Ij Ptembre Musica
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TTÀ ASSESSORATO TORINO PER LA CULTURA domenica 3 settembre 1989, ore 21 Auditorium Rai IJPTEMBR E MUSICA Orchestra Sinfonica di Torino della Rai Lucia Valentini Terrani, contralto Gary Lakes, tenore Matthias Bamert, direttore Fondata nel 1931 e prima orchestra sinfonica dell'Ente radio fo- nico concessionario del servizio pubblico (allora EIAR), l'Or- chestra Sinfonica di Torino della Rai fu costituita convogliando a Torino altre formazioni già operanti presso alcune emittenti del Nord Italia. Entrata in attività nella stagione 1932-33, di allora VOrchestra è stata ininterrottamente presente sia nell'am bito musicale cittadino che in quello nazionale attraverso l'ap puntamento radiofonico in diretta del venerdì. Primo comples so italiano a passare la Manica dopo l'ultima guerra, ha di allora effettuato numerose tournée e concerti, toccando Au stria, Belgio, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Norvegia Svizzera. Da quest'anno la Direzione Artistica è affidata a Lu ciano Chailly, mentre dal 1987 Ferdinand Leitner ha assunti l'incarico di Direttore Principale ospite. Nato nel 1942 in Svizzera, Matthias Bamert ha studiato oboe composizione e direzione a Berna, Zurigo, Parigi, Salisburgo i Darmstadt. Invitato a Cleveland come assistente di Georgi Szell, e successivamente di Pierre Boulez e Lorin Maazel, pe; cinque anni, a partire dal 1978, è stato direttore musicale del l'Orchestra della Radio Svizzera. Ha quindi tenuto concerti : Londra, Vienna, Berlino, Bonn, Chicago, Detroit. Del 1985 è i suo debutto a Londra con la BBC Symphony Orchestra nell'e secuzione della Settima di Mahler. Da allora ha diretto la Scot tish Chamber Orchestra, la Bournemouth Symphony Orchestri e la BBC Scottish Symphony Orchestra. I suoi impegni in Euro pa lo vedono dirigere regolarmente in Germania, Svizzera, Au stria, Olanda, Francia. Recentemente ha collaborato con l'Or chestre de Paris e partecipato al festival di Salisburgo, a quelli olandese di Musica Contemporanea e ai BBC Promenade Con certs. Lucia Valentini Terrani, nata a Padova, ha debuttato al Teatri Grande di Brescia con "La Cenerentola" di Gioachino Rossini Vincitrice del Concorso Internazionale Voci Nuove Rossiniane con la stessa opera ha esordito al Teatro alla Scala, sotto li direzione di Claudio Abbado. Le opere di Rossini rappresenta no, fin dagli esordi, un elemento costante nella sua carriera: pi; volte Arsace nella "Semiramide", quale protagonista de "L'i taliana in Algeri" si è presentata al Metropolitan Opera Hous di New York, ed è inoltre regolarmente invitata al Rossini Ope ra Festival. Il suo vasto repertorio comprende poi, tra l'altro, i ruolo di Charlotte nel "Werther" di Massenet, che ha proposti al Teatro Comunale di Firenze e all'Opéra di Parigi, quello c Miss Quickly nel "Falstaff" verdiano con cui ha debuttato Los Angeles con Carlo Maria Giulini e il personaggio di Marini nel "Boris Godunov", interpretato sotto la direzione di Clan dio Abbado. Esibitasi in concerto con le maggiori orchestre df mondo, ha collaborato con i più famosi direttori d'orchestra- Interprete abituale di importanti ruoli del repertorio operistico, Gary Lakes ha ricevuto particolari apprezzamenti anche per le interpretazioni in opere di Beethoven, Liszt, Schoenberg e Mahler. In veste di solista o a fianco di altre voci prestigiose, tra le quali Jessy Norman e Eva Marton, ha collaborato con com- plessi orchestrali quali la Royal Philharmonic Orchestra, l'Or- chestra Sinfonica di Praga, la Philharmonia Orchestra, le sinfoniche di Chicago, Houston, Montreal e New Orleans, sot- to la guida di direttori quali James Levine, Zubin Mehta, Ric- cardo Muti, Lorin Maazel, Georg Solti e Daniel Baremboim. Particolarmente significative sono state, tra le altre, le sue par- tecipazioni al Festival di Osaka, al Maggio Musicale Fiorentino e al Grant Park di Chicago. Franz Schubert (1797-1828) Sinfonia in si minore D 759 (Incompiuta) Allegro moderato Andante con moto Gustav Mahler (1860-1911) Das Lied von der Erde sinfonia per contralto, tenore e orchestra Das Trinklied vom Jammer der Erde Der Einsame im Herbst Von der Jugend Von der Schònheit Der Trunkene im Friihling Der Abschied Franz Schubert Sinfonia in si minore D 759 (Incompiuta) Composti nell'arco di poche settimane sul finire del 1822, i due movimenti della Sinfonia in si minore furono inviati da Schu- bert l'anno dopo all'amico Josef Hiittenbrenner, affinché, a sua volta, li trasmettesse al fratello Anselm, compositore e one- sto pianista, nonché membro della Società Musicale di Graz. L'omaggio, con cui intendeva esprimere la propria riconoscen- za per la nomina a membro d'onore dell'associazione, non venne però mai recapitato e la partitura restò in possesso di Anselm senza che per più di quarantanni si sapesse della sua esistenza. Così, se la Sinfonia in do maggiore, "La grande", non conobbe la prima esecuzione che nel 1939, artefice come si sa Schumann, che ne aveva riscoperto il manoscritto, VIncom- piuta attese in silenzio fino al 1865 quando Johann von Herbeck la diresse a Vienna per la "Società degli amici della musica". Che si