Quoderno di Srudi e Notizie di Storio Nofurole dello Romogno tssN1123-6787 Quad. Studi Nat. Romagna, 2O:2l-62, giugno 2005

FarniaAurora Senni & LeonardoSenni

ANALISI BIOGEOGRAFICA DI ALCUNE CENOSI COLEOT- TEROLOGICHE NEL SITO DI INTERESSE COMUNITARIO ''MONTE VIGESE'' (APPENNINO BOLOGNESE) (Insecta ColeoPtera)

Riassunto (Farnia Viene qui presentatoin forma sintetica un argomentotrattato da uno degli autori AuroraSenni) nella tesi di laureain ScienzeBiologiche presso l'Università di Torino,avente ',Alcune il titolo valutazioniecologiche dell'ambiente forestale nel complessoVigese- Montovolo(Appennino bolognese) attraverso lo studiodi alcunecenosi della sua coleottero- fauna". dei In questocomplesso montuoso di grandeinteresse conservazionistico, iscritto nell'elenco Siti di InteresseComunitario, e di cui vienequi fornitauna sommaria descrizione morfo-geo- logica,floro-vegetazionale e della fauna vertebrata, la faunacoleotterologica censita si evi- denzia,in similitudinecon analoghericerche in areeprossime, di ampiadistribuzione euro- e asiatico-sibiricae secondariamenteeuropea, scarsa appartenenza al corotipomediterraneo soli con una bassapercentuale di endemismiitaliani, peraltroin gran parte attribuibili ai Carabidi. Nel contempola valenzaecologica che caratterizzaitaxadi alcune Famiglie' depone per una diversificataoftèrta ambientale tendenzialmente orientata dalla maturità e stabilitàdegli eco- sistemi.

Abstract in the slc (European lBiogeographical analysisof some coleopterogicalcoenosis "Monte CommunityInterest Site) Vigese"' BolognuApennines, Italyl' first This papersummarizes the topic of the graduationthesis in BiologicalSciences by the "Some authorat TorinoUniversity, entitled ecologicalevaluations of the forestenvironment of in the mountainousarea óf Vigese-Montovolo(Bologna Apennines) through the study someof its coleopterologicalcoenosis" . list TheVigese-Montovolo mountainous area, of greatpreservation interest, is includedin the of theÈuropean Community Interest Sites (SIC) of Emilia-Romagnaregion; the site is briefly describedin its morpho-geological,floro-vegetational, and vertebrate-faunal aspects' follo- Most speciesof îhe recordedColeoptera have a wide Euro-asian-siberiandistribution, wed by specieswith Europeandistribution; the Mediterraneancorotype is scarcelyrepresen- ted,with a low percentageof ltalianendemics, principally found in Carabidae.The coroty- oe distributionof the censusedfauna is in accordancewith the resultsof similar researches

2l carriedout in neighbouringareas. Some Families are represented by taxaof greatecological valueas a resultof the diversifiedenvironmental offering, due to the old ageand steadiness of theecosystems. Keywords: Apennines, Coleoptera, Biogeography, Vigese, Montovolo, Bologna.

Premessa

La ricercanasce da considerazionidi carattereconservazionistico relativamente ad un'areacollinare del medio Appennino bolognese:il complessodel Vigese- Montovolo, ricadente nel territorio dei Comuni di Grizzana Morandi e Camugnanoin provincia di Bologna e collocato nella media valle del fiume Reno, sulla sua destra idrografica, circa a mezzavia tra il Parco Regionale dei Laghi di Suvianae Brasimone- più a monte - e quello di Monte Sole - più a valle. L'area è identificabilecon il Sito di ImportanzaComunitaria proposto (pSIC) denominato Monte Vigese, di 617 ettari, designato dalla Regione Emilia- Romagna ai sensi della Direttiva CEE 92143 (Direttiva"Habitat") attuata nel nostroPaese con DPR n.357 del1997.I1 codiceidentificativo nella bancadati di "tipo Natura 2000 è IT4050013 ed è indicato come B", ossia pSIC designato senzarelazioni spaziali con altro sito Natura2000. La prima datadi compilazio- ne del suoformulario è il Giugno 1995e I'ultimo aggiornamentorisale all'Aprile 1998;non è statoancora designato come ZSC (Zona Specialedi Conservazione). Esso riveste un interessenaturalistico più immediatamentepercepibile per la presenzadi specieornitiche nidificanti definite di interesseprioritario tra le quali figurano il Falco pellegrino (Falco peregrinus),il Lanario (Falco biarmicus), I'Aquila reale (Aquila chrysaetus)ed altre (Fig. l), nonché per un'elevatacon- centrazionedi specie botaniche non endemichema di valore protezionistico (Fig. 2) nella regione(L.R. n.2 del 1977),tra cui numeroseOrchidaceae ed altri taxa. Non si conosconoprecedenti indagini sistematichesulla faunadi Artropodi del- I'area,ma raccolterecenti della sua coleotterofaunaforniscono il censimentodi speciedi notevoleinteresse, mentre si può considerareche I'eterogeneitàdegli ambienti generati da una orografia movimentata e dirupata, che è anche condi- zione delle summenzionatenidificazioni di uccelli rapaci, con la presenzadi paleofraneed habitat interstiziali, possain futuro dar luogo a ritrovamenti anche di entità specificheisolate della faunageofila. Va considerato che I'area effettiva di tale complesso montuoso, che nonostante I'esistenzadi piccoli paesie vecchieborgate conserva molti lineamentinaturali ed una estesacontinuità boschiva, si estendeoltre i confini del SIC, che è limi- tato ai ca. 600 ettari della suaparte più elevata,per una superficieapprossimati- va di un migliaio di ettari: all'internodi quest'areaed all'internodel SIC esisto- no proprietà pubbliche e private abbastanzatutelate quali le proprietà della

22 provincia di Bologna e del Comunedi GrizzanaMorandi sulla parte sommitale del Montovolo, per circa 30 ettari, la proprietàdel Comunedi Camugnanosulla sommità del Monte Vigese, di circa 20 ettari, la proprietà dell'Associazione Italiana per il WWF - Fondo Mondiale per la Natura, sul fianco Est, Nord-Est del Montovolo, di circa 80 ettari. interessedei eueste situazionicatastali ed istituzionali,assieme all'attuale basso piivati proprietari allo sfruttamento del territorio, sono importanti premessead iniziative di conservazionedelf intero complesso,certamente meritevole di tute- la sia sottoil profilo naturalisticoche storicomonumentale e paesistico:si ritie- ne che la descrizionee la valutazionedi altre componenti naturali come la coleotterofaunapotrà portare ulteriori nuovi argomentiper la conservazionee correttagestione dell'area.

Obbiettivi della ricerca

Lo studio si è prefissodi indagareil significatodelle cenosidi Coleotteri,appar- tenentiad alcunedelle famiglie più rappresentativedi questoordine di insetti,sia attraversouna loro interpretazionebiogeografia, sia ponendole in relazione all'ambientedi accoglienza,ed in particolarmodo al soprassuoloforestale ed al suo gradodi stabilità-maturità. L'anàlisi degli spettri corologici, qui prodotti come contributopreliminare, può rappresentareun criterio di valutazionedella qualità degli ambientivegetaziona- li, anchenel riferimento stabilitocon lo spettrocorologico floristico' Nel mosaicoambientale generato primariamente dalle condizioni geomorfologi- che e secondariamentedall'azione dell'uomo, solamentealcune situazioni si sonomantenute nel tempo prossimealla condizioneoriginaria, cioè alla forma- zione vegetazionaleclimax, mentre sonomolto più numerosequelle che, grazie ad un progressivorecente abbandono delle attività colturali, vedono un ritorno secondarioallo statodi naturalità. Ciò che appare immediatamentepiù percepibile dalla struttura della vegefazio- ne, coinvolgeI'intero insiemedelle comunitàviventi. In altre paroleI'azione dell'uomo, sia che si appalesiin modo eclatante,sia che sia un fènomenoin apparenzapoco percepibile,provoca una semplificazione, una destabilizzazioneed un regressodelle strutturenaturali: le entomocenosia carattereprimario vengono sostituite gradatamenteda altre aventi un assetto sempremèno originario ed una semprepiù accentuatacapacità di ricostituzione ,pontun"u.Un interessantecontributo conoscitivo può esserequello di verifica- ró se le comunità entomatichehanno mantenutoo ripristinato le condizioni di diversitàe di stabilità che caratterizzanogli ecosistemiforestali primari o cli- max, valutando gli equilibri nei popolamenti tra le specie a basso potere di dispersione(dispersal power: BReNouevR,1980) legate ad ecosistemiad eleva- ta stabillitàe spessoa corologiaristretta, e quelle dotatedi maggiori capacitàdi dispersione,legate ad ecosistemipiù instabili, a faune più banali ed a vastadif-

z) Fig I Montovolo(Oasi WWF): paretidi nidifrcazionedel Falcopellegrino (fìrto G Plazzi)

fusione.Il caratteredi preliminarità di questaricerca ha fornito raccolte quasisoltanto di tipo qualitativo,non consentendoin modo sistematicola elaborazionedi indici di diversitàe di similitudineper le diversestazioni indagate,ma, per ora, soltantovalu- tazioni di tipo ecologicoe biogeo- graficodella composizione comples- sivadei popolamenti.

L'area oggetto dell'indagine I. Morfologiu, geologiue climcr Il massiccio Vigese-Montovolo (molti autori danno una denomina- "Montovolo-Vigese" zione invertita fbrse a motivo della rinomanzadel Santuariodel Montovolodel X e XII sec.. mentre noi abbiamo preferito restaurarela priorità della cima di quota) Fig. 2. Mqnte Vigese:Genziana asclepiadea in sta- maggior si collocatra le val- zioni fleschedel casta-gnetoin esposizioneNord, ca latedel fiume Settae del Limentradi [ì00 rn s.l m. (tbto C Plazzi],

24 passavail confine tra la Fig. 3. Montovolo: il fianco N-E ed il Santuariodi S. Maria della consolazione.Qui "Romania" bizantinae la Toscanalongobarda (foto G Plazzi)'

(Pnlurenr, 1913) tale linea ha rappresentatoper lungo tempo (parte dei secoli VII" e VIII") tratto del confine militare-amministrativotra la Toscanalongobar- da ed i territori rimasti sotto il controllo bizantino dell'esarcatodi Ravenna,che comprendevanola stessaBologna. Sottò tale aspettola parte orientaledel complesso(Fig. 3) facevaparte del terri- 'seconda torio che,pei il ruolo di Roma'che Ravennaera andataassumendo, ini- "Romania", ziava ad"ir"." denominato da cui Romagna,e tuttora all'internodi quella anticalinea confinaria(come ad esempioin località Vimignano, secondo ii palmieri) sopravvivonomaggiori affinità linguistiche col dialetto romagnolo

