten, Spiegelt sich im blanken Wasser wider, Sonne spiegelt ihre schlanken Glieder, Ihre siifien Augen wider, und der Zephir Hebt mit Schmeichelkosen das Gewebe Ihrer Àrmel auf, fuhrt den Zauber Ihrer Wohlgeruche durch die Luft. Il mio cuore è stanco. La mia piccola lampada s'è spenta crepitando, mi rammenta ch'è tempo di dormire. Eccomi a te, fedele rifugio di pace! Dammi la pace! Ho bisogno di ristoro! Io piango molto nelle mie solitudini, troppo dura l'autunno nel mio cuore; sole dell'amore, e non vuoi mai più risplendere per asciugare col tuo raggio mite le mie lacrime amare?

Della giovinezza In mezzo al piccolo stagno c'è un padiglione di verde e bianca porcellana. Come il dorso d'una tigre s'inarca il ponte di giada fino al padiglione. Seduti nel padiglione gli amici in belle vesti bevono, conversano — alcuni scrivono versi. Le loro maniche di seta scivolano all'indietro, i loro berretti di seta poggiano allegramente sulla nuca. Sulla quieta sfera d'acqua del piccolo stagno tutto si vede riflesso in forma strana: Ogni cosa sta a testa in giù nel padiglione di verde e bianca porcellana. Una mezzaluna sembra il ponte col suo arco capovolto. Gli amici in belle vesti bevono, conversano.

Della bellezza Fanciulle colgono fiori, colgono fiori di loto sulle rive. Sedute tra cespugli e foglie, raccolgono fiori, raccolgono fiori nel grembo e si gridano l'un l'altra motti scherzosi. Il sole d'oro avvolge le figure, si rispecchia nell'acqua scintillante, il sole specchia le loro snelle membra, i loro dolci occhi e la carezza dello zefiro solleva la stoffa delle loro maniche, diffonde l'incanto dei loro profumi nell'aria. O sieh, was tummeln sich ftìr schóne Knaben Dort an dem Uferrand auf mutgen Rossen, Weithin glànzend, wie die Sonnenstrahlen; Schon zwischen dem Geàst der griinen Weiden Trabt das jungfrische Volk einher! Das Rofi des einen wiehert fròhlich auf Und scheut und saust dahin, uber Blumen Gràser Wanken hin die Hufe, sie zerstampfen jàh im Sturm Die hingesunknen Blateri, Hei! wie flattern im Taumel seine Màhnen, Dampfen heijì die Nustern, Goldne Sonne webt um die Gestalten, Spiegelt sie im blanken Wasser wider. Und die schónste von den Jungfraun sendet Lange Blicke ihm der Sehnsucht naeh. Ihre stolze Haltung ist nur Verstellung: In dem Funkeln ihrer grofien Augen, In dem Dunkel ihres heifien Blicks Schwingt klagend noch die Erregung ihres Herzens naeh. (Li Po)

Der Trunkene im Fruhling Wenn nur ein Traum das Leben ist, Warum dann Muh und Plag? Ich trinke, bis ich nicht mehr kann, Den ganzen lieben Tag. Und wenn ich nicht mehr trinken kann, Weil Kehl und Seele voli, So tauml'ich bis zu meiner Tur Und schlafe wundervoll! Was hòr ich beim Erwachen? Horch, Ein Vogel singt im Baum. Ich frag ihn, ob schon Fruhling sei, — Mir ist als wie im Traum. Der Vogel zwitschert: ja! der Lenz ist da, Sei kommen uber Nacht, — A us tiefstem Schauen lauscht ich auf, Der Vogel singt und lacht! Ich fulle mir den Becher neu Und leer ihn bis zum Grund Und singe, bis der Mond erglànzt Am schwarzen Firmament. Und wenn ich nicht mehr singen kann, So schlaf ich wieder ein. Was geht mich denn der Fruhling ani? Lajìt mich betrunken sein! (Li Po) Oh, guarda, che bei giovani vanno caracollando là lungo la riva su baldanzosi destrieri, in lontananza splendendo, come i raggi del sole; già tra il rameggio dei salici verdi la schiera fresca di giovinezza al trotto s'avvicina! Uno dei loro destrieri manda un allegro nitrito e imbizzarrito si slancia, su fiori, su erbe sbandando in repentino impeto gli zoccoli calpestando i fiori caduti, ahi, come nella furia sventola la sua criniera, fumano calde le froge, il sole d'oro avvolge le figure, le rispecchia nell'acqua scintillante. E la più bella delle fanciulle gli invia lunghi sguardi di desiderio struggente. Non è che simulazione il suo contegno superbo: nello scintillio dei suoi grandi occhi, nell'oscurità del suo sguardo ardente in eco di lamento vibra ancora il suo cuore commosso.