tratti di uno dei tanti lavori lasciati da Schubert allo stato di frammento, e non di una poco credibile Sinfonia in due movimenti, è ampiamente provato da un esteso abbozzo dello Scherzo, interrotto alla prima sezione del Trio: in tutto, più di un centinaio di battute singolarmente convenzionali e molto lontane dalla straordinaria qualità di quanto le precede. All'ori- gine del "non finito" si deve dunque ammettere il semplice e umanissimo venir meno di una spinta creativa di assoluta origi- nalità, tanto nella scelta della tonaltà insolita di si minore, quanto nella individuazione di una sonorità capace di spaziare dalla delicatezza più affettuosa alla solennità tragica, e costan- temente sostenuta da un'ispirazione melodica ammirevole. Ma la ragione più profonda dell'incompiutezza, è forse nella diffi- coltà ad articolare ulteriormente un quadro espressivo che, nel- la fraterna corrispondenza fra i due movimenti portati a termine, già aveva raggiunto un'intoccabile e definitiva unità, un'intensità irripetibile dell'espressione lirica. Anche se nel passaggio dall'Allegro moderato M'Andante con moto la violenza del rilievo drammatico e la propensione all'o- scurità (fissata da quella autentica discesa nel profondo che è l'iniziale motto di otto battute) si attenuano, senza tuttavia scomparire, e sfumano in una intenerita elegia, innumerevoli sono le affinità che legano i due movimenti. La comune archi- tettura secondo una limpida forma bipartita (che contravviene decisamente ai consueti rapporti tonali della forma-sonata), l'impianto su un ritmo ternario, la dinamica concepita per con- trasti improvvisi, l'estrema concentrazione tematica, che ha po- chi raffronti nello Schubert maggiore. Altre analogie confermano l'aspirazione a un disegno unitario: L'inquietante sovrapporsi alle melodie del pizzicato discenden- te dei bassi, le cadenze di cortii e fagotti che preparano le entrate dei secondi temi, le sincopi sul cui sfondo queste idee vengono enunciate. Accomuna i due movimenti quell'aleggiare di un soffio di morte che è già nel fremere dei violini sul primo tema: un sentimento del tragico accolto fatalisticamente e ormai al di là dalle soglie della sofferenza. Come nel memorabile secondo tèma dell'Andante con moto, che svolge lentamente il suo canto prima in minore al clarinetto quindi in maggiore all'oboe, la rassegnazione di questa musica lascia trasparire più il senso di una rievocazione del dolore, che la sua immanenza. Gustav Mahler Das Lied von der Erde, sinfonia per contralto, tenore e orchestra Anche se è buona norma critica diffidare di una corrispondenza diretta fra arte e vita, non si può passare sotto silenzio come risalga al periodo più tragico della sua tormentata esistenza, l'incontro di Mahler, durante l'estate del 1907, con le liriche poi confluite in Das Lied von der Erde. L'inasprirsi dei contrasti nell'ambiente dell'Opera di Vienna, che lo porterà pochi mesi dopo ad abbandonare il suo posto di direttore, ma più ancora la morte della primogenita Marie, avvenuta il 5 Luglio, e la successiva diagnosi della grave malattia cardiaca che di lì a quattro anni gli sarà fatale, pongono quest'opera nel segno inequivoco di un presagio di morte. L'accostamento alle poesie che in quello stesso anno Hans Bethge pubblicava nella raccolta Die chinesische Piòte, si verifi- ca in un primo tempo senza che il progetto di un ciclo liederisti- co sia ancora definito. Esso matura pienamente solo nell'estate dell'anno successivo e si risolve nella forma singolarissima di una Sinfonia di Lieder: organismo musicale che porta a un conclusivo livello di sviluppo il genere prediletto del Lied sinfo- nico, e soprattutto giustifica il suo sottotitolo in relazione a un vasto e unitario disegno psicologico-narrativo, già sperimentato appunto in ambiti sinfonici. E tuttavia il senso della costruzio- ne, quale si articola nella successione dei testi musicati, rende superfluo il tentativo di riconoscervi il modello di una sinfonia in quattro movimenti; se mai, fra le possibili partizioni interne al gruppo dei sei Lieder, la più convincente è quella che isola l'ultimo, Der Abschied, dall'insieme dei primi cinque. Può stupire, vista l'appartenenza delle precedenti raccolte liede- ristiche a un mondo letterario tipicamente tedesco e romantico, la scelta poetica "esotica", anche se mediata dalla versione di Bethge che attinge a precedenti traduzioni dagli originali cinesi. Ma l'esotismo non ha qui altro proposito che proiettare in una ' lontananza remota di spazio e di tempo motivi di una universale i tematica esistenziale, e sanziona fin dal principio la propensio- ne a un distacco che si è lasciato alle spalle ogni conflitto e ogni drammaticità. Musicalmente, oltre ad alcune caratterizzazioni timbriche, tale esotismo si concentra nell'uso di scale pentatoni- che, da cui Mahler deriva in particolare una cellula di tre note discendenti che è il nucleo tematico dell'intera composizione, i La si ascolta ai violini, dopo l'irruente fanfara dei corni, ad apertura del primo Lied : canto di febbrile esaltazione di vita e proteso, nella consapevolezza dei deserti dell'anima, ai confini j di una disperata euforia.