25 di quella terziaria- o cenozoico- allorché in quest'areasi stendevaun bacino marino definito'avanfossa':fenomeni di sedimentazionevi si sonosusseguiti per circa 36 milioni di anni dandoorigine ad una unità autoctona(formazione degli scisti policromi) a cui, in tempi successivi(Langhiano) si è aggiuntauna unità alloctonaproveniente da bacini marini posti più a Ovest,lungo il margineorien- tale della zolla Sardo-Corsa. Le argille scagliosedanno origine alle spettacolariformazioni calanchive:esse 'galleggiano' costituisconola massasu cui zolle rocciosedi dimensioni ed età varie, sia formatesiin sito -autoctone-sia trasportateda correnti orogenetiche- "epiliguridi", alloctone,appartenenti qui alle cosidette a motivo dell'areadella loro provenienza peî traslazione. Dalla Carta Geologica dell'Appennino emiliano-romagnolo, scala 1:10000, foglio MonteacutoRagazza, sezione 237I40, risulta che le Unità Epiliguridi nel- I'area di studio sono rappresentateprincipalmente dalla Formazione di Bismantovae dalla Formazionedi Antognola. La Formazionedi Bismantovaè suddivisain due gruppi deposizionalidi età diversa:calcareo-arenaceo, biocalcarenitico e arenaceo-siltiticoe peltico-marno- so con alternanzearenaceo-peltiche e corpi arenaceirisedimentati. In loco la Formazioneè rappresentataquasi esclusivamente dall"'Unità di Monte Vigese"e "Membro dal della Pietra di Bismantova":I'unità di Monte Vigese è una alter- nanzadi areniti ibride grossolanee arenariefini bioturbate,I'ambiente di depo- sizioneè quello di piattaformainterna. "Membro Sul Montovolo il contattosuperiore dell'unità Monte Vigeseè dato dal di Pantano":si tratta di arenarieda finissime a medie, generalmentericche in matricemarnosa, di colore grigio chiaro. Sul versanteSO del Monte Vigese, 200 m sopraI'abitato di Greglio, afftora in "Membro aree limitatissime il di SassoBaldino" costituito da strati di areniti ibride, prevalentementefini, alternatia strati di areniti finissime e siltiti. La formazionedi Antognola è un'unitàlitologicamente eterogenea a dominante marnosaparzialmente suddivisa in membri caratteristicidi ambientedi scarpa- ta-bacino. L'età di deposizioneva dall'Oligocene Superiore al Burdigaliano Inferiore.La litologia prevalenteè costituitada marnee marneargillose grigie o "Membro grigio-verdi malstratificate:al suo interno è statoriconosciuto il delle Arenariedi Anconella" qui visibile in affroramentidi modestissimaentità come quello a Serretodi Vigo. Le rocceche rappresentanoi vari termini (formazioni,membri, facies)della suc- cessione epiligure conferiscono aspetti del tutto peculiari al paesaggio dell'Appenninoemiliano e romagnolo in termini di morfologia, distribuzionee colore degli affioramenti,copertura vegetale, tipi e usi del suolo. Tra gli aspettimorfologici senz'altrouno dei più spettacolariè dato dalle pareti a picco in arenariao calcare,che tanto ruolo hanno avuto nella storia biologica e culturaledel nostrosito. Litologicamentela pietra di Montovolo si presentacome un'arenitemedia di colore grigio, gialla o bruna se alterata.E' ben cementatada un forte contenuto carbonaticospesso sotto forma di bioclasti.E' resistenteall'erosione come testi- moniano appunto le pareti subverticali e le forme aspre accentuateda faglie e pareti fratturate. "pietra Questearenarie, chiamate localmente serena"(PEootS, 2000), sonopiut- tosto compattee resistentiprestandosi ad un utilizzo per manufatti edili e scul- 'maestri torei che hanno generatoin sito antichetradizioni di scalpellini'ad ini- ziareda maestranzecomacine trasferitesi già in epocamedioevale: anche a que- sto si devela presenzadi casee borgatedi pregevolevalore storico-artisticoche si distribuiscononei secoli dal XIII al XVI, ivi includendoanche le costruzioni sacre sulla sommità del Montovolo della pieve Santuario di S. Maria della Consolazione(risalente al XIII" sec.ma edificata su di una chiesapreesistente '900) del Xo - XI" sec.evidenziata da scavi degli inizi del e dell'oratoriodi S. Caterina,edificato dai crociati che, di ritorno dalla Terra Santa,vollero riprodur- re anchequi, come anchealtrove in Bologna (chiesedi S. Stefano),le emergen- ze sacredei luoghi cristiani. Per I'inquadramentoclimatico si è fatto riferimento ai dati disponibili, nel perio- do 1956 - 1985,per le vicine stazionidi PorrettaTerme (349 m s.l.m.),Vergato (195 m s.l.m.)e Monzuno(620 m s.l.m.). Risultacon evidenzache il regimedelle precipitazionidella zonarientra in quel- lo tipico del medio-bassoAppennino emiliano-romagnolo,caraffeÍizzato da un picco maggiorenei mesi di Ottobre,Novembre (dove cade di norma il massimo) e Dicembre,seguito da un secondopicco primaverilenei mesi di Marzo e Aprile; il totale delle precipitazioniannue oscilla dai ca. 900 mm per Vergatoagli oltre 1200 mm di PorrettaTerme, località che indubbiamenterisente della sua posi- zione a ridossodella crestaappenninica principale. Si ha ragione di ritenereche analogadistribuzione delle piogge si ripeta anche per la nostraarea di studio,con una piovositàcomplessiva annua che, in funzio- ne delle diversequote ed esposizioni,oscilli anch'essatra i valori ricavati per le tre stazioni. Anche I'andamentodelle temperaturerispecchia il clima per quest'areageogra- fica, con una temperaturaminima registrabilenel mese di Gennaio,con punte minime assolute,per due stazioni,di -14,0 e -12,9 (e massimeassolute del mese di +22,5 e +11,9) e con valoremedio mensileper entrambedi2,7 ed una tempe- ratura massimaregistrabile nel mese di Luglio, con punte massimeassolute di +44,0 e +39,9 (e minime assolutedel mese di +4,I e +7,9) e con valori medi mensilidi +21,3e +21,1. Si ha ragione di ritenere che analoga distribuzione delle temperature si ripeta ancheper la nostraarea di studiocon valori minimi, massimie medi che, in fun- zione delle altitudini ed esposizioni,si collocano all'incirca all'interno degli ambiti registratiper le stazionimonitorate dal Servizio Regionale. Il clima è statoinoltre oggettodi analisi per la zonadel Brasimoneassai prossi- ma all'areadi studio e per un'altitudine- di 850 m s.l.m.-che può essereritenu-

2'1 ta rappresentativadella condizione medio-alta del complessoVigese- Montovolo. Una conclusionericavata Per il "i Brasimoneè che dati di tempera- tura mostranoun incrementodelle temperaturemedie più evidente nel mesedi Agostoed i dati di piovosità un tipico andamentodi clima medi- terraneo,con picco particolarmente elevatoin autunnoe uno o più picchi primaverili separatida un periodo di scarsitàdi piogge in estate.I valori termo-pluviometriciosservati defi ni- scono un regime mediterraneocon deviazioneal tipo di transizionesub- continentale,ed evidenzianoI'assen- za di periodidi subariditàe di aridi- tà. Dal puntodi vistabioclimatico la zonasi inseriscenella fascia caratte- rtzzafa da clima temperato senza Fig. .1 Monte Vigese:ditfusione del Ciliegio su prati periodidi aridità(regione mesaxeri- in lbbuntìtln,r(lìrttr G. Plazzit. ca) con una temperaturamedia del mese più freddo compresa tra 0 e l0"C e precipitazioniche varianotra 700 e 1000mm all'anno.Secondo la quota e I'esposizione,le precipitazioniannue possono superare anche i 1400mm (sot- toregioneipomesaxerica di tipo B e C). In questafascia è normaleil verificarsi di gelateed il clima dellequote fino a 800 - 1000m s.l.m.può essereconsidera- to'temperatocaldo umido' (Dn Mel et al., 1995).

2. Flora e vegetazione

Le fitte foresteche ricoprivanoil Monte Vigeseed il Montovolosono state nel passatoin granparte rimosse e rimaneggiatedall'uomo attraverso tre tipi di inter- vento:creazione di areeaperte per pascolie coltivi, ora in parte abbandonati (Fig. 4), ceduazioneper ricavarelegna da ardere.creazione di boschiartificiali di Castagno(Custanea settiva). Questir"rltimi hanno avuto per molti secolinell'economia locale un postodi primo piano:essi costituivano boschi rigidamente monospecifici in cui la lettieraera tenutasgombra da piantearbustive ed erbaceeinvadenti, anche attraverso un regi- me di pascolo,al fine di rendereagevole la raccoltadelle castagneal suolo. Con la cadutadel ruolo dei castagnetinell'economia di montagna,anche accele- rata dalle morie provocateda due funghi parassitidel Castagno(Endotiu parasi-

28 "cahcro îica agentedel corticale" e Phytophtora cambívora agente del "marciume "mal d'inchiostro"o radi- cale"), si è assistitoad un loro pro- gressivoabbandono che se da un lato ha fatto smarrireaspetti maestosi del paesaggioforestale, ha d'altro canto avviato un inarrestabileprocesso di spontaneoritorno a fiormazionivege- tazionali naturali (Fig. 5). Sopravvivonotuttora lembi (località Serrara nella proprietà WWF) di antichi castagneti che includono piante che, anchese deperientio già morte, hanno caratteristichedecisa- menti monumentali, con circonfe- renze del fusto, a 130 cm da terra, fino a 8 metri. La zonaappenninica che include I'a- rea in studiosi colloca nella partepiù meridionaledella zona fitogeografi- Fig. 5. Montovolo (Oasi WWF): regresso del medio-europea,a contatto con la Castagnoa favore delle specie autoctone (foto G. ca Plazzi\. zona fitogeografica mediterranea (Tounsellr, 1997); il confine tra questedue zone è netto lungo il crinale dell'Appenino settentrionale,assai più sfumato nella parte sud-orientaledella Romagna, ove schematicamentepuò esserfatto coinciderecon la valle del Marecchianel riminese,ma con una pene- trazionecostiera della zonamediterranea ben più a nord, fin pressola partemeri- dionaledella foce del Po (FEnnRRl,1997). Tale zorn è artificialmentesuddivisibile in settori, essendoil settorenel quale rientra la nostraarea quello dell'Appenninoemiliano orientale,all'incirca dalla valle del Reno a quella del Taro, cioè il versantesettentrionale del così detto Appenninotosco-emiliano. Si può affermareche la vegetazionesi compone,in via naturaleo subnaturale, secondoi due gradientisovrapposti dell'altitudine e della latitudine,quest'ultimo influenzatoanche dalla distanzadal mareAdriatico. In dipendenzadi questi gradienti possiamo riconoscererappresentate nella nostraarea di studio le seguentifascie vegetazionali: a) submediterranea,o dei quercetimisti termofili b) medioeuropea,o dei quercetimisti mesofili, c) subatlantica,o dei faggeti, mentreè qui assente,per limite altitudinale,quella oroboreale,o degli arbusteti a mirtilli.

