di Garbagnate Monastero Provincia di

Valutazione Ambientale Strategica

del Documento di Piano del PGT L.r. 12/2005, art. 4

DOCUMENTO DI SCOPING

Il Professionista Rev. 00 del 08/03/2013 Dott. MASSIMO FIGAROLI Dottore in Scienze Ambientali – Ambientologo Associazione Italiana Scienze Ambientali, Socio Laureato Esperto n. 9

Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del PGT

Documento di Scoping

INDICE

1 INTRODUZIONE ...... 3

1.1 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA...... 4 1.1.1 La Direttiva 2001/42/CE ...... 4 1.1.2 Il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” ...... 5 1.1.3 La L.r. 11 marzo 2005, n. 12 “Legge per il governo del territorio” ...... 6 1.1.4 La VAS nel contesto regionale lombardo ...... 7 1.2 GLI OBIETTIVI DEL PROCESSO DI VAS ...... 8 1.3 I CONTENUTI DEL DOCUMENTO DI SCOPING ...... 8

2 IL PERCORSO METODOLOGICO E PROCEDURALE ...... 9

3 IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE ...... 13

4 DEFINIZIONE DELL'AMBITO DI INFLUENZA DEL PIANO ...... 14

4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 14 4.1.1 Il clima ...... 15 4.1.2 Inquadramento geomorfologico ...... 18 4.1.3 Pericolosità sismica ...... 19 4.1.4 Acque superficiali e sotterranee ...... 20 4.1.5 Aria ...... 21 4.1.6 Flora, fauna e biodiversità...... 29 4.1.7 Il paesaggio ...... 32 4.1.8 Rilevanze ambientali ...... 37 4.1.9 Il sistema rurale ...... 39 4.1.10 Uso del suolo ...... 40 4.1.11 Rifiuti ...... 42 4.1.12 Consumi energetici ...... 43 4.1.13 Il sistema socio-economico ...... 44 4.1.14 Mobilità ...... 46 4.2 GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATI ...... 48 4.2.1 Il Piano Territoriale Regionale ...... 48 4.2.2 La Rete Ecologica Regionale (RER) ...... 50 4.2.3 Il PTCP della Provincia di Lecco ...... 52 4.2.4 Verifica delle presenza di siti Rete Natura 2000...... 56

5 DEFINIZIONE DELLE INFORMAZIONI DA INCLUDERE NEL RAPPORTO AMBIENTALE ..... 58

5.1 PROPOSTA PRELIMINARE DI DEFINIZIONE DEL SISTEMA DI MONITORAGGIO ...... 61 5.2 INDICATORI DI CUI AL PGT APPROVATO CON DCC DEL 29/05/07, N. 21 ...... 62 5.3 POSSIBILI INDICATORI DA UTILIZZARE NELLA FASE DI MONITORAGGIO ...... 62

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6 OBIETTIVI E STRATEGIE DEL DOCUMENTO DI PIANO ...... 65

6.1.1 Principi, strategia generale e obiettivi ...... 65 6.1.2 Normativa Ambientale di riferimento ...... 67

7 CONCLUSIONI ...... 70

8 AUTORI ...... 71

9 FONTI ...... 72

9.1 BIBLIOGRAFIA ...... 72 9.2 SITOGRAFIA ...... 72

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1 Introduzione

La presente relazione costituisce il documento di scoping del processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) cui è sottoposto il Documento di Piano della variante al Piano di Governo del Territorio del Comune di Garbagnate Monastero. In esso verrà descritto l’approccio metodologico utilizzato per rispondere ai contenuti e agli obiettivi previsti dal processo di VAS, riferendosi nella fattispecie, alla redazione del Rapporto Ambientale, all’integrazione della dimensione ambientale all’interno del Documento di Piano del PGT e all’implementazione del sistema di monitoraggio quale “controllore” dell’evoluzione del quadro ambientale comunale e del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale previsti dall’Amministrazione comunale. Il processo di VAS si contraddistingue da altri procedimenti di Valutazione Ambientale per la sua interdipendenza dal processo di “costruzione” del Piano, nella quale rivestono un ruolo determinante la “partecipazione” e la condivisione delle “basi di conoscenza”. Un ulteriore aspetto proprio della VAS, derivante dall’interdipendenza con il Piano, è rappresentato dalla “circolarità” del processo di pianificazione di valutazione. La presenza di un sistema di monitoraggio basato su opportuni indicatori, consente di analizzare lo stato evolutivo di attuazione del Piano, i suoi effetti sulle componenti ambientali interessate, l’eventuale discrepanza tra previsioni e stato di fatto, nonché di definire nuove strategie e azioni in occasione rilevate criticità non previste o in occasione di una revisione/variante del Piano. Nello stato attuale, la variante del PGT del Comune di Garbagnate Monastero, terminata la validità del Documento di Piano del PGT approvato con DCC del 29/05/2007, n. 21, si configura come “intermedio” di un più ampio processo ciclico di pianificazione il cui inizio è stato sancito dall’entrata in vigore della Lr. 12/05 Legge per il governo del territorio e dall’approvazione del PGT del 29/05/2007. Il nuovo processo di Valutazione e di Pianificazione dovrà quindi tener conto della valutazione degli indicatori di monitoraggio previsti dall’antecedente Piano nonché prevedere un’implementazione degli stessi alla luce del nuovo contesto di riferimento. Il Piano di Governo del Territorio (PGT), così come le sue revisioni, è soggetto, ai sensi della L.r. 12/05 e s.m.i. e del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, ad un’analisi finalizzata all’individuazione degli effetti della pianificazione sulle componenti ambientali che caratterizzano il territorio, la cui elaborazione deve accompagnarsi al coinvolgimento attivo di enti e soggetti territorialmente interessati. Il presente documento di scoping, come previsto al punto 6.4 dell'allegato 1b alla Deliberazione di Giunta Regionale del 10 novembre 2010 n. 761, rappresenta il primo degli elaborati da predisporre per l’effettivo avvio del percorso di valutazione.

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1.1 La Valutazione Ambientale Strategica

La Valutazione Ambientale Strategica, introdotta dalla Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente è stata recepita a livello nazionale con il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale e a livello regionale dalla L.r. 11 marzo 2005 Legge per il governo del territorio. Con il fine delineare il quadro normativo che disciplina il processo di VAS, vengono di seguito delineati i contenuti dei principali provvedimenti in materia.

1.1.1 La Direttiva 2001/42/CE

Gli obiettivi posti dall'Unione Europea, in materia ambientale, vertono fondamentalmente sulla salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente, nonché sulla protezione della salute umana e sull’accorta utilizzazione delle risorse naturali. Da un lato si impongono vincoli, di tutela e salvaguardia degli elementi naturali e paesaggistici e nel contempo si perseguono obiettivi di miglioramento della qualità dell’ambiente: "non è più sufficiente tutelare alcuni ambiti di valore ambientale, ma è necessario impostare azioni migliorative inerenti della qualità dell’ambiente, agendo ed intervenendo sulle azioni antropiche che modificano il territorio". L’Unione Europea, con la presente direttiva, interviene a fissare un “quadro minimo per la valutazione ambientale che sancisca i principi generali”, lasciando quindi liberi gli Stati Membri, in base al principio di sussidiarietà, il compito di entrare nel merito. L’obiettivo generale della direttiva (art. 1) risulta quello di “[…] garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, […] assicurando che […] venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possano avere effetti significativi sull’ambiente”. In particolare, si ribadisce che la direttiva ha carattere “procedurale”, e le sue disposizioni dovrebbero essere “integrate nelle procedure esistenti negli Stati membri o incorporate in procedure specificamente stabilite”. All’interno della Direttiva sono esplicitati i contenuti e i requisiti che devono caratterizzare il processo di valutazione ambientale:  la VAS deve affiancare l’elaborazione di piani e programmi e deve essere attivata prima dell’adozione dei piani e programmi stessi;  la VAS si sostanzia in un processo di condivisione/partecipazione e nella redazione del rapporto ambientale;  nella fase di consultazione devono essere coinvolti sia le autorità con specifiche competenze ambientali che il pubblico (cittadini, associazioni, operatori economici, ecc...).

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La Valutazione Ambientale Strategica si pone, quindi, come strumento fondamentale per acquisire considerazioni di carattere ambientale al fine di elaborare e adottare piani e programmi in grado di generare rilevanti impatti sul sistema ambientale; devono essere sottoposti a VAS tutti i piani e programmi elaborati per il settore agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, del turismo, della pianificazione del territorio o dell’uso del suolo. Nel capitolo 5 del presente documento di scoping, si declineranno i contenuti del Rapporto Ambientale, elaborato che rappresenta il “cuore” del processo di VAS in quanto in esso devono essere "individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del Piano potrebbe avere sull'ambiente".

1.1.2 Il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”

Il D.Lgs. 152/06 recepisce a livello nazionale la Direttiva 2001/42/CE (art. 4, comma 1) e individua nel Titolo II della Parte Seconda le competenze (art. 7) e all’art. 11 le modalità di svolgimento del processo di VAS. L’art. 4, comma 3 stabilisce che la valutazione ambientale di piani, programmi e progetti ha la finalità di assicurare che l´attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile, e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un’equa distribuzione dei vantaggi connessi all’attività economica.[…]. L’art. 5, comma 1, lett. a) definisce come segue il processo di VAS: il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo II della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità, l’elaborazione del rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni, l’espressione di un parere motivato, l’informazione sulla decisione ed il monitoraggio. L’art. 11, comma 3, sancisce che la fase di valutazione è effettuata anteriormente all’approvazione del piano o del programma, ovvero all’avvio della relativa procedura legislativa, e comunque durante la fase di predisposizione dello stesso. Essa è preordinata a garantire che gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione. Il successivo comma 5 stabilisce che la VAS costituisce per i piani e programmi a cui si applicano le disposizioni del presente decreto, parte integrante del procedimento di adozione ed approvazione […].

Nel caso specifico la variante del Documento di Piano del PGT rientra nelle tipologie di Piano direttamente sottoposte a VAS e quindi non vi è la fase di verifica di assoggettabilità. La definizione delle modalità di svolgimento del processo viene eseguita successivamente in quanto normata da provvedimenti regionali.

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1.1.3 La L.r. 11 marzo 2005, n. 12 “Legge per il governo del territorio”

Art. 4 – Valutazione ambientale dei piani 1. Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, la Regione e gli enti locali, nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi di cui alla direttiva 2001/42/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente e successivi atti attuativi, provvedono alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione dei predetti piani e programmi. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, approva gli indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani, in considerazione della natura, della forma e del contenuto degli stessi. La Giunta regionale provvede agli ulteriori adempimenti di disciplina, anche in riferimento ai commi 2 bis, 3 bis, 3 ter, 3 quater,3 quinquies e 3 sexies, in particolare definendo un sistema di indicatori di qualità che permettano la valutazione degli atti di governo del territorio in chiave di sostenibilità ambientale e assicurando in ogni caso le modalità di consultazione e monitoraggio, nonché l’utilizzazione del SIT. 2. Sono sottoposti alla valutazione di cui al comma 1 il piano territoriale regionale, i piani territoriali regionali d’area e i piani territoriali di coordinamento provinciali, il documento di piano di cui all’articolo 8, nonché le varianti agli stessi. La valutazione ambientale di cui al presente articolo è effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura di approvazione. […] 2 ter. Nella VAS del documento di piano, per ciascuno degli ambiti di trasformazione individuati nello stesso, previa analisi degli effetti sull’ambiente, è definito l’assoggettamento o meno ad ulteriori valutazioni in sede di piano attuativo. Nei casi in cui lo strumento attuativo del piano di governo del territorio (PGT) comporti variante, la VAS e la verifica di assoggettabilità sono comunque limitate agli aspetti che non sono già stati oggetto di valutazione. 2 quater. […] Per i piani di cui al comma 2, la valutazione evidenzia la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità del piano e le possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione; individua le alternative assunte nella elaborazione del piano o programma, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione, anche agroambientali, che devono essere recepite nel piano stesso. 3 bis. Le funzioni amministrative relative alla valutazione ambientale di piani e programmi sono esercitate dall’ente cui compete l’adozione o anche l’approvazione del piano o programma. 3 ter. L’autorità competente per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), individuata prioritariamente all’interno dell’ente di cui al comma 3 bis, deve possedere i seguenti requisiti: a) separazione rispetto all’autorità procedente; b) adeguato grado di autonomia; c) competenza in materia di tutela, protezione e valorizzazione ambientale e di sviluppo sostenibile. (4) 3 quater. L’autorità competente per la VAS:

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a) emette il provvedimento di verifica sull’assoggettabilità delle proposte di piano o programma alla VAS, sentita l’autorità procedente; b) collabora con il proponente al fine di definire le forme e i soggetti della consultazione pubblica, nonché l’impostazione ed i contenuti del rapporto ambientale e le modalità di monitoraggio; c) esprime il parere motivato sulla proposta di piano o programma e sul rapporto ambientale, nonché sull’adeguatezza del piano di monitoraggio, in collaborazione con l’autorità procedente; d) collabora con l’autorità procedente nell’effettuare il monitoraggio. […]

1.1.4 La VAS nel contesto regionale lombardo

In attuazione dell’art. 4 della L.r. 12/2005 per il governo del territorio, è stata approvata il 22/12/2005 la DGR 8/1563 riportante la proposta degli Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, successivamente ripresi e definitivamente approvati dalla DGR 8/351 del 13/03/2007.

Si ritiene significativo riportare il contenuto del paragrafo 3.2.

La VAS va intesa come un processo continuo, che si estende lungo tutto il ciclo vitale del P/P. Il significato chiave della VAS è costituito dalla sua capacità di integrare e rendere coerente il processo di pianificazione orientandolo verso la sostenibilità. Una prima forma di integrazione è rappresentata dall’interazione positiva e creativa tra la pianificazione e la valutazione durante tutto il processo di impostazione e redazione del P/P; il dialogo permanente permette aggiustamenti e miglioramenti continui, che si riflettono nel prodotto finale rendendolo molto più consistente e maturo. Altre forme di integrazione imprescindibili sono la comunicazione e il coordinamento tra i diversi enti e organi dell’amministrazione coinvolti nel P/P; l’utilità di tale comunicazione diventa maggiore nelle decisioni di base circa il contenuto del piano o programma. Infine, l’integrazione nella considerazione congiunta degli aspetti ambientali, sociali ed economici; la forte tendenza alla compartimentazione del sapere rende difficile la realizzazione di analisi integrate, che tuttavia permettono l’emergere di conoscenze utili e interessanti quanto quelle che derivano dalle analisi specialistiche.

La medesima DGR definisce l’ambito di applicazione della VAS, le sue fasi metodologiche procedurali, il processo di partecipazione e il raccordo con altre procedure. Fermi restando gli indirizzi generali, Regione Lombardia ha approvato nel corso degli anni molteplici DGR in seguito a sopraggiunti nuovi adempimenti da rispettare oltreché con lo scopo di definire in modo più raffinato i soggetti coinvolti e le fasi del processo di VAS. La Delibera di Giunta Regionale cui si fa riferimento per lo schema metodologico procedurale da seguire è la DGR. 10 novembre 2010 - n. 9/761 Determinazione della procedura di Valutazione ambientale di piani e programmi.

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1.2 Gli obiettivi del processo di VAS

Il processo di VAS evidenzia la congruità delle scelte progettuali rispetto agli obiettivi di sostenibilità del PGT e le possibili sinergie con altri strumenti di pianificazione sovraordinata e di settore. Il processo di valutazione individua le alternative proposte nell’elaborazione del Piano, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione e di compensazione da attuare per minimizzare gli effetti negativi indotti. La VAS è avviata durante la fase preparatoria del Documento di Piano ed è estesa all’intero processo di elaborazione degli atti del PGT, sino all’adozione e approvazione degli stessi. La VAS rappresenta l’occasione per integrare, nel processo del governo del territorio:  gli aspetti ambientali costituenti lo scenario di partenza rispetto alla quale valutare gli impatti prodotti dal Documento di Piano;  lo strumento di valutazione degli scenari evolutivi e degli obiettivi fissati nel Documento di Piano, rappresentato dal sistema di monitoraggio. Pertanto gli obiettivi primari del documento di scoping sono:  fornire il quadro di riferimento per l’intero processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS),  enunciare il metodo adottato per descrivere lo stato dell’ambiente e individuare le pressioni del contesto territoriale esaminato.

1.3 I contenuti del documento di scoping

Il documento di scoping contiene lo schema del percorso procedurale che si intende seguire, una proposta di definizione dell’ambito di influenza del Documento di Piano e della portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, nonché la verifica delle interferenza con i siti appartenenti alla Rete Natura 2000. All’interno dell’elaborato, dando risposta a quanto previsto dalla normativa vigente, viene: - definita la metodologia da seguire nel processo di VAS avviato; - effettuata una ricognizione delle informazioni utili a definire l’ambito di influenza del Piano nonché atta ad implementare la base conoscitiva su cui imperniare l’intero processo valutativo che trova di fatto espressione nel Rapporto Ambientale; - verificata l’interferenza con siti appartenenti alla Rete Natura 2000, in modo da escludere (o prevedere) il sussistere di condizioni comportanti l’attivazione della procedura di Valutazione di Incidenza (VIC), ai sensi del DPR 8 settembre 1997 n. 357. La messa a disposizione del documento di scoping agli Enti territorialmente interessati, ai Soggetti competenti in materia ambientale e al pubblico interessato, nonché la sua presentazione nella Prima Conferenza di Valutazione ha lo scopo di ricevere pareri/osservazioni in merito al processo metodologico seguito e ai contenuti del Rapporto Ambientale.