L'ubriaco in primavera Se solo un sogno è la vita, perché allora affaticarsi e tormentarsi? Io bevo finché più non posso per tutto il santo giorno. E quando non ne posso più di bere perché ne ho piene l'anima e la gola, barcollando raggiungo la porta di casa e dormo a meraviglia. Che cosa odo ai risveglio? Ascolta, un uccello canta sull'albero. Io gli domando se è già primavera — mi sembra un sogno. L'uccello cinguetta: sì! La primavera è arrivata, è arrivata, dice, nella notte — Dalla contemplazione più profonda mi son destato ad ascoltare, l'uccello canta e ride! Io riempio di nuovo il mio bicchiere e lo vuoto fino in fondo e canto finché splende la luna nel nero firmamento. E quando non ne posso più di cantare, di nuovo m'addormento. Che me ne importa della primavera!? Lasciatemi alla mia ubriachezza. Der Abschied Die Sonne scheidet hinter dem Gebirge, In alle Tàler steigt der Abend nieder Mit seinen Schatten, die voli Kuhlung sind. O sieh! Wie eine Silberbarke sehwebt Der Mond am blauen Himmelssee herauf. Ich spiire eines feinen Windes Wehn Hinter den dunklen Fichten! Der Bach singt voller Wohllaut durch das Dunkel: Die Blumen blassen im Dàmmerschein. Die Erde atmet voli von Ruh und Schlaf. Alle Sehnsucht will nun tràumen, Die muden Menschen gehn heimwàrts, um im Schlaf Vergefines Gluck und Jugend neu zu lernen! Die Vogel hocken stili in ihren Zweigen, Die Welt schlaft ein... Es wehet kiihl im Schatten meiner Fichten, Ich stehe hier und harre meines Freundes; Ich harre sein zum letzten Lebewohl. Ich sehne mich, o Freund, an deiner Seite Die Schónheit dieses Abends zu geniefien,- Wo bleibst du? Du làfit mich lang allein! Ich wandle auf und nieder mit meiner Laute Auf Wegen, die von weichem Grase schwellen,- O Schónheit! O ewigen Liebens — Lebens — trunkne Welt! Er stieg vom Pferd und reichte ihm den Trunk Des Abschieds dar. Er fragte ihn, wohin Er ftihre und auch warum es mtifite sein. Er sprach, seine Stimme war umflort: Du mein Freund, mir war auf dieser Welt das Gluck nicht hold! Wohin ich geh? Ich geh, ich wandre in die Berge. Ich suche Ruhe fiir mein einsam Herz. Ich wandle naeh der Heimat, meiner Stàtte! Ich werd niemals in die Fremde schweifen. Stili ist mein Herz und harrt seiner Stunde: Die liebe Erde alluberall bluht auf im Lenz und grunt Aufs neu! Alluberall und ewig blauen licht die Fernen! Ewig... Ewig... (Mong Kao Yen e Wang Wei) L'addio Tramonta il sole dietro la montagna, discende in tutte le valli la sera con le sue ombre piene di frescura. Ecco! Come una barca argentea ascende la luna nell'azzurro lago celeste. Sento spirare un vento delicato dietro i pini oscuri. Canta il ruscello pieno di melodia attraverso il buio: impallidiscono i fiori nel lume del crepuscolo. La terra respira piena di pace e di sonno. Ora ogni nostalgia vuole sognare, gli uomini stanchi tornano a casa per riapprendere nel sonno giovinezza e felicità dimenticata! Gli uccelli stanno accovacciati in silenzio sui loro rami, il mondo si addormenta... Un soffio fresco scorre l'ombra dei miei pini; io sono qui ad aspettare il mio amico; lo aspetto per l'ultimo addio. Come vorrei, amico, al tuo fianco godere la bellezza di questa sera — dove indugi? Tu mi lasci a lungo solo! Erro di qua e di là con il mio liuto su sentieri riboccanti di erba tenera — o Bellezza! O mondo ebbro di eterno amore, eterna vita! Egli scese da cavallo e gli porse la bevanda dell'addio. Gli chiese dove andava e perché doveva partire. Rispose, e la sua voce era velata: Amico mio, la fortuna in questo mondo mi fu avversa!

Dove vado? io vado, m'incammino verso i monti. Cerco pace al mio cuore che è solo. Torno alla terra natale, mia dimora! Mai più in paesi stranieri andrò errando. Tace il mio cuore e attende la sua ora; la buona terra fiorisce ovunque in primavera e torna verde! Ovunque e in eterno splendono le lontananze azzurre! In eterno, in eterno...

Traduzione di Giacomo Cacciapaglia tratte dal volume "Lieder" edito da Vallardi leggere di musica

Per una lettura su Schubert si possono segnalare le non recentissime ma classiche monografie di due maestri della musicologia come Paumgart- ner (1) e Einstein (2); Einstein ha scritto anche un celebre studio (3) suI romanticismo in musica; per inquadrare la figura dì Schubert nel conte- sto storico del primo Ottocento ricordiamo anche il volume di Renato Di Benedetto per la Storia della musica curata per la EDT dalla Società Italiana di Musicologia (4). Su Mahler la letteratura disponibile è suffi- cientemente ampia e ci consente di spaziare dallo studio rigoroso di Ugo Duse (5). alla stimolante monografia di Quirino Principe (6) — polemi- co nei confronti di un certo approccio superficiale con l'autore, tipico della "moda " di cui Mahler fu oggetto non molto tempo addietro — alla prospettiva di un interprete che fu legato da personale amicizia col maestro nelle note di Bruno Walter (7), alla raccolta di lettere curata dalla moglie Alma (8).

Enrico M. Ferrando

(1) B. PAUMGARTNER, Schubert, Mondadori, Milano 1981. (2) A. EINSTEIN, Schubert, Accademia, Milano 1978. (3) A. EINSTEIN, La musica nel periodo romantico, Sansoni, Firenze 1952. (4) R. DI BENEDETTO, L'Ottocento I, EDT, Torino 1982. (5) U. DUSE, Gustav Mahler, Einaudi, Torino 1973. (6) Q. PRINCIPE, Mahler, Rusconi, Milano 1983. (7) B. WALTER, Gustav Mahler, Editori Riuniti, Roma 1981. (8) A. MAHLER, Ricordi e lettere, Il Saggiatore, Milano 1984.

La maggior parte dei testi indicati può essere consultata presso la Civica Biblioteca Musicale «Andrea Della Corte» - Villa Tesoriera - corso Francia, 192.

Nell'intento di dare un contributo alla salvaguardia dell'ambiente, i programmi di sala di Settembre Musica vengono stampati su carta riciclata.

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