29 I querceti termofili Essi rientrano nell'ordine fitosociologico dei Quercetaliapubescenti-petraeae Br.-Bl.1931. Essi sono ben rappresentatinella vegetazionepotenziale della costa e nelle prime colline della Romagna,ma nell'Emilia orientaleessi compaiono soltanto sui ver- santicollinari soleggiati,e divengonovia via più rari versoil settoreoccidentale. In questaparte dell'Appennino emiliano orientalei quercetixerofili sonorappre- seniatidall'associazione Knautio-Quercetum pubescentis (Ubaldi, 1980),di cui speciediagnostiche sono Acer monspessulanum- di cui esemplarisparsi sono - rintracciabilinelle pendici calde e versola sommitàdel Montovolo Sileneita- lica e Ranunculus bulbosus,e dall'associazioneClematido-Quercetum pube- scentis;questeassociazioni tendono a collocarsiin posizioni soleggiatee su sub- strati poco evoluti, mentre in posizioni più fresche e pedologicamentemature tendonoad esseresostituiti da una variantetermofila dell'Ostryo-Aceretumopu- lifolii, dove compaiono, oltre ad Ostrya carpinifulia e Acer opulifolium, Asparagusacutifolius, Py racantha c occinea, ecc.. Oi particolareinteresse sono le bordurea Leccio delle pareti roccioseascrivibi- a li al Quercion ilicis, immediatamentepercepibili per le quinte verde scuro euercus ilex cheincoronano gli strapiombirupestri del lato Est del Montovolo, così come in altre vicine stazionirelitte di questaformazione vegetazionale pre- senti lungo la valle del Reno.

I quercetisemi-mesofili e mesofili Mentre nell'Appenninoromagnolo questi querceti rimangono limitati ai versan- ti freschi, essi divengonoprogressivamente dominanti nella fascia submontana dell'Appenninoemiliano orientale(FeRnRRr, 1997)' Nell'aiàalepotenziale di questiboschi si osservanooggi formazioni descrivibili come ostrieti (a dominanzadi Ostrya carpinifulia), cerreto-ostrieti(a dominan- za di Quercuscerris e O. carpinifulia), ceneti (a dominanzadi Q. ceruis),casta- gneti abbandonati,cedui di Castagno,e sono complessivamentedescrivibili óome boschi a Ostrya carpinifulia e Laburnum anagyroidescompresi nell'al- leanzafi to sociolog ica I'ab urno - Os t ry on Ubaldi I 98 8. Il tipo più diffuso di questi boschi è stato descritto con I'associazioneOsîryo- Aceretumopulifutii (Ubaldi 1980)Ubaldi et al. 1987,caratteizzato da Acer opu- tifolium, Hepatica nobilis e Lilium croceum,collocato sui versantipiù soleggiati. Altra associazione appartenentea questa alleanzae descritta per I'Appennino emiliano orientaleè quella del Dryopterido-Ostryetum,aîch'essa probabilmen- te rintracciabilenel complessoVigese-Montovolo: in essacompare dominante O. carpinifulia, accompagnatoda Fraxinus ornus, con presenze di Carpinus beîulus(di cui esistonoesemplari sporadici ma anchepiccole comunitàin posi- zioni freschedel Vigese e del Montovolo), Acer campestre,Acer pseudoplata- nus, Acen opulifulium (speciequeste frequenti anchecome ricolonizzatrici dei castagnetiabbandonati), Quercus cerris, Quercuspetraea (speciequest'ultima a spesedella quale soprattuttosono stateimpiantate fin dal XV" secolo le selve castanili e che appareoggi una delle quercepiù rare, qui come in gran parte della regione):questa associazione si colloca sui versantia minore insolazionee giun- ge a contatto con la fascia superiore dei faggeti termofili.

I faggeti La fascia vegetazionaledei faggeti,in questaparte del suo vasto areale,inziadi norma intorno agli 800-1000m di quotae si estendefino ai 1700-1800m di alti- tudine, che nell'Appenninotosco-emiliano costituisce il limite per la vegetazio- ne forestale.Nella nostraarea di studio questaquota non è rappresentataessen- do la quotapiù alta quelladella vettadel Vigeseche si spingea ca. 1090m e che, coincidentementecon la vegetazionepotenziale, si presentainteramente coperta dal bosco. Tutti i boschi di Faggio della regione si collocano nella suballeanza Trochiscantho-FagenionGentile 1974, che caratteizza i faggeti dell'Appennino settentrionaledagli altri faggeti della zona fitogeografica medioeuropeaall'inter- no dell'alleanzadel Fagion SylvaticaeTx e Diem (ordine Fagetalia Sylvaticae Pawl. 1928)(Fgnnnnt, 1997). Molte sono le associazionidescritte: tra questequella dell'Aceri platanoidis- FagetumUbaldi e Speranza1985 nell'Appenninoromagnolo, associazione ric- chissimadi specietra cui figuranoFraxinus excelsior, Ulmus glabra, Tilia platy- phillos, Acer platanoides;la constatatapresenza di questespecie all'interno di lembi di faggeta,sia su parti sommitali Est del Montovolo che del fianco Est del Vigese,può accreditarela possibilitàdi presenzadi questao simile associazione anchenell'area di studio. Per l'Appennino dell'Emilia orientale,nel quale rientra la nostraarea, molti dei faggetidelle quote montanedai 1200ai 1500m sono statidescritti con I'associa- zione Saniculo-Fagetum Ubaldi 1993, catatterizzata da Sanicula europaea, Trochiscanthesnodiflora e Stellaria nemorum: si tratta di aceri-faggeti con Acer pseudoplatanus,ed è possibileche questaassociazione possa essere riconosciu- ta all'internodi alcuni lembi di faggetain posizioni freschedel Vigese. La Provincia di Bologna ha attribuito incarichi per la stesuradi una carta della vegetazionedel p.SIC Monte Vigesecoincidente con la nostra areadi studio: i rilievi hanno avutoinizio nel 2003 e le conclusioniporteranno sicuramente a più precisi elementidi conoscenzasulla vegetazione,ora qui descrittain modo pre- valentementequalitativo o in via indiretta e deduttiva. Dal punto di vista floristico i rilievi più recenti eseguitipropriamente nell'area sono quelli di Eugenio De Martino (De Martino, in preparazione)che riferisco- no il censimentoprovvisorio di 721 entitàbotaniche. Lo stessoDe Martino propone il raggruppamentoin grandi categorie corologi- che riportato nella tabella 1, mentre nella successivatabella 2 abbiamo, con logica assolutamentearbitraria, ulteriormente raggruppatotali categorie seguen- do la classificazionedi PenBNzeN(1994) ai fini di tentareun paragonecon gli

3l Fig. 6. Monte Vigese: Erofila triste (Herophila tristis tristis (Linnaeus)) su ceppaia, trovato in deambulazione al suolo (fbto G. Plazzi).

Fig. 7. Monte Vigese: Carabo violaceo (Carabus violaceus pícenus Villa) su buccia di melone, usata abitual- mente come esca di osservazioneper molti invertebrati, salvo sottrazione da parte della Volpe o del Tasso (foto G. Plazzi\. spettri corologici della fauna coleotterologica prodotti oltre. La figura 8 traduce in diagramma circolare i valori della tab. 2.

Categorie corologiche numero di specie Vo I avventizie 26 3,61 2 circumboreali 48 6,66 3 cosmopolite 75 10,40 4 euroasiatiche 88 12,21 5 europee 06 14,70 6 eurosibiriche 40 7 illiriche 8 1,11 8 pontiche I3 1,90 9 subatlantiche 8 1,11 10 mediterraneoatlantiche 22 3,05 I 1 mediterraneopontiche 22 3,05 l2 mediterraneoturaniche I4 l,g4 13 eurimediterranee 32 18,31 14 stenomediterranee 22 3,05 15 mediterraneomontane 20 2,77 16 paleotemperate 53 7,35 17 paleotropicali 6 0,83 18 endemicheitaliane 10 l,3g 19 coltivate 8 1,1I TOTALE 721 100,00

Tab. I - Suddivisione delle specie floristiche nei corotipi considerati da De Martino

Categoria corologica Percentualesulle 721 specie censite Al ad ampia distribuzione olartica 46,47 A2 a distribuzione europea 24,27 A3 a distribuzione mediteranea 1I,92 A4 afrotropicali nell'area mediterranea 0,93 A5 solo marginali nel W paleartico 0 B cosmopolite 15,12 C endemiche r,3g

Tab. 2 - Spettro corologico della flora del Vigese - Montovolo secondo un criterio di raggruppamento simile a quello di Parenzan (PmenzrN, 1994).

33 Principalicorotipi fl oristici

A5 Oo/o M EAl 1o/o fA2 A1 tr43 A3 47o/o tr44 12o/o TA5 IB TC

Fig. 8 - Attribuzione delle specie floristiche censite da De Martino nei principali corotipi proposti da Parenzan (PnnENznN,l.c.).

Si osservauna decisa dominanzadelle specie ad ampia distribuzioneolartica (46,47 Vo), seguitasu un livello dimezzato dalle specie a più circoscritta distri- buzioneeuropea (24,27 Vo), e, su un livello ancorainferiore, dalle speciea distri- buzionemediterranea (11,92 Vo);elevato è il contingentedelle speciecosmopo- lite e coltivate(15,12 Vo), mentre le specieéndemiche, intese come italiane,com- prendonoappena l'1,39 Vodelle specie Nonostantela'disomogeneità' del paragone,le conclusioniricavate per le ceno- si coleotterologiche metterannoin evidenza una certa similitudine tra 1o spettro corologico della coleotterofaunae quello qui presentatoper la flora complessi- "B va, se si eccettuala differenza del forte contingente delle specie floristiche - cosmopolite e coltivate", peraltro facilmente spiegabile per la storica interferen- za umana.