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2 Il percorso metodologico e procedurale

Nei precedenti sottocapitoli è stato introdotto il tema della Valutazione Ambientale Strategica attraverso l’analisi dei principali riferimenti normativi, mentre di seguito verrà definita la metodologia che si intende adottare ed utilizzare nell’ambito del processo di VAS della variante al Documento di Piano del PGT del Comune di Garbagnate Monastero .

La metodologia proposta verrà sottoposta all’attenzione dei soggetti interessati nella seduta della Prima Conferenza di Valutazione nell’ambito della presentazione del documento di scoping

La VAS del Documento di Piano del PGT del Comune di Garbagnate Monastero sarà redatta seguendo i criteri che sono contenuti nella Deliberazione del Consiglio Regionale 13 marzo 2007, n. 8/351 – Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi – (art. 4, comma 1, L.r. 11 marzo 2005, n.12 ed s.m.i.) tenendo conto dei risultati delle sperimentazioni che la Regione ha condotto attraverso la collaborazione di alcuni comuni lombardi ed analizzando altri casi di studio che sono disponibili in materia, in modo tale da contestualizzarli, rilevando le diverse criticità locali (es. Linee Guida ENPLAN Valutazione di Piani e Progetti).

Per la definizione dell’approccio metodologico da utilizzare nel processo di VAS viene preso in considerazione il “Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione di piani e programmi (VAS) – Documento di Piano – PGT piccoli comuni” come da Allegato 1b della D.G.R. 761/10.

Successivamente si propone lo schema generale – Valutazione Ambientale Strategica contenuto nell’allegato 1b (fig. 1).

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Fig. 1 - Schema del percorso metodologico -procedurale estratto dall'Allegato 1b della DGR 761/10

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Le tappe procedurali definite dalla normativa vigente rappresentano il riferimento assunto dal Comune di Garbagnate Monastero per la definizione dello schema metodologico, sotto riportato, che costituisce il modello operativo da adottarsi nel corso dell’elaborazione del PGT.

FASE 0 – PREPARAZIONE La Fase Preparatoria è costituita da:  avvio formale del procedimento di redazione del P.G.T. e della VAS mediante la pubblicazione di avviso su almeno un quotidiano o periodico a diffusione locale e sui normali canali di comunicazione con la cittadinanza come sul sito web sivas della Regione Lombardia;  incarico per la stesura del P.G.T., e per la redazione del Rapporto Ambientale.

FASE 1 – ORIENTAMENTO La Fase di Orientamento consiste in:  definizione dello schema operativo,  mappatura dei soggetti portatori di interesse nel processo decisionale (cittadini, associazioni ambientaliste, associazioni di categoria, associazioni locali, ordini professionali, imprenditori, ecc.),  individuazione di possibili obiettivi generali,  identificazione dei dati e delle informazioni disponibili,  verifica della presenza di siti identificati da Rete Natura 2000,  predisposizione del Documento di Scoping da sottoporre alla prima Conferenza di Valutazione. In questa fase il professionista incaricato di seguire il processo di VAS, attraverso incontri di coordinamento con gli Uffici comunali, è giunto alla predisposizione del Documento di Scoping, che sarà presentato e discusso in sede di Conferenza di Valutazione e sarà poi oggetto di consultazione del pubblico e di tutti i soggetti interessati, allo scopo di contribuire a definire l’ambito di influenza del Piano di Governo del Territorio e la portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale.

FASE 2 – ELABORAZIONE E REDAZIONE Nel corso della fase di elaborazione e redazione si provvederà alla stesura della proposta del PGT, secondo quanto previsto dalla L.R. 12/05, e dei documenti inerenti il processo di valutazione ambientale, partendo dall’approfondimento delle conoscenze dello stato attuale del territorio in corrispondenza delle aree interessate dalle possibili trasformazioni. La normativa prevede che al termine della fase di elaborazione e redazione, si svolga una seconda conferenza di valutazione volta alla formulazione del parere motivato, nel corso della quale verrà presentato il Documento di Piano e la valutazione degli effetti sull’ambiente delle azioni individuate nonché le modalità di monitoraggio previste durante la fase di gestione; tale fase è preliminare all’adozione definitiva del Piano da parte del Comune.

FASE 3 – ADOZIONE E APPROVAZIONE Conseguentemente all’adozione e alla messa a disposizione della documentazione secondo le modalità previste dalla L.R. 12/05 s.m.i. e dalla DGR 761/2010, gli atti del PGT, corredati da Rapporto Ambientale, Sintesi non tecnica, parere motivato e dichiarazione di sintesi, saranno depositati in segreteria comunale e su web al fine della presentazione delle osservazioni. La documentazione sarà inoltre trasmessa a:  Provincia, per la valutazione di compatibilità con il PTCP, approvato il 23-24/03/2009 con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 7 e pubblicato sul BURL n. 20 del 20/05/2009, ai sensi dell’art. 13 della LR 12/2005 e s.m.i.;  ASL e ARPA, per la presentazione di osservazioni relative ad aspetti ambientali e igienico – sanitari. Al termine di questa fase, sarà formulato un parere motivato finale ed elaborata una dichiarazione di sintesi finale nella quale si dovrà eventualmente attestare l’assenza di osservazioni e confermare le dichiarazioni assunte precedentemente, a cui seguirà l’approvazione del PGT.

FASE 4 – ATTUAZIONE E GESTIONE In questa fase verranno monitorati i possibili effetti significativi sull’ambiente derivanti dalle attività previste dal PGT, individuando tempestivamente gli eventuali effetti negativi e quindi adottare le opportune misure correttive.

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COMUNE DI GARBAGNATE MONASTERO (D.G.C. N. 15 DEL 31/01/2013)

Autorità Procedente Responsabile del Servizio Territorio e Ambiente

Autorità Competente Responsabile del Servizio Lavori Pubblici e Presidente della Commissione del Paesaggio

Soggetti competenti ARPA Lombardia – Dipartimento di Lecco, ASL Lecco, Direzione Regionale per in materia ambientale i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia.

Enti territorialmente Regione Lombardia – STER Lecco, Provincia di Lecco, Comuni di Costa interessati Masnaga, , , , , Autorità di Bacino del fiume Po, A.N.A.S., Ente RTF Ferrovie dello Stato

Altri Enti/Autorità con Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, Soprintendenza per i specifiche competenze Beni Archeologici della Lombardia, Corpo forestale dello Stato, Federazione coldiretti Como-Lecco

Pubblico Cittadini, Associazioni o gruppi operanti sul territorio e rappresentanti di categoria.

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Documento di Scoping

3 IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE

La L.R. 11/03/2005 n.12 e s.m.i. ratifica l’opportunità di favorire la partecipazione dei cittadini nelle scelte dell’Amministrazione, con particolare attenzione alla formazione del Piano di Governo del Territorio. Nel rispetto dell’articolo 2, comma 5 della L.R. 12/05 s.m.i. “Il governo del territorio si caratterizza per: (a) la pubblicità e la trasparenza delle attività che conducono alla formazione degli strumenti; (b) la partecipazione diffusa dei cittadini e delle loro associazioni; (c) la possibile integrazione dei contenuti della pianificazione da parte dei privati”. E dell’articolo 13, comma 2, “[…] il comune pubblica avviso di avvio del procedimento su almeno un quotidiano o periodico a diffusione locale e sui normali canali di comunicazione con la cittadinanza, stabilendo il termine entro il quale chiunque abbia interesse, anche per la tutela degli interessi diffusi, può presentare suggerimenti e proposte.”

Avvio PGT DGC n. 9 del 24/04/2012 Presentazione proposte cittadini Dal 11/07/2012 al 17/09/2012 Avvio VAS DGC n. 15 del 31/01/2013 Presentazione proposte relative a tutela interessi diffusi, individuazione obiettivi di sviluppo, di Dal 27/02/2013 miglioramento e di conservazione del territorio Tab. 1 - Quadro sintetico: fasi di avvio e partecipazione

Nell’ambito della Prima Conferenza di Valutazione, in cui sarà presentato il presente documento di scoping, potranno esprimere le proprie osservazioni i soggetti competenti in materia ambientale, gli enti territorialmente interessati e il pubblico (cittadini, associazioni…) al fine di contribuire con indicazioni, pareri e proposte di modifica e integrazione alla redazione del Rapporto Ambientale.

LE PROPOSTE PRESENTATE Le proposte presentate dai cittadini di Garbagnate Monastero, sono state complessivamente 34, di cui 31 pervenute entro il termine previsto e 3 oltre il termine previsto. Nella tabella che segue sono state individuate le principali tipologie di proposte ricevute, con l’indicazione della relativa consistenza.

Tipologia N. Estensione P.A. di tipo produttivo 2 Richiesta di servizi (marciapiedi, piste ciclabili, parcheggi…) 3 Cambiamento destinazione o modifica indici urbanistici, scopo edificazione (residenziale, produttiva, 16 commerciale) Mantenimento della destinazione di determinate aree (P.A., agricole….) 3 Richiesta di riduzione delle fasce di arretramento stradale, fasce rispetto rogge, alienazione demaniale 4 Coerenza stato di fatto e cartografia del PGT: correzione di “errori” cartografici e/o sistemazione dei 6 terreni

Tab. 2 - Tabella riassuntiva delle proposte ricevute

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Documento di Scoping

4 Definizione dell'ambito di influenza del Piano

4.1 Inquadramento territoriale

Il Comune di Garbagnate Monastero si situa nel settore Sud occidentale della Provincia di Lecco e confina rispettivamente a Nord con Molteno, a Nord-Est con Sirone, a Sud-Est con Barzago, a Sud-Ovest con Bulciago e a Ovest con . La morfologia collinare del territorio comunale, che si estende per 3,45 kmq, viene messa in evidenza nella mappa di inquadramento seguente; il dislivello riscontrato è di circa 64 metri, individuando come quota massima i 334 m s.l.m. e come quota minima i 270 m s.l.m..

Fig. 2 - Inquadramento del territorio del territorio comunale

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4.1.1 Il clima

Dal punto di vista climatico, il territori di Garbagnate Monastero si colloca nella Zona Climatica E, la quale presenta un numero di grado giorno (GG) di irraggiamento solare compreso tra 2101 e 3000 (DGR 5773 del 31/10/2007). Nello specifico per Garbagnate Monastero sono quantificati 2.494 GG.

I dati relativi ai parametri climatici, quali temperatura e precipitazioni, sono stati elaborati sulla serie di dati registrati dalla stazione di monitoraggio meteorologico di ARPA Lombardia situata a Molteno - LC (periodo 01/01/2012– 31/12/2012); per quanto riguarda il parametro vento, si fa riferimento ai dati registrati dalla centralina di - LC (periodo 01/01/2012 – 31/12/2012).

La temperatura annua media calcolata per l’anno 2012 è risultata pari a 13,2°C; il mese più caldo è stato quello di luglio (temperatura media di 24,1°C) mentre il mese più freddo è stato quello di febbraio (temperatura media di 0,7°C).

Mese T [°C] Tmin [°C] Tmax [°C] Gennaio 2,4 -7,5 16,2 Febbraio 0,7 -14,9 21,0 Marzo 11,1 -1,8 26,3 Aprile 11,6 0,2 27,1 Maggio 17,3 4,5 31,5 Giugno 22,9 9,9 34,5 Luglio 24,1 10,5 35,2 Agosto 24,7 11,8 36,9 Settembre 18,3 7,6 30,6 Ottobre 13,5 -1,0 24,4 Novembre 9,7 0,3 20,4 Dicembre 1,7 -7,2 16,6 Tab. 3 - Valori di Temperatura registrati dalla stazione di monitoraggio ARPA situata a Molteno (anno 2012)

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Fig. 3 - Grafico dell’oscillazione della temperatura nel corso del 2012

Per quanto riguarda le precipitazioni, nel corso dell’anno 2012, sono caduti nel settore di studio 1227,4 mm di pioggia, di cui 219,8 mm nel mese di novembre (a seguire il mese più piovoso è stato quello di aprile con 212,8 mm di pioggia caduti). Il giorno in cui le precipitazioni sono state più abbondanti e intense è stato il 12 settembre, in cui sono caduti complessivamente 80,2 mm di pioggia ed in cui il valore massimo orario registrato risulta essere pari a 45,2 mm.

Mese Pluv. Mensile [mm] Pluv. max/d [mm] Pluv. max/h [mm] Gennaio 35,2 25,4 2,6 Febbraio 13,6 3,2 1,6 Marzo 43,8 20,6 12,4 Aprile 212,8 40,6 9,2 Maggio 147,6 58,4 16,2 Giugno 108,0 35,2 15,0 Luglio 49,0 23,2 10,8 Agosto 57,0 29,4 28,2 Settembre 179,4 80,2 45,2 Ottobre 98,8 23,6 7,4 Novembre 219,8 45,6 7,4 Dicembre 62,4 18,0 3,0 Tab. 4 - Valori pluviometrici registrati dalla stazione di monitoraggio ARPA situata a Molteno (anno 2012)

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Fig. 4 - Grafico dei valori pluviometrici per l’anno 2012

I dati anemometrici per l’anno 2012 hanno mostrato la presenza di un regime anemometrico caratterizzato da correnti prevalenti che spirano in direzione Est Nord Est – Ovest Sud Ovest e Sud Ovest – Nord Est. Per quanto concerne le velocità si riscontra un valore medio orario annuale di 1,5 m/s; velocità superiori a 7 m/s sono state registrate in soli 10 giorni (nei mesi di gennaio, febbraio, aprile, settembre, ottobre, dicembre), con punte di 10,1 m/s e 10,7 m/s registrate rispettivamente il 26/02 e il 08/04.

Fig. 5 - Regime anemometrico, anno 2012

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4.1.2 Inquadramento geomorfologico

Lo studio geologico a supporto del Piano Regolatore Generale (aggiornamento anno 2006) individua la presenza nel territorio comunale di depositi superficiali di tipo alluvionale e lacustre (argille e limi) e del glaciale Wurmiano (ciottoli e ghiaia in matrice limoso argillosa); il substrato roccioso affiorante e subaffiorante è costituito da arenarie grigio chiare con locali orizzonti conglomeratici.

Fig. 6 - Stralcio della Tav. 1 - Carta geologico strutturale (Studio geologico a supporto del PRG)

Più dettagliatamente si individua quanto segue:

Formazioni rocciose direttamente affiorante, senza alcuna copertura detritica, Affiorante indifferenziate da un punto di vista litologico trattandosi sempre di arenarie Substrato alternate a peliti. roccioso Subaffiorante Frammenti lapidei e da detrito, proveniente da monte e trascinato a valle da (con depositi dall’azione delle acque superficiali non incanalate con il concorso della eluvio-colluviali) gravità. Il substrato roccioso si trova a profondità ridotte (inferiore al metro).

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Sono legati all’azione di trasporto e deposito ad opera delle acque correnti. Alluvionali Formano i greti dei principali torrenti (roggia Marcione e Torrente Bevera); recenti sono costituiti prevalentemente da sabbie con subordinati limi. Presenti in alcune zone depresse tra i rilievi collinari; sono costituite da limi e Palustri argille con subordinate sabbie. Depositi Alluvionali Sono presenti nella piana prospiciente il torrente Bevera, sono costituiti da superficiali antichi e argille e limi con intercalati livelli ghiaiosi –sabbiosi. lacustri Glaciali e Costituiscono la maggior parte dl territorio comunale, si tratta di depositi fluvioglaciali formati da ghiaie e ciottoli immersi in abbondante matrice sabbiosa-limosa. Materiale di Si tratta di materiale sciolto ghiaia e sabbia riportatati per realizzare la zona riporto industriale.

Per quanto riguarda le forme e i processi idro-geo-morfologici rilevati nel territorio comunale si provvede ad indicarne le principali tipologie come dall’aggiornamento dello Studio geologico a supporto del PRG del 2006; in sede di Rapporto Ambientale verrà dato risalto alle forme e ai processi idro-geo-morfologici attivi.

- Ruscellamento diffuso; - alveo in approfondimento con Forme e processi - aree esondabili; ruscellamento concentrato; dovuti all’acqua - trasporto detritico (debris flow); - occlusione d’alveo e allagamenti; corrente - erosione di sponda; - aree di possibile ristagno, torbose e paludose.

Forme e processi - Orlo di scarpata di degradazione o di frana. gravitativi

- Cresta di cordone morenico; Forme glaciali - massi erratici; - orlo di terrazzo fluvioglaciale.

- Intubamenti; - gabbionate; Forme antropiche - scarichi in alveo; - opere di difesa fluviale (scogliere - scogliere in massi ciclopici; rudimentali, muri in cemento armato).

4.1.3 Pericolosità sismica

Dal punto di vista sismico, in base alla O.P.C.M. n. 3274 del 20/05/2003 e al suo recepimento avvenuto ad opera della Regione Lombardia tramite la DGR 7/14964 del 7/11/2003, il Comune di Garbagnate Monastero si situa in Zona 4, ossia a bassa sismicità. Nella tabella che segue sono indicati i valori di accelerazioni orizzontali riportati nell’O.P.C.M. 3274/2003 (in verde sono evidenziati quelli di riferimento per il territorio comunale).

Accelerazione orizzontale con probabilità Accelerazione orizzontale di ancoraggio dello Zona di superamento pari al 10% in 50 anni spettro di risposta elastico (Norme Tecniche) [ag/g] [ag/g] 1 > 0,25 0,35 2 0,15 – 0,25 0,25 3 0,05 – 0,15 0,15 4 < 0,05 0,05 Tab. 5 - Valori di accelerazioni orizzontali come da O.P.C.M. 3274/2003

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4.1.4 Acque superficiali e sotterranee

Il principale elemento dell’idrografia superficiale è il Torrente Bevera, appartenente al reticolo maggiore così come definito dall’Allegato A della D.G.R. del 25 Gennaio 2002. Il T. Bevera nasce dal Monte Crocione, ubicato sul confine tra e , a circa 880 m s.l.m. e confluisce nel Fiume Lambro nel Comune di Merone. Il T. Bevera attraversa il territorio comunale nella porzione nord-orientale, in un area sub-pianeggiante a prevalente destinazione agricola. Il corso d’acqua è delimitato lateralmente da sponde con altezza variabile da 1,00 a 3,00 m che presentano in più punti evidenti indizi d’erosione. L’erosione della sponda è più accentuata in corrispondenza delle zone di confluenza con altri torrenti o in prossimità dei meandri. Si segnala in prossimità della località Mulino La Resiga la presenza di una derivazione in disuso, parzialmente interrata. In prossimità del confine comunale con Sirone, in corrispondenza della confluenza con la roggia Bigiola, sono state realizzate dalla provincia delle opere di difesa (argini muri in c.a.) e nuovi ponti per la realizzazione della rotatoria. Il reticolo idrico minore è rappresentato dai seguenti elementi: - Roggia Vallestella o Vallestrella; - Roggia Marcione; - Roggia Carreggio; - Roggia Sirone o Bigiola; - derivazione dal T. Bevera.

Per quanto concerne l’uso delle acque e quindi i punti di captazione presenti nei territorio comunale, lo studio geologico a supporto del Piano Regolatore Generale (anno 2006) individua la presenza di 3 pozzi, di cui solo uno attivo.

Località Stato Informazioni Pozzo 1 Nord di Brongio Inferiore Chiuso nel 1997 --- Emunti da 7,20 l/sec a 9,25 l/sec per Pozzo 2 Piana antistante il T. Bevera Attivo dal luglio 2002 un totale di circa 20.000-24.000 mc al mese Pozzo profondo circa 7-8m, chiuso Pozzo 3 Brongio superiore, via Milano Chiuso nel 1993 per inquinamento da colifecali.

Tab. 6 - Captazioni ad uso idropotabile presenti nel territorio comunale (da Studio geologico a supporto del PRG, 2006)

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4.1.5 Aria

La DGR 2605 del 30/11/2011, Zonizzazione del territorio regionale in zone e agglomerati per la valutazione della qualità dell'aria ambiente ai sensi dell’art.3 del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, effettua (nel suo Allegato 1) le seguenti classificazioni dei territori comunali lombardi: - Classificazione dei Comuni del territorio lombardo all’interno degli agglomerati e delle zone A, B, C e D in relazione a tutti gli inquinanti, ad esclusione dell’ozono; - Classificazione dei Comuni del territorio lombardo all’interno delle zone C1 e C2 in relazione all’ozono;

Il Comune di Garbagnate Monastero rientra nella Zona A - pianura ad elevata urbanizzazione, area caratterizzata da: - più elevata densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV; - situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica caratterizzata da alta pressione); - alta densità abitativa, di attività industriali e di traffico;

Ai sensi dell’allegato 2, lettera A, della DGR 7635 del 11/07/2008, il territorio comunale risulta essere sottoposto a misure per il contenimento dell’inquinamento da combustione di biomasse legnose ai sensi dell’articolo 11 della L.r. 24/06, quali il divieto di utilizzo di apparecchi per il riscaldamento domestico funzionanti a biomassa legnosa (nel periodo 15 ottobre - 15 aprile), come definita nella norma UNI CEN/TS 14588, nel caso siano presenti altri impianti per riscaldamento alimentati con altri combustibili ammessi, appartenenti alle seguenti categorie: a1) camini aperti; a2) camini chiusi, stufe e qualunque altro tipo di apparecchio domestico alimentato a biomassa legnosa che non garantiscano il rispetto dei seguenti requisiti: - rendimento energetico η ≥ 63% - valore di emissione di monossido di carbonio (CO) ≤ 0,5% in riferimento ad un tenore di ossigeno (O2) del 13%, riferito ai gas secchi a 0°C e a 1,013 bar. Oltre a quanto detto, ulteriori misure di contenimento obbligatorie (rif. lett. C dell’allegato 2), sono le seguenti: c1) divieto di combustione all’aperto, in particolare in ambito agricolo e di cantiere; c2) divieto di climatizzazione dei seguenti spazi dell’abitazione o ambienti ad essa complementari […]: - cantine, ripostigli, scale primarie e secondarie che collegano spazi di abitazioni con cantine, box, garage; - box, garage, depositi.

Per quanto concerne l’entità delle emissioni in atmosfera, viene fatto riferimento ai dati forniti dall’inventario delle emissioni in aria (INEMAR) per l’anno 2008 (fig. 7).

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Fig. 7 - Emissioni in atmosfera per il territorio comunale (fonte INEMAR, 2008)

La combustione non industriale risulta essere la maggior responsabile nell’emissione di PM2.5, PM10,

PTS, N2O, CO e CO2. L’uso di solventi contribuisce in modo significativo all’emissione in atmosfera di COV e precursori di O3. L’agricoltura è responsabile dell’emissione in atmosfera di più del 50% dell’ammoniaca

(NH3) complessivamente emessa; alla combustione nell’industria è possibile attribuire la maggior emissione di SO2 mentre per quanto riguarda l’inquinante CH4, si individuano quali principali responsabili della sua emissione le perdite della rete di distribuzione (essendo assenti punti di estrazione nel territorio comunale).

La capacità di assorbimento della CO2 e della CO2eq esercitata dal suolo e dalla componente vegetale si attesta attorno al 5% delle emissioni di medesimi inquinanti. Di seguito si riportano le tabelle in cui è possibile visualizzare il contributo di macroinquinanti/inquinanti aggregati in termini % per ogni macrosettore considerato.

Tab. 7 - Contributo percentuale di ogni macrosettore per tipologia di macroinquinante (1)

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Tab. 8 - Contributo percentuale di ogni macrosettore per tipologia di macroinquinante (2)

Tab. 9 - Contributo percentuale di ogni macrosettore per tipologia di inquinante aggregato

Per quanto riguarda il fenomeno di assorbimento dell’anidride carbonica (a livello comunale) da parte della biomassa viva, della materia organica morta e dei suoli, la seguente tabella mostra le entità di assorbimento espresse in tonnellate/anno (fonte INEMAR).

Assorbimento di CO2 (anno 2008) Materia organica Biomassa viva Suoli morta

315,27 t/anno 18,18 t/anno 171,72 t/anno

Tab. 10 - Assorbimenti di CO2 a livello comunale espressi in tonnellate/anno (fonte INEMAR)

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ZONIZZAZIONE ACUSTICA COMUNALE Il Comune di Garbagnate Monastero è dotato di Piano di Zonizzazione Acustica, approvato con DGC n. 19 del 18/05/2010 (ultima variante).

Fig. 8 - Piano di classificazione acustica del territorio comunale (2004, aggiornata al 2010)

Come osservabile dalla mappa, le aree di classe V prevalentemente industriali comprendono l’area industriale racchiusa dalle strade via Europa, via Italia, via Como e via Fornace nonché il tracciato e le aree prospicienti la SS36. Le aree di classe IV di intensa attività umana, oltre a frapporsi tra le aree di classe V descritte i precedenza e le aree di classe III, comprendono la SP49 (via De Gasperi), gli insediamenti produttivi ubicati lungo le vie Pertini e Provinciale e via Italia (ditta Boselli). Le aree di classe III di tipo misto,

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Documento di Scoping si individuano lungo gli assi viari comunali principali, quali via Moro, via Roma , via Italia, via Molteno e via Gemelli, oltreché lungo la SP52 e la via Provinciale. I centri urbani e le aree agricolo-boschive si collocano in classe II aree destinate ad uso residenziale; il complesso rappresentato dagli edifici scolastici ed amministrativi rientra nella classe I in quanto area particolarmente protetta.

INQUINAMENTO LUMINOSO La Legge regionale 27 marzo 2000 n. 17 “Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso” ha per finalità la riduzione sul territorio regionale dell'inquinamento luminoso e dei consumi energetici da esso derivanti, e conseguentemente la tutela dell'attività di ricerca scientifica e divulgativa svolta dagli osservatori astronomici professionali di rilevanza regionale o provinciale o di altri osservatori scientifici nonché la conservazione degli equilibri ecologici sia all'interno che all'esterno delle aree naturali protette (art. 1, comma 1). Viene considerato inquinamento luminoso dell'atmosfera ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e, in particolar modo, se orientata al di sopra della linea dell'orizzonte (art. 1, comma 2). In base all’art. 3, le Province esercitano il controllo sul corretto e razionale uso dell'energia elettrica da illuminazione esterna e provvedono a diffondere i principi dettati dalla legge; inoltre b) curano la redazione e la pubblicazione dell'elenco dei comuni nel cui territorio esista un osservatorio astronomico da tutelare. La L.r. 17/2000, nel suo art. 10 individua gli osservatori astronomici presenti nel territori regionale e provvede a definirne le opportune fasce di rispetto, in funzione dell’attività scientifica svolta. La tabella che segue mostra la relazione tra la tipologia di attività svolta dall’osservatorio astronomico e l’ampiezza della rispettiva fascia di rispetto.

Tipologia osservatori Ampiezza fascia di rispetto Osservatori astronomici, astrofisici professionali 25 km Osservatori astronomici non professionali di grande rilevanza culturale, 15 km scientifica e popolare di interesse regionale Osservatori astronomici astrofisici non professionali di rilevanza 10 km provinciale che svolgono attività scientifica e/o di divulgazione Tab. 11 - Tipologia di osservatorio astronomico e relativa fascia di rispetto

In figura 9 viene riportata l’individuazione degli osservatori astronomici sul territorio regionale come da Allegato A alla DGR 2611 del 11 dicembre 2000; in particolare vengono evidenziati in giallo l’Osservatorio astronomico Brera di (LC) con la relativa fascia di rispetto ampia 25 km (osservatorio astronomico, astrofisico professionale) e l’Osservatorio astronomico di Sormano (CO) con la relativa fascia di rispetto ampia 10 km (osservatorio astronomico astrofisico non professionale di rilevanza provinciale che svolge attività scientifica e/o divulgazione) entro la quale si colloca il territorio comunale di Garbagnate Monastero. Oltre agli osservatori astronomici individuati nell’allegato A della DGR 2611/2000, la medesima DGR segnala la futura messa in funzione degli osservatori astronomici denominati “Ca’ de Massi” di San Giovanni Bianco (BG) e Osservatorio Astronomico di Tradate (VA). L’elenco è integrato con il Nuovo Osservatorio

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Civico “Gabriele Barletta” di Cernusco sul Naviglio (fascia di rispetto di 10 km). Sebbene questi osservatori non siano presenti nella mappa di cui all’allegato A della DGR 2611/2000, non si rilevano interferenze tra le fasce di rispetto e il territorio comunale di Garbagnate Monastero.

Fig. 9 - Stralcio del Quadro di insieme degli osservatori astronomici sul territorio lombardo (Allegato A, DGR 2611/2000); in giallo gli Osservatorii astronomici Brera di Merate (n. 1) e di Sormano (n. 4) e la relative fasce di rispetto; in rosso il Comune di Garbagnate Monastero.

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INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO Radiazioni ionizzanti Per quanto riguarda la presenza di fonti emissive di radiazioni ionizzanti, rilevata l’assenza di attività industriali e/o di ricerca che impiegano radioisotopi sia nel territorio comunale che nei comuni confinanti; si è concentrata l’attenzione sul gas Radon. Nel biennio 2003-2004 ARPA Lombardia ha eseguito una campagna di monitoraggio delle concentrazioni di Radon in ambiente indoor, individuano 3650 punti di misura dislocati su tutto il territorio regionale. Il territorio di Garbagnate Monastero ricade in due distinti settori di misura (fig. 10), per i quali sono stati rispettivamente rilevati valori di 80 Bq/m3 (su 14 rilevazioni) e 92 Bq/m3 (su 12 rilevazioni).

Fig. 10 - Concentrazioni di attività di Radon indoor (ARPA, 2004)

I limiti di riferimento da considerare sono i seguenti:

Riferimenti Limiti Direttiva CE 1990 del 21 febbraio 1990. G.U.C.E. n. L 400 Bq/m3 edifici esistenti; 80/26 del 27 marzo 1990 (non recepita in Italia): 200 Bq/m3 edifici nuovi livelli di intervento compresi tra 200 e 600 Limiti proposti dall’International Commission on Bq*m-3, con riferi-mento a 7000 ore/anno di Radiological Protection (ICRP, 1993, pub. 65, Protection presenza nell’abitazione e nell’assunzione di against Radon-222 at home and at work), relative valore del fattore di equilibrio del Radon con i all’esposizione al Radon nelle abitazioni: suoi ‘discendenti’ pari a 0,4. Tab. 12 - Limiti di esposizioni al Radon in ambiente indoor

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Radiazioni non ionizzanti Nel territorio comunale sono state individuate le seguenti sorgenti di radiazioni non ionizzanti: - n. 5 antenne - stazione radiobase (da Piano delle Regole del PGT oggetto di variante); - elettrodotto (tensione nominale 132kV).

Fig. 11 - Mappa delle sorgenti di radiazioni non ionizzanti presenti nel territorio comunale

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4.1.6 Flora, fauna e biodiversità

FLORA L’analisi del Piano di Indirizzo Forestale (PIF) della Provincia di Lecco (approvato con D.C.P. n. 8 del 24 marzo 2009) e in particolare della tavola 2 Carta delle tipologie e categorie forestali, ha permesso di individuare le tipologie forestali presenti nel territorio comunale di Garbagnate Monastero (tab. 6).

Fig. 12 - Stralcio della Tavola 2 Carta delle tipologie e categorie forestali del PIF della Provincia di Lecco

PRESENZA NEL TERRITORIO TIPOLOGIA E CATEGORIA FORESTALE COMUNALE Acero - frassineti X Alneto X Castagneto X Robinieto X Tab. 13 - Individuazione delle tipologie forestali presenti nel territorio comunale

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FAUNA POTENZIALE In mancanza di studi specifici sulla fauna presente nel territorio comunale, si ritiene plausibile considerare come “fauna potenziale” quella individuata nel territorio del Parco regionale della Valle del Lambro (che comprende il confinante comune di Costa Masnaga) e del PLIS “Parco Agricolo La Valletta” (comprende il confinante comune di Barzago).

Classe Specie Rana agile (Rana dalmatina), Raganella (Hyla intermedia), Rana verde (Pelophylax Anfibi esculentus), Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), Tritone (Triturus carnifex), Rana di Lataste (Rana latastei). Natrice dal collare (Natrix natrix), Saettone (Elaphe longissima), Biacco (Coluber viridiflavus), Rettili Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Lucertola campestre (Podarcis sicula), Ramarro (Lacerta viridis). Toporagno comune (Sorex araneus), Crocidura minore (Crocidura suaveolens), Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Vespertilio Capaccini (Myotis capaccinii), Vespertilio maggiore (Myotis myotis), Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), Barbastello (Barbastella barbastellus), Scoiattolo (Sciurus vulgaris), Arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), Topo Mammiferi selvatico (Apodemus sylvaticus), Volpe (Vulpes volpe), Donnola (Mustela nivalis), Puzzola (Mustela putorios), Faina (Martes foina), Tasso (Meles meles), Cinghiale (Sus scropha), Capriolo (Capreolus capreolus), Riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus), Talpa europea (Talpa europaea), Lepre comune (Lepus europaeus), Ghiro (Myoxus glis), Ghiro (Glis glis), Moscardino (Muscardinus avellanarius). Tortora dal collare (Streptopelia decaoct), Sparviero (Accipiter nisus), Gufo comune (Asio otus), Poiana (Buteo buteo), Lucherino (Carduelis spinus), Rampichino (Certhia brachydactyla), Colombella (Columba oenas), Cornacchia grigia (Corvus corone cornix), Pettirosso (Erithacus rubecula), Torcicollo (Jynx torquilla), Usignolo (Luscinia megarhynchos), Nibbio bruno (Milvus migrans), Pigliamosche (Muscicapa striata), Cinciallegra (Parus major), Cincia bigia (Parus palustris), Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Codirosso (Phoenicurus Uccelli phoenicurus), Picchio rosso maggiore (Picoides major), Picchio verde (Picus viridis), Verzellino (Serinus serinus), Picchio muratore (Sitta europaea), Tortora (Streptotelia turtur), Allocco (Strix aluco), Beccafico (Sylvia borin), Scricciolo (Troglodytes troglodytes), Merlo (Turdus merula), Tordo bottaccio (Turdus philomelos), Upupa (Upupa epops), Fagiano (Phasianus colchicus), Civetta (Athene noctua), Gheppio (Falco tinnunculus), Airone cenerino (Ardea cinerea), Germano reale (Anas platyrhynchos), Casarca comune (Tadorna ferruginea). Tab. 14 - Fauna potenzialmente presente nell’area di studio

Uniche segnalazioni relative al territorio comunale di Garbagnate riguardano l’area umida dello Stagno di Brongio, nella quale è stata segnalata la presenza del Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) e della Rana di Lataste (Rana latastei). Entrambi questi organismi sono inseriti nella Lista rossa delle specie a rischio di estinzione: il gambero di fiume è classificato come specie minacciata (ossia ad altissimo rischio di estinzione in natura nel prossimo futuro) mentre la Rana di Lataste classificata come una specie “vulnerabile” (ossia ad alto rischio di estinzione in natura nel futuro a medio termine).