3. Fauna

Non si conosconoindagini e studi condotti sulla fauna invertebratadell'area. Il fatto che le nostre ricerche pur così brevi abbiano evidenziato la presenza,per quanto attiene alla fauna coleotterologica, di numerosi ed interessanti taxa da porre in relazione ad un diversificato mosaico di habitat ed a generali condizio- ni di buona integrità ambientale,lascia intendere che ricerche mirate potrebbero sortire risultati di valore scientifico che, si spera, potranno essereacquisiti nel prossimo futuro, indagando altri Ordini di Insetti. Anche se in modo non esaustivo,e senzache sia stataoggetto di lavori specifi- catamentededicati all'area, appare meglio conosciuta la fauna vertebrata,per la quale si può affrontare una sommaria descrizione. "esculenta" Tra gli Anfibi Anuri si incontranola Rana verde (Rana lessonaeI complex)presso le rare pozze o vecchi lavatoi, la Rana agile (Rana dalmatina), la Rana italica (Rana italica) ed il Rospocomune (Bufo bufo) che però stentano 'insogli' ormai a trovaresiti riproduttivi non trasformatiin fangosi dai cinghiali. Tra gli Anfibi Urodeli si devonoconsiderare il Tritone crestato(Triturus carni- fex),llTritone punteggiato(Triturus vulgaris) ed il Tritone alpino (Triturusalpe- stris apuanas,questo anche con popolazioni neoteniche):tutte queste specie appaionofortemente minacciate dai cinghiali. Una citazionea parte merita la presenza,solo recentementesegnalata da Senni L. per il Monte Vigese (sito non compresonel censimentodi MazzOrrt et al. 'di (1993 e 1999),del Geotritone appenninico(Hydromantes italicus), specie interessecomunitario' che appareessere localmente piuttosto diffusa, evidente- mente non coinvolta, data la particolarebiologia (ovodeposizionein profonde fessurazionidel suolo e sviluppo di una larva simile all'adultocon respirazione epidemica),nelle difficoltà di sopravvivenzacui stannoincorrendo le altre spe- cie di Anfibi. I Rettili Sauri Lacertidi sono rappresentatidal Ramarro (Lacerta viridis), dalla Lucertolamuraiola (Podarcismuralis), gli Anguidi dall'Orbettino(Anguis fragi- /is); i SerpentiViperidi dalla Vipera comune (Vipera aspis)nei luoghi caldi e poco disturbati,i Colubridi da alcunespecie quali più frequentila Biscia dal col- lare (Natrix natrix, presenteanche assai lontano da bacini e raccolted'acqua), il Biacco (Coluber viridiflavus carbonaria), il Saettoneo Colubro di Esculapio "interesse (Elaphe longissima)specie anche questa di comunitario"' Di primario interesseè la fauna degli Uccelli che trova, sia nell'ambientenatu- rale sia nei borghi antichi che costellanoil territorio, i necessarisiti di nidifica- zione. Fra i Rapacinotturni Strigiformi segnaliamoil Barbagianni(Tyto alba) con una coppia facilmente osservabilenella rupe della Rocca di Vigo ed altre coppie pressogranai e solai delle campagne,I'Allocco (Srrl-raluco), tipico strigiforme forestaleassolutamente dominante nel territorio in esame,e la Civetta (Athene noctua):essi fanno echeggiarei loro tipici richiami nelle notti della primaverae dell'estate. Fra i Rapaci diurni Falconiformi si incontranocomunemente la Poiana (Buteo buteo) con almeno due coppie nidificanti, il Gheppio (Falco tinnunculus),con diversecoppie nell'area,nonché una coppia del Falco pellegrino(Falco peregri- nus) cheda molti anni nidifica regolarmentein anfratti e cavità delle ripide fale- sie rocciosedel Montovolo, ed una coppia del Lanario (Falco biarmicus) inse- diata saltuariamentenelle rupi del Montovolo o nella Roccadi Vigo (nidificazio- ne disturbatanel 1998 da esercitazionidi rocciatori). Anche una coppia di Aquila reale (Aquila chrysaetu.s)ha tentato per anni la riproduzionein un sito storico del fianco orientaledel Vigese,periodicamente disturbata da attività forestali e venatorie (anche uno dei partner abbattuto anni fa e poi rimpiazzato da un altro giovane esemplareerratico), fino al pieno suc-

35 cessoriproduttivo raggiunto nell'anno2000; tale incoraggianteevento, che ha destatogrande interesse negli studiosi,non si è ripetuto successivamente,assai probabilmente per il disturbo generatoda prolungati lavori di sfruttamento fore- stale e, non da escludersi,da atti volontari. Esattamentesotto al sito di nidifica- 'pietra zione insiste un progetto di coltivazione di attività estrattiva della serena' presentatodal privato proprietario di parte del fianco del Vigese, progetto che ha ricevuto, nonostantele anticipate segnalazionisulla delicatezzadel luogo, I'inse- rimento nel Piano delle attività estrattivedel Comune di Camugnano:solo la successivadesignazione del complessodel Vigese-Montovoloquale proposto Sito di InteresseComunitario ha determinato un arrestodelle procedure autoriz- zativeda parte della Provinciadi Bologna. Allo stato attuale ha iniziato il suo percorso formale da parte della Provincia di Bologna, e su suggerimentodel WWF, la proposta di un progetto LIFE a cofi- nanziamentoCEE nel quale rientri ancheI'acquisto della proprietàin questione da parte del soggettopubblico. Vanno ricordati inoltre lo Sparviero (Accipiter nisus) e I'Astore (Accipiter genti- /is), entrambiassai probabilmente nidificanti. Fra i Passeriformi Corvidi presenza chiassosaquella dell'onnipresente Ghiandiaia(Garrulus glandarius)e della Cornacchiagrigia (Corvuscorone cor- ni-r) specie questa ritenuta da alcuni osservatori in forte incremento nell'area; della Famiglia dei Paridi sono presenti la Cinciallegra (Parus maior), la Cinciarella(P. caeruleus),la Cincia mora (P ater) limitatamenteai siti con pre- senza di gruppi di conifere, la Cincia bigia (P palustris), il Codibugnolo (Aegithaloscaudatus), ed il Picchio muratore(Sitta europea)che percorronoed ispezionano,spesso in sibilanti brigate,i tronchi ed i rami dei grandi alberi. I vecchi borghi medioevali vedono la caratteristicapresenza del Codirosso (Phoenicurusphoenicurus) che nidifica nei buchi dei vecchimuri, del Verzellino (Serinusserinus) dal canto acutissimo,della Rondine (Hirundo rustica) e della Rondine montana (Hirundo rupestris). Normalmentecitato insiemea questeultime, nonostantela lontananzasistema- tica, il Rondone(Apus apus),degli Apodiformi, può essereosservato in voli ad alta quota soprail Vigeseda Maggio fino a Settembreinoltrato. In autunnoi campi si riempiono di bandedi Storni (Sturnusvulgaris), mentreil Pettirosso(Erithacus rubecola) lascia i suoi territori silvani,dove nidifica e dove 'liquido' risuonail suo canto,per svernareall'interno dei paesidel fondovalle. Sonoinoltre comuni gli Scriccioli (Troglodytestroglodytes), i Luì (Phylloscopus sibilatrix e P. collybita), i Cardellini e i Verdoni (Cardueliscarduelis e C. chlo- rls), il Fringuello (Fringilla coelebs)e I'Usignolo (Luscinia megarhynchos). Un po' ovunque nei boschi, ma in particolare nei vecchi castagnetiabbandonati, come quello maestosodi Senaraalle pendici Est del Montovolo, risuonanoi richia- mi ed il tamburellaredi alcune più frequenti speciedi Piciformi, come il Picchio verde (Picus viridis), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopusmaior), il più raro Picchio rosso minore (Dendrocopusminor), e il Torcicollo (Jynx torquilla).

36 L'allevamentoin zona di piccoli gruppi di cavalli per uso da diporto ha facilita- to il ritorno dell'Upupa(Upupa epops),vistoso Coraciforme che frequentazone intervallateda boschettie prati-pascolo. La Fauna dei grandi Mammiferi Artiodattili Cervidi vede sempre più frequente la presenzadel Capriolo (Capreoluscapreolus) e del Cervo (Cervus elaphus), oggetto di passatereintroduzioni nell'alto Appennino, ed i cui segni di sfrega- mento e scortecciamentodi coniferee giovani polloni di castagnosono brusca- mente incrementatinegli ultimi 2-3 anni. Anche il Daino (Dama dama) può essereosservato in piccoli branchi nelle areeprative a quote più bassee margi- nali. Fra gli ungulati,comunque, prevale numericamente il suideCinghiale (Sus scro- /c), immessoa scopo venatorioe che oggi, presentecon ibridi di provenienza europeaorientale, è speciequi di nessunadignità zoologicaa capacedi produr- re, con le sue popolazioni in continuo aumento,gravi danni non solamenteai coltivi ed ai pascolima anchea specievulnerabili della flora (Orchideecon rizo- mi appetibili, Liliacee ed altre bulbose)e della fauna vivente al suolo (Anfibi, Molluschi e molti Insetti terricoli). Tra i Carnivori Mustelidi la Donnola (Mustela nivalis) e la Faina (Marthesfoina) sono i Mammiferi predatoripiù comuni, ma ancheil Tasso(Meles meles)non è 'latrine' raro ed è facile individuarele sue lungo i percorsidi abitualespostamen- to. Tra i Canidi come semprela specietenacemente presente è la Volpe (Vulpesvul- pes),ma dalla metàdel 2001 si sonointensificate segnalazioni, alcune delle quali attendibili,della possibilepresenza di un piccolo gruppo di Lupi (Canis lupus): I'ipotesiha poi trovatoconferma da parte di alcuni studiosiche tuttavia la riten- gono soggettaa variabilità;attualmente le traccedel mitico predatoresi posso- no rinvenire costantementee abitualmentein questoterritorio, e così speriamo continui ad essere. I Mammiferi Roditori sonorappresentati dallo Scoiattolo(Sciurus vulgaris), dal Ghiro (G/is g/is, abbondantissimosoprattutto nei boschi di Castagno), dal Moscardino (Muscardinus avellanarius), da varie specie di Arvicole (Clethrionornyssp.), dal Topo selvatico (Sylvaemussylvaticus); i Lagomorfi dalla Lepre (Lepus europaeus),mentre gli Insettivori annoverano,oltre a Topiragnoe Crocidure (Gen.Sorex e Crocidura),il minuscoloMustiolo etrusco 'isole' (Suncusetruscus) rinvenuto in termofile, ed il comuneRiccio (Erinaceus europaeus)presente anchefino alle quote maggiori. Assai poco conosciutesono le popolazioni dei Chirotteri che oltre alle specie banali spessopresenti nei nuclei abitati (Gen. Pipistrellus, Vespertilio, ecc.) potrebberoannoverare anche meno comuni specielegate all'ambiente forestale dove persistonositi idonei alla costituzionedi tane, rappresentatida cavità in vecchi alberi; la collocazione di rifugi artificiali in quattro stazioni del Montovolo-Vigeseed il monitoraggiodel loro ufilizzo, avviati nell'ambito del "Pellegrino" progettoLIFE condottodalla Provinciadi Bologna con cofinanzia-

3'l mento CEE, potrebbeevidenziare la colonizzazionedell'area da partedi interes- santi specie,quali ad es. la Nottola di Leisler (Nyctalusleisleri), come si è con- statatorecentementein zone appenninichevicine (VenCenl & DoNolNt, 1998).

Risultati

Sonostate eseguite, compatibilmente con il tempo ed i mezzi disponibili, raccol- te di tutti i Coleotteri rinvenibili nell'areaoggetto di studio nel corso degli anni "libere" 2000, 2001 e2002, sia procedendoa raccoltecosiddette (al suolo, sotto pietre, su fiori e vegetazione,su catastedi legna ecc.) (Fig. 6), sia utilizzando - alcuni tipi di trappole (trappolearboree con esca,trappole a cadutacon esca - pitfall traps)(Fig.7), sia di allevamentoda materiali- parti vegetalilegnose abi- tati da larve. Successivamentesi è procedutoalla determinazionespecifica degli esemplaried alla elaborazionedei dati limitatamentealle famiglie maggiormenterappresen- tate: Carabidae,Dytiscidae, Cleridae, Elateridae,Buprestidae, Curculionidae, Apionidae,Rhynchitidae, Attelabidae, Cerambycidae, Geotrupidae, Aphodidae, Scarabaeidae,Melolonthidae, Dinastidae, Cetonidae' Nella tesi originale per ogni taxon sono riportati: I'esattoinquadramento tasso- nomico e biogeografico,le principali e note catatteristichedella biologia ed eco- logia, le cattureeffettuate e conosciuteper I'area,nonchè la distribuzionein aree prossimalifornita dai testi di riferimento.Qui ci si limita a consideraresoltanto I'appa.tenenzadell'areale conosciuto di ogni taxon ad una probabile categoria corologica. principi che hanno guidato la classificazionedei taxa nei corotipi discendono I "Le dài criteri che già nel 1963Marcello La Grecaespose nella suarelazione su categorie corologiche degli elementi faunistici italiani" (Ln Gnec,q, 1963 e 196q. Vigna Taglianti ed altri (VrcNn TnclnNu et a1.,1991)hanno propostouna revi- sionedei corotipi di La Grecaper meglio adattarlialla descrizionezoogeografi- ca della fauna palearticaoccidentale ed hanno prodotto un elenco in cui i coro- tipi sono individuati tanto da una terna di letterequanto da un codice numerico. "che, SuccessivamenteParenzan ha propostouno schema oltre ad una ulteriore agevolazioneper una fruizione informatica rispetto a quello propostoda Vigna Taglianti,fa salvesia la precisionedei corotipi particolareggiatidi La Greca sia la praticità dei corotipi più estesidi Vigna Taglianti." (PnnENzRN,1994), Il sistemaqui utilizzato è quello adottatoda Parenzanper I'areafaunistica W- paleartica, che utilizza una terna di lettere, come proposto da VrcNe TeCI-IRUrr (1.c.),con I'aggiuntaeventuale di un suffrssonumerico quando si rendanecessa- rio evidenziareI'estensione dell'areale della speciein regioni limitrofe ai coroti- pi principali; vengonoinoltre introdotti altri suffissiletterali per situazionicoro- logiche particolari.