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BIODIVERSITÀ La proposta di variante del PTCP della Provincia di Lecco dell’ottobre 2012, individua nella tavola della Rete Ecologica Provinciale di cui al Quadro strategico del PTCP, le diverse aree di pregio ecologico del territorio provinciale. Nel territorio comunale di Garbagnate Monastero, sono state individuate aree di pregio ecologico basso, medio basso e medio alto.

Fig. 13 - Stralcio del Quadro Strategico – Rete Ecologica Provinciale (progetto Tavola C)

Per le aree di pregio ecologico medio alto l’indirizzo caratterizzante previsto dalla variante al PTCP è di “tutela e conservazione” mentre per le aree di pregio ecologico “medio basso” e “basso” l’indirizzo caratterizzante è rivolto alla “riqualificazione”.

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4.1.7 Il paesaggio

Il PTCP della Provincia di Lecco sancisce che gli strumenti di pianificazione subordinati (leggasi i Piano di Governo del Territorio comunali) e di maggior dettaglio sono responsabili della valorizzazione dei beni di rilievo paesaggistico che il PTCP ha ricompreso in quadri paesistici che ne esprimono le valenze, seppur in modo sintetico. La disciplina della gestione e delle azioni ammesse in materia di tutela del paesaggio è in capo al “TITOLO VII – la dimensione paesaggistica del PTCP” delle Norme di Attuazione del PTCP. Il territorio comunale di Garbagnate Monastero rientra nell’Unità di Paesaggio denominata La collina e i laghi morenici e, più precisamente, nell’ambito paesistico della Briana Oggionese (E4 in figura 14).

Fig. 14 - Stralcio dalla Tavola Scenario 9A – Le unità di paesaggio del PTCP con l’individuazione di Garbagnate Monastero

Di seguito si riportano i caratteri relativi all’unità di paesaggio individuata, come descritti nell’elaborato Quadro di riferimento paesaggistico provinciale e indirizzi di tutela.

UNITÀ DI PAESAGGIO LA COLLINA E I LAGHI MORENICI AMBITI PAESISTICI E4 – La Brianza Oggionese. LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA Circondario 3 - lacustri; Sistemi naturali: - residuali. - di altopiano, sella, terrazzo; Sistemi insediativi: - rivieraschi; - di strada. SISTEMI PAESISTICI - fortificati; - dell’architettura religiosa; Sistemi architettonici: - dell’archeologia industriale; - delle ville. Sistemi agrari: - agrari di pianura. Tab. 15 - Caratteri attribuiti all’unità di paesaggio La collina e i laghi morenici

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Il PTCP individua per le diverse unità di paesaggio i caratteri identificativi, gli elementi di criticità e gli indirizzi di tutela in ordine agli aspetti del paesaggio naturale (morfologia, acque, vegetazione) e del paesaggio antropico (paesaggio costruito tradizionale, paesaggio agrario tradizionale, paesaggio urbanizzato).

UNITÀ DI PAESAGGIO “LA COLLINA E I LAGHI MORENICI” Caratteri identificativi - Presenza di tre nuclei urbani principali quali: Brianza Casatese (), Brianza Meratese (Merate), Brianza Oggionese (); - elementi morfologici predominanti sono i rilievi morenici ed i bacini lacustri anch’essi di origine morenica; - paesaggi dai richiami “mediterranei”, benché impostati su forme del suolo prodotte dal glacialismo, di valore eccezionale dal punto di vista della storia naturale. - vegetazione costituita da lembi boscati sulle scarpate più acclivi, sulle cime delle colline o lungo i corsi d’acqua, dalle folte “enclosures” dei parchi e dei giardini storici, e da presenze arboree di forte connotato ornamentale (cipresso, olivo); - contesto da sempre fortemente permeato dalla presenza dell’uomo, con evidenza di segni residui di una forte e significativa organizzazione territoriale tradizionale. Il paesaggio attuale è, infatti, il risultato di un’opera di intervento umano tenace che ha modellato un territorio reso caotico dalle eredità glaciali per ampi tratti con scarso drenaggio e costituito da terreni di modesta attitudine produttiva; - sono tipici del paesaggio collinare le ville e parchi sorti fra ‘700 e ‘800, quale residenza favorita della nobiltà e della borghesia lombarda che, sia a livello di ambito vasto (Brianza), sia nell’analisi di contesti limitati (es.: , Merate, Casatenovo), assumono la valenze di un vero e proprio “sistema territoriale”; - presenza, dal punto di vista insediativo, di nuclei di modesta dimensione, ma molto numerosi, che si sono organizzati spesso attorno a uno o più edifici storici emergenti: castelli, torri, ville, monasteri, chiese romaniche (pievi), ricetti conventuali, ecc.; - presenza di manufatti e architetture isolate che si distinguono per particolari valenze estetiche, funzione storica, per posizione o, ancora, per qualità formale (es. piccoli edifici religiosi, caseggiati tipici, manufatti stradali, ecc.); - paesaggio agrario collinare caratterizzato da lunghe schiere di terrazzi che risalgono e aggirano i colli, rette con muretti in pietra o sistemati naturalmente; tali terrazzi erano densamente coltivati e investiti nelle più svariate colture (vigna, orticole, seminativi da granella, legnose da frutto, ecc.); si segnala la presenza nelle aree di campagne della coltivazione di gelsi; - sistema insediativo agrario tradizionale è rappresentato da corti e case contadine costruite generalmente con materiale morenico locale; - il paesaggio è tra i più celebrati e noti a livello regionale (Foscolo, Stendhal, Parini, Gadda); - si rileva la presenza di un’intensa urbanizzazione.

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Elementi di criticità - Tendenza ad occupare, con fenomeni urbanizzativi sempre più accentuati, i residui spazi agricoli, specie quelli di bassopiano, con conseguente probabile dissoluzione di quest’importante componente dell'ambiente di collina; - tendenza a una edificazione sparsa sulle balze e sui pendii, spesso ricavata sui fondi dagli stessi proprietari, nelle forme del villino, del tutto avulso dai caratteri dell'edilizia rurale; - degrado degli aspetti più originali e qualificanti del paesaggio collinare dovuto all’intensa urbanizzazione.

Indirizzi di tutela

Aspetti del paesaggio naturale

 Riconoscimento e tutela integrale dei fenomeni geomorfologici strutturali e particolari Morfologia come i trovanti, le zone umide, i dossi, i canali scolmatori relitti, ecc.

 Salvaguardia integrale dei piccoli laghi morenici con ampie fasce di rispetto escluse dall'edificazione o da forme incongrue di valorizzazione turistica; massima attenzione laddove la naturalità si manifesta ancora in forme dominanti, o dove la Acque tradizione iconografica e letteraria ha contribuito a elevare i luoghi a segni culturali dell'immagine provinciale o regionale, o dove si sono accertate presenze archeologiche di antichissima data;  salvaguardia delle zone umide in genere.

 Salvaguardia dei lembi boschivi sui versanti e sulle scarpate collinari e dei gruppi di Vegetazione alberi di forte connotato ornamentale (cipresso, olivo).

Aspetti del paesaggio antropico

 Recupero e reinserimento dei segni residui della forte e significativa organizzazione territoriale tradizionale come capisaldi di riferimento paesaggistico; salvaguardia dei contenuti e delle emergenze visive dell’insediamento e della trama storica, centrata talora sui castelli, su chiese romaniche (pievi), o su ricetti conventuali aggreganti gli antichi borghi; Paesaggio  rigoroso rispetto della tradizione e delle tipologie locali da parte degli interventi edilizi costruito di restauro e manutenzione nei contesti dei nuclei storici; tradizionale  recupero e valorizzazione delle ville e dei giardini storici, finalizzati alla rivalutazione del loro valore paesistico globale, prima ancora che al loro pregio architettonico. Laddove, per estensione e diffusione, i complessi di ville e giardini storici connotano ampie porzioni di territorio, sono auspicabili interventi di valorizzazione, che garantiscano la non compromissione delle aree interstiziali (benché in sé apparentemente prive di significato);

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 particolare attenzione verso gli interventi che possono alterare gli scenari collinari resi famosi da eventi storici e dalla loro significatività rispetto all'immagine colta e popolare, al fine di tramandare nelle forme più pure l’idealizzazione e il panorama delle più rinomate regioni collinari della Lombardia, esaltate da molti illustri visitatori, a garanzia del riconoscimento dell’identità di tali ambiti;  tutela dell'architettura "minore", quali manufatti e architetture isolate, che si distinguono per particolari valenze estetiche, funzione storica, per posizione o per qualità formali.

Paesaggio  Tutela del paesaggio agrario, presente spesso con la viticoltura praticata sui campi agrario terrazzati o su ripiani artificiali: tali contesti vanno rispettati insieme con il sistema tradizionale insediativo agrario tradizionale, rappresentato da corti e case contadine.

 Tutti gli interventi di adeguamento tecnologico (reti) e, in genere, tutte le opere di pubblica utilità (illuminazione pubblica, arredo degli spazi pubblici, pavimentazioni stradali, aspetto degli edifici collettivi), devono ispirarsi a criteri di adeguato inserimento paesistico;  esclusione di ogni intervento che può modificare la forma dei rilievi colline (crinali dei cordoni morenici, ripiani, trincee, depressioni intermoreniche lacustri o palustri, ecc.) Paesaggio o imposizione di rigorose verifiche di ammissibilità; urbanizzato  ripristino di situazioni ambientali deturpate da cave e manomissioni in genere;  protezione generale delle visuali, grazie a specifica analisi paesaggistica e a verifica della compatibilità visiva degli interventi trasformativi;  freno e contrasto dei processi insediativi, tramite il controllo e l’indirizzo delle scelte di espansione per destinazioni d’uso grandi (aree industriali e terziarie) e piccole (zone residenziali a bassa densità).

SENSIBILITÀ PAESISTICA DEL TERRITORIO COMUNALE L’analisi della sensibilità paesistica del territorio comunale, approvata con D.C.C: n. 31 del 03/09/2010, ha individuato quali elementi connotativi del paesaggio i centri storici, le rilevanze morfologiche, gli elementi vincolati, edifici religiosi, industriali, residenze di pregio (ville, parchi e giardini storici) e siti archeologici. Complessivamente nel territorio comunale sono stati individuate tre tipologie di ambiti omogenei quali quello naturale, agricolo ed urbano. Nel dettaglio dell’analisi della sensibilità paesistica, ai sensi della DGR n. 11045 del 8/11/2002, sono stati individuati 6 ambiti paesistici dei quali sono stati rispettivamente descritti gli elementi rilevanti e gli elementi detrattori. La mappa che segue mostra la rappresentazione della sensibilità paesistica del territorio comunale di Garbagnate Monastero; come osservabile, le classi di sensibilità individuate sono di tipo alta e molto alta.

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Fig. 15 - Analisi della sensibilità paesistica del Comune di Garbagnate Monastero – Tav. 3 Carta delle sensibilità paesistica

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4.1.8 Rilevanze ambientali

Con l’espressione “rilevanze ambientali” si intendono quegli elementi dotati di carattere emergente, siano essi vincolati e non, che costituiscono patrimonio indentitario dei luoghi (rilevanza storico-evocativa) e della comunità locale.

Gli elementi di rilevanza ambientale sono individuati in figura 16 e di seguito descritti.

Fig. 16 - Aree soggette a vincolo ambientale presenti nel territorio comunale

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Elementi vincolati

Fiumi, torrenti e corsi d’acqua pubblici e relative sponde (Torrente Bevera di D.Lgs. 42/04 e s.m.i., art. 142, Brianza, Lambro di Molinello) c. 1, lett. c

Area di notevole interesse pubblico (Conca di S. Martino, centri storici di D.Lgs. 42/04 e s.m.i., art. 136 Garbagnate Monastero, Brongio Superiore e Brongio Inferiore) D.G.R. 8/7563 del 27/06/08

Beni culturali: - storico/architettonici religiosi: Chiesa SS. Nazario e Celso, oratorio SS. Nazario e Celso, chiesa S. Martino; - beni storico/architettonici urbani: Casa Nobili Fumagalli, Casa Boselli Butti, D.Lgs. 42/04 e s.m.i., art. 10 Cascina Selva; - manufatti industriali e/o dell’archeologia industriale: Complesso serico Fumagalli)

D.Lgs. 42/04 e s.m.i., art. 142, Boschi c. 1 lett. g

Elementi individuati dal PTCP della Provincia di Lecco

Siti archeologici (contesti tombali SS. Nazario e Celso, frazione Brongio, località Cappelletta)

Rete irrigua storica (Roggia Bigiola)

Emergenze geomorfologiche (cordoni morenici e orli di terrazzi glaciali)

Elementi naturali

Presenza di specie faunistiche Stagno di Brongio (frazione Brongio, località Cappelletta) a rischio di estinzione

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4.1.9 Il sistema rurale

I sistemi rurali si configurano come contesti territoriali dove dominano gli usi del suolo connessi all’attività agricola che si relazionano al più ampio sistema rurale paesistico dell’intorno e ai sistemi urbani presenti sul territorio. Il territorio comunale di Garbagnate Monastero rientra nel sistema rurale delle colline moreniche denominato La piana e le conche dei laghi morenici (individuato con la lettera A negli elaborati del PTCP), di cui si riportano le caratteristiche nella tabella seguente.

AMBITI AGRICOLI Di cui di Di cui i Sistema Superficie Tot. ambiti Di cui a valenza interesse per la accessibilità rurale ha agricoli ambientale rete ecologica sostenibile ha % ha % ha % ha %

A 3646,1 1002,78 27,50 837,36 83,50 20,49 2,04 51,82 5,17 Tab. 16 - Bilancio di consistenza del Sistema rurale A La piana e le conche dei laghi morenici (da PTCP Lecco)

AMBITI E AREE AGRICOLE Il PTCP della Provincia di Lecco, nella sua monografia Ambiti e aree agricole analizza il sistema agroforestale provinciale, esaminando l’utilizzazione agricola del territorio, sia dal punto di vista fisico ambientale che dal punto di vista della caratteristiche che economiche delle aziende operanti, al fine di impostare una politica fortemente orientata alla conservazione del suolo agricolo, contrastando le dinamiche erosive (e di abbandono) a cui esso è stato esposto con particolare intensità nel corso degli ultimi decenni.

Superficie (ha) Fertilità (% sup. agroforestale) Comune Territoriale Agroforestale Buona Sufficiente Scarsa Garbagnate 345 237 70,6 29,4 0,0 Monastero Tab. 17 - Qualità Agronomica dei Suoli: Fertilità in alcuni Comuni della Brianza Lecchese

La superficie agroforestale corrisponde al 68,7% del territorio comunale e della stessa il 70,6% è dotata di una buona fertilità (il suolo non ha particolari limitazioni nella scelta delle colture; gli elementi chimici della fertilità sono sufficienti ed equilibrati fra loro; con le concimazioni è necessario integrare solo le asportazioni della coltura praticata) mentre il 29,4% presenta una sufficiente fertilità (il suolo ha solo alcune particolari limitazioni derivate da carenza di elementi chimici della fertilità; con le concimazioni è necessario integrare solo le asportazioni della coltura praticata).

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4.1.10 Uso del suolo

L’analisi relativa alle diverse tipologie di uso del suolo individuate nel territorio del Comune di Garbagnate Monastero è stata condotta utilizzando quale banca dati di riferimento, il Dusaf 2.1 della Regione Lombardia, aggiornata al 2008.

Fig. 17 - Uso del suolo nel territorio comunale (banca dati Dusaf 2.1, anno 2008)

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La tabella che segue mostra la ripartizione dell’uso del suolo nelle diverse tipologie considerate.

Descrizione Sup. [mq] % Boschi di latifoglie a densità media e alta 890.750,81 25,69% Seminativi semplici 819.573,87 23,64% Insediamenti industriali, artigianali, commerciali 452.269,10 13,04% Tessuto residenziale rado e nucleiforme 395.631,02 11,41% Prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive 285.353,70 8,23% Colture floro-vivaistiche a pieno campo 171.963,78 4,96% Tessuto residenziale continuo mediamente denso 98.439,67 2,84% Tessuto residenziale discontinuo 67.025,67 1,93% Reti stradali e spazi accessori 59.913,02 1,73% Parchi e giardini 43.671,43 1,26% Tessuto residenziale sparso 42.646,13 1,23% Impianti sportivi 33.259,98 0,96% Cespuglieti in aree di agricole abbandonate 28.836,42 0,83% Impianti di servizi pubblici e privati 18.091,41 0,52% Aree verdi incolte 16.229,89 0,47% Aree degradate non utilizzate e non vegetate 13.194,35 0,38% Prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse 11.764,74 0,34% Frutteti e frutti minori 7.187,89 0,21% Cimiteri 5.949,24 0,17% Altre legnose agrarie 3.267,17 0,09% Cantieri 2.544,80 0,07%

Superficie totale 3.467.564,07

Tab. 18 - Analisi dell’uso del suolo (banca dati Dusaf 2.1)

PRESENZA DI SITI CONTAMINATI E DI SITI SOTTOPOSTI A INTERVENTI DI BONIFICA Facendo riferimento all’elenco dei siti contaminati e all’elenco dei siti bonificati, pubblicati da Regione Lombardia, non si segnala la presenza di situazioni degne di nota nel territorio di Garbagnate Monastero.

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4.1.11 Rifiuti

L’analisi preliminare atta a descrivere la produzione di rifiuti per il Comune di Garbagnate Monastero viene effettuata basandosi sui dati pubblicati da ARPA Lombardia all’interno del Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia (periodi di riferimento 2008-2009 e 2009-2010).

Prod. RSU procapite Raccolta differenziata % Anno N. abitanti (kg/ab∙giorno) Comunale Provinciale 2009 2.420 1,09 64,01% 59,10% 2010 2.431 1,13 63,50% 59,00% Tab. 19 - Produzione procapite di rifiuti (anni 2009 e 2010, fonte ARPA)

Per quanto riguarda gli ultimi dati disponibili (anno 2010), di seguito si riportano i dati di produzione e di recupero per il Comune di Garbagnate Monastero (fonte ARPA).

Recupero di Recupero di energia % Totale % materia Diretto +2do destino Diretto +2do destino 60,3% 27,3% 27,3% 87,6% 87,6% Tab. 20 - Recupero di materia e di energia (anno 2010, fonte ARPA)

Attualmente sono attivi i servizi di raccolta differenziata porta a porta per le frazioni: carta e cartone, poliaccoppiati, plastica, alluminio e umido oltreché la frazione secca. Per il vetro sono dislocate sul territorio le campane di raccolta. Si segnala la presenza in via Beretta di una piazzola ecologica intercomunale (di circa 5.000mq), a servizio dei Comuni di Garbagnate Monastero, Bulciago, Barzago e Molteno, attrezzata per il conferimento regolamentato di utenze domestiche ed utenze terziarie. I rifiuti oggetto di raccolta differenziata sono i seguenti: - rifiuti non pericolosi, anche ingombranti, provenienti da locali adibiti assimilati alla civile abitazione (uffici mense); - rifiuti di carta, cartone e similari; - rifiuti di vetro, vetro di scarto, rottami di vetro e cristallo; - imballaggi primari; - imballaggi secondari quali carta, cartone, plastica, legno, metallo e simili purché raccolti in forma differenziata; - contenitori vuoti (fusti, vuoti di vetro, plastica, metallo, latte, lattine e simili); - sacchi e sacchetti di carta o plastica, fogli di carta, plastica, cellophane, cassette, pallets; - frammenti e manufatti di vimini e sughero, - scarti di legno provenienti da falegnamerie e carpenterie, trucioli e segatura; - ritagli e scarti di tessuto di fibra naturale e sintetica, stracci e juta; - feltri e tessuti non tessuti.

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4.1.12 Consumi energetici

La descrizione dei consumi energetici del Comune di Garbagnate Monastero, viene effettuata basandosi sui dati forniti dalla banca dati regionale SiReNa (Sistema Informativo Regionale Energia ed Ambiente). Le tabelle che seguono mostrano i consumi energetici per vettore (tab. 21) e per settore (tab. 22) riferiti all’anno 2010.

Settore Valore (MWh) Valore % Industria non ETS 54.654,16 55,96% Residenziale 30.917,24 31,66% Trasporti urbani 7.593,24 7,78% Terziario 4.327,43 4,43% Agricoltura 168,37 0,17%

Consumo totale 97660,43

Tab. 21 - Consumi energetici per settore (anno 2010)

Vettore Valore (MWh) Valore % Gas naturale 45.969,44 47,07% Energia elettrica 38.478,05 39,40% Gasolio 7.067,42 7,24% Altri < 2% 4.175,11 4,28% Biomasse 1970,41 2,02% Tab. 22 - Consumi energetici per vettore (anno 2010)

I settori in cui si osservano i più alti consumi energetici sono quello residenziale e quello industriale (industrie non ETS ossia industrie che non partecipano allo scambio di “quote di emissioni” dei gas serra); per quanto riguarda i vettori utilizzati si osserva come i maggiori consumi si riferiscono al gas naturale e all’energia elettrica.

Fig. 18 - Consumi energetici comunali annuali (2005 – 2010)

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4.1.13 Il sistema socio-economico

Secondo dati aggiornati al giugno 2012, Garbagnate Monastero risulta avere 2449 abitanti. L’analisi della distribuzione per fasce d’età della popolazione viene effettuata utilizzando i dati ISTAT relativi all’anno 2011, come di seguito mostrato.

Età Maschi Femmine 0 - 10 152 133 11 - 20 134 122 21 - 30 134 134 31 - 40 219 186 41 - 50 204 193 51 - 60 170 145 61 - 70 123 114 71 - 80 76 104 81 - 90 16 61 > 91 0 11 Totale 1228 1203 Tab. 23 - Distribuzione della popolazione per fasce d’età, anno 2011 (ISTAT)

Fig. 19 - Piramide dell’età della popolazione di Garbagnate Monastero anno 2011)

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Per quanto concerne il sistema economico, sono stati analizzati i dati forniti dall’Annuario Statistico Regionale della Regione Lombardia, per il periodo 2005-2011 e riferiti al numero di imprese attive presenti nel Registro delle imprese, per sezione di attività economica.

Anno 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 A. Agricoltura, silvicoltura pesca 11 11 12 12 11 9 9 B. Estrazione di minerali da cave e miniere 0 0 0 0 0 0 0 C. Attività manifatturiere 50 50 51 51 51 51 49 D. Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria 0 0 0 0 0 0 0 condizionata E. Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d… 0 0 0 0 0 0 0 F. Costruzioni 23 27 31 31 32 31 32 G. Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di 36 36 38 38 36 41 42 autoveicoli H. Trasporto e magazzinaggio 2* 3* 2* 2* 2* 1 1 I. Attività dei servizi alloggio e ristorazione 4 3 5 5 5 6 6 J. Servizi di informazione e comunicazione * * * * * 4 4 K. Attività finanziarie e assicurative 3 2 6 6 4 3 3 L. Attività immobiliari 1 1 M. Attività professionali, scientifiche e tecniche 12 15 12 12 13 6 6 N. Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle 3 3 imprese O. Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale 0 0 0 0 0 0 0 P. Istruzione 0 0 0 0 0 0 0 Q. Sanità' e assistenza sociale 3 3 3 3 3 0 0 R. Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 0 0 0 0 0 0 0 S. Altre attività di servizi 0 0 0 0 0 5 5 T. Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro p. 0 0 0 0 0 0 0 X. Imprese non classificate 0 0 0 0 0 0 0 TOTALE 144 150 160 160 157 161 161

Tab. 24 - Imprese attive presenti nel Registro delle Imprese per sezione di attività economica (2005-2011)

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4.1.14 Mobilità

Le direttrici di traffico principali sono rappresentate dalla SS36 Strada Statale del Lago di Como e dello Spluga che attraversa il settore occidentale del territorio comunale con direzione Nord – Sud, la SP49 (via De Gasperi) che attraversa il settore settentrionale in direzione Ovest Nord Ovest – est Sud Est, la SP52 che corre lungo il confine comunale con Sirone e la SP69 (via Provinciale) che attraversa il settore orientale del territorio comunale. Per quanto riguarda la rete ferroviaria, si segnala il passaggio sul territorio comunale della linea ferroviaria Monza-Molteno-Lecco; le stazioni ferroviarie più prossime sono ubicate nei limitrofi Comuni di Costa Masnaga e Molteno.

Fig. 20 - La rete delle infrastrutturale nel settore di interesse (da DBT di Lecco, 2011)

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Il parco veicolare circolante, in base a dati aggiornati al dicembre del 2011 e tratti dall’Annuario Statistico Regionale della Lombardia, è costituito da 2.124 veicoli, così ripartiti nelle diverse categorie:

Categoria N. Autobus 0 Autocarri trasporto merci 206 Autoveicoli speciali/specifici 47 Autovetture 1.594 Motocarri e quadricicli trasporto merci 4 Motocicli 255 Motocarri e quadricicli speciali/specifici 2 Rimorchi e semirimorchi speciali/specifici 1 Rimorchi e semirimorchi trasporto merci 9 Trattori stradali o motrici 6 Altri veicoli 0

Totale 2.124 Tab. 25 - Parco veicolare circolante (ISTAT Lombardia, 2011)

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4.2 Gli strumenti di pianificazione sovraordinati

Il Piano di Governo del Territorio del Comune di Garbagnate Monastero dovrà rapportarsi e raccordarsi con strumenti di pianificazione ad esso sovra-ordinati. Di seguito si riportano i principali Piani che verranno considerati e di cui si delineano i principali obiettivi.

4.2.1 Il Piano Territoriale Regionale

Il Consiglio Regionale ha approvato in via definitiva il Piano Territoriale Regionale (PTR) con DCR n. 951 del 19/01/2010 (adottato con DCR n.874 del 30 luglio 2009) che ha acquisito efficacia a partire dal 17 marzo 2010. Il PTR va a sostituire ed integrare i contenuti e le disposizioni di cui alle precedenti versioni del 16 gennaio 2008 e dell’ancor più precedente del 2001. Il Piano Territoriale Regionale (PTR), in applicazione dell’art. 19 della l.r. 12/2005, ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale. Il PTR in tal senso assume consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente e ne integra la sezione normativa. Il Piano Paesaggistico Regionale diviene così sezione specifica del PTR, disciplina paesaggistica dello stesso, mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità.

Gli obiettivi principali che il Piano Territoriale Regionale intende perseguire si incentrano sul continuo miglioramento della qualità della vita dei cittadini nel loro territorio secondo i principi dello sviluppo sostenibile. Pertanto, il PTR propone tre macro-obiettivi territoriali, basi delle politiche territoriali lombarde per il perseguimento dello sviluppo sostenibile: 1. rafforzare la competitività dei territori della Lombardia 2. riequilibrare il territorio lombardo 3. proteggere e valorizzare le risorse della Regione Il Documento di Piano del PTR approfondisce le tre macro-obiettivi territoriali, sopra elencati, per la sostenibilità. 1. Rafforzamento della competitività dei territori della Lombardia: si intende la capacità di una regione di migliorare la capacità di affermazione delle imprese sui mercati e generare attività innovative e, quindi, di conseguenza, migliorare la qualità della vita dei cittadini. La crescita della produttività, attraverso condizioni per lo sviluppo più favorevoli – la cosiddetta efficienza territoriale, dipende dalla capacità di generare, attrarre e trattenere nel territorio regionale risorse indispensabili per le imprese, quali tecnologia, capitale, risorse umane qualificate. Ed ancora, reti infrastrutturali di trasporto e di telecomunicazioni, ordinato assetto insediativo, buone condizioni ambientali, offerta culturale di qualità. 2. Riequilibrare il territorio della Regione Lombardia, costituita da un insieme di territori con caratteri differenti, non significa perseguirne l’omologazione, ma al contrario, valorizzarne i punti di forza di ciascun ambito territoriale e minimizzare l’impatto dei punti di debolezza, perseguendo la coesione economica e

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Documento di Scoping sociale attraverso la riduzione dei divari strutturali tra i territori e la promozione di pari opportunità tra i cittadini. Il Documento di Piano suggerisce come, per lo sviluppo sostenibile: “[…] l’equilibrio del territorio della Lombardia è inteso come lo sviluppo di un sistema policentrico con lo scopo di alleggerire la pressione insediativa sulla conurbazione centrale e mitigare così gli effetti ambientali negativi senza tuttavia mortificarne il ruolo; rafforzare i centri funzionali importanti ma allo stesso tempo distribuire, per quanto possibile, le funzioni su tutto il territorio in modo da garantire la parità di accesso alle infrastrutture, alla conoscenza ed ai servizi a tutta la popolazione, perseguendo la finalità di porre tutti i territori della Regione nella condizione di svilupparsi in armonia con l’andamento regionale ed in relazione con le proprie potenzialità”. 3. Proteggere e valorizzare le risorse della Lombardia, caratterizzata dalla presenza diffusa di una varietà di risorse territoriali di tipo primario (naturali, capitale umano, aria, acqua e suolo) e prodotte dalle trasformazioni avvenute nel corso del tempo (culturali, paesaggistiche, identitarie, della conoscenza e di impresa), significa preservarle dallo spreco, da fattori di degrado, da usi incoerenti e valorizzarle attraverso lo sviluppo di modalità innovative e azioni di promozione. Se il concetto di risorsa è dinamico, nel tempo e nello spazio, alla base dell’attribuzione del giusto valore alle risorse territoriali deve esserci la conoscenza preliminare delle risorse ad oggi disponibili Di seguito si riportano i primi due articoli del PPR i quali definiscono finalità e compiti di tale strumento pianificatore. Art. 1 (Definizione di paesaggio e finalità della pianificazione paesaggistica) 1. La Regione Lombardia persegue la tutela, la valorizzazione e il miglioramento del paesaggio. Per paesaggio si intende, come definito dalla convenzione Europea del Paesaggio (Firenze 20 ottobre 2000), “… una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Le azioni e le prescrizioni volte alla tutela del paesaggio delineano un quadro di interessi prioritari e strategici della Regione Lombardia. 2. In relazione al paesaggio, la Regione e gli enti locali lombardi, nell’ambito delle rispettive responsabilità e competenze, perseguono le seguenti finalità: a) la conservazione dei caratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia, attraverso il controllo dei processi di trasformazione, finalizzato alla tutela delle preesistenze significative e dei relativi contesti; b) il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territorio; c) la diffusione della consapevolezza dei valori del paesaggio e la loro fruizione da parte dei cittadini. 3. […] Art. 2 (Compiti e articolazione del Piano del Paesaggio Lombardo) 1. Il Piano del Paesaggio Lombardo, attraverso i vari atti e documenti di cui si compone, […]: a) riconosce i valori e i beni paesaggistici, intesi sia come fenomeni singoli sia come sistemi di relazioni tra fenomeni e come contesti o orizzonti paesaggistici;

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b) assume i suddetti valori e beni come fattori qualificanti della disciplina dell’uso e delle trasformazioni del territorio e definisce conseguentemente tale disciplina; c) dispone le ulteriori azioni utili e opportune per mantenere e migliorare nel tempo la qualità del paesaggio lombardo e la possibilità per i cittadini di apprezzarlo e di goderne, anche attraverso la progettazione di nuovi paesaggi nelle aree fortemente deteriorate (periferie, zone industriali). 2. […] 3. [..]

4.2.2 La Rete Ecologica Regionale (RER)

Con la deliberazione n. 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta ha approvato il disegno definitivo di Rete Ecologica Regionale, aggiungendo l’area alpina e prealpina. Il territorio del Comune di Garbagnate Monastero è sotteso dal settore n. 70 della RER. La RER lombarda, intesa come rete polivalente in grado di produrre sinergie positive con le varie politiche di settore che concorrono al governo del territorio e dell’ambiente, si inquadra come strumento fondamentale per uno sviluppo sostenibile all’interno del più vasto scenario territoriale ambientale delle regioni biogeografiche alpina e padana.

OBIETTIVI DELLA RETE ECOLOGICA REGIONALE Le reti ecologiche costituiscono uno strumento strategico per la Regione Lombardia rispetto all’obiettivo generale di conservazione delle risorse naturali (presenti e potenziali), intese come capitale critico, anche economicamente valutabile, da mantenere al fine di garantire una qualità accettabile dell’ambiente e del paesaggio. La RER interagisce in un’ottica di polivalenza con le diverse politiche che producono trasformazioni sul territorio, fornendo anche un contributo determinante per il raggiungimento dei molteplici obiettivi settoriali del PTR. La realizzazione di un progetto di rete ecologica a livello locale (comunale) deve prevedere:  il recepimento delle indicazioni di livello regionale e di quelle, ove presenti, livello provinciale, nonché il loro adattamento alla scala comunale  il riconoscimento degli ambiti e degli habitat di valore (presenti e di progetto) che dovrà essere sottoposto a un regime di tutela o comunque ad una destinazione d’uso dei suoli specifica al fine di garantirne la sua conservazione e una corretta trasformazione nel tempo anche sotto il profilo della funzionalità dell’ecosistema;  la definizione delle concrete azioni per attuare del progetto della rete ecologica, la loro localizzazione, le soluzioni che ne consentono la realizzazione (ad esempio attraverso l’acquisizione delle aree, o accordi mirati con i proprietari), la quantificandone dei costi necessari per le differenti opzioni;  la precisazione degli strumenti per garantirne la sostenibilità economica (introducendo quindi i meccanismi di perequazione, compensazione, possibili forme di convezioni per la realizzazione di interventi).

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La Rete Ecologica Comunale (REC) trova la sue condizioni di realizzazione nel Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) previsto dalla L.r. 12/2005.