38 Schemadelle categoriecorologiche secondo PlnnNznN(1994) di pertinenzadell'area faunistica paleartica occidentale.

A - Corotipi fondamentalidetta fauna W-paleartica. Al - Corotipidi speciead ampiadistribuzione nella regione olartica. Sigla sensuYigna Taglianti et al. sensuLaGreca OLA Olartico (OLA) Oloartica PAL Paleartico (PAL) Olopaleartica WPA W-Paleartico (WPA) BAA Boreoanfiatlantica ASE Asiatico-EuroPeo(ASE) Euroasiatica SIE Sibirico-Europeo(SIE) Eurosibirica CEM Centroasiatico-Europeo-Med.(CEM) Eurocenfroasiatico-mediterranea CAE Centroasiatico-Europeo(CAE) Eurocentroasiatica CAM Centroasiatico-Mediterraneo(CAM) Centroasiatico-mediterranea TEM Turanico-Europeo-Medit. (TEM) Euromediterraneo-turanica TUE Turanico-Europeo Euroturanica TUM Turanico-Mediterraneo(TUM) Mediterraneo-turanica EUM Europeo-Mediterraneo(EUM) Euro-meditefranea

A2 - Corotipi di speciea distribuzioneeuropea.

Sigla sensuYignaTaglianti et al. sensuLa Greca EUR Europeo(EUR) Europea (o Europeacentromerid.) EUN N-Europeo(NEU) N-europea EUC Centroeuropeo(CEU) Medioeuropea EUS S-Europeo(SEU) S-europea(o N-mediterranea) EUW W-Europeo(WEU) W-europea EUE E-Europeo(EEU) E-europea ESV/ S-europeaoccidentale ESC S-europeacentrale ESE S-europeaorientale

39 A3 - Corotipi di specie a distribuzione mediterranea.

Sigla sensuYignaTagliantiet al. sensuLa Greca MED Mediterraneo (MED) Mediterranea MES - Sudeuropeo-mediterranea MEW W-Mediterraneo (V/ME) W-mediterranea MEE E-Mediterraneo (EME) E-mediterranea TIR Tirrenico (MEW) Circumtirrenica ADR Appenninico-dinarica(MEE) Circumadriatica (o Appenn.-dinarica) TRI - Transionica NAF N-Africano (NAF) S-mediterranea NAW - S-mediterraneaoccid. (maghrebina) NAE - S-mediterraneaorientale

A4 - Corotipi di specie afrotropicali ed orientali presenti nell'area mediterranea.

Sigla sensuYignaTagliantiet al. sensuLa Greca AIM Afrotrop.-Indiano-Medit.(AIM) Mediterraneo-afroindiana AFM Afrotropicale-Mediterraneo (AFM) Mediterraneo-africana INM Indiano-Mediterraneo (INM) Mediterraneo-indiana

A5 - Corotipi di specie ad ampia distribuzione presenti solo in aree marginali della regionepaleartica occidentale.

Sigla sensuYignaTagliantiet al. sensuLa Greca ASI Asiatico (ASI) SIB Sibirico (SIB) CAS Centroasiatico(CAS) SAS Sahariano-Sindico(SAS) SAH Sahariano(SAH) ARA Arabo (ARA)

B - Corotipi di specie cosmopolite.

Sigla sensuYignaThgliantiet al. sensuLa Greca COS Cosmopolita Cosmopolita SCO Subcosmopolita

40 C - Corotipi di elementi endemici italiani. Sigla sensuYignaTaglianti et al. sensuLa Greca ALP Alpino (EUC) AlPina ALV/ - Alpina occidentale ALC [Alpina centrale] ALE - Alpina orientale AAP Alpino appenninico(EUC e EUS) Alpino-appenninica (o italica) PAD Padana APP Appenninico (EUS, MEW e MEE) Appenninica (o App. centromerid.) APN - Appenninica settentrionale APC - Appenninicacentrale APS - Appenninica meridionale SIC Siculo (MEW MEE e NAF) Sicula SAC Sardo-Corso(MEW) Sardo-corsa SAR - Sarda

Suffrssinumerici per segnalareeventuali estensioni degli areali in regioni limi- trofe ai corotipi principali. 1 maghrebina 8 S-appenninico-sicula 2 anatolica 9 sicula 3 anatolico-maghrebina 10 sardo-corsa 4 iranica 1l sarda 5 atlantica 12 greca 6 pontica 13 illirica 7 iberica

Suffissiper precisareeventuali situazioni peculiari. bor specieboreoalpine mac estensionenell'area macaronesiaca tra speciea diffusionetransadriatica trn speciaa diffusione transionica * areale di diffusione a seguito di attività antropica

La codificazionesensu Parenzan delle categoriecorologiche delle speciecensi- te per la nostraarea è statafatta operandodi necessitàalcune approssimazioni, adottandola categoriacorologica che sottendeI'area geografica più ristrettama pur capacedi contenereper intero I'arealeindicato per la specie (ZuNINo & Zur-LrNr,1995). Sulla basedei criteri sopraesposti è statoapprontato il seguenteelenco che attri- buiscead ognunadelle speciecensite la relativacategoria corologica.

4l Elenco delle specie censite e relative categorie corologiche.

Carabidae Carabus convexusconvexus Fabricius, 1775 A2 EUS Carabusglabratus Paykull, 1790 A2 EUR Carabusviolaceus picenus Villa, 1838 C APP tra Cychrusitalicus italicus Bonelli, 1809 C AAP tibialis subcontractaK. & J. Daniel, 1891 C APN Nebria brevicollis (Fabricius, I 792) A1 TUE Notiophilus rufipesCurtis, 1829 A1 TUE Asaphidioncurtum (Heyden, 1870) A3 MEW Metallina lampros(Herbst, 1874) AI PAL Metallina properans(Stephens, I 828) A1 ASE Trechusfairmairei Pandellé, 1867 C AAP Platyde rus neapolitanus ne apolitanzs Reiche, 1855 C APP Pterostichusmicans Heer, l84l C AAP Molops mediusChaudoir, 1868 C AAP Percuspasserinii (Dejean, 1828) C APC Abax ater curtulus Fairmaire. 1856 C APP Amara aenea(De Geer, 1774) A1 PAL Amara lucida (Duftschmid, l8l2) A2 EUR 2 Harpalus distinguendas(Duftschmid, I 8 l2) AI WPA Harpalus dimidiatus (Rossi, 1790) A2 EUR 2 Harpalus honestus(Duftschmid, 18 12) AI SIE Harpalus serripes(Quensel, 1806) AI WPA Ophonuspuncticeps Stephens, 1828 A2 EUR 2 Lamprias cyanocephalc(Linnaeus, 1758) AI WPA Cymindishumeralis (Fourcroy, 1785) A2 EUR I Dromius quadrimaculatus (Linnaeus, 175 8) A2 EUR Dytiscidae Hydroporuspubescens (Gyllenhal, I 808) A1 EUM Hydroporusanalis Aubé, 1836 A3 MED 5 Agabusbipustulatus (Linnaeus, 1767) A1 PAL Cleridae Tilloidea unifasciata(Fabricius, I 787) AI ASE Opilo mollis (Linnaeus,1802) A2 EUR 1 Trichodesalvearius (Fabricius,1792) A1 SIE Elateridae Agripnus murinus (Linnaeus,1758) AI SIE Nothodes parvulus (Panzer, 1799) AI CAE Cidnopuspilosus (Leske, 1785) A1 CAE Cidnopuspseudopilosus Platia & Gudenzi, 1985 A2 EUS

A' Athous haemorrhoidalis(Fabricius, I 801) AI CAE Athous vitîatus (Fabricius,1792) A1 CAE Exanathrotusflavipennis Candèze, I 860 C AAP Hemicrepidiushirtus (Herbst, 1784) A1 CAE Campylomorphushomalisinus (Illiger, I 807) A2 EUS Cardiophorusgramineus (Scopoli, 1763) A2 EUR Buprestidae Acmaederaquadrifasciata (Rossi, 1790) A3 MEW Acmaeoderettaflavofasciata (Plllet & Mitterp., 1783) A2 EUS Dicerca aenea(Linnaeus, 1761) AI SIE 1 Cratomerushungarica (Scopoli, I 772) AI TUM Anthaxia thalassophilaAbeillle, 1900 A2 EUS Anthaxia nitidula (Linnnaeus,I 758) AI TUE 1 Anthaxiafunerula (Illiger, 1803) A2 EUS I Melanthaxia godeti (Castelnau& Gory, 1847) A2 EUR 3 M elanthaxia istriana Rosenhauer,1847 A1 TUE M elanthaxia helvetica apennina Obenberger,1 93 8 C AAP Chrysobotris ffinis (Fabricius,1794) AI SIE 1 Agrilus angustulus(Illiger, 1803) AI SIE I Curculionidae Otiorrhynchuscaudatus (Rossi, 1792) A1 EUM Otiorrhynchusrugo so sîriatus (Goeze,17 7 7 ) A1 EUM Metopiorrhynchus dolichopterus Magnano, 1967 A2 EUR Simo hirticornjs (Herbst, 1795) A2 EUR Phyllobiuspyri (Linnaeus,1758) AI SIE Nemoicusoblongus (Linnaeus, 1758) AI SIE Metallites marginatusStephens, 1 83 1 A2 EUW Eustoluscervinus (Linnaeus, 1758) A1 SIE Thomsoneonymussericer'ts (Schaller, 1783) AI SIE Strophosomamelanogrammum (Forster, 177I ) A2 EUR Siîonahispidulus (Fabricius, 1777) AI SIE Mecaspisalternans (Herbst, 1795) A2 ESC Pseudocleonus cinereus (Schrank, 178 1 ) A2 ESC Hypera postica (Gyllenhall, 1813) A1 TEM Lepyruscapucinus (Schaller, I 783) A2 EUR Lepyrusarmatus Weise, 1893 A1 SIE P I inthu s find eI i B oheman, 1842 A2 ESC Neoplinthustigratus (Rossi, 1792) C AAP Mitoplinthus caliginosus(Fabricius, 177 5) A2 EUC Aparapion costatum (Fahraeus,I 843) AI TEM Acalles aubei Boheman,1 837 A1 TUE Acalles lemur (Germar,1824) A1 EUM

+J Ruteria hypocrita (Boheman,1837) A2 EUE Zacladusgeranii (Paykull, 1800) AI SIE M ononychu s p unctumalbum (Herbst, l7 84) A2 EUR Curculio elephas(Gyllenhal, I 836) AI CEM Anthonomusrubi (Herbst, 1795) A1 TEM Dorytomustaeniatus (Fabricius, 178 1) A1 SIE Miarus graminis (Gyllenhal, 1813) AI SIE Cionus tuberculosus(Scopoli, 1792) A2 EUR Apionidae Holotrichapionpisi (Fabricius,I 801) AI PAL Rhynchitidae Involvuluscoeruleus (De Geer, 1775) A1 SIE Attelabidae Apoderuscoryli (Linnaeus,1758) AI ASE Cerambycidae P rionus coriarius (Linnaeus.1 758) A1 SIE Dinoptera collaris (Linnaeus,I 758) A1 SIE Pseudovadonia livida (Fabricius,I 776) AI SIE Pachytodeserraticus (Dalman, l8l7) AI SIE Stictolepturacordigera (Fuesslins,1775) A2 EUS 2 Rutpelamaculata (Poda, 1761) AI TUE Trichoferusholosericeus (Rossi, 1790) A3 MED Stenopterusrufus (Linnaeus, 1767) A1 TUE Stenopterusater (Linnaeus,1767) A3 MED Callimus abdominalis(Olivier, 1795) A2 EUS Pyrrhidium sanguineum(Linnaeus, I 758) A2 EUR Phymatodes testaceus (Linnaeus, I 758) A1 SIE Poecilium glabratum (Charpentier, 1825) A2 EUR Clytus arietis (Linnaeus,1758) A1 SIE Plagionotusarcuatus (Linnaeus, I 758) AI TEM Chlorophorusvarius (Muller, 1766) AI SIE Chlorophorusfi guratus (Scopoli, I 763) A1 SIE Isotomusbarbarae Sama,1977 C APN Anaglyptusmysticus (Linnaeus, I 758) A2 EUR Parmenaunifosciata (Rossi, 1790) A2 EUS Mesosanebulosa (Fabricius, 1781) A2 EUR I Herophila tristis tristis (Linnaeus,1767) A2 EUS Morimus asper asper (Sulzer,1776) A2 EUR Pogonocherushispidulus (Piller & Mitterp., 1783) A2 EUR Leiopusnebulosus (Linnaeus, 1758) A2 EUR Saperdascalaris (Linnaeus,1758) AI SIE 1

44 Obereaoculata (Linnaeus,1758) AI SIE Geotrupidae Odontaeusarmiger (ScoPoli,1772) A2 EUR Geotrupesspiniger Marsham, 1802 A2 EUC Anoplotrupesstercorosus (Scriba, 1791) A2 EUC Aphodidae Chilothorax sticticus (Panzer, 1798) A2 EUC 2 OLA Aphodiusfimetarius (Linnaeus, 1758) A1 Scarabaeidae Onthophagusv erticic ornis (Laichartig' 178 1) A1 TUE Onthophaguscoenobita (Herbst, 1783) A2 EUR TUE Onthophagusfractic ornis (Preyssler,1 790) AI Melolonthidae Homaloplia nicolasi Baraud, 1965 A2 ESE Rhizotroguscicatricosus Mulsant, I 842 A2 ESW Melolontha hippocastani(Fabricius, 1801) A1 ASE Hoplia argentea(Poda, 1761) A2 EUC APN Hoplia fioril (Fracassi,1906) C Dinastidae Pentodonbidens punctatus (Villers, 1789) AI TUM Cetonidae Valgushemipterus (Linnaeus, 1758) AI EUM Gnorimusvariabilis (Linnaeus,1758) A2 EUR Trichius rosaceuszonatus Germar' 1794 A1 EUM EUM Oxythyreafunesta (Poda, l76l) AI EUM CetoniaauraÍa PisanaHeer, 1841 A1

Considerazioni per singole Famiglie

1. Carabidae. L'attribuzionesistematica dei taxa ha seguitola checklistdelle speciedella fauna d'Italia (VrcNn TRGLIeNT,1993). I Carabidi sono rappresentatida specie che possono grossolanamenteessere 'faune' ricondottea due distinte:quella di areeaperte, prative, incolte, cespuglia- te, caratterizzafada speciealate e con elevatamobilità (gen. Harpalus , Ophonus, Calathus,ecc.), sia predatrici che spermofaghe(alcuni Harpalini), e quella di areeboscate, con elevatacopertura del suolo, microclima e habitat assaistabili nel tempo, caîatteÍrzzatada specie brachittere o del tutto attere; si rammenta infatti "h" t" I'ambienteè stabilee poco soggettoa cambiamentinel tempo, per il fatto che gli individui più atti al volo sono quelli che migrano con maggiore 'geni facilità, nella popolazioneresidente tendono ad accumularsi meno atti al volo' (ad esempioindividui con ali meno grandi)" (BReNnueyn& Ptzzororro, 1994), che pertanto esprimono il grado di evoluzioneverso lo stadio climax, mentreil mantenimentodel macrotterismoè la strategiache favoriscela rapida conquistadi nuovi biotopi. Il potere di dispersione(dispersal power) per I'intera comunità carabidologica dell'areain esamenel suocomplesso si può valutareattraverso la percentuale,sul totale dei taxa, delle specievolatrici fortementemobili (macrottere),di quelle solo potenzialmentevolatrici (pteridomorfe)e di quelle decisamentenon vola- trici (microttere),come evidenziatonella tabella3.

speclemacrottere speciepteridomorfe speciemicrottere n. l0 = 38,5Vo n.3=11,5Vo n. 13 = 50,0Va

Tab. 3 - Frequenza percentuale delle specie macrottere, pteridomorfe e microttere nel popolamento dei Carabidaenell'area di studio. Le speciemicrottere inette al volo sono la metà del numero complessivodelle speciecensite ed attestanoun elevatogrado di stabilitàambientale, evidentemen- te correlabileall'elevato grado di coperturaforestale dell'area ed al ridotto grado di disturbodell'ecosistema boschivo. Rispetto alla fauna delle aree aperte, caratterizzateda continue variazioni nello spazioe nel tempo dei parametriambientali, la faunacarabidologica nemorale è in genererappresentata da un minor numero di speciee con distribuzionespa- ziale più omogenea: nell'area in esame ne fanno parte Nebria tibialis, Pterosîichusmicans, Percus passerinii (specieendemica dell'Appennino centro- settentrionale)e i grandi carabi predatori più arcaici cui appartieneTomocarabus convexusconvexlts, Megodontus violaceus picenus e Oreocarabusglabratus. Cychrus italicus e Nebria tibialis, specieendemiche italiane a vastadiffusione nell'Appennino,devono essereritenute sec. Vrcx^q.TRcLnNrr (1994) elementi silvicoli termofili. Negli ambienti forestali climax o poco disturbati si rinvengono specie di Carabidispesso a geonemiaristretta, questo perchè la loro scarsamobilità, dovu- ta alla condizionebrachittera o atterainsorta a seguitodella selezioneambienta- le di cui si è fatto cenno,unitamente alle vicendegeoclimatiche del passato,ha facilitato I'insorgenzadi endemismiper speciazioneallopatrica. In effetti i boschidell'area condividono con gli altri boschi appenninicispecie di Carabidi che sono a diffusione europeao poco più ampia (Carabus convexus converus, Carabus glabratus, Nebria brevicollis, Notiophilus rufipes, Dromius quadrimaculatus),ma anche endemismi alpino-appenninici(Cychrus italicus, Trechusfairmairei, Nebria tibialis, Pterostichusmicans, Molops medius) o ende- mismi appenninici (Carabus violaceuspicenus - questo con areale disgiunto appenninico-balcanico- Platyderusneapolitanus neapolitanus, Percus passeri- nii, Abax ater curtulus).

46 A considerazioniinteressanti ricavate da Vigna Taglianti si prestala presenza, quasiovunque abbondante, di Percuspasserinii: Percusè generea distribuzione circumtirrenica(che annoveral3 speciedi Corsica,Sardegna, Alpi occidentali "interpretabile ed Appennino,Sicilia, Tunisia ed Algeria) come un gruppo pre- quaternario,legato presumibilmente alla diffusione della forestaterziaria a lau- risilva, affine ad altri Molopini forestali, come gli attuali Eucamptognathusdi Madagascar,con cui mostranotevoli convergenzemorfologiche ed eco-etologi- che." (VtcNe TRclteNrt, 1994);quattro speciedel genere,Percus passerinii, P dejani, P. paykulli e P. andreùzii,hanno distribuzione ristretta all'Appennino tosco-emiliano-romagnoloe umbro-marchigiano,in condizioni di simpatria,e spessodi sintopia. Sempresecondo Vigna Taglianti le formazioni forestalidi tipo mesofilo a cadu- "hanno cifoglie, come le faggetedi tipo termofilo, offerto buone probabilità di sopravvivenzaal contingenteautoctono prequaternario termofilo delle antiche "alla laurisilve" alcuni elementi del quale si sarebberoadattati vita endogeae cavernicola,o alle più recentiformazioni forestali termo-mesofile". Sulla stessainterpretazione di rifugio di fauneprequaternarie nei nuovi ambien- ti forestali si era soffermato anche Brandmayr (BnnNounvp. & ZErro "nel BneNnu,qvR,1984) considerando che corso del Terziarioil clima delle aree 'mediterranee' oggi definite sarebbepassato dal caldo-umido subtropicalecon massimoestivo di precipitazioniad un clima meno caldo, meno piovoso e con massimodelle piogge invernale.Nel contempoil manto forestalesarebbe passa- to dalla forestalaurofilla sempreverdesubtropicale, ancora presente alla fine del Pliocene,alle forestesempreverdi a sclerofille (leccete)ed a quelle di latifoglie decidue del Quaternario (vedi PrcNerrr, 1978). La fascia montana del Mediterraneopliocenico avrebbeospitato, sempre secondo PrcNerl (1.c.),una foresta sempreverdetemperata ad llex e Taxus,mentre superiormenteviene ipo- tizzata una fascia a Pinus ed Abies. Le faggete ed i querceti mesofili dell'Appennino avrebbero rimpiazzato soprattutto la fascia ad llex e Taxus,ma è probabileche la loro attualepedofauna si sia costituitaa partire da più orizzon- ti altitudinali pliocenici, ancheda quello delle laurofille, ad esempio,per con- fluenza di molti elementi igrofili incapaci di sopravviverenella fascia troppo arida delle sclerofille e comunquesopravvissuti alla decimazioneoperata dalle glaciazioni quaternarie,che avrebbecolpito soprattuttole specielegate ad un clima subtropicaleo particolarmenteoceanico." Le speciedi carabidi censitenella nostraarea di studio potrebberoessere attri- buite a tipologie appenninichedi ambienti forestali in accordo ai lavori di Brandmayr (BneNovevp. & Znrro BnaNovAyR, 1984; BnnNouayn & Ptzzotorro, 1988) ed in similitudine con la classificazionedi Vigna Taglianti (VIcNn TRclrRNn et al., 1994)per ambientiforestali dell'Appennino tosco-emi- liano assai prossimi all'area di studio: le proprietà forestali del Centro di RicercheENEA del Brasimone.Si hanno i seguentitre gruppi:

47 Gruppo Io - elementi euripotenti, eurisilvicoli, presenti con densità vari- abile in ogni tipo di stazione: Abax ater curtulus Pterostichusmicans Cychrusitalicus Percuspasserinii Molops medius Nebria tibialis Gruppo IIo - elementi di faggete fresche su suoli evoluti (All. dell'Eufagion e dell'Aceri-Fagion)nelle faciesigrofile e negli impluvi: Trechusfairmairei Nebria brevicollis P latyderus neapolitanus Gruppo III" - elementi di faggete ad esposizione occidentale o merid- ionale su suoli poco evoluti (Cephalantero-Fagion),silvitermofili o euritermofili: Carabus viol ace us pic enus Carabus convexus Mancano qui endemiti ad areale molto ristretto com'è invece frequente per le montagnedella cerchiaalpina ed accadeanche per località appenninichetosco- romagnole intensamenteindagate (Fenenr, 2002) soprattutto per i generi della fauna interstiziale e geofila. La tabella seguentepresenta il raggruppamentonei corotipi fondamentali di tutte le speciedi Carabidicensite nella ricerca.I medesimidati sonorappresentati nel grafico di fig. 9. numero Vo specre AI speciead ampia distribuzionenella regioneolartica 9 34,6 A2 specie a distribuzione europea 7 26,9 A3 specie a distribuzione mediterranea I ?q A4 specie afrotropicali o orientali nell'area mediterranea 0 A5 specie a vasto areale solo marginali nel W paleartico 0 B speciecosmopolite 0 c specieendemiche della penisolaitaliana 9 34,6 TOTALE 26 100,0

E' notevolmente alta la rappresentanzadi specie endemiche italiane ad areale ristrettoa porzioni della catenaalpino-appenninica: ciò è evidenteconseguenza del più facile isolamentoe speciazioneper le forme non volatrici a bassopotere di dispersione,che carattenzzanola fauna di ambienti stabili come quelli fore- stali. PrincipalicorotiPi dei Carabidi

34Yo trA1 =A2 nA3 HC A2 27o/o

secondola classifi- Fig. 9 - Suddivisionedelle speciedi Carabidaecensite per I'area, nei corotipi principali cazionedi Parenzan.

2. Dytiscidae.

speciefortemente mobili e a distribuzionemolto ampia,e pertantocon presenza légatapiù alle condizioni ambientalidei siti colonizzatiche non ad areali deter- minati da vicendegeoclimatiche. L attribuzionesistematica dei taxa ha seguitola checklistdelle speciedella fauna d'Italia (ANcel-INt,1994). Il numero delle speciequi reperitee così modestoda non consentirespecifiche considerazioni,ma concofrealla elaborazionecomplessiva dell'Ordine.

3. Cleridae.

d'Italia (AuotsIo,1995). Il numerodi speciequi reperiteè modestissimoe non è suscettibiledi specifiche elaborazionima entra nella elaborazionedella Coleotterofaunanel suo com- plesso.

49 4. Elateridae.

Le specie di questa Famiglia hanno larve predatrici di larve di altri Coleotteri, quali Scarabeidi, Buprestidi ecc., prevalentemente nel suolo o nel legno in decomposizione(Plern, 1994). L attribuzione sistematicadei taxa ha seguito la checklist delle speciedella fauna d'Italia (Gonnr & Pl-Rrn, 1995). Lafrg.l0 mostra il raggruppamentonei corotipi fondamentali di tutte le specie di Elateridi censite nella ricerca.

Principali corotipi degli Elateridi

tr41 EA2 ffic

numero Vo specre AI specie ad ampia distribuzione nella regione olafica 6 60,0 A2 specie a distribuzione europea 30,0 A3 specie a distribuzione mediterranea 0 A4 specie afrotropicali o orientali nell'area mediterranea U A5 specie a vasto areale solo marginali nel W paleartico 0 B specie cosmopolite 0 C specieendemiche della penisolaitaliana I 10,0

TOTALE l0 100,0

Fig. l0 - Suddivisione delle specie degli Elateridae censite per I'area, nei corotipi principali secondo la classi- ficazione di Parenzan.

5. Buprestidae. Le speciedi questaFamiglia hanno larve che si sviluppanoquasi esclusivamente nel legno di piante arbustivee arboree vive o morte, ma anche a spesedi fusti e radici di piante erbacee(ScHaeneR, 1949).

50 I Buprestidi sono rappresentatinelle raccolte effettuate direttamenteed in quelle consultatesolamente da l2 specie,ma se si tiene conto della limitata duratadelle ricerchedi campo e del bassonumero degli allevamentiallestiti da legnami, li- mitazione che coinvolge anche i Cerambycidae,si può ritenerd che anche la faunadi questicoleotteri xilofagi benefici in quest'areadelle buone opportunità di vita generatedalle condizioni di inselvatichimentodei boschi, con il rilascio di una notevolenecromassa vegetale in piedi e al suolo,e degli ex coltivi e prato- pascoli abbandonati,ove si sono potute sviluppareformazioni arbustivein cui piante dominanti sono Juntperus, Crataegus, Pirus, Rosa, ecc., anche qui con alcuni esemplariin parzialeo totale disseccamentoche sono disponibili per un insediamentodelle specieospiti. L attribuzionesistematica dei taxa ha seguitola checklistdelle speciedella fauna d'Italia (GosnI & PI-Rrre,1995). Dal punto di vista della faunabuprestidologica italiana,l'area di studio si collo- ca secondoCunr-r,ru (1994) nel subdistrettoMediterraneo Adriatico che com- prende approssimativamenteEmilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e 'di Molise; da questaindividuazione comodo' occorreseparare la parte occiden- tale dell'Emilia-Romagnache potrebbeessere inserita nel subdistrettoAlpino Occidentalee la partecostiera che presenta affinità col subdistrettoMediterraneo Tirrenico. Essorisulta esserefaunisticamente il più poverodei 7 distretti in cui vengonoda questoautore suddivise la nostrapenisola e le sueisole maggiori: annoverainfat- ti I l2 delle 212 entitàspecifiche e subspecifichecensite per la fauna italiana;le I l2 specieconsiderate da Curletti vengonoda questoautore attribuite a 5 gran- di categoriecorlogiche: categoriacorologica numero specle percentualesul totale Olartica e Paleartica 2 1,78 Eurosibirica 15 13,39 Europea 45 40,r9 Mediterranea 44 39,28 Endemica 6 5,36 Totale tt2 100,0

Le 12 speciecensite per l'area di studio si distribuiscono,seguendo il sistemadi CuRle,tu (1.c.),nelle 5 categoriecorologiche come segue:

5l categoriacorologica numero specle percentuale sul totale

Olartica e Paleartica 0 0,00

Eurosibirica J Agrilus angustulus 25,00 Chrysobotris ffinis Dicerca aenea Europea Acmaeoderellaflavofasciata 33,33 Anthaxia funerula Anthaxia godeti Anthaxia nitidula Mediterranea Acmaeoderaquadrifasciata 33,33 Anthaxia hungarica Anthaxia istriana Anthaxia thalass ophila Endemica I Anthaxia helveticaapennina 8,34

Totale t2 100,00

La tabella seguentepresenta il confronto tra le distribuzioni nelle cinque cate- gorie corologiche della fauna nota per il subdistrettoMeditenaneo Adriatico e di quellacensita per I'area di studio.L ultima colonnamostra il rapportotra specie censitee specienote per il subdistretto.I medesimidati sono illustrati nel suc- cessivografico della fig. 11.

cens/note

I corotipo olartico e paleartico 2 r,78Vo 0 OVo 2 corotipoeurosibirico 15 13,39Vo 3 25,0 Vo 20 Vo 3 corotipo europeo 45 40,19vo 4 33,33 Vo 8,9 Vo 4 corotipomediterraneo 44 39,28Vo 4 33,33 7o 9,1 Vo 5 corotipo endemico 6 5,36Vo I 8,34 Vo 16,7 Vo TOTALI tt2 100,00 t2 100,00 10,7 7a

Tenuto conto delle dimensionidel campionericavato per I'area di studio si può ritenereche la fauna buprestidologicadi quest'arearicalchi abbastanzafedel- mente la distribuzione nelle categorie corologiche proposta da Curletti per la fauna del SubdistrettoMediterraneo Adriatico. La valutazioneconclusiva attribuisce alla fauna della nostra areauna appartenen- za prevalente, ed in misura pressochè equivalente, alla fauna del Distretto Europeo ed a quella del Distretto Mediterraneo,con minore partecipazionedi elementiEurosibirici ed una modestapresenza di endemiti italiani.

52 45 40 35 30 25 20 S sp.censite 15 Elsp.note 10 5 0 sp.note sp.censite

Mediterraneo Adriatico e Fig. ll - confronto numerico tra le specie di Buprestidae note pef il subdistretto qu-elle censite per I'area, per ognuno dei 5 corotipi proposti da Curletti'

Se proponiamo la suddivisione delle specie censite nei principali corotipi di Parènzan,costruiamo la tabella ed il grafico della fig' 12' Principalicorotipi dei Buprestidi

c 8o/o É41 ÉM !43 ffic

numero Vo specie 50,1 Al specie ad ampia distribuzione nella regione olartica 6 33,3 A2 specie a distribuzione europea 4 8,3 A3 specie a distribuzione mediterranea I A4 specie afrotropicali o orientali nell'area mediterranea 0 A5 specie a vasto areale solo marginali nel W paleartico 0 B specie cosmopolite 0 8,3 C specie endemiche della penisola italiana I

TCTTALE t2 100,0

principali secondo la classi- Fig. 12 - Suddivisione delle specie dei Buprestidae censite per I'area nei corotipi ficazione di Parenzan.

53 Si evidenziala dominanzadelle speciead ampiadistribuzione olartica (6 specie), cui fanno seguitoquelle a distribuzioneeuropea (4 specie),mediterranea (1 sola specie)così come le endemicheitaliane rappresentateda una sola specie.

6. Curculionoidea: Curculionidae, Apionidae, Rhynchitidae, Attelabidae.

Le numerosissimespecie di questaSuperfamiglia hanno biologia di larva e adulto legata ad una o più specievegetali, a spesedi radici, fusto, gemme, foglie, fiori, nel legnodi piantevive o morte (Annazzr & Osplle,19921' AssAZZtet al., 1998). Sono statecensite per l'area di studio 33 specieappartenenti ai Curculionoidea: 30 della Famiglia Curculionidae,1 della Famiglia Apionidae, 1 della Famiglia Rhynchitidae,1 della Famiglia Attelabidae. Si trattadi speciequasi tutte, come vedremo,ad ampiadistribuzione geografica, legate a specie vegetali sia erbaceeche arbustiveed arboree. L attribuzionesistematica dei taxaha seguitola checklistdelle speciedella fauna d'Italia (Aysrzzt et al., 1995).Dal punto di vista ecologicopossono essere con- sideratein basealla loro tendenzarelativamente ad una distribuzione altitudinale "p", e possonoessere classificate come speciedella pianurî collina "c" e mon- "m": tagna può esserea tal fine compilatala tab. 4 che associaad ogni specie la fasciadi distribuzionealtitudinale prevalente. speciedi p, c, e m specie di c e m specie di m Phyllobius pyri Otiorrhynchus caudatus Lepyrus armatus Nemoicus oblongus Otiorrhynchusrugosostriatus Plinthusfindeli Metallites marginatus Metopiorrhy. dolichopterus Neoplinthus tigratus Eustolus cervinus Simo hirticornis Miarus Rraminis Thomsoneonymussericeus Pseudocleonuscinereus Strophoso.melanogrammum Lepyrus capucinus Sitona hispidulus Acalles aubei Mecaspis alternans Acalles lemur Hypera postica Ruteria hypocrita Mitoplinthus caliginosus Apoderus coryli Aparapion costatum Tncladusgeranii Mononychus punctumalbum Curculio elephas Anthonomus rubi Dorytomus laeniatus Cionus tuberculosus Holotrichapion pisi Involvulus coeruleus tot. 19 specie= ca 58 Vo tot. l0 specie= ca.3o 7o tot. 4 specie= ca. 12 Vo

Tab. 4 - Tipizzazione delle specie dei Curculionoidea in base alla distribuzione altitudinale prevalente:p = pia- nura,c = collina, m = montagna.

54 Il popolamento può essereritenuto rappresentativodella zona collinare con alcu- ni elementi decisamenti montani, quali in particolare le belle e non comuni specie Plinthus findeli Boheman, 1842 e Neoplinthus tigratus (Rossi, 1792).

E' interessanteconfrontare il popolamento di Curculionoidea riscontrato per la nostra area con quello trovato da Peonom (2002) per le zone del Contrafforte Pliocenico,Gole di Scascolie Valle del Savena,sempre nell'Appennino bolo- gnese, ma ambienti quelli carattenzzati da quote minori elo da microclimi xerotermici. Pennom (1.c.)ha raccolto 89 specietra le quali risultano in comunecon il nos- tro popolamentosolamente:

Curculionidae: Otiorrhynchus caudatus Otio rrhynchus rugo s o s triatus Phyllobius pyri Phyllobius oblongus Polydrusus marginatus Polydrususcervinus Polydrusus sericeus Hypera postica Acalles aubei Anthonomusrubi Miarus graminis Apionidae: Holotricapion pisi Attelabidae: Apoderus coryli confermando la sensibile differenza ecologica delle due aree indagate. Nel medesimo sensova interpretatala presenza nella nostra area di Simo hirti- cornis (Herbst, 1795) che risulta assentenella ricerca di Pedroni che ha invece portato al rinvenimento, prima volta per I'Italia, di Simo variegatus (Boheman, 1843). "indicazioni Pedroni scrive al proposito che preliminari sulla ecologia delle due speciesembrano suggerire che essenon condividanola medesimanicchia eco- logica... essendoI'ecosistema privilegiato da S. variegatus carattenzzatoda una certa xericità." Pedroni inoltre segnalaper il Contrafforte Pliocenico la cattura di Acalles aubei Boheman,1837 come prima per I'Emilia: il rinvenimentodi A. aubei anchenel complessoVigese-Montovolo conferma la presenzanella subregionedi questa speciegià ben nota di località di Romagnae Toscana.

55 Per quantoattiene alla caratterizzazionecorologica del popolamento,essa viene riassuntanella tabellae nel grafico della fig.l3.

Principalicorotipi dei Curculionoidea

3% tr41 eA2 EC

numero Vo specle

A1 speciead ampia distribuzionenella regioneolartica t'l 56,7 A2 specie a distribuzione europea t2 40,0 A3 specie a distribuzione mediterranea 0 A4 specie afrotropicali o orientali nell'area mediterranea 0 A5 specie a vasto areale solo marginali nel W paleartico 0 B speciecosmopolite 0 C specieendemiche della penisolaitaliana I

TOTALE 30 100,0

Fig. l3 - Suddivisionedelle speciedei Curculionoideacensite per I'areanei corotipi principali secondola clas- sificazione di Parenzan.

Ne risulta una sola specieendemica italiana: Neoplinthus tigratus (Rossi, 1792), ed oltre la metà delle speciead amplissimadistribuzione olartica, mentre l'altra metà è a vastadistribuzione europea.

7. Cerambycidae. I Cerambicidi sono rappresentatiin questaprima fase di raccolta da l5 specie, alcune delle quali non banali: questovale in particolare pet Callimus abdomi- nalis e Isotomusbarbarae, entrambespecie che si sviluppanonel carpino nero (Ostrya carpinifulia). I. barbarae, dopo i primi ritrovamenti in una ristretta area dell'Appennino romagnolodel quale è statodescritto in tempi recenti da Sama (Seue, 1988), viene segnalato e raccolto anche in diverse stazioni dell'Appennino: il monte Vigese-Ovoloviene così ad ampliare ulteriormente l'area di provatadiffusione di questaspecie.

56 negli anni passati Altre speciedi Cerambicidi sicuramentenon banali e catturate oberea oculaÍa' nella stessaarea da L. Senni sonoPrionus coriarius ed delle speciedella fauna L attribuzionesistematica dei taxa ha seguitola checklist (SAMA'L999)' d'Italia (Snue, 1995)con i recentiaggiornamenti Anche la presenza di diverse specie Cerambicinae)attesta la disponibilitàper arbustivedeperienti e morte in cui può c conseguenteallo stato di diffuso abbando alla morte per nizzazione da parte di specie arbustive ed arboree autoctone, (come il Carpino nero o il aduggiamento delle piànte colonizzatrici si sviluppanospecie più Vtafglo"iondolo) e del'Castagno,quando si insedianoe alla scarsapres- "orífr",i,iu" (come gli Aceri, il Faggio, il Cerro)' e soprattutto sione di sfruttamento dei boschi' 'disordine' la naturalità ed il A questacondizione di forestale,che aumenta biodiversitàche potrà numerodelle nicchie ecologiche,si deveun recuperodella esseremeglio valutata in futuro' essavlene per quantJ affiene alla caratterizzazionecorologica del popolamento, riassuntanella tabellae nel grafico della frg' 14'

Principali corotipi dei Cerambicidi BA1 A3c 7o/o 4o/o =A2 tr43 HC

numero specie t3 48,2 A1 specie ad ampia distribuzione nella regione olartica ll 40,7 L2 speciea distribuzioneeuropea '1,4 2 A3 specie a distribuzione meditenanea 0 A4 specie afrotropicali o orientali nell'area mediterranea 0 A5 specie a vasto areale solo marginali nel W paleartico 0 B speciecosmoPolite I ?7 C specie endemiche della penisola italiana 27 r00,0 TOTALE

censite per I'area nei corotipi principali secondo la clas- Fig. l4 - Suddivisione delle specie dei cerambycidae sificazione di Parenzan.

57 8. : Geotrupidae, Aphodidae, Scarabaeidae, Melolonthidae, Dinastidae, Cetonidae.

Le speciedi questasuperfamiglia sono legateper la loro biologia a materiale organico quale legno in avanzatafase di degradazione(saproxilobionti), feci di mammiferi (coprofagi),funghi ipogei ed epigei (micetobionti),radici di piante erbacee(rizofagi): gli adulti di diversespecie si nutrono e si rinvengononello stessomateriale di sviluppo della larva (come i coprofagi),o frequentano(come alcuni saproxilofagi tipo Trichius e Gnorimus) i fiori di alberi (specialmente Castaneae Fraxinus) e arbusti (Sambucus,Crataegus ecc.). L attribuzionesistematica dei taxa ha seguitola checklistdelle speciedella fauna d'Italia (Cenrenero & Pnrrslr-a, 1995). L attribuzionedelle speciecensite della SuperfamigliaScarabaeoidea ai corotipi principali è riassuntanella tabellae nel grafico della fig. 15.

Principali corotipi degli Scarabaeoidea

EA1 =42 ffic

numero Vo specle

A1 speciead ampia distribuzionenella regioneolartica 9 47,4 A2 specie a distribuzione europea 9 47,4 A3 specie a distribuzione mediterranea 0 A4 specieafrotropicali o orientali nell'area mediterranea 0 A5 specie a vasto areale solo marginali nel W paleartico 0 B speciecosmopolite 0 C specieendemiche della penisolaitaliana I 5? TO'TALE t9 100,0

Fig. l5 - Suddivisionedelle speciedegli Scarabaeoideacensite per I'area nei corotipi principali secondola classificazione di Parenzan.

58 Conclusioni cen- Nella tabella 5 vengono confrontate le distribuzioni nei corotipi delle specie site per ognuna delle famiglie considerate

45ítotali7o A1 9661713960 48,4 L2 734121094536,3 A3 101030s4,0 L4 0000000 0 A5 0000000 0 B 0000000 0 C 9111111411,3 TOTALI 26 10 12 30 27 19 r24 100,0

censite per le.principali famiglienel Tab. 5 - Confronro della distribuzione tra i principali corotipi delle specie 5: Cerambycidae;6:Scarabaeoidea' "".pf**. l: Carabidae;2:Elateridae;3: Éupresìidae;4: Curculionoidea;

L'esamedella tabella5 conducealle seguentiosservazioni: di appartenenzasono prima- 1)' per le famiglie consideratei corotipi principali quel- iiamente qùello delle specie ad ampia distribuzione olartica, seguito da lo delle specie a distribuzione europea; 2) le specieà corotipo mediterraneosono assaipoche e meno di quelle endemi- che:5 contro 15; contri- 3) gli endemismi sono in massima parte attribuibili ai soli Carabidi che buisconocon 9 speciesulle 15 totali.

per I'area in esamesi mostradal punto Quindi la faunacoleotterologica censita dì vista corologicocome decisamentedi vastadistribuzione euro-asiatico-sibiri- italiani co, con scarsa-gravitazionemediterranea e con un numero di endemismi al che appare significativo solo per la Famiglia dei Carabidi e- relativamente groppo a"i non-volatori, per i quali è stata evidenziatalatendenza alla specia- zioneper isolamento.

Ringraziamenti colla- Sentiamo di dover esprimere un sentito ringraziamento a Roberto Fabbri, Dr' boratore del Museo iiui"o di Storia Naturale di Ferrara, ed al suo Direttore e Fausto Pesarini per il reperimento di buona parte della bibliografia utilizzata, allo stessoFabbri per il controllo delle determinazioni dei carabidae' Per il controllo delle determinazioni specifiche dobbiamo inoltre ringraziare gli amici FernandoPederzani di Ravennaper i Dytiscidae, GiuseppePlatia di S. Angelo di Gatteo (RN) per gli Elateridae,Gianluca Magnani di Cervia per i Buprestidae,Raffaele Bocchini di Ravennaper i Cerambycidaee Cleridae, Fabio Talamelli di S. Giovanni in Marignano(RN) per i Curculionoidea,Stefano Ziani di Meldola (FC) per gli Scarabaeoideae GianfrancoSama di Cesenaper infor- mazioni sulle speciecensite dei Cerambycidae.Per le fotografreringraziamoI'a- mico GiancarloPlazzi di Godo (RA). Intendiamo ingraziare anche il Prof. Carlo Ferrari, e la sua Assistente Dr.ssa GiovannaPezzi dell'Universitàdi Bologna,per la bibliografia ed i consigli rela- tivi alle considerazionivegetazionali e il Dr. EugenioDe Martino di Casalecchio di Reno (BO) per le approfonditesegnalazioni floristiche.

Bibliografia

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