Di seguito si riportano gli obiettivi specifici della Rete Ecologica Comunale (REC)

Obiettivi specifici della Rete Ecologica Comunale (REC) Fornire alla Piano di Governo del Territorio un quadro integrato delle sensibilità naturalistiche esistenti, 1 ed uno scenario ecosistemico di riferimento per la valutazione di punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato. Fornire al Piano di Governo del Territorio indicazioni per la localizzazione degli ambiti di 2 trasformazione in aree poco impattanti con gli ecosistemi deputati agli equilibri ambientali, in modo tale che il Piano nasca già il più possibile compatibile con le sensibilità ambientali presenti. Fornire alle Pianificazione attuativa comunale ed intercomunale un quadro organico dei condizionamenti di tipo naturalistico ed ecosistemico, nonché delle opportunità di individuare azioni 3 ambientalmente compatibili; fornire altresì indicazioni per poter individuare a ragion veduta aree su cui realizzare eventuali compensazioni di valenza ambientale. Fornire alle autorità ambientali di livello provinciale impegnate nei processi di VAS uno strumento 4 coerente per gli scenari ambientali di medio periodo da assumere come riferimento per le valutazioni. Fornire agli uffici responsabili delle espressione di pareri per procedure di VIA uno strumento coerente 5 per le valutazioni sui singoli progetti, e di indirizzo motivato delle azioni compensative. Fornire ai soggetti che partecipano a tavoli di concertazione elementi per poter meglio governare i 6 condizionamenti e le opportunità di natura ecologica attinenti il territorio governato.

Il progetto di rete ecologica di livello comunale prevedrà le seguenti azioni di carattere generale:

Azioni per il progetto di Rete Ecologica Comunale (REC) Verifica di adeguatezza del quadro conoscitivo esistente, ed eventualmente un suo completamento ai 1 fini di un governo efficace degli ecosistemi di pertinenza comunale 2 Definizione di un assetto ecosistemico complessivo soddisfacente sul medio periodo Regole per il mantenimento della connettività lungo i corridoi ecologici del progetto di REC, o del 3 progetto eco-paesistico integrato Regole per il mantenimento dei tassi di naturalità entro le aree prioritarie per la biodiversità a livello 4 regionale Realizzazione di nuove dotazioni di unità polivalenti, di natura forestale o di altra categoria di habitat di 5 interesse per la biodiversità e come servizio ecosistemico

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4.2.3 Il PTCP della Provincia di Lecco

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale vigente, è stato approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 7 nelle sedute del 23 e 24 marzo 2009. Il PTCP definisce gli obiettivi generali relativi all’assetto e alla tutela del territorio connessi ad interessi di rango provinciale o sovracomunale oppure costituenti attuazione della pianificazione regionale avendo particolare riguardo all’esigenza di fornire risposta alla domanda insediativa espressa dalle comunità locali entro un quadro di piena sostenibilità. Il PTCP, in relazione alla sua natura di atto di indirizzo della programmazione della provincia, integra gli obiettivi di tutela e assetto con gli obiettivi di sviluppo economico e qualità sociale che ne consentano la migliore traduzione in politiche efficaci.

Gli obiettivi generali del PTCP sono riportati nella tabella seguente.

OBIETTIVI GENERALI DEL PTCP Valorizzare le qualità paesistiche e culturali del territorio provinciale e la collocazione metropolitana della Città dei Monti e dei Laghi Lecchesi – componente primaria dei Sistemi Territoriali O-01 Pedemontano e dei Laghi individuati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) - come vettore di riconoscimento dell’identità locale e come opportunità di sviluppo sostenibile del territorio. Confermare la vocazione manifatturiera della provincia di Lecco e sostenere i processi di O-02 innovazione (e di rinnovo) dell’apparato manifatturiero. Migliorare l’integrazione di Lecco e della Brianza nella rete urbana e infrastrutturale dell’area O-03 metropolitana. O-04 Favorire lo sviluppo di una mobilità integrata e più sostenibile Migliorare la funzionalità del sistema viabilistico, specializzandone i ruoli in relazione alle diverse O-05 funzioni insediative servite (produzione, residenza, fruizione) Tutelare il paesaggio come fattore di valorizzazione del territorio e come vettore di riconoscimento e O-06 rafforzamento dell’identità locale Conservare gli spazi aperti e il paesaggio agrario, qualificando il ruolo della impresa agricola O-07 multifunzionale e minimizzando il consumo di suolo nella sua dimensione quantitativa ma anche per i fattori di forma Contrastare la tendenza ad un progressivo impoverimento della biodiversità e alla riduzione del O-08 patrimonio di aree verdi Qualificare i tessuti edilizi incentivando lo sviluppo di nuove tecnologie bio-compatibili e per il O-09 risparmio energetico O-10 Migliorare le condizioni di vivibilità del territorio O-11 Garantire la sicurezza del territorio con particolare riferimento alla montagna Promuovere i processi di cooperazione intercomunale e la capacità di auto-rappresentazione e O-12 proposta dei Sistemi Locali Tab. 26 - Obiettivi generali del PTCP della Provincia di Lecco

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Gli obiettivi operativi, le politiche e le strategie del PTCP di Lecco sono elencati nella tabella che segue.

OBIETTIVI OPERATIVI, POLITICHE E STRATEGIE DEL PTCP

Valorizzare le qualità paesistiche e culturali del territorio provinciale e la collocazione metropolitana della Città dei Monti e dei Laghi Lecchesi – componente primaria dei Sistemi Territoriali O-01 Pedemontano e dei Laghi individuati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) - come vettore di riconoscimento dell’identità locale e come opportunità di sviluppo sostenibile del territorio. A Promuovere lo sviluppo strategico di progetti coordinati e azioni di marketing territoriale. Promuovere modelli di fruizione del territorio improntati a maggiori livelli di consapevolezza B ambientale e sostenuti da percorsi di valorizzazione storico culturale a partire dal progetto di Eco- Museo. Concorrere al successo del sistema dei laghi lombardi come sistema turistico di rilievo C internazionale. Sviluppare la cooperazione interprovinciale per la valorizzazione del sistema lariano e di quello D pedemontano attraverso processi di confronto interprovinciali. Sostenere i processi di riqualificazione della ricettività alberghiera ed extra-alberghiera in tutti i E contesti territoriali (montagna, lago, Brianza) con particolare attenzioni alle nuove correnti della domanda di turismo culturale e di turismo in ambiente rurale.

Confermare la vocazione manifatturiera della provincia di Lecco e sostenere i processi di O-02 innovazione (e di rinnovo) dell’apparato manifatturiero. Salvaguardare la consolidata vocazione industriale del territorio provinciale e la possibilità di A sviluppo, razionalizzazione e ammodernamento dell’apparato industriale e produttivo in genere, affinché ne sia preservata e migliorata nel tempo la capacità di competere sui mercati internazionali. Ricercare le migliori condizioni di compatibilità delle attività produttive, esistenti e di nuovo impianto, B con le altre attività e funzioni presenti nel territorio e con l’ambiente e il paesaggio. Favorire la cooperazione intercomunale nell’allestimento di nuove opportunità insediative per la C produzione manifatturiera e per i servizi avanzati alla stessa anche nella forma delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate. Favorire la cooperazione tra Università e Associazioni imprenditoriali, al fine di sviluppare una D continua azione di ricerca di innovazione sia di processi, che di prodotti. E Favorire il mantenimento delle attività produttive artigianali non moleste e di servizio nei centri storici.

Migliorare l’integrazione di Lecco e della Brianza nella rete urbana e infrastrutturale dell’area O-03 metropolitana. Potenziare il sistema delle connessioni metropolitane potenziando il ruolo e rafforzando l’integrazione A del servizio ferroviario sub-urbano metropolitano e regionale come vettore portante della mobilità sostenibile a scala regionale e come importante occasione di innovazione urbana dei suoi nodi. Realizzare il sistema di connessione autostradale pedemontano ricercando le condizioni più efficaci e più sostenibili per la sua integrazione con la rete infrastrutturale di adduzione avendo specifica B attenzione alle politiche di piano per la specializzazione funzionale e la gerarchizzazione della rete stessa. Migliorare le condizioni di sicurezza e lo scambio con il territorio della rete stradale di grande C comunicazione. Sostenere i processi di innovazione e rafforzamento delle funzioni di eccellenza e dei ruoli urbani D della Città di Lecco e nel sistema insediativo diffuso della Brianza.

O-04 Favorire lo sviluppo di una mobilità integrata e più sostenibile Sostenere l’innovazione infrastrutturale ed organizzativa del Servizio Ferroviario Regionale, A migliorando le condizioni dell’interscambio e qualificandone i luoghi. Promuovere azioni di investimento infrastrutturale e di innovazione tecnologica ed organizzativa delle B componenti di mobilità rappresentate dal Trasporto Pubblico Locale e dalla mobilità ciclo-pedonale. Sostenere le azioni di mobility management e l’innovazione rappresentata dalla introduzione di C modalità innovative di trasporto collettivo (car sharing, car pooling). Promuovere la realizzazione e la predisposizione di Piani della Mobilità di livello intercomunale e D integrare le politiche per la mobilità sostenibile entro ogni decisione di natura infrastrutturale o insediativa affidata alle azione di strumenti di concertazione intercomunale

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Realizzare un sistema integrato di piste ciclabili esteso all’intero territorio provinciale e integrato con E le indicazioni del Piano per la realizzazione delle rete ecologica. Realizzare un modello insediativo che favorisca l’utilizzazione del trasporto pubblico, concentrando le F nuove previsioni di sviluppo entro ambiti di accessibilità sostenibile. Individuare gli spazi che presentano le migliori condizioni di accessibilità al trasporto pubblico e al tempo stesso hanno buona accessibilità al mezzo individuale, a medio e lungo raggio, destinandoli G prioritariamente ad accogliere insediamenti per attività e funzioni che richiamano un numero elevato di persone, provenienti da un bacino di livello sovracomunale.

Migliorare la funzionalità del sistema viabilistico, specializzandone i ruoli in relazione alle diverse O-05 funzioni insediative servite (produzione, residenza, fruizione) Garantire per le diverse tipologie di viabilità di rilievo territoriale la possibilità di definire correttamente e/o di migliorare tecnicamente e funzionalmente nel tempo il tracciato, la piattaforma stradale, le A intersezioni e i raccordi, ai fini della fluidità e sicurezza del traffico nonché una fascia di ambientazione e riqualificazione paesistica opportunamente individuata in relazione al contesto. Assicurare la tutela degli insediamenti, del paesaggio e dell’ambiente rispetto alla presenza del B manufatto stradale nonché all’inquinamento acustico e atmosferico e ai rischi d’incidente derivanti dalla presenza di veicoli in movimento. Migliorare nelle sue condizioni di sicurezza e comfort la viabilità di grande comunicazione e di transito, evitare gli attraversamenti a raso di persone e veicoli e le immissioni non controllate né C canalizzate e mantenere la distanza dall’edificazione entro valori compatibili con i livelli sonori stabiliti dalla normativa in materia di inquinamento acustico per le diverse funzioni. Garantire condizioni di buona integrazione della viabilità a servizio degli insediamenti produttivi con la D viabilità di grande comunicazione e scorrimento, contrastando i processi di edificazione (residenziale e produttiva) lato strada. Preservare, per quanto possibile, la commistione della viabilità a prevalente servizio di insediamenti residenziali con traffici operativi generati da insediamenti produttivi, mantenendo tali strade il più E possibile libere dal traffico pesante e dal traffico di transito; allestire adeguate condizioni di sicurezza e di percorribilità, in particolare per le componenti deboli della domanda; favorire la realizzazione sulle strade provinciali di autonomi percorsi ciclabili. Mantenere le valenze paesistiche e ambientali della viabilità a prevalente vocazione di fruizione F paesistica e ambientale, e promuovere l’integrazione a rete di tali strade al fine di creare ampi circuiti di fruizione turistica e ricreativa.

Tutelare il paesaggio come fattore di valorizzazione del territorio e come vettore di riconoscimento e O-06 rafforzamento dell’identità locale Tutelare il paesaggio nelle sue componenti naturali e culturali e favorendo i processi di A riconoscimento identitario delle comunità locali. B Mantenere le pause o intervalli nell’edificazione esistente lungo le strade di rilevanza territoriale. Interpretare la presenza dei corridoi tecnologici quale occasione di integrazione e razionalizzazione C del sistema delle reti tecnologiche e delle telecomunicazioni.

Conservare gli spazi aperti e il paesaggio agrario, qualificando il ruolo della impresa agricola O-07 multifunzionale e minimizzando il consumo di suolo nella sua dimensione quantitativa ma anche per i fattori di forma Qualificare e valorizzare prioritariamente il ruolo della impresa agricola multifunzionale anche come A soggetto della manutenzione territoriale e della offerta di servizi di qualità ambientale (biodiversità, paesaggio agrario, educazione ambientale). Conservare gli ambiti agricoli della pianura e della collina briantea come spazi aperti di valore paesaggistico ed ambientale, anche oltre il loro significato economico produttivo, per il loro significato strutturale nell’organizzazione del modello insediativo brianteo prevedendo l’insediamento di funzioni B fruitive, ricreative, sociali e culturali a condizione che queste concorrano significativamente alla manutenzione dei luoghi nel loro carattere di spazi aperti e rappresentino una occasione di potenziamento delle dotazioni ecologiche del territorio. Privilegiare il recupero e la riconversione di strutture dismesse o sottoutilizzate e mediante interventi C di completamento entro i margini dei tessuti urbani consolidati nell’apprestare la nuova offerta insediativa corrispondente alla domanda attesa

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Contrastare l’utilizzazione indiscriminata delle aree agricole per utilizzazioni a fini di insediamento D residenziale e produttivo.

Contrastare la tendenza ad un progressivo impoverimento della biodiversità e alla riduzione del O-08 patrimonio di aree verdi. Contrastare i processi di frammentazione ambientale dei sistemi naturali e semi-naturali, riducendo e A mitigando le discontinuità indotte dalle infrastrutture e dai sistemi urbani. Assicurare che nel territorio rurale vengano salvaguardati gli spazi naturali e seminaturali, B favorendone la funzionalità ecologica, la permeabilità biologica, la funzionalità agronomica, e promuovendone gli usi compatibili anche con finalità turistico-ricreative. Mantenere e promuovere un sistema ambientale che interconnetta i principali spazi naturali o semi- C naturali esistenti, in particolare rafforzando la funzione di corridoio ecologico svolta dai corsi d'acqua.

Qualificare i tessuti edilizi incentivando lo sviluppo di nuove tecnologie bio-compatibili e per il O-09 risparmio energetico. Promuovere l’adozione di nuovi regolamenti edilizi orientati a sostenere l’introduzione di nuove A tecnologie (bio-architettura) e a promuovere una sostanziale riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Promuovere l’adozione degli standard energetici più elevati per la limitata quota di previsioni B insediative che deroghino dalle indicazioni localizzative (accessibilità sostenibile) del PTCP. Sostenere i processi di innovazione delle pratiche costruttive e di progettazione edilizia ed C impiantistica con adeguate azioni formative, informative e di animazione culturale.

O-10 Migliorare le condizioni di vivibilità del territorio Promuovere il consolidamento di una rete di servizi formativi, sociali, ricreativi e di cura di elevata A qualità, distribuiti in modo equilibrato sul territorio provinciale ed organizzati in relazione alle esigenze di una domanda, di norma, di livello sovracomunale. Favorire la cooperazione intercomunale nella innovazione e gestione della rete di servizi locali, in B particolare in tema di servizi scolastici anche in relazione al significato comunitario che questi esprimono. Promuovere il concorso del settore commerciale nelle sue diverse componenti (dalla grande distribuzione agli esercizi di vicinato, dal commercio su aree pubbliche ai pubblici esercizi) alle C politiche di riqualificazione urbana e, più in generale, alle condizioni di vivibilità ed animazione dei tessuti urbani. Garantire il permanere del commercio di vicinato come essenziale servizio di prossimità nelle aree a D bassa densità insediativa, minacciate da rischi di desertificazione commerciale. Favorire l’insorgere di una positiva tensione concorrenziale tra diverse tipologie distributive e tra E diversi gruppi aziendali come elemento di efficienza del sistema e come contributo del settore commerciale alle condizioni di benessere generale. Migliorare le performance ambientali legate al ciclo dei rifiuti, anche considerando le caratteristiche di F attrattività della provincia.

O-11 Garantire la sicurezza del territorio con particolare riferimento alla montagna Promuovere un’attività permanente di manutenzione territoriale ricercando nuove condizioni per la A sua fattibilità finanziaria. Perfezionare il livello di conoscenza e di consapevolezza sociale sulle condizioni di pericolosità e di B rischio degli insediamenti, costruendo in accordo con i Comuni e le Comunità Montane un inventario dei dissesti di versante e assicurandone l’aggiornamento e il monitoraggio. Migliorare le condizioni di sicurezza del territorio, promuovendo la realizzazione di interventi volti C contemporaneamente al superamento dei dissesti, al contenimento dei rischi e al recupero conseguente del territorio bonificato. Difendere gli insediamenti dalle condizioni di rischio idraulico assumendo le necessarie limitazioni entro gli ambiti individuati a rischio dal PAI e dal PTCP, in tutti i casi in cui le analisi di pericolosità e rischio dimostrino l’inadeguatezza dell’alveo a contenere le portate liquide e solide per gli eventi D eccezionali di simulazione (TR 200 anni), predisponendo adeguati progetti di difesa delle aree insediate con un approccio integrato ai temi della qualità delle acque e del territorio, in particolare in relazione al ruolo ecologico svolto dai corsi d’acqua nell’ambito della rete ecologica.

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Tutelare le acque sotterranee, promuovendo il miglioramento delle conoscenze disponibili, aree di E protezione integrale della falda, da adibire a riserva idrogeologica, possibilmente in aree a forte ricarica alpina. Garantire la funzionalità dei conoidi attivi approfondendo la conoscenza sulle condizioni di F pericolosità degli stessi, organizzando le ricerche secondo l’ordine di priorità basato sul valore sociale complessivo dei bersagli interessati. Ridurre e mitigare gli effetti dell’impermeabilizzazione dovuta ai nuovi insediamenti prevedendo G misure per la realizzazione di sistemi di raccolta delle acque piovane al fine di rallentare il deflusso delle acque meteoriche ai corsi d’acqua superficiali.

Promuovere i processi di cooperazione intercomunale e la capacità di auto-rappresentazione e O-12 proposta dei Sistemi Locali A Favorire il coordinamento tra le pianificazioni dei comuni Promuovere il coordinamento tra tutti i soggetti portatori di competenze sui corpi idrici favorendo B processi di ascolto e di partecipazione anche nella forma dei contratti di fiume e di lago. Tab. 27 - Obiettivi generali, obiettivi operativi, politiche e strategie del PTCP della Provincia di Lecco

4.2.4 Verifica delle presenza di siti Rete Natura 2000

Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. La Rete Natura 2000 è costituita da Zone Speciali di Conservazione (ZSC) istituite dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della “Direttiva 79/409/CEE "Uccelli". Nell’ambito di influenza del Piano non si individuano siti appartenenti alla Rete Natura 2000. Dalla ricognizione relativa ai siti appartenenti alla Rete Natura 2000 sono stati individuati i seguenti Siti, quali più vicini al territorio comunale di Garbagnate Monastero (fig. 21):

- Sito di Importanza Comunitaria (SIC) Lago di Pusiano (IT2020006) che si estende per 659 ha e comprende i comuni di Erba, Merone, Eupilio, , Pusiano, e .

- Sito di Importanza Comunitaria (SIC) Valle S. Croce e Valle del Curone (IT2030006) che si estende per 1.213 ha a cavallo dei comuni di Perego, Rovagnate, , , Viganò, , , , e .

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Fig. 21 - Il territorio comunale e il sistema delle aree protette

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5 Definizione delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale

Nel corso della fase di elaborazione e redazione del processo di VAS si provvederà alla stesura del Rapporto Ambientale, ossia del documento in grado di effettuare, sulla base delle informazioni inerenti lo stato attuale delle molteplici componenti ambientali, un’analisi degli effetti degli scenari di sviluppo e delle azioni definite nel PGT sull’ambiente. Nel Rapporto Ambientale devono essere “individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale”. I contenuti del Rapporto Ambientale sono descritti di seguito, coerentemente con le indicazioni dell’allegato1b alla D.G.R. del 10 novembre 2010, n. 9/761 al punto 6.4:  saranno indicati gli obiettivi generali e specifici delineati nel Documento di Piano, sarà riportata una descrizione sintetica degli scenari di sviluppo di Piano e sarà riportata una descrizione degli ambiti di intervento/trasformazione, al fine di individuare gli elementi e i fattori che potrebbero comportare alterazioni o effetti sull’ambiente. Le previsioni pianificatorie saranno analizzate al fine di verificare la coerenza con altri strumenti pianificatori e programmatori e/o individuare la presenza di eventuali elementi di contrasto. "(punto 6.4 lettera a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del Documento di Piano e del rapporto con gli altri pertinenti P/P)";  si provvederà alla caratterizzazione delle componenti ambientali in corrispondenza delle aree potenzialmente interessate dalle azioni di Piano, si porrà particolare attenzione ai luoghi che attualmente non sono inclusi nelle previsioni del Piano vigente nel caso in cui vengano previsti interventi/trasformazioni. Si riporteranno indicazioni in merito alla naturale evoluzione cui tenderebbe l’ambiente nel caso in cui non fossero attuate le azioni previste nel Documento di Piano "(punto 6.4 lettera b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del DdP e lettera c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate)";  si ricercheranno le criticità ambientali che caratterizzano le aree di interesse; si identificheranno i SIC e le ZPS in modo da integrare (se opportuno) il Rapporto Ambientale con lo Studio di Incidenza. "(punto 6.4 lettera d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al Documento di Piano ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE)";  si individueranno gli obiettivi di protezione e tutela ambientale definiti a livello nazionale/internazionale attinenti le componenti ambientali potenzialmente soggette ad alterazione per effetto delle azioni di Piano; si valuterà così la compatibilità del Piano con i medesimi obiettivi. "(punto 6.4 lettera e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli stati membri, pertinenti al Documento di Piano e il modo in cui durante la sua preparazione si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale)";

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Documento di Scoping

 saranno individuate le interferenze generate potenzialmente dai fattori perturbativi associati alle azioni di Piano e si stimeranno gli effetti conseguenti; le componenti ambientali oggetto di indagine saranno biodiversità, popolazione, salute umana, flora e fauna, suolo, acqua, aria, fattori climatici, beni materiali, patrimonio culturale, architettonico e archeologico, paesaggio senza trascurare la possibile interrelazione tra gli stessi. "(punto 6.4 lettera f) possibili effetti significativi sull’ambiente […])";  in base agli impatti negativi individuati si delineeranno le misure finalizzate alla loro mitigazione e/o compensazione, ossia gli interventi e le azioni che dovranno essere intrapresi durante la gestione del Piano allo scopo di ridurre o se possibile eliminare gli effetti generati dalla concretizzazione delle azioni previste. "(punto 6.4 lettera g) misure previste per impedire, ridurre e compensare, nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del Documento di Piano)”;  si riporteranno le motivazioni che hanno condotto alle scelte pianificatorie effettuate e si indicherà la modalità con la quale si è proceduto all’esclusione di alternative considerate in fase di elaborazione del documento. "(punto 6.4 lettera h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione nonché le eventuali difficoltà incontrate nella raccolta delle informazioni richieste)";  nel Rapporto ambientale si descriverà il sistema di monitoraggio che dovrà essere implementato nel corso della gestione del DdP; in base all’esito della stima degli impatti effettuata si individueranno gli indicatori che permetteranno di condurre un’analisi di carattere ambientale in riferimento a specifici fattori o componenti ambientali. "(punto 5.4 lettera i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio)". Il Rapporto Ambientale sarà corredato della Sintesi non tecnica, ossia di una relazione che illustrerà con un linguaggio non tecnico gli esiti delle analisi condotte, in modo tale che possa essere diffusa e compresa anche da un vasto pubblico. Facendo riferimento agli obiettivi di rilevanza ambientale dei piani territoriali sovraordinati (PTR e PTCP), il Rapporto Ambientale relativo al processo di VAS del Documento di Piano del PGT dovrà in particolare evidenziare: 1. le modalità di recepimento e di adeguamento alle peculiarità del territorio comunale 2. l’integrazione con gli obiettivi specifici di interesse locale 3. la coerenza delle azioni e degli interventi di piano. Dovrà inoltre dimostrare come nella definizione degli obiettivi quantitativi di sviluppo, di cui al comma 2b dell’art. 8 della L.R. 12/05, il Piano fornisca concrete risposte agli obiettivi prioritari di:  riqualificazione del territorio;  minimizzazione del consumo di suolo;  utilizzazione ottimale delle risorse territoriali ed energetiche;  ottimizzazione della mobilità e dei servizi. Il quadro conoscitivo, inerente alle caratteristiche ambientali delle aree oggetto delle azioni di Piano, indagherà, nello specifico, i sistemi e i comparti individuati nella tabella seguente per ciascuno dei quali sono indicati gli aspetti che verranno considerati e le principali fonti da cui si trarranno le informazioni.

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Documento di Scoping

Finalità della prima conferenza di valutazione, in occasione della quale sarà presentato il documento di scoping, sarà quella di raccogliere indicazioni in merito all’esistenza di altri studi o rapporti inerenti i fattori e le componenti ambientali oggetto di analisi. Nella tabella sottostante si riporta l’elenco delle componenti ambientali che saranno analizzate all’interno del Rapporto Ambientale.

ATMOSFERA ARPA Lombardia, Inventario Emissioni Aria della Regione Lombardia Fonti di informazione (INEMAR). Caratterizzazione meteo-climatica e dello stato di qualità dell’aria; identificazione Tematiche oggetto di indagine delle pressioni esercitate dalle attività antropiche e delle principali fonti di emissioni presenti (trasporti, industria, impianti di riscaldamento…). AMBIENTE IDRICO ARPA Lombardia (Rapporto sullo Stato dell’Ambiente), Regione Lombardia Fonti di informazione (Programma di Tutela e Uso delle Acque), ORS http://www.ors.regione.lombardia.it. Acque sotterranee e acque superficiali, considerate come componenti, come Tematiche oggetto di indagine ambienti e come risorse; analisi dei dati di qualità delle acque potabili; identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. SUOLO E SOTTOSUOLO ARPA Lombardia (Rapporto sullo Stato dell’Ambiente) Fonti di informazione ERSAF PTCP Lecco Caratterizzazione geologica, geomorfologica e pedologica nel quadro Tematiche oggetto di indagine dell’ambiente in esame e come risorse non rinnovabili; identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. RUMORE E VIBRAZIONI Fonti di informazione ARPA Lombardia, Zonizzazione acustica comunale Considerato in rapporto all’ambiente naturale e umano; sorgenti di rumore e Tematiche oggetto di indagine descrizione del clima acustico locale. VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA ARPA Lombardia (Rapporto sullo Stato dell’Ambiente), Rete Ecologica Fonti di informazione Regionale (RER) e Provinciale(PTCP Lecco), Piano di Indirizzo Forestale della Provincia di Lecco. Formazioni vegetali e associazioni animali, emergenze più significative, Tematiche oggetto di indagine specie protette ed equilibri naturali; identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. ECOSISTEMI ARPA Lombardia (Rapporto sullo Stato dell’Ambiente), Rete Ecologica Fonti di informazione Provinciale (PTCP Lecco). Complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti, che formano un sistema unitario e identificabile per propria Tematiche oggetto di indagine struttura, funzionamento ed evoluzione temporale; identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. Elementi di pregio e porzioni di territorio incluse in aree protette. PAESAGGIO PTCP Lecco, Piano Territoriale Paesistico Regionale e Piano Territoriale Fonti di informazione Regionale, Analisi della sensibilità paesistica del territorio comunale. Inteso negli aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane interessate e relativi beni culturali; caratterizzazione degli Tematiche oggetto di indagine elementi del paesaggio (storico-culturali, morfologici e naturali); identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. SETTORE INFRASTRUTTURALE Fonti di informazione PTCP Lecco, Provincia di Lecco Le direttrici di traffico (ferrovie, autostrade e strade di grande comunicazione) Tematiche oggetto di indagine presenti sul territorio individuando i percorsi utilizzati dai mezzi trasporto legati all’attività antropiche e determinazione del volume di traffico indotto. Tab. 28 - Componenti ambientali oggetto di indagine nel Rapporto Ambientale

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Documento di Scoping

5.1 Proposta preliminare di definizione del sistema di monitoraggio

Il processo di Pianificazione (PGT) e di Valutazione (VAS) come indicato nel capitolo iniziale, presenta un carattere di “circolarità”, imperniato sulla presenza di un sistema di monitoraggio atto a valutare l’attuazione del Piano e il raggiungimento di determinati obiettivi. Trattandosi nella fattispecie del processo di VAS di una variante al PGT, si ritiene utile provvedere alla quantificazione degli indicatori previsti dal Rapporto Ambientale e dal Documento di Piano precedenti, in modo da valutare gli effetti del Piano e successivamente implementare il sistema di monitoraggio con nuovi indicatori.

Il monitoraggio verterà sostanzialmente sui seguenti aspetti:  il monitoraggio dello stato dell'ambiente;  il monitoraggio degli effetti dell'attuazione del Piano. In particolare, il primo tipo di monitoraggio consentirà la redazione di un periodico rapporto sullo stato dell'ambiente. Di norma esso tiene sotto osservazione l'andamento di indicatori riguardanti parametri caratteristici delle diverse componenti ambientali: gli indicatori utilizzati per questo tipo di monitoraggio prendono il nome in letteratura di “indicatori descrittivi” o “di contesto”. Il monitoraggio degli effetti dell’attuazione del Piano avrà il duplice scopo di verificare se le azioni di Piano siano effettivamente in grado di conseguire i traguardi di qualità ambientale che il Piano stesso si è posto sia di individuare tempestivamente le eventuali misure correttive da attuare; gli indicatori scelti per questo secondo tipo di monitoraggio prendono il nome in letteratura di “indicatori prestazionali” o “di controllo” o di “monitoraggio”. Il monitoraggio dovrà porre attenzione non solo al Piano e agli effetti indotti, ma anche al grado di realizzazione delle scelte strategiche, poiché è la somma di entrambi questi elementi a determinare i risultati complessivi dell’azione pianificatoria sul territorio. È inoltre necessario che il monitoraggio valuti gli aspetti più prettamente prestazionali, cioè permetta di evidenziare l’efficacia e l’efficienza con cui il Piano stesso è attuato. Proprio in virtù di questa complessità, il monitoraggio del Documento di Piano ha inizio già nella fase di elaborazione del Piano, finalizzata a definire lo stato attuale del territorio, fornendo così l’indicatore base rispetto al quale effettuare i successivi momenti di monitoraggio. Il monitoraggio avverrà periodicamente, nei 5 anni di durata del Documento di Piano, con cadenza annuale o biennale e sarà accompagnato da un report che, con un linguaggio semplice, darà atto:  dell’aggiornamento dei dati relativi agli indicatori concertati;  dello stato delle principali componenti oggetto di monitoraggio su scala comunale;  dello stato di avanzamento dell’attuazione del Piano;  di eventuali varianti apportate ed esito delle valutazioni che le hanno supportate;  di eventuali misure correttive.

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Documento di Scoping

Per semplicità consultativa e per immediatezza di risposta, nel presente studio verrà utilizzato il modello proposto nel Manuale ENPLAN, che classifica gli indicatori in “descrittivi” e “prestazionali”. Gli indicatori descrittivi sono espressi come grandezze assolute o relative e sono finalizzati alla caratterizzazione della situazione ambientale. Tra gli indicatori descrittivi rientrano anche gli indicatori di tendenza. Gli indicatori prestazionali permettono la definizione operativa degli obiettivi specifici e il monitoraggio del conseguimento degli obiettivi e dell’attuazione delle linee di azione del Piano. Nella scelta degli indicatori è stato preso in considerazione un elenco proposto da ARPA Lombardia di supporto alle procedure di VAS dei PGT.

5.2 Indicatori di cui al PGT approvato con DCC del 29/05/07, n. 21

Nel riquadro che segue si riportano gli indicatori utilizzati per la definizione dello stato dell’ambiente e per la stima dell’evoluzione in funzione degli scenari ipotizzati, nell’ambito della redazione del precedente Rapporto Ambientale (dicembre 2006).

Habitat standard pro-capite[HS] (mq/abitante) Area urbanizzata e indice di consumo del suolo Habitat Standard funzioni HS] (mq/abitante) (ICS) Biopotenzialità territoriale [BTC] (Mcal/ha/anno) Km piste ciclopedonali esistenti/km strade esistenti Coefficiente di frammentazione data dalle strade [m] (%) Dimensione media aree edificate [A/N] Ha Km piste ciclopedonali di progetto/ km piste ciclabili Dimensione media delle tessere [A/N] Ha esistenti (%) Sup. permeabile/sup. totale - Indice di permeabilità Fabbisogno soddisfatto da fonti energia alternative/ dei suoli (%) consumo energia totale(%) Consumo elettricità/ Frastagliatura abitante (KW/ab) Aree soggette a vincolo - Sup. aree vincolate/Sup. aree naturaliformi(%)

Per tali indicatori verrà effettuato un confronto puntuale all’interno del Rapporto Ambientale.

5.3 Possibili indicatori da utilizzare nella fase di monitoraggio

Gli indicatori sono elementi di collegamento e di coerenza tra le differenti componenti del Piano e contemporaneamente svolgono un ruolo chiave nella visualizzazione e comprensione del Piano e della sua attuazione. Nel loro complesso gli indicatori dovrebbero formare un sistema che rispecchia il modello logico di funzionamento del sistema territoriale e ambientale. Visti i criteri di compatibilità ambientale suggeriti e i primi obiettivi indicati dall’Amministrazione Comunale, gli indicatori potrebbero essere selezionati tra quelli di seguito elencati nella tabella sottostante.

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Documento di Scoping

Indicatori Indicatori descrittivi prestazionali Fonte o di contesto o di monitoraggio Popolazione residente (ab) x x Comune Struttura per classi d’età (%) x x Comune Indicatori Densità abitativa su demografici 2 x x Comune superficie urbanizza (ab/Km ) Saldo naturale (ab.) x x Comune

Unità locali per settori di x x Regione Lombardia attività economica (%) Aziende agricole (n.) per tipologie di coltura prevalente x x Regione Lombardia Indicatori (%) del Aziende zootecniche (n.) per comparto x x Regione Lombardia tipologie e numero di capi (%) economico- Aziende agricole biologiche produttivo x x Regione Lombardia (n. e %)

Addetti per settore di attività x x Regione Lombardia economica (n.) Attività legate al polo di x x Regione Lombardia istruzione se vi esistono (n.)

Superficie territoriale (Km2) x x Comune Superficie urbanizzata 2 x x Comune (Km e %) Ripartizione degli usi del x x Comune suolo urbanizzato (%) Uso del suolo: cambiamento da area naturale ad area x x Comune edificata (%) Indicatori di Ripartizione dei servizi x x Comune uso del nell’urbanizzato (%) suolo Aree degradate con potenzialità di riqualificazione x x Comune paesaggistica (mq) Verde urbano pro capite 2 x x Comune (Km /ab.) Superficie agricola totale 2 x x Comune (Km e %) Superficie agricola biologica 2 x x Comune (Km e %) Superficie forestale (Km2) x x Comune

IBE Indice biotico esteso x ARPA LIM Livello di inquinamento x ARPA da macro‐descrittori SCAS Stato chimico delle x ARPA acque sotterranee Consumo idrico pro‐capite x x Comune (m3/ab*anno) Indicatori Analisi chimico‐fisiche delle x x Comune ambientali acque di falda Copertura del servizio di x x Comune adduzione (%) e di fognatura Prelievi da acque superficiali x Regione Lombardia e sotterranee (mq/anno) Produzione di rifiuti urbani (t) e pro‐capite (Kg/ab) e per x x Comune settore L02-2013 REV 00 Comune di Garbagnate Monastero (LC) 63/72

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Documento di Scoping

Raccolta differenziata x x Comune (t e %) Produzione di rifiuti pericolosi x x Comune Concentrazione media mensile e stagionale dei x ARPA principali inquinanti (μg/m3) Superamento dei livelli di attenzione e allarme per i x ARPA principali inquinanti (n.) Superficie aree a bosco x x Comune (Km2) Indicatori Presenza di habitat di ambientali interesse conservazionistico x x Comune (mq) Specie endemiche presenti x x Comune sul territorio (n.) Consumo di energia x x Comune pro‐capite (Kwh/ab.) Produzione di energia da x x Comune fonti rinnovabili (Kwh e %) Edifici pubblici con x x Comune certificazione energetica (%) Sviluppo delle linee elettriche Comune/Terna distinte per tensione e x x S.p.A. chilometro Impianti di telecomunicazione x x Comune e radiotelevisione (n.)

Superficie aree contaminate x x Comune da inquinanti (Km2) Impianti a rischio di incidente x x Comune Indicatori rilevante (n.) rischi Superficie del territorio naturali ed comunale ricadente in classe x Comune antropici di fattibilità geologica 3 (%) Superficie del territorio comunale ricadente in classe x Comune di fattibilità geologica 4 (%)

Sviluppo percorsi per la x x Comune mobilità lenta (Km) Indice di motorizzazione Indicatori x x Comune - ACI (veicoli/ab) Mobilità Comune – Servizio pubblico di trasporti x Azienda (n/giorno) settore

In sede di valutazione gli indicatori potranno essere espressi con parametri numerici e/o con considerazioni di carattere qualitativo, soprattutto nel caso di fattori difficilmente quantificabili (qualità dei servizi, del paesaggio, ecc.). Gli indicatori elencati dovranno intendersi non come tassativi, ma come “possibili”; saranno quindi prevedibili, in prima applicazione della VAS, modifiche e/o integrazioni in funzione dell’effettiva possibilità di reperimento dei dati.

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Documento di Scoping

6 Obiettivi e strategie del Documento di Piano

6.1.1 Principi, strategia generale e obiettivi

Vengono assunti come principi ispiratori del Piano di Governo del Territorio del Comune di Garbagnate Monastero la sussidiarietà, il bene comune, la solidarietà, l’efficienza, il metodo del dialogo e del confronto nella costruzione delle strategie e nell’individuazione delle scelte; in particolare:

 condividendo il principio costituzionale della sussidiarietà, il Piano di Governo del territorio dovrà tentare di offrire risposte ai bisogni – anche parziali – del vivere, espressi dalla libera partecipazione delle aggregazioni sociali che nascono dai cittadini e dall’iniziativa popolare, al pari delle esigenze espresse dalle pubbliche istituzioni e/o dagli enti;

 nell’affermazione del bene comune, termine desueto ma ancora valido perché stabilisce in senso generale l’obiettivo di ogni azione, l’Amministrazione continuerà ad attuare – accrescendola – un’attenta politica della solidarietà nell’ambito del Piano dei servizi, accompagnandola con l’esigenza di una rigorosa e lungimirante efficienza delle prestazioni sociali dell’Ente locale;

 il confronto, il dialogo e la consultazione costante con la società civile, per conoscerne le esigenze in materia di governo del territorio e per sollecitarla alla sussidiarietà sociale e urbanistica, si confermerà come irrinunciabile metodo d’azione della formazione del Piano: è una strada che s’intende perseguire e intensificare, riaprendo i termini dell’avvio del procedimento di redazione degli atti del Piano di governo del territorio affinché chiunque abbia interesse, anche per la tutela degli interessi diffusi, possa presentare nuovi suggerimenti e proposte.

Dovrà altresì continuare in modo più stringente l’azione di sinergia con gli altri livelli di governo (in particolare Provincia e Regione), per meglio affrontare e risolvere insieme le questioni poste dalla trasformazione del sistema produttivo e dall’evoluzione dell’assetto urbano e territoriale.

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Documento di Scoping

OBIETTIVI ASSUNTI CON LA D.C.C. N. 9 DEL 24/04/2012

Gli obiettivi assunti dalla variante al PGT, di cui alla Delibera del Consiglio Comunale n. 9 del 24/04/2012, opportunamente declinati sono mostrati nel seguente schema sinottico.

STRATEGIA GENERALE … la variante si propone di intervenire principalmente sul Documento di Piano che identifica gli obbiettivi e le strategie di indirizzo generale che l’Amministrazione Comunale intende perseguire per lo sviluppo economico e sociale nell’ottica di valorizzare le risorse ambientali, paesaggistiche e culturali …

OBIETTIVI DICHIARATI PRINCIPI DI RIFERIMENTO

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Documento di Scoping

6.1.2 Normativa Ambientale di riferimento

La tabella a seguire rappresenta una breve rassegna della normativa essenziale, nazionale e regionale, relativa ai fattori ambientali di interesse per lo studio.

Tema Norme, programmi e strategie Riferimenti Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile Deliberazione CIPE n. 57 del 2 in Italia agosto 2002 Parte V ‐ Norme in materia di tutela dell’aria e di D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 riduzione delle emissioni in atmosfera Ulteriori modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. ARIA E D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 152, recante norme in materia ambientale. FATTORI CLIMATICI Zonizzazione del territorio regionale per il conseguimento degli obiettivi di qualità dell’aria DGR VII/6501/2001 ambiente e successive modificazioni. Misure strutturali per la qualità dell’aria 2005 – 2010. DGR VIII/580/2005 Norme per la prevenzione e la riduzione delle emissioni L.r. n. 24 del 11 dicembre 2006 in atmosfera a tutela della salute e dell’ambiente. Parte III ‐ Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche. Ulteriori modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 ACQUA n.152, recante norme in materia ambientale. Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di L.r. n. 26 del 12 dicembre 2003 energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche. Piano di Tutela ed Uso delle Acque (PTUA) DGR n. 2244 del 29 marzo 2006 Norme per il governo del territorio L.r. n. 12 del 11 marzo 2005 Parte III ‐ Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 all’inquinamento e di gestione delle risorse idriche Ulteriori modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. D.Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 152, recante norme in materia ambientale SUOLO E Criteri ed indirizzi per la definizione della componente SOTTOSUOLO geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo DGR VIII/1566 del 22 dicembre 2005 del Territorio in attuazione dell’art. 57, comma 1, della L.r. 12/2005 Aggiornamento dei criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica DGR VIII/7374 del 28 maggio 2008 del Piano di Governo del Territorio in attuazione dell’art. 57, comma 1, della L.r. 12/2005 Direttiva Habitat relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna Direttiva 92/43/CEE selvatiche Direttiva Uccelli concernente la conservazione degli Direttiva 79/409/CEE uccelli selvatici Legge quadro sulle aree protette L. n. 394 del 6 dicembre 1991 e s.m.i. Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat DPR n. 357 del 8 settembre 1997 e naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna s.m.i. FLORA, FAUNA E selvatiche BIODIVERSITÀ Linee guida per la gestione dei Siti Rete Natura 2000 DM del 3 settembre 2002 Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed L.r. n. 33 del 27 luglio 1977 ecologica Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea L.r. n. 10 del 31 marzo 2008

Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei L.r. n. 86 del 30 novembre 1983 monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale ed ambientale

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Documento di Scoping

Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e L.r. n. 27 del 28 ottobre 2004 dell’economia forestale Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE per la Lombardia, individuazione dei soggetti gestori e modalità DGR VIII/14106 del 8 agosto 2003 procedurali per l'applicazione della valutazione d'incidenza Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di L.r. n. 16 del 16 luglio 2007 parchi Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di DM n. 184 del 17 ottobre 2007 Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS) Nuova classificazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e individuazione di relativi divieti, obblighi e attività, in attuazione degli articoli 3, 4, 5 e 6 del D.M. 17 ottobre 2007, n. 184 "Criteri minimi uniformi per la DGR n. 6648 del 20 febbraio 2008 definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)" Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi D.Lgs. n. 42 del 22 gennaio 2004 dell’articolo 10 della L. n. 137 del 6 luglio 2002 Disposizioni correttive ed integrative del D.lgs. n. 42 del D.Lgs. n. 157 del 24 marzo 2006 22 gennaio 2004, in relazione al paesaggio Piano Territoriale Paesistico Regionale DCR VIII/197 del 6 marzo 2001 PAESAGGIO E Approvazione di integrazioni ed aggiornamenti del BENI Piano Territoriale Paesistico Regionale e trasmissione DGR VIII/6447 del 16 gennaio 2008 CULTURALI della proposta di Piano Territoriale Regionale al Consiglio regionale per l'adozione Norme per il governo del territorio L.r. n. 12 del 11 marzo 2005 Criteri e procedure per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di tutela dei beni paesaggistici DGR VIII/2121 del 15 marzo 2006 in attuazione della L.r.12/2005 Norme in materia di attività a rischio di incidenti rilevanti L.r. n. 19 del 23 novembre 2001 POPOLAZIONE E Norme per il risanamento dell’ambiente, bonifica e SALUTE L.r. n. 17 del 29 settembre 2003 smaltimento dell’ambiente UMANA Piano Socio Sanitario 2007‐2009 DCR VIII/257 d Legge quadro sull’inquinamento acustico L. n. 447 del 26 ottobre 1995 Norme in materia di inquinamento acustico L.r. n. 13 del 10 agosto 2001 RUMORE Norme in materia di inquinamento acustico. Approvazione del documento: criteri tecnici di dettaglio DGR VII/9776 del 2 luglio 2002 per la redazione della classificazione acustica del territorio comunale Attuazione delle Direttive 89/618/Euratom, 92/3/Euratom, 96/29/Euratom in materia di radiazioni D.Lgs. 230/1995 e s.m.i. ionizzanti Legge quadro sulla protezione delle esposizioni a campi L. n. 36 del 22 febbraio 2001 elettrici, magnetici ed elettromagnetici Misure urgenti in materia di risparmio energetico ad uso illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento L.r. n. 17 del 27 marzo 2000 luminoso RADIAZIONI Norme sulla protezione ambientale dall’esposizione a campi elettromagnetici indotti da impianti fissi per le L.r. n. 11 dell’11 maggio 2001 telecomunicazioni e per la radio‐televisione Definizione dei criteri per l’individuazione delle aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione e per DGR VII/7351 dell’11 dicembre 2001 l’installazione dei medesimi

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Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del PGT

Documento di Scoping

Attuazione delle Direttive 91/156/CEE sui rifiuti, D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 e 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli s.m.i. imballaggi e sui rifiuti di imballaggio Regolamento recante: Programma nazionale di bonifica DM n. 468 del 18 settembre 2001 e ripristino ambientale RIFIUTI D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 e Norme in materia ambientale s.m.i. Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. “Norme in materia di gestione dei rifiuti, di L.r. n. 26 del 12 dicembre 2003 energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche” Piano Regionale di Gestione dei rifiuti DGR VIII/220 del 27 giugno 2005 Norme per l’attuazione del nuovo Piano energetico nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed L. n. 9 del 9 gennaio 1991 elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali Norme per l’attuazione del nuovo Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di L. n. 10 del 9 gennaio 1991 risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energie Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1,2 e DM 11 novembre 1999 3 dell’art. 11 del D.lgs. n. 79 del 16 marzo 1999 Programma di diffusione delle fonti energetiche rinnovabili, efficienza energetica e mobilità sostenibile DM 21 dicembre 2001 nelle aree naturali protette Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in L. n. 239 del 23 agosto 2004 materia di energia ENERGIA Norma concernente il regolamento d’attuazione della legge n. 10 del 9 gennaio 1991 recante: “Norme per l’attuazione del nuovo Piano energetico nazionale in DM 27 luglio 2005 materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energie” Criteri per l’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte DM 28 luglio 2005 solare Misure urgenti in materia di risparmio energetico ad uso illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento L.r. n. 17 del 27 marzo 2000 luminoso Programma Energetico Regionale DGR n. 12467 del 21 marzo 2003 Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. “Norme in materia di gestione dei rifiuti, di L.r. n. 26 del 12 dicembre 2003 energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche” Contenimento dei consumi energetici negli edifici L.r. n. 1 del 16 febbraio 2004 attraverso la contabilizzazione del calore Interventi regionali per favorire l’integrazione ed il potenziamento del trasporto ciclomotoristico nel sistema L.r. n. 38 del 1992 MOBILITÀ E dei trasporti pubblici della Regione Lombardia TRASPORTI Libro azzurro della mobilità e dell’ambiente – Regione 2002‐2003‐2005 Lombardia

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Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del PGT

Documento di Scoping

7 Conclusioni

Con il presente Documento di Scoping si ritiene di aver delineato il percorso metodologico-procedurale da seguire nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del Piano di Governo del Territorio del Comune di Garbagnate Monastero, nonché di aver definito la portata delle informazioni che andranno a costituire il Rapporto Ambientale.

Il territorio comunale non è interessato da siti appartenenti alla Rete Natura 2000; nel Rapporto Ambientale si darà atto di eventuali interferenze generate da interventi o trasformazioni previste da Documento di Piano del PGT.

Attraverso la VAS si potrà ottenere un riscontro puntuale sugli impatti, siano essi positivi che negativi, che il PGT avrà sul territorio e sul sistema economico e sociale del Comune di Garbagnate Monastero.

Il Rapporto Ambientale oltre a fornire un quadro approfondito, relativamente alla descrizione delle componenti ambientali individuate, prevede l’impiego di un set di indicatori utili al fine di monitorare gli effetti del P.G.T. sia sull’ambiente che nei diversi ambiti socio-economici. Punto di partenza sarà l’aggiornamento degli indicatori previsti dall’antecedente Documento di Piano e relativo Rapporto Ambientale.

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Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del PGT

Documento di Scoping

8 Autori

MASSIMO FIGAROLI

C.F. FGRMSM82T14C933L P.IVA 03422160139

via Roma, 36 22070 Vertemate con Minoprio (CO) tel. 3381471605

Dott. Massimo Figaroli

Dottore in Scienze Ambientali – Ambientologo Associazione Italiana Scienze Ambientali, Socio Laureato Esperto n. 9

Vertemate con Minoprio, li 08/03/2013

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Documento di Scoping

9 Fonti

9.1 Bibliografia

Aleo M., 2010, Valutazioni Ambientali – Le procedure di VAS, VIA, AIA e VI nel governo del territorio, Grafill S.r.l., Palermo.

Comune di Garbagnate Monastero: - Individuazione del Reticolo idrico minore, 2005 - Piano di Governo del Territorio, 2006 - Rapporto Ambientale 2006 - Studio geologico a supporto del PRG, 2006 - Analisi della “Sensibilità paesistica” del comune di Garbagnate Monastero, 2008 - Piano di zonizzazione acustica, aggiornamento 2010

Moriani G, Ostoich M, Del Sole E., 2008, Metodologie di valutazione ambientale, Franco Angeli ed., Milano.

Provincia di Lecco: - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, 2009 - Proposta di variante del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, 2012

Progetto Interreg IIIB, Enplan, 2004, Linee guida, valutazione ambientale di piani e programmi.

9.2 Sitografia

Annuario Statistico Regionale della Lombardia, http://www.asr-lombardia.it

ARPA Lombardia, www.arpalombardia.it

ISTAT, http://demo.istat.it/

Infrastruttura Informazione Territoriale (IIT), Regione Lombardia, http://www.cartografia.regione.lombardia.it/geoportale

INventario delle EMissioni ARia (INEMAR), http://www.inemar.eu

IUCN - The World Conservation Union, http://www.iucnredlist.org

Provincia di Lecco, http://www.provincia.lecco.it/

Regione Lombardia, Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti, http://www.reti.regione.lombardia.it/

Sistema Informativo Beni e Ambiti paesaggistici, http://www.cartografia.regione.lombardia.it/mapsiba